In questa prima fase lavoreremo con le strutture traviformi poi via via passeremo alle
strutture piane infine agli elementi anche solidi. Introduciamo anche cosa vuol dire modellare
base elementi finiti: la tecnica degli elementi finiti è una tecnica che consente di andare in
modo sistematico a campionare una data funzione entro uno spazio di modellazione che
viene gestito in forma discreta. Sostanzialmente quello che viene fatto prendere un continuo,
lo si va a parcellizzare in strutture sottodomini elementari per i quali noi andiamo a
campionare per ciascun sottodominio una data funzione. Lo spazio viene quindi diviso in
quelli che noi chiamiamo elementi che vengono definiti entro estremi nodali che sono quindi
dei nodi e che coprono di determinate proprietà. Non bisogna mai confondere la definizione
di nodo rispetto alla definizione di punto. La definizione di punto è una definizione solo
spaziale cioè identifica un locus geometrico; il nodo all'interno di un ambiente di calcolo
elementi finiti oltre ad avere una posizione spaziale ad esso vengono associati dei gradi di
libertà che possono essere solamente traslazionali, traslazionali e rotazionali e questa
volontà, queste capacità sono importantissime perché ci consentono di andare a mappare
sul dominio discreto che siamo andati a costruire l'evoluzione della funzione di
campionamento. La volontà di adottare elementi che sono definiti entro nodi dal punto di
vista spaziale ci consentono appunto di chiamare propriamente questo metodo come
metodo agli elementi finiti, finiti perché discreti perché gli elementi sono quelli porzioni,
quelle aree che possono essere triangoli rettangoli possono essere strutture anche solide
come tetraedri o esaedri che vanno a rendere e a definire sottodomini e ripartire in
sottodomini un sistema continuo come può essere un corpo. Dal punto di vista del calcolo il
passaggio dal continuo al discreto introduce un'approssimazione quindi dire che gli elementi
finiti danno una risposta esatta è implicitamente non corretto, perché appunto approssimano
una geometria. L’esempio classico è come può essere cerchio rispetto all'impiego di
triangoli? Io ricostruisco anche l'area il 100% del cerchio se considero triangoli di area
infinitesima, più tendo all’area infinitesima meglio prossimo l'area del cerchio.
SLIDE 6
Se invece al punto di vista nel calcolo utilizzo triangoli con una base molto ampia quello che
vado a perdere tipicamente o in sottostima o sovrastima è l'area di quella porzione diciamo
così di settore circolare che rimane o al di fuori o all’interno, quindi vado a introdurre una
approssimazione di calcolo: Il problema lato elementi finiti può essere visto in forma molto
semplice come comparato rispetto ad un problema di una molla caricata da una forza
esterna per la quale noi andiamo a calcolarne il cedimento nota la sua rigidezza. Dal punto
di vista del calcolo degli elementi finiti in ambito strutturale in assenza di carichi termici o
magnetici o in condizioni particolari quindi siamo a temperatura ambiente, il problema lato
elementi finiti è un problema che può essere ricondotto nella forma F=k*x; dove
sostanzialmente e usualmente i sistemi e gradi di libertà sono molteplici, non sono
semplicemente di quelli di una molla monodimensionale ma sono funzione del numero di
nodi coi quali sono andata a discretizzare il mio continuo e sono funzioni di quali sono i gradi
di libertà che ogni nodo può portare e supportare.
SLIDE 7
Nel caso specifico in un dominio piano l'elemento più semplice è elemento di natura
triangolare, qui viene riportato un triangolo scaleno dove è stata isolata un'area discreta
entro i nodi i-j-k dove ciascun nodo può traslare o parallelamente rispetto all'asse X o
traslare parallelamente rispetto all'asse Y. Questo ci consente una traslazione generica nel
piano XY. Le traslazioni e quindi i gradi di libertà nodali propri di ciascun elemento vanno a
definire la risposta primaria del problema lato elementi finiti che è l'investigazione del campo
degli spostamenti che si vengono a generare in una struttura a seguito dell'applicazione di
carichi agenti esternamente. Il campo degli spostamenti in questo caso di un elemento
triangolare parallelo all'asse X è chiamato genericamente u parallelamente rispetto all'asse
Y ha chiamato genericamente v ed è funzione di opportuni coefficienti che chiamiamo qua
Alfa1, Alfa2, Alfa3, Alpha4, Alfa5, Alfa6 che sostanzialmente possono essere visti come una
somma propriamente pesata degli spostamenti del nostro triangolo considerandolo nel piano
XY. Questi aspetti verranno meglio dettagliati nel corso delle lezioni di teoria. Oggi la cosa
importante con cui dobbiamo uscire è che la tecanica degli elementi finiti è una tecnica
approssimata e mi consente il passaggio, la gestione geometrica di un sistema continuo che
viene parcellizzato in sottodomini ciascun sottodominio definisce una data area, un dato
volume e questo volume è delimitato da nodi i quali sono definiti in termini sia geometrici ma
che supportano anche i gradi di libertà di spostamento, di rotazione del corpo. Noti i gradi di
libertà di spostamento e rotazionale del corpo io vado a ricostruire la funzione obiettivo del
mio calcolo a elementi finiti che altro non è che tipicamente in condizione di elasticità il
campo degli spostamenti che mi servirà per poi calcolare il campo deformativo e
conseguentemente il campo tensionale nota la matrice di materiale con la quale il mio
componente è stato realizzato e costruito. Un po' quello che si fa anche in teoria della trave
calcolo gli spostamenti le deformazioni vengono a rapportate rispetto alla lunghezza iniziale
del mio componente, le tensioni sono ottenute per la moltiplicazione del materiale rispetto al
campo delle deformazioni.
SLIDE 9-10
Il solutore con cui noi andiamo a lavorare è il solutore MSC Marc Mentat che dovreste
essere riusciti a trovare sul vostro computer facendo doppio click sull'icona si può aprire
l'interfaccia grafica. In realtà si chiama Marc nella misura in cui Marc richiama quello che
viene chiamato pre-processing e richiama anche il post-processing mentre Mentat è invece
il solutore vero e proprio dove qui viene esplicitata la possibilità di risoluzione anche di
calcoli non lineari. Quindi nella prima parte del corso vedremo i problemi risolti in campo di
elasticità per piccole rotazioni, piccoli spostamenti e materiale supposto lineare come
relazione tra tensioni e deformazioni ma vedremo nel corso anche le possibilità di introdurre
le non linearità anche ad esempio di materiale o di grandi rotazioni. I file con cui si lavora in
questo ambiente sono di varia natura: vediamo i primi sono i file di input che sono con
estensione .mud o .mfd e sono file di sola visualizzazione grafica, dietro ciascun file che voi
vedete graficamente in realtà viene scritto un file di testo che ha astensione .dat che è
esattamente il file che il nostro solutore va a leggere in fase di calcolo, quindi dietro ad ogni
dat in realtà c'è il vero proprio costrutto, il linguaggio macchina con cui il mio servitore
Mentat è in grado di post-processare e analizzare il calcolo. Tra i file di output quindi i file e
risultati abbiamo una visualizzazione grafica che è ottenuta con 2 estensioni file che anno
estensione .t16 o .t19 ma al di sotto dei quali in realtà abbiamo sempre due file di testo che
possono essere un .log o un .out che voi potete aprire con un qualsiasi editor di testo sia il
dat sia il log che l’out sono leggibili con un editor. In aggiunta troverete nella dispensa un file
che io vi fornisco questo file che non vi viene chiesto di imparare a costruire è un file che ha
estensione .proc questo file se opportunamente gestito consente di andare a ricostruire in
forma automatizzata tutti i modelli dall'inizio alla fine che otterremo e costruiremo insieme
quindi vi consentirà proprio di ricostruire in modo automatico tutto il nostro modello. Il
file .proc che sono andata ad aprire anch'esso è un file di testo e in realtà troverete dei
comandi che sono esattamente quelli che adesso andiamo a richiamare all'interno della
interfaccia grafica e che vediamo nella sezione prompt che sono dei comandi di linguaggio
macchina che vanno a richiamare tutte le istruzioni. Alla stregua di quello che abbiamo visto
per il Maxima come si chiama una derivata? Per la scrittura di un listato proc bisogna
utilizzare un linguaggio dedicato con linguaggio Marc.
SLIDE 11
senso bisogna lavorare in una cartella locale che sia di accesso diretto del solutore quindi
non andate a lavorare su dei drive che vanno a pescare le licenze di Marc; dovete lavorare
entro il vostro computer, dovete lavorare in un percorso che non abbia spazi e
preferibilmente non abbia caratteri speciali. Consiglio che do sempre io lavorare ad esempio
in documents lavorare in una cartella che non abbia spazi e si va a selezionare una cartella
di lavoro (per me è progettazione del telaio) e questa Directory viene salvata choosen e
quindi diventa la vostra Directory di lavoro. Come vi dicevo qua sotto c'è il comando prompt
qui sotto ad esempio abbiamo appunto fatto quello che è chiamato il comando macchina
che si chiama *change_directory e io ho settato come cartella di lavoro questa cartella nel
video; dopodiché vado a fare il salvataggio, quindi vado a fare: file, save as e come vedete
lui ha stoccato dove io andrò a lavorare e andrò a lavorare in questo caso su modello che se
vi va chiamiamo Halo.mud, vedete qua sotto la possibilità di selezionare i due tipi di opzioni
di salvataggio .mud o .mfd sono molto simili che cosa differisce l'uno dall’altro? Che il
sistema .mfd risulta essere meglio ottimizzato quindi tipicamente impiegato per modelli di
dimensioni molto molto grandi e molto significative. Suggerisco per partire di lavorare su un
file di natura binaria .mud e si fa save. In alto come vedete rispetto a modello 18 come era
chiamato all'inizio divena halo.mud e quindi è stato nominato e ben salvato. Andiamo a
vedere gli altri menù importanti: la cosa importante è andare a definire quali sono le
principali toolbar di lavoro. Abbiamo delle toolbar a tendina come abbiamo visto anche
all'inizio e che possiamo andare a selezionare all'interno della quale troviamo molte
istruzioni ma abbiamo anche delle icone rapide. Icone rapide all'interno di questo menù
principale che è chiamata tipicamente toolbar perché è l'area denominata in verde così
come un'area operativa di comandi di istruzioni che io chiamo main o meglio dove troviamo
la possibilità di impostare proprietà geometriche e di discretizzazione che altrimenti vengono
dette meches, possiamo andare a definire le proprietà geometriche nel nostro sistema,
assegnare le proprietà, andare a imporre le condizioni al contorno fintanto che non siamo
pronti per impostare il caso di carico così come la richiesta proprio di Job cioè vuol dire di
risoluzione del problema e in conclusione di aprire e valutare i risultati ottenuti. Abbiamo
anche altre toolbar di interesse oltre a questa principale ne abbiamo due in realtà tre laterali
che si collocano a cornice dell'interfaccia grafica vera e propria. Via via le andremo a
declinare insieme e anche a adottare insieme. Vediamo però alcune cose abbastanza
importanti: il comando reset view, il comando fill ci consentono di andare a centrare il
modello che andremo a costruire e quindi a posizionarlo in modo centrato all'interno
dell'area grafica, potremo andare a fare degli zoom localizzati aprendo uno zoom box così
come potremmo fare degli zoom in e zoom out quindi col più o il meno in forma discreta;
potremo andare a ruotare in modo discreto il nostro componente così come potremo anche
visualizzare lateralmente e frontalmente nei vari piani rispetto al sistema di riferimento
globale la nostra struttura. Tra le cose tra gli accessori più ricorrenti più comuni andiamo
inoltre anche a vedere la visualizzazione grafica quindi entriamo nella icona plot che è
questa in alto a destra. La prima cosa che ti chiedo di fare è di andare a chiedere in
visualizzazione quindi plot control quindi vuol dire che cosa posso visualizzare graficamente,
vi chiedo di attivare l'opzione nodes, così come l'opzione points. In assenza di queste
disattivazioni ne l'entità di tipo nodo ne l'entità di tipo punti verrebbero visualizzate
graficamente e poi in realtà il problema che accade sotto dovreste trovare il tasto regen vi
consente di andare a caricare queste opzioni di visualizzazione e quindi di renderle attive e
operative.
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