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Prologo dell'Ordinatio
Premessa di
Introduzione di
P. Alessandro M. Apollonio, FI
Imprimatur:
Pater Stephanus M. Manelli
Min. Gen. FI
Data: 8 settembre 2006
Collana:
"QUADERNI DI STUDI SCOTlsn"
Direttore responsabile:
P. PETER DAMIAN M. FEHLNER, FI
Sede:
Frati Francescani dell'Immacolata
Santuario "Madonna delle Indulgenze"
Casalucense
Sant'Elia Fiumerapido (FR)
ISBN 88-901-7703-9
Prologo
deII'Ordinatio
PARSPRIMA
PARTE PRIMA
DE NECESSITATE DOCTRINAE REVELATAE
LA NECESSITÀ DELLA DOTTRINA RIVELATA
QUAESTIO UNICA
QUESTIONE UNICA
UTRUM HOMINI PRO STA TU ISTO SIT NECESSARIUM ALIQUAM
SE È NECESSARIO CHE ALL 'UOMO SIA RIVELATA
DOCTRINAM SUPERNATURALITER INSPIRARI
SOPRANNATURALMENTE UNA QUALCHE DOTTRINA
[1] Quaeritur utrum homini pro statu isto sit necessarium ali-
quam doctrinam specialem supernaturaliter inspirari, ad quam Si ricerca se è necessario che all'uomo, nel presente stato, [1]
videlicet non posset attingere lumine naturali intellectus l. Et sia soprannaturalmente comunicata, per divina ispirazione [in-
quod non, arguo sic: omnis potentia habens aliquod commune spirari], una qualche dottrina speciale alla quale, cioè, egli non
possa giungere con il lume naturale dell'intelletto.
pro primo obiecto, potest naturaliter in quodlibet contentum
Sembra di no, per le seguenti ragioni.
sub ipso sicut in per se obiectum naturale. Hoc probatur per
exemplum de primo obiecto visus et aliis contentis sub illo, et (a) Ogni facoltà, avente qualche ente comune come oggetto
ita inductive in aliis obiectis primis et potentiis. Probatur etiam primo, ha naturalmente potere di percezione su qualsiasi cosa
per rationem, quia primum obiectum dicitur quod est adaequa- che è contenuta al di sotto dello stesso, come sull'oggetto natu-
tum cum potentia; sed si in aliquo esset ratio eius, scilicet pri- rale per sé. Questo si prova con l'esempio dell' oggetto primo
mi obiecti, circa quod non posset potentia habere actum, non della vista e delle altre cose contenute sotto di esso e così, in
esset potentia adaequata, sed obiectum excederet potentiam. modo induttivo, con ciò che è contenuto in altri oggetti primi e
Patet igitur maior. Sed primum obiectum intellectus nostri na- nelle facoltà [corrispondenti]. Lo si prova anche con la ragione
turale est ens in quantum ens; ergo intellectus noster potest perché è detto "oggetto primo" ciò che è adeguato alla facoltà;
naturaliter habere actum circa quodcumque ens, et sic circa ma se in qualcosa ci fosse la ragione dell'oggetto primo, e la
quodcumque intelligibile non-ens, quia negatio cognoscitur facoltà non potesse avere il suo atto circa tale oggetto, la facol-
per affirmationem2 . Ergo etc. Probatio minoris, Avicenna I Me- tà non sarebbe adeguata, poiché l'oggetto sarebbe eccedente la
taphysicae cap. 5: «Ens et l'es prima impressione in animam stessa facoltà. La maggiore a è dunque evidente l .
lCf. DUNS SCOTUS, Leetllra, pro!., pars l, q. un. secondo cui ogni ragionamento corretto dev'esser composto da due premes-
2 Cf. ARISTOT., Ano/. Post., I, c. 24 [ t. 40] (A c. 25, 86b 34-35). se -legate tra loro da un termine medio -, e una conclusione che componga
o disgiunga tra loro gli estremi delle due premesse. Ora, la prima premessa,
2
3
PARS PRIMA
PARTE PRIMA
3 AVICENNA, Metaph., l, c. 6 (72 rb). quanto ente e l'essenza della cosa materiale, ovvero l'oggetto proprio e
4 ARISTOT., De an., lll, t. 45 (f c. 9, 432b 21-32). l'oggetto primo della conoscenza.
3 Ossia, il senso interno ed esterno, ecc.
5 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. 1, q. 4, argo 2. 4 (l f. IlA).
4 Ossia, l'intelletto.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
[3] Praeterea, si aliqua talis doctrina sit necessaria, hoc est quia Inoltre, se una tale dottrina 5 fosse necessaria, ciò sarebbe [3]
potentia in puris naturalibus est improportionata obiecto ut sic perché la facoltà nella sua realtà puramente naturale non è
cognoscibili; ergo oportet quod per aliquid aliud a se fiat ei proporzionata alla conoscenza dell' oggetto come tale; dunque
proportionata. Illud aliud aut est naturale, aut supernaturale; è necessario che diventi proporzionata ad esso per mezzo di
si naturale, ergo totum est improportionatum primo obiecto; si qualcosa di diverso da sé. Quest'altra causa [illud aliudJ o è na-
supernaturale, ergo potentia est improportionata illi, et ita per hlrale o soprannaturale; se naturale, è dunque totalmente spro-
aliud debet proportionari, et sic in infinitum. Ergo cum non sit porzionata all'oggetto primo; se è soprannaturale, la facoltà è
procedere in infinitum, II Metaphysicae6, oportet stare in pri- sproporzionata a quel mezz06 , per cui dev'esser proporzionata
mo, dicendo quod potentia intellectiva sit proportionata omni per mezzo di qualcos'altro, e così via all'infinito. Dunque, non
cognoscibili et secundum omnem modum cognoscibilis. Ergo essendo giusto procedere all'infinito, come dice Aristotele nel
etc 7 . libro II, de La metafisica, bisogna stare alla prima affermazio-
ne, e dire che la facoltà intellettiva è proporzionata ad ogni co-
noscibile secondo ogni suo modo. Dunque ... [non è necessaria
una dottrina rivelata in modo soprannaturale].
[4] Ad oppositum: Omnis doctrina divinitus inspirata utilis est In contrario: [4]
ad arguendum (2 Tm 3,16) etc. Praeterea, de sapientia dicitur: «Ogni dottrina divinamente ispirata è utile per insegnare»
Non est qui possit scire vias eius, sed qui scit universa novit ecc. (II Tim 3, 16)7.
eam (Bar 3,31-32); ergo nullus alius potest habere eam nisi a Inoltre, in Bamc, 3, è detto della Sapienza: «Non c'è nes-
sciente universa. Hoc quantum ad necessitatem eius. De facto suno che possa conoscere le sue vie, ma chi conosce tutte le
autem subdit: Tradidit eam Iacob puero suo et Israel dilecto cose la conosce»8; dunque nessun altro può possederla se non
suo (Bar 3, 37), quantum ad Vetus Testamentum; et sequitur: colui che conosce ogni cosa. Questo quanto alla necessità di
Post haec in terris visus est et cum hominibus conversatus est una dottrina divinamente ispirata [eius]. Quanto all'esistenza
(Bar 3,38), quantum ad Novum Testamentum. di fatto di tale dottrina, relativamente all'Antico Testamento,
Bamc afferma:«La diede a Giacobbe suo figlio, a Israele suo
vincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia com-
pleto e ben preparato per ogni opera buona» (II Tim 3, 16).
6 Cf. ARrSTOT., Metaph., II, t. 5 -13 (a c. 2, 994a l-994b 31). 8 «Nessuno conosce la sua via, nessuno pensa al suo sentiero. Ma colui
7 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. 3, q. 5, argo 2 (I f. 29S). che sa tutto, la conosce e l'ha scrutata con l'intelligenza» (Bar 3, 31-32).
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
[5] In ista quaestione videtur controversia inter philosophos et In questa questione sembra che ci sia disaccordo tra filosofi [5]
theologos. Et tenent philosophi perfectionem naturae, et ne- e teologi. I filosofi sostengono la perfezione della natura, e ne-
gant perfectionem supernaturalem; theologi vero cognoscunt gano la perfezione soprannaturale; i teologi, invece, conosco-
defectum naturae et necessitatem gratiae et perfectionem su- no i difetti della natura, la necessità della grazia e la perfezione
pernaturalem. soprannaturale.
Diceret igitur philosophus quod nulla est cognitio super- Il filosofo direbbe, dunque, che nessuna conoscenza sopran-
naturalis homini necessaria pro statu isto, sed quod omnem naturale è necessaria all'uomo nel presente stato, ma che egli
cognitionem sibi necessariam posset acquirere ex actione cau- possa acquisire ogni conoscenza necessaria a sé tramite l'azio-
sarum naturalium8 • Ad hoc adducitur simul auctoritas et ratio ne delle cause naturali. Per provare ciò viene addotta l'autorità
philosophi ex diversis locis. e l'argomentazione del Filosofo, che ha parlato di ciò in diver-
SI passI.
[6] Primo illud III De anima, ubi dicit quod «intellectus agens Innanzi tutto nel libro III de L'anima, dove dice che «l'in- [6]
est quo est omnia facere, et possibilis est quo est omnia fieri». telletto agente è ciò per cui sono fatte tutte le cose [sul piano
Ex hoc arguo sic: activo naturali et passivo simul approximatis intenzionale], e l'intelletto possibile è quello per cui diven-
et non impeditis sequitur actio necessario9, quia non dependet gono tutte le cose»l1. Di qui la seguente argomentazione: ad
essentialiter nisi ex eis tamquam ex causis prioribus; activum
autem respectu omnis intelligibilis est intellectus agens, et 9 «Egli ha scrutato tutta la via della sapienza e ne ha fatto dono a Gia-
passivum est intellectus possibilis, et haec sunt naturaliter in cobbe suo servo, a Israele suo diletto» (Bar 3, 37).
anima, nec sunt impedita. Patet. Ergo virtute naturali istorum IO «Per questo è apparsa sulla tena e ha vissuto fra gli uomini» (Bar 3,
38).
8 Cf. AVERRoEs, Metaph., II, com. 1; De an., 111, com. 36; cf. etiam HEN- Il «xnì fa1'w 6 Ilèv 1'owiÌ't'oç voùç 't'C{> nàv't'11 Y VWlJ~tE 6 aè
RICUS GAND., Summa, a. 4, q. 5, in corpo (I f. 33E. 32B). 1'<{> nàv1'~ notetv» (ARISTOTELE, De ano, III, t. 18 (1 C. 5, 430a 14-15).
9 Cf. ARISTOT., Metaph., IX, t. lO (8 c.5, 1048a 5-7). S. Tommaso, riguardo all'intelletto agente e possibile, si esprime nei se-
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
potest sequi actus intelligendi respectu cuiuscumque intelligi- un [principio] attivo naturale e ad un [principio] passivo con-
bilis 1o • giunti insieme e non impediti, segue necessariamente un'azio-
ne, perché questa non dipende essenzialmente se non da loro,
intese come cause prime; il [principio] attivo, dunque, rispetto
ad ogni intelligibile, è l'intelletto agente, mentre il passivo è
l'intelletto possibile; questi [principi] si trovano naturalmente
nell'anima, e [perciò] non sono impediti. È evidente. Dunque,
per la capacità naturale di questi [principi], può seguire un atto
di intelligenza rispetto a qualsiasi intelligibile.
[7] Confirmatur ratione: omni potentiae naturali passivae cor- La tesi è confermata dalla seguente ragione: (a) ad ogni fa- [7]
respondet aliquod activum naturale, alioquin videretur poten- coltà naturale passiva corrisponde una [facoltà] naturale attiva,
tia passiva esse frustra in natura si per nihil in natura posset altrimenti la facoltà passiva in natura sembrerebbe vanificata,
reduci ad actum; sed intellectus possibilis est potentia passiva se nulla in natura la potesse ridurre all'atto; (b) ma l'intelletto
respectu quorumcumque intelligibilium; ergo correspondet possibile è una facoltà passiva rispetto a qualunque intelligi-
sibi aliqua potentia activa naturalis II. Sequitur igitur proposi- bile; dunque corrisponde ad esso una qualche facoltà naturale
tum. Minor patet, quia intellectus possibilis naturaliter appe- attiva. È confermata, dunque, la tesi. La minoreh si evidenzia
tit cognitionem cuiuscumque cognoscibilis; naturaliter etiam dal fatto che l'intelletto possibile è naturalmente proteso alla
perficitur per quamcumque cognitionem; igitur est naturaliter conoscenza di qualunque intelligibile, ed è naturalmente per-
receptivus cuiuscumque intellectionis. fezionato per mezzo di qualsiasi conoscenza; dunque recepi-
sce naturalmente qualsiasi [tipo di] conoscenza intellettiva.
[8] Praeterea, VI Metaphysicae distinguitur habitus speculati- Inoltre, nel libro VI de La metqfisica, l'abito speculativo si [8]
vus in mathematicam, physicam et metaphysicam; et ex proba- distingue in matematica, fisica e metafisica; e dalla dimostra-
tione eiusdem, ibidem, non videtur possibile esse plures habitus zione di ciò, nello stesso luogo, non sembra possibile che ci
esse speculativos, quia in istis consideratur de toto ente, et in siano [oltre a questi] altri abiti speculativi, perché in questi si
se et quoad omnes partes l2 • Sicut autem non posset esse aliqua
guenti termini, citando Aristotele, libro III de L'anima: «Aristotele insegna
che l'intelletto possibile è la potenza a diventare tutte le cose, e l'intelletto
IO Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. l, q. 5 ad 2 (f. 15t); a. 3, q. 2, argo l, agente la potenza a far diventare tutte le cose» (cf. SAN TOMMASO D'AQUINo,
et in corp.(f. 28E-F). La Somma Teologica, I, q. 88, a. l, risposta al sesto, ed. Salani, trad. it. a
Il Cf. ARISTaT., De an., III, t. 17 (f' C. 5, 430a 10-14); Metaph. V, t. 17 cura dei Domenicani italiani, Firenze 1956, voI. VI, p. 126); ancora: «Dice
(~ C. 12, l 019a 15-1019b 15); De caelo, I, t. 32 (A C. 4, 271a 32-33); AVER- il Filosofo che come nella natura, così anche nell'anima, vi è un principio
ROES, Metaph., II, com. 1. per cui essa è in potenza a diventare tutte le cose, e un principio, per cui
12 ARISTOT., Metaph., VI, t. 2 (E C. 1,1026 a 18-19); et t. 1-2 (col. 1025 tutto rende attuale. Si deve dunque ammettere un intelletto agente» (cf. Id.,
b 3-1026 a 19). I, q. 79, a. 3, risposta al quinto, ed. cit., p. 314).
lO 11
PARS PRIMA PARTE PRIMA
speculativa alia ab istis, sic nec posset esse aliqua alia practica considera l'ente nella sua totalità, ossia in se stesso e in tutte
a practicis acquisitis activis et factivis. Ergo scientiae practicae le sue parti. Come non ci potrebbe essere alcuna [scienza] spe-
acquisitae sufficiunt ad perficiendum intellectum practicum et culativa oltre a questi [abiti speculativi], così non ci potrebbe
speculativae acquisitae sufficiunt ad perficiendum intellec~lm essere alcun'altra [scienza] pratica diversa da quegli [abiti]
speculativum 13.
pratici acquisiti, attivi e fattivi [activis et jactivis]. Dunque,
le scienze pratiche acquisite sono sufficienti alla perfezione
dell 'intelletto pratico, e [le scienze] speculative acquisite sono
sufficienti alla perfezione dell'intelletto speculativo.
[9] Pra~terea, potens naturaliter intelligere principium, potest Inoltre, (a) colui che può naturalmente conoscere intellet- [9]
naturallter cognoscere conclusiones inclusas in principio. Ranc tivamente il principio, può naturalmente conoscere le conclu-
concl.u~ion~m probo, quia scientia conclusionum non depen- sioni contenute nel principio. Provo questa deduzione: la cono-
det mSI ex mtellectu principii et deductione conclusionum ex scenza delle conclusioni non dipende se non dalla conoscenza
principio, sicut patet ex definitione 'scire' I Posteriorum 14; sed del principio e dalla deduzione delle conclusioni dal principio,
dedu~t.io est ex se manifesta, sicut patet ex syllogismi perfecti come risulta evidente dalla definizione di «conoscere» che si
defimtlOn.e I Priorum l5, quia «nullius est indigens ut sit vel ap- trova in Aristotele, libro I degli Analitici posteriori; ma la de-
pareat eVIdenter necessarius»; igitur si principia intelligantur, duzione è manifesta per se stessa, come risulta evidente dalla
habentur omnia quae sunt necessaria ad scientiam conclusio- definizione del sillogismo perfetto data da Aristotele, nel libro
nis. Et sic patet maior. I degli Analitici primi, poiché esso «non manca di nulla af-
finché sia o appaia evidentemente necessario»; dunque, se si
conoscono i principi, si ha tutto il necessario per conoscere le
conclusioni. E così è provata la maggiore a •
[lO] ~ed ~aturaliter intelligimus prima principia, in quibus vir- (b 1) Ma con le nostre capacità naturali noi conosciamo [lO]
tuallter I~cluduntur omnes conclusiones; ergo naturaliter pos- intellettivamente i primi principi, (b2) nei quali virtualmente
sumus SClre omnes conclusiones scibiles. sono incluse tutte le conclusioni. Dunque, possiamo natural-
.Probatio primae partis minoris: quia termini principiorum mente conoscere tutte le conclusioni conoscibili.
pnmorum sunt communissimi, igitur illos naturaliter possu- Provo la prima pmie della minore b1 : poiché i termini dei pri-
mi principi sono comunissimi, dunque li possiamo conoscere
naturalmente, come risulta da Aristotele, nel libro I de La fisi-
13 Cf. HENRICUS GAND., SUlJ1ma, a. 2, q. 3, in corpo (f. 24M); a. 3, q. 3,
.
ca, secondo cui le cose comunissime sono conosciute imme-
m corpo et argo 2 (f. 29L. K). - THOMAS, De vel'itate, q. 14, a. lO argo 3 (ed.
Pannen. IX 242b).
14 ARlSTaT., Ana!. Post., I, C. 2 [t. 5J (A C. 2 7 l b 9-12).
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mus intelligere, quia ex I Physicorum l6 communissima primo diatamente [primo ]12; orbene, ancora secondo Aristotele, nel
intelliguntur; «principia autem cognoscimus et intelligimus libro I degli Analitici posteriori, «noi conosciamo e compren-
in quantum tenninos cognoscimus», I Posteri07'um 1?; ergo diamo i primi principi in quanto conosciamo i [loroJ termini»;
prima principia possumus naturaliter conoscerel 8 • dunque possiamo conoscere naturalmente i primi principi.
[l1J Probatio secundae partis minoris: quia termini primorum Provo la seconda parte della minore b2 : i termini dei primi [11 J
principiorum sunt communissimi, igitur quando distribuuntur, principi sono comunissimi, dunque quando sono 'distribuiti' 13,
distribuuntur pro omnibus conceptibus inferioribus; accipiun- lo sono su tutti i concetti inferiori; tali termini sono usati uni-
tur autem tales termini universaliter in primis principiis, et ita versalmente nei primi principi, e così si estendono a tutti i con-
extendunt se ad omnes conceptus particulares, et per conse- cetti particolari, e di conseguenza anche agli estremi di tutte le
quens ad extrema omnium conclusionum specialium. conclusioni speciali.
[12J Contra istam positionem tripliciter potest argui. Contro questa posizione si può argomentare in tre modi. [12J
Nota, nullum supernaturale potest ratione naturali ostendi Nota bene: non si può dimostrare, per mezzo della ragione na-
inesse viatori, nec necessario requiri ad perfectionem eius; turale, che ci sia alcunché di soprannaturale nel viatore, né che
nec etiam habens potest cognoscere illud sibi inesse. Igitur il soprannaturale si richieda necessariamente alla sua perfezio-
impossibile est hic contra Aristotelem uti ratione naturali: si ne; e nemmeno colui che possiede [il soprannaturaleJ può co-
arguatur ex creditis, non est ratio contra philosophum, quia
praemissam creditam non concedet. Unde istae rationes hic
12 Primo è, per Duns Scoto, l'avverbio che dice riferimento ad una serie
factae contra ipsum alteram praemissam habent creditam vel ordinata di cause di cui la prima influisce su tutte le altre, senza esserne
probatam ex credito; ideo non sunt nisi persuasiones theolo- influenzata a sua volta. Più genericamente, "primo" sta per "immediata-
gicae, ex creditis ad creditum. lnente".
13 A questa argomentazione risponde Duns Scoto avanti, ai nn. 86-87. In
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
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[14] Minor patet: primo, quia Philosophus sequens naturalem La minoreb è evidente: primo, perché il Filosofo seguendo [14]
rationem aut ponit felicitatem esse perfectam in cognitione la ragione naturale o ammette che la felicità sia perfetta nel-
acquisita substantiarum separatarum, sicut videtur velle I et la conoscenza acquisita delle sostanze separate, come sembra
25
X Ethicorum , aut si non determinate asserat illam esse su- volere nel I e nel X libro dell 'Etica, oppure, se non afferma in
premam perfectionem nobis possibilem, aliam ratione naturali modo preciso che tale conoscenza sia la suprema perfezione
non concludit, ita quod soli naturali rationi innitendo vel er- possibile per noi, non arriva con la sola ragione naturale ad
rabit circa finem in particu1ari vel dubius remanebit26 ; unde I ammettere un'altra [felicità perfetta], così che, appoggiandosi
Ethicoru111 dubitando ait: «Si quod est deorum donum, rationa- alla sola ragione naturale, o sbaglierà circa il fine in particolare
bile est felicitatem esse»27. o rimarrà nel dubbio; così che nel libro I dell'Etica, dubitando
dice: «Se vi è qualche dono da parte degli dei, è ragionevole
che esso sia la felicità».
[15] Secundo probatur eadem minor per rationem, quia nullius In secondo luogo si prova la stessa minore con la ragione: [15]
substantiae finis proprius cognoscitur a nobis nisi ex actibus noi non possiamo conoscere il fine proprio di nessuna sostan-
eius nobis manifestis ex quibus ostenditur quod talis finis sit za se non dai suoi atti 14 a noi noti, dai quali traspare che tale
conveniens tali naturae; nullos actus experimur nec cognosci- fine sia conveniente a tale natura. Orbene noi non sperimen-
mus inesse nostrae naturae pro statu isto ex quibus cognosca- tiamo né conosciamo alcun atto come proprio [inesse] della
mus visionem substantiarum separatarum esse convenientem nostra natura, nel presente stato, dal quale si possa conoscere
nobis; igitur non possumus naturaliter cognoscere distincte che la visione delle sostanze separate sia conveniente per noi;
quod ille finis sit conveniens naturae nostrae28. dunque, non possiamo conoscere distintamente, con le facoltà
naturali, se quel fine sia conveniente alla nostra natura.
[16] Hoc saltem certum est quod quaedam condiciones finis Almeno questo è certo: che certe condizioni del fine a mo- [16]
propter quas est appetibilior et ferventius inquirendus non tivo delle quali esso è più attraente e da ricercarsi più intensa-
possunt determinate cognosci ratione naturali. Etsi enim dare- mente, non possono essere conosciute in modo determinato
tur quod ratio sufficeret ad probandum quod visio Dei nuda et dalla ragione naturale. Infatti, anche se si ammettesse che la
fruitio est finis hominis, tamen non concludetur quod ista per- ragione sia sufficiente per provare che la pura [nuda] visione
petuo convenient homini perfecto, in anima et corpore, sicut e la fruizione di Dio costituiscono il fine dell'uomo, tuttavia
non si potrà concludere che queste convengano in perpetuo al-
25 ARISTOT., Eth. ad Nic., I, c. 9 (A c. 6, I 097b-1 098a 20); X, c. 8 (K c. 7, l'uomo perfetto, in anima e corpo, come sarà detto nel libro IV
1177a l2-l177b I); c.1O (c. 8, 1178b 7-32; c. 9, ll79a 22-32).
alla distinzione 43. Tuttavia, la perpetuità di un bene siffatto, è
26 Adnotatio DUlls Scoti: Hoc est creditum.
dicetur in IV distinctione 43 29 • Et tamen perpetuitas huiusmodi quanta non ne avrebbe se fosse transitorio. Conseguire, infatti,
boni est condicio reddens finem appetibiliorem quam si esset questo bene in una natura perfetta è più desiderabile che non
transitorium. Consequi enim hoc bonum in natura perfecta est nell' anima separata, come risulta da sant'Agostino nel libro
appetibilius quam in anima separata, sicut patet per Augusti- XII sulla Genesi. Dunque, è necessario conoscere queste ed al-
num XII Super Genesim 30 • Istas igitur et similes condiciones tre condizioni del fine per perseguirlo efficacemente, e tuttavia
finis necessarium est nosse ad efficaciter inquirendum finem, [per giungere] ad esse non basta la ragione naturale; dunque è
et tamen ad eas non sufficit ratio naturalis; igitur requiritur necessaria una dottrina trasmessa in modo soprannaturale.
doctrina supernaturaliter tradita.
[17] Secunda ratio principalis - Secundo sic 3I : omni cogno- Seconda ragione principale (a) Ad ogni essere dotato [17]
scenti agenti propter finem necessaria est cognitio quomodo et di conoscenza, che agisce per conseguire il fine, è necessaria
qualiter acquiratur talis finis; et etiam necessaria est cognitio la conoscenza delle modalità [quomodo et qua/iter] per conse-
omnium quae sunt ad illum finem necessaria; et tertio neces- guire il fine; (b) è anche necessaria la conoscenza di tutte quel-
saria est cognitio quod omnia illa sufficiunt ad talem finem. le cose che sono necessarie in ordine a quel fine; (c) in terzo
Primum patet, quia si nesciat quomodo et qualiter finis acqui- luogo è necessario sapere che tutte quelle cose sono sufficienti
ratur, nesciet qualiter ad consecutionem ipsius se disponet. Se- in ordine a tale fine. Il primo punto a è evidente, perché se non
cundum probatur, quia si nesciat onmia necessaria ad ipsum, si conoscono le modalità per conseguire il fine, non si saprà
propter ignorantiam alicuius actus necessarii ad ipsum poterit nemmeno come disporsi per conseguirlo. Il secondo punto b si
a fine deficere. Si etiam, quantum ad tertium, nesciantur illa prova perché se non si conoscesse tutto ciò che è necessario al
necessaria sufficere, ex dubitatione quod ignoret aliquid ne- fine [ipsum], per l'ignoranza di qualche atto necessario al suo
cessarium, non efficaciter prosequetur illud quod est necessa- conseguimento, si potrà venir meno e non conseguire il fine
rium. stesso. Quanto al terzo puntoC , se non si sapesse che quelle
cose necessarie sono anche sufficienti, per il dubbio di ignora-
re qualcosa di necessario, senza efficacia si seguirà ciò che è
necessario.
[18] Sed haec tria non potest viator naturali ratione cognoscere. Ma l'uomo viatore non può conoscere queste tre cose con [18]
Probatio de primo, quia beatitudo confeltur tamquam prae- la ragione naturale. Quanto alla prima a, lo si prova così: la bea-
mium pro meritis quae Deus acceptat tamquam digna tali prae- titudine è conferita come premio per i meriti che Dio accetta
come degni di tale premio, e di conseguenza [essa] non segue i
29 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, IV, d. 43, q.2, n. [32]. nostri atti, di qualsiasi tipo essi fossero, per naturale necessità,
30 AUGUST., De Cen. ad Zitt., XII, c. 35, n. 68 (PL 34, 483-484; CSEL ma è data in modo contingente da Dio, il quale accetta alcu-
XXVIII pars II 432, 15-433, 11).
31 Adnotatio DUl1s Scoti: haec procedit de contingentibus; ergo non de
ni atti come meritori in ordine al premio [ad ipsum]. Ciò non
scibilibus. è conoscibile naturalmente, come sembra [probabile], perché
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
mio, et per consequens non naturali necessitate sequitur ad ac- anche qui erravano i filosofi, i quali affermavano che tutto ciò
tus nostros qualescumque sed contingenter datur a Deo, actus che viene da Dio in modo immediato, deriva da lui in modo
aliquos in ordine ad ipsum tamquam meritorios acceptante32 • necessano.
Ishld non est naturaliter scibile, ut videtur, quia hic etiam er- Almeno le altre due proposizioni bc sono evidenti: infatti,
rabant philosophi, ponentes ornnia quae sunt a Deo immediate con la ragione naturale non si può conoscere l'accettazione da
esse ab eo necessari0 33 • Saltem alia duo membra sunt manife- parte della volontà divina, in quanto la divina volontà accet-
sta: non enim potest sciri nahlrali ratione acceptatio voluntatis ta in modo contingente questi o quegli altri [atti] come degni
divinae utpote tamquam contingenter acceptantis talia vel talia della vita eterna, né [si può conoscere] che tali atti siano suffi-
digna vita aeterna, et quod etiam illa sufficiant; dependet mere cienti in ordine a quella. Quelle cose verso le quali la volontà
ex voluntate divina circa ea ad quae contingenter se habet; igi- divina si comporta [se habet] in modo contingente, dipendono
tur etc. solo dalla stessa volontà divina. Dunque ...
[19] Istantiae contra duas rationes principales - Contra istas Istanze contro le due ragioni principali - Si muovono [19]
duas rationes instatur. Contra primam sic: omnis natura creata delle difficoltà a queste due ragioni 15. Contro la prima 16: ogni
essentialiter dependet a qualibet per se causa eius, et propter natura creata dipende essenzialmente da qualche sua causa
talem dependentiam ex causato cognito potest sciri demonstra- per sé 1? A motivo di tale dipendenza, a partire dall'effetto co-
tione quia 34 et cognosci quaelibet eius per se causa; igitur cum nosciuto [ex causato cognito], può essere dedotta [sciri] per
natura hominis sit homini naturaliter cognoscibilis, quia non mezzo di una dimostrazione quia 18 , e conosciuta, qualsiasi sua
est potentiae eius cognitivae impropOliionalis, sequitur quod causa per sé. Dunque, dal momento che la natura dell'uomo è
ex ista nahlra cognita possit naturaliter cognosci finis illius na- naturalmente conoscibile per l'uomo, perché non è spropor-
turae 35 •
22 23
PARS PRIMA PARTE PRIMA
natura umana.
36 Cf. Summa, a. 4, q. 8, in corpo (I f. 34V-35V).
HENRlCUS GAND., 22 Cf. sopra, n. 15.
38 AUGUST., De predest. Sanet., c. 5, n. lO (PL 44, 968). 24 Cf. sopra n. 19, in nota.
24 25
PARTE PRIMA PARTE PRIMA
[23] !tem, homo naturaliter appetit finem illum quem dicis su- Inoltre, l'uomo naturalmente desidera quel fine che dici [23]
pematuralem; igitur ad illum finem naturaliter ordinatur39 ; igi- essere soprannaturale; dunque a quel fine egli è naturalmente
tur ex tali ordinatione potest concludi finis ille ut ex cognitione ordinato; dunque, da tale ordinazione può essere dedotto quel
naturae ordinatae ad ipsum. fine come dalla conoscenza della natura ordinata ad esso.
[24] !tem, naturaliter est cognoscibile primum obiectum intellec- Inoltre, secondo Avicenna 25 è naturalmente conoscibile che [24]
tus esse ens, secundumAvicennam4o , et naturaliter cognoscibi- il primo oggetto dell'intelletto è l'ente, ed è naturalmente co-
le est in Deo perfectissime salvari rationem entis; finis autem noscibile che in Dio si trova in modo perfettissimo la ragio-
cuiuscumque potentiae est optimum eomm quae continentur ne di ente; il fine di qualsiasi facoltà è il grado massimo di
sub eius obiecto primo, quia in illo solo est perfecta quietatio et perfezione di quelle cose che sono contenute sotto l'oggetto
delectatio, ex X Ethicorum 41 ; ergo naturaliter cognoscibile est primo della potenza [eius], perché solo nell'ottimo [illo] vi è
hominem ordinari secundum intellectum ad Deum tamquam la perfetta quiete e dilettazione, come dice Aristotele nel libro
ad finem. X, cap. 4, dell'Etica nicomachea; dunque è naturalmente co-
noscibile che l'uomo sia intellettualmente ordinato [secundum
intellectum] a Dio come al [proprio] fine.
[25] Confinnatur ratio, quia cui naturaliter cognoscibilis est po- L'argomento [ratio] è confermato perché, colui che può [25]
tentia aliqua, ei naturaliter cognoscibile est quid sit eius pri- naturalmente conoscere una qualche facoltà, può anche cono-
mum obiectum, et ulterius, potest cognoscere in quo salvatur scere il suo oggetto primo, e inoltre, può conoscere ciò in cui
ratio illius primi obiecti et quod perfectissimum tale est finis si trova [sa/vatur] la ragione di quell'oggetto primo e che tale
potentiae; mens autem nota est sibi, secundum Augustinum De [oggetto] perfettissimo è il fine della facoltà. La mente, inol-
Trinitate 42 ; igitur sibi est notum quid sit eius primum obiec- tre, conosce se stessa, secondo Agostino, nel libro IX, capitoli
tum 43 • Et novit Deum non excedi a ratione illius primi obiecti, 11-12, de La Trinità, dunque conosce quale sia il suo oggetto
quia tunc nullo modo esset ab ipsa mente intelligibilis44 ; ergo primo; sa inoltre che Dio non è eccedente rispetto alla ragione
novit Deum esse optimum in qua salvatur ratio sui obiecti, et di quel primo oggetto, perché altrimenti non sarebbe in alcun
ita ipsum novit esse finem potentiae. modo conoscibile per la mente stessa; dunque conosce che Dio
è l'ottimo in cui si trova la ragione del suo oggett026 , e così sa
che Dio [ipsum] è il fine della facoltà.
39 Cf. HENRICUS GAND., Slimma, a. 8, q. 2, ad 1 (I f. 65N); a. 4, q. 5, in
26 27
PARS PRIMA PARTE PRIMA
[26] Contra secundam rationem arguitur sic: si per unum extre- Contro il secondo argoment0 27 si procede nel modo seguen- [26]
mum cognoscitur aliud extremum, ergo et media; sed necessa- te: se per mezzo di un estremo si conosce l'altro estremo, dun-
ria ad consecutionem finis sunt media inter naturam et finem que si conoscono anche le cose intermedie; ma le cose neces-
suum consequendum45 ; igitur cum ex cognitione naturae possit sarie per conseguire il fine sono intermedie tra la natura ed il
finis cognosci, secundum prius probata, videtur quod similiter suo fine al quale tende; dunque, poiché dalla conoscenza della
media ad finem necessaria possunt cognosci. natura può esser conosciuto il fine, secondo quanto è stato pro-
vato sopra28 , sembra che similmente possono esser conosciuti
i mezzi che sono necessari per conseguire il fine.
[27] Confirmatur ratio: ita enim in proposito videtur esse ne- Si conferma l'argomento: nell'enunciato si vede, infatti, che [27]
cessaria conexio entium ad ipsum finem sicut est in aliis; sed la connessione degli enti allo stesso fine è necessaria, come lo
propter talem conexionem in aliis ex fine cognoscuntur alia, è negli altri [mezzi al fine]; ma per tale connessione necessaria
sicut per rationem sanitatis concluditur talia et talia requiri ad negli altri [mezzi al fine], a partire dal fine si conoscono gli
sanitatem; igitur etc46 • altri [mezzi], come per la ragione della salute si conclude che
tale e tal altra cosa sia richiesta per la salute stessa. Dunque ...
[28] Responsio ad instantias - Ad primum istorum dico quod Risposta alle obiezioni - Alla prima29 dico che, benché [28]
licet procedat de fine qui est causa finalis et non de fine at- pmia dal fine che è causa finale e non dal raggiungimento del
tingendo per operationem quorum finium distinctio dicetur fine per mezzo dell'operazione - circa la distinzione tra que-
infra47 - potest tamen dici ad illud, et ad sequens de Augustino, sti fini si dirà più avanti - si può dare una risposta unica alle
et ad tertium de potentia et primo obiecto, unica responsione, varie obiezioni sopra sollevate (alla prima 30 , alla seguente che
quod omnia accipiunt naturam nostram vel potentiam intellec- cita sant'Agostin0 3I e alla terza dove si parla della facoltà e
tivam esse nobis naturaliter cognoscibilem; quod falsum est, dell'oggetto prim032 ): tutte considerano la nostra natura o la
sub illa ratione propria et speciali sub qua ad talem finem 01'- facoltà intellettiva come naturalmente conoscibile per noi; ciò
dinatur, et sub qua capax est gratiae consummatae, et sub qua è falso, se si considera la conoscenza sotto quella ragione pro-
habet Deum pro perfectissimo obiecto. Non enim cognoscitur pria e speciale sotto la quale è ordinata a tale fine, ed è capace
anima nostra a nobis nec natura nostra pro statu isto nisi sub della grazia consumata, ed ha Dio come oggetto perfettissimo.
aliqua ratione generali, abstrahibili a sensibilibus, sicut patebit Infatti, la nostra anima non è conosciuta da noi stessi , né è co-
infra distinctione 348 • Et secundum talem generalem rationem
27Cf. sopra, nl1. 17-18.
28Cf. sopra, 11. 19.
45 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. 4, q. 9, in corpo (f. 35B). 29 Cf. sopra, 1111. 19-21.
47 Cf. DUNS SCOTUS, Ol'dinatio, I, d. 1, pars 1, q. 1, n. [5]. 31 Cf. sopra, 11. 22.
48 Cf. DUNS SCOTUS, Ol'dinatio, I, d. 3, pars 1, q. 3, n. [24]. 32 Cf. sopra, 11. 24.
28 29
PARS PRIMA PARTE PRIMA
non convenit sibi ordinari ad illum finem, nec posse capere nosciuta la nostra natura, nello stato presente, se non sotto una
gratiam, nec habere Deum pro obiecto perfectissimo. qualche ragione generale, astraibile dalle cose sensibili, come
sarà evidente avanti nella dist. 3. E [alla natura conosciuta]
secondo tale ragione generale, non conviene essere ordinata a
quel fine, né poter ricevere la grazia, né avere Dio come ogget-
to perfettissimo.
[29] Tunc ad formam. Cum dicitur quod ex ente ad finem potest Veniamo ora al nucleo della questione [tune ad formam]. [29]
demonstrari finis demonstratione quia, dico quod non est ve- Quando si dice che [dall'ordinazione] dell' ente al fine può es-
rum nisi cognito ente ad finem sub illa ratione propria sub qua sere dimostrato il fine con una dimostrazione quia33 , dico che
habet finem illum. Sic minor est falsa. - Et cum probatur per ciò non è vero se l'ente [ordinato] al fine non è conosciuto
proportionem, dico quod licet mens sit eadem sibi, non tamen sotto quella ragione propria sotto la quale ha quel fine. Così la
pro statu isto est sibi proportionalis tamquam obiectum nisi minore è falsa 34 . E quando si prova la tesi tramite la propor-
secundum rationes generales quae possunt abstrahi ab imagi- zione 35 , dico che benché la mente sia identica a se stessa, non
nabilibus. è proporzionata a se stessa nel presente stato, come oggetto, se
non secondo ragioni generali che possono esser astratte dalle
immagini sensibili.
[30] Ad confirmationem dico quod nec aliarum substantiarum Come conferma36 dico che non sono conosciuti i fini propri [30]
fines proprii cognoscuntur, qui scilicet sunt earum secundum delle altre sostanze, i quali competono ad esse secondo le ra-
rationes proprias, nisi sint aliqui actus manifesti ex quibus gioni proprie, se non vi siano alcuni atti manifesti dai quali si
concludatur ordo earum ad talem finem. concluda il loro ordine a tale fine.
[31] Et ex hoc patet ad illud quod additur contra probationem Da ciò appare manifesto, riguardo a ciò che è stato aggiun- [31]
37
t0 contro la prova della minore, che la seguente proposizione
minoris, quod illa propositio non est falsa, 'non cognoscitur
a nobis finis proprius substantiae nisi per actum eius manife- non è falsa: «il fine proprio della sostanza non è da noi cono-
stum'; non enim accipit propositio quod non posset aliter finis sciuto se non per mezzo di un suo atto manifesto»38. Infatti, la
cognosci. Bene enim verum est quod si substantia cognosce- proposizione non intende [dire] che il fine non possa essere co-
retur sub propria ratione, ex ipsa sic cognita posset eius per se
causa cognosci. Sed non sic cognoscitur a nobis nunc aliqua 33 Cf. sopra, n. 19.
substantia, et ideo nunc nullum finem possumus concludere 34 È falso che «la natura dell'uomo è naturalmente conoscibile perché
proprium substantiae nisi per actum evidentem de illa substan- non è sproporzionata alla sua potenza conoscitiva» (n. 19).
35 Cf. sopra, n. 19.
tia ut nota in universali et confuse. In proposito deficit utraque
36 Cf. sopra, n. 20.
via; sed probatio minoris tangit unam, de ignorantia actus, sup- 37 Cf. sopra, n. 21.
ponendo aliam, de ignorantia scilicet naturae in se. 38 Cf. sopra, n. 15.
30 31
PARS PRIMA PARTE PRIMA
32 33
PARS PRIMA PARTE PRIMA
34 35
PARS PRIMA
PARTE PRIMA
secundus non elicitur nunc ex primo actu. De hoc amplius in- l'atto secondo, e tuttavia ora impedito; per quell'impedimento
fra. 54 l'atto secondo non è emesso, nello stato presente, dall'atto pri-
mo. Di ciò si parlerà avanti più ampiamente.
[35] Si obiciatur contra istud quod homo in statu naturae institu- Contro questo, se si obbiettasse che l'uomo nello stato di [35]
tae potuit cognoscere naturam suam, ergo et finem naturae, ex natura integra avrebbe potuto conoscere la sua natura, di con-
deductione primae rationis; ergo illa cognitio non est superna- seguenza avrebbe conosciuto anche il fine della natura, come
turalis; si evince dalla deduzione della prima ragione 50 ; dunque quella
conoscenza non è sopramlaturale.
[36] item, contra responsionem ad ultimam rationem: si ideo non Ancora, contro la risposta all'ultima ragione 51 : se non si [36]
cognoscitur quid sit obiectum primum intellectus, quia non co- conoscesse cosa sia l'oggetto primo dell'intelletto, a motivo
gnoscitur intellectus sub onmi ratione propria sub qua respicit del fatto che l'intelletto non è conosciuto sotto ogni ragione
tale obiectum, igitur non potest cognosci de quocumque quod propria sotto la quale [lo stesso intelletto] guarda tale ogget-
ipsum sit intelligibile, quia non cognoscitur potentia sub omni to, dunque non si potrebbe conoscere l'intelligibilità di nulla,
ratione propria sub qua respicit quodcumque ut obiectum in- perché non sarebbe conosciuta la facoltà sotto ogni ragione
telligibile, - respondeo: propria sotto la quale guarda qualsiasi cosa in quanto oggetto
intelligibile.
[37] Ad primum requireret dici, qualis fuit cognitio hominis in- Rispondo: al prim0 52 si dovrebbe richiedere che fosse detto [37]
stituti, quod usque alias differatur55 • Saltem tamen respectu quale fu la conoscenza dell'uomo nello stato di natura integra,
viatoris pro statu isto est dicta cognitio supernaturalis, quia fa- ma di questo problema si parlerà più avanti, in altra occasione.
cultatem eius naturalem excedens; naturalem, dico, secundum Tuttavia, almeno rispetto all'uomo viatore, nel presente stato, è
statum naturae lapsae. detta conoscenza soprannaturale, perché eccede la sua facoltà
naturale; dico naturale secondo lo stato della natura decaduta.
[38] Ad secundum concedo quod non habetur modo cognitio de Quanto alla seconda obiezione 53, concedo che non solo non [38]
anima vel aliqua eius potentia ita distincta quod ex ipsa possit c'è alcuna conoscenza così distinta dell'anima o di qualche sua
cognosci quod aliquod obiectum intelligibile sibi correspon- facoltà, da cui si possa conoscere che qualche oggetto intelli-
deat; sed ex ipso actu quem experimur concludimus potentiam gibile sia corrispondente a sé 54; ma dallo stesso atto che speri-
et naturam cuius est ille actus illud respicere pro obiecto quod mentiamo deduciamo [concludimus] che la facoltà e la natura
percipimus attingi per actum, ita quod obiectum potentiae non
concludimus ex cognitione potentiae in se sed actus quem 50 Cf. sopra, n. 19.
51 Cf. sopra, n. 33.
52 Cf. sopra, n. 35.
54 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, I, d. 3, pars 1, q. 3, n. [24-25]. 53 Cf. sopra, n. 36.
55 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, IV, d. 1, pars 2, q. 2, n. [7]. 54 Ossia, corrispondente all'anima stessa.
36 37
PARS PRJMA PARTE PRIMA
experimur. Sed de obiecto supernaturali neutram cognitionem cui appartiene quell' atto considera come oggetto ciò che per-
possumus habere; et ideo ibi deficit utraque via cognoscendi cepiamo esser attinto per mezzo dell'atto, così che non cono-
finem proprium illius naturae. sciamo l'oggetto della facoltà dalla conoscenza della facoltà in
sé, ma dalla conoscenza dell'atto che sperimentiamo. Ma non
possiamo avere né l'una né l'altra conoscenza dell' oggetto so-
prannaturale, e perciò, in questo caso, mancano entrambe le
vie per conoscere il fine proprio di questa natura.
[39] Ad argumentum contra secundam rationem patet, quia sup- Quanto all'argoment0 55 contro la seconda ragione, è eviden- [39]
ponit quoddam iam negatum. Ad confirmationem illius ratio- te, perché suppone ciò 56 che è già stato negat0 57 • Alla conferma
nis dico quod quando finis sequitur naturaliter ea quae sunt ad di quella ragione 58 , dico che quando il fine segue naturalmente
finem et naturaliter praeexigit illa, tunc ex fine possunt conclu- quelle cose che tendono ad esso, e naturalmente le esige come
di ea quae sunt ad finem; hic autem non est consecutio natura- condizioni previe fpraexigit illa], allora dal fine possono esse-
lis, sed tantum acceptatio voluntatis divinae, compensantis ista re conosciute quelle cose che sono ordinate al fine. In questo
merita tamquam digna fine tali. caso, però, non c'è consecuzione naturale, ma solo l'accetta-
zione della divina volontà, la quale ricompensa codesti meriti
come degni di tale fine.
[40] Tertia ratio principalis - Item tertio arguitur contra opi- Terzo argomento principale - Si propone ancora un terzo [40]
nionem philosophorum principaliter. VI Metaphysicae 56 : co- argomento principale, soprattutto contro l'opinione dei filoso-
gnitio substantiarum separatarum est nobilissima, quia circa fi. Aristotele, nel libro VI de La metafisica, afferma: la cono-
nobilissimum genus 57 ; igitur cognitio eorum quae sunt propria scenza delle sostanze separate è nobilissima, perché riguarda
eis est maxime nobilis et necessaria, nam illa propria eis sunt un genere nobilissimo di cose. Dunque la conoscenza di ciò
perfectiora cognoscibilia quam illa in quibus conveniunt cum che è proprio delle sostanze separate è massimamente nobile
sensibilibus. Sed illa propria non possumus cognoscere ex pu- e necessaria; infatti, quelle proprietà che appartengono pro-
ris naturalibus tantum. Primo, quia si in aliqua scientia modo priamente alle sostanze separate, sono più perfettamente cono-
possibili inveniri traderentur talia propria, hoc esset in me- scibili di ciò che esse hanno in comune con le cose sensibili.
taphysica; sed ipsa non est possibilis a nobis naturaliter haberi Ma ciò che è proprio delle sostanze separate non lo possia-
de propriis passionibus istarum substantiarum separatarum, mo conoscere solo con le pure forze naturali. Primo perché,
ut patet. Et hoc est quod dicit Philosophus I Metaphysicae 58 , se tali proprietà delle sostanze separate fossero comunicate in
quod oportet sapientem omnia cognoscere aliqualiter, et non
55 Cf. sopra, n. 26.
56 Cf. ARISTOT., Metaph., VI, t. 2 (E c. 1, 1026a 21-23). 56 Cf. sopra, n. 19.
57 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. 7, q. 3, in corpo (1 f. SOE). 57 Cf. sopra, nn. 28-29.
58 ARISTOT., Metaph., 1 [c. 2], (A C. 2, 982a, 8-10). 58 Cf. n. 27.
38 39
PARS PRIMA PARTE PRIMA
in particulari; et subdit: «Qui enim novit universalia, novit qualche scienza che al presente può esser acquisita, ciò sareb-
aliqualiter omnia subiecta». 'Sapientem' vocat ibi metaphysi- be nella metafisica. Ma noi non possiamo avere naturalmente
cum, sicut metaphysicam vocat ibi 'sapientiam'59. tale scienza metafisica delle proprietà [passionibus] di queste
sostanze separate, com'è evidente. E questo è ciò che dice il
Filosofo nel libro I de La metqfisica: al sapiente conviene il
conoscere, in qualche modo, ogni cosa, non in particolare. Lo
prova dicendo: «Chi conosce gli universali, conosce in qual-
che modo ogni soggetto». Aristotele, in quel luogo, chiama
"sapiente" il metafisico, e similmente chiama "sapienza" la
metafisica.
[41] Secundo probo idem, quia non cognoscuntur ista propria In secondo luogo provo lo stesso: non sarebbero conosciute [41]
cognitione propter quid nisi cognita sint propria subiecta, quae queste proprietà secondo la conoscenza propter quicf5 9 se non
sola includunt talia propter quid; sed propria subiecta eorum fossero conosciuti i soggetti propri, che soli includono virtual-
non sunt a nobis naturaliter cognoscibilia; ergo etc. mente tali proprietà [come la causa include gli effetti]; ma tali
Nec cognoscimus ista eorum propria demonstratione quia loro soggetti propri non sono conoscibili naturalmente da noi,
et ex effectibus. Quod probatur: nam effectus vel relinquunt dunque ...
intellectum dubium quoad ista propria, vel abducunt illum in Nemmeno conosciamo queste loro proprietà per mezzo di
errorem. Quod apparet de proprietatibus primae substantiae una dimostrazione a posteriori [quia]60, dagli effetti. Lo provo:
immaterialis in se; proprietas enim eius est quod sit commu- gli effetti o lasciano l'intelletto dubbioso circa tali proprietà,
nicabilis tribus; sed effectus non ostendunt istam proprieta- o lo conducono in errore. Ciò appare delle proprietà della so-
tem, quia non sunt ab ipso in quantum trino. Et si ab effecti- stanza prima immateriale in sé; la sua proprietà è infatti quella
bus arguatur ad causam, magis deducunt in oppositum et in di comunicarsi a Tre; ma gli effetti non mostrano questa pro-
errorem, quia in nullo effectu invenitur una natura nisi in uno prietà, perché non provengono da essa in quanto triplice. E se
supposit0 60 • Proprietas etiam istius naturae ad extra est con- dagli effetti si arrivasse alla causa, ancor più indurrebbero nel-
tingenter causare; et ad oppositum huius magis effectus du- l'errore opposto, perché in nessun effetto si scopre una natura
cunt, in errorem, sicut patet per opinionem philosophorum, se non in un supposito. La proprietà di questa natura, inoltre, è
ponentium primum necessario causare quidquid causat. De quella di causare contingentemente ad extra; e gli effetti ancor
proprietatibus etiam aliarum substantiarum patet idem, quia più conducono in errore, ad una conclusione opposta a questa,
effectus magis ducunt in sempiternitatem et necessitatem ea-
59 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. 3, q. 3, in corpo (I f. 29L); a. 7, q. 3, 59 Conoscenza propter quid è la conoscenza che dall'essenza va alle
argo 4 (f. 49a). proprietà, dalla causa agli effetti. È una conoscenza deduttiva.
60 Cf. BONAV., Sent., I, d. 3, q. 4, argo 2, in opp. (I 76a). 60 A partire dagli effetti. È una dimostrazione induttiva.
40 41
PARS PRIMA PARTE PRIMA
rum quam in contingentiam et novitatem, secundum eos 61 • come risulta dalle opinioni dei filosofi, i quali affermano che il
Similiter videntur etiam philosophi ex motibus concludere principio primo necessariamente causa tutto ciò che causa.
quod numerus illarum substantiarum separatarum sit secun- Circa le proprietà delle altre sostanze [separate] è evidente
dum numerum motuum caelestium62 • Similiter quod istae su- lo stesso, perché gli effetti, secondo i filosofi [eos], conduco-
bstantiae sunt naturaliter beatae et impeccabiles. Quae omnia no maggiormente alla loro eternità e necessità che alla loro
sunt absurda. contingenza e novità6I . Similmente, sembra che i filosofi de-
ducano, a partire dai movimenti [degli astri], che il numero di
quelle sostanze separate corrisponde al numero dei moti dei
corpi celesti; e che sono naturalmente beate ed impeccabili.
Tutte cose che sono assurde.
[42] Instantia contra tertiam rationem principalem - Con- Obiezione contro la terza ragione principale - Contro [42]
tra istam rationem arguo quod quaecumque necessaria de su- questa ragione argomento che qualunque verità necessaria ri-
bstantiis separatis cognoscantur a nobis nunc per fidem sive guardo alle sostanze separate sia conosciuta da noi, ora, per
per communem reve1ationem, possint cognosci cognitione fede o per comune rivelazione, potrebbe esser conosciuta me-
naturali. Et hoc sic: quorum necessariorum cognoscimus ter- diante la facoltà naturale. E questo lo provo così: (a) di tali
minos naturaliter, et illa possumus naturaliter comprehendere; [proposizioni] necessarie conosciamo naturalmente i termini62 ,
sed omnium necessariorum revelatorum terminos naturaliter e così possiamo conoscere naturalmente anche quelle [propo-
cognoscimus; ergo etc63 • sizioni] necessarie; ma (b) conosciamo naturalmente i termini
di tutte le proposizioni necessarie rivelate; dunque ...
[43] Probatio maioris: illa necessaria aut sunt mediata, aut im- Prova della maggiore": quelle verità necessarie o sono me- [43]
mediata; si immediata, ergo cognoscuntur cognitis terminis, I diate, o immediate; se sono immediate, allora si conoscono,
Posteriontm 64; si mediata, ergo cum possumus cognoscere ex- per il fatto stesso che sono conosciuti i termini, come afferma
trema, possumus concipere medium inter illa. Et coniungendo Aristotele nel libro I degli Analitici posteriori; se sono me-
illud medium cum utroque extremo, aut habentur praemissae diate, allora, poiché possiamo conoscere gli estremi, possiamo
mediatae, aut immediatae; si immediatae, idem quod prius; si conoscere il medio tra loro. E congiungendo quel medio con
mediatae, procedetur cognoscendo medium inter extrema et entrambi gli estremi, o si hanno premesse mediate, o immedia-
coniungendo cum extremis, quousque veniamus ad immedia- te; se immediate, [si risolve] come prima; se mediate, si pro-
ta. Ergo tandem deveniemus ad necessaria immediata, quae
61 Ossia alla loro origine relativamente "recente", in quanto anch'esse
61 Cf. HENRICUS GAND., SUl71l71a, a. 25, q. 3, in corpo (I f. 154H). sono state tratte dal nulla "in principio".
62 Cf. ibidem, (f. 154H-I). 62 Si tratta dei termini che compongono le verità di fede, che logica-
63 Cf. HENRICUS GAND., SUl71l71a, a. 13, q. 3, argo 2 (f. 91A). mente sono delle veritates cOl71plexae, ossia composte di soggetto e il pre-
64 Cf. ARISTOT., Anal. post., I, C. 3, [t. 6] (A C. 3, 72b 23-25). dicato.
42 43
PARS PRIMA PARTE PRIMA
intelligimus ex telminis, ex quibus sequuntur omnia necessa- cederà conoscendo il medio tra gli estremi e congiungendo[lo]
ria mediata; ergo illa mediata per immediata scire poterimus con gli estremi, fino a quando arriveremo alle [proposizioni]
naturaliter65 . immediatamente [evidenti]. Infine arriveremo alle [premesse]
necessarie immediatamente [evidenti], che conosciamo dai
telmini, dalle quali premesse seguono tutte le [conclusioni]
necessarie mediatamente [evidenti]. Dunque ciò che è mediato
potremo conoscerlo naturalmente per mezzo di ciò che è im-
mediato.
[44] Probatio minoris principalis, quia habens fidem et non ha- Prova della minore b dell' obiezione principale: coloro che [44]
bens contradicentes sibi invicem, non contradicunt de nomini- hanno fede e quelli che non ce l'hanno, quando si contraddico-
bus tantum sed de conceptibus, sicut patet cum philosophus et no a vicenda, la contraddizione non riguarda solo i nomi, ma
theologus contradicunt sibi invicem de ista 'Deus est trinus', anche i concetti, com' è evidente quando i filosofi ed i teologi
ubi non tantum idem nomen sed eundem conceptum unus ne- si contraddicono a vicenda sulla proposizione "Dio è Trino",
gat et alius affirmat; igitur omnem conceptum simplicem quem poiché non solo lo stesso nome, ma anche lo stesso concetto
habet ille habet iste66 • è negato da uno ed affelmato dall'altro. Perciò ogni concetto
semplice posseduto da quello è posseduto anche da questo.
[45] Responsio ad instantiam - Ad istud respondeo. De sub- Risposta all'obiezione - A questo rispondo: ci sono delle [45]
stantiis separatis sunt aliquae veritates immediatae. Accipio verità immediate che riguardano le sostanze separate. Prendo
tunc aliquam veritatem talem primam et ilmnediatam, et sit a. allora una qualche verità di questo tipo, prima e immediata, e
In illa includuntur multae veritates mediatae, puta omnes quae la chiamo a. In quella sono incluse molte verità mediate, per
enuntiant particulariter communia ad praedicatum de com- esempio tutte quelle verità che enunziano in modo particola-
munibus ad subiectum; dicantur b, c. Ista vera mediata non re gli aspetti comuni del predicato, attribuendoli agli aspetti
habent evidentiam nisi ex aliquo immediato. Igitur non sunt comuni del soggetto. Si dicano b e C. Queste verità mediate
natae sciri nisi ex isto immediato intellecto. Si igitur aliquis non hanno evidenza se non da qualcosa di immediato. Dunque,
intellectus possit intelligere terminos b et componere eos ad non sono naturalmente adatte ad esser conosciute, se prima
invicem, non autem possit intelligere tenninos a nec per con- non fosse conosciuto qualcosa in modo immediato. Se, infatti,
sequens ipsum a, b erit intellectui suo propositio neutra, quia qualche intelletto potesse conoscere i termini di b63 e li potesse
nec nota ex se nec ex immediata, quia illa, per positum, non anche comporre a vicenda, ma non potesse conoscere i termini
est nota. Ha est de nobis, quia conceptus quosdam communes di a64, e per conseguenza nemmeno la stessa [proposizione] a,
65 Cf. HENRICUS GAND., Quodl., VIII, q. 14, in corpo (f. 325K). 63 Ossia, il soggetto e il predicato delle verità mediatamente evidenti.
66 Cf. idem, Summa, a. 13, q. 3, ad 3 (I f. 92L). 64 Ossia, i termini di una proposizione immediatamente evidente.
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habemus de substantiis materialibus et immaterialibus, et illos b sarà per il suo intelletto una proposizione priva di evidenza
possumus ad invicem componere; sed istae complexiones non [neutra], perché non nota per se stessa né da verità immediata,
habent evidentiam nisi ex veris immediatis quae sunt de illis perché questa, per quanto è stato detto, non è nota. Così avvie-
quiditatibus sub ratione earum propria et speciali, sub qua ra- ne in noi, perché abbiamo certi concetti comuni delle sostanze
tione non concipimus illas quiditates, et ideo nec scimus illas materiali ed immateriali e li possiamo comporre a vicenda; ma
veritates generales de conceptibus generalibus. queste composizioni non hanno evidenza se non dalle verità
immediate che riguardano quelle essenze [quiditatibus] cono-
sciute sotto la loro ragione propria e speciale, e sotto questa
ragione non sono conosciute quelle essenze65 , e perciò non co-
nosciamo quelle verità comuni che riguardano quei concetti
comuni.
[46] Exemplum: si impossibile esset alicui concipere triangulum Esempio: se a qualcuno fosse impossibile concepire un [46]
sub propria ratione, posset tamen abstrahere a quadrangulo ra- triangolo sotto la propria ragione, potrebbe tuttavia astrarre
tionem figurae et eam concipere, impossibile esset etiam sibi dal quadrato la ragione della figura e concepirla [così]; gli sa-
concipere primitatem ut est propria passio trianguli, quia sic rebbe invece impossibile concepire il primato [del triangolo]
non concipitur nisi ut abstrahitur a triangulo; posset tamen pri- in quanto è la peculiarità [passio] propria del triangolo, perché
mitatem abstrahere ab aliis primitatibus, puta in numeris. Iste non è così conosciuta se non quando è astratta dal triangolo.
intellectus licet posset formare compositionem hanc 'aliqua fi- Potrebbe, tuttavia, astrarre il primato da altri primati, per esem-
gura est prima', quia tenninos eius potest apprehendere, tamen pio nei numeri. Questo intelletto, benché possa formare questa
illa compositio formata erit sibi neutra, quia ista est mediata, composizione «qualche figura è prima», perché può appren-
inclusa in ista immediata 'triangulus est sic primus'; et quia dere i termini di cui è composta, tuttavia tale composizione
hanc immediatam non potest intelligere, quia nec terminos formata sarà indifferente 66 [neutra] per quell' intelletto, poiché
eius, ideo non potest mediatam scire, quae ex hac immediata [la sua evidenza] è mediata, [essendo] inclusa nella seguente
tantum habet evidentiam. proposizione immediata: «il triangolo è primo». E poiché [nel
caso del nostro esempio, l'intelletto] non può conoscere questa
[proposizione] immediata, in quanto non può conoscere i ter-
mini di cui è composta, di conseguenza non può conoscere [la
proposizione] mediata, la quale trae la propria evidenza solo
dalla proposizione immediata.
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[47] Per hoc ad argumentum67 : nego maiorem; ad probationem Per questo, riguardo all' argoment0 67 , nego la maggiore". [47]
dico quod illa necessaria sunt mediata. - Et cum dicis 'igitur Alla prova [della stessa maggiore] rispondo che quelle [verità]
possumus concipere medium inter extrema', nego consequen- necessarie sono mediate 68 • E quando dici «dunque possiamo
tiam, quia medium inter extrema quandoque est essentialiter conoscere il medio tra gli estremi», nego la conseguenza, per-
ordinatum, puta quod quid est alterius extremi 68 vel passio prior ché il medio tra gli estremi [solo] qualche volta è ordinato es-
respectu passionis posterioris; et tale est medium ad universali- senzialmente, per esempio quando esso appartiene all'essenza
ter concludendum extremum de extremo. Concedo igitur quod di uno dei due estremi 69 , o come quando esso è la passione an-
quicumque potest intelligere extrema, potest intelligere tale teriore rispetto alla passione posteriore; in questo caso il medio
medium inter extrema, quia intellectus eius includitur in altero è capace di concludere universalmente un estremo dall'[altro]
extremo vel est idem alteri. Si autem medium sit particulare, estremo. Concedo, dunque, che chiunque può conoscere gli
contentum sub altero extremo et non essentialiter inter extre- estremi, può conoscere tale medio tra gli estremi, perché il suo
ma, tunc non oportet quod potens concipere extrema generalia, significato è incluso oppure è identico all'altro estrem0 70 • Se
possit concipere medium particulare ad illa extrema. Ha est hic. invece il medio fosse particolare, contenuto in uno degli estre-
Nam quiditas sub ratione propria et particulari habens passio- mi, ma non [in relazione] essenziale agli estremFl, allora non
nem aliquam immediate sibi inhaerentem, est medium inferius conviene ammettere che, potendo conoscere gli estremi uni-
ad conceptum COlmnunem de quo dicitur illa passio in com- versali [generalia], si possa conoscere il medio paliicolare [in
muni concepta; et ideo non est medium universaIiter inferens relazione] a quegli estremi. Così è anche nel nostro caso. In-
passionem de communi, sed tantum particulariter. Hoc patet in fatti, l'essenza [quiditas] [considerata] sotto la ragione propria
exemplo illo, quia non oportet quod potens concipere figuram e pmiicolare avente una qualche passione72 immediatamente
in communi et primitatem in communi, possit concipere trian-
gulum in pmiiculari, quia triangulus est medium, contentum
67 Cf. sopra, n. 42.
sub figura; medium, inquam, ad concludendum primitatem de 68 Ossia, mediatamente evidenti.
figura pmiiculariter. 69 Cf. sopra, n. 43.
qualche figura geometrica è prima, non segue, dagli stessi termini, che il
triangolo è la figura geometrica prima. Infatti, dai termini è evidente che
67Cf. ibidem, a. 13, q. 3, ad 2 (I f. 92H). figura geometrica prima è contenuta nell'estensione di figura geometrica,
68Cf. ARlSTaT., Anal. post., II, c. 9 [t. lO] (B. c. lO, 94a 11-14); c. 16 [t. ma non è evidente che rientra nell'essenza di triangolo.
25](c.17,99a3-4);c. 17 [t. 25](c. 17, 99a2l-22). 72 Ossia carattere essenziale, formalmente distinto dall'essenza.
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nerale e speciale 77, così si dica, secondo l'altra via [di Emico],
del concetto perfetto e imperfetto.
[49] Quarta ratio principalis - Quarto sic arguitur: ordinatum Quarta ragione principale - In quarto luogo si argomenta [49]
ad aliquem finem ad quem est indispositum, necesse est pau- così: ciò che è ordinato a qualche fine verso il quale è indispo-
lative promoveri ad dispositionem illius finis; homo ordinatur sto, è necessario che, poco per volta, sia aiutato a disporsi ver-
ad finem supernaturalem, ad quem ex se est indispositus; igitur so quel fine; l'uomo è ordinato al fine soprannaturale, verso il
indiget paulative disponi ad habendum illum finem. Hoc fit quale è, da se stesso, indisposto; dunque egli necessita d'esser
per cognitionem aliquam supernaturalem imperfectam, qualis disposto, un po' alla volta [paulatim], a conseguire quel fine.
ponitur necessaria; igitur etc 71. Ciò avviene per mezzo di una certa conoscenza soprannaturale
imperfetta, che si considera necessaria; dunque ...
[50] Si autem instetur quod agens perfectum potest statim re- Se invece si affermasse che l'agente perfetto può subito ri- [50]
movere imperfectionem et statim agere, respondeo: quod si muovere l'imperfezione e subito agire, rispondo: anche se ciò
posset de potentia absoluta, tamen perfectius est communicare si potesse realizzare per potenza assoluta, tuttavia è più perfet-
creaturae activitatem respectu suae perfectionis consequendae to comunicare alla creatura l'attività rispetto alla perfezione
quam non communicare; potest autem homo habere aliquam da conseguire che non comunicare [la stessa attività]. D'altra
activitatem respectu suae perfectionis finalis; igitur perfectius parte, l'uomo può avere una certa attività rispetto alla sua per-
est quod hoc sibi communicetur. Quod non potest sine aliqua fezione finale, dunque è più perfetto che ciò 78 sia a lui comu-
cognitione imperfecta praecedente illam cognitionem per- nicato. Tutto ciò non può avvenire senza qualche conoscenza
fectam ad quam finaliter ordinatur. imperfetta precedente rispetto a quella conoscenza perfetta alla
quale è finalizzata.
[51] Quinta ratio principalis - Quinto arguitur sic: omne agens Quinta ragione principale - Argomento nel seguente [51]
utens instrumento in agendo, non potest per illud instrumen- modo: tutti gli agenti che usano uno strumento nel loro agire,
tum in actionem aliquam quae excedit naturam illius instru- non possono compiere, per mezzo di quello strumento, alcuna
menti; lumen autem intellectus agentis est instrumentum quo azione che ecceda la natura di quello strumento. La luce del-
anima utitur mmc in intelligendo naturaliter; igitur non potest l'intelletto agente è lo strumento di cui l'anima si serve, ora,
per illud lumen in aliquam actionem quae excedat illud lumen. per conoscere in modo naturale; dunque non può compiere al-
Sed illud de se est limitatum ad cognitionem habitam per viam cuna azione, per mezzo di quel lume, che ecceda la natura di
sensitivam et viam sensuum; igitur anima non potest in cogni- quel lume. Ma quel lume per se stesso è limitato alla conoscen-
tionem aliquam quae non potest haberi per viam sensus. Sed za che avviene attraverso la via sensitiva e la via dei sensF9;
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multorum aliorum cognitio est necessaria pro statu isto; ergo dunque l'anima non può pervenire ad alcuna conoscenza che
etc72 • non possa ottenersi attraverso la via dei sensi. Ma nel presente
stato è necessaria la conoscenza di molte altre cose; dunque [è
necessaria una rivelazione soprannaturale].
[52] Haec ratio videtur concludere contra eum qui fecit eam. Questa ragione sembra concludere contro colui che l'ha [52]
Secundum enim deductionem istam lux increata non poterit fOlIDulata. Infatti, secondo questa deduzione, la luce increata
uti intellectu agente ut instrumento ad cognitionem alicuius non potrà servirsi dell'intelletto agente come strumento per la
sincerae veritatis, quia talis secundum eum non potest haberi conoscenza di qualche verità semplice in quanto, secondo lui,
via sensuum, sine speciali illustratione. Et ita sequitur quod [la conoscenza, in questo caso,] non potrebbe avvenire attra-
in cognitione sincerae veritatis lumen intellectus agentis nullo verso la via dei sensi, senza una speciale illuminazione. E così
modo habeat aliquam actionem; quod videtur inconveniens, seguirebbe che nella conoscenza della semplice verità la luce
quia ista actio est perfectior omni intellectione: et per conse- dell'intelletto agente non avrebbe alcuna attività [actionem];
quens illud quod est perfectius in anima in quantum intellecti- cosa che sembra sconveniente, perché tale attività [dell'intel-
va, debet concurrere aliquo modo ad illam actionem. letto agente] è più perfetta [rispetto alle altre attività proprie]
di ogni conoscenza intellettiva. Di conseguenza, ciò che è più
perfetto nell'anima in quanto intellettiva, deve conCOlTere in
qualche modo a quella attività [conoscitiva]80.
[53] Ad rationern quartarn et quintam - Istae duae ultimae Osservazioni circa la quarta e quinta ragione - Queste [53]
rationes non videntur quam plurimum efficaces. Prima enim due ultime ragioni 81 non sembrano molto efficaci. Infatti, la
esset efficax si esset probatum quod homo ordinatur finaliter prima sarebbe efficace se fosse provato che l'uomo è finaliz-
ad cognitionem supernaturalem (cuius probatio est pertinens zato alla conoscenza soprannaturale (la cui prova concerne le
ad quaestiones de beatitudine?3), et si cum hoc ostenderetur co- questioni sulla beatitudine), e se, inoltre, si mettesse in evi-
gnitionem naturalem non sufficienter disponere pro statu isto denza che la conoscenza naturale, nel presente stato, non è
ad cognitionem supernaturalem consequendam. Secunda ratio sufficiente per conseguire la conoscenza soprannaturale. La
duo petit, scilicet aliquorum cognitionem esse necessariam seconda ragione 82 esige due [condizioni]: che sia necessaria la
quae non possunt cognosci per viam sensuum, et quod lumen conoscenza di qualche cosa che non può esser conosciuta per
intellectus agentis est ad talia cognoscibilia limitatum. la via dei sensi, e che il lume dell'intelletto agente sia limitato
alla conoscenza delle cose sensibili.
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[54] Tres primae rationes probabiliores apparent. Le prime tre ragioni 83 sembrano più probabili. [54]
Quod autem nulla talis cognitio sit necessaria ad salutem, liMa contro di queste ragioni si può così argomentarel1 84 •
prob0 74 : pone, aliquis est non baptizatus: cum sit adultus, Provo che tale conoscenza [soprannaturale] non sia neces-
non habeat aliquem docentem, habet bonos motus quales po- saria alla salvezza.
test habere, conformes rationi rectae naturali, et cavet illa Pensa, ad esempio, a qualcuno non battezzato, adulto senza
quae ratio naturalis ostendit sibi esse mala. Licet Deus de alcun maestro, che si comporti bene in modo conforme alla
lege communi talem visitaret, docendo per hominem vel per retta ragione naturale, ed eviti quelle cose che la ragione na-
angelum - sicut Cornelium visitavit (Act lO, 1-48) - tamen turale gli presenta come cattive. Benché Dio, ordinariamente,
pone quod non docetur ab aliquo, ille salvabitur. Similiter visiti tali persone, insegnando loro o tramite un uomo o tramite
licet postea doceatur, tamen prius est iustus, et ita dignus vita un angelo come visitò Cornelio -, ammettiamo che non ab-
aeterna, quia per bona velle praecedentia doctrinam mere- bia ricevuto da nessuno alcun insegnamento, egli sarà salvato.
tur gratiam qua est iustus 75 ; et tamen non habet theologiam, Similmente, anche ammettendo che in seguito riceva l'istm-
etiam quantum ad prima credibilia, sed tantum cognitionem zione, tuttavia egli è giusto anche prima, e così è degno della
naturalem. Ergo nihil theologiae est simpliciter necessarium vita eterna, perché a motivo della buona volontà precedente la
ad salutem. dottrina, merita la grazia della giustificazione; e tuttavia egli
non conosce la teologia, nemmeno le prime nozioni, ma co-
nosce solo le verità naturali. Dunque, nulla della teologia è
semplicemente necessario alla salvezza.
[55] Posset dici quod ille per bona velle ex genere meretur de Si potrebbe dire che quella persona, a motivo della buona [55]
congmo iustificari ab originali, et Deus non subtrahit liberali- volontà, considerata per se stessa, ha meritato de congruo 85
tatis suae munus 76: ergo dat primam gratiam sine sacramento, d'esser giustificata dal peccato originale, e Dio non gli nega il
quia non est alligatus sacramentis; gratia non datur sine habitu dono della Sua liberalità; dunque Egli dà la prima grazia sen-
fidei 77 ; itaque habet habitum theologiae, licet non possit in ac- za il sacramento, perché Egli non è vincolato dai sacramenti;
tum, sicut nec baptizatus nisi instmatur. Et licet non sit contra- la grazia non è data senza l'abito della fede, pertanto [quella
dictio gratiam dari sine fide 78 , cum sint habitus distincti, et in persona] ha l'abito della teologia, benché non la possa avere
in atto, così che non potrebbe esser battezzato se non fosse
[prima] istmito. E benché non sia una contraddizione che la
74 Sequitur adnotatio Duns Scoti: pone, aliquis non baptizatus etc. grazia sia data senza la fede, in quanto sono due abiti distinti
75 Cf. HENRICUS GAND., Quodl., V, q. 20, in corpo (f. 195V-196Y. 196Y. di facoltà diverse, tuttavia, come nel battesimo grazia e fede
196B-197B).
76 Cf. ibidem. 83 Cf. sopra, nn. 13. 17.40.
77 Cf. ibidem, q. 21, argo in app. et in corpo (f. 197C. 198H). 84 Testo cancellato da Scoto.
78 Cf. HENRICUS GAND., Quodl., V, q. 21, in corpo (f. 198H). 85 Ossia, per merito di convenienza e non di giustizia.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
aliis potentiis 79 , tamen sicut in baptismo ponitur simultas in in- sono date simultaneamente86 nell'infusione, così per lo stes-
fusione, ita propter idem potest poni simultas in casu isto. Non so motivo si può ammettere tale simultaneità 87 in questo caso.
enim minus gratiosus est Deus illi quem propter meritum de Dio, infatti, non è meno generoso verso colui che Egli giustifi-
congruo iustificat sine sacramento quam illi quem sine omni ca per merito di convenienza senza sacramento [de congruo],
merito proprio iustificat in susceptione sacramenti. !taque pos- rispetto a quello che senza alcun suo merito Egli giustifica me-
sibile est Deo de potentia absoluta quemlibet salvare, et etiam diante la ricezione del sacramento. Pertanto, è possibile a Dio,
facere quod mereatur gloriam sine fide infusa si sine illa det per potenza assoluta, salvare chicchessia, ed anche fare sì che
gratiam qua habens bene utatur quantum ad velle quod potest questi meriti la gloria senza la fede infusa, se Dio, senza la
habere secundum naturalem rationem et fidem acquisitam, vel fede, desse la grazia, per mezzo della quale [costui] sarebbe
sine omni acquisita si doctor desit, licet de potentia ordina- in grado di usare bene di quella volontà che è possibile impie-
ta non detur sine fidei habitu praecedente, quia sine illa non gare secondo la ragione naturale e secondo la fede acquisita,
ponitur gratia infundi 80 ; non propter indigentiam, quasi gratia o senza alcunché di acquisito, se mancasse il maestro, benché
sine illa non sufficeret, sed propter liberalitatem divinam quae per potenza ordinata non si dia [la grazia] senza il precedente
totum reformat; minus etiam perfecte esset homo dispositus abito della fede, perché non si ammette che la grazia sia infusa,
quantum ad assensum verorum quorumdam sine fide infusa. ordinariamente, senza la fede. Questo, non a motivo dell 'indi-
genza [della grazia], quasi che la grazia senza la fede non fosse
sufficiente, ma per la liberalità divina che tutto migliora; inol-
tre, l'uomo sarebbe meno perfettamente disposto ad assentire
a celie verità, nel caso in cui fosse privo della fede infusa.
[56] Et sicut hic, ita dico proportionaliter de habitu theologiae, Similmente dico, in modo proporzionale [rispetto al caso [56]
qui perfechls exsistens includit fidem infusam et acquisitam ar- precedente], dell' abito della teologia, il quale include, nella
ticulorum et aliorum revelatorum a Deo in Scriptura, ita quod sua perfezione, la fede infusa e quella acquisita degli articoli di
non est tantum haec infusa fides nec tantum illa acquisita sed fede e delle altre verità rivelate da Dio nella Scrittura; così dico
simul ambae. Est ergo necessaria theologia, venUTI est loquen- anche che [la teologia] non è tanto questa fede infusa, né tanto
do de potentia ordinata et loquendo de principaliori habitu sive quella acquisita, ma entrambe nello stesso tempo. La teologia
priori peliinente ad theologiam, qui scilicet est fides infusa, et è dunque necessaria, parlando di potenza ordinata e parlando
hoc generaliter, quantum ad omnes; non sic quantum ad secun- dell' abito più importante, o di ciò che compete principalmente
dum habitum quem includit, qui est fides acquisita, sed forte alla teologia, che è la fede infusa, e questo in modo generale,
de necessitate ordinata est necessaria in adulto potente habere che riguarda tutti. Non così quanto al secondo abito che [la
79 Cf. ibidem, argo in app., et in carp. (f. 197C. 198G-H). 86 Oppure: «è deposta l'inimicizia».
80 Cf. HENRICUS GAND., Quodl., V, q. 21, in carp. (f. 198H). 87 Come sopra.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
doctorem et eum intelligere, et hoc quantum ad aliquorum ge- teologia] include, ossia la fede acquisita, perché forse questa
neralium fidem acquisitam. è necessaria, per potenza ordinata, nell' adulto che può avere e
comprendere un maestro, e questo vale per la fede acquisita in
qualche verità generale.
[57] Ad quaestionem igitur respondeo, primo distinguendo quo- Alla questione, dunque, rispondo distinguendo, anzitutto, in [57]
modo aliquid dicatur supematurale. Potentia enim receptiva che senso qualcosa viene detta soprannaturale. Ebbene, si pa-
comparatur ad actum quem recipit, vel ad agentem a quo re- ragoni la facoltà recettiva all'atto che essa riceve, o all'agente
cipit. Primo modo ipsa est potentia naturalis, vel violenta, ve 1 da cui riceve [l'atto]. Nel primo modo la facoltà è naturale,
neutra. Naturalis dicitur si naturaliter inclinetur, violenta si sit violenta o indifferente [neutra]. Si dice naturale se è inclinata
contra naturalem inclinationem passi, neutra si neque incline- naturalmente, violenta se fosse contro la naturale inclinazione
tur naturaliter ad illam formam quam recipit neque ad oppo- del soggetto passivo, neutra se non fosse inclinata naturalmen-
sitam81 . In hac autem comparatione nulla est supematuralitas. te a quella forma che essa riceve, né [ad una perfezione] oppo-
Sed comparando receptivum ad agens a quo recipit formam, sta [a quella stessa forma]. Nel rapporto tra la potenza recettiva
tunc est naturalitas quando receptivum comparatur ad tale e l'atto ricevuto non vi è alcuna soprannaturalità. Ma compa-
agens quod natum est naturaliter imprimere talem formam in rando il soggetto recettivo con l'agente da cui riceve la forma,
tali passo, supematuralitas autem quando comparatur ad agens allora vi è naturalità quando il soggetto recettivo è comparato
quod non est naturaliter impressivum illius fonnae in illud pas- all'agente che è ordinato per natura [natum] ad imprimere tale
sum. forma in tale soggetto recettivo; vi è soprannaturalità quando
lo stesso soggetto recettivo è comparato a un agente che non è
naturalmente ordinato ad imprimere [naturaliter impressivum]
quella forma in quel soggetto recettiv0 88 .
[58] Antequam haec distinctio ad propositum applicetur, contra Prima di applicare questa distinzione alla nostra questione [58]
istud arguitur multipliciter: tam quod distinctio 'naturalis' et specifica [ad propositum] , si argomenta variamente contro di
'violenti' sumatur ex comparatione passi ad agens et non tan- essa, sia che la distinzione della [facoltà] naturale e violenta sia
tum ex comparatione eius ad f011l1am, quam quod distinctio presa dalla comparazione del soggetto recettivo con l'agente89 ,
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
'naturalis' et 'supernaturalis' sumatur ex comparatione passi e non solo con la forma [impressa nel soggetto recettivo], sia
ad fonnam et non tantum ex respectu eius ad agens 82 • Quae che la distinzione del naturale e del soprannaturale si prenda
argumenta non ponuntur hic 83 • dalla comparazione del soggetto recettivo con la forma 90 e non
solo con l'agente. Ma questi argomenti non si trovano qui.
[59] Sed solutio rationabilis apparet, quia illud est per se cau- Tuttavia, la soluzione appare ragionevole perché è causa [59]
sa alicuius, quo posito, circumscripto ve 1 variato quocumque per sé di qualcosa ciò da cui, una volta posto, - circoscritto o
alio, sequitur effectus 84 . Nunc autem licet forma contra quam variato qualsiasi altro fattore -, deriva l'effetto. Ora, invece,
inclinatur receptivum non inducatur nisi per agens violentans benché la forma contro la quale è inclinato il soggetto recettivo
passum, nec agens supernaturale agat supernaturaliter nisi in- non sia indotta se non per mezzo di un agente che usa violenza
ducendo fonnam, tamen per se ratio 'violenti' est ex habitu- verso il soggetto recettivo, né l'agente soprannaturale agisca
dine passi ad formam 85 , et per se ratio 'supernaturalis' est ex in modo soprannaturale se non inducendo la fonna, tuttavia,
habitudine passi ad agens. Probatur, quia passo et forma ma- per sé, la ragione [dell' azione] violenta viene dall'abitudine
nentibus in sua ratione (puta quod forma sit receptibilis, contra del soggetto recettivo alla forma, e per sé la ragione [dell'agi-
tamen inclinationem passi), quomodocumque varietur agens, re] soprannaturale viene dall'abitudine del soggetto recettivo
passum violenter recipit; similiter, passo et agente sic se ha- verso l'agente. Si prova perché, se il soggetto recettivo e la
bentibus quod solum agens non naturaliter activum transmutet forma pelmangono nella loro ragione propria (ammetti che la
passum (solum, inquam, ita quod agens naturale non dispo- forma sia ricevibile, benché contro l'inclinazione del soggetto
nat), quamcumque formam inducet erit supernaturalis respectu ricettivo), in qualsiasi modo sia variato l'agente, il soggetto re-
passi. Hoc sic probatur secundo quia non tantum in 'induci' cettivo riceve sempre in modo violento. Similmente, quando il
sed in 'permanere': aliqua forma violenter pennanet in passo soggetto recettivo e l'agente si rapportano tra loro in modo che
sine actione extrinseca licet non diu, aliqua naturaliter et diu; l'agente solo per attività non naturale muta il soggetto recetti-
aliqua manet naturalis, aliqua supernaturalis, propter agens vo (solo, dico, nel senso che l'agente naturale non disponga [il
tantum, ita quod circumscribendo agens a quo fit non posset soggetto recettivo alla ricezione della forma]91), qualsiasi for-
dici supernaturalis; posset autem dici naturalis, quia perficit ma induca, sarà soprannaturale rispetto al soggetto recettivo.
naturaliter, comparando formam ad receptivum tantum 86 • Ciò si prova secondariamente perché [si tratta] non solo
di esser indotta, ma anche della permanenza: qualche forma
violentemente [ricevuta] permane nel soggetto recettivo sen-
82 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. lO, q. 3, ad 1 (I f. 76C-D). za alcuna azione estrinseca, benché non a lungo, qualche altra
83 Sono affi'ontati in DUNS SCOTUS, Ordinatio, IV, d. 43, q. 4, n. [4-5]. permane naturalmente e a lungo; qualche forma che rimane
84 Circa la causa per sé e per accidens cf. ARlSTOT., Physic., Il, t. 32-33
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
agente.
93 Ossia, dei semplici concetti appresi per astrazione dalle cose che si
87 ARISTOT., De an., III, t. 2-3 (f c. 4, 429a 13-18); t. 18 (c. 5, 430a 14- percepiscono con i sensi.
17); t. 30 (c. 7, 431 a 14-17); t. 39 (c. 8, 432a 8-10). 94 Cf. n. 42.
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PARS PRIMA
PARTE PRIMA
[62] De complexis autem veritatibus secus est, quia, sicut osten- Per quanto riguarda le verità complesse 95 , invece, le cose [62]
sum est per tres primas rationes contra primam opinionem stanno diversamente, perché, come è stato messo in eviden-
adductas, posita tota actione intellectus agentis et phantasma- za nelle prime tre ragioni addotte contro la prima opinione 96 ,
tum, multae complexiones remanebunt nobis ignotae et nobis ammessa tutta l'azione dell'intelletto agente e dei fantasmi,
neutrae quamm cognitio est nobis necessaria. Istarum igitur rimarranno a noi ignote ed indifferenti molte [verità] com-
notitiam necesse est nobis supernaturaliter tradi, quia nullus plesse [complexiones], la cui conoscenza, [però], è necessaria
eamm notitiam potuit naturaliter invenire et eam aliis docendo per noi [in vista del conseguimento del nostro fine ultimo].
tradere, quia sicut uni ita et cuilibet ex naturalibus erant neu- È necessario, dunque, che la conoscenza di queste verità ci
trae 88 • Utmm autem post primam doctrinae de talibus tradi- sia comunicata in modo soprannaturale, perché nessuno può
tionem possit alius ex naturalibus assentire doctrinae traditae, giungere in modo naturale alla conoscenza di queste verità, né
de hoc in III libro distinctione 23 89 • Haec autem prima traditio la si può comunicare agli altri tramite l'insegnamento, perché
talis doctrinae dicitur revelatio, quae ideo est supernaturalis, [tali verità soprannaturali] erano indifferenti per l'uno e per gli
quia est ab agente quod non est naturaliter motivum intellectus altri, dal punto di vista delle facoltà naturali. Se invece si possa
pro statu isto. assentire, con le sole forze naturali, alla dottrina che riguarda
tali verità, dopo che sia stata trasmessa la prima volta, si parle-
rà nel libro III, d. 23, deIl 'Opus Oxon. 97. D'altra parte, la prima
comunicazione di tale dottrina si dice rivelazione, la quale è
perciò soprannaturale, perché proviene da un agente che non è
naturalmente ordinato a muovere l'intelletto, nel presente sta-
to.
[63] Aliter etiam posset dici actio vel notitia supernaturalis quia Diversamente, si potrebbe anche dire soprannaturale [quel [63]
est ab agente supplente vicem obiecti supernaturalis. Nam tipo] di azione o di conoscenza che deriva da una causa sup-
obiechlm natum causare notitiam huius 'Deus est trinus', et plente, che agisce al posto dell' oggetto soprmmaturale. Infatti
similium, est essentia divina sub propria ratione cognita; ipsa l'oggetto propriamente adatto [natum] per causare la conoscen-
sub tali ratione cognoscibilis est obiectum supernaturale90 • za di questa [verità]: «Dio è Trino», e simili, è l'essenza divina
Quodcumque ergo agens causat notitiam aliquam veritatum conosciuta sotto la sua ragione propria; la stessa [essenza divi-
quae per tale obiectum sic cognitum natae essent esse eviden- na] conoscibile sotto tale ragione [propria] è oggetto sopranna-
tes, illud agens in hoc supplet vicem illius obiecti. Quod si turale. Dunque, qualsiasi agente che causa qualche conoscenza
ipsum agens causaret perfectam notitiam illamm veritatum di verità che, per mezzo di tale oggetto conosciuto sotto la sua
88 Cf. HENRICUS GAND., SlIl11l11a, a. 13, q. 3, in corpo (I f. 9lB-92F). 95 Ossia, le verità delle proposizioni.
89 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, III, SlIPPI., d. 23, q. un., n. [4-5]. 96 Cf. sopra, nn. 13-18. 40-41.
90 Cf. ibidem, I, d. 3, pars l, q. 2, n. [16]. 97 Cf. sopra, nn. 4-5.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
qualem obiectum in se cognitum causaret, tunc perfecte sup- ragione propria, fossero evidenti per natura [natae esset esse
pleret vicem obiecti; pro quanto imperfecta notitia quam facit, evidentes] , quella causa agente, in questo caso, supplisce in
virtualiter continetur in illa perfecta cuius obiectum in se co- ciò al posto di quell'oggetto. Se lo stesso agente causasse la
gnitum esset causa. conoscenza perfetta di quelle verità, così come le causerebbe
l'oggetto conosciuto in se stesso, allora supplirebbe perfetta-
mente al posto dell' oggetto. In proporzione a quanto imperfet-
ta è la conoscenza prodotta, [questa] è virtualmente contenuta
in quella perfetta, di cui sarebbe causa l'oggetto conosciuto in
se stesso.
[64] Ha est in proposito. Nam revelans hanc 'Deus est trinus' Così è nell'assunto della questione [ad propositum]. Infat- [64]
causat in mente aliquam notitiam huius veritatis, licet obscu- ti, colui che rivela la verità «Dio è Trino», causa nella mente
ram, quia de obiecto sub ratione propria non cognito, quod qualche conoscenza di quella verità, benché oscura, perché ri-
obiectum si esset sic cognitum, natum esset causare perfectam guarda un oggetto non conosciuto nella sua ragione propria; se,
et claram notitiam illius veritatis. Pro quanto ergo est haec invece, l'oggetto fosse conosciuto nella sua ragione propria,
notitia obscura et in illa clara includitur eminenter, sicut im- sarebbe capace per sua natura di causare la perfetta e chia-
perfectum in perfecto, pro tanto revelans hanc obscuram, vel ra conoscenza di quella verità. Nella misura in cui, dunque,
causans, supplet vicem obiecti, illius clarae notitiae causativi, questa conoscenza è oscura ed è inclusa, in modo eminente,
praecipue cum non possit notitiam alicuius veritatis causare nella conoscenza chiara, come l'imperfetto nel perfetto, così
nisi ut supplens vicem alicuius obiecti; nec veritatum talium colui che rivela tale conoscenza oscura, o la produce, supplisce
de isto obiecto notitiam causare possit ut supplet vicem obiec- al posto dell' oggetto che è causa di quella conoscenza chiara,
ti alicuius inferioris naturaliter motivi intellectus nostri, quia principalmente perché non potrebbe causare la conoscenza di
nullum tale virtualiter includit aliquam notitiam veritatum alcuna verità [soprannaturale] se non come supplente al posto
illarum, nec claram etiam nec obscuram; igitur oportet quod di qualche oggetto [soprannaturale]; nemmeno potrebbe cau-
in causando etiam illam obscuram suppleat aliqualiter vicem sare la conoscenza di tali verità di questo oggetto [sopranna-
obiecti supernaturalis. turale], nel modo in cui supplisce al posto di qualche oggetto
inferiore naturalmente capace di muovere [motivi] il nostro
intelletto, perché nessun oggetto siffatto include virtualmente
alcuna conoscenza di quelle verità [soprannaturali], né chiara,
né oscura; perciò risulta conveniente che, nell'attività causale,
anche la conoscenza oscura supplisca, in qualche modo, al po-
sto dell' oggetto soprannaturale.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
[65] Differentia istorum duorum modorum ponendi supernatura- La differenza tra questi due modi 98 di intendere la sopran- [65]
litatem notitiae revelatae patet, separando unum ab alio. Puta, naturalità della conoscenza rivelata è evidente, se si separano
si agens supernaturale causaret notitiam obiecti naturalis, ut si l'uno dall'altro. Per esempio, se l'agente soprannaturale cau-
infunderet geometriam alicui, ista esset supernaturalis primo sasse la conoscenza di un oggetto naturale, come potrebbe es-
modo, non secundo (hoc est utroque modo, quia secundus in- sere l'infusione in qualcuno della conoscenza della geometria,
fert primum licet non e converso). Ubi autem est primus tan- questa conoscenza sarebbe soprannaturale nel primo mod0 99 ,
tum, ibi non est necesse quod sit supernaturalis quin naturaliter non nel secondo lOo (in quest'ultimo caso si avrebbero entrambi
possit haberi; ubi est secundus modus, necessitas est ut super- i modi, perché il secondo modo implica il primo, ma non vi-
naturaliter habeatur, quia naturaliter haberi non potest91 • ceversa). Dove vi sia solo il primo modo, non è necessario che
la conoscenza soprannaturale sia tale da non potersi avere in
modo naturale; dove vi sia il secondo modo, è necessario che
la conoscenza si abbia in modo soprannaturale, perché non si
può avere in modo naturale.
dalla comparazione del soggetto recettivo con la forma» (n. 58); «Si po-
trebbe anche dire soprannaturale [quel tipo] di azione o di conoscenza che
deriva da una causa supplente, che agisce al posto dell'oggetto sopranna-
turale» (n. 63). Il "secondo modo" è la conoscenza della verità sopranna-
turale, ossia che «riguarda un oggetto non conosciuto [né conoscibile ora]
nella sua ragione propria» (n. 64), come lo sono tutte le proposizioni (dette
anche verità complesse) rivelate che riguardano la Santissima Trinità (cf.
91 Cf. HENRICUS GAND., SU111111a, a. 13, q. 3, ad 2 (l f. 92H). sopra, n. 62).
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
III. - CIRCA TRES RATIONES PRINCIPALES III. - OSSERVAZIONI SULLE TRE RAGIONI PRINCIPALI
CONTRA PIITLOSOPHOS CONTRO I FILOSOFI
[66] Tres rationes quibus innititur ista solutio confirmantur per Le tre ragioni per le quali si sostiene questa soluzione si [66]
auctoritates. Prima per auctoritatem Augustini XVIII De civi- confermano con argomenti di autorità. La prima lol con l'au-
tate 92 cap. Il: «Phi10sophi, nescientes ad quem finem essent torità di sant'Agostino nel libro XVIII, cap. Il, de La città di
ista referenda, inter falsa quae locuti sunt verum videre potue- Dio: <<I filosofi, che ignoravano a quale fine dovessero riferirsi
runt»93 etc. quelle cose, tra le cose false che avevano detto, poterono vede-
re la verità».
[67] Secunda confirmatur per Augustinum XI De civitate94 cap. La seconda 102 si conferma con l'autorità di sant'Agostino [67]
2: «Quid prodest nosse quo eundum sit, si ignoratur via qua nel libro XI, cap. 2, de La città di Dio: «A che giova conoscere
eundum sit?» In hoc elTabant philosophi, qui etsi aliqua vera dove si debba andare, se si ignora per quale via si debba cam-
de virtutibus tradiderunt, tamen falsa miscuerunt, secundum minare?». In ciò sbagliavano i filosofi perché, circa le virtù,
auctoritatem praecedentem Augustini 95 , et patet ex eorum li- insegnarono qualcosa di vero mescolato con qualcosa di falso,
bris. Improbat enim Aristoteles politias a multis aliis disposi- secondo quanto disse precedentemente l'autorità di sant'Ago-
tas, II Politicae. Sed nec ipsa politia Aristotelis est ilTeprehen- stino, e come è evidente dai loro libri. Infatti, Aristotele nel li-
sibilis: VII enim Politicae cap. 7 docet deos esse honorandos bro II de La politica, disapprova l'ordine sociale approvato da
(<<Decet enim», inquit, «honorem exhibere diis»), et ibidem molti altri. Ma lo stesso ordine della società proposto da Ari-
cap. 5 «lex nullum orbatum» tradit «nutrire»! stotele non è irreprensibile: nel libro VII, cap. 7, de La politica,
infatti, egli insegna che bisogna onorare gli dei (<<conviene,
infatti» egli dice «rendere culto agli dei») e lì stesso, al cap. V,
che «la legge» prescrive «di non allevare i bimbi abbandona-
ti»l03.
95 Cf. AUGUST., De civ. Dei, XVIII, c. 41, n. 2 (PL 41,601; CSEL XL genitori non devono nutrire i figli ciechi, e che possono abortire, prima che
pars II 334, 1-2). vi siano i sensi nel feto, se i bambini fossero troppi.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
[68] Tertia ratio confirmatur per Augustinum XI De civitate96 La terza ragione lO4 è confermata da sant'Agostino, nel li- [68]
cap. 3: «Ea quae remota sunt a sensibus nostris, quoniam testi- bI'o IX, cap. 3, de La città di Dio: «Le cose che sono lontane
monio nostro scire non possumus, aliorum testimonio requiri- dai nostri sensi, poiché non le possiamo conoscere per testi-
mus»97. Et hoc confirmat totam solutionem principalem. Quia monianza diretta, le ricerchiamo dalla testimonianza degli al-
enim complexiones illae de quibus argutum est nobis ex se tri». Questo conferma tutta la soluzione principale lO5 • Poiché,
neutrae sunt, nullus potest testimonio suo credere de ipsis, sed infatti, quelle verità complesse [complexiones] di cui è stato
oportet testimonium supernaturale requirere alicuius superio- detto lO6 , sono, per sé, indifferenti a noi, nessuno può credere
ris tota specie humana. loro per sua propria testimonianza, ma è necessario richiedere
la testimonianza soprannaturale di qualcuno superiore a tutta
la specie umana.
[69] Qualiter autem prima traditio sive revelatio talis doctrinae Circa il modo in cui la prima comunicazione o rivelazione [69]
potuerit fieri et facta fuerit, dubium est, - an scilicet locutione di tale dottrina sia potuta avvenire ed avvenne di fatto, vi è
interiore, an exteriore, cum aliquibus signis adhibitis, sufficien- il dubbio, se fosse, cioè, avvenuta per locuzione interiore o
tibus ad causandum assensum; ad propositum sufficit, quod esteriore, con alcuni segni appropriati [adhibitis], sufficienti a
utroque modo potuit supernaturaliter talis doctrina revelari98 , provocare l'assenso; per lo scopo ciò è sufficiente, in quanto
sed neutro modo sine errore potuit ab homine tradi prim099 • tale dottrina avrebbe potuto esser rivelata soprannaturalmente
in entrambi i modi, ma in nessuno dei due modi poteva esser
inizialmente comunicata, senza errore, dall'uomo.
[70] Contra istas tres rationes simul instatur quod seipsas de- Contro queste tre ragioni 107 si obbietta che si distruggono [70]
struant, quia quod ostenditur esse necessario cognoscendum, da se stesse, perché quanto si dimostra esser necessariamente
hoc ostenditur esse verum, quia nihil scitur nisi verum lOO ; ergo conosciuto, ciò si dimostra che è vero, poiché nulla si conosce
quidquid istae rationes ostendunt necessarium esse cognosci se non la verità; quindi, qualsiasi cosa di queste ragioni, che le
(puta quod fruitio Dei in se est finis hominis, quoad primam, - stesse affermano debba esser conosciuta necessariamente (per
via deveniendi ad ipsam, est per merita quae Deus acceptat ut esempio che la fruizione di Dio in sé è il fine dell 'uomo, quan-
digna tali praemio, quoad secundam, - quod Deus est trinus et to alla prima lO8 - che la via di pervenire a tale fruizione sono i
meriti che Dio accetta come degni di tale premio, quanto alla
96 AUGUST., De civ. Dei., Xl, c. 3 (PL 41,318; CSEL XL pars l 514, 1-
3). 104 Cf. sopra, nn. 40-41.
Cf. anche HENRICUS GAND., SUl11l11a, a. 13, q. 3, in corpo (I f. 9lC).
97 105 Cf. sopra, nn. 57-65.
98 Cf. HENRICUS GAND., SlIl11l11a, a. 14, q. 1, ad 1 (l f. 100H). 106 Cf. sopra, nn. 40-41. 62.
99 Cf. ibidem, a. 8, q. 4, in corpo (f. 66C-67F). 107 Le quali provano che sia necessaria, per l'uomo, la conoscenza di
100 Cf. ARISTOT., Anal. post., l, C. 2 [t. 5] (A c. 2, 7lb, 25-26); AUGUST., una dottrina rivelata da Dio.
De diversis qllaest., 83, q. 9 (PL 40, 13). 108 Cf. sopra, nn. 13-16.
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
contingenter causat, et huiusmodi, quoad tertiam), totum illud seconda 109 - , che Dio è Trino e produce in modo contingente,
ostenditur esse verum. Vel igitur istae rationes non sunt nisi ex secondo la trinità delle persone, e cose simili, quanto alla ter-
fide, vel ex ipsis concluditur oppositum illius quod probant. za llO ), tutto ciò si dimostra che è vero. O dunque queste ragioni
non si conoscono se non per fede, o dalle stesse si conclude
all'opposto di ciò che provano l l l.
[71] Respondeo: naturali ratione ostenditur necessarium esse Rispondo. Con la ragione naturale si dimostra che è neces- [71]
scire alteram partem determinate huius contradictionis 'fruitio sario conoscere in modo determinato una delle due parti [alte-
est finis, fruitio non est finis', hoc est, quod intellectus non est ram partem] di questa contraddizione: «la fruizione è il fine, la
mere dubius vel neuter in hoc problemate 'an fruitio sit finis', fruizione non è il fine». Infatti, l'intelletto non è semplicemen-
quia talis dubitatio vel ignorantia impediret inquisitionem fi- te dubbioso o indifferente circa il problema «se la fruizione
nis; non autem ostenditur naturali ratione quod haec pars sit sia il fine», in quanto tale dubbio o ignoranza impedirebbe la
necessario cognoscenda. Et hoc modo rationes praedictae ut ricerca del fine. Non si prova, invece, con la ragione naturale,
sunt naturales concludunt de altera parte contradictionis, hac che questa parte ll2 si debba conoscere necessariamente [come
vel illa; non determinate de hac nisi ex creditis tantum. vera]. In tal modo le ragioni predette, poiché sono naturali,
concludono per una delle due parti [altera parte] della con-
traddizione, in modo che questa o quella [sarà la parte vera];
non concludono in modo determinato che questa parte, [ossia
«la fruizione è il fine», è quella vera], se non per fede soltan-
to ll3 .
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
[72] Ad argumenta pro opinione Aristotelis. Ad primum dico [Ora prendo in considerazione] gli argomenti ll4 in favore [72]
quod cognitio dependet ab anima cognoscente et obiecto co- all'opinione di Aristotele 1l5 • Al primo l16 dico che la conoscen-
gnito 101 , quia secundumAugustinum, IX De Trinitate 102 cap. ul- za dipende dall'anima che conosce e dall'oggetto conosciuto,
timo, «a cognoscente et cognito paritur notitia» 103. Licet igitur secondo quanto dice Agostino nel libro IX, cap. ultimo, de La
anima habeat sufficiens activum et passivum intra pro quanto Trinità: «La conoscenza è generata dal conoscente e dall'og-
actio respectu cognitionis convenit animae, tamen non habet getto conosciuto». Benché, dunque, l'anima abbia sufficiente
sufficiens activum intra se pro quanto actio convenit obiecto, attività e passività interna, nella misura in cui l'attività rispetto
quia sic est ut tabula nuda, ut dicitur III De anima 104 • Est igitur alla conoscenza conviene all'anima, tuttavia non ha sufficiente
intellectus agens quo est omnia facere, velUm est in quantum attività interna in relazione all'attività che conviene all'ogget-
'factio' respectu cognitionis convenit animae, non in quantum t0 117 , perché, da questo punto di vista, è come una tavola nuda,
obiectum est activum. come si dice nel libro III, de L'anima. L'intelletto agente, dun-
que, è ciò per cui è prodotta ogni cosa [sul piano intenzionale];
ciò è vero in quanto «il produrre», rispetto alla conoscenza,
conviene all'anima, [ma] non in quanto l'oggetto è attivo.
[73] Ad confirmationem rationis. Ad maiorem dico quod natura [Considero ora] la confenna l18 del [primo] argomento [dei [73]
quandoque accipitur pro principio intrinseco motus vel quietis filosofi]. Circa la maggiore l19 , dico che la natura alle volte è
- prout describitur II Physicorum - quandoque pro principio considerata come principio intrinseco del moto o della quiete
activo naturaliter, prout natura distinguitur contra artem sive - come è descritto nel libro II de la Fisica, di Aristotele -, altre
contra propositum propter oppositum modum principiandi, volte come principio naturalmente attivo, in quanto la natura
sive sit intrinsecum sive non, dummodo sit naturale 105 • Primo
modo maior non est vera, quia non conespondet omni passi-
vo naturaliter principium activum intrinsecum quod sit natura,
114 Cf. sopra, nn. 6-11.
101 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, I, d. 3, pars 3, q. 2, n. [20]; Quod/., q. 115 Cf. sopra, n. 5.
15, n. [7]. 116 Cf. sopra: «Per la virtù naturale di questi [principi, ossia l'intelletto
102 AUGUST., De n·in., IX, c. 12, n. 18 (PL 42,970). possibile e l'intelletto agente] può seguire un atto di intelligenza rispetto a
103 Cf. HENRICUS GAND., SUll1ma, a. 40, q. 7, in corpo (I f. 259H); Quod/., qualsiasi intelligibile» (n. 6).
V, q. 14, in corpo (f. l75C). 117 Ossia, l'attività dell'intelletto non si può sostituire all'attività del-
104 ARISTOT., De an., III, t. 14 (c. 4, 429b, 30-430a, 2); Cf. HENRICUS l'oggetto.
GAND., SUll1ma, a. l, q. lO, argo l, in app. (f. 19E). 118 Cf. n. 7.
105 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. l, q. 4, ad l et q. 6, in corpo (I f. l3G. 119 Cf. sopra: «Ad ogni facoltà naturale passiva COlTisponde una [facol-
l6C). tà] naturale attiva» (n. 7).
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PARS PRIMA PARTE PRIMA
quia multa sunt naturaliter receptiva alicuius actus, cuius non è distinta dall'mie 120, ovvero dall'atto deliberato [contra pro-
habent principium activum intrinsecum. Secundo etiam modo positum] in ragione di un modo opposto d'essere principio,
propositio maior est falsa in quibusdam, quando videlicet na- indifferente se intrinseco o estrinseco, purché sia naturale. Se
tura propter sui excellentiam ordinatur naturaliter ad recipien- la natura si intende nel primo modo, la maggiore non è vera,
dum perfectionem ita eminentem, quae non possit subesse cau- perché non ad ogni principio passivo corrisponde naturalmen-
salitati agentis naturalis secundo modo. Ha est in proposito. te un principio attivo intrinseco che sia una natura [col princi-
pio passivo], poiché molte cose naturalmente possono ricevere
qualche atto, di cui non hanno il principio attivo intrinseco.
Anche nel secondo modo la proposizione maggiore è falsa, in
certi casi, quando cioè la natura è naturalmente ordinata, per la
sua eccellenza, a ricevere una perfezione così elevata, da non
poter sottostare alla causalità deli' agente naturale intesa nel
secondo modo 121 . Così è nel nostro caso.
[74] Cum probatur maior, dico quod potentia passiva non est Quando poi si prova la maggiore 122 , dico che la potenza pas- [74]
frustra in natura, quia etsi per agens naturale non possit princi- siva non è vana in natura in quanto, benché non possa esser ri-
paliter reduci ad actum, tamen potest per tale agens dispositio dotta ali' atto principalmente dall' agente naturale, tuttavia può
ad ipsum induci, et potest per aliquod agens in natura - id est essere indotta da tale agente la disposizione all'atto e può, per
in tota coordinatione essendi vel entium puta per agens pri- mezzo di qualche causa agente nella natura - cioè nella totale
mum vel supernaturale complete reduci ad actum. coordinazione dell'essere o degli enti -, per esempio per mez-
zo della causa prima o soprannaturale, essere completamente
ridotta all'atto.
[75] Et si obicitur quod istud vilificat naturam quod ipsa non Se si obbietta che ciò umilia la natura, poiché, in tal modo, [75]
possit consequi perfectionem suam ex naturalibus Io6 , cum na- non potrebbe conseguire la sua perfezione con le forze natura-
tura minus deficiat in nobilioribus, ex II De caelo et mundo I07 , li, mentre dal libro II de Il cielo e il mondo, risulta che la natura
respondeo: si felicitas nostra consisteret in speculatione supre- sarebbe meno carente nelle cose più nobili, rispondo: se la no-
ma ad qualem possumus nunc naturaliter attingere, non diceret
Philosophus108 naturam deficere in necessariis 109 . Nunc autem 120 Qui l'arte è intesa come principio volontario dell'operazione produt-
tiva, in forza del quale, chi lo possiede, può agire in un modo o in un altro,
106 Cf. HENRICUS GAND., Summa, a. l, q. 2, in corpo (1 f. 4B). come piace a lui (cf. Opus Oxon. II, d. 18, q. un., ed. Wadding - Vivès).
107 ARISTOT., De caelo, II, t. 50 (B c. 8, 290a 29-35); t. 59 (c. 11, 291b 121 L'edizione Wadding - Vivés aggiunge: «come il corpo umano rispet-
109 Cf. HENRICUS GAND., Summa, q. 4, ad 2 (f. BR). natura, se nulla la potesse ridurre all'atto».
80 81
PARS PRIMA PARTE PRIMA
illam concedo posse haberi naturaliter, et ultra, dico aliam stra felicità consistesse nella suprema speculazione alla quale
eminentiorem posse recipi naturaliter. Igitur in hoc magis di- ora possiamo naturalmente pervenire, il Filosofo non avrebbe
gnificatur natura, quam si suprema sibi possibilis poneretur illa detto che la natura manca delle cose necessarie 123 • Ora, invece,
naturalis; nec est mirum quod ad maiorem perfectionem sit concedo che si possa avere naturalmente quella speculazione e,
capacitas passiva in aliqua natura quam eius causalitas activa inoltre, dico che può esser acquisita naturalmente un' altra [co-
se extendat. noscenza] più perfetta. Dunque, in questo la natura è maggior-
mente nobilitata che se si ammettesse la conoscenza naturale
nel massimo grado possibile a sé. Né è strano che in qualche
natura il principio passivo sia capace di maggiore perfezione
rispetto a quanto si estenda la sua causalità attiva.
[76] Illud quod adducitur de II Caeli et mundi non est ad propo- Ciò che si adduce dal libro II, de Il cielo e il mondo, di [76]
situm, quia Philosophus loquitur ibi de organis corresponden- Aristotele, non è pertinente, perché il Filosofo parla degli or-
tibus potentiae motivae si ipsa inesset stellis. Et concedo quod gani corrispondenti alla facoltà motoria, se la stessa ci fosse
universaliter cui datur potentia quae nata est esse organica, ei nelle stelle. Concedo anche che, universalmente, ciò a cui è
datur a natura organum, in non-orbatis dico. Sed in proposito data una facoltà naturalmente ordinata ad essere organica i2 4,
data est potentia, sed non organica; non tamen data sunt na- ad esso è dato, dalla natura, un organo [corrispondente], parlo
turaliter omnia alia praeter potentiam concurrentia ad actum.
A Philosopho igitur ibi haberi potest quod natura ordinabilis 123 Sembra che tale affermazione di Aristotele sia in contraddizione con
ad aliquem actum vel obiectum naturaliter habet potentiam ad quanto lo stesso Filosofo afferma, nell'opera De Coelo (Cf. sopra, in que-
illud, et organum si potentia est organica; sed non sic de poste- sto paragrafo), e nel De anima (Cf. sopra, n. 2). Gérard Sondag preferisce
rioribus requisitis ad actum ilO • tradurre liberamente per armonizzare con l'insegnamento precedente: «Il
Filosofo direbbe che la natura non viene meno nelle cose necessarie» (JEAN
DUNS SCOT, Prologue de l'Ordina/io, Presses Universitaires de France, p.
103, n. 75 e nota 2). Invece, a nostro avviso, qui Duns Scoto allude proba-
bilmente al testo del De Cielo, dove il Filosofo afferma che gli astri sono
privi degli organi del moto, e perciò dipendono da altro nel loro movimen-
to. Cf. ARiSTOTELE, De Coelo, II, C. 8, 290 a 30-34: «Poiché la natura non
fa nulla a caso e non negherebbe [agli astri] le cose più necessarie, come
quando ella estende la sua sollecitudine agli animali. Ora, sembra che la
stessa natura abbia quasi fatto apposta di privare gli astri di tutto quello
che renderebbe loro possibile un movimento progressivo che provenga da
loro stessi, e di tenerli il più possibile al di fuori di tutto ciò che possiede
gli organi di movimento».
124 Una facoltà, ossia, che per natura si attua e si esercita tramite un
IlO Cf. ibidem, a. 24, q. 1, in corpo (I f. 137E). organo corporeo, come ad esempio i sensi.
82 83
PARS PRIMA PARTE PRIMA
alla forma ricevuta, non rispetto all'agente da cui deriva tale forma.
111 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, I, d. 3, pars l, q. 2, n. [16]; q. 3, n. [2. 129 Cf. sopra: «Le scienze pratiche acquisite sono sufficienti alla perfe-
25-26]; cf. anche Quodl., q. 14, n. [10-12]. zione dell'intelletto pratico, e [le scienze] speculative sono sufficienti alla
112 THOMAS, S. theol., I, q. l, a. l, ad 2 (IV 7ab). perfezione dell'intelletto speculativo» (n. 8).
84 85
PARS PRIMA PARTE PRIMA
quibus philosophicae disciplinae tractant secundum quod sunt egli risponde così: «la diversa ragione degli oggetti conoscibili
cognoscibilia lumine rationis naturalis etÌam aliam scientiam provoca la differenziazione delle scienze. L'astrologo ed il fi-
tractare secundum quod cognoscuntur lumine divinae revela- sico [natura!is], infatti, dimostrano la stessa cosa (per esempio
tionis». Contra: si de cognoscibilibus in theologia est cognitio che la terra è rotonda), il primo per mezzo della matematica,
tradita vel possibilis tradi in aliis scientiis, licet in alio lumine, cioè astraendo dalla materia, il secondo per mezzo della mate-
ergo non est necessaria cognitio theologica de eisdem. Con- ria stessa. Dunque non c'è ragione per negare che quelle stesse
sequentia patet in exemplo eius, quia cognoscens terram esse cose che sono trattate dalle discipline filosofiche in quanto co-
rotundam per medium physicum, non indiget cognitione per noscibili alla luce della ragione naturale, siano trattate anche
medium mathematicum, tamquam simpliciter necessaria. da un' altra scienza in quanto conosciute alla luce della divina
rivelazione».
Contro: se la conoscenza delle verità teologiche [cognosci-
bilibus in theo!ogia] fosse comunicata, anche come possibilità,
alle altre scienze, benché sotto un'altra luce, dunque non sa-
rebbe necessaria la conoscenza teologica delle stesse. La con-
seguenza è evidente nell'esempio addotto [da san Tommaso],
perché chi sa che la terra è tonda per mezzo della fisica, non ha
bisogno della conoscenza per mezzo della matematica, come
semplicemente necessaria.
[80] Dicta tamen responsio ad teliium 1l3 exponitur sic, quod sci- Tuttavia, la suddetta risposta [di san Tommaso] al terzo [ar- [80]
licet habitus et est habitus et est forma; in quantum habitus, gomento dei filosofi] si espone nel modo seguente: l'abito può
habet distinctionem ab obiecto, sed in quantum fonna, potest essere [considerato] sia abito, sia forma. In quanto abito si di-
distingui a principio activo. Respectu autem habitus scientifici stingue dall'oggetto, ma in quanto f0l111a può esser distinto dal
principia sunt causae effectivae. Licet igitur ubi est idem sci- principio attivo [da cui deriva]. Rispetto all'abito della cono-
bile (puta quod tena est rotunda) non sit distinctio per obiecta, scenza scientifica [scientifici], i principi sono cause efficienti.
tamen est distinctio per principia quibus mathematicus et phy- Benché, dunque, dove vi sia la stessa verità conoscibile (per
sicus hoc ostendunt: et ita erit distinctio habituum in quantum esempio che la tena è rotonda) non vi è la distinzione in base
sunt formae et non in quantum sunt habitus. all'oggetto, tuttavia vi è la distinzione in base ai principi con
cui il matematico ed il fisico dimostrano ciò: e così si avrà la
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distinzione fra gli abiti !30 in quanto sono forme e non in quanto
sono abiti.
[81] Contra: forma est communis ad habitum; sed impossibile Contro: la forma è [più] comune rispetto all'abito!3!; ma è [81]
est aliqua esse distincta in ratione superioris et indistincta in impossibile che qualcosa sia distinta in ragione del superiore
ratione inferioris; ergo impossibile est a1iqua esse distincta per e indistinta in ragione dell'inferiore; dunque è impossibile che
rationem formae unde forma et tamen esse indistincta in ra- qualcosa sia distinta per la ragione della forma in quanto for-
tione habituum (hoc enim esset ac si aliqua essent distincta in ma, e tuttavia sia indistinta in ragione degli abiti (ciò sarebbe,
ratione animalis et indistincta in ratione hominis). Praeterea, infatti, come se qualcosa fosse distinta in ragione del [genere]
supponit etiam quod principia sunt distinctiva habitus in alio animale, e indistinta in ragione [della specie] uomo). Inoltre,
genere causae quam ut principia effectiva, quod falsum est, suppone anche che i principi distinguono gli abiti in un altro
quia si aliquam rationem causae distinctivae habeant ad ha- genere di cause, anziché come principi efficienti, la qual cosa
bitus, non habent rationem nisi causae efficientis. Praeterea, è falsa, perché se [i principi] hanno qualche ragione di causa
semper stat ratio quia quantumcumque possent poni habitus distintiva rispetto all'abito, non ne hanno se non come causa
distincti cognitivi, tamen non salvatur necessitas unius, quasi efficiente. Inoltre, tale ragione [contro il terzo argomento dei
alias cognitio sit impossibilis, ponendo possibilitatem alterius filosofi, e contro la risposta di san Tommaso] si regge sempre
habitus undecumque distincti. perché, per quanto si possano ammettere gli abiti conoscitivi
distinti, tuttavia non si salva la necessità di uno [di questi],
quasi che diversamente la conoscenza fosse impossibile, am-
mettendo la possibilità dell'altro abito distinto, da qualsiasi
parte [lo si consideri].
[82] Ideo ad argumentum respondeo quod in illis scientiis spe- Perciò all'argomento rispondo che in quelle scienze spe- [82]
culativis etsi tractetur de omnibus speculabilibus, non tamen culative, benché si tratti di tutto ciò che è speculativo, non si
quantum ad omnia cognoscibilia de eis, quia non quantum ad tratta, tuttavia, di ogni suo [aspetto] conoscibile, perché non lo
propria eorum, sicut patuit prius in tertia ratione contra pri- si considera nei suoi [caratteri] propri, come risultava evidente
mam opinionem (quaere supra g).
scenza fisica.
131 Perché ogni abito è forma, ma non ogni forma è abito (cf. codice
cantuariense e barcinonense).
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138 O nozione.
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contradictionis altera pars est vera et altera falsa'120, ubi est «di questa cosa [si può dire che è] bianca o non bianca», così
duplex distributio, et sub utroque distributo licet descendere [risulta evidente] che qui si può discendere sotto il predicato e
'ergo de hoc huius contradictionis' etc.; sed sub praedicato sotto il soggetto.
stante confuse tantum non licet descendere, quia non sequitur Rispondo: il principio «riguardo a qualsiasi cosa ci può es-
'de quolibet cuiuslibet contradictionis altera pars, ergo haec sere un'affermazione o una negazione» ecc., equivale a questa
pars'. Ha est in aliis principiis; semper praedicatum universalis [proposizione] «di qualsiasi cosa di cui [si possa dire] una con-
affirmativae stat confuse tantum, sive sint ibi duae distributio- traddizione qualunque, una parte è vera e l'altra parte è falsa»,
nes in subiecto sive una. Et in proposito exemplo adhuc patet dove vi è una duplice distribuzione, e sotto ciascun termine
propositum. Quia de homine scibile est quod est risibilis, nu- distribuito è lecito discendere con la seguente proposizione «di
mquam per hoc principium 'de quolibet' etc. potest plus infetTi questa cosa... [particolare, di cui posso dire questa contrad-
nisi 'igitur de homine risibile ve 1 non-risibile'. Altera igitur dizione, una parte è vera e una è falsa]»; ma al di sotto di un
pars praedicati disiuncti numquam scietur de subiecto per hoc predicato che è [nella proposizione] solo in modo confuso, non
principium, sed requiritur aliud principium speciale, ut defini- è lecito discendere, perché non segue che «di qualsiasi cosa di
tio subiecti vel passionis, quod quidem est medium et ratio ad cui [si possa dire] una contraddizione qualunque, una parte è
sciendum 'risibile' determinate de homine. vera e l'altra parte è falsa, dunque questa parte [è vera]». Così
è negli altri principi: il predicato della proposizione univer-
sale affermativa è preso solo in modo confuso, sia se vi sono
due distribuzioni [distributiones] nel soggetto 141 , sia se ve n'è
una.
Nell'esempio proposto è ancora più evidente l'assunto. Si
sa dell 'uomo che è capace di ridere; ma mai per il principio «di
qualsiasi cosa di cui [si possa dire] una contraddizione qualun-
que ... », si potrà dedurre qualcosa di più rispetto a «dell'uomo
si può dire che è capace di ridere o non è capace di ridere».
L'una o l'altra parte del predicato disgiunto 142 mai si conoscerà
come derivata dal soggetto in forza di questo principio, ma si
richiede un altro principio speciale, come la definizione del
soggetto o della passione, che sia medio e ragione per conosce-
re in modo determinato la «qualità risibile» dell'uomo.
120 Cf. ARISTOT., Metaph., IV, t. 29 (c. 8, l012b, 10-13); De intelpl:, I, 141 Come nel caso di una proposizione disgiuntiva.
[c. 5] (c. 7, 17b, 26-28). 142 Ossia la parte realmente vera della proposizione disgiuntiva.
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V. - AD ARGUMENTA PRINCIPALIA
V. - RISPOSTA AGLI ARGOMENTI PRINCIPALI
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tum sic per se obiectum naturaliter. Da enim oppositum, et è la ragione di quell' oggetto primo è considerata dalla facoltà
tunc non est adaequatum naturaliter sed excedens, et aliquod come oggetto. Dunque, è impossibile che qualcosa sia natu-
eo inferius est adaequatum, et ita primum. Ratio autem quae ralmente prima e che qualsiasi suo contenuto non sia, in tal
adducitur pro l'espansione fallit secundum figuram dictionis. modo, oggetto naturale per sé. Infatti, se ammetti il contrario,
Licet enim ens ut est quid intelligibile uno actu (sicut homo allora l'oggetto non sarebbe naturalmente adeguato, ma ec-
est intelligibilis una intellectione) sit naturaliter intelligibile cedente [rispetto alla facoltà]; in tal caso qualcosa d'inferiore
(illa enim unica intellectio entis ut unius obiecti est natura- allo stesso sarebbe adeguato, e così sarebbe primo.
lis), non tamen potest ens poni primum obiectum naturaliter La ragione che si adduce a favore della risposta1 46 , inoltre,
attingibile, quia est primum obiectum ut includitur in omni- non vale perché viola una regola [figuram] del discorso l47 •
bus per se obiectis, et ut sic non est naturaliter attingibile nisi Benché, infatti, l'ente, in quanto è qualcosa che si può cono-
quodlibet illomm sit naturaliter attingibile. Commutat igitur scere con un solo atto dell 'intelligenza (come l'uomo è cono-
hic 'hoc aliquid' in 'quale quid' cum arguit 'ens est naturaliter scibile con un atto intellettivo) sia naturalmente conoscibile
intelligibile, igitur ens ut est primum obiectum intellectus, hoc (quell'unico atto di conoscenza dell'ente come unico oggetto,
est adaequatum, est attingibile naturaliter' , quia antecedens est infatti, è naturale), tuttavia l'ente non può essere posto come
verum ut ens est unum singulare intelligibile, sicut album, sed primo oggetto naturalmente conoscibile, perché [l'ente] è og-
consequens concludit de ente ut includitur in amni intelligibili, getto primo in quanto è incluso in ogni oggetto per sé e, in
non ut seorsum ab illis intelligitur. quanto tale, non è naturalmente conoscibile se non fosse natu-
ralmente conoscibile ciascuno di tali oggetti. [L'argomento di
Emico], dunque, cambia il senso dei termini, "questo qualco-
sa" [hoc aliquidj [senza qualificazione], con «la cosa qualifi-
cata» [quale quidj, quando afferma che «l'ente è naturalmente
conoscibile, dunque, in quanto è il primo oggetto dell'intel-
letto, cioè l'oggetto adeguato, è naturalmente conoscibile».
In effetti, l'antecedente è vero in quanto l'ente è considerato
come un singolare intelligibile, come [un oggetto] bianco, ma
146 Cf. sopra, n. 90: «Si potrebbe dunque negare la maggiore, se s'inten-
desse il naturale nel primo modo, perché l'oggetto primo è adeguato alla
potenza, e perciò astratto da tutte quelle cose che rientrano, almeno come
possibilità, nel campo d'esercizio della potenza».
147 Cf. ARISTOTELE, Soph. elenchi, I, c. 2 (c. 4, 166b, 10-14). Aristotele,
in quel passo, dice che nel ragionamento valido non bisogna cambiare il
senso, ossia la suppositio, dei termini.
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non potest produci nisi ab aliquo agente supernaturali. Non sic te da quanto è stato detto nella risposta 153 data al secondo ar-
est de perfectione inferiorum, quorum perfectio ultima potest gomento in favore all'opinione del Filosofo, perché gli esseri
subesse actioni inferiorum agentium. superiori154 sono ordinati ad una perfezione da riceversi pas-
sivamente, maggiore di quella che gli stessi possono produrre
attivamente. Come conseguenza di ciò, la perfezione di questi
non può esser prodotta se non da qualche agente soprannatura-
le. Non così è la perfezione degli esseri inferiori, la cui ultima
perfezione può dipendere dall'azione delle cause inferiori.
[94] Ad tertium dico quod veritati complexae alicui finniter te- Al terzo 155 dico che l'intelletto possibile non è proporzio- [94]
nendae intellectus possibilis est improportionatus, id est, non nato nei confronti di qualche verità complessa che dev'esser
est proportionale mobile talium agentium quae ex phantasma- fermamente ritenuta; vale a dire che il principio attivo di mo-
tibus et ex lumine naturali intellectus agentis non possunt co- dificazione [mobile] di tali agenti l56 , che non possono essere
gnosci. conosciuti tramite il fantasma e la luce naturale dell'intelletto
Quando arguis 'ergo fit proportionalis per aliud' 130, con- agente, non è proporzionato [rispetto all'intelletto passivo] 157.
cedo - et 'per aliud' in ratione moventis, quia per movens Quando dici «dunque diventa proporzionale per mezzo di
supernaturale revelans assentit illi veritati, - et 'per aliud' in altro»158, concedo: sia se [si intende] «per mezzo di altro»,
ratione formae, quia per illum assensum factum in ipso, qui nel senso [in ratione] di [causa] movente perché, per mezzo
est quasi quaedam inclinatio in intellectu ad istud obiectum, di una causa movente soprannaturale che rivela, [l'intelletto]
proportionans illum isti. accoglie quella verità, sia [se si intende] «per altro» nel sen-
Cum ultra de illo 'alio' quaeris 'an sit naturale vel super- so [in ratione] di forma, perché [vi è proporzione] per mezzo
naturale', dico quod supernaturale, sive intelligas de agente di quell'assenso avvenuto nell'intelletto, il quale è una certa
sive de forma.
Cum infers 'ergo intellectus est improportionatus ad illud,
et per aliud proportionatur', dico quod ex se est in potentia
oboedientiali ad agens l31 , et ita sufficienter proportionatur illi
153 Cf. nn. 73-78.
ad hoc ut ab ipso moveatur. Similiter, ex se est capax illius 154 Ossia, gli esseri intelligenti.
assensus causati a tali agente, etiam naturaliter capax l32 ; non 155 Cf. sopra, n. 3.
130 Cf. ibidem. dire che il carattere suscettibile di modificazione [dell'intelletto possibile]
131 Cf. DUNS SCOTUS, Ordinatio, III, d. 1, q. 2, n. [7]; q. 4, n. [2]; Qitodl., non è proporzionato rispetto a tali agenti, che non possono esser conosciuti
q.l9, n. [15). tramite il fantasma e l'intelletto agente».
132 Cf. HENRlCUS GAND., Summa, a. 3, q. 5, ad 2 (I f. 30Y). 158 Cf. sopra, n. 3.
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oportet igitur ipsum per aliud proportionari ipsi assensui re- quasi-inclinazione dell'intelletto verso quell'oggetto, che pone
cipiendo. una proporzione di quello 159 rispetto a questo l60 •
Statur igitur in secundo, non in primo, quia veritas ista Nel caso in cui tu chiedi, ancora, circa quell'altro, «se sia
revelata sufficienter non est inclinativa intellectus ad assen- naturale o soprannaturale», dico che è soprannaturale, sia se si
tiendum sibi, et ita improportionale agens, et passum sibi tratta della [causa] agente, sia se si tratta della forma.
improportionale; sed agens supernaturale est sufficienter in- Nel caso in cui tu concludi «dunque l'intelletto è spropor-
clinativum intellectus ad istam veritatem, causando in ipso zionato a quello l61 , e diventa proporzionato per mezzo di al-
assensum quo proportionatur huic veritati 133 , ita quod non tro», dico che l'intelletto è, per sé, in potenza obbedienziale
oportet intellectum per aliud proportionari tali agenti, nec rispetto alla causa agente, e così è sufficientemente proporzio-
formae ab ipso impressae, sicut oportet ipsum proportionari nato a quella [causa agente], così da esser mosso dalla stessa.
tali obiecto per aliud duplici modo praedicto. Similmente, è per sé capace, anche in modo naturale, di quel-
l'assenso causato da tale agente; non è, dunque, necessario che
l'intelletto sia proporzionato da qualcos'altro allo stesso as-
senso che deve ricevere.
Si decide, dunque, a favore del secondo modo [sopral111atu-
l'aIe] 162, non del primo [naturale], perché questa verità rivelata
non è sufficiente ad inclinare a sé l'assenso dell'intelletto, e
così l'agente non è proporzionato [all'intelletto possibile], ed
il ricevente 163 non è proporzionato all'agente. Tuttavia, l'agen-
te soprannaturale è sufficiente ad inclinare l'intelletto verso
questa verità, causando in esso l'assenso per il quale diventa
proporzionato a questa verità; così non è necessario che l' intel-
letto sia proporzionato per mezzo di qualcos'altro a tale agen-
te, né alla forma impressa dallo stesso agente soprannaturale,
159 L'intelletto.
160 L'oggetto.
161 All'agente.
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