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E’ un filosofo inattuale. Scriveva infatti per i posteri.

Questa consapevolezza di essere diverso


appartiene anche a Nietzsche e Freud che sono due Schopenhaueriani. L’inattualità è un tratto
dettato dalla tristezza della sua vita. Ebbe una critica pessima anche per il libro ,che poi si rivelo
essere la sua opera più importante, “il Mondo Come Volontà e Rappresentazione”. Ne presentò
anche una copia a Goethe, che anch’egli disprezzò con tutto il suo sistema filosofico. Ebbe un
riconoscimento da due accademie, una norvegese e una danese,e per questo egli decise di
ristampare l’opera con dei supplementi che però fu comunque un disastro. Egli pubblicò i parerga
paralipomena in cui enunciò tutti i punti fondamentali del mondo come volontà e rappresentazione,
ma in maniera più efficace e brillante. Quest’opera gli diede un successo enorme, ma solo
nell’ultimo periodo della sua vita gli viene riconosciuta la fama meritata.

Vita
Schopenhauer nacque a Danzica il 22 febbraio del 1788. La giovinezza è segnata da vari
spostamenti. Arthur in seguito alla morte del padre, che era un commerciante e che desiderava che il
figlio svolgesse la sua stessa professione, si allontanò dall’ambiente mercantile e si dedicò agli
studi. La madre invece dopo questo avvenimento si trasferì a Weimar, in cui creò una sorta di
salotto letterario frequentato da Goethe che Schopenhauer ebbe modo di conoscere da vicino. Egli a
Berlino seguiva le lezioni di Fichte. Nel 1813 ricevette la laurea e nel 1819 fu pubblicato "il mondo
come volontà e rappresentazione", che non riscontrò alcun successo a causa del suo atteggiamento
pessimistico e anti-idealistico. Egli iniziò ad insegnare all’università di Berlino ma le sue lezioni
non furono così amate come quelle di Hegel,che erano tenute nello stesso orario. Spesso le lezioni
di Schopenhauer erano deserte mentre quelle di Hegel affollatissime. Con i parerga paralipomena
ebbe la fama meritata , ma ciò avvenne solo dopo la metà del XIX secolo.

La vita di Sch è una vita sfortunata, ma ciò non influisce sul suo pensiero. Schopenhauer dice che il
nostro io non governa la nostra esistenza, ma una volontà irrazionale che è la forza della natura che
ci vede solo come individui atti alla sua conservazione. Esiste un nostro io illusorio, che sarebbe la
rappresentazione ,ossia il fenomeno, ma il vero regista della nostra vita è la natura che ci vede come
funzionari della sua auto conservazone.
Schopenhauer parla della rappresentazione. Questo è un problema che nasce a patire da Cartesio;
prima non si aveva la consapevolezza che quello che noi vediamo/percpiamo è pura illusione. Tutta
la filosofia precedente è un ingenuo realismo e c’è una corrispondenza tra il nostro pensiero che
riproduce l’essere e l’essere stesso. L’essere a Schopenhauer, come nome, non piace, perché
sostiene che la natura sia eterno divenire. Con Cartesio nasce il mondo come rappresentazione.
Mentre prima si contemplava la natura per catturarne le costanti adesso si sottopone la natura a
determinate “prove” per coglierne le leggi cosiddette naturali.

La ragion sufficiente

La scienza è l’essenza dell’umanesimo, perché grazie alla scienza l’uomo diventa dominatore del
mondo. L’esempio più eclatante e più produttivo per la pratica è la concezione del corpo che ci
lascia intendere che conosciamo il corpo solo se noi lo consideriamo attraverso delle idee chiare e
distinte, cioè attraverso delle misure oggettive. Nasce dunque il corpo medico. Ma è il nostro corpo
? Il corpo della vita? NO. Senza questo corpo, però, non sarebbe nata la medicina. Il mondo come
rappresentazione viene spiegata attraverso i quattro principi della ragion sufficiente.
1)Essere: collochiamo tutti gli enti nello spazio e nel tempo
2)Divenire: attraverso cui interpretiamo ciò che diviene sui principi della causa e dell’effetto
3)Conoscere: per cui noi assumiamo come vere le conclusioni precedute da premesse.
4)Agire: per cui giustifichiamo le nostre azioni a partire dalle motivazioni.
Tutto ciò è rappresentazione del mondo, cioè giustificazione per nobiliare l’essere umano e non
vedersi come semplice funzionari della specie. Questa trasformazione apportata da Cartesio viene
giudicata come rivoluzione copernicana in cui non si crede più a tutto ma si fanno le dovute
verifiche oggettive.
Kant dice che non conosciamo le cose in se stesse, ma solo le cose per come appaiono , cioè i
fenomeni. Questa distinzione viene presa da Schopenhauer e da qui si spiega il conflitto con Hegel
secondo cui la ragione corrisponde alla realtà (identificazione tra realtà e razionalità). Il mondo è
governato solo dalla volontà e non dalla rappresentazione.

Una Teoria dei colori


Tra l’esperienza che matura la filosofia di Schopenhauer c’è senz’altro il confronto con Goethe che
incontra a Weimar. Egli era una grande appassionato di scienze naturali. Egli aveva scritto un
saggio sulla teoria dei colori secondo cui la luce non deriva da onde contenute nella luce bianca. La
sua tesi diceva che la genesi dei colori era nella polarità tra luce e tenebre. Schopen continuò lo
studio sui colori e prese le difese del suo “amico” con la pubblicazione di uno studio. Egli si
propone di terminare i suoi studi. Goethe però effettua un errore partendo dall’oggetto e on dal
soggetto. La percezione dei colori dipende dall’occhio che vede. Goethe interrompe subito la loro
collaborazione ed è per questo che Schopenhauer pubblica autonomamente un saggio sui colori e
sulla vista. Ad ogni modo la loro collaborazine ed amicizia lascerà il segno nell’opera il mondo
come volontà e rappresentazione, che nacque di li a poco. Il filosofo avrebbe certamente parlato
della direzione che avrebbe preso la sua filosofia che si dava il compito di cercare l’elemento
originario comune a tutti gli esseri viventi. L’opera si apre con una citazione di Goethe.

Il corpo e la volontà
Sia la filosofia antica che quella contemporanea sono caratterizzate dall’esclusione della corporeità,
ma non era na novità perché si sosteneva in genere che ciò che proviamo a livello sensoriale non è
oggettivo e dunque affidabile. Bisogna prescindere dalla corporeità e continuare attraverso qualche
dato oggettivo o costrutti della mente, meglio noti come idee. Il corpo è il posto in cui si manifesta
quella forza che la natura lascia esprimere in tutto ciò che ci circonda, che sia organico o
inorganico. La forza della natura è irrazionale, senza scopi e senza fine. E’ presente nel nostro
corpo che si muove a partire dai nostri bisogni, anche se per nobilitare se stesso l’uomo agisce per
seguire determinati ideali. Anche secondo Spinoza vi era una determinata forza nella natura, così
come Leibniz e altri filosofi. La forza in questione è irrazionale, cioè senza scopo e non le si può
sfuggire. Si manifesta nell’uomo nel suo corpo e non nella sua anima.

Il bisogno e il desiderio
Sia il bisogno che il desiderio sono figure della mancanza,cioè si desidera quello che non si ha.
Questo motivo della mancanza nasce da Platone che dice che amore nasce da una straccione messa
in cinta da un dio sconosciuto. La donna si chiama penia, si aggira di notte scalza e senza una meta
proprio a simboleggiare quella che è la mancanza dell’amore. La mancanza caratterizza il bisogno e
il desiderio. La soddisfazione del desiderio non estingue la ricerca della soddisfazione. Dopo la
soddisfazione nasce un altro desiderio. Dunque il bisogno è collegato ad altro bisogno. Tutto ciò
stabilisce la sofferenza dell’uomo. Se si estingue questa concatenazione di bisogno si cade nella
noia. La vita è dunque vista come pendolo tra la sofferenza e la noia. Gli uomini non si rassegnano
a questa condizione, vogliono conseguire anche dei valori. Ma Schopenhauer dice che queste cose
sono semplicemente degli inganni. I valori sono solo dei valori che facilitano la convivenza umana.
L’unica macchina è la forza della natura che comanda gli uomini e li induce a procreare. Calza
perfettamente il pensiero che potrebbe venire ad una mamma in una fase di depressione che vede il
suo copro modificarsi per nove mesi , sacrificare le proprie notti etc. Nessuna mama farebbe ciò, ma
la seduzione sessuale le spinge a fare ciò.

Le vie della liberazione


Bisogna trovare una via di liberazione dal dolore e dalla noia. Il suicidio però non ci libera. Un
uomo che si suicida ama la vita ma non le sue condizioni. L’unica liberazione deriva dalla noluntas,
cioè una non volontà. Le strade per farlo sono
1. Compassione,che non è amore, né pietà. La pietà è quella che abbiamo verso il mendicante
dando lui una moneta che prolunga solo la sua sofferenza.
2. Arte: ci porta fuori dallo spazio e dal tempo, e dal desiderio. L’arte è disinteressata. Io lo
godo a prescindere dal fatto che sia mio o non sia mio. Io non desidero possedere l’arte.
3. Ascesi: astinenza sessuale. Se nessuno procreasse anche la volontà si estinguerebbe.

Schopenhauer e le religioni orientali


Il suo sistema filosofico rivela forte influenza orientale, grazie all’orientalista Mayer. La cultura
orientale si diffuse nella metà del 700 attraverso la pubblicazione di testi cinesi o orientali in
generale. Nel 1801 furono pubblicate delle traduzioni delle Upanishad. Quando Schopenhauer
scoprì le Upanishad disse che la culla dell’umanità e della cultura è l’oriente e non la Grecia.
Quando gli uomini dell’occidente si recarono in oriente rimasero stupiti dalla superiorità morale dei
suoi abitanti. Tempo, spazio e causalità danno origine a Maya, la rappresentazione. (fonte
upanisghad) I saggi indù erano riusciti a spingersi dentro al dominio della volontà attraverso la
compassione cosmica. Gli asceti superano sia il mondo come rappresentazione che quella come
volontà.

La filosofia del sospetto


Questo tema è stato ripreso fortemente da Nietzsche e Freud. Anche essi son filosofi del sospetto,
cioè tentano di smascherare gli espedienti usati dagli uomini per rendere meno dura la realtà della
vita.
Noi siamo sopravvissuti dalla sovrabbondanza della natura che utilizza i suoi individui come
strumenti della sua conservazione. Nietzche dice che se questa è la condizione è inutile l’ascesi,
perché se la condizione umana è quella di auto ingannarsi, inganniamoci pure, senza venire meno
alla volontà. Anche gli inganni potrebbero essere strategie per farci sopravvivere, per consolarci per
illuderci ancora del fatto che noi siamo funzionari della natura.

Ottocento e pessimismo
La scena politica internazionale è dominata da Napoleone. La sua politica aggressiva provoca la
reazione dei paesi che temono l’integrità del proprio Paese. Le potenze che sconfissero e sedarono
la forza di Napoleone presso Waterloo, cioè Russia, Prussia Inghilterra e Austria , si riunirono nel
congresso di Vienna per ristabilire l’ordine politico internazionale ripristinando i regimi assoluti.
Ma la situazione è cambiata radicalmente: si verificano i primi fermenti nella Germania resa
confederazione. Questi intendevano dare vita a manifestazioni di tipo ideale e patriottico. In questo
clima autoritario si verifica il pessimismo di Schopenhauer contrapposto all’ottimismo e alla fiducia
nel progresso degli idealisti.
Nei decenni successivi si assistette a quel che furono i moti del 48. Scoppiarono delle rivolte per
l’unione dei tedeschi, ma queste manifestazioni furono sedate lo stesso.
La situazione si verificò di nuovo nella seconda metà dello stesso secolo, dove grazie alla
rivoluzione industriale nacque il bisogno di coesione che fu possibile grazie a Bismrark e
Guglielmo I di Prussia.

Pulsioni sesssuali e pulsioni aggressive


Oltre a Nietzsche incontriamo Freud che deve molto a Schopenhauer. Egli stesso dice che la
psicoanalisi è nata da Schopen. Nel corpo vi è la vera struttura della psiche umana in termini di
pulsione aggressiva e sessuale. La psico analisi nasce da S, ma a S mancava il materiale clinico per
confermare le proprie teorie. Queste teorie documentate procurarono a Freud molte ostilità. Freud
dice di non aver letto mai Nietzsche , ma probabilmente non è vero perché lo stesso Freud chiama
esse l’inconscio che è un’espressione niezschiana. L’inconscio parla, es parla, a prescindere dall’io,
proprio come sostiene schopenhauer.
Nell’inconscio troviamo la pulsione sessuale e quella aggressiva, qualità per la procreazione e
difesa della prole. Quando freud riformula tutto l’impianto psicoanalitico,mantiene la divisione di
Schopenhauer che corrisponde a sessualità e aggressività. Questo riconoscimento di Freud conduce
a dire che noi possiamo colonizzare l’inconscio , attraverso la ragione. Il soggetto della ragione è
l’io. Dov’è l’inconscio deve subentrare l’io. L’io subentra con la moralità, detta super-io. Quindi
colui che ha scoperto l’inconscio è S, mentre Freud detta le regole per governarlo.

La ragione e il dominio
Un terzo autore che si è dedicato a Sch è Horkheimer il quale prende in considerazione la relazione
tra Sch e Freud. La ragione Freudiana è strumentale, cioè si offre come strumento di dominio. Ma
un dominio è vero domino se c’è un controllo generalizzato , se non lascia nulla al di fuori di sé. Per
Freud non ci deve essere nulla al di fuori della realtà. Per Freud bisognava passare dal principio di
piacere a quello di realtà e non bisognava fermarsi al principio di piacere. Bisogna ottenere il
piacere attraverso il lavoro.se La realtà è accettazione incondizionata di ciò che è, si cade nella
rassegnazione e nel dolore.
Secondo Nietzsche nella trattazione delle maschere, e nell’assumere le maschere non solo come
rimedi di sopravvivere, consente attraverso il progetto dell’io di autoingannarsi di nobilitare la
condizione umana che altrimenti si estinguerebbe.

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