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#7)
Abbiamo quattro organi di collegamento:
- Collegamento meccanico: attacco a tre punti e gancio di traino;
- Collegamenti do potenza: distributori idraulici (o ausiliari) e presa di potenza;
La volta scorsa è stato studiato il sollevatore, ora si osservano gli altri organi.
Ganci di traino
Si utilizzano per macchie operatrici di tipo trainato, dove l’intero peso della macchina grava
sulle ruote montate sulla macchina operatrice. C’è una moltitudine di macchine operatrici
collegabili al trattore mediante gancio di traino. La variabilità è nella tipologia (roto
imballatrici, rimorchi…), ma anche da un punto di vista delle dimensioni.
Il gancio lato trattore è posizionato posteriormente, tra i bracci inferiori del sollevatore.
Solitamente è in posizione centrale, e all’interno di una slitta, la quale consente di portare
una serie di ganci di traino. Tale gancio può essere abbassato e sollevato, ma anche rimosso
completamente per essere sostituito da un gancio di tipologia differente.
Rimorchi
I rimorchi (caso particolare delle macchine operatrici) possono essere suddivisi in 2 categorie:
- Simmetrici: esiste un piano di simmetria
trasversale in cui il peso del rimorchio si
scarica completamente sulle ruote della
macchina operatrice;
- Non simmetrici: gli pneumatici sono
posizionati ad un’estremità del rimorchio,
con più assali adiacenti, per cui non esiste
un piano di simmetria trasversale e il peso
del rimorchio viene scaricato in parte sugli
pneumatici, in parte sul trattore.
Essi si suddividono anche in funzione degli assali. Il numero di assali cresce in funzione della
massa del rimorchio. Tanto più aumenta la massa rimorchiabile dal rimorchio, tanto
maggiore sarà il numero di assali. La “regola” pratica prevede che un assale possa sopportare
circa 6 tonnellate (6000 kg).
- Rimorchio monoasse, se simmetrico è chiamato a bilico (perché la ruota è posizionata
al centro del rimorchio), e sono i classici rimorchi dei carrelli appendici dell’auto.
Se l’assale è sulla parte posteriore del veicolo, si parla di monoasse asimmetrico, in
cui la distribuzione dei pesi prevede anche uno scarico sulla macchina trainante
(tramite il gancio di traino)
- Rimorchi a più assali: se essi sono più vicini tra loro vengono chiamati dumper.
La soluzione intuitivamente più corretta sarebbe a rimorchi simmetrici, ma non sono molto
diffusi, perché dal punto di vista pratico i dumper sono molto più semplici da guidare
(guardare tractor challenge – Top Gear).
Essendo un mezzo stradale, il rimorchio deve rispettare dei requisiti ben precisi imposti dal
codice della strada. C’è anche una normativa europea (2013), in cui è sancito che ci sia una
normativa comune per tutti gli stati membri, perché per un costruttore è particolarmente
costoso avere veicoli dedicati ai singoli mercati, pertanto la normativa uniformata ha il fine
di ridurre i costi di omologazione. Questa normativa comune è denominata mother regulation
(MR). Tra le varie norme è stato sancito il fatto che tutti i veicoli marcianti a velocità
superiore ai 50 km/h devono essere dotati di ABS. Il codice della strada italiano invece
sancisce che il trattore debba avere una velocità di marcia non superiore ai 40 km/h. C’è
qualche discrepanza tra le normative, ma c’è libertà sotto questo punto di vista purché le
norme del singolo stato siano più restrittive.
Con l’introduzione del Decreto-legge del 1992 (in Italia), i ganci di traino dovevano avere
dei requisiti specifici, dettati dalla CUNA. Dal 2013, con l’introduzione della MR è sorta la
necessità di una armonizzazione a livello europeo, pertanto è stato necessario introdurre una
nuova normativa per i ganci di traino, detta ISO. Ovviamente, come per tutte le normative
che impongono dei cambiamenti industriali, esse non entrano in vigore in maniera istantanea,
pertanto, solo a partire dal 2020 tutte le macchine in commercio devono equipaggiare i ganci
ISO.
Come già detto, essi scaricano sul gancio traino una componente verticale indicata con S,
forza che deve essere conteggiata nella massa del trattore, perché effettivamente va a gravare
sul trattore. La massa massima trainabile dal trattore dovrà essere maggiore della massa del
trattore e del carico S.
Esempio
Lato rimorchio. Il rimorchio qui può trovarsi in diverse configurazioni, date dai diversi
accessori collegabili, a cui corrispondono diverse masse in ordine di marcia.
La massa massima tecnicamente ammissibile è pari a 32000 kg: se si considera il rimorchio,
lo si carica al massimo delle sue possibilità, il peso registrato non può superare il valore di
32000 kg. Il peso dell’occhione rappresenta il valore della forza S: si può appesantire il
trattore di 4000 kg (max).
È rappresentato il carico utile della macchina, che diminuisce quanto maggiore è la massa a
vuoto della macchina, dato che la massa massima tecnicamente ammissibile è la stessa
(massa utile=massa ammissibile-massa a vuoto).
Le forze sono tutte espresse in kgf. Bisogna configurare il rimorchio in una condizione tale
per cui il carico più la massa a vuoto (del rimorchio, Rmv) sia inferiore alla massa massima
rimorchiabile dal trattore Tr (carichi longitudinali). Nel rimorchio possono essere inseriti
7520 kg di prodotto. Bisogna poi verificare i carichi verticali. Se volessimo posizionare una
zavorra, dovremmo calcolare la differenza tra la massima massa ammissibile meno i carichi
verticali (trattore più gancio).
Presa di potenza
Consente il collegamento al trattore per ottenere potenza meccanica. Trattasi di un albero
rotante con una certa velocità angolare, il quale applica una certa coppia. La presa di potenza
viene chiamata PTO, ma in gergo viene detta presa di forza (scorretto). La presa di potenza
viene sfruttata da tutte quelle macchine operatrici che possiedono dei componenti rotanti
(macchina per la fienagione, erpice rotante…). Ci sono delle applicazioni in macchine che
necessiterebbero di prese idrauliche, ma in loro assenza si sfruttano tali prese di potenza per
azionare delle pompe presenti nella macchina operatrice: è il caso delle trince per pulire le
scarpate in strada. Siccome la trincia è costituita da un rotore formato da lame taglienti, che
a sua volta è collegato ad un braccio, in questo caso è necessario che la potenza meccanica
venga fornita con un sistema che abbia un layout flessibile (olio in pressione).
Ciascuna macchina operatrice ha degli organi lavoranti, i quali lavorano ad una certa velocità
al fine di svolgere il lavoro nel miglior modo possibile. La velocità dipende da molti fattori e
dalla loro funzione: le macchine per il taglio dell’erba hanno organi lavoranti che ruotano
molto velocemente, mentre macchine per le lavorazioni del terreno hanno i propri organi
rotanti che girano molto lentamente, per cui la potenza meccanica richiesta ha una velocità
variabile. Per i progettisti di macchine operatrici non sarebbe semplice svolgere il proprio
lavoro, se non si conoscesse la velocità di rotazione a monte, cioè dell’albero alla presa di
potenza. Si parte da lì e con un certo rapporto di trasmissione si arriva ad ottenere una certa
velocità di uscita. Per questa ragione, si è reso necessario standardizzare le velocità di
rotazione dell’albero della PTO.
Si possono trovare delle trasmissioni a cinghia (tipiche per il taglio dell’erba), perché gli
assorbimenti sono molto bassi e le velocità molto alte. Se si ha una macchina operatrice che
prevede un erpice rotante, gli assorbimenti sono molto alti per cui si sfruttano trasmissioni
con cascate di ingranaggi.
Nella lavorazione con queste macchine, nell’utilizzo si può agire su due parametri durante
l’uso:
1) Materiale processato dalla macchina operatrice, gestito dalla velocità di avanzamento
del trattore su cui è montata la macchina operatrice. L’obiettivo è il taglio dell’erba:
se procedo ad alte velocità, si dà in ingresso un grande quantitativo di erba fresca,
dunque si gestisce la portata.
2) Variazione della portata di materiale da processare, gestita dalla variazione della
velocità di rotazione dei rotori.
Questi due parametri non sono mai completamente slegati, perché tanto più l’avanzamento
si fa rapido, tanto più materiale (che viene dato in ingresso, il cui aumento dipende dalla
velocità v) dovrà essere processato.
In figura è rappresentata la curva di coppia del motore misurata alla presa di potenza: si
osserva che è la stessa, ma con la differenza che a 540 rpm si hanno regimi bassi e coppie
elevate. La potenza del trattore è quasi sempre riferita alla presa di potenza, perché è
considerata “utile” per l’utilizzatore.
Si consideri la curva bsfc del motore (curve di
livello). Se si vuole operare con la presa di potenza
a 540 rpm, supponiamo che il regime motore si
debba trovare a 2000 rpm. Oltre ciò, si conosce
l’assorbimento della macchina operatrice, per cui si
riesce a collocare il pallino verde su un’iperbole
isopotenza. Se si volesse sfruttare la presa di
potenza in modalità economica, il regime motore
sarà minore, per cui ci si muove sull’iperbole
isopotenza, si suppone il numero di giri della
modalità eco, per cui l’incrocio di queste
informazioni dà il posizionamento del punto blu. Se
la macchina operatrice ha un assorbimento molto
molto basso, ho un consumo molto alto perché il motore ruota molto velocemente a fronte
della richiesta al motore, pertanto in questo caso converrebbe passare in modalità economica.
Si potrebbe consumare ancora meno spostandosi a regimi ancor più bassi lungo la curva
equipotenza, ma a quel punto la presa di potenza girerebbe troppo lentamente: ci sarebbe
bisogno di un altro rapporto di trasmissione, che non c’è per cui non è possibile spostarsi a
sinistra della linea verticale blu. Il difetto delle PTO è quello di imporre, per lavorazioni in
cui l’assorbimento di potenza sia molto più basso della potenza motrice erogabile dal motore,
velocità di rotazione molto alte, con carichi molto bassi. Questo comporta un inutile consumo
di carburante, anche perché gli ausiliari continuano ad assorbire potenza. I costruttori si
stanno attrezzando per trovare soluzioni alternative, come azionamenti elettrici o idraulici
per macchine poco energivore.
540 e 1000 rpm non sono interscambiabili, cioè una determinata macchina operatrice è
progettata per lavorare con un determinato regime. Tale valore è indicato su una targhetta
apposta sulla macchina operatrice.
Il collegamento tra la presa di potenza e la macchina operatrice è effettuato mediante un
doppio giunto cardanico.
Distributori ausiliari
I distributori ausiliari sono anch’essi organi di collegamento, nei quali il trattore eroga
potenza idraulica (olio con una certa pressione che viene inviato con una certa portata) da
fornire alle macchine operatrici. Le prese idrauliche possono essere posteriori, anteriori o
ventrali. Il posizionamento è importante se si vogliono svolgere determinate operazioni.
Essi si suddividono in singolo effetto (possono
controllare gli attuatori in una sola direzione) e
doppio effetto (controllo degli attuatori in entrambe
le direzioni). Si riconosce il singolo/doppio effetto
perché essi sono associati ad un comando, a ciascuno
dei quali è associato un colore che è poi replicato sul
coperchio dei distributori: se c’è una sola leva con un
distributore il cui coperchio ha un solo tappo
colorato, allora si tratta di singolo effetto. Nella
figura vengono indicati quattro diversi colori, per
otto coperchi, i quali sono a doppio effetto.
Essi sono considerati organi di interfaccia, con una certa standardizzazione.
- La standardizzazione meccanica è possibile uniformando la presa, perché è necessario
garantire il fatto che le macchine operatrici possano collegarsi ai trattori sul mercato
e viceversa lato trattore per chi progetta le prese;
- Standardizzazione sulla pressione: il costruttore di macchine operatrici sa di dover
montare un attuatore, il quale deve svolgere un determinato compito, per cui è nota
la forza che esso deve applicare a tal fine. L’attuatore, a sua volta, dev’essere azionato
sulla base di un flusso di olio, il quale avrà una data pressione. Tanto maggiore è la
pressione, tanto l’attuatore sarà piccolo (la sua sezione). Chi progetta la macchina
deve conoscere la massima pressione dell’olio alla mandata del distributore.
Quest’ultimo valore di pressione menzionato è standardizzato, nel senso che si
riconosce un certo valore massimo, pari a 190 bar (di solito).
La potenza idraulica è una prestazione del trattore, tant’è che esso viene pubblicizzato nelle
brochure dei trattori. Esso, pertanto, viene misurato mediante una procedura specifica
(stessa del sollevatore), la quale prevede il cortoricuito dei distributori (mandata e ritorno)
con una connessione. Essa deve essere dotata di un sensore di pressione e di portata, oltre
che una valvola che è in grado di introdurre una perdita di carico variabile.
Si mette il trattore in condizione di full load, si invia olio ai distributori e la prova viene
ripetuta con diverse aperture della valvola (con diverse perdite di carico). Per ciascuna
condizione avremo una coppia di valori (p,Q), come in figura. In ascissa vi è la pressione, in
ordinata a sinistra la portata e a destra la potenza (P=pQ).
Si parte da una valvola (strozzatore?) completamente aperta, per cui la caduta di pressione
sarà molto bassa, con un valore di portata
molto alto. Chiudendo sempre più la
valvola, la caduta di pressione tra monte
e valle aumenta, con una sensibile
diminuzione di portata. La potenza
cresce, perché la pressione cresce e la
portata decresce leggermente. Si
raggiunge una certa caduta di pressione
tale da aprire la valvola di massima del
sistema, con conseguente crollo della
portata. L’andamento della potenza è
crescente per bassi valori di pressione,
fino alla pressione di target per cui è tarata la valvola di massima. La potenza idraulica è
dell’ordine del 20-30% della potenza massima erogabile dal motore, perché i distributori
idraulici vengono utilizzati per applicazioni che richiedono un controllo “particolare” (tipo
apertura e chiusura di macchine operatrici).
Slittamento
Lo slittamento consiste in una perdita di velocità: esiste sempre, per qualsiasi coppia
applicata allo pneumatico. Il coefficiente di s. si calcola come differenza tra velocità teorica
(ωR) e la velocità effettiva del centro ruota, rapportato tutto rispetto alla velocità teorica.
S=0 se lo slittamento è nullo e V=Vt
S=1 se V=0
Introducendo tale fattore si è rimossa l’intensità del punto di lavoro del veicolo, perché sono
stati eliminati Fa e Fp. Da questa relazione potrebbe essere interessante estrapolare il valore
di Kp tale da massimizzare il rendimento di slittamento (e di conseguenza il rendimento al
gancio). Si potrebbe effettuare uno studio di funzione della funzione 𝜂! = 𝑓(𝐾" , 𝑖# , 𝑖" ) con
$%!
conseguente derivata $&"
= 0. Svolgendo tutti i passaggi (…) si ottiene:
Per massimizzare il rendimento di slittamento non è presente Kp, per cui non ha importanza
dove si invia la forza. ia=1=ip è nel caso di ruote anteriori e posteriori che ruotano a veicolo
fermo.
Il caso di interesse prevede che lo slittamento all’assale anteriore siano identici allo
()*
slittamento all’assale posteriore. Ciò implica, da 𝑣'# = 𝑣'" ()*" ⟺ 𝑣'# = 𝑣'" . È necessario
#
ricordare che i trattori non hanno ripartitori di coppia: essi sono dei rotismi che consentono
di ripartire la coppia con un certo rapporto indipendentemente dalla velocità di
avanzamento. Nelle automobili il ripartitore è utile perché la strada impone delle condizioni
cinematiche differenti da quelle che impone il cambio, con conseguente creazione di tensioni
sul cambio e rottura di tipo torsional wind-up. I trattori non hanno il ripartitore, ma hanno
due cascate di ingranaggi, di cui una invia il moto all’assale posteriore, l’altra all’assale
anteriore. La velocità angolare delle ruote anteriori sarà, pertanto, proporzionale alla velocità
angolare delle ruote posteriori. A sua volta, anche le velocità periferiche saranno in qualche
modo proporzionali (ma dovrebbero essere uguali per rispettare la condizione di massimo
rendimento di slittamento). Le velocità periferiche non possono essere uguali, perché le ruote
anteriori devono fare più giri di quelle posteriori, che è la classica condizione di percorrenza
della curva, altrimenti il veicolo va dritto: questa condizione è difficilmente rispettabile se
non si sfrutta un ripartitore di coppia o differenziale centrale nel veicolo. Detto ciò, i
progettisti progettano i trattori in modo da avere la velocità periferica delle ruote posteriori
minore di quella alle ruote anteriori e questo incremento di velocità è detto anticipo (lead).
Col lead si perde la condizione di uguale slittamento tra assali, infatti all’anteriore si avrà
un valore maggiore che al posteriore (ma è necessario perché il veicolo sterzi) secondo la
relazione:
𝑖+ = 𝑖, + 𝑖, ∙ 𝑙
Il valore di l varia dal 2% al 7%, in funzione del passo del veicolo (sterzatura cinematica!).