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SU VERITA’ E MENZOGNA IN SENSO EXTRAMORALE

1.
Fiaba: in un angolo remoto dell’universo c’era un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza ---> minuto
più tracotante e menzognero della storia, ma durò solo un minuto. Poi gli animali dovettero morire.
Comportamento dell’intelletto umano nella natura è misero e arbitrario -> intelletto è umano, e solo chi lo possiede
può considerarlo i cardini attorno cui ruota il mondo (cfr anche la zanzara si sente il centro del mondo). Il più
orgoglioso tra gli uomini, il filosofo, crede che tutti gli occhi dell’universo siano puntati sul suo agire e il suo pensare.
Intelletto è concesso come aiuto agli esseri più infelici e delicati allo scopo di trattenerli per più di un minuto
nell’esistenza -> la loro alterigia li inganna sul valore dell’esistenza, portando la più lusinghevole valutazione riguardo
al conoscere.
Intelletto come mezzo per conservare l’individuo -> sua forza principale è la finzione = mezzo con cui gli individui più
deboli si conservano, in quanto a essi è preclusa la lotta per l’esistenza + nell’uomo l’arte della finzione raggiunge il
suo culmine (ciò è dovuto alle necessità sociali) --> il continuo svolazzare attorno alla fiamma della vanità costituisce la
regola + incomprensibile che tra gli uomini possa sorgere un impulso onesto verso la verità. Uomini sono immersi nelle
illusioni, il loro sentimento non conduce mai alla verità e si accontenta di accarezzare con un gioco tattile il dorso delle
cose.
Cosa sa l’uomo su se stesso? Sarebbe capace di percepire compiutamente se stesso? La natura gli nasconde quasi
tutto, persino riguardo al suo corpo, per confinarlo in un’orgogliosa e fantasmagorica coscienza --> la natura ha
gettato via la chiave + guai alla fatale curiosità di chi riesca a guardare in una fessura della cella della coscienza, e abbia
così il presentimento che l’uomo sta sospeso su qualcosa di spietato.
L’individuo, di fronte ad altri individui nello stato naturale, utilizza l’intelletto solo per la finzione -> ma l’uomo, per
bisogno o per noia, vuole esistere socialmente, e spinto a concludere il bellum omnium contra omnes = il primo passo
verso il raggiungimento dell’impulso alla verità (= viene fissato ciò che in seguito dovrà essere la “verità”) ---> viene
scoperta una designazione delle cose uniformemente valida = legislazione del linguaggio fornisce prime leggi della
verità.
Per la prima volta, contrasto tra verità e menzogna -> mentitore usa le designazioni valide (= parole) per far sembrare
reale quello che non è reale, e se lo fa in modo egoistico la società non si fiderà più e lo escluderà -----> gli esseri
umani cercano di evitare non tanto l’inganno, ma di essere danneggiati dall’inganno (= non odiano l’inganno, ma le
conseguenze spiacevoli dell’inganno). Solo in questo senso, l’uomo vuole la verità (= vuole le conseguenze positive
della verità).
Solo attraverso l’oblio si può giungere a credere di possedere una “verità” -> parola = riflesso in suoni di uno stimolo
nervoso --> credere che uno stimolo nervoso implichi una causa esterna è un’applicazione falsa del principio di ragione
(= principio di causalità). Anche la divisione delle cose in generi è arbitraria. Le diverse lingue mostrano che le parole
non rappresentano la verità né un’espressione adeguata -> altrimenti non ci sarebbero diverse lingue. La “cosa in sé” è
inafferrabile a chi costruisce il linguaggio = egli designa solo le relazioni delle cose con gli uomini, e usa delle metafore
per esprimere queste relazioni ---> stimolo nervoso, trasferito in un immagine = prima metafora; immagine trasferita
in un suono = seconda metafora. Ogni volta si ha un passaggio in una sfera del tutto differente.
Noi crediamo di sapere qualcosa sulle cose stesse quando le nominiamo, ma non possediamo nulla se non le metafore
delle cose, che non corrispondono alle essenze originarie delle cose. Il sorgere della lingua non è un processo logico, e
il materiale con cui si costruisce l’uomo della verità non proviene dall’essenza delle cose.
Formazione dei concetti: ogni parola diventa un concetto, che deve adattarsi al tempo stesso a innumerevoli casi più o
meno simili (= mai uguali) ---> concetto sorge con l’equiparazione di ciò che non è uguale = arbitrario lasciar cadere
queste differenze individuali, mediante un dimenticare l’elemento discriminante + suscita la rappresentazione (= come
se la foglia fosse causa delle foglie). Non sappiamo nulla di una qualità essenziale che si chiama “onestà”, ma
conosciamo numerose azioni individuali -> partendo da esse formuliamo una qualitas occulta che prende il nome di
onestà. Il trascurare ciò che c’è di individuale e di reale fornisce il concetto e la forma, mentre la natura non conosce
nessuna forma e nessun concetto.
La verità è un mobile esercito di metafore -> somma di relazioni umane potenziate poeticamente e retoricamente, che
dopo un lungo uso sembrano canoniche e vincolanti (-> in realtà sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria,
e hanno perduto ogni forza sensibile). Finora non si è parlato di come nasca l’impulso verso la verità, ma solo di come
la società obblighi a essere veritieri (= servirsi delle metafore usuali) --> finora si è parlato di obbligo di mentire
secondo la convenzione, in uno stile vincolante per tutti + l’uomo si dimentica che le cose stanno a questo modo e
mente inconsciamente, per un’abitudine secolare, e giungendo al sentimento della verità attraverso questo oblio --->
si risveglia un sentimento morale di verità = basandosi sull’uomo menzognero, l’uomo dimostra a se stesso che la
verità è degna di rispetto e utile.
Tutto ciò che distingue l’uomo dall’animale dipende da questa capacità di sminuire le metafore intuitive in schemi (=
risolvere un’immagine in un concetto) --> nel campo degli schemi è possibile costruire un ordine (= cosa che è
impossibile nel campo delle metafore intuitive) ---> mentre ogni metafora è individuale e senza pari, sfugge cioè a ogni
registrazione, la costruzione dei concetti mostra una rigida regolarità e manifesta nella logica il rigore proprio della
matematica. Chi è ispirato da questa freddezza, difficilmente crederà che il concetto sia il residuo di una metafora, e
che l’illusione del trasferimento artistico di uno stimolo nervoso in immagini sia l’antenata di ogni concetto.
Uomo come potente genio costruttivo riesce a costruire sull’acqua corrente una cupola concettuale infinitamente
complicata + per raggiungere la stabilità servirà una costruzione fatta di ragnatale. In questo l’uomo è degno di
ammirazione, non per il suo impulso verso la verità -> se si nasconde qualcosa, e poi la si ritrova questa ricerca non è
da lodare.
L’indagatore di queste verità cerca solo la metafora del mondo nell’uomo, si sforza di comprendere il mondo come
una cosa umana, e nel caso migliore riesce a raggiungere il sentimento di assimilazione ---> il suo metodo considera
l’uomo come misura di tutte le cose = errore iniziale: credere che l’uomo abbia davanti a sé oggetti puri -> egli
dimentica le metafore originarie dell’intuizione e le prende per le cose stesse.
Solo quando l’uomo dimentica il primitivo mondo di metafore, la massa originaria di immagini si indurisce -> crede con
fede invincibile che questo tavolo sia vero in sé ----> solo quando l’uomo dimentica se stesso in quanto soggetto
artisticamente creativo, solo allora egli può vivere con calma e coerenza (-> se potesse uscire dalle mura di questa
fede, la sua autocoscienza si dissolverebbe). Già è difficile ammettere che gli animali abbiano una percezione del
mondo differente da quella umana --> su questa base dovrebbe esistere un criterio della percezione esatta (=
espressione adeguata di un oggetto nel soggetto) = contraddittoria (la sfera del soggetto e dell’oggetto sono diverse:
tra loro non esiste causalità, ma al massimo un rapporto estetico, una trasposizione allusiva -> richiederebbe una
capacitò intermedia capace di poetare e di inventare liberamente).
Il rapporto tra stimolo nervoso e immagine prodotta non è necessario, ma quando l’immagine viene riprodotta milioni
di volte, e trasmetta ereditariamente, finisce per apparire all’umanità come conseguenza della stessa occasione -->
acquista per l’uomo lo stesso significato di un’immagine necessaria data da un rapporto di causalità.
Diffidenza verso un tale idealismo: tutto è sicuro, costruito, infinito, conforme a leggi + la scienza potrà eternamente
scavare e tutto ciò che sarà trovato sarà concordante e non contraddittorio. Ma se ciascuno avesse una sensazione
diversa dagli altri, nessuno potrebbe allora parlare di una tale regolarità della natura, ma la intenderebbe unicamente
come una creazione soggettiva.
Legge della natura = non è nota in sé, ma nei suoi effetti (= nelle sue relazioni con altre leggi naturali) --> queste
relazioni rimandano sempre l’una all’altra + in tutto ciò, ci è noto solamente quello che noi stessi aggiungiamo (=
tempo, spazi e numeri). Tempo e spazio -> li produciamo da noi, e siamo costretti a comprendere tutte le cose
unicamente in base a queste forme = non c’è da meravigliarci che in tutte le cose possiamo comprendere solo queste
forme. Ogni conformità a leggi coincide con quelle proprietà che noi stessi mettiamo nelle cose = quella formazione
artistica di metafore, con cui comincia in noi ogni sensazione, presuppone già quelle forme. Tale edificio è
un’imitazione dei rapporti temporali, spaziali e numerici sul terreno delle metafore.
Tematiche:
-astro remoto = fiaba -> su un astro, animali intelligenti scoprono la conoscenza = momento menzognero e
tracotante (= connessione tra concetto di conoscenza e menzogna + elemento negativo della conoscenza, cfr
socratismo). Dopo un minuto gli animali dovettero morire --> destino di coloro che si dedicano esclusivamente alla
conoscenza.
Riferimento alla teoria kantiana dell’origine dell’universo (N sceglie la stessa immagine di Kant, il quale la recupera da
Democrito) --> immagine della stella che si trova all’interno di infiniti sistemi solari che prima fa nascere qualcosa e poi
si irrigidisce.
Gli animali intelligenti non erano destinati a sopravvivere -> anche secondo la concezione della NDT, chi è destinato a
sopravvivere sono gli esseri umani non in quanto animali intelligenti ma l’essere umano in quanto dissonanza = se
l’essere umano viene considerato come dissonanza, la sua esistenza è giustificata dal punto di vista metafisico (se
invece viene considerato dal punto di vista della conoscenza, questa tesi porta al socratismo e quindi l’essere umano
non può essere giustificato)
-antropocentrismo = essere umano che fa uso di intelletto ritiene che i cardini del mondo girano su di lui
(filosofo, uomo più tracotante, crede che tutti gli occhi dell’universo siano puntati su di lui --> attribuisce al suo
intelletto la funzione superiore). Essere umano non ha diritto a considerarsi centro del mondo, perché anche una
zanzara si potrebbe considerare come il centro.
-intelletto come aiuto e finzione = intelletto è un aiuto dato agli esseri deboli e infelici -> non è al servizio
della conoscenza, ma della sopravvivenza fisica degli esseri umani. L’intelletto ha la funzione di ingannare (cfr nella
NDT l’apollineo opera un inganno estetico, qui si parla di pura finzione = intelletto come nebbia che inganna gli uomini
sul valore dell’esistenza). Il principio a cui fa originariamente appello l’intelletto è quello dell’autoconservazione (= non
porta alla conoscenza, ma permette di conservare fisicamente l’individuo --> contrapposizione tra lo stato di profonda
salute, tipico del dionisiaco, e gli animali deboli). La finzione dell’intelletto raggiunge il suo apice nell’essere umano =
viene usato per le finzioni sociali (cfr contrapposizione tra natura e convenzione) + principale errore è la vanità.
L’intelletto con un gioco tattile conosce solo il dorse delle cose (cfr nella NDT si arriva a conoscere il fondo delle cose
con vista e ascolto, il tatto è obbligato a rimanere sulla superficie).Il sogno dell’intelletto è il sogno negativo del
principium individuationis¸ non il sogno dell’individuo divinizzato nell’apollineo = elemento negativo che inganna
ulteriormente.
-assenza di autocoscienza = essere umano non può conoscere la natura, e non può nemmeno conoscere se
stesso, e nemmeno il suo corpo
-cella della coscienza = la natura imprigiona l’essere umano in una cella, e gli fornisce una coscienza
orgogliosa e fantasmagorica che lo inganni --> non deve vedere che l’essere umano sta sospeso su qualcosa di terribile
(= dionisiaco)
-bellum omnium contra omnes = l’uomo nella stato di natura usa l’intelletto solo per la sua capacità di
finzione -> ma per bisogno o per noia (cfr anche per Scho i motivi dell’aggregazione erano questi), l’essere umano
vuole vivere in società = deve mettere fine al bellum omnium contra omnes ---> il raggiungimento della società è una
finzione a cui l’uomo è costretto in virtù di una necessità naturale connessa con il principio di autoconservazione (cfr
Hobbes -> per lui, l’elemento che mette fine al bellum è un calcolo su ciò che è utile, per N l’uscita dal bellum è
provocato dal bisogno o dalla noia)
-formazione della verità = il primo passo verso l’impulso di verità è la necessità di uscire dallo stato di natura,
e il trattato di pace che ne consegue --> la verità non scaturisce automaticamente da questo processo, ma deriva
dall’introduzione del linguaggio = il linguaggio formula le leggi della verità + la menzogna è tale per convenzione e non
per natura
-mentitore = chi fa cattivo uso delle convenzioni del linguaggio in modo egoistico viene escluso dalla società
perché non si adegua al concetto di verità stabilito dal linguaggio convenzionale --> dato il trattato di pace per uscire
dal bellum, non bisogna arrecare volontariamente danno agli altri, cosa che il mentitore fa quando inganna = ciò che
l’essere umano odia, non è la menzogna in sé ma il danno e le conseguenze negative che ne derivano (cfr verità in
rapporto con il danno e il vantaggio).
-oblio = la ricerca della verità è possibile quando interviene l’oblio a far dimenticare come si sono formate le
parole + nel caso dei concetti dimenticanza delle differenze specifiche dei soggetti per poter formare il concetto per
analogia
-parola = N considera il soggetto umano dal punto di vista fisiologico -> la parola è la trasposizione di uno
stimolo nervoso in suono, e ciò non può avvenire per la presenza di una causalità fuori dal soggetto (= è il risultato di
una falsa applicazione del principio di ragione). Quando facciamo riferimento a parole, in realtà si sta parlando di uno
stimolo soggettivo che si ricava da un fenomeno fisico (-> se si assegna una qualità fisica al fenomeno ritenendo che
questa sia veramente esistente, avviene una trasposizione a partire dallo stimolo nervoso).
Anche l’assegnazione di un genere è improprio -> il principio di ragion sufficiente (= causalità) è una trasposizione
arbitraria che ha una radice soggettiva, così come i concetti di genere e specie in biologia sono trasposizioni.
Anche le diverse lingue testimoniano che il trasposizione non è necessaria e oggettiva, altrimenti esisterebbe una sola
lingua (= il linguaggio non è in relazione con una realtà oggettiva, ed è puramente convenzionale).
Il concetto della verità pura della cosa in sé non può essere cercato sulla base del linguaggio -> chi costruisce il
linguaggio designa solo la relazione delle cose con gli uomini (cfr le cose non sono considerate in se stese, ma nella
loro relazione con gli individui)
-metafore = il linguaggio non ha lo scopo primario di raggiungere la verità pura -> le metafore esprimono le
trasposizioni, e non la verità (= non è un’assegnazione sulla base della logica, ma tramite una metafora + non c’è
legame oggettivo tra stimolo e immagine, dato che avviene un passaggio tra due ambiti completamente diversi)
>prima metafora = dallo stimolo nervoso all’immagine
>seconda metafora = dall’immagine al suono
Il linguaggio non può giungere alla cose in sé = non può parlare della verità + tutto ciò che ha a che fare con il mondo
materiale, in realtà non ha a che fare con l’essenza delle cose. Anche secondo la NDT i concetti si originano per
astrazione (cfr socratismo) -> N vicino alle tesi dell’empirismo.
-concetto = dal suono e dal linguaggio si passa al concetto -> procedimento di universalizzazione di carattere
empirico = ciò che è valido per un singolo stimolo nervoso, con il linguaggio viene generalizzato e attribuito per
analogia a tutti gli altri stimoli nervosi --> con questo processo, avviene la formazione del concetto = ha come scopo la
generalizzazione in modo unire elementi comuni tra cose diverse.
Esempio biologico della foglia, e morale dell’onestà -> non è possibile assumere un principio di carattere idealistico
come la foglia originaria o l’onestà in sé, e poi stabilire che da questo principio scaturiscano gli oggetti reali = non ha
senso parlare di principi in sé. Non si può parlare dell’essenza di una qualità, ma si può parlare di azioni individuali che
vengono comparate + oblio delle differenze tra i casi individuali
-mobile esercito di metafore = la verità è un mobile esercito di metafore e antropomorfismi (la verità ha
un’origine antropomorfica + per convenzione sulla base delle metafore intuitive) -> la creazione dei concetti avviene
“poeticamente e retoricamente”, cioè con un atto artistico creativo (cfr capacità dell’intelletto di finzione + alla radice
di ogni concetto c’è il trasferimento artistico). Le metafore dopo un lungo uso diventano vincolanti (= la verità nasce
attraverso un uso prolungato del linguaggio), perdono forza (cfr Hume: differenza tra impressioni ed idee = anche
Hume prende in considerazione come tutte le idee debbano avere un’origine nelle impressioni che sono a loro
corrispondenti --> non si può parlare di idee innate e in sé, ma bisogna risalire alla genesi di queste idee; le idee sono
le copie delle impressioni = inversione della teoria platonica; + le idee rappresentano il riflesso illanguidito delle nostre
impressioni = le impressioni sono forti e vivaci, mentre invece le idee che derivano dalle impressioni sono deboli e
pallide ---> stesso procedimento e linguaggio di N).
Le metafore diventano concetti con l’abitudine -> altro principio tipico della filosofia di Hume -> l’abitudine (il principio
della causalità viene fatto risalire all’abitudine) = principio psicologico soggettivo e quindi non a priori. Dall’abitudine
nasce la credenza ad attribuire una realtà oggettiva a ciò che si è radicato attraverso l’abitudine -> N usa un
procedimento analogo
-sentimento della verità = l’uomo ha un sentimento fisico dovuto allo stimolo nervoso, che è l’origine del
concetto della verità, a cui è connesso un sentimento morale che si risveglia in seguito -> l’uomo in società capisce che
la verità è degna di rispetto ed è utile (= la verità non ha solo connotazioni teoretiche, ma anche morali -> anche le
finalità morali sono legate al principio dell’autoconservazione)
-metafore intuitive vs schemi concettuali = l’uomo dotato di ragione, a differenza dell’animale, può
trasformare uno stimolo in un’immagine, e l’immagine in un concetto ---> astrazione di metafore in schemi (cfr
recupero della teoria kantiana dello schematismo). Metafore intuitive -> cfr intuizione = qui riguarda l’ambito
fisiologico ed esperienziale, nella NDT l’intuizione aveva carattere mistico e metafisico. Lo schema concettuale che
deriva dall’oblio e dall’astrazione è diverso dalle impressioni intuitive da cui sorgono metafore e trasposizioni.
-cupole sull’acqua = metafora che usa N per designare edifici teorici costruiti su principi non solidi -> l’essere
umano è ammirevole perché ha capacità notevoli dal punto di vista concettuale e dell’oblio (cfr N lo chiama genio
costruttivo) = l’uomo ritiene che gli edifici che ha costruito possano esistere eternamente (nonostante le radici
inesistenti). Edifici costruiti di ragnatele -> riferimento a Bacone: chi costruisce ragnatele sono i filosofi aristotelici e gli
empiristi (analogia tra api, ragni e formiche e diversi tipi di filosofia) = una costruzione fatta di ragnatele è per Bacone
la costruzione della logica aristotelica contro cui Bacone vuole opporre il suo Novum Organum
-verità antropomorfica = se qualcosa viene nascosto e poi ritrovato, non si può parlare di scoperta -> verità
antropomorfica = non c’è nessuna scoperta, ma solo il ripresentarsi di ciò che era stato precedentemente inserito
nella natura + essendo fondato tutto sul principio dell’antropocentrismo, si esige che tutto il mondo si trasformi
nell’uomo.
-irrigidimento in concetti = l’uomo dimentica l’origine del concetto di verità (verità è nata non come
conoscenza oggettiva ma come esercito di metafore) + N ripropone l’idea di uno stato attuale e uno originario della
natura ma dal punto di vista della verità (originariamente abbiamo un mondo pieno di metafore, cfr in connessione
con il tema del mito, del simbolo e del rapporto con la musica della NdT -> successivamente questa massa di immagini
si induriscono e si trasforma nel concetto della verità oggettiva). All’origine della verità non c’è l’intelletto ma la
fantasia umana + la situazione attuale meccanica della verità viene contrapposta alla sua origine organica.
Così sorge il concetto di verità in sé per una fede invincibile.
-percezione esatta = anche a livello della percezione, l’essere umano fatica ad accettare che esistano
percezioni diverse dalla sua -> difficile accettare che anche la percezione non sia immutabile e oggettiva. Si dovrebbe
parlare di una percezione esatta, che è contraddittorio, perché il rapporto tra soggetto e oggetto è un rapporto
estetico di natura metaforica
-rapporto di causalità = --> l’effetto è una conseguenza di una occasione, non c’è nulla di stabile o di
metafisico, ma si ha un’occasione che porta allo sviluppo di determinate conseguenza -> questo rapporto rimane
inalterato nei secoli = motivo per cui c’è la tentazione di ricondurre il tutto a un’essenza originaria e a priori = l’origine
del rapporto di causalità è empirica
-idealismi = la tesi di N indica cosa si può costruire sulla base del concetto della verità oggettiva e della
scienza che rappresenta una certezza eterna (= conoscenza stabile, sicura e conforme a leggi) --> le caratteristiche
della scienza sono riconducibili al concetto dell’eterno rigore, dell’onnipresenza, e dell’infallibilità delle leggi naturali =
tesi sostenute dal socratismo e dall’ottimismo logico.
non è possibile parlare di regolarità della natura perché in realtà esiste una differenza tra le percezioni che sono
proprie degli esseri umani e del regno animale e vegetale (N introduce la possibilità di avere sensazioni e percezioni da
parte delle piante) = se l’essere umano si rendesse conto di questa differenza, la smetterebbe di identificare il
concetto di legge di natura con una regolarità eterna e soggettiva, e anzi si renderebbe conto che esse sono il risultato
di una creazione soggettiva
-leggi di natura, tempo e spazio = cfr Kant: possiamo conoscere a priori solo ciò che noi stessi poniamo nei
fenomeni, e per Kant la conoscenza a priori dà luogo a fenomeni certi perché sottoposti a leggi immutabili -> per N è
noto solo ciò che noi stessi aggiungiamo, ossia spazio, tempo e i numeri (= tre principi che danno luogo al principium
individuationis). L’uomo è costretto (necessità non logica, ma naturale) a comprendere le cose tramite le forme di
spazio, tempo e numeri, e quindi non è fonte di meraviglia il fatto che tutte le cose sia comprensibili con queste forme.
Lo stupore nei confronti dell’ordine che troviamo nell’universo è in realtà una meraviglia nei confronti di noi stessi =
queste cose esistono solo perché noi le poniamo nelle cose stesse (N riprende un’idea presente nella riflessione di
Scho sul concetto kantiano di finalità -> qui N sta parlando di conformità a leggi dal punto di vista in generale del
meccanismo delle scienza; in Scho analoga considerazione relativamente al principio della teleologia, e Scho
reinterpreta il concetto kantiano della finalità della natura -> noi non proviamo una particolare ammirazione nei
confronti della finalità in natura, ma proviamo ammirazione per la finalità che noi stessi abbiamo posto nella natura =
è l’essere umano che pone nella natura una finalità che nella natura non esiste)

2.
Alla costruzione dei concetti lavora inizialmente il linguaggio, e in seguito la scienza (= cimitero di intuizioni) --> se
l’uomo d’azione lega la sua vita alla ragione per non essere trascinato via dalla corrente, all’indagatore (= filosofo
teoretico) spetta costruire la sua casa a ridosso della torre della scienza, per poter contribuire alla sua edificazione.
L’indagatore ha bisogno della protezione della scienza, perché esistono forze terribili, che contrappongono alla verità
altre verità di natura del tutto diversa.
L’impulso a formare metafore non è represso, ma cerca un nuovo campo d’azione, e lo trova nel mito e nell’arte ->
l’uomo desto trae la convinzione di essere sveglio dalla rigida e regolare ragnatela dei concetti + a volte crede di
sognare quando la ragnatela viene strappata dall’arte --> Pascal: se ogni notte si sogna lo stesso sogno, ci si
occuperebbe di questo sogno quanto le cose del giorno = la veglia di un popolo ispirato miticamente (= greci) risulta
più simile al sogno che alla veglia del pensatore scientificamente disincantato.
L’uomo ha la tendenza a lasciarsi ingannare, ed è incantato dalla felicità (-> nell’arte) --> ora l’intelletto, maestro di
finzione, è libero e sottratto al suo normale servizio da schiavo, e può ingannare senza recare danno = mescola le
metafore e sposta i confini dell’astrazione, ora è divenuto padrone + tutto ciò che fa ora ha il segno della finzione,
mentre prima portava il segno della caricatura --> ora è guidato dalle intuizioni, e non dai concetti.
Epoche in cui l’uomo razionale e l’uomo intuitivo stanno accanto l’uno all’altro ->
-uomo razionale: paura dell’intuizione, non artistico -> affronta i bisogni con la sua previdenza. Si limita a
respingere con i concetti l’infelicità senza riuscire a procurarsi la felicità + si domina con l’aiuto dei concetti, e nella
sventura dissimula
-uomo intuitivo: disprezzo dell’astrazione, non razionale -> non vede bisogni e considera solo la vita
trasformata in bellezza dalla finzione + uomo intuitivo può vincere e configurarsi in una civiltà (cfr greci) dove fondare
il dominio dell’arte sulla vita. Raccoglie dalle sue intuizioni una difesa dal male e un rasserenamento -> ma quando
soffre, soffre più violentemente, e nel dolore è irrazionale così come nella felicità.
Tematiche:
-scienza cimitero delle intuizioni = linguaggio e scienza costruiscono concetti -> scienza rappresenta il
cimitero delle intuizioni = contrapposizione tra intuizioni e concetti si fonda sulla contrapposizione tra l’aspetto delle
percezioni e l’aspetto irrigidito dei concetti (intuizioni come elemento vitale e concetti come irrigidimento di questo
elemento vitale)
-indagatore = filosofo teoretico contribuisce alla creazione dell’edificio della scienza, e dalla scienza cerca
protezioni dalle forze terribili (cfr dionisiaco) che gli mostrano l’esistenza di altre verità oltre a quella scientifica
-mito e arte = l’impulso all’intuizione non è scomparso (cfr nella NdT il tentativo di soppressione della
tragedia ad opera del socratismo fosse destinato a fallire -> l’apollineo/dionisiaco sarebbe sopravvissuto nell’opera di
Wagner. Qui espone la stessa tesi = mortificazione dell’impulso attraverso la scienza, e perciò cerca sbocco altrove)
-----> trova sbocco nel mito e in generale nell’arte = sono presenti le forze terribili (= dionisiaco) e il mondo del sogno
(= apollineo)
-libera finzione dell’intelletto = nel mondo dell’arte, l’intelletto è libero di ingannare senza conseguenze (cfr
viene meno causalità) --> = intelletto adesso entra a far parte del mondo delle metafore -> quando l’intelletto non è
più al servizio della conoscenza, si ha la possibilità che l’intelletto possa ingannare senza recare danno, e quindi
celebra la sua festa. Quando intelletto è al servizio del soggetto artistico si crea la contrapposizione tra uomo razionale
e uomo intuitivo
-uomo razionale vs uomo intuitivo = l’uomo dell’intuizione è non razionale, così come l’uomo razionale è non
artistico --> importante sottolineare il fatto che non c’è nessuna strada regolare che dalle intuizioni conduca alla
razionalità (l’uomo intuitivo non può trasformarsi in uomo razionale e viceversa, sono due concezioni dell’essere
umano completamente diverse -> con qualcosa in comune). L’uomo intuitivo può rappresentare una civiltà = la civiltà
non viene creata nel caso dei concetti -> il concetto di civiltà è compatibile solo con il concetto della creazione artistica
(cfr ciò è avvenuto solo per l’antica Grecia). Tema della felicità: principio della felicità celebrato dall’arte (-> poco
prima: l’uomo è guidato da una tendenza a lasciarsi ingannare e quindi è incantato dalla felicità) ---> questa felicità è
spiegata come uno stato che è possibile raggiungere solo attraverso l’arte (l’uomo guidato dalla scienza può
respingere l’infelicità, ma non riesce a raggiungere la felicità; cfr cap 18 NdT descrizione dei tre tipi di volontà: questa
volontà è inestinguibile, quindi deve trovare un sfogo o nella dimensione della scienza o nella dimensione dell’arte ->
la stessa tesi anche qui).
L’uomo razionale non è infelice, ma non è felice + dissimula la sofferenza (-> intelletto asservito ai concetti) -> l’uomo
intuitivo finge, ma il suo inganno non arreca danno = soffre più intensamente.

SUL PATHOS DELLA VERITA’


Gloria = boccone più prelibato dell’amor proprio + si congiunge agli uomini più rari e ai loro momenti più rari =
momenti delle illuminazioni improvvise, non devono essere rifiutate alla posterità.
L’umanità per ogni avvenire ha bisogno dell’uomo raro, e quel momento di illuminazione è l’estratto del suo essere
più peculiare = egli crede di essere immortale.
Noi guardiamo con malcontento ciò che scompare e perisce (-> mistero della contraddizione tra essere e divenire) --->
il fatto che un attimo di perfezione cosmica svanisca, offende in modo particolare l’uomo morale: il suo imperativo è
“ciò che esiste una volta, dovrà esistere per sempre” ---> grandi momenti formano una catena che collega l’umanità
attraverso i millenni + idea che il presagio della fede nel desiderio di gloria si compia = pensiero fondamentale della
cultura.
Si accende la lotta della cultura -> ciò che è abituale, piccolo e volgare si getta sulla strada che deve percorrere la
grandezza per giungere all’immortalità (= cervelli di esseri miserabili vogliono vivere qualcosa ad ogni costo). Ma si
destano anche alcuni che, guardando questa grandezza, si sentono pieni di felicità sapendo che una volta qualcuno
passò attraverso questa esistenza con orgoglio, lasciando dietro di sé una dottrina, secondo cui vive nel modo più bello
questa esistenza colui che non vi dà peso --> se l’uomo volgare vive in modo melanconicamente serio, questi uomini
grandi, seppero giungere, nel loro viaggio all’immortalità, a un riso olimpico.
I cavalieri più temerari tra questi avidi di gloria sono i filosofi --> non si rivolgono a un “pubblico”, e il loro talento è il
più raro ma anche il più innaturale della natura + il loro viaggio verso l’immortalità è il più faticoso e il più ostacolato +
egli non sa dove appoggiarsi se non sulle ali delle varie epoche, dato che il disprezzo di ciò che è presente e
momentaneo rientra nella contemplazione filosofica ---> egli possiede la verità.
Esempio: superbia di Eraclito -> ogni aspirazione verso la conoscenza sembra insoddisfatta e insoddisfacente =
nessuno potrà credere in una stima di se stesso tanto regale, in una convinzione così illimitata di essere l’unico
pretendente alla verità. Anche Pitagora ed Empedocle si considerano con una stima sovraumana, ma il legame della
compassione e la convinzione della trasmigrazione delle anime li riporta nuovamente verso gli altri uomini, per
salvarli. Dall’eremita (= Eraclito) non sgorga nessun sentimento strapotente di commozione compassionevole, e il suo
occhio rivolto all’interno guarda solo apparentemente verso l’esterno.
Fra gli uomini Eraclito era incredibile -> pensava quello che mai nessuno aveva pensato (cfr gioco del fanciullo cosmico
e eterno scherzo della distruzione del mondo e di una nascita del mondo) + a lui non importava di ciò che si può
domandare agli uomini = “ho cercato e indagato me stesso”: ciò che aveva ascoltato da questo oracolo (= Eraclito
stesso) lo considerò una sapienza immortale + ciò deve bastare alla tarda umanità che cerca di interpretare l’oracolo
che “non dichiara né nasconde” ---> tutto ciò dovrà penetrare nei millenni dell’avvenire.
Il mondo ha eternamente bisogno della verità = ha eternamente bisogno di Eraclito, ma Eraclito non ha bisogno del
mondo --> a lui non importa della sua gloria = chi prima di lui è stato noto come “sapiente”, dovrebbe inghiottire il suo
amor proprio. La sua gloria importa qualcosa agli uomini, ma non a lui ---> il suo amor proprio è l’amore per la verità.
Fiaba: in un angolo dell’universo, un astro su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza -> minuto più tracotante
e menzognero della storia. Dopo poco, gli animali intelligenti dovettero morire = sebbene si vantassero di aver
conosciuto molto, alla fine scoprirono di aver conosciuto tutto falsamente, e morendo maledissero la verità ---->
questa sarebbe la sorte dell’uomo, se fosse solo un animale conoscente (= la verità lo spingerebbe alla disperazione e
all’annientamento -> la verità di essere condannato eternamente alla non verità). L’uomo vive attraverso un continuo
essere ingannato -> la natura gli nasconde la maggior parte delle cose, anche del suo stesso corpo = ha solo una
coscienza fantasmagorica + guai alla curiosità del filosofo che vuole guardare nella fessura della cella della
consapevolezza.
“Lasciatelo stare” dice l’arte. “Risvegliatelo” dice il filosofo, nel pathos della verità. L’arte è più potente della
conoscenza, poiché essa vuole la vita, mentre la conoscenza raggiunge come suo fine ultimo solo l’annientamento.
Tematiche:
-uomini più rari = uomini rari che si trovano in momenti rari, che sperimentano illuminazioni improvvise -->
da queste illuminazioni sorge nell’essere umano un sentimento unico per cui l’uomo riconosce la necessità della suo
gloria (= che è connessa con l’amor proprio), e il concetto di immortalità.
I filosofi sperimentano con malcontento la caducità delle cose -> aspirazione all’eternità in un mondo in cui le cose
muoiono.
-uomo morale = l’uomo è morale quando in lui c’è un imperativo categorico --> questo imperativo spinge
l’uomo morale verso l’eternità
-cultura = concetto di cultura è connesso con la gloria e l’immortalità --> la cultura è l’idea che la catena dei
grandi momenti unisca l’umanità attraverso i millenni, e l’idea che si adempia il presagio della fede nel desiderio di
gloria (cfr per N solo nell’arte può essere risolto il desiderio di eternità)
Una serie di illuminazioni di grandi uomini vengono connesse tra loro = nascita della cultura --> la concetto di cultura si
genera una terribile lotta che ha come campo di battaglia la cultura stessa ----> anche le cose piccole e volgari aspirano
all’eternità, e cercano di ostacolare l’ascesa all’eternità delle cose grandi = i cervelli degli esseri miserabili sono
caratterizzati da una volontà di vivere indifferenziata e inconscia --> ma tra questi, ci sono alcuni che hanno differenti
atteggiamenti e ritengono che si possa essere pieni di felicità come se la miseria umana non esistesse.
Ogni uomo che viene inteso come grande (= filosofi) ha lasciato dietro di sé una dottrina -> tutte le dottrine
accomunate dall’idea che si possa vivere nel modo migliore se non si dà peso all’esistenza = alla fine della loro vita,
hanno riconosciuto la loro stessa miseria.
-filosofi = critica nei confronti dei filosofi, dato che sono connessi con il concetto della gloria --> hanno
carattere aristocratico ed elitario, hanno un atteggiamento innaturale ed esclusivistico + il filosofo nella sua gloria si
appoggia sui momenti più grandi degli uomini più grandi (= sulla cultura) dato che tutto ciò che si oppone all’eternità e
alla grandezza (= il presente) è da eliminare con disprezzo. I filosofi hanno questa alta concezione di sé perché credono
di possedere la verità
-Eraclito = N qui lo caratterizza come superbo (-> N mostra di apprezzare molte delle sue tesi) -> la
conoscenza in sé sembra insoddisfatta + nessuno potrà credere di essere l’unico pretendente della verità (-> a meno
che non sia stato ammaestrato dalla storia). Eraclito viene definito come superbo, ma N ravvisa delle tesi che possono
essere riprese positivamente (cfr gioco del fanciullo cosmico e della distruzione/costruzione del mondo) -> così anche
per Pitagora ed Empedocle.
-Pitagora e Empedocle = duplicità di questi due filosofi (comunque apprezzati da N): considerazione di se
stessi con stima sovraumana, ma dottrina interessanti (--> teoria della compassione all’interno della natura e della
trasmigrazione delle anime = cfr NDT unione compassionevole nel grembo materno della natura tra tutti gli esseri
viventi).
-Eraclito oracolo = Eraclito caratterizzato anche da superbia religiosa -> consulta se stesso come se fosse un
oracolo + la tarda umanità deve interpretare le sue formule oracolari
-gloria di Eraclito = la differenza tra Eraclito e i filosofi, è che i filosofi cercano la gloria della cultura, mentre
Eraclito cerca la gloria della verità (-> N definisce la verità “esaltata follia di un dio”) ---> verità di Eraclito è un sogno
dileguato, spazzato via assieme ad altri sogni = tutte le teorie filosofiche legate al concetto di verità vanno sottoposte
alla critica che deriva dall’identificazione della verità con il concetto di sogno
-fiaba dell’astro = cfr Verità e Menzogna (qui viene aggiunta la conclusione) -> alla loro morte, gli animali si
rendono conto che hanno sempre conosciuto falsamente = cfr NDT conversione della scienza in arte: la scienza deve
morire perché possa rinascere l’arte + morte della scienza avviene per volontà della natura ---> nella fiaba, la morte
degli animali avviene per causa della natura. N riflette anche sugli errori di chi si è dedicato alla ricerca della verità = ->
chi si dedica alla conoscenza ritenendo, come il socratismo e l’ottimismo, che la conoscenza sia in grado di dare
comprensione perfetta, ad un certo punto si rende conto di aver conosciuto tutto falsamente e cioè che la conoscenza
della verità include in sé il concetto della menzogna
-condanna alla non verità = se l’uomo fosse sono un animale conoscente farebbe la fine degli animali nella
fiaba -> l’uomo può risparmiarsi questa condanna se si rende conto dei limiti della conoscenza = la natura nasconde la
maggior parte delle cose, e fornisce all’uomo una coscienza fantasmagorica (=tesi derivata da Scho -> nel Mondo
come volontà e rappresentazione la tesi di Scho riguarda la possibilità di giungere alla cosa in sé attraverso il
fenomeno del corpo (attraverso l’autocoscienza dell’esistenza della volontà del corpo è possibile trovare un accesso al
concetto della cosa in sé); secondo N in questo scritto la tesi è differente: il corpo stesso dell’essere umano è qualcosa
di cui l’essere umano ha una coscienza solo fantasmagorica, quindi l’uomo non ha coscienza del suo corpo --> è
impossibile realizzare un passaggio dal fenomeno alla cosa in sé attraverso la coscienza dei movimenti del corpo, anzi
l’uomo è rinchiuso in questa coscienza (cfr Verità e Menzogna) perché il concetto di coscienza è uguale a quello di
prigione
-arte = l’arte interviene per salvare l’uomo dal pathos della verità (= che è provocato dalla disperazione) -->
riferimento a un’espressione di Kant per designare il passaggio dalla fase metafisica alla fase critica del suo pensiero
(cfr “risveglio dal sonno dogmatico” sarebbe stato l’effetto della lettura delle opere di Hume su Kant stesso). L’arte,
che ha qualcosa di più rispetto alla filosofia secondo N, dice “lasciatelo stare” = l’essere umano che si trova nella
disperazione deve essere lasciato stare. Il filosofo dice “risvegliatelo” mentre lui stesso sprofonda in un sonno
profondo, e sogna le idee e l’immortalità (cfr riferimento alla teoria kantiana = per N sono un risultato di un sogno così
come lo sono tutti gli altri concetti connessi alla separazione tra fenomeno e cosa in sè).

LA FILOSOFIA NELL’EPOCA TRAGICA DEI GRECI


Introduzione
Sistemi filosofici sono veri solo per i loro fondatori -> per i filosofi posteriori il sistema è un unico grande errore,
mentre per i cervelli meno acuti è una somma di errori e verità. Molti uomini disapprovano il filosofo perché il suo fine
non è il loro -> chi trae gioia dai grandi uomini trarrà pure gioia da tali sistemi, anche quando siano completamente
erronei. In sé, questi sistemi hanno un tono personale, e possono servirci per ottenere l’immagine del filosofo ---> il
sistema filosofico è il frutto del terreno della personalità del filosofo.
N racconta la storia di quei filosofi in forma semplificata = mette in rilievo, per ogni sistema, solo gli elementi che
fanno parte di una personalità (= aspetto inconfutabile e indiscutibile, che la storia ha il dovere di conservare) --->
recuperare quelle nature e far risuonare la polifonia della natura greca = compito di portare alla luce ciò che va amato
e venerato + ciò che non può mai esserci sottratto è il grande uomo.
Questo tentativo di raccontare la storia dei filosofi è breve + ricordare per ogni filosofo solo un ristretto numero di
dottrine (= incompletezza --> ma dottrine in cui vibra l’elemento personale). In sistemi che sono confutati può
interessare solo l’elemento personale, dato che questo è l’aspetto eternamente inconfutabile -> con tre aneddoti si
può dare l’immagine di un uomo.
Tematiche:
-sistemi filosofici precedenti = dottrine dei filosofi antichi sono state smentite -> alcuni le considerano un
unico errore, altri meno acuti le considerano un misto di errori e verità + chi disapprova il filosofo è perché disapprova
il suo fine. Ma è possibile gioire anche di sistemi erronei -> problema non è quello della verità e dell’errore in rapporto
a una “cosa in sé”, ma il problema dell’errore è da ricondurre alla personalità del filosofo.
L’immagine di un filosofo può essere ricavata dalla considerazione di un determinatore terreno = bisogna tenere
presente il tono personale che deriva dalla personalità del filosofo, così come si tiene presente il sapore di un frutto
che deriva dal tipo di terreno) = il sistema dipende dalla personalità del filosofo.
-scopo dell’opera = se si vuole tracciare una storia della filosofia antica, non bisogna mirare all’indistruttibilità
delle teoria, ma bisogna mirare a comprendere il vero elemento indistruttibile, che è la personalità del filosofo. Questa
visione non deve essere nutrita dal pathos della verità, ma deve mirare all’eternità dal punto di vista della personalità
del filosofo. Compito di quest’opera è ricreare quelle nature per far risuonare la polifonia della musica greca --> scopo
non di natura logica (= comprensione e conoscenza), ma di natura emotiva (= amare e venerare)
-struttura dell’opera = l’opera viene definita come breve e incompleta --> delle dottrine antiche non interessa
tutto il sistema, ma solo gli elementi che contraddistinguono un filosofo dagli altri. Conserva tre aneddoti e getta il
resto (cfr Scho diceva di conservare di Kant solo la categoria della causalità e di gettare le altre categorie = cernita
degli elementi da conservare)
1.
Avversari della filosofia (in senso positivo) che sconsigliano la metafisica ai tedeschi -> propongono una purificazione
per opera della physis (= Goethe) o un risanamento per opera della musica (= Wagner).
Esempi di popolo sani, che hanno potuto vivere con poca filosofia = romani. Non ci sono esempi di popoli malati a cui
la filosofia abbia restituito la salute (-> di fronte a un popolo in sfacelo, la filosofia non riesce a ricongiungere questi
individui con il tutto + se qualcuno resta in disparte, la filosofia lo isola ancora di più). Filosofia è pericolosa, se non ha
diritto di esistere -> tale diritto può essere dato solo dalla salute di un popolo, e nemmeno di un popolo qualsiasi.
I greci, in quanto veramente sani, hanno giustificato una volta per tutte la filosofia -> non riescono a fermarsi al
momento opportuno (cfr nella sterile vecchiaia, diventano adoratori della filosofia = devote sottigliezze e pedanterie
della dogmatica cristiana), ma hanno saputo iniziare al momento giusto (+ insegnano quando bisogna iniziare a fare
filosofia) = non deve avvenire nelle avversità, ma in un’epoca felice, in un’adolescenza divenuta matura.
Se i greci fossero stati quegli uomini pratici e falsamente sereni come li immagina il dotto filisteo moderno, la fonte
della filosofia non sarebbe stata in Grecia.
Ci si è applicati per indicare tutte le cose che i greci hanno potuto imparare dall’oriente -> risultati scarsi, anche se N
condivide questo pensiero, a patto che non porti a pensare che la filosofia è stata semplicemente importata dai greci. I
greci hanno assorbito ogni cultura viva presso altri popoli (-> scagliano la lancia raccogliendola dove un altro popolo
l’aveva abbandonata) ---> sono degni d’ammirazione nell’arte di imparare fruttuosamente + anche i moderni devono
imparare dai vicini, mirando alla vita e non a una conoscenza erudita (-> ciò che si è appreso deve fungere da appoggio
per arrivare più in alto).
I primordi della filosofia sono indifferenti = gli inizi sono rozzi e brutti -> bisogna puntare agli stadi superiori. La via che
ricerca i primordi conduce sempre verso la barbarie --> incontrollato impulso conoscitivo imbarbarisce allo stesso
modo dell’odio per il sapere. Greci hanno domato il loro impulso conoscitivo insaziabile per un riguardo alla vita + si
sono applicati per perfezionare, elevare e purificare questi elementi presi dall’esterno + diventano a loro volta
scopritori delle “menti filosofiche tipiche” (-> tutta la posterità non ha potuto scoprire nulla da aggiungere a ciò).
Talete, Anassimandro, Eraclito, Parmenide, Anassagora, Empedocle, Democrito e Socrate = uomini tutti d’un pezzo + il
loro pensiero è legato al loro carattere da una rigida necessità + mancano di convenzionalità.
Filosofo si trova in una grandiosa solitudine, dato che vive per la conoscenza -> possiede una virtuosa energia di
trovare la propria forma ed elaborarla nel modo più raffinato. Attraverso i desolati intervalli di tempo, un gigante
rivolte la parola a una altro gigante senza curarsi dei nani chiassosi in basso = colloqui tra spiriti elevati ---> N raccoglie
di questo colloqui solo ciò che può essere udito dalla modernità dura d’orecchi = quei saggi hanno trattato tutto ciò
che costituisce l’aspetto peculiarmente greco.
Un popolo è caratterizzato non tanto dai suoi grandi uomini, ma dal modo cui rende loro onore --> in altre epoche il
filosofo è stato un viandante casuale + solo presso i greci il filosofo non è casuale = si presenta come un nobile
ammonitore + il suo giudizio sulla vita ha un’importanza ben più grande di un giudizio moderno + il sentimento del
pensatore non cade (come avviene nella modernità) nel dissidio tra desiderio di libertà e l’impulso verso la verità = si
limita a domandare quale sia il valore della vita.
Partendo dall’esperienza moderna, non si può determinare quale sia il compito del filosofo in una civiltà in senso
unitario = solo una civiltà come quella greca può risolvere la questione riguardo al compito del filosofo. Esiste una
ferrea necessità che lega il filosofo a una vera civiltà ---> ciò non può avvenire se non sussiste questa civiltà = in questo
caso il filosofo è una cometa imprevedibile. I greci hanno fornito la giustificazione del filosofo, perché solo presso di
loro egli non è una cometa.
Tematiche:
-Goethe e Wagner = precisazione importante che permette di cogliere l’analogia tra queste tesi e le tesi della
NDT --> i due autori citati, Goethe (riguardo alla filosofia della natura) e Wagner (riguardo alla filosofia dell’arte), sono
presenti anche nella NDT + parallelismo tra natura e arte. N li considera come avversari della filosofia in senso positivo
= il loro merito è stato quello di sconsigliare la metafisica ai cervelli ammalati dei tedeschi (cfr critica verso la
metafisica come scienza che dovrebbe essere in grado di dimostrare le cose in se stesse, cioè quella che non separa il
fenomeno dalla cosa in sé). E’ necessaria un filosofia della natura che si renda protagonista di una purificazione (=
scopo che ha fatto emergere Goethe) oppure una musica che permetta un risanamento dei cervelli ammalati dei
tedeschi
-popoli sani e malati = popoli sani possono vivere senza filosofia (cfr romani), ma popoli malati non possono
essere salvati dalla filosofia (cfr non può connettere l’individuo con il tutto, come invece fanno Goethe e Wagner) -->
filosofia è pericolosa se non è giustificata = la filosofia è giustificata presso i greci (rimprovero: non hanno saputo
smettere quando era il momento -> fase della vecchiaia del popolo = fase filosofica del dogmatismo cristiano e del
socratismo).
-popolo greco = popolo greco scopre quando bisogna iniziare a fare filosofia -> il tempo opportuno è quello
della giovinezza in salute (non è il caso di dedicarsi alla filosofia nella vecchiaia e nelle avversità). Se il popolo greco
fosse stato caratterizzato da una “falsa serenità” (= cfr Goethe e Schiller -> considerano solo l’apollineo e dimenticano
il dionisiaco) non sarebbe stato la fonte della filosofia --> considerazioni che assomigliano alla degenerazione
dell’apollineo e del dionisiaco -> da un lato uomini pratici e falsamente sereni (= degenerazione del concetto di
serenità nell’epoca contemporanea a N -> concetto di serenità greca diventa quello dell’uomo prosaico e saccente), e
dall’altro uomini sregolati tra ondeggiamenti e suoni (= degenerazione del concetto di estasi dionisiaca nell’epoca
contemporanea a N) = se fosse stata una delle due cose, non sarebbe venuta alla luce la filosofia greca
-rapporto con l’oriente = N si interroga su un problema dibattuto sin dal ‘700 --> problema dell’origine della
filosofia = autori che Kant stesso criticava che sostenevano che l’origine della filosofia greca provenisse dalla ricezione
di teorie dall’oriente. N ritiene che può essere utile considerare nel suo complesso questa idea del rapporto tra
filosofia greca e filosofia orientale, ma non si può dedurre l’importazione della filosofia orientale da parte dei greci.
Siccome N è dell’idea che il popolo greco sia il popolo filosofico per eccellenza non può condividere un parere negativo
della filosofia greca nei confronti della filosofia orientale. Greci recepiscono gli influssi da parte di altri popoli, ma sono
da ammirar perché assorbono questi elementi e li riutilizzano (cfr esempio della lancia; + idea del sollevare ha a che
fare con il sublime).
-scoperta dei greci = non c’è interesse nella nascita della filosofia (cfr diverso dalla NDT) perché l’inizio è
associato con la bruttezza -> greci controllano la loro sete di conoscenza per un riguardo alla vita = non è la vita al
servizio della conoscenza, ma è la conoscenza che deve essere al servizio della vita --> tutto ciò che conosciamo deve
essere tradotto in qualcosa di vita (= ciò che caratterizza i greci, perché l’impulso conoscitivo incontrollato e l’odio per
la verità avrebbero portato all’imbarbarimento). Greci si dedicano a perfezionare e potenziare (cfr elevazione e
purificazione) gli elementi presi dall’esterno. La vera scoperta dei greci sono le “menti filosofiche tipiche” = scoperta
che rimane eternamente come risultato della ricerca filosofica dei greci = grandi filosofi sono uomini d’un pezzo, il loro
pensiero è legato al loro carattere e non sono convenzionali (=ciò che scaturisce dalla loro natura è connesso con la
loro natura, e non è dipendente da qualcosa di convenzionale perché a quei tempi non c’era una classe di filosofi -->
non erano figure convenzionali né istituzionali, ma dipendevano dalla natura). L’attività dei filosofi è fondata su questa
virtuosa energia, che si identifica con lo stato di salute, per cui gli antichi superano tutti quelli che sono venuti dopo, e
che consiste nello sviluppo della forma sulla base della vita -> forma viene elaborata attraverso metamorfosi, cfr
concetto della filosofia della natura di Goethe)
-colloquio tra spiriti elevati = attraverso le epoche, un filosofo-gigante comunica con un altro gigante -->
colloqui tra spiriti elevati rispetto a cui gli eruditi sono nani chiassosi
-ruolo del filosofo = = il filosofo non è casuale ma c’è un legame necessario tra il sistema del filosofo e il
carattere del filosofo greco + il genio filosofico greco è un elemento naturale e non un elemento convenzionale.
L’unitarietà della cultura greca filosofica antica è svanita -> ci troviamo all’interno di una concezione che non è unitaria
ma che è caratterizzata dal dissidio tra desiderio di liberà e pathos della verità (= ci si domanda che senso ha la vita,
mentre i greci giudicavano la vita in generale). Il filosofo ha un carattere, e questo carattere è necessario -> per cui non
può essere raffigurato come un elemento casuale o come un viandante che non sa quale direzione prendere perché
piuttosto il filosofo dipende direttamente dalla natura = già all’inizio N teorizza questo legame tra l’esistenza della
filosofia greca e la salute del popolo greco -> non si poteva isolare l’individuo dal rapporto con il popolo stesso. Qui
viene ribadito questo concetto = nel caso della grecità c’è una necessità che incatena il filosofo a una vera civiltà, ma
se una vera civiltà non esiste, come è possibile la presenza del filosofo? Se non c’è la civiltà, il filosofo è una cometa
imprevedibile = i greci giustificano la filosofia perché il filosofo non è una cometa (=distinzione tra due immagini che
servono a N per mostrare il rapporto tra il filosofo e la civiltà in cui si trova --> stella di prima grandezza che risplende
in un sistema solare di una civiltà (caso favorevole) vs filosofo che non risplende in un sistema solare si trova ad essere
una cometa imprevedibile, dato che non c’è nessun legame necessario tra il filosofo e la civiltà, per cui il filosofo
incute paura dato che è sottoposto alla causalità e alla convenzione, e non alla natura).
2.
Filosofi preplatonici come gruppo omogeneo -> con Platone inizia qualcosa di nuovo, manca qualcosa di essenziale.
Maestri più antichi come filosofi puri e i loro epigoni da Platone come filosofi misti --> Platone come primo filosofo
misto nel suo carattere e nella sua filosofia = nella teoria elementi socratici, pitagorici ed eraclitei + nel suo carattere
Eraclito (= regale, chiuso in sé, autosufficiente), Pitagora (= melanconico, compassionevole, creatore di leggi) e Socrate
(= dialettico e scrutatore di anime) ----> filosofi posteriori sono fondatori di sette = circoli di opposizione contro la
civiltà greca e la sua unità di stile + cercano liberazione per sé e al massimo per i discepoli; l’attività dei filosofi antichi
si rivolge alla purificazione totale + filosofo appoggia e difende la patria.
E’ una disgrazia che sia rimasto così poco dei filosofi antichi -> ci lasciamo influenzare dal fatto casuale che Platone e
Aristotele hanno avuto commentatori per giudicare sfavorevolmente i preplatonici. Molti ammettono un fatum
libellorum, una particolare provvidenza malvagia (cfr ha ritenuto di portare via i testi dei preplatonici e in cambio dare
Stoici, Epicurei e Cicerone). Speciale potenza fatalistica = cfr Goethe: ciò che è abbietto detiene il potere; + potenza
che
È più forte della potenza della verità. Che un libro viva ancora o marcisca dipende dalle più miserabili contingenze.
Ma se quello che si è conservato fosse ancora più scarso, ciò basterebbe a stabilire la tesi generale che greci hanno
dato una giustificazione alla filosofia.
Un’epoca che soffre della cultura generale, che non possiede una vera civiltà non può ricavare nulla di buono dalla
filosofia -> in una tale epoca la filosofia si riduce al dotto monologo del viandante solitario + nessuno osa realizzare
personalmente ciò che è comandato dalla filosofia + il filosofo moderno ha sempre un colorito politico, e si fa
indirizzare dai governi, dalle Chiese, dalle accademie, dalle mode, alla sola conquista dell’apparenza erudita. Questa
filosofia non ha il diritto di esistere, e dovrebbe essere bandita come Platone bandiva i poeti tragici dalla sua
repubblica.
Filosofia: “è forse colpa mia se mi aggiro in questo paese come un’indovina? Guardate mia sorella, l’arte, che è nella
mia stessa condizione = siamo smarrite in mezzo ai barbari”:
Tematiche:
-Platone = considerazione negativa in quanto epigono dei preplatonici (-> degenerazione) --> primo dei
filosofi misti = mette insieme le teorie di Eraclito, di Pitagora e di Empedocle + mette insieme i caratteri di Eraclito (=
regale, chiuso in sé), di Pitagora (= melanconico, compassionevole) e di Socrate (= dialettico e scrutatore di anime).
-filosofi puri vs filosofi misti = filosofi misti sono fondatori di sette (= circoli di opposizione contro la civiltà
greca nella sua unità), mentre i filosofi puri sono i filosofi dell’unità di stile e del rapporto necessario con la civiltà;
filosofi misti cercano la liberazione solo per sé e per i proprio discepoli, mentre i filosofi furi cercano la purificazione
totale per tutti
-fatum libellorum = i testi dei filosofi preplatonici sono andati quasi tutti perduti: questo potrebbe fare in
modo che siano visti in modo sfavorevole. Esiste una potenza provvidenziale malvagia, il fatum libellorum, per cui
alcuni libri vengono tramandati e altri vengono perduti --> riferimento a Goethe: esiste il fatum libellorum perché il
potere è detenuto da ciò che è abbietto + questa potenza maligna è più forte della potenza della verità.
Abbiamo avuto poco dal fatum libellorum maligno, dato che si è verificata la distruzione della maggior parte delle
opere del filosofi preplatonici, ma quel poco che è stato tramandato è sufficiente per sottolineare la tesi che questi
filosofi hanno giustificato l’esistenza della filosofia stessa
-filosofia moderna = nell’età moderna, dove vige la cultura e che non esiste una vera civiltà, nessuno sa
ricavare più nulla di buono dalla filosofia, e nessuno riesce più a vivere secondo i dettami della filosofia + il filosofo si fa
spingere verso l’erudizione dai governi, dalla Chiese, dalle accademie e dalle mode (cfr critica velata a Kant: non è
vissuto filosoficamente e si è piegato allo stato prussiano).
3. Talete
Filosofia greca inizia con l’affermazione che l’acqua è l’origine e il grembo materno di tutte le cose -> affermazione va
presa sul serio perché:
-dice qualcosa sull’origine delle cose --> Talete vicino a religione e superstizione
-affermazione prescinde dalle immagini e dalle favole --> Talete lontano da religione e superstizione =
indagatore della natura
-in tale affermazione è contenuto in forma embrionale il pensiero: “tutto è uno” --> Talete come primo
filosofo greco.
Presentano l’unità attraverso l’acqua, Talete oltrepassa le concezioni fisiche del suo tempo (-> misere osservazioni
empiriche non avrebbero permesso una tale generalizzazione). Generalizzazione come proposizione metafisica di
fede, originata da un’intuizione mistica.
Tale fede si comporta in modo dispotico verso ogni dato sperimentale -> filosofia oltrepassa le barriere dell’esperienza
sostenendosi su deboli appoggi (= speranza e presentimento), mentre l’intelletto calcolatore cerca appoggi più solidi e
di tenere il passo della filosofia. Il pensiero filosofico è spinto da una forza estranea, illogica = la fantasia ---> con la
fantasia, salta di possibilità in possibilità + coglie alcune sicurezze che vengono mostrate da un presentimento geniale.
La forza della fantasia illumina le somiglianze -> poi la riflessione cerca di sostituire le somiglianze con le uguaglianze, e
gli accostamenti intuitivi con i rapporti causali + quando questa sostituzione non è possibile (cfr come per Talete), il
filosofare conserva il valore di una speranza di una ricchezza futura.
Il pensiero di Talete trova il suo valore (-> anche dopo che è stato riconosciuto come indimostrabile) proprio perché
non è mitico o allegorico --> gli altri greci considerano tutta la natura come una maschera, e solo l’uomo è la verità e
l’essenza delle cose (-> l’uomo è vero, e il resto è un’illusione = motivo per cui greci hanno difficoltà nel cogliere i
concetti come concetti) -----> Talete, quando dice “non l’uomo, ma l’acqua è la realtà di tutte le cose” inizia a credere
nella natura + in quanto matematico si sente indifferente ai miti (cfr di fronte a un filosofare dei suoi contemporanei
oscuro e allegorico, Talete si presenta come maestro creativo, e inizia a guardare la natura nelle sue profondità, senza
usare invenzioni fantastiche).
Carattere tipico della sua mente filosofica = vera arte del filosofo consiste nell’osservare e conoscere le più sottili
sfumature + il filosofo non sa risolvere a proprio vantaggio le sue vicende personali -> cfr Aristotele dice che ciò che
sanno Talete e Anassagora non è utile, dato che non si interessano dei beni umani = con questo scegliere l’insolito, la
filosofia stabilisce i suoi confini rispetto alla scienza e all’accortezza. Senza un tale gusto raffinato della scelta insolita,
la scienza si butta su tutto ciò che può conoscere, nel desiderio di conoscere tutto -> la filosofia è sulle tracce delle
conoscenze più grandi (+ stabilisce una legislazione della grandezza -> attività filosofia è inizialmente denominazione).
La filosofia solleva l’uomo sopra il suo istinto conoscitivo e doma questo istinto con la considerazione che è possibile
raggiungere la massima conoscenza, cioè quella dell’essenza delle cose. Quando Talete dice “tutto è acqua”, l’uomo
ha il presentimento della soluzione suprema delle cose, e supera i gradi inferiori della conoscenza.
Il filosofo, anche se va alla ricerca dei rapporti causali come lo scienziato, conserva l’assennatezza di ritenere se stesso
come il riflesso del mondo -> stessa assennatezza del poeta drammatico + così come per il poeta le parole sono un
balbettio per dire ciò che ha vissuto, allo stesso modo il manifestare le intuizioni filosofiche con la dialettica è un
mezzo per comunicare ciò che si è contemplato, ma rappresenta comunque una traduzione metaforica in un
linguaggio differente
Tematiche:
-primo filosofo = problema dell’origine delle cose (cfr NDT) -> Talete cerca l’origine delle cose, e questo lo
avvicina alla religione, ma lo fa senza immagini o miti, e questo lo allontana dalla religione + cerca l’unità delle cose =
primo filosofo. Talete supera con un balzo le concezioni fisiche del suo tempo (= misere osservazioni di natura
empirica) = arriva a una generalizzazione assoluta (cfr generalizzazione in ambito scientifico non può mai essere
assoluta) ---> Talete realizza commistione tra problema scientifico e problema metafisico (= proposizione metafisica è
oggetto di fede, e la sua origine è un’intuizione mistica e non scientifica)
-filosofia ed esperienza = il pensiero filosofico procede per balzi e oltrepassa le barriere dell’esperienza
usando deboli appoggi -> l’intelletto calcolatore è sottomesso all’intuizione mistica, quindi cerca di stare al passo ma
ricercando appoggi più stabili. La filosofia è spinta avanti dalla fantasia = forza estranea e illogica (cfr non può aiutare
l’intelletto, ma aiuta l’arte della filosofia)
-procedimento della filosofia = la filosofia procede di possibilità in possibilità grazie alla fantasia (-> senza
basarsi su connessioni con l’esistenza empirica), e usa queste possibilità come sicurezze provvisorie (-> queste
sicurezze vengono mostrate a Talete dall’intuizione mistica geniale). Fantasia illumina la somiglianze (= fantasia si
muove con il principio dell’analogia) --> il ragionamento sostituisce le somiglianze con le uguaglianze, e inserisce i
rapporti causali dimostrabili (cfr in realtà non sono dimostrabili, perché sono scoperti dalla fantasia). Quando non è
possibile trovare rapporti causali, l’edificio della scienza è distrutto, ma rimane la speranza di una ricchezza futura.
Inizialmente considerazioni negative della scienza, ma alla fine il superamento grazie alla fantasia porta a delle
conclusioni positive = nella teoria di Talete c’è una forza propulsiva e la speranza di una futura ricchezza (= elementi
positivi)
-Talete e i greci = i contemporanei di Talete hanno un atteggiamento diverso da Talete --> ritengono che
l’unica cosa vera sia l’uomo e che tutto il resto sia un’illusione. Talete per primo scopre la natura e afferma che l’unica
realtà è l’acqua. Rispetto agli altri filosofi contemporanei, che hanno uno stile allegorico e oscuro, Talete è un
matematico e quindi indifferente rispetto al mito e all’allegoria (= filosofia di Talete prescinde dalle immagini e dalle
favole, perciò Talete è un indagatore della natura ---> elemento positivo, Talete come rarità tra i suoi contemporanei).
Il merito di Talete è fare riferimento a elementi derivati dall’esperienza, che poi sono stati generalizzati
(indebitamente) per mezzo della fantasia (cfr non ha usato elementi mitologici o allegorici, ma dati dell’esperienza)
-confronto con la scienza = Talete osserva le sottili sfumature, e non risolve i suoi problemi -> cfr Aristotele
dice che Talete e Anassimandro non dicono cose utili perché non si occupano dell’uomo ---> gusto raffinato dell’arte
filosofica di scegliere l’insolito determina i confini della scienza rispetto alla filosofia, e stabilisce l’accortezza (= un
filosofo come Talete non è accorto, cioè non si interessa dei beni umani ---> per questo motivo si può vedere
un’analogia tra l’azione concreta e il suo modo di procedere dal punto di vista filosofico (per carattere non gli interessa
l’utilità, e quindi il suo sistema riflette questo punto di vista).
Se la scienza vuole conoscere tutto quanto, la filosofia vuole conoscere ciò che è grande (-> la capacità di considerare
le cose grandi doma l’istinto conoscitivo).
-arte della filosofia = N parla di arte del filosofo, e non della scienza del filosofo --> la filosofia come arte ha la
caratteristica di voler conoscere l’essenza delle cose (cfr nella NDT questo è il compito della metafisica), mentre la
scienza vuole conoscere tutto. Paragone tra filosofo e poeta tragico = il poeta usa le parole per poter comunicare la
sua intuizione artistica, anche se le parole non sono sufficienti (cfr Verità e menzogna), allo stesso modo il filosofo
deve usare la dialettica per comunicare ciò che ha contemplato ma deve usare un tipo di linguaggio che usa metafore
(cfr Verità e menzogna)
4. Anassimandro
Anassimandro -> primo scrittore filosofico dell’antichità (= stile lapidario grandiosamente stilizzato, che testimonia una
nuova illuminazione). “Da dove le cose nascono, lì devono morire, secondo la necessità: devono pagare il fio ed essere
condannate per le loro ingiustizie, conformemente all’ordine del tempo” --> enigmatica sentenza di un vero pessimista
(cfr Scho: il criterio per giudicare un uomo è il ricordare che si tratta di un essere che non dovrebbe esistere, e che
paga il fio della sua esistenza con la sofferenza e la morte ---> da qui questa triste dottrina viene trasposta al carattere
generale di ogni esistenza).
Ogni divenire è un’emancipazione dall’eterno essere -> divenire è degno di punizione = modo di vedere, forse non
logico, ma sicuramente umano (-> cfr nello stile dei balzi in avanti filosofici descritti prima = stesso metodo dell’arte).
Un essere con qualità determinate non può essere l’origine e il principio delle cose -> ciò che veramente è non può
possedere qualità determinate (-> altrimenti dovrebbe essere nato e perire come tutte le cose). Perché il divenire non
cessi, l’essere originario deve essere indeterminato = l’eternità dell’essere originario non può essere dovuto
all’inesauribilità (-> come ritengono gli interpreti di Anassimandro), ma deve essere dovuta al fatto che tale essere è
privo di qualità determinate che portano alla morte ----> l’essere originario si innalza al di sopra del divenire, e perciò
garantisce il libero corso del divenire. Questo grembo materno può essere designato solo negativamente (cfr si può
considerare sullo stesso piano della cosa in sé kantiana).
La questione dell’origine del mondo non è trattata in modo fisico da Anassimandro -> se nella pluralità delle cose che
esistono vedeva delle ingiustizie da espiare, ciò significa che è stato il primo greco ad analizzare il problema etico più
profondo = come può morire qualcosa che ha il diritto di esistere? Anassimandro fugge dal mondo dell’ingiustizia nella
sua roccaforte metafisica, da cui dice: “che valore ha la vostra esistenza? E’ per vostra colpa, e dovete espiare questa
colpa con la morte -> la terra appassisce, ma si ricostruirà sempre un tale mondo. Chi potrà redimervi dalla
maledizione del divenire?
Tematiche:
-tesi di Anassimandro (confronto con Scho) = Anassimandro come primo scrittore filosofico (stile lapidario
per illuminazioni mistiche). Il problema che affronta è lo stesso di Talete (= nascita delle cose e uno) --> dove le cose
nascono, lì anche muoiono, secondo la necessità + vengono condannate per le loro ingiustizie e quindi muoiono
secondo l’ordine del tempo (= tema della giustizia eterna --> il nascere e perire delle cose dipende da un ordine non
casuale, ma dipende da una legge fondata sulla giustizia e l’ordine). Dato che le cose hanno una colpa da espiare,
Anassimandro come pessimista -> confronto con Scho (= l’uomo è un essere che non dovrebbe esistere e deve pagare
questa colpa con la sofferenza e la morte + estensione del concetto a ogni cosa che esiste ---> Anassimandro espone
questa stessa tesi). Questo problema viene affrontato in modo non scientifico ma umano.
-il divenire = ovunque siano percepibili qualità, queste nascono e muoiono -> ogni essere che possieda delle
qualità nasce e muore = divenire secondo la regola del tempo e della necessità (--> è necessario un principio
indeterminato ed eterno che possa spiegare il divenire). Quindi ciò che non ha qualità non muore = eterno. Interpreti
di Anassimandro credono che il suo essere originario sia infinito ed inesauribile e perciò eterno --> secondo N l’essere
originario è privo di qualità e quindi eterno. Identificazione di questo essere originario con il grembo materno e la cosa
in sé kantiana
-problema etico = questa teoria della colpa e della punizione rivela il più profondo problema etico: perché
muoiono le cose che hanno il diritto di esistere? Il problema non è fisico, ma morale --> l’esistenza non ha valore, ed è
caratterizzata dalla colpa + divenire come una maledizione (cfr come il principium individuationis, non è possibile
liberarsene).
5. Eraclito (divenire, lotta dei contrari)
Eraclito: “io contempo il divenire -> hi visto il dominio delle leggi e certezze infallibili + il mondo intero, in quanto
spettacolo di giustizia dominatrice e di forze naturali poste al suo servizio. Non ho contemplato la punizione di ciò che
è divenuto, ma la giustificazione del divenire --> se domina l’ingiustizia, si presenta allora l’arbitrio; se domina la legge,
come potrebbe allora esistere la colpa?”.
Da questa intuizione Eraclito ricava due negazioni dal confronto con le dottrine di Anassimandro:
-nega la contrapposizione di due mondi diversi -> non separa il mondo fisico da quello metafisico
-nega in generale l’essere -> quest’unico mondo, difeso da leggi non scritte, non rivela da nessuna parte una
permanenza
--> Eraclito dice: “non vedo nient’altro che divenire” (cfr esempio del fiume).
Eraclito ha una forza suprema di rappresentazione intuitiva + verso la ragione si mostra freddo (cfr sembra provare
piacere quando una verità intuitiva sembra contraddire la ragione + “ogni cosa contiene il suo contrario” Aristotele lo
accusa di aver trasgredito il principio di non contraddizione, gravissimo delitto). La rappresentazione intuitiva
comprende: mondo immediato + condizioni che rendono possibile l’esperienza del mondo (= spazio e tempo). Spazio e
tempo sono privi di contenuto determinato, ma possono venire intuiti a prescindere da ogni esperienza (cfr Kant) +
Eraclito ritiene lo schema del tempo superiore a quello dello spazio. Confronto con Scho: il tempo è un istante che ha
distrutto il precedente e sarà distrutto dal successivo + passato e futuro sono come un sogno e il presente è un confine
senza estensione tra passato e futuro + tutto ciò che esiste nel tempo e nello spazio sussiste solo mediante e per
qualcos’altro, omogeneo rispetto ad esso (cfr nessi causali) ---> questa verità possiede un’intuitività immediata,
difficilmente comprensibile da chi usa solo la ragione.
Eraclito ritiene che l’intera essenza della realtà si riduce a un agire, e che per la realtà non può esistere nessun’altra
specie di essere --> Scho: la conseguenza di un’azione di un oggetto su un altro oggetto è riconosciuta solo in quanto il
secondo agirà in modo diverso da prima = causa ed effetto sono l’intera essenza della materia.
Il divenire eterno e unico, la completa instabilità di tutti gli oggetti reali, dà luogo a una visione terribile e stordente
(cfr come la sensazione di un terremoto) --> occorre una grande forza per trasformare questa impressione negativa in
un sentimento di sublimità e felicità = Eraclito ottiene questa forza osservando il processo di nascita e morte,
concependolo nella forma della scissione di una forza in due attività qualitativamente diverse --> ogni qualità si scinde
in una coppia di contrari, ciascuno dei quali riesce alternativamente a prendere il sopravvento = dalla guerra di opposti
sorge il divenire + la lotta continua per l’eternità ---> tutto accade in conformità di questa contesa + la contesa rivela la
giustizia eterna = cosmodicea.
Questa lotta di ogni divenire è descritta anche da Scho: apparenze meccaniche, fisiche, chimiche, organiche si
strappano a vicenda la materia, nel loro spingersi verso una manifestazione, poiché ciascuna di esse vuole rivelare la
sua idea ---> il tono di questa descrizione è diverso da quello di Eraclito = per Scho la lotta è una dimostrazione di
scissione interna alla volontà ed è sempre un fenomeno terribile che non dà mai felicità.
Tematiche:
-il divenire = il problema del divenire non è stato risolto da Anassimandro --> Eraclito dice di vedere nel
divenire il dominio delle leggi + se regnasse l’ingiustizia, vigerebbe l’arbitrio, ma in un mondo guidato da leggi non si
può parlare di colpa. Nel divenire non trova colpa ma giustificazione --> N è più interessato alla giustificazione del
divenire (= mondo giustificato come fenomeno estetico) che non alla punizione per ciò che è divenuto
-negazioni di Eraclito (confronto con Anassimandro) = dal confronto con le tesi di Anassimandro, Eraclito
intuisce due negazioni:
>negazione della contrapposizione tra mondo fisico e mondo metafisico -> esiste un unico mondo
che è il divenire. Nella NDT il mondo del fenomeno e della cosa in sé sono strettamente connessi l’uno con l’altro
(mondo fisico è connesso con il mondo metafisico = le parole che N usa per descrivere la teoria di Eraclito possono
essere usate per descrivere la teoria di Eraclito ----> spiegazione metafisica di ciò che è fisico, perché la radice di ciò
che è fisico si trova nell’elemento metafisico)
>negazione dell’essere -> nell’osservazione, Eraclito vede che nulla rimane fermo, quindi l’unica cosa
che esiste è il divenire
-intuizione vs ragione = Eraclito ha una grande forza intuitiva, ma disegna la ragione -> cfr “ogni cosa
contiene il suo opposto” va contro il principio di non contraddizione
-interpretazione kantiana di Eraclito = N usa la filosofia di Kant e Scho -> sulla base delle categorie a priori di
spazio e tempo interpreta la filosofia di Eraclito. Spazio e tempo forme senza contenuto ma intuitive + schema del
tempo è superiore a quello dello spazio; Scho sottolinea che tempo è relativo e va identificato con il nulla (= tempo
non esiste realmente nel mondo) + interpretazione del divenire sulla base del principio di ragion sufficiente (= ogni
cosa esiste mediante o per altro) ---> per Eraclito il divenire si identifica con l’agire e quindi con il concetto di causa-
effetto
-coppia di contrari = idea del continuo divenire è terribile (cfr sensazione di terremoto) -> necessaria grande
forza per trovare senso di sublimità e felicità = Eraclito trova questa forza dall’osservazione del ciclo di nascita e morte
--> forza che si divide in due attività qualitativamente diverse (cfr apollineo e dionisiaco) = contrari in opposizione
(alternativamente uno riesce a prendere il sopravvento, cfr fondamento delle teorie fisiche del ‘700) ---> lotta eterna
da cui sorge il divenire. Questi contrari che si oppongono sono concetti temporanei (= non sono definitivi, ma
rappresentano il punto a cui è giunta la lotta interna alla natura)
-cosmodicea = il conflitto tra opposti avviene secondo la giustizia eterna --> fondamento della cosmodicea (--
> nella NDT N si occupa della teodicea -> la risposta estetica alla teodicea genera la cosmodicea = trasferire il
problema della teodicea all’interno del cosmo e delle sue leggi --> da problema di giustizia divina a problema di
giustizia cosmica)
-lotta in Scho = anche Scho descrive la lotta degli opposti per emergere (cfr non distingue tra caratteristiche
meccaniche, fisiche, chimiche e organiche = tutto può essere ricondotto ad un unico elemento alla base di tutto) ->
ogni apparenza vuole diventare materia imponendo la sua idea. Ma Scho, a differenza di Eraclito, vive questa lotta
come sofferenza e come scissione interna alla volontà di vivere (-> non c’è niente che dia felicità)
6. Eraclito (elemento igneo, e ubris)
Eraclito non può considerare come separate le coppie dei contendenti e dei giudici -> percepisce solo l’eterno dominio
di una sola giustizia -> “la contesa della pluralità costituisce l’unica giustizia -> l’unità è la pluralità.” Tre soluzioni per
questo enigma (Anassimandro si era rifiutato di trovare una risposta, ed era fuggito nel metafisico “indeterminato”):
-il divenire come il manifestarsi di una lotta tra qualità eterne -> le qualità percepibili non possono essere
essenza eterne
-non c’è divenire, ma solo coesistenza di molte realtà vere sottratte al divenire -> il divenire non può essere
una illusione della mente umana
-terza possibilità che non può essere indovinata dalla dialettica, ed è rara anche tra le intuizioni --> il mondo è
un gioco di Zeus (cfr cosmodicea) = il gioco del fuoco con se stesso ---> in questo senso l’unità è al tempo stesso la
pluralità
Anassimandro aveva rielaborato la teoria di Talete --> non riusciva a convincersi che prima dell’acqua non esistesse
una grado qualitativo ulteriore -> l’umido deriva dal caldo e dal freddo (= qualità ancora più originarie) + il divenire
inizia con la loro separazione dall’essere primordiale dell’indeterminato.
Eraclito intende questo caldo di Anassimandro come soffio caldo secco (-> ripercorre la strada del divenire attraverso
le trasformazioni di caldo, umido e solido). Dal mare si levano esalazioni pure = nutrono il fuoco delle stelle; dalla terra
si levano esalazioni oscure = nutrono l’umido (cfr polarità) ---> vie di trasformazione dal fuoco, all’acqua, alla terra, di
nuovo all’acqua e infine al fuoco. A differenza di Anassimandro, Eraclito esclude il freddo (-> se tutto deve essere
fuoco, non si può ammettere un principio antitetico = freddo come grado del caldo).
Concordanza di Eraclito con Anassimandro --> fine del mondo che si ripete periodicamente (momento di attesa
dell’incendio cosmico = desiderio; dopo la distruzione = sazietà -> cfr terminologia di Scho). Ma come Eraclito intende
il principio di ricostruzione del mondo? Proverbio greco: la sazietà genera ubris --> se Eraclito crede che il ritorno alla
pluralità sia determinato dall’ubris, lo si può immaginare con le sopracciglia corrucciate = detto “filosofo che piange”.
L’intero processo cosmico si presenterebbe come atto di punizione per l’ubris = la colpa verrebbe introdotta nel
nucleo delle cose.
7. Eraclito (gioco)
In questo mondo esiste la colpa ma solo per l’uomo limitato che considera le cose staccate e non riunite -> per il dio
che intuisce tutto, tutte le cose contrastanti si raccolgono in un’unica armonia comprensibile per chi, come Eraclito, è
simile al dio contemplativo.
La difficoltà della rinascita del mondo viene superata -> il nascere e il morire è privo di ogni imputabilità morale, e si
svolgono in un’innocenza eternamente uguale, attraverso il gioco dell’artista e del fanciullo = costruisce e distrugge in
piena innocenza torri vicino al mare --> dopo un attimo di sazietà, è di nuovo colto dal bisogno e riprende a costruire =
non è l’ubris, ma l’impulso a giocare che suscita alla vita altri mondi + il fanciullo costruisce in obbedienza a una legge
e a un ordine intimo.
Solo l’uomo estetico può contemplare il mondo in questo modo -> in quest’ottica non è possibile una filosofia che
comporti un imperativo = l’uomo è necessità e non libero (se con libertà si intende la possibilità di cambiare la propria
essenza come se fosse un abito). Pochi umani vivono nel logos e in conformità dell’occhio dell’artista = questo perché
le loro anime non sono umide + Eraclito non si domanda perché le cose stiano a questo modo + non ha alcuna ragione
per dover dimostrare che questo mondo è il migliore di ogni altro --> a lui basta dire che esso è il gioco bello (+ non c’è
un dovere perché la teoria del tu-devi non può essere applicata a questa cosmodicea di tipo estetico).
Nessun uomo ha una posizione privilegiata in natura + non esiste per l’uomo l’obbligo di conoscere il logos per il fatto
di essere uomo --> per Eraclito è un problema più serio l’indagare perché esiste l’acqua.
Eraclito è considerato come cupo e malinconico -> solo da coloro che sono scontenti della sua descrizione + questi
Eraclito li avrebbe guardati con indifferenza.
Tematiche:
-gioco del fanciullo =
-libertà =
-
Varie ed eventuali
Testi del 1872-73 (tra la NdT e Verità e Menzogna) ->
-“in mezzo a un brulichio di formiche porre l’accento sul problema dell’esistenza e sui problemi eterni in
generale” --> nella NdT problema dell’eternità connesso con l’arte = solo l’arte può raggiungere l’eternità, mentre le
leggi di natura ritenute eterne e immutabili non sono eterne in quanto creazioni del soggetto
-“Kant ha dato un contributo disastroso: la fede nella metafisica è andata perduta” -> N intende recuperare
un concetto di metafisica e di fede (intesa in senso artistico -> deve sostituire la fede nella metafisica). Dal punto di
vista della teoria di Kant, c’è l’eliminazione della fede teoretica nella metafisica, ma Kant in realtà mantiene il concetto
della fede razionale ma non elimina i concetti della metafisica (della natura e dei costumi)
-“la filosofia dominante deve anche porsi il problema di sino a che punto la scienza può svilupparsi, cioè
bisogna preoccuparsi del valore della scienza” -> cosa che N compie in entrambi gli scritti
-“la filosofia non può fare altro che sottolineare ciò che di relativo e antropomorfico vi è in ogni scienza: così
come la forza ovunque dominante dell’illusione” -> stessi concetti in Verità e Menzogna. “Essa non sa più tenere a
freno l’ormai sfrenato istinto conoscitivo, e sempre più giudica in base al grado di certezza” -> concetto dell’istinto
conoscitivo che viene criticato in entrambe le opere
-“la nostra ragione è una forza di superficie: è quello che con altre parole si chiama anche soggettivo. Essa
conosce per concetti: il nostro pensiero è un dare nome, quindi una cosa che nasce dall’arbitrio dell’uomo e che non
tocca la cosa. Ciò significa che i limiti estremi di ogni conoscibile sono quantità: egli non comprende la qualità. Quale
può essere lo scopo di questa forza di superficie?” Qui sembra presentare una tesi diversa rispetto a Verità e
Menzogna: attribuisce alle forme dello spazio di generare una conoscenza assoluta che riguarda però esclusivamente
la quantità, mentre non può darsi una conoscenza assoluta rispetto alla qualità = tesi che si trova in uno scritto del
1868, in cui N attribuisce alla matematica e alla geometria considerate in senso assoluto come delle scienze che
possono avere una sorta di validità ma in un mondo limitato -> quello che sembra un vantaggio della matematica, è in
realtà un elemento negativo, perché la pone sullo stesso piano della logica. “Inizialmente, al concetto corrisponde
l’immagine: le immagini sono pensieri originari, cioè le superfici delle cose riassunte nello specchio dell’occhio. Una
cosa sono le immagini, un’altra i problemi aritmetici”. Ci sono diverse concezioni dello stesso mondo, per cui possiamo
avere una concezione diversa a seconda che il senso sia la vista oppure l’udito: a partire dall’occhio un dominio della
natura umana, oppure questo dominio può essere raggiunto dall’orecchio (Cfr nella NdT contrapposizione tra arti che
si fondano sulla vista e arti che si fondano sull’udito)
-“su figure retoriche e non su deduzioni inconsce poggiano le nostre percezioni sensibili” -> non ci sono
deduzioni nelle percezioni sensibili (cosa invece sostenuta da Scho -> tesi delle inferenze inconsce). Per N bisogna
eliminare riferimenti a presenza di causalità all’interno dell’intuizione sensibile, perché in realtà nella percezione
sensibile non può esserci nulla riconducibile alla causalità che è invece una creazione della percezione sensibile, per
cui le nostre percezioni sensibili si fondano su figure retoriche (= metafore e antropomorfismi). “Identificare il simile
con il simile” è il processo originario -> lo scambiare una cosa per un’altra (= la trasposizione) è il fenomeno originario.
-“tutto questo presuppone un vedere per forme: l’immagine nell’occhio è determinate per il nostro
conoscere come il ritmo per il nostro udito. A partire dall’occhio solamente non arriveremmo mai alla
rappresentazione del tempo, e a partire dall’orecchio non arriveremmo alla rappresentazione dello spazio; il tatto
corrisponde al senso della causalità. Vediamo certamente le immagini dell’occhio, ma solo dentro di noi: sentiamo il
suono ma solo dentro di noi”, quindi non nell’oggetto al di fuori del soggetto. “Tra questo e l’ammissione di un mondo
esterno c’è ancora un altro passaggio; la pianta non percepisce alcun mondo esterno. Il senso del tatto e l’immagine
visiva producono due sensazioni contigue e queste a loro volta, presentandosi sempre insieme, destano la
rappresentazione di una connessione per mezzo di una metafora, perché non tutto ciò che si presenta assieme è in
connessione reciproca. L’astrazione è un’impressione durevole nella memoria che si adatta ad un gran numero di
fenomeni, ed è grossolana e insufficiente rispetto al fenomeno singolo”. Costruzione del mondo esterno a partire dal
rapporto metaforico tra vista e tatto.
L’astrazione conduce ai concetti e agli schemi, è durevole (non fondata dala ragione, ma deriva dalle impressioni) ->
l’oggetto dell’astrazione è un grande numero di fenomeni; ma è insufficiente rispetto al fenomeno singolo (differenza
tra le leggi prodotte sulla base dell’astrazione e la metafora che si basa sul fenomeno singolo) ---> il mondo dell’arte è
particolare, dal momento che si basa sulla metafora, mentre il mondo della scienza è generale, dato che si basa sulla
astrazione. Tema che sta alla base tra la prima e la terza critica in Kant (prima: leggi universali, ma non viene compiuta
l’analisi del fenomeno singolo -> problema posto invece dalla terza critica in cui l’oggetto dello studio è il rapporto tra
la legge e l’elemento singolo).

Tema della poesia concettuale -> N la interpreta la punto di vista della sua definizione del sapere scientifico. Scienza e
filosofia hanno a che fare con concetti i quali hanno a che fare con una produzione di tipo artistico = anche a
fondamento della scienza e della filosofia si trova un nesso molto stretto con il problema dell’arte. Metafore e
antropomorfismi si possono trovare nell’arte e nel sapere filosofico.

Tema del concetto di causalità -> concetto di derivazione empirica, che si può ottenere attraverso l’astrazione
dimenticandoci dell’origine vitale di questo stesso concetto. Il concetto di causa non può valere come una connessione
a priori predeterminata rispetto all’esperienza, ma il principio della causa è derivato in seguito a una serie di passaggi il
primo di questo è uno stimolo nervoso che si trasforma in immagine (+ intervento dell’abitudine).

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