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La Critica del Giudizio (1790)

Tra necessità e libertà, Illuminismo e Romanticismo


“Sebbene vi sia un incommensurabile abisso tra il dominio del concetto della natura o il sensibile, e il dominio del
concetto della libertà o il soprasensibile, in modo che nessun passaggio sia possibile dal primo al secondo
(mediante l'uso teoretico della ragione) quasi fossero due mondi tanto diversi che l'uno non potesse avere alcun
influsso sull'altro... tuttavia il secondo [il mondo della libertà] deve avere un influsso sul primo [il mondo della
necessità], cioè il concetto della libertà deve realizzare nel mondo sensibile lo scopo [il fine] posto mediante le sue
leggi e la natura deve poter essere pensata in modo che la conformità alle leggi che costituiscono la sua forma
possa accordarsi con la possibilità degli scopi che in esse debbono essere effettuati secondo leggi della libertà”

I. Kant – Critica del Giudizio


Giudizio determinante e riflettente
Giudizio determinante: l’universale è dato (forme a priori del pensiero), il particolare è costituito dal materiale
sensibile. Il mondo è sorretto dalla causalità efficiente. L’uomo, in quanto fenomeno naturale, è soggetto alla
causalità efficiente, non è libero.
→ USO COSTITUTIVO DELLA RAGIONE (mondo fenomenico, concetti)
(Kant illuminista)

Giudizio riflettente: il particolare è dato (oggetto della sensibilità o dell’immaginazione), l’universale viene ricercato
all’interno della soggettività (esprime il nostro modo di considerare il dato empirico). Il mondo è sorretto da un
senso di ordine, armonia, finalità.
→ USO REGOLATIVO DELLA RAGIONE (mondo noumenico, idee)
(Kant romantico)
Giudizio determinante e riflettente
Nel giudizio riflettente ...

... l’oggetto non è messo direttamente in relazione con una forma a priori, ma con un universale da ricercare. E
questo concetto universale è l’idea di finalità che ogni individuo porta dentro di sé.
... non formuliamo le leggi costitutive degli oggetti (mondo dei fenomeni), ma i significati nascosti presenti negli
oggetti (mondo dei noumeni).

Il giudizio riflettente si articola in:


- giudizio estetico (basato sul sentimento del bello e sul sentimento del sublime)
- giudizio teleologico (basato sull’idea di un fine che ordina il mondo)
Il giudizio estetico

Nasce dall’armonia derivante dal «libero gioco delle nostre facoltà conoscitive» (immaginazione e intelletto),
produce il significato di «bello».

In alcuni casi l’armonia tra immaginazione e intelletto si spezza, di fronte alla percezione della grandezza o della
potenza di ciò che osserviamo (sia esso un’opera d’arte o uno spettacolo naturale): tale situazione produce il
significato di «sublime», basato non sull’armonia ma sul contrasto tra l’immaginazione (che percepisce) e
l’intelletto (che non riesce a comprendere e contenere).
Il giudizio teleologico

“Sembra che gli organismi viventi ci facciano intuire che nella natura c’è un finalismo. Gli esseri biologici sono
costituiti di parti che sembrano fatte “al fine” del tutto, ma c’è anche un finalismo superiore: sembra che tutta la
natura abbia il fine di rendere possibile la vita dell’uomo. Sembrerebbe che tutti i regni, minerale, vegetale e
animale, siano costruiti, organizzati, al fine di rendere sempre migliore la vita dell’uomo e sempre più possibile
l’espressione dell’umano.”

A. Gargano – Kant: le tre critiche (IISF)

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