8/14 febbraio 2019 n. 1293 • anno 26 internazionale.

it 4,00 €
Ogni settimana Hisham Matar Scienza Attualità
il meglio dei giornali Le storie La logica eterna Gli sforzi per fermare
di tutto il mondo degli ospiti delle cellule l’epidemia di ebola

Gli Stati Uniti

contro
la Huawei
Washington sta cercando
di strappare alla Cina
la tecnologia che cambierà
il mondo

D
ART
SETTIMANALE • PI, SPED IN APDL
CHF • PTE CONT

DCB VR • AUT
• UK • CH CHF • CH CT
• BE
•E
8/14 febbraio 2019 • Numero 1293 • Anno 26
“I muri non funzionano”

Sommario Rebecca SoLnit a pagina 36

in copeRtina
La settimana
8/14 febbraio 2019 n. 1293 • anno 26 internazionale.it 4,00 €
Ogni settimana Hisham Matar Scienza Attualità
il meglio dei giornali Le storie La logica eterna Gli sforzi per fermare
di tutto il mondo degli ospiti delle cellule l’epidemia di ebola

Gli Stati Uniti

contro
Gli Stati Uniti contro la Huawei
cambiamento
la Huawei
Washington sta cercando
di strappare alla Cina
la tecnologia che cambierà
il mondo
Controllare le reti di telecomunicazioni 5g potrebbe garantire un
enorme vantaggio tecnologico, economico e militare sul resto del
mondo. Per questo Washington non vuole che a farlo sia un’azienda
cinese (p. 38). Copertina di Noma Bar
Giovanni De Mauro
“Ho sentito parlare per la prima volta di venezueLa cuba economia
cambiamento climatico quando avevo otto 16 Nicolás Maduro 56 Nelle case e LavoRo
perde consensi dei cubani 110 Se i laureati
anni. Ho imparato che è una cosa creata cercano
dagli esseri umani. Mi dicevano di Le Monde El Toque
18 Gli efetti un impiego
spegnere le luci per consumare meno da cameriere
delle sanzioni L’euRopa
elettricità e di riciclare la carta. Era strano, aL voto Neue Zürcher Zeitung
pesano sulla
pensavo, che fossimo in grado di cambiare 59 Portogallo
l’intera faccia del pianeta e il prezioso popolazione
Expresso,
strato di atmosfera che lo rende la nostra The Guardian cultura
The Guardian
casa: se eravamo capaci di fare questo, 84 Cinema, libri,
ameRiche
perché non ne sentivo parlare ovunque? 20 Washington poRtfoLio musica, video, arte
Perché il clima non era la prima cosa di cui 66 Dietro le quinte
fa ripartire la corsa
sentivo parlare quando accendevo la tv? di un museo
al nucleare Le opinioni
Titoli, programmi radiofonici, giornali: Nicolas Krief
Foreign Policy 12 Domenico Starnone
non avrei dovuto sentir parlare d’altro,
RitRatti 34 Will Hutton
come se fosse in corso una guerra afRica e medio 72 Greta Thunberg. 36 Rebecca Solnit
mondiale. Però i nostri leader politici non oRiente
22 Come impedire Un mondo nuovo
ne parlavano mai. Se usare i combustibili 86 Gofredo Foi
all’ebola Die Zeit
fossili minaccia la nostra esistenza, come è 88 Giuliano Milani
possibile che continuiamo a usarli? Perché di superare 90 Pier Andrea Canei
viaggi
non ci sono dei limiti? Perché non è illegale le frontiere 76 Vista sul muro 94 Christian Caujolle
farlo? Perché nessuno parla dei pericoli del Irin News The National
cambiamento climatico che è già in corso?
aSia e pacifico Le rubriche
E del fatto che duecento specie animali si gRaphic
28 I misteriosi jouRnaLiSm 12 Posta
estinguono ogni giorno? Ho la sindrome di
Asperger e per me le cose sono bianche o
omicidi degli esuli 80 Cartoline 15 Editoriali
tailandesi da New York
nere. Guardo le persone che sono al potere 112 Strisce
Al Jazeera Francesca Berardi
e mi chiedo perché hanno reso le cose così 113 L’oroscopo
complicate. Sento la gente dire che il viSti dagLi aLtRi cinema 114 L’ultima
cambiamento climatico è una minaccia 30 Ricomincia 82 Una trappola
alla nostra esistenza, però tutti vanno la recessione borghese
avanti come se niente fosse. Non possiamo The Observer The Spectator Articoli in formato
più salvare il mondo rispettando le regole 32 L’Italia deve fare mp3 per gli abbonati
perché le regole devono essere cambiate. i conti con il suo pop
Se vivrò cent’anni, sarò ancora qui nel 2103. colonialismo 96 Gli ospiti
Quello che facciamo o non facciamo ora Le Monde Hisham Matar
condizionerà tutta la mia vita e quella dei
miei amici, dei nostri igli e dei loro nipoti. RepubbLica Scienza
104 Ecco nemuri,
internazionale.it/sommario

centRafRicana
Gli adulti ci hanno deluso. E dato che la
maggior parte di loro, compresi giornalisti
46 La Russia il gene che ti cura
punta al cuore mentre dormi
e politici, continuano a ignorare la
dell’Africa The Atlantic
situazione, dobbiamo agire, oggi”.
Coda Story
Da un articolo per il Guardian tecnoLogia
di Greta Thunberg, 16 anni, svedese, Scienza 109 Le regole
impegnata contro il cambiamento 50 La logica eterna del gigante
climatico, promotrice dello sciopero delle cellule più forte Internazionale pubblica in
internazionale degli studenti per il clima The Monthly The Guardian esclusiva per l’Italia gli articoli
indetto per il 15 marzo. u dell’Economist.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 5

Immagini
La voce indigena
São Paulo, Brasile
31 gennaio 2019

Centinaia di indigeni di diverse etnie

hanno manifestato in varie città del
mondo per i diritti delle popolazioni au-
toctone. Le proteste fanno parte della
campagna “Sangue indigeno, non una
goccia in più”. I nativi brasiliani chiedo-
no che il governo di Jair Bolsonaro, di
estrema destra, rispetti i loro diritti e la
loro cultura ancestrale, come stabilito
dalla costituzione. Inoltre, si oppongo-
no con forza alla decisione del presi-
dente di aidare la demarcazione delle
terre indigene al ministero dell’agricol-
tura, inluenzato dalle lobby dei latifon-
disti. Foto di Cris Faga (NurPhoto/Getty
Images)
Immagini
Il forestiero
Jalandhar, India
31 gennaio 2019

Un leopardo attacca uno degli uomini

che stanno cercando di catturarlo nella
città di Jalandhar, nel nord dell’India,
dopo che era entrato in un’abitazione.
Nella cattura, durata cinque ore, sei
persone sono rimaste ferite, ma non in
modo grave. Il leopardo, probabilmen-
te arrivato dalle colline dell’Himachal
Pradesh, è stato sedato e riportato nella
foresta. Foto di Shammi Mehra (Afp/
Getty Images)
Immagini
Lanterne rosse
Tuntou, Cina
24 gennaio 2019

Una fabbrica a Tuntou, la località della

provincia di Hebei, nella Cina nordo-
rientale, considerata il principale cen-
tro di produzione di lanterne rosse.
Nella cultura cinese le lanterne rosse
sono legate al capodanno e simboleg-
giano la salute, la pace e la ricchezza. Il
nuovo anno cinese è cominciato il 5 feb-
braio sotto il segno del maiale e ha
aperto un periodo di vacanze durante il
quale milioni di cinesi tornano nei vil-
laggi d’origine per far visita ai familiari.
Foto di Kevin Frayer (Getty Images)
Posta@internazionale.it
L’immigrazione
secondo Donald Trump
u Le nuove politiche di Trump
sull’immigrazione (Internazio-
nale 1292) colpiscono non solo
le persone che cercano di en-
trare nel paese, ma anche
quelle che già ci vivono da de-
cenni. Secondo alcune ricer-
che più di 300mila persone ri-
schiano di perdere il loro sta-
tus legale. La maggior parte
proviene da Nicaragua, El Sal-
vador, Haiti e Sudan. A propo-
sito di Sudan consiglio il ilm
The good lie (2014), che raccon-
ta la storia dei “ragazzi perdu-
ti” del Sud Sudan. Nel 2000
furono accolti a migliaia da
un’America ben più civile. Tut-
ti sono diventati cittadini ame-
ricani e occupano ruoli anche
importanti nella società. Oggi
rischiano di perdere quanto
hanno faticosamente costrui-
to. Un monito per il desolante
modello di accoglienza che si
sta perseguendo anche in Ita-
lia, un paese di migranti che
con i migranti non vuole avere
più niente a che fare.
Sergio Mutolo
Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli
Divorati dall’ansia
È una mia impressione o
gli uomini provano meno
ansia delle donne quando
diventano genitori?
–Franca
“Caro Steve, ti scrivo perché
quando percepisci il senso del
fallimento devi dirlo ai quat-
tro venti, così poi avrai diritto
di parola quando tutto sarà
bello. E quindi lo dico. Mia i-
glia ha un anno e mezzo, e do-
vrei essere felice, ma invece
no. Cioè sì, ma no. Insomma
hai capito, e se no pensa alla
campagna irlandese, che è co-
sì bella ma ti mette anche una
tristezza della Madonna. Non
prendo una sola decisione
12 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Venezuela
u Sono rimasto sorpreso dal
sottotitolo nella copertina sul
Venezuela (Internazionale
1292): “ Il leader dell’opposi-
zione Juan Guaidó si è procla-
mato presidente al posto di
Maduro con il sostegno degli
Stati Uniti. Una decisione che
rischia di destabilizzare tutta
la regione”. Non è Maduro un
dittatore comunista sostenuto
da Cina e Russia, che afama e
reprime il popolo venezuela-
no? La sua permanenza al po-
tere, illegittima secondo gran
parte dei paesi democratici del
mondo e dell’intera Europa
(governo italiano escluso), può
considerarsi un fattore di sta-
bilità per l’America Latina?
Roberto Mattei
Vulnerabili e contenti
u L’articolo sui geni e le malat-
tie mentali (Internazionale
1291) è molto interessante. So-
no particolarmente predispo-
sto a stati depressivi e molto
più sensibile di tante persone
che mi circondano. Non ho
giusta, di questi tempi. Pro-
fessionalmente sono tornato
a quando avevo 13 anni, ma
con in più la cervicale. Non c’è
nulla che vada per il verso giu-
sto. Un motivo per cui avere
igli piccoli può essere positi-
vo è poter pensare che la loro
vita sia più importante della
tua. Ma la verità è che non sei
capace di tollerare il pensiero
di una vita senza di loro e
quindi saresti disposto a non
vivere tu piuttosto che vivere
senza di loro. Le basi della vi-
gliaccheria proprio. E ho capi-
to anche che, quando mia i-
glia andrà dall’analista e capi-
rà quanto sono stato stronzo,
io sarò sotto due metri di terra
mai vissuto questo stato come
una cosa positiva, non riuscen-
do a capirne l’origine e non riu-
scendo a comprendere la mia
capacità di emergere positiva-
mente in alcuni contesti. Sen-
za parlare dell’inspiegabilità
delle ricadute, spesso legate al
ripresentarsi di ambienti ostili
già vissuti in passato. Que-
sto articolo ha cambiato la vi-
sione che ho di me stesso e mi
ha dato risposte che attendevo
da tempo.
A.S.
Errata corrige
u Su Internazionale 1291 a pa-
gina 82 nella recensione del li-
bro “Napoli. Nostalgia di do-
mani”, l’anno delle quattro
giornate di Napoli è il 1943,
non il 1944.
Errori da segnalare?
correzioni@internazionale.it
PER CONTATTARE LA REDAZIONE
Telefono 06 441 7301
Fax 06 4425 2718
Posta via Volturno 58, 00185 Roma
Email posta@internazionale.it
Web internazionale.it
e questa umiliazione mi sarà
risparmiata. Ecco sto già mol-
to meglio. Sfogarmi mi ha fat-
to bene. Ti racconto un’ultima
storia interessante: ho appena
visto una bimba di tre anni
con i codini e la gonna blu che
attraversava la strada corren-
do; era sfuggita a sua nonna
per andare incontro alla sua
amichetta, giustamente senza
curarsi dell’esistenza delle au-
tomobili. Ora comunque
stanno tutti bene, perché non
è successo nulla. Se non che
io non dormirò più. Mai più”.
Stefano D’Andrea, Il padre è
nud0 (Baldini Castoldi 2018).
daddy@internazionale.it
Parole
Domenico Starnone
Bianco
persistente
u Lanciare maledizioni: alme-
no questo diritto lasciamoglie-
lo a chi, mentre la nostra vita
scivola via senza grandi priva-
zioni, vive tra angosce e orrori.
Maledire i governanti ipocriti,
ciarlatani, spietati, xenofobi e
razzisti insieme ai loro milioni
di sostenitori è l’ultima risorsa
di chi non ha nulla perché è
stato depredato di tutto. “I
bianchi”, scriveva Ingeborg
Bachmann in uno degli splen-
didi frammenti di Il caso Fran-
za (Adelphi 1988). “I bianchi,
che siano. Che siano maledet-
ti”. È così. Tutti noi bianchi
del pianeta saremo maledetti
dalle nostre vittime ancora
più di quanto siamo stati ma-
ledetti nei decenni e nei secoli
passati. Ci malediranno nelle
baraccopoli, nei lager, per
mare, dal fondo del mare, da
tutti i luoghi dove si muore di
fame, di sete, di malattie facil-
mente curabili, di sfruttamen-
to, di ineicienza, di corruzio-
ne, di bombe. La feroce es-
senza del bianco – il colore
della smania di possesso, del-
la crudele riduzione dell’altro
a sé – è persistente, non c’è
mutamento che non la ricon-
fermi. Essa risorge sempre –
dice Franza disperata – è per-
vasiva, abita anche un cervel-
lo nero o bruno, commette
crimini eclatanti e crimini che
nemmeno appaiono crimini,
tanto che nessuna legge li per-
segue. I bianchi, sì, che siano
maledetti. Abbiamo accumu-
lato tali colpe che nemmeno
le nostre minoranze soccorre-
voli possono redimere questo
biancore sprezzante.
Editoriali

Un presidente che parla da solo

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante se ne sognano nella vostra ilosoia”
William Shakespeare, Amleto

Direttore Giovanni De Mauro

Bernd Pickert, Die Tageszeitung, Germania
Vicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen,
Alberto Notarbartolo, Jacopo Zanchini
Editor Giovanni Ansaldo (opinioni), Daniele Il presidente statunitense Donald Trump non è pisce nessuno. La cosa terribile è vedere come
Cassandro (cultura), Carlo Ciurlo (viaggi, visti
dagli altri), Gabriele Crescente (Europa), Camilla un buon oratore. È bravo a lanciare provocazio- nonostante queste sciocchezze Trump sia riusci-
Desideri (America Latina), Simon Dunaway
(attualità), Francesca Gnetti (Medio Oriente), ni, ma di solito i suoi discorsi non hanno né capo to a compattare i repubblicani dietro di sé. Non è
Alessandro Lubello (economia), Alessio
Marchionna (Stati Uniti), Andrea Pipino né coda: salta da un argomento all’altro e si ab- grazie alle sue sparate, ma alla loro complicità
(Europa), Francesca Sibani (Africa), Junko Terao
(Asia e Paciico), Piero Zardo (cultura, bandona a bugie e insulti. che sta cambiando gli Stati Uniti e il mondo.
caposervizio)
Copy editor Giovanna Chioini (web, Il discorso annuale sullo stato dell’Unione Il risultato: una corte suprema a maggioranza
caposervizio), Anna Franchin, Pierfrancesco
Romano (coordinamento, caporedattore), dovrebbe essere un’altra cosa. Quando un presi- conservatrice, ridistribuzione iscale dai poveri
Giulia Zoli
Photo editor Giovanna D’Ascenzi (web), Mélissa dente ha qualcosa d’importante da dire, questa ai ricchi, riduzione dell’assistenza sanitaria, spe-
Jollivet, Maysa Moroni, Rosy Santella (web)
Impaginazione Pasquale Cavorsi (caposervizio), è l’occasione migliore. Ma nonostante Trump se militari in forte rialzo, tradimento degli allea-
Marta Russo
Web Annalisa Camilli, Andrea Fiorito, Stefania abbia pronunciato uno dei discorsi più lunghi di ti, ritiro dai trattati internazionali e via dicendo.
Mascetti (caposervizio), Martina Recchiuti
(caposervizio), Giuseppe Rizzo, Giulia Testa sempre, l’unica notizia concreta è che il 27 feb- Trump e i repubblicani demoliscono le conqui-
Internazionale a Ferrara Luisa Cifolilli,
Alberto Emiletti braio incontrerà di nuovo il leader nordcoreano ste del liberalismo a un ritmo impressionante.
Segreteria Teresa Censini, Monica Paolucci,
Angelo Sellitto Correzione di bozze Sara Kim Jong-un in Vietnam. Per il resto: vuoti ap- Per i successori rimediare a tutto ciò sarà molto
Esposito, Lulli Bertini Traduzioni I traduttori
sono indicati dalla sigla alla ine degli articoli. pelli all’unità nazionale, mischiati alle sue solite diicile. Ed è proprio per questo che Trump è di-
Marina Astrologo, Stefania De Franco, Francesco
De Lellis, Federico Ferrone, Flavia Gasperetti, posizioni. Mentre i suoi predecessori avevano ventato il leader indiscusso dei repubblicani.
Giusy Muzzopappa, Francesca Rossetti, Fabrizio
Saulini, Andrea Sparacino, Francesca Spinelli, cercato d’illustrare gli obiettivi della loro presi- La tradizione del discorso sullo stato
Bruna Tortorella, Nicola Vincenzoni Disegni
Anna Keen. I ritratti dei columnist sono di Scott denza, Trump si è limitato a dire: io sono il mi- dell’Unione evoca uno spirito d’imparzialità che
Menchin Progetto graico Mark Porter Hanno
collaborato Gian Paolo Accardo, Cecilia gliore, le inchieste a mio carico sono una caccia appartiene al passato. Quello di Trump avrebbe
Attanasio Ghezzi, Gabriele Battaglia, Francesco
Boille, Catherine Cornet, Sergio Fant, Anita alle streghe che minaccia il benessere degli Stati dovuto chiamarsi “discorso sulla mia salute
Joshi, Fabio Pusterla, Alberto Riva, Andreana
Saint Amour, Francesca Spinelli, Laura Tonon, Uniti, voglio il muro contro l’invasione dei mi- mentale e sullo stato della mia presidenza”. E
Lorenzo Trombetta, Guido Vitiello, Marco Zappa
Editore Internazionale spa granti criminali dal Messico e lo avrò. nessuno sentiva il bisogno di una cosa del ge-
Consiglio di amministrazione Brunetto Tini
(presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot Dopo due anni di presidenza, questo non stu- nere. u gac
(vicepresidente), Alessandro Spaventa
(amministratore delegato), Giancarlo Abete,
Emanuele Bevilacqua, Giovanni De Mauro,
Giovanni Lo Storto
Sede legale via Prenestina 685, 00155 Roma
Produzione e difusione Francisco Vilalta
Amministrazione Tommasa Palumbo,
Arianna Castelli, Alessia Salvitti
Concessionaria esclusiva per la pubblicità
Agenzia del marketing editoriale
Il reddito delle illusioni
Tel. 06 6953 9313, 06 6953 9312
info@ame-online.it
Subconcessionaria Download Pubblicità srl
Stampa Elcograf spa, via Mondadori 15,
37131 Verona
Roberta Carlini per Internazionale
Distribuzione Press Di, Segrate (Mi)
Copyright Tutto il materiale scritto dalla
redazione è disponibile sotto la licenza Creative L’introduzione del cosiddetto reddito di cittadi- Commissione europea è stato dato in garanzia un
Commons Attribuzione - Non commerciale -
Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale. nanza è una buona notizia. L’Italia è uno dei paesi rialzo automatico dell’iva, con l’idea di evitarlo
Signiica che può essere riprodotto a patto di
citare Internazionale, di non usarlo per ini europei con maggiore disuguaglianza e minore contrattando nuovo deicit. Ma sia l’aumento dei
commerciali e di condividerlo con la stessa
licenza. Per questioni di diritti non possiamo spesa sociale per contrastare la povertà. Il gover- debiti dello stato sia quello delle tasse sui consu-
applicare questa licenza agli articoli che
compriamo dai giornali stranieri. no ha stanziato 5,8 miliardi di euro per il 2019, che mi prima o poi lo pagheranno soprattutto i poveri.
Info: posta@internazionale.it
diventeranno 7,8 a regime: un bel salto in avanti, In alternativa, c’è l’idea che lo stesso reddito di
rispetto ai 2 miliardi elargiti dal centrosinistra che cittadinanza faccia crescere l’economia e così si
Registrazione tribunale di Roma
n. 433 del 4 ottobre 1993 per primo aveva introdotto un reddito d’inclusio- autoinanzi: ipotesi smentita o almeno ridimen-
Direttore responsabile Giovanni De Mauro
Chiuso in redazione alle 19 di mercoledì ne sociale. sionata da parecchi studi.
6 febbraio 2019
Pubblicazione a stampa ISSN 1122-2832 Ma le critiche ioccano: è una manovra eletto- Tutte queste illusioni servono a eludere il no-
Pubblicazione online ISSN 2499-1600
rale, accelerata a rischio di grandi inciampi am- do di fondo: si vuole fare una manovra ridistribu-
PER ABBONARSI E PER
INFORMAZIONI SUL PROPRIO
ministrativi in vista delle europee; è un disincen- tiva senza ridistribuzione. Tra i democratici sta-
ABBONAMENTO tivo al lavoro o un incentivo al lavoro nero; lascia tunitensi si discute di alzare le tasse sui redditi più
Numero verde 800 111 103
(lun-ven 9.00-19.00), fuori le famiglie più bisognose; l’assegno è troppo alti, in Francia una parte dei gilet gialli contesta
dall’estero +39 02 8689 6172
Fax 030 777 23 87 alto; i centri per l’impiego sono ineicienti; è un l’abolizione della patrimoniale. In Italia l’argo-
Email abbonamenti@internazionale.it
Online internazionale.it/abbonati ricatto; è un aiuto alle aziende più che ai poveri. mento è tabù, tra i democratici – che le tasse sui
LO SHOP DI INTERNAZIONALE Critiche più o meno fondate, che possono essere ricchi le hanno abbassate – come tra i cinquestelle
Numero verde 800 321 717
(lun-ven 9.00-18.00)
discusse nel dettaglio e magari – per chi pensa che per i quali le caste sono solo quelle della politica.
Online shop.internazionale.it
Fax 06 442 52718
comunque lottare contro la povertà sia una buona La linea è: dare ai poveri senza togliere ai ricchi.
Imbustato in Mater-Bi
idea – portare ad aggiustare o riformare il mecca- Un Robin Hood illusionista, o piatto come la tassa
nismo. Ma che non centrano il punto più impor- che piace alla destra. u
tante: chi lo paga, il reddito di cittadinanza?
Nella manovra italiana, apparentemente, non Roberta Carlini è una giornalista esperta di eco-
lo paga nessuno. Ci si aida all’aumento del debi- nomia. Il suo ultimo libro è Come siamo cambiati.
to, per quest’anno e per i successivi. In realtà alla Gli italiani e la crisi (Laterza 2015).

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 15

Venezuela
Nicolás Maduro
perde consensi
Jean-Pierre Bricoure, Le Monde, Francia
Foto di Emin Ozmen
Il 2 febbraio nei quartieri poveri
di Caracas sono scesi in piazza
i sostenitori del governo, ma
anche le persone che chiedono
nuove elezioni e riconoscono
la legittimità di Juan Guaidó
airo Rodríguez, 35 anni, riesce a
“Ci minacciavano, dicevano che avrebbero
tolto i sussidi o addirittura sparavano”, dice.
Poi la situazione è peggiorata. Con la crisi
economica, i medicinali e i generi alimen-
tari si trovano a fatica; la produzione del
petrolio si è ridotta drasticamente e l’ipe-
rinlazione ha raggiunto l’1,7 milioni per
cento. “Già prima non avevamo nulla”, dice
Rodríguez, “immaginatevi ora”.
Come in tutto il paese, gli abitanti di Pe-

J cavarsela grazie ai soldi che gli

manda il fratello dal Perù. Ha
perso il lavoro nel municipio di
Petare, uno dei più grandi sob-
borghi di Caracas e roccaforte storica del
chavismo. Rodríguez ha riiutato di andare
a manifestare contro l’opposizione: “Ho
semplicemente detto di no”. Vive con la
madre e un altro fratello, non ha un lavoro e
non riceve sussidi.
Il padre ha sempre votato per il Partito
tare vanno via. Negli ultimi anni più di due
milioni di persone hanno lasciato il Vene-
zuela, un dato senza precedenti in America
Latina.
Jairo Rodríguez però non è scappato,
anzi, si è afermato come leader della co-
munità di quartiere, grazie anche alla sua
chiesa. “I collettivi armati ci sono sempre,
ma ora la maggioranza siamo noi”, dice. A
gennaio ha organizzato dei cortei a Petare
per raggiungere i comizi dell’opposizione
MAGNuM/CoNTRASTo

socialista unito del Venezuela, il partito di nel centro di Caracas. Le manifestazioni

Hugo Chávez, mentore e predecessore
dell’attuale presidente Nicolás Maduro.
Anche la madre votava per Chávez, ma do-
po la vittoria di Maduro alle elezioni presi-
denziali del 2013 è diventata più critica.
Invece Rodríguez è apertamente passa-
to nelle ile dell’opposizione: “All’inizio è
stato diicile”, dice. Le truppe chaviste di
Petare mandavano i loro uomini, i cosiddet-
ti collettivi armati, a ogni minima iniziativa.
sono aumentate e, negli ultimi giorni, ce ne
sono state varie nelle zone di Catia, Cemen-
terio, La Candelaria e La Pastora, conside-
rate roccaforti del chavismo.
Un modello insostenibile
La situazione preoccupa il governo boliva-
riano. Molti abitanti dei quartieri poveri
sono delusi da Maduro e questo potrebbe
favorire l’opposizione e mettere in dubbio
la capacità del governo di rimanere al po-
tere. “Se contiamo il numero reale di abi-
tanti dei quartieri popolari scesi in piazza,
c’è da restare sbalorditi”, aferma Rodrí-
guez. “Prima nessuno osava manifestare
per l’opposizione”. Come molti altri, il 2
febbraio anche lui è andato al comizio di
Juan Guaidó, il giovane presidente del par-
lamento che il 23 gennaio si è proclamato
presidente ad interim del Venezuela. Ro-
dríguez e altre migliaia di persone hanno
pazientemente aspettato sotto il sole l’arri-
vo di Guaidó e dei leader dell’opposizione.
C’era Marialbert Barrios, la deputata più
giovane del parlamento, che come Guaidó
ha cominciato a fare politica nei movimen-
ti studenteschi del 2007 contro la chiusura
dell’emittente Rctv decisa da Chávez.
C’era anche Iván Stalin González, vicepre-
sidente del parlamento e anche lui parte
del movimento studentesco del 2007.
“Il paese è stanco”, dice González dal
palco. Dietro, su un megaschermo, svento-
lano le bandiere dei paesi che hanno rico-
nosciuto Guaidó come presidente legitti-
mo del Venezuela. “Abbiamo bisogno di
riconciliazione e di ritrovarci”, dice, e il
pubblico applaude. Tra la folla si vedono
cartelli che dicono “No ai sussidi, sì alle
dimissioni di Maduro”, bandiere con la
scritta “Sos” e magliette con lo slogan
“Non ho paura”. Molti manifestanti porta-
no una croce al collo.

16 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 Manifestazione dell’opposizione a Caracas, 2 febbraio 2019 L’opinione
Mediazione
e dialogo
El País, Spagna
l 4 febbraio il presidente del gover-

I no spagnolo Pedro Sánchez ha rico-

nosciuto Juan Guaidó come presi-
dente ad interim del Venezuela. L’an-
nuncio di Sánchez è stato seguito da
quello delle principali potenze europee,
d’accordo sull’idea che un governo ve-
nezuelano di transizione debba convo-
care e organizzare delle elezioni presi-
denziali con le dovute garanzie di tra-
sparenza. La Spagna e l’unione europea
devono sostenere i paesi latinoamerica-
ni che hanno riconosciuto Guaidó e che
possono fare da mediatori per contribu-
ire a risolvere i problemi di Caracas.

“Non avevo mai visto una cosa del ge-
nere”, aferma María, 40 anni, che chiede
di non usare il suo vero nome. Anche lei
viene da Petare. Ha lavorato per quindici
anni al consiglio comunale chavista come
responsabile della distribuzione degli aiu-
ti, prima di andare a dirigere una mensa
locale per bambini in diicoltà. È arrabbia-
ta: “La gente non ce la fa più. La fame, la
corruzione, il clientelismo, la crisi econo-
mica, la violenza: il modello messo in piedi
dal governo sta crollando”.
Secondo lei, il sostegno dato ai più po-
veri è sempre servito a pretendere qualco-
sa in cambio: “La gente doveva votare,
manifestare o mettere la camicia del parti-
to. L’aiuto è sempre stato concesso in vista
di un tornaconto”.
Jurgen John ha vent’anni. Sorridente e
loquace, questo studente d’ingegneria
dell’università cattolica di Caracas ha l’età
della rivoluzione bolivariana cominciata il
2 febbraio 1999, quando Hugo Chávez giu-
rò per la prima volta da presidente. John fa
fatica a immaginare cosa succederà una
volta che Maduro avrà lasciato il potere:
“Ho conosciuto solo il chavismo”, dice. Ma
anche lui ammette di volere un gran cam-
biamento, una svolta, almeno nell’econo-
mia. E per il resto? Il ragazzo alza le spalle:
“Si vedrà”.
Seduta all’ombra, con il bastone davan-
ti a lei, c’è María Miguel, 76 anni, che abita
in un quartiere popolare, in una zona a sud
lontana dal centro della capitale. Vive da
sola con una pensione di sette dollari al
mese, “come tutti i pensionati del paese”.
continua a pagina 18 »
Retorica aggressiva
Anche se paesi come la Russia, la Cina o
gli Stati uniti hanno grandi interessi
economici in Venezuela, si tratta di un
conlitto interno, o con delle conse-
guenze regionali, e come tale va afron-
tato. La retorica aggressiva del presi-
dente statunitense Donald Trump non
aiuta chi spera nel ritorno della demo-
crazia in Venezuela. I continui appelli a
un eventuale intervento militare da par-
te di Washington preoccupano la comu-
nità internazionale. L’unione europea e
i paesi dell’America Latina devono fron-
teggiarli. È una linea rossa che non va
superata.
Sarà necessario aprire un dialogo
con Maduro per gestire la sua uscita di
scena, ma il dialogo dev’essere promos-
so a livello internazionale dai paesi lati-
noamericani. Il ruolo della Spagna e de-
gli altri paesi fuori dalla regione dev’es-
sere solo di sostegno.
oltre all’emergenza istituzionale c’è
un’emergenza umanitaria, altrettanto
grave. Milioni di venezuelani hanno ab-
bandonato il paese, dove oggi manca di
tutto, a causa dell’incompetenza del go-
verno. Bisogna per prima cosa rispon-
dere alle necessità più urgenti della cri-
si. Poi, cominciare a mettere in moto i
meccanismi per tornare alla normalità
il più velocemente possibile. u fr

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 17

Venezuela
Ha conosciuto l’età dell’oro di Caracas,
quando la città era la capitale più ricca
dell’America Latina. “ora si fa fatica a cre-
derlo”, dice. Non ha molta voglia di parlare,
è stanca. “La mia vita quotidiana si limita a
questo: sapere se domani avrò abbastanza
da mangiare e se mi toglieranno l’elettricità
o l’acqua”. Spesso, di notte, si alza per con-
trollare se dal rubinetto esce acqua. María
Miguel è dimagrita. Sei persone su dieci af-
fermano di aver perso tra gli 8 e i 10 chili nel
2018. “Ma la cosa più dura è la mancanza di
medicinali”, dice. “Chi verrà dopo Maduro
non potrà risolvere tutto subito, ma almeno
potremo sperare in un cambiamento”.
Faccia a faccia
Sul palco Juan Guaidó ha preso la parola da
qualche minuto. La sua voce è stanca e so-
lenne, a tratti esitante. Sono le 13 e il giova-
ne leader dell’opposizione introduce la
parte più importante del suo discorso: la
prospettiva di aiuti umanitari che dovreb-
bero arrivare alla frontiera colombiana e
brasiliana, e sull’isola caraibica olandese di
Curaçao. La promessa sembra un modo
abile per rivolgersi a chi è più in diicoltà e
ai quartieri popolari, obiettivi tradizionali
del chavismo. Ed è anche un tentativo di
forzare la mano a Maduro, chiedendo ai mi-
litari di aprire le frontiere e di lasciar passa-
re i convogli con gli aiuti.
“Non m’interessa da dove vengono gli
aiuti”, dice Jairo Rodríguez. “L’importante
è accettarli. Non c’impegnano e non prean-
nunciano un intervento militare, come vuo-
le farci credere Maduro”.
Sette chilometri più a ovest, l’avenida
Bolívar, il viale principale del centro di Ca-
racas, è piena di gente con indosso camicie
e cappellini rossi, il colore del Partito socia-
lista. Maduro sta inendo di parlare: è con-
trario a convocare elezioni presidenziali
anticipate e a ricevere qualsiasi tipo di aiuto
internazionale. E annuncia, tra gli applausi,
un aumento del numero di soldati, chieden-
do ai collettivi armati e agli altri corpi civili
di unirsi all’esercito.
Comincia a fare buio e la strada per rien-
trare a Petare, a Catia o al Cementerio è
lunga. Durante il tragitto, Jairo Rodríguez
ha incrociato i suoi vicini rimasti fedeli al
presidente Maduro. Anche loro stanno tor-
nando a casa, ma dall’altro comizio, quello
del governo. Si sono guardati senza scam-
biarsi una parola.
Due mondi, uno di fronte all’altro, a di-
stanza ravvicinata. u adr
18 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Gli efetti delle sanzioni
pesano sulla popolazione
Joe P. Daniels, Andrew Roth e Mariana Zuñiga,
The Guardian, Regno Unito
Molti temono che le misure
imposte dagli Stati uniti non
toccheranno i traici illeciti
delle persone legate al governo
di Maduro. A farne le spese
potrebbero essere i cittadini
avanti a una stazione di servizio
D nella zona est di Caracas la coda
per fare benzina continua per
diversi isolati. Gli automobilisti
sanno che gli Stati uniti hanno imposto
sanzioni all’azienda petrolifera di stato e
temono che presto le pompe resteranno a
secco. “Le cose andranno sempre peggio”,
dice Tomás Pacheco, che è in ila per fare
rifornimento. “E queste lunghe code diven-
teranno la normalità”.
Le sanzioni, adottate il 4 febbraio, vieta-
no alle imprese statunitensi di esportare
Da sapere
Il mondo si divide
23 gennaio 2019 Il presidente del parlamento e
leader dell’opposizione Juan Guaidó si procla-
ma presidente ad interim del Venezuela. Sostie-
ne di non riconoscere la legittimità di Nicolás
Maduro, rieletto per un secondo mandato il 20
maggio 2018. Guaidó è riconosciuto presidente
dagli Stati uniti, dal Canada e dalla maggior
parte dei paesi latinoamericani, con l’eccezione
di Messico, Bolivia, Cuba e Nicaragua. Cina,
Russia, Turchia e Iran si schierano con Maduro.
4 febbraio In una riunione in Canada la mag-
gior parte dei paesi del Gruppo di Lima, forma-
to nel 2017 per far fronte alla crisi venezuelana,
riconosce Juan Guaidó presidente e respinge
l’uso della forza per allontanare Maduro. Se-
condo Washington sul tavolo ci sono tutte le op-
zioni, anche quella militare. Lo stesso giorno 19
paesi dell’unione europea confermano in un
comunicato congiunto l’appoggio a Guaidó e
annunciano la creazione di un gruppo di contat-
to per una soluzione diplomatica alla crisi vene-
zuelana. L’Italia non irma il comunicato e ri-
mane neutrale.
beni e servizi alla Petróleos de Venezuela
(Pdvsa) e s’inseriscono in una campagna
per costringere Nicolás Maduro a farsi da
parte e a cedere il potere a Juan Guaidó, il
leader dell’opposizione. Le rainerie statu-
nitensi, inoltre, hanno il divieto di compra-
re greggio dalla Pdvsa, a meno che il paga-
mento non avvenga su conti in nessun mo-
do legati a Maduro. Ma molti temono che le
misure possano portare ulteriori disagi in
un paese già segnato dall’iperinlazione e
dalla carenza cronica di generi alimentari
di base e medicine. “In tanti anni non ho
mai visto una situazione così drammatica”,
dice Carlos Fuentes, un ingegnere in ila.
“Se sparisce la benzina un altro problema si
aggiungerà a tutto questo caos”.
L’arma risolutiva
Gli esperti dicono che l’obiettivo delle san-
zioni è aumentare le soferenze della popo-
lazione e scatenare proteste più grandi di
quelle che hanno scosso il Venezuela nelle
ultime settimane. Geof Ramsey, vicediret-
tore per il Venezuela del Washington oice
on Latin America, aferma: “Gli Stati uniti
sperano che l’indignazione generale sia
l’arma risolutiva per abbattere inalmente il
regime di Maduro. Ma i regimi autoritari
sanno essere molto resistenti”.
Le manifestazioni dell’opposizione so-
no state più numerose di quelle a favore del
governo, ma Maduro ha mantenuto il soste-
gno fondamentale delle forze armate, of-
frendo ai vertici militari posizioni nel go-
verno e nella Pdvsa. un obiettivo delle san-
zioni è proprio colpire nel portafoglio que-
ste figure di rilievo, anche se i settori
dell’economia illegale sotto il loro controllo
– dal traffico di stupefacenti all’attività
estrattiva illecita ino all’estorsione – non
saranno toccati. “In Venezuela c’è una tale
quantità di denaro che spunta da chissà do-
ve e s’inila nelle tasche del regime che dif-
ficilmente le sanzioni avranno effetto, a
parte aumentare le soferenze dei cittadi-
ni”, continua Ramsey.
La Pdvsa, a lungo ancora di salvezza

MAGNuM/CoNTRASTo
dell’economia venezuelana, stavolta pro-
babilmente non resisterà alla tempesta.
Anche se ha le più ricche riserve di petrolio
accertate al mondo, il paese è sempre più
spesso a corto di carburante a causa del de-
grado delle infrastrutture.
Il greggio che sgorga dal terreno ha un
alto contenuto di zolfo e può essere trasfor-
mato in benzina solo in certe rainerie. Da-
to che le rainerie venezuelane sono fati-
scenti, il petrolio è spedito negli Stati uniti
dove viene rainato e poi è rivenduto a Ca-
racas. Nei primi otto mesi del 2018 le impor-
tazioni dagli Stati uniti sono cresciute del
76 per cento, per un totale di 125mila barili
al giorno, stando ai dati della us energy in-
formation administration. “La Pdvsa è sta-
ta gestita in modo pessimo da quando
Chávez l’ha imbottita di fedelissimi”, dice
Gilberto Morillo, direttore finanziario
dell’azienda fino al 2003, quando Hugo
Chávez, il defunto predecessore di Maduro,
cominciò la pratica delle nomine politiche.
Morillo aggiunge che Maduro proverà a
Manifestazione dell’opposizione a Caracas, 2 febbraio 2019
corteggiare altri compratori di greggio nella
speranza di scongiurare l’imminente crisi,
ma i suoi appelli probabilmente cadranno
nel vuoto: “I paesi che hanno raffinerie
adatte, come l’India o alcuni stati dell’Afri-
ca, sono dall’altra parte del mondo. I costi
di spedizione sarebbero altissimi”.
La posizione degli alleati
I problemi della Pdvsa rischiano anche di
isolare Maduro dal suo principale benefat-
tore, la Russia, che secondo gli esperti inve-
ste in Venezuela ino a 20 miliardi di dollari,
di cui una fetta importante va alla Pdvsa. Il
colosso russo dell’energia Rosneft ha pre-
stato alla Pdvsa più di sei miliardi di dollari.
Il prestito sarà ripagato attraverso forniture
di greggio alla Rosneft per tutto il 2019, e
quindi è vincolato alla capacità dell’azienda
venezuelana di estrarre petrolio. Secondo
alcuni resoconti, il calo della produzione in
Venezuela nel 2018 avrebbe spinto Igor Se-
chin, inluente alleato del presidente russo
Vladimir Putin, ad andare a Caracas a no-
vembre per lamentarsi con Maduro e se-
gnalare la crescente impazienza di Mosca.
La garanzia per una parte del prestito è
la quota (pari al 49,9 per cento) detenuta
dalla Pdvsa nella società di rainazione sta-
tunitense Citgo, e nuove sanzioni america-
ne contro l’azienda venezuelana rendereb-
bero diicile per la Russia rilevare la pro-
prietà in caso di fallimento. La Rosneft ha
inoltre una serie di compartecipazioni con
la Pdvsa in vari giacimenti petroliferi in Ve-
nezuela. La Cina, altro alleato di Maduro,
mostra segni di preoccupazione e secondo
l’agenzia Reuters la PetroChina sta pensan-
do di chiudere una raineria da 10 miliardi
di dollari nel sud del paese. Nel frattempo,
mentre a Caracas si allungano le code per la
benzina, alcuni sono favorevoli alle sanzio-
ni, anche se si preparano a tempi duri. “Sof-
friremo? Certo, ma le sanzioni sono un ma-
le necessario”, dice María Alexandra Villa-
suso, una produttrice video. “Il governo sta
già afogando, e se la nave afonda, pazien-
za. Prima o poi torneremo a galla”. u fas
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 19
 Americhe
Michail Gorbačëv e Ronald Reagan a Washington, l’8 dicembre 1987
REUTERS/CONTRASTO
Washington fa ripartire
la corsa al nucleare
R. Gramer e L. Seligman, Foreign Policy, Stati Uniti
Gli Stati Uniti si ritireranno da
un importante trattato sulla non
proliferazione delle armi
nucleari. Una scelta che
potrebbe creare nuove tensioni
con Russia e Cina
l 1 febbraio il governo degli Stati Uniti
I ha annunciato che entro sei mesi usci-
rà dal Trattato sulle armi nucleari a
medio raggio (Inf ) irmato con la Rus-
sia nel 1987, un accordo che ha permesso di
mantenere la sicurezza in Europa dopo la
ine della guerra fredda. Poco dopo l’an-
nuncio della Casa Bianca il governo russo
ha detto che avrebbe fatto lo stesso. Molti
esperti spiegano la decisione degli Stati
Uniti con la volontà di rispondere alla cre-
scita militare di Cina e Russia, ma pensano
che alla lunga potrebbe compromettere al-
tri accordi sul controllo delle armi.
“Per anni la Russia ha violato i termini
del trattato”, ha dett0 il segretario di stato
americano Mike Pompeo. “Non ha senso
irmare un accordo se una delle parti non lo
rispetta”. Specialisti e politici di vari paesi
occidentali concordano sul fatto che la Rus-
20 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
sia abbia violato le norme del trattato, ma
non sono convinti che abbandonarlo sia
una buona idea. Al contrario, temono che la
decisione degli Stati Uniti possa innescare
una nuova corsa agli armamenti nucleari
con Mosca e mettere a repentaglio un altro
accordo fondamentale per il controllo delle
armi, il cosiddetto New Start. Firmato nel
2010, il trattato limita il numero di testate
nucleari in possesso di Stati Uniti e Russia.
Se Mosca e Washington decideranno di non
rinnovarlo, scadrà all’inizio del 2021. La
maggior parte degli analisti ritiene che il
Cremlino stia rispettando il New Start.
Tuttavia, negli ultimi anni l’accordo è
stato criticato da molti politici repubblicani
statunitensi. A cominciare da John Bolton,
attuale consulente per la sicurezza naziona-
le del presidente Donald Trump, che nel
2010 scrisse un articolo in cui deiniva il
trattato “profondamente sbagliato”. Tho-
mas Countryman, ex sottosegretario di sta-
to per il controllo degli armamenti e la sicu-
rezza nazionale, collega questa posizione
sul New Start all’ostilità di Bolton per altri
accordi internazionali, come quello sul nu-
cleare con l’Iran stipulato da Barack Oba-
ma. “È lecito temere che Bolton approitte-
rà di qualsiasi scusa per non prolungare il
Dalla Russia
Una scelta pragmatica
u “La decisione degli Stati Uniti di uscire dal
Trattato sulle armi nucleari a medio raggio
(Inf ) sembra far tornare il mondo all’epoca
della guerra fredda”, scrive il quotidiano russo
Izvestija. “In realtà la logica di questi sviluppi è
diversa da quella di allora. Si basa su altre
motivazioni, le cui radici vanno trovate
soprattutto nella politica interna degli Stati
Uniti. Gli scontri istituzionali a Washington
costringono il presidente Donald Trump ad
alzare continuamente la posta. Nel caso
dell’uscita dall’Inf, Trump cerca di smentire chi
lo accusa di essere un burattino nelle mani di
Mosca. In realtà il presidente americano non
vuole avviare un conlitto. Al contrario,
cercherà di usare lo scontro con l’Inf per
stipulare nuovi accordi, magari coinvolgendo
anche altri paesi, a cominciare dalla Cina”.
Secondo Izvestija neanche la Russia vuole lo
scontro, e il presidente Vladimir Putin ha
detto che dislocherà missili sui territori di paesi
terzi solo se lo faranno prima gli Stati Uniti.
“Quando la sensazione di un aumento del
pericolo nucleare è reciproca, cambiano le
coordinate della situazione e c’è la possibilità di
arrivare a un accordo”.
New Start, così come ha usato un pretesto
per seppellire l’Inf ”.
Secondo alcuni il ritiro dall’Inf potrebbe
aiutare gli Stati Uniti a contrastare la cre-
scente potenza militare della Cina in Asia.
Non avendo irmato quel trattato, Pechino
ha potuto costruire un vasto arsenale di ar-
mi non nucleari, come il missile balistico
DF-21 che oggi minaccia la libertà di navi-
gazione nel Paciico. Liberi dai vincoli del
trattato, gli Stati Uniti potrebbero compete-
re con l’arsenale di armi convenzionali a
medio raggio della Cina. Secondo gli esper-
ti Washington potrebbe collocare missili
balistici su lanciatori mobili nelle isole del
Paciico. “Oggi siamo in una posizione di
svantaggio perché Pechino possiede missi-
li balistici che minacciano le nostre basi nel
Paciico occidentale e le nostre navi”, ha
dichiarato l’ammiraglio Harry Harris.
Ma secondo Pranay Vaddi, ex diploma-
tico che ha lavorato al controllo degli arma-
menti per il dipartimento di stato, gli Stati
Uniti diicilmente troverebbero alleati in
Asia disposti a ospitare i loro missili a medio
raggio, nucleari o meno. “Per qualunque
alleato nella regione potrebbe essere desta-
bilizzante ospitare missili statunitensi pro-
gettati per colpire la Cina”. u as

JoSE CABEzAS (REuTERS/CoNTRASTo)
EL SALVADOR
Vittoria
schiacciante
Con quasi il 53 per cento per
cento dei voti ottenuti alle ele-
zioni del 3 febbraio, Nayib Buke-
le (nella foto), 37 anni, è il nuovo
presidente del Salvador. “Il poli-
tico che dice di non avere ideo-
logia, che ha poca esperienza
politica e si circonda quasi solo
di gente della sua età, ha rotto
con il predominio storico di due
forze politiche – il partito con-
servatore Arena e quello di sini-
stra Fronte Farabundo Martí per
la liberazione nazionale (Fmln)
– che si alternavano alla guida
del paese dal 1989”, scrive El
Faro. Il candidato conservatore,
Carlos Calleja, si è fermato al 32
per cento delle preferenze,
mentre l’Fmln è il grande per-
dente di queste elezioni: “Dopo
un decennio al potere”, conti-
nua El Faro, “ha preso solo il 14
per cento delle preferenze, il ri-
sultato più basso della sua storia
politica”. Tutta la campagna
elettorale di Bukele si è basata
su un messaggio molto chiaro:
“I mali del Salvador sono dovuti
al fatto che è stato amministrato
sempre dalle stesse persone. Il
giovane politico, che è stato
espulso dall’Fmln mentre era
sindaco di San Salvador e si è
presentato a queste elezioni con
Gana, un piccolo partito di de-
stra, ha sfruttato il malcontento
dei cittadini usando soprattutto
i social network. Gana è formato
da dissidenti di Arena ed è vici-
no all’ex presidente Antonio Sa-
ca, che sta scontando una con-
danna a dieci anni di carcere per
corruzione”.
Stati Uniti STATI UNITI
Un salario
Linee di separazione più giusto
Il 4 febbraio il governatore del
Time, Stati Uniti New Jersey Phil Murphy ha rati-
icato una legge che porta il sala-
rio minimo orario da 8,85 a 15
dollari. “Il New Jersey è il quarto
stato ad approvare una norma
simile negli ultimi anni, sull’on-
da del movimento Fight for 15,
nato nel 2012 per migliorare le
condizioni sindacali dei lavora-
tori dei fast food”, scrive Axios.
Gli altri stati dove il salario mi-
nimo è di 15 dollari sono Califor-
nia, Massachusetts e New York,
mentre almeno sedici stati e de-
cine di città hanno stabilito au-
menti diversi. Secondo alcune
stime, nel complesso dal 2012
“Se la popolazione dei migranti internazionali del 2018 gli aumenti dei salari minimi
fosse riunita sotto un’unica bandiera formerebbe il quinto hanno portato ai lavoratori sta-
paese più popoloso del mondo”, scrive Time in un articolo tunitensi 68 milioni di dollari di
sulle migrazioni globali accompagnato dalle immagini di guadagni all’anno.
migranti alla frontiera tra Messico e Stati uniti scattate dal
fotografo italiano Davide Monteleone. “L’immigrazione è
IN BREVE
uno dei tanti fenomeni della nostra epoca che non posso- Colombia Il 2 febbraio l’eserci-
no essere contenuti da barriere isiche, come gli attacchi to ha bombardato un accampa-
cibernetici, i cambiamenti climatici e le pandemie”. Biso- mento della dissidenza del
gna partire da questo presupposto, prosegue il settimana- gruppo guerrigliero delle Farc a
le, quando si parla di politiche migratorie. E accettare che San Vicente del Caguán, nel di-
partimento meridionale di Ca-
lo spostamento delle persone cambierà il mondo. Il più
quetá. Nell’operazione sono
delle volte in modo positivo: “Gli immigrati tendono a es-
morti nove combattenti e il lea-
sere produttivi. Secondo le Nazioni unite nel 2015 forma- der Rodrigio Cadete.
vano circa il 3 per cento della popolazione mondiale, ma Costa Rica Il 4 febbraio Ale-
hanno generato il 9 per cento del pil mondiale”. u xandra Arce von Herold, una
psichiatra e attivista contro il
nucleare, ha accusato l’ex presi-
STATI UNITI Ku Klux Klan, organizzazione di dente Óscar Arias Sánchez, vin-
La faccia nera suprematisti bianchi, e un uomo
bianco con la faccia dipinta di
citore del Nobel per la pace nel
1987, di aver abusato sessual-
del governatore nero. I suoi compagni del Parti- mente di lei nel 2014. Arias nega
to democratico gli hanno chie- ogni accusa.
Alla ine del 2017 Ralph Nort- sto di dimettersi, ma per ora
ham è diventato governatore Northam si è riiutato di farlo: in
della Virginia dopo aver sconit- un primo momento ha detto di Stati Uniti
to Ed Gillespie, un politico re- non essere la persona nelle foto,
pubblicano con idee razziste. poi ha ammesso di essersi dipin-
Il paese delle armi
“Poco più di un anno dopo, Nor- to la faccia di nero, ma solo per Dati del 2019 aggiornati al 6 febbraio
tham è accusato di essere un travestirsi da Michael Jackson
razzista”, scrive The Atlantic. ad Halloween. “Se Northam re- Sparatorie 5.021
Il motivo è una fotograia pub- sterà in carica, la sua vicenda Stragi* 31
blicata in un annuario universi- avrà ripercussioni in tutto il pae-
Feriti 2.418
tario del 1983: nella pagina dedi- se, perché sarà un precedente
cata a Northam c’è una persona per giustiicare comportamenti Morti 1.369
che indossa la tunica bianca del politici inaccettabili”. *Con almeno quattro vittime (feriti e morti).
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 21
 Africa e Medio Oriente
JOhN WeSSeLS (AfP/GeTTy)
Come impedire all’ebola
di superare le frontiere
Fiston Mahamba, Irin News, Svizzera
Controlli medici ai conini,
vaccinazioni, collaborazione tra
autorità sanitarie di vari paesi.
Così la Repubblica Democratica
del Congo e i governi vicini
cercano di fermare il contagio
Kasindi, sul conine tra la Re-
A pubblica Democratica del Con-
go (Rdc) e l’Uganda, una lunga
ila di persone aspetta di passa-
re la frontiera. Prima del controllo dei do-
cumenti, le persone devono essere esami-
nate da un operatore sanitario con un ter-
mometro a infrarossi. Chi ha una tempera-
tura corporea più alta della norma deve
sottoporsi ad altri esami per individuare
22 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
eventuali sintomi del contagio da virus
ebola. Questa postazione di controllo – un
semplice gazebo costruito con un telone e
delle assi di legno, alcuni mobili da esterni
e una piccola cisterna d’acqua per lavarsi le
mani – è la linea del fronte nel sistema in-
ternazionale pensato per impedire la difu-
sione dell’ebola da un paese all’altro.
Tra la Rdc e l’Uganda ci sono più di una
decina di postazioni simili. Secondo gli
agenti di frontiera congolesi, ogni giorno
almeno 20mila persone attraversano il
conine nei due sensi. Molti sono commer-
cianti o persone che hanno familiari dall’al-
tra parte.
Questi viaggi sono una delle preoccu-
pazioni più grandi per chi cerca di fermare
l’epidemia di ebola dichiarata in Nord Ki-
vu, nell’est della Rdc, il 1 agosto 2018.
In un centro per malati di ebola a Bu-
nia, nell’est della Repubblica Demo-
cratica del Congo, 7 novembre 2018
“La gente attraversa le frontiere in con-
tinuazione”, spiega Peter Salama, vicedi-
rettore generale dell’Oms per le emergen-
ze. “La vera sida in questa epidemia è ge-
stire un’enorme quantità di persone. Serve
una forte collaborazione tra i governi per
fare in modo che un caso individuato su un
lato del conine sia seguito adeguatamente
sul lato opposto”.
Non è solo l’Uganda a temere il conta-
gio, ma anche altri paesi, come il Ruanda,
il Burundi e il Sud Sudan. Secondo la Croce
rossa, ino a 60mila persone si spostano
quotidianamente tra il Ruanda e la Rdc. I
dati del ministero della salute di Kinshasa
indicano che ogni mese più di 24mila per-
sone passano la frontiera con il Burundi e
altre tremila quella con il Sud Sudan.
Anche i viaggi all’interno della Rdc so-
no una fonte di preoccupazione. Da Beni,
l’epicentro dell’epidemia, il virus ha rag-
giunto zone densamente popolate, come
Butembo, un importante centro di com-
merci con più di un milione di abitanti.
 “È la peggiore situazione possibile”,
aferma Salama. “La presenza di vari grup-
pi armati in questa parte del paese si com-
bina con una grande mobilità delle perso-
ne in un’area densamente popolata vicina
a conini internazionali, senza contare le
enormi diicoltà logistiche”. Più di 26 mi-
lioni di persone sono state già controllate
ai diversi varchi di frontiera, spiega Sala-
ma, e inora sono stati individuati due casi
di ebola.
In allerta
Il varco di Kasindi si trova 82 chilometri a
est di Beni. È il terzo punto d’ingresso nella
Rdc più traicato dopo il porto di Matadi, al
conine con l’Angola, e la città di Kasumba-
lesa, al conine con lo Zambia. Negli ultimi
mesi Kasindi è diventato ancora più afolla-
to, dopo che sono stati messi in atto control-
li rigidi nei punti dove le persone attraversa-
vano il conine in modo irregolare.
eddy Kasenda, il responsabile congole-
se dei controlli sanitari alle frontiere, spie-
ga che a ognuno di questi passaggi ci sono
delle squadre di operatori che assicurano il
rispetto delle buone pratiche per limitare il
contagio, come la sorveglianza, l’identii-
cazione delle persone che sono state in
contatto con un malato e il coinvolgimento
della comunità.
Tra le persone in ila al varco di Kasindi,
Kitsa Musayi, originario di Beni, sostiene
che quasi tutti i suoi conoscenti prendono
sul serio le misure contro l’ebola. hanno
cominciato a cooperare, spiega, quando
hanno visto che chi faceva resistenza a
queste misure iniva per ammalarsi.
Oly Ilunga Kalenga, il ministro della
salute congolese, sottolinea che anche il
costante scambio di informazioni tra le
équipe congolesi e ugandesi ha permesso
inora di impedire la difusione del conta-
gio in Uganda: “Collaboriamo intensa-
mente e condividiamo informazioni sulle
allerte”. Le autorità di Kampala hanno fat-
to vaccinare contro l’ebola tremila opera-
tori sanitari.
Il Ruanda e il Burundi, anche se sono
più distanti dall’epicentro dell’epidemia,
sono in allerta. Il paese che desta più pre-
occupazioni, però, è il Sud Sudan. Lunghi
anni di guerra hanno messo in ginocchio
l’economia locale. Il paese non ha un siste-
ma sanitario eiciente e se il virus ebola
dovesse difondersi anche lì la carenza di
strade e infrastrutture, per non parlare del
conlitto ancora in corso, potrebbero osta-
colare i tentativi di contenere l’epidemia.
Come l’Uganda, anche il Sud Sudan ha av-
viato a dicembre del 2018 una campagna di
vaccinazioni contro l’ebola per gli operato-
ri sanitari impegnati alle frontiere. “Al go-
verno di Juba la volontà non manca”, com-
menta Salama. “Il punto è che, nonostante
gli sforzi per gestire l’epidemia, dopo de-
cenni di guerre e un conlitto ancora in cor-
so, in Sud Sudan l’assistenza sanitaria di
base è davvero minima. Inoltre fuori dai
centri urbani è estremamente difficile
viaggiare perché non ci sono strade asfal-
tate o per la presenza delle milizie. ecco
perché è così importante fermare alla fron-
tiera chiunque possa essere stato contagia-
to dall’ebola”.
finora non è stato riscontrato nessun
caso al di fuori della Rdc. L’Oms ha esami-
nato presunti contagi in Sud Sudan, Ugan-
Da sapere
Un’emergenza internazionale
u L’epidemia di ebola dichiarata il 1 agosto 2018
con epicentro a Beni, nell’est della Repubblica
Democratica del Congo (Rdc), è la più grave do-
po quella che ha colpito l’Africa occidentale tra il
2014 e il 2016, causando 11mila morti. Secondo
l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), i
casi rilevati ino al 4 febbraio 2019 sono 788 (di
cui 734 confermati), con 486 morti. L’Oms ha
somministrato un vaccino sperimentale, l’unico
usato inora, a 64mila individui, tra operatori
sanitari e persone che erano entrate in contatto
con un malato. Secondo la rivista medica The
Lancet, la situazione in Rdc è particolarmente
preoccupante anche perché la difusione del vi-
rus è alimentata dai conlitti locali, e dopo ogni
attacco contro il personale medico si registra un
aumento dei casi. È arrivato il momento di di-
chiarare l’epidemia di ebola nell’est della Rdc
un’“emergenza sanitaria internazionale” ed è
necessario che le Nazioni Unite prendano in
mano la situazione, aferma la rivista.
da, Ruanda e in Svezia, dove era stato fer-
mato un viaggiatore di ritorno dal Burundi.
Nella Rdc sono stati confermati casi in 18
distretti sanitari. Per limitare i possibili
contagi sono stati messi dei posti di blocco
anche lungo la strada che collega i princi-
pali centri abitati dell’est della Rdc, spiega
la portavoce del ministero della salute con-
golese, Jessica Ilunga.
Butembo, dove i primi casi di ebola so-
no stati rilevati nel novembre del 2018, su-
scita grandi preoccupazioni. Tutti i giorni
dalla città entrano ed escono moltissime
persone. In gran parte sono commercianti
che comprano e vendono prodotti agricoli
e provviste per poi spostarsi in altre città.
Lungo la strada tra Beni e Kasindi ab-
biamo incontrato Jean-Jacques Mali, un
commerciante che fa la spola tra Butembo
e la capitale ugandese Kampala. Ci ha rac-
contato che inizialmente molti si oppone-
vano alle misure di prevenzione, ma poi
hanno cambiato idea. “Chi faceva più resi-
stenza ora partecipa al passaparola per in-
formare dei rischi legati, per esempio, al
riiuto di sottoporsi alle vaccinazioni”, dice
Mali. “C’è anche chi ha aiutato persone
che presentavano sintomi compatibili con
l’ebola a raggiungere l’ospedale più vicino
per farle visitare”.
Per afrontare l’epidemia, aferma Sala-
ma dell’Oms, è essenziale “non solo la col-
laborazione delle comunità, ma fare in mo-
do che siano le stesse comunità a guidare la
risposta alla malattia. Nelle aree dove si ve-
riicano periodicamente violenze abbiamo
formato degli operatori sanitari locali e gli
abbiamo dato dei telefoni. Sono loro a se-
guire la catena del contagio e ad assicurarsi
che chi è entrato in contatto con un malato
non sviluppi i sintomi della malattia. A quel
punto l’operatore invia le sue informazioni
al centro per le emergenze”. In questo mo-
do gli operatori sanitari sono riusciti a rag-
giungere almeno il 16 per cento di persone
in più, persone che altrimenti sarebbe stato
impossibile contattare.
Ilunga, la portavoce del ministero della
salute congolese, è sollevata del fatto che il
virus ebola non abbia raggiunto paesi con-
inanti o altre grandi città come Bunia, Go-
ma e Kisangani. “Ma sappiamo che può
ancora succedere”, ammette. “finché ci
sono persone malate o entrate in contatto
con i malati che si mettono in viaggio, c’è il
rischio che l’epidemia si difonda. Manter-
remo alto il livello d’allerta inché l’epide-
mia non sarà inita”. u gim
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 23
Africa e Medio Oriente
striscia di gaza
libano BUrkina faso

Una nuova duecento

barriera
Il primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu ha annun-
ciato il 3 febbraio che sono co-
minciati i lavori per costruire
una barriera alta sei metri lungo
i 65 chilometri di conine tra il
territorio israeliano e la Striscia
di Gaza. La struttura, di ferro e
ricoperta di ilo spinato, seguirà
il tracciato di una nuova barriera
sotterranea e si unirà a un muro
fortiicato in mare. Secondo
Maan News il costo sarà di 833
milioni di dollari. Il sito palesti-
nese ricorda che dal 30 marzo
2018 gli abitanti della Striscia di
Gaza manifestano contro Israe-
le lungo il conine. Da allora al-
meno 246 palestinesi sono stati
uccisi dai soldati israeliani.
Un sospiro di sollievo attentati
A Ouagadougou il 5 febbraio si è
L’Orient-Le Jour, Libano riunito il vertice della forza in-
Il Libano può tirare un sospiro di ternazionale antiterrorismo G5
Sahel, di cui il Burkina Faso ha
sollievo, ma “il più resta ancora da fare”,
assunto la presidenza di turno.
titola L’Orient-Le Jour. Il 31 gennaio, Ma i burkinabé non sono mai
dopo trattative durate otto mesi a causa stati tanto traumatizzati, scrive
delle divisioni politiche, il paese si è dato Le Pays commentando la re-
un nuovo governo guidato dal primo crudescenza degli attacchi ter-
ministro uscente Saad Hariri. Ne fanno roristici, ormai più di duecento
parte trenta ministri, di cui quattro dal gennaio del 2016. In uno de-
gli ultimi attentati, il 3 febbraio a
donne, e sono rappresentati tutti i
Kain, nel nord del paese, sono
maggiori partiti che hanno partecipato alle elezioni del morte 14 persone. L’esercito ha
maggio 2018. In diversi articoli, il quotidiano osserva che il risposto con un’operazione anti-
nuovo governo “è il rilesso di un compromesso che terrorismo su ampia scala in cui
permette a tutti di salvare la faccia” e “l’espressione sono stati uccisi 146 miliziani.
politica di un equilibrio nei rapporti di forza che Alla minaccia dei gruppi armati
attualmente pendono a favore di Hezbollah”. estremisti islamici provenienti
dal Mali, spiega Foreign Poli-
L’organizzazione sciita ha ottenuto tre ministeri, mentre
cy, si è aggiunta anche un’insur-
undici sono andati ai suoi alleati della Corrente patriottica rezione nell’est, che potrebbe
libera, il partito a maggioranza cristiana del presidente coinvolgere i paesi coninanti.
Michel Aoun. Il Movimento futuro, il partito sunnita di
Hariri, ha avuto cinque ministeri. Secondo L’Orient-Le
Jour, “la nuova squadra si trova davanti una missione quasi
irrealizzabile sul piano economico e inanziario, per non
parlare della corruzione endemica e dello stato penoso dei
servizi pubblici e delle infrastrutture”. ◆
JOEL RyAN (PA/AP/ANSA)

algeria 1999, nel 2013 è stato colpito da

iraq
l’omicidio
di un poeta
Lo scrittore Alaa Mashzoub, 51
anni, è stato ucciso con tredici
proiettili la sera del 2 febbraio
davanti alla sua casa a Kerbala,
la città santa sciita. I colpevoli
sono ancora sconosciuti e la po-
lizia ha aperto un’inchiesta.
Mashzoub era noto per aver cri-
ticato la corruzione e l’interfe-
renza straniera in Iraq, ricorda il
quotidiano The National, e nei
suoi scritti afrontava tabù poli-
tici e religiosi. Secondo il sito in-
dipendente Raseef22, “l’omici-
dio solleva interrogativi su chi
voglia gettare il paese nel bara-
tro dell’ignoranza”.
la quinta volta
di Boutelika
“Si è messa in moto la macchina
per candidare il presidente Ab-
delaziz Boutelika a un quinto
mandato”, scrive il quotidiano
indipendente El Watan. L’ha
annunciato il primo ministro
Ahmed Ouyahia il 2 febbraio,
dopo un incontro con i principali
leader della coalizione al potere.
“Non resta che uicializzare la
‘volontà’ del presidente. Proba-
bilmente qualcuno sarà incari-
cato di leggere un messaggio al
posto di Boutelika, com’è suc-
cesso per tutto il suo quarto
mandato”. Il 18 aprile, la data
prevista per le presidenziali, il
capo dello stato algerino avrà
compiuto 82 anni. Al potere dal
un grave ictus, che non gli ha
impedito di vincere di nuovo le
elezioni l’anno successivo. Tut-
tavia da allora non ha più tenu-
to un discorso uiciale e com- in Breve
pare in pubblico solo in sedia a Siria. Il 31 gennaio un tribunale
rotelle. “Perché il partito al po- statunitense ha stabilito che il
tere si ostina a candidare una governo siriano è responsabile
persona così malata?”, si chiede della morte di Marie Colvin (nel-
il giornale. Intanto Ali Ghediri, la foto), la corrispondente del
un generale in pensione di 64 Sunday Times uccisa a Homs
anni, è stato il primo ad annun- nel 2012, e ha condannato Da-
ciare la sua candidatura alla masco a un risarcimento di 300
presidenza, una decisione che milioni di dollari.
ha preso molti alla sprovvista. Ciad Il 3 febbraio l’aviazione
Ghediri ha denunciato una se- francese ha bombardato un con-
rie di intimidazioni rivolte a lui voglio del gruppo ribelle Unione
e ai suoi familiari. “Chi tira i ili delle forze di resistenza, che era
del potere si è molto innervosi- in viaggio nel nordest del paese.
to e ha perso il sangue freddo” Somalia Undici persone sono
di fronte a un avversario che morte il 4 febbraio per l’esplo-
potrebbe raccogliere molti con- sione di una bomba in un centro
sensi, scrive El Watan. commerciale a Mogadiscio.

24 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 Europa
SLAWOMIR KAMINSKI (AGENCjA GAzEtA/REUtERS/CONtRAStO)
Varsavia, 3 febbraio 2019
POLONIA
Novità
a sinistra
Alla vigilia di un lungo e cruciale
ciclo elettorale – che si aprirà a
maggio con le europee, prose-
guirà con le legislative in autun-
no e si chiuderà nel 2020 con le
presidenziali – in Polonia il fron-
te progressista si arricchisce di
un nuovo partito: Wiosna (pri-
mavera), fondato dal deputato
ed ex sindaco di Słupsk Robert
Biedroń (nella foto). Ateo e di-
chiaratamente gay, Biedroń ha
spiegato che Wiosna sosterrà i
diritti delle donne e si batterà
per la legalizzazione dell’aborto,
la chiusura delle miniere di car-
bone, l’eliminazione dei benei-
ci iscali per la chiesa e la ine
dell’obbligatorietà dello studio
della religione cattolica nelle
scuole. Biedroń ha anche sotto-
lineato di voler raccogliere il te-
stimone politico di Paweł Ada-
mowicz, il sindaco di Danzica
ucciso il 14 gennaio, scrive
Deutsche Welle. Wiosna side-
rà Diritto e giustizia, il partito
clerical-conservatore al potere
dal 2015, e sarà anche un’alter-
nativa alla formazione di oppo-
sizione Piattaforma civica (Po),
guidata dall’ex ministro degli
esteri Grzegorz Schetyna. “An-
che se il suo programma è simile
a quello di Po”, commenta Ga-
zeta Wyborcza, “inora nessun
politico polacco aveva mai detto
chiaramente di essere favorevo-
le alla legalizzazione dell’aborto
o delle unioni civili tra persone
dello stesso sesso”. Secondo un
sondaggio del 1 febbraio, il nuo-
vo partito ha già il sostegno del
6,4 per cento degli elettori.
Unione europea SPAGNA
Verso la resa
L’unità a rischio dei conti
Per il premier socialista Pedro
Ukrainski Tyžden, Ucraina Sánchez si avvicina il momento
“Nella storia dell’umanità”, scrive della verità: il 13 febbraio è in
programma il primo voto parla-
Ukrainski Tyžden, “sono spesso
mentare sulla legge di bilancio,
emersi progetti per la creazione di che contiene misure chiave co-
soggetti sovranazionali, come il me l’aumento del salario mini-
sogno mai realizzato di un’unione mo e delle pensioni. I partiti in-
degli stati dell’America Latina. dipendentisti catalani, senza i
quali Sánchez non avrebbe la
Nell’emisfero nord le cose sono
andate meglio, con la creazione degli maggioranza, hanno però pre-
sentato degli emendamenti e
Stati Uniti d’America o degli Stati
minacciano di bloccare l’appro-
Uniti del Messico”. Oggi, però, l’idea di unione vazione: secondo loro il gover-
sovranazionale è in crisi ovunque, in particolare in Europa. no non ha fatto abbastanza per i
E l’Ucraina – che dopo l’annessione della Crimea da parte leader separatisti in carcere dal
della Russia guarda con sempre maggiore interesse novembre 2018, il cui processo
all’Europa e a Bruxelles – segue con preoccupazione questi si apre il giorno prima del voto.
Secondo La Vanguardia alcu-
sviluppi. “Da sempre l’Unione europea è un’unione tra
ni indipendentisti sembrano
nazioni, non un superstato. Ma di recente Bruxelles ha la
seguire la logica del “tanto peg-
tendenza a controllare direttamente non solo le politiche gio, tanto meglio”, calcolando
nazionali, ma anche quelle regionali, al punto che l’ex che se il governo dovesse cade-
dissidente russo Vladimir Bukovskij l’ha paragonata re e le elezioni anticipate por-
all’Unione Sovietica. La reazione a questa politica è una tassero al potere una coalizione
crescita del populismo e dello scetticismo verso i progetti di centrodestra sostenuta dal
partito di estrema destra Vox,
universalistici”. A pochi mesi dalle elezioni europee, scrive
come sembra probabile, il so-
il settimanale ucraino, se l’Unione vuole sopravvivere
stegno alla causa separatista
deve trovare un nuovo equilibrio, mantenendo l’unità aumenterebbe.
senza però diventare un centro imperiale. ◆
IN BREVE
FRANCIA quesiti sulla riforma delle isti- Francia Il 5 febbraio dieci per-
tuzioni. Intanto il parlamento sone sono morte nell’incendio
Un referendum ha approvato in prima lettura il di un ediicio a Parigi.
per Macron 5 febbraio la legge contro il van- Macedonia del Nord Dopo la
dalismo, che punta a limitare i ratiica dell’accordo sul cambio
Impegnato nel “grande dibatti- danni provocati durante le ma- del nome, il 6 febbraio Skopje ha
to nazionale” che dovrebbe di- nifestazioni. La legge attribui- siglato a Bruxelles il protocollo
sinnescare la crisi nata dalla sce ai prefetti il potere di vieta- di adesione alla Nato. Il paese,
protesta dei gilet gialli, il presi- re a singoli individui di parteci- con il nome di Repubblica della
dente francese Emmanuel Ma- pare a una manifestazione, vie- Macedonia del Nord, diventerà
cron sta valutando la possibilità ta di manifestare con il volto il trentesimo stato dell’alleanza.
di indire un referendum da te- coperto e istituisce la responsa- Paesi Nato
nersi lo stesso giorno delle ele- bilità civile dei vandali durante
zioni europee, il 26 maggio, ri- i cortei: al momento è civilmen-
vela il Journal du Dimanche. te responsabile lo stato, in no-
Secondo il settimanale a indi- me della tutela del diritto alla li-
carlo sarebbero gli ordini per il bertà di manifestare. Cinquan-
“materiale elettorale” che il mi- ta deputati della maggioranza Macedonia
nistero dell’interno ha inviato a si sono astenuti, un “inedito se- del Nord
in via di
tipograie e cartiere per essere gnale di siducia” nei confronti adesione
pronto il giorno issato. Per evi- del governo e dello stesso presi-
tare una sconitta, Macron vor- dente della repubblica, osserva
rebbe porre ai votanti diversi Le Monde.
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 27
 Asia e Paciico
Provincia di Nakhon Phanom, Thailandia, 27 dicembre 2018
AP/ANSA
I misteriosi omicidi
degli esuli tailandesi
Claudio Sopranzetti, Al Jazeera, Qatar
Negli ultimi due anni in Laos
sono stati uccisi cinque attivisti
tailandesi che criticavano il
governo e la monarchia di
Bangkok. Ma inora questi
crimini non hanno fatto notizia
lla ine di dicembre due cadaveri
A sono stati ritrovati sulla sponda
tailandese del fiume Mekong,
nella provincia di Nakhon Pha-
nom. I corpi erano stati ammanettati, evi-
scerati e riempiti di cemento. Da subito si è
pensato che potessero appartenere a degli
attivisti tailandesi in esilio scomparsi dalla
capitale del Laos, Vientiane, circa due setti-
mane prima. L’ipotesi è stata confermata: si
tratta di Chatchan “Phoo Chana” Boonpha-
wal, 57 anni, e di Kriadet “Kasalong” Lue-
lert, 47 anni, vicini al più noto attivista Su-
rachai Danwattananusorn, 76 anni, anche
lui scomparso e ancora disperso.
Non sono i primi oppositori tailandesi a
sparire in circostanze sospette nel Laos ne-
gli ultimi due anni. Ittipon Sukpaen, noto
come DJ Sunho, è stato visto vivo l’ultima
volta nel giugno del 2016, alla periferia di
28 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Vientiane. Era diventato famoso per i suoi
video su YouTube in cui criticava aperta-
mente la monarchia e la giunta militare al
potere a Bangkok. Un anno dopo Wuthi-
pong Kachathamakul, 44 anni, noto come
Ko Tee e voce di un programma radiofonico
antimonarchico, è stato prelevato dalla sua
casa di Vientiane da dieci uomini che parla-
vano tailandese e costretto a salire su un’au-
to. Da allora nessuno l’ha più visto. Sono
molti i paralleli tra la loro scomparsa e quel-
la dei tre attivisti il 12 dicembre.
Tutti e cinque erano irriducibili opposi-
tori del regime tailandese accusati di lesa
maestà, reato imputato a chi difama, insul-
ta o minaccia esponenti della famiglia reale
e punito con la prigione ino a quindici anni.
Tutti e cinque erano parte della sezione re-
pubblicana delle camicie rosse, il movi-
mento che nel marzo del 2010 occupò il di-
stretto commerciale di Bangkok e fu disper-
so nove settimane dopo da un’operazione
militare in cui morirono più di novanta per-
sone. Tutti e cinque erano fuggiti in Laos
nel 2014 dopo il colpo di stato militare in
Thailandia e si erano visti riiutare l’asilo
politico in Europa, Giappone e Australia.
Inine, tutti e cinque usavano la radio e i so-
cial network per criticare la monarchia. So-
no molti i dissidenti come loro che ancora
vivono in Laos e in Cambogia, abbandonati
da una comunità internazionale che non li
riconosce come soggetti a rischio.
Le autorità tailandesi, come nei due casi
precedenti, negano ogni coinvolgimento
nella scomparsa di Surachai, Chatchan e
Kriadet. Ma si teme che ci sia un accordo tra
i due governi sul destino degli attivisti tai-
landesi in Laos. Negli ultimi quattro anni il
primo ministro tailandese, il generale
Prayut Chan-ocha, ha chiesto più volte, ap-
parentemente senza successo, l’estradizio-
ne degli esuli politici, in particolare quelli
accusati di lesa maestà. Ma durante una vi-
sita a Bangkok nell’aprile 2018, Souvone
Leuangbounmy, capo di stato maggiore
dell’esercito laotiano, si è impegnato a rin-
tracciare gli attivisti tailandesi in Laos.
Nuova strategia
Surachai, Chatchan e Kriadet sono scom-
parsi tre giorni prima della visita uiciale
del generale Prayut a Vientiane, durante la
quale i leader dei due paesi hanno irmato
diversi accordi su trasporti, istruzione e ri-
sorse energetiche, settori vitali per la cre-
scita economica del Laos. Per gli esuli tai-
landesi sono tutti segnali di una nuova stra-
tegia della giunta di Bangkok per eliminare
l’opposizione all’estero. “Questi omicidi
stanno rimpiazzando le condanne per lesa
maestà”, dice Suda Rangkupan, che inse-
gnava linguistica in Thailandia e ha lasciato
il paese dopo il golpe. “Ucciderci è il modo
più eicace per impedirci di parlare del gol-
pe, di democrazia e libertà di parola, senza
attirare l’attenzione”.
Il regime di Prayut vuole evitare che le
sue azioni attirino l’attenzione nazionale e
internazionale. Non a caso, dall’ascesa al
trono del nuovo re Vajiralongkorn nel 2017,
i casi di lesa maestà sono diminuiti. Al loro
posto, per zittire gli oppositori senza desta-
re troppo scalpore, sono state usate le leggi
sui crimini informatici e sulla sedizione. Ma
nessuna di queste misure può essere usata
fuori dai conini nazionali, e le esecuzioni
sommarie potrebbero essere la risposta tro-
vata da Bangkok. Quanti corpi dovranno
accumularsi prima che la comunità inter-
nazionale faccia qualcosa? u fga
Claudio Sopranzetti è ricercatore di an-
tropologia all’università di Oxford. In Italia
sta per pubblicare Il re di Bangkok (Add edi-
tore 2019), una graphic novel sulla politica
tailandese.
 MAXIM ShEMEToV (rEUTErS/CoNTrASTo)
Nepal COREA DEL SUD

Anziani sempre
Uccise dalla discriminazione più poveri
In Corea del Sud è in corso una
vera e propria “epidemia di po-
vertà tra gli anziani”, scrive il
Nikkei Asian Review. Il paese
ha uno dei peggiori sistemi pen-
sionistici dell’Asia, che prevede
Mosca, 5 febbraio 2019
per le pensioni minime il 6 per
AFGHANISTAN cento dello stipendio medio.
Il summit Nel 2015 il 45,7 per cento dei
sudcoreani con più di 66 anni
di Mosca
PrAkASh MAThEMA (AFP/GETTy)

viveva in povertà, quasi il dop-

pio del Giappone e più di ogni
Trent’anni dopo il ritiro delle altro paese dell’ocse. Al tasso di
truppe sovietiche dall’Afghani- povertà è legato anche quello
stan, la russia riaferma il suo dei suicidi. Nel 2017 ci sono stati
ruolo nella regione, scrive il 48,8 suicidi ogni 100mila perso-
New York Times in merito ai ne tra i settantenni e 70 suicidi
colloqui del 4 e 5 febbraio a Mo- ogni 100mila persone tra gli ul-
Il 4 febbraio Parwati Bogati, una ragazza di 21 anni, è mor-
sca, in cui per la prima volta si traottantenni. Il governo di Mo-
sono confrontati delegati dei ta sofocata nella capanna dov’era costretta a vivere nei
on Jae-in sta studiando misure
taliban e importanti esponenti giorni in cui aveva le mestruazioni. La ragazza, che abitava per riformare il welfare e alzare
politici afgani. Il governo di ka- nel distretto di Doti, aveva acceso un fuoco per scaldarsi. le pensioni minime.
bul, non riconosciuto dai tali- Meno di un mese prima, in un’altra provincia del paese,
Tasso di povertà tra i maggiori
ban, non era presente. Ai collo- una donna e i suoi due igli erano morti nello stesso modo. di 66 anni (paesi Ocse)
qui hanno partecipato per la Dal 2017 la chhaupadi, l’usanza di allontanare le donne 0 10 20 30 40 50
prima volta due donne: l’attivi-
con le mestruazioni e quelle che hanno appena partorito, Corea
sta per i diritti umani hawa No- del Sud
oristani e l’ex parlamentare legata all’induismo, è vietata dalla legge nepalese, ma è Estonia
Fawzia kooi, scrive Al Jazee- ancora praticata in molte zone rurali. Nella foto, del 2017, Lettonia
ra. I taliban hanno dichiarato di una capanna per donne con le mestruazioni in Nepal. u Messico
riconoscere il diritto delle don- Lituania
ne a studiare e lavorare. Australia

CINA tura. Nello Xinjiang il governo Stati Uniti

Giappone
Un contratto cinese ha costruito campi di de-

FoNTE: oCSE
COREA DEL NORD tenzione, deradicalizzazione e Svizzera

Nuovo vertice discutibile indottrinamento dove ha rin- Israele

chiuso un milione di uiguri, la

in Vietnam L’azienda statunitense Frontier
Services Group (Fsg) ha irmato
Il leader nordcoreano kim un contratto con il governo cine-
Jong-un e il presidente statuni- se per la costruzione di un cen-
tense Donald Trump si incon- tro di addestramento militare
treranno per la seconda volta il nello Xinjiang, la regione auto-
27 e il 28 febbraio in Vietnam. noma nell’estremo ovest della
L’ha annunciato Trump duran- Cina. La Fsg è di proprietà di
te il suo discorso sullo stato Erik Prince, il fondatore della
dell’Unione il 6 febbraio. Il pri- Blackwater, l’azienda statuni-
mo summit tra i due leader, al tense di servizi di sicurezza di-
di là dell’importanza simbolica, ventata famosa per il ruolo svol-
non aveva avuto esiti concreti, to nelle missioni statunitensi in
sia perché le due parti hanno Iraq e in Afghanistan. La Fsg,
posizioni lontane sulla denucle- che fuori Pechino ha già costrui-
arizzazione della penisola core- to una scuola di addestramento
ana, sia perché i negoziatori per la polizia e i militari, investi-
non avevano avuto abbastanza rà 40 milioni di yuan, più di cin-
tempo per preparare il terreno. que milioni di euro, nella strut-
minoranza turcofona e musul-
mana che abita nella regione. Lo
Xinjiang è uno snodo cruciale
per la nuova via della seta, il ma-
stodontico progetto infrastruttu-
rale che Pechino sta realizzando
per collegare la Cina all’Europa
e all’Africa, e “armonizzare” la
regione autonoma è una priori-
tà per il governo cinese. Prince,
che è il fratello di Betsy DeVos,
ministra dell’istruzione
dell’amministrazione Trump,
ha dichiarato di essere però
all’oscuro di tutto. Un tentativo,
scrive il New York Times, di
difendersi dalle accuse di aiuta-
re Pechino in potenziali viola-
zioni dei diritti umani.
IN BREVE
Nauru Il 3 febbraio l’Australia
ha annunciato che gli ultimi
quattro bambini nel centro di
detenzione per migranti
sull’isola di Nauru, nel Paciico,
lasceranno il paese e saranno a
breve trasferiti negli Stati Uniti.
Giappone Il vice premier giap-
ponese Taro Aso si è dovuto scu-
sare dopo aver incolpato le don-
ne per il basso tasso di natalità
del paese. “Gli anziani sono in-
giustamente additati come re-
sponsabili della stagnazione
economica, mentre il problema
sono le donne che non fanno i-
gli”, aveva detto Aso.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 29

Visti dagli altri
Ricomincia
la recessione
Phillip Inman e Angela Giufrida, The Observer,
Regno Unito
Il vicepresidente del consiglio
Luigi Di Maio aveva previsto
un nuovo boom economico, ma
negli ultimi tre mesi del 2018
la produzione industriale
è calata dello 0,2 per cento
L’
11 gennaio il vicepresidente del
consiglio italiano Luigi Di Maio
ha dichiarato che il paese è pron-
to a vivere un nuovo miracolo
economico simile a quello degli anni ses-
santa. “Durante quel periodo abbiamo co-
struito le autostrade, oggi creiamo le auto-
strade digitali”, ha afermato con entusia-
smo. Le sue parole però hanno suscitato ri-
sate e prese in giro. Ma l’allegria è comple-
tamente sparita venti giorni dopo, quando
l’Istat ha detto che l’Italia, gravata da un de-
bito pubblico al 130 per cento del prodotto
interno lordo (pil), è tornata in recessione
per la terza volta in dieci anni.
Fabio Franceschi, proprietario di Grai-
ca Veneta, uno dei più importanti centri ti-
pograici italiani, è tra gli imprenditori più
preoccupati. “Il paese è nelle mani di due
ragazzini”, ha dichiarato all’Observer rife-
rendosi a Di Maio e a Matteo Salvini, l’altro
vicepresidente del consiglio. Secondo Fran-
ceschi l’Italia non è afatto alle porte di un
nuovo boom economico, piuttosto è
“sull’orlo del baratro”. “Speriamo che si
rendano conto della situazione, perché sta
diventando veramente diicile”, aferma.
Franceschi pensa che il declino in parte sia
dovuto all’incertezza provocata da un go-
verno che per il 2019 ha una legge di bilan-
cio senza grandi progetti per stimolare gli
investimenti, e che considera una priorità la
chiusura dei porti italiani ai migranti, i bat-
tibecchi con la Francia e la campagna elet-
torale per le elezioni europee di maggio. “In
tutto questo, stiamo diventando un paese
incivile. Non c’è attenzione all’attività eco-
nomica e alla creazione di posti di lavoro.
Per quanto riguarda i diverbi con la Francia,
30 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
credo che non dovremmo mai paragonarci
ad altri paesi. La Francia ha una credibilità
che in questo momento all’Italia manca”.
L’opinione di Franceschi è condivisa
dalla maggior parte degli economisti, molti
dei quali considerano l’Italia il più probabile
focolaio della prossima crisi dell’eurozona.
In questo momento a Roma si può solo pro-
vare tristezza osservando l’andamento de-
gli ultimi dieci anni. Il pil dell’Italia è calato
del 5 per cento rispetto a quello del 2008. Il
tasso di disoccupazione, attorno al 6 per
cento prima della crisi inanziaria, continua
a essere sopra al 10 per cento. Il livello di
povertà è in aumento ed è impossibile inve-
stire senza provocare un aumento del gi-
gantesco debito del paese.
Alla ine di dicembre la coalizione di go-
verno, che unisce Lega e Movimento 5 stel-
le, ha approvato la legge di bilancio per il
2019 dopo mesi di conlitti con la Commis-
sione europea. Al centro delle discussioni
c’erano il debito dell’Italia e il fatto che la
coalizione prevedeva di aumentarlo violan-
do le regole dell’Unione: il limite del deicit
pari al 3 per cento del pil era al sicuro, ma il
governo italiano aveva comunque intenzio-
Da sapere
Produzione industriale
Andamento degli ultimi dieci anni, %.
Fonte: The Guardian
1,0
0,5
0
-0,5
-1,0
-1,5
-2,0
-2,5
-3,0
2008 2010 2012 2014 2016 2018
ne di violare la regola che impedisce agli
stati di aumentare un rapporto già partico-
larmente elevato tra deicit e pil. Alla ine
l’intesa è stata trovata quando Bruxelles ha
accettato l’ottimistica previsione di un au-
mento dell’1 per cento del pil nel 2019. Ora
che l’economia è in recessione e che il pil
nel migliore dei casi resterà invariato, le
possibilità di mantenere il debito italiano al
130 per cento del pil sono scarse.
Lorenzo Codogno, che è stato respon-
sabile della direzione analisi economica e
programmazione al ministero dell’econo-
mia e delle inanze, è convinto che la ma-
novra abbia spinto l’Italia verso una nuova
crisi. “Tutti i principali indicatori lasciano
pensare che il primo trimestre dell’anno
sarà negativo come l’ultimo del 2018, e che
nel secondo trimestre l’economia non cre-
scerà. È probabile che poi la situazione mi-
gliori, ma anche così l’economia conclude-
rebbe l’anno in una posizione di debolez-
za”, spiega.
Conseguenze rovinose
Nel programma di governo Salvini e Di Ma-
io hanno dato particolare importanza agli
aumenti delle pensioni e all’introduzione
del reddito di cittadinanza, oltre che alle
tasse per le banche e alla diminuzione degli
sgravi iscali alle aziende.
Codogno, professore ospite della Lon-
don school of economics e presidente di
una società di consulenza londinese, è con-
vinto che i tagli agli investimenti pubblici e
la miscela tra nuove tasse e nuovi sussidi
non rimuoveranno le barriere che da tempo
ostacolano la crescita italiana. Anzi, man-
terranno problemi che potrebbero avere
conseguenze rovinose nel giro di un anno.
“La coalizione ha una posizione molto
chiara contro le banche e le aziende. Dover
pagare più tasse non aiuta le imprese ad au-
mentare gli investimenti, mentre le nuove
imposte per le banche potrebbero creare
una crisi di liquidità, magari non quest’an-
no ma probabilmente il prossimo. I soldi in
più versati ai pensionati e attraverso il red-
dito di cittadinanza provocheranno un au-
mento del deicit strutturale, un processo
diicile da invertire se il governo dovesse
trovarsi in diicoltà inanziarie”, aferma.
Pur riconoscendo che l’Italia si trova in
una situazione complicata, il ministro
dell’economia Giovanni Tria ha parlato po-
sitivamente delle prospettive dell’Italia in
una lectio magistralis il 31 gennaio alla Co-
lumbia university, negli Stati Uniti. Tria,

ChRISTIAN MANTUANO (ONEShOT)
che prima di arrendersi a Salvini, Di Maio e
al presidente del consiglio Giuseppe Conte
aveva chiesto più rigore nei conti pubblici,
ha sottolineato che l’alta competitività delle
esportazioni italiane ha trainato l’aumento
del surplus commerciale (che è intorno al
2,5 per cento del pil), “nonostante la soprav-
valutazione del tasso di cambio e gli efetti
negativi della crisi”. Il ministro ha aggiunto
che le inanze delle famiglie italiane sono
più solide rispetto a quelle della maggior
parte dei paesi europei, con una ricchezza
privata stimata in circa il doppio del debito
pubblico.
Il debito pubblico italiano, tra i più alti al
mondo, è quasi interamente nelle mani de-
gli investitori nazionali. In sostanza, pro-
prio come i giapponesi, gli italiani preferi-
scono prestare soldi allo stato piuttosto che
pagare abbastanza tasse da permettergli di
funzionare. Il ministro non ha parlato di i-
sco e ha preferito attaccare i tedeschi.
Secondo Tria, l’interesse di Berlino per
il commercio con la Cina e l’estremo orien-
te ha privato il resto dell’eurozona del soste-
gno indispensabile delle aziende tedesche.
“Il modello seguito dalla crescita tedesca,
basato sulle esportazioni, sembra essere
Roma, marzo 2017. Il quartiere Testaccio
all’origine della mancanza di convergenza
e della perdita di dinamismo nelle regioni
europee”. Per Tria solo se i tedeschi acqui-
stano prodotti industriali italiani, spagnoli
e francesi le industrie metalmeccaniche e le
aziende tecnologiche possono generare ab-
bastanza proitti per reinvestire e diventare
più produttive.
Scaricabarile
Il ministro Tria non è l’unico ad aver scelto
la strategia dello scaricabarile. Conte ha in-
dicato le tensioni nel commercio globale e
gli efetti negativi sulle esportazioni italiane
come la causa della prima recessione in Ita-
lia dal 2013, precisando che “anche gli ana-
listi più ingenui” sono consapevoli degli
efetti che ha sulle esportazioni la guerra
dei dazi tra Washington e Pechino.
Salvini ha addirittura dato la colpa del
crollo del ponte Morandi alla linea dura
dell’Unione europea sulla legge di bilancio:
“Gli investimenti che salvano vita, lavoro e
diritto alla salute non devono essere calco-
lati dalle rigide e algide regole imposte
dall’Europa”. Rispondendo all’afondo di
Salvini, il commissario europeo per il bilan-
cio Günther Oettinger ha scritto in un tweet
che “è umano cercare qualcuno a cui dare la
colpa quando si veriica un incidente terri-
bile. Ma è bene considerare i fatti”.
Codogno è convinto che nel bilancio
esistano fondi suicienti per migliorare le
infrastrutture. “L’Italia ha altri problemi
oltre il bilancio. Un codice per gli appalti
pubblici introdotto dal governo precedente
per contrastare la corruzione ha reso i fun-
zionari più prudenti. Questo signiica che i
fondi già stanziati non vengono spesi”. C’è
stato un periodo in cui la coalizione al go-
verno in Italia aveva come bersaglio prefe-
rito l’euro, facendo eco ai commenti di Tria
sul fatto che l’Italia aveva combattuto inva-
no contro un alto tasso di cambio. Ma i ri-
sparmi degli italiani sono in euro, e le criti-
che sembrano essersi dissolte sotto la pres-
sione dell’elettorato, che ha un’età media
tra quelle che crescono più rapidamente in
Europa. Resta la tesi secondo cui l’Unione
dovrebbe fare di più per l’economia italiana
attraverso i programmi d’investimento e
una maggiore condivisione dei debiti
dell’eurozona.
La posizione di Roma attira le simpatie
di alcune capitali europee, ma non di Parigi
e Berlino. u as
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 31
 Visti dagli altri
Asmara, Eritrea
EDWARD DENISON (UNESCO/AP/ANSA)
L’Italia deve fare i conti
con il suo colonialismo
Igiaba Scego, Le Monde, Francia
Roma non può accusare la
Parigi di sfruttare l’Africa se
prima non afronta il suo
atroce passato coloniale in
Somalia, Eritrea e Libia,
scrive Igiaba Scego
L
e dichiarazioni del vicepresidente
del consiglio italiano Luigi Di
Maio sul neocolonialismo france-
se in Africa e il franco Cfa hanno
sollevato forti polemiche in Italia. Il leader
dei cinquestelle ha accusato la Francia di
saccheggiare le risorse del continente afri-
cano e di essere quindi responsabile del
dramma dei migranti nel Mediterraneo.
Sappiamo, tuttavia, che le cause e i fat-
32 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
tori di questa tragedia sono molti: dalle
guerre ai cambiamenti climatici, passando
per l’ingerenza delle multinazionali e per
le dittature sanguinarie.
Quello che colpisce nelle dichiarazioni
di Di Maio è che denuncia il colonialismo
degli altri senza mai nominare il proprio.
L’Italia dimentica di essere stata una po-
tenza coloniale e cerca sistematicamente
di trovare giustiicazioni per il suo ruolo
nell’aggressione del continente africano. Il
ritornello che si ripete è che la conquista
coloniale italiana fu poca cosa e, in in dei
conti, gli italiani sono brava gente, così
brava che nelle loro colonie costruirono
strade, palazzi e fontane.
Strade e palazzi furono efettivamente
costruiti, ma nei territori conquistati l’Ita-
lia agì come le altre potenze coloniali: con
ferocia e violenza. Tra l’ottocento e il no-
vecento l’Italia ebbe tre colonie in Africa:
prima l’Eritrea, da cui oggi arrivano tanti
migranti in fuga da una dittatura sofocan-
te; poi la Somalia, dove per anni ha infuria-
to una delle guerre civili più atroci al mon-
do; e, inine, la Libia. Inoltre sotto l’Italia
fascista di Mussolini l’Etiopia fu occupata
dal 1936 al 1941.
Ma la storia del colonialismo italiano e
delle sue atrocità è stata occultata, sepolta
nella memoria collettiva. Questo passato è
poco studiato a scuola, anche se ci sono
importanti studi sull’argomento.
I nomi delle strade
Lo storico Angelo del Boca ha rivelato nelle
sue ricerche la barbarie dell’espansione
coloniale: l’uso di gas vietati dalla conven-
zione di Ginevra durante la conquista
dell’Etiopia da parte di Mussolini, gli stu-
pri, gli abusi sui minori, le impiccagioni.
Pochi italiani conoscono questa storia an-
cora oggi presente nelle strade delle grandi
città del paese.
Mentre scrivevo il mio libro fotograico
Roma negata ho cercato, e trovato, le tracce
del colonialismo nella capitale italiana.
 ho scoperto così ponti, strade, piazze
ed ediici i cui nomi evocano battaglie o
colonie africane. Nella zona nord della cit-
tà c’è il “quartiere africano”, così chiamato
perché le sue vie portano i nomi dei territo-
ri conquistati e brutalizzati.
L’Africa è iscritta nella toponomastica e
in monumenti dimenticati. Come quello ai
caduti di Dogali, che ricorda la sconitta
dell’esercito italiano nell’Africa orientale.
Ma pochi sanno collocare nella storia del
loro paese questi segni scolpiti nella pietra.
Molte delle persone che passano per viale
Libia o via Asmara non conoscono il per-
ché di quei nomi. Eppure le relazioni tra
l’Italia e i suoi ex possedimenti sono conti-
nuate anche dopo il periodo coloniale.
I ponti non sono stati tagliati. In Soma-
lia, la lingua italiana rimase quella uiciale
ino agli anni settanta. La scuola somala
era strutturata sul modello italiano.
L’amnesia è cominciata poco dopo la
Erano considerate
donne facili, metafore
viventi delle terre
africane da possedere
partenza delle truppe italiane da quelle
terre. Quando eritrei, somali ed etiopi fug-
girono dai loro paesi, governati da spietati
dittatori, si diressero verso l’Italia, che con
loro grande delusione non fu in grado di
cogliere il legame tra quei migranti e il pa-
ese di Dante. Eppure quei profughi parla-
vano l’italiano, che avevano imparato a
scuola, ed erano impregnati di cultura ita-
liana. Il trattamento riservato a chi era nato
nelle colonie da padre italiano è stato an-
che peggiore: italosomali, italoeritrei ed
italoetiopi lottarono per anni prima di otte-
nere la cittadinanza che gli spettava.
I misfatti coloniali sono stati numerosi,
ma il crimine più grande è stato l’oblio nel-
la narrazione uiciale. La disumanizzazio-
ne coloniale ha lasciato il segno nella so-
cietà. Gli stereotipi usati contro i popoli
colonizzati tra l’ottocento e il novecento
sono ora applicati ai migranti, non solo agli
africani.
A me che sono figlia di migranti
dell’Africa orientale, romana e somala allo
stesso tempo, è capitato più volte di sentire
uomini che quando camminavo per strada
intonavano Faccetta nera, la canzone della
propaganda coloniale, intrisa di razzismo e
sessismo. Me la sbattevano in faccia come
un insulto ma anche, paradossalmente,
come un imbarazzante tentativo di sedu-
zione.
Ogni donna nera che vive in Italia lo sa:
per molti uomini siamo ancora le “faccette
nere” delle colonie. Le donne sono quelle
che sofrirono di più a causa degli stereoti-
pi coloniali. Erano considerate donne faci-
li, metafore viventi delle terre africane da
possedere. La loro vita con gli italiani fu
dolorosa. Alcune erano domestiche di
giorno e schiave sessuali di notte, altre era-
no semplicemente vittime di stupri. Le più
forti riuscivano, con una strategia di so-
pravvivenza, a costruire una relazione più
o meno paritaria e rispettosa.
Un afare di famiglia
Questi atti di barbarie mai indagati e anco-
ra impuniti continuano a permeare la so-
cietà italiana. È da lì che vengono i cori
razzisti degli stadi contro i giocatori neri o
il lancio di banane contro Cécile Kyenge,
l’ex ministra dell’integrazione, la prima
donna nera a ricevere l’incarico di ministro
in un governo italiano.
L’assenza di dibattito sul passato colo-
niale riemerge anche alla luce dei drammi
nel Mediterraneo. Come i quasi quattro-
cento migranti, tra cui molti eritrei, anne-
gati il 3 ottobre 2013 a Lampedusa. O come
gli eritrei a bordo della Diciotti, il pattuglia-
tore della guardia costiera italiana, a cui
Matteo Salvini nell’agosto del 2018 ha a lun-
go negato lo sbarco. Nessun politico, nessun
giornale italiano ha ricordato i fatti storici e
dolorosi che legano l’Italia a quei profughi
in fuga dalla guerra e in parte eredi della
storia italiana. Contrariamente a quanto
pensa Di Maio, almeno la Francia ha co-
minciato a elaborare il suo passato colonia-
le, anche se in modo ancora imperfetto.
La storia della colonizzazione, anche
se ignorata, fa parte pure delle nostre sto-
rie personali. È un afare di famiglia. Molti
italiani hanno in casa foto, ricordi o lettere
dei loro parenti partiti alla conquista
dell’Africa.
È quindi troppo facile puntare il dito
contro il colonialismo degli altri senza af-
frontare il proprio. Troppo facile e ignobile
nel momento storico in cui l’Africa coloniz-
zata afonda nel Mediterraneo. u nv
Igiaba Scego è una scrittrice italosomala.
Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è
Adua (Giunti editore 2015).
Immigrazione
Il suicidio
di Prince Jerry
Lorenzo Tondo, The
Guardian, Regno Unito
n cittadino nigeriano si è tolto la
U vita in Italia dopo che le autorità
gli avevano negato il permesso di
soggiorno. Prince Jerry, 25 anni, arrivato
in Italia due anni e mezzo fa a bordo di
un’imbarcazione partita dalla Libia, era
laureato in chimica e stava proseguendo
gli studi. A metà gennaio la sua richiesta
d’asilo era stata respinta. Secondo chi lo
conosceva, Jerry era sprofondato in una
“grave depressione”. Viveva a Tortona, in
Piemonte.
Dopo l’entrata in vigore delle misure
contro l’immigrazione volute dal gover-
no, le autorità italiane stanno respingen-
do centinaia di richieste di permesso di
soggiorno e hanno cominciato ad allonta-
nare i migranti dai centri d’accoglienza.
La nuova legge, conosciuta con il nome di
decreto Salvini, abolisce la protezione
umanitaria. Padre Alex Zanotelli, dei
missionari comboniani di Verona, ha de-
inito la morte di Jerry come “un omicidio
di stato, il frutto amaro del decreto Salvi-
ni, che oltre all’insicurezza produce an-
che la morte”. A ottobre Jawo Amadou, 22
anni, del Gambia, si è suicidato in un cen-
tro d’accoglienza di Castellaneta Marina,
in provincia di Taranto. Il suo permesso
di soggiorno sarebbe scaduto a marzo e la
richiesta di asilo era stata respinta nel
2016. A luglio un afgano di 23 anni si è tol-
to la vita a Kabul, dove era tornato dopo
essere stato espulso dalla Germania in-
sieme ad altre 68 persone.
“Molti migranti e profughi che aiutia-
mo con i nostri progetti hanno già vissuto
esperienze traumatiche durante il loro
viaggio, spesso con episodi di violenza e
torture in Libia”, racconta Lilian Pizzi,
psicologa di Medici senza frontiere.
“Quando arrivano in Europa subiscono
spesso nuovi traumi a causa di politiche
arbitrarie che riducono i loro diritti e di
un’atmosfera di odio e razzismo amplii-
cata dai mezzi d’informazione. Tutto
questo alimenta il senso d’impotenza ed
esclusione”. u as
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 33
Le opinioni

Un giorno si voterà
per annullare la Brexit
Will Hutton
o manifestato per chiedere un “vo- nell’Unione. I giovani, la classe operaia e milioni di

H to popolare”. Ho scritto un libro cittadini europei naturalizzati raforzeranno il fronte

per chiedere un secondo referen- contrario alla Brexit e creeranno una maggioranza
dum. L’ho ribadito in molti incon- schiacciante. Resta da capire se ci arriveremo tra due
tri pubblici. Il Regno Unito deve anni o tra dieci.
far parte di questo club di stati eu- La battaglia comincia adesso. In questo momento
ropei che condividono gli stessi valori, al centro della i sostenitori della Brexit controllano il Partito conser-
rete commerciale libera più grande del mondo. Que- vatore, destinato a ritrovarsi ogni volta dalla parte
sta rete è più importante dell’Organizzazione mon- sbagliata di accordi commerciali squilibrati con la
diale del commercio, come dimostra Cina e gli Stati Uniti e incapace di af-
l’accordo di libero scambio irmato il 12 Nei prossimi anni, frontare la rabbia del paese.
dicembre tra Unione europea e Giap- se non potrà La base culturale, economica e po-
pone. L’Unione è il motore della pro- ottenere nuove polare della Brexit non esiste. Il populi-
sperità e il garante della pace. Collabo- elezioni, il Partito smo non può sopravvivere quando le
ra con i principali gruppi d’interesse laburista dovrà promesse stravaganti si trasformano in
economici. I britannici inoltre sono mantenere stretti soferenze concrete. A creare la fugace
culturalmente europei. i rapporti con maggioranza favorevole alla Brexit è
Un giorno, ne sono sicuro, ci sarà un l’Europa e chiedere stata una leadership politica inesperta,
secondo voto popolare per cancellare oltre alla malevola genialità con cui il
un secondo
la Brexit. La gente cambierà idea dopo lader euroscettico Nigel Farage ha
aver vissuto la stagnazione economica referendum sfruttato la paura degli immigrati. La
che incombe – con una riduzione realtà verrà fuori.
dell’80 per cento degli investimenti nel settore auto- Nei prossimi anni, se non otterrà nuove elezioni,
mobilistico negli ultimi tre anni – e dopo aver capito il Partito laburista dovrà mantenere stretti rapporti
che il paese si è bevuto le bugie di un branco di ex con l’Unione e chiedere un secondo referendum. Il
studenti delle scuole private. Fino a poco tempo fa la riiuto di sostenere con forza la causa dell’Europa ha
prospettiva di un secondo voto quest’anno sembrava creato il vuoto che ha permesso a 14 parlamentari
probabile. Ora si sta allontanando. I voti parlamenta- laburisti di votare insieme ai conservatori, vaniican-
ri delle scorse settimane ci fanno capire che i conser- do il coraggio dei venti parlamentari Tory che hanno
vatori potrebbero trovare un’intesa sul rafazzonato deciso di difendere l’interesse del paese. E possiamo
accordo per la Brexit di Theresa May, che tradisce gli essere certi che May conquisterà altri voti laburisti
interessi britannici. Se a questo aggiungiamo le poli- con il suo improvvisato pacchetto di aiuti per i citta-
tiche di spesa pubblica usate a ini elettorali e l’assen- dini in diicoltà.
za di leadership nel Partito laburista, incapace peri- I parlamentari e i sindacalisti coinvolti in questo
no di portare avanti le proprie battaglie, appare evi- tradimento dovrebbero rilettere sulle recenti propo-
dente che la proposta di May ha più probabilità di ste della commissione tedesca per l’abbandono del
passare, sempre se l’Unione accetterà di darle il con- carbone. Per compensare le regioni che saranno col-
tentino facendo minime concessioni sulla questione pite dall’interruzione dell’attività mineraria nel 2038,
del conine irlandese. la Germania lancerà un programma da quaranta mi-
In questo modo non risolveremo niente. L’accor- liardi di euro per la rigenerazione economica. Pren-
do resterà una ferita infetta nel cuore della politica dere un impegno simile anche nel Regno Unito sa-
britannica. Chi era favorevole al remain (restare) ap- rebbe fondamentale per vincere il secondo referen-
poggerà il return (tornare). Continueremo a ripetere dum, quando ci sarà. I conservatori non lo faranno WILL HUTTON
che i sostenitori della Brexit hanno mentito al paese mai, ma un governo di centrosinistra potrebbe farlo. è un giornalista
e che solo legandoci all’Europa e riformando il Re- La corrente di Corbyn, che oggi controlla il Par- britannico. Ha diretto
il settimanale The
gno Unito potremo lasciarci alle spalle il disastro cre- tito laburista ed è ostile all’Europa a causa di un’ide-
Observer, di cui oggi
ato dai conservatori. I sostenitori della Brexit, appog- ologia socialista ottocentesca, sarà all’altezza del
è un opinionista. In
giati da mezzi d’informazione isterici, risponderan- compito? In questo momento non lo è. La nostra Italia ha pubblicato Il
no che solo una frattura netta può aprire le porte del missione è convincere una maggioranza di britanni- drago dai piedi
loro sogno di un mondo ipertatcheriano. ci che i loro interessi sono legati all’Europa. Per riu- d’argilla. La Cina e
Alla ine emergerà un governo di centrosinistra scirci dovremo riconquistare il Partito laburista, o l’Occidente nel XXI
capace di trovare una soluzione e torneremo crearne uno nuovo. u as secolo (Fazi 2007).

34 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

Le opinioni

Il muro di Donald Trump

è solo un diversivo
Rebecca Solnit
appiamo già che il muro al conine tra to rispetto ai 37 omicidi documentati nel 2017”. Que-

S Stati Uniti e Messico è solo una distrazio- sto dato rende il 2018 “il quarto anno con più vittime
ne. Sappiamo che negli Stati Uniti gli im- causate dall’estremismo dal 1970”. Inoltre, si legge
migrati senza documenti commettono nel documento, “ogni omicidio presentava dei lega-
meno crimini rispetto alle persone nate mi con l’estrema destra”.
nel paese; sappiamo che la maggior par- Sappiamo che la violenza di destra è quasi sempre
te delle persone senza documenti negli Stati Uniti è opera di uomini bianchi ed è accompagnata da razzi-
entrata nel paese con un visto e non attraversando smo, misoginia e, nel caso del massacro nella sinago-
illegalmente il conine meridionale; e sappiamo che ga di Pittsburgh, antisemitismo. I politici di destra
le persone senza documenti sono una parte fonda- inoltre hanno fatto molto per instillare odio nella loro
mentale della forza lavoro statunitense. Ma sappia- base, normalizzando la violenza.
mo anche che, mostrando alle persone Nonostante le loro denunce su quel-
delle minacce immaginarie, è possibile Sappiamo che, lo che succede al conine, ai repubbli-
distrarle da quelle reali. E spesso il peri- mostrando cani la violenza contro le donne non
colo più grande viene proprio da chi alle persone interessa. Il partito ha lottato per fare in
alimenta la paura. delle minacce modo che Brett Kavanaugh, accusato
Di recente Donald Trump ha difu- immaginarie, di stupro, fosse confermato giudice
so storie infondate sulle donne migran- è possibile distrarle della corte suprema e ha fatto di tutto
ti maltrattate dai traicanti alla frontie- da quelle reali. perché Roy Moore venisse eletto al se-
ra. Se la cosa vi suona familiare, è per- E spesso il pericolo nato, nonostante nove donne lo accu-
ché durante la campagna elettorale sassero di averle violentate. Nel frat-
viene da chi
Trump aveva già raccontato che il Mes- tempo la ministra dell’istruzione Betsy
sico inviava degli stupratori negli Stati alimenta la paura DeVos si sta dando da fare per smantel-
Uniti. Ma non ha avuto niente da dire lare le tutele per le vittime di violenza
quando a settembre un poliziotto di frontiera ha uc- sessuale nei campus universitari garantite dalla leg-
ciso quattro donne, una delle quali transgender. ge contro la discriminazione di genere.
Nei giorni scorsi, mentre le attività amministrati- Il muro al conine distrae dalle diicoltà di Trump,
ve del governo federale erano parzialmente bloccate compresa la sua probabile collusione con la Russia, e
a causa dei ricatti usati dal presidente per ottenere il da cose che uccidono davvero tante persone, come le
suo muro alla frontiera, alcuni uomini bianchi statu- armi da fuoco, gli incidenti automobilistici, i disastri
nitensi – non migranti, non musulmani – hanno di- naturali, la scarsa qualità dell’aria, la mancanza di
mostrato una volta di più di essere tra i principali ar- cure mediche, o come la violenza domestica, quando
teici della violenza nel paese. Il 19 gennaio quattro diventa omicidio domestico, circa mille volte all’an-
ragazzi bianchi sono stati arrestati nello stato di New no. Anche i cambiamenti climatici uccidono. Gli in-
York: progettavano di uccidere dei musulmani nella cendi di Paradise, in California, in parte causati dal
comunità di Islamberg. Lo stesso giorno Christopher riscaldamento globale, hanno ucciso 86 persone. Nel
Cleary, 27 anni, un bianco del Colorado, è stato arre- midwest il gelo proveniente dall’artico inora ha pro-
stato nello Utah dopo aver minacciato di uccidere vocato otto vittime. Invece di afrontare queste mi-
delle donne. Era in libertà vigilata per stalking e vio- nacce, l’amministrazione Trump vuole ripristinare
lenza domestica: una storia comune tra gli autori di gli standard di tossicità dell’aria e del mercurio del
stragi. Il 26 gennaio Dakota Theriot, 21 anni, ha fatto 2011. Una scelta che potrebbe causare più di undici-
una carneicina in Louisiana, uccidendo prima una mila morti all’anno per l’inquinamento da carbone.
ventenne con cui aveva avuto una relazione e poi il Sono altri i muri che ci renderebbero più sicuri:
fratello e il nonno della ragazza. In seguito ha am- quelli intorno all’industria dei combustibili fossili;
mazzato i propri genitori, fuggendo con il camion del quelli intorno all’Nra, che si batte per la libera circo-
padre in Virginia, dov’è stato arrestato. lazione delle armi; quelli intorno a razzisti, antisemi-
REBECCA SOLNIT
Crimini come questi avvengono in un contesto ti, misogini e omofobi; e magari intorno alla Casa
è una scrittrice e
più ampio, in cui maschi bianchi commettono atten- Bianca. Non potremo costruirli, almeno non in senso femminista
tati riconducibili all’estrema destra. Secondo un re- letterale. E sappiamo che i muri non funzionano. Ma statunitense. In Italia
cente articolo dell’associazione Anti-defamation nel frattempo dobbiamo ricordarci cosa mette in pe- ha pubblicato Storia
league “nel 2018 gli estremisti statunitensi hanno ricolo le nostre vite. E che la minaccia più pericolosa del camminare (Ponte
ucciso almeno cinquanta persone, un dato in aumen- è in casa nostra. u f alle Grazie 2018).

36 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

In copertina

Gli Stati
Uniti
contro la
Huawei
D. Sanger, J. Barnes, R. Zhong e M. Santora, The New York Times, Stati Uniti
Controllare le reti di telecomunicazioni 5g potrebbe
garantire un enorme vantaggio tecnologico,
economico e militare sul resto del mondo. Per questo
Washington non vuole che a farlo sia un’azienda cinese

38 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 lla ine di gennaio il mi­
A nistro degli esteri bri­
tannico Jeremy Hunt è
arrivato a Washington
per una serie di incontri
su un tema scottante:
l’amministrazione Trump ha chiesto agli
alleati degli Stati Uniti di non aidare la
realizzazione delle reti 5g, le reti di tele­
comunicazioni di prossima generazione,
alla Huawei, la principale azienda cinese
del settore. Ma Londra è disposta a met­
tere a rischio i suoi rapporti con Pechino
per accontentare Washington?
Il Regno Unito non è l’unico paese a
sentire questa pressione. Gli Stati Uniti
hanno chiesto anche alle autorità polac­
che di non far costruire alla Huawei la
rete 5g. L’amministrazione americana ha
lasciato intendere che la futura presenza
di sue truppe in Polonia – compresa la
prospettiva di una base militare perma­
nente – potrebbe dipendere dalla deci­
sione di Varsavia. E la primavera scorsa
una delegazione statunitense si è presen­
tata in Germania, dove s’incrocia la mag­
gior parte delle reti in ibra ottica europee
e dove la Huawei vorrebbe costruire i
commutatori che fanno funzionare il si­
stema. In sintesi, il messaggio era: i rischi
per la sicurezza degli alleati della Nato
superano di gran lunga qualsiasi vantag­
gio economico legato all’uso delle reti di
telecomunicazioni cinesi.
Armi non convenzionali
Nell’ultimo anno, gli Stati Uniti si sono
imbarcati in una discreta, ma a volte mi­
nacciosa, campagna mondiale per esclu­
dere la Huawei e altre aziende cinesi dalla
più importante trasformazione delle
strutture che controllano internet da
quando è nata la rete, trentacinque anni
fa. Secondo l’amministrazione Trump il
mondo è impegnato in una nuova corsa
agli armamenti, che chiama in causa la
tecnologia più che le armi convenzionali,
ma che è altrettanto pericolosa per la si­
curezza degli Stati Uniti. In un’epoca in
cui le armi più potenti, a parte quelle nu­
cleari, sono controllate dai computer, il
paese che dominerà la rete 5g avrà un van­
taggio a livello economico, militare e d’in­
telligence per buona parte del secolo.
Il passaggio al 5g probabilmente sarà
più una rivoluzione che un’evoluzione.
La prima cosa che gli utenti noteranno
sarà la velocità: i dati saranno scaricati
quasi istantaneamente, perfino sugli
smartphone. Il 5g è la prima rete costrui­
ta per servire i sensori, i robot, i veicoli
che si guidano da soli e gli altri dispositivi
che trasmetteranno enormi quantità di
dati e permetteranno di gestire fabbri­
che, cantieri, intere città senza ricorrere
all’intervento umano. Consentirà anche
un uso maggiore della realtà virtuale e
dell’intelligenza artiiciale.
Ma ciò che porta vantaggi agli utenti
può favorire anche i servizi segreti e chi
vuole lanciare attacchi informatici. Il si­
stema 5g è una rete di commutatori e rou­
ter, ma fa maggiore aidamento su soft­
ware complessi molto più adattabili e che
si aggiornano continuamente, senza che
gli utenti se ne accorgano, un po’ come
gli smartphone che fanno gli aggiorna­
menti automaticamente mentre sono in
carica. Signiica che chi controlla le reti
controlla anche il lusso d’informazioni,
e potrebbe essere in grado di modiicare,
reindirizzare o copiare dati all’insaputa
degli utenti.
Dalle interviste fatte a funzionari go­
vernativi di oggi e del passato, agenti dei
servizi segreti e dirigenti di grandi azien­
de di telecomunicazioni emerge che le
potenzialità del 5g hanno convinto l’am­
ministrazione Trump che in
questa corsa agli armamenti ci
dev’essere un solo vincitore. E
chi perde dev’essere tagliato
fuori. La Casa Bianca sta prepa­
rando da mesi un ordine esecu­
tivo, che dovrebbe essere emesso nelle
prossime settimane, per vietare alle
aziende statunitensi di usare componenti
cinesi nelle reti di telecomunicazioni più
sensibili. Questo va molto al di là delle
norme in vigore, che ne vietano l’uso solo
per le reti governative.
Il nervosismo di Washington è ali­
mentato dalla paura che i cinesi possano
inserire nelle reti informatiche e in quel­
le delle telecomunicazioni una “porta sul
retro” (back door) che consentirebbe ai
loro servizi di sicurezza d’intercettare le
comunicazioni dell’esercito, del governo
e delle grandi aziende. Intrusioni simili
sono già avvenute altre volte, anche a
opera di hacker sospettati di lavorare per
il governo di Pechino. Ora che i vari paesi
del mondo stanno cominciando a deci­
dere chi costruirà le loro reti 5g, l’ansia di
Washington è cresciuta.
Per le autorità statunitensi il metodo
usato inora di cercare porte segrete nelle
apparecchiature e nei software creati dal­
le aziende cinesi è sbagliato, come lo è
veriicare se esistono rapporti tra alcuni
dirigenti aziendali e Pechino. Il problema
principale, dicono, è la natura sempre più
autoritaria del governo cinese, la confusa
linea di separazione tra aziende e stato, e
le nuove leggi che potrebbero consentire
a Pechino di sorvegliare le reti costruite
da aziende come la Huawei o forse peri­
no di assumerne il controllo. “È impor­
tante ricordare che i rapporti tra le azien­
de cinesi e il governo di Pechino non sono
paragonabili a quelli tra settore privato e
governi nei paesi occidentali”, sostiene
William R. Evanina, che dirige il National
counterintelligence and security center
statunitense. “La legge sull’intelligence
del 2017 impone alle aziende cinesi,
ovunque operino, di collaborare con i ser­
vizi segreti di Pechino”.
Strategia più ampia
La particolare attenzione che la Casa
Bianca sta dedicando alla Huawei rientra
nella politica di Washington verso Pechi­
no, che ha portato all’aumento dei dazi
sui prodotti cinesi, ai limiti imposti agli
investimenti e alle accuse di hackeraggio
e spionaggio informatico rivolte contro
cittadini cinesi. Il presidente Trump ha
accusato la Cina di “derubare gli Stati
Uniti” e di voler diventare più
forte a spese dell’America.
Le opinioni di Trump, com­
binate con la mancanza di pro­
ve solide del coinvolgimento
della Huawei in attività di spio­
naggio, hanno spinto alcuni paesi a chie­
dersi se l’obiettivo di questa campagna
sia davvero difendere la sicurezza nazio­
nale o piuttosto impedire alla Cina di ac­
quisire un vantaggio. I funzionari del
governo statunitense non vedono molta
diferenza tra i due obiettivi. “Il presi­
dente ha stabilito che superare questo
problema è importante, non solo per ri­
stabilire un equilibrio economico e per
costringere la Cina a rispettare le regole,
come tutti gli altri, ma anche per scon­
giurare uno squilibro di potere politico e
militare in futuro”, dice il consulente di
Trump per la sicurezza nazionale John R.
Bolton. “Per il presidente i due aspetti
sono strettamente collegati”.
Cablare il mondo
Washington sta avvertendo i suoi alleati
che i prossimi sei mesi saranno cruciali.
Vari paesi cominciano a mettere all’asta
le radiofrequenze per le nuove reti 5g e
stanno decidendo con chi irmare con­
tratti multimiliardari per la costruzione
dei sistemi di commutazione. La Com­
missione statunitense per le comunica­
zioni ha da poco annunciato di aver con­
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 39
In copertina
cluso la sua prima asta per l’attribuzione
delle frequenze 5g più alte.
Per il governo cinese è l’occasione per
cablare il mondo, in una fase in cui i paesi
europei, asiatici e africani sono sempre
più legati alla sua potenza economica.
“Sarà una rivoluzione ancora più impor­
tante di quella dell’elettricità”, dice Chris
Lane, specialista in telecomunicazioni
del centro di analisi Sanford C. Bernstein
di Hong Kong. “Tutto sarà collegato e il
sistema nervoso centrale di queste città
intelligenti sarà il 5g”.
Nessuna prova
Finora, i timori nei confronti della Hua­
wei sono quasi del tutto ipotetici. Secon­
do alcuni funzionari statunitensi ci sa­
rebbero documenti riservati che legano
l’azienda cinese a possibili attività di
spionaggio, ma nessun documento è sta­
to reso pubblico. Altre persone ben infor­
mate sulla campagna contro l’azienda
dicono che non c’è nessuna prova con­
creta, solo un forte timore per il crescen­
te dominio tecnologico della Huawei e
per le leggi cinesi che le impongono di
soddisfare le richieste di Pechino.
Il fondatore dell’azienda, Ren Zheng­
fei, nega che sia mai stata coinvolta in
attività di spionaggio: “Amo il mio paese.
Sostengo il Partito popolare cinese, ma
non farei mai nulla che possa danneggia­
re un altro paese”.
Nel 2018 l’Australia ha escluso la Hua­
wei e a un’altra azienda cinese, la Zte,
dalla fornitura di apparecchiature per il
5g. Altri paesi sono indecisi se seguire il
suo esempio e rischiare così di far infu­
riare Pechino, che potrebbe impedirgli di
accedere al mercato cinese in continua
espansione e privarli dei prodotti Hua­
wei, più economici degli altri.
Le autorità del Regno Unito fanno no­
tare che la Huawei ha già investito molto
sulle vecchie reti, aidandone la costru­
zione e la gestione ai britannici. Secondo
loro l’azienda cinese non si farà da parte,
gestirà le reti di almeno mezzo mondo e
dovrà essere in qualche modo collegata a
quelle degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Ma il colosso britannico delle teleco­
municazioni Bt punta a strappargliene
una fetta: ha dichiarato che era già nei
suoi piani quando ha acquisito un’azien­
da che usava le apparecchiature Huawei
(secondo le autorità statunitensi, la Bt ha
comprato l’azienda dopo che i servizi se­
greti britannici l’avevano avvertita dei
possibili rischi). Anche il gruppo Vodafo­
ne, che ha sede nel Regno Unito, ha di­
40 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
chiarato che per il momento sospenderà
l’acquisto di materiale dalla Huawei per
la sua rete 5g.
Vari governi hanno assistito con pre­
occupazione alle rappresaglie della Cina
contro i paesi che la ostacolano. A dicem­
bre in Canada su richiesta degli Stati
Uniti è stata arrestata un’alta dirigente
della Huawei, Meng Wanzhou. Meng,
che è la iglia di Ren, è stata accusata di
aver truffato le banche per aiutare
l’azienda ad aggirare le sanzioni contro
l’Iran. In seguito Pechino ha arrestato
due cittadini canadesi e ne ha condanna­
to a morte un altro, precedentemente
condannato a quindici anni di detenzio­
ne per traico di droga.
“La situazione dell’Europa è interes­
sante, perché i suoi paesi sono costretti a
schierarsi”, dice Philippe Le Corre, del
centro studi Carnegie endowment for
international peace. “Si trovano nel mez­
zo della contesa. Tutti i governi devono
prendere una decisione. La Huawei è
MACIEK NABRDALIK (THE NEW YORK TIMES/CONTRASTO)
ovunque”.
A dicembre il governo polacco ha ar­
restato due igure importanti: un ex fun­
zionario dei servizi segreti, Piotr Durba­
jlo, e un dipendente della Huawei, Wang
Weijing. Finora è la prova più consistente
del collegamento tra l’azienda cinese e le
attività di spionaggio.
Un ex alto funzionario dei servizi po­
lacchi ha dichiarato che Wang, subito li­
cenziato dalla Huawei, è accusato di la­
vorare per i servizi segreti di Pechino.
Secondo i diplomatici statunitensi era lui
il contatto di Durbajlo, che avrebbe aiu­ da poteva accedere ad alcune reti dalla
tato i cinesi a entrare nelle reti di comu­ sua sede di Shenzhen. Dopo un esame
nicazione più protette del governo polac­ più attento si era stabilito che il codice
co. Per un alto funzionario americano, installato dall’azienda nel suo software
questo è un tipico esempio di come il go­ di controllo delle reti non era un malware.
verno cinese iniltra le sue spie all’inter­ E non era nemmeno nascosto. Sembrava
no della vasta rete globale della Huawei: far parte di un sistema per aggiornare le
queste persone potrebbero accedere alle reti a distanza e diagnosticare eventuali
reti di comunicazione e svolgere attività problemi. Ma in alcuni casi poteva anche
di spionaggio all’insaputa delle aziende dirottare il traico dei centri dati, da cui
coinvolte. le aziende controllano le loro reti. Oggi il
La Huawei ha dichiarato che Wang ha fatto che questo software esista è usato
“screditato” l’azienda e che le azioni per sostenere la tesi secondo cui gli hack­
dell’ormai ex dipendente non hanno er e i servizi segreti cinesi potrebbero
niente a che fare con le attività del grup­ sfruttare le attrezzature della Huawei per
po. Secondo il suo avvocato, Bartolomiej iniltrarsi in milioni di reti.
Jankowski, Wang è rimasto vittima della Funzionari e studiosi statunitensi de­
battaglia in corso tra Stati Uniti e Cina. nunciano inoltre che le aziende cinesi di
Le autorità statunitensi e britanniche telecomunicazioni avrebbero tempora­
avevano cominciato a dubitare dell’inte­ neamente dirottato alcune parti di inter­
grità della Huawei dopo che, analizzan­ net, deviando il traico degli Stati Uniti e
do il suo codice sorgente alla ricerca di del Canada verso la Cina. Secondo uno
back door, i loro esperti di sicurezza in­ studio a cui ha partecipato Chris C. Dem­
formatica avevano scoperto che l’azien­ chak, docente dello United States naval

La sede della Huawei a Varsavia, Polonia
war college, nel 2016 il traico dal Cana­
da alla Corea del Sud sarebbe stato dirot­
tato per sei mesi verso la Cina. Per le au­
torità statunitensi quell’attacco sarebbe
stato ripetuto.
Nel 2018 le aziende di telecomunica­
zioni statunitensi At&t e Verizon hanno
smesso di vendere i telefoni Huawei nei
loro negozi dopo che l’azienda cinese
aveva cominciato a usare microchip di
sua fabbricazione al posto di quelli pro­
dotti negli Stati Uniti o in Europa. Per
l’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa)
con quei microchip l’azienda cinese po­
trebbe controllare tutte le componenti
importanti delle sue reti, mentre l’Nsa
non potrebbe più contare sui fornitori
europei e statunitensi per essere avverti­
ta di eventuali malware o attività di spio­
naggio.
In trent’anni la Huawei si è trasforma­
ta da piccolo rivenditore di componenti
per cellulari di fascia bassa a colosso glo­
bale in uno dei più importanti settori tec­
nologici del secolo. Nel 2018 ha soiato
alla Apple il posto di secondo maggior
produttore di smartphone al mondo. Ri­
chard Hu, che dirige il reparto commer­
ciale dell’azienda, ha dichiarato: “Anche
senza il mercato statunitense, diventere­
mo il numero uno al mondo” entro la ine
di quest’anno o al massimo nel 2020.
Ascesa inarrestabile
La Huawei è stata fondata nel 1987 da
Ren, un ex ingegnere dell’Esercito popo­
lare di liberazione diventato uno degli
imprenditori cinesi di maggior successo.
I funzionari statunitensi sostengono che
l’azienda ha cominciato imitando, o ru­
bando, tecnologie americane. Nel 2003 la
Cisco System citò in giudizio la Huawei
accusandola di aver copiato il suo codice
sorgente (poi le due parti hanno trovato
un accordo senza andare in tribunale).
Ma la Huawei non si è limitata a co­
piare. Ha aperto centri di ricerca (uno in
continua a pagina 42 »
Da sapere
L’Europa
sotto pressione
11 gennaio 2019 la polizia po­
L’ lacca ha arrestato Wang Wei­
jing, il direttore delle vendite
della Huawei in Polonia, e
Piotr Durbajlo, un ex funzionario dei
servizi segreti, sospettati di spionaggio.
La Huawei nega qualsiasi responsabilità
per le attività illecite del suo dirigente
ma, se le accuse fossero dimostrate, sa­
rebbe la prima conferma dei timori di
Washington circa i rischi per la sicurezza
legati all’azienda cinese. La Polonia ha
poi deciso di escludere la Huawei dalla
costruzione della rete 5g. Il 11 febbraio il
governo della Repubblica Ceca, su
consiglio dell’agenzia per la sicurezza
informatica, ha dichiarato che l’azienda
cinese non potrà partecipare alla gara
d’appalto per la realizzazione di un por­
tale per i servizi iscali.
“L’Unione europea sta consideran­
do una misura che di fatto metterebbe al
bando i componenti prodotti dalla Hua­
wei per la rete 5g”, scrive la Reuters ci­
tando quattro alti funzionari dell’Unio­
ne. Un’opzione al vaglio della Commis­
sione europea sarebbe modiicare la leg­
ge del 2016 sulla sicurezza informatica,
che obbliga le aziende fornitrici di “in­
frastrutture sensibili” a prendere appro­
priate misure di sicurezza. Se si inclu­
dessero tra le “infrastrutture sensibili”
anche quelle per il 5g, la legge impedi­
rebbe alle aziende europee di usare
componenti forniti da paesi o imprese
sospettati di spionaggio o sabotaggio. In
aggiunta si potrebbero modiicare le re­
gole d’acquisto, senza però indirizzare le
misure contro un’azienda speciica.
L’eventuale adozione di misure simili
da parte dell’Unione europea richiederà
tempi lunghi, potrebbe rallentare la rea­
lizzazione della rete 5g nell’Ue e farne
alzare i costi, continua la Reuters. La
Deutsche Telekom, il principale opera­
tore di telecomunicazioni europeo, ha
proposto una serie d’interventi per assi­
curare che i fornitori cinesi possano par­
tecipare alla costruzione del 5g in Ger-
mania senza mettere a repentaglio la
sicurezza nazionale. Il 4 febbraio le au­
torità danesi hanno espulso due impie­
gati della Huawei trovati senza docu­
menti di lavoro e residenza in regola. u
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 41
In copertina
California) e ha stretto collaborazioni
con importanti università in tutto il mon­
L’Nsa stava cercando bando per la realizzazione di alcune par­
ti delle reti 5g statunitensi. At&t e Veri­
do. Nel 2018 ha registrato un fatturato di le prove che la Huawei zon dicevano che sarebbe stato utile la­
100 miliardi di dollari, il doppio della Ci­
sco e molto di più dell’Ibm. La sua capa­
era segretamente sciare alla Huawei un “banco di prova”
negli Stati Uniti, perché così avrebbe do­
cità di produrre apparecchi ben fatti a un controllata vuto rivelare il codice sorgente del suo
costo più basso delle sue concorrenti oc­
cidentali ha scalzato dal settore aziende
dall’esercito e che Ren software, senza contare che questo
avrebbe anche fatto scendere il prezzo
un tempo dominanti come la Motorola e non aveva mai lasciato delle reti. Michael S. Rogers, all’epoca
la Lucent.
L’attività di spionaggio, però, funzio­
il suo posto da militare capo dell’Nsa, non era d’accordo e la
Huawei è stata bloccata.
na a doppio senso. Come ha rivelato l’ex
dipendente dell’Nsa Edward Snowden, telligence e sicurezza del parlamento del Una campagna globale
nel 2010 l’agenzia americana si iniltrò Regno Unito ne aveva proposto la messa Nel luglio del 2018 bisognava prendere
segretamente nella sede centrale della al bando, anche alla luce degli attacchi una decisione e i rappresentanti di Re­
Huawei in un’operazione il cui nome in informatici cinesi contro il governo di gno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia
codice era Shotgiant. Alcuni documenti Londra. e Nuova Zelanda (i Five eyes, un’alleanza
dimostrano che l’Nsa stava cercando le La proposta sarebbe stata respinta, di servizi d’intelligence) hanno tenuto il
prove, mai trovate, che la Huawei era se­ ma è stato introdotto un sistema che im­ loro incontro annuale a Halifax, in Nuo­
gretamente controllata dall’esercito ci­ poneva all’azienda di mettere il suo har­ va Scozia. All’ordine del giorno c’erano
nese e che Ren non aveva mai lasciato il dware e il suo codice sorgente a disposi­ le aziende di telecomunicazioni cinesi, la
suo posto da militare. Ma i documenti zione del Government communication Huawei e le reti 5g, e si è deciso di prova­
resi pubblici da Snowden dimostrano che headquarters (Gchq), l’agenzia governa­ re a impedire all’azienda di costruire
l’Nsa aveva anche un altro scopo: studia­ tiva che si occupa di sicurezza e nuove reti in occidente.
re la tecnologia della Huawei e cercare spionaggio. Gli alti funzionari statuni­
porte segrete. In questo modo, quando Lo scorso luglio, il National tensi stanno cercando di far ca­
l’azienda avesse venduto materiale ai pa­ cyber security center britanni­ pire ai loro alleati in tutto il
esi nemici dell’America, l’Nsa avrebbe co ha dichiarato pubblicamente mondo che la guerra con la Cina
potuto prendere di mira le loro reti infor­ per la prima volta che i dubbi non è solo commerciale ma è
matiche e telefoniche e sorvegliarle o, in sulle attuali pratiche della Huawei e la una battaglia per difendere la sicurezza
caso di necessità, sferrare attacchi infor­ complessità delle nuove reti 5g rendono delle principali democrazie del mondo e
matici. In altre parole, gli americani vo­ diicile individuare le vulnerabilità. dei paesi chiave della Nato. Il 29 gennaio i
levano fare alla Huawei la stessa cosa di Più o meno nello stesso periodo, du­ direttori delle agenzie d’intelligence sta­
cui l’accusano ora. rante una serie di incontri riservati con i tunitensi hanno presentato al senato la
Dopo il clamore sollevato nel 2013 dal dirigenti delle compagnie di telecomuni­ loro relazione annuale e tra le minacce
predominio della Huawei nel mercato cazioni, l’Nsa doveva decidere se per­ hanno citato gli investimenti nelle reti 5g
britannico, la potente commissione d’in­ mettere alla Huawei di partecipare al delle società di telecomunicazioni stra­
niere.
Alla Polonia, dicono persone ben in­
Da sapere Arresti e ritorsioni formate, è stato recapitato il messaggio
u Il 1 dicembre 2018 Meng dopo un altro cittadino condannata, Meng rischia che i paesi che usano le reti di telecomu­
Wenzhou, direttrice canadese viene arrestato in ino a trent’anni di carcere. nicazioni cinesi non sono sicuri per le
inanziaria della Huawei e Cina, Michael Spavor. Sempre a gennaio il truppe americane. I polacchi l’hanno re­
iglia del presidente Entrambi sono accusati di presidente statunitense cepito, visto che il loro presidente, Andr­
dell’azienda, viene attentato alla sicurezza Donald Trump si dichiara
zej Duda, a settembre è andato alla Casa
arrestata in Canada su nazionale, ma è forte il “pronto a intervenire nel
Bianca per presentare il progetto di co­
richiesta degli Stati Uniti. È sospetto che si tratti di una caso Meng, se servisse per
accusata di frode a danno di vendetta per l’arresto di la sicurezza nazionale o per struzione di una base militare da due mi­
banche statunitensi per Meng. Il 13 gennaio un raggiungere un accordo liardi di dollari, deinita scherzosamen­
aggirare le sanzioni contro tribunale cinese condanna commerciale con la Cina”, te, ma non troppo, Fort Trump.
l’Iran. Meng avrebbe usato a morte Robert Lloyd confermando la tesi di Secondo l’ex capo dei servizi segreti
una sussidiaria della Schellenberg, un cittadino Pechino sulla natura polacchi, il colonnello Grzegorz Maleki,
Huawei per fare afari in canadese arrestato nel 2014 politica dell’arresto. Se è comprensibile che gli Stati Uniti voglia­
Iran. Pechino accusa gli per traico di droga e entro il 1 marzo Cina e Stati no limitare i rischi per i loro soldati.
Stati Uniti di aver preso in condannato a quindici anni Uniti non troveranno un “Il controllo delle reti 5g è uno stru­
ostaggio Meng, per fare di prigione. Il 29 gennaio gli accordo, entreranno in
mento potenzialmente pericoloso”, spie­
pressione su Pechino. L’11 Stati Uniti presentano vigore nuovi dazi americani
ga Maleki, che ora presiede il consiglio
dicembre le autorità cinesi accuse formali contro la sui prodotti cinesi che,
arrestano Michael Kovrig, Huawei e Meng (libera su avverte la Conferenza d’amministrazione dell’istituto polacco
diplomatico canadese in cauzione), di cui chiedono dell’Onu sul commercio il 5 per la sicurezza e la strategia. “Per la Po­
aspettativa e consulente l’estradizione; il Canada si febbraio, potrebbero avere lonia garantire la sicurezza di quelle
della ong International pronuncerà il 6 marzo. Se un impatto enorme truppe è più importante di qualsiasi altra
crisis group. Pochi giorni sarà estradata e sull’economia mondiale. cosa”. u bt

42 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019


QILAI SHEN (BLOOMBERG/GETTY IMAGES)
Armati
di tecnologia
Liu Zhen, South China Morning Post, Hong Kong
Le reti di nuova generazione
sono cruciali per il futuro delle
operazioni di guerra. E questo
fa crescere la posta in gioco
nella competizione tra chi le
sta sviluppando
l di là dei suoi enormi
A vantaggi commerciali,
la rete 5g – la quinta ge­
nerazione della comu­
nicazione mobile – sta
rivoluzionando la tec­
nologia militare e della sicurezza. È an­
che per questo che è al centro dei tentati­
Un impianto della Huawei a Dongguan, Cina
vi fatti dagli Stati Uniti per contenere la
crescita della Cina come potenza tecno­
logica e delle accuse lanciate contro le
aziende cinesi.
Il futuro dei conlitti e della sicurezza
informatica potrebbe essere modiicato
in modo radicale dalla rete 5g. Secondo
gli esperti, però, la rete di nuova genera­
zione è più vulnerabile agli attacchi ri­
spetto alle versioni precedenti. E questo
in un periodo in cui ci sono già forti pre­
occupazioni legate alla sicurezza e ten­
sioni tra Washington e Pechino su diversi
fronti, dal commercio all’inluenza nella
regione dell’Asia­Paciico e alla rivalità
tecnologica. Le tensioni fanno da sfondo
agli scontri sulla Huawei, il principale
fornitore al mondo di strumenti per le
telecomunicazioni.
Molto prima del 28 gennaio, quando
l’azienda cinese è stata accusata negli
Stati Uniti di furto di segreti commercia­
li, violazione di sanzioni statunitensi e
altri 21 capi d’imputazione (accuse che la
Huawei respinge), l’intelligence statuni­
tense aveva espresso timori circa la pos­
sibilità che i dispositivi Huawei conte­
nessero delle back door (porte sul retro)
per le attività di spionaggio cinesi. La
Huawei ha più volte negato, ma le tensio­
ni sottolineano l’importanza della rete 5g
e imprimono un’accelerazione alla corsa
agli armamenti tecnologici di Cina e Sta­
ti Uniti. Probabilmente per la maggior
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 43
In copertina
parte delle persone la rete 5g, almeno
venti volte più veloce delle più avanzate
reti di oggi, signiica banalmente poter
scaricare più velocemente un ile, o guar­
dare un ilm in streaming in modo più
luido. In realtà ha un potenziale molto
maggiore.
Se le reti esistenti connettono tra loro
le persone, quelle di prossima generazio­
ne connetteranno una vasta rete di sen­
sori, robot e veicoli autonomi, usando
l’intelligenza artiiciale. Il cosiddetto in­
ternet delle cose consentirà agli oggetti
di comunicare tra loro scambiandosi
enormi volumi di dati in tempo reale e
senza l’intervento umano. Fabbriche au­
tonome, chirurgia a distanza o robot che
preparano la colazione: cose che prima
esistevano solo nella fantascienza diven­
teranno realtà.
Rimodellare la guerra
Allo stesso tempo, secondo molti esperti
il 5g sarà la base della futura tecnologia
militare. Immaginate una battaglia con
un gruppo di terroristi per le strade di
una città. C’è un blackout e i terroristi si
nascondono in un ediicio vuoto. Un tec­
nico dell’antiterrorismo riesce a entrare
nel sistema di controllo audio dell’edii­
cio e raccoglie le onde sonore ad alta sen­
sibilità usando i microfoni delle teleca­
mere di sorveglianza (il sistema è ancora
in funzione grazie al basso consumo
energetico e alla lunga durata dei dispo­
sitivi). Dopo l’invio dei dati acustici, l’in­
telligenza artiiciale individua le posizio­
ni dei terroristi. Un drone entra da una
inestra e spara ai terroristi.
Non si tratta di fantascienza ma di
tecnologie già esistenti o in via di svilup­
po che grazie all’internet delle cose – ba­
sata sulla tecnologia 5g e sull’intelligenza
artiiciale – stanno rimodellando il modo
di fare la guerra.
“La rete 5g e l’internet delle cose ren­
deranno molto più ampie e approfondite
le informazioni sul campo di battaglia e
produrranno una tale quantità di dati da
rendere indispensabile l’intelligenza ar­
tiiciale, non solo per l’analisi delle infor­
mazioni ma anche per dare gli ordini”,
spiega Clark Shu, ricercatore esperto di
intelligenza artiiciale e telecomunica­
zioni all’università dell’elettronica e del­
la tecnologia della Cina.
Grazie alla sua capacità di trasportare
molti più dati, a una latenza di rete (il
tempo di risposta della rete) e un consu­
mo di energia molto più bassi e grazie a
una stabilità molto superiore rispetto alla
44 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Fabbriche autonome,
chirurgia a distanza o
robot che vi preparano
la colazione: cose che
prima esistevano solo
nella fantascienza
diventeranno realtà
tecnologia della precedente generazio­
ne, si prevede che il 5g trasformerà la co­
municazione digitale.
I dati potranno essere trasmessi a una
velocità ino a 10 gigabit al secondo, mol­
to superiore a quella della rete 4g, e la
latenza sarà ridotta a meno di un millise­
condo, ossia l’1 per cento di quella del 4g.
Caratteristiche simili migliore­
ranno la connettività di aree
remote, collegheranno sensori
e robot e renderanno più auto­
nomi veicoli, dispositivi per il
controllo del traico, fabbriche
e imprese di costruzioni. E anche gli
equipaggiamenti militari incorporati nei
dispositivi per la comunicazione, dice
Zhou Zhaoxiong, ingegnere della China
mobile IoT company, una sussidiaria di
China Mobile.
La comunicazione potrà avvenire da
dispositivo a dispositivo, senza satelliti o
sistemi di allerta precoce, risparmiando
queste risorse limitate per destinarle ad
altri usi e abbassando in modo sostanzia­
le il costo di un’operazione, si legge in un
rapporto del 2017 pubblicato su China
defence news, un giornale dell’esercito
cinese.
La Cina è stata uno dei protagonisti nel­
la ricerca e nello sviluppo della tecnologia
5g. Le aziende di telecomunicazioni vo­
Da sapere
Diverse velocità
Impianti per la rete 5g ogni 100mila abitanti
Fonte: Deloitte
Giappone 17,4
Cina 14,1
Germania 8,7
Stati Uniti 4,7
gliono cominciare a introdurre la rete 5g
per uso commerciale a partire dal 2020,
anche se si tratterà probabilmente di pro­
grammi regionali pilota, dato che i disposi­
tivi 5g sono ancora molto costosi. A genna­
io la Huawei aveva lanciato un chip presen­
tato come il modem 5g più potente del
mondo. Poi il 28 gennaio il dipartimento di
giustizia degli Stati Uniti ha uicialmente
accusato l’azienda cinese, le società ailia­
te e la sua direttrice finanziaria, Meng
Wanzhou, arrestata in Canada su richiesta
di Washington il 1 dicembre 2018.
Strategia concertata
Ma i dubbi sulla tecnologia 5g sviluppata
dalla Huawei e da altre aziende cinesi ri­
salgono a molto prima. Nel 2012 la com­
missione d’intelligence della camera degli
Stati Uniti pubblicò un rapporto in cui si
afermava che i produttori cinesi
di apparecchiature per le teleco­
municazioni rappresentavano
una minaccia per la sicurezza
nazionale a causa dei loro rap­
porti con il governo di Pechino.
Inoltre la legge cinese sull’intelligence del
2017 impone alle aziende cinesi di collabo­
rare con le autorità se necessario.
Il fatto che il fondatore della Huawei,
Ren Zhengfei, padre di Meng, sia un ex
ingegnere dell’Esercito popolare di libe­
razione ha ulteriormente alimentato in
occidente gli interrogativi sui legami
dell’azienda con l’esercito e il governo
cinesi. I dirigenti della Huawei però han­
no chiesto più volte, invano, prove della
presenza di back door nei loro dispositivi.
Gli Stati Uniti stanno facendo pressioni
sui loro alleati perché vietino alla Huawei
di costruire le loro reti di nuova genera­
zione. Il Regno Unito, la Germania, l’Au­
stralia, la Nuova Zelanda e il Canada
hanno già bandito l’azienda o stanno
pensando di farlo.
A dicembre Kevin Allison della socie­
tà di consulenza Eurasia group, ha dei­
nito le mosse degli Stati Uniti e dei loro
alleati per bloccare la Huawei una “stra­
tegia concertata”. In un rapporto inviato
nel 2018 alla Casa Bianca, il consiglio per
la sicurezza nazionale statunitense chie­
deva un’azione e una strategia per “pro­
teggere la leadership degli Stati Uniti in
campo tecnologico” e impedire alla Cina
di mettere in discussione il dominio tec­
nologico statunitense. Anche gli Stati
Uniti stanno investendo da tempo
nell’uso militare del 5g, mentre in alcune
città sono stati lanciati dei prototipi per
l’uso civile. u gim
 Repubblica Centrafricana
Il concorso di miss Repubblica Centrafricana, Bangui, 9 dicembre 2018
Afp/Getty IMAGes

La Russia punta
al cuore dell’Africa
Patricia Huon e Simon Ostrovsky, Coda Story, Stati Uniti
Foto di Florent Vergnes
Dai concorsi di bellezza alle radio, Mosca moltiplica le iniziative diplomatiche nella
Repubblica Centrafricana. Ma potrebbe aver sottovalutato la complessità del paese

46 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019


e ragazze salgono sul palco
L in abiti da sera in tessuto
wax rosa e blu. È il 10 no-
vembre 2018 e il concorso
di miss Bangui è in pieno
svolgimento all’hotel Led-
ger, un ediicio decadente, ma dalla fac-
ciata elegante, che ospita gli eventi im-
portanti della capitale della Repubblica
Centrafricana. Le ragazze sfilano una
dopo l’altra con gli chignon, gli orecchini
e le collane luccicanti. Gli stereotipi dei
concorsi di bellezza ci sono tutti: i sorrisi
esagerati, la musica, le domande per
mettere alla prova il livello culturale del-
le candidate. Intanto va in scena un altro
spettacolo, che svela la nuova strada che
ha preso il paese. Davanti al palco, mini-
stri e funzionari della Repubblica Cen-
trafricana assistono all’esibizione dal
tavolo riservato alle autorità. tra gli ospi-
ti di riguardo ci sono alti funzionari russi,
come Viktor tokmakov, primo segreta-
rio dell’ambasciata russa a Bangui, e Va-
lerij Zacharov, ex agente dei servizi d’in-
telligence di Mosca, oggi consigliere per
la sicurezza del presidente centrafricano
faustin-Archange touadéra. La compe-
tizione per il titolo di miss Bangui è spon-
sorizzata da un’azienda russa.
L’organizzazione del concorso di bel-
lezza in questo paese devastato dalla
guerra ma ricco di minerali è solo l’ulti-
mo esempio del recente interesse della
Russia per l’Africa e del fatto che Mosca è
pronta a sidare le potenze occidentali
per far valere il suo peso nel continente.
Oltre a cooperare nel settore della sicu-
rezza, i russi lanciano iniziative per con-
quistare “i cuori e le menti” delle perso-
ne. In questo modo cercano da un lato di
assicurarsi una fetta delle riserve di dia-
manti, oro e uranio della Repubblica
Centrafricana, dall’altro di accrescere la
loro inluenza in Africa. A farne le spese
sono le vecchie potenze coloniali. Nel
caso della Repubblica Centrafricana, la
francia.
Negli stessi giorni del concorso di bel-
lezza le strade di Bangui erano piene di
manifesti che annunciavano il lancio di
una radio finanziata dai russi, Lengo
songo 98.9 fm, il cui nome signiica “co-
struire la solidarietà”. per il momento
trasmette solo musica, ma sono in pro-
gramma anche notiziari e talk show.
sempre l’anno scorso i russi hanno inan-
ziato la Coppa della speranza, un torneo
di calcio giovanile a cui hanno partecipa-
to due squadre femminili e otto maschili.
Inine il ministero dell’istruzione centra-
fricano e l’ambasciata russa hanno lan-
ciato insieme il concorso di disegno e
poesia “La pace attraverso gli occhi dei
bambini”. In premio una vacanza in Cri-
mea.
Al concorso di bellezza i due funzio-
nari russi sembrano annoiarsi. A un certo
punto il consigliere per la sicurezza Za-
charov viene chiamato sul palco per con-
segnare il premio alla vincitrice. In teoria
dovrebbe farlo tokmakov, il primo se-
gretario dell’ambasciata, che è il rappre-
sentante uiciale della Russia all’evento,
ma è Zacharov ad avere l’onore. Anche
questo mostra come ormai Mosca stia
confondendo i conini delle sue iniziati-
ve di politica estera, spingendo molti a
chiedersi se a condurre i giochi sia il go-
verno o il settore privato.
Il concorso di bellezza e la nuova ra-
dio sono stati sponsorizzati dall’azienda
mineraria russa Lobaye Invest, che
nell’estate del 2018 si è aggiudicata i di-
ritti di esplorazione di giacimenti di oro e
diamanti in due regioni dell’ovest della
Repubblica Centrafricana. La Lobaye
Invest ha legami indiretti con il Cremli-
no: da quanto riportano alcune inchieste
giornalistiche, è una sussidiaria di un
gruppo più ampio, M Invest, fondato da
evgenij prigožin, un imprenditore vicino
al presidente russo Vladimir putin.
prigožin, uno degli uomini più ricchi
del suo paese, fa affari in vari settori.
fonti giornalistiche lo indicano come
l’uomo che tira i ili dell’azienda militare
privata Wagner, che ha fornito armi e
mercenari ai più discussi interventi mili-
tari russi degli ultimi anni, come quelli in
Ucraina e siria. prigožin è stato sopran-
nominato “lo chef di putin” anche per i
redditizi contratti di ristorazione stipula-
ti con il Cremlino. All’inizio del 2018 il
dipartimento di giustizia statunitense ha
accusato prigožin di aver interferito con
le presidenziali del 2016 attraverso l’In-
ternet research agency, la sua “fabbrica
di troll” a san pietroburgo. per questo è
inito sulla lista nera di Washington.
Ottenere consensi
Nella Repubblica Centrafricana, però,
tutto questo è solo rumore di fondo. sui
mezzi d’informazione e sui social net-
work la Russia è lodata per il suo soste-
gno alle attività sociali e culturali del pa-
ese. Allo stesso tempo Mosca sta invitan-
do un numero sempre più grande di av-
vocati, militari e studenti centrafricani
ad addestrarsi e a studiare nelle sue isti-
tuzioni per creare nuovi contatti e fonti
d’informazioni, ma anche per guadagna-
re consensi. Ai tempi dell’Unione sovie-
tica alcune iniziative simili avevano cre-
ato una vasta diaspora di russofoni in
tutto il mondo. La Russia di oggi intende
procedere sulla stessa strada. A corona-
mento dell’ofensiva di soft power l’am-
basciata russa a Bangui ha annunciato la
creazione di un istituto di cultura russo
entro il 2020.
secondo il consigliere per la sicurezza
Valerij Zacharov, le autorità russe non
fanno mistero delle loro attività nella Re-
pubblica Centrafricana: “sono circolate
tante voci. era importante chiarire cosa
succede nel paese”. L’abbiamo incontra-
to una sera di novembre del 2018 sul bor-
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 47
Repubblica Centrafricana
do della piscina dell’hotel Ledger. Za-
charov era rilassato e sicuro di sé: “La
Russia non è interessata solo alle armi. si
può parlare davvero di sicurezza solo
fONte: fINANCIAL tIMes/sIpRI
quando si riesce a cambiare la vita delle
persone. Bisogna creare un’atmosfera
positiva”.
Un’occasione da non perdere
L’ofensiva russa nella Repubblica Cen-
trafricana è cominciata alla ine del 2017.
Con un accordo sulle armi. per cinque an-
ni il paese africano aveva dovuto fare i
conti con l’embargo sulle armi e le altre
sanzioni imposte dal consiglio di sicurez-
za delle Nazioni Unite con lo scopo di
mettere ine alla guerra civile scoppiata
alla ine del 2012. Nel dicembre del 2017
la Russia ha ottenuto dal consiglio di sicu-
rezza un’esenzione che gli consente di
fornire un’ampia gamma di armi, dai fu-
cili alle armi anticarro, alle truppe in via
di addestramento del paese africano.
per ironia della sorte, è stata proprio la
francia a spianare la strada alla Russia.
sullo sfondo delle tensioni tra i due paesi
per la guerra in siria, i russi avevano mes-
so il veto a una proposta francese di spe-
dire nella Repubblica Centrafricana un
carico di armi coniscate. A quel punto i
francesi hanno chiesto al presidente cen-
trafricano faustin-Archange touadéra di
andare a parlare con il ministro degli este-
ri russo per convincerlo a revocare il veto.
Ma hanno fatto male i loro calcoli: in
quell’incontro Mosca ha approfittato
dell’opportunità per riempire un vuoto.
Nel 2018 decine di istruttori russi sono
stati mandati nella Repubblica Centrafri-
cana per insegnare alle reclute a usare le
nuove armi. Gli stessi soldati seguivano i
corsi di addestramento militare organiz-
zati dall’Unione europea. Anche se Mo-
sca li ha sempre presentati come “istrut-
tori civili”, a giudicare dal loro stile e dal
loro atteggiamento venivano quasi sicu-
ramente da ambienti militari. A detta di
Zacharov oggi nel paese ci sono circa 250
istruttori russi, ma secondo i diplomatici
occidentali sono molti di più, perché al-
cuni sono dislocati nelle basi di provincia.
tra le file della guardia del presidente
touadéra c’è un gruppo di contractor mi-
litari russi, che spiccano negli eventi ui-
ciali. sulle loro uniformi c’è il logo della
sewa security services, un’azienda mili-
tare privata.
Varie testimonianze di diplomatici,
funzionari delle Nazioni Unite e operato-
ri di organizzazioni non governative attivi
a Bangui descrivono alcuni degli istrutto-
48 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Da sapere
I progetti russi in Africa
u Negli ultimi anni la Russia ha investito in vari
paesi africani in progetti per lo sviluppo di
centrali nucleari e l’estrazione di materie
prime. Oltre che a quelli indicati nella cartina,
Mosca partecipa a progetti di estrazione del
platino in Zimbabwe, della bauxite in Guinea
e del nichel in sudafrica.
u Il 5 febbraio 2019 a Khartoum è stato irmato
un accordo di pace, il settimo in sei anni, tra il
governo della Repubblica Centrafricana e
quattordici gruppi armati attivi nel paese
dall’inizio della guerra civile.
ri russi nel paese come mercenari del
gruppo Wagner. Lo scorso luglio tre gior-
nalisti russi sono rimasti uccisi in circo-
stanze poco chiare un’ottantina di chilo-
metri a nordest di Bangui. stavano inda-
gando sulle attività di quest’azienda.
Nessuno sa bene cosa sia realmente acca-
duto.
Valerij Zacharov nega le voci secondo
cui la Wagner sarebbe presente nella Re-
pubblica Centrafricana, e insiste sul fatto
che gli istruttori sono tutti “riservisti o ex
soldati”. secondo il sito indipendente
russo fontanka.ru, in passato Zacharov
ha lavorato con prigožin. sul sito si legge
che Zacharov è stato impiegato per anni
in un’unità di sorveglianza al ministero
dell’interno a san pietroburgo, poi ha
avuto un incarico simile all’agenzia delle
dogane. Quando lo abbiamo intervistato
ha negato di aver mai avuto legami con
prigožin, ma ha confermato di aver lavo-
rato per i servizi d’intelligence nel Cauca-
so settentrionale, lasciando intendere
che quell’esperienza gli è stata utile anche
nella Repubblica Centrafricana. “sono
una specialista nella gestione dei conlitti
a sfondo religioso: ho lavorato in Cecenia
e in Dagestan. e la situazione qui è simile
a quella che avevamo in Russia negli anni
novanta”.
Negli ultimi mesi altri due russi si sono
fatti vedere insieme a Zacharov in incon-
tri uiciali e cerimonie militari. A dife-
renza della maggioranza dei loro conna-
zionali inviati qui, indossano abiti elegan-
ti e hanno barbe ben curate: sono Vasilij
Aleksandrov e stanislav skopylatov. Ui-
cialmente il primo è “assistente alle pub-
bliche relazioni” e il secondo “assistente
politico del consigliere per la sicurezza
nazionale”. Come Zacharov e altri suoi
connazionali nella Repubblica Centrafri-
cana, sono di san pietroburgo, la città na-
tale di prigožin e di putin.
skopylatov, il più rainato dei due, ha
lavorato per Aleksandr Chodosok, rap-
presentante del partito Russia unita di
putin all’assemblea legislativa di san pie-
troburgo ed ex uiciale militare. poco pri-
ma del suo trasferimento a Bangui, il no-
me di skopylatov è saltato fuori in un’in-
dagine per corruzione su un afare immo-
biliare al ministero della difesa. Aleksan-
drov, invece, appare spesso sui forum ul-
tranazionalisti in cui si parla di militari-
smo russo, arti marziali ed estrema de-
stra. In una foto indossa una maglietta
con scritto “Ortodossia o morte”. In un’al-
tra indossa una maglietta pravyj Bereg
(Lato giusto), un marchio di abbigliamen-
to molto difuso tra i neonazisti e gli hoo-
ligan del calcio. In un video è insieme a un
istruttore che gli mostra come funziona
un kalashnikov.
skopylatov e Aleksandrov hanno
esperienza di pubbliche relazioni. sono
stati chiamati a riempire il vuoto nella
strategia di comunicazione russa, anche
per la loro capacità di intrattenersi con
l’élite o con le personalità del mondo del-
lo spettacolo di Bangui.
Le conseguenze della guerra
per il presidente touadéra l’aiuto dalla
Russia è arrivato al momento giusto. A
due anni e mezzo dalla sua elezione ha
ben poco di cui vantarsi. fatica a mante-
nere le promesse di rilanciare l’economia
e ristabilire la sicurezza. Un quinto della
popolazione non è ancora tornato a vivere
nelle proprie case dopo la guerra civile o è
rifugiato all’estero. Vari gruppi armati
continuano a combattere per il controllo
dei giacimenti di minerali, senza preoc-
cuparsi troppo degli undicimila soldati
schierati dalle Nazioni Unite, spesso criti-
cati per la loro ineicacia. La francia ha
concluso nel 2016 la sua missione milita-
re nel paese, l’operazione sangaris, e mol-
Afp/Getty IMAGes
Soldati festeggiano la ine dell’addestramento, Berengo, 4 agosto 2018
ti centrafricani oggi si sentono abbando-
nati. “e poi ci criticano se andiamo a cer-
care altri alleati. Ma scherziamo?”, sbotta
thierry Kamach, ministro dell’ambiente
della Repubblica Centrafricana e impren-
ditore, mentre beve vino francese al Car-
ré Gourmand, un ristorante di Bangui
frequentato da espatriati e centrafricani
ricchi. “siamo un paese libero. Ora sono
arrivati i russi e la gente è contenta. È una
nuova era”.
tokmakov sostiene che Mosca non
vede l’ora di rispolverare le vecchie amici-
zie in Africa. “per molti anni la Russia ha
avuto interessi nel continente. Abbiamo
deciso di tornare. Vogliamo intensiicare
gli scambi economici con la Repubblica
Centrafricana, e questo si può fare solo in
un contesto di pace e sicurezza”.
Nelle strade di Bangui l’opinione più
difusa è che la Russia sia un alleato nuo-
Da sapere Crescono gli scambi commerciali
Commercio con l’Africa subsahariana
Fonte: Brookings institution, Financial Times
Importazioni esportazioni
Miliardi
di dollari 0 200 400 600
Russia
turchia
Indonesia
Brasile
India
stati Uniti
Cina
Unione
europea
Uniti, che impiegano compagnie militari
private allineate agli interessi del gover-
no: per esempio la Blackwater, che si è
aggiudicata contratti importantissimi in
Iraq e Afghanistan.
I mezzi d’informazione centrafricani
guardano con crescente favore alla Rus-
sia, e non si sofermano su questi dettagli.
Anche alle iniziative meno importanti,
come la donazione di attrezzature sporti-
ve a una scuola, si dà grande risalto. Alcu-
ni giornalisti locali sarebbero anche paga-
ti dai russi per scrivere articoli favorevoli.
“Qui dobbiamo lavorare con gli incentivi.
se qualcuno vuole che si parli delle sue
iniziative, deve pagare i giornalisti”, spie-
ga yannick Nalimo, giornalista part time
e fondatore di un’organizzazione che for-
nisce contenuti a blog e giornali locali. “I
mezzi d’informazione centrafricani non
possono contare sui ricavi della pubblici-
vo e molto disponibile. In realtà il valore tà. e i giornalisti devono pur trovare un
degli investimenti di Mosca nel paese è modo per sopravvivere…”. Allo stesso
basso. Come in altre parti del mondo do- tempo sono state lanciate campagne vio-
ve cerca di proiettare la sua inluenza, il lente contro la missione dell’Onu, la
governo russo ha a disposizione un bud- francia e i giornalisti stranieri accusati di
get limitato. e così l’operato di aziende voler destabilizzare il paese.
private come la sewa security e la Lobaye secondo Vircoulon, non tutto sta an-
Invest serve a dare l’impressione che la dando secondo i piani di Mosca. I russi
Russia moltiplichi i suoi sforzi. “Gli obiet- potrebbero aver sottovalutato “la com-
tivi politici ed economici sono collegati”, plessità del paese. Al momento non stan-
spiega thierry Vircoulon, no guadagnando niente. Hanno
esperto di Repubblica Centra- bisogno di un accordo di pace
fricana per l’International crisis per raggiungere le aree dove si
group (Icg). secondo Vircoulon trovano i giacimenti di diaman-
la presenza del gruppo Wagner ti, che sono sotto il controllo dei
nel paese è un fatto certo. “Le ribelli. se l’accordo tardasse, i
aziende che operano qui lavorano per la russi potrebbero arrendersi”.
Wagner, l’azienda di sicurezza del Crem- Ci sono stati anche segnali di una con-
lino, il cui obiettivo è fare soldi”. per mol- trofensiva occidentale: il consiglio di si-
ti versi, aggiunge Vircoulon, la Russia si è curezza dell’Onu non ha approvato la
limitata a copiare la strategia degli stati proposta russa di una seconda consegna
di armi alla Repubblica Centrafricana.
Mosca allora ha cercato di bloccare il rin-
novo del mandato della missione di man-
Armi russe vendute in Africa, milioni di Tiv*
Fonte: Sipri
tenimento della pace, per poi astenersi al
Variazione momento del voto finale. L’occidente
dal 2006 2.500
al 2016,
percentuale
sembra tuttavia ancora timido, incapace
2.000
di competere con l’energia russa.
800
142
I recenti tentativi francesi di recupe-
168 rare terreno diplomatico sono falliti. Lo
1.500
192
61
stesso vale per l’Unione europea. putin si
107 1.000 è dimostrato pronto a fare scommesse di
147 lungo periodo nella sua ofensiva globa-
12
-66
500 le. potrà vincerne alcune e perderne al-
181 tre. Nella partita di scacchi nella Repub-
186 0
2007 2009 2011 2013 2015 2017
blica Centrafricana, comunque, la Rus-
7
-66
*Il valore indicatore di tendenze (tiv) è un’unità di misura
sia è in vantaggio. Non può ancora di-
233
53
creata dallo stockholm international peace research institute chiarare vittoria, ma sulla scacchiera i
(sipri) per confrontare i trasferimenti di armi convenzionali
22 a livello internazionale. Il tiv si basa sul costo di produzione
suoi pezzi sono posizionati meglio di
-5 delle armi, ma non è il loro valore di mercato. quelli degli altri. u gim
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 49
Scienza
La logica eterna
delle cellule
Paul Davies, The Monthly, Australia
Negli Stati Uniti oncologi e isici hanno proposto una nuova teoria sul cancro:
non è il prodotto di un danno ma una risposta delle cellule a un ambiente
dannoso. Per questo bisogna cambiare strategia, sostiene il isico Paul Davies
uando dichiarò guerra al
Q cancro, nel 1971, Richard
Nixon disse che l’obiettivo
era debellarlo entro il 1976.
Il presidente statunitense
irmò un decreto che rafor-
zava il National cancer institute (Nci,
l’agenzia che si occupa della ricerca sui
tumori) e stanziò nuovi fondi per inan-
ziare un colossale progetto di ricerca. Nei
47 anni successivi l’Nci ha speso più di
cento miliardi di dollari di soldi pubblici
per andare alla ricerca di un’inaferrabile
“cura per il cancro”. Nel 2018 il budget
dell’agenzia era di quasi sei miliardi. La
ricerca sul cancro attira anche grandi in-
vestimenti delle case farmaceutiche e
donazioni degli enti beneici. Altri paesi
industrializzati hanno stanziato grandi
somme per la ricerca sul cancro.
Cosa abbiamo ottenuto con tutti que-
sti soldi? Non quello che ci era stato pro-
messo, evidentemente. Negli ultimi de-
cenni il tasso di sopravvivenza delle per-
sone afette da molti dei principali tipi di
cancro non è cambiato di molto. Le cure
– che combinano chirurgia, radioterapia e
chemioterapia – sono rimaste più o meno
le stesse dai tempi di Nixon. L’allunga-
mento della vita si calcola spesso in setti-
mane o mesi piuttosto che in anni, e molte
volte gli interventi sono battaglie di retro-
guardia contro l’inevitabile. I farmaci più
eicaci funzionano solo su una piccola
percentuale dei pazienti e spesso hanno
efetti collaterali devastanti. Nel frattem-
po, con l’aumento dell’aspettativa di vita
50 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
anche l’incidenza del cancro è aumenta-
ta, tanto che oggi, con circa 14 milioni di
vittime all’anno, è al secondo posto tra le
cause di morte. Non è esagerato dire che
tocca quasi tutte le famiglie del pianeta.
I programmi di screening complicano il
quadro. Sono eicaci per i tumori della
pelle e del colon, che possono essere del
tutto eliminati con un intervento chirurgi-
co tempestivo. Ma gli screening per i tumo-
ri al seno e alla prostata sono più proble-
matici. Questo perché anche se spesso la
cosa migliore è non fare nulla (molti tu-
mori allo stato iniziale non progrediscono
mai ino a diventare mortali), i pazienti a
cui viene diagnosticata una malattia che
potrebbe mettere in pericolo la loro vita
sono comprensibilmente riluttanti ad
aspettare di vedere cosa succederà. Inol-
tre, con il miglioramento delle tecniche di
screening i tumori più piccoli vengono in-
dividuati prima, e questo può falsare le
statistiche. La medicina definisce “so-
pravvissuti al cancro” i pazienti che vivo-
no per cinque anni dopo la diagnosi. Se i
tumori si scoprono prima, sembrerà che
ci siano più sopravvissuti anche se non ci
sono stati progressi nei risultati delle cure.
Perciò bisogna essere cauti di fronte ad
afermazioni come “stiamo lentamente
vincendo la guerra al cancro”.
Ma non ci sono solo cattive notizie. Al-
cuni tipi di cancro sono stati quasi del tut-
to debellati con i farmaci, a cominciare
dalla leucemia infantile, e i casi di cancro
ai polmoni sono diminuiti costantemen-
te. Ma altri sono in aumento, e il quadro
complessivo è tutt’altro che roseo, come
sembra chiaro dalle continue richieste di
inanziamenti.
Purtroppo c’è la difusa convinzione
che investendo di più prima o poi si trove-
rà una soluzione. Naturalmente tutti i tipi
di ricerca scientifica hanno bisogno di
fondi, ma per trovare una soluzione non
basta aumentare la spesa, bisogna pensa-
re in modo diverso. E non sconiggeremo
il cancro inché non avremo capito vera-
mente cos’è. Capirlo non come malattia,
ma come fenomeno biologico. Sono state
pubblicate più di un milione di ricerche
sul tema, eppure la comunità scientiica
non ha ancora dato una risposta chiara a
domande semplici come “cos’è il can-
cro?” e “perché esiste?”.
Lo sguardo giusto
Ho cominciato a occuparmene nel 2008,
quando ho ricevuto una telefonata da An-
na Barker, all’epoca vicedirettrice
dell’Nci. Barker era convinta che servisse
un approccio radicalmente nuovo al pro-
blema, e si chiedeva se la svolta potesse
arrivare coinvolgendo scienziati di altre
discipline, soprattutto la isica, con la sua
lunga storia di successi. Le ho fatto notare
che non sapevo niente sul cancro, e lei ha
risposto: “Perfetto!”. Da lì ha preso il via
un programma inanziato dall’Nci con 35
milioni di dollari all’anno che combinava
isica e oncologia. Sono stati creati dodici
centri in tutti gli Stati Uniti in cui un onco-
logo lavorava insieme a un isico.
Io sono stato scelto per dirigere il cen-
GREG BAjoR (GEtty IMAGES)

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 51

Scienza
tro dell’Arizona state university (Asu). Ho
preso molto sul serio l’invito della dotto-
ressa Barker a ripensare il cancro. Come
isico e cosmologo sono abituato ad aggi-
rare i dettagli tecnici per cercare princìpi
uniicanti. Lo scontro tra culture profes-
sionali è stato subito evidente. Gli oncolo-
gi lavorano in prima linea e per loro ogni
paziente è diverso dall’altro. È naturale
che i medici pensino al cancro come a una
malattia sconcertante e complessa. Ma in
realtà nella maggior parte dei casi segue
uno schema prevedibile: si sviluppa un
tumore in un organo speciico e, dopo un
po’ di tempo, alcune cellule partite da lì si
difondono in tutto il corpo invadendo or-
gani lontani e dando origine ad altri tu-
mori, spesso con conseguenze fatali.
Mentre il cancro progredisce, vengono
alla luce alcune delle caratteristiche che
lo contraddistinguono: la proliferazione
incontrollata delle sue cellule, la sempre
maggiore motilità, la capacità di sfuggire
al controllo del sistema immunitario e di
procurarsi da solo il sangue che gli serve.
Volevo capire cosa c’era dietro a questo
strano fenomeno e perché si veriicava.
La prima cosa che mi ha colpito è che il
cancro non colpisce solo gli esseri umani
ma è difuso in tutti i rami dell’albero del-
la vita, nella maggior parte degli organi-
smi multicellulari. Gli scienziati hanno
riscontrato casi di cancro o di fenomeni
simili in tutti i mammiferi, nei pesci, nei
lombrichi, negli insetti e nei coralli.
In biologia di solito le proprietà più dif-
fuse degli organismi sono le più antiche, e
spesso è possibile farle risalire a un ante-
nato comune in un passato lontano. La
fotosintesi, per esempio, è usata da tutte
le piante e da molti batteri, e risale a più di
tre miliardi di anni fa. Così mi sono chie-
sto se potevamo usare l’albero della vita
per rintracciare le origini del cancro.
Radici evolutive
Per la maggior parte della storia del pia-
neta sono esistiti solo organismi mono-
cellulari: batteri e archei. Le prime tracce
di vita sono state rinvenute nella regione
di Pilbara, nell’Australia occidentale, e
risalgono a tre miliardi e mezzo di anni fa.
Gli organismi monocellulari hanno un
unico imperativo: riprodursi. I batteri che
continuano a dividersi e moltiplicarsi so-
no in un certo senso immortali.
Ma è ovvio che il cancro è una malattia
dei corpi. Non ha molto senso dire che un
microbo ha il cancro. Ma i corpi nel senso
comune della parola, cioè gli organismi
costituiti da vari tipi di tessuti con funzio-
52 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
ni speciiche, sono nati solo con l’arrivo
della multicellularità, circa un miliardo e
mezzo di anni fa. Seicento milioni di anni
fa esistevano già molte delle forme basi-
lari degli organismi che vediamo oggi.
Un organismo multicellulare realizza
il suo progetto di vita in modo diverso da
un microbo. L’immortalità riguarda solo
alcune cellule germinali specializzate
(per esempio gli ovuli e gli spermatozoi),
che trasmettono l’eredità genetica da una
generazione all’altra, mentre le altre – le
cosiddette cellule somatiche – prima o poi
Per trovare un rimedio
non basta aumentare i
fondi, bisogna pensare
diversamente
sono destinate a morire. A volte le cellule
somatiche si dividono un certo numero di
volte, ma alla ine arrivano al suicidio, il
cui nome scientiico è apoptosi. Se non si
rinnovano (grazie alle cosiddette cellule
staminali), l’organismo muore.
Per regolare questo antico contratto
tra le singole cellule somatiche e l’organi-
smo nel suo complesso, si sono sviluppati
vari livelli di controllo. Ma, come succede
sempre nelle collaborazioni, c’è il rischio
che qualcuno imbrogli. Come le persone
sono tentate di beneiciare dei vantaggi
della società senza pagare le
tasse, anche le cellule somati-
che tendono istintivamente a
sfruttare i vantaggi dell’organi-
smo per evitare l’apoptosi. Il ri-
sultato è il cancro, la prolifera-
zione incontrollata di una popolazione di
cellule somatiche innescata da uno scom-
penso delle funzioni che servono a rego-
lare l’organizzazione multicellulare.
Niente di tutto quello che ho detto i-
nora è opinabile, ma pochi oncologi vedo-
no il cancro in questo modo, cioè come un
fenomeno biologico con profonde radici
evolutive che risalgono all’era proterozoi-
ca della vita sulla terra. Per fare seri pro-
gressi abbiamo invece bisogno di un con-
testo più ampio.
La spiegazione standard che si dà del
cancro, nota come teoria della mutazione
somatica, è che nel corso del tempo nelle
cellule si accumulano mutazioni casuali
(difetti genetici del dna) forse generate da
danni chimici o radiazioni, ino ad arriva-
re al punto in cui una cellula mutata im-
pazzisce e comincia a moltiplicarsi in mo-
do incontrollato formando un “neopla-
sma” , una popolazione di nuove cellule, e
per molti aspetti comportandosi come un
organismo parassita indipendente. An-
che se è consolidata, questa teoria non ha
un gran potere predittivo. E non spiega
come facciano le mutazioni casuali a con-
ferire una tale capacità di riproduzione a
un singolo neoplasma nel giro di poche
settimane o mesi. Sembra anche parados-
sale che genomi sempre più danneggiati e
difettosi possano comportarsi in un modo
così sistematico e ampiamente prevedibi-
le, acquisendo le caratteristiche alle quali
ho accennato in precedenza. Inoltre è
chiaro che non può dipendere tutto dalle
mutazioni: anche il microambiente del
tumore è fondamentale per determinar-
ne il comportamento. Perino le cellule
tumorali che hanno subìto una mutazione
signiicativa possono essere “domate” da
tessuti circostanti sani.
Meccanismo di difesa
Negli ultimi anni io e i miei colleghi ab-
biamo concepito una spiegazione un po’
diversa del cancro, che ne va a cercare le
origini nel lontano passato. Siamo rimasti
colpiti dal fatto che il cancro non inventa
mai niente di nuovo. Si limita ad appro-
priarsi di funzioni che esistono già nell’or-
ganismo che lo ospita, molte delle quali
sono elementari e antiche. La prolifera-
zione illimitata, per esempio, è stata uno
dei tratti caratteristici fondamentali della
vita unicellulare per millenni.
Dopotutto, la vita si basa sulla
replicazione, e le cellule hanno
avuto miliardi di anni per impa-
rare a farla bene e a resistere a
ogni tipo di minaccia. La meta-
stasi – il processo grazie al quale il neopla-
sma si difonde nel corpo – imita quello
che succede durante le prime fasi dello
sviluppo dell’embrione, quando le cellule
aumentano secondo uno schema preciso
per andare a formare i vari organi. E la
tendenza delle cellule tumorali a invade-
re altri organi si avvicina molto all’attività
del sistema immunitario quando guarisce
una ferita. Questi fatti, uniti al modo ei-
ciente e prevedibile con cui il cancro pro-
gredisce attraverso i suoi diversi stadi di
malignità, ci hanno convinto che non si
tratta di cellule danneggiate che impazzi-
scono, ma di una strategia antica, siste-
matica, brutalmente eiciente e prepro-
grammata che le cellule usano quando si
sentono minacciate. In particolare, siamo
convinti che i tratti distintivi del cancro
non si sviluppano indipendentemente
con l’espandersi del neoplasma, ma ven-
SIMoN GAkHAR (GEtty IMAGES)
gono deliberatamente attivati nell’ambi-
to di una speciica strategia.
In breve, la nostra teoria è che il cancro
non sia il prodotto di un danno, ma una
risposta sistematica a un ambiente dan-
noso, un meccanismo di difesa primitivo.
È probabile che sia innescato dalle muta-
zioni, ma la causa di fondo è l’attivazione
di un armamentario molto antico di stru-
menti per sopravvivere in casi di emer-
genza. Un’analogia utile potrebbe essere
quella con un computer danneggiato, per
esempio da un software corrotto, che si
avvia in modalità provvisoria. C’è un pro-
gramma di default che permette al com-
puter di svolgere le sue attività basilari
anche quando è difettoso. Allo stesso mo-
do, secondo noi, il cancro è uno stato di
default in cui le cellule minacciate ripren-
dono la loro funzionalità di base più anti-
ca per preservare le loro funzioni vitali, la
più antica, vitale e meglio conservata del-
le quali è la proliferazione.
Certi aspetti del programma di default
del cancro sono estremamente antichi e
risalgono alle origini della vita, ma alcuni
dei suoi tratti più soisticati sono legati a
stadi successivi dell’evoluzione, in parti-
colare al periodo tra un miliardo e 600
kjELL LINDER (GEtty IMAGES)
milioni di anni fa, quando emersero per la
prima volta i metazoi (organismi multi-
cellulari complessi). Quindi il cancro è
una specie di atavismo, il ritorno a una
forma ancestrale. Quest’idea fu proposta
per la prima volta nel 1914 dal biologo te-
desco theodor Boveri, ma fino a poco
tempo fa è stata messa da parte.
Proprio perché il cancro è profonda-
mente integrato nella logica fondamen-
tale della vita multicellulare è così diicile
combatterlo.
Per fortuna, quando sono entrato a far
parte del progetto dell’Nci, altre persone
stavano seguendo la mia stessa linea di
pensiero. Ma soprattutto, un certo nume-
ro di oncologi era già arrivato alle stesse
conclusioni o condivideva il nostro disa-
gio nei confronti della teoria della muta-
zione somatica, che secondo noi era ina-
deguata. tra questi c’erano Mark Vin-
cent, oncologo del London regional can-
cer centre dell’ontario, e David Goode
del Computational biology program del
Peter MacCallum cancer centre di Mel-
bourne. tra i nostri sostenitori c’era poi
Don Cofey, uno dei più importanti onco-
logi statunitensi, morto nel 2017.
Una nuova teoria scientiica viene pre-
sa sul serio se non si limita a spiegare i fat-
ti già noti ma si spinge a fare previsioni
veriicabili. Fortunatamente le nostre ri-
cerche potevano contare sugli sviluppi
tecnologici che consentivano di ricostru-
ire la sequenza del genoma e di creare
grandi banche dati genetiche. La novità
principale della nostra teoria stava nel fat-
to di concentrarsi sull’età dei geni, un fat-
tore che di solito non viene preso in consi-
derazione nella ricerca sul cancro. È pos-
sibile calcolare l’età di un gene confron-
tando le diferenze tra le sequenze di geni
in molte specie. Questa procedura è chia-
mata ilostratigraia e permette agli scien-
ziati di ricostruire l’albero della vita par-
tendo dai tratti comuni di oggi e andando
all’indietro ino ad arrivare a un punto di
convergenza nel passato. Usando questa
tecnica possiamo risalire all’origine evo-
lutiva dei geni che sono coinvolti nel can-
cro, compresa la sottocategoria dei cosid-
detti oncogeni. Se la teoria del ritorno in-
dietro è corretta, i geni tumorali dovreb-
bero risalire tutti al periodo della nascita
della multicellularità.
In Germania i ricercatori tomislav
Domazet-Lošo e Diethard tautz hanno
condotto uno studio usando quattro di-
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 53
Scienza
versi database di geni tumorali, che ha
confermato la presenza di un marcato
picco di età più o meno nel periodo
dell’evoluzione dei metazoi. Una recente
analisi di sette tipi di tumori condotta da
Anna trigos, Richard Pearson e Anthony
Papenfuss nel laboratorio di David Goo-
de a Melbourne ha diviso i geni in 16 grup-
pi in base all’età per poi confrontare
l’espressione di ognuno nei tessuti tumo-
rali rispetto a quelli normali. I risultati
sono stati sorprendenti. Il cancro deter-
mina una maggiore espressione dei geni
che appartengono ai due gruppi più vec-
chi e una minore di quelli che apparten-
gono ai gruppi più giovani, proprio come
avevamo previsto.
A cosa servono i geni
Lo studio di Melbourne è andato oltre,
lasciando intendere che la regressione a
uno stato cellulare più primitivo non è un
processo casuale ma soisticato e rigida-
mente regolamentato. I geni non agisco-
no quasi mai da soli ma formano reti
all’interno delle quali collaborano. Goode
e trigos hanno scoperto che le reti di geni
che risalgono all’era della monocellulari-
tà sono sistematicamente separate dalle
reti multicellulari di più recente evoluzio-
ne, rivelando un nuovo schema di espres-
sione dei geni legato all’età. Hanno rileva-
to una forte associazione tra l’evoluzione
della multicellularità e gli schemi di
espressione dei geni nel cancro, e hanno
anche scoperto che, mentre il cancro pro-
gredisce verso uno stadio più aggressivo e
pericoloso, anche l’espressione dei geni
più vecchi aumenta. Questo conferma la
nostra ipotesi secondo cui il cancro, men-
tre si sviluppa nell’organismo che lo ospi-
ta, inverte molto rapidamente la direzio-
ne della freccia evolutiva.
Il nostro lavoro all’Asu, in buona parte
portato avanti dalla genetista kimberly
Bussey e dal isico Luis Cisneros, si è con-
centrato sui tassi di mutazione. La teoria
atavistica prevede che nel cancro i geni
più vecchi subiscano meno mutazioni
(dopotutto, sono responsabili della ge-
stione del programma di “modalità prov-
visoria”), mentre quelli più giovani ne
subiscano di più. I miei colleghi hanno
esaminato 19.756 geni umani e usato un
inventario di geni tumorali, compilato dal
Sanger institute britannico, chiamato Co-
smic. Questi dati sono stati combinati con
un database di sequenze genetiche di cir-
ca 18mila specie appartenenti a tutti i
gruppi tassonomici, il che ha permesso di
stimare l’età evolutiva dei geni del geno-
54 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
ma umano. Abbiamo così riscontrato che
i geni che hanno meno di 500 milioni di
anni sono più soggetti a mutazioni, men-
tre in media quelli che ne hanno più di un
miliardo lo sono di meno.
Ma il risultato più signiicativo è stato
ottenuto afrontando una questione mol-
to diversa: a cosa servono i geni tumorali?
Uno strumento per la classiicazione dei
geni chiamato David li organizza in base
alla loro funzione. Quando i miei colleghi
hanno inserito i dati del Cosmic nel Da-
vid, è emerso che i geni recessivi che ave-
vano più di 950 milioni di anni svolgevano
due funzioni fondamentali: il controllo
del ciclo cellulare e la riparazione dei dan-
ni al dna causati dalla rottura dei doppi
La teoria ha grandi
implicazioni non solo
sulla diagnosi ma
anche sulla terapia
filamenti (il danno peggiore che il dna
possa subire). L’esame della storia evolu-
tiva di quei geni ha dato un risultato sor-
prendente e inaspettato. I geni tumorali
coinvolti nella riparazione del dna corri-
spondono a quelli usati dai batteri per la
sopravvivenza.
Quando sono stressati, per esempio
dalla fame, i batteri aumentano delibera-
tamente il loro tasso di mutazione per
evolvere e tirarsi fuori dai guai.
Il meccanismo che usano è stato
spiegato da Susan Rosenberg,
che fa ricerca sul cancro al Bay-
lor college of medicine di Hou-
ston, in texas. Rosenberg ha
scoperto che i batteri stressati sviluppano
uno speciico schema di danni mutazio-
nali autoinflitti intorno alla rottura dei
doppi ilamenti del dna, che si estendono
da entrambi i lati della rottura per miglia-
ia di basi di dna applicando strategica-
mente un meccanismo di riparazione di-
fettoso. Bussey e Cisneros hanno riscon-
trato schemi identici nel dna del cancro,
prodotti dallo stesso meccanismo con-
trollato essenzialmente dagli stessi geni.
Questa scoperta è importante perché, co-
me sappiamo, questo raggruppamento di
mutazioni è associato a una prognosi in-
fausta per il paziente.
Un alto tasso di mutazioni è una delle
più note caratteristiche del cancro e il mo-
tivo principale per cui, quando i neopla-
smi sviluppano varianti resistenti ai far-
maci, la chemioterapia non funziona.
Abbiamo collaborato con un’équipe di
ricerca guidata da Robert Austin dell’uni-
versità di Princeton per comprendere
meglio la resistenza ai farmaci, e in par-
ticolare per cercare di capire se è dovuta
a mutazioni casuali alle quali si aggiunge
la selezione darwiniana, come prevede
la teoria della mutazione somatica, o a
una risposta più deliberata e organizzata.
L’équipe di Princeton ha sottoposto le
cellule tumorali umane al trattamento
con una tossina terapeutica (doxorubici-
na) e ha scoperto uno schema di muta-
zione irregolare: punti in cui era molto
alta e altri che sembravano immuni ai
danni. E, come previsto dalla teoria ata-
vistica, ha scoperto che i geni delle zone
protette erano significativamente più
vecchi della media.
I risultati di Princeton spiegano perché
la selezione naturale non ha eliminato il
lagello del cancro. Se i tumori sono un
ritorno a una forma ancestrale, c’era da
aspettarsi che gli antichi circuiti e mecca-
nismi che li alimentano fossero tra i più
protetti e meglio conservati, dato che
svolgono le funzioni più basilari per la vi-
ta. Non ce ne possiamo liberare senza di-
struggere le cellule coinvolte. È ragione-
vole pensare che gli organismi cerchino in
tutti i modi di proteggere alcune parti fon-
damentali dei loro genomi, come questi
antichi geni responsabili della gestione
delle funzioni fondamentali della cellula,
e dedichino meno risorse ai segnali più
“vistosi” associati a tratti meno
pericolosi e più recenti.
Il futuro delle cure
La perturbazione delle reti di
regolazione dei geni che annun-
cia il cancro implica un notevole cambia-
mento dei lussi di informazione tra i geni
e tra le cellule, come la modalità provvi-
soria di un computer rappresenta una ri-
organizzazione del software della mac-
china. All’Asu stiamo cercando di trovare
le “irme informative” di questi cambia-
menti nella rete di geni. Pensiamo che sia
possibile individuare precise “caratteri-
stiche informative” del cancro che si ac-
compagnano a quelle isiche di cui ho già
parlato, e che ci forniranno un indicatore
dell’inizio del cancro prima delle modii-
che riscontrabili a livello clinico delle cel-
lule e dei tessuti, avvertendoci in anticipo
di quello che sta per succedere.
La teoria atavistica del cancro ha im-
portanti implicazioni non solo per la dia-
gnosi ma anche per la terapia. La maggior
parte dei metodi terapeutici ha come ber-
kRItSADA SEEkHAM (EyEEM/GEtty IMAGES)
saglio i punti forti del cancro. Per esem-
pio, molti farmaci cercano di bloccare la
tendenza delle cellule tumorali a replicar-
si rapidamente. Ma, come ho già spiegato,
le cellule hanno avuto quattro miliardi di
anni per imparare a combattere i tentativi
di limitare la loro capacità di proliferare, e
di solito trovano scappatoie che rendono
ineicaci i farmaci.
Di conseguenza i protocolli standard
della chemioterapia, che consistono
nell’usare la massima dose tollerabile di
farmaci per colpire il cancro, sembrano
intrinsecamente sbagliati, perché ri-
schiano di provocare una risposta atavi-
stica aggressiva. Noi suggeriamo invece
un approccio basato sulla dose minima
eicace, allo scopo di contenere e con-
trollare il cancro piuttosto che cercare di
sterminarlo. Sarebbe ancora meglio tro-
vare un’alternativa alla chemioterapia.
Uno dei segnali più importanti del fatto
che nelle ultime centinaia di milioni di
anni la vita multicellulare si è evoluta è il
sistema immunitario adattivo, fonda-
mentale per combattere le infezioni ma
anche come strumento di sorveglianza
per avvertirci della nascita di un tumore.
La teoria atavistica prevede che mentre
progredisce (e quindi in termini evolutivi
regredisce), il tumore dovrebbe sovver-
tire questo sistema, come in efetti fa. Di
recente si è parlato molto dell’immuno-
terapia come nuovo strumento per com-
battere il cancro. L’idea di base è poten-
ziare il sistema immunitario in modo da
raforzare la sua risposta. È troppo presto
per sapere se l’immunoterapia darà la
svolta decisiva o se anche in questo caso
il cancro si dimostrerà più forte delle ar-
mi usate dai medici. Ma i primi risultati
sono promettenti.
Su questo esiste un antefatto curioso.
Più di cento anni fa il medico statunitense
William Coley era afascinato dal fatto
che in alcune persone il cancro andava
spontaneamente in remissione dopo
un’infezione. Per capire il fenomeno arri-
vò a infettare i pazienti con lo streptococ-
co, una pratica che presto sarebbe stata
contestata dalla comunità scientiica. Ma
forse Coley aveva intuito qualcosa. Quel-
la tendenza, si pensava, era dovuta al fat-
to che le infezioni raforzavano il sistema
immunitario, che poi come danno colla-
terale involontario distruggeva il cancro.
Noi sosteniamo, invece, che i risultati ot-
tenuti da Coley erano almeno in parte
dovuti al fatto che i tumori sono più vul-
nerabili alle infezioni di altre zone del
corpo perché si sono dissociati dal siste-
ma immunitario adattivo. In altre parole,
regredendo a uno stato immunocompro-
messo, i tumori sono meno protetti dalle
infezioni. Quindi l’uso selettivo di virus e
batteri contro alcuni tipi di cancro in stato
avanzato sembra logico.
Penso che la ricerca di una cura “uni-
ca” per il cancro sia inutile e costosa. Dato
che è così radicato nella natura stessa del-
la vita multicellulare, il modo migliore
per gestirlo e controllarlo (non sterminar-
lo) è metterlo alla prova con condizioni
isiche ostili al suo stile di vita atavistico. È
comunque necessario modiicare la cul-
tura del cancro, abbandonando la strada
della guerra accanita e accettandolo co-
me una malattia cronica. Non dobbiamo
distruggerlo, dobbiamo semplicemente
evitare che distrugga noi. Solo compren-
dendo meglio il posto che occupa nel con-
testo generale della storia evolutiva po-
tremo inluire veramente sull’aspettativa
di vita delle persone. u bt
L’AUTORE
Paul Davies è un isico britannico, docente
all’Arizona state university. Il suo ultimo
libro pubblicato in Italia è Le forze della
natura (Bollati Boringhieri 2014).
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 55
Cuba
Nelle case
dei cubani
Claudia Padrón Cueto, El Toque, Cuba
Foto di Alejandro Trujillo
Sono sempre di più le donne cubane che cercano
un impiego come collaboratrici domestiche negli
appartamenti o negli alberghi. Spesso non hanno
un contratto, lavorano in nero e con poche tutele
ono mesi che Brenda Már-
S quez, 24 anni, non si mette lo
smalto o non si sistema i ca-
pelli. Non ha tempo né un
motivo per farlo. Giorno do-
po giorno, la sua vita si ripete
uguale: se ci sono ospiti nell’albergo, si
alza prima delle sei di mattina, prende
l’autobus, arriva al lavoro, prepara la cola-
zione, serve i clienti stranieri e sistema le
camere. Poi spolvera le stanze, pulisce la
terrazza e cucina per la cena. In genere fa
più di dodici ore al giorno, per meno di tre
dollari.
All’inizio della rivoluzione cubana del
1959, il lavoro domestico era considerato
una reliquia borghese. Nel 1978 fu peri-
no vietato. Riprese piede negli anni no-
vanta, durante la crisi economica seguita
al crollo del blocco socialista in Europa.
In una società patriarcale e maschilista
come quella cubana, sono quasi solo le
donne a fare questo lavoro.
Il numero delle collaboratrici dome-
stiche è aumentato notevolmente dopo il
2010, con le riforme avviate dall’ex presi-
dente Raúl Castro e l’apertura al lavoro
autonomo. Sull’isola si sono moltiplicate
le case in aitto per gli stranieri, i risto-
ranti e i locali notturni. Decine di miglia-
ia di giovani emigrati inviano rimesse ai
familiari rimasti sull’isola o investono in
queste nuove attività. Il lusso di valuta
“forte” ha creato un gruppo di cubani
56 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
che guadagna più e meglio di altri, e che
ha bisogno dell’aiuto di qualcuno per i
lavori di casa e può permettersi di pagar-
lo. Inoltre, l’invecchiamento della popo-
lazione ha fatto aumentare la domanda
di badanti.
Alla ine del 2016 nell’isola erano re-
gistrate quasi diecimila licenze di lavoro
autonomo nel settore domestico, mentre
nel 2010 erano appena un migliaio. Tut-
tavia la cifra è solo indicativa, perché la
maggioranza delle persone che lavora in
questo settore non è in regola. Nessuna
delle donne intervistate per questo re-
portage ha un contratto.
Campagna di alfabetizzazione
Dietro il volto solcato dalle rughe, i capel-
li bianchi e le mani macchiate dalla vec-
chiaia, s’indovina un passato da ragazza
magra e slanciata. Arbela Ramos è nata a
Guantánamo sedici anni prima del trion-
fo della rivoluzione castrista. Nel 1960
era una delle maestre che insegnava a leg-
gere ai contadini più poveri della Provin-
cia de Oriente.
Nel 1961, lo stesso anno in cui veniva-
no aperte le scuole notturne di supera-
mento per le domestiche (in tutto il paese
si laurearono 60mila donne), Ramos arri-
vò all’Avana, in tempo per silare in plaza
de la Revolución e festeggiare il successo
della campagna di alfabetizzazione.
Ricorda che uno dei primi progetti di
Fidel Castro fu ofrire alle donne alterna-
tive di lavoro con un maggiore prestigio
sociale. Lei stessa si laureò come conta-
bile.
“Quasi nessuna voleva più fare la
donna di servizio quando poteva studia-
re per diventare maestra, dattilografa o
segretaria. Il lavoro domestico non era
ben visto in un paese comunista che vo-
leva eliminare le diferenze di classe. E
guardi ora, alla mia età”.
L’appartamento dove Arbela Ramos
lavora da due anni, senza contratto, si
trova a Santo Suárez, all’Avana. Lei arri-
va verso le nove. La casa è composta da
un salotto, una cucina, una camera, un
bagno e una terrazza. I suoi compiti sono
semplici: dare da mangiare ai cani, pulire
il pavimento, riordinare un po’ e cucina-
re. Alle tre del pomeriggio torna a casa.
Guadagna tre pesos convertibili cubani
(cuc) al giorno, 36 al mese se non si as-
senta mai. È soddisfatta. Con questi sol-
di mantiene tre generazioni: lei; la iglia
disabile, che riceve una pensione di dieci
pesos convertibili; e una nipote che stu-
dia ancora.

“Fino a quando pensa di continuare a
lavorare?”, le chiedo.
“Sono stanca. Ho 75 anni e il tragitto
in autobus, spesso caldo e pieno di gente,
è uno strazio”, ammette Ramos. “Non ho
più tante forze, ma spero di resistere ino
alla laurea di mia nipote”.
Per terminare ingegneria alla nipote
mancano due anni e mezzo.
“Cuba è cambiata”, aggiunge Ramos.
“Oggi ci sono donne di ogni età che fan-
no questo tipo di lavoro, un fatto impen-
sabile negli anni settanta”, quando il go-
verno proibì il lavoro domestico. Secon-
do la sociologa Magela Romero, vietarlo
contribuì a renderlo invisibile. Non si
creò un quadro legislativo per proteggere
chi continuava a svolgerlo. Una situazio-
ne che dura ancora oggi.
“Ho lasciato l’università perché a Cu-
ba chi lavora in una casa guadagna più di
un professionista”, dice Brenda Már-
quez. Vive in un appartamento di quattro
metri per quattro. “Per ora non posso
permettermi di aittare niente di meglio.
In in dei conti ci dormo e basta”, dice.
“Quando mi sono trasferita il proprieta-
L’Avana, 2018
rio mi ha detto che non potevo spostare
nulla. Non posso neanche togliere
dall’armadio i vestiti della signora che ci
viveva un tempo”, spiega.
Buon senso
Nell’agosto del 2018 Márquez ha inilato
qualche vestito in valigia, ha lasciato gli
studi in giurisprudenza all’università di
Pinar del Río e si è trasferita all’Avana.
Un amico le aveva detto che un albergo
per turisti al Vedado, un quartiere della
capitale, stava cercando una ragazza per
occuparsi delle pulizie. È andata a lavo-
rare lì. Finora non ha avuto neanche un
giorno di riposo. Anche se le norme cu-
bane sul lavoro prevedono che tutti i la-
voratori abbiano diritto a un giorno libe-
ro alla settimana e ad almeno sette giorni
di ferie retribuite all’anno, a Cuba la real-
tà per molte collaboratrici domestiche è
diversa.
“Lavoro sempre. La storia delle ferie
pagate riguarda solo gli impiegati statali.
Io non ho giorni di riposo e non posso
permettermi di ammalarmi”, spiega. C’è
un’altra diferenza importante: le dipen-
denti statali hanno un anno di maternità
retribuita, altri tre mesi senza stipendio e
il diritto di conservare il posto di lavoro.
Invece le collaboratrici domestiche han-
no solo diciotto settimane di maternità e
nessuna garanzia di mantenere il posto.
Nela Martínez ha quasi trent’anni e
vorrebbe avere un secondo figlio, ma
nella sua situazione rischierebbe di per-
dere lo stipendio con cui mantiene la fa-
miglia e il iglio Diego, di 7 anni.
Nel salotto della casa dove vive è ap-
peso il suo diploma di laurea. Martínez è
ingegnera ma un anno fa ha lasciato il
suo impiego per pulire le case aittate ai
turisti: “Mi sembra di sprecare le mie ca-
pacità, ed è frustrante. Ma a volte biso-
gna scegliere tra la realizzazione profes-
sionale e avere il minimo per vivere di-
gnitosamente”, dice.
Oltre a non proteggere allo stesso mo-
do le domestiche e le dipendenti statali
che vogliono avere igli, la legge non pre-
vede l’obbligo del riposo retribuito per i
lavoratori autonomi.
Le autorità del ministero del lavoro
dicono di non poter misurare né control-
lare il tempo efettivo di lavoro, da cui
dipendono le ferie retribuite. Hanno de-
legato questa responsabilità al datore di
lavoro che, nel caso delle collaboratrici
domestiche, spesso è più di uno.
Márquez e Martínez non hanno un
contratto che stabilisce il numero massi-
mo di ore di lavoro giornaliere. Possono
fare aidamento solo sul buon senso di
chi le ha assunte. “Le ferie retribuite po-
trebbero essere calcolate sulla base dei
contributi versati, e la stessa cosa si po-
trebbe fare per le malattie, con i certiica-
ti medici. Si può fare, anche se il ministe-
ro dice di no”, aferma l’avvocato Eloy
Viera Cañive.
Neanche la Federazione delle donne
cubane, l’organizzazione che avrebbe il
potere di riunire e proteggere queste la-
voratrici, sembra voler intervenire. Nes-
suno della federazione ha accettato di
parlare con il giornale.
“L’unica cosa che so fare è lavorare a
servizio. È l’unico modo che ho per gua-
dagnarmi da vivere”, dice Raisa Aguirre
Coss, 43 anni, residente ad Altamira, un
quartiere povero alla periferia di Santiago
de Cuba. Ha quattro igli e una nipotina,
non ha una casa di proprietà, non ha stu-
diato e non ha grandi aspirazioni. Le basta
essere trattata bene nelle case dove lavora
e spera che un giorno il iglio più grande
possa comprare una casa.
“Due anni fa, prima di arrivare ad Al-
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 57
Cuba
tamira, avevo bisogno di lavorare e ho
accettato l’oferta di una donna che cer-
cava un aiuto in casa. Ma mi ha trattato
come una schiava”, dice. Aguirre Coss
lavorava dalle sei di mattina alle sei di se-
ra, dal lunedì al sabato, per dieci centesi-
mi di dollaro all’ora. La datrice di lavoro
gestiva una mensa per gli studenti. Oltre
al lavoro alla mensa, Aguirre Coss doveva
svolgere anche le faccende di casa.
“Ero sfruttata, ma non mi lamentavo
perché rischiavo di perdere il lavoro.
Quando hai delle bocche da sfamare, de-
vi resistere”, dice.
Visto che le domestiche non hanno un
sindacato e spesso lavorano in nero, le
possibilità di vincere una causa e ottene-
re un risarcimento sono praticamente
nulle. “Ho resistito quasi un anno e poi
me ne sono andata”, prosegue Aguirre
Coss. L’accordo iniziale era che avrebbe
guadagnato un dollaro al giorno per svol-
gere alcune attività. Ma presto i compiti
si sono moltiplicati rendendo le giornate
di lavoro sempre più lunghe.
Secondo un rapporto del ministero
del lavoro, nel settembre del 2017 a Cuba
solo un terzo dei 500mila lavoratori au-
tonomi del paese aveva un contratto.
Nel 2014, in un appartamento
dell’Avana, María del Carmen Tiélvez e
Alba Graciela León hanno aperto
un’agenzia per l’impiego con l’obiettivo
di mettere in contatto la domanda e l’of-
ferta di lavoro domestico. Per la sua atti-
vità d’intermediazione, l’agenzia chie-
deva al lavoratore il 30 per cento dello
stipendio dei primi tre mesi. Solo con il
passaparola, in un anno ha ricevuto quasi
cinquecento richieste.
María del Carmen e Alba Graciela sti-
pulavano accordi scritti tra le parti, inter-
venivano in caso di conlitti, mediavano
per garantire pagamenti dignitosi e gior-
nate di lavoro non troppo lunghe. Poi il
ministero del lavoro ha chiuso l’agenzia,
sostenendo che “a Cuba non esiste una
licenza speciica che autorizzi un’attività
di questo tipo”. La burocrazia e la man-
canza di volontà hanno fatto chiudere
l’unica attività che in parte era riuscita a
regolarizzare questo settore.
A un certo punto Aguirre Coss, stanca
dei soprusi, ha cercato un nuovo impie-
go. Ora presta servizio in quattro case,
sei giorni alla settimana.
Bárbara Gavilán, 50 anni, è una delle
tante persone che lavorano in posti di-
versi. Dal lunedì al venerdì, dalle sette di
mattina alle quattro del pomeriggio, fa le
pulizie in un ospedale di San Juan y Mar-
58 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
tínez, a ovest di Pinar del Río. Il resto del
pomeriggio e nel ine settimana distribu-
isce il suo tempo tra quattro case private:
“Ho due genitori anziani da mantenere,
e in ospedale mi pagano meno di un peso
convertibile al giorno”. Siccome il perso-
nale è poco, deve fare da sola il lavoro di
due o tre persone. Anche nelle case la si-
tuazione non è ideale: “Sono più di
vent’anni che faccio così, senza mai fer-
marmi”. Nelle case la pagano due o quat-
tro pesos convertibili e, a seconda della
generosità del datore di lavoro, le regala-
no vestiti usati e provviste.
Gavilán e Aguirre Coss vivo-
no fuori dalla capitale. Una la-
vora in un piccolo paese nella
zona occidentale dell’isola, l’al-
tra in una comunità povera a
est. Entrambe dicono che nell’entroterra
i salari sono più bassi e le giornate di la-
voro altrettanto lunghe.
Burocrazia
Finora il governo cubano non ha ratiica-
to la convenzione 189 dell’Organizzazio-
ne internazionale del lavoro sulle lavora-
trici e i lavoratori domestici, che si propo-
ne di garantire a queste persone le stesse
condizioni degli impiegati in altri setto-
ri.
“Perché continui a fare un lavoro do-
ve ti sfruttano?”, chiedo a Márquez.
“Non ho altra scelta se voglio restare
in questa città. Non ho la residenza
all’Avana, e senza residenza posso lavo-
rare solo in nero. C’è un decreto che lo
stabilisce”.
Il decreto a cui si riferisce Brenda
Márquez è il 217. Fu emanato il 22 aprile
1997 e consente alla polizia di fermare
qualsiasi cittadino per le strade dell’Ava-
na, chiedergli i documenti e informarsi
su cosa stia facendo nella capitale se ri-
siede in un’altra provincia. Gli agenti
possono trattenere chi non fornisce una
spiegazione accettabile ed “espellerlo”
all’interno dell’isola, in più multandolo.
È uno dei decreti con cui il governo
cubano può limitare la libertà di movi-
mento. Un altro, il 326, consente al go-
verno della provincia dell’Avana di auto-
rizzare i dipendenti di aziende ed enti
statali a lavorare in altri comuni senza
bisogno di cambiare residenza, ma
questo non vale per le collaboratrici do-
mestiche o per qualsiasi lavoratore auto-
nomo.
Per poter lavorare con un contratto,
Márquez dovrebbe prima regolarizzare il
suo status di domicilio e residenza. Per
farlo occorre un permesso del presidente
del consiglio comunale dove vuole vive-
re e un consenso esplicito del proprieta-
rio dell’immobile dove si stabilirà. Serve
anche un documento emesso dal catasto
per certiicare le condizioni minime di
abitabilità dell’appartamento. Ogni in-
quilino, per esempio, deve avere a dispo-
sizione almeno dieci metri quadrati.
Per evitare tutti questi passaggi buro-
cratici, la scelta più semplice è cercare
lavoro nel settore informale. Secondo
Brenda Márquez e le sue colleghe, nessu-
no viene a controllare nelle
case.
“Ogni sera, quando final-
mente mi sdraio portandomi
dietro tutta la stanchezza della
giornata, mi chiedo se ne valga
la pena. Se un datore di lavoro sa che vivi
all’Avana anche se sei residente altrove,
sicuramente se ne approitta”, dice Már-
quez davanti all’albergo dove lavora.
Cuba, lo stesso piccolo paese che un
tempo cercò di costruire una società sen-
za classi, dove tutti i cittadini fossero
uguali, ha riportato a galla una parte del
passato che aveva cercato di cancellare.
Solo che oggi le collaboratrici domesti-
che sono un gruppo molto più eteroge-
neo rispetto al secolo scorso: chiunque
può decidere di cercare lavoro per fare le
pulizie in una casa o in un albergo, una
donna con una laurea o una donna con
un livello d’istruzione più basso. Ci sono
anche signore anziane che devono rico-
minciare a lavorare, perché la loro pen-
sione non gli basta per vivere.
Le collaboratrici domestiche sono
migliaia e sono sempre più richieste in
tutto il paese, anche se le tutele sindacali
sono quasi inesistenti. u fr
QUESTO ARTICOLO
El Toque è un sito cubano indipendente
formato da giovani giornalisti, fotograi e
illustratori che vogliono raccontare i
cambiamenti in corso nell’isola.
Claudia Padrón Cueto è una giornalista
cubana.
 Ogni settimana paesi, fatti, persone in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2019
L’Europa al voto
Portogallo
Artur Widak (NurPhoto/Getty Images)
L’ultima eccezione
Marina Costa Lobo, Expresso, Portogallo
Il Portogallo è uno dei pochi
paesi europei dove l’estrema
destra non si è rafforzata. Le
condizioni per un suo successo
però esistono anche qui
P
ochi giorni prima di Natale, at-
traverso i social network è stata
indetta una manifestazione dei
“gilet gialli” in Portogallo. Di
fronte a decine di migliaia di utenti che
su Facebook promettevano di “bloccare
il Portogallo” il 21 dicembre, i giornali e
le tv del paese hanno dato grande risalto
all’evento. Nel loro manifesto gli orga-
nizzatori chiedevano la riduzione
dell’iva, delle tasse sull’elettricità e sul
carburante e dell’imposta sul reddito
delle piccole imprese. Per le sue caratte-
ristiche, la protesta ricordava i movimen-
ti e le nuove tendenze politiche presenti
in quasi tutte le democrazie avanzate: la
rivolta populista contro le élite e lo stato,
un movimento indipendente dai partiti
tradizionali, la diffusione di messaggi
attraverso i social network e l’influenza
dei gruppi di estrema destra.
In Francia il movimento dei gilet gial-
Europ
2019
a
Lisbona, aprile 2018
li è emerso in modo relativamente spon-
taneo come reazione all’aumento del
prezzo del carburante voluto dal presi-
dente Emmanuel Macron. A partire dalla
fine del 2018, ogni sabato più di un milio-
ne di francesi è sceso in piazza bloccando
il paese, distruggendo negozi e banche,
bruciando automobili e devastando
strutture pubbliche. La violenza ha co-
stretto il presidente francese a fare un
passo indietro. Finora Macron ha offerto
un aumento del salario minimo di cento
euro al mese e una riduzione delle impo-
ste sugli straordinari.
Visti questi precedenti, il Portogallo
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 59
Portogallo
ha aspettato il 21 dicembre con il iato so-
speso. Nel timore che le manifestazioni
degenerassero, le forze dell’ordine han-
no annunciato che avrebbero controllato
gli assembramenti di persone in tutto il
paese. Il presidente della repubblica ha
dichiarato che in Portogallo non ci sareb-
bero state violenze inutili, ricordando
che nel paese l’ultima rivoluzione era
stata fatta con i garofani.
Alla ine la montagna ha partorito un
topolino. Forse l’immagine più emble-
matica del 21 dicembre è quella che mo-
stra poco meno di duecento manifestan-
ti in piazza Marquês de Pombal a Lisbo-
na, mentre gli agenti che li circondano
sono il doppio di loro. In Portogallo la so-
cietà civile scontenta e insoddisfatta dal-
la classe politica non ha risposto all’ap-
pello. Fino a che punto questo elettorato
esiste davvero nel paese? L’incapacità di
concretizzare l’indignazione è la prova
che c’è molta diferenza tra quello che i
cittadini promettono in rete e quello che
fanno nella vita reale? oppure il malcon-
tento esiste davvero? se così fosse, per-
ché non si traduce in atti di protesta o al-
meno in un cambiamento delle preferen-
ze degli elettori?
Elettorato invisibile
In tutta Europa e in altre parti del mondo
assistiamo alla trasformazione dei siste-
mi politici e all’ascesa di forze populiste
e di estrema destra. In Italia la Lega do-
mina un governo di coalizione e continua
a guadagnare terreno nelle intenzioni di
voto. In ungheria e Polonia, Fidesz e il
partito Legge e giustizia sono saldamen-
te al potere. In Francia il rassemblement
national di Marine Le Pen è arrivato al
secondo turno delle presidenziali del
2017. In Germania l’Afd è il primo partito
di estrema destra dalla ine della secon-
da guerra mondiale a essere entrato in
tutti i parlamenti statali, e ha già novanta
deputati al Bundestag. In svezia l’estre-
ma destra ha ottenuto il 17,5 per cento dei
voti alle ultime elezioni. si prevede che
alle elezioni europee di maggio i partiti
di estrema destra otterranno circa il 15
per cento dei seggi. Con il recente suc-
cesso di Vox in spagna, il Portogallo è ri-
masto praticamente l’unico paese
dell’unione in cui la destra populista non
è rappresentata nelle istituzioni.
Questi partiti si basano sulla pretesa
di rappresentare il “popolo” buono con-
60 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Da sapere
Il Portogallo in cifre
u Il Portogallo ha 10,4 milioni di abitanti e
un pil pro capite di 18.460 euro. Il tasso di
disoccupazione è del 6,8 per cento. Dal 2015
è guidato dal governo del premier Antonio
Costa (Partito socialista), sostenuto dal
Partito comunista e dal Bloco de esquerda.
Nel 2017 è uscito dal piano di salvataggio
concordato nel 2011 con la troika
(Commissione europea, Banca centrale
europea e Fondo monetario internazionale)
in seguito alla crisi del debito pubblico.
Banca mondiale, Eurostat
tro un’élite distante, corrotta e arroccata
nelle istituzioni. I populisti sostengono
programmi nazionalisti, euroscettici,
contrari alla globalizzatione, all’immi-
grazione e all’islam. Propongono politi-
Da sapere
Le intenzioni dei portoghesi
u Alle prossime elezioni europee il Portogallo
eleggerà 21 eurodeputati. Nel 2019 si
svolgeranno anche le elezioni legislative,
previste per il 6 ottobre.
Intenzioni di voto a gennaio 2018:
Partito socialista
Socialisti e democratici*
Partito socialdemocratico
Partito popolare europeo*
Coalizione democratica unitaria
Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica*
Centro democratico sociale
/Partito popolare
Cds-Pp / Partito popolare europeo*
Bloco de esquerda
Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica*
* Partito di appartenenza al parlamento europeo
che identitarie che difendono le radici
cristiane dell’Europa e riiutano il multi-
culturalismo. I partiti euroscettici ostili
alle élite e alla globalizzazione esistono
anche a sinistra, ma i valori identitari e
l’ostilità all’immigrazione sono una pre-
rogativa della destra populista.
In tutta Europa a votare questi partiti
sono soprattutto i cosiddetti “perdenti
della globalizzazione”, cioè gli anziani e
le persone che guadagnano meno e sen-
tono di appartenere alle classi più pove-
re, ma non fanno parte di nessuna mino-
ranza.
siamo andati alla ricerca di questo
elettorato populista in Portogallo, analiz-
zando i dati raccolti subito dopo le ele-
zioni del 2015, che nonostante l’onda
lunga della crisi economica più grave
nella storia del paese, non hanno portato
neanche un deputato di estrema destra
in parlamento.
Eppure, secondo i dati, il 22 per cento
dei portoghesi non voleva un immigrato
come capo e il 21 per cento non lo voleva
come parente acquisito. Il 33 per cento
tendeva a essere d’accordo sul fatto che
le leggi dovrebbero basarsi sulla religio-
ne cristiana, mentre quasi metà degli in-
tervistati (48 per cento) concordava o
tendeva a concordare sul fatto che lo sta-
to dovrebbe difendere lo stile di vita na-
zionale. Per quanto riguarda il processo
di integrazione europea, nel 2015 il 39 per
cento dei portoghesi pensava che si fosse
già spinto troppo in là.
sono soprattutto i gruppi sociali più
vulnerabili a condividere queste opinio-
ni. In particolare le persone che sentono
di appartenere alla “classe bassa” e gua-
dagnano meno di 750 euro al mese sono
d’accordo con le afermazioni contrarie
all’immigrazione e all’unione europea e
% a favore dello stile di vita e delle creden-
ze religiose portoghesi. Nel 2016 l’Euro-
38,5 pean social survey ha rilevato che in Por-
togallo il razzismo è più difuso che in
23,4 altri paesi europei.
Negli ultimi anni il consenso verso
13,4 l’unione è aumentato signiicativamen-
te. Ma i dati dell’Eurobarometro dimo-
strano che in Portogallo i gruppi sociali
FoNtE: CorrEIo DA MANhã
9,9 più svantaggiati, gli anziani e i meno
istruiti sono sempre stati scettici nei con-
fronti dell’unione. Gli stessi elettori non
7,4 si idano più dei politici e sono scontenti
dallo stato della democrazia in Portogal-
lo. Gli elettori di questo tipo sono le pre-

Patrícia de Melo Moreira (Afp/Getty Images)
de perfette per il populismo di destra.
È evidente che esiste un elettorato po-
pulista invisibile caratterizzato da una
mentalità xenofoba, euroscettica e con-
traria alla globalizzazione, anche se alcu-
ni gruppi tendono a partecipare poco al
dibattito politico. Quando lo fanno, co-
me dimostrano i risultati elettorali del
2015, seguono la tendenza generale dei
portoghesi scegliendo in massa i partiti
di sinistra.
L’apatia dei perdenti
Nel 2015 questi populisti invisibili hanno
scelto soprattutto il Partito socialista
(Ps), il Partito comunista (Pcp) e il Bloco
de esquerda (Be). Con alcune distinzio-
ni: il Pcp attira un numero maggiore di
pensionati rispetto al Be e un numero
maggiore di cittadini con redditi bassi e
appartenenti alle classi più povere. Nel
2015 i socialisti sono riusciti a conquista-
re quasi la metà dei voti dei pensionati e
di quelli che dichiarano di appartenere a
una classe bassa. L’alleanza di centrode-
stra tra il Partito socialdemocratico (Psd)
e il Centro democratico sociale (Cds), al
Dopo le proteste contro la violenza della polizia a Lisbona, 21 gennaio 2018
governo dal 2011 al 2015, ha perso l’ap-
poggio di molti pensionati ed elettori a
basso reddito a causa delle sue politiche
di austerità. Ma molti elettori apparte-
nenti a questi gruppi più vulnerabili con-
tinuano a votare a destra.
Non è certo per mancanza di offerta
politica che i portoghesi snobbano i par-
titi della destra populista o di estrema
destra nel loro paese. Il più antico, il Par-
tito nazionale rinnovatore (Pnr), ha regi-
strato un costante aumento dei consensi,
ma non ha mai superato la soglia dell’1
per cento. Alle ultime elezioni ha ottenu-
to un irrisorio 0,5 per cento dei voti
(27mila preferenze). Se consideriamo i
partiti “nuovi”, il Partito della terra (Mpt)
di António Marinho e Pinto ha ottenuto il
7 per cento alle europee del 2014, con-
quistando 234mila voti grazie a una reto-
rica ostile alle élite e alla politica, ma il
suo successo è stato effimero. Nel 2015 il
nuovo partito di Marinho e Pinto, il Par-
tito democratico repubblicano (Pdr), non
è andato oltre l’1,14 per cento dei voti.
Nonostante gli insuccessi dei partiti
populisti e di estrema destra, all’apice
a
Europ
2019
della crisi finanziaria in Portogallo c’era-
no diversi ingredienti sociali ed econo-
mici che avrebbero potuto favorire
l’ascesa di una forza politica di questo ti-
po: una crisi economica grave con un alto
tasso di disoccupazione, tagli a tutti i ser-
vizi pubblici e ai sussidi, aumento delle
tasse dirette e indirette, debole crescita
economica. Inoltre l’insoddisfazione nei
confronti della politica e dei politici, la
sfiducia e un certo rifiuto del sistema de-
mocratico sono emersi regolarmente nei
sondaggi.
Questi elementi favorevoli, però, non
sono bastati. In Portogallo mancano an-
cora alcuni fattori decisivi per provocare
un’esplosione dell’estrema destra. Obiet-
tivamente il numero di immigrati e rifu-
giati nel paese resta basso. Mentre tra il
2015 e il 2017 la Germania ha accolto cir-
ca un milione di profughi, in Portogallo
ne sono arrivati appena 1.520, di cui la
metà ha già lasciato il paese. Nel 2017 la
percentuale di stranieri in Portogallo era
del 3,9 per cento, uno dei valori più bassi
in tutta l’Unione, molto lontano dai dati
di Spagna (9,5 per cento), Germania (11,2
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 61
Portogallo
per cento), Italia (8,3 per cento) o svezia
(8,4 per cento).
L’assenza di condizioni oggettive e
l’incapacità dei politici di destra non ba-
stano a spiegare il prolungato fallimento
dell’estrema destra populista in Porto-
gallo. Dal punto di vista degli elettori, la
prima barriera da superare è l’apatia dei
gruppi sociali più vulnerabili, che tendo-
no all’astensione. Quelli che dichiarano
di appartenere alle classi inferiori o han-
no stipendi più bassi scelgono di prende-
re le distanze dal sistema invece di votare
partiti di destra, spinti anche dall’incapa-
cità dei loro leader. Questa apatia è
emersa anche in occasione della manife-
stazione dei gilet gialli portoghesi.
In secondo luogo bisogno riconoscere
che esistono già partiti con programmi
populisti dal punto di vista economico,
ma sono soprattutto di sinistra e si con-
centrano sull’euroscetticismo e sull’osti-
lità alla globalizzazione. L’euroscettici-
smo economico è sempre stato un caval-
lo di battaglia del Partito comunista, co-
me il riiuto dell’unione politica europea.
Il Pcp vorrebbe un’Europa delle nazioni
ed è contrario a qualsiasi proposta di
unione federale. Il Bloco de esquerda ha
un programma altrettanto euroscettico
dal punto di vista economico, ma sostie-
ne un’Europa democratica e politica-
mente più unita. All’apice della crisi, ino
al 2015, anche il Partito socialista ha ten-
tato una svolta euroscettica, e alcuni suoi
esponenti hanno suggerito di non ripa-
gare il debito estero nel tentativo di sot-
trarre all’estrema sinistra il monopolio
sul malcontento verso le politiche di au-
sterità imposte nel paese. La geringonça
(marchingegno, il governo del premier
socialista Antonio Costa, sostenuto da
Pcp e Be) è stata sostanzialmente una
svolta populista a sinistra del Ps, provo-
cata dalla crisi economica.
Conservatori di sinistra
un altro fattore importante dal punto di
vista politico è la presenza costante della
sinistra sul territorio, in particolare nei
comuni più fragili. Il Pcp e, in misura mi-
nore, il Ps, hanno saputo mantenere il
controllo delle aree più svantaggiate, do-
ve la maggior parte degli elettori ha un
proilo simile a quello delle persone che
in questo momento, un po’ in tutta Euro-
pa, votano per i partiti di estrema destra.
Le caratteristiche dell’elettorato por-
62 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
L’assenza di un forte
partito populista di
destra è dovuta
essenzialmente alla
capacità di alcuni
leader e all’incapacità
di altri
toghese possono inoltre spiegare, alme-
no in parte, perché i programmi del Ps e
del Pcp presentano elementi socialmen-
te conservatori e non hanno seguito in-
condizionatamente il movimento per
l’espansione dei diritti individuali che
guida gli altri partiti della sinistra euro-
pea. L’eutanasia e la corrida, per esem-
pio, sono due questioni in cui sia il Ps sia
il Pcp sono andati contro questa tenden-
za. La verità è che nessuno dei due parti-
ti considera prioritari questi temi, prefe-
rendo dare la precedenza alle questioni
economiche per conservare il sostegno
dei gruppi più svantaggiati che hanno
posizioni sociali conservatrici.
C’è da dire che, dopo quasi quattro
Da sapere
Al cinema e in libreria
Tre ilm consigliati dai critici
portoghesi
Raiva di Sérgio Tréfaut
un western ambientato nella regione
dell’Alentejo nei primi anni cinquanta.
Djon África di João Miller Guerra e Filipa Reis
Il viaggio di un ragazzo di origine capoverdiana
alla ricerca delle sue radici.
Diamantino di Gabriel Abrantes e Daniel
Schmidt
un calciatore portoghese si ritrova al centro di
un progetto segreto di restaurazione imperiale.
Tre romanzi degli autori
portoghesi più letti
Foi sem querer que te quis di Raul
Minh’alma
La storia d’amore tra una terapeuta e un
paziente diicile.
Ensina-me a voar sobre os telhados di João
Tordo
un professore alcolizzato incontra un giovane
giapponese dall’oscuro passato.
A amante do governador di José Rodrigues
dos Santos
Macao, 1941: la colonia portoghese è
minacciata dall’invasione giapponese.
anni di governo di sinistra, le cose sem-
brano andare in senso opposto. Con il
deicit a zero e il ministro delle inanze
Mário Centeno alla presidenza dell’Eu-
rogruppo, l’elettorato potrebbe ritirare le
credenziali euroscettiche ai partiti che
sostengono il governo e, in un contesto
di crisi economica, aprire una breccia
perché l’elettorato che si sente danneg-
giato dal processo d’integrazione euro-
pea volti le spalle a questi partiti
sia l’Alleanza dell’ex premier Pedro
santana Lopes sia il partito Chega! (Ba-
sta) di André Ventura hanno già dato l’im-
pressione di voler approittare di questa
tendenza. Chega! propone un program-
ma ricalcato su quello dei partiti populisti
di destra, afermando che “preparerà il
Portogallo per il progressivo disfacimen-
to dell’unione europea e per i rischi del
collasso dell’euro, lottando per un’Europa
delle nazioni libere, democratiche e so-
vrane”. sul suo sito il partito aferma di
voler combattere anche l’immigrazione
clandestina e la crescente islamizzazione,
associata alla criminalità e alla violenza
contro le donne. Evidentemente il falli-
mento del Partito nazionale rinnovatore
non impedisce la comparsa di nuove for-
mazioni partiti che vogliono occupare
questo spazio in Portogallo.
L’analisi delle opinioni dell’elettorato
che appartiene ai gruppi sociali più fragi-
li ma continua a votare a sinistra permet-
te di comprendere l’eccezione portoghe-
se. Anche se non sono emersi partiti po-
pulisti di destra – per mancanza di alcuni
fattori oggettivi, per l’apatia degli eletto-
ri, per l’incapacità dei leader di queste
forze e per l’esistenza di una sinistra par-
lamentare con chiare posizioni populiste
in campo economico, che continua a do-
minare il potere locale nelle zone più
svantaggiate – questo non signiica che in
Portogallo l’elettorato populista di destra
non esista.
Così come il governo Costa è un pro-
dotto dell’élite politica e non è nato da un
cambiamento radicale delle tendenze
elettorali, l’assenza di un forte partito
populista di destra è dovuta essenzial-
mente alla capacità di alcuni leader e
all’incapacità di altri. Le tendenze stan-
no lì, in attesa di essere sfruttate. u as
Marina Costa Lobo è ricercatrice
all’istituto di scienze sociali dell’università
di Lisbona.

Le periferie di Lisbona
si ribellano al razzismo
Ana Naomi de Sousa, The Guardian, Regno Unito
Nel Bairro da Jamaica, un
sobborgo della capitale, gli
immigrati dalle ex colonie
sono insorti dopo l’ennesimo
episodio di violenza poliziesca
O
gni tanto qualche curioso attra-
versa in macchina il Bairro da
Jamaica, sporgendosi dal fine-
strino per dare un’occhiata al
quartiere che da giorni monopolizza l’at-
tenzione dei mezzi d’informazione in
Portogallo. Nessuno ha il coraggio di
scendere dall’auto. Vengono qui per guar-
dare i vetri in frantumi, le tegole spaccate
e tutte le altre prove delle violenze dei
giorni scorsi. Il più alto dei palazzi abusivi
è ormai abbandonato, circondato da na-
stro giallo e pronto per essere demolito.
Lo stesso destino attende altri edifici, che
per il momento sono ancora occupati.
“Qui abitano soprattutto persone nor-
mali. Vanno a scuola, lavorano, pagano le
bollette e le tasse. Danno il loro contribu-
to alla società come chiunque altro”, spie-
ga Liliana Jordão, 27 anni, residente di
questo quartiere alla periferia sud di Li-
sbona. “Il Bairro da Jamaica aveva già una
pessima reputazione, ma questa settima-
na è diventato uno zoo”.
Tutto è cominciato il 21 gennaio con
un banale litigio tra due donne. A far pre-
cipitare la situazione è stato l’intervento
della polizia: gli agenti sono stati ripresi
mentre picchiavano e trascinavano chiun-
que gli capitasse a tiro. Le immagini girate
dai residenti sono diventate immediata-
mente virali sui social network, diffon-
dendosi nelle periferie della capitale, do-
ve si concentra la comunità nera di origi-
ne africana. “Quando ho visto il video ho
pianto per come hanno trattato quelle
donne”, spiega Jordão. “Poteva capitare a
mia madre. Ho pensato che non si può più
andare avanti così, devo fare qualcosa”.
Il giorno dopo gli scontri, circa trecen-
to persone – in gran parte ragazzi neri del-
le periferie – hanno partecipato a una ma-
nifestazione spontanea nel centro di Li-
sbona contro “la violenza razzista della
polizia”. Gli agenti hanno risposto spa-
rando proiettili di gomma e arrestando
quattro persone. Da allora la tensione ha
continuato ad aumentare. In diverse aree
periferiche sono state date alle fiamme le
auto e prese di mira le caserme della poli-
zia. Lo slogan “ci sono mille Jamaica” rie-
cheggia in tutto il paese, facendo emerge-
re una realtà urbana costantemente igno-
rata.
In Portogallo le baraccopoli si sono
diffuse a partire dagli anni sessanta, come
risultato di una pianificazione urbanistica
inefficiente, dello spostamento dalle
campagne alle città e dell’immigrazione
dalle ex colonie portoghesi: Mozambico,
Angola, Capo Verde, Guinea Bissau e Sao
Tomé e Principe. “Spesso gli immigrati
africani sono stati costretti a costruirsi da
sé le case, illegalmente e nelle aree più
periferiche”, spiega l’operatore sociale
Antonio Brito Guterres. “Così è comin-
ciata la segregazione”.
Esclusione e impunità
Il Bairro da Jamaica esiste ormai da
trent’anni, e i suoi problemi sono gli stessi
di tutti i quartieri spontanei: rete elettrica
abusiva, fognature improvvisate, acqua
corrente a singhiozzo e costruzioni inade-
guate. Dopo anni di abbandono, alla fine
del 2017 è finalmente partito un progetto
di rinnovamento nell’ambito del Piano di
ricollocamento nazionale (Per).
Avviato negli anni novanta per demo-
lire le baraccopoli, il Per avrebbe dovuto
sostituire le costruzioni abusive con case
popolari in cemento, ma secondo molti
non ha fatto altro che costruire ghetti al
posto delle baraccopoli. Un rapporto del
2017 ha sottolineato le difficili condizioni
di vita della comunità di origine africana
e di quella rom in Portogallo e l’effetto de-
leterio degli sfratti legati al Per, che hanno
fatto aumentare i senzatetto.
“Molti di questi quartieri sono consi-
a
Europ
2019
derati zone delicate dalle forze di sicurez-
za”, spiega Guterres. “Ma non esiste alcu-
na correlazione con gli indicatori della
criminalità. Tutto nasce dai pregiudizi
della polizia”.
Negli ultimi quindici anni l’uso ecces-
sivo della forza da parte della polizia ha
provocato la morte di almeno dieci perso-
ne (tra cui Elson Sanches, 14 anni, ucciso
nel 2009). Finora nessun agente è mai
stato condannato. Il caso più discusso è
quello dei 17 agenti sotto processo per una
serie di crimini – tra cui rapimento, falsa
testimonianza, aggressione e abusi razzi-
sti – commesi contro diversi ragazzi neri
residenti nella baraccopoli di Cova da
Moura.
Un rapporto delle Nazioni Unite ha ri-
levato che il livello di razzismo in Porto-
gallo è ancora preoccupante e ha invitato
il governo portoghese ad adottare misure
per tutelare la popolazione di origini afri-
cane, che “resta del tutto assente nelle
posizioni più significative” della società.
Per Almeida Pedro e molti altri, le pro-
teste non sono state una sorpresa. “La ri-
volta nasce da diversi fattori che si sono
accumulati nel tempo. Ci sono molti gio-
vani che vogliono far parte della società
ma si ritrovano completamente emargi-
nati. Quello che è accaduto nel Bairro da
Jamaica è stata la goccia che ha fatto tra-
boccare il vaso”.
L’ultimo progetto per il Bairro da Jamai-
ca prevede il ricollocamento all’interno del-
la zona anziché il trasferimento dei residen-
ti in case popolari lontane, dando agli abi-
tanti del quartiere la speranza di non ritro-
varsi ghettizzati come altri prima di loro.
Nel frattempo, però, la percezione dell’im-
punità della polizia e la riluttanza delle au-
torità a riconoscere il problema del razzi-
smo istituzionale continuano ad alimentare
la tensione tra le forze dell’ordine e le co-
munità di origine africana nelle periferie di
Lisbona. u as
Ana Naomi de Sousa è una documenta-
rista e giornalista portoghese.
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 63
 a

Da sapere Il parlamento europeo

Europ
2019

Nascita Il parlamento euro-

peo è stato istituito nel 1958
gislativa ordinaria, stabilita
dal trattato di Lisbona, le pro-
La ripartizione dei seggi
dal trattato di Roma (siglato poste di atti legislativi pre- Quanti seggi avrà ogni paese nel prossimo parlamento Variazione dei seggi
rispetto al 2014
europeo dopo l’uscita del Regno Unito
nel 1957) come Assemblea sentate dalla Commissione
parlamentare europea. Nel europea devono essere ap- Germania 96 =
1962 ha assunto la denomi- provate prima dal parlamen- Francia 79 +5
nazione attuale. La prima to (che può inserire emenda- Italia 76 +3
elezione diretta è stata nel menti) e poi dal consiglio. In Spagna 59 +5
1979: in precedenza gli euro- alcuni casi si applicano però Polonia 52 +1
deputati erano designati dai procedure speciali in base al- Romania 33 +1
parlamenti nazionali. Oggi è le quali il potere decisionale Paesi Bassi 29 +3
l’unica istituzione europea spetta al consiglio e il parla- Belgio 21 =
eletta direttamente dai citta- mento ha solo funzione con- Grecia 21 =
dini. La sede è a Strasburgo, sultiva. Portogallo 21 =
ma la maggior parte delle at- Il parlamento europeo ha Repubblica Ceca 21 =
tività delle commissioni par- il compito di approvare il bi-
Svezia 21 +1
lamentari si svolge a Bruxel- lancio annuale dell’Unione,
Ungheria 21 =
les e il segretariato generale è proposto dalla Commissione.
Austria 19 +1
a Lussemburgo. Il prossimo Anche questo potere è condi-
Bulgaria 17 =
parlamento europeo sarà viso con il consiglio
Danimarca 14 +1
eletto tra il 23 e il 26 maggio dell’Unione, ma il parlamen-
Finlandia 14 +1
nei 27 paesi che oggi fanno to ha l’ultima parola ed è re-
Slovacchia 14 +1
parte dell’Unione europea. sponsabile del controllo sulla
Irlanda 13 +2
sua messa in atto. Ha inoltre
Croazia 12 +1
Funzioni e poteri All’inizio la facoltà di approvare o re-
Lituania 11 =

Fonte: Commissione europea

il parlamento era un organo
consultivo, ma i suoi poteri
sono aumentati con il proce-
dere dell’integrazione euro-
pea. Insieme al consiglio
dell’Unione europea (compo-
sto dai ministri degli stati
membri), il parlamento de-
tiene il potere legislativo
dell’Unione europea, cioè è
responsabile dell’approvazio-
ne di regolamenti, direttive e
altri atti legislativi. A diffe-
renza dei parlamenti nazio-
nali, però, non ha l’iniziativa
legislativa, che spetta alla
Commissione europea.
In base alla procedura le-
L’assemblea uscente
I gruppi politici al parlamento europeo, legislatura 2014-2019
Partito popolare europeo, Ppe (centrodestra)
Socialisti e democratici, S&d (centrosinistra)
Conservatori e riformisti europei, Ecr (destra euroscettica)
fonte: parlamento europeo
spingere la composizione
della Commissione europea.
Prima della nomina, ogni
commissario designato deve
comparire davanti a una
commissione parlamentare,
che deve poi votare sull’inte-
ra squadra. Il parlamento può
votare mozioni di censura
contro la Commissione che,
se approvate, ne comportano
le dimissioni.
Composizione Attualmen-
te il parlamento ha 751 seggi,
suddivisi tra i singoli stati in
proporzione alla loro popola-
zione. In seguito all’attivazio-
Seggi
218
189
73
Lettonia 8 =
Slovenia 8 =
Estonia 7 +1
Cipro 6 =
Lussemburgo 6 =
Malta 6 =
ne della procedura per l’usci- versale diretto. La procedura
ta del Regno Unito dall’Unio- varia da paese a paese, ma le
ne europea, nella nuova legi- norme europee stabiliscono
slatura i seggi saranno ridotti che il sistema dev’essere pro-
a 705. Dei 73 seggi attual- porzionale. Le liste sono pre-
mente occupati dagli eurode- sentate dai partiti politici na-
putati britannici, 46 saranno zionali, ma una volta eletti gli
eliminati e 27 ridistribuiti tra eurodeputati entrano a far
gli altri paesi. Non è chiaro parte di gruppi politici sovra-
però cosa succederà se Lon- nazionali.
dra dovesse chiedere di rin-
viare l’uscita: secondo una ri- Partiti Introdotti dal trattato
soluzione dell’europarlamen- di Maastricht del 1992, sono
to, “l’attuale ripartizione dei federazioni di partiti nazio-
seggi rimarrà in vigore fino al nali uniti da idee o posizioni
momento in cui il recesso del condivise. Non esprimono li-
Regno Unito dall’Unione eu- ste di candidati comuni alle
ropea non diventerà giuridi- elezioni europee, ma in base

Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa, Alde (liberali) 68 camente efficace”. Se il rinvio al trattato di Lisbona possono
Verdi/Alleanza libera europea, G/Efa (ambientalisti, sinistra) 52 fosse di lunga durata il paese proporre degli Spitzenkandi-
Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, Gue/Ngl (sinistra) 51 potrebbe essere tenuto a dat (candidati di punta) che
Europa della libertà e della democrazia diretta, Efdd (destra, populisti) 43
svolgere le elezioni europee. in caso di vittoria devono es-
sere considerati per la presi-
Europa delle nazioni e della libertà, Enf (estrema destra, nazionalisti) 35
Elezioni Si svolgono ogni denza della Commissione
Non iscritti 21
cinque anni a suffragio uni- europea. u

64 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

Portfolio

Dietro le quinte d
66 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
 Il fotografo Nicolas
Krief da anni racconta
il rapporto tra chi
lavora all’allestimento
di una mostra e le
opere d’arte
el 2010 il Musée d’Orsay

N di Parigi, in Francia,
chiese al fotografo Ni-
colas Krief di ritrarre gli
impiegati del museo.
Qu ell’esperienza, a
contatto con le persone che lavorano die-
tro le quinte del mondo dell’arte, lo incu-
riosì a tal punto da spingerlo a continua-
re.
Così è nato il progetto Accrochages,
ancora in corso, in cui Krief mostra cosa
succede nei musei quando si prepara una
mostra. Per la serie è tornato al Musée
d’Orsay e poi ha fotografato alcuni tra i
più grandi musei francesi.
“Una delle prime cose che mi colpì
all’inizio del lavoro era l’estrema premu-
ra che quelle persone avevano nei con-
fronti delle opere, la loro preparazione
tecnica e la precisione dei gesti. Messi
insieme, questi aspetti conferivano alle
scene che avevo davanti un’evidente te-
atralità. Man mano che andavo avanti,
questa parte teatrale, molto codiicata e
ripetitiva, ha assunto le caratteristiche di
una vera liturgia, con regole e procedure
rigorose”, spiega il fotografo.
Nelle immagini, Krief mostra questa
ritualità, a volte con ironia, per cogliere
il rapporto che si crea tra i lavoratori e le
opere.
“Mi deinisco uno street photographer
e quando scatto cerco di fermare situazio-
ni che durano un istante. In questo pro-
getto ho lavorato come se fossi in strada:
senza preparare prima l’inquadratura e
usando solo la luce naturale”, spiega
Krief, che per il progetto ha fotografato
anche Palazzo Ducale a Venezia. Krief
vuole continuare a visitare e fotografare
altri musei in giro per il mondo. u

Nicolas Krief è un fotografo francese

nato nel 1967 a Parigi. Alcune foto della

di un museo
serie Accrochages saranno esposte ad
aprile del 2019 al centro di arte contem-
poranea di Touzac, nel sud della Francia.
Nicolas Krief aggiorna il suo progetto su:
instagram.com/nicolaskrief.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 67

Portfolio

68 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

Sopra: l’allestimento dell’opera Dante et Virgile (1850) di
William-Adolphe Bouguereau per la mostra L’ange du bizarre al
Musée d’Orsay di Parigi, 2013. Qui accanto: Grand guerrier avec
jambe di Antoine Bourdelle per la mostra Masculin masculin al
Musée d’Orsay, 2013. Sotto, a sinistra: una mostra sul pittore
francese Odilon Redon al Grand Palais di Parigi, 2015.
A destra: l’allestimento della mostra Manet: ritorno a Venezia al
Palazzo Ducale di Venezia, nel 2013.
Nella pagina accanto, in alto: Rue de Paris, temps de pluie (1877)
di Gustave Caillebotte nella mostra L’impressionnisme et la mo-
de al Musée d’Orsay, 2012. In basso: durante il montaggio della
mostra L’ange du bizarre. Alle pagine 66-67: Olympia (1863) di
Édouard Manet nella mostra Splendeurs et misères de la prostitu-
tion , 1850-1910, al Musée d’Orsay, 2015.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 69

Portfolio

70 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

Sopra: preparativi per la mostra L’ange du bizarre al Musée
d’Orsay di Parigi, nel 2013.
Qui accanto: allestimento dell’esposizione Spectaculaire second
empire, 1852-1870 al Musée d’Orsay, 2016.
Sotto, a sinistra: due tecnici al lavoro per la mostra Des jouets et
des hommes al Grand Palais di Parigi, 2011.
A destra: l’opera Rolla (1878) di Henri Gervex nella mostra
Splendeurs et misères de la prostitution, 1850-1910.
Nella pagina accanto, sopra: Le balcon (1868-1869) di Édouard
Manet al Musée d’Orsay, 2012.
Sotto: operai muovono la scultura intitolata L’Abîme (1901
circa) di Just Becquet per la mostra Masculin masculin.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 71

Ritratti
Greta Thunberg
Un mondo nuovo
Karin Ceballos Betancur, Die Zeit, Germania
Ad agosto una ragazza svedese
di 16 anni ha cominciato una
protesta contro il cambiamento
climatico, dando vita a un
movimento a cui partecipano
migliaia di suoi coetanei in
molti paesi
l messaggio di Greta Thunberg
I al mondo ha raggiunto Davos un
giorno prima di lei. Infatti Greta
è ancora in treno, visto che ci vo-
gliono 32 ore per attraversare
l’Europa da un capo all’altro e
discutere di cambiamento climatico al
Forum economico mondiale. Il messag-
gio l’ha registrato prima di partire, su una
piazza davanti al parlamento svedese, a
Stoccolma. Si vede lei, Greta, una ragaz-
za di 16 anni infagottata in una giacca a
vento bordeaux. Le sue lunghe trecce
quasi scompaiono sotto il berretto e la
sciarpa di lana. Le sue parole sono ac-
compagnate da nuvolette di iato gelato:
“C’è chi dice che la crisi del clima l’abbia-
mo provocata tutti quanti. Ma è solo una
comoda bugia. Perché quando tutti sono
colpevoli, nessuno è colpevole. Invece di
colpevoli ce ne sono, eccome”. Greta ha
postato su Twitter questo video mentre
era ancora in viaggio, una ragazzina in
uno scompartimento ferroviario.
Al Forum economico mondiale, il
vertice che ogni anno riunisce a Davos,
in Svizzera, i leader economici e politici
di tutto il mondo, il nome di Greta Thun-
berg non è tra quelli degli oratori in sca-
letta. Ma Jennifer Morgan, direttrice di
Greenpeace, ha insistito perché il mes-
saggio della ragazza arrivasse lo stesso ai
partecipanti e scorresse su uno schermo
nel centro congressi di Davos. Ottenerlo,
72 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
spiegherà Morgan più tardi, non è stato
facile: “Io però ho cercato di dirglielo
chiaro e tondo: che igura ci fa il forum di
Davos a concedere la parola a Bolsonaro
e negarla a una sedicenne che ha addirit-
tura fatto partire un movimento?”.
Greta lancia accuse implacabili. Que-
sta studente svedese è riuscita dove or-
ganizzazioni enormi come Greenpeace
hanno fallito. Ora migliaia di adolescen-
ti seguono il suo esempio e scendono in
piazza per ricordare agli adulti le loro re-
sponsabilità in materia di cambiamento
climatico.
La ragazza ha il volto coperto di lana a
eccezione di una fessura per gli occhi
quando, la sera del 23 gennaio, sale in
sulla Schatzalp partendo da una delle
tende dell’Arctic basecamp. Sì, perché
trecento metri sopra la promenade di
Davos, nel freddo glaciale, alcuni ricer-
catori della Lancaster university che stu-
diano il clima dei poli hanno allestito un
accampamento. Da lì illustrano il loro
lavoro, e i risultati delle loro ricerche so-
no allarmanti. Ma la maggior parte dei
venti giornalisti presenti, che cercano di
scaldarsi con l’aiuto di bracieri, sta aspet-
tando Greta.
Il 20 agosto 2018, quando era andata
in piazza per protestare contro il cambia-
mento climatico, il mondo non le aveva
prestato attenzione. Era rimasta seduta
Biograia
◆ 3 gennaio 2003 Nasce a Stoccolma, in
Svezia.
◆ 2011 Le viene diagnosticata la sindrome di
Asperger.
◆ 20 agosto 2018 Comincia la protesta contro
il cambiamento climatico.
◆ Gennaio 2019 Partecipa al Forum
economico mondiale di Davos, in Svizzera.
da sola davanti al parlamento svedese.
Accanto aveva un cartello su cui aveva
scritto a mano le parole: skolstrejk för kli-
matet, sciopero scolastico per il clima,
più una pila di volantini che dicevano:
“Di solito noi ragazzi non facciamo quel-
lo che gli adulti ci dicono di fare: li imitia-
mo. E visto che voi cagate sul mio futuro,
ci cago anch’io”.
Il giorno dopo c’erano altri ragazzi se-
duti accanto a lei. Quello è stato l’inizio.
Da allora, ogni venerdì gli studenti scen-
dono in piazza in Germania, in Italia, nel
Regno Unito, in Uganda, in Australia e
negli Stati Uniti, sotto l’hashtag
#FridaysForFuture. Ora tutto il mondo
vuole sapere chi è quella ragazza che è
riuscita da sola a mobilitare le masse.
A monosillabi
Dopo aver ottenuto dalla scuola una giu-
stificazione per la sua assenza dovuta
all’invito a Davos, Greta ha raggiunto la
destinazione del suo viaggio. Ha l’aria
stanca, e alle domande dei giornalisti ri-
sponde a bassa voce e a monosillabi.
“Perché sei venuta a Davos?”.
“Perché sono stata invitata”.
“Cosa vuoi cambiare?”.
“Tutto”.
“Secondo te c’è speranza?”.
“No”.
Trascorre la prima notte all’aperto, in
compagnia dei ricercatori. È un’avventu-
ra, dice: “C’è chi arriva a Davos a bordo
di un aereo privato e dorme in alberghi di
lusso. Altri arrivano in treno e dormono
in tenda”. Ma non sente un po’ freddo,
visto che siamo 18 gradi sotto lo zero?
“Sì, sono un tantino preoccupata”, ri-
sponde Greta con un sorrisetto. L’atmo-
sfera si fa subito più distesa quando l’iro-
nia si fa strada attraverso la sua dolce se-
verità, e forse è per questo che Greta la
 Davos, Svizzera, 25 gennaio 2019. Greta Thunberg al Forum economico mondiale
FABRICE COFFRINI (AFP/GETTy IMAGES)
usa con parsimonia: non è mica venuta
qui per divertirsi.
Un’ong le ha messo a disposizione un
consulente per gestire l’agenda degli in-
contri con la stampa a Davos. Il consu-
lente, che sta a Bruxelles, ci informa che
purtroppo non è possibile avere colloqui
privati con Greta ma che, forse, a margi-
ne degli incontri uiciali, avremo la pos-
sibilità di rivolgerle delle domande. Chi
desidera accompagnare Greta Thunberg
durante il suo soggiorno a Davos deve
correrle dietro. Per esempio, nella tarda
mattinata del 24 gennaio deve prendere
con lei l’ascensore che scende dalla
Schatzalp alla promenade, come ha fatto
il collega del quotidiano britannico The
Guardian, scoprendo così che di venerdì
Greta salta le lezioni di sport, di geogra-
ia e di religione. Oppure bisogna farsi da
parte per non ostruire la visuale ai colle-
ghi francesi, che la riprendono mentre
davanti alle telecamere dice: “I giovani
più di tutti dovrebbero rendersi conto
che se non si fa qualcosa – prestissimo,
adesso, subito – il loro futuro è a rischio”.
Lungo la strada che conduce al Panora-
ma Dome, dov’è attesa a pranzo, scrive
un tweet con lo smartphone. “Un giorna-
lista belga mi ha appena detto che oggi a
Bruxelles 35mila studenti hanno parteci-
pato alla protesta! Grandi!”.
A un certo punto però riusciamo ad
acciufare Greta per parlarci un quarto
d’ora. “Visto che baraonda, Greta?”.
“Questi vertici sono sempre frenetici,
ma l’interesse nei miei confronti non du-
rerà a lungo”.
“Perché pensi questo?”.
“Perché è sempre così”.
È evidente che Greta sopporta, ma
non gradisce, di essere al centro di tanta
attenzione: mentre conversiamo tiene
quasi sempre lo sguardo a terra e stringe
le palpebre come se dovesse spremere
fuori ogni frase. A volte, alla ine di una
frase sembra che intorno a lei cali un mu-
ro di vetro.
Tutto bianco, tutto nero
Greta Thunberg aveva undici anni quan-
do i medici le hanno diagnosticato la sin-
drome di Asperger, una forma di auti-
smo. Le persone con questa sindrome
hanno spesso diicoltà nell’interazione
con gli altri e tendono a sviluppare inte-
ressi particolari. Greta ha raccontato alla
tv svedese come la sua particolare perce-
zione, che le fa vedere tutto bianco o tut-
to nero, l’abbia aiutata a riconoscere la
crisi del clima per quello che è: un’emer-
genza che non ammette soluzioni sfuma-
te. “Se non avessi l’Asperger, se non fossi
così strana, forse sarei rimasta impigliata
in questo gioco di società che appassiona
tanto gli altri”. Quando Greta parla della
sindrome di Asperger, sembra quasi che
i disturbi dello spettro autistico possano
essere delle armi di protesta politica nel
ventunesimo secolo.
Per Greta tutto è cominciato con un
documentario sui riiuti di plastica pre-
senti nel mare. Quando l’hanno proietta-
to a scuola, anni fa, quel documentario
l’ha sconvolta. Ha pianto molto, parlato
poco e a un certo punto ha addirittura
smesso di mangiare, tanto che i suoi ge-
nitori, su consiglio di uno psicologo, han-
no cominciato a prender nota di quanto
cibo mangiava e quanto impiegava a far-
lo. “Colazione: un terzo di banana in 53
minuti. Pranzo: cinque gnocchi in due
ore e dieci minuti”. In seguito Malena
Ernman, la madre di Greta e nota can-
tante d’opera che nel 2009 ha rappresen-
tato la Svezia all’Eurovision, ha pubbli-
cato un libro intitolato Scener ur hjärtat
(scene dal cuore). Nel libro Malena ha
scritto che le immagini dei riiuti di pla-
stica in mare si sono impresse sulla retina
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 73
Ritratti

HANNA FRANzEN (TT NEWS AGENCy/AFP/GETTy IMAGES)

di sua iglia come un marchio a fuoco. E vanno a cavallo oppure sciano”, com-
che, da allora, Greta vede ciò che gli altri menta lui. “Questo è l’hobby di Greta, e
non vogliono vedere. io semplicemente le sto accanto”.
In Germania il libro della madre di Il 25 gennaio Greta scrive il suo primo
Greta non è ancora stato pubblicato e noi tweet alle 7.02 del mattino. “Sono stata
ne abbiamo letto solo qualche estratto in invitata a incontrare Klaus Schwab e Chri-
inglese. Ma siccome in Svezia è uscito il stine Lagarde. Dopo parlerò al Forum
quarto giorno dello sciopero scolastico economico mondiale e alle 11.15 terrò una
di Greta, Ernman è stata accusata di conferenza stampa nella Icehouse, al nu-
sfruttare la iglia per farsi pubblicità, co- mero 93 della promenade. Poi, qui a Da-
sa che lei smentisce categoricamente. vos intorno alle 12 i ragazzi delle scuole
Eppure il sospetto che certi adulti – il pa- fanno sciopero”.
dre, la madre, quelli della lobby ambien- Mentre percorre la promenade, la se-
talista – abbiano fatto di Greta il megafo- gue un piccolo sciame di fotoreporter. Gli
no dei loro interessi particolari torna altri giornalisti, una cinquantina, aspetta-
sempre a galla, anche perché le sue paro- no l’inizio della conferenza stampa. Greta
le suonano molto precise e ailate. Del legge il testo che ha presentato pochi mi-
resto Greta non nega di farsi aiutare, ogni nuti prima al forum. Chiude con queste
tanto, a mettere i suoi pensieri in parole, parole: “Gli adulti dicono sempre: ‘Abbia-
soprattutto dal padre. mo il dovere di dare una speranza ai gio-
“Greta, ti fa innervosire quando ti at- vani’. Io però la vostra speranza non la
taccano sui social network?”. Stoccolma, Svezia, 30 novembre 2018. voglio. Non voglio che siate ottimisti, vo-
“Succede. La gente sparge voci sul La protesta di Greta Thunberg glio che vi prenda il panico. Voglio che
mio conto. Chiaro, la cosa mi disturba un davanti al parlamento proviate la paura che provo io ogni giorno.
po’. Ma dimostra anche che sta succe- E poi voglio che passiate all’azione. Voglio
dendo qualcosa da cui la gente si sente piedi senza esitazione e ripete un passo che facciate come si fa in qualsiasi emer-
minacciata. E questo è un bene”. del suo messaggio a Davos: “C’è chi dice genza. Voglio che facciate come se casa
Durante le conferenze stampa a Da- che la crisi del clima l’abbiamo provocata vostra andasse a fuoco. Perché sta andan-
vos, Greta usa spesso brani di discorsi tutti quanti. Ma è solo una comoda bugia. do a fuoco”.
che ha fatto nei mesi passati, per esem- Perché quando tutti sono colpevoli, nes- Mentre va alla manifestazione, è co-
pio in occasione delle grandi manifesta- suno è colpevole. Invece di colpevoli ce stretta a farsi largo tra macchine fotogra-
zioni di Londra e di Helsinki, della Ted ne sono, eccome. Certe persone, certe iche e microfoni. I giornalisti si spintona-
che ha fatto a Stoccolma o del vertice di aziende, soprattutto certi leader politici no, uno cade per terra. Il traico si ferma.
Katowice sul cambiamento climatico. sapevano esattamente quale valore in- Lei sparisce a un angolo di strada, dietro i
Eccone uno: “Noi non andiamo a mendi- calcolabile stavano sacriicando pur di giornalisti e i fotoreporter. Lì si è radunato
care la comprensione dei politici. In pas- continuare a guadagnare quantità incre- un gruppetto di studenti svizzeri. Due ra-
sato ci hanno ignorato e continueranno a dibili di denaro”. Ma poi aggiunge: “Cre- gazze cercano di arrampicarsi su un muro
farlo. Ma le cose cambieranno, che gli do che alcuni di loro siano qui ora”. Più e di mettersi in posa per i fotograi. Qual-
piaccia o no”. tardi, prima di caricare il video su Twit- che studente si fa un selfie ridendo. In
ter, gli organizzatori taglieranno questo mezzo a loro c’è Greta, seduta per terra
Neve illuminata passaggio. Naturalmente, è possibile che tra la neve, seria e muta, come fosse sotto
Molti non credono che le cose che Greta qualcuno le abbia messo in bocca questi vetro, e strizza le palpebre per il sole. Pas-
dice siano farina del suo sacco probabil- discorsi. Ma è diicile credere che le ab- sa una signora che fa jogging in pelliccia
mente perché sembra più giovane della bia dato il coraggio di sputarli nel piatto nera. È costretta a evitarla, scuote il capo
sua età. Al pranzo che si tiene nel Panora- dei signori di Davos, proprio sotto i loro e ride sprezzante: “Ach, Grrrrretttta, Grr-
ma Dome di Davos, il posto di Greta è occhi. rrretttta, Grrrrretttta”.
proprio davanti al podio dove si discute “Ti è costato molto sforzo, Greta?”. Il treno parte da Davos il pomeriggio
del futuro del pianeta, su uno sfondo di “Non ci penso più. Non sono brava a del 25 gennaio. Alcuni passeggeri stanno
neve illuminata dal sole. Gli oratori sono dire bugie, come molti di noi che abbia- ilmando dai inestrini le montagne inne-
Bono Vox, il leader degli U2, il musicista mo l’Asperger”. vate. Non fanno attenzione alla ragazza
Will.i.am, l’etologa Jane Goodall, la diplo- Effettivamente Greta non sembra con le trecce seduta accanto.
matica Christiana Figueres. Greta si è si- proprio il tipo che si fa dire quello che de- “Spesso mi sento dire: ‘Quanto sei
lata dalle spalle le bretelle dei pantaloni ve fare. Dà piuttosto l’impressione di es- brava, quanto sei coraggiosa’. Ma in realtà
rosa da sci e ha i capelli tutti spettinati. sere una persona che ha inalmente tro- io sono timida. È per questo che davanti al
Beve un sorso dalla sua borraccia, mangia vato il modo di costringere gli altri ad parlamento ero seduta da sola. Se non
fragole (sì, fragole a gennaio: le hanno ascoltare: a partire dai suoi genitori. Rac- fossi così timida sarei entrata a far parte di
rimproverato anche questo) e sembra una conta che sua madre ha rinunciato alla qualche organizzazione insieme ad altri
bambina parcheggiata lì dai genitori. carriera per non dover più volare. E suo ragazzi. Ma siccome non sono capace,
Alla ine, quando il moderatore del padre Svante, un attore, da sei mesi man- preferisco fare da sola”.
dibattito le si avvicina e le chiede se le va gia vegano e l’accompagna a ogni confe- Da qui a Stoccolma l’aspettano trenta-
di aggiungere qualcosa, Greta si alza in renza: anche qui a Davos. “Altri ragazzi due ore di viaggio. ◆ ma

74 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

Viaggi
Vista
sul muro
Jonathan Cook, The National, Emirati Arabi Uniti
Il Walled of hotel, creato da
Banksy a Betlemme per
denunciare l’occupazione
israeliana, doveva restare
aperto solo un anno. Invece
è ancora in funzione
anksy, l’artista di strada
B britannico di cui non si co­
nosce la vera identità, è
tornato a far parlare di sé a
ottobre del 2018: durante
un’asta a Londra la sua
opera Girl with balloon si è autodistrutta
passando attraverso un tritadocumenti
nascosto nella cornice del quadro, pochi
secondi dopo essere stata venduta a 1,4
milioni di dollari.
Intanto nella città palestinese di Be­
tlemme un progetto artistico di Banksy
molto più grande, un hotel che vanta “il
peggior panorama del mondo”, sembra
inaspettatamente destinato a scampare
alla distruzione pianiicata.
Quando ha aperto nel marzo del 2017,
il Walled of hotel, l’albergo murato, cir­
condato dal muro di cemento alto otto
metri costruito da Israele per ingabbiare
Betlemme, doveva restare in funzione
solo per un anno. Ne sono trascorsi quasi
due e l’albergo ha sempre più successo.
In origine, il Walled of hotel era stato
pensato come un’installazione artistica
temporanea e provocatoria, per trasfor­
mare in un’improbabile attrazione turisti­
ca il soffocante muro lungo settecento
chilometri che attraversa il territorio pale­
stinese occupato. I visitatori attirati a Be­
tlemme dalle opere di Banksy – sia quelle
all’interno dell’hotel sia quelle sul colos­
sale muro all’esterno – ricevono un rapido
ma potente assaggio della vita dei palesti­
nesi all’ombra dell’infrastruttura militare
di segregazione israeliana.
Inaspettatamente, l’albergo ha avuto
tanto successo da fare concorrenza in po­
76 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
co tempo a un’altra attrazione turistica, la
tradizionale meta di pellegrinaggio della
città, la chiesa della Natività, dove si ritie­
ne sia nato Gesù. “Da quando ha aperto,
l’albergo ha attirato 140mila visitatori,
israeliani, palestinesi e stranieri”, dice
Wisam Salsa, che ha contribuito a fonda­
re la struttura e la gestisce. “Ha dato un
enorme impulso all’industria del turismo
palestinese”.
L’eccezione alla regola
Il Walled of hotel è venuto dopo il Disma­
land bemusement park, creato da Banksy
nel contesto più familiare e sicuro di una
località balneare britannica. Per cinque
settimane, l’installazione a Weston­super­
Mare, nel Somerset, ha oferto ai turisti
una versione distopica dei parchi dei di­
vertimenti in stile Disney, con tanto di
fungo atomico, esperimenti medici sba­
gliati, immigrati intrappolati in una barca
in alto mare e la storia di Cenerentola rac­
THoMaS Coex (afP/GeTTy IMaGeS)
contata come un incidente stradale.
Ma rispetto a Dismaland e Girl with
balloon, Banksy sembra molto più rilut­
tante a portare avanti la distruzione della
sua creazione a Betlemme. L’albergo è
ormai diventato una presenza permanen­
te nel panorama turistico della cittadina.
Visto il carattere notoriamente schivo
di Banksy, è diicile dire con certezza per­ si. Ma il muro che passa davanti al Walled
ché ha fatto un’eccezione per il Walled of of hotel ha isolato Betlemme da uno dei
hotel. Ma data la sua simpatia per la causa suoi più importanti luoghi sacri, la tomba
palestinese, è facile immaginare quali sia­ di Rachele, permettendo agli estremisti
no state le sue preoccupazioni. Una è che ebrei di prenderne possesso.
la ine dell’hotel farebbe felici le autorità Con la sua decisione di non abbando­
militari israeliane, eliminando un ele­ nare l’hotel, Banksy sembra aver subìto
mento che attira l’attenzione su un aspet­ l’inluenza del sumud palestinese (“deter­
to particolarmente odioso dell’occupa­ minazione”, in arabo), l’impegno a resi­
zione. Inoltre, la demolizione di un edii­ stere alla pressione e all’aggressione isra­
cio ricorderebbe in modo sgradevole la eliana. Ma soprattutto c’è una considera­
politica israeliana di espellere i palestine­ zione pratica: il Walled of hotel è rapida­
si dalle loro terre per far posto agli inse­ mente diventato una rara esperienza di
diamenti israeliani. successo nei territori occupati, rilancian­
Israele sostiene che il muro è stato co­ do l’economia palestinese in diicoltà.
struito per aumentare la sicurezza, in mo­ Questo nonostante Israele faccia di tutto
do da tenere fuori i “terroristi” palestine­ per frenare il turismo a Betlemme, au­

mentando i disagi e il tempo necessario
per attraversare il muro e il checkpoint
israeliano.
Nel 2017 il ministero dell’interno isra­
eliano aveva inviato una circolare alle
agenzie di viaggi, invitandole a non far
pernottare in città i gruppi di pellegrini in
visita a Betlemme. a causa delle polemi­
che scatenate dalla circolare, il governo in
seguito ha fatto marcia indietro, ma il
messaggio era chiaro. Wisam Salsa fa no­
tare che il Walled of hotel non solo ha at­
tirato un nuovo tipo di visitatori a Betlem­
me, ma ne ha anche convinti molti ad an­
dare in altre parti della Cisgiordania.
Salsa conosce in prima persona l’im­
portanza del turismo. era rimasto senza
L’ingresso del Walled of hotel. Betlemme, 15 marzo 2017
lavoro come guida turistica quando alcuni
amici in comune lo presentarono a Bank­
sy nel 2005, poco dopo il completamento
del muro che isolava Betlemme dalla vici­
na Gerusalemme. La città era economi­
camente morta, i turisti avevano troppa
paura di visitare i suoi luoghi sacri mentre
un’insurrezione armata infuriava nei ter­
ritori occupati. La seconda intifada tra il
2000 e il 2005 fu la reazione dei palesti­
nesi al rifiuto israeliano di concedergli
uno stato autonomo, previsto dagli accor­
di di oslo degli anni novanta.
Banksy arrivò nel 2005 a verniciare
con le bombolette una supericie all’epo­
ca ancora quasi del tutto immacolata, cre­
ando una serie di immagini straordinarie,
che scatenarono un’ondata di imitazioni
locali e straniere. Il muro a Betlemme di­
ventò presto un’enorme tela per la resi­
stenza artistica, conferma Salsa.
Nel 2014 Banksy ha avuto l’idea
dell’hotel. Salsa ha trovato un grande edi­
icio abbandonato da più di dieci anni a
causa della sua vicinanza al muro. “era
una posizione assurda per un albergo. È
vicino alla strada principale che collega
Betlemme e Gerusalemme, così tutti ci
avrebbero visto”, ricorda Salsa.
L’albergo si trova in una delle poche
aree di Betlemme all’interno della cosid­
detta area C, la parte di Cisgiordania che
in base agli accordi di oslo è classiicata
temporaneamente sotto il pieno controllo
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 77
Viaggi
israeliano. Questo signiica che l’esercito
non può impedire agli israeliani di andar­
ci. “oggi non ci sono canali aperti tra pa­
lestinesi e israeliani. Il Walled of hotel è
uno dei pochi luoghi in cui gli israeliani
possono vedere e sentire la realtà vissuta
dai palestinesi”, spiega Salsa. “Certo, gli
israeliani vengono soprattutto per ammi­
rare l’arte. Ma non possono fare a meno di
capire molte cose quando sono qui.”
Salsa è felice che il Walled of hotel ri­
esca a garantire un buon salario ai 45 di­
pendenti del posto. L’ambiziosa visione di
Banksy si è dimostrata vincente, dice Sal­
sa: “Il Walled of hotel fa vivere ai turisti
l’esperienza della nostra realtà”. Inoltre fa
dell’arte un modello di resistenza, sottoli­
nea Salsa: “L’hotel ampliica la voce dei
palestinesi. Ci fa ascoltare dal mondo,
senza bisogno di ulteriori vittime palesti­
nesi o israeliane”.
Nel novembre del 2018 l’albergo è sta­
to inserito nel padiglione palestinese del
World travel market di Londra, la più
grande iera del turismo del mondo, du­
rante la quale 50mila agenti di viaggio
fanno afari per più di quattro miliardi di
dollari. Banksy aveva annunciato che
avrebbe portato una replica di una delle
sue opere realizzate sul muro davanti
all’hotel di Betlemme: i cherubini che cer­
cano di aprire un varco nel cemento con
un piede di porco. L’artista aveva anche
promesso un poster in edizione limitata
di un altro graito, in cui alcuni bambini
usano una torre di guardia israeliana co­
me attrazione da luna park. Una scritta
sotto l’immagine recita: “Visita la Palesti­
na storica! all’esercito israeliano è piaciu­
ta tanto che non se n’è più andato!”. L’an­
nuncio di Banksy ha causato una ressa al
padiglione palestinese, uno dei più picco­
li della iera.
Rula Maayah, ministra del turismo pa­
lestinese, ha elogiato Banksy per essere
riuscito a trasformare l’immagine del tu­
rismo palestinese, deviando verso la
Cisgiordania i giovani in visita in Israele:
“Porta l’attenzione sull’occupazione, ma
allo stesso tempo parla della bellezza del­
la Palestina”.
al Walled of hotel, tuttavia, Israele ha
reso piuttosto diicile ammirare questa
bellezza. Molte delle inestre ofrono po­
co più di una vista sul muro. fa parte
dell’“esperienza” del Walled of, che oggi
attira non solo chi vuole passarci una not­
te, ma anche un pubblico più vasto di
escursionisti in giornata. Nasser, un tassi­
sta che accompagna due sorelle francesi
lungo il muro conferma che molti turisti
78 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
ormai preferiscono l’albergo alla chiesa
della Natività.
Se Dismaland era un parco dei diverti­
menti distopico nel mezzo di una località
balneare all’insegna dello svago, il Walled
of hotel ofre una piccola oasi di serenità,
anche se con un marcato signiicato poli­
tico, in uno scenario che somiglia a uno
stato di polizia postapocalittico. In cima
al muro ci sono innumerevoli telecamere
di sorveglianza e torri di guardia minac­
ciose, mentre gli onnipresenti soldati
israeliani sono nascosti dietro ai vetri
oscurati. Spuntano fuori a sorpresa, di so­
lito per fare irruzione nelle case di ignari
palestinesi.
Pupazzi e porcellane
Quando ho lasciato la macchina nel par­
cheggio del Walled of hotel a ottobre del
2018, ho visto un gruppo di soldati israe­
liani armati. Mi sono chiesto se non fossi
capitato in una delle famose trovate arti­
stiche di Banksy. Non era così. erano sol­
Informazioni
pratiche
◆ Come arrivare Per andare a Betlemme
bisogna passare da Tel aviv. Il prezzo di un
volo a/r da Roma (Pegasus airlines, Iberia, el
al) parte da circa 150 euro. Poi si raggiunge
Gerusalemme in macchina, in autobus, in
treno o in taxi. La distanza tra Gerusalemme e
Betlemme è di circa dieci chilometri e si può
percorrere in autobus o in taxi. Prima di
entrare in città bisogna oltrepassare un
checkpoint israeliano.
◆ L’albergo I prezzi per pernottare al Walled
of hotel vanno da 60 euro (nel dormitorio) a
965 (nella suite presidenziale) a notte. La
struttura ofre anche un tour al muro di
separazione (30 euro a persona) e un servizio
di trasferimento dall’aeroporto (12o euro).
Per informazioni: walledohotel.com
◆ La prossima settimana
Viaggio all’albergo di ghiaccio in Canada. Ci
siete stati? avete consigli da dare? Scrivete a
viaggi@internazionale.it.
dati veri, impegnati a proteggere estremi­
sti ebrei che celebravano una festa reli­
giosa vicino alla tomba di Rachele.
L’atrio dell’albergo, a diferenza delle
stanze, è facilmente accessibile al pubbli­
co. È un sorprendente miscuglio: in parte
un provocatorio omaggio all’artiiciosa
rainatezza della vita coloniale britanni­
ca, in parte un caotico spazio espositivo
per la sovversiva arte di Banksy. I visitato­
ri possono gustare un tè in perfetto stile
inglese, servito in raffinate porcellane,
seduti sotto varie telecamere di sorve­
glianza israeliane appese al muro come
trofei di caccia, oppure accanto a un ri­
tratto di Gesù con il puntino rosso del la­
ser di un cecchino sulla fronte.
L’atrio conduce a un museo che docu­
menta i vari metodi israeliani di coloniz­
zazione e controllo delle terre e la storia di
resistenza dei palestinesi. all’entrata c’è
un pupazzo di lord Balfour, il ministro de­
gli esteri che 102 anni fa avviò la politica
britannica di sostegno alla colonizzazio­
ne della Palestina. fu lui a emanare la fa­
migerata dichiarazione Balfour, che pro­
metteva al popolo ebraico una patria in
Palestina. Premendo un pulsante, Balfour
prende vita con uno scatto e irma rabbio­
samente la dichiarazione sulla sua scriva­
nia. al piano di sopra c’è una grande gal­
leria dove sono esposte alcune delle mi­
gliori opere d’arte palestinesi. La recep­
tion dell’hotel organizza due volte al
giorno un tour del muro.
L’accesso alle camere è nascosto die­
tro una porta camufata da scafale per i
libri. Gli ospiti devono agitare la chiave
della propria stanza, che ha la forma di un
pezzo del muro, davanti a una piccola sta­
tua di Venere, il cui petto s’illumina di ros­
so mentre la porta si apre. Una scalinata
porta al secondo e al terzo piano, dove nei
pianerottoli si possono ammirare ancora
il decadente splendore coloniale e le ope­
re di Banksy. Pacchiani dipinti di navi,
paesaggi e vasi di iori sono nascosti da
una itta rete metallica simile a quella che
Israele usa per proteggere le sue jeep mi­
litari dai lanci di pietre. Un cartello con la
scritta “Ci scusiamo. fuori servizio” pen­
de sopra l’ascensore, la cui porta semia­
perta rivela che in realtà è murato. Tutte
le stanze sono state ideate da Banksy su
temi vari, ma solo alcune contengono sue
opere originali, in particolare la suite pre­
sidenziale.
Gli alberghi sono abituati al fatto che i
clienti si portano via boccette di sham­
poo, saponi o asciugamani come souvenir
del loro soggiorno. Ma al Walled of la po­
ILIa yefIMoVICH (GeTTy IMaGeS)
sta in gioco è più alta. alla partenza gli
ospiti devono mettere la irma sotto una
lista di oggetti dichiarando di non aver
portato via le opere d’arte dalle loro stan­
ze. accanto all’albergo c’è il Wall mart, un
negozio dove si può trovare il necessario
per lasciare un segno sul muro di cemen­
to. La maggior parte dei graiti occasio­
nali ha una durata breve: la superficie
viene regolarmente pulita, in modo da
lasciare spazio per gli scarabocchi di altri
visitatori.
L’altro lato della storia
Le opere più famose di Banksy sono state
messe al riparo dalle bombolette spray. I
cherubini armati di piede di porco portati
a Londra erano stati dipinti per il Natale
del 2017, quando Banksy ha reclutato il
regista Danny Boyle (famoso per il ilm
The Millionaire) per mettere in scena una
natività alternativa nel parcheggio dell’al­
bergo. L’Alternativity, che prevedeva un
vero asino e una vera neve prodotta da un
macchinario posto sul tetto dell’hotel, è
diventata un documentario della Bbc.
Un’altra opera è Er... sorry (ehm, scu­
sate), realizzata in occasione del “party di
scuse” organizzato dall’albergo nel no­
vembre del 2017, nel centenario della ir­
ma della dichiarazione di Balfour. I bam­
Una camera del Walled of hotel. Betlemme, 4 marzo 2017
bini dei vicini campi profughi sono stati
invitati a indossare elmetti con la bandie­
ra del Regno Unito e a sventolare bandie­
rine bruciacchiate. Una persona travestita
da regina elisabetta II ha scoperto la scrit­
ta “er... sorry” incisa sul muro. Il gioco di
parole è tra un’esitante richiesta di scuse
a nome del Regno Unito e le iniziali del
nome latino uiciale della sovrana, eliza­
beth Regina. La celebrazione però ha di­
mostrato anche che il messaggio sovver­
sivo di Banksy, rivolto soprattutto a un
pubblico occidentale, non sempre risulta
comprensibile agli abitanti del posto. al­
cuni attivisti infatti hanno interrotto la
festa cantando “Palestina libera!” e han­
no piazzato una bandiera palestinese nel­
la torta decorata con i colori britannici.
Salsa riiuta l’accusa mossa da alcuni
abitanti del luogo e osservatori stranieri,
secondo cui l’albergo è un esempio di “tu­
rismo di guerra”, che sfrutta la miseria dei
palestinesi: “La festa ha attirato l’atten­
zione dei mezzi d’informazione su una
storia di cui altrimenti non avrebbero par­
lato, perché non c’erano violenza né spar­
gimenti di sangue”. Salsa inoltre sottoli­
nea che l’albergo ha dato opportunità di
lavoro, oltre che ai suoi dipendenti , anche
alle guide turistiche, ai tassisti, agli hotel
vicini meno costosi, ai negozi e ai distri­
butori di benzina. Inoltre è uno dei rari
casi in cui i palestinesi sono riusciti a “ri­
prendersi” un pezzo del loro territorio
dall’esercito israeliano. Prima che l’alber­
go cominciasse ad attirare i visitatori,
dall’altro lato del muro c’era una grande
base militare. “L’esercito non gradiva che
frotte di turisti fotografassero i dintorni,
così ha trasferito la base più in là, nascon­
dendola alla vista”.
Mike Seleski ha trent’anni e viene dal
Canada. Ha visitato il Walled of hotel per
vedere le opere di Banksy, prima di fer­
marsi davanti al muro. aveva sentito par­
lare dell’albergo da un israeliano cono­
sciuto durante un viaggio in Vietnam.
“Non mi piacciono le solite esperienze
turistiche. È importante ascoltare l’altro
lato della storia quando viaggi”, spiega. In
ognuno dei 32 paesi in cui è stato, Mike si
è fatto fotografare vicino a un’importante
attrazione locale con in mano un cartello
per rassicurare la madre: “Mamma, sto
bene”. era scontato che a Betlemme
avrebbe fatto la foto davanti alle opere di
Banksy sul muro, invece che alla chiesa
della Natività: “Quando vedi il muro in tv
te ne dimentichi, la tua vita va avanti. Ma
quando ti fermi qui, capisci che i palesti­
nesi non hanno scelta. Semplicemente
non possono ignorarlo”. ◆ fdl
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 79
Graphic journalism Cartoline da New York

80 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

Francesca Berardi è nata a Torino nel 1983 e vive a New York. Scrive, produce podcast e ama disegnare. Il suo ultimo progetto
è una mappatura di New York attraverso l’esperienza di chi vive raccogliendo lattine e bottiglie per strada (canners.nyc).

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 81

 Cultura
Cinema
Roma
neTFLIx
Una trappola
borghese
Slavoj Žižek, The Spectator, Regno Unito
Roma di Alfonso Cuarón è
celebrato per un errore di
lettura quasi osceno.
L’opinione di Slavoj Žižek
Attenzione, questo articolo contiene spoiler
uando ho inito di vedere Roma
Q mi è rimasto un po’ di amaro in
bocca: indubbiamente la mag-
gior parte dei critici ha ragione
quando dice che diventerà un
classico, ma non sono riuscito a liberarmi
dell’idea che questa sensazione difusa è
motivata da un terriicante, quasi osceno,
errore di lettura, e che il ilm è celebrato per
i motivi sbagliati.
Roma è stato letto come un tributo a
Cleo, una cameriera che lavora nel quartie-
re Colonia Roma di Città del Messico in una
82 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
casa in cui vivono la borghese Soia, suo
marito Antonio, i loro quattro igli, la madre
di Soia, Teresa, e l’altra cameriera, Adela.
La storia si svolge nel 1970, all’epoca dei
grandi movimenti studenteschi e delle pro-
teste sociali.
La storia sullo sfondo
Come già in Y tu mamá también, Cuarón
mantiene una certa distanza tra due livelli:
i problemi della famiglia (Antonio lascia la
moglie per una ragazza più giovane, Cleo
rimane incinta del idanzato che l’abbando-
na subito) e la concentrazione sulle questio-
ni personali dei vari familiari rendono la
presenza opprimente delle lotte sociali an-
cora più palpabile come sfondo, lontano ma
onnipresente. Come avrebbe detto il critico
Fredric Jameson, la storia come realtà non
può essere raccontata, può essere solo uno
sfondo confuso che lascia il segno sugli
eventi narrati. Quindi Roma celebra davve-
ro solo la bontà semplice di Cleo e la sua al-
truistica dedizione alla famiglia? Possiamo
veramente ridurre Cleo a oggetto d’amore
di una viziata famiglia borghese, che l’ac-
cetta (quasi) come una di famiglia per sfrut-
tarla meglio a livello isico ed emotivo?
Il ilm è intessuto di sottili allusioni al
fatto che la bontà di Cleo è essa stessa una
trappola, e questa bontà diventa il bersaglio
di una critica implicita che vede in quella
dedizione il risultato di una cecità ideologi-
ca. Con questo non mi riferisco solo alle
ovvie dissonanze nel modo i cui i vari fami-
liari la trattano: immediatamente dopo
averle dichiarato il loro amore e aver parlato
con lei “alla pari”, le chiedono improvvisa-
mente di fare qualche lavoro di casa o di
portare qualcosa in tavola. Un aspetto che
mi ha particolarmente colpito, per esempio,
è l’ostentazione dell’indiferente brutalità

neTFLIx
di Soia quando, ubriaca, cerca di parcheg-
giare l’automobile della famiglia nel garage
della casa urtando ripetutamente il muro.
Anche se questa brutalità è giustiicata dal-
la disperazione per essere stata lasciata dal
marito, il messaggio che passa è che in virtù
della sua posizione dominante può permet-
tersi di comportarsi così, mentre Cleo, che
è in una situazione più difficile, non può
permettersi questo tipo di “sfoghi”, anche
quando tutto il mondo le sta crollando ad-
dosso. Deve continuare a lavorare.
La drammatica situazione di Cleo esplo-
de quando partorisce una bambina morta, i
numerosi tentativi di risuscitarla falliscono
e i medici gliela fanno tenere un attimo tra
le braccia prima di portarla via. A molti cri-
tici che hanno visto in questa scena il mo-
mento più traumatico del ilm è sfuggita la
sua ambiguità: scopriremo in seguito che a
traumatizzarla veramente è il fatto che non
voleva un iglio, quindi quel cadavere che
tiene tra le braccia è una buona notizia.
Alla ine del ilm, Soia decide di andare
in vacanza con la famiglia a Tuxpan, e porta
con sé anche Cleo per aiutarla a superare la
sua perdita (in realtà anche lì hanno biso-
gno di una cameriera). Durante la cena,
Soia dice ai bambini che lei e il padre si so-
no separati e mentre loro sono in viaggio
Antonio andrà a casa a prendere le sue cose.
Sulla spiaggia, due dei bambini rischiano di
annegare ino a quando Cleo non entra in
mare per salvarli anche se non sa nuotare.
Mentre Soia e i bambini le dichiarano la
loro gratitudine, lei crolla, in preda al senso
di colpa per non aver voluto la sua bambina.
Tornate a casa, scoprono che le librerie non
ci sono più e che la disposizione delle stanze
da letto è stata modiicata. Cleo prepara il
bucato e dice ad Adela che ha molte cose da
raccontarle.
Indizi formali
Sulla spiaggia, dopo che Cleo ha salvato i
bambini, tutti (Soia, Cleo e i ragazzi) si ab-
bracciano. Se mai c’è un momento di falsa
solidarietà nel ilm è proprio questo, perché
conferma che Cleo è completamente in-
trappolata. Sto sognando? O forse la mia
lettura non è troppo folle? Penso che
Cuarón ci dia qualche indizio formale in
questa direzione. L’intera scena in cui Cleo
salva i bambini è un unico piano sequenza,
con la macchina da presa che si sposta sem-
pre puntata su di lei. Guardandola non si
può fare a meno di notare una strana disso-
nanza tra forma e contenuto: mentre il con-
tenuto è il toccante gesto di Cleo che, subito
dopo un parto traumatico, rischia la vita per
i bambini, la forma ignora totalmente quel
contesto drammatico. non c’è nessun pas-
saggio di inquadrature da Cleo che entra in
acqua ai bambini, nessuna tensione dram-
matica tra il pericolo che stanno correndo e
il suo tentativo di salvarli, nessuna sogget-
tiva per farci capire cosa vede lei. Questa
strana inerzia della macchina da presa, il
Roma
suo riiuto di lasciarsi coinvolgere nel dram-
ma rende in modo palpabile lo scollamento
di Cleo dal ruolo di serva fedele pronta a
sacriicarsi.
Un ulteriore indizio dell’emancipazione
che verrà ci viene fornito negli ultimi secon-
di del ilm, quando Cleo dice ad Adela: “Ho
molte cose da raccontarti”. Forse signiica
che Cleo è inalmente pronta a uscire dalla
trappola della sua “bontà”, si sta rendendo
conto che la sua dedizione alla famiglia è
l’essenza stessa della sua schiavitù. In altre
parole, la sua totale indiferenza agli eventi
politici, la sua altruistica dedizione ai pa-
droni, è l’essenza stessa della sua identità
ideologica. È così che “vive” l’ideologia.
Forse quel discorso con Adela determinerà
la nascita della sua “coscienza di classe”,
sarà il primo passo che la porterà a unirsi ai
manifestanti nelle piazze. ne uscirà una
nuova Cleo, molto più fredda e spietata, li-
berata dalle catene ideologiche.
Ma forse non sarà così. È molto diicile
liberarsi di catene in cui non solo ci sentia-
mo a nostro agio ma pensiamo di star fa-
cendo qualcosa di buono. Come lascia in-
tendere T.S. eliot in Assassinio nella catte-
drale, il peccato più grande è fare la cosa
giusta per il motivo sbagliato. u bt
L’AUTORE
Slavoj Žižek è un ilosofo e studioso
di psicoanalisi sloveno. Il suo ultimo libro è
Il trash sublime (Mimesis 2018).
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 83
Cultura

Cinema
Italieni Dagli Stati Uniti
I ilm italiani visti da
un corrispondente straniero.
Donne vincenti in Colorado
Questa settimana l’israeliana
Sivan Kotler.

Il primo re
Di Matteo Rovere.
Con Alessandro Borghi, Alessio
Lapice. Italia 2019, 127’
●●●●●
Con un approccio istintivo,
primitivo, al limite del
primordiale, Matteo Rovere
porta sulle sue spalle una
produzione cinematograica
ambiziosa. Il primo re, prima
ancora di essere visto, fa
pensare a qualcosa d’insolito
nel panorama italiano. E
infatti si rivela innovativo e
coraggioso: un ilm di qualità
che alla ine quasi non sembra
italiano. Che piaccia o meno,
Il primo re rimane prima di
ogni altra cosa un’esperienza
intensa, isica ed emotiva. Il
mito di Romolo e Remo,
riscritto dagli autori, serve a
trasmettere in modo
Le donne sono state
protagoniste assolute alla
35a edizione del Sundance
ilm festival
In Clemency di Chinonye
Chukwu, Alfre Woodard in-
terpreta una guardia in un
carcere di massima sicurezza
che fraternizza con un con-
dannato a morte. Ricevendo
il gran premio della giuria al
Sundance ilm festival, la re-
gista ha espresso la speranza
che il “complesso carcerario
industriale” possa essere i-
nalmente smantellato. In
un’edizione in cui le autrici
sono state davvero tante, an-
che il premio per il miglior
Massa critica
Dieci ilm nelle sale italiane giudicati dai critici di tutto il mondo
DR
Clemency
documentario è andato a un
ilm realizzato da due registe,
One child nation di Nanfu
Wang e Zhang Lynn, che get-
ta uno sguardo critico sulla
famosa politica del iglio uni-
co per anni imposta dal go-
verno al popolo cinese. Sem-
pre da una donna, Rachel Le-
ars, è stato realizzato il docu-
mentario che ha vinto il pre-
mio del pubblico per il mi-
glior documentario, Knock
down the house, che racconta
le campagne elettorali di
quattro donne che si sono
candidate per il congresso
statunitense in diverse parti
del paese. Tra loro c’è anche
Alexandria Ocasio-Cortez la
cui campagna elettorale ha
un grande spazio nel ilm. Il
premio del pubblico per il mi-
glior ilm statunitense è an-
dato a Brittany runs a mara-
thon. Il regista è un uomo,
Paul Downs Colaizzo, ma il
ilm racconta la storia di una
donna (interpretata da Jillian
Bell) in cerca di riscatto.
The Hollywood Reporter

ST
PH

completo il senso di

PO
IL

E
A

S
T
A

IM
E
R

N
EN
M

IM
EG

solitudine più profondo in cui

O
T
D

T
D

T
N

K
EL

G
N
A

R
A

N
N

si può trovare un uomo. Un

L E i ti L E
L E i to T

L I i to P E
to I

T i t i YO
ni R D

ti I
E

IO
n Y

ni S H
E
n GE
a OB

n E
U L

a R

n W
a D
ci AT
o UA

o ND
o AI

ci A

rapporto tra l’io e il mondo

iU A
ci N
iU N

iU E
ad L
an I G

at W
gn D

an R

an O

at N
an G

gn G

at A
gn I

Fr BÉ

a
U

Fr M
Re H E

Re E
Fr F

St S
C HE

Re E

St H E

St H E

che lo circonda dove gli istinti

H

LO
H

Media
T

T
T

animaleschi dominano il
destino. L’attribuzione di GLaSS 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111 - 11111
nuovi signiicati alla divisione
dei ruoli tra i due fratelli crea IL CoRRIeRe 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 - 11111
un terreno fertile per ulteriori
sviluppi di iloni narrativi, CReeD II 11111 11111 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111
forse volutamente solo
accennati. Di certo le
La favoRITa 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
immagini e i dettagli esaltati
dalla fotograia di Daniele
GReen booK - 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111
Ciprì stendono un velo maRIa ReGIna… 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111
mistico anche sui momenti in
cui la verità viene esposta nel RIComInCIo Da me 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 - 11111
modo più crudo. Il dualismo
non vince la solitudine Roma 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111
esistenziale della natura
umana. Il ilm di Matteo
Se La STRaDa… 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111
Rovere è un’esperienza
cinematograica da fare
vICe 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111
assolutamente. Legenda: ●●●●● Pessimo ●●●●● Mediocre ●●●●● Discreto ●●●●● Buono ●●●●● Ottimo

84 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 I consigli
della
redazione
DR
In uscita
Il corriere. The mule
Di e con Clint Eastwood.
Con Bradley Cooper, Michael
Peña. Stati Uniti 2018, 116’
●●●●●
Il corriere, in cui Clint East-
wood interpreta un corriere
della droga di novant’anni,
sembra più un lavoro perso-
nale – un ilm introspettivo
attraversato da un forte e ro-
mantico senso di rimorso –
che l’intelligente ilm d’azio-
ne che in realtà è. All’inizio,
nel 2005, Earl è un loriculto-
re di Peoria, nell’Illinois. Ma
proprio nel momento di mag-
gior successo della sua attivi-
tà comprende i suoi fallimen-
ti, soprattutto familiari. Co-
me a sottolineare l’introspe-
zione di questo aspetto della
storia, Eastwood, con un atto
simbolico degno di Godard e
Cassavetes, ha fatto interpre-
tare a sua iglia Alison il ruolo
della iglia di Earl, Iris. Nel
2017 l’attività di Earl fallisce
e la sua famiglia non vuole
avere più niente a che fare
con lui e scopriamo un aspet-
to del personaggio che non
conoscevamo. Nel ilm East-
wood gioca molto bene con
l’età e il temperamento di
Earl: sembra un vecchietto
innocuo, ma in realtà è un
maestro della manipolazio-
ne, che sa come sfruttare la
La favorita
Yorgos Lanthimos
(Stati Uniti/Regno Unito/
Irlanda, 135’)
Il corriere
sua condizione, anche nella
sua nuova attività di traican-
te. Con i soldi sistema gli afa-
ri, cerca di “ricomprare” il
rapporto con la famiglia e si
dà addirittura alla ilantropia.
In tutto questo Eastwood co-
glie l’occasione per mostrare
istituzioni (banche, scuole,
compagnie assicurative) ma-
late, impersonali e indiferenti
che suggeriscono, nella visio-
ne del regista, la più ampia ca-
tastrofe dell’alienazione difu-
sa. Attraverso la vicenda di
Earl, Eastwood critica una so-
cietà profondamente razzista
e intrappolata in rigidi schemi
di genere. E anche le forze
dell’ordine, che usa per sferra-
re una critica aspra (forse la
più appassionata del ilm)
contro un altro elemento en-
demico della vita americana:
le armi da fuoco. Il corriere
parla di dolore e perdita alla i-
ne di una vita vissuta in una
nebbia emotiva. Ma Eastwood
è un grande regista politico. I
suoi fallimenti e le sue cicatri-
ci sono iscritte in un panora-
ma sociale, e guardandosi in-
dietro non può che scuotere la
testa e chiedersi come sia po-
tuto inire così. Il suo è un ilm
vigoroso sul sopravvivere alle
proprie convinzioni e, guar-
dandosi indietro, trovarsi in
un vicolo cieco.
Richard brody,
The new Yorker
DR
Green book
Peter Farrelly
(Stati Uniti, 130’)
Le nostre battaglie
Di Guillaume Senez.
Con Romain Duris.
Belgio/Francia 2018, 98’
●●●●●
La bellezza di Le nostre batta-
glie è che ci sono due storie pa-
rallele, intrecciate in modo da
diventare una sola. Olivier (un
notevolissimo Romain Duris)
è un operaio, caporeparto nel
magazzino di un’impresa di e-
commerce. Ci sono mostrate
le diicili condizioni lavorative
nell’azienda, le pressioni eser-
citate sugli impiegati, i piccoli
e grandi tradimenti di alcuni,
l’impegno sindacale di altri. La
vena sociale del ilm descrive
molto bene la realtà del mon-
do del lavoro che peggiora an-
no dopo anno. Poi c’è un’altra
storia, familiare e intima: Oli-
vier dedica così tanto tempo al
lavoro che quando la sua com-
pagna se ne va all’improvviso,
si ritrova solo con i due igli a
cui badare senza neanche ca-
pire il perché. Tutto questo ac-
cade nei primi venti minuti di
un ilm che ha una sceneggia-
tura ricca e vivace, anche gra-
zie ai dialoghi improvvisati. La
parte più forte è proprio quello
che non è al centro della scena,
come il ruolo delle donne,
l’importanza della loro presen-
za e le conseguenze della loro
assenza. Le mancanze di Oli-
vier nei confronti delle sue
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Il primo re
Matteo Rovere
(Italia, 127’)
compagne di avventura sono
simili a quelle di tanti uomini
e lui fa molta fatica a renderse-
ne conto.
Jean-baptiste morain,
Les Inrockuptibles
Il professore cambia
scuola
Di Olivier Ayache-Vidal.
Con Denis Podalydès.
Francia 2017, 106’
●●●●●
François, professore in un pre-
stigioso liceo parigino, si la-
menta che nelle scuole di peri-
feria mancano professori di
spessore. È preso in parola da
una dirigente del ministero e
trasferito a insegnare in una
banlieue: dovrà analizzare i
problemi di studenti e inse-
gnanti e tenere a bada la classe
dei “selvaggi”. L’interessante
premessa è rapidamente ab-
bandonata e “l’analisi dei pro-
blemi” diventa presto una “li-
sta delle qualità” e il regista
decide di far sciogliere com-
pletamente il cuore intransi-
gente di François. Se il tutto è
molto convenzionale, si ap-
prezza comunque il sincero
desiderio di dare una speranza
all’educazione. Denis Po-
dalydès, nel ruolo del grande
professore costretto a rivedere
i suoi classici, ha trovato sicu-
ramente la nota giusta.
frédéric Strauss, Télérama
Le nostre battaglie
85
Cultura
Libri
Italieni
I libri italiani letti da un
corrispondente straniero.
Frederika Randall scrive
per The Nation.
Silvia Ranfagni
Corpo a corpo
Edizioni e/o, 156 pagine,
16 euro
● ● ●●●
Beatrice lavora come content
manager (“qualunque cosa
voglia dire”) per una società di
comunicazioni. Ha superato i
quarant’anni senza trovare un
uomo e ora vuole un iglio. Si
rivolge a una banca del seme
qualiicata; incerta su quale
“razza” di sperma scegliere,
decide di “rimanere sul
Caucaso”. Corpo a corpo
comincia così: la storia ironica
e amara di una donna di oggi,
benestante e privilegiata.
Arriva il piccolo Arturo e Bea
non vuole occuparsene, un po’
perché è depressa, un po’
perché è egoista. Certo non ha
peli sulla lingua quando parla
del “Corpo”, suo iglio.
L’allattamento la fa sentire
una mammifera, gli strilli di
Arturo le fanno perdere il
senno. Confessa tutto questo
con allegra franchezza. Poi
trova la tata perfetta, Elsa,
eritrea, e tutto sembra
mettersi a posto. Qui, però, la
storia cambia registro, e a
volte il tono comico scivola
malamente nel dolore. Elsa,
anche se esperta con il
bambino e brava in casa, non
appartiene in nessun modo al
mondo di Bea. Cattolica e
credente, non supporta
l’ateismo di Bea. E lei invece
rimane sorda quando la
tragedia colpisce Elsa e nel
canale di Sicilia afonda la
nave “dove c’erano degli
eritrei”. Il quadro ironico,
purtroppo, fa fatica a
contenere quel naufragio.
86 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Dagli Stati Uniti
Gli inediti di Salinger
Il iglio dello scrittore Salinger con la sorella Doris
statunitense ha rivelato
che il padre non ha mai
smesso di scrivere
KATHErINE HUBEr (WrITEr PICTUrES/rOSEBUD2)
Quando è morto nel 2010, J.D.
Salinger, ha lasciato dietro di
sé un piccolo ma perfetto cor-
pus di opere. Il suo ultimo rac-
conto, Hapworth 16, 1924, uscì
sul New Yorker nel 1965. Per
anni si è speculato sulla possi-
bilità che l’autore del Giovane
Holden avesse in realtà conti-
nuato a scrivere anche dopo
essersi ritirato a vita privata. Il
3 febbraio il iglio dello scritto- blocco per prendere appunti. nessuna intenzione di centelli-
re, Matt Salinger, in un’intervi- Ma aveva deciso che la cosa narlo, ma quando una persona
sta al Guardian ha confermato migliore per la sua scrittura scrive per cinquant’anni senza
che quelle voci erano fondate era allontanarsi dal mondo let- pubblicare nulla è ovvio che
e che tutto ciò che il padre ha terario. Matt ha spiegato che c’è una montagna di materiale
scritto, presto o tardi sarà pub- lui e Colleen O’Neil, l’ultima da rimettere in ordine. Quan-
blicato. Scriveva in ogni mo- moglie dello scrittore, dal 2011 do saremo pronti condividere-
mento del giorno e della notte stanno lavorando sugli scritti mo con gli altri”.
e vicino a lui c’era sempre un lasciati dal padre. “Non c’è The Guardian
Il libro Gofredo Foi
Ragionare sulle utopie
Uwe Timm supericiale e lagnoso di tanti idealista, ed è stato vicino a
Un mondo migliore romanzi storici nostrani, e ha rivoluzionari come Gustav
Sellerio, 516 pagine, 15 euro per protagonista un soldato Landauer. E spiega da dentro i
Nato nel 1940, Uwe Timm è il statunitense di famiglia fallimenti e le ambiguità e le
miglior erede della grande tedesca nella Germania del perversioni di una
generazione di scrittori 1945, che deve investigare su generazione. Il dialogo tra i
tedeschi del dopoguerra, i Boll un passato esemplare, quello due è densissimo, in un
e i Grass, le Bachmann e il delle folli teorie ed contesto pieno delle
sommo Arno Schmidt, e qui esperimenti di eugenetica del ambiguità del passato e di
non è apprezzato quanto nazismo, partendo da uno che molte nuove. Cercare “un
merita. Ha scritto anche tanti fu vicino al maggiore dei suoi mondo migliore” è un’impresa
libri per bambini, che nessuno teorici. Intorno, la Germania rischiosa, e ragionare sul
ha ancora tradotto. Questo avvilita e confusa della ine di passato non è mai di troppo se
romanzo di due anni fa un’epoca a cui ha dato il segno serve a capire la storia e il
(tradotto da Matteo Galli) terribile degli stermini. presente. Da positiva
torna al passato, ma non nel L’intervistato viene da una un’utopia può diventare presto
modo pretestuoso, gioventù di utopista e negativa. u
 I consigli Vera Giaconi John Berger Carys Davies
della Persone care Ritratti West
redazione (Sur) (Il Saggiatore) (Bompiani)

Il romanzo Manuel Vilas

In tutto c’è stata bellezza
Tempi diicili Guanda, 416 pagine, 19 euro
●●●●●
Un manuale di sopravvivenza
di Manuel Vilas, che racconta
ALBErTO rAMELLA (rOSEBUD2)
Jorge Comensal
Le mutazioni
Bompiani, 176 pagine, 15 euro
●●●●●
Un tumore infantile insolita-
mente aggressivo che colpisce

Anthony Cartwright il crollo della sua esistenza se- la lingua di un uomo adulto è
Il taglio guendo varie linee tematiche. uno di quei casi che un oncolo-
66thand2nd, 153 pagine, 15 euro Quella principale è la ricostru- go pagherebbe per trattare. Da
● ● ● ●● zione frammentaria, a colpi di questa anomalia prende avvio
Un romanzo lucido e tagliente ricordi, delle storie dei suoi ge- la trama di Le mutazioni, che
come un diamante, che scava nitori, dopo la morte di en- sprofonda un uomo nella ma-
nelle sabbie mobili di un trambi. Celebrarli equivale a lattia terminale e scatena nei
momento politico cruciale indagare sui propri fantasmi lettori, per quanto suoni cini-
trasformando l’alternativa familiari. Ma la storia di questi co, quella risata un po’ contraf-
ideologica posta dal due personaggi, così piena di fatta che nasce dalla vista del-
referendum sulla Brexit in meandri che una recensione la soferenza altrui. Comensal
un’opposizione drammatica non potrebbe riassumerli, è ha scritto una tragicommedia
tra due personaggi, un uomo e anche un problema nazionale: su una famiglia sotto shock
una donna molto diversi per “la caduta della Spagna nei per il passaggio dalla ricchezza
origine e posizione sociale. miasmi spagnoli”, la cronaca alla povertà. L’avvocato
Cartwright mette in scena Anthony Cartwright dell’impostura delle nostre ramón Martínez non può più
un’Inghilterra divisa, un paese istituzioni, delle scuole e dei parlare. Intorno a lui la sua
dalle due anime che tentano, stereotipi in cui, in mani meno governi del paese. Nessuno si moglie convenzionale, i igli
invano, di capirsi a vicenda. abili, rimarrebbero impigliati. salva, neanche l’autore, da consumati dall’obesità e
Cairo Jukes è un ex pugile, Le loro vite sono immaginate questo miscuglio di afabula- dall’onanismo, una cameriera
vive a Dudley, Black Country, in maniera vivida, dipinte con zione e oblio che contraddi- di grande abnegazione e un
e fa l’operaio a condizioni le pennellate energiche e stingue l’essere spagnoli oggi. fratello perennemente a cac-
contrattuali ridicole. Passa la concise di un ritrattista Inine, il libro racconta anche cia di soldi. Tra una critica di
vita a cercare di tenersi esperto. Alternando capitoli la separazione matrimoniale costume che prende in giro le
lontano dal pub e di sul prima e sul dopo, il dell’autore e il rapporto con i istituzioni messicane più rive-
mantenere un rapporto romanzo ci presenta il regno suoi igli in pagine non meno rite e una conoscenza medica
decente con sua iglia. Unito alla vigilia del franche, piene di alcolici e bar- a piccole dosi, che non intral-
All’approssimarsi del referendum come un paese biturici. In tutto c’è stata bellez- cia la narrazione ma la rafor-
referendum, con l’opinione quasi prelapsario, un attimo za è una creazione letteraria za, Le mutazioni si situa in
pubblica spaccata a metà, prima che siano aperte le che riiuta il senso convenzio- quell’area in cui la possibilità
Grace Trevithick, cateratte a un torrente di nale di ciò che è narrabile. C’è della morte è il preludio
documentarista di razzismo latente e di nel romanzo un’insistenza os- dell’autoesplorazione e della
Hampstead, arriva a Dudley xenofobia. Ogni dettaglio sessiva, man mano che la let- conoscenza di sé. Senza dolo-
per intervistare Cairo e i suoi risuona in profondità, tura procede, su momenti ogni re, suggerisce Comensal, non
amici. Inizialmente ostile a costringendoci a percepire le volta più sublimati. Non c’è c’è un percorso possibile per
quest’intrusa borghese, Cairo dimensioni del conlitto e a un’evoluzione della trama, ma scoprire chi non sappiamo di
inaspettatamente scopre in riletterci. Il taglio per certi un’evoluzione dello stile, uno essere. Il libro è una rilessione
Grace un’energia aspetti ricorda i grandi stillicidio di espedienti che radicale sul corpo: il corpo che
corroborante. E lei, dal canto romanzi sui drammi sociali sfocia in un gruppo di poesie. sofre, mutilato o malato im-
suo, è altrettanto attratta da dell’ottocento, come Tempi Un altro degli espedienti stili- maginario. Un paradosso squi-
lui: entrambi saranno costretti diicili di Dickens. Tutti i stici più cari a Vilas potremmo sito e sottile, che ha in sé il ge-
a rivedere le loro convinzioni tempi interessanti, potremmo chiamarlo “animismo marxi- ne della letteratura autentica.
sulla Brexit. Non è afatto dire, hanno bisogno di sta”: gli oggetti scartati dal no- Roberto Pliego, Milenio
facile esplorare un dilemma romanzieri in grado di stro mondo tardocapitalista
politico così complesso solo afrontarli e raccontarli con acquistano un signiicato pro- Chuck Palahniuk
attraverso la giustapposizione l’urgenza richiesta dalla fondo, un’anima. È un libro Il libro di Talbott
di due vite e di due ambienti, situazione. E Cartwright è pieno di compassione verso le Mondadori, 378 pagine, 20 euro
ma Cartwright se la cava sicuramente all’altezza. vittime della storia. Ed è anche ● ●●●●
molto bene e riesce a far sì che Jude Cook, straordinario. Il mandato di Trump è ancora
Cairo e Grace trascendano gli The Guardian Carlos Pardo, El País ben lontano dalla ine, eppure

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 87

Cultura
Libri
già si accumulano i libri che
raccontano, in maniera più o
meno diretta, questa fase della
storia statunitense. Fa parte
della categoria anche Il libro di
Talbott, che esce a quattro anni
di distanza dall’ultimo roman-
zo di Palahniuk. Sicuramente
quest’epoca sconfortante pro-
durrà grandi capolavori: non è
il caso di questo romanzo. Nel
Libro di Talbott non c’è un per-
sonaggio principale, ma una
serie di narratori, nessuno dei
quali riesce a suscitare nel let-
tore emozioni più forti di una
vaga disapprovazione. C’è un
senatore dall’aria piuttosto fa-
miliare – alta opinione di sé,
cattivissimo, probabile ucciso-
re di coniglietti nel tempo libe-
ro – che sta progettando un suo
piano cruento per risolvere i
problemi di un’America sem-
pre più straripante di giovani
maschi istruiti e disoccupati:
ha avuto l’idea di spedirli in
battaglia per farli poi fuori con
attacchi nucleari mirati. Il ca-
po della resistenza è il miste-
rioso attore Talbott reynolds:
Non iction Giuliano Milani
La voce del poeta
Vittorio Sermonti
L’ombra di Dante
Garzanti, 256 pagine, 20 euro
Vittorio Sermonti è morto po-
co più di due anni fa dopo una
vita intensa da scrittore, poe-
ta, saggista e uomo di teatro.
La sua igura è legata alla gran-
de lettura dei canti della Divi-
na commedia di Dante Alighie-
ri, pensata e fatta per radio
Tre sotto la supervisione di
Gianfranco Contini e poi di
Cesare Segre, eseguita dal vi-
vo in innumerevoli occasioni,
trascritta in fortunati libri editi
da rizzoli, quindi pubblicata
88 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
vuole una società a misura di
popolo rinnovata dal popolo
stesso. Cominciano a circolare
le copie di un libro nero e blu,
che promette un fantomatico
“Giorno dell’Aggiustamento”:
inalmente il potere sarà in
mano a chi non ce l’ha. Sullo
sfondo, bufale e complotti-
smo. Certo che per essere un
romanzo satirico Il libro di Tal-
bott è molto poco divertente.
Chris McCall,
The Scotsman
Joann Sfar
Persone che potresti
conoscere
Edizioni Clichy, 270 pagine,
17 euro
●●●●●
Cosa resta dei nostri amori al
tempo dei social network, nel
regno incontrastato dell’im-
magine? Joann Sfar, fumetti-
sta, regista e scrittore, ci mette
in guardia contro le molte
trappole degli amori virtuali
raccontandoci la storia – rigo-
rosamente autobiograica – di
un amore cominciato con una
integralmente come audioli-
bro nel 2012 da Giunti.
Questo volume raccoglie
un’introduzione narrativa in
cui si dà conto di come quel
progetto prese forma e sette
conferenze di argomento
dantesco che tenne nel corso
degli anni, precedute da una
nota di sua moglie, Ludovica
ripa di Meana, per la quale
quella lettura era stata in origi-
ne concepita. Leggendolo si
capiscono alcune delle ragioni
che hanno condotto alla crea-
zione di questo modello insu-
perato di divulgazione scienti-
foto su Facebook e inito al
commissariato di polizia. La
relazione dura sei mesi, e co-
stringe il protagonista a speri-
mentare la gamma completa
delle emozioni possibili. L’au-
tore giura che quello che rac-
conta è tutto vero. Altrimenti,
dice lui, non sarebbe diverten-
te. Persone che potresti conoscere
è un libro pieno di digressioni:
ci si trovano storielle piccanti,
i piccoli imprevisti della vita
quotidiana, le parole magiche
che aiutano il narratore a non
scivolare nella follia, a tenersi
lontano dal momento apoca-
littico in cui le parole non riu-
sciranno più “a dire il mondo”,
come scrive a un certo punto.
Attraverso queste frequenti
(e spassose) interruzioni, se-
guiamo la voce narrante nella
sua continua altalena emotiva,
ammantata tutta di ironia. Un
romanzo scritto con ottimo
senso del ritmo, che lascia chi
lo legge più divertito che com-
mosso.
Yannick Marcoux,
Le Devoir
ica in cui la sapienza si me-
scola all’ironia e al piacere del
suono. La principale è che pri-
ma ancora di leggere e spiega-
re agli altri, Sermonti leggeva
e spiegava a se stesso, cercan-
do di comprendere il testo di
Dante, i suoi riferimenti e le
sue ragioni formali, spinto da
una curiosità rispettosa del la-
voro svolto nel corso dei secoli
dagli interpreti, da una grande
voglia di condividere le sue
scoperte e dalla convinzione
che la lettura ad alta voce fos-
se un importantissimo mezzo
di conoscenza. u
Asia
GINAAPOSTOL.COM
Gina Apostol
Insurrecto
Soho Press
romanzo spassoso su una re-
gista statunitense che va nelle
Filippine per scrivere una sce-
neggiatura. Il suo racconto è
accompagnato dalla versione
dei fatti della sua guida. Gina
Apostol è nata a Manila, nelle
Filippine, nel 1963.
Shih-Li Kow
La somme de nos folies
Zulma
La bizzarra comunità di Lubok
Sayong, una piccola città a
nord di Kuala Lumpur, è tor-
mentata dalle inondazioni.
Shih-Li Kow è nata a Kuala
Lumpur, in Malesia, nel 1968.
Yukiko Motoya
The lonesome bodybuilder
Soft skull
Molte cose insolite succedono
in questa raccolta di racconti:
una culturista sviluppa notevo-
li muscoli, ma il marito non se
ne accorge, un commesso ri-
mane tutta la notte a cercare il
vestito adatto a un cliente
chiuso in camerino. Yukiko
Motoya è nata a Hakusan, in
Giappone, nel 1979.
Taeko Kono
Toddler hunting
New Directions
Il sadomasochismo domina
questa raccolta di racconti de-
gli anni sessanta. La scrittrice
Taeko Kono, nata a Osaka nel
1926, è morta nel 2015.
Maria Sepa
usalibri.blogspot.com
Ragazzi
Amicizia
inaspettata
Giuliana Facchini
La iglia dell’assassina
Sinnos, 143 pagine, 13 euro
La mamma di rachele è
un’assassina. A Pancaldo non
si parla di altro. Questo per
rachele è estenuante.
Vorrebbe fuggire da tutto quel
trambusto e riacchiappare il
suo futuro. Ma non si può
riavere ciò che si è perso. E a
rachele non resta altro da
fare che andare avanti.
Quando l’ansia la sofoca
cerca di nascondersi dove
può. Per questo si arrampica
su un albero come il barone di
Italo Calvino e da lì guarda la
sua vita o legge. Il libro
comincia per davvero quando
rachele incontra Diana. Più
che un incontro è uno scontro,
perchè Diana è una di quelle
persone morbose che
amareggiano rachele
iccando il naso nella sua vita.
Ma le due adolescenti da
nemiche diventano
lentamente amiche. Non è
immediato il processo, in
mezzo ci sono il rancore, la
paura, la diidenza. Ma poi le
due ragazze trovano un
terreno comune. Alla ine le
loro vite sono più simili di
quanto credono. Due
adolescenti schiacciate dalle
aspettative, con genitori
inadeguati e una società che
non le lascia esprimere.
Questa consapevolezza le
unisce e le fa crescere. La
iglia dell’assassina mette al
centro un fatto di cronaca
come uno dei tanti che
sentiamo alla tv, ma in realtà
lo fa per dare luce all’amicizia
che unisce le persone.
Igiaba Scego
Fumetti
Norme rovesciate
Shigeru Mizuki
Le spaventose avventure
di Kitaro
Edizioni Bd, 400 pagine,
15 euro
Il mancino è stato spesso sino-
nimo di rovesciamento della
norma. Shigeru Mizuki, mae-
stro del fumetto nato nel 1922
e morto nel 2015, antropologo,
autore di culto e oggetto di
svariati omaggi, ha fatto
dell’anticonformismo il tratto
saliente della sua visione arti-
stica di autore impegnato ma
anche molto popolare. Aver
perso il braccio sinistro duran-
te la seconda guerra mondiale
lo ha obbligato ad accettare
l’uso della mano destra. Co-
stretto a rovesciare nella nor-
ma sociale il suo essere manci-
no, percepito come un’anoma-
lia ma per lui naturale, rove-
sciamento per rovesciamento
ha ripudiato la guerra e il na-
zionalismo in favore del pacii-
smo, mettendo al centro dei
suoi romanzi a fumetti più
maturi la diversità. Se nel Pa-
ciico creò un forte legame
con le tribù in Papua Nuova
Guinea, centrali nelle sue sto-
rie sono gli yōkai, esseri so-
prannaturali tipici del folclore
giapponese. Qui si propone
un’antologia molto ben stam-
pata (auspicando la pubblica-
zione integrale dei racconti)
della serie di Kitaro, di gran-
de successo e dagli innume-
revoli adattamenti. In Kitaro,
protagonista uno yōkai con
l’apparenza di un bambino
ma fuori dalla norma, la poe-
sia è in osmosi con la quoti-
dianità, il grottesco con il rea-
lismo fotograico. Metafora
dei diversi di tutte le epoche e
di tutti i paesi, il soprannatu-
rale si fa perfettamente natu-
rale. Una serie senza equiva-
lenti nella storia del fumetto.
Francesco Boille
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Ricevuti
Hitoshi Fugo
Blackout
L’Artiere, 160 pagine, 55 euro
Un lavoro fotograico in
bianco e nero svolto quasi
interamente in India in cui
l’autore traccia una sottile
linea tra la luce e l’ombra, la
vita e la morte.
Francesca Mannocchi
Io Khaled vendo uomini
e sono innocente
Einaudi, 195 pagine,
17 euro
Khaled è libico, ha trent’anni
e organizza le traversate del
Mediterraneo. Smista donne,
uomini e bambini nei centri
di detenzione in cui i
traicanti rinchiudono i
migranti in attesa delle
partenze. Lo fa per soldi ma
non si sente un criminale,
perché vive in un paese dove
non ci sono alternative.
Heddi Goodrich
Perduti nei quartieri
spagnoli
Giunti, 468 pagine, 19 euro
Un romanzo scritto in un
italiano sorprendente da
un’autrice di madrelingua
inglese sulla doppia storia
d’amore per Napoli e per un
giovane uomo.
Madeleine Albright
Fascismo
Chiarelettere, 324 pagine,
19 euro
Analisi personale e accorata
del fascismo e dell’inluenza
che ancora oggi esercita nel
mondo.
Armand Farrachi
Il trionfo della stupidità
Fandango, 83 pagine, 12 euro
Un bestiario delle aberrazioni
del mondo contemporaneo e
un attacco diretto ai mezzi
d’informazione.
89
 Cultura

Musica
Dal vivo Dall’Algeria
Subsonica
Ancona, 9 febbraio
Una scommessa riuscita
subsonica.it
Bologna, 11 febbraio

unipolarena.it
Padova, 12 febbraio
rockol.it/concerti-kioene-arena-
padova-v-nxpdzkb9dvy
Torino, 14-15 febbraio
palaalpitour.it
Snow Patrol
Milano, 11 febbraio
fabriquemilano.it
Pussy Riot
Milano, 13 febbraio
facebook.com/legendclubmilano
Bologna, 15 febbraio
estragon.it
Colle der Fomento
Milano, 14 febbraio
collederfomento.net
Cloud Nothings
Milano, 14 febbraio
associazioneohibo.it
Roma, 15 febbraio
monkroma.it
Bologna, 16 febbraio
covoclub.it/bo
DR
Entrato in Francia senza
documenti, il rapper
Soolking ora è una star
Appena un anno fa Soolking,
al secolo Abderraouf
Derradji, era quasi scono-
sciuto in Francia. Almeno i-
no al gennaio 2018, quando è
stato ospite della trasmissio-
ne radiofonica Skyrock. In
quell’occasione ha cantato
Guérilla, un’ode all’Algeria, il
suo paese. Il video ha raccol-
to più di 180 milioni di visua-
lizzazioni. Poi ha pubblicato
il suo primo album, Fruit du
démon, nel novembre 2018,
diventato disco d’oro poche
settimane dopo. Guérilla ha
un suono a metà strada tra il
Playlist Pier Andrea Canei
Falliti felici
Soolking
raï algerino e l’rnb. Soolking è
già una rock star in Algeria.
Da ragazzino suonava la bat-
teria in un gruppo rock nelle
banlieue di Algeri e faceva il
ballerino hip hop. Un giorno
lanciò il gruppo rap Africa
Jungle, ma poi decise di tra-
sferirsi in Francia con gli ami-
ci in cerca di successo. Entrò
per la prima volta da clande-
stino nel 2008, a 19 anni, per
fare uno stage di danza. Ci è
tornato nel 2014. “Non pen-
savo che la Francia fosse il
paese delle meraviglie, era
semplicemente il posto mi-
gliore per provare una carrie-
ra discograica”. In Algeria
Derradji veniva dalla classe
media, ma a Parigi le cose
erano diicili. “Vivevamo in
una stanza di dieci metri qua-
drati. Dopo gli attentati del
2015 i vicini erano sospettosi
e ci hanno denunciato. Sia-
mo initi per strada”. A sal-
varlo è stata l’etichetta di
Marsiglia Hyper Focal, che
gli ha oferto un contratto.
Stéphanie Binet,
Le Monde

Gomma Imuri Pashmak Marian Trapassi

Napoli, 16 febbraio
facebook.com/scugnizzoliberato
Roma, 22 febbraio
facebook.com/laineroma
DR
1 Vieni a fallire con me
“Porto i jeans dal cinese a
stringerli un po’ insieme alle
mie spese”. Punto di vista non
necessariamente infelice sulla
2 Oceans
Riecco la “band milanese
con origini sicule, lucane, ira-
niane, statunitensi”, reduce da
giri tra Kosovo, Serbia e Mace-
3 Siamo come siamo
Il bugiardino fornito ai
media dice: “Uno stile preciso
e omogeneo, che va dal jazz, al
blues, al folk”. Che è come di-

decrescita da una band tera-
mana. Non sarà andata come
speravano, ma di microfalli-
menti (o failurchka, come nel-
la mirabile dizione dello scrit-
tore russostatunitense Gary
Shteyngart) è lastricato ogni
percorso di crescita. Gli Imuri
aprono l’album Chat Hotel, en-
tomologia del quotidiano (I co-
siddetti normali, Fila indiana),
celebrando il fallimento con-
diviso come alternativa meno
ovvia al solito successo. Ne vo-
Pussy Riot gliamo parlare?
donia, poeti apolidi, caverni-
coli global fusion come il loro
sound elettronico dall’anima
notturna, con un suo mistero
vagabondo ma coeso. La scim-
mia per i Balcani non trova eco
nella musica. L’album s’intito-
la Atlantic thoughts, il cantante
Damon Arabsolgar si attiene a
un inglese midatlantic ed elar-
gisce un solo brano in italiano.
Ma il loro mondo se lo sono
creati, in sospeso tra Berlino,
Belgrado e altre cose belline.
Sempre interessanti.
re: un colore netto, che va
dall’amaranto al pervinca al
giallo banana. Ma è giusto una
nota di colore. L’album di que-
sta cantautrice s’intitola Bian-
co e il singolo Blu. È fatto di ar-
rangiamenti gentili. E comun-
que siamo così, come dice
questa canzone: “una mezza
calzetta” ma “simpatici e bril-
lanti” e “come minimo imbro-
glioni ma onesti e anche un po’
coglioni”. Conteniamo molti-
tudini di piccoli fallimenti, e
questo ci rende sopportabili.

90 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 Classica Steven Isserlis, Zeiro Oscar Levant
Scelti da Alberto Olli Mustonen J.S. Bach: concerti A rhapsody in blue
Notarbartolo
Kabalevskij, Šostakovič brandeburghesi Sony Classical
Hyperion Arcana

Album Ex:Re unire il rock al folk dell’Africa

occidentale. Per questo ha
Ex:Re conquistato un pubblico mol-
Ex:Re to più ampio rispetto a quello
Glassnote di un tipico virtuoso del ngoni,
●●●●● lo strumento a corde che suo-
OLLIE MILLINGTON (GETTY IMAGES)

Negli ultimi cinque anni i bri- na. Per il suo quinto disco con
tannici Daughter si sono fatti gli Ngoni Ba Kouyaté ha deci-
un nome con il loro persona- so di tornare alle radici, pun-
lissimo indie folk malinconi- tando su suoni minimalisti e
co. I punti di forza del gruppo acustici. Nell’album fanno ca-
erano la ricca strumentazione polino alcune superstar della
e le spietate parole scritte dal- musica africana come Ali Far-
la cantante Elena Tonra. Con ka Touré e Abdoulaye Diaba-
Ex:Re Tonra si presenta come sciando i grandi nomi per con- temi nuovi per l’hip hop, ma té, che colora con il suo griot il
solista e fa quello che ogni ve- centrarsi su quelli che non quando Sada Baby li racconta brano Wele ni, ma anche musi-
ro artista a un certo punto del- hanno mai sfondato davvero e tira fuori un’energia selvaggia cisti estranei al continente co-
la vita deve fare: un album sul- quelli che non hanno mai por- e instabile. Dice un sacco di me Michael League degli
la ine di una storia d’amore. tato delle canzoni in classiica. cazzate e non è per niente una Snarky Puppy. Gli ospiti in re-
Eppure qui non c’è la solita di- L’insieme è superbo, dal li- igura ediicante. Non ha ri- altà sono secondari. Le vere
namica lui e lei: l’amore per- bretto che accompagna i tre spetto per nessuno. In questo star sono proprio gli Ngoni Ba,
duto è una presenza spettrale dischi alla musica, sempre disco non ci sono grandi ospi- tirati a lucido come non mai,
che colora le varie canzoni. orecchiabile, immediata e ori- ti, né grandi produttori. Suona mentre la cantante Amy
L’album è malinconico nei to- ginale, a volte completamente tutto molto Detroit, molto Sacko, che è anche la moglie
ni, ma ricco nella paletta di fuori di testa: tutta roba che grezzo e anni novanta. Bartier di Kouyaté, regala anima e
suoni: il brano Liar, per esem- non avrebbe vissuto una se- Bounty contiene ben venti cuore a ogni canzone. Bas-
pio, ha un brillante incedere conda vita senza questa rac- canzoni, e a un certo punto ci sekou Kouyaté e la sua fami-
trip hop. 5am, il pezzo più bre- colta. All the young droogs ci ri- si aspetta che diventi noioso e glia sono un’ottima squadra.
ve di tutti, mescola poesia e corda di ragazze e ragazzi di- opprimente. Ma non lo diven- Adriane Pontecorvo,
immagini quotidiane prima di menticati, troppo giovani per ta mai. PopMatters
esplodere in un inale post gli anni sessanta ma determi- Tom Breihan,
punk. Ex:Re va apprezzato per nati a spazzare via il vecchiu- Stereogum Cécile Licad
la brutale onestà e per i mo- me con una spruzzata di colo- American nocturnes
menti di autentica bellezza. re, coretti e battiti di mani e Bassekou Kouyaté Cécile Licad, pianoforte
Come dice la stessa Elena piedi. Se uscisse una compila- & Ngoni Ba Danacord
Tonra: “Questo album nasce tion migliore nel 2019 ne sarei Miri ●●●●●
dalla devastazione”. sorpreso. Out here Il secondo volume della pre-
Sam Walker Smart, Ian Canty, ●●●●● ziosa serie Anthology of Ameri-
Clash Magazine Louder than War Il musicista maliano Bassekou can piano music della Dana-
Kouyaté, leader della band cord mette in rilievo George
Artisti vari Sada Baby Ngoni Ba, è famoso in tutto il Crumb, con le ombre irreali
All the young droogs Bartier Bounty mondo grazie alla sua reputa- della sua Eine kleine mitter-
Rpm/Cherry Red Records TF Entertainment zione di innovatore in grado di nachtmusik che circondano gli
●●●●● ●●●●● spettri di Debussy e della
“Il glam è rock’n’roll con il Sada Baby sa cantare. Nel suo ’Round midnight di Monk. Le
rossetto” diceva John Lennon. nuovo mixtape, intitolato Bar- fantasmagorie dei Night winds
Ma era anche di più. L’approc- tier Bounty, a tratti il rapper la- di Charles Griin, la squisita
cio luido tra i generi sessuali scia andare la voce e sorpren- delicatezza del Little nocturne
scandalizzò stampa e pubbli- de con il suo timbro soice e di Marc-André Hamelin e la
co non meno della prima ap- blues. Ma anche quando si af- ricca ambiguità del Nocturne
parizione televisiva dei Sex ida alla melodia dimostra di di Samuel Barber sono tra le
Pistols. In fondo potremmo essere un agente del caos. Del altre perle di questo program-
considerare il punk una ver- resto è un rapper di strada di ma, interpretato soavemente
sione più politica ed esagerata Detroit e racconta quello che da Cécile Licad.
del glam. All the young droogs vede: spaccio di droga, spara- Bertrand Boissard,
DR

parte da questa idea, trala- torie, sesso. Questi non sono Bassekou Kouyaté Diapason

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 91

Cultura
Video
Lettori ’68. Libri per
cambiare il mondo
Sabato 9 febbraio, ore 22.00
LaF
Sei artisti e intellettuali italia-
ni che vissero in prima perso-
na il sessantotto lo rivivono
attraverso i libri che in quel
periodo li segnarono e ispira-
rono di più.
Chaco
Sabato 9 febbraio, ore 23.10
Rai Storia
Il regista Daniele Incalcaterra
racconta in prima persona
l’utopico tentativo di restituire
ai nativi guaraní ñandeva cin-
quemila ettari di foresta para-
guaiana ricevuti in eredità dal
padre.
Silicon valley. La valle
del boom
Martedì 12 febbraio, ore 22.00
National Geographic
Serie non convenzionale, pro-
dotta da Arianna Huington,
che unisce documentario e ic-
tion per raccontare gli anni
della bolla della new economy.
Sei episodi, in onda il martedì.
Van Gogh vs Camorra
Giovedì 14 febbraio, ore 21.15
Sky Arte
Il 7 dicembre 2002 due dipinti
furono rubati dal Van Gogh
museum di Amsterdam. I due
quadri rispuntano alla ine del
2016 in un covo della camorra.
La ricostruzione di un incredi-
bile furto e un’esplorazione nel
mondo dei crimini legati alle
opere d’arte.
Cuore puro
Sabato 16 febbraio, Rai Storia
ore 23.10
Un percorso verso una possibi-
le saggezza dei sentimenti,
guidato da intellettuali e poeti
tra cui Marc Augé, Remo Bo-
dei e Roberta De Monticelli,
per restituire dignità al mes-
saggio amoroso.
94 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
Il documentario
Una giudice di fama
All’estero si parla della corte
suprema statunitense solo
quando l’avvicendamento di
qualcuno dei giudici che la for-
mano inisce al centro dello
scontro politico, perché i suoi
componenti, di solito, non so-
no certo celebrità. Fa eccezio-
ne Notorious Rbg, ovvero
Ruth Bader Ginsburg, leggen-
daria giudice ultraottantenne
Fotograia Christian Caujolle
Un libro di valore
Quello dei libri fotograici,
compresi i libri autoprodotti e
autostampati, è un settore in
continua e apparentemente
inesorabile crescita. Ogni
anno è pubblicata una massa
crescente di libri, ma pochi
sono davvero indispensabili.
Tutto questo inisce per
rendere sempre più evidente
la debolezza della produzione
teorica sull’argomento, anche
se negli ultimi tempi gli studi
storici seri sulla fotograia
hanno dato prova di un certo
dinamismo. Motivo in più per
che dopo una straordinaria
carriera legale è diventata
un’icona dei giovani progressi-
sti, simbolo delle battaglie per
i diritti delle donne e l’ugua-
glianza sociale nei tempi bui
dell’era Trump. Il documenta-
rio-ritratto RGB di Betsy West
e Julie Cohen è candidato al
premio Oscar.
rbgmovie.com
segnalare (celebrare) una
pubblicazione davvero rara. Il
francese Michel Frizot,
arrivato a interessarsi di
fotograia dopo aver
completato studi di isica, di
storia dell’arte e di
archeologia, nel corso degli
anni ha pubblicato tantissimi
libri, articoli e presentazioni di
grandi mostre, tra cui quella
forse più importante dedicata
al fotografo di origini
ungheresi André Kertész.
Sotto il titolo L’homme
photographique (seicento
In rete
Domestic
worker
roma.domesticworkers.org
Roma di Alfonso Cuarón
veleggia verso i prossimi
Oscar forte di ben dieci
candidature, ma sul ilm si è
alzata anche più di una voce
critica. Tra queste c’è un
articolo del New Yorker che si
è sofermato sulla
rappresentazione
paternalistica della silenziosa
Cleo, la domestica della
famiglia protagonista del ilm
autobiograico del regista
messicano. Non è dato sapere
se il ilm di Cuarón abbia
inluenzato l’ideazione di
questo spin-of in rete del ilm,
dedicato proprio alle
collaboratrici domestiche. Il
sito punta alla
sensibilizzazione sia dei
datori di lavoro sia delle vere
Cleo impiegate in tanti uici e
case, spesso inconsapevoli dei
loro diritti.
pagine pubblicate dalle
edizioni Hazan) sono raccolti
testi che vanno dalle
prefazioni a cataloghi di
mostre ormai introvabili agli
articoli pubblicati su riviste
specializzate e che nel loro
complesso ofrono una visione
analitica del mezzo
fotograico. È un libro che
dovrebbe essere tradotto in
tutte le lingue possibili,
perché è una summa che
quando si è inito di leggere ha
il pregio di farci sentire più
intelligenti. u
Cultura

Arte

EStAtE BIrGIt JürGENSSEN. PEr GENtILE CONCESSIONE DI GALErIE HuBErt WINtEr, BILDrECHt WIEN, 2018
Shadow optics
Kunst haus, Vienna
ino al 10 marzo
Lina Selander racconta una
migrazione tra utopia e collas-
so in cui sviluppo tecnologico
e ideologico sono inevitabil-
mente legati, generatori di
energia e distruzione. I ilm e
le installazioni di Selander so-
no modelli di pensiero in cui
le idee e le condizioni vengo-
no esplorate e valutate esami-
nando la relazione tra memo-
ria e percezione, fotograia e
ilm, lingua e immagini. Le-
nin’s lamp glows in the peasant’s
hut del 2011 è il dialogo tra le
immagini di L’undicesimo di
Dziga Vertov sulla costruzio-
ne di una centrale idroelettri-
ca sul Dniepr e le riprese della
vicina Prypjat, rasa al suolo
dal disastro di Černobyl. Nel
montaggio sono state inserite
anche immagini del Museo di
storia naturale svedese e del
Museo di Černobyl a Kiev. Le
radiograie esposte segnano
sorprendenti similitudini tra
preistoria e radioattività. Birgit Jürgenssen, Nest, 1979
e-lux

Biennale di Kochi-Muziris
Kochi, Kerala, India
ino al 29 marzo
La quarta biennale di Kochi-
Muziris è curata da Anita Du-
be, artista e critica famosa per
opere concettuali cariche di
contenuti politici. Il pubblico
è invitato a condividere,
ascoltare e sidare lo spazio.
Molti progetti animano il tes-
suto urbano creando un nuovo
modello d’impegno pubblico.
Per esempio i cartelloni pub-
blicitari satirici di
Andeel+Hassan Khan. Il col-
lettivo femminista Gorilla
Girls ha tradotto il suo inter-
vento satirico in lingua mala-
yalam, mentre il gruppo Oora-
li è in tour nei villaggi lungo la
costa del Kerala.
Universes in Universe
Germania
Vittima, consapevole
Birgit Jürgenssen
Kunsthalle, Tubinga,
Germania, ino al 17 febbraio
Quando l’arte femminista
mette la volontà politica al di
sopra della forma, non riesce a
raggiungere il cuore: troppa
politica, poca arte. Non è il ca-
so dell’artista austriaca Birgit
Jürgenssen: raramente una va-
gabonda del pensiero ha reso
ogni igura accattivante usan-
do strumenti e modi adeguati
all’arte (soprattutto video e fo-
tograia), e non alla semplice
propaganda. Ich bin (Io sono)
è il titolo della prima retro-
spettiva dell’artista tedesca
morta nel 2003 a 54 anni e pre-
sentata come l’anello mancan-
te tra Valie Export e Maria
Lassnig, le due punte di dia-
mante dell’avanguardia degli
anni settanta. Con la pesante
zavorra di Die Hausfrauen-
Küchenschürze (Il grembiule
della casalinga), una cucina
con lo sportello del forno aper-
to all’altezza del ventre che
sforna un arrosto, Jürgenssen
nel 1975 crea un’icona. Senza
fermarsi all’accusa dei modelli
tradizionali si presenta vittima
consapevole, mostrandosi
nell’immagine frontale a testa
alta con il fardello della vita
sospeso, mentre il proilo ri-
corda le foto segnaletiche. Jür-
genssen non è disposta a sacri-
icare la complessità dei perso-
naggi umani in funzione di
una rivendicazione politica. Si
fotografa con un nido di uccel-
lo tra le gambe che accentua il
suo sesso e sottolinea che ha
“le palle”. Il simbolo della pro-
creazione diventa metafora
degli attributi maschili. La
metamorfosi del sé ha un ruo-
lo fondamentale in molte sue
opere, ma è l’artista che deter-
mina la natura e l’entità dei
cambiamenti. Frankfurter
Allgemeine Zeitung

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 95

Pop
Gli ospiti

Hisham Matar
on saprei dire perché alcuni sogni Mi immagino Edward bambino che rilette, nelle ore

N svaniscono dalla memoria mentre immobili della sua solitudine, nella sua vecchia ca-
altri restano, e non solo restano niti- mera da letto a Gerusalemme, ora occupata da estra-
damente ma sono riportati alla nei, immagino le camere dei suoi genitori e delle sue
mente da certi indeinibili avveni- sorelle, e quelle delle case vicine di parenti e amici tra
menti nelle ore di veglia. Dieci anni i quali era cresciuto: una mappa di case rubate. Lo
fa feci uno di questi sogni. Edward Said era seduto immagino mentre avverte, in quel modo calmo e non
per terra, sul tappeto azzurro che ricordo così bene, sollecitato in cui percepiamo alcuni atti di spoliazio-
nella nostra vecchia sala da pranzo. Era ne, che il suo paese, e quindi anche lui,
notte. La sua schiena era appoggiata Fu Joseph Conrad a sta subendo una particolare forma di
alla credenza che racchiudeva piatti, farmi conoscere violenza, un attacco che punta alla sua
bicchieri e tazze, ma che invece nel so- Edward Said e non il cancellazione.
gno era piena di libri. Said aveva circa contrario. La mia Durante i primi anni della nostra
trentacinque anni, più o meno la mia passione per Conrad nuova vita in Egitto, ogni mattina pre-
età all’epoca del sogno. Per terra, ac- mi condusse verso sto aspettavo in strada l’autobus della
canto a lui, c’era una pila di libri che gli chi era stato stregato scuola americana. Ogni volta che appa-
arrivava al petto. Aveva un libro aperto da lui e Said nutrì un riva, grande, giallo e sproporzionato,
appoggiato sulle gambe. Non avevo sembrava del tutto implausibile. La
enorme interesse
idea di cosa fosse. Non riconoscevo scuola era nel sobborgo residenziale di
nessuno dei libri nella pila, ma nel so-
per la sua opera Maadi. Con i suoi larghi viali, gli alti eu-
gno non sembravano essere suoi. Sem- calipti e le ville avvolte nei giardini, era
bravano invece decisamente miei. E non sembrava la zona dove statunitensi e britannici preferivano
sua nemmeno l’espressione del viso, grata per quei abitare. I miei compagni di scuola erano quasi tutti
libri, per il loro peso e il piacere che gli procuravano, iglie e igli di diplomatici, agenti e militari statuni-
e al tempo stesso scoraggiata. tensi. Mostravano un singolare disinteresse per il
La sala da pranzo era quella del nostro apparta- Cairo, l’Egitto e tutto ciò che era arabo. Era come se
mento al Cairo, dove la mia famiglia aveva cercato stessero trattenendo il iato ino al momento in cui
rifugio dalla dittatura nel nostro paese, la Libia. La sarebbero potuti tornare negli Stati Uniti. Perino il
nostra situazione non era certo insolita: il Cairo, co- pane dei panini che mangiavamo ogni giorno arriva-
me Londra, era una città dove molti arabi andavano va dagli Stati Uniti. Mentre la mia scuola voleva tra-
in esilio. Trent’anni prima, anche la famiglia di sformarmi in uno statunitense, quella di Edward
Edward Said si era stabilita nella capitale egiziana. Said voleva fare di lui un gentiluomo britannico. Il
Nel 1948 lui e i suoi familiari erano stati espulsi da Victoria college, anche questo nel quartiere di Maa-
Gerusalemme, la città dove Said era nato e aveva tra- di, poco distante dalla mia scuola, era stato, per dirla
scorso la prima giovinezza, ed erano diventati dei ri- con Said, “creato per istruire gli arabi e i levantini che
fugiati. Per la mia famiglia l’esilio provvisorio si sa- avrebbero formato la classe dirigente dopo il ritiro
HISHAM MATAR rebbe prolungato ino a coprire l’arco di una vita, ma dei britannici”. Fin dall’inizio, la vita e l’istruzione di
è uno scrittore libico. quando eravamo al Cairo, e per molto tempo ancora, Said lo collocarono sulla linea di frattura tra la realtà
Il suo ultimo libro abbiamo continuato a sperare di tornare in Libia do- del dominio occidentale sulle terre arabe e il sogno
pubblicato in Italia è po un anno o due per riprendere la nostra vita a Tri- arabo d’indipendenza e sovranità.
Il ritorno. Padri, igli e poli. Suppongo che la situazione fosse diversa per la Poi mi trasferii nel Regno Unito per inire gli studi
la terra fra di loro famiglia di Said. La loro era una tragedia più grande, e iscrivermi all’università a Londra. È qui che anni
(Einaudi 2017).
in cui era coinvolta un’occupazione straniera che pre- dopo, nel 2009, quando era trascorso qualche mese
Questo articolo è
sentava tre elementi: l’appropriazione delle terre e il dal mio sogno su Said, ricevetti un invito a tenere una
stato l’Edward Said
memorial lecture del furto delle risorse, due pratiche colonialiste comuni, conferenza alla Columbia university. Il luogo dove,
2018 alla Columbia unite a una rivendicazione teologica su quella terra. dopo aver conseguito il suo dottorato con una tesi su
university. È uscito su Un’occupazione che non lasciava quindi intravedere Joseph Conrad, Edward Said aveva ottenuto un posto
Granta con il titolo nessuna ine e che dovette sembrare, anche al giova- nel dipartimento di letteratura inglese e comparata,
The guests. ne Said di quegli anni, un progetto a lungo termine. il luogo dove avrebbe trascorso tutta la sua carriera

96 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019


accademica, dal 1963 alla sua prematura scomparsa
nel 2003. Feci il mio discorso e un anno dopo accettai
un posto al barnard college della Columbia universi-
ty, dove ancora oggi insegno, trascorrendo ogni au-
tunno a Manhattan. E così per me quel sogno è sia
parte di un intimo scambio che all’epoca portavo
avanti sul mio rapporto al lavoro, sia un segno pre-
monitore della vita di letture, studio e insegnamento
che mi aspettava nell’università di Said.
Forse non è un caso se la mia immaginazione o il
mio subconscio o qualsiasi cosa componga i nostri
sogni scelse Edward Said come protagonista di quel
GAbRIELLA GIANDELLI
sogno. In quel momento della mia vita ero in cerca di
libertà. Desideravo ardentemente provare un senso
di espansione. E per me Said rappresentava, allora
come oggi, un pensatore dal repertorio insolitamen-
te ampio. Ero cresciuto in un’epoca di controversie,
in cui la cultura da cui provenivo e quella in cui vivevo
erano spesso presentate in termini di opposizione o
di scontro, sentimenti che trovo privi di verità, inte-
resse o utilità. L’opera di Said ofriva un’analisi di
quel disagio oltre che un invito ad allargare il quadro.
Mostrava come preoccupazioni e curiosità potessero
essere dettate non da orientamenti culturali presta-
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 97
Pop
biliti, ma dalle passioni e dalla compassione di un
umanista. La sua intelligenza e le sue passioni mi die-
dero molta iducia in me stesso. Insieme ad altri pen-
satori, poeti e artisti, Said contribuì a convincermi
che l’intera storia dell’arte e delle idee mi appartene-
va, realmente e direttamente. Il suo incessante elo-
gio dello spirito di ricerca immaginativa era un espli-
cito afronto ai limiti del pregiudizio e della mancan-
za di curiosità.
Ricordo molto bene la prima volta che ho letto
Orientalismo. Ebbe su di me un efetto più psicologi-
co che intellettuale. Portava alla luce l’intrico di tatti-
che usate da una cultura per dominarne un’altra,
mostrando come i miti fossero parte integrante del
piano, fantasmi irreali che parevano, al ragazzo che
ero, impossibili da aferrare, e come ogni tentativo
fallito di aferrarli potesse scatenare l’accusa di follia,
superstizione o, peggio, esagerazione. Said rivelava
un regime fondato su un complesso sistema di distor-
sioni e lo faceva con tale implacabile tenacia e chia-
rezza da lasciarmi profondamente scosso. Leggerlo
mi faceva letteralmente battere il cuore.
All’epoca ciò che leggevo con più assiduità e natu-
ralezza erano i romanzi e la poesia. Erano i luoghi
dove provavo quell’inspiegabile sensazione di rico-
noscimento – il sentirsi ricordati – e m’imbattevo in
frammenti delle mie esperienze, echi della mia co-
scienza. La poesia e la narrativa erano una mentalità,
un luogo dove sentire e pensare. Erano collegate alla
mia personale volontà cognitiva.
Uno degli scrittori che all’epoca più mi coinvolse-
ro, e al quale non ho mai smesso di rivolgermi, era
Joseph Conrad. La sua attrazione per i destini disalli-
neati, l’ineluttabile forza del desiderio, l’assenza di
Storie vere
un resoconto autorevole, le discrepanze tra la realtà
Dillan Stewart ha
e la mente umana, la natura del tradimento, il biso-
lanciato una petizione
online per unire il
gno di espiazione e – forse il più toccante di tutti gli
North Dakota e il aspetti anche se lo deinirei un atteggiamento più che
South Dakota in un un tema conradiano – l’irrequietezza indagatrice del
unico stato. Non è linguaggio, che si avverte solo nelle profondità sot-
una richiesta molto terranee della prosa di Conrad ed è, a mio avviso, un
formale: “Penso che sintomo del suo bisogno di catturare a parole le quo-
sarebbe molto igo tidiane fragilità di una vita vissuta.
avere uno stato che si Sembrerà strano ma fu Joseph Conrad a farmi
chiama MegaKota,
conoscere Edward Said e non il contrario. La mia
quindi dai!”. Ha
passione per Conrad mi condusse verso chi era stato
pensato anche alla
bandiera nazionale:
stregato da lui e Said, com’è noto, nutrì un enorme
“Puerto Rico interesse per l’opera di Conrad. La tesi di dottorato
potrebbe diventare di Said, incentrata sullo studio delle lettere e dei rac-
subito uno degli Stati conti di Conrad, diventò il suo primo libro, Joseph
Uniti, così la bandiera Conrad e la inzione autobiograica. Nei quarant’anni
non cambia”. successivi lo studioso palestinese non smise mai di
L’appello ha raccolto scrivere su Conrad. Anche nel suo libro di memorie,
più di 18mila Sempre nel posto sbagliato, Said proseguì l’obliqua
adesioni. Il successo
immersione nella vita e nel lavoro del romanziere, e
non ha fatto piacere a
nell’ambigua distanza tra inzione e autobiograia.
Stewart: contattato
ha confermato di Per Said Conrad era la nota di basso, il suo cantus
essere “mister irmus. “Nessuno”, osserva Said, “ha rappresentato
#MegaKota”, ma ha il destino della perdita e del disorientamento me-
chiesto: “Per favore, glio di Conrad”. Conrad era diventato per Said un
non parlatene più”. agente o un compagno segreto con cui avere il tipo
98 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
di scambio che non poteva avere con nessun altro.
Le loro biograie avevano diversi punti in comune:
patria occupata, esilio dalla madrelingua, successo
eccezionale nel paese di adozione, che tuttavia non
li protesse né li guarì del tutto dallo straniamento e
dallo sradicamento. Li accomunava anche qualcosa
di molto più intimo: delle traiettorie troppo compli-
cate da riassumere a una persona appena conosciu-
ta, vite che rendono impossibile la brevità del rac-
conto di sé e che, di conseguenza, spingono a evita-
re l’argomento.
Prendete, per esempio, la mia vita. Probabilmen-
te siete già confusi riguardo al mio luogo di origine
esatto o ai posti dove ho vissuto. E se dovessi impe-
gnarmi a essere breve e chiaro – se dovessi, per esem-
pio, dirvi che sono nato a New York, a tre anni sono
tornato in Libia con la mia famiglia, quando ne avevo
nove siamo andati in Kenya e poi in Egitto, a quindici
anni mi sono trasferito nel Regno Unito e negli ultimi
otto anni ho trascorso l’autunno a Manhattan – pro-
babilmente susciterei altre domande sulle cause di
questo itinerario. E rimarrei stranamente frammen-
tato, o provvisorio, proprio nello stesso modo in cui
suppongo che Conrad e Said, per ragioni diverse, ab-
biano vissuto il loro posto nel mondo.
V.S. Naipaul non aveva tutti i torti a deinire Con-
rad “uno scrittore a cui manca una società” e a dire
che la sua “esperienza era troppo sparsa” per farne
un esperto di un luogo particolare. Lo stesso, natural-
mente, vale per Edward Said. Con la diferenza che
Said aveva, se non una società, un popolo e una nobi-
le causa: due doti che possono aiutare un pensatore
conferendo forza morale alla sua opera, ma che non
necessariamente si rivelano utili o vantaggiose per
un artista. In Conrad, anzi, l’assenza di iducia nella
stabilità di qualunque luogo o posizione ha reso più
toccante l’evocazione del disorientamento e dello
straniamento.
Per Said, l’idea di orientalismo è un teatro, uno
spazio dove esibirsi, una “geograia immaginaria”,
come la chiamava. Erano questioni che Joseph Con-
rad conosceva bene. L’inquietudine è palpabile nelle
sue pagine, che spesso mostrano una sete quasi os-
sessiva di comprensione e comprensività. Conrad
aveva paura di essere frainteso, o di non essere capito
afatto. Percepiva i rischi insiti nell’omettere alcune
cose. L’omissione, naturalmente, è il privilegio degli
iniziati. Se io e voi apparteniamo alla stessa cerchia,
non abbiamo bisogno di dire molto per capirci. “Pro-
prio così”, “certo”, “in efetti” potrebbero essere al-
cune delle nostre espressioni più frequenti. Quando
invece non possiamo permetterci di dare per sconta-
ti troppi dettagli, siamo al tempo stesso insospettiti e
afascinati dalla possibilità di diventare un “uomo
incantato”, come Conrad chiama Axel Heyst, il pro-
tagonista del suo romanzo Vittoria. Chi è incantato è
senz’altro in grado di dare per scontate molte cose,
come in efetti fa Heyst. Conrad e Said erano entram-
bi convinti che il linguaggio racchiuda indizi e cultu-
ra. Sembravano condividere con Freud l’idea che
una delle funzioni del linguaggio sia metterci a nudo,
portarci a dire un po’ più di quello che crediamo di
aver detto, e che invariabilmente i presupposti e le
congetture svelano chi parla più di quanto non sveli-
no l’argomento trattato.
Quando Said scrive che il ruolo principale di un
critico è la comprensione, e che Conrad aveva il dono
di esibire pienamente la sua anima al “vasto panora-
ma dell’esistenza”, prende atto della contrapposizio-
ne tra critico e artista. Come molti artisti, Conrad
viaggiava senza il pieno, consapevole controllo del
suo itinerario. Said, invece, come molti critici, dove-
va leggere attentamente la cartina e riesaminare i
percorsi seguiti, illuminandone l’orientamento. Le
due igure, Conrad e Said, il romanziere e il critico, si
muovevano in direzioni opposte. Si sono incrociati
nei luoghi più curiosi. Osservandoli in questa pro-
spettiva, non possiamo fare a meno di considerarli
due rappresentanti di una stessa tradizione, onore-
voli vagabondi, diidenti verso identità e professioni
isse, uomini decisi, vuoi per natura vuoi per gli in-

GAbRIELLA GIANDELLI
consolabili divari tra le loro origini e i luoghi dove
approdarono, a rimanere per sempre ospiti.

uando penso a Conrad non penso al

Q mare, al Congo né al Siam, ma penso a

Londra, la città che ho eletto a casa da
quando, adolescente, ci sono arrivato
da solo. Ricordo bene quel primo gior-
no. Mi misi alla ricerca di un posto dove
vivere. Il tempo a mia disposizione era limitato. Ave-
vo diciassette anni e stavo per cominciare l’universi-
tà. L’estate volgeva al termine e il sole splendeva.
Feci qualcosa che non avevo mai fatto prima. Cam-
minando lungo bayswater road, tirai fuori la camicia
dai pantaloni e cominciai a sbottonarla ino a restare
a petto nudo, con il tessuto che svolazzava all’indie-
tro. Qualcosa nell’accettazione e nell’indiferenza
della città, i suoi tanti segreti nascosti nelle pieghe
delle sue strade, le sue promesse di possibilità, mi
faceva sentire spavaldo e spericolato. Eravamo a me-
tà degli anni ottanta. Londra era un centro della vita
intellettuale araba. Era qui che si rifugiavano poeti e
romanzieri quando la vita diventava troppo restritti-
va o pericolosa in patria, ed era sempre qui che era
iorito il giornalismo arabo, libero dalla censura e
senza troppi rischi personali. Un paio di giornalisti
arabi erano stati assassinati a Londra, ma rimaneva-
no un’eccezione. Per questo Conrad, ai miei occhi di
diciassettenne, era solo uno dei tanti scrittori che ci
avevano trovato rifugio, e che si era anche reso conto
che Londra era una città di conidenze, una città in-
teressata alla segretezza e alla discrezione, una città
attenta a chi fa parte della sceneggiatura e chi no.
Londra è così da molto tempo. Dev’essere sembrata
così negli anni ottanta dell’ottocento, un secolo pri-
ma del mio arrivo, quando il giovane marinaio polac-
co Joseph Conrad entrò per la prima volta nella capi-
tale. Anche lui ne fu stregato. La città conquistò la sua
iducia. Gli sembrò stranamente in sintonia con il
suo temperamento, che tendeva all’implicito, al ge-
sto appena abbozzato. Aveva circa 25 anni e mostrava
già scarso entusiasmo per le afermazioni esplicite, o
forse per qualunque tipo di afermazione. Alla sua età
aveva già vissuto molte cose. Aveva perso il padre
nella lotta per l’indipendenza polacca, era stato
strappato alla sua patria, aveva trascorso anni in ma-
re e aveva provato, almeno una volta, a togliersi la
vita. Oltre al russo e alla sua madrelingua, il polacco,
aveva imparato almeno altre due lingue, il francese e
l’inglese. Tutto questo prima di arrivare a Londra,
una città che, dopo tutto quel girovagare, gli era sem-
brata, come avrebbe scritto in seguito, “una città mo-
struosa” che, “nella sua potenza creata dall’uomo”,
era “come indiferente ai cipigli e ai sorrisi del para-
diso”. “C’era suiciente spazio per ambientare qua-
lunque storia”, scrive Conrad, “suiciente profondi-
tà per ogni passione, suiciente varietà per ogni am-
biente e suiciente oscurità per seppellire cinque
milioni di vite”.
Londra era un posto ideale dove nascondersi, o
almeno così sembrò al giovane Conrad e ai suoi fan-
tasmi: quelli del padre e della madre, il sogno della
sovranità nazionale e tutte le sue identità del passato,
dall’aristocratico polacco al marinaio di una nave
mercantile prima francese poi britannica, ino al traf-
icante e poi al rispettabile capitano noto per la sua
abilità e la sua rettitudine.
A 35 anni, Conrad aveva abbandonato il mare per
dedicarsi alla letteratura. Ambientò un solo roman-
zo a Londra, L’agente segreto, ma visse e scrisse nella
sua casa nel Kent, non lontano dalla capitale, ino
alla ine. La sua produzione fu notevole. A giudicare
dalle opere complete sul mio scafale, riunite in cir-
ca ventiquattro volumi, Conrad scriveva in media
una pagina compiuta di narrativa al giorno, escluse
le domeniche. Se consideriamo anche il resto della

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 99

 Pop
GAbRIELLA GIANDELLI
prosa e le numerose lettere, scriveva tra le mille e le
duemila parole al giorno.
Edward Said aveva una produzione di ricchezza
simile, ma a diferenza del romanziere non fu mai
davvero alitto, come disse in un’intervista, dal bloc-
co dello scrittore, dal dubbio o dalla depressione. È
curioso che Said abbia scelto proprio questi tre di-
sturbi, perché furono i demoni che più tormentarono
Conrad. Ma forse entrambi rispettarono una tabella
di marcia così esigente spinti da un simile senso d’ir-
requietezza. Era come se questo avesse a che fare con
il fatto che non potevano rivendicare la lingua né i
luoghi che avevano deciso di abitare.
Chiunque abbia vissuto in Inghilterra e abbia pro-
vato a farne la sua casa, come sto facendo io da
trent’anni, sa bene che diventare inglesi è impossibi-
le. Un’impossibilità al tempo stesso crudele e allet-
tante, soprattutto, credo, per una sensibilità come
quella di Conrad. Immagino che in alcuni momenti
lo facesse infuriare. Qui poteva vivere, prendere la
nazionalità, alterare la letteratura, tutto questo senza
mai essere integrato. Ma immagino anche che non
dover mai essere riconoscenti a un luogo possa sem-
brare un’agevolazione, una specie unica di libertà.
Verso le ultime fasi della stesura di quello che sa-
rebbe diventato il suo romanzo più ambizioso, No-
stromo, Conrad scrisse una lettera a un conoscente
polacco. La scrisse in inglese, raccontando alcuni
particolari della sua educazione, la sua breve vita po-
lacca, il suo periodo nautico e la sua trasformazione
in un romanziere inglese. “Tanto in mare quanto a
terra”, spiegava, “il mio punto di vista è inglese, ma
non bisognerebbe trarne la conclusione che sono di-
ventato un inglese. Non è così. Homo duplex nel mio
caso ha più di un signiicato”.
100 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
La doppiezza e la duplicità preoccupavano Con-
rad. Scriveva come se fosse stato convinto di poter
collocare tutta l’assenza in un unico luogo. In L’agente
segreto, il suo romanzo londinese, la copertura del
protagonista Adolf Verloc salta. La spia non può più
nascondere la verità alla moglie Winnie. La donna,
confrontata alla vera identità del marito e alle tragi-
che conseguenze delle sue azioni, è inconsolabile.
Eppure non fa domande e non protesta. Diventa im-
penetrabile come una roccia, arida come una pagina
bianca, e questo tormenta Verloc. Non sa cosa fare. Il
suo errore principale, pensa, è aver vissuto quasi
sempre una doppia vita, aver creduto di poter essere
amato per quello che era. Cosa bisogna fare per esse-
re amati per quello che siamo? Quali sono gli ostaco-
li? E cosa succede quando non siamo amati per quel-
lo che siamo? Quali sono le cose giuste per le quali
dovremmo essere amati? Con che tipo di amore pos-
siamo vivere?
Sono temi che tornano nel racconto Amy Foster,
che Said considerava “il più cupo dei racconti di Con-
rad”. È la storia di un uomo dell’Europa dell’est che,
mentre viaggia clandestinamente su una nave diret-
to verso la sua nuova vita negli Stati Uniti, fa naufra-
gio sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Sembra
essere l’unico sopravvissuto. Stanco, con la barba e i
capelli lunghi, incapace di parlare inglese, approda in
un villaggio del Kent. Gli abitanti del posto sono dif-
identi e ostili. L’uomo, però, si rade, impara qualche
parola d’inglese e le persone cominciano a tollerarlo.
Trova perino l’amore e sposa la semplice Amy Fo-
ster, la iglia del contadino. Hanno un iglio, con il
quale lo straniero è un po’ più afettuoso di quanto usi
da quelle parti, ma anche quegli eccessi sono tollera-
ti. Un giorno l’uomo si ammala gravemente. Una
violenta febbre lo travolge. Comincia a vaneggiare
nella sua lingua. Amy Foster non sopporta le sue in-
comprensibili allucinazioni. Si chiede se il marito
forestiero sia posseduto dal diavolo. “In lei ormai
non c’erano che l’istinto materno e quell’inspiegabile
paura”, ci dice Conrad, subito prima che Amy Foster
prenda il bambino e abbandoni l’immigrato malato
che, come Adolf Verloc in L’agente segreto, ha creduto,
sbagliando, di poter essere amato per quello che era.
È la storia di un uomo che non riesce a farsi capire ed
è condannato a un incessante bisogno di traduzione,
esposto alla mutevolezza dei suoi strumenti, inevita-
bilmente approssimativi. Le cose che dice in quelle
febbrili ultime ore non ci vengono tradotte. Conrad
non rivela mai cosa l’uomo sta cercando di dire, co-
me se dovessimo capire che nella bocca di ogni nau-
frago sono racchiuse tutte le parole mai pronunciate,
tutte le assenze riunite in un unico luogo.
Questo racconto colpì profondamente Said. Con-
rad, scriveva, “deve aver temuto di morire di una
morte simile, inconsolabile, solo, parlando una lin-
gua che nessuno capiva”. E mi chiedo se anche Said
non temesse la stessa ine. Spesso si rammaricava del
fatto che la storia dell’esproprio e dell’espulsione del-
la sua famiglia dalla Palestina, che poi è la storia della
Palestina, non fosse stabile; che dovesse ripeterla
senza sosta, perché parte del progetto israeliano era
e rimane la deliberata distruzione della struttura nar-
rativa che sostiene il popolo e la storia della Palestina.
Mentre le storie di altri popoli e di altre nazioni pote-
vano contare su alcuni presupposti, quella palestine-
se era, soprattutto negli Stati Uniti di allora, un reso-
conto contestato. I palestinesi, in altre parole, non
possono pensare di essere amati o apprezzati per
quello che sono, e la loro disgrazia nazionale – vivere
sotto occupazione – li espone al rischio di non essere
creduti. Per il semplice fatto di esistere, sono intrap-
polati in un argomento controverso.
n altro autore colpito dall’opera di
U Conrad, in particolare dal racconto
Amy Foster, fu il ilosofo britannico
bertrand Russell. Avviò una corri-
spondenza con il misterioso roman-
ziere che viveva nel profondo del
Kent (non lontano dai luoghi dove è ambientato Amy
Foster) e, poco dopo l’inizio dello scambio epistolare,
prese un treno da Londra per andare a trovare Con-
rad. Quando s’incontrarono Russell rimase sbalor-
dito dal fatto che uno dei più eloquenti scrittori in
lingua inglese parlasse con un forte accento d’Euro-
pa dell’est. Secondo alcuni testimoni dell’epoca, con
il tempo l’accento di Conrad diventò sempre più
marcato e spigoloso, come se vivendo in Inghilterra
provasse il bisogno di segnalare la sua estraneità o
fosse spinto dalla nostalgia, perché anche se non ne
scrive mai è diicile credere che non abbia mai pro-
vato l’ardente desiderio della sua lingua madre.
Conrad era cresciuto in un ambiente letterario, suo
padre aveva tradotto Dickens e Shakespeare in po-
lacco. Ma, al di là di questa prima impressione, Rus-
sell fu segnato da tutto l’incontro. Ne scrisse, quasi
in preda all’estasi, subito dopo essersi congedato da
Conrad, sul treno per Londra, in una lettera indiriz-
zata alla sua amante, lady Ottoline Morrell. Era stata
proprio Morrell, una protettrice delle arti nota per il
suo salotto letterario, a mettere in contatto i due uo-
mini. “Eccomi di ritorno dopo Conrad”, esordisce
nella sua lettera. “È stato meraviglioso. L’ho amato
e penso di essergli piaciuto. Ha parlato a lungo del
suo lavoro, della sua vita e dei suoi obiettivi, oltre
che di altri scrittori”. Era il 1913. Conrad aveva 55 an-
ni, Russell 41. Entrambi si erano sentiti intimiditi e
imbarazzati. Poi Conrad aveva portato il suo ospite
a fare una passeggiata e, nei silenzi, Russell aveva
sentito nascere una grande intimità tra loro. Scrive:
“Mi sono fatto coraggio e gli ho detto cosa trovo nei
suoi scritti, il modo in cui scava nelle cose ino a rag-
giungere il fondo, sotto i fatti visibili. Mi è sembrato
che pensasse che lo avevo capito. Poi mi sono ferma-
to e per un po’ ci siamo semplicemente guardati ne-
gli occhi, e poi ha detto che aveva cominciato a desi-
derare di poter vivere alla supericie e scrivere diver-
samente, che aveva cominciato ad avere paura. In
quel momento i suoi occhi esprimevano la soferen-
za e il terrore interiori che sembra combattere senza
tregua. Poi ha detto che era stanco di scrivere e che
sentiva di aver fatto abbastanza, ma che doveva an-
dare avanti e ripetere ancora”.
Poi accadde qualcosa di strano. Conrad cominciò
a parlare a Russell di un argomento che non aveva
quasi mai afrontato in conversazioni o nei suoi lavo-
ri: la Polonia. E dopo aver cominciato, non riuscì a
fermarsi. Si abbandonò ai ricordi, e lo fece con viva-
cità e tenerezza. Forse avrebbe voluto, come per ma-
gia, portare laggiù il suo nuovo amico, accompagnar-
lo nei luoghi che per primi lo avevano visto mettersi
in viaggio. Quando rientrarono dalla loro passeggia-
ta, tirò fuori un vecchio album di foto di famiglia de-
gli anni sessanta dell’ottocento, che mostrava la vita
a Varsavia prima che la sua famiglia fosse mandata in
frantumi dalla violenza politica, dalla morte e
dall’esilio. Seduto in treno, saldamente nel suo pae-
se, Russell scrisse che Conrad gli aveva detto come
“tutto ciò sembrasse un sogno, e come a volte pen-
sasse che non avrebbe dovuto avere igli, perché non
avevano radici né tradizioni né afetti”.
Il desiderio di Conrad di vivere alla supericie è
doloroso e paradossale. La sua condizione di estra-
neo in un certo senso lo mantenne alla supericie,
mentre la sua opera s’immergeva nelle profondità.
Forse quello che conidò a Russell, in quella rara mes-
sa a nudo, fu che avrebbe desiderato avere una natu-
ra diversa e che dovendo scegliere avrebbe preferito
essere felice più che scrivere. Undici anni dopo morì
a casa sua, con accanto la moglie e il iglio. Quando
Virginia Woolf ricevette la notizia, scrisse un necro-
logio. Si apriva con queste righe: “All’improvviso,
senza darci il tempo di mettere insieme i nostri pen-
sieri né di preparare le nostre frasi, il nostro ospite ci
ha lasciati; e questo suo ritirarsi senza commiato né
cerimonia è in linea con il suo misterioso arrivo, mol-
ti anni addietro, per prendere alloggio in questo pae-
se”. Woolf illustra un particolare e incrollabile limite
dei britannici, per i quali una persona può vivere con
loro quarant’anni, scrivere una prosa inglese tra le
più luminose mai scritte e rimanere comunque un
ospite in casa loro. Ma a dispetto del suo snobismo,
che si rivela quando parla di altri scrittori non inglesi
come James Joyce, Woolf aveva colto con inezza un
aspetto di Conrad. Era stranamente deciso a rimane-
re un ospite. Forse la scelta dell’Inghilterra come ca-
sa, e il “punto di vista” inglese di cui parlava nella
lettera all’amico polacco, erano in parte dovuti alla
sua riluttanza ad assimilarsi del tutto. Anche il fatto
che Woolf evochi la questione del tempo – “senza
darci il tempo di mettere insieme i nostri pensieri” – è
signiicativo, perché una delle caratteristiche di un
ospite è quella di non riuscire quasi mai, per quanto si
sforzi, ad arrivare o a partire in tempo. L’ospite rima-
ne concretamente soggetto a chi lo accoglie. E come
il suo accento sempre più pronunciato, anche la pro-
sa di Conrad risalta. È una lingua tormentata dalla
soggettività. È inglese ma non d’Inghilterra. È biz-
zarro. Le sue frasi sono strane. Provengono dal paese
Conrad, che naturalmente non è un paese. Parte di
ciò che ammiriamo in Conrad, e che avrebbe potuto
interessare Virginia Woolf, è che senza “cerimonie”
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 101
Pop
Conrad ha realizzato cose straordinarie dall’interno
della sua estraneità, rimanendo in quel territorio irri-
solto e forse irrisolvibile dove il passato è sparso in
vecchie foto di famiglia, comunicabile solo attraver-
so mezzi ricordi che probabilmente risultavano insi-
gniicanti a chi lo circondava, e dove il futuro è una
terra incerta e senza radici. Essere un ospite vuol dire
sentirsi sospesi tra ciò che è accaduto, ed è ora distan-
te e avrà sempre bisogno di traduzione, e la desola-
zione che si ha davanti, giorni che richiederanno
nuovi atti di rinuncia, dove la vita rischia di essere un
progetto da deinire e costruire più che da vivere.
Gli ospiti si credono soli, si sentono sull’orlo di
qualcosa, pensano che non ci sia nessun altro come
loro. “L’esilio è una condizione gelosa”, ha scritto
Edward Said. “Ciò che conquisti è esattamente ciò
che non desideri condividere”. Non c’era nessun al-
tro polacco trapiantato in Inghilterra e diventato ro-
manziere con cui Conrad avrebbe potuto scambiarsi
impressioni. Said era uno scrittore la cui stessa esi-
stenza contraddiceva l’afermazione della prima mi-
nistra israeliana Golda Meir, che nel 1969, quando
Said aveva trentatré anni, dichiarò “i palestinesi non
esistono”, dichiarazione accompagnata da una poli-
tica di omicidi mirati di voci palestinesi, tra cui quelle
degli scrittori. L’automobile del romanziere Ghassan
Kanafani fu fatta esplodere, uccidendo lui e la giova-
ne nipote. Un anno dopo le forze speciali israeliane
uccisero il poeta Kamal Nasser. Queste azioni susci-
tarono poche polemiche a New York, dove Said vive-
va e scriveva. I palestinesi sembravano essere ridotti
a ospiti e fantasmi non solo in patria, ma anche sulla
scena internazionale.
Il posto di un ospite è sulla soglia, lungo il conine.
L’ospite si trova nel punto di conversione, un luogo
vertiginoso e annebbiante dove è facile smarrirsi.
Razumov, il protagonista del romanzo di Conrad Sot-
to gli occhi dell’occidente, s’interessa alla possibilità
della sua stessa trasformazione. È “afascinato dal
suo approccio, dalla sua logica schiacciante”, convin-
to che “il ilo dei pensieri non sia mai falso”, che “la
falsità risieda nel profondo delle necessità dell’esi-
stenza, in timori segreti e mezze ambizioni, nella
segreta iducia unita alla segreta diidenza verso noi
stessi, nell’amore della speranza e nel terrore dei
giorni incerti”. Forse essere un ospite è essere conti-
nuamente suscettibile di conversione.
om’era successo a Conrad, anche Said
C prese un accento arabo sempre più
marcato vivendo negli Stati Uniti. I
luoghi dove i due autori si stabilirono
inluenzarono la traiettoria della loro
scrittura. Se per esempio Conrad fos-
se andato negli Stati Uniti, dov’era diretta la nave
dello sfortunato naufrago di Amy Foster, avrebbe
scritto libri diversi. Avrebbe potuto mettere ine al
suo sradicamento, che so, a San Francisco e lì scrive-
re libri sul mare. Non riesco a immaginare Conrad
che scrive Cuore di tenebra in California. E credo che
questo ci dica molte cose sia su Conrad e Cuore di te-
102 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
nebra sia sull’Inghilterra, il paese dalla supericie sci-
volosa, dove è diicile per un nuovo arrivato trovare
un punto d’appoggio. Allo stesso modo, è diicile im-
maginare Edward Said che insegna, per dire, a Cam-
bridge, dove bertrand Russell insegnò per molti an-
ni. Posso immaginarlo che scrive da lì il suo libro su
Conrad o il bellissimo Beginnings, il saggio di critica
letteraria che esamina le prime righe di un’opera in
prosa e le precise implicazioni di quegli atti semico-
scienti. Riesco perfino a immaginarmelo mentre
scrive il suo libro di memorie, Sempre nel posto sba-
gliato, che naturalmente sarebbe stato un libro diver-
so, considerata la vita inglese che avrebbe vissuto.
Ma è diicile immaginarlo intento a scrivere Orien-
talismo o Covering Islam, l’eccellente studio forense
sulle distorsioni causali e le loro conseguenze politi-
che e culturali in cui analizza le strategie automatiche
coercitive usate dai mezzi d’informazione occiden-
tali per parlare del mondo islamico. Quello che voglio
dire è che le strategie di politica estera e di politica dei
sentimenti con cui Said si confrontò negli Stati Uniti,
e forse ancora più intensamente a New York, dove le
sue critiche contro Israele per le violazioni del diritto
internazionale e dei diritti umani gli valsero numero-
se minacce di morte e una bomba incendiaria contro
il suo uicio all’università, tutto questo contribuì ad
accentuare e a rendere più rigoroso il suo desiderio di
denunciare l’ingiustizia e l’ipocrisia. Conrad e Said
trovarono entrambi uno stimolo nei luoghi dove si
erano stabiliti e che, in vario modo, si mostravano
indiferenti o ostili nei loro confronti.
E questo, credo, è il motivo profondo per cui Con-
rad e Said sono rimasti essenziali. Ognuno nutriva
una speranza diversa: Conrad nelle possibilità
dell’arte, Said nel fatto che l’esperienza dell’esilio e
dello sradicamento, la condizione stessa dell’ospite,
signiica che i diseredati di oggi saranno più adeguati
alle esigenze del futuro, che l’immigrato e l’esule che
sono condannati a quotidiani atti di traduzione in
costumi, modi e lingue straniere, e che devono quin-
di incessantemente attraversare la soglia tra inten-
zione ed espressione, tra il sentimento nascosto e la
sua forma esteriore, un domani saranno avvantag-
giati da questo fardello.
Vorrei credere che sia vero, ma non ne sono certo.
Sono invece convinto che, pur essendo diversi nel
loro atteggiamento, nella loro sensibilità e nella loro
opera, Conrad e Said sembrano entrambi rivolgersi
direttamente a dove ci troviamo oggi: le guerre, la
dimensione epica degli spostamenti e delle migra-
zioni di persone e dell’ostilità verso gli immigrati, la
serena ammissione che viviamo in un’epoca di gran-
de frammentazione, come se vedessimo la supericie
delle cose spaccarsi. I pezzi che formeranno il futuro
rimangono confusi e inaidabili. L’inaidabilità per-
vade tutto ciò che hanno scritto Conrad e Said. Ed è
un grande scherzo della storia, almeno ai miei occhi
di lettore riconoscente, che questi due uomini, nati in
culture ed epoche diverse, si siano incontrati non so-
lo nelle lingua inglese ma anche nei loro momenti
più intimi. u fs
 Annunci

2VFTUP
Ì
TFO[B
EVCCJP
VOP
EFJ
QFHHJPSJ
NPNFOUJ

QFS
J
QPQPMJ
JOEJHFOJ
EBJ
UFNQJ
EFMMB
EJUUBUVSB
NJMJUBSF
#FUP
.BSVCP
EJDIJBSB[JPOF
EPQP
MFMF[JPOF
EJ
#PMTPOBSP
OVPWP
1SFTJEFOUF
EFM
#SBTJMF

"CCJBNP
JM
EJSJUUP
EJ
FTJTUFSF
/PO
DJ
UJSFSFNP
JOEJFUSP

%FOVODFSFNP
RVFTUP
HPWFSOP
JO
UVUUP
JM
NPOEP
"1*#
"TTPDJB[JPOF
EFJ
1PQPMJ
*OEJHFOJ
EFM
#SBTJMF
EJDIJBSB[JPOF
EPQP
MFMF[JPOF
EJ
#PMTPOBSP

XXXTVSWJWBMJU

Vuoi pubblicare un annuncio su queste pagine? Per informazioni e costi contatta Anita Joshi • annunci@internazionale.it • 06 4417 301
XXXV CORSO FORMAZIONE VOLONTARI
Diritti umani, solidarietà, educazione alla nonviolenza, sviluppo sostenibile e multiculturalità: verso la scoperta della Nazione Umana Universale

IL CORSO TRATTERA’ , TRA LE ALTRE, LE SEGUENTI TEMATICHE:

•Luci e ombre della cooperazione internazionale DURATA: 8 INCONTRI WORKSHOPS
•La metodologia di azione nonviolenta SEDE CORSI SETTIMANALI
(MARTEDi 19 –22 h)
(10-20 h)
Dom. 10 marzo
ROMA, VIA DEI LATINI 12
•Educazione alla solidarietà e nonviolenza FEBBRAIO: Mart. 19-26 Sab.-Dom. 30-31 marzo
•La cultura come strumento di trasformazione MARZO: Mart. 5-12-19-26 Sab.-Dom. 13-14 aprile
•Ambiente e salute nei paesi in via di sviluppo APRILE: Mart. 2-9
•Percorsi di integrazione e accoglienza di persone migranti
•Storia, cultura, religioni di Senegal e India
•I principi di reciprocità e di autoorganizzazione nei progetti
ANNO 2019di appoggio umano
Al termine del corso ogni partecipante
riceverà un attestato di partecipazione
WWW.ENERGIAPERIDIRITTIUMANI.IT - EDOARDO.CALIZZA@GMAIL.COM ATTIVATI SUBITO CON ENERGIA !
SEGUICI SU:
SEGRETERIA: Tel. 0689479213 / Cel. 3200519644
Ai partecipanti verrà richiesto un contributo spese

EUROPa&giovani 2019
tracce per un concorso
aperto a studenti di università
e scuole di ogni ordine e grado
irse@centroculturapordenone.it Tour Operator italiano
Premi da € 400,00 in Malawi dal 2005

ECO TOURISM
MA LAW I
ZA M B IA
M O ZA M B I C O
BANDO E SCHEDA DATI www.africawildtruck.com
www.centroculturapordenone.it/irse
IRSE ScopriEuropa
Centro Cultura Pordenone IRSE ScopriEuropa follow us

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 103

 Scienza
CHIArA DATTOLA
Ecco nemuri, il gene
che ti cura mentre dormi
Ed Yong, The Atlantic, Stati Uniti
Studiando i moscerini della
frutta, alcuni ricercatori hanno
identiicato un gene che
favorisce il sonno e combatte i
microbi, proteggendo dalle
infezioni
el 1909 lo scienziato giapponese
N Kuniomi Ishimori prelevò il li-
quido cerebrospinale da cani
privati del sonno per iniettarlo
in altri attivi e riposati che, nel giro di poche
ore, caddero in un sonno profondo. Questa
e altre ricerche successive suggeriscono che
il sangue degli animali assonnati contiene
un mix di sostanze chimiche soporifere che
Ishimori deiniva “ipogeniche”, mentre al-
tri parlano di “geni del sonno”.
Queste sostanze si sono rivelate sfug-
genti, e inora gli scienziati ne hanno trova-
te poche. Hirofumi Toda, dell’università
della Pennsylvania, ne ha appena scoperta
una nei moscerini della frutta. Oltre a in-
durre il sonno, il gene “nemuri” si attiva
durante le infezioni combattendo i microbi.
Il gene sembra far parte di un sistema di au-
toregolamentazione, simile a un termosta-
104 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
to interno, che induce il sonno quando gli
insetti ne hanno bisogno, perché non han-
no dormito abbastanza o sono malati.
Il termostato del sonno funziona in ma-
niera autonoma rispetto all’orologio biolo-
gico, che la sera ci fa sentire stanchi:
quest’ultimo è stato studiato a fondo dagli
scienziati, mentre il primo è ancora un mi-
stero. “Non sappiamo ancora perché quan-
do siamo svegli da tanto tempo ci viene
sonno”, spiega Amita Sehgal, coordinatrice
del progetto di Toda.
Ottomila specie
Toda ha cercato d’individuare i geni che, se
attivati, facevano venire sonno ai mosceri-
ni. Ha studiato moscerini di ottomila spe-
cie, attivando un gene diverso per ogni so-
stanza chimica scatenante. I moscerini so-
no stati poi sistemati in provette monitorate
con i raggi infrarossi. Quando gli insetti era-
no svegli e attivi i raggi li intercettavano,
quando dormivano no. Intanto un compu-
ter registrava i loro movimenti e la durata
del sonno.
Questo enorme lavoro ha avuto un esito
positivo, ma per un pelo. Su ottomila geni
possibili, infatti, Toda ne ha trovato solo
uno che inducesse il sonno, il nemuri (“son-
no” in giapponese). “Quando l’abbiamo
individuato non sapevamo cosa fosse”,
spiega Sehgal. Se i moscerini erano privati
del sonno, il nemuri diventava più attivo, in
un’unica coppia di neuroni cerebrali, e pro-
duceva una proteina che agisce su una zona
del cervello a forma di ventaglio, nota come
centro di controllo del sonno. Quando il ne-
muri era attivo, i moscerini dormivano più
a lungo degli altri del 20-30 per cento, e più
profondamente. “È un lavoro molto inte-
ressante”, dice Chiara Cirelli dell’universi-
tà del Wisconsin a Madison. Lei e altri stu-
diosi hanno individuato i geni importanti
per il sonno notturno che, se disattivati, lo
turbano. Toda è stato il primo a fare il con-
trario, cioè a potenziare l’attività di un gene
per favorire il sonno.
Il nemuri, però, non è l’unico responsa-
bile del sonno. Se attivandolo i moscerini
stanchi si addormentano, disattivandolo
dovrebbero dormire meno, dice Cheryl van
Buskirk della California state university a
Northridge. E invece non è così. Quando
Toda l’ha disattivato usando la tecnica di
editing genetico Crispr, i moscerini conti-
nuavano a dormire per lo stesso periodo di
tempo. Avevano un sonno più leggero e fa-
ticavano a riaddormentarsi, ma la quantità
di riposo rimaneva più o meno invariata.
“Questo signiica che il nemuri non è l’atto-
re principale del termostato”, conclude van
Buskirk.
Sehgal ammette che il nemuri potrebbe
avere un ruolo marginale nel riposo quoti-
diano, ma sostiene che sia molto importan-
te nei periodi di stress, privazione del sonno
e malattia. Il suo team ha dimostrato che la
proteina prodotta è un peptide antimicrobi-
co, una delle tante molecole che combatto-
no i microbi. Questa proprietà è legata al
sonno. Anche i moscerini, come noi, dor-
mono di più durante un’infezione. I ricerca-
tori hanno scoperto che il riposo indotto
dalla malattia era più lungo quando attiva-
vano il nemuri, più breve quando lo disatti-
vavano. “Sonno e sistema immunitario so-
no strettamente legati”, spiega Sehgal.
Dedicare tutto questo tempo al sonno
dei moscerini potrebbe sembrare strano,
anche perché il nemuri non ha un equiva-
lente umano evidente. Ma Sehgal sostiene
che gli oltre cento peptidi antimicrobici
prodotti dagli esseri umani potrebbero svol-
gere un ruolo simile. E ricorda che nella lun-
ga storia della ricerca sul sonno molte sco-
perte fatte grazie ai moscerini si sono poi
rivelate importanti. u sdf
 STEPhEN McNALLy/Uc BERKELEy
tecnologia
astronomia
elettricità
dal wii Dalla terra alla luna?
In futuro sarà il wii ad alimen-
tare smartphone, tablet e altri Science, Stati Uniti
dispositivi elettronici. Alcuni ri-
cercatori del Massachusetts in- Una roccia trovata sulla Luna
stitute of technology (Mit) di potrebbe contenere un frammento in breve
Boston hanno sviluppato un fo- della Terra primordiale. Nel 1971 gli Tecnologia È stata sviluppata
glio sottile e lessibile in grado di astronauti della missione Apollo 14 una stampante 3D che usa una
convertire le onde elettroma- riportarono dalla Luna una roccia di tecnica nuova rispetto a quelle
gnetiche in elettricità. Il mecca- grandi dimensioni, chiamata Big attuali, che impiegano molto
nismo è quello già noto della tempo. La macchina analizza un
Bertha. I risultati delle analisi sono
rectenna, un’antenna che con- oggetto e ne produce un’imma-
verte le microonde in corrente stati pubblicati sulla rivista Earth and gine per ogni angolo di visione.
continua. La novità, scrive Na- Planetary Science Letters. Poi usa queste informazioni per
ture, è l’utilizzo come super- All’interno della roccia è stato trovato un frammento largo modulare l’intensità di un fascio
conduttore del solfuro di molib- due centimetri che potrebbe essere d’origine terrestre. di luce, che colpisce una resina
deno, un composto chimico S’ipotizza infatti che si sia formato in un ambiente ricco liquida in un cilindro rotante. A
malleabile e ino in grado di cat- d’acqua, a temperature e pressioni che corrispondono a 19 una certa intensità della luce la
turare e convertire rapidamente resina diventa solida, permet-
chilometri sotto la supericie della Terra o a 170 chilometri
la maggior parte delle bande di tendo di ricreare l’oggetto in po-
frequenza radio impiegate di profondità sulla Luna, un’ipotesi poco plausibile. Il chi minuti. Secondo Science, la
nell’elettronica, tra cui il wii e il frammento, che risale a quattro miliardi di anni fa, stampante potrebbe essere usa-
bluetooth. L’obiettivo è miglio- potrebbe essere inito sulla Luna, in quel periodo più ta in medicina.
rare le prestazioni della recten- vicina alla Terra, dopo l’impatto con un asteroide. Non si Ambiente Le analisi efettuate
na per poterla usare per alimen- tratterebbe della roccia terrestre più antica, perché in su alcuni mammiferi marini tro-
tare gli smartphone lessibili, gli Australia sono stati trovati cristalli risalenti a 4,4 miliardi vati morti sulle spiagge del Re-
uici e le abitazioni, in forma di gno Unito ha permesso di valu-
di anni fa, appena 150 milioni di anni dopo la nascita del
rotoli da applicare sulle pareti. O tare il livello d’inquinamento da
anche, in dimensioni microsco- pianeta. La Luna potrebbe dare un contributo importante plastica. Tutti e cinquanta gli
piche, per i dispositivi medici in- allo studio della Terra, perché le meteoriti terrestri cadute animali – varie specie di delini,
geribili. sul nostro satellite non sono state modiicate dall’attività foche e balene – avevano
geologica o da eventi meteorologici. u nell’apparato digerente fram-
menti di plastica. In media ogni
Salute
animale aveva 5,5 frammenti,
chi salta Salute un valore relativamente basso,
la colazione scrive Scientiic Reports.
ScIMAT ScIMAT/GETTy IMAGES

Si dice che la prima colazione Demografia

sia il pasto più importante, so-
prattutto nelle diete dimagranti. natalità
Ma secondo una metanalisi e istruzione
condotta dalla Monash univer-
sity di Melbourne, in Australia, Uno studio su diciotto paesi
la tesi andrebbe forse riconside- dell’Africa subsahariana ha tro-
rata. Esaminando una decina di vato un legame tra il numero di
studi clinici, scrive il British igli per donna e l’istruzione
Medical Journal, è emerso che femminile. Tra il 1985 e il 2010,
chi salta la colazione pesa in
media 440 grammi in meno e Depressione senza batteri a una riduzione delle opportu-
nità educative per le ragazze è
assume meno calorie. Premesso I ricercatori dell’università Ku Leuven, in Belgio, hanno scoperto seguito uno stallo nel calo del
che gli studi sono di scarsa qua- che le persone con una forma di depressione tendono ad avere nella tasso di natalità. In Ghana inve-
lità e quindi i risultati vanno in- loro lora intestinale (nella foto) meno batteri dei generi dialister e ce la riduzione del tasso di na-
terpretati con cautela, gli autori coprococcus. Inoltre, molti batteri intestinali producono molecole talità è rimasta costante, scrive
della ricerca afermano che fare che potrebbero avere un efetto sul sistema nervoso, scrive Nature Pnas, grazie ai continui miglio-
colazione potrebbe non essere Microbiology. Tuttavia, non è assolutamente dimostrato che sia la ramenti nel settore dell’istru-
indispensabile nelle diete. mancanza di questi batteri a causare la depressione. zione.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 105

 Il diario della Terra
MARk BRANDON

Il nostro clima
Cattiva
agricoltura
u Nel midwest, la regione che
corrisponde al centronord de-
gli Stati Uniti, stanno scompa-
rendo le aziende agricole di
medie dimensioni. La concen-
trazione dei terreni agricoli in
poche mani è dovuta a vari
fattori, tra cui la difusione di
due colture, mais e soia, a sca-
pito di tutte le altre. Secondo
InsideClimate News, tutto
questo ha conseguenze nega-
tive per la sostenibilità am-
bientale dell’agricoltura. Oggi
Ghiacci Due studi pubblicati su Nature hanno analizzato le possibili conseguenze dello circa un terzo dei terreni è
scioglimento dei ghiacci in Antartide e Groenlandia. L’Antartide potrebbe contribuire a un aumento controllato da aziende che mi-
del livello del mare di quindici centimetri entro il 2100, se le emissioni di gas serra non saranno surano almeno ottocento etta-
ridotte. Inoltre, il lusso d’acqua proveniente dall’Antartide potrebbe accelerare lo scioglimento ri (il doppio rispetto a
di tutto il ghiaccio rimasto nell’emisfero australe. Lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e trent’anni fa), e alcune azien-
il conseguente lusso di acqua dolce potrebbero modiicare il clima, per esempio rallentando la de arrivano addirittura a sei-
corrente atlantica nota come amoc (capovolgimento meridionale della corrente atlantica), che mila ettari.
porta acqua più calda dai tropici verso nord. Nella foto: la piattaforma di ghiaccio Stange, in Antartide L’aumento delle dimensio-
ni delle aziende, che coltivano
mais e soia per il bestiame, è
Radar nell’ovest dell’Indonesia (6,1),
nell’est delle Filippine (5,1) e a
Vulcani Il vulcano Manam, in
Papua Nuova Guinea, è entrato
stato favorito dai sussidi stata-
li, dal mercato e dalla tecnolo-
Coccodrilli Taiwan (5,3). in eruzione per la terza volta
dall’8 gennaio.
gia. Pratiche come la coltiva-
zione senza aratura e la rota-
nelle strade Caldo A Rio de Janeiro, in Bra-
sile, il mese di gennaio è stato il Cicloni Il ciclone Riley si è for-
zione delle colture sono di-
ventate più rare. Si sono inve-
allagate più caldo da quando sono co- mato al largo della costa nor- ce difusi metodi che degrada-
minciate le rilevazioni, nel doccidentale dell’Australia. no il suolo e fanno un uso
1922. La temperatura media è massiccio di fertilizzanti, con-
Alluvioni Due persone sono stata di 37, 4 gradi. Stelle marine Più dell’80 per tribuendo al cambiamento cli-
morte nelle alluvioni causate cento delle stelle marine gira- matico. Le fusioni di aziende
dalle forti piogge che hanno Ghiacci Due terzi dei ghiac- sole, specie difusa nell’oceano aumentano la produttività,
colpito il Queensland, nel nor- ciai delle catene montuose Paciico orientale, è scomparso ma escludono dal mercato i
dest dell’Australia. Nelle stra- dell’Himalaya e dell’Hindu tra il 2013 e il 2016 a causa del piccoli produttori, danneggia-
de allagate della città di kush potrebbero sparire entro riscaldamento delle acque e no le comunità rurali, riduco-
Townsville sono stati avvistati la ine del secolo, con gravi delle malattie infettive. Lo ri- no la varietà delle colture e
alcuni coccodrilli. u Gli allaga- conseguenze per i iumi della vela uno studio dell’università causano danni ambientali.
menti nel nord dell’Arabia regione. L’allarme è stato lan- della California. Inoltre, coltivare solo mais e
Saudita hanno causato la mor- ciato dal centro intergovernati- soia rende gli agricoltori vul-
te di dodici persone. vo Icimod. nerabili alla siccità e ad altri
fenomeni meteorologici, oltre
Terremoti Un sisma di ma- Valanghe Tra il 2 e il 3 febbraio che a un improvviso calo della
gnitudo 6,5 sulla scala Richter undici persone sono morte tra- domanda. Per le grandi azien-
ha colpito il sud del Messico e volte dalle valanghe mentre de è diicile fronteggiare gli
MARk ATwOOD

il Guatemala, dove tre persone sciavano fuoripista sulle Alpi, eventi climatici estremi, resi
sono rimaste ferite. Altre scos- tra Italia (sei vittime), Francia, più probabili dal cambiamen-
se sono state registrate Svizzera e Austria. to climatico.

106 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 Il pianeta visto dallo spazio 28.01.2019
Gli incendi in Tasmania, in Australia
Victoria
eARTHobSeRvAToRy/NASA
u Nella seconda metà di genna-
io sull’isola della Tasmania, in
Australia, si sono sviluppati de-
cine di incendi, favoriti dal cli-
ma caldo e secco. Le iamme
hanno colpito soprattutto la par-
te centromeridionale dell’isola,
come si vede nell’immagine
scattata dal satellite Suomi Npp
della Nasa. Il 28 gennaio erano
ancora attivi 44 incendi. I prin-
cipali sono l’incendio Great Pine
Tier, nell’altopiano centrale, e il
Riveaux Road, nel sud dell’iso-
la, che hanno distrutto rispetti-
vamente 40mila e 14mila ettari
Isole Furneaux
di vegetazione. Il fumo degli in-
cendi era visibile anche dalla
Nuova Zelanda. Molti abitanti
della Tasmania sono stati co-
stretti a lasciare le loro case,
siorate dalle iamme alimenta-
te dal forte vento.
In Australia il mese di gen-
naio è stato il più caldo da quan-
do sono cominciate le rilevazio-
ni, con una temperatura media
che ha superato per la prima vol-
ta i 30 gradi. In particolare, cin-
que giorni sono entrati nella
classiica dei dieci più caldi di
sempre nel paese. L’ondata di
Mar di Tasmania
Nord
50 km
L’ondata di caldo caldo ha causato una serie di in-
in Australia cendi e un aumento dei ricoveri
in ospedale. Ha anche provoca-
to la morte di 90 cavalli selvaggi
nel Northern Territory e di un
milione di pesci nel New South
Wales.
L’immagine qui accanto mo-
stra le variazioni della tempera-
tura a gennaio rispetto alla me-
dia del periodo. Nelle aree di co-
lore rosso scuro sono state regi-
variazioni della temperatura
nel periodo 14-28 gennaio 2019 rispetto
strate temperature di cinque
alla media 2000-2012, gradi Celsius gradi superiori alla media. I dati
sono stati rilevati dal satellite
≤-5 0 ≥5 Terra della Nasa.–Nasa
Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 107
Tecnologia
Le regole del gigante
più forte
Alex Hern e Julia Carrie Wong, The Guardian, Regno Unito
Un recente scontro sulla privacy
tra la Apple e Facebook ha
mostrato che il social network
non è l’unica potenza della
Silicon valley di cui gli utenti
dovrebbero preoccuparsi

acebook ha pagato alcuni utenti,

F fra cui dei tredicenni, per installa-

re sul loro telefono un’app che
permetteva al social network di
accedere a tutti i dati inviati o ricevuti su
internet. Saputa la notizia, la Apple ha tem-
3PhOTO/GeTTy

poraneamente tolto a Facebook la possibi-

lità di pubblicare sul suo store online alcu-
ne app, una mossa che potrebbe avere serie
ripercussioni per entrambe le aziende.
Secondo le accuse, Facebook avrebbe
sfruttato un cavillo legale del regolamento
sulla privacy della Apple per pubblicare
l’app – che si chiama Facebook Research – e
avere accesso alle preferenze degli utenti.
Oltre a sollevare nuove preoccupazioni
sulla privacy, la notizia ha ridato impulso
alla guerra fredda tra le due aziende, che in
passato si erano già attaccate a proposito di
questioni legate a privacy e sicurezza.
Facebook ha usato una rete privata vir-
tuale (vpn) per far transitare i dati dei di-
spositivi degli utenti dai suoi server, nono-
stante nel 2016 una sua app simile, Onavo,
fosse stata già rimossa dallo store della Ap-
ple perché violava la privacy degli utenti.
Facebook ha promesso di disattivare l’app
su iOS, il sistema operativo della Apple, e
sostiene di non aver fatto nulla di male.
Nessun segreto
Secondo il blog statunitense di tecnologia
TechCrunch, che per primo ha dato la noti-
zia, Facebook avrebbe pagato a utenti di
età compresa tra i 13 e i 35 anni ino a venti
dollari al mese per installare Facebook Re-
search su iOS e Android.
L’app Facebook Research ha aggirato le
regole perché ha chiesto agli utenti di in-
stallarla usando un “certiicato di sviluppa-
tore aziendale”, che permette alle aziende
di creare app per uso interno, senza biso-
gno di pubblicarle sull’App store.
Facebook ha criticato il modo in cui è
stata data la notizia. “Sono stati ignorati
degli elementi fondamentali di questo pro-
gramma di ricerca di mercato”, ha dichia-
rato. “Non c’era nulla di segreto, infatti il
programma si chiama Facebook Research.
Non abbiamo spiato nessuno: chi ha accet-
tato di partecipare ci ha dato l’autorizza-
Da sapere
Stessa storia, altra prospettiva
u “Quando la Apple ha revocato il certiicato
usato dai programmatori di Facebook, ha
bloccato non solo Facebook Research, ma tutte
le app aziendali che migliaia di impiegati del
social network usano per lavorare. Tim Cook, il
capo della Apple, può decidere di cancellare le
app di Facebook dai telefoni prodotti dalla sua
azienda. Facebook potrà anche essere una delle
compagnie più importanti del mondo, ma vista
da questa prospettiva sembra molto più fragile.
Un’azienda enorme ha deciso che il programma
di un’altra azienda enorme era ‘inappropriato’ e
l’ha fatto sparire. La verità è che Tim Cook
detta i termini di un’economia gigantesca e può
cambiarla in base ai suoi capricci”.
Casey Newton, The Verge
zione e ha ricevuto un compenso. Meno del
cinque per cento dei partecipanti erano
adolescenti e avevano l’autorizzazione dei
genitori”. Will Strafach, che ha sviluppato
un dispositivo di sicurezza della rete chia-
mato Guardian Mobile Firewall (nessun
legame con il quotidiano The Guardian), ha
deinito il comportamento di Facebook “il
più sfrontato mai visto sullo store della Ap-
ple”. Secondo lui il codice di Facebook Re-
search ricorda molto Onavo.
Alcuni ipotizzano già che la decisione di
Facebook di aggirare le procedure di appro-
vazione della Apple porterà a un inaspri-
mento del conlitto tra le due aziende.
Per John Gruber, un noto blogger, la co-
sa potrebbe perino spingere la Apple a can-
cellare l’app Facebook dal suo store. “Ai
miei occhi, Facebook sta dichiarando guer-
ra alle regole sulla privacy della Apple”, ha
scritto Gruber. “Non mi sembrerebbe as-
surdo se la Apple revocasse il certiicato di
sviluppatore a Facebook, e addirittura ri-
muovesse le sue app dall’Apple store. Nes-
suno sviluppatore potrebbe farla franca
dopo un comportamento del genere. Ma
visto il successo delle sue app, Facebook
pensa che la Apple dovrebbe starsene a
guardare mentre il social network fa come
gli pare”. u f

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 109

 Economia e lavoro
New Delhi, India
BurhAAN KINu (hINDuStAN tIMeS/Getty)
Se i laureati cercano
un impiego da cameriere
M. Kaufmann Bossart, Neue Zürcher Zeitung, Svizzera
Nonostante una crescita
sostenuta, in India non si creano
abbastanza posti di lavoro.
Spesso anche i più istruiti
devono accettare mansioni
poco qualiicate
i recente il governo dello stato
D indiano del Maharashtra ha in-
detto un concorso per assumere
tredici persone alla mensa di
Mantralaya, il quartiere amministrativo di
Mumbai. Il bando ha riscosso un enorme
interesse: circa settemila persone si sono
presentate per fare i camerieri, anche se
molti candidati avevano titoli di studio de-
cisamente superiori a quelli richiesti. Co-
munque, ha scritto il settimanale Outlook,
alla ine la maggior parte delle persone scel-
te aveva un’istruzione elevata.
Qualche tempo fa anche le ferrovie
hanno attirato una folla spropositata. Di-
ciannove milioni di aspiranti impiegati si
sono contesi 63mila posti di basso livello:
si cercavano facchini, operatori delle puli-
zie o lavoratori per la manutenzione delle
linee. Alle selezioni, che si sono svolte in
110 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019
tutto il paese, hanno partecipato anche
molti laureati.
Questi due esempi sono la prova di un
grave problema del mercato del lavoro in-
diano: non ci sono abbastanza posti per i
circa dodici milioni di cittadini del paese
che ogni anno cercano lavoro dopo avere
terminato gli studi. Mancano soprattutto le
mansioni qualiicate: tra il 2011 e il 2016 il
tasso di disoccupazione tra i laureati è pas-
sato dal 4,1 all’8,4 per cento, tra i laureandi
e i neolaureati è il doppio. La disoccupazio-
ne sarebbe ancora più alta se molti laureati
non accettassero lavori non qualiicati.
La terza economia dell’Asia registra da
anni una crescita invidiabile. Ma secondo
uno studio dell’università Azim Premji di
Bangalore, tra il 2011 e il 2015 l’aumento an-
nuale del pil del 6,8 per cento ha generato
solo uno 0,6 per cento in più di occupati
all’anno. Non stupisce quindi che il tasso di
disoccupazione indiano cresca: a dicembre
ha raggiunto il 7,4 per cento, il livello più
alto dell’ultimo anno e mezzo. A questo si
aggiunge il problema della disoccupazione
nascosta: molti lavoratori indiani non gua-
dagnano abbastanza per vivere.
Il primo ministro Narendra Modi ha det-
to che la ripresa dell’occupazione nel setto-
re privato è una priorità. Lo dimostrano le
riforme e i programmi di stimolo del suo
governo: incentivi iscali per le aziende che
assumono, crediti agevolati per le piccole e
medie imprese, in modo che crescano e au-
mentino il numero dei loro dipendenti. Ma
il bilancio provvisorio di queste misure è
incerto. In India, molti “lavoratori autono-
mi” non sono imprenditori che assumono:
è più probabile che friggano verdure in un
chiosco e che le vendano ai passanti per
sbarcare il lunario. Per molti di loro quest’at-
tività è solo una soluzione d’emergenza.
Sarebbe meglio varare delle riforme
strutturali che migliorino il contesto sociale
ed economico del paese. Qualcosa Modi ha
fatto. Per esempio, ha sempliicato il siste-
ma iscale e le norme su importazioni ed
esportazioni. Infatti nella classiica Doing
business della Banca mondiale, l’India è
risalita dal centesimo al settantasettesimo
posto. Ma gli investitori stranieri presenti
nel paese continuano a scontrarsi con enor-
mi e costosi ostacoli burocratici.
Un quadro meno roseo
Secondo i dati uiciali del governo, nell’ul-
timo anno sono stati creati 700mila posti di
lavoro nel settore formale. La macchina
dell’occupazione di Modi gira a pieno regi-
me, assicura il Bharatiya janata party, il par-
tito di maggioranza. Alcuni istituti di ricer-
ca, invece, dipingono un quadro meno ro-
seo. Secondo il Centre for monitoring the
indian economy, nel 2018 sono svaniti un-
dici milioni di posti di lavoro, soprattutto
nelle aree rurali. Gli autori dello studio ri-
collegano il fenomeno agli efetti tardivi
della caotica riforma monetaria del 2016,
quando l’85 per cento del contante in circo-
lazione è stato messo fuori corso, mettendo
migliaia di imprese in diicoltà a causa del-
la scarsa disponibilità di denaro.
A pochi mesi dalle elezioni legislative,
che si svolgeranno entro maggio, il merca-
to del lavoro è un punto debole di Modi.
Nel 2014 il primo ministro aveva promesso
due milioni di nuovi posti di lavoro all’an-
no. I dati di diversi istituti di ricerca sem-
brano smentirlo. Ma anche le statistiche
uiciali suggeriscono delle diicoltà. Per
esempio, secondo il ministero del lavoro
tra il 2013 e il 2015 i posti di lavoro cancella-
ti sono stati più di quelli creati. In questi
giorni è attesa una nuova edizione del rap-
porto sull’occupazione dell’agenzia del la-
voro, ma secondo alcuni arriverà solo dopo
le elezioni. u nv
UNIONE EUROPEA
Commercio RUSSIA

Via d’uscita La ripresa

dalle sanzioni è poco credibile
“Il 31 gennaio il Regno Unito, la “Per la prima volta dal 2012 il pil
Francia e la Germania hanno della Russia è tornato a crescere
creato una nuova società, l’In- a un tasso superiore al 2 per cen-
strument in Support of Trade to”, scrive la Neue Zürcher
Exchange (Instex), con sede a Zeitung. “Secondo l’istituto di
Parigi, che ha l’obiettivo di aggi- statistica Rosstat, nel 2018 il pil
rare le sanzioni degli Stati Uniti è aumentato del 2,3 per cento,
contro l’Iran”, scrive Euobser- contro l’1,6 per cento dell’anno
JoHNTHyS (AFP/GETTy)

ver. “L’Instex sarà diretta precedente”. Ma questa crescita

dall’ex banchiere tedesco Per
Fischer e nei prossimi mesi co-
mincerà a scambiare generi ali-
mentari e medicinali con l’Iran,
escludendo le banche statuni-
tensi e le transazioni in dollari
americani”. La decisione è stata
annunciata durante un vertice
informale dei ministri degli
esteri dell’Unione europea in
Romania e arriva in seguito alle
proteste di Bruxelles per la deci-
sione della Casa Bianca di rein-
trodurre le sanzioni economiche
contro l’Iran nel maggio del
2018 e di uscire dall’accordo sul-
non porta beneici ai cittadini:
“Il reddito disponibile per le fa-
miglie continua a diminuire e
l’inlazione sale. Da un sondag-
gio dell’università Hse risulta
Tokyo e Bruxelles avanti insieme che per metà dei russi la situa-
Il 1 febbraio è entrato in vigore l’accordo di partenariato economico zione economica del paese è
tra Giappone e Unione europea. Questo trattato di libero scambio peggiorata”. Alcuni esperti, ini-
abolirà molti dazi sugli scambi tra le due aree, che rappresentano ne, hanno dubbi sui metodi di ri-
quasi un terzo del pil mondiale. “L’accordo è anche una risposta al levamento di Rosstat. “È so-
ritorno del protezionismo”, scrive il Japan Times. Nella foto: il pre- spetta soprattutto una correzio-
mier giapponese Abe e il presidente della Commissione europea Juncker ne al rialzo dei dati del settore
edilizio, che all’improvviso sono
aumentati del 5 per cento”.
Aziende Variazione del pil russo, %

la produzione di armi nucleari 5

stipulato con le autorità di Tehe- Come razionalizzare i costi

FoNTE: NEUE züRCHER zEITUNG

ran nel 2015.
0

Bloomberg Businessweek, Stati Uniti

AUSTRALIA
-5
La ricerca per lo sviluppo di nuovi
Inchiesta farmaci è un investimento
sulle banche estremamente costoso. “In alcuni -10
2008 2010 2012 2014 2016 2018
casi il lancio di un medicinale può
“Le banche imponevano ai
costare ino a due miliardi di dollari e
clienti provvigioni sproporzio-
nate. In certi casi anche quando
richiedere dodici anni di lavoro”, IN BREVE
non ofrivano alcun servizio e scrive Bloomberg Businessweek. Germania Il 5 febbraio Peter
perino dopo che i clienti erano Per questo la casa farmaceutica Altmaier, il ministro dell’econo-
morti”. Lo conferma il rapporto svizzera Novartis ha deciso di mia tedesco, ha chiesto la crea-
della commissione nominata lanciare un progetto che le permetta di razionalizzare i zione di un fondo d’investimen-
dal governo australiano per in- to pubblico per impedire ai con-
costi di sviluppo. Ha stretto un’alleanza con il produttore
dagare sul settore inanziario correnti stranieri di acquisire le
di aerei Boeing e l’azienda elettrica Swissgrid e ha grandi aziende tedesche. L’ini-
locale, scrive il New York Ti-
mes. Il documento, pubblicato osservato i sistemi con cui cercano di prevenire falle nei ziativa è la conseguenza della
il 4 febbraio, invita il governo di loro sistemi di produzione. In seguito ha realizzato un crescente protesta in Germania
Canberra a introdurre regole centro di calcolo dove alcuni supercomputer mappano e contro gli investimenti cinesi.
più severe per un settore che da analizzano la rete di cinquecento ricerche su nuovi Nei mesi scorsi il governo di
anni “opera spesso in aperto farmaci che l’azienda sta conducendo in tutto il mondo. Berlino ha introdotto delle mi-
contrasto con gli interessi degli sure per frenare i capitali in ar-
L’obiettivo è cercare di individuare in tempo reale
australiani”. Una situazione che rivo dal paese asiatico. A dicem-
ha causato costi più alti per le
eventuali problemi. Per esempio, capire bre, in particolare, ha raforzato
famiglie, in termini sia di inte- tempestivamente se la sperimentazione di un farmaco i suoi poteri di controllo sugli
ressi sui prestiti sia di premi sul- rischia di essere rimandata perché mancano i pazienti e investimenti nelle infrastruttu-
le polizze assicurative. intervenire nel modo migliore. ◆ re strategiche.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 111

Strisce
War and Peas
Elizabeth Pich e Jonathan Kunz, Germania
BRICIOLINO,
SII ONESTO...
PERCHÉ MI FREQUENTI COSA INTENDI? MA CONTINUA
VERAMENTE? SEI MIO AMICO A PROIET TARE
AHAHAH E TI VOGLIO QUEI LASER.
TANTO BENE.

Buni
Ryan Pagelow, Stati Uniti

Benvenuti nel nuovo mondo

Jake Halpern e Michael Sloan, Stati Uniti
Oh, Ammar… Guarda, ho ancora
Questa è la casa di Ammar. Guarda i pigiami, si l’atto della casa.
Sembra che abbiano
Guarda come l’hanno ridotta. sono sciolti…e i vestiti sono addirittura rubato il marmo
Che dio possa punirli. tutti bruciati. Come si dice dalle nostre parti:
dal pavimento. immergilo in un bicchiere d’acqua
e bevitelo perché non vale niente.

credevo che ci sarei tornata.

Qualcun0 avrebbe potuto rivendicarne
la proprietà, ma io avrei detto
“no, no, è la mia casa”.
è difficile spiegare a uno statuni-
tense cosa significa per un siriano
possedere una casa. Significa che
ti sei realizzato nella tua vita.
Non riconosco neanche la mia stanza. ALcuni miei amici hanno perso
Ogni volta che pensavo alla nostra un figlio, o un fratello, o uno zio.
casa immaginavo la mia bicicletta In confronto, io non ho perso nulla.
ancora lì sul balcone, e i miei
soldatini ancora sotto il letto.

(continua)

112 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019

 L’oroscopo

Rob Brezsny
COMPITI PER TUTTI
Qual è il miglior regalo che potresti fare al tuo
migliore alleato in questo momento?

ACQUARIO cora più vero nelle prossime sei rare una risorsa sottovalutata po-
Sei capace di stare seduto a testa in giù? Non è facile, settimane. trebbe fruttarti bene.
ci vuole una grande agilità. Prima di diventare
VERGINE SAGITTARIO
famoso, l’attore Robin Williams lo fece
Torre Mayor è uno dei grat- Riusciamo a vedere i colori
spontaneamente durante il provino per interpretare tacieli più alti di Città del grazie ad alcune cellule dei
l’immigrato extraterrestre Mork nella serie tv Mork e Mindy. Il Messico. Quando gli operai iniro- nostri occhi chiamate coni. La
responsabile del casting rimase colpito da questo gesto strano no di costruirlo, nel 2003, era uno maggior parte di noi ha tre tipi di
ma divertente e lo scritturò. Se nel prossimo futuro ti capitasse degli ediici più antisismici del coni, ma alcune persone ne hanno
un’occasione simile, ti consiglio d’ispirarti alla genialità di mondo, progettato per restare in quattro e possono vedere molte
Williams. Qual è il tuo piano per fare un’ottima impressione e piedi anche nell’eventualità di più sfumature. Sei dotato di questa
convincere qualcuno che sei la persona giusta? una scossa di magnitudo 8,5 sulla supervista? Che tu lo sia o no, so-
scala Richter. Nel 2019, Vergine, spetto che nelle prossime settima-
mi piacerebbe vederti costruire ne avrai una maggiore capacità
nella tua vita l’equivalente meta- percettiva. Il mondo ti sembrerà
ARIETE mane. Sospetto che quando andrai forico di quella struttura. I presagi più luminoso, profondo e vivido.
L’alpinismo è uno sport po- a caccia di ciò che vuoi sarai dotato astrali lasciano intendere che è Ti consiglio di sfruttare al meglio
polare in dall’ottocento, ma di una straordinaria velocità, agili- possibile. E le prossime settimane questo superpotere.
nel mondo ci sono ancora molte tà e determinazione. La domanda saranno il momento ideale per av-
vette che nessuno ha mai scalato. cruciale è: cosa vuoi esattamente? viare questo progetto. CAPRICORNO
Per esempio il Muchu Chhish Ci sono due tipi di piccoli
(7.452 metri), in Pakistan, il CANCRO BILANCIA compiti noiosi. Nel primo ti-
Karjiang (7.221 metri), in Tibet, e il Di tanto in tanto capita che Per i suoi lavori musicali, il po, ti occupi di dettagli che non
Sauyr Zhotasy (3.840 metri), al ci siano contemporanea- talentuoso cantante e atto- servono a scopi più alti. Nel secon-
conine tra la Cina e il Kazakistan. mente sole e pioggia. Molte lingue re Donald Glover, della Bilancia, do, ti occupi di dettagli che costitu-
Se tra voi c’è qualche Ariete alpini- hanno delle espressioni particola- usa lo pseudonimo Childish Gam- iscono un passaggio fondamentale
sta che sogna di conquistare una ri per indicare questo fenomeno. bino. Come l’ha scelto? Usando un per raggiungere un obiettivo im-
vetta mai scalata, il 2019 sarà l’an- Gli hawaiani parlano di “sole li- generatore casuale di nomi online portante. Un esempio del primo
no ideale per farlo, ed è ora di co- quido” o “pioggia fantasma”. Gli creato dal gruppo rap Wu-Tang caso: cercare di rimuovere una
minciare a organizzarsi. Per quan- indiani che parlano la lingua Clan. Ho provato anch’io a usare il macchia indelebile da un punto del
to riguarda tutti gli altri Arieti, qual tanghkhul lo immaginano come generatore ed è uscito fuori Fear- ripiano della cucina che non si ve-
è il vostro equivalente di conqui- “il matrimonio tra un essere uma- less Warlock. Forse dovresti farlo de. Un esempio del secondo: scari-
stare una cima mai raggiunta? no e uno spirito”. In Russia qual- anche tu, Bilancia. Le prossime care l’aggiornamento di un soft-
cuno lo chiama “pioggia dei fun- settimane saranno il periodo idea- ware che ti permetterà di realizza-
TORO ghi” perché si ritiene che ne favo- le per aggiungere nuovi aspetti alla re un progetto che hai a cuore. Le
La canzone di Eminem Lose risca la crescita. Comunque tu vo- tua identità e modiicare l’immagi- prossime settimane saranno il pe-
yourself è stata inserita nella glia chiamarlo, Cancerino, preve- ne che hai di te stessa. L’indirizzo riodo ideale per tenere a mente
colonna sonora del ilm 8 mile e do che il prossimo futuro ti porte- del generatore è tinyurl.com/ questa distinzione: concentrati sui
nel 2003 ha vinto l’Oscar come rà deliziosi paradossi simili a que- yournewname. P.s. Se non ti piace piccoli compiti noiosi che sono
miglior brano originale. Ma il suo sto. E, secondo me, ti porteranno il primo nome, continua a provarci fondamentali per raggiungere
autore non era presente alla pre- fortuna perché sarai nello stato inché non trovi quello giusto. obiettivi importanti.
miazione perché era convinto che d’animo giusto per goderteli.
avrebbe perso. Nel momento in SCORPIONE PESCI
cui Barbra Streisand annunciava il LEONE Nel 2017 il dipinto di Leo- L’umorista Notorious Debi
trionfo di Eminem, lui dormiva Uno studio condotto dalla nardo da Vinci Salvator Hope consiglia su Twitter:
davanti alla tv mentre la iglia multinazionale di servizi i- mundi è stato venduto per 450 mi- “Prima di decidere che siete de-
guardava un cartone animato. nanziari Fidelity rivela che nel 43 lioni di dollari. Solo dodici anni pressi o che non avete abbastanza
Spero che, a diferenza di lui, sarai per cento delle coppie nessuno dei prima un collezionista l’aveva autostima, assicuratevi di non es-
disponibile e presente quando due sa esattamente quanto guada- comprato per diecimila dollari. sere semplicemente circondati da
molto presto riceverai un premio gna l’altro. Una ricerca dei Natio- Perché il prezzo è aumentato in stronzi”. Nelle prossime tre setti-
o un riconoscimento. nal institutes of health, negli Stati questo modo? Perché nel 2005 mane tieni a mente questo sugge-
ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCA GHERMANDI

Uniti, è invece giunta alla conclu- nessuno era sicuro che fosse vera- rimento, e permettimi di aggiun-
internazionale.it/oroscopo

GEMELLI
Quando non va a caccia, il
falco pellegrino vola a circa
80 chilometri all’ora. Ma quando è
spinto dalla fame, può scendere in
picchiata sulla preda a 300 chilo-
metri all’ora. Incredibile! In con-
formità con i presagi astrali, Ge-
melli, te lo propongo come anima-
le simbolo per le prossime tre setti-
sione che, nelle coppie eteroses-
suali, il 36 per cento dei mariti non
ha idea di quanti orgasmi abbiano
le mogli. Te lo dico per invitarti a
rilettere su quanto è importante
comunicare in modo eicace con i
tuoi alleati. Insomma, non è mai
una buona idea ignorare quello
che succede alle persone che ti
stanno vicine, ma questo sarà an-
mente un dipinto di Leonardo.
Era danneggiato e ricoperto da al-
tri strati di pittura che nasconde-
vano l’immagine originale. Ma
dopo una lunga opera di restauro
si è scoperta la verità. Nei prossi-
mi dieci mesi prevedo la possibili-
tà di sviluppi simili, anche se me-
no eclatanti, nella tua vita, Scor-
pione. Il tuo impegno per restau-
gere qualche corollario. Primo,
non cedere alla tentazione di cre-
dere che gli altri sappiano meglio
di te quello che è meglio per te. Se-
condo, scopri cosa pensano tutti di
te e liberati energicamente delle
loro opinioni. Terzo, se qualcuno
non ti rispetta come meriti, digli di
stare alla larga per almeno tre set-
timane.

Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019 113

 L’ultima
alex, la lIberté, SVIzzera

Per l’ebola si cerca ancora una cura. “Un vaccino? Quelli che
muoiono di fame fanno meno storie”.

el rOtO, el PaíS, SPagna

“Salve ragazzi, sono il responsabile delle risorse umane,
mettetevi in ila”.
rOyO, SPagna

Passatempo: trova le 400 diferenze.

ChaPPatte, the new yOrk tIMeS, StatI UnItI

Farley

“Quando avevo la tua età non giocavamo con i videogiochi, non

Venezuela, Donald trump appoggia Juan guaidó. Maduro: facevamo foto e non localizzavamo oggetti. Facevamo solo una
“Perché sono l’unico despota che non gli piace?”. cosa e ce la prendevamo comoda”.

Le regole Colazione in hotel

1 Contieni l’entusiasmo: evita gridolini e schiamazzi davanti al bufet. 2 Se non mangi la frutta per
prima non la mangerai più. 3 Occhio ai distributori di cereali: è facile farsi prendere la mano. 4 Il
fatto che sia compreso nel prezzo non ti obbliga a ingozzarti di würstel e fagioli alle sette di mattina.
5 Portarsi in stanza una mela va bene. Un ilone di pane, no. regole@internazionale.it

114 Internazionale 1293 | 8 febbraio 2019