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Oggi andiamo a trattare di un argomento che si chiama metodo di quadratura gaussiana.


Questo metodo che è un metodo numerico ci verrà comodo per andare a giustificare il
calcolo della matrice di rigidezza di un elemento particolare chiamato elemento
isoparametrico e noi lo formuleremo per un isoparametrico a 4 nodi. Introduciamo che cos'è
la quadratura gaussiana considerando prima un dominio monodimensionale e poi lo
comprenderemo passando ad un dominio bidimensionale. Dopodiché andremo ad applicare
tale metodo discutendo passo passo il calcolo degli spostamenti di un elemento finito,
capiremo che cosa vuol dire la formulazione isoparametrica e successivamente andremo a
trarre qualche conclusione in comparativa rispetto all'elemento triangolare a tre nodi. Quindi
partiamo subito dalla definizione di una quadratura gaussiana in un dominio
monodimensionale. Per quadratura si riesce ci si riferisce a quel termine che valuta un
integrale in forma numerica, questa tecnica è tipicamente adottata per il calcolo degli
integrali dei quali non si può calcolare una forma analitica degli stessi. Il metodo di
quadratura gaussiana di cui la formulazione qui sotto è riportata va avalutare talvolta in
forma approssimata, talvolta in forma esatta l'area sottesa ad una data curva entro un
determinato intervallo, l'intervallo di integrazione gaussiana è normalizzato ossia si fa
riferimento a una ascissa che scorre entro gli estremi -1 ed 1 entro i quali noi andiamo a
campionare l'area sottesa alla nostra funzione espressa sempre nella ascissa normalizzata
qui proposta come csi. Il campionamento gaussiano, quindi dalla definizione diciamo così
integrale, dice che il metodo gaussiano è in grado di calcolare un integrale si fatto come la
sommatoria del campionamento della medesima funzione campionata in punti peculiari
chiamati punti di Gauss, entro il dominio di integrazione, e che vengono moltiplicati per un
opportuno peso.

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Dal punto di vista del calcolo questa metodo porta come anticipato prima a una formulazione
esatta del calcolo degli integrali tipicamente per funzioni di natura polinomiale, per i quali
però viene definito un numero di punti di Gauss congruo rispetto all'ordine del polinomio in
analisi. Dal punto di vista del calcolo è necessario quindi andare a definire il posizionamento
dei punti di Gauss che vengono chiamati csi-i dove i è il pedice che scorre sul numero di
punti di Gauss al massimo n generico che vengono considerati e il peso di ciascuno di essi
che noi chiamiamo wi. Ricorda appunto che è importantissimo che il range di integrazione
sia definito entro gli estremi -1 ed 1 quindi complessivamente l'estensione del tratto csi è
pari in magnitudo a 2.

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Dal punto di vista del calcolo della quadratura gaussiana questa viene appunto adottata non
solamente per la valutazione di integrali associati a funzioni polinomiali ma viene
tipicamente adottata per il calcolo generico di qualsiasi funzione anche funzioni di tipo
trigonometrico. In questo caso specifico però l'integrazione gaussiana risulta essere una
approssimazione dell'integrale esatto indipendentemente dal numero di punti di Gauss che
si vanno ad adottare. Quindi se io cerco di calcolare l'integrale del seno di Teta entro

determinati estremi facciamo per esempio 0 e pi-greco che vengono poi cambiati con una
variabile ausiliaria tra -1 ed 1 comunque se vado ad applicare la quadratura gaussiana non
riuscirò a calcolare l'integrale perché trigonometrico in forma esatta. Dal punto di vista del
calcolo e della valutazione dell'esattezza del risultato che andiamo ad ottenere ci si riferisce
a una variabile chiamata integrale del residuo, questa variabile che qui chiamata r altro non
è che la differenza tra la soluzione calcolata dell'integrale applicando il metodo di quadratura
gaussiana rispetto alla soluzione analitica dell’integrale calcolata ove possibile e ove nota. r
ovviamente, che è il residuo, risulta essere pari a 0 quando la soluzione di quadratura
coincide con la formulazione analitica quando r risulta essere una quantità diversa da 0 vuol
dire che il metodo di quadratura per come è stato implementato o per la natura della
funzione che si va a integrare in forma numerica non da una soluzione esatta. Vediamolo
per un calcolo di un polinomio generico il cui polinomio è di ordine m. Polinomio p è funzione
di una ascissa normalizza csi che è definito come ordine pari ad m tali per cui
sostanzialmente abbiamo m coefficienti moltiplicativi di tale variabile che vanno
rispettivamente da a0 ad am. Per la valutazione della formulazione esatta come anticipato è
necessario che la valutazione del residuo sia nulla e quindi l’operazione di sottrazione porti
ad un risultato sostanzialmente analogo e soprattutto è fondamentale il numero di punti nei
quali io vado a campionare la mia funzione ai fini del calcolo della sommatoria come media
pesata della funzione in quei dati punti. In questo caso per calcolare integrali in quadratura
gaussiana il numero di variabili per ciascuno dei punti di integrazione in quadratura
gaussiana richiede la conoscenza del posizionamento del punto e richiede la conoscenza
del peso col quale quel dato punto entra all'interno del parametro di sommatoria. Da ultimo
affinché questo metodo sia robusto occorre che il metodo non sia funzione dei coefficienti da
a0 ad am che moltiplicano la variabile csi che è la variabile entro la quale noi andiamo a
calcolare gli estremi di integrazione quindi si dice che deve avere una validità generale.

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Dal punto di vista del calcolo di quadratura gaussiana quindi la prima imposizione che si va
a fare, si va a dire che affinché la quadratura gaussiana si esatta occorre che la sommatoria
sui punti di integrazione del mio generico polinomio p campionato in variabile normalizzata
csi-i moltiplicata per il peso di ciascun punto di integrazione sia esattamente uguale
all'integrale della medesima funzione, sempre che è dipendente dalla variabile normalizzata
csi, campionato entro gli estremi -1 ed 1. Affinché la funzione e questo metodo sia robusto e
porti ad una soluzione esatta occorre che il residuo r sia posto pari a 0. L'altra grande
imposizione è quella di andare a far sì che il metodo sia sufficientemente robusto per
qualsiasi polinomio nell'ordine m per il quale noi stiamo andando a calcolare una soluzione
particolare. Quindi sostanzialmente deve essere indipendente dai coefficienti che vanno da
a0 ad am. Questa imposizione può essere imposta andando a considerare che il residuo,
essendo questo residuo derivato rispetto a qualsiasi dei coefficienti di interesse che
costituiscono il polinomio, sia porto pari a 0 quindi si dice che la derivata del residuo
calcolata parziale rispetto allo j-esimo coefficiente porti ad una soluzione pari a 0.

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Questo ci consente di fare da subito alcune considerazioni. A fronte dell'aver preso in


considerazione la funzione polinomiale di ordine m questa è costituita da un numero di
coefficienti che sono pari all'ordine del polinomio più 1 perché tipicamente il primo termine
risulta essere un termine di natura costante a cui ovviamente questa funzione polinomiale
può essere associato un numero di equazioni che sono sempre dipendenti dai coefficiente
pari ad m+1. Un'altra considerazione è necessaria per andare a definire quanti sono i
numeri di punti di integrazione o un numero di punti di Gauss questi nel prosieguo della
trattazione verranno calcolati come gli n punti di integrazione. Si ricorda che per ciascuno
punto di integrazione fino ad ora sono incognite il loro posizionamento nonché il loro peso
quindi implica che per ciascuna variabile di integrazione di Gauss siano in realtà da definirsi
2*n numero di incognite. Affinché la soluzione sia esatta occorre che il numero di equazioni
che governa il polinomio corrisponde esattamente al numero di variabili incognite che sono 2
per ciascun punto di integrazione di interesse imponendo quindi l'eguaglianza m + 1 = 2 * n
si può sostanzialmente dire che se questa formula viene rispettata io posso calcolare il
numero minimo di punti di integrazione n che sono necessari per risolvere un qualsiasi
polinomio di ordine m. In particolare m quindi viene calcolato andando e viene definito in
termini di massimo ordine del polinomio che può essere calcolato praticamente come m pari
a (2 * n) - 1. Il valore 2n-1 è definito grado di precisione della quadratura gaussiana e dove
l'ordine di quadratura è espresso in funzione del numero di punti Gauss che vengono
impiegati.

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Andiamo a fare un esempio pratico: si prende una funzione polinomiale in csi del primo
ordine, questa quanti coefficienti ha? Ha 2 coefficienti a0 e a1. La prima cosa che si va a
fare si calcola l'integrale analitico di questo polinomio che qui viene proposto e riportato negli
estremi di integrazione -1 ed 1 questa funzione generica di ordine 1 ha come soluzione
2*a0. Ora vado ad applicare la regola di quadratura gaussiana: ho 2 coefficienti, quindi devo
andare a definire qual’è il numero minimo di punti di Gauss che mi servono per risolvere
esattamente questa funzione polinomiale di ordine 1 ricordo la relazione che sussiste tra n
ed m ossia che il numero minimo di punti di Gauss che mi serve per risolvere esattamente la
funzione è pari ad (m + 1) / 2. Se l'ordine del polinomio è 1 ad m sostituisco 1 tale per cui la
relazione minima che lega n a un polinomio di ordine 1 è pari ad 1 quindi per risolvere
esattamente un integrale in forma numerica di un polinomio di ordine 1 mi serve solo e
soltanto un punto di Gauss. Se mi serve solo e soltanto un punto di Gauss mi servirà solo e
soltanto un peso calcolato per quel dato punto. Quanto vale quel peso?

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Adesso andiamo a calcolare il peso: per garantire la genericità del problema andiamo a
imporre le due condizioni che abbiamo visto in precedenza ossia che il residuo deve essere
certamente nullo perché io ho considerato il numero di punti di Gauss adeguato per il
calcolo in soluzione esatta dell'integrale risolto in quadratura gaussiana il dubbio però che
sussiste è: qual’è la combinazione esatta in termini di peso e in termini di posizionamento di
quel punto tali per cui io possa garantire la genericità del problema per qualsiasi polinomio di
ordine 1? Una possibile soluzione che ti propongo ad esempio è la soluzione più generica
che possiamo ricavare è quella tale per cui andiamo ad imporre che la derivata parziale del
residuo calcolata rispetto al coefficiente del polinomio chiamato a0 che è la quota parte
costante sia pari a 0 quindi prendo la mia definizione di r, che è qui calcolata, ne calcolo la
derivata parziale di a0 e trovo che sostanzialmente il peso associato al punto unico di
integrazione di Gauss è pari a 2. La derivata parziale del residuo calcolata rispetto all'altro
coefficiente dell'ordine polinomiale a1 e ponendola al pari a 0 mi consente di andare a dire
che il punto di Gauss per la soluzione esatta è posto in csi tale per cui in csi, che io
chiamerò csi1 risulti essere nulla. Quindi per risolvere esattamente un polinomio in
quadratura gaussiana di ordine 1 mi basta un sol punto e questo punto cherappresenta il
punto di campionamento della mia funzione in termini di posizionamento sull'intervallo -1;1 è
posto come coordinata csi pari a 0 e che viene moltiplicata per un peso pari a 2.

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Qui si porta un tipo di esempio: una funzione polinomiale di ordine 1 altro non è che una
funzione di tipo retta quindi sostanzialmente presa la definizione di integrale esatta passata
all'uguaglianza avendo considerato un numero di punti di Gauss adeguato e congruo per il
calcolo della soluzione esatta altro non resta che da fare il campionamento della mia
funzione in csi pari a 0 e moltiplicando lo per 2 questo rappresenta l'area in questo caso del
rettangolo sotteso alla mia funzione esattamente in concorrenza del punto campionato. Si
osservi come la quota parte, che qui non viene colta, da questa regola di pesatura in realtà
viene autocompensata ed equilibrata in questa porzione di diagramma.

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Vediamo l'applicazione a un polinomio di ordine 3. In questo caso come hai fatto in


precedenza si considera un polinomio p in funzione della ascissa normalizza csi che arriva
con coefficienti che vanno da a0 ad a3. Per prima cosa si verifica l'ordine del polinomio m e
in questo caso effettivamente l'ordine polinomiale è csi^3, si risolve in forma analitica esatta
l'integrale ad esempio con Maxima oppure si fa anche su un foglio bianco e si ricava che
tale integrale tra gli estremi -1 ed 1 risulta essere pari a 2*a0+2/3*a2, applico il metodo di
quadratura gaussiana ricordando che appunto l'ordine polinomiale m è pari a 3 e affinché io
possa ottenere una soluzione esatta quanti punti di Gauss mi servono? Mi servono n punti di
Gauss definiti come (m+1)/2 quindi sostanzialmente mi servono 2 punti di Gauss. Affinché
questa quadratura che risulta essere una quadratura del secondo ordine sia calcolata
correttamente, sostanzialmente occorre che i punti di Gauss sul quale io vado a campionare
la mia funzione siano 2 ma non conosco ancora il loro posizionamento.

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Come posso calcolare il loro posizionamento e il loro peso? Come fatto prima, si calcola
nuovamente il residuo. Il residuo sostanzialmente della soluzione esatta al netto del calcolo
calcolato con la media pesata posto e definito da Gauss. La media pesata altro non è che il
peso della funzione campionato al punto di integrazione 1 dove sostanzialmente essa viene
appunto campionato in csi1 sommata alla funzione campionata nel secondo punto di
integrazione csi2 moltiplicata per il suo peso pari a w2. Il residuo quindi è la differenza tra la
quadratura gaussiana e la valutazione dell'integrale in forma analitica posto pari a 0. Come
fatto visto in precedenza occorre che le soluzioni dei punti di Gauss in termini di peso e in
termini di posizionamento che sono funzione in prima analisi dei coefficiente da essi siano
indipendenti.

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Quindi vado ad imporre che la derivata parziale del residuo calcolata rispetto a ciascuno di
quattro coefficienti a0, a1, a2, a3 siano tutte simultaneamente poste nulle. Attraverso la
soluzione che viene impostata in un manipolatore algebrico si può quindi calcolare che il
posizionamento dei punti di Gauss risulta essere un posizionamento si fatto: i due punti di
Gauss sui quali vado a campionare la soluzione ossia la mia funzione devono essere posti
nel range di interesse in due coordinate disposte simmetricamente rispetto alla asse csi, una
prima coordinata che è posta a 1/radice(3) e l'altra che è posta nel semipiano delle csi
negative che è pari a -1/radice(3). Per ciascuna di queste due campionamenti il peso col

quale io vado a moltiplicare la mia funzione campionata è pari ad 1. Si riporta a titolo di


esempio una funzione polinomiale in csi di ordine cubo in cui ai due punti di Gauss così
definiti è stata campionata la soluzione. Osservate anche in questo caso come
effettivamente a fronte del campionamento con i due rettangoli sostanzialmente sia possibile
compensare l'area sottesa l'intera curva.

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Dal punto di vista del campionamento è quindi importante passare a dire che la funzione a
fronte della definizione di due punti di Gauss può essere calcolata come l'integrale tra -1 ed
1 di quella data funzione non è più una media pesata approssimata ma è una media pesata
esatta tale per cui la funzione venga campionata in csi pari a -1/radice(3) più la funzione
campionata in 1/radice(3), non ho esplicitato volontariamente i pesi w1 e w2 perché come
precedentemente discusso tali pesi risultano essere unitari. Come considerazione
conclusiva si può quindi dire che il metodo di quadratura gaussiana per funzioni polinomiali
porta ad una soluzione esatta quando il polinomio ha un grado uguale o inferiore a questo
termine 2n-1.

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Dal punto di vista del calcolo traiamo alcune considerazioni. Se fossimo molto bravi
potremmo così continuare come abbiamo fatto sinora ovvero andare a calcolare un numero
di punti di Gauss pari a 2, pari a 4, pari a 5. Che cosa però di base si osserva? Che i punti di
Gauss dispari certamente che richiedono il campionamento di una funzione quindi 1, 3, 5
richiederanno certamente il campionamento della funzione nell'origine degli assi tali per cui
csi sia pari a 0 (osservate che se ho un solo punto di Gauss effettivamente quel punto si
colloca in csi uguale a 0). Se richiedo il campionamento a tre punti di Gauss comunque per
uno il campionamento lo dovrò fare a 0. Se ne chiedo una soluzione con 5 punti di Gauss
uno di tali punti sarà certamente l'origine con csi pari a 0. Quello che varia in funzione della
numerosità complessiva dei punti di Gauss risulta essere il peso col quale quel dato

campionamento entra ai fini della sommatoria pesata. Quando il punto di Gauss è uno solo
quel campionamento pesa con un peso doppio quindi pari a 2; quando considero tre punti di
Gauss il campionamento entra con un peso pari a 8/9 e così via. Un’altra osservazione è
molto importante: quando il numero di punti di Gauss risulta essere pari il numero di ed il
posizionamento di tali punti risulta essere sempre simmetrico rispetto all'origine della
ascissa normalizza csi e l'abbiamo dimostrato prima a fronte della valutazione di un
polinomio di terzo ordine considerato e campionato come integrale in forma numerica con
solo e soltanto 2 punti di Gauss questi rispetto alla ascissa normalizzata csi sono posti
rispettivamente a +/- 1/radice(3). Questa condizione di simmetria potete osservare via via
che si mantiene anche sui punti di Gauss dispari. Quindi in conclusione: la distribuzione dei
punti di Gauss risulta essere sempre simmetricamente disposta rispetto alla asse csi.

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Dal punto di vista del calcolo della quadratura gaussiana risulta essere indispensabile che
l'integrale venga calcolato come integrale definito in un dominio che va tra -1 ed 1, ma come
vi anticipavo anche prima col calcolo di una funzione trigonometrica in realtà non sempre le
funzioni che io vado a considerare risultano essere campionato entro gli estremi -1 ed 1 anzi
tipicamente così non è. Per poter però applicare i metodi di quadratura gaussiana si decide
di fare una trasformazione lineare di coordinate ossia all'estremo a verrà associata la
coordinata csi pari a -1, all'estremo b verrà associata l'ascissa normalizzata con estremo
pari a 1, quindi sarà possibile definire e imporre una legge di trasformazioni di tipo lineare
dove l'ascissa normalizzata csi espressa nel dominio iniziale X risulta essere pari ad
a0+a1*X, a0 ed a1 possono essere calcolate con la relazione di imposizione che ho
discusso prima tali per cui il parametro a0 è pari a -(a+b) al numeratore che va a rapportare
la distanza tra b ed a al denominatore più 2 volte sempre la distanza tra il campionamento in
b ed il campionamento in a ovvero i due estremi della funzione.

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Dopo aver fatto quella che viene chiamata la variazione di coordinate non resta quindi che
calcolare anche la funzione di integrazione che varierà e non sarà più dx ma sarà dcsi.
Quindi prendendo la definizione di x in funzione di csi e calcolando la derivazione in dcsi si
ricava che risulta essere pari a [(b-a)/2]*dcsi. Si può osservare andando a prendere questa
definizione che è qui proposta e non andando a raccogliere in funzione di csi o della quota
parte costante ma andando a raccogliere questi due termini in funzione di a e di b come
questi possono essere raccolti e definiti come funzioni di forma. Tali funzioni di forma che qui
sono campionate come N1(csi) ed N2(csi) vanno a definire e a modulare il posizionamento
del campionamento della funzione di integrazione entro gli estremi iniziali a e b. Quindi
vediamo che abbiamo tutti i mattoni per applicare il metodo di quadratura gaussiana per una
funzione generica campionata in due punti che non siano -1 ed 1 ma due estremi generici a
e b. La funzione quindi f(x)*dx viene quindi modificata tale per cui la funzione venga
campionata in dcsi e quindi si fa il cambio di coordinate ma bisogna sempre ricordare di
moltiplicarla per la quota parte che va da dx in dcsi che è una quota parte costante che può
uscire dal segno di integrazione e che risulta essere pari a (b-a)/2. Fatto questo non c'è nulla
che ci vieti di calcolare questo integrale applicando la quadratura gaussiana e quindi
calcolare l'integrale come sommatoria sui punti di integrazione di questa nuova funzione
definita in questa variabile csi, campionandola ai suoi punti di Gauss di interesse e
moltiplicandola per il suo peso. La quota parte di (b-a)/2 anche in questo caso è una quota
parte costante che esce dal segno di sommatoria e che quindi può essere quindi messa
esternamente (ricordo che l'integrale altro non è che una sommatoria su un dominio
continuo invece il simbolo di sommatoria di campionamento come qui proposto risulta
essere un campionamento in forma discreta ossia in punti notevoli).

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Vediamo che cosa accade se vado a campionare la funzione sul dominio bidimensionale.
Un dominio bidimensionale richiedere l’introduzione di una seconda coordinata normalizzata
anche qui proposta come l'asse eta anche questa essendo normalizzata scorre tra gli
estremi 1;-1. Dal punto di vista grafico aver definito un dominio normalizzato bidimensionale
altro non è che rappresenta un dominio di natura quadrata. Il metodo di quadratura
gaussiana per un dominio così fatto sostanzialmente va a imporre il nesting quindi effettuare
il metodo e l'applicazione della quadratura gaussiana monodimensionale innestandola su
diversi variabili di integrazione in questo caso sono due perché l'integrale diventerà un

integrale dell'area quindi un integrale doppio che varierà entro gli estremi -1;1 entro due
variabili che sono dcsi e deta quindi questo integrale sull'area altro non è che una
sommatoria innestata entro i punti di integrazione di Gauss che spazzano l'intero dominio
sia in csi sia in eta. Dal punto di vista qui della proposta che viene fatta per un dominio
bidimensionale ad esempio qui vengono individuati quattro punti di Gauss che sono equi
ripartiti e disposti simmetricamente entro il dominio di interesse.

SLIDE 23

Andiamo ad assumere che sostanzialmente io vado a considerare due punti di Gauss, due
considerando la fluttuazione in csi e due considerando la fluttuazione in eta, posso quindi
andare applicare il metodo di quadratura Gaussiana prima andando a campionare la mia
funzione in csi1 e csi2 e mantenendo costante e ancora parzialmente incognito eta.
Essendo una funzione in due variabili verrà pesata prima sul peso w1 e poi su w2; fatto
questo integrale in cui ancora non è stata calcolata l'integrazione in deta, quello che viene
fatto è sostanzialmente risolvere l'integrale in deta. Che cosa accade alla fine della fiera?
che questo integrale altro non è che la somma di 4 contributi uno che è funzione del
campionamento della funzione in csi1; eta1 moltiplicata per il suo peso sommata al
campionamento della funzione campionata in csi2;eta1 moltiplicata per il peso w2 e tutto
che viene moltiplicato per w1 a cui viene sommato il campionamento della funzione
campionata nel terzo e nel quarto punto di Gauss ovviamente modulata rispetto al suo peso
e moltiplicata per il secondo peso w2. Dal punto di vista quindi del calcolo e ricordando che
se considero due punti di integrazione indipendentemente dal fatto che il dominio
bidimensionale può essere visto come la somma di due domini: uno monodimensionale in
csi ed uno monodimensionale in eta porta al fatto che il campionamento del peso in questo
caso tali punti risulta essere unitario e quindi la risoluzione di questo integrale esatto che
può essere risolto esattamente con un numero congruo di punti di Gauss risulta essere altro
che la sommatoria del campionamento della funzione entro questi quattro punti csi1;eta1
csi2;eta2 csi1;eta2 csi2;eta1.

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Cosa vuol dire e soprattutto a cosa la formulazione gaussiana ci serve? Ci serve soprattutto
andare a capire che cosa vuol dire fare e andare a fare un passaggio dalle coordinate
generiche XY rispetto alle coordinate normalizzate csi;eta. Questo altro non è che la
definizione espressa in formula molto generica di quello che abbiamo visto prima ossia
l'integrale di una funzione che spazza su un dominio in XY in dx;dy e quindi va molto
modulata rispetto ad una data area generica di area infinitesima XY. Dal punto di vista del
cambio della trasformazione di coordinate quindi passando dalle coordinate globali XY alle
coordinate naturali o di Gauss csi ed eta quello che sostanzialmente varia è il concetto di
definizione di area in particolare di area infinitesima. Si passa attraverso un'area che ha una
forma di tipo parallelogramma versus un'area di forma quadrata. Qual è il legame tra le due
aree? viene fatta attraverso la definizione del campo associato al punto P.

SLIDE 25

Vediamo meglio il passaggio e le funzioni che definiscono il posizionamento di un punto P


nello spazio globale XY può essere quindi espresso in variabili e coordinate naturali o globali
normalizzate cui ed eta. Questa funzione di mappatura risulta essere facile da applicarsi
quando il dominio risulta essere un dominio di natura biunivoca ossia quando da XY posso
passare a csi ed eta e da csi ed eta posso passare in XY ma realtà questo passaggio di
mappatura da un sistema globale a un sistema naturale non sempre è di facile applicabilità.

SLIDE 27

Questo problema è quello che accade soprattutto lato elementi finiti e poi scopriremo
perché. Dal punto di vista del calcolo del dominio bidimensionale dobbiamo introdurre una

definizione, una definizione matematica altro non è che la definizione di matrice dello
jacobiano. La matrice dello jacobiano piano per la trasformazione di coordinate di un punto
P generico campionato all'interno di un dominio bidimensionale, da coordinate locali quindi
csi ed eta a coordinate globali viene così definita: è una matrice di due righe due colonne
fatta come in slide.

SLIDE 28

Dal punto di vista matematico e dal punto di vista fisico che cosa vuol dire calcolare la
matrice dello jacobiano? La matrice dello jacobiano ci consente di andare a capire come il
passaggio di area dalle coordinate naturali o globali avviene, soprattutto in termini diciamo
così di variazione del calcolo dell'area. Si riporta qui lo schema nella misura in cui per
calcolare l'area in csi ed eta è facile nel senso che sono praticamente il prodotto delle due
ascisse dcsi e deta. Per il passaggio però e la valutazione nelle coordinate globali XY non è
così immediato, tipicamente si fa riferimento al posizionamento P e si considera una
perturbazione che venga attuata come una trasformazione quindi una variazione in termini
di coordinate di P, poiché P varia viene applicata una variabile incrementali in dcsi di dominio
locale e quindi sostanzialmente si viene a generare uno spostamento sia globalmente quindi
in X sia in deta, l'area che quindi si osserva è quindi definita attraverso due vettori che io
posso chiamare vettore a e vettore b e altro non sono che espressi come una variazione
della derivata parziale del posizionamento X del punto P rispetto a csi che questo altro non è
che un gradiente moltiplicato per dcsi a cui si somma la variazione del posizionamento del
punto P in Y sempre moltiplicata rispetto a dcsi quindi è il gradiente per dcsi dal punto di
vista del calcolo degli spostamenti della trasformazione del punto P ci si riconduce a un
problema linearizzato quindi si considerano sostanzialmente soltanto i termini del primo
ordine della serie di Taylor. Questa analoga considerazione può essere fatta anche
considerando la piccola perturbazione in deta e anche in questo caso otterremo quindi
questi due tipi di funzioni.

SLIDE 29

Dal punto di vista matematico il passaggio per il calcolo dell'area infinitesima in XY altro non
è che un parallelogramma che può essere visto come il prodotto vettoriale di due vettori a e
b espressi come in slide.

SLIDE 30

Dal punto di vista del calcolo quindi dell'area del parallelogramma può essere vista come
circa il prodotto vettoriale dei due vettori a e b ma tali vettori sono già stati espressi in
funzione di csi e in funzione di eta moltiplicati appunto per l'area e quest'altro non è che
l'area associata al prodotto di dcsi*deta. Facendo così sostanzialmente siamo riusciti a
legare l’area di un qualsiasi parallelogramma nel campo XY che viene convertito in un
generico quadrato nel piano normalizzato csi;eta. La definizione che qui viene posta tra
parentesi può essere ricondotta esattamente al determinante di una matrice, questa matrice
altro non è che la matrice dello jacobiano. Quindi l'area in coordinate globali XY viene
convertita nelle coordinate naturali normalizzate moltiplicandola rispetto alla matrice dello
jacobiano.

SLIDE 31

Dal punto di vista del calcolo e dell'integrazione non ci resta quindi che capire la forza del
passaggio del calcolo sull'area generica XY di un integrale di una funzione generica
campionata sempre in XY e facendone il passaggio in coordinate normalizzate naturali csi
ed eta quindi la prima cosa da farsi è il fatto che l’integrale per essere risolto con Gauss
deve passare attraverso gli estremi -1;1, dobbiamo passare i coordinate csi ed eta e in
questo passaggio il passaggio in termini di area viene fatto ricordando che è necessario
introdurre anche la matrice dello jacobiano in coordinate naturali. La funzione verrà
campionata sempre non più in funzione di X ma è una funzione di csi ed eta dove X e Y
sono state espresse in queste variabili normalizzate. Avendo così definito è variato sia
l'intervallo di normalizzazione sia la funzione quindi non più in XY ma in coordinate csi ed
eta posso concludere dicendo che anche in questo caso posso calcolare la matrice, posso
calcolare l’integrale in forma numerica applicando la quadratura di Gauss. Quadratura di
Gauss che quindi è la sommatoria innestata definendo un numero di punti di Gauss sul

dominio di interesse quindi sulle variabili normalizzate csi ed eta tali per cui questa soluzione
sia esatta. Il campionamento deve essere pesato rispetto ai punti di Gauss che abbiamo
visto campionati in precedenza e il loro posizionamento ed il loro peso sono stati definiti
nella tabella vista in precedenza ma avendo fatto il passaggio di coordinate da XY a csi ed
eta devo sempre non dimenticarmi la matrice dello jacobiano e quindi così facendo sono
riuscita a campionare una funzione su un dominio bidimensionale in un dominio
normalizzato senza risolvere in forma esatta questo integrale di partenza ma risolvendola
come la media pesata della sommatoria innestata della funzione in punti notevoli della
funzione stessa moltiplicati sempre, associati e ricordando che c'è il termine di Gauss di
jacobiano.

SLIDE 36-37

Dal punto di vista del calcolo della quadratura gaussiana abbiamo terminato quello che resta
invece da introdurre è come viene applicata questa quadratura ai fini del calcolo
dell'elemento isoparametrico a 4 nodi. La prima cosa da farsi è definire che cos'è un
elemento quadrilatero 4 nodi: un elemento quadrilatero è definito da 4 nodi qui riportati
genericamente come nodi i j k l. Nel piano XY il numero di gradi di libertà che questo porta
sono di tipo traslazionali in X e traslazionali Y quindi complessivamente questo elemento
finito gode di 8 gradi di libertà nodali che sono qui riportati in un vettore colonna chiamato
vettore d dove i termini dispari sono associati al campo di spostamenti nodali associati alla
asse X per il nodo i j k e l e i termini pari sono associati al campo degli spostamenti nodali in
direzione globale Y che sono definiti come vi, vj, vk, vl. Dal punto di vista del calcolo degli
elementi finiti in questo caso ho 8 condizioni nodali che devo risolvere e dei quali devo
calcolare una soluzione essendo il campo degli spostamenti l'incognita primaria di un
problema elementi finiti, allora se io andassi a considerare un sistema polinomiale del
campo degli spostamenti del primo ordine che è qui proposto e presentato sia in termini di X
sia in termini di Y al più otterrei un campo di spostamenti nodali che è funzione di 6
coefficienti che in questo caso non sono sufficienti a determinare il calcolo delle condizioni
nodali e quindi le incognite primarie del mio problema. Allora l'applicazione di un campo di
spostamenti lineare in X e Y non è sufficiente a risolvere un elemento quadrilatero 4 nodi.

SLIDE 38

Per far sì che questo possa essere risolto si va ad imporre invece un'altra condizione.
Vediamo un altro caso: decido di considerare che il campo degli spostamenti per un
elemento quadrilatero a quattro nodi sia calcolato utilizzando un polinomio che sia un
polinomio del secondo ordine completo in X e Y in questo caso ho un termine costante, un
termine lineare in X, un termine lineare in Y, un termine di ordine quadratico in X, un tremine
di ordine quadratico in Y e un termine di ordine quadratico ottenuto come prodotto misto.
Poiché devo imporre il campo degli spostamenti sia in direzione X sia in direzione Y quindi
rispettivamente u e v se considerassi un polinomio così fatto quello che avrei sono 12
coefficienti quindi sostanzialmente ho una sovranumerosità dei coefficienti da calcolarsi a
fronte del fatto che in realtà le condizioni di spostamento nodale che voglio calcolare son 8.
Quindi da un certo punto di vista questo tipo di formulazione non è una formulazione
efficiente.

SLIDE 39

La formulazione che si adotta per il calcolo del campo degli spostamenti di un elemento
quadrilatero generico nel piano è sì una funzione quadratica ma è una funzione quadratica
pesata in x&y in cui si è deciso di non considerare i termini con peso quadratico o solamente
in X o solamente in Y. Quindi il campo degli spostamenti u di un elemento quadrilatero 4
nodi è definito da una quota costante, da una quota lineare in X, da una quota lineare in Y e
da un solo termine quadratico che è ottenuto con il prodotto misto tra XY si dice per
mantenere bilanciato il campo degli spostamenti. Analoghe considerazioni vengono fatte per
il calcolo del campo degli spostamenti in direzione Y che è definito come il vettore diciamo
così come la funzione v. In questo caso il numero dei coefficienti da calcolarsi risulta essere
esattamente pari ad 8, esattamente pari al numero degli incognite nodali del problema agli
elementi finiti. Quindi il problema risulta essere ben rappresentato e ben determinato. Si
decide quindi di considerare e di valutare il campo degli spostamenti ai nodi esattamente
uguale al campo degli spostamenti associato ai nostri gradi di libertà quindi il
campionamento nodale rispetto al mondo i-esimo in direzione X verrà chiamato ui, il campo
degli spostamenti nel nodo i-esimo in direzione Y verrà chiamato vi e così via per tutti gli altri
tre nodi j, k, l.

SLIDE 40

Dal punto di vista del calcolo in questo caso la funzione risulta essere quadratica, bilineare e
bilanciata e ben utile per il calcolo del campo degli spostamenti. Dal punto di vista del
calcolo degli spostamenti possiamo già fare una prima considerazione se il campo degli
spostamenti risulta essere quadratico in x&y dovuto alla presenza del termine XY, come
sarà il campo delle deformazioni? Il campo delle deformazioni sarà lineare perché risulta
essere una sua derivazione iniziale e per legame costitutivo anche il campo delle tensioni
risulterà essere lineare entro l’elemento. Noi quando abbiamo visto la formulazione
dell'elemento triangolare a tre nodi in realtà a fronte dell'applicazione di un campo degli
spostamenti lineare sull'elemento il calcolo delle deformazioni risultava essere quindi
costante sull'elemento e costante sull'elemento risultava essere anche il calcolo delle
tensioni. L'elemento quadrilatero a quattro nodi quindi risulta essere un elemento che dal
punto di vista del campo degli spostamenti è decisamente più ricco.

SLIDE 42

Vediamo che cosa vuol dire parlare di elemento isoparametrico. Il termine isoparametrico
induce al fatto che nella formulazione degli elementi finiti venga usata allo stesso modo in
due punti della trattazione teorica l'applicazione della stessa formulazione: il primo punto in
cui utilizzeremo tale formulazione isoparametrica viene applicato al termine delle coordinate
degli elementi e la seconda volta che la medesima condizione viene applicata è associato al
calcolo degli spostamenti definite entro il piano degli elementi. Questa applicazione si basa
sulla definizione delle funzioni di forma n che in parte avevamo visto e introdotto anche nella
parte di quadratura gaussiana. Vediamo meglio che cosa vuol dire però e andiamo a
esplicitare due macro definizione: si definisce sistema di riferimento globale o reale il
sistema che è definito come assi X e Y e centrato in O ed è il sistema più comunemente
detto entro il quale noi andiamo a discretizzare macroscopicamente il mio modello entro gli
elementi finiti quindi posso avere elementi non partono nativamente di forma quadrata e non
hanno lato pari a 2. Il sistema di riferimento in coordinate invece locali o naturali è definito
come origine chiamata O’ e scorre entro due variabili normalizzate csi ed eta dove esse
sono al più o -1 o 1. Qual è la forma dell'elemento che io vado ad ottenere in questo caso?
E’ un elemento certamente quadrato al più di lato 2.

SLIDE 43

L'applicazione della formulazione isoparametrica risulta essere molto importante per due
motivi: ci consente di valutare e di applicare il metodo di risoluzione in forma esatta di
integrali che altrimenti sarebbe molto molto difficile calcolare quindi riusciamo a risolvere
numericamente integrali che spazzano su un dominio bidimensionale; ci consentono per la
loro nativa formulazione anche di considerare, poiché il campo degli spostamenti risulta
essere quadratico, di adattare ad esempio questi elementi come elementi che riescano bene
a mimare geometrie che abbiano anche geometrie curve che quindi seguano molto bene il
profilo della mia geometria reale senza andarla a smussare con degli spigoli o approssimare
con degli spigoli come tratti di segmento lineare.

SLIDE 44

Dal punto di vista del calcolo della formulazione isoparametrica come vi avevo anticipato
utilizziamo funzioni di interpolazione che io chiamo N in due punti: il primo è l'interpolazione
delle coordinate che passano dal sistema globale XY a un sistema espresso in coordinate
naturali csi ed eta, questo legame avviene attraverso un nuovo vettore che è il vettore delle
coordinate nodali che è chiamato vettore c; il secondo punto in cui applicheremo
nuovamente la stessa trattazione quindi applicheremo nuovamente le funzioni di
interpolazione N è applicata al campo degli spostamenti u che viene espresso non più in X Y
ma nuovamente viene espresso in cui ed eta e analogamente per il campo degli
spostamenti associate agli spostamenti in direzione Y, questi sono pari ad N per il vettore
degli spostamenti nodali.

SLIDE 45

Vediamo però giusto una precisazione: gli elementi possono essere classificati come
elementi isoparametrici, subparametrici o superparametrici. Gli elementi isoparametrici sono
quegli elementi che adottano le stesse funzioni di forma sia per le coordinate sia per gli
spostamenti; gli elementi subparametrici hanno invece l'applicazione delle funzioni di forma

in un ordine inferiore rispetto al campo degli spostamenti; gli elementi superparametrici


invece applicano la stessa teoria più volte rispetto agli elementi isoparametrici e quindi la
applicano in più punti della formulazione.

SLIDE 46

Veniamo che cosa vuol dire la formazione isoparametrica per un elemento non più
quadrilatero generico ma un elemento isoparametrico a 4 nodi quindi che ha una forma di
tipo quadrilatera nel sistema XY e che viene convertito ad un quadrato nel sistema naturale
csi-eta. Dal punto di vista della formulazione bisogna sempre ricordare che questo
passaggio richiede sempre l'adozione della matrice dello jacobiano, dal punto di vista di una
semplice analogia si dice che gli elementi finiti vengono prima vista attraverso una lente che
porta, che fa sì che vediamo i bordi dell'elemento come un elemento quadrato e di
lunghezza 2 e utilizzo poi una contro lente tale per cui io riesca a riportarlo dall'elemento
quadrato all'elemento di forma generica quindi di forma quadrilatera.

SLIDE 48

Dal punto di vista del calcolo del campo delle funzioni di forma e degli spostamenti è buona
norma andare a numerare i nodi con un verso tipicamente questo verso è il verso antiorario.
Il modo 1 in coordinate globali x1;y2 due si andrà certamente a posizionare nel piano
naturale nelle coordinate csi=-1 ed eta=-1; il nodo 2 x2;y2 dell'elemento quadrilatero
isoparametrico in coordinate naturali ha coordinate csi=1 ed eta=-1; il nodo 3 che a
coordinate globali x3;y3 in coordinate naturali è posto alla coordinata csi=1 ed eta =1 infine

l'ultimo nodo che in coordinate globali ha coordinate x4;y4 in coordinate naturali è posta la
coordina csi=-1 ed eta=1.

SLIDE 49

L'applicazione delle funzioni di forma come già anticipato viene applicato due volte per un
dominio bidimensionale similmente a quanto abbiamo visto per la quadratura gaussiana alla
slide 20 aveva questo tipo di definizione: una funzione di forma applicata per un elemento
isoparametrico risulta essere una funzione di forma incompleta ma una funzione di forma del
secondo ordine in csi ed eta, la generica funzione di forma Ni è definita come in slide il
termine diviso 4 è impiegato soprattutto perché esiste un'altra relazione che lega tra loro il
campionamento delle funzioni di forma, impone che la funzione di forma campionata
esattamente in concorrenza di un nodo questa risulti essere pari ad 1. Quindi
complessivamente la sommatoria di tutti i pesi associate le funzioni di forma Ni che agiscono
sull'intero dominio siano pari all’unità. Dal punto di vista del campionamento e della
valutazione di tali funzioni di forma se voi andate a fare il prodotto quello che ottenete è:
ipotizziamo di considerare (1+csi)*(1+eta), questa funzione di formare è una funzione
bilineare e che quindi qui viene rappresentata, risulta essere massima e pari all'unità
esattamente in concorrenza di uno dei qualsiasi 4 nodi. Se mi colloco in una posizione
intermedia la sommatoria delle funzioni di forma comunque deve risultare essere pari
all’unità.

SLIDE 50

Dal punto di vista del calcolo dell'elemento quadrilatero isoparametrico finito, le coordinate
globali XY vengono espresse in funzione del posizionamento delle coordinate nodali del
nostro elemento che sono definite in x1 x2 x3 e x4 e che vengono modulate e moltiplicate

rispetto alle funzioni di forma che abbiamo visto prima andandole a pesare e a valutare
esattamente in concorrenza del nodo 1 che quindi ha quindi un posizionamento negativo sia
in termini di csi sia in termini di eta e nodo 2 ha un posizionamento positivo in csi e un
posizionamento negativo in eta e così via quindi il campo delle coordinate nodali viene
quindi espresso come X in funzione delle coordinate naturali csi ed eta, il posizionamento di
qualsiasi punto del nostro elemento finito in direzione Y anche in questo caso è espresso
come il posizionamento globale dei nodi dell'elemento moltiplicati per le sue funzioni di
forma. Come anticipato è sempre presente il termine moltiplicativo csi ed eta risulta essere
molto difficile fare il passaggio da cui ed eta a xy se questo passaggio da x a csi ed eta è
molto semplice il passaggio opposto non è altrettanto semplice ed immediato.

SLIDE 51

Dal punto di vista del calcolo del passaggio di coordinate in sistema globale rispetto al
sistema naturale questo sistema di due equazioni in N coordinate nodali può essere visto
come un sistema matriciale. Il sistema matriciale con un vettore xy che è espresso in csi ed
eta che va a moltiplicare una matrice che ha la dimensione 2 x 8 con i termini riempiti a
blocchi diciamo così in N1 che è la funzione di forma N1, la funzione di forma N2, la
funzione di forma associata al nodo 3 e infine la funzione di forma associata al nodo 4 sia
per X sia per Y dove questo vettore che è il vettore c è il vettore delle coordinate nodali.

SLIDE 52

Poiché la formulazione isoparametrica agli elementi finiti per un elemento quadrilatero viene
applicata due volte la seconda volta, analogamente al campo delle coordinate, è quella del
campo degli spostamenti. Quindi il campo degli spostamenti associato all'elemento di questa
formulazione in direzione X ovvero u viene espresso in funzione delle coordinate naturale
normalizzate csi ed l'eta ciascuna pesata per la propria funzione di forma dove u1, u2, u3,
u4 è il campo degli spostamenti nodali associati ai nodi 1,2,3,4 in direzione X analogaente

per v dove v1 v2 v3 v4 sono il campo degli spostamenti nodali associati ai nodi da 1 a 4 per
lo spostamento in direzione Y. Come precedentemente visto da un sistema di due equazioni
è possibile risolverlo e raggrupparlo in forma matriciale. In questo caso il vettore del campo
degli spostamenti u e v può essere visto come la matrice N di dimensioni 2 x 8 che va
moltiplicare il campo degli spostamenti nodali d, che altro non è che l'incognita del nostro
problema.

SLIDE 54

Dal punto di vista del calcolo agli elementi finiti però è importante capire, dopo aver calcolato
il campo degli spostamenti che adesso è ben noto, qual’è la relazione col campo delle
deformazioni. Dal punto di vista del legame elastico si sa che il campo delle deformazioni
generalizzate in un piano è pari ad un vettore di tre termini quindi la deformazione assiale
lungo X, la deformazione assiale lungo Y e più il termine di associato allo scorrimento
angolare gamma XY, questo vettore è altrimenti detto vettore delle deformazioni
generalizzate. Dalla definizione matematica di Epsilon X che altro non è che la derivata
parziale dello spostamento u entro il mio elemento finito rispetto la coordinata X. La
deformazione del mio elemento in direzione Y è la derivata del campo degli spostamenti V
rispetto a Y e il termine gamma può essere visto come la somma delle derivate parziali di u
rispetto a Y più v rispetto a X. Questo termine vettoriale che quindi è un vettore colonna può
essere in realtà raggruppato in un vettore più esteso: è un vettore di 4 termini che viene
moltiplicato rispetto a una matrice ausiliare H così fatta tali per cui il prodotto riga per
colonna esattamente ci faccia ricondurre alla versione del vettore generalizzato a cui siamo
abituati. Quindi il primo termine moltiplica solo la derivata di u in X, la seconda riga moltiplica
solo e soltanto il termine della derivata dello spostamenti di v in Y, la terza riga invece
moltiplica la derivata parziale degli spostamenti u del mio elemento finito in direzione Y più la
derivata degli spostamenti v ossia in direzione Y associata ad una derivata in X.

SLIDE 55-56

Dal punto di vista del calcolo però come già detto le derivate parziali non possono essere
facilmente calcolate come derivata di du/dx, ricordando appunto che in questo caso il vettore
u essendo passati attraverso il campo degli spostamenti u è stato definito in funzione delle

coordinate naturali quindi delle coordinate normalizzate. E’ possibile però bypassare questo
problema ricordando la regola tale per cui è possibile valutare la derivata parziale di u
calcolata rispetto alla ascissa normalizza csi attraverso quella regola che è chiamata la
regola della catena ossia la derivata parziale di u in dx più la derivata parziale di x in dcsi,
più sommata al contributo nel campo degli spostamenti u in dy per la derivata parziale di dy
in dcsi. Analoga considerazione può essere fatta associandola alla ascissa normalizzata eta.
Raccogliendo questa funzione e questo sistema di due equazioni in un sistema matriciale ci
deve subito balzare all'occhio come sia possibile relegare il campo di spostamenti u
espresso in coordinate csi ed eta rispetto al campo degli spostamenti u definito rispetto a x,
la matrice che li lega è una matrice molto particolare che però non va confusa. Questa
matrice assomiglia alla matrice dello jacobiano ma non è la matrice dello jacobiano, la
matrice dello jacobiano che è proposta e presentata in slide 56 sostanzialmente ha alla
prima riga seconda colonna il termine x in data che invece nella definizione che abbiamo
appena calcolato noi risulta essere il termine di seconda riga prima colonna. Analogamente
sostanzialmente sono stati invertiti i due termini lungo la diagonale minore. Quindi vuol dire
che il campo degli spostamenti e quindi delle deformazioni perché questa è una definizione
in termini deformativi du in deta è pari alla trasposta della matrice dello jacobiano
moltiplicata per la derivata parziale di du in dx e la derivata parziale di du in dy.

SLIDE 57

Dal punto di vista della trattazione analoga considerazione può essere fatta per il campo
degli spostamenti v. Occorre però fare un ulteriore passaggio ricordando appunto che la
definizione isoparametrica veniva applicata anche al campo delle coordinate quindi ICS
anche in questo caso era stata espressa in funzione di csi ed in funzione di eta. Il termine
della matrice dello jacobiano trasposto che vi ripresento in slide 56 altro non era che la
derivata di x in dcsi ma tale derivata può essere vista come la derivata parziale delle funzioni
di forma calcolata rispetto a dcsi e sommata per ciascuna coordinata e andandola quindi a
sommare rispetto alla suo posizione quindi dx/dcsi altro non è che la sommatoria delle
derivate parziali delle funzioni di forma calcolate rispetto a quella ascissa normalizzata
moltiplicata per la posizione di quel dato nodo. Questa considerazione viene fatta per tutti i
termini quindi sia dx/dcsi, dx/deta, dy/dcsi, dy/deta. Quindi il passaggio di questa derivazione
parziale può essere visto come un passaggio in termini di sommatoria sui punti, sui nodi,
sulla posizione nodale dei nostri elementi.

SLIDE 58

Dal punto di vista del calcolo però come dicevo prima noi siamo andati a considerare un
sistema globale, l'abbiamo portato in coordinate naturali e adesso vogliamo ritornare
indietro. Il ritorno indietro però non è sempre facile, la prima considerazione è che la matrice
dello jacobiano deve essere necessariamente invertibile quindi sostanzialmente non può
essere singolare. Qui si riporta la definizione e la condizione di invertibilità di una matrice
dello jacobiano nella configurazione trasposta che è quella con cui noi abbiamo a che fare;
quindi si ricava sostanzialmente da questa definizione che il campo degli spostamenti u
espresso in coordinate naturali e derivato rispetto a quelle coordinate può essere calcolato e
definito e possiamo tornare le coordinate globali XY soltanto se questa matrice risulta
essere invertibile.

SLIDE 59

Questa matrice può essere invertibile e tipicamente nel calcolo della formulazione
isoparametrica per come è stata costruita lo è. Tutte le analoghe considerazioni viste per il
campo degli spostamenti u può essere ripetuta per il campo degli spostamenti v ossia
associato al campo degli spostamenti globali in direzione Y. Il sistema quindi è un sistema di
4 termini che quindi va calcolato e va a raggruppare il campo degli spostamenti globali
rispetto XY e rispetto alla sua valutazione nelle coordinate naturali; è possibile quindi data
questa definizione questo vettore è esattamente pari al vettore che avevamo calcolato
quando siamo andati a legare il campo degli spostamenti nodali in termini di coordinate di
deformazioni generalizzate. Questa quindi relazione viene presa e viene sostituita all'interno
di questo legame. Questo legame altro non è che quindi paria alla matrice ausiliaria H per la
matrice trasposta, inversa, che abbiamo discusso prima, moltiplicata per un vettore colonna
che è il vettore del campo degli spostamenti u associata alla derivazione in coordinate
naturali.

SLIDE 60-61-62

Dal punto di vista del calcolo anche in questo caso sì passa e si valuta la matrice degli
spostamenti come una matrice che noi chiamiamo matrice genericamente B che lega il
campo degli spostamenti al campo delle deformazioni. Questo passaggio però richiede

l'introduzione di una ulteriore matrice; il problema nasce proprio dal fatto di dover passare
dalle coordinate globali alle coordinate naturali andata e ritorno. Il passaggio è comodo
attraverso l'adozione delle funzioni di forma che usiamo due volte sia per il passaggio in
coordinate sia per il passaggio in termini di campo di spostamenti. Dovendo fare delle
derivazioni in tali coordinate ripassiamo sempre attraverso la derivazione all'interno della
definizione delle funzioni di forma N1, in questo caso l'integrale di du/dcsi altro non è che
l'integrale della funzione di forma è sempre associata a quella ascissa normalizzata csi
moltiplicata per il campionamento del campo dello spostamento associato al nodo 1 nel
sistema globale. Facendo quindi e andando a calcolare la sommatoria sui 4 nodi propri
dell’elemento isoparametrico si ricava questo tipo di relazione che è qui proposta e
presentata. Le stesse manipolazioni algebriche che sono state fatte rispetto ad du/dcsi
vengono fatte rispetto ad du/deta, dv/dcsi e dv/deta. Fatto questo quello che si ricava e si
vanno a prendere sostanzialmente le funzioni di forma che sono state derivate e le si va a
raccogliere propriamente in modo da legare il vettore alle derivate parziali in csi ed eta in u e
v rispetto agli spostamenti globali e nodali del nostro elemento finito che altro non è che il
vettore d che avevamo visto inizialmente. La matrice che le lega è una matrice che noi
chiamiamo a genericamente matrice Q che ovviamente è espressa in funzione di csi ed eta.

SLIDE 63

Avendo quindi noto anche questo termine ora non resta che quindi andare a sostituire alla
ultima definizione quindi questa definizione qui quella che abbiamo appena calcolato che è
stata espressa in termini di Q e in termini di spostamenti nodali globali d. Quindi abbiamo
raggiunto il nostro obiettivo ossia ora conosciamo a fronte dell'applicazione di una serie di
prodotti matriciali qual’è il legame tra le deformazioni generalizzate e il campo degli
spostamenti nodali d espresso a partire dal campo degli spostamenti in coordinate globali
che altro non è che il vettore d. Il passaggio da Epsilon al vettore d, questa matrice è la
matrice che noi chiamiamo la matrice B ossia la matrice che lega il campo degli spostamenti
al campo delle deformazioni che è definita come il prodotto di H per l'inversa dello jacobiano
associato come jacobiano trasposto ed espresso in coordinate di csi ed eta e moltiplicata
sempre per il vettore Q che è il vettore che raccoglie anche in questo caso la derivazione
delle funzioni di forma espresse sempre quindi in csi ed eta.

SLIDE 65

Fatto questo quello che in realtà rimane da fare e ci resta da fare è: noto il campo delle
deformazioni legarle al campo delle tensioni che insorgono entro un elemento finito in
formulazione isoparametrica. Il vettore delle tensioni è un vettore colonna di tre coordinate in
SigmaX SigmaY e la componente di tensione tangenziale TauXY. Se andiamo a considerare
un materiale isotropo o un materiale omogeneo e nell'ipotesi appunto di andare a
considerare una formulazione in tensione piana. In questo caso la matrice di legame elastico
che è chiamata matrice D è funzione del modulo di Young del materiale, del coefficiente di
Poisson, del modulo di elasticità a taglio espresso come G. Sostanzialmente D va a
moltiplicare Epsilon ma io l'ho appena calcolato, Epsilon è il prodotto della matrice B per il
vettore Degli spostamenti nodali d. Quindi ho ricostituito il legame elastico tra tensioni,
deformazioni e spostamenti.

SLIDE 67

Dal punto di vista del calcolo della matrice di rigidezza la cosa importante e che
parzialmente è già stata vista ed applicata per un elemento in formazione triangolare a 3
nodi è il calcolo della matrice di rigidezza dell’elemento. Esso viene calcolato applicando il
principio dei lavori virtuali, ossia viene calcolato il lavoro delle forze esterne che viene
eguagliato al lavoro delle forze interne. Nel caso del lavoro delle forze interne è un lavoro
per unità di volume, poiché considero un elemento piano per il quale lo spessore è supposto
costante e uniforme entro l’elemento, da un integrale triplo si passa ad un integrale doppio
un integrale quindi su un'area che è espressa in coordinate globali XY moltiplicata per lo
spessore h che rappresenta il volume infinitesimo proprio del mio elemento finito. La
definizione di lavoro delle forze interne è pari ad 1/2 per l'integrale dell'area infinitesima XY
che va a moltiplicare il vettore delle deformazioni trasposte più il vettore delle tensioni per
l'integrale di volumi e quindi h per l’area infinitesima XY. In questo caso però il vettore delle
deformazioni trasposte è noto e anche il legame in termini di tensioni è noto e può essere in
esso sostituito. Sostanzialmente quello che si ricava è che il lavoro delle forze interne è pari
ad 1/2 per il vettore trasposto degli spostamenti nodali d che va a moltiplicare questo
integrale che è un integrale notevole, questo integrale esattamente corrisponde all'integrale
della matrice di rigidezza del mio elemento finito che altro non è che un elemento finito in
formulazione isoparametrica. Questo integrale però per essere risolto è difficile, è molto
difficile risolvere questo integrale soprattutto perché ogni elemento finito ha la sua forma, è
tipicamente non quadrato, è in un sistema globale generico XY e per la sua risoluzione ci
vuole troppo troppo tempo per una soluzione esatta.

SLIDE 68

Allora si decide di passare all'applicazione e alla valutazione di tali integrali come integrali
per i quali io possa applicare la metodologia di quadratura gaussiana, ossia possa passare
da un sistema globale XY a un sistema naturale normalizzato csi ed eta ricordando in prima
battuta che l'area è un'area che io chiamo Acsi-eta e il passaggio dall’area del
parallelogramma in XY è uguale all'area in csi ed eta moltiplicata per la matrice dello
jacobiano e che gli estremi di integrazione non sono più genericamente funzione di XY ma
sono estremi normalizzati tra -1 e 1. Fatto questo, questo integrale può essere risolto in
forma numerica applicando quindi Gauss avendo definito un numero di punti di integrazione
congruo entro il dominio di elemento. Per elemento quadrato bastano quindi due punti di
integrazioni per ciascuno dei due assi normalizzati complessivamente 4 punti per i quali la
funzione in questo caso questa funzione complessivamente venga calcolata come il
prodotto della matrice B che è espressa in csi ed eta per la matrice B che è indipendente in
questo caso da csi ed eta perché è una matrice elastica che è funzione solo di G, E e
Poisson e che va moltiplicare in questo caso nuovamente la matrice dello jacobiano sempre
nelle coordinate naturali e che viene pesata rispetto ai pesi v1 e vj. Ovviamente poiché si
suppone che l'integrale dell’area abbia spessore costante quindi il volume venga definito
come dAcsi-eta per h, h può uscire e viene considerato al di fuori della definizione.

SLIDE 70

Dal punto di vista quindi complessivamente del calcolo siamo riusciti quindi a calcolare
anche la formulazione della matrice di rigidezza di un elemento isoparametrico a quattro
nodi. Ma che cosa cambia ai fini del calcolo di un problema impostato agli elementi finiti se
adotto un elemento quadrilatero a 4 nodi isoparametrico o se adotto un elemento triangolare
ad esempio che abbia una formulazione del campo degli spostamenti in esso lineare? Qui si
riporta un esempio: in realtà i modelli sono quattro vediamo per che cosa differiscono. Sono
tutte e quattro travi caricate a un estremo libero da un carico concentrato e all'altro estremo
vengono incastrate quindi assimilabili a quello che viene comunque comunemente chiamata
trave a sbalzo. Il primo modello è stato costruito in modo da discretizzare la mia trave con
un solo elemento di tipo isoparametrico sull'intero spessore della mia trave; il secondo
modello invece adotta una discretizzazione in formulazione triangolare a 3 nodi dove
vengono utilizzati solo e soltanto un elemento per l'intera lunghezza della mia trave quindi
complessivamente tale componente viene discretizzato con due elementi triangolari a 3
nodi; i modelli 3 e 4 invece si decide di andare a valutare l'influenza di un raffinamento degli
elementi quindi si decide di andare a aumentare il numero di divisioni sia in direzione X della
trave quindi lungo la sua lunghezza sia lungo il suo spessore, nello specifico viene
considerato rapporto di 1 a 4 sulla lunghezza e rapporto di 1 a 2 invece sulla sua estensione
verticale. Complessivamente dal punto di vista del calcolo matriciale le matrici di rigidezza di
questi elementi per i modelli 1 e 2 hanno dimensioni pari a 8 x 8 per ciascuno di questi nuovi
a 2 gradi di libertà quindi 4*2 fa 8 e anche in questo caso complessivamente un elemento
triangolare ho 4 nodi per 2 gradi di libertà quindi fa 8 anche qui. Dal punto di vista del

modello 3 e del modello 4 complessivamente le strutture sono state discretizzate con un


numero di nodi pari a 15: 3 sullo spessore e 5 sulla lunghezza quindi ciascuno di essi porta
due gradi di libertà quindi 15*2 fa 30, complessivamente sia la matrice di rigidezza del
modello discretizzato 3 sia il modello discretizzato 4 hanno come dimensione globale una
matrice pari a 30 x 30.

SLIDE 71

Vediamo i risultati: che cosa emerge? Il campo degli spostamenti in Y del modello 1 risulta
essere più cedevole rispetto a quello che calcolo nelle medesime condizioni per il modello 2.
Vuol dire che il modello 1 all'estremo libero caricato della trave cede di più in direzione Y
negativa rispetto a quello del modello 2, questo è dovuto al fatto che la formulazione del
campo degli spostamenti del mio elemento isoparametrico risulta essere di ordine
quadratico e quindi più ricca rispetto l'omologa definizione del mio elemento triangolare a 3
nodi che altro non è che una formulazione in campo di spostamenti di natura lineare e quindi
intrinsecamente porta ad una valutazione di tale campo più scarsa e quindi si dice più rigida
perché effettivamente cede meno rispetto all'elemento quadrilatero a 4 nodi. Vediamo
l'influenza della taglia degli elementi anche in questo caso in termini di campo di
spostamento emerge come aver discretizzato sia lungo l'asse della trave sia verticalmente
l'asse della trave la struttura risulta, a parità di amplificazione della deformata, molto più
cedevole nel caso del modello con discretizzazione quadrilatera isoparametrica a 4 nodi
rispetto a quella che si viene a calcolare con una discretizzazione in formulazione
triangolare a 3 nodi.

SLIDE 72

Dal punto di vista poi della valutazione del calcolo delle tensioni che cosa ci si aspetta? Se il
modello quadrilatero isoparametrico ha un campo degli spostamenti quadratico il suo campo
delle deformazioni dovrà risultare essere lineare sull'elemento e sarà lineare anche il suo
campo di tensioni questa affermazione viene effettivamente giustificata e viene dimostrata
nel modello 1 dove si osserva come il campo delle tensioni assiali quindi dirette lungo l’asse
X degradi da positivo a negativo lungo lo spessore dell’elemento con continuità. Dal punto di
vista invece della formulazione dell’elemento triangolare poiché il campo di spostamenti
risulta essere lineare entro l'elemento il suo campo di deformazioni risulta essere in esso
costante che cosa emerge affettivamente? Che dal punto di vista delle tensioni assiali con
una formulazione di elemento triangolare a 3 nodi non riesco a cogliere l'evolversi della
variazione dello stato tensionale entro l'elemento e lungo lo spessore della mia trave.
Questo effetto viene via via mitigato qualora io ho deciso di raffinare la taglia degli elementi
soprattutto lungo lo spessore dell'elemento che cosa emerge? Che effettivamente l'elemento

più a ridosso della sezione caricata triangolare del modello 4 superiore effettivamente mi dia
una risposta in termini di tensioni assiali che nell’elemento risulta essere costante ed è pari a
0.5 megapascal positiva, diametralmente opposto ricavo però la formulazione in termini di
tensioni assiali che risulta essere sull'elemento triangolare posto inferiormente costante
entro l'elemento e che risulta essere in questo caso negativa pari a -0.5. Questo implica che
se io vado a modellare un componente e questo componente va in flessione e adotto
elementi triangolari tali per cui io non abbia considerato l'influenza della flessione e di come
il campo di spostamenti e quindi di deformazioni e quindi di tensione viene applicato entro
quell'elemento rischio di non cogliere effettivamente lo stato tensionale che è proprio di un
elemento che viene portato in flessione, questo effetto viene mitigato parzialmente andando
a discretizzare entro la direzione dello spessore in questo caso o la direzione normale
all'inflessione il mio componente. Dal punto di vista del modello 3 che invece ha una
formulazione quadrilatera a quattro nodi la distribuzione del campo delle tensioni passa da
positiva a negativa entro ciascun elemento linearmente ma complessivamente qui viene
rappresentata ad esempio il piano di frontiera ossia si passa dalla quota parte positiva alla
quota parte negativa e si osserva che effettivamente il passaggio tipicamente avviene a
ridosso di quella che è l'asse neutro della sezione che questo caso coincide col piano di
taglio diciamo così della suddivisione verticale dei miei elementi.

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