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CINCO HORAS CON MARIO.

Opera di Miguel Delibes che possiamo considerare uno dei romanzi di maggior successo della
narrativa spagnola del secolo scorso. Pubblicata nel 1967 e 10 anni dopo viene convertita in
opera di teatro.
Manifesto realizzato per commemorare i 50 anni dell’pera che ne racconta la sua importanza.
Il testo presenta una veglia funebre paradossale, Mario è un prof di letteratura di idee liberarli
degli anni ’60, quindi in piena dittatura, che muore all’improvviso. Il testo ne raccoglie
appunto la sua veglia. La moglie gli resta accanto tutta la notte che precede il funerale e
nonostante mostri a tutti gli amici la vicinanza al marito, la moglie in realtà vive quel lutto
come un tradimento e comincia ad apostrofare il cadavere con una serie di recriminazioni in
quello che è un discorso a senso unico. Tutto il romanzo prende spunto da alcuni versetti della
bibbia che il marito era solito leggere la sera e a partire da questi versetti messi all’inizio di
ogni capitolo.
Il romanzo lo si può considerare come orchestrato su una netta contrapposizione tra una
citazione lirici e uno vero e proprio sproloquio di carattere profano con effetti comici
rappresentato dal lungo monologo della moglie dinanzi al corpo del marito (di appunto 5 ore).
La moglie in qualche modo rappresenta la caricatura del modello di donna, di moglie e di
madre, lo stereotipo della donna frustrata franchista che vede il mondo attraverso il buco
della serratura, una donna ipocrita e ottusa, mentre il marito morto rappresenta l’ideale etico
dell’autore stesso.
Opera straordinariamente interessante anche per gli effetti che ha avuto, anche a livello
teatrale. Anche in paesi non legati alla cultura occidentale ha avuto grande successo e questo
perché la strategia che legittima il monologo interiore è molto accattivante anche appunto dal
punto di vista teatrale.

Come si presenta l’opera? Vi è l’annuncio stesso della morte del personaggio, si da l’annuncio
di dove avverrà la messa e a che ora ci darà il corteo funebre.
Ogni capitolo abbiamo detto inizia con una citazione biblica sottolineata ogni sera dal
protagonista stesso. A partire da queste citazioni inizia il monologo della moglie.
Cap 9: questo passo rivela i giudizi superficiali della moglie sulle persone, una sorta di
incomprensione di Carmen dinanzi all’onestà alla dignità di Mario.
Le caratteristiche di questo testo sono innanzitutto i l tono colloquiale, con un lessico volgare
ed impreciso con una sintassi propria della personalità della moglie: il lessico, le imprecisione
e la sintassi scorretta vogliono fotografare la personalità di Carmen. Vi sono poi diverse
espressioni popolari e frasi sospese lasciate senza una conclusione, senza elementi connettivi.
Si mette in discussione la postura etica del marito. L’onesta di Mario viene quindi confusa
come una stupida intransigenza che faceva pagare il conto all’intera famiglia. Altri elementi
che contraddistinguono questo passo sono l’egoismo e l’ingratitudine della moglie così come i
suoi assurdi convenzionalismi. Uno dei diversi espedienti dell’opera è poi la ripetizione
continua di elementi lessicali. Un’opera che tocca e che presenta anche molte difficoltà anche
per gli spagnoli stessi a causa dell’impiego costante di termini legati al gergo dalla Spagna di
quegli anni. Ovviamente nel corso della storia dinanzi al corpo di Mario passano anche
personaggi di cui, seppur in minima parte, Delibes ne racconta la storia. Soprattutto nella fine
ci sono anche diversi interventi da parte dell’autore stesso.

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