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Internazionale 869
Internazionale 869
LA GESTIONE DI
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La Nuvola Italiana il cloud computing di Telecom Italia creato per le imprese pubbliche e private. Le
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Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 5
Sommario
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La settimana
22/28 ottobre 2010 Numero 869 Anno 17
Polveri da abbattimento dei
fumi di industrie
siderurgiche, ceneri da
combustione, olio minerale,
morchie oleose e di
verniciature, vernici di
scarto, fanghi prodotti dal trattamento di
depurazione delle industrie chimiche. E poi:
inchiostro di scarto, melme acide, feci
animali, letame, urina di ogni tipo, fanghi
velenosi e tossici, ceneri, scorie di
alluminio. E per inire: cromo, rame, zinco,
cadmio in quantit industriali. Ciliegina
sulla torta: tonnellate di percolato, la parte
liquida che i riiuti rilasciano nel tempo con
la decomposizione. Neanche un premio
Nobel per la chimica sarebbe stato capace
di mettere insieme un cocktail cos
micidiale. Solo che questo cocktail stato
vomitato dalla camorra nella pancia della
Campania, proprio dove si coltiva e alleva
buona parte del cibo che inisce nei piatti di
mezza Italia. La denuncia di Peppe
Ruggiero, autore del documentario Bitiful
cauntri e del saggio Lultima cena, appena
pubblicato da Edizioni Ambiente. Un
sistema che inquina lambiente, dannoso
per la salute, distorce il mercato, alimenta lo
sfruttamento degli immigrati. Come
difendersi? Seguendo lesempio dei boss:
durante la latitanza nelle campagne di
Corleone, il men di Bernardo Provenzano
era a base di pecorino primo sale, ricotta
fresca, pane fatto in casa e pomodori della
sua terra, spesso raccolti direttamente
dallorto che circondava il casolare.
Giovanni De Mauro
settimana@internazionale.it
Men
europA
16 La pulizia etnica in
Bosnia nei diari del
generale Mladi
Le Monde
18 La riforma delle
pensioni sar utile
ai giovani francesi
Les chos
AfricA
e medio orieNte
20 Sud Sudan, uno
stato costruito
sui dollari
Newsweek
AsiA e pAcifico
24 LAustralia
modiica
le regole sugli
immigrati
The Age
Americhe
26 I minatori cileni
non hanno tutele
Pgina 12
28 Gli Stati Uniti
sprofondano nella
crisi dei mutui
The Independent
visti dAgli Altri
30 Arrivederci,
Italia
Time
iN copertiNA
38 La guerra
delle monete
El Pas
scieNzA
46 Una vita
su misura
The New York Times
Magazine
stAti uNiti
56 Cittadini a mano
armata
Financial Times
AustriA
62 Gli afari sporchi
dellAustria
Der Spiegel
portfolio
66 Locchio ribelle
Le foto di Larry Clark,
con un testo di
Christian Caujolle
ritrAtti
72 Manny Pacquiao
Per un pugno
di voti
The New York Times
viAggi
74 Dalla terra al cielo
South China Morning
Post
teAtro
78 La rivoluzione
irlandese
The Guardian
POP
90 Assedio
al liberalismo
Ian Buruma
scieNzA e
tecNologiA
96 Google si butta
nel vento
The New York Times
98 Il diario della Terra
ecoNomiA
e lAvoro
100 La Germania in
ripresa sfruttando
i precari
Sddeutsche Zeitung
cultura
80 Cinema, libri,
musica, tv, arte
Le opinioni
23 Amira Hass
29 Yoani Snchez
34 Slavoj iek
36 David Randall
82 Gofredo Foi
84 Giuliano Milani
86 Pier Andrea Canei
88 Christian Caujolle
95 Tullio De Mauro
97 Anahad OConnor
101 Tito Boeri
le rubriche
15 Editoriali
104 Strisce
105 Loroscopo
106 Lultima
Financial Times uno dei quotidiani inanziari pi importanti del mondo. Ha sede a Londra. Larticolo a pagina 56 uscito il 24 settembre 2010 con il titolo
Kennesaw, where everyone is armed by law. The New York Times Magazine il magazine della domenica del New York Times. Il primo numero risale al
1896. Larticolo a pagina 46 uscito il 28 aprile 2010 con il titolo The data-driven life. El Pas il quotidiano spagnolo simbolo del passaggio dal franchismo
alla democrazia. Larticolo a pagina 38 uscito il 10 ottobre 2010 con il titolo Peligro: guerra de divisas. Der Spiegel Fondato nel 1947, un settimanale tedesco
indipendente. Larticolo a pagina 62 uscito il 4 ottobre 2010 con il titolo Luftschloss am Wrthersee. Time un settimanale dinformazione
statunitense, il primo a introdurre la formula del newsmagazine. Larticolo a pagina 30 uscito il 18 ottobre 2010 con il titolo Arrivederci,
Italia: why young Italians are leaving. Internazionale pubblica in esclusiva per lItalia gli articoli dellEconomist.
le principali fonti di questo numero
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A volte non ci accorgiamo di quello che facciamo
perch abbiamo un buon motivo per non notarlo
gAry wolf, pAgiNA
Immagini
Braccio di ferro
Parigi, Francia
19 ottobre 2010
Uno studente di liceo durante la mani-
festazione di Parigi contro la riforma
delle pensioni. Londata di scioperi e
mobilitazioni, cominciata il 12 ottobre,
ha avuto conseguenze pesanti soprat-
tutto per i trasporti. Un terzo delle sta-
zioni di rifornimento del paese rima-
sto senza benzina. Il 19 ottobre il presi-
dente Sarkozy ha ordinato alla polizia di
liberare gli accessi ai depositi di carbu-
rante bloccati dai sindacati. Foto di Gon-
zalo Fuentes (Reuters/Contrasto)
Immagini
Colosseo rinnovato
Roma, Italia
14 ottobre 2010
stato inaugurato un nuovo percorso
turistico nel Colosseo, dopo il comple-
tamento dei restauri della porta Libiti-
naria, dei sotterranei e del terzo anello,
chiuso dagli anni settanta. Laniteatro
Flavio ha bisogno di altri interventi di
manutenzione e a luglio il ministero dei
beni culturali ha dato il via alla ricerca
di inanziatori privati per un piano di
restauri da 25 milioni di euro. Il Colos-
seo accoglie in media 19mila visitatori
al giorno. Foto di Franco Origlia (Getty
Images)
Immagini
Il volto della formica
Stoccolma, Svezia
18 ottobre 2010
Il fotografo svedese John Hallmen
specializzato negli scatti che ritraggono
da vicino gli insetti. Qui ha fotografato
una camponotus herculaneus, una formi-
ca di grandi dimensioni. Hallmen trova
i soggetti delle sue foto nella riserva na-
turale di Nacka, vicino Stoccolma. Foto
di John Hallmen (Barcroft Media/Getty
Images)
12 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Posta@internazionale.it
Cara Milana, ho mollato
tutto per seguire il mio ra-
gazzo a New York. Ma ora le
cose tra noi non vanno be-
ne. Cosa dovrei fare?
Cambiare citt, paese e conti-
nente non pu certo essere in-
dolore. Lasciare tutto per se-
guire il proprio amore un atto
eroico, degno di un poema. Le
conseguenze sono inevitabili:
forse inconsciamente incolpi il
tuo ragazzo per la nostalgia
che ti fa sofrire, e questo vi
porta a litigare. Non trarre
conclusioni afrettate sui tuoi
sentimenti. In questi casi luni-
co sentimento sicuro lo
smarrimento. Un po alla volta
ti adatterai, e la vostra relazio-
ne sar meno stressante. Se
non dovesse succedere, dovre-
sti cominciare a pensare al
senso della storia e della tua
permanenza in questa citt.
Io ci sono stata tre volte e
mi sono sempre sentita un po
persa. Soprattutto perch non
potevo fare quello che faccio
sempre quando sono a casa:
camminare a piedi nudi in
giardino appena sveglia. Le
verticali di New York sono un
po spaventose, anche se for-
se la citt pi elegante al mon-
do. Se fossi in te, le darei una
possibilit di diventare la vo-
stra citt e cercherei di calma-
re la relazione. Non va bene
pentirsi cos presto dopo un
passo cos grande. Avrai tempo
per pentirti, se dovessi capire
che n New York n la tua rela-
zione ti vanno pi bene.
Fino ad allora, passeggia,
riletti, fantastica, vai ai con-
certi, alle mostre, guarda quel-
lo che la vita ti ofre. Credimi,
non poco. it
Milana Runjic risponde alle
domande dei lettori allindirizzo
milana@internazionale.it
Cara Milana
New York
Non ho fatto nulla
per la scuola
Io cero e non ho fatto nulla
per impedire la distruzione del-
la scuola italiana. Sono nata nel
1929 e ho frequentato la scuola
elementare e media in epoca
fascista. Quando la guerra in,
nel 1945, avevo gi un lavoro e
nel 1950 mi sono sposata. Tutto
quello che so lho imparato a
scuola e leggendo di tutto. I
miei quattro igli andavano a
scuola pi o meno malvolentie-
ri, non con lo stesso entusiasmo
che avevo provato io. Poi ho co-
minciato a capire che la scuola
non stava pi tanto bene ma
non ho fatto nulla per guarirla.
Nerina Fabris
Mi piaciuta molto lopinio-
ne di Giovanni De Mauro (15 ot-
tobre) e la condivido: non ho
fatto nulla per la scuola. Prima
davo la colpa alla generazione
di mio padre, quella che ha cre-
ato la ex sesta potenza econo-
mica mondiale. Ora la do alla
mia generazione, per la nostra
incapacit di cambiare e di evi-
tare gli errori che peseranno
fortemente sul nostro futuro.
Enrico (un quarantenne)
La fatica
delle donne
Vorrei dire a Maya Rossa, che
vi ha scritto riguardo allartico-
lo Uomini che uccidono le
donne (8 ottobre), che la pre-
sunta segregazione delle donne
arabe non una questione cos
semplice da liquidare. Ci sono
profonde ragioni culturali per
cui le donne continuano a occu-
parsi delle faccende domesti-
che e della cura di bambini e
anziani. innegabile che in al-
cune societ i ruoli siano pi
deiniti che nella nostra e non
necessariamente un male: se
penso alle migliaia di badanti
che lasciano i igli nel loro pae-
se per chiudersi in casa con i
nostri vecchi, provo una grande
tristezza. Noi ci emancipiamo
andando a lavorare, e nel frat-
tempo provvediamo alla reclu-
sione di altre donne.
Fernanda Fischione
Ho letto con fatica larticolo
di Fisk (8 ottobre). Pi volte mi
toccato interrompere la lettu-
ra per alzarmi e fare un giro, del
resto questa la mia reazione
quando si parla di violenza sulle
donne. Credo che, poich la
donna ha il potere di generare
la vita, nelle societ patriarcali
vista come una minaccia al
potere maschile. Come uscir-
ne? Lunico modo per non esse-
re dominati dallinconscio
renderlo cosciente. Rendersi
conto che le donne ci inquieta-
no, ma anche che, se fosse una
questione di potere, forse non
avrebbero fatto i danni che ha
fatto il potere maschile.
Marco Schiattareggia
Il vizio di Obama
Che dire, un bel messaggio
pubblicitario con eccellente te-
stimonial per un brutto vizio.
Ho impressione che qualcosa,
nel controllo, non abbia funzio-
nato.
Carlo Maria Muscolo
PER CONTATTARE LA REDAZIONE
Telefono 06 441 7301
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Posta viale Regina Margherita 294,
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INTERNAZIONALE SU
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YouTube.com/internaz09
Con il mio ragazzo ci fre-
quentiamo da un po e ora
ha deciso di trasferirsi da
me. La cosa migliore ven-
dere il suo appartamento,
ma lui preferisce aspettare
e vedere come va la nostra
relazione. Che ne pensi?
V. H., Leeds
Un tempo le madri insegnava-
no alle iglie di non credere al-
le promesse dei corteggiatori
che si dichiarano pronti ad
amarle anche appena sveglie.
Il vero impegno era la propo-
sta di matrimonio. Poi i tribu-
nali statunitensi decisero di
non discutere pi le cause in
cui le donne citavano in giudi-
zio gli uomini per aver rotto la
promessa. Si aferm cos la
tradizione di accompagnare la
promessa con un diamante.
Ora i tempi cambiano ed
sempre pi diicile stabilire la
seriet del partner. Usa larte
della valutazione: trovare le
risposte forzando le persone
ad agire. Se il tuo partner si sta
godendo i vantaggi extra del
vivere con te, ma vuole un ap-
partamento dove tornare, du-
bita di questo amore. Se inve-
ce dice che invecchierete in-
sieme, il valore dellopzione
appartamentino minimo.
un buon investimento ma
nulla rispetto alla possibilit
di perdere lanima gemella.
Chiedigli di vendere subito
lappartamento, dicendo che
il Financial Times ha previsto
un crollo dei prezzi delle case.
Tim Harford risponde alle do-
mande dei lettori del Financial
Times.
Vivere
insieme
Caro
economista
IWC.
Il futuro dellarte orologiera
dal 1868.
Portoghese Calendario Perpetuo. Ref. 5023: nella straordinaria evolu-
zione tecnica di IWC c un punto fermo: la volont di migliorare sempre
le prestazioni dei propri segnatempo. Questo calendario perpetuo,
con sette giorni di riserva di carica e indicazione delle fasi lunari,
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automatica Pellaton | Autonomia di marcia
di 7 giorni | Indicazione della riserva
di carica | Calendario perpetuo (foto) |
Indicazione perpetua delle fasi lunari |
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Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 15
Editoriali
Nicolas Sarkozy ha permesso a una protesta con-
tro la riforma delle pensioni di trasformarsi in
qualcosa di molto pi pericoloso. Una questione
sociale. Sabato scorso, alla ine di una grande
manifestazione sindacale a Parigi, un gruppo di
200 anarchici ha marciato su piazza della Basti-
glia per occupare il teatro dellOpera. Alle otto di
sera, vista dallesterno, la situazione era surrea-
le. Al primo piano, attraverso una vetrata, si ve-
devano gli appassionati di lirica con in mano dei
bicchieri di champagne. Al piano terra dei poli-
ziotti in stile Robocop arrestavano i manifestan-
ti.
La scena una sintesi delle condizioni attua-
li del paese. Per settimane Sarkozy ha sperato
che le proteste contro la riforma della pensioni,
che aumenta let pensionabile da 60 a 62 anni,
perdessero di slancio per stanchezza. Ma la spe-
ranza del presidente risultata vana. I sondaggi
rivelano che il 70 per cento dei francesi contra-
rio alla riforma in discussione al parlamento. Per
tutto il tempo, Sarkozy e i suoi hanno fatto inta
di nulla. Il risultato che il conlitto diventa ogni
giorno pi violento, soprattutto dopo il coinvol-
gimento degli studenti e dei giovani delle perife-
rie dimenticate. Di chi la colpa? Secondo me, la
crisi mostra il fallimento del dialogo sociale in
Francia. Non un fatto nuovo, ma Sarkozy lha
portato a un livello inedito: provando a stravin-
cere invece di cercare un ampio consenso sul
futuro, il presidente, sempre pi impopolare, ha
fatto precipitare la situazione. E il centro del con-
litto si spostato dalla contestazione di una ri-
forma specifica a una pi ampia e pericolosa
questione sociale.
I falsi ingenui si chiedono perch i giovani
protestano per le pensioni. La risposta che lo
fanno perch sono la prima generazione a sapere
che avranno meno opportunit dei loro genitori,
dopo 150 anni di progressi continui. La percen-
tuale di disoccupati tra i giovani con meno di 25
anni al 25 per cento. La media europea del 20.
I ragazzi francesi sanno cosa li aspetta. Nel mag-
gio del 1968 si ribellarono contro una societ che
ofriva grandi opportunit ma che non li attirava.
Per non riuscirono a cambiarla. Oggi i ragazzi
francesi si battono contro una societ che li
emargina e contro leader che non sanno rispon-
dere alle loro preoccupazioni. Sarkozy ha aperto
la porta a un grosso problema. E ora si ritrova con
una profonda crisi. u as
Pierre Haski il direttore del sito francese di in-
formazione Rue89.
Lerrore di Nicolas Sarkozy
Il populismo di Angela Merkel
Pierre Haski, The Guardian, Gran Bretagna
El Pas, Spagna
Per evitare una crisi allinterno della coalizione di
governo, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha
scelto di mettere nel suo discorso qualche nota di
populismo. Dopo aver citato un calciatore tede-
sco di origine turca come prova che lislam parte
integrante della societ tedesca, Merkel ha pro-
clamato il fallimento del multiculturalismo. Laf-
fermazione vaga e pu giustificare qualsiasi
scelta che il suo governo far da ora in poi. La for-
ma dintegrazione dei lavoratori stranieri difesa
dalle democrazie europee non mai stata il mul-
ticulturalismo, ma la cittadinanza. Non , quindi,
il riconoscimento da parte dello stato di diversi
codici di comportamento, ma la deinizione di
una serie di diritti e doveri uguali per tutti.
Come in altri paesi dellUnione europea, an-
che in Germania il dibattito sullimmigrazione
ruota intorno a una questione che, in realt, ri-
guarda la presenza di lavoratori stranieri musul-
mani, trasformati in capri espiatori dai partiti
populisti. In gioco non c lidentit tedesca, ma
la libert religiosa e luguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge. Il trionfo pi grande dellinte-
gralismo islamico sarebbe provocare leggi discri-
minatorie contro i musulmani. Se Sarkozy ha
commesso lerrore di sostenere la deriva populi-
sta di Berlusconi per ragioni elettorali, ora Merkel
rischia di fare lo stesso. Per chiudere una frattura
nella sua coalizione, potrebbe aprire una crepa
nel sistema democratico, una crepa che potrebbe
allargarsi a tutta lUnione europea.
La politica europea sta andando in una dire-
zione pericolosa, come sta succedendo negli Sta-
ti Uniti con la radicalizzazione dei repubblicani e
i Tea party. Il populismo non si combatte legitti-
mando le sue iniziative con il pretesto di essere
aperti al dibattito. La libert religiosa o lugua-
glianza di fronte alla legge non devono mai essere
messe in discussione, neanche quando si sostiene
di fare delle rilessioni sullimmigrazione. u cab
Vi sono pi cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante se ne sognano nella vostra ilosoia
William Shakespeare, Amleto
Direttore Giovanni De Mauro
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Pierfrancesco Romano (copy editor)
Inredazione Liliana Cardile (Cina), Carlo
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Chiusoinredazione alle 20 di mercoled
20 ottobre 2010
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16 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Europa
I
l diario di Ratko Mladi, il capo mili-
tare dei serbi di Bosnia, un docu-
mento unico sulla guerra nella ex Ju-
goslavia. Nei suoi appunti il generale
racconta le riunioni dello stato maggiore,
gli appuntamenti con i politici e i diploma-
tici, le forniture di armi. Il responsabile
dellassedio di Sarajevo e della strage di
Srebrenica non si sofferma sulle sue im-
pressioni personali, ma trascrive quello che
i suoi interlocutori gli raccontano. il con-
litto visto dalla parte serba.
Mladi stato il capo dellesercito ser-
bobosniaco durante tutta la guerra in Bo-
snia (dallaprile del 1992 al dicembre del
1995). Prendeva ordini dal presidente serbo
Slobodan Miloevi e agiva in coppia con il
capo politico dei serbi di Bosnia, Radovan
Karadi. I suoi appunti sono stati ritrovati
dalla polizia serba nel corso di due perquisi-
zioni nel dicembre 2008 e nel febbraio 2010
a casa della moglie, Bosiljka Mladi , a Bel-
grado, e sono stati consegnati al Tribunale
penale internazionale per lex Jugoslavia
dellAja, che ha incriminato Karadi e
Mladi per genocidio, crimini contro luma-
nit e crimini di guerra. Lautenticit dei
documenti stata certiicata dai periti del
tribunale. Il dossier comprende 18 quader-
ni, cio quattromila pagine di appunti ma-
noscritti in serbo, che Le Monde ha avuto in
copia integrale.
Gli appunti di Mladi confermano ino a
che punto la guerra fosse pilotata da Belgra-
do. Il generale era di fatto il responsabile
delle operazioni militari serbe in Bosnia.
Nelle riunioni a Belgrado gli uomini chiave
sono il generale Momilo Perii e il capo
dei servizi segreti Jovica Stanii, che diri-
geva con Frenki Simatovi le operazioni
speciali e le unit paramilitari. Quando
Milosevi presidente della Serbia, alle ri-
unioni partecipano anche i presidenti della
Federazione jugoslava Dobrica osi e Zo-
ran Lili, e il patriarca Pavle della chiesa
ortodossa serba.
A loro si uniscono Mladi e i suoi genera-
li, oltre a Karadi e ai membri del governo
serbobosniaco di Pale: Momilo Krajinik,
Nikola Koljevi, Biljana Plavi, Aleksa
Buha. Insieme decidono la strategia politi-
ca e militare. Lobiettivo dividere su base
etnica la Bosnia Erzegovina e fondare uno
stato senza nemici interni. Durante la
guerra nella quale lesercito serbo arriva-
to a controllare ino al 70 per cento della
Bosnia, contro il 49 per cento assegnato al-
la Repubblica Serba di Bosnia dagli accordi
di Dayton Mladi ha lossessione di dei-
nire le frontiere.
La Serbia al centro del conlitto. Bel-
grado d gli ordini, inanzia le operazioni,
mobilita gli uomini, addestra i paramilitari.
Lesercito e i servizi segreti eseguono. La
chiesa benedice. Gli appunti di Mladi con-
fermano che la Croazia, il cui territorio nel
1991 era stato invaso per un quarto dalla
Serbia, si era poi alleata con Belgrado per
spartirsi la Bosnia. Il presidente jugoslavo
osi nel 1993 riferisce che il suo collega
croato Franjo Tudjiman gli aveva chiesto
di andare nella residenza estiva di Brioni
per negoziare una soluzione tra serbi e cro-
ati. Nello stesso anno Karadi sostiene
che bisogna aiutare i croati per costringere
i musulmani ad accettare la divisione del
paese.
Lalleanza con Zagabria
Durante i negoziati tra le delegazioni dei
serbobosniaci e dei croati di Bosnia, nel
febbraio 1994, Mate Boban, il capo politico
croato, categorico: Dobbiamo smettere
di farci la guerra tra di noi. Dobbiamo di-
struggere la legittimit della Bosnia Erze-
govina. Il serbobosniaco Krajinik dac-
cordo. Un altro dirigente croato, Jadranko
Prli, nel giugno 1994 aferma che i mu-
sulmani sono il nemico comune.
Alla ine, per, la divisione della Bosnia
tra serbi e croati non va in porto, almeno
non in questi termini. Ognuno si prende un
pezzo del paese, ma gli Stati Uniti spingono
i croati e i musulmani ad allearsi per ricon-
quistare i territori controllati dai serbi. Poi,
nel dicembre del 1995, laccordo di pace di
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Ratko Mladi nel settembre 1995
La pulizia etnica in Bosnia
nei diari del generale Mladi
Quattromila pagine di appunti
sulla strategia dei serbobosniaci
e sui rapporti con Belgrado. La
guerra nellex Jugoslavia
raccontata dal responsabile del
massacro di Srebrenica
Stphanie Maupas e Rmy Ourdan, Le Monde, Francia
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 17
Doboj
Mare
Adriatico
ALBANIA
ITALIA
MACEDONIA
BOSNIA
ERZEGOVINA
SERBIA
CROAZIA
SLOVENIA
MONTENEGRO
KOSOVO
Belgrado
Zagabria
Territorio della ex Jugoslavia
Sarajevo
Podgorica
Tirana
Skopje
Pristina
ROMANIA
linea Sarajevo
Belgrado
UNGHERIA
85 km
Federazione
croato-musulmana
Repubblica
Serba
Srebrenica
Pale
Dayton divide la Bosnia Erzegovina in due
entit, la Federazione croato-musulmana e
la Repubblica Serba. Mladi si oppone al
trattato, come si era opposto a tutti i prece-
denti tentativi di arrivare a una soluzione
negoziata del conlitto. Per i serbobosniaci,
i negoziati avviati durante i primi anni di
guerra servono solo a prendere tempo. I
serbi vogliono continuare a fare la guerra.
Belgrado comincia a pensare seriamen-
te alla pace solo nel 1994, quando Milosevi
cerca di convincere i serbobosniaci. Rat-
ko, devi capire che una divisione a met
equa, dice Milosevi. Nessuno accetter
una soluzione diversa. Il presidente serbo
spiega che la Jugoslavia (ridotta alla federa-
zione di Serbia e Montenegro) con lag-
giunta della Repubblica Serba di Bosnia
potr aumentare il suo territorio di un quar-
to e la popolazione di oltre il 10 per cento.
Quando Pale rifiuta le proposte di pace,
Milosevi comunica a Mladi la sua insod-
disfazione e critica con violenza il folle
governo dei serbobosniaci. Krajinik
sembra una persona normale, ma un idio-
ta, mi conida Milosevi. Karadi invece
non normale, ossessionato dalla storia.
Se lasci che siano loro a decidere non otter-
remo nulla. Non possiamo prenderci il 70
per cento della Bosnia. Continuare la guer-
ra mentre tutto il mondo contro di noi si-
gniica tornare allet della pietra.
Karadi in rotta con Belgrado. Mladi,
invece, continua a prendere ordini militari
dalla Serbia, nonostante le divergenze poli-
tiche. La politica nazionale serba si decide
a Belgrado, non nei boschi di Pale. La Ser-
bia non aiuter pi i serbi di Bosnia, afer-
ma Milosevi durante un incontro. Mio
dio, che parole dure!, commenta Mladi.
I commenti personali del generale sono
rari. Ma nel 1994, dopo lennesima propo-
sta di pace, Mladi scrive sul suo diario:
rifiutare il piano, vincere la guer-
ra!.
Secondo Milosevi, il successo della pu-
lizia etnica apre prospettive interessanti per
i serbi. Nella Repubblica Serba di Bosnia
non si trova un solo musulmano, mentre sul
loro territorio i serbi ci sono, dice il presi-
dente serbo nel luglio del 1994. Belgrado
convinta che sia ancora possibile ottenere il
controllo sulle zone che non sono state oc-
cupate con la forza. Abbiamo dovuto cede-
re una parte di Sarajevo, spiega Milosevi
ai capi serbobosniaci, ma la citt nostra.
Se a Sarajevo tuteleremo politicamente il
nostro popolo, iniremo per vincere. Non
ancora il momento della pace. Le posizioni
di Mladi e Karadi si fanno pi intransi-
genti. Nella primavera del 1995 prendono
in ostaggio 200 caschi blu dellOnu. A lu-
glio lesercito di Mladi attacca lenclave di
Zepa e poi quella di Srebrenica, zone pro-
tette dalle Nazioni Unite. In tre giorni qua-
si ottomila musulmani bosniaci sono ucci-
si.
Gli appunti di Mladi non chiariscono le
vicende della pi grave strage della guerra
bosniaca. Un numero imprecisato di pagine
che riguardano quel periodo sono state
strappate. In quelle ancora intatte ci sono le
preoccupazioni dei diplomatici stranieri,
che chiedono informazioni al generale cir-
ca alcune voci su atrocit, massacri e stu-
pri commessi dai serbobosniaci.
La strage di Srebrenica fa infuriare
Milosevi. In quanto comandante
dellesercito, devi avere una visione politi-
ca, dice il presidente serbo a Mladi il 24
luglio 1995. Dopo Srebrenica i negoziati
continuano, condotti da una delegazione
americana guidata da Richard Holbrooke e
dal generale Wesley Clark. Il generale
Perii e il responsabile dello spionaggio
Stanii incontrano Mladi il 9 settembre
1995. Gli americani vogliono vederti, gli
dicono. Vogliono usare Slobo e poi sbaraz-
zarsi di lui. Nel novembre del 1995 Mladi
scrive che Milosevi vuole cambiare radi-
calmente le relazioni tra la Serbia e gli Sta-
ti Uniti. Clinton daccordo con me, gli
dice Milosevi. I nostri rapporti devono
essere amichevoli.
Gli appunti di Mladi danno anche delle
indicazioni sugli amici della Serbia alleste-
ro, soprattutto greci e russi. Belgrado cerca
sostegno nel mondo ortodosso. Ci sono poi
i nemici dei musulmani. Nel marzo del 1995
Mladi scrive: Israele vuole unirsi alla lot-
ta contro lestremismo islamico. Addestra-
mento di 500 uomini. Possono garantire la
sicurezza attraverso delle reti ebraiche in
Ucraina. Inine c chi si d da fare negli
Stati Uniti per cambiare la politica statuni-
tense nei Balcani. Per un certo periodo
Mladi pensa di poter usare il congresso.
Nel febbraio 1995 incontra nellalbergo Mo-
skva di Belgrado un uomo dafari america-
no di origine serba. Con dieci milioni di
dollari si possono comprare tra i 100 e i 200
senatori o membri del congresso che si
metteranno a lavorare per te, come degli
avvocati, gli dice luomo. Se negli Stati
Uniti tutto in vendita, scrive Mladi, allo-
ra perch non posso comprare anche Clin-
ton.
Gli appunti contengono anche molti
aneddoti sullesercito serbo. Il generale ri-
ceve spesso le mogli dei soldati morti in
combattimento. Vengono per chiedere de-
naro o una casa.
Leggendo i documenti, lesercito serbo-
bosniaco sembra composto da teste calde,
alcolizzati, killer e ladri. La popolazione ci
scambia per criminali. Rischiamo di essere
uccisi dai serbi, non dai musulmani, dice
Karadi. Secondo il capo dei serbi di Bo-
snia, un altro problema il gran numero di
disertori: Gli uomini devono dormire nelle
caserme, non con le loro donne.
Dopo la ine della guerra, per lesattezza
il 3 aprile 1996, Mladi chiede di incontrare,
in un luogo imprecisato, una veggente. La
ragazza lo rassicura: Una stella ti proteg-
ger. Il generale Mladi viene destituito l8
novembre 1996. Le note si interrompono il
28 novembre 1996.
Accusato dal tribunale dellAja, Mladi
continua per anni a ricevere una pensione.
pi volte avvistato a Belgrado. Dopo la
caduta di Milosevi, nel 2000, e i diversi
cambiamenti di governo in Serbia, entra in
clandestinit. La giustizia internazionale
ha incriminato 162 persone per la guerra
nella ex Jugoslavia. Ratko Mladi uno dei
due ricercati ancora a piede libero. u adr
u Ratko Mladi, nato nel 1943 a
Boinovii, in Bosnia Erzegovina, stato
generale dellesercito jugoslavo e capo
militare dei serbi di Bosnia durante la guerra
degli anni novanta. Il Tribunale penale
internazionale dellAja per la ex Jugoslavia lo
ha accusato di genocidio, crimini di guerra e
contro lumanit, in particolare per lassedio
di Sarajevo e il massacro di Srebrenica.
Mladi ancora latitante.
Da sapere
18 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Europa
Il rischio
della demagogia
ric Fottorino, Le Monde,
Francia
I
liceali e gli studenti universitari si so-
no mobilitati contro la riforma delle
pensioni. La cosa fa rilettere: giovani
di 16 anni che protestano contro lau-
mento dellet pensionabile da 60 a 62 an-
ni. Cerchiamo di capire. Gli studenti non
sanno nulla del testo della riforma: le loro
manifestazioni sono una festosa iniziazio-
ne alla politica, unesperienza che hanno
fatto tutte le generazioni precedenti. Que-
sta riforma, per, nel loro interesse. I ra-
gazzi dovrebbero appoggiarla e non accet-
tare che i igli del boom scarichino ancora
su di loro il peso del debito pubblico.
Rottura o continuit
Negli ultimi trentanni la Francia ha trattato
molto male i suoi giovani: cattiva istruzio-
ne, disoccupazione, precariato. Al di l del-
la politica, anche dietro al loro riiuto della
riforma c legoismo generazionale: alla
ine sono convinti che saranno loro a dover
pagare il conto. Tuttavia due degli argo-
menti, o meglio degli slogan, dei giovani
meritano unanalisi pi approfondita per-
ch sono lesatto contrario di un ragiona-
mento logico. Il primo riguarda loccupa-
zione. I liceali temono che se i pi anziani
rimarranno nel mondo del lavoro, per loro
non ci sar posto. Ma vero il contrario: il
lavoro si crea, non si divide. Eppure lidea
della condivisione delloccupazione anco-
ra radicata in Francia e ha contribuito a
bloccare lingresso dei giovani nel mondo
del lavoro. Gli studenti devono capire che
gli anziani non rubano loro il posto.
Laltro slogan di pi ampia portata e si
basa sullimpressione che il capitalismo stia
andando nella direzione sbagliata e che le
riforme puntino a demolire lo stato sociale.
Le pensioni sarebbero una dimostrazione
di questo ragionamento: la riforma distrug-
ger il sistema di welfare, che va difeso
scendendo in piazza. Il fatto che questa
convinzione sia cos difusa dimostra il fal-
limento della classe dirigente francese, in-
capace di spiegare che le riforme sono luni-
co mezzo per salvare lo stato sociale. I mo-
tivi di questo fraintendimento sono di ordi-
ne storico e ideologico, e ne sono responsa-
bili i politici, gli imprenditori, i mezzi di co-
municazione e tutti quelli che hanno il do-
vere della seriet e della razionalit.
Ormai ai ferri corti con lopinione pub-
blica, Nicolas Sarkozy rappresenta un osta-
colo per i suoi progetti. Luomo della rupture
rischia di diventare il leader della continui-
t. Gli rimangono 18 mesi per convincere il
paese che le riforme sono utili per tutti, non
solo per llite e per i pi ricchi. u adr
La riforma delle pensioni
sar utile ai giovani francesi
ric Le Boucher, Les chos, Francia
L
a politica larte di sposare il co-
raggio con le esigenze del mo-
mento. Ancora una volta la prote-
sta contro la riforma delle pensio-
ni dimostra quanto la Francia sia un paese
conservatore e attaccato ai diritti acquisiti.
Al contrario di quello che vuole far credere
il presidente, il suo progetto non partico-
larmente coraggioso. Costretti dalla crisi
economica, molti altri paesi europei hanno
gi afrontato il problema.
Questa riforma non faceva parte del
programma del candidato Sarkozy. Si im-
posta quando diventato evidente che il
sistema attuale rischia di non reggere. ur-
gente aggiornarlo. Ed giusto che sia cos.
Ma una riforma di questa portata pu esse-
re accettata solo a due condizioni: deve es-
sere spiegata bene e deve essere sostenuta
da argomentazioni valide. Il problema che
queste esigenze non sono state rispettate. Il
governo ha scelto di imporre le sue posizio-
ni in una sida contro il tempo, invece di
spiegare con calma come stanno le cose.
Una riforma legittima solo se viene capita:
cos non stato. Questo deicit di chiarezza
ha aperto la strada alle false idee di cui lop-
posizione si fatta paladina, strumentaliz-
zando una parte dei giovani giustamente
preoccupata per il proprio futuro e portan-
dola nel vicolo cieco della demagogia. Far
credere che il mercato del lavoro una torta
da dividere sbagliato: proprio nei paesi
in cui anche gli anziani sono attivi che loc-
cupazione giovanile pi dinamica.
Nonostante gli sforzi, la leader sociali-
sta Martine Aubry non riesce a cancellare
limpressione che nel suo partito ci sia una
grande confusione in materia di pensioni,
aggravata dallattaccamento allidea che si
debba smettere di lavorare a sessantanni.
Concentrandosi su questo punto che per
Dominique Strauss-Kahn, un altro impor-
tante dirigente socialista, non certo un
dogma il Ps sceglie di fare una battaglia
sbagliata e di adottare un atteggiamento di
retroguardia. E dimentica di insistere
sullobiettivo pi importante: fare in modo
che una riforma necessaria sia anche giu-
sta. Sempre che non sia troppo tardi. u adr
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La manifestazione del 12 ottobre a Parigi
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 19
Belgio
il riiuto
dei valloni
Sono trascorsi pi di quattro
mesi dalle elezioni legislative e
il Belgio ancora senza gover-
no. Il re Alberto II aveva inca-
ricato Bart De Wever leader
della Nuova alleanza iammin-
ga (N-Va), uscita raforzata dal
voto di provare a formare un
governo insieme ai socialisti,
ai cristiano-democratici e ai
verdi iamminghi e francofoni.
Ma il 18 ottobre De Wever ha
annunciato il fallimento della
missione, consegnando al re
una nota in cui sono tracciati i
capisaldi della rivoluzione co-
pernicana istituzionale che
dovrebbe servire da base per
futuri negoziati: il trasferimen-
to di nuove competenze politi-
che e inanziarie alle regioni
(Fiandre, Vallonia e Bruxelles
capitale) e, soprattutto, alle tre
comunit linguistiche (iam-
minga, francofona e germano-
fona) che formano il paese, so-
vrapponendosi solo parzial-
mente alle regioni. un testo
accettabile per gli altri partiti
iamminghi, sottolinea il quo-
tidiano francofono Le Soir,
ma che diicilmente potr es-
sere approvato da quelli fran-
cofoni. La maggior parte del-
le competenze trasferite alle
comunit dalla sanit agli as-
segni familiari e alla giustizia
non tengono infatti conto della
speciicit della regione bilin-
gue di Bruxelles, alla quale i
francofoni tengono molto. Il
19 ottobre il re ha avviato delle
consultazioni, al termine delle
quali potrebbe incaricare un
altro leader politico di esplora-
re nuove strade.
SPAgNA
Zapatero
cambia squadra
Rimpasto nel governo di Jos
Luis Rodrguez Zapatero. Il nu-
mero dei ministeri stato ridot-
to e sono cambiati i vertici agli
esteri, al lavoro e alla sanit. A
lasciare il governo saranno, tra
gli altri, la vicepresidente Mara
Teresa Fernndez de la Vega e il
capo della diplomazia Miguel
ngel Moratinos. Per giustiica-
re il rimpasto, Zapatero ha spie-
gato che serve un governo rin-
novato e politicamente pi forte
per superare la crisi, scrive El
Mundo. Il dato pi signiicativo
la nomina a vicepresidente e
portavoce del governo di Alfre-
do Prez Rubalcaba, attuale mi-
nistro dellinterno e possibile
successore di Zapatero alla gui-
da del Partito socialista.
iN Breve
Turchia Il 18 ottobre si aperto
a Diyarbakir il processo a 151
curdi, tra cui dodici sindaci, ac-
cusati di complicit con i ribelli
indipendentisti (nella foto mani-
festanti curdi).
Gran Bretagna Il ministro
delleconomia George Osborne
ha annunciato il 20 ottobre tagli
alla spesa per 95 miliardi di euro
entro il 2015. Saranno soppressi
490mila posti di lavoro nel set-
tore pubblico.
Kosovo Il 16 ottobre la Lega de-
mocratica del Kosovo (Ldk), il
partito del presidente dimissio-
nario Fatmir Sejdiu, ha ritirato i
suoi ministri dal governo di coa-
lizione. Le elezioni anticipate si
svolgeranno il 13 febbraio 2011.
Dopo le dimissioni di Jurij Luzhkov,
costretto a lasciare la carica che
occupava da 18 anni, Mosca ha
inalmente un nuovo sindaco. Sergej
Sobjanin stato scelto dal
presidente Dmitrij Medvedev, ma
considerato molto vicino al premier
Vladimir Putin. Il settimanale Itogi
fa un elenco dei problemi principali
che dovr afrontare la nuova amministrazione. Sobjanin
dovr conservare il sistema di assistenza sociale che
permette agli abitanti di Mosca di avere un tenore di vita
migliore rispetto al resto del paese. La crisi render pi
diicile far quadrare il bilancio da 40 miliardi di dollari
della capitale, il terzo del mondo, inferiore solo a quello di
New York e Tokyo. Ma solo se garantir condizioni
economiche accettabili per tutti, Sobjanin potr evitare
unondata di proteste. Il nuovo sindaco dovr anche
sviluppare le partnership pubblico-privato, evitando per
un ulteriore dilagare della corruzione. Ma per poter
raggiungere questi obiettivi, Sobjanin dovr innanzitutto
conquistarsi la iducia della popolazione.
russia
Un sindaco per Putin
Itogi, Russia
Bruxelles
Charleroi
Liegi
Tchira
DistrettoBhv
Vallonia
Fiandre
Mar dei
Caraibi
Mare
del Nord
Mostar
GERMANIA
LUSSEMBURGO
PAESI
BASSI
FRANCIA
BELGI O
Oceano
Atlantico
Reykjavik
1860 m
60 km
Bruges
Liegi
Anversa
Namur
Lille
Lussemburgo
Eindhoven
Maastricht
Ostenda
Gent
Anversa
cAUcASo
A grozny
torna la paura
Ancora una volta la pace che il
Cremlino aferma di essere riu-
scito a imporre in Cecenia si
dimostrata vulnerabile, scrive il
quotidiano Nezavisimaja Ga-
zeta. Lassalto a Grozny del 19
ottobre ha lasciato sul terreno
sei morti tra i ribelli e le forze
dellordine (nella foto), ma so-
prattutto ha colpito il parlamen-
to, uno dei luoghi simbolo della
stabilit che il governo russo so-
stiene di aver portato nella re-
pubblica caucasica. Lazione
stata organizzata nel giorno del-
la visita nella capitale cecena del
ministro dellinterno russo
Rashid Nurgaliev. Ora bisogne-
r capire chi c dietro lattacco
che, pur senza raggiungere il suo
obiettivo, riuscito a scuotere la
regione. Negli ultimi tempi
emersa una profonda divisione
tra il leader indipendentista Do-
ku Umarov e i comandanti cece-
ni sul campo, che hanno eletto
un loro leader, Husejn Gakaev.
Anche il premier del governo
ombra Ahmed Zakaev, che vive
a Londra, sarebbe passato dalla
parte di Gakaev. Comunque sia,
evidente che le divisioni inter-
ne non impediscono ai ribelli di
organizzare azioni eclatanti e
pericolose. I
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20 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Africa e Medio Oriente
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lle pareti delluicio del presi-
dente del Sud Sudan, Salva Kiir,
sono appesi due grandi ritratti:
uno di Ges Cristo e laltro di se
stesso. Sulla scrivania, tra due reggilibri a
forma di ippopotamo, c un manuale per lo
studio devozionale della Bibbia vicino al li-
bro di Robert Greene Le 48 leggi del potere.
Ex combattente dellesercito ribelle Anya
Nya, Kiir oggi guida il governo autonomo
del Sud Sudan, che nel 2005 riuscito a ot-
tenere una forma di autonomia dal governo
di Khartoum.
Il Sud Sudan stato a lungo favorito dai
donatori occidentali, in particolare quando
George W. Bush era presidente degli Stati
Uniti. Con il suo misto di nazionalismo e
religiosit cristiana, Kiir ha conquistato gli
ideologi conservatori di Washington che
cercavano di rideinire gli equilibri di potere
in Sudan. Ma anche dopo lelezione di Ba-
rack Obama, gli Stati Uniti hanno continua-
to a destinare al Sud Sudan pi di 300 milio-
ni di dollari allanno, soprattutto per rafor-
zare il governo di Kiir in vista del referen-
dum per lindipendenza, in programma per
il 9 gennaio 2011.
Nonostante il consistente lusso di de-
naro, lambizioso progetto sembra in peri-
colo. Molti attivisti per i diritti umani temo-
no che il referendum possa far riesplodere
la guerra civile in Sudan. Il governo di Khar-
toum e il Movimento popolare di liberazio-
ne del Sudan hanno raggiunto un accordo
di pace solo nel 2005, dopo aver combattuto
per 22 anni, facendo quasi due milioni di
vittime. E anche se Kiir riuscir a mantene-
re la pace dopo la secessione, i diplomatici
occidentali avvertono che il Sud Sudan
totalmente impreparato allindipendenza.
Sud Sudan, uno stato
costruito sui dollari
A Juba gli aiuti internazionali
hanno fatto nascere ministeri,
strade e scuole. Ma lo stato
guidato da Salva Kiir forse non
ancora pronto a diventare
indipendente
Kevin Peraino, Newsweek, Stati Uniti
Kiir teme inoltre che Washington, impe-
gnata a risolvere problemi di politica inter-
na, stia perdendo interesse verso il suo pae-
se. Abbiamo sempre pensato che gli Stati
Uniti potessero fare qualunque cosa, ha
dichiarato poco tempo fa. Ma nel nostro
caso non andata cos. Ormai hanno molti
altri impegni.
Obama ha ereditato il progetto di nation
building (costruzione dello stato nazionale)
in Sud Sudan dal suo predecessore, che era
molto attivo in Africa. Nel 2005 lammini-
strazione Bush ha avuto un ruolo di primo
piano nel raggiungimento dellaccordo di
pace. E da allora gli Stati Uniti hanno desti-
nato al paese circa sei miliardi di dollari.
Il boom di Juba
Ai corrispondenti stranieri in Sudan piace
scherzare sul fatto che al sud non c quasi
niente di metallico, tranne i fucili, le muni-
zioni e qualche amo da pesca. Alla ine della
guerra civile cerano meno di cinque chilo-
metri di strade asfaltate, in una regione
grande come la Francia. Oggi per Juba, la
capitale del Sud Sudan, una citt in rapida
espansione. Le case sono per lo pi capanne
con il tetto di paglia e, pi di recente, di la-
miera. Ma ultimamente, aferma un diplo-
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Juba, 11 aprile 2010. Un seggio elettorale
u Il 9 gennaio 2011 previsto il referendum
sullindipendenza del Sud Sudan, cristiano e
animista, dal nord musulmano. dal 2005 il Sud
Sudan ha un governo autonomo con sede a Ju-
ba. Si voter anche nella regione contesa di
Abyei, ricca di petrolio, dove gli abitanti devo-
no decidere se unirsi al nord o al sud. Il 12 otto-
bre, per, sono falliti i colloqui per stabilire i ter-
mini del voto ad Abyei. Le questioni in sospeso
riguardano la linea esatta del conine, la forma-
zione della commissione organizzatrice del re-
ferendum e la partecipazione al voto di una tri-
b nomade del nord.
Da sapere
Osh
S UDAN
Talas
Sud Sudan
Darfur
Distretto
di Kilwa
Lindi
Jalalabad
Naryn
Mar
Rosso
Lago
Malawi
Lago
Vittoria
Abyei
Juba
nel 1960
Lago di Aral
nel 2008
KAZAKISTAN
AFGHANISTAN
KAZAKISTAN
CINA
UZBEKISTAN
TAGIKISTAN
Tashkent
KIRGHIZISTAN
Amudarja
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Bishkek
Tashkent
Khartoum
Valle di Ferg
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Dodoma
Dar es Salaam
270 km
Arusha
ZAMBIA
CIAD
CIAD
EGITTO
ETIOPIA
ERITREA
BURUNDI
RUANDA
KENYA
giacimenti
petroliferi
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 21
matico occidentale, diicile aittare una
casa a meno di dodicimila dollari al mese. I
tassisti fanno pagare agli stranieri tarife
paragonabili a quelle di New York, e gli ho-
tel di lusso organizzano degli aperitivi fre-
quentati soprattutto da cooperanti e altri
stranieri.
I progressi ci sono stati: con i soldi degli
Stati Uniti e di altri donatori internazionali
sono stati costruiti ministeri, strade, scuole,
e sono state salvate molte vite. Eppure, lo
stato sud sudanese non sembra ancora in
grado di funzionare da solo.
Washington punta il dito contro lin-
competenza del governo locale. Sono pochi
i funzionari pubblici con una solida istru-
zione e, secondo un funzionario dei servizi
dintelligence occidentali a Juba, quasi l85
per cento degli agenti delle forze di sicurez-
za analfabeta. Molti sud sudanesi istruiti
si sono trasferiti allestero durante la guerra
e non hanno intenzione di tornare. Allini-
zio del 2010 la Banca mondiale, che ammi-
nistra un fondo da mezzo miliardo di dolla-
ri destinato al Sud Sudan, ha dichiarato di
avere erogato meno della met della som-
ma, anche a causa della mancanza di pro-
getti in cui investire questo denaro.
Cooperanti e diplomatici sono convinti
che un eicace progetto di nation build ing
nel Sud Sudan richieda molti pi soldi e pro-
fessionalit diverse. Secondo alcuni opera-
tori umanitari presenti a Juba, le prime fasi
del progetto si sono concentrate troppo sul-
le attivit di ripristino dei servizi sociali di
base, a scapito dello sviluppo delle istituzio-
ni. In questi cinque anni sono venute le
persone sbagliate, dice una persona che si
occupa da anni di cooperazione internazio-
nale. Avremmo dovuto invitare quegli in-
glesi che hanno creato la banca centrale del
Botswana. La maggioranza delle persone
che sanno come costruire le istituzioni di
uno stato in vacanza a Zanzibar. E noi in-
vece abbiamo un esercito di laureati a Ox-
ford e nelle migliori universit statunitensi,
che si occupano di tuttaltro.
A questo punto, lecito chiedersi se que-
sto compito spetti agli stranieri e se davvero
una quantit suiciente di aiuti umanitari
baster ad avviare riforme eicaci nel Sud
Sudan. Secondo William Easterly, econo-
mista della New York university e autore di
I disastri delluomo bianco. Perch gli aiuti
delloccidente al resto del mondo hanno fatto
pi male che bene (Bruno Mondadori 2007),
in certi casi i grandi lussi di denaro possono
essere disastrosi. Sinonda un paese di aiu-
ti umanitari e di esperti stranieri, con tesi in
contraddizione tra loro, mentre al centro
c un vuoto, spiega Easterly. Non vorrei
sembrare troppo duro o cinico, ma a volte
manca la capacit di accogliere gli aiuti.
Inoltre, in una Juba inondata dal denaro
straniero, le poche persone appartenenti
alllite istruita potrebbero scegliere di
snobbare i posti di governo e creare le loro
ong, grazie alle quali attingere direttamen-
te agli aiuti. Secondo alcuni imprenditori
che operano a Juba, gli aiuti umanitari han-
no gi cambiato leconomia locale. Ian Al-
sworth-Elvey dirige una societ internazio-
nale che produce birra, e ha investito circa
50 milioni di dollari in una fabbrica a Juba.
Secondo lui la moltiplicazione delle agenzie
per gli aiuti umanitari ha fatto aumentare i
prezzi e il costo del lavoro. Allhotel Ritz di
Chicago spendo meno che in una bettola di
Juba, dice. La sua fabbrica, che d lavoro a
250 persone, organizza regolarmente corsi
di contabilit per i dipendenti. Tuttavia,
non appena hanno acquisito una certa di-
mestichezza, queste persone vengono as-
sunte dalle agenzie di aiuto umanitario.
Il grosso alusso di denaro pu innesca-
re anche nuove esplosioni di violenza. Il
petrolio genera la maggior parte della ric-
chezza che non deriva dagli aiuti umanitari,
e si gi intensiicata la competizione per i
posti di potere. Negli ultimi anni gli Stati
Uniti hanno speso pi di cento milioni di
dollari per formare ed equipaggiare le forze
armate sud sudanesi. Eppure, la riforma
dellesercito durer ancora dieci o ventan-
ni, spiega il funzionario dellintelligence a
Juba. Per il momento non altro che una
formazione di guerriglia.
Dal canto loro, gli operatori umanitari
sono preoccupati di un eventuale calo della
pressione diplomatica. A cosa serviranno
tutti i progetti di costruzione dello stato e di
sviluppo delle competenze se scoppia di
nuovo la guerra?, si chiede John Prender-
gast, responsabile di un progetto contro i
genocidi del Center for american progress
di Washington. Rischiamo di costruire un
castello di sabbia. Mentre sta per arrivare
una grande onda. u gim
Mohammed Larbi,
El Watan, Algeria
Politica
S
i svolger o no il referendum
sullindipendenza del Sud Su-
dan il 9 gennaio 2011? Lo
scrutinio previsto dallaccordo di
pace irmato nel 2005 dal governo
di Khartoum e dal Movimento po-
polare di liberazione del Sudan. Ma
mentre la popolazione del sud si
prepara allindipendenza, allinizio
di ottobre il presidente sudanese
Omar al Bashir ha rimesso tutto in
discussione dichiarando che non
accetter unalternativa allunit
del Sudan. Inoltre sono falliti i ne-
goziati sulla regione di Abyei con-
tesa tra nord e sud perch ricca di
petrolio e si sono veriicati degli
scontri tra polizia e manifestanti fa-
vorevoli allindipendenza del sud.
Le relazioni tra gli abitanti del
nord e quelli del sud sono sempre
pi tese, e il presidente del Sud Su-
dan, Salva Kiir, ha chiesto alle Na-
zioni Unite di schierare i caschi blu
per evitare che la situazione dege-
neri.
In un incontro con i rappresen-
tanti del consiglio di sicurezza
dellOnu, il ministro degli esteri su-
danese Ali Karti ha ribadito che il
suo paese non vuole la guerra,
speciicando per che in caso di in-
gerenze non accetter il risultato
del referendum. Lincontro ha af-
frontato anche il problema dei ritar-
di nei preparativi: Karti si impe-
gnato a rispettare la data del voto
ma ha sottolineato anche la neces-
sit di deinire i dettagli relativi alla
disputa su Abyei e alla spartizione
dei proventi del petrolio. Con una
posta in gioco cos alta era prevedi-
bile una simile escalation. Lindi-
pendenza del sud vicina, ma il
nord preferirebbe non andare avan-
ti. Lidea di un rinvio del voto sem-
bra sempre pi allettante. u gim
Tre mesi
di incertezza
Nel sud non c quasi
niente di metallico,
tranne munizioni,
fucili e ami da pesca
ottobre 2010
32
EAST, PER CAPIRE LECONOMIA, LA POLITICA
E LA CULTURA DELLEST DEL MONDO
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Est Europa
Il fondo monetario e la ferocia
dellausterit
di Matteo Ferrazzi
Afghanistan
Kabul capitale di un narcostato
di Matteo Tacconi
Estremo Oriente
Rajin-Sonbong, una regione molto
speciale
di Alessandro Milani
[ ]
[ ]
[ ]
Flussi e riflussi nella
societ globalizzata
D O S S I E R
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 23
RDC
In marcia
contro gli stupri
Il 17 ottobre a Bukavu, nellest
della Repubblica Democratica
del Congo (Rdc), migliaia di
donne hanno partecipato a una
marcia contro le violenze ses-
suali. In testa al corteo cera Oli-
ve Lembe Kabila, la moglie del
presidente. Levento ha chiuso
una serie di giornate organizzate
dallassociazione femminista
Marche mondiale des femmes e
dedicate alla situazione delle
donne nella regione dei Grandi
laghi, scrive Le Potentiel. Pochi
giorni prima Margot Wall strm,
la rappresentante speciale delle
Nazioni Unite contro le violenze
sessuali nei conlitti, ha riferito
al consiglio di sicurezza
dellOnu che lesercito della Rdc
responsabile di molti stupri e
massacri di civili nellest del
pae se. Le Nazioni Unite ora
fanno pressioni perch il gover-
no di Kinshasa indaghi su queste
accuse, scrive Jeune Afrique.
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Dal 2007 la fondazione creata
dallimprenditore sudanese Mo
Ibrahim valuta loperato di 53 leader
africani in base a 88 parametri, che
vanno dalla governabilit del paese
alla qualit della scuola. secondo
lindice 2010, Mauritius il paese
governato meglio. seguono
seychelles e Botswana, mentre agli
ultimi posti ci sono Ciad, Repubblica Democratica del
Congo e somalia. Quarantuno stati hanno registrato
progressi economici, ma in pi della met dei paesi
esaminati c stata uninvoluzione in settori importanti
come i diritti umani. Per questo, com gi successo nel
2009, non stato attribuito il premio da cinque milioni di
dollari destinato al miglior leader africano. Molti africani
hanno pi opportunit economiche rispetto a cinque anni
fa, ha dichiarato Ibrahim. Ma per molti altri, i livelli di
sicurezza e libert politica sono peggiorati. The East
African si soferma sullAfrica orientale: La tanzania il
paese pi virtuoso della regione, con miglioramenti nella
sicurezza, nella legalit, nella partecipazione e nei diritti
umani, e supera i vicini Kenya e Uganda.
Sviluppo
Pi ricchi ma meno liberi
The East African, Kenya
DILEMMA FOR THE FED > OCTOBER 11-17, 2010
UN supremo
enters politics
Ex-Habitat boss Anna
Tibaijuka wants to take
he global skills local
Calling all ICT
investors: EA is
ripe for you
New task foce set up by
Kenyas CMA to attact
pivate equity funding fo
the egions be-optic
backbone netwok
Tales of torture
in Karamoja
The UPDF stands
accused of detaining,
totuing and
mudeing civilians in a
disamament execise
Are human beings
still evolving?
Is ou basic biological
natue changing? The
juy is still out
Illegal rendition? Weve been
doing it for years EA police
AND WE WONT STOP... Uganda police boss tells a counteteoism meeting in
Kampala that a Kenyan judges uling will not dete the exchange of ciminals
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< EQUITYS NEWEA PUSH
K
MAGAZINE
Museveni: We
support Sudan
secession
CRIME WITHOUT BORDERS:
THE POLICE CASE
Extradition procedures are long
and tedious and justice may
never be achieved.
La parola sudafrica ha un suo-
no dolce per me, e cos ho can-
cellato un precedente impe-
gno per raggiungere la sala
stampa dellAutorit Palesti-
nese a Ramallah. era prevista
una conferenza stampa di due
delegati sudafricani che stan-
no negoziando un accordo tra
hamas e Al Fatah.
I giornalisti presenti erano
appena una decina. Dopo es-
sersi scusati per il ritardo, do-
vuto al protrarsi di una riunio-
ne con alcuni dirigenti di Al
Fatah, i due delegati, L.s.t. Pe-
kane, rappresentante del su-
dafrica nei territori, e Alexan-
der Boraine, ex vicepresidente
della commissione per la veri-
t e la riconciliazione, hanno
spiegato che sono stati loro a
proporsi come mediatori e che
i partiti palestinesi hanno ac-
cettato.
Boraine doveva andare a
Gaza il 20 ottobre per incon-
trare i leader di hamas, ma il
governo israeliano gli ha vieta-
to lingresso. A Ramallah lui e
Pekane hanno incontrato alcu-
ni dirigenti di Al Fatah, ma
non il presidente Abu Mazen.
Boraine ha precisato che la lo-
ro missione non ostacola in al-
cun modo il ruolo dellegitto
come mediatore uiciale.
Loccupazione israeliana il-
legale, ha detto Boraine. Ma
per contrastarla e ottenere uno
stato palestinese indispensa-
bile ritrovare lunit. Pekane
ha ricordato che anche in su-
dafrica lAfrican national con-
gress (Anc) e il partito Inkata
hanno dovuto fare la pace pri-
ma di poter sconiggere lapar-
theid. Inviteremo i palestine-
si in sudafrica, ha concluso
Pekane, cos vedranno che
bel posto diventato.
Da Ramallah Amira Hass
I mediatori sudafricani
IRAQ
Al Maliki cerca
alleati in Iran
Il 18 ottobre il primo ministro
iracheno Nuri al Maliki ha visi-
tato teheran in cerca di soste-
gno a un eventuale governo di
coa lizione. LIraq senza esecu-
tivo dal 7 marzo. LIran, rivela
The Guardian, avrebbe con-
vinto limam sciita radicale
Moq tada al sadr ad appoggiare
Al Maliki. Questa visita rivela
la crescente inluenza dellIran
sul vicino Iraq, commenta The
National.
IN BREVE
Etiopia secondo un rapporto di
human rights watch presentato
il 19 ottobre, gli aiuti internazio-
nali sono usati dal governo per
reprimere lopposizione.
Guinea Il 19 ottobre due soste-
nitori di Cellou Dalein Diallo so-
no morti negli scontri con la po-
lizia a Conakry. Il 24 ottobre
Diallo sider Alpha Cond nel
secondo turno delle elezioni
presidenziali.
Numero di vittime dallinizio della
seconda intifada (28 settembre 2000).
Dati aggiornati alle 16 del 20 ottobre 2010.
Palestinesi
6.878
Israeliani
1.110
Altre
vittime
80
Fonte: Afp
MEDIO ORIENTE
Il 15 ottobre il governo israeliano
ha annunciato la costruzione di
238 nuovi alloggi a Gerusalem-
me est. LAutorit Palestinese
ha accusato Israele di aver uc-
ciso il processo di pace.
Africa e Medio Oriente
24 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Asia e Paciico
I
l primo ministro Julia Gillard ha an
nunciato delle modifiche al piano
sullimmigrazione che faranno cre
scere il numero dei bambini e delle
famiglie trasferiti dai centri di detenzione a
strutture ricettive delle comunit locali. Il
governo federale, inoltre, aprir due nuovi
centri di detenzione vicino a Perth e ad
Adelaide, e ne allestir altri due a Darwin e
Melbourne.
Le notizia stata accolta tiepidamente
da parte dei gruppi di difesa dei rifugiati e
dei loro avvocati. Le nuove strutture sorge
ranno a Northam, 80 chilometri a nordest
di Perth, e a Inverbrackie, 37 chilometri a
nord di Adelaide. Il centro di Northam ospi
ter ino a 1.500 uomini, mentre quello di
Inverbrackie ino a 400 componenti di nu
clei familiari. I due nuovi centri permette
ranno al governo di smantellare gli alloggi
temporanei, tra cui le tende in uso a Christ
mas Island, e di liberare qualche motel.
La maggior parte dei bambini e delle fa
miglie sar trasferita entro la ine di giugno
2011, ha detto il ministro dellimmigrazione
Chris Bowen. La priorit sar data alle don
ne incinte e alle famiglie pi deboli, vittime
di traumi e di tortura o la cui salute mentale
sia a rischio. I bambini potranno andare a
scuola.
Il dipartimento sullimmigrazione ha
fatto sapere che oggi nei centri di detenzio
ne ci sono quattromila uomini, 319 donne e
738 ragazzi sotto i 18 anni; 382 di questi ra
gazzi sono senza genitori. La premier Gil
lard ha spiegato che le nuove regole nasco
no dalla necessit di conciliare la detenzio
ne obbligatoria degli immigrati non auto
rizzati con laccoglienza per chi fugge dalle
persecuzioni. Gillard ha inoltre negato che
la decisione sia stata presa insieme ai Verdi:
Sono misure decise dal governo, ha det
to.
Attivisti perplessi
Secondo la Refugee action coalition (Rac),
il nuovo piano del governo solo unesten
sione e non la ine della detenzione obbliga
toria dei bambini. una vergogna che il
governo apra altri centri, ha commentato
il portavoce del Rac, Ian Rintoul. La de
tenzione obbligatoria dei bambini e delle
famiglie non terminer e questo servir a
perpetuare le violazioni dei diritti umani
dei detenuti, ha dichiarato. E ha aggiunto:
ridicolo dire che bisogna aspettare il giu
gno 2011 per liberare famiglie e bambini dai
centri di detenzione. Potrebbero togliere
subito le recinzioni e le guardie dai cosid
detti alloggi temporanei.
David Manne, il direttore esecutivo del
Refugee and immigration legal centre di
Melbourne, ha accolto positivamente la de
cisione anche se non quello che aveva
promesso il Partito laburista: Queste rifor
me devono essere applicate a tutti in modo
uniforme, non solo ai bambini e alle fami
glie. La legge deve garantire che, una volta
controllata la salute e le generalit, i rifu
giati siano liberi, a meno che la loro libert
non comporti evidentemente dei rischi.
Questa la promessa che il governo ha fatto
due anni fa. E ancora non lha mantenuta.
Lopposizione critica
Secondo lopposizione, il piano di apertura
di nuovi centri di detenzione dimostra il
fallimento della politica seguita inora dal
governo per proteggere le frontiere. Il go
verno ha fallito, i centri di detenzione sono
sovraccarichi e lunica risposta stata spen
dere altri soldi dei contribuenti per nuovi
posti letto che non fermeranno le barche,
ha detto il ministro ombra per limmigra
zione, Scott Morrison. Se abbiamo 700
bambini in stato di detenzione, ha aggiun
to Morrison, perch pi di 700 bambini
si sono presentati alle nostre frontiere. Se le
barche non fossero arrivate non ce ne sa
rebbero afatto.
I Verdi hanno accolto con favore lan
nuncio della premier deinendolo un pri
mo passo importante, ma hanno chiesto
che le modiiche siano inserite nel Migra
tion act (approvato dal parlamento nel
1958) e non lasciate alla discrezione del mi
nistro dellimmigrazione. Non devono
essere lasciate alla buona volont del mini
stro, ha dichiarato la senatrice Sarah Han
son. Se vogliamo accantonare lallarmi
smo meschino e smettere di giocare con la
vita di ragazzi indifesi dovremo introdurre
questi dispositivi nella legge sullimmigra
zione, per garantire che i bambini non pos
sano essere detenuti e che sia issato un li
mite rigoroso per la detenzione degli adul
ti. u sv
LAustralia modiica
le regole sugli immigrati
Il governo annuncia lapertura
di nuovi centri e il trasferimento
di bambini e famiglie in
strutture comunitarie. Una
scelta dietro cui sintravede
linluenza dei Verdi
The Age, Australia
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Protesta degli immigrati del centro di detenzione di Sydney
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 25
birmania
Elezioni
senza intrusi
La commissione elettorale bir-
mana ha annunciato che per il
voto del 7 novembre non saran-
no ammessi osservatori n gior-
nalisti stranieri. Per controllare
le elezioni le prime dopo
ventanni basteranno i diplo-
matici presenti nel paese, ha
spiegato la commissione. Irra-
waddy scrive che secondo al-
cuni giornalisti e politici birma-
ni questa decisione favorir i
brogli e miner la credibilit del
voto. Intanto, Aung San Suu Kyi,
per voce del suo avvocato, sta
portando avanti una velata
campagna per il boicottaggio
delle elezioni. Senza invitare
esplicitamente la popolazione a
non andare alle urne, la leader
della Lega nazionale per la de-
mocrazia ha chiesto agli elettori
di riiutare il risultato di elezioni
non libere. Reporter senza fron-
tiere ha confermato che la Bir-
mania tra i primi dieci paesi
pi rischiosi per i giornalisti.
sri lanka
Tanti nuovi
piccoli monaci
In occasione della celebrazione
dei 2.600 anni dallilluminazio-
ne di Budda, che si terr nel
maggio del 2011, il primo mini-
stro srilanchese DM Jayaratne
ha annunciato un piano per lor-
dinamento di 2.600 nuovi mo-
naci. Liniziativa, secondo il
premier, servir a dare nuovo
slancio al clero e a togliere i ra-
gazzi dalla povert. Il governo,
infatti, inanzier la loro educa-
zione e aiuter le famiglie. Il si-
to della Bbc scrive che gli attivi-
sti per la protezione dei diritti
dei minori si oppongono al pia-
no perch riguarda anche bam-
bini di 10 anni. Inoltre, negli ul-
timi anni sono stati denunciati
molti episodi di abusi sessuali
sui novizi.
pakisTan
karachi
a ferro e fuoco
Karachi di nuovo teatro di vio-
lenze. Nellultima settimana de-
cine di persone sono state ucci-
se in citt negli scontri tra fazio-
ni politiche contrapposte. Lepi-
sodio pi sanguinoso avvenu-
to il 19 ottobre, quando 12 per-
sone sono state uccise in un
mercato: uomini armati a bordo
di motociclette hanno aperto il
fuoco sulla folla. Altre persone
sono state uccise nello stesso
modo in altri quartieri della cit-
t. Secondo le autorit, la mag-
gior parte delle vittime appar-
tiene alla maggioranza urdu. Le
violenze sono scoppiate in coin-
cidenza con le elezioni suppleti-
ve per la nomina del successore
di un parlamentare assassinato
lo scorso agosto: anche allora la
citt era stata messa a ferro e
fuoco da bande rivali.
in brEvE
Cina Trentasette persone sono
morte in unesplosione avvenu-
ta il 16 ottobre in una miniera di
carbone a Yuzhou, nella provin-
cia dellHenan.
Afghanistan Il 20 ottobre la
commissione elettorale ha an-
nunciato di aver accertato gravi
irregolarit nelle elezioni legi-
slative del 18 settembre e ha in-
validato 1,3 milioni di voti.
India Il 18 ottobre il governo ha
aperto uninchiesta per veriica-
re dei casi di corruzione legati
allorganizzazione dei Giochi
del Commonwealth, che si sono
chiusi a New Delhi il 14 ottobre.
Unindagine sulle vendite dei giornali
delluicio nazionale di controllo delle
tirature ha confermato il primato dello
Yomiuri Shimbun, con dieci milioni di
copie. Il secondo posto mantenuto
dallAsahi Shimbun, anche se,
secondo lindagine, le vendite
delledizione del mattino sono crollate
sotto gli otto milioni di copie, un
risultato peggiore delle pi nere previsioni dellazienda. Il
quotidiano sta risentendo pi degli altri della crisi
delleditoria a causa dal crollo delle inserzioni pubblicitarie
e rischia di trovarsi in rosso per il terzo trimestre
consecutivo. Per superare queste diicolt leditore ha
cambiato il piano aziendale e a settembre ha invitato i
dipendenti sopra i 45 anni a un prepensionamento
volontario. Chi, da prepensionato, continuer a lavorare
ino a 60 anni, avr lo stipendio dimezzato e ricever un
extra con la pensione. Lobiettivo ridurre di circa cento
persone lorganico entro la ine di marzo del 2011. Quello
che sta crollando, pi della pubblicit e delle vendite,
confessa un dipendente, il morale dei giornalisti.
Giappone
lasahi in diicolt
Liberal Time, Giappone
CI NA
Mar
Giallo
MONGOLIA
BIRMANIA
Pechino
Henan
TAIWAN
600 km
Zhengzhou
Yuzhou
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Dopo Hu Jintao, il principino Xi
Durante la riunione annuale del partito, il vicepresidente cinese Xi
Jinping stato nominato vicecapo della commissione militare cen-
trale, che controlla lesercito. La decisione segna linizio di una tran-
sizione morbida al potere e conferma le voci circolate negli ultimi
tre anni. Il mandato del presidente Hu Jintao, infatti, scade nel 2013,
e nel 2012 Hu dovr lasciare lincarico di segretario del partito. So-
prannominato il principino perch discende da uno dei padri fon-
datori del partito, Xi appartiene a una corrente del partito diversa
da quella di Hu.
Xi Jinping
26 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Americhe
I
l salvataggio dei 33 minatori cileni ha
commosso il mondo intero. Il crollo
della miniera di San Jos, i minatori
sopravvissuti per 69 giorni sottoterra
e il loro ritorno alla supericie sono stati vis-
suti da molte persone come un miracolo.
Sicuramente in questo dramma c stata
una buona dose di sfortuna e poi di fortuna,
ma non basta a spiegare quello che suc-
cesso. Per capire il miracolo del giacimento
di San Esteban bisogna tener presente il
modello economico del Cile. Leicienza
del salvataggio fuori discussione, ma non
dobbiamo dimenticare il disprezzo di alcu-
ne aziende verso la vita dei lavoratori: lo
sfruttamento, la mancanza di tutele sociali
e lindiferenza per i problemi di sicurezza
sono molto comuni. Il neoliberismo cileno
ha creato rapporti di lavoro lessibili, che in
diversi casi hanno peggiorato le condizioni
dei lavoratori. Con il ritorno alla democra-
zia nel 1989, dopo la dittatura di Augusto
Pinochet, non sono state stabilite norme
per tutelare i dipendenti. Larticolo 159 del
codice del lavoro precisa le varie cause di
licenziamento. Lultima delle sei previste
parla di caso fortuito o forza maggiore.
Questa formulazione cos generica permet-
te ai datori di lavoro che devono afrontare
un imprevisto di rescindere un contratto
senza indennizzare i lavoratori. Si applica,
per esempio, in caso di naufragi, terremoti
e decisioni delle autorit come limposizio-
ne del coprifuoco. In Cile le riforme del la-
voro sono cominciate negli anni settanta,
durante la dittatura militare. Sandra Leiva
Gmez, delluniversit Arturo Prat di Iqui-
que, spiega: Nel 1979 sono entrate in vigo-
re tre leggi che avevano lobiettivo di lessi-
bilizzare il mercato del lavoro. Pi tardi,
durante i governi della Concertacin, sono
state introdotte alcune riforme, ma ancora
oggi ci sono delle norme che permettono
una lessibilit grandissima.
Un record negativo
Uno studio della banca svizzera Ubs pubbli-
cato dallEconomist sottolinea che i lavora-
tori di Santiago del Cile hanno gli orari pi
lunghi di qualsiasi altra citt del mondo,
con una media di 2.244 ore lavorate allan-
no. Secondo una ricerca della Direccin del
trabajo, i minatori cileni lavorano in media
51 ore a settimana, pi di ogni altro settore
delleconomia (la media nazionale di 48,4
ore). Parliamo di 2.754 ore allanno: questo
si chiama sfruttamento.
Secondo un altro studio della Direccin
del trabajo, in Cile il numero dei minatori
aumentato. Nel 1985 i lavoratori impiegati
nel settore minerario erano 67.100, nel
2005 erano arrivati a 133.989. In ventanni
sono praticamente raddoppiati. Negli ulti-
mi dieci anni, dal 1997 al 2006, anche il nu-
mero di imprese minerarie quasi triplica-
to, con un aumento del 270 per cento: sono
passate da 1.322 a 3.628. Questa crescita,
avvenuta approittando di norme favorevo-
li alle imprese, pu contare su un altro fatto-
I minatori cileni
non hanno tutele
Il salvataggio dei 33 minatori
stato perfetto. Ma lincidente
di San Jos deve servire per
migliorare la sicurezza delle
miniere e dare maggiori
garanzie ai lavoratori
Alfredo Zaiat, Pgina 12, Argentina
re chiave: il subappalto, che rende ancora
pi precari i rapporti di lavoro. Il subappalto
usato per rendere ancora pi lessibile il
mercato del lavoro e per diminuire i costi di
produzione. I contratti a tempo indetermi-
nato sono stati sostituiti da rapporti di lavo-
ro atipici. In alcuni casi, il nuovo sistema
comporta una minore tutela per i lavoratori.
una politica che salta agli occhi nel caso di
catastroi come quella dei 33 minatori. I gia-
cimenti di San Jos e di San Antonio hanno
problemi di smottamenti, ventilazione e
pessime vie di fuga da ventanni. Lazienda
non se n mai fatta carico, nonostante al-
cuni incidenti mortali. Luis Urza, il leader
dei minatori e lultimo dei 33 a risalire in su-
pericie, ha detto al presidente cileno Seba-
stin Piera: Spero che episodi come que-
sto non si ripetano pi e che ci servano da
esperienza per cambiare la situazione delle
miniere. La precariet, i subappalti e le mi-
sure di sicurezza inconsistenti non merita-
no gli elogi del modello cileno che sono
stati fatti in questi giorni con troppa legge-
rezza. usb
Alfredo Zaiat un giornalista argentino.
Dirige Cash, il supplemento economico di
Pgina 12.
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Cile, 8 ottobre 2010. Fuori dalla miniera di San Jos
28 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Americhe
P
roprio quando sembrava che il
mercato immobiliare statuni-
tense avesse smesso di creare
problemi, ecco un nuovo terre-
moto. Dopo il pasticcio dei mutui subpri-
me, il iasco dei pignoramenti. Oggi sette
milioni di americani non pagano il mutuo
o sono molto indietro con le rate mensili.
Gli esperti se laspettavano in dallinizio
della crisi, quando si capito che per anni
erano stati riilati prestiti inadeguati a mu-
tuatari senza soldi. La novit unaltra: chi
ha concesso i prestiti ha fatto un colossale
pasticcio con le pratiche. Quella che do-
vrebbe essere una procedura semplice
trasferire la propriet della casa ipotecata
si trasformata in un pantano legale.
Ogni giorno si scoprono trufe, documenti
inesistenti e padroni di casa maltrattati.
Gli attorney general dei cinquanta stati han-
no aperto unindagine sul settore dei servi-
zi per i mutui. La Bank of America, uno dei
primi quattro istituti di prestito degli Stati
Uniti, ha bloccato per un breve periodo i
pignoramenti per cercare di sbrogliare la
situazione. La Casa Bianca ha respinto
lidea di una moratoria, sia perch il mer-
cato dei mutui regolato a livello statale e
non federale sia perch ha paura delle con-
seguenze. I proprietari di case sono infu-
riati con le banche.
Come si arrivati a questo punto? Ecco
le tappe principali. Il 31 ottobre 2007 un
giudice dellOhio, Christopher Boyko, si
riiutato di approvare il pignoramento di
quattordici case da parte della Deutsche
Bank perch la banca non era riuscita a di-
mostrare di essere la proprietaria della
cambiale ipotecaria. I prestiti sulle quat-
tordici propriet erano stati riinanziati pi
volte nellambito della procedura di carto-
larizzazione, che li suddivide in titoli ga-
rantiti da ipoteca e altri derivati, mentre il
compito di seguire il mutuo e di trattare
con il mutuatario era stato dato in appalto.
Le prove documentarie non riconosceva-
no la Deutsche Bank come la titolare origi-
naria del mutuo n come ente assegnata-
rio, iduciario o successore.
Per loro solo un pezzo di carta, che
magari perdono o distruggono, ha scritto
il 19 giugno 2008 Angie Moreschi, direttri-
ce del gruppo di attivisti Consumer war-
ning network web. Moreschi ha promosso
luso di una nuova arma per i mutuatari in
diicolt: chiedere alle banche di mostrare
la cambiale ipotecaria. Grazie al movimen-
to che ne nato, sempre pi persone hanno
cominciato a opporsi ai pignoramenti.
Il 10 dicembre 2009 lavvocato Chri-
stopher Immel dello studio legale Ice Le-
gal, in Florida, ha raccolto la deposizione
di Jefrey Stephan della Gmac Mortgage,
una societ di inanziamenti per auto che
aveva aperto un uicio di mutui subprime.
Quel giorno Stephan ha detto di aver ap-
provato diecimila pignoramenti al mese.
Comera possibile? La Gmac inviava noti-
iche di pignoramento senza aver control-
lato i documenti, unabitudine, si poi sco-
perto, comune a molte banche. Il che ci
porta allultima data, il 17 settembre 2010,
quando la Gmac Mortgage ha detto ai suoi
dipendenti di smettere di lavorare sui pi-
gnoramenti in ventitr stati. Altre grandi
banche sono state costrette ad adeguarsi e
un po alla volta la macchina dei pignora-
menti si sta fermando. E siccome questan-
no dovevano essere espropriati 1,2 milioni
di case, tutti, dai direttori di banca agli eco-
nomisti, stanno cercando di calcolare le
conseguenze.
Futuro incerto
Oltre alle conseguenze legali per gli opera-
tori del settore, questa situazione potrebbe
incidere pesantemente sui bilanci delle
banche. La sola JP Morgan Chase ha circa
19,5 miliardi di dollari di mutui residenzia-
li insoluti, il 7,5 per cento del totale, e gesti-
sce altri 54,5 miliardi di dollari di prestiti
insoluti per conto di altre societ. Molti sa-
ranno gi stati svalutati ma, se invece di
fare pignoramenti le banche sono costrette
a rinegoziare i mutui riducendo le somme
dovute dai debitori, la svalutazione potreb-
be crescere. Rinegoziare i prestiti dei mu-
tuatari in diicolt, inoltre, diicile, per-
ch gli investitori interessati alla questione
sono molti. Questa crisi rischia di danneg-
giare ulteriormente il fragile mercato im-
mobiliare americano. Gi oggi c un ec-
cesso di case e la domanda insuiciente,
dice un economista di Wall street. Se le
procedure di pignoramento sono troppo
lente, rallentano anche gli afari nel merca-
to delle vendite. u sdf
Gli Stati Uniti sprofondano
nella crisi dei mutui
La recessione ha fatto esplodere
il numero dei pignoramenti.
Che spesso sono stati gestiti
senza rispettare le regole. I
proprietari sono furiosi e le
banche temono le conseguenze
Stephen Foley, The Independent, Gran Bretagna
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Detroit, Stati Uniti, marzo 2009
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 29
BOLIVIA
Lammissione
di Morales
Il presidente della Bolivia Evo
Morales ha ammesso che una
parte della produzione di coca
del Chapare destinata al nar-
cotraico, scrive il Clarn. Lex
dirigente cocalero ha spiegato
che la produzione totale di coca
nella zona non deve superare i
settemila ettari. Ma secondo i
dati delle Nazioni Unite, il 93
per cento della coca del Chapa-
re inisce nei mercati illegali.
IN BREVE
Brasile Il 17 ottobre il Partito
verde (Pv) di Marina Silva ha an-
nunciato che non sosterr nes-
suno dei due candidati nel se-
condo turno delle elezioni presi-
denziali, che si svolger il 31 ot-
tobre. Si sideranno Dilma
Roussef e Jos Serra.
Messico Il 18 ottobre lesercito
ha sequestrato 134 tonnellate di
marijuana a Tijuana, al conine
con gli Stati Uniti. Undici perso-
ne sono state arrestate.
La Russia inanzier la costruzione della prima centrale
nucleare del Venezuela. Lo hanno annunciato Hugo
Chvez e Dmitrij Medvedev il 15 ottobre al Cremlino, al
termine della visita del presidente venezuelano a Mosca,
si legge sullUniversal. In conferenza stampa, il
presidente russo ha rassicurato tutti: Le nostre intenzioni
sono trasparenti. Vogliamo che la Repubblica bolivariana
del Venezuela possa contare su un ampio spettro di
opzioni energetiche. Anche un paese cos ricco di gas e
petrolio ha bisogno di nuove fonti denergia. u
Venezuela
Accordi con la Russia
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STATI UNITI
Luomo giusto
ad Albany
Gli elettori dello stato di New
york sono pessimisti sul futuro
delleconomia, preoccupati per
la disoccupazione e convinti che
la capitale dello stato, Albany,
sia un covo di corrotti. Ma quan-
do in gioco la poltrona di go-
vernatore, alloutsider che pro-
mette di costruire un nuovo sta-
dio da baseball preferiscono
linsider che ha sempre lavorato
nel governo. Secondo un son-
daggio del New York Times il
procuratore generale dello stato
di New york, il democratico An-
drew Cuomo (nella foto), in
vantaggio di 36 punti percentua-
li sullavversario Carl Paladino.
STATI UNITI
Obama frena
sulla marijuana
Il 2 novembre in California ci sa-
r il referendum sulla Proposi-
tion 19, la legge per legalizzare
la marijuana. Secondo tutti i
sondaggi sar approvata, e la
California sar il primo stato ad
autorizzare luso della marijua-
na a scopo ricreativo. Un uso
vietato dalla Controlled sub-
stances act, la legge federale. La
Casa Bianca ha gi messo in
chiaro che raforzer il divieto, a
prescindere dalle scelte dei cali-
forniani. Il dipartimento di giu-
stizia sta studiando tutte
le opzioni legali per bloccare la
legge, scrive il San Francisco
Chronicle.
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Mosca, 15 ottobre 2010. Hugo Chvez
Una tegola di zinco ha preso il
volo disegnando unincredibi-
le coreograia in aria prima di
cadere sul tetto di un altro edi-
icio. Le raiche di vento del
ciclone tropicale Paula hanno
spezzato rami, provocando
ventidue frane allAvana e la-
sciandoci per pi di un giorno
senza elettricit. In unisola
abituata al passaggio di forti
uragani, questa piccola mete-
ora dal nome di donna stata
una sgradevole sorpresa.
Limprevisto dipeso dal
fatto che i mezzi dinforma-
zione non hanno voluto scate-
nare lallarme o hanno sotto-
valutato gli efetti delle rai-
che di vento sulle case decre-
pite della capitale. Paula ha
reso evidente che le autorit
non vogliono aggiungere ne-
anche un pizzico di malessere
alla gi critica realt. In altre
circostanze ci avrebbero detto
di rinforzare le inestre e se-
guire i comunicati uiciali.
Oggi, per le strade, le bat-
tute contro listituto di meteo-
rologia si mescolano alle criti-
che contro la protezione civi-
le, che non ha sospeso le lezio-
ni a scuola. Alla vigilia dellar-
rivo di Paula i tg hanno dedi-
cato pi di 25 minuti alla quar-
ta parte di una rilessione di
Fidel Castro. Lex presidente
ha snocciolato dettagli interni
della politica statunitense,
mentre tutti ci aspettavamo
notizie sulla tempesta tropica-
le. Chi ha ordinato alla stampa
di non alimentare lallarme ha
ancora un tetto. Ma molte al-
tre persone si ricorderanno di
Paula come del giorno in cui
hanno visto crollare la loro ca-
sa o hanno perso deinitiva-
mente la iducia nei mezzi
dinformazione uiciali. usb
DallAvana Yoani Snchez
Silenzio e tempesta
30 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
N
on esattamente il genere di
consiglio che ci si aspetterebbe
dal direttore di ununiversit
dlite. Nel novembre del 2009
Pier Luigi Celli, direttore generale delluni-
versit Luiss di Roma, ha scritto una lettera
aperta al iglio: Questo paese, il tuo paese,
non pi un posto in cui sia possibile stare
con orgoglio... Per questo, col cuore che sof-
fre pi che mai, il mio consiglio che tu, i-
niti i tuoi studi, prenda la strada dellestero.
Scegli di andare dove ha ancora un valore la
lealt, il rispetto, il riconoscimento del me-
rito e dei risultati.
La lettera, uscita sul quotidiano La Re-
pubblica, ha scatenato in tutto il paese
unondata di spietata autocritica. Molti con-
cordano sul fatto che Celli ha dato voce alla
sensazione, sempre pi difusa tra i giovani
della generazione di suo iglio, che per ave-
re successo bisogna andare allestero. Alcu-
ni commentatori, visto laumento dei gio-
vani italiani che decidono di lasciare il pae-
se, hanno espresso il timore che lItalia stia
perdendo la sua risorsa pi preziosa. E men-
tre le riforme sono rese praticamente im-
possibili da interessi consolidati e dalle biz-
zarrie della classe politica la scissione av-
venuta in estate nella maggioranza ha fatto
temere la caduta dellennesimo governo
molti cominciano a dubitare che sia possi-
bile invertire questa tendenza. Sono molti
i ragazzi italiani che vanno allestero e po-
chissimi gli stranieri che vengono in Italia,
aferma Sergio Nava, conduttore del pro-
gramma radiofonico Giovani talenti e auto-
re del libro La fuga dei talenti (San Paolo
Edizioni 2009).
Le motivazioni di chi lascia lItalia oggi
non sono cambiate molto dallultima onda-
ta di emigrazione, allinizio del novecento,
quando i problemi economici spinsero mol-
tissimi italiani a cercare fortuna allestero.
Stavolta, per, invece di schiere di contadi-
ni e manovali ammassate a bordo dei piro-
scai diretti a New York, lItalia sta perden-
do i suoi cervelli pi brillanti. Il tutto a causa
di un decennio di stagnazione economica,
di un mercato del lavoro bloccato e di un
sistema clientelare e nepotistico fortemen-
te radicato nel paese. Per molti tra gli italia-
ni pi istruiti e di talento, la terra delle op-
portunit ovunque meno che in patria.
il caso di Luca Vigliero, architetto di 31
anni. Dopo essersi laureato nel 2006
alluniversit di Genova, non riuscito a
trovare un buon impiego e si trasferito
allestero. Ha lavorato per un anno presso
lOice for metropolitan architecture, fon-
dato a Rotterdam da Rem Koolhaas. Nel
2007 ha trovato lavoro a Dubai e ci si tra-
sferito. Mentre in Italia il suo curriculum
non aveva suscitato nessun interesse, alla X
Architects di Dubai Vigliero ha subito otte-
nuto una promozione e ora a capo di
unquipe di sette persone. I progetti su cui
lavoro riguardano musei, ville, centri cultu-
rali, piani urbanistici, dice. E la mia car-
riera va a gonie vele. Ma non solo: la fuga
dallItalia gli ha permesso di dare una forte
accelerata anche al resto della sua vita. Nel
settembre del 2009 sua moglie ha dato alla
luce il loro primo iglio. Vigliero convinto
che in Italia non avrebbero potuto metter su
famiglia cos presto. Tutti gli amici che ho
lasciato in Italia non sono sposati, sono pre-
cari e abitano con i genitori. Qui, invece, c
un futuro.
Potere agli anziani
LItalia non tiene il conto di quanti giovani
professionisti scelgono di cercare fortuna
allestero, ma non mancano le prove del fat-
to che il fenomeno in aumento. Il numero
dei laureati italiani tra i 25 e i 39 anni che di-
chiarano di risiedere allestero passato dai
2.540 del 1999 ai circa quattromila del
2008. Secondo le stime del Censis, nel
2006 circa 11.700 laureati italiani hanno
Arrivederci, Italia
I giovani italiani lasciano il
paese perch non hanno pi
iducia in un sistema immobile
e corrotto e hanno perso la
speranza di un futuro migliore.
Linchiesta di Time
Stephan Faris, Time, Stati Uniti
trovato lavoro allestero: in sostanza uno
ogni 25 studenti tra quelli che hanno con-
cluso i corsi universitari in quellanno. Un
sondaggio condotto da Bachelor, unagen-
zia che seleziona neolaureati e che ha sede
a Milano, ha rivelato che il 33,6 per cento dei
neolaureati italiani pensa che per mettere a
frutto la formazione ricevuta dovrebbe la-
sciare il paese. Un anno dopo, il 61,5 per
cento di loro convinto di dover partire.
Non diicile capire perch. I problemi
economici del paese gravano fortemente
sulle spalle dei giovani. Secondo i dati pub-
blicati a maggio dallIstat, il 30 per cento
degli italiani fra i 30 e i 34 anni vive ancora
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Visti dagli altri
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con i genitori. Un numero tre volte superio-
re al dato del 1983. Inoltre, tra i giovani di
et compresa tra i 15 e i 29 anni, uno su cin-
que ha di fatto gettato la spugna: non studia
pi, non lavora n segue corsi di formazio-
ne professionale. Stiamo condannando
unintera generazione a un buco nero,
commenta amaro Pier Luigi Celli.
Molti italiani senza titolo di studio uni-
versitario se la cavano facendo lavoretti in
nero, mentre i laureati (o pi in generale,
quelli con pi ambizioni) incontrano mag-
giori difficolt a trovare unoccupazione
adeguata alla loro qualiica. Il tasso di di-
soccupazione tra i laureati di et compresa
tra i 25 e i 29 anni del 14 per cento: pi del
doppio rispetto al resto dei paesi europei e
molto pi elevato rispetto a quello dei loro
coetanei meno istruiti.
La deinizione coniata dagli italiani per
questo fenomeno gerontocrazia. Infatti
una parte eccessiva della spesa pubblica
destinata agli anziani. Mentre si spende re-
lativamente poco per ledilizia abitativa, il
sostegno ai disoccupati e i programmi per
linfanzia tutte voci da cui dipende la ca-
pacit dei giovani di intraprendere una car-
riera professionale , le pensioni italiane
restano tra le pi alte dEuropa, anche a co-
sto di aumentare ulteriormente il debito
pubblico. Questo squilibrio riguarda anche
il settore privato, dove la radicata cultura
corporativa e la deferenza verso gli anziani
tengono gli impieghi migliori fuori della
portata dei giovani.
LItalia sopporta da sempre il peso di un
sistema gerarchico in cui i giovani sinchi-
nano allautorit ino a quando arriva per
loro il momento di prendere il controllo.
Da noi lesperienza non si valuta in base al
curriculum, alle competenze o alle capaci-
t, ma solo in base allet, spiega Federico
Soldani, un epidemiologo di 37 anni che ha
lasciato Pisa nel 2000 e ora lavora alla Food
and drug administration di Washington.
In Italia sei considerato giovane fino a
quarantanni.
Questo sistema ha funzionato (in una
certa misura) ino a quando leconomia
stata in crescita. Per i giovani valeva la pena
di aspettare pazientemente il proprio turno,
perch prima o poi unoccasione sarebbe
arrivata. Ma con la recessione economica
prolungata il mercato del lavoro si blocca-
to: come spiega Soldani, la ila non cam-
mina pi. E laccesso ad alcune professioni
(come quella, molto ben retribuita, di nota-
io) cos limitato che i posti si tramandano
ormai per via ereditaria. In un paese dove il
successo professionale dipende dallanzia-
nit e dai contatti, solo gli amici e i igli di
chi fa parte delllite hanno una possibilit
di saltare la ila.
Per gli altri, i posti sono pochi, sottopa-
gati e di scarsa responsabilit. Filippo Sco-
gnamiglio, 29 anni, segretario dellassocia-
zione italiana Nova, che promuove la parte-
cipazione di giovani italiani ai corsi di spe-
cializzazione internazionale in Business
administration (Mba), ha messo a confron-
to lo stipendio netto percepito da dipenden-
ti italiani e americani che svolgono le stesse
mansioni nelle stesse aziende multinazio-
nali. risultato che un italiano con un ma-
sters degree in amministrazione aziendale
se sceglie di restare in patria guadagna solo
il 58 per cento di quello che otterrebbe
allestero. Negli Stati Uniti molto pi fa-
cile fare carriera per chi ha talento e voglia
di fare, conclude Scognamiglio.
Ma ad attirare i giovani italiani allestero
non solo la prospettiva di guadagnare di
pi: lobiettivo anche sottrarsi a impieghi
noiosi, ripetitivi e con scarse possibilit di
carriera. In Italia i giovani sono considera-
ti un problema, in altri paesi sono una risor-
sa, dice Simone Bartolini, di 29 anni, che
lavora come copywriter a Sydney. Bartolini
Silvia Sartori, 31 anni, a Shanghai
32 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
I
n Italia lautunno coincide con
linizio dellanno scolastico e della
stagione degli scioperi nelle scuo-
le. Il 15 ottobre, per il secondo venerd
consecutivo, insegnanti, dirigenti e
personale scolastico hanno protestato
in varie citt del paese contro la rifor-
ma proposta dal governo. Secondo i
manifestanti, i tagli ai inanziamenti
produrranno aule afollate e personale
inadeguato, aggravando la situazione
di un sistema che ha gi poche risorse
rispetto agli altri paesi sviluppati.
Mi rendo conto che, come padre,
dovrei avere a cuore i dettagli della
questione, ma la maggior parte degli
italiani che conosco convinta che
questa riforma avr lo stesso destino
di quelle che lhanno preceduta, sar
cio abolita dal prossimo governo pri-
ma ancora di essere attuata. Molti proble-
mi della scuola potrebbero essere ancora
irrisolti tra dieci anni, quando nostro i-
glio si diplomer.
Con mia moglie, che italiana, aveva-
mo pensato di iscriverlo in una delle
scuole anglofone di Roma. Poi, per, ab-
biamo scelto la scuola pubblica. Il costo
delle rette delle scuole internazionali, ta-
rate sui redditi dei diplomatici, con gene-
rose indennit per listruzione, ha certa-
mente inluito sulla scelta. Ma il fattore
determinante stato la qualit.
Viva il latino
A diferenza di quello che succede in
Gran Bretagna e negli Stati Uniti, in Italia
molti professionisti e perino le famiglie
pi ricche mandano i igli alla scuola pub-
blica, e spesso scherzano sugli istituti pri-
vati deinendoli fabbriche di diplomi. In
molti casi si tratta di un pregiudizio ingiu-
sto e, come in tutti i servizi pubblici italia-
ni, anche nelle scuole pubbliche la qualit
varia a seconda dei casi. Le pi serie, pe-
r, ofrono unistruzione per la quale i ge-
nitori di molti altri paesi pagherebbero
senza battere ciglio.
Nelle scuole elementari italiane il
metodo pedagogico antiquato (spes-
so si usa ancora il tanto disprezzato
apprendimento mnemonico, contro
cui gli educatori statunitensi mettono
in guardia da decenni) e gli insegnanti
non fanno molto per coltivare lauto-
stima degli allunni. Nei colloqui tra
genitori e maestri si parla molto degli
errori dei ragazzi, mentre passa sotto
silenzio quello che imparano.
Eppure, dopo essere stati trascinati
da un infervorato alunno di terza ele-
mentare al Muse DOrsay in cerca dei
capolavori impressionisti, aver sentito
uno di quarta parlare di australopite-
chi e big bang o uno di quinta recitare
Safo, impossibile dubitare della bra-
vura degli insegnanti italiani. I sistemi
scolastici di molti altri paesi hanno
completamente abbandonato lo stu-
dio delle lingue classiche, e lidea che
mio iglio studi latino e greco per cin-
que anni mi fa sperare che possa arri-
vare allet adulta con unintelligenza
acuta.
Listruzione quindi uno dei motivi
per cui sono contento di vivere a Ro-
ma, una delle cose a cui cerco di pen-
sare nelle frequenti occasioni in cui
perdo la pazienza per la spazzatura, il
traico e il caos. Tra gli altri motivi ci
sono, ovviamente, il cibo e il clima, ol-
tre alle rovine antiche che regalano in
silenzio le loro lezioni di storia e umil-
t. Di questi tempi, le scuole non sono
le uniche istituzioni italiane ad avere
problemi economici.
Due settimane fa il ministro della
cultura Sandro Bondi ha avvertito che
il sostegno statale al settore per il 2011
sar di soli 262 milioni di euro, il pi
basso in ventanni. Se la situazione
non dovesse cambiare, possiamo
aspettarci altre manifestazioni come
quella di questestate alla Scala, quan-
do lorchestra del teatro milanese ha
protestato contro i tagli eseguendo il
Faust di Charles Gounod in jeans al
posto del frac. In un paese in cui gli
scioperi sul lavoro sono la norma ma
vestirsi in modo inappropriato uno
scandalo, si tratta di una protesta mol-
to radicale. usdf
La qualit dellinsegnamento
in Italia spesso eccellente.
Migliore di quella di molti
altri paesi sviluppati
Perch mio iglio
va alla scuola pubblica
Francis X. Rocca, The Wall Street Journal, Stati Uniti
Lopinione
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Alunni della scuola elementare Narcisi, a Milano
Visti dagli altri
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ha lasciato Roma nel 2007 perch lagenzia
pubblicitaria dove lavorava aveva cambiato
gestione e il suo nuovo capo gli aveva detto:
Ti metteremo i bastoni fra le ruote. E ave-
va mantenuto la promessa: Tutte le mie
idee venivano respinte. E al minimo errore
venivo preso di mira. LItalia non sapeva
che farsene del suo entusiasmo.
Quanto alla soluzione dei loro problemi,
i giovani italiani non fanno nessun aida-
mento sullo stato, perch la politica anco-
ra pi bloccata del mercato del lavoro. LIta-
lia stata governata negli ultimi anni da
coalizioni troppo impegnate in lotte intesti-
ne per riuscire a contrastare gli interessi
corporativi. Il governo attuale un ottimo
esempio. Berlusconi diventato premier
per la terza volta nel 2008, dopo che il pre-
cedente governo di centrosinistra aveva
cercato di introdurre una serie di riforme
che in qualsiasi altro paese sarebbero state
approvate senza obiezioni: deregolamenta-
zione delle licenze dei taxi, autorizzazione
alla vendita di farmaci da banco nei super-
mercati, apertura alle aziende private nel
settore dei trasporti pubblici. Ma quelle ri-
forme sono state afossate da una serie di
scioperi che, un anno e mezzo dopo, hanno
contribuito alla caduta del governo.
Ora anche il governo Berlusconi alle
prese con una crisi: la lotta di potere tra il
premier e il suo ex alleato Gianfranco Fini,
presidente della camera. Gli italiani si ritro-
vano quindi con un governo che rischia di
cadere da un momento allaltro e con dei
leader politici che cercano di guadagnare
consensi in vista delle prossime elezioni po-
litiche.
La cultura politica italiana sclerotizza-
ta. Non riuscita a produrre leader giovani
e riformatori come Obama, Cameron o Sar-
kozy. Berlusconi ha 74 anni e gli altri prota-
gonisti della politica sono gli stessi dei primi
anni novanta, quando una serie di scandali
di corruzione e maia hanno completamen-
te stravolto il quadro politico. Non c da
stupirsi se i giovani non vogliono avere
niente a che fare con la politica.
Gli efetti di questa fuga di cervelli non
sarebbero cos drammatici se si riuscisse a
convincere i giovani a tornare in Italia por-
tandosi dietro lesperienza acquisita
allestero. quello che il governo ha cercato
di fare negli ultimi anni. come nel judo:
bisogna trasformare una debolezza in un
punto di forza, dice Guglielmo Vaccaro, un
parlamentare che ha presentato una propo-
sta di legge per concedere sgravi iscali agli
italiani che rientrano in patria dopo almeno
due anni allestero. Secondo i suoi calcoli,
lo stato spende pi di 93mila euro per listru-
zione superiore di ogni ragazzo: quei soldi
potrebbero essere recuperati se si riuscisse
a convincerlo a investire in Italia le compe-
tenze acquisite.
Non che questi giovani abbiano voglia di
restare lontani dal loro paese: gli italiani so-
no notoriamente molto legati alla loro terra,
e tutti quelli che ho intervistato mi hanno
detto che vorrebbero tornare. Ma anche se
di solito partono con lintenzione di tornare
in Italia con qualche anno di esperienza in
pi nel curriculum, spesso scoprono che ri-
entrare pi difficile di quanto avessero
immaginato.
Elena Ianni ha 32 anni e lavora come
marketing manager per la Royal bank of
Scotland, a Londra. Negli ultimi 12 mesi ha
spedito il suo curriculum alle prime cento
aziende italiane e a tutte le agenzie di collo-
camento. Ha passato le vacanze di Pasqua a
cercare lavoro porta a porta a Milano. Ogni
sera, quando torna a casa dalluicio, va in
rete a controllare le oferte di lavoro. A Lon-
dra, Ianni ha ricevuto telefonate da vari
cacciatori di teste e ha riiutato due ofer-
te di impiego. In Italia, invece, nessuno la
vuole: Mi hanno detto, testuali parole: Lei
giovane e donna: qui nessuno la prender
mai sul serio.
LItalia imprigionata in un circolo vi-
zioso: inch lesclusione delle nuove leve
sofocher ogni spinta innovativa, la situa-
zione economica continuer a peggiorare,
mentre per ogni giovane costretto a emi-
grare ci sar una voce in meno a protestare
contro questa situazione. Silvia Sartori ha 31
anni e dopo quattro anni in Asia ha deciso di
tornare a Treviso, la sua citt dorigine. Ha
cercato lavoro per un anno, poi tornata in
Cina, dove ora gestisce un progetto della
Commissione europea per la costruzione di
ediici eco-compatibili. un impiego che
in Italia avrei potuto ottenere solo a 45 anni,
e a condizione di essere la iglia, la cugina o
lamante di qualcuno. Ho dato al mio paese
una seconda opportunit, ma se l gioca-
ta. u ma
Non c da stupirsi se i
giovani non vogliono
avere niente a che fare
con la politica
Guy Dinmore, Financial
Times, Gran Bretagna
Economia
I
l ministro delleconomia Giulio Tre-
monti si trova ad afrontare unoppo-
sizione sempre pi forte ai suoi piani
per ridurre il deicit. Agli avvertimenti di
alcuni economisti e della Banca dItalia,
secondo cui le misure di austerit da 25
miliardi di euro stanno sofocando la cre-
scita e costando posti di lavoro, si ag-
giunta il 16 ottobre la protesta di oltre
centomila lavoratori che a Roma hanno
chiesto uno sciopero generale. La setti-
mana prima Tremonti si era anche inimi-
cato una parte del suo partito bloccando
in parlamento, per mancanza di risorse, il
disegno di legge per la riforma del siste-
ma universitario.
Il premier Silvio Berlusconi, la cui po-
polarit in calo nei sondaggi, si trova in
mezzo a questo fuoco incrociato, con una
maggioranza sempre pi instabile. Il de-
bito pubblico di 1.800 miliardi di euro, vi-
cino al 120 per cento del pil, sta diventan-
do il principale tema di politica interna, e
Berlusconi ha dovuto mettere da parte il
suo ottimismo e riconoscere che lItalia
avr bisogno di una politica di rigore i-
nanziario per tenere a bada i mercati.
La manifestazione del 16 ottobre, or-
ganizzata dai metalmeccanici della Fiom,
ha ricordato che il sindacato ancora in
grado di mobilitare le sue forze in tutto il
paese. Maurizio Landini, leader della
Fiom, ha attaccato le politiche economi-
che del governo, concentrandosi sulla
minaccia della Fiat di licenziare migliaia
di lavoratori. Il governo, per, pu rin-
cuorarsi al pensiero che le altre due fede-
razioni sindacali, che hanno siglato un
accordo con la Fiat, non hanno partecipa-
to alla manifestazione. E sono state mes-
se a nudo le divisioni interne alla Cgil, di
cui la Fiom fa parte. Inine, la settimana
scorsa Tremonti ha ricevuto una stoccata
dalla Banca dItalia, secondo cui il reale
tasso di disoccupazione mascherato da
misure di sostegno come la cassa integra-
zione, mentre i redditi e i risparmi privati
sono in calo. u sdf
Lautunno caldo
del governo
34 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Le opinioni
P
erch la beneicenza diventata un ele-
mento strutturale della nostra economia
e non pi solo la caratteristica di qualche
brava persona? Nel capitalismo di oggi la
tendenza di mescolare proitto e benei-
cenza. Cos quando comprate qualcosa,
nella spesa gi incluso il vostro impegno per il bene
degli altri, dellambiente e cos via.
Se pensate che stia esagerando, entrate in un qua-
lunque caf della catena Starbucks e vedrete. Cito la
loro campagna: Non solo cosa comprate, ma cosa
scegliete. Lo spiegano cos: Quando
comprate Starbucks (...) state scegliendo
qualcosa di pi di una tazza di caf. Sta-
te promuovendo unetica del caf. Gra-
zie al programma Starbucks Shared
Planet, compriamo pi caf del com-
mercio equo e solidale di qualunque al-
tra azienda al mondo, garantendo agli
agricoltori un prezzo equo per il loro du-
ro lavoro. E investiamo nei metodi dei
coltivatori di caf migliorando la vita
delle loro comunit in tutto il mondo.
un buon karma per il caf. quello che
chiamo capitalismo culturale allo stato puro. Non
state solo comprando un caf, state comprando la vo-
stra redenzione dallessere semplici consumisti. State
facendo qualcosa per lambiente, qualcosa per salvare
i bambini che hanno fame in Guatemala e qualcosa per
ricostruire il senso di comunit.
Potrei fare molti esempi, ma la sostanza non cam-
bia: mentre fate delle scelte consumiste, allo stesso
tempo spendete i vostri soldi per fare del bene. Tutto
questo genera una sorta di come potrei deinirlo? Un
sovrainvestimento o sovraccarico semantico. Sapete
che non in gioco solo lacquisto di una tazza di caf:
in gioco il rispetto di tutta una serie di responsabilit
etiche. Questa logica oggi quasi universalizzata.
Perci si crea un corto circuito molto interessante:
un gesto di consumo egoista comprende il prezzo del
suo contrario. Davanti a questo fenomeno, credo che
dovremmo tornare al buon vecchio Oscar Wilde, che ci
ha fornito largomentazione migliore contro la logica
della beneicenza. In Lanima delluomo sotto il sociali-
smo, lo scrittore sottolinea che molto pi facile soli-
darizzare con la soferenza che con il pensiero: Le
persone scoprono di essere circondate da una spaven-
tosa povert, da una spaventosa bruttezza, da una spa-
ventosa fame. inevitabile che tutto ci le commuova.
Di conseguenza, con intenzioni ammirevoli ma male
indirizzate, con la massima seriet e molto sentimen-
talismo, si impegnano nel compito di rimediare ai ma-
li che vedono. Ma i loro rimedi non curano la malattia,
non fanno che prolungarla. Di fatto, i loro rimedi sono
parte della malattia. Cercano di risolvere il problema
della povert, per esempio, tenendo in vita i poveri o,
nel caso di una scuola molto avanzata, divertendoli.
Ma questa non una soluzione, un aggravamento del
problema. Lobiettivo giusto cercare di ricostruire la
societ su basi che rendano impossibile la povert. E le
virt altruistiche hanno di fatto impedito il raggiungi-
mento di questo obiettivo. [] I peggiori schiavisti era-
no quelli che si comportavano gentilmente con i loro
schiavi, e cos impedivano che lorrore
del sistema fosse compreso da coloro
che sofrivano per sua colpa e da coloro
che lo osservavano. [] La beneicenza
degrada e demoralizza. immorale usa-
re la propriet privata per alleviare i mali
orribili causati dallistituzione della pro-
priet privata.
Penso che queste parole siano pi at-
tuali che mai. Per quanto possa apparire
positivo, il salario garantito questa spe-
cie di patto con i ricchi non una solu-
zione. A mio giudizio esiste un altro pro-
blema. Ho limpressione che questo sia lultimo, dispe-
rato tentativo di mettere il capitalismo al servizio del
socialismo: non cancelliamo il male, lasciamo che sia
il male stesso a lavorare per il bene. Trenta o qua-
rantanni fa, sognavamo il socialismo dal volto umano.
Oggi, invece, lorizzonte pi lontano, pi radicale, del-
la nostra immaginazione il capitalismo globale dal
volto umano. Le regole del gioco restano le stesse, per
lo rendiamo un po pi umano, pi tollerante, con un
po di welfare in pi.
Diamo al diavolo quel che del diavolo e diciamolo
chiaramente: almeno negli ultimi decenni, e almeno in
Europa occidentale, in nessun altro momento della
storia umana una percentuale cos alta di popolazione
ha goduto di tanta relativa libert, ricchezza, sicurezza
eccetera. Ora queste conquiste sono gradualmente ri-
messe in discussione. Voglio solo dire che lunico mo-
do per salvare gli acclamati valori del liberalismo fare
qualcosa di pi. Non sono contrario alla beneicenza in
astratto. meglio di niente. Per dobbiamo essere
consapevoli che contiene un elemento di ipocrisia.
ovvio che dobbiamo aiutare i bambini. terribile vede-
re che la vita di un bambino pu essere distrutta perch
i genitori non possono pagare unoperazione che costa
20 dollari. Ma come avrebbe detto Oscar Wilde, a lun-
go andare, se ci limitiamo a curare i bambini loro vi-
vranno un po meglio per si ritroveranno sempre nella
stessa situazione. u gc
La nuova beneicenza
dei capitalisti
Slavoj iek
sLavoj iek
un ilosofo e
studioso di
psicoanalisi sloveno.
Il suo ultimo libro
Dalla tragedia alla
farsa. Ideologia della
crisi e superamento del
capitalismo (Ponte
alle grazie 2010).
Bisogna fare di pi.
Non sono contrario
alla beneicenza in
astratto. meglio di
niente. Dobbiamo
per essere
consapevoli che
contiene un
elemento di
ipocrisia
36 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Le opinioni
S
ui mezzi dinformazione ogni grande av-
venimento scandito dallo stesso rituale:
arriva sempre un momento in cui i giorna-
listi annunciano che sono in corso trattati-
ve per la vendita dei diritti cinematograi-
ci. Sta succedendo anche con la storia dei
minatori cileni, ma sembra improbabile che tra un an-
netto gli appassionati di cinema staranno seduti al buio
per vedere sullo schermo 33 uomini, al buio anche loro,
che aspettano di essere salvati.
I ilm sui fatti di attualit alla ine non si fanno qua-
si mai, e la ragione, credo, nella diferenza tra un
buon servizio giornalistico e unavvincente storia ro-
manzata. Come adattereste allo scher-
mo la storia cilena? C il crollo che li ha
sepolti, ci sono i 19 giorni in cui non han-
no avuto contatti con lesterno, ci sono i
loro rapporti personali, c la diicolt
tecnica di scavare un pozzo di 800 metri
per la capsula-ascensore e leuforia del
successo. Ma il problema che il pubbli-
co conosce gi il inale. Ovviamente po-
tete inilarci una storia secondaria (per
esempio quella della moglie di uno dei
minatori che ha scoperto di essere tradi-
ta dal marito quando lei e lamante si
sono presentate alla miniera con le foto dello stesso
uomo), ma difficile immaginare come si possano
creare suspense e tensione. Ne verrebbe fuori una spe-
cie di documentario sulle miniere.
A meno che, ovviamente, decidiate di non attener-
vi ai fatti. Allora potreste rendere certi minatori isteri-
ci, dipingerne altri come cinici a caccia di pubblicit,
descrivere le condizioni sotto terra come molto peg-
giori facendo scarseggiare le riserve di ossigeno, acqua
e cibo, e inventarvi un cattivo: un personaggio della
compagnia mineraria, del governo o della squadra di
soccorso che vuole sabotare le operazioni di salvatag-
gio. Credete che stia esagerando? Allora vi racconto la
storia dellesploratore statunitense Floyd Collins e di
come fu trattato da Hollywood. Il 30 gennaio 1925 Col-
lins scese nella grotta Sand in Kentucky. La lampada
gli cadde, un masso si stacc e gli colp la gamba, e lui
rimase intrappolato in un cunicolo a 18 metri di pro-
fondit. Gli amici lo trovarono il giorno dopo, gli por-
tarono unaltra lampada e del cibo, ma non riuscirono
a raggiungerlo e a spostare il masso. Poco pi tardi nel-
la grotta scese anche William Burke Miller, un giorna-
lista del Louisville Courier-Journal. Venne calato a te-
sta in gi in un pozzo di 25 metri, strisci per trenta
metri in un passaggio pieno dacqua, scivol ancora gi
per un dislivello di tre metri e raggiunse Collins. Scese
poi altre sei volte e gli articoli che scrisse fecero notizia
in tutto il mondo. Migliaia di curiosi presero dassalto
la grotta (ci fu un ingorgo di 12 chilometri perch 20mi-
la persone cercavano di raggiungere il luogo dellinci-
dente) e le bancarelle di cibo e souvenir fecero afari
doro. Ma il passaggio che portava da Collins croll, fu
necessario scavare un altro pozzo e quando i soccorsi
lo raggiunsero, il 17 febbraio, lesploratore era morto.
Venticinque anni dopo un regista e sceneggiatore
di Hollywood, Billy Wilder, si ispir alla vicenda di
Collins per il suo ilm Lasso nella manica. Wilder prese
la storia delluomo intrappolato in una grotta e la cam-
bi. Moltiplic le bancarelle di cibo e souvenir trasfor-
mandole in un luna park per divertire i
turisti. E invent tre cattivi: il reporter di
una piccola cittadina che vende articoli
ai grandi giornali, uno scerifo che vuol
essere rieletto e usa il salvataggio per la
sua campagna elettorale, e la moglie in-
fedele delluomo intrappolato. Tutti e
tre hanno ottimi motivi per prolungare
le operazioni di salvataggio (e lo fanno) e
il reporter ha una relazione con la moglie
della vittima. Pi tardi luomo prigionie-
ro nella grotta muore e il giornalista ini-
sce pugnalato dalla donna. Il ilm ha lo
stesso rapporto con la verit di Titanic (la nave non sta-
va cercando di battere nessun record di velocit) o La
grande fuga (nel campo di concentramento per uicia-
li Stalag Luft III, in Germania, non cerano prigionieri
statunitensi) o di qualunque altro ilm basato su un fat-
to realmente accaduto.
Ci sono molte cose che non mi piacciono in opera-
zioni come questa. Innanzitutto, dopo aver visto un
ilm poche persone si preoccupano di scoprire come
sono andati davvero i fatti e prendono per buona la
sceneggiatura. Secondo, dopo aver visto per anni ilm
simili, molta gente si aspetta che anche negli articoli
dei giornali ci siano buoni e cattivi come quelli del ci-
nema. Inine, i giornalisti sono spinti a soddisfare que-
ste aspettative e prima o poi, soprattutto scrivendo
delle conseguenze di certi avvenimenti, tenderanno a
enfatizzare i sentimenti negativi o cercheranno di
suscitarli con le loro domande e accentueranno ogni
sospetto e malignit.
Quando si leggono gli articoli su una notizia impor-
tante, bene stare attenti agli elementi che ci si aspet-
terebbe di vedere in un ilm su quella storia. Se ci sono,
vuol dire che i giornalisti, per noia o per furbizia, si so-
no messi nei panni di uno sceneggiatore e ce lhanno
raccontata non come successa in realt, ma come
credevano che sarebbe piaciuta alla gente. u gc
Quando il cinema
racconta la realt
David Randall
DAVID RANDALL
senior editor del
settimanale
Independent on
Sunday di Londra. Ha
scritto questarticolo
per Internazionale.
Il suo ultimo libro
Tredici giornalisti
quasi perfetti (Laterza
2007).
Come adattereste
allo schermo la
storia dei minatori
cileni? Il problema
che il pubblico
conosce gi il inale.
A meno che,
ovviamente,
decidiate di non
attenervi ai fatti
In copertina
38 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
A
Washington, sulla di-
ciannovesima strada, si
vedono ediici con gran-
di finestre, taxi con le
sospensioni distrutte,
porte chiuse come sepol-
cri degli antichi egizi, da cui ogni tanto fa
capolino un uomo che indossa invariabil-
mente un impeccabile vestito grigio. Sem-
bra di stare in un quadro di Edward Hopper.
Niente di memorabile, se non fosse che qui
ci sono alcune delle istituzioni pi potenti
del mondo: da una parte c il Fondo mone-
tario internazionale (Fmi) e dallaltra la
Banca mondiale e i ministri delleconomia
che entrano ed escono da una riunione del
G7 o del G20. Pi in l c il dipartimento
del tesoro statunitense, e nelle vicinanze la
Casa Bianca. Questarea un po come la
sala di controllo delleconomia mondiale, il
posto di comando da cui il pilota decide la
direzione da prendere per afrontare le mi-
nacce che incombono su una fragile ripre-
sa.
La crisi un virus mutante. Questa volta
il pericolo uno scontro a colpi di svaluta-
zioni monetarie, che potrebbe sfociare in
una guerra commerciale. Ancora una volta
torna lo spettro della grande depressione.
La diciannovesima strada, quindi, dovreb-
be essere il posto pi adatto per sapere co-
La guerra de
me venir fuori dal nuovo capitolo della cri-
si. Ma in questo caso il pilota che dirige la
cabina di comando dallaltra parte del
mondo, in Cina. La quinta mutazione della
crisi, che prima ha colpito il mercato immo-
biliare, poi la inanza, quindi lindustria e i
bilanci pubblici, ha messo il fragile equili-
brio del capitalismo globale nelle mani di
un paese con un capitalismo sui generis.
Solo Pechino pu risolvere questa situa-
zione, ha detto George Soros, uno che di
valute dovrebbe saperne qualcosa: negli
anni novanta il inanziere statunitense di
origini ungheresi ha speculato contro la
sterlina inglese, mettendo in ginocchio la
Banca dInghilterra. C il rischio di una
guerra commerciale, ha osservato Soros.
Sarebbe un fatto davvero grave per leco-
nomia mondiale. Solo la Cina pu avviare
un processo di cooperazione internaziona-
le per mettere ine alle tensioni attraverso
la rivalutazione della sua moneta.
Lo scontro era latente. Da tempo la Ci-
na mantiene basso il cambio dello yuan
che, secondo alcuni studi, dovrebbe valere
tra il 20 e il 40 per cento in pi. Pechino,
inoltre, impone controlli ferrei sullingres-
so e sulluscita dei capitali. Tutto questo
non una novit ma, con leconomia mon-
diale in ginocchio da quasi tre anni, la poli-
tica cinese ha scatenato forti tensioni.
Mantenendo un tasso di cambio debole,
Claudi Prez, El Pas,
Spagna. Foto di Piero
Martinello
Molti paesi cercano di
indebolire le loro valute
per aiutare le esportazioni
e uscire dalla crisi. Ma
cos rischiano di
provocare ritorsioni
commerciali dannose
per leconomia globale
Elisabetta II, Australia, dollaro australiano F
A
B
r
I
C
A
(
3
)
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 39
a delle monete
Pechino favorisce le sue esportazioni e re-
gistra enormi eccedenze commerciali. In
Asia altri paesi emergenti hanno seguito il
suo esempio e sono riusciti a superare la
recessione.
Laltra faccia della medaglia sono gli
Stati Uniti, incapaci di competere con la
Cina e condannati a un enorme deficit
commerciale che ostacola la ripresa. Ma in
questo conlitto nessuno innocente, visto
che anche Washington sta cercando di sva-
lutare la sua moneta. In modo meno gros-
solano, forse, ma in in dei conti la Casa
Bianca sta facendo lo stesso gioco nono-
stante le dure critiche alla Cina.
Nel mezzo ci sono tutti gli altri. I paesi
emergenti devono mantenere basso il valo-
re delle loro monete per non perdere quote
di esportazioni, ma anche quelli sviluppati
puntano sui mercati esteri, visto che la scel-
ta di sanare i conti pubblici penalizza la do-
manda interna. Le esportazioni dei paesi
ricchi, per, sono ostacolate dal valore
troppo alto delle loro valute. Insomma,
una lotta di tutti contro tutti. I ricchi contro
i poveri: gli Stati Uniti e lUnione europea
aumentano le pressioni sulla Cina. I poveri
contro i ricchi: la Cina e gli altri paesi emer-
genti fanno orecchie da mercante e conti-
nuano a svalutare nonostante le minacce. I
ricchi contro i ricchi: la Germania si lamen-
ta perch gli Stati Uniti criticano la svaluta-
zione, ma poi continuano a iniettare liqui-
dit nella loro economia. E i poveri contro i
poveri: i paesi emergenti dellAsia e
dellAmerica Latina sono costretti a parte-
cipare a questa corsa alla svalutazione per
restare competitivi.
Finora ci sono state solo piccole scara-
mucce. Il problema si complicher se tutti
sceglieranno la strada della svalutazione:
direttamente, comprando o vendendo va-
lute in un mercato che muove quattromila
miliardi di dollari al giorno, o in modo pi
nascosto, abbassando il costo del denaro e
comprando titoli di stato. Se questi inter-
venti diventeranno generalizzati e saranno
introdotti limiti alla circolazione dei capi-
Gengis Khan, Mongolia, tugrik Selma Lagerlf, Svezia, corona
In copertina
tali e misure protezionistiche, avremo un
problema serio, dice Daniel Gros, ricerca
tore del Center for economic policy re
search di Bruxelles. Ma in realt il proble
ma c gi. Giappone, Brasile, Corea del
Sud, Taiwan, Malesia, Thailandia, Filippi
ne, Svizzera, Gran Bretagna, Cina e Stati
Uniti si sono lanciati su questa strada, che il
direttore del Fondo, Dominique Strauss
Kahn, considera una guerra o una batta
glia: parole forti, giustiicate dal fatto che
molti paesi, ormai, hanno cominciato a
usare la loro moneta come unarma.
Attivit speculative
Anche se il Fondo si riferisce soprattutto
alla Cina, il problema pi complesso. Bi
sogna considerare anche le politiche mo
netarie delle grandi banche centrali (come
quelle di Stati Uniti, Unione europea e
Giappone) e il ritorno delle attivit specula
tive, ma di questo il Fondo non parla mai,
dice leconomista James K. Galbraith, iglio
del mitico John K. Galbraith, uno dei pi
importanti studiosi della grande depressio
ne. Sembra proprio, quindi, che la battaglia
delle monete andr avanti a lungo. Per svi
luppare la sua economia la Cina ha puntato
sulle esportazioni, quindi mantenere basso
lo yuan un fattore essenziale: un tasso di
cambio pi alto provocherebbe la chiusura
di molte fabbriche che producono beni
desportazione. E laumento della disoccu
pazione sarebbe diicile da gestire, perch
ai normali problemi generati dalla man
canza di lavoro la Cina deve aggiungere
quelli legati alla legittimit del potere poli
tico, che si basa anche sui successi econo
mici. Probabilmente le pressioni degli al
tri paesi, come la minaccia di ritorsioni
protezionistiche da parte del congresso
statunitense, riusciranno ad accelerare leg
germente la rivalutazione dello yuan, ma
non convinceranno Pechino a cambiare il
suo atteggiamento, spiega Toms Balio,
economista ed ex vicedirettore del Fondo.
In realt a giugno la Cina ha gi ammor
bidito i controlli sul suo tasso di cambio,
ma in questi mesi lo yuan si rivalutato solo
del 2 per cento. Pechino sembra seguire alla
lettera il vecchio adagio secondo cui chi va
piano va lontano: il problema che per la
comunit internazionale osservare levolu
zione dello yuan come aspettare che cre
sca lerba. Il premio nobel Paul Krugman,
Daniel Gros e altri economisti ritengono
che sia arrivato il momento di mettere da
parte la diplomazia e cominciare a usare le
maniere forti: secondo loro, il presidente
Barack Obama dovrebbe impedire ai cinesi
di comprare buoni del tesoro statunitensi,
dovrebbe imporre controlli sui capitali o
approvare misure protezionistiche contro i
prodotti cinesi, una possibilit discussa
nelle ultime settimane dal congresso statu
nitense. Insomma, ora di passare alle rap
presaglie.
Per il momento le pressioni diplomati
che non stanno ottenendo risultati. La Cina
ha riserve monetarie per oltre duemila mi
40 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Da sapere
Valore degli scambi sui mercati monetari,
miliardi di dollari
1998
1.527
2001
1.239
2004
1.934
2007
3.324
2010
3.981
Fonte: Sddeutsche Zeitung
Ferenc II Rkczi, Ungheria, iorino Mohandas Karamchand Gandhi, India, rupia
F
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(
2
)
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 41
L
e persone per bene sono ri-
maste inorridite dal voto del
29 settembre alla camera dei
rappresentanti di Washing-
ton. Unampia maggioranza bipartisan
ha approvato una legge presentata dal
deputato Sander Levin. Il provvedi-
mento potrebbe porre le premesse per
sanzioni commerciali contro la Cina
legate alla politica monetaria del pae-
se asiatico. La legge non molto dura,
ma di fronte alle allarmanti voci di
guerre commerciali e altre catastroi
economiche, gli opinionisti pi mode-
rati ritengono che sia meglio non fare
chiasso e privilegiare la diplomazia.
Queste persone per bene, che da
quando cominciata la crisi si sono
sbagliate su tante cose (per esempio,
dicevano che il deicit pubblico statu-
nitense avrebbe fatto impennare i tassi
dinteresse e linlazione), si sbagliano
anche questa volta. Per quanto riguar-
da la politica monetaria cinese, la di-
plomazia non otterr niente inch
non sar accompagnata da qualche
minaccia di ritorsione. Listeria sulla
possibile guerra commerciale ingiu-
stiicata, e comunque ci sono cose
peggiori dei conlitti commerciali. In
un periodo come questo, con una di-
soccupazione di massa aggravata dalla
politica predatoria della Cina in cam-
po valutario, la possibilit di qualche
nuovo dazio dovrebbe essere lultima
delle preoccupazioni statunitensi.
Ma facciamo un passo indietro. Le
grandi economie industrializzate subi-
scono ancora gli efetti della bolla im-
mobiliare e della crisi inanziaria. I
consumi sono calati e quindi le azien-
de non hanno incentivi a espandere le
loro attivit. La recessione sar anche i-
nita, ma il tasso di disoccupazione mol-
to alto e non d segni di voler tornare ai
livelli normali. La situazione delle econo-
mie emergenti diversa: hanno resistito
alla tempesta economica e ofrono molte
opportunit dinvestimento. Com natu-
rale, quindi, i capitali provenienti dai pae-
si pi ricchi ma in crisi si dirigono verso i
paesi emergenti, che quindi potrebbero
essere decisivi nelluscita dalla recessio-
ne globale. La principale economia emer-
gente, la Cina, ostacola invece questo
processo naturale. Pechino ha limitato
lalusso di capitali privati per mezzo di
restrizioni sugli investimenti stranieri e
mantiene artiicialmente basso il valore
dello yuan. Questo aiuta le esportazioni
cinesi, ma danneggia loccupazione nel
resto del mondo.
La fata turchina
Le autorit cinesi difendono questa poli-
tica con argomenti poco convincenti e al
tempo stesso incoerenti. Pechino nega di
manipolare deliberatamente il tasso di
cambio. Forse vorrebbe farci credere che
stata la fata turchina ad accumulare ri-
serve per 2.400 miliardi di dollari e a
mettergliele sotto il cuscino mentre dor-
miva. Ma esponenti di primo piano
delllite cinese dicono che le riserve non
contano, perch il surplus commerciale
della Cina non centra niente con il tasso
di cambio. Eppure il primo ministro Wen
Jiabao ha dichiarato: Non possiamo im-
maginare quante fabbriche cinesi falli-
rebbero, e quanti operai perderebbero il
lavoro, se lo yuan si rivalutasse troppo ra-
pidamente. Allora il valore dello yuan
conta qualcosa.
Pechino fa di tutto per ostentare il suo
disprezzo nei confronti dei negoziatori
statunitensi. A giugno i cinesi avevano
detto di essere disposti a lasciar inal-
mente determinare dal mercato il valore
della moneta. Questo avrebbe comporta-
to un netto apprezzamento della valuta
cinese. Invece in questi mesi il valore
dello yuan cresciuto appena del 2 per
cento rispetto al dollaro, per lo pi solo
nelle ultime settimane, cio con lavvi-
cinarsi del voto sulla proposta di legge
di Levin.
A cosa servir dunque questa nuo-
va legge? Permette ma, si badi bene,
non impone alle autorit statunitensi
di applicare dazi sulle esportazioni ci-
nesi che sfruttano il valore artiicial-
mente basso dello yuan. Ora, lespe-
rienza ci insegna che Washington non
passer allazione. Anzi, continuer a
trovare scuse e a vantare progressi del
tutto immaginari sul terreno diploma-
tico. Insomma sar confermato quello
che i cinesi pensano delle autorit sta-
tunitensi: che sono delle tigri di carta.
Quindi la legge Levin pu essere con-
siderata al massimo un segnale rivolto
ai cinesi.
In ogni caso, un passo nella dire-
zione giusta. Perch la verit che i-
nora, di fronte ai comportamenti inac-
cettabili della Cina, i politici statuni-
tensi sono stati incredibilmente e
scandalosamente passivi. Specialmen-
te se si considera che, visto lostruzio-
nismo dei repubblicani, una delle po-
che possibilit che restano allammini-
strazione Obama per afrontare il pro-
blema della disoccupazione dar bat-
taglia alla Cina.
Probabilmente la legge Levin non
baster a modiicare questo atteggia-
mento passivo, ma almeno comincer
a mettere sotto pressione i politici sta-
tunitensi. E questo ci avviciner al mo-
mento in cui saranno inalmente pron-
ti ad agire. uma
Paul Krugman un economista statu-
nitense. Nel 2008 ha ricevuto il premio
Nobel per leconomia. Scrive sul New
York Times. Il suo ultimo libro pubblica-
to in Italia La coscienza di un liberal
(Laterza 2009).
Finora lazione diplomatica
non ha prodotto risultati. Le
maniere forti convinceranno
Pechino a rivalutare lo yuan
il momento
di passare allazione
Paul Krugman, The New York Times, Stati Uniti
Lopinione
In copertina
42 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
liardi di euro, che le danno una certa tran-
quillit inanziaria. Il suo governo ha af-
frontato con successo la recessione: le mi-
sure contro la crisi hanno funzionato e ora
vengono ritirate gradualmente per evitare
lo scoppio di bolle speculative. Pechino,
inoltre, cerca di imparare dalla storia dei
disordini valutari. Dopo gli accordi degli
anni ottanta, per esempio, quando i paesi
sviluppati fecero svalutare il dollaro statu-
nitense, lo yen schizz verso lalto causan-
do una stagnazione da cui leconomia del
Giappone non pi uscita. Ma i cinesi pos-
sono anche citare fatti pi recenti per di-
fendere la loro posizione: alla fine degli
anni novanta, durante la crisi monetaria
che ha travolto il sudest asiatico, Pechino
ha contribuito a superare la tempesta pro-
prio mantenendo stabile il valore dello
yuan. Cosa chiediamo alla Cina? La riva-
lutazione della sua moneta causerebbe
grandi problemi e la crescita economica ne
risentirebbe ovunque, dice Guillermo
Calvo, economista della New York univer-
sity. Ho la sensazione che Pechino prose-
guir per la sua strada e continuer a rivalu-
tare lo yuan gradualmente. E forse questa
anche la soluzione migliore.
Disordini sociali
Con o senza minacce, sembra che le cose
andranno cos. Il 7 ottobre a Bruxelles la
Commissione europea, la Banca centrale
europea e i ministri dellEurogruppo hanno
ricevuto il premier cinese Wen Jiabao, a cui
hanno rivolto le ormai consuete richieste di
aprire il rubinetto del tasso di cambio in
modo che la ripresa in Europa sia pi velo-
ce. Non unitevi a questo coro di richieste,
ha risposto Wen. Una rivalutazione veloce
dello yuan provocherebbe la chiusura delle
fabbriche, gli operai dovrebbero tornare
nei campi e ci sarebbero disordini sociali.
Non un bene per nessuno che la Cina sof-
fra.
Non sembra facile che il gigante asiati-
co cambi idea. L8 ottobre il presidente del-
la banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan,
ha risposto con una certa ironia alle do-
mande dei giornalisti sui problemi del mer-
cato valutario: Non conosciamo la deini-
zione esatta di guerra monetaria, ha detto.
C un aneddoto su Zhou che illustra per-
fettamente la posizione della Cina: inter-
pellato sui tassi di cambio durante una riu-
nione con altri banchieri centrali e diversi
ministri delle inanze di grandi paesi, Zhou
ha risposto che la politica di cambio cinese
aveva dato buoni risultati a breve termine,
ma che auspicava un cambiamento nel me-
dio e lungo termine. Alla domanda sullef-
fettiva durata del medio e lungo termine, il
banchiere stato molto chiaro: La Cina ha
una storia di quattromila anni.
Secondo Luis Servn, economista della
Banca mondiale, il ritorno delle attivit
speculative sui mercati inanziari spiega i
movimenti di capitali verso i pae-
si emergenti, che ofrono pi op-
portunit di investimento perch
crescono velocemente e hanno
superato bene la crisi. Imporre
controlli di capitale per ridurre
questo lusso ed evitare bolle speculative
sensato, ma allo stesso tempo pratica-
mente impossibile, spiega Servn. Per
svalutare una moneta, continua leconomi-
sta, si pu anche puntare sullausterit:
spendere poco e risparmiare di pi. Il ri-
schio pi grave, aggiunge Servn, che
tutti entrino in un circolo vizioso formato
da svalutazioni, controlli sui capitali e mi-
sure protezionistiche.
Alcuni economisti hanno sottolineato
altri pericoli legati alla Cina. Ci sono con-
tinue violazioni della propriet intellettua-
le, dice Vicente Pallard, ricercatore
dellosservatorio di economia internazio-
nale delluniversit di Valencia. I cinesi
usano le tecnologie ottenute dalle loro
aziende grazie alle alleanze con
le multinazionali in progetti fi-
nanziati dallo stato, come i treni
ad alta velocit. Il modello cinese
ha funzionato benissimo e per
questo sar difficile cambiarlo.
Soprattutto perch la Cina si resa conto
che molti altri paesi, e in generale tutte le
grandi potenze, stanno usando altri sistemi
per ottenere il suo stesso risultato, cio la
svalutazione delle loro monete.
Le pressioni su Pechino continueranno.
La comunit internazionale ritiene che la
Cina ormai sia diventata una potenza che
deve prendersi le sue responsabilit. Per
questo ha dato il Nobel al dissidente Liu
Xiaobo, sperando di accelerare in qualche
modo un cambiamento politico, e il giorno
dopo il G-7, il G-20, gli Stati Uniti e lUnio-
ne europea hanno chiesto al gigante asiati-
co pi responsabilit nella gestione della
crisi dei cambi. Unaltra ammissione del
fatto che forse solo la Cina riuscir a risol-
vere la crisi. Il modello cinese, descritto
con lenigmatica espressione economia
sociale di mercato, occupa un posto sem-
pre pi centrale nel pi speculativo dei ca-
sin inanziari: il mercato monetario. In in
dei conti la crisi economica ha molti volti. E
queste varianti successive, che nascono le
une dalle altre, offrono spesso contrasti
bizzarri e stupefacenti. u sb
Da sapere
Gran Bretagna
Stati Uniti
Giappone
Singapore
Svizzera
Hong Kong
Australia
Francia
Danimarca
Germania
I principali mercati monetari, quote degli scambi
36,7
17,2
6,2
5,3
5,2
4,7
3,8
3,0
2,4
2,1
Fonte: Sddeutsche Zeitung
Dinaro jugoslavo. A destra re Bhumi-
bol Adulyadej, Thailandia, baht
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(
2
)
%
D
a alcune settimane leconomia
mondiale sul piede di guerra,
almeno a parole. Il 27 settem-
bre il ministro delle finanze
brasiliano Guido Mantega ha dichiarato
che scoppiata una guerra monetaria in-
ternazionale e da allora nel dibattito eco-
nomico globale stato introdotto il lessico
militare, non solo sui mezzi dinformazio-
ne ma anche nelle parole delle autorit.
Sono initi i tempi della retorica sulla coo-
perazione internazionale per stimolare la
crescita. I paesi si accusano a vicenda di di-
storcere la domanda globale con armi che
vanno dal quantitative easing (alleggeri-
mento quantitativo, che consiste nello
stampare moneta per comprare titoli di sta-
to) agli interventi sul mercato dei cambi i-
no ai controlli sui lussi di capitale.
Sono in corso tre battaglie. La principa-
le riguarda lindisponibilit della Cina a far
crescere pi rapidamente il valore dello
yuan. Le autorit statunitensi e quelle eu-
ropee hanno criticato duramente la dina-
mica dannosa innescata dalla sottovalu-
tazione della moneta cinese. A settembre
la camera dei rappresentanti statunitense
ha approvato con una vasta maggioranza
bipartisan una legge che consente alle im-
prese di chiedere lapplicazione di tarife
protezionistiche contro i paesi che hanno
monete sottovalutate. E cos le pratiche
commerciali sleali della Cina sono di-
ventate un tema caldo in vista delle elezioni
statunitensi di met mandato a novembre.
Un altro fronte riguarda la politica mo-
netaria dei paesi ricchi, e in particolare la
possibilit che le banche centrali ricomin-
cino a comprare titoli di stato. Il valore del
dollaro sta scendendo, perch i mercati i-
nanziari si aspettano un intervento rapido
e incisivo della Federal reserve, la banca
centrale statunitense. Leuro, invece, sta
crescendo perch la Banca centrale euro-
pea molto meno incline alla svalutazione.
Agli occhi della Cina il quantitative easing
crea una distorsione vistosa nelleconomia
mondiale, perch attira gli investitori verso
le piazze inanziarie dei paesi emergenti,
che ofrono rendimenti pi alti.
Una terza battaglia riguarda il modo in
cui i paesi emergenti rispondono a questi
lussi di capitali. Invece di lasciar crescere i
loro tassi di cambio, molti governi sono in-
tervenuti comprando valuta estera o tas-
sando i lussi di capitali stranieri in entrata.
Di recente il Brasile ha raddoppiato limpo-
sta sugli acquisti dallestero di titoli di stato
brasiliani. La Thailandia ha annunciato
una nuova ritenuta alla fonte del 15 per cen-
to per chi investe dallestero in titoli di stato
tailandesi.
Solo chiacchiere
Per ora queste schermaglie sono lontane
dallo scatenare una vera e propria guerra
valutaria. Molte delle armi usate, infatti,
sono meno pericolose di quel che sembra. I
controlli sui lussi di capitale in entrata so-
no di entit modesta. Tra i paesi ricchi solo
il Giappone ultimamente intervenuto sul-
la moneta e lo ha fatto una volta sola. Anche
il rischio di imminenti rappresaglie com-
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 43
Come evitare
il peggio
The Economist, Gran Bretagna
Non in corso un vero conlitto
monetario. Ma bisogna stare
attenti e impedire che questi
contrasti penalizzino la ripresa
delleconomia globale
u Tra i paesi che si impegnano
di pi per evitare che il dollaro
si svaluti ci sono il Giappone e
la Corea del Sud, due
economie che dipendono
fortemente dalle esportazioni.
Il 43 per cento del pil coreano,
per esempio, garantito dai
prodotti esportati. Ma il 13
ottobre Tokyo ha criticato
duramente gli interventi di
Seoul in campo monetario. Il
premier giapponese Naoto
Kan e il ministro delle inanze
Yoshihiko Noda hanno
accusato la Corea del Sud di
tenere artiicialmente basso il
tasso di cambio del won. Negli
ultimi mesi sia lo yen
giapponese sia il won coreano,
spiega il Wall Street Journal,
si sono apprezzati nei
confronti del dollaro, ma
mentre il primo cresciuto del
12,8 per cento, il secondo si
apprezzato solo del 4,8 per
cento. Questa diferenza tra
le due monete avvantaggia
chiaramente le esportazioni
delle aziende sudcoreane, che
sono concorrenti dirette delle
giapponesi in molti settori
strategici, come i trasporti, la
nautica, lacciaio e
lelettronica. Non a caso
questanno il pil coreano
crescer del 6 per cento,
mentre quello giapponese
salir solo del 2 per cento.
In Asia
Tjut Njak Dhien, Indonesia, rupia in-
donesiana. A sinistra Mariscal An-
dres Caceres, Per, nuovo sol
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(
2
)
In copertina
merciali basso. Negli Stati Uniti, fortuna-
tamente, le tarife contro la Cina sono an-
cora lontane, sia perch la legge Levin ap-
provata di recente dalla camera dei rappre-
sentanti non molto dura sia perch deve
ancora essere votata dai senatori e irmata
dal presidente Barack Obama.
Ma non bisogna abbassare la guardia.
La finta guerra di oggi potrebbe trasfor-
marsi rapidamente in uno scontro vero.
Probabilmente le condizioni che hanno
provocato scelte divergenti tra i vari paesi
(in particolare, la stagnazione economica
nei paesi pi ricchi) resteranno le stesse per
anni. Con le politiche di austerit aumente-
ranno gli incentivi a usare la svalutazione
per stimolare la domanda, e a livello politi-
co cresceranno le pressioni per scaricare
tutte le colpe sulla Cina. E se londata di ca-
pitali stranieri si intensificher, i paesi
emergenti potrebbero essere costretti a
scegliere tra la perdita di competitivit,
lintroduzione di controlli draconiani sui
capitali o il surriscaldamento delle loro
economie.
chiaro quello che serve. La domanda
globale deve tornare in equilibrio, spostan-
dosi dalle economie ricche e indebitate
verso i paesi emergenti. Quindi sono ne-
cessarie riforme strutturali che stimolino i
consumi nei mercati emergenti, ma anche
i rispettivi tassi di cambio dovranno rivalu-
tarsi. In efetti il valore dello yuan troppo
basso e danneggia non solo loccidente ma
anche altri paesi emergenti, soprattutto
quelli con i tassi di cambio che luttuano li-
beramente. E con questo yuan deve fare i
conti la stessa Cina, che deve poter contare
di pi sui consumi interni.
chiaro che non sar un processo indo-
lore. Pechino si preoccupa giustamente per
le diicolt che sorgerebbero se i lavoratori
delle imprese esportatrici dovessero resta-
re a casa. E anche alcune scelte ragionevoli
(per esempio la combinazione di austerit
e politica monetaria espansiva adottata dai
paesi ricchi) avranno un impatto negativo
sulle piccole economie emergenti e aperte,
perch arriveranno lussi di capitale indesi-
derati in cerca di nuove opportunit dinve-
stimento. Per questi paesi londata di dena-
ro sar meno dannosa di un eventuale pe-
riodo di delazione e stagnazione in occi-
dente, ma potrebbe comunque causare
problemi. Sarebbe bene adottare un ap-
proccio multilaterale, con istituzioni come
il Fondo e il G20 impegnate nella ricerca
del consenso tra le grandi economie. Il pro-
blema che inora la via multilaterale ha
prodotto pochi risultati. Si spiega cos il co-
ro di voci che spinge per una strategia dat-
tacco, incentrata sul braccio di ferro con la
u Il primo paese a parlare di
guerra monetaria stato il
Brasile. Il real una delle
valute che si apprezzata di
pi nei confronti del dollaro,
mettendo in diicolt le
esportazioni del paese
sudamericano. Ne ha
approittato soprattutto la
Cina. Come scrive il
quotidiano Folha de So
Paulo, il valore dello yuan
legato a quello del dollaro. Per
questo negli ultimi anni il
Brasile ha perso terreno in
diversi mercati, per esempio
in quello dei beni di consumo
come le scarpe e i tessuti. Ma
in questo momento il
governo brasiliano preferisce
laccordo con un avversario
che non in grado di battere.
Braslia e Pechino, infatti,
vogliono creare un sistema di
cambio diretto tra real e yuan,
senza passare per il dollaro o
leuro. Il settimanale
colombiano Semana scrive
che anche altri paesi
dellAmerica Latina sono
danneggiati dalla guerra
monetaria. Ma il continente
poco inluente, nonostante il
fatto che Argentina, Messico e
Brasile facciano parte del
G20.
In America Latina
44 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Carlo I dUngheria, Ungheria, iorino Maria Montessori, Italia, lira
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(
2
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C
on un tasso di disoccupazione
al 10 per cento e una nuova on-
data di mutui ipotecari che non
saranno restituiti, leconomia
statunitense mostra segni di rallentamen-
to. Le importazioni, invece, inondano i
suoi porti. Quello di Long Beach, in Cali-
fornia, ha registrato un improvviso au-
mento di nuovi arrivi: a ine settembre il
porto aveva gi ricevuto 2,7 milioni di con-
tainer, contro i 2,4 milioni dellintero
2009.
In vista delle elezioni di met mandato,
i deputati e i senatori di Washington sono
senza dubbio pi attenti ai problemi dei lo-
ro elettori. Il 29 settembre la camera dei
rappresentanti ha fornito allamministra-
zione Obama un altro strumento con cui
spingere la Cina a rivalutare la sua moneta.
In passato, prima dimporre dazi su deter-
minati prodotti, bisognava esibire le prove
di ingiuste sovvenzioni alle esportazioni.
Ora una nuova legge autorizza il governo a
imporre dazi sulle esportazioni di un paese
che ha una moneta sottovalutata. Anche se
non citata espressamente, lobiettivo la
Cina, il maggior esportatore mondiale.
Come ha scritto il New York Times, la leg-
ge un insolito segnale ostile inviato a
Pechino, ma le prospettive di approvazio-
ne al senato sono incerte e alcuni funzio-
nari ritengono che il provvedimento po-
trebbe essere contestato dallOrganizzazio-
ne mondiale del commercio (Wto).
Comera prevedibile, la reazione dellam-
basciatore cinese alla Wto, Sun Zhenyu,
non si fatta attendere: La maggiore pre-
occupazione della Cina, ha detto, come
faranno gli Stati Uniti a prendere misure
concrete per impedire una svalutazione
eccessiva del dollaro. Molti esperti cinesi,
comunque, sostengono che lo yuan do-
vrebbe essere rivalutato per favorire lo svi-
luppo industriale del paese, non per paura
delle minacce statunitensi. La maggior
parte degli economisti cinesi guarda la
questione dello yuan dalla prospettiva di
una crescita economica sana per la Cina,
ha detto Wu Jinglian, esperto del centro di
ricerca e sviluppo del consiglio di stato. Il
premier cinese Wen Jiabao ha liquidato
seccamente le critiche statunitensi. Il
principale motivo del deicit commerciale
degli Stati Uniti con la Cina non il tasso di
cambio, ma la struttura degli scambi com-
merciali e degli investimenti tra i due pae-
si, ha detto agli imprenditori e agli studio-
si statunitensi durante una visita a New
York allinizio di settembre. Il presidente
americano Barack Obama ha riconosciuto
almeno in parte la validit della tesi di
Wen, ma ha voluto ribadire che il tasso di
cambio uno dei fattori alla base dello
squilibrio commerciale.
Alcune concessioni
Eppure il ministro del tesoro statunitense
Timothy Geithner ha messo in guardia
dalla possibilit di innescare una guerra
commerciale in cui la Cina potrebbe bloc-
care i beni americani per rappresaglia. In
seguito alle pressioni della Casa Bianca,
Pechino ha fatto alcune concessioni. Alla
ine di giugno la banca centrale cinese ha
detto che avrebbe aumentato la lessibili-
t del tasso di cambio dello yuan. Il 22 giu-
gno, il secondo giorno di apertura della
borsa dopo lannuncio, ha issato il cambio
della moneta a 6,798 rispetto al dollaro sta-
tunitense. Per la prima volta in due anni il
tasso sceso sotto quota 6,8. Lo yuan tor-
nato ad apprezzarsi il 9 settembre e il 15
aveva gi guadagnato l1 per cento. Ma il
vicegovernatore della banca centrale Hu
Xiaolian ha precisato che non ci sono ta-
belle di marcia per la riforma del tasso di
cambio.
Secondo Liu Ligang, economista
dellAustralia and New Zealand Banking
Group, le pressioni statunitensi avranno
lefetto opposto a quello desiderato. Liu
sostiene che lapprezzamento della mone-
ta cinese non ridurr n il deicit commer-
ciale n il tasso di disoccupazione degli
Stati Uniti. Anche se lo yuan crescesse net-
tamente, altri paesi con bassi costi del lavo-
ro prenderebbero il posto della Cina come
esportatori. u sdf
Pechino solo un capro espiatorio
Sun Huixia, Caixin, Cina
Lopinione
Molti economisti cinesi
sostengono che lo yuan
dovrebbe essere rivalutato
per favorire lo sviluppo
industriale del paese
Cina, attraverso rappresaglie come i con-
trolli sui capitali (per esempio, impedire
alla Cina di comprare buoni del tesoro sta-
tunitense) o le sanzioni commerciali. Que-
ste misure sono invocate non solo dai pro-
tezionisti: anche alcuni sostenitori del libe-
ro scambio sono convinti che la rappresa-
glia economica sia lunico modo per scuo-
tere Pechino dalla sua ostinazione autole-
sionista (e per impedire una reazione pro-
tezionistica pi ampia).
Bluf impraticabili
Noi non ne siamo convinti. Queste minac-
ce suonano come bluf impraticabili o peri-
colose provocazioni. Come si pu impedire
alla Cina di comprare i buoni del tesoro sta-
tunitense, che sono i titoli pi scambiati sui
mercati inanziari globali? Di fronte a un
ultimatum commerciale il regime di Pechi-
no, forte del suo status di seconda econo-
mia mondiale, potrebbe ritenere politica-
mente pi vantaggioso ripagare gli Stati
Uniti della stessa moneta. Le guerre com-
merciali cominciano cos.
Ma concentrarsi esclusivamente sugli
Stati Uniti e sulla Cina vuol dire non com-
prendere la natura del problema. Nelle
guerre monetarie non c un solo cattivo e
una sola vittima. Ecco perch bisogna rad-
doppiare gli sforzi in direzione multilatera-
le, coinvolgendo soprattutto i paesi emer-
genti danneggiati dalla politica cinese. Il
Brasile e altri paesi cominciano appena
adesso a far sentire la loro voce.
A novembre la Corea del Sud ospiter il
meeting del G20. Lincontro di Seoul pu
essere unoccasione, magari non per dare
vita a un accordo come quello irmato nel
1985 a New York (quando si decise si svalu-
tare il dollaro statunitense) ma per chiarire
i termini del dibattito e per mantenere alta
lattenzione. Far pochi titoli sui giornali,
ma questa una guerra da evitare pi che
da combattere. u fas
Da sapere
7
6
5
4
3
2
1
0
2003 2005 2007 2009 2011
Riserve monetarie dei paesi emergenti, migliaia
di miliardi (stime 2010-2011)
Altri paesi
emergenti
Cina
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 45
Fonte: The Economist
Scienza
Una vita
su misura
Gary Wolf, The New York Times Magazine, Stati Uniti
Foto di Quentin Bertoux
Registrare tutto, monitorare se stessi ino a perdere
di vista il vero motivo per cui lo si fa: la
quantiicazione del s una mania dilagante. E la
tecnologia fornisce sempre nuovi strumenti
T
utti commettiamo errori.
Errori fattuali ed errori di
giudizio. Abbiamo punti
ciechi nel nostro campo
visivo e vuoti dattenzio-
ne. A volte non riusciamo
a rispondere neanche alle domande pi
semplici. Dovero la settimana scorsa a
questora? Da quanto tempo ho questo do-
lore al ginocchio? Quanti soldi spendo in
media al giorno? Questi punti deboli ci
mettono in diicolt. Prendiamo decisioni
sulla base di informazioni parziali. Siamo
costretti a navigare alla cieca. A seguire
listinto.
In realt, questo succede solo ad alcuni
di noi. Altri, invece, usano i dati. Un timer
inserito nel computer di Robin Barooah gli
ricorda che vive negli Stati Uniti da otto an-
ni, due mesi e dieci giorni. In vari momenti
della sua vita, Barooah, un programmatore
freelance di 38 anni che dallInghilterra si
trasferito a Oakland, in California, ha regi-
strato accuratamente anche quanto lavora,
quanto dorme e cosa mangia. Qualche me-
se fa ha deciso di smettere gradualmente
di bere caf. Il suo metodo stato molto
preciso. Ha preparato una grande tazza di
caf e ne ha tolti venti millilitri alla setti-
mana. Dopo quattro mesi, nella tazza ne
rimaneva solo un sorso. Lha bevuto e si
dichiarato libero dal vizio. Diversamente
dalle altre volte che aveva cercato di smet-
tere, non ha avuto mal di testa n ha pi
provato un forte desiderio di bere caf. Ma
la tentazione rimasta, e il 12 ottobre
dellanno scorso, mentre lavorava distrat-
tamente alla sua scrivania, ha pensato che
forse si sarebbe concentrato di pi se ne
avesse preso una tazza. Forse il caf gli fa-
ceva male alla salute, ha pensato, ma lo
aiutava a concentrarsi. Per rispondere a
una domanda del genere, Barooah non si
aidato al caso. Aveva una raccolta di dati
che gli diceva per quanti minuti al giorno
riusciva a concentrarsi sul lavoro. A partire
da quelle informazioni, poteva fare unana-
lisi obiettiva. Ha tracciato un graico con le
date in orizzontale e le ore di concentrazio-
ne in verticale. Al centro cera una spessa
linea nera che indicava quando aveva be-
vuto lultima tazza di caf. A sinistra della
linea, i picchi della concentrazione erano
bassi e le curve dei giorni strette. A destra,
i picchi erano alti e le curve pi larghe. I da-
ti avevano emesso il verdetto, e il caf ave-
va perso.
Era un po triste, ma anche eccitato. Al
posto di una stimolante tazza di caf aveva
assunto una toniicante dose di verit. In
genere le persone non hanno il senso del
V
U
/
B
L
O
B
C
g
Mesurer dedans (le di de lvaluation)
46 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
sti, i dirigenti delle grandi societ si riem-
piono le tasche di cifre. La stessa cosa fan-
no i politici in campagna elettorale, i medi-
ci che devono consigliare un paziente e i
tifosi prima di telefonare a un programma
radiofonico. Nel 1854 Charles Dickens si
prendeva gi gioco di questa ossessione in
Tempi diicili con il personaggio di Grad-
grind, il maestro che costringeva i suoi al-
lievi a memorizzare serie di dati inutili. La
caricatura di Dickens dimostra che tipi del
genere esistevano gi allora, e che nel frat-
tempo le cose sono peggiorate.
O, da un altro punto di vista, potremmo
dire che sono migliorate. Sopportiamo la
quantiicazione patologica un
tipo di conoscenza arida, astratta
e meccanica perch i suoi risul-
tati sono spesso preziosi. Conta-
re le cose ci permette di fare ana-
lisi, confronti, esperimenti. I
numeri rendono i problemi meno attraenti
dal punto di vista emotivo, ma intellettual-
mente pi gestibili. Nella scienza, nel com-
mercio e nei settori meno caotici della pub-
blica amministrazione, ormai le cifre la
fanno da padrone.
Per molto tempo, sembrato che un so-
lo campo dellattivit umana ne fosse ri-
masto immune. Nei tranquilli conini della
nostra vita personale, raramente usavamo
il potere dei numeri. Alla ine della giorna-
ta, lasciavamo in uicio le tecniche di ana-
lisi che si erano dimostrate cos eicaci e le
riprendevamo la mattina dopo. Limposi-
zione, a noi stessi, o ai membri della nostra
famiglia, della registrazione obiettiva dei
dati ci sembrava ridicola. Tenere un diario
era una cosa ragionevole, ma lidea di com-
pilare un foglio di calcolo ci faceva rabbri-
vidire.
Eppure, quasi impercettibilmente, i nu-
meri hanno cominciato a farsi strada anche
nei pi profondi recessi del privato. Il son-
no, la veglia, le attivit isiche, i pasti, gli
stati danimo, la produttivit, e perino il
benessere spirituale, sono registrati, misu-
rati e condivisi. Gli utenti di MedHelp, uno
dei pi grandi forum online di informazio-
ni mediche, avviano ogni mese 30mila
nuovi progetti di automonitoraggio.
Foursquare, un software di localizzazione
geograica usato da circa un milione di per-
sone, tiene il conto di quante volte i suoi
utenti arrivano in ogni posto e costruisce
automaticamente un diario dettagliato di
spostamenti e abitudini, che molti di loro
rendono pubblico. La Nintendo ha vendu-
to 28 milioni di esemplari di Wii Fit, un ap-
parecchio che permette di salire su una
pedana, svolgere unattivit isica, misura-
re il proprio peso corporeo e confrontare le
statistiche.
Due anni fa, mi sono accorto che le abi-
tudini quotidiane di milioni di persone co-
minciavano stranamente a somigliare agli
esperimenti dei ricercatori pi audaci. Co-
s con il mio collega Kevin Kelly ho aperto
un sito web che abbiamo chiamato Quanti-
ied self (S quantiicato), e abbiamo co-
minciato a organizzare incontri regolari tra
persone che portavano avanti progetti in-
teressanti. Avevo appena scritto un lungo
articolo sulla tendenza di certi personaggi
della Silicon Valley ad annotare le loro atti-
vit giornaliere a intervalli di due minuti, e
sospettavo che la diffusione di
questa mania fosse semplice-
mente la conseguenza logica
della loro ossessione per leffi-
cienza. In fondo, usiamo i nume-
ri per mettere a punto un motore,
analizzare una reazione chimica, prevede-
re il risultato di unelezione, ottimizzare
una catena di montaggio. Perch non usar-
li per controllare noi stessi? Ma mi sono
reso conto quasi subito che mettendo lac-
cento sulleicienza si perdeva una com-
ponente importante. Essere eicienti si-
gnifica avanzare rapidamente verso un
obiettivo prestabilito. Molte delle persone
che registrano tutto quello che fanno non
sanno qual questo obiettivo. Anche se
quando cominciano hanno in mente una
domanda precisa, continuano perch sono
convinte che i numeri nascondano segreti
che non possono permettersi di ignorare,
comprese le risposte a domande che non si
sono ancora fatte.
Risolvere lenigma
Lautomonitoraggio universale il sogno
degli ingegneri. Nonostante la loro grande
capacit di capire come funzionano le co-
se, i tecnici si rendono conto di quanta par-
te del comportamento umano rimanga un
mistero. I motivi per cui facciamo certe co-
se sono spesso imperscrutabili. Neanche
noi li conosciamo. Un centinaio di anni fa,
un ricercatore afascinato dallenigma del-
tempo, dice Barooah, e se non lo misuria-
mo bene molto pi diicile vedere le con-
seguenze delle nostre azioni. Se vogliamo
sostituire i capricci dellintuizione con
qualcosa di pi aidabile, prima di tutto
dobbiamo raccogliere i dati. Solo quando
conosciamo i fatti possiamo prendere delle
decisioni.
Tutto calcolato
Cinque anni fa Ben Lipkowitz, che oggi ha
28 anni, viveva con alcuni amici a Bloo-
mington, quando ha cominciato a chieder-
si quanto tempo passava a lavare i piatti di
uno dei suoi coinquilini. Durante un viag-
gio a Tokyo aveva comprato unagenda
elettronica e l11 maggio 2005 alle 14.30 ha
cominciato a usarla per registrare tutto
quello che faceva. Invece di metterci i suoi
impegni futuri, inseriva nellagenda le atti-
vit appena svolte, costruendo cos un re-
soconto estremamente dettagliato della
sua vita. In un certo senso si trattava di un
normale diario, anche se in formato digita-
le e insolitamente preciso. Ma a fare la dif-
ferenza erano proprio il formato e i detta-
gli. A un certo punto, Lipkowitz ha trasferi-
to tutti i dati sul computer e adesso gli ba-
stano pochi comandi per ricostruire tutta
la sua storia. Sa che cosa ha mangiato e
quanto ha speso. Sa quali libri ha letto e che
cosa ha comprato. E, naturalmente, ha sco-
perto la risposta alla domanda dalla quale
era partito. Avevo limpressione di passa-
re unora al giorno a pulire quello che spor-
cava qualcun altro, dice. In realt non
erano pi di 20 minuti.
Unaltra persona che conosco, Mark
Carranza (anche lui si guadagna da vivere
con i computer), tiene un archivio detta-
gliato e facilmente consultabile di tutte le
idee che ha avuto dallet di 21 anni, nel
1984. Mi rendo conto che vi sembrer im-
possibile. Ma ho visto il suo archivio, con
pi di un milione di voci, e ho visto come lo
usa. Naviga tranquillamente tra lultima
conversazione con qualcuno e il suo regi-
stro digitale, collegandola ad altre conver-
sazioni avute in passato. Quasi tutti i pen-
sieri riportano data, ora e luogo. Quello che
per altre persone un lusso confuso di ri-
cordi per lui diviso in unit distinte e in-
crociate tra loro.
Tutte queste persone sanno benissimo
che il loro non un comportamento nor-
male, che sono fuori del comune. Ma per-
ch quello che fanno ci sembra cos strano?
In altri contesti raccogliere dati normale.
La issazione per i numeri una delle carat-
teristiche principali dei manager moderni.
Prima di afrontare i loro sospettosi azioni-
Il sonno, la veglia, le
attivit isiche, i pasti,
gli stati danimo, la
produttivit, e perino
il benessere spirituale,
sono registrati,
misurati e condivisi
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 47
Scienza
la personalit umana probabilmente si sa-
rebbe aggrappato a concetti psicanalitici
come quello di rimozione e di inconscio.
Ma questi termini sono stati inventati da
persone che amavano giocare con le paro-
le. Perino quando sono stati sempliicati e
resi accessibili a tutti, certi concetti tera-
peutici hanno conservato qualcosa del pro-
lisso umanesimo letterario dei loro inven-
tori. Dal languore del lettino dellanalista
allinnocua curiosit dei questionari per
conoscersi meglio, le forme predominanti
di esplorazione del s partono dal presup-
posto che lunica strada percorribile sia
quella della parola. Le persone che hanno
scelto lautomonitoraggio stanno tentando
una strada alternativa. Invece di sondare il
loro mondo interiore parlando e scrivendo,
usano i numeri. Stanno costruendo un s
quantiicato.
Fino a pochi anni fa, sarebbe stato inu-
tile cercare di conoscere se stessi attraver-
so i numeri. Anche se i sociologi potevano
studiarci come componenti di un gruppo, e
gli psicologi potevano condurre interes-
santi esperimenti di laboratorio, il nostro
modo di mangiare, giocare, parlare e ama-
re lasciava solo una debolissima traccia
misurabile. Lunico modo che avevamo per
monitorare noi stessi era annotare quello
che facevamo. Ma anche questa documen-
tazione scritta non poteva essere analizza-
ta obiettivamente senza un complesso
metodo di elaborazione.
Poi sono cambiate quattro cose. Prima
di tutto, i sensori elettronici sono diventati
pi piccoli e pi soisticati. In secondo luo-
go, le persone hanno cominciato a portare
in giro potenti congegni informatici, di so-
lito mascherati da telefoni cellulari. Terzo,
i social network hanno fatto sembrare nor-
male condividere tutto. E quarto, abbiamo
cominciato a sentir parlare della nascita di
quella superintelligenza globale nota con il
nome di cloud (nuvola).
Milioni di noi si controllano continua-
mente. Saliamo sulla bilancia e registriamo
il nostro peso. Teniamo il conto delle spese
e delle calorie. Ma da quando i vecchi me-
todi di autoanalisi con carta e penna sono
stati potenziati da sensori che registrano
automaticamente i nostri comportamenti,
il processo di automonitoraggio diventa-
to pi afascinante e pi signiicativo. I sen-
sori non si limitano a registrare i dati, ci ri-
cordano anche che i nostri comportamenti
quotidiani contengono misteriosi segnali
quantitativi e che, quando avremo impara-
to a leggerli, potremo usarli per modiicare
quei comportamenti.
Quando puoi disporre di sensori a bat-
e poi analizzare il ilmato sembrava un mo-
do tortuoso per raccogliere i dati. Perch
invece non usare un accelerometro, che
pu misurare direttamente i cambiamenti
di velocit e di direzione? Gli accelerome-
tri erano in uso gi da tempo nellindustria
ma costavano diverse centinaia di dollari.
Poi furono inventati quelli che fanno scat-
tare gli air bag delle macchine. Luso
nellindustria automobilistica ne fece
scendere il prezzo, e anche le dimensioni e
la potenza. Improvvisamente, non sem-
brava pi una follia indossarne uno. Fyfe
immagin che un velocimetro personale,
uno strumento che indicasse quanta strada
si era percorsa e a quale velocit media,
avrebbe suscitato molto interesse. Quindi
prov a inventarlo. Ci lavorai tutti i we-
ekend per tre anni, dice. Mise un accele-
rometro in un tassello di plastica che si po-
teva inserire nelle scarpe e trasmetteva via
teria ben distribuiti, ti viene voglia di rac-
cogliere tutti i dati biometrici, dice Ken
Fyfe, uno dei pionieri dei congegni di mo-
nitoraggio indossabili. A met degli anni
novanta, Fyfe insegnava alla facolt di in-
gegneria delluniversit di Edmonton, nel-
lo stato canadese di Alberta, ed era specia-
lizzato in acustica e vibrazioni. Ma era an-
che un velocista, e in famiglia non era il
solo. I suoi igli gareggiavano a livello na-
zionale nei 400 e negli 800 metri. Allepo-
ca, chi correva e voleva sapere qualcosa di
pi sulla meccanica delle proprie presta-
zioni sullandatura, il ritmo e su come
cambiavano quando era stanco doveva
chiedere a un laboratorio di ilmarlo. Cor-
revamo in una stanza su un tapis roulant
con un adesivo catarifrangente sulle an-
che, sulle ginocchia, sulle caviglie e sui pie-
di, ricorda Fyfe.
Riprendere una persona in movimento
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Passe-temps
48 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
onde radio i dati a un orologio da polso. Ma
cera un problema. Le cifre prodotte da un
sensore di movimento non dicono nulla sul
ritmo di chi corre e sulla distanza percorsa.
Indicano solo laccelerazione del piede. Ci
voleva un altro metodo, una formula o un
algoritmo, per tradurre quei dati nelle in-
formazioni che si volevano ottenere, e quel
sistema doveva funzionare quasi per tutti e
in condizioni diverse: per chi si fermava e
ripartiva, chi saliva su un marciapiede, chi
zoppicava perch si era fatto male. Per tut-
ti gli anni che impieg a perfezionare il suo
sistema, Fyfe studi soprattutto questi al-
goritmi.
Grazie allarrivo di computer pi veloci
e di tecniche matematiche pi avanzate,
Fyfe e altri inventori sono riusciti a trasfor-
mare una massa di dati confusi, raccolti da
semplici sensori, in informazioni signiica-
tive. Bisogna essere esperti in elaborazio-
ne dei segnali e analisi statistica, dice Ja-
mes Park, amministratore delegato e co-
fondatore di Fitbit, la societ che produce
un apparecchio introdotto sul mercato nel
2009. Il Fitbit lungo sei centimetri, largo
un centimetro e mezzo e ha la forma di un
fermacravatta. Registra tutti i movimenti e
se di notte si mette al polso allinterno di
una fascia elastica, registra anche le ore di
sonno (quando dormiamo non stiamo
completamente fermi e i nostri movimenti
possono essere messi in correlazione con il
sonno e la veglia, proprio come laccelera-
zione del piede di chi corre rivela la sua ve-
locit). Park e il suo socio Eric Friedman
hanno presentato il loro prototipo alla con-
ferenza del settore che si tenuta a San
Francisco nellestate del 2008. Cinque set-
timane dopo i due ricercatori, che hanno
entrambi 33 anni, avevano raccolto due mi-
lioni di dollari dagli investitori e andavano
avanti e indietro da Singapore per organiz-
zarne la produzione. Linverno scorso han-
no messo in commercio i primi apparec-
chi.
Alla portata di tutti
Pi o meno nello stesso periodo, la Philips
ha cominciato a vendere il suo minuscolo
apparecchio per lautomonitoraggio basa-
to sul principio dellaccelerometro che si
chiama DirectLife e che, come Fitbit, pu
essere indossato tutto il tempo. La Zao,
una societ di Newton, nel Massachusetts,
ha messo in commercio un piccolo conge-
gno inserito in una fascia fermacapelli, che
raccoglie i segnali elettrici dal cervello e li
usa per tracciare un quadro dettagliato
dellalternanza tra sonno leggero, sonno
profondo e sonno rem, che inora si poteva
ottenere solo passando la notte in una cli-
nica del sonno. Da qualche tempo, mi capi-
ta di conoscere persone che dicono di in-
dossarla tutte le notti. E di recente la Nike
ha annunciato che 2,5 milioni di corridori
hanno usato il suo sistema Nike+, uno dei
primi tachimetri personali uscito nel
2006.
Il sistema di Ken Fyfe basato sullaccelero-
metro abbinato agli orologi sportivi
dellAdidas e della Polar. Nel 2006, Fyfe ha
venduto la sua societ, la Dynastream, per
36 milioni di dollari alla Garmin, che pro-
duce gli strumenti di navigazione comune-
mente usati nelle automobili e negli aerei e
che adesso sta cominciando a occuparsi di
automonitoraggio. La sua prima societ
rimasta nellAlberta, dove continua a ven-
dere componenti per il monitoraggio. Il
nuovo protocollo di trasmissione
dati a basso consumo di energia
che ha inventato pu essere inse-
rito nei bracciali per misurare la
pressione sanguigna, nei misura-
tori del livello di glicemia, nei
sensori che controllano lossigenazione del
sangue, nelle bilance e negli apparecchi
per monitorare il sonno, tutti prodotti de-
stinati ai consumatori comuni.
Gli imprenditori che operano online
parlano spesso di democratizzare la comu-
nicazione. Il sogno di Fyfe democratizza-
re la ricerca oggettiva sui soggetti umani.
Fino a quando non abbiamo inventato
questa tecnologia, questo tipo di analisi si
poteva fare solo in laboratorio, dice.
Adesso ognuno pu farle per conto suo.
Al centro di questa idea del laboratorio
personale c il telefono cellulare. A mano
a mano che miglioravano le tecnologie per
la raccolta di dati personali, molte persone
hanno cominciato a inserire nel telefono
piccoli appunti sulla loro vita. Poi arrivata
la condivisione di questi appunti: un veloce
cambiamento dello status su Facebook,
una lista di letture su Goodreads, un viag-
gio su Dopplr, un tag su Delicious, una can-
zone su Last.fm, il men della colazione su
Twitter. Le persone si sono abituate a
condividere, dice David Lammers-Meis,
il capo progettista dei prodotti per il moni-
toraggio delle attivit isiche della Garmin.
Pi vogliono condividere, pi vogliono
avere cose da condividere. I dati persona-
li si adattano perfettamente a questa vita
sociale. Anche quando non si ha niente da
dire, si pu sempre snocciolare qualche ci-
fra.
cos che le strane abitudini degli ul-
trafanatici del computer che registrano
tutto sono arrivate a sembrare quasi nor-
mali. Non servono pi apparecchiature
complicate, perch il telefono ci avvolge
gi in una nuvola informatica. Tra i creato-
ri di software, il termine cloud ha un signi-
icato speciico, ma fondamentalmente
solo unetichetta poetica per indicare lag-
glomerato mondiale di risorse informati-
che: i processori, gli hard disk, le ibre otti-
che e cos via, che ci permettono di accede-
re ai nostri dati personali da qualsiasi com-
puter collegato a internet. Aidiamo alla
nuvola ogni genere di cose: la nostra posta
e le nostre foto di famiglia, i luoghi che vi-
sitiamo e la lista delle persone che chia-
miamo al telefono.
Quando Jeff Clavier, il fondatore di
SoftTech VC, una societ della Silicon Val-
ley, decise di investire in una piccola inan-
ziaria chiamata Mint (che adesso fa parte
di Intuit), qualcuno gli disse che
era improbabile che le persone
normali aidassero la password
della loro banca e i dettagli della
loro carta di credito alla nuvola.
Ma un milione e mezzo di per-
sone lo ha fatto, dice Clavier. Uno dei mo-
tivi della difusione dellautomonitoraggio,
non solo tra i tecnoili, che tutti abbiamo
almeno una vaga idea di quello che succe-
de nella nuvola. La cronologia delle nostre
ricerche, le reti di amici e i cambiamenti
dello status permettono alle macchine di
analizzarci in un modo che non sempre
possiamo prevedere o controllare. natu-
rale voler rivendicare una parte di quel po-
tere: guardare allesterno verso la nuvola e
allinterno verso la nostra psiche, cercando
di capire noi stessi.
Sophie Barbier, uninsegnante di 47 an-
ni di Palo Alto, va regolarmente in biciclet-
ta e durante le sue passeggiate registra i
tempi, le distanze percorse e il suo battito
cardiaco. I diari di allenamento esistono
da sempre, dice. Ma pi variabili aggiun-
gevo, pi mi incuriosivo. Insieme alle sta-
tistiche relative agli allenamenti, Barbier
ha cominciato a registrare i suoi stati dani-
mo, le ore di sonno e la sua capacit di con-
centrazione, oltre al consumo di cafeina, e
Il Fitbit registra tutti i
movimenti e se di
notte si mette al polso
allinterno di una
fascia elastica,
registra anche le ore
di sonno
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 49
Scienza
ad annotare linizio e la ine del suo ciclo
mestruale. Dopo aver subto unoperazio-
ne alla schiena, aveva diicolt a dormire.
Andando su CureTogether, un sito di auto-
monitoraggio sanitario, ha scoperto il trip-
tofano, un amminoacido comune venduto
come integratore alimentare. Lha preso e
linsonnia sparita. Anche la sua capacit
di concentrazione aumentata. Quando
ha smesso di prenderlo ha continuato a
dormire bene, ma la sua capacit di con-
centrazione diminuita. Ha ripetuto la
prova pi di una volta e dal graico appar-
so tutto chiaro: con il triptofano la sua ca-
pacit di concentrazione aumentava note-
volmente. Era partita cercando una cura
per linsonnia e aveva scoperto un modo
per usare al meglio la sua mente.
Siamo tentati di considerare esperi-
menti del genere come aneddoti di poca
importanza, o attribuirne i risultati allef-
fetto placebo. Ho portato i dati di Sophie
Barbier a Seth Roberts, un mio amico pro-
fessore emerito di psicologia a Berkeley
esperto in autosperimentazione. C una
bella diferenza tra quello che ha fatto So-
phie Barbier e i racconti delle persone che
prendono una pillola per produrre un certo
efetto e lo ottengono, mi ha fatto osserva-
re Roberts. Prima di tutto, lei ha annotato
i dati, quindi i suoi risultati non sono sog-
getti alle distorsioni della memoria. In se-
condo luogo, ha modiicato diverse volte le
condizioni. Ogni cambiamento ha messo
alla prova la sua teoria iniziale.
Roberts mi ha spiegato anche il suo me-
todo per misurare leicienza mentale, un
rapido test programmato al computer che
si basa su 32 facili quesiti aritmetici. Richie-
de solo tre minuti e ha scoperto che per-
mette di individuare piccoli cambiamenti
di rendimento cognitivo. Ha usato questo
sistema per integrare la sua dieta, dopo
aver notato che tre cucchiai di olio di semi
di lino al giorno riducono il tempo che im-
piega a fare i calcoli. Anche consumare
molto burro sembra avere un ottimo efet-
to.
Esperimenti condotti su se stessi come
quelli di Barbier e Roberts non sono test
clinici. Il loro scopo non quello di scoprire
qualcosa sugli esseri umani in generale,
ma solo sulla persona che li conduce. La
validit dei loro risultati limitata, ma non
irrilevante. Di solito, quando cerchiamo di
cambiare qualcosa ci muoviamo a casac-
cio: improvvisiamo, proviamo a indovina-
re, dimentichiamo i risultati o cambiamo
le condizioni senza neanche accorgerci
delle conseguenze. Naturalmente, quando
si sperimenta su se stessi si possono com-
mettere errori. facile scambiare un efet-
to passeggero per uno permanente, o non
accorgersi di qualche fattore che inluisce
sui risultati e confonde le idee. Ma quando
si comincia a raccogliere i dati, a registrare
i giorni, a modiicare le condizioni e a rista-
bilirle continuando a prendere accurata-
mente nota di quello che succede, si acqui-
sisce un enorme vantaggio rispetto alle
persone che non fanno lo stesso sforzo.
Monitoraggio e autoanalisi
Qualche tempo fa ho ricevuto unemail di
un regista di 26 anni che si chiama Toli Ga-
lanis e che tiene sotto controllo una cin-
quantina di tipi di dati personali diversi:
attivit varie, salute, ilm visti e libri letti,
amici con cui parla e argomenti di discus-
sione. Anche se Galanis ammette che gli fa
piacere raccogliere dati e organizzarli in
modo intelligente, a colpirmi stato un al-
tro aspetto del suo racconto. Ho scoperto
che subito dopo aver visto un brutto ilm
tendo a essere pi pessimista sulle mie pro-
spettive di lavoro come regista, ha scritto,
spiegandomi che registrare tutto gli ha per-
messo di capire meglio come eventi appa-
rentemente banali possono inluire sul suo
stato danimo e sulle sue decisioni.
Lidea che la nostra vita mentale sia in-
luenzata da cause nascoste uno dei pila-
stri della psicologia. La capacit di gestire
pensieri ed emozioni segno di serenit e
di equilibrio. Ma come si ottiene? Quasi
tutti i terapeuti consigliano di prestare
maggiore attenzione ai dettagli. Una volta
capito un problema, possiamo afrontarlo
con tutta una serie di strumenti: cognitivi,
psicoanalitici, perino spirituali. Ma nessu-
no di questi strumenti in grado di dirci se
ci sfuggito qualcosa. Potremmo sempli-
cemente non esserci accorti di unabitudi-
ne dannosa, di una correlazione negativa,
di una cattiva influenza. Lintuizione di
Galanis che i brutti ilm lo scoraggiano dal
punto di vista professionale il tipo di sco-
perta che apparentemente potrebbe fare
chiunque abbia un minimo di capacit in-
trospettiva: accorgersene non pi diicile
che notare una moneta da un dollaro in
mezzo alla strada e raccoglierla. Ma per
ogni moneta che raccogliamo, quante sono
quelle che ci sfuggono?
Non ci sfugge solo il contesto dei nostri
pensieri, ma anche quello delle nostre
azioni. Dal 2004 Terry Paul, un educatore
e ilantropo, lavora alla realizzazione di un
congegno digitale che si pu inserire nei
vestiti appositamente confezionati di un
bambino per prevedere lo sviluppo del lin-
guaggio registrando il numero di scambi
verbali che il piccolo ha con gli adulti. Gli
costato 32 milioni di dollari perfezionare
quel sistema, che raccoglie i suoni confusi
dellambiente del bambino e li trasforma
in dati utilizzabili. Il suo monitor, che si
chiama Lena, molto usato dai ricercatori,
ma dal punto di vista commerciale stato
un insuccesso. Quando parlo con i genitori,
molti di loro rimangono inorriditi. Imma-
ginano che comporti una serie di controlli
da incubo e scateni la competizione: chi di
noi vorrebbe un registratore digitale che ci
giudica su come parliamo a nostro iglio?
Se ci sottoponessimo a questo esame,
molti di noi non lo supererebbero brillan-
temente. Spesso i genitori sopravvalutano
il tempo che dedicano a parlare con i igli
nella fase preverbale. Chi usa il monitor
Lena potrebbe avere una brutta sorpresa.
Una madre con la quale ho parlato di re-
cente ha cominciato a usarlo dopo che a
sua iglia stato prescritto un farmaco an-
tiepilettico che poteva ritardare lo sviluppo
del linguaggio. Ci siamo resi conto che
mio marito le parlava meno di me, ha det-
to. Doveva sforzarsi di farlo pi spesso. Pri-
ma di vedere i dati, luomo non aveva idea
della sua mancanza di attenzione.
Naturalmente, a volte non ci accorgia-
mo di quello che facciamo perch abbiamo
un buon motivo per non notarlo. Ci vergo-
gniamo di noi stessi. Shaun Rance ha co-
minciato a prendere nota di quanto beveva
due anni fa, dopo che a suo padre era stata
diagnosticata una malattia del fegato allo
stadio terminale. Non si impegnato a
smettere di bere, non ha fatto un esame di
coscienza, ha solo cominciato a contare,
usando il sito web anonimo drinkingdiary.
com. Si reso presto conto che quella me-
moria esterna era molto utile. Prendere
nota di tutto quello che beveva lha reso pi
consapevole e gli ha dato una sensazione
di maggior controllo su se stesso, oltre a
permettergli di ridurre lalcol. Dato che i
conti li tiene una macchina, non prova
quellimbarazzo sociale che, pi o meno
consciamente, gli avrebbe fatto sottovalu-
La cronologia delle
nostre ricerche, le reti
di amici e
i cambiamenti
di status permettono
alle macchine di
analizzarci
50 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
tare quanto beveva. Non mento al diario,
dice. Dopo tutto, inutile ingere davanti a
una macchina. Quel sistema diventato
unestensione della sua coscienza, l per
ricordargli come stanno le cose, e lo fa sen-
za nessun coinvolgimento emotivo. Per lui
questo un grande vantaggio.
Forse ci sono altre sfere della nostra
biologia che potremmo includere nel no-
stro senso del s. Sappiamo quando dor-
miamo, siamo svegli, abbiamo fame, sia-
mo depressi, sentiamo freddo o abbiamo
la nausea, dice Dave Marvit, vicepresi-
dente dei Fujitsu laboratories of America,
dove guida un progetto di ricerca sullauto-
monitoraggio. Ma non quando siamo
ipossici, anemici o iperglicemici. Se po-
tessimo sapere quanto zucchero abbiamo
nel sangue, modiicheremmo la nostra die-
ta? Ci sentiremmo diversi?
Bere. Parlare. Essere scoraggiati da un
ilm. Accorgersi di un moto di rabbia o di
euforia, di un piccolo aumento di energia o
di un calo metabolico. La nostra vita quoti-
diana fatta di queste cose, eppure le dia-
mo per scontate. Raccogliere questi deboli
segnali invece potrebbe aiutarci molto.
Margaret Morris, una psicologa clinica e
ricercatrice della Intel, qualche tempo fa
ha condotto una serie di studi usando un
cellulare per registrare le emozioni. Di tan-
to in tanto il telefono squillava e chiedeva
al suo proprietario di che umore era. Rive-
dendo i dati, uno dei suoi soggetti ha sco-
perto che il suo umore peggiorava ogni
giorno alla stessa ora. Quando tornava a
casa dal lavoro, ai pensieri che aveva anco-
ra in mente si aggiungevano nuove preoc-
cupazioni. E rimaneva stressato per tutta la
sera. I dati gli avevano fatto capire dovera
il problema. Con un leggero aiuto, ha im-
parato a prendersi una breve pausa menta-
le in quel momento della giornata e si
sentito molto sollevato.
La diferenza con il tradizionale concet-
to psicanalitico di sviluppo personale evi-
dente. Quando quantiichiamo la nostra
vita quotidiana, non dobbiamo necessaria-
mente analizzarla alla ricerca di una verit
pi profonda. Quello che dovremmo arri-
vare a conoscere invece il nocciolo dei
nostri pensieri e delle nostre azioni pi ba-
nali, quello che notiamo a malapena senza
laiuto di uno strumento tecnico. Dietro il
fascino del s quantificato si nasconde
lipotesi che molti dei nostri problemi na-
scano semplicemente dal fatto che non
abbiamo gli strumenti per capire chi siamo.
Abbiamo poca memoria, siamo inclini ai
pregiudizi, riusciamo a concentrare lat-
tenzione solo su una o due cose alla volta.
Non abbiamo un contapassi nei piedi, o un
etilometro nei polmoni, o un apparecchio
per il controllo del diabete nelle vene. Ci
mancano gli strumenti sia isici sia mentali
per monitorare noi stessi. Abbiamo biso-
gno dellaiuto delle macchine.
Ma, attenti a come usiamo queste mac-
chine. Noi esseri umani conosciamo il
trucco per evitare di osservare troppo noi
stessi: sappiamo quando distogliere lo
sguardo. Le macchine non capiscono lim-
portanza di perdonare un momento di de-
bolezza o di ignorare con tatto un dettaglio
spiacevole. I graici parlano solo il linguag-
gio dei numeri, ma dentro di noi c un po-
liziotto sempre pronto a rimproverarci.
Ogni giorno, la mia autostima era legata
ai dati, ha scritto Alexandra Carmichael,
una delle fondatrici del sito CureTogether,
nella pagina del suo blog in cui spiega per-
ch ha smesso di automonitorarsi. Sta-
mattina pesi mezzo chilo di pi? Sei grassa.
Oggi non sei andata a correre? Sei pigra. Mi
sembrava di essere tornata a scuola. Non
hai preso il massimo dei voti a un esame?
Sei stupida. Carmichael controllava una
quarantina di cose della sua vita e i dati che
vedeva ogni giorno non rispettavano i suoi
desideri e non incoraggiavano la sua auto-
stima. Era terribile, doveva smettere.
Senza cuore
I congegni elettronici non hanno senti-
menti. Sono neutrali, ma proprio per que-
sto che diventano uno specchio estrema-
mente potente dei nostri valori e dei nostri
giudizi. Lobiettivit di una macchina pu
sembrare compassionevole o spietata, tol-
lerante o crudele. I creatori dei sistemi di
monitoraggio stanno cercando di elimina-
re questa ambivalenza. Un programma per
smettere di fumare inventato da Pal Kraft,
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Cent domiciles
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Scienza
un ricercatore delluniversit di Oslo, chia-
ma automaticamente ogni giorno le perso-
ne che stanno cercando di smettere per
chiedergli se nelle ultime 24 ore hanno fu-
mato. Se la risposta s, una voce registrata
pronuncia un messaggio incoraggiante: sta
tranquillo, non te la prendere, riprovaci.
Questa empatia meccanica, poco pi uma-
na delle voci registrate che ci rispondono
quando chiamiamo un servizio clienti, non
inganna nessuno.
Ma una lunga serie di ricerche sui rap-
porti tra uomo e computer dimostra che
quando alle macchine vengono attribuite
caratteristiche simili a quelle degli esseri
umani, e quindi ci rassicurano emotiva-
mente, ci sentiamo davvero rassicurati.
Sembra umiliante. Ci sentiamo meglio
quando un computer ci d una pacca sulla
spalla? Ebbene, s.
Soccorso interattivo
Jon Cousins un creatore di software ed ex
pubblicitario di 54 anni al quale nel 2007
stato diagnosticato un disturbo afettivo
bipolare. Per controllare i suoi sentimenti,
Cousins si costruito un sistema di auto-
monitoraggio che ha chiamato Moodsco-
pe. Ormai lo usano almeno mille altre per-
sone ed in grado di inviare automatica-
mente messaggi email a un gruppo di ami-
ci selezionati per aggiornarli sul loro livello
di umore. La mia vita cambiata comple-
tamente, dice Cousins. Quando mi pren-
de un attacco di depressione, i miei amici
vogliono sapere perch. Dopo aver letto il
messaggio, a volte un amico gli manda
semplicemente unemail con un punto in-
terrogativo. Cousins risponde e questo ba-
sta a farlo sentire meglio. Il Moodscope
un sistema misto in cui alle misurazioni si
aggiunge la partecipazione umana. A volte
lautomonitoraggio pu sembrare una for-
ma di narcisismo, ma permette anche alle
persone di entrare in contatto tra loro in un
modo diverso. Con i numeri lasciamo una
traccia di noi stessi, come gli insetti che la-
sciano una scia di feromoni, e in un mo-
mento di crisi questi segnali possono arri-
vare ad altre persone che condividono le
nostre preoccupazioni e tengono abba-
stanza a noi da aiutarci.
Spesso i pionieri dellautomonitoraggio
si sentono aiutati e tormentati dai sistemi
che hanno costruito. So bene che sensazio-
ne si prova. Un tempo registravo tutte le
mie ore di lavoro, ed stata unesperienza
terribile. Guardando continuamente quei
dati, senza accorgermene mi stavo trasfor-
mando nel meschino principale al quale
pensavo di essere sfuggito mettendomi in
proprio. Approittando del boom dei servi-
zi di automonitoraggio disponibili su inter-
net, avevo cominciato ad analizzare nei
minimi dettagli la mia giornata di lavoro.
Ogni volta che passavo a una nuova attivit
prendevo il telefono, aprivo un browser,
rispondevo alle email cliccavo due volte
con il mouse per registrare il cambiamen-
to. Dopo qualche settimana, ho controllato
i dati e mi sono molto meravigliato. La mia
giornata era piena di distrazioni intervalla-
te da periodi di concentrazione, preziosi
ma troppo rari. In genere, non riuscivo a
concentrarmi senza interruzioni per pi di
tre ore.
Superata lumiliazione, ho capito quan-
to fosse stata utile quellindagine. Ho im-
parato che per essere pi eiciente mi ba-
stava restare alla scrivania qualche minuto
in pi, purch quei pochi minuti
fossero ben spesi. Ma la scoperta
pi importante stata che regi-
strare tutto quello che succedeva
alla mia scrivania signiicava fa-
re uninutile concessione a uno
stereotipo idiota. Qualcuno crede vera-
mente che passare tante ore davanti a una
scrivania possa essere lideale di un essere
umano? Non ho ottenuto niente di positivo
dal mio sistema di monitoraggio fino a
quando non lho usato in modo critico, non
per diventare pi eiciente ma per capire
che cosa importante monitorare.
Le persone non sono catene di montag-
gio. Non esiste uno standard universale
per lesperienza umana. Bo Adler, un gio-
vane informatico dei Fujitsu laboratories
of America, una delle persone pi con-
vinte che io conosca dellimportanza
dellautomonitoraggio. Allinizio portava
tutto il giorno una fascia da polso per con-
trollare la pressione del sangue, un ossime-
tro e un accelerometro, pi un computer
sulle spalle per registrare i dati. Sofre di
crisi di apnea durante il sonno e sta cercan-
do di capire perch. Quando ha cominciato
a vergognarsi di andare in palestra cos
bardato, si messo una maglietta di Goo-
gle per scoraggiare i curiosi. Poteva anche
LAUTORE
Gary Wolf un giornalista statunitense.
Scrive di scienza e societ per Wired.
passare per matto, ma almeno le persone
avrebbero pensato che era un pazzo milio-
nario.
Quello che mi hanno proposto il nor-
male iter chirurgico, mi ha spiegato Adler.
Prima dovevano togliermi le tonsille, e se
neanche quello funzionava, avrebbero do-
vuto aprirmi la mascella per riposizionare
la lingua. Ho chiesto ai medici: E se il mio
fosse un caso diverso?. E loro mi hanno
risposto: Proviamo prima il trattamento
standard, se non funziona, vuol dire che il
suo un caso diverso. A quel punto ha
capito che i medici non avevano una cura
per chi era diverso. Volevano vederlo come
un caso standard perch sapevano curare
solo quello. Prima di sottoporsi a unopera-
zione chirurgica, Adler voleva essere sicu-
ro di essere un caso standard. Dopotutto,
alcuni di noi, o forse molti di noi, non lo so-
no.
Lidea di Adler che possiamo, e dobbia-
mo, difenderci dalle generalizzazioni im-
poste dalla conoscenza uiciale tipica di
tutti i pionieri dellautomonitoraggio e di-
mostra quanto il sogno del s quantiicato
somigli allideale terapeutico dellautorea-
lizzazione, anche se i suoi metodi sono
molto diversi. Le persone che monitorano
la propria salute vogliono essere sicure che
ai medici non sfugga qualche dettaglio del-
la loro patologia. Quelli che regi-
strano i loro stati mentali spesso
cercano una realizzazione perso-
nale che vada oltre le seduzioni
del marketing e le banalit del
senso comune. Quelli che appli-
cano questo metodo allo sport cercano di
armonizzare il loro regime di allenamento,
le loro caratteristiche isiche e gli obiettivi
agonistici che si sono posti, ma anche di
capire quali sono i loro punti di forza e i lo-
ro punti deboli, di scoprire potenzialit che
non sapevano di avere.
In questo senso, lautomonitoraggio
non uno strumento di ottimizzazione ma
dindagine, e se i metodi di monitoraggio
che un tempo avremmo considerato biz-
zarri oggi stanno diventando normali, uno
degli efetti pi interessanti che producono
potrebbe essere quello di spingerci a rive-
dere il nostro concetto di normalit. La
mia ragazza pensa che io sia un tipo eccen-
trico quando mi vede addosso tutti quei
congegni, dice Adler. Ma io dico che pre-
sto tutti saranno come me e non ce ne ac-
corgeremo pi. u bt
Le macchine non
capiscono
limportanza
di perdonare un
momento
di debolezza o di
ignorare un dettaglio
52 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
SAGGI FELTRINELLI. PER CHI VUOLE SAPERE DI PI.
FELTRINELLIEDITORE.IT
Feltrinelli
56 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Stati Uniti
K
ennesaw, in Georgia,
una cittadina america-
na come tante: nelle
vecchie casette di le-
gno che si alternano a
lotti di terreno regolari
vivono persone del posto da sette genera-
zioni e immigrati messicani. Sugli alberi
del pittoresco centro storico, con le viuzze
lastricate di ciottoli, cantano le cicale. Il
museo della guerra civile racconta la storia
dei confederati che qui si batterono contro
gli yankee. Il sabato pomeriggio nei centri
commerciali di periferia i clienti fanno a
gara per parcheggiare i loro Suv davanti a
Target e Best Buy e si mettono in ila per
una pizza da Chuck E. Cheeses.
Ma questa citt a mezzora di macchina
da Atlanta a suo modo speciale: lunico
posto negli Stati Uniti dove obbligatorio
avere una pistola o un fucile. Nel 1982 il co-
mune di Kennesaw ha approvato allunani-
mit unordinanza che impone alle fami-
glie di possedere almeno unarma da fuoco
con le munizioni. Lobiettivo dichiarato
della legge proteggere la sicurezza e il
benessere generale della citt e dei suoi
abitanti. Lordinanza voleva riafermare
limportanza del secondo emendamento
della costituzione statunitense, che ricono-
sce a tutti i cittadini il diritto di possedere
armi. Ma era anche un modo per opporre
un riiuto legislativo e di principio a una
norma approvata qualche mese prima a
Morton Grove, in Illinois, che vietava lin-
Cittadini
a mano armata
Anna Fiield, Financial Times, Gran Bretagna. Foto di Bryan Meltz
A Kennesaw, in Georgia, la legge impone alle famiglie di possedere almeno
unarma da fuoco. I bambini imparano a sparare a dieci anni e gli anziani vanno
in giro con le pistole appese alla cintura. Il reportage del Financial Times
troduzione di armi in citt. Era una posi-
zione uiciale, ma anche una forma di pro-
testa, ricorda Fred Bentley, lavvocato che
scrisse lordinanza. Bentley, che oggi ha 84
anni, il tipico gentiluomo del sud in com-
pleto grigio, camicia immacolata e farfalli-
no. Possiede una calibro 38 che tiene sem-
pre carica accanto al letto e due doppiette
di quando andava a caccia. Gli altri fucili
sono decorativi: accanto alla porta del suo
uicio appeso un moschetto Brown Bess
che risale allepoca della rivoluzione ame-
ricana.
Quando fu approvata la legge, gli abi-
tanti di Kennesaw erano indignati non solo
per lattacco al secondo emendamento di
Morton Grove, ma anche per il sentimen-
talismo melenso dei giornali, che lavevano
presentato come una decisa presa di posi-
zione contro le pistole dei cattivi, spiega
Robert Jones, presidente della Kennesaw
historical society e proprietario di una 357
Magnum. LAmerican civil liberties union
ha impugnato la legge accusandola di esse-
re incostituzionale, ma la corte federale
lha confermata. La citt ha dovuto aggiun-
gere una clausola per esonerare gli obietto-
ri di coscienza, i criminali, i disabili menta-
li e i cittadini che non possono permettersi
unarma.
Nel 1982 Kennesaw era una comunit
rurale di circa cinquemila persone, rac-
conta Jones. Era una citt molto conserva-
trice e il 95 per cento degli abitanti posse-
deva gi unarma, perci la legge aveva so-
prattutto un valore simbolico. In efetti
non sono previste sanzioni per i trasgresso-
ri e non ci sono mai stati procedimenti le-
gali contro chi non possiede una pistola.
Ma a quasi trentanni dallapprovazione, la
legge resta in vigore ed sempre molto po-
polare, anche perch il tasso di criminalit
di Kennesaw rimasto straordinariamente
basso malgrado laumento della popolazio-
ne, passata dai cinquemila abitanti del 1982
ai quasi 35mila di oggi.
Stati Uniti
India
Cina
Germania
Francia
Pakistan
Messico
Brasile
Russia
Yemen
Thailandia
Canada
Iraq
Turchia
Italia
270.000.000
46.000.000
40.000.000
25.000.000
19.000.000
18.000.000
15.500.000
15.300.000
12.750.000
11.500.000
10.000.000
9.950.000
9.750.000
9.000.000
7.000.000
Armi
I primi quindici paesi per numero di armi
possedute da privati. Media tra la stima pi alta
e la pi bassa
Da sapere
Fonte: Small arms survey 2007
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 57
Danyelle Teets, 23 anni, commessa
Stati Uniti
Secondo le ultime statistiche dellFbi,
nel 2008 a Kennesaw ci sono stati 31 crimi
ni violenti, soprattutto rapine e aggressio
ni. Nelle citt vicine delle stesse dimensio
ni i crimini violenti sono molto pi nume
rosi: 127 a Dalton e 188 a Hinesville. Lo
stesso vale per i reati contro la propriet,
per lo pi furti e violazioni di domicilio: 555
a Kennesaw, 1.124 a Dalton e 1.802 a Hines
ville.
Da queste parti i reati a mano armata
non superano il due per cento, conferma
Craig Graydon, un tenente della polizia in
servizio a Kennesaw da 24 anni. Almeno le
armi richiamano lattenzione sullimpor
tanza di prevenire la criminalit. I progres
sisti saranno anche disgustati, ma a Kenne
saw questa politica funziona.
Leredit dei confederati
Ogni mattina Dent Myers, detto il Selvag
gio, un signore di 79 anni con la barba che
gli scende in sotto lombelico in un lungo
ricciolo grigio, si attacca alla cintura due
semiautomatiche calibro 45, si cinge la vita
con quattro caricatori di proiettili extra e va
a lavorare. Myers, uno dei pi convinti so
stenitori della legge sulle armi, il proprie
tario di Wildmans civil war surplus, un
negozio di cimeli della Confederazione che
si deinisce la migliore bottega di guerra
di Kennesaw. Vende libri di poesia razzi
sta del sud, bossoli della guerra civile, cd
ispirati al Terzo Reich e adesivi con la scrit
ta: Gli Stati Uniti sono un Obaminio per il
mondo.
Durante la guerra civile Kennesaw fu
uno dei campi di battaglia pi sanguinosi
del sud e il quartier generale del Reggimen
to di fanteria dei volontari della Georgia.
Uneredit che si sente ancora. Se quegli
yankee su a nord dicono che non puoi avere
una pistola, dice Myers con uno stuzzica
denti in bocca, trascinando le parole con
laccento del sud, noi rispondiamo che de
vi assolutamente averne una. Lo slogan
stampato sulla sua maglietta dichiara: la
legge a Kennesaw.
Myers forse unestremista isolato, ma
a Kennesaw diicile trovare qualcuno ve
ramente contrario alla legge sulle armi. Gli
abitanti ricordano il proprietario di un ne
gozio per riparare televisori che anni fa cer
c di far abrogare lordinanza, ma nessuno
sa come si chiamava e quando ha lasciato la
citt. In ogni caso, qualcuno che preferisce
non possedere una pistola c.
Nessuno costretto a rispettare questa
legge, un fatto psicologico, dice John
Grimm, 78 anni, che lavora parttime nel
negozio del museo di Kennesaw. Il negozio
58 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
calibro 22 pronta per mio iglio, che ha dieci
settimane, dice DeMarco, un ventiquat
trenne con la faccia tonda e il pizzetto che
deinisce le armi uno spasso. Mentre par
liamo, prende il cellulare per mostrarmi le
foto del iglio: Probabilmente a tre o quat
tro anni gli comprer delle pistole giocatto
lo ad aria compressa un fucile a pallini
Red Ryder BB, per esempio, lo stesso con
cui sono cresciuto e comincer a portarlo
a caccia con me. Anche se molti suoi amici
condividono questa passione, non tutti i
suoi coetanei la pensano come lui. Un sac
co di ragazzi non si appassionano alle armi
perch non vengono educati in un certo
modo. Alcuni magari pensano che il gover
no abbia troppo potere e che possedere
unarma sia un diritto, ma non lo esercita
no, osserva.
De Marco pensa che fuori da Kennesaw
vende calamite, stemmi, tazze con la ban
diera dei confederati, berretti dei soldati
della confederazione per bambini e ripro
duzioni delle loro pistole (89 dollari) e dei
loro fucili (189 dollari). Anche chi non un
aperto sostenitore della legge ricava dei
vantaggi, ed contento che ci sia. Grimm,
che non ha un fucile, commenta: Qualcu
no magari vuole derubarti, ma non sapen
do se hai una pistola o no, preferisce andare
da unaltra parte.
La legge forse anacronistica, ma a
Kennesaw e dintorni le armi sono un tema
di grande attualit. Non solo una questio
ne di diritti, ma di autonomia: la possibi
lit di tenere il governo sotto scacco.
Nick DeMarco non era neanche nato
quando la legge fu approvata. Ma la passio
ne per le armi ce lha nel sangue. Sono
cresciuto tra pistole e fucili, e ho gi una
Zachary Wessinger, 10 anni, con la divisa dei Young marines
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 59
il mondo sia un posto violento e che avere
unarma sia una soluzione. Cita lesempio
di Alpharetta, una citt vicina. Ho visto
dei ragazzini che saltavano sul tetto di
unAudi, racconta. Ovviamente non puoi
sparargli, ma li puoi spaventare. Con tutta
la violenza e la criminalit che ci sono in
giro, se non hai una pistola rischi di essere
una vittima.
Stiamo parlando nel negozio sportivo
dove DeMarco lavora e la conversazione
viene intercettata da Alex Payne, un mac-
chinista di 38 anni che vive appena fuori
Kennesaw. Ha un volto angelico e lunghi
capelli ondulati, ma non ha nulla a che ve-
dere con gli hippy. Mi mostra la cintura che
porta sui pantaloni mimetici. Sulla cinghia
di ottone c scritto: Secondo emenda-
mento: il diritto di possedere armi. Poi
comincia il suo sproloquio: Per me posse-
dere una pistola signiica che non ti limiti a
essere americano, ma sostieni attivamente
la costituzione. Perci quando questo dirit-
to viene violato, quando qualcuno cerca di
togliertelo, come se cercassero di portar-
ti via la libert di parola. Immagina se qual-
cuno adesso ti dicesse che non puoi scrive-
re, dice indicando il mio blocco di appunti.
Payne mi racconta che ha appena comprato
una pistola ad aria compressa alla iglia,
una bambina bionda sui dieci anni che
entrata nel negozio con lui. davvero di-
vertente, commenta lei. Ha cominciato
questanno e spero che presto cominci an-
che lui, la interrompe Payne indicando il
iglio di otto anni.
Quando gli chiedo quante armi possie-
de, risponde seccamente: Non sono fatti
suoi. una forma di riservatezza piuttosto
comune in citt, e fa parte della pi genera-
le diidenza nei confronti del governo. I
padri fondatori ritenevano che fosse una
questione importante e approvarono il se-
condo emendamento perch potessimo
proteggerci dagli invasori, dice Payne.
Sapevano che i cittadini devono essere
difesi dallo strapotere del governo.
Queste parole possono sembrare sor-
prendenti, ma rilettono convinzioni radi-
cate che risalgono alla rivoluzione ameri-
cana e si sono raforzate durante la guerra
civile. Come dice Robert Jones: Negli Sta-
ti Uniti, a diferenza di quanto avviene in
Gran Bretagna, la gente molto in sintonia
con i padri fondatori. Quanti inglesi passa-
no il tempo a discutere di Oliver Cromwell
o a lodare la Magna Charta? NellAmerica
conservatrice la gente passa il tempo a par-
lare dei padri fondatori. Ricordano Billy the
Kid e Wyatt Earp e dicono: non azzardatevi
AUS TRI A
Carinzia
Oceano
Atlantico
GERMANIA
ITALIA
SLOVENIA
REPUBBLICA
CECA
75 km
Atlanta
Linz
Innsbruck
Klagenfurt
D
a
n
u
b
io
Kennesaw
Montgomery
Columbia
S TATI UNI TI
Albany
A sinistra Dent Meyers, detto il Sel-
vaggio, proprietario di un negozio di
cimeli di guerra. Sopra Samantha El-
lis, 26 anni, di Kennesaw
60 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Stati Uniti
a mettermi i piedi in testa. Questi senti-
menti negli ultimi due anni hanno trovato
un interprete carismatico in Sarah Palin,
beniamina della destra conservatrice e
possibile candidata dei repubblicani alle
presidenziali del 2012. Palin, che si autode-
inisce mamma orsa e nel tempo libero si
diverte a sparare ad alci e carib, ha difeso
con forza il secondo emendamento e ha
alimentato il timore, pericolosamente vici-
no allisteria, che possa essere cancellato.
In un discorso tenuto a maggio alla Na-
tional rifle association, lorganizzazione
che difende i possessori di armi, Palin ha
sostenuto che solo una cosa impedisce al
presidente Obama di calpestare il diritto
costituzionale allautodifesa: il timore di
una reazione dellopinione pubblica. Se
pensassero di potersela cavare, vieterebbe-
ro armi e munizioni e farebbero a pezzi il
secondo emendamento, ha detto esortan-
do chi lascoltava a fermarli immediata-
mente. Nella sua lotta contro i democrati-
ci e linvadenza del governo, Palin ha adot-
tato uno slogan ispirato alle armi: Non ri-
tirarti. Ricarica!.
Per molte persone, da queste parti, Pa-
lin sinonimo di spirito di indipendenza e
autonomia. Viene anche da uno stato di
frontiera, lAlaska. Le sue parole sicura-
mente toccano una corda sensibile nel cuo-
re di Johnny Wilson, 58 anni, che pur essen-
do legalmente cieco non intende rinuncia-
re al suo hobby di sparare e possiede una
mezza dozzina di pistole, comprese due
Colt, una Glock 17 e una Smith & Wessen
PPK/S. Compro armi come gli altri com-
prano mazze da golf , ridacchia.
Sarah Palin sicuramente una persona
che pu ricompattare la comunit, spiega
mentre compra delle munizioni insieme al
iglio, Gedde, da Nicks Guns and Range in
un centro commerciale di Kennesaw.
Quelli di sinistra mi spaventano a morte.
Non vorrei sembrare un ignorante reazio-
nario, ma tutti quegli adoratori di alberi
non vedono niente di buono nella vita
allaria aperta, vedono solo armi e morte.
Wilson fa scorta di armi e munizioni per
paura che i democratici conservino il con-
trollo della camera e del senato dopo le ele-
zioni di met mandato del 2 novembre.
Speriamo che i repubblicani riconquistino
corsie di tiro per sparare ai manifesti di due
tizi che si chiamano Bob e Steve. Sono con-
tenta di non poter sparare: ho paura che
possa piacermi.
Le armi sono una parte importante
della cultura americana, dice Fredricks.
Quando gli Stati Uniti erano un paese di
frontiera, avevi bisogno del fucile per por-
tare a casa la pagnotta. Quando gli statuni-
tensi parlano di armi, in realt parlano di
indipendenza e autonomia. Il secondo
emendamento importantissimo, perch
aida la decisione ultima sul ricorso alla
forza non allo stato, ma ai cittadini.
Danyell Teets non ha una posizione
ideo logica come il suo capo: lei spara solo
per divertirsi. Nel poligono di tiro sul retro
di Nicks Guns, punta la sua Sig P225 da 9
millimetri e spara al bersaglio. Bang, bang,
bang, tutti nei due cerchietti pi vicini
allocchio del toro. Jeans attillati e capelli
raccolti in una coda di cavallo, Teets, 23 an-
ni, nel dicembre scorso ha preso il diploma
di maestra elementare. Lavora da Nicks
Guns e intanto cerca un posto da insegnan-
te, ma la ricerca potrebbe andare per le lun-
ghe vista la crisi economica. Teets ha due
pistole: si era stancata della Sig perch le
pesava troppo nella borsa, perci ha com-
prato un modello pi piccolo, il 380. Di so-
lito porta una pistola con s o in macchina,
tranne quando va a scuola. Poi mi racconta:
Non ho mai dovuto tirarla fuori, per mi
sono trovata in diicolt qualche settimana
fa perch qualcuno mi ha seguito ino a ca-
sa e non avevo la pistola. Ero davvero ner-
vosa. Preferisco sentirmi sicura.
Teets cresciuta con le armi. Mio pa-
dre era nei marines perci ero sempre cir-
condata da pistole e fucili. Quando avevo
sei o sette anni mi ha portato a un corso di
caccia sicura e da allora sparo sempre con
lui. Ora ci vado pi di rado, per via del lavo-
ro. Quando inisco sono sinita. Ma prima
di lavorare qui andavo al poligono con il
mio ragazzo tutte le domeniche. Era una
cosa che ci univa.
Anche se nessunaltra citt statunitense
adotter una legge come quella di Kenne-
saw, leventuale candidatura di Sarah Palin
alle presidenziali e la volont di riafermare
il diritto a portare le armi nellera di Obama
metteranno il secondo emendamento al
centro del dibattito politico.
Qui a sud una nuova generazione di cit-
tadini armati pronta a continuare la tradi-
zione. Come dice Teets: Non rinuncer
mai ad avere unarma da fuoco. Quando
avr dei bambini gli insegner a sparare.
Sono stata educata cos e vorrei educare i
miei igli allo stesso modo. u gc
il congresso, perch se quelli restano altri
due anni siamo nei guai, dichiara. Anche
se lamministrazione Obama non sembra
volersi occupare del diritto di possedere
armi, Wilson convinto che ci sia un com-
plotto segreto per abrogare il secondo
emendamento. Non possiamo sapere
coshanno in mente i politici.
La 9 millimetri della maestra
Nicks Guns propone un assortimento di
oltre 300 armi da fuoco, dalle minuscole
pistole rosa agli enormi fucili dassalto neri.
E da quando stato eletto Obama fa ottimi
afari. Il direttore del negozio Erik Fre-
dricks, 37 anni, un tipo scheletrico con una
Smith & Wesson calibro 357 appesa alla
cintura. Dal giorno dopo le elezioni ino a
met aprile abbiamo aumentato di tre volte
e mezzo il nostro giro di afari. stato un
delirio assoluto. Gli scaffali erano vuoti
perch i produttori non riuscivano a stare
dietro alla domanda. Era una specie di ri-
lesso condizionato: nei primi anni novan-
ta, dopo larrivo di Clinton, le armi dassal-
to furono messe al bando. Un sacco di gen-
te pensava che sarebbe successo qualcosa
del genere, spiega. Ma negli ultimi anni
c stato un grosso alusso di tiratori e c
molta pi gente che ottiene il porto darmi
e che viene da noi per comprare una pisto-
la.
Fredricks mi racconta che da quando ha
cominciato a lavorare a Nicks Guns non ha
mai visto nessuno comprare un fucile solo
per ubbidire alla legge di Kennesaw. Alla
gente piace comprare le armi, tutto qui. E
allora che pistola mi consiglierebbe? Mi
propone una Kel-Tec nera semiautomatica
da 319 dollari, molto leggera, che si adatta
perfettamente alla mia mano. Per di so-
lito come prima arma alle donne preferisco
dare una pistola pi grossa che non rincula
tanto ed pi facile da maneggiare, dice
allungandomi un revolver Smith & Wesson
da 700 dollari. molto pi massiccio e pe-
sante.
Probabilmente si accorge del brivido
progressista che mi corre lungo la schiena,
e mi invita a provarlo. Ma listruttore non
c, e il poligono nel retro del negozio pie-
no. Vedo gruppi di donne con paraorecchie
viola e padri allineati con i igli nelle dieci
Wilson fa scorta di armi e munizioni
per paura che i democratici
conservino il controllo della camera
e del senato dopo le elezioni
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62 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Austria
Gli afari sporchi
dellAustria
Walter Mayr, Der Spiegel, Germania
Tangenti, trufe, riciclaggio. Negli anni novanta, quando erano al governo i populisti
di Jrg Haider, la Carinzia diventata il crocevia di un colossale sistema di corruzione
J
rg Haider stato il governato-
re della Carinzia. Wolfgang
Kulterer lex direttore della
banca Hypo Group Alpe Adria
ed un appassionato di cavalli.
Quante storie sono state scritte
su di loro. Quei documenti oggi sono tutti
timbrati e catalogati su fogli formato A4:
sono i capitoli di un caso giudiziario ancora
irrisolto.
A Krumpendorf, nel cortile del quartier
generale della polizia della Carinzia, tutto
tace. Negli uici non arriva il vocio dei turi-
sti n il rumore dei motoscai che scorraz-
zano sul lago Wrthersee: niente disturba
gli uomini della Soko Hypo, la commissione
speciale che indaga sulla bancarotta del
gruppo guidato da Kulterer. Gli scanner la-
vorano senza sosta, migliaia di gigabyte di
dati sono passati al setaccio, i plotter sputa-
no fuori organigrammi di ogni tipo. Tra i
documenti, simili a ragni nella tela, ci sono
i nomi degli indiziati. Sono state messe
agli atti pi di tre milioni di pagine: impilati
luno sullaltro, tutti questi fogli superereb-
bero di undici volte laltezza della cattedra-
le di Vienna, dice il tenente colonnello
Bernhard Gaber, direttore del gruppo inve-
stigativo della commissione: Finora 41
imputati e centoquaranta interrogatori. Un
caso del genere non si era mai visto da que-
ste parti.
Eppure il caso Hypo solo il tassello pi
G
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r
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o
)
Il villaggio di Heiligenblut, Carinzia
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 63
ingombrante di un mosaico che, una volta
ricomposto, rappresenter leredit princi-
pale lasciata al paese dal governo locale
della Carinzia, nato ventanni fa tra le pro-
teste di mezza Europa. Quellesecutivo ri-
mase senza amici e fece arrabbiare i vicini.
Ma lavor nellombra per dar vita a un mo-
struoso sistema di corruzione: provvigioni
milionarie incassate per le privatizzazioni
di aziende statali, presunte donazioni ai
partiti da parte di imprese pubbliche, afari
con lIraq di Saddam Hussein e con la Libia
di Muammar Gheddai, riciclaggio di dena-
ro, societ ofshore e bilanci poco chiari.
Il protagonista di questa storia, Jrg Hai-
der, lex segretario del partito di estrema
destra Fp, non pi tra noi: ha perso la vita
in un incidente dauto l11 ottobre 2008 alle
porte di Klagenfurt, la capitale della Carin-
zia, il land dove aveva governato per anni.
La sua morte ha cambiato qualcosa? Le ri-
velazioni che appaiono ogni giorno hanno
scosso il panorama politico austriaco? Non
si direbbe.
Il 26 settembre, alle elezioni del consi-
glio regionale della Stiria, lFp ha raddop-
piato i voti. Due settimane dopo la stessa
cosa successa a Vienna, dove il partito
guidato da Heinz-Christian Strache pas-
sato dal 15 al 27 per cento. Parlando del nuo-
vo leader dellFp, il sindaco socialista di
Vienna, Michael Hupl, ammette di avere
nostalgia per il livello intellettuale del dot-
tor Haider. Strache, a sua volta, ribatte che
per trovare un socialdemocratico di una
certa statura ormai si deve far visita al cimi-
tero centrale di Vienna, dove sepolto lex
cancelliere Bruno Kreisky.
Le parole di Hupl e Strache conferma-
no che il sistema sempre pi instabile.
Linchiesta sul regime carnevalesco mes-
so in piedi da Haider, e ormai crollato, non
ofre solo un quadro dei costumi degli uo-
mini del governatore carinziano, ma produ-
ce anche un giudizio del tutto negativo
sulla nostra repubblica, commenta il poli-
tologo Anton Pelinka. I partiti che hanno
governato per decenni, i socialdemocratici
dellSp e i popolari dellvp, hanno esau-
rito la loro spinta intellettuale, accusa il
costituzionalista Heinz Mayer.
Gli scandali che negli ultimi tempi han-
no colpito il paese, coinvolgendo a fasi al-
terne i partiti principali (Sp, vp e Fp),
sono tre: lafare Bawag, un giallo inanzia-
rio incentrato su una banca appartenente a
un sindacato; il caso Buwog, cio la vendita
di 60mila appartamenti di propriet dello
stato, che ha fatto guadagnare a un lobbista
e a un addetto alle pubbliche relazioni quasi
dieci milioni di euro in provvigioni; e inine
lo scandalo Hypo Alpe Adria, una trufa su
cui si sta indagando in Germania, Austria,
Liechtenstein e Croazia.
Nelluicio della sede della Soko Hypo,
in riva al lago Wrthersee, il tenente colon-
nello Gaber ha le idee chiare sulla corruzio-
ne in Austria: da anni si occupa delle fac-
cende pi scottanti del paese. Ha comincia-
to a indagare sul caso Bawag nel 2006, e ha
scortato personalmente Helmut Eisner, il
direttore della banca rossa, sullaereo che
lo ha riportato a Vienna dallesilio francese.
In seguito Gaber si concentrato
sulla bancarotta della viennese
Immofinanz, la societ che ha
venduto i 60mila appartamenti
della Buwog quando era al gover-
no il cancelliere popolare Wolf-
gang Schssel. Nel corso della procedura
dasta, a quanto pare, sarebbero trapelate
informazioni riservate. La procura di Vien-
na ha aperto uninchiesta su Karl-Heinz
Grasser, il ministro delle inanze dellepo-
ca, per infedelt patrimoniale.
Nel frattempo le inchieste di Gaber han-
no toccato anche i partiti di destra e soprat-
tutto lFp. Sotto la sua regia, i bilanci di al-
cune aziende carinziane erano poco traspa-
renti: a quanto sembra la Hypo, controllata
dal governo locale e diventata quasi la ban-
ca personale di Haider, stata saccheggiata
a regola darte. Gaber e i suoi collaboratori
oggi esaminano progetti immobiliari che
hanno assorbito investimenti milionari,
studiano trasferimenti di fondi in Liechten-
stein e cercano di scoprire come mai un
consulente iscale abbia incassato sei milio-
ni di euro per una perizia, per di pi fatta
male, e quale sia stato il ruolo di Kulterer, il
banchiere di Haider, nel crac della Hypo
Alpe Adria.
Una cosa certa: Haider telefonava a
Kulterer ogni volta che aveva bisogno di
soldi. Se il governatore decideva di raggiun-
gere Gheddai nel deserto, Kulterer lo ac-
compagnava. Quando era di buon umore, il
banchiere raccontava dei suoi otto cavalli,
ciascuno di un valore compreso tra i 400mi-
la e i quattro milioni di euro. Nel 2006 Kul-
terer stato nominato da Haider presidente
del consiglio di vigilanza della Hypo mal-
grado fosse stato appena accusato di falso
in bilancio. Appena entrato in carica, Kulte-
rer riuscito a riilare listituto, sommerso
dai debiti, alla Bayerische Landesbank, la
banca pubblica della Baviera.
Venerd 13 agosto 2010 Gaber, con la pi-
stola dordinanza nella fondina, passato
allazione e ha arrestato personalmente il
potente banchiere carinziano in un garage
sotterraneo a Klagenfurt. Da allora Kulterer
in custodia cautelare, accusato, tra le altre
cose, di associazione a delinquere. Lex pre-
sidente della Hypo contesta tutte le imputa-
zioni. Altri quaranta indagati sono ancora a
piede libero.
Mister deicit zero
Salendo da Krumpendorf verso la cima di
uno dei colli circostanti, si pu ammirare
lintero lago Wrthersee. Sembra uno spec-
chio in cui si rilettono tutti i giochi di potere
del paese. In ila ordinata, come le perle di
una collana, si susseguono lungo
la riva le ville delllite austriaca,
di quei signori che oggi sindigna-
no perch la giustizia e lopinione
pubblica sono sempre pi inte-
ressate alle loro scelte aziendali.
Qui si trovano le residenze dei grandi soci
della Hypo, che grazie alla vendita delle lo-
ro quote alla Bayerische Landesbank hanno
ottenuto in brevissimo tempo un guadagno
compreso tra il 40 e il 60 per cento del capi-
tale investito: Ingrid, la vedova del miliar-
dario Friedrich Karl Flick, che ha una villa a
Velden; Hans Tilly, il pi grande proprieta-
rio di foreste private dellAustria, con la sua
tenuta di Walterskirchen; e il magnate del
mobile Herbert Koch, che ha casa a
Prtschach.
Anche la sponda meridionale del lago
stata coinvolta nello scandalo. A Maria
Wrth vive lex ministro delle inanze Karl-
Heinz Grasser insieme alla seconda moglie
Fiona Swarovski, ereditiera della dinastia
u LAustria guidata dal 2008 da un
governo di coalizione tra i popolari
dellvp e i socialdemocratici dellSp. La
stabilit del governo minacciata
dallavanzata del partito xenofobo e
populista Fp, fondato da Jrg Haider e
oggi guidato da Heinz-Christian Strache.
Nelle elezioni comunali del 10 ottobre a
Vienna, da sempre roccaforte della sinistra,
lFp ha ottenuto il 27 per cento dei voti,
quasi il doppio rispetto al 2006, diventando
cos il secondo partito della citt dopo lSp.
Da sapere
Austria
64 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
del cristallo. Quando era al governo Grasser
era conosciuto come mister deicit zero:
era il volto pi noto della coalizione di cen-
trodestra che ha guidato il paese dal 2000
al 2007. Una volta, alla presentazione di
unauto della Maybach, ha stupito il pubbli-
co dicendo: Noi austriaci siamo per natura
amici del capitale. Dopo il 2007 inito nel
mirino della procura della repubblica e
dellente di vigilanza sui mercati inanziari
per abuso duicio e infedelt patrimonia-
le.
Grasser il pi postmoderno tra i politici
austriaci: il simbolo di un paese in cui or-
mai gli scandali generati dal clientelismo
non risparmiano nessuno, n a destra n a
sinistra. Lex ministro ha alle spalle una car-
riera notevole. Ammiratore di Jrg Haider,
si iscritto giovanissimo allFp e nel 1994,
a 25 anni, diventato vicegovernatore della
Carinzia. Otto anni dopo ha rotto con Hai-
der ma rimasto in politica, diventando
ministro nel governo dellvp. Per un certo
periodo stato perino considerato il possi-
bile erede del cancelliere Schssel.
Grasser non ragiona in termini politici:
pensa soprattutto a se stesso. Ed coinvolto
praticamente in tutti gli afari equivoci rea-
lizzati mentre era ministro: nel processo ai
manager della Bawag stato costretto, do-
po una smentita iniziale, ad ammettere di
aver trascorso diversi giorni in compagnia
di un imputato sullo yacht dellerede del
caf Julius Meinl. Nellafare Buwog, inve-
ce, stato iscritto nel registro degli indagati
perch il suo testimone di nozze, il lobbista
Walter Meischi Meischberger, non aveva
mai pagato le tasse su alcune provvigioni
milionarie: il tutto, secondo la procura, con
la connivenza di alcuni alti funzionari pub-
blici. Nel caso della cessione della Hypo,
inine, lex ministro considerato il primo
beneiciario dellafare, anche se continua a
dichiarare di aver agito come rappresentan-
te degli interessi inanziari della suocera,
appartenente al clan degli Swarovski.
Poltrone e tangenti
Sono accuse pesanti. Seduto a un tavolino
del ristorante Do&Co, non lontano dal suo
loft sulla Ringstrae, a Vienna, Grasser or-
dina uno spritz e comincia a parlare: Mi
sono ritirato quasi del tutto a vita privata:
vado ancora un paio di volte allanno a qual-
che evento di beneicenza con mia moglie
Fiona. Eppure continuo a essere sulle prime
pagine dei giornali. Mi sembra di essere i-
nito in un ilm. E mi chiedo quando questa
storia inir. Grasser dice di essere vittima
di una persecuzione disumana e di non
capire perch, in undici mesi, non ha mai
potuto spiegare le sue ragioni davanti alla
giustizia, mentre la stampa ha accesso a
tutti i documenti riservati.
Da queste carte si deduce che le respon-
sabilit non riguardano solo Meischberger,
il testimone di nozze di Grasser, accusato di
evasione iscale. Dal suo diario e dagli atti
dellinchiesta emerge il quadro di un siste-
ma di corruzione ben organizzato e vicino
agli uomini del governo. innegabile, pro-
segue Grasser in modo formale, che la sua
passata amicizia con il signor Meischber-
ger sia diventata un problema: Sono stato
un ingenuo? S. Mi dipingono in modo ne-
gativo? Senza dubbio. Il punto, per, che
non ho fatto niente di male. Non ho intasca-
to un centesimo e non ho passato informa-
zioni riservate a nessuno. Al massimo, ha
spiegato Meischberger agli inquirenti,
Grasser ha ricevuto qualche piccolo regalo:
un posacenere, una bottiglia di vino o una
mazza da golf usata. Chi allora il non me-
glio identiicato uomo dafari protagonista
del caso Buwog, luomo che, secondo
unemail intercettata dalla polizia, avrebbe
preteso una tangente da milioni di euro?
Grasser assicura di non essere coinvolto
in nessun modo nellafare, ed convinto
che le accuse contro di lui siano frutto
dellinvidia di qualcuno: So di essere un
belluomo, ho una moglie fantastica e una
bella famiglia. Sembra poco interessato
alle indagini che lo riguardano. Ed con-
vinto che risorger dalle ceneri come la fe-
nice e afronter con successo le nuove si-
de che gli si presenteranno. Quali che siano
Da sapere
u Negli ultimi anni lAustria
stata scossa da tre gravi
scandali di corruzione.
Il caso Hypo Alpe Adria
LHypo Group Alpe Adria
(Hgaa), la banca di iducia di
Jrg Haider, ha dichiarato un
buco di due miliardi di euro
dopo lacquisizione da parte
della BayernLb nel maggio
del 2007. Linchiesta in corso
coinvolge Germania, Au-
stria, Croazia e Liechten-
stein. Da agosto lex presi-
dente della Hgaa, Wolfgang
Kulterer, in custodia caute-
lare con laccusa di infedelt
patrimoniale, un reato socie-
tario che consiste nel dan-
neggiare la propria azienda
per interessi personali.
Lafare Bawag Nel pi gra-
ve scandalo inanziario del
dopoguerra austriaco, la
banca Bawag, di propriet
del sindacato gb, vicino ai
socialdemocratici, ha subto
perdite per due miliardi di
euro. Gli ammanchi, causati
da una serie di speculazioni,
hanno portato alla cessione
dellistituto alla societ din-
vestimento Cerberus nel di-
cembre 2006. Helmut Ei-
sner, lex direttore della Ba-
wag, stato condannato a
nove anni e mezzo di deten-
zione per infedelt patrimo-
niale, frode aggravata e falso
in bilancio, ma la sentenza
non ancora passata in giu-
dicato.
Il caso Buwog Gli inquirenti
stanno indagando sulla ven-
dita, nel 2004, di circa 60mi-
la appartamenti di propriet
dello stato a un consorzio
privato. Linchiesta coinvolge
lex ministro delle inanze
Karl-Heinz Grasser. Il suo te-
stimone di nozze, il lobbista
Walter Meischberger, ha am-
messo di avere incassato per
lafare una provvigione da
9,6 milioni di euro insieme al
suo socio Peter Hochegger.
La procura sospetta che du-
rante la procedura dasta sia-
no iltrate allesterno infor-
mazioni riservate.
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Klagenfurt, 18 ottobre 2008. Il funerale di Jrg Haider
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qualche fetta di potere. Il verde Peter Pilz li
descrive come parvenu camufati da nazio
nalisti germanici, che si sono trasformati in
cleptomani appena arrivati al governo. Ora
che questo sistema di corruzione miliarda
rio venuto alla luce, qualcuno dovr pur
dare delle spiegazioni. Alcuni, comunque,
continuano a fare ottimi afari. Lex addetto
stampa di Haider, per esempio, si incontra
spesso con un uomo della banca nazionale
da Pumpe, unosteria storica di Klagenfurt,
per lamentarsi, tra le altre cose, di come
vanno gli afari con la Libia, mentre lex di
rettore delle attivit della Hypo tuttora il
ministro delle inanze della Carinzia. Peri
no Gerald Mikscha, sospettato di essere la
igura chiave del sistema di societ ofshore
vicine al partito, rientrato di recente in
scena, per inire subito interrogato dagli in
quirenti.
Un castello sul lago
I monumenti agli eccessi alimentati da que
sto sistema si ammirano facendo il giro del
lago Wrthersee. C la Hypo Group Arena
costruita nel 2008 per il campionato euro
peo di calcio e praticamente ab
bandonata da quando la squadra
dellAustria Krnten fallita, o il
castello di Freyenthurn, che i
banchieri della Hypo usavano co
me iliale. Oggi un bordello di
lusso, con tanto di statua di Venere. Per un
soggiorno di mezzora si pagano 350 euro,
una cifra che comprende anche lintratte
nimento femminile. C anche lo Schloss
hotel Velden, set dei teleilm con Roy Black
e Uschi Glas. Questo sfarzoso albergo, ce
duto da Gunter Sachs alla Hypo e rimesso a
nuovo al prezzo di cento milioni di euro,
quasi vuoto. La suite imperiale costa 5.600
euro a notte, ma davanti allingresso si ve
dono soprattutto turisti arrivati dalla West
falia in giacca a vento e scarpe da ginnasti
ca, tutti schierati per la foto ricordo.
unimmagine simbolica: leredit di Jrg
Haider ridotta a un lussuoso castello semi
abbandonato sulla riva di un lago.
Per HeinzChristian Strache, lattuale
leader dellFp, nessuno ha il diritto di get
tare fango sulla memoria di Haider, che ha
ottenuto una vittoria politica di importan
za storica liberando il paese dal controllo
dei socialisti e dei popolari. Certo, sono
stati fatti degli errori, ci si occupati trop
po di afari e poco di politica sociale. Ma
proprio a questo che oggi Strache vuole ri
mediare. A quanto pare, gli austriaci pronti
a sostenerlo non sono pochi, soprattutto tra
i giovani al di sotto dei trentanni: le perso
ne a cui appartiene il futuro del paese. u fp
le novit che verranno alla luce su Grasser,
lex cancelliere federale Wolfgang Schssel
oggi semplice deputato e membro del con
siglio di vigilanza del gruppo energetico
Rwe sostiene di non aver niente a che fare
con gli afari del suo ex ministro: lo ha di
chiarato in una delle sue rare esternazioni
al settimanale Proil. Nel suo governo, spie
ga Schssel, le cose erano chiare: se qualcu
no fosse stato sorpreso con le mani nel sac
co sarebbe successo il inimondo. Non
successo nulla di tutto questo. Ma non c
da stupirsi, sostiene Florian Klenk: Se in
Austria cade qualcuno, cadono tutti. Nei
partiti tutti hanno scheletri nellarmadio.
Klenk un giornalista investigativo e lavora
per il giornale viennese Falter. Insieme ad
alcuni collaboratori di altre testate Proil,
Format, News e Standard fa parte di quella
ristretta cerchia di giornalisti che hanno il
coraggio di dare fastidio ai politici.
Giurista di formazione, Klenk racconta
del rapido sviluppo di un sistema di corru
zione ai livelli pi alti del potere. I grandi
partiti, la Sp e la vp, spiega, ricompen
savano i quadri con cariche pubbliche.
NellFp il compenso era il denaro. In que
sto modo i suoi dirigenti sono diventati tut
ti milionari. Ora spetta alla giustizia dimo
strare chi abbia davvero intascato i soldi:
unoperazione che in Austria particolar
mente diicile, considerate le resistenze
che arrivano dai vertici del sistema.
Per i casi pi clamorosi, quelli che attira
no lattenzione dellopinione pubblica, il
ministero della giustizia ha imposto lobbli
go di riferire su tutte le fasi dellinchiesta.
Ogni passaggio devessere autorizzato da
otto uici diversi. Queste complicazioni i
niscono per rafreddare lentusiasmo degli
inquirenti e lasciano spazio allintrusione
dei partiti. Alla ine la quarta sezione del
ministero della giustizia a decidere se av
viare procedimenti verso i sospettati pi in
vista. Per KarlHeinz Grasser, a questo pun
to, le cose potrebbero sistemarsi presto. Il
suo avvocato stato invitato alle nozze del
la ministra della giustizia, Claudia Ban
dionOrtner, che non ha battuto ciglio
quando, durante una cena, un banchiere
vicino allvp lha presentata, iero e disin
volto, come la mia ministra.
Ma lAustria davvero unoasi di corru
zione, come lha deinita di recente Mark
Pieth, presidente del gruppo di lavoro sulla
corruzione dellOcse, lOrganizzazione per
la cooperazione e lo sviluppo economico?
Ed vero che, dopo la riforma del codice
penale del 2009, sempre pi diicile cita
re in giudizio un politico austriaco?
In Carinzia le indagini sul caso Hypo an
dranno avanti per anni. Ma Jrg Haider non
potr essere interrogato. A pagare le conse
guenze della sua strategia politica spende
re oggi il denaro di domani sono i carinzia
ni, che hanno lindebitamento pro capite
pi elevato di tutta lAustria. Hai
der, che morto nel 2008, se n
andato appena in tempo, aferma
con una punta di sarcasmo lo
scrittore carinziano Josef
Winkler. Ma la sua tomba deco
rata come quella di un salvatore scomparso
troppo in fretta: dappertutto angeli di stuc
co, corone di rose e bigliettini con dichiara
zioni di devozione eterna.
Alla ine a pagare per gli errori del loro
leader potrebbero essere i ragazzi di Hai
der, quei giovani che per il loro impegno a
favore del capo sono stati ricompensati con
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Il leader dellFp Heinz-Christian Strache a Vienna, il 10 ottobre 2010
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Portfolio
Polemiche a Parigi per la prima grande mostra
dedicata al fotografo e regista statunitense
Larry Clark. Visita guidata di Christian Caujolle
Locchio ribelle
N
el 1995, con il suo primo
lungometraggio Kids, tratto
da una sceneggiatura del
giovanissimo Harmony Ko-
rine, Larry Clark si fatto
conoscere dal grande pubblico di tutto il
mondo. Censurato negli Stati Uniti, il ilm
esplora in modo diretto e crudo, ma al tem-
po stesso delicato, il mondo di alcuni adole-
scenti il cui interesse principale il sesso.
Kids stato accolto con grande entusiasmo
dalla critica, dai festival e dal pubblico.
un ilm che colpisce per la spontaneit degli
attori, per lo pi non professionisti, che re-
citano con una naturalezza incredibile,
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Sopra, nella foto grande: Billy Mann,
1963. A destra, in alto: Jack & Lynn
Johnson, Oklahoma City, 1973. In
basso: Dead 1970, 1968
esaltata da uno stile di regia luido e preci-
so.
Con questo ilm Clark si fatto conosce-
re nel mondo del cinema, ma il suo nome
era gi noto in quello della fotograia. An-
che in questo campo Clark considerato un
artista unico, e il suo primo libro, Tulsa,
diventato unopera di culto. Tulsa il nome
della cittadina dellOklahoma dove Clark
nato nel 1943. Ed qui che, dopo aver stu-
68 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Portfolio
diato per un po in modo discontinuo, ha
scattato le sue prime fotograie. Viveva con
un gruppo di coetanei tossicodipendenti, e
con la sua Leica registrava la loro vita quo-
tidiana, in particolare mentre fumavano
erba e si iniettavano la droga. Le immagini
sono in bianco e nero, istintive ma perfetta-
mente inquadrate. un mondo visto
dallinterno, senza giudizi (anche perch
Clark fa parte del gruppo).
un approccio che unisce il riiuto della
descrizione obiettiva e del moralismo a una
volont di esplorare il mondo reale, consi-
derato la pi ricca delle inzioni. Quando
negli anni sessanta ho cominciato a scatta-
re foto della gente intorno a me, mi sono
Sopra, nella foto
grande: Untitled,
1972. Qui
accanto, da
sinistra: Acid
Lower East Side,
1968; Untitled,
1972. Nella
pagina accanto:
Untitled, 1971
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 69
creato una mitologia, un universo, spiega
Clark. Era una miscela composta di realt
e inzione, di quello che vedevo davanti a
me e di quello che elaboravo a partire da
questa realt.
Sequestrato e distrutto
Poi Clark inito in prigione: aveva parteci-
pato a una rissa in cui era rimasto ucciso un
uomo. Nel 1971, appena ritrovata la libert,
il suo amico Ralph Gibson ha pubblicato
Tulsa per la sua casa editrice, Lustrum
Press. Ma una foto contenuta nel libro,
scattata durante la sepoltura del iglio neo-
nato di una delle ragazze drogate del grup-
po, ha provocato una denuncia della fami-
glia. Clark stato condannato e il libro se-
questrato e distrutto. Delledizione origina-
le rimangono solo poche centinaia di copie
distribuite allestero, che oggi sono molto
costose e ricercate.
Continuando a esplorare il mondo
delladolescenza (si interessato anche alle
prostitute della quarantaduesima strada a
New York, foto poi raccolte nel bel libro
Teenage lust), Clark ha costruito (facendo
ricorso anche a dei collage) un universo
graico che lo spingeva sempre di pi verso
larte contemporanea. Restando costante-
mente ai margini, scomodo, inclassiicabi-
le, il fotografo andava oltre la semplice con-
statazione per creare dei veri personaggi e
rilettere su questioni universali come let,
il passare del tempo e lidentit. In questi
lavori si ritrovano i corpi e gli atteggiamen-
ti degli adolescenti, guardati con empatia
ma anche distacco. Sono corpi pieni di ero-
tismo (come quelli seguiti da una cinepresa
sensuale nei suoi ilm), ma non sapremo
mai se lautore li desiderava.
La sua prima grande mostra parigina,
che d grande spazio ai lavori pi vecchi (si
vede anche un ilm inedito girato a Tulsa e
ritrovato poco tempo fa), presenta per la
prima volta un progetto recente a colori che
si sviluppato nel corso degli anni. Il foto-
grafo ha seguito un ragazzo di origine vene-
zuelana, uno skater, protagonista del ilm
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70 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Wassup rockers del 2006. Lambizione di
Clark documentaria, una registrazione
che rifiuta qualunque effetto o scelta di
campo se non quella di evidenziare la com-
plicit dellautore con i suoi modelli. I ra-
gazzi posano davanti a lui, soli o in gruppo,
spesso appoggiati a una macchina, issando
lobiettivo e dandosi delle arie da duri ap-
pena usciti dallinfanzia. Ma sono molto
fragili e, ancora troppo bambini per
costitui re delle vere gang, si divertono a
mostrare tutti insieme il sedere al fotogra-
fo. Queste foto sono al limite dello stereoti-
po e del banale, e non si coglie lintensa re-
lazione con il reale che animava Tulsa.
Clark invecchiato, ma conserva intatta
la sua curiosit per luniverso e per limma-
ginario di adolescenti ribelli o comunque
ancora in cerca di s. Ma qualcosa cam-
biato da quando era attore e fotografo di un
gruppo di giovani drogati americani. E lui
ne prende atto, a suo modo. Le foto si tra-
sformano in unindagine sulla societ ame-
ricana. Dura e sconcertante. u adr
Portfolio
INFORMAZIONI
La mostra di Larry Clark, Kiss the past hello,
al Muse dart moderne de la ville de Paris
ino al 2 gennaio 2011.
Sopra: Untitled, 1971. Al centro:
Untitled, 1979. A destra: Untitled, 1963
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Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 71
La polemica
L
a mostra di Larry Clark a
Parigi stata vietata ai mi-
nori di 18 anni. La decisio-
ne, presa su richiesta dei politici,
che temevano le proteste di asso-
ciazioni reazionarie in nome della
protezione dei minori, ha susci-
tato molte polemiche. I giornali e
perino la televisione, che di solito
si interessa poco di arte contempo-
ranea, hanno dedicato spazio alla
vicenda. Il 7 ottobre Libration ha
difeso lartista dedicandogli la pri-
ma pagina, su cui compariva una
delle sue fotograie scandalose:
una coppia di adolescenti nudi che
si masturbano. Il comune ha reagi-
to accusando il quotidiano e scate-
nando cos una dura e giustiicata
risposta di tutta la stampa. Il di-
battito sulla libert di espressione
tornato dattualit e, in modo un
po grottesco, anche quello sulla
pornograia e sulla pedoilia.
Le polemiche faranno sicura-
mente aumentare il numero dei vi-
sitatori, ma avranno anche conse-
guenze negative. Rischiano infatti
di oscurare il vero signiicato di
questa mostra, la prima di Clark in
Europa, allestita con grande
rigore. Meno del dieci per cento
delle immagini mostra scene espli-
cite di sesso o di droga. Tanto che
alcuni visitatori rimangono delusi
perch speravano che la mostra
fosse pi hard.
Christian Caujolle
Vietato ai minori
72 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Ritratti
suo sogno in da ragazzo. Voglio aiutare le
persone, soprattutto nella mia provincia.
C molta gente povera. Mi piacerebbe es-
sere ricordato non solo per le mie imprese
sul ring ma anche per aver servito il mio
popolo.
Pacquiao uno degli sportivi pi ricchi
del mondo secondo la rivista Forbes ha
guadagnato 40 milioni di dollari nel 2009
e d del tu alle stelle di Hollywood. Nelle
Filippine, per, il suo impegno in favore
dei poveri ha avuto risalto soprattutto gra-
zie alla sua storia personale. cresciuto
nella citt di General Santos in un quartie-
re che ancora oggi un labirinto di strette
strade sterrate e di case fatiscenti, nono-
stante i due palazzi acquistati da Pacquiao
per la madre e per un fratello.
Nelle Filippine normale trovare ring
di pugilato alle feste in campagna. Sono un
retaggio del colonialismo statunitense. E
come molti pugili americani, Pacquiao ha
cercato nella boxe una via duscita dal
ghetto. A 14 anni scappato di casa e si
imbarcato per Manila, dove un paio di anni
dopo diventato professionista.
Soldi a cascata
Poco prima dellinizio della seduta plena-
ria in parlamento, Pacquiao si attardato a
scherzare con i colleghi, si messo in posa
per le foto e ha osservato laula parlamen-
tare nei pochi secondi in cui rimasto solo.
Potrebbe diventare senatore, mi ha det-
to Antonio Tinio, 40 anni, anche lui eletto
da poco in parlamento.
Tinio mi ha spiegato che per un candi-
dato popolare come Pacquiao non diici-
le farsi eleggere in senato. Per diventare
presidente o governatore provinciale, pe-
D
i Manny Pacquiao e del
suo fuoristrada nero
non cera traccia. La
parata che avrebbe do-
vuto guidare aveva or-
mai superato il palazzo
municipale. Il posto donore riservato a lui
era vuoto. Ad aspettarlo sul palco cerano
cantanti, tre miss e alcuni politici locali.
Pacquiao probabilmente il pugile pi
forte del mondo e da qualche mese mem-
bro del parlamento ilippino.
Quel giorno si era svegliato poco prima,
ancora frastornato dal jet-lag dopo un viag-
gio negli Stati Uniti, dove aveva promosso
il suo nuovo combattimento. Pacquiao il
principale sponsor inanziario dellannuale
festa della fondazione di Alabel, capoluo-
go del Sarangani, la provincia delle Filippi-
ne meridionali nata nel 1992 e che Pac-
quiao rappresenta alla camera dei deputa-
ti.
Sullisola di Mindanao, impoverita e
oppressa dalla violenza, le dinastie di tipo
feudale dominano pi che in altre zone del
paese. Ma grazie alla sua ricchezza, Pac-
quiao che nato in uno degli slum pi po-
veri di questa regione, ha la licenza ele-
mentare e parla linglese a malapena
riuscito a sconiggere Roy Chiongbian, un
membro del clan che ha fondato Sarangani
e che occupava il seggio in parlamento da
trentanni. Pacquiao ha prestato giuramen-
to come deputato il 28 giugno scorso. Gli
elettori hanno scelto lui, dice Steve Solo-
ne, 39 anni, vicegovernatore e nipote del
politico che stato sconitto da Pacquiao.
E dovremo sostenerci a vicenda.
Alcuni giorni prima della festa Pac-
quiao ha partecipato a una sessione plena-
ria del parlamento di Manila. Dal giorno
del suo insediamento ha tenuto un paio di
discorsi, tra cui uno sulla tratta di esseri
umani, che sono stati ben accolti, ed di-
ventato una igura importante nella com-
missione per la realizzazione degli obietti-
vi di sviluppo del millennio delle Nazioni
Unite, guidata da Imelda Marcos, ex irst
lady e nuovo membro del parlamento.
Finora andato tutto bene, mi ha
detto accogliendomi nel suo uicio in par-
lamento. Sostiene che, grazie a uneicace
gestione dei suoi impegni, sar in grado di
prepararsi al prossimo incontro, previsto
per il 13 novembre, senza trascurare i suoi
doveri legislativi. Boxe e politica erano il
Manny Pacquiao
Per un pugno
di voti
Nato in una zona povera delle
Filippine, aveva due sogni:
sfondare nella boxe ed entrare
in politica per aiutare la sua
gente. Li ha realizzati entrambi
Norimitsu Onishi, The New York Times, Stati Uniti. Foto di Dewey Nicks
17 dicembre 1978 Nasce a Kibawe,
sullisola di Mindanao, nelle Filippine.
1992 Si trasferisce a Manila, dove lavora
come operaio in magazzini e imprese di
costruzioni.
1995 Diventa pugile professionista.
2007 Si candida per un seggio al
parlamento di Manila ma non viene eletto.
14 novembre 2009 Vince il titolo
mondiale dei pesi welter, diventando il
primo pugile al mondo ad aggiudicarsi sette
titoli in altrettante categorie diverse.Il
settimanale Time gli dedica la copertina.
10 maggio 2010 eletto in parlamento.
Biograia
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Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 73
r, c bisogno di mettere in moto una
macchina elettorale che si costruisce nel
tempo. Ma Pacquiao ha dimostrato di sa-
per imparare velocemente. Si candidato
per la prima volta nel 2007, convinto inge-
nuamente che la sua popolarit bastasse a
farlo eleggere nella circoscrizione di Gene-
ral Santos.
Stavolta ho messo in moto la macchi-
na due anni prima delle elezioni, dice il
pugile deputato. Dopo aver deciso di can-
didarsi a Sarangani, provincia di origine
della moglie, Pacquiao ha corteggiato i no-
tabili locali ricoprendoli di denaro. Reynal-
do Costantino, 51 anni, sindaco di uno dei
sette comuni di Sarangani, ha spiegato che
dal 2007 ha ricevuto circa 1,6 milioni di
dollari da Pacquiao da investire in progetti
nel suo distretto. Ogni volta che ha avuto
bisogno di denaro per la costruzione della
sua immagine, il sindaco si rivolto a Pac-
quiao. Nelle Filippine i soldi sono il fatto-
re principale per vincere le elezioni, afer-
ma Costantino. Anche se molto popola-
re, senza il suo denaro non avrebbe vin-
to.
Come molti dei cittadini che lhanno
votato, Costantino spera che Pacquiao usi
la sua ricchezza personale per contribuire
allo sviluppo di Sarangani, una provincia
che vive soprattutto di pesca e di agricoltu-
ra.
Alla ine spuntato in fondo alla strada
il fuoristrada nero di Pacquiao, in arrivo da
General Santos. Lassenza della targa, un
privilegio spesso concesso ai potenti di
Mindanao, confermava che si trattava pro-
prio di lui. Nel frattempo, dei nuvoloni scu-
ri avevano coperto Alabel, e appena Pac-
quiao ha preso il microfono, con quasi due
ore di ritardo, cominciato a piovere. Par-
lando in visayan, la lingua pi usata nella
regione, ha dichiarato che sta lavorando
sodo per attirare gli investitori a Sarangani
e che si impegnato a costruire un nuovo
ospedale e a dar vita a progetti per miglio-
rare la vita delle persone: Non sar moti-
vo di disagio per voi.
Pi tardi, nelluicio del sindaco, Pac-
quiao si seduto a una grande scrivania
dietro un lechon, un maialino arrosto. Le
persone entravano e uscivano dalluicio
per servirsi al bufet. Il governatore della
provincia, Miguel Rene Dominguez il
rampollo di due tra le famiglie pi antiche
e ricche del sud delle Filippine era seduto
alla sua sinistra. Il deputato e il governato-
re hanno parlato della vittoria di Pacquiao
contro il pugile britannico Ricky Hatton e
dellimportanza di promuovere il turismo
nella provincia.
Il governatore ha chiesto a Pacquiao di
cosa si sta occupando a Manila. Il deputato
ha spiegato la sua attivit nella commissio-
ne per gli obiettivi del millennio delle Na-
zioni Unite, aggiungendo che devolver a
Sarangani tutto il suo budget aggiuntivo,
circa 1,6 milioni di dollari che ogni deputa-
to riceve ogni anno per inanziare progetti
nel proprio collegio elettorale ma che di
solito viene usata soprattutto per inanzia-
re interessi privati. In ogni caso, io non ne
ho bisogno, ha concluso Pacquiao.
Allimprovviso ha smesso di stuzzicare
il lechon e di masticare lanzones, un frutto
tropicale. Subito dopo Miguel Rene Do-
minguez si alzato, e Pacquiao ha intravi-
sto nella tasca destra dei suoi pantaloni un
coltello a serramanico. Lo ha estratto pri-
ma che il governatore se ne accorgesse, e
ha cominciato ad aprirlo e chiuderlo ripe-
tutamente, siorandolo con il dito per capi-
re quanto fosse tagliente. pericoloso per
i bambini, ha detto.
Riprendendo il coltello, il governatore
ha mostrato al deputato come estrarlo dal-
la tasca in modo che la lama esca in un mo-
vimento unico. Anche se il mio avversario
ha questo coltello, io posso batterlo, ha
detto Pacquiao. Il governatore gli ha rega-
lato il pugnale. Se non sai cosa farne puoi
iccarlo dentro qualcuno, ha detto a Pac-
quiao, e lasciarlo dentro. u sv
74 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Viaggi
turbine eoliche, con le pale sempre n movi-
mento. Anche se molte delle tremila per-
sone che oggi vivono a Canoa sono state
attirate dalla sua fama di spiaggia perfetta
per il kitesurf, la forza dominante resta il
territorio con la sua natura primitiva, remi-
niscenza di unantica purezza.
Un uomo piccolo e snello avanza
dallacqua lungo la riva gettando e recupe-
rando una rete da pesca. Nel giro di alcuni
minuti ha tirato su cinque o sei pesci, do-
mati con una presa decisa dietro la testa e
un morso veloce, per poi inilarli nelle ta-
sche dei suoi pantaloni.
In alto volteggia un avvoltoio, un urub
deluso. Nel cielo senza nuvole c anche un
uomo che dondola da un parapendio. Ti-
rando gi una cordicella con la mano de-
stra, compie un ampio semicerchio e plana
verso la spiaggia. Sono gi stato qui dodici
anni fa e mi sembra di riconoscerlo. Quan-
do atterra vado a salutarlo.
Carretti, asini e dune buggy
Gerome Jeronimo Saunier uno svizze-
ro che arrivato in Brasile venticinque an-
ni fa e da allora sorvola le spiagge di Canoa.
Si ricorda di me e poco dopo sono gi
nellimbracatura accanto alla sua. Alle mie
proteste lui ride. In seguito ho scoperto che
Jeronimo ride sempre. Con un colpo secco
del polso fa in modo che il paracadute
prenda il vento: siamo spinti in alto, scivo-
liamo verso il mare e viriamo in direzione
delle falesie e poi verso la cittadina, prima
dinclinarci di nuovo per prendere il vento
giusto che ci riporta sul mare. Oscilliamo
un po sopra la spiaggia e poi atterriamo.
Pi tardi, tornando in paese, passo ac-
canto a un cimitero improvvisato, poi mi
fermo per lasciar passare il traico: un car-
retto tirato da un asino, due dune buggy,
tre gatti e una moto. Sono diretto verso i
vicoli, oltre la Broadway. Si tratta di strade
poco illuminate e anonime, che per tra-
smettono un senso dintimit. Ogni sera
vago da quelle parti spingendomi negli an-
goli pi remoti. Non c molta privacy in
paese. Le baracche e le case in mattoni so-
no vicinissime tra loro, con porte e inestre
aperte per lasciar passare anche il minimo
soio di vento. Le amache dondolano den-
tro ogni casa e le parabole satellitari spun-
tano dalle costruzioni anche pi rudimen-
tali. Le tv sono perennemente accese e
difondono partite di calcio o telenovelas.
Intanto i bambini corrono sulla sabbia,
allombra degli acagi e degli ippocastani,
mentre nelle verande le donne anziane la-
vorano alluncinetto sedute su panche di
legno. Dalle case si sente la technopop lo-
cale sparata a tutto volume. I cani vagano,
gli asini ciondolano e i gatti camminano
M
i rifugio in una ca-
panna fatta di fo-
glie di palma.
piccola, due metri
per tre, ed stata
costruita dai pe-
scatori come riparo dal sole e dal vento.
Ora, per, ofre ben poca protezione: due
lati sono stati spazzati via e il tetto perico-
losamente incurvato. Bagnato fradicio,
guardo loceano a pochi metri da me, con i
piedi sepolti nella sabbia. Sopra di me il so-
le rovente. Il vento forte e intorno non c
niente per chilometri e chilometri.
Questa capanna fatiscente il remoto
avamposto di un luogo a sua volta remo-
to: Canoa Quebrada (canoa spezzata).
una localit sulla costa nordorientale bra-
siliana, in cima a una serie di dune. Prose-
guendo oltre le dune sincontrano delle
falesie rosse a strapiombo su una spiaggia
lunghissima di sabbia bianca. La citt pi
vicina Fortaleza, 160 chilometri a nord.
Per secoli, Canoa stata un tranquillo
villaggio di pescatori, inch negli anni set-
tanta stata scoperta dalla comunit hip-
pie. Gli abitanti non si curarono granch
degli intrusi e in poco tempo si sparsa la
voce di un idillio in riva al mare: unami-
chevole mescolanza di persone diverse e
una microcultura particolare.
Partendo in auto da Fortaleza si arriva a
Canoa in un paio dore. Sulla strada princi-
pale, un tratto di pochi isolati chiamato
Broadway, tra lo storico Reggae bar e il bar
Caverna ci sono alcuni internet caf, una
bottega di tatuaggi e vari negozi di magliet-
te. Poi la Broadway cede il passo alle dune.
Da lontano sintravede il proilo di cinque
Dalla terra
al cielo
Andrew McCarthy, South China Morning Post, Hong Kong
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Canoa Quebrada, Brasile. La gola
del diavolo
Tra le dune e le spiagge
di sabbia bianca di Canoa
Quebrada, il villaggio
di pescatori sulla costa
nordorientale brasiliana
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 75
Arrivare Il prezzo di un
volo dallItalia (Tap, Tam,
Alitalia) per Fortaleza parte da
948 euro a/r. Canoa Quebrada
a 160 chilometri da
Fortaleza e si pu raggiungere
in auto o in pullman. Ci sono
ogni giorno almeno tre
pullman diretti della linea So
Benedito, altrimenti bisogna
arrivare ino ad Aracati e poi
proseguire in taxi.
Clima La temperatura
media di 24 gradi, minima e
massima vanno da 21 a 32
gradi. Piove di pi da marzo a
maggio.
Mangiare I ristoranti lungo
la Broadway ofrono aragoste,
pesce, gamberi, ostriche e
granchi. Di giorno si possono
provare le baracas de praia,
una via di mezzo tra uno
stabilimento balneare e un
ristorante sulla spiaggia.
Dormire A Canoa
Quebrada ci sono alberghi,
agriturismi e campeggi. La
Residenza Canoa (0088 3421
7347, Rua Santa Clara 74) a
50 metri dalla spiaggia ed
immersa nel verde. Una
camera doppia parte da 64
euro a notte.
Leggere Marco Anghinoni,
Mariangela Paolini, Brasile del
Nord-Est, Fbe 2007, 20 euro.
La prossima settimana
Viaggio nella selva cubana. Ci
siete stati e avete suggerimenti
su tarife, posti dove mangiare
o dormire, libri? Scrivete a
viaggi@internazionale.it.
Informazioni pratiche
lungo i muri. Un ragazzino raccoglie i frut-
ti dellalbero di guava caduti sul tetto di
casa sua. Un anziano con la pelle cotta dal
sole ripara una rete e intanto alza gli occhi
e mi lancia un sguardo. Ovunque c della
biancheria stesa ad asciugare. Passo ac-
canto a una ragazza incredibilmente bella,
seduta nel portico di una casa. Ha i capelli
neri, lunghi e lisci. Mentre allatta un neo-
nato, con la mano libera d da mangiare a
un bambino di poco pi grande. Quando
passo alza gli occhi e mi sorride. Ricambio
il sorriso e vado avanti.
Canoa permeata da uno sbrigativo
modo dintendersi sulla possibilit di fare
sesso. Forse perch qui la natura domina
chiaramente i ritmi di vita. qualcosa di
palpabile. Ogni sera molti degli abitanti
del posto vanno sulla Broadway per lo stru-
76 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Viaggi
scio quotidiano e percorrono avanti e in
dietro il corso. Si formano gruppi che cam
biano in continuazione. Gli anziani si ritro
vano e formano dei piccoli capannelli. Le
ragazze avanzano lentamente sui ciottoli
tenendosi per mano, mentre gli uomini,
appoggiati ai muri, ammiccano aperta
mente al loro passaggio.
facile stare molto tempo a Canoa sen
za combinare granch. Il parapendio o una
corsa tra le dune possono essere conside
rati un lavoro. Le giornate si trascinano
sempre uguali, mentre le notti sono avvol
te nel mistero. Un giorno, un uomo che si
chiama Bruno mi porta in mezzo alle dune
a bordo di un fuoristrada. Correre a tutta
velocit sulla sabbia e lanciarsi su e gi per
le dune sar un divertimento da ragazzini,
ma anche la maniera migliore per ap
prezzare il panorama.
Palme bruciate dal sole
Quando si avvicina lora del tramonto,
Bruno mi porta sulla sommit di una duna.
Da l parte una zip line, che qui chiamano
skibunda, che arriva ino a una pozza natu
rale. Nel cielo appaiono le prime stelle per
ch qui, vicino allequatore, la notte arriva
rapidamente. Salto nellimbracatura, sci
volo lungo il cavo dacciaio e atterro nellac
qua fredda. Al ritorno attraverso di nuovo
le dune, stavolta nelloscurit.
Ai margini della citt, dove non ci sono
lampioni, passo accanto a una baracca di
cemento. Un telo rosso appeso nel vano
della porta, aiancata da una inestra sen
za vetri n persiane. Allinterno c un ra
gazzo che indossa solo un paio di short,
sdraiato su unamaca gialla sospesa diago
nalmente nella stanza. Da un ilo elettrico
pende una lampadina. Il ragazzo sta guar
dando la foto di una donna nuda su una ri
vista. Nella baracca non c altro: lui,
lamaca, la lampadina e la rivista. Da
quellassoluta semplicit, da quella calma
solitaria mi sorge un senso di familiare
struggimento.
Allalba del giorno seguente i pescatori
portano in acqua le loro jangada imbarca
zioni che sono poco pi che zattere di legno
con una vela. Guardo uno di loro che mette
un tronco dalbero sotto il piccolo scafo.
Solleva la poppa, spinge, e la barca scorre
sul tronco inch la prua non ricade sulla
sabbia. Fa la stessa cosa con un altro tron
co, e poi ancora inch non arriva al mare.
Spinge la barca verso il largo, abbassa la
barra del timone, sale a bordo e in pochi
minuti tocca la linea dellorizzonte. Intor
no a me le barraca, le capanne che ospitano
i ristoranti sulla spiaggia, non sono ancora
aperte e i resti del fal della sera preceden
te non sono ancora spenti.
Nel tempo impiegato dal sole per rag
giungere lo zenit, la marea si ritirata la
sciando il posto a una spiaggia immensa e
scintillante. Cammino sulla sabbia per chi
lometri, allontanandomi dalla citt. Da
vanti a me vedo un puntino sulla linea
dellalta marea. A mano a mano che conti
nuo a camminare, si trasforma in quello
che resta della piccola capanna. Bench
completamente trascurata, con le sue pal
me bruciate dal sole e il legno recuperato
chiss dove, chiaro che viene ancora uti
lizzata. Mi tufo nel mare e poi mi siedo
sulla panca di tronchi, con le dita dei piedi
che afondano nella sabbia soice.
Naturalmente, Canoa Quebrada stata
scoperta dai turisti, ma mantiene il suo
carattere amichevole e solitario, e sembra
che indossi il suo successo con molta natu
ralezza. Parte del suo fascino sar sempre
dato dallincanto di ci che ormai conside
riamo un lusso: poter andare liberamente
alla deriva. u cb
Bici. A New York le piste
ciclabili sono in continuo
aumento. Negli ultimi quattro
anni il dipartimento dei
trasporti ha aggiunto oltre 320
chilometri di percorsi per le
biciclette. Lobiettivo
costruire quasi tremila
chilometri di piste ciclabili
entro il 2030. Negli ultimi
dieci anni i ciclisti in citt
sono aumentati dell80 per
cento. Tra loro ci sono anche
molti turisti. Il sito ridethecity.
com mostra quali sono le
strade che hanno pi piste
ciclabili. Secondo la rivista
National Geographic, New
York la seconda citt degli
Stati Uniti, dopo Portland in
Oregon, per agevolazioni ai
ciclisti.
Francia. Il presidente Nicolas
Sarkozy ha chiesto al senatore
Albric de Montgolier di
presentargli delle proposte
per lo sfruttamento
commerciale dei siti storici.
Lidea quella di ripianare i
conti pubblici aprendo degli
alberghi di lusso nei castelli.
Tra le regge ci sarebbero
quella di Chambord, nella
valle della Loira, e quella di
Rambouillet, vicino a Parigi.
Aerei. A partire dal 2011 i
passeggeri della Singapore
Airlines potranno telefonare e
usare internet durante il volo.
Il servizio sar attivo solo nei
voli a lungo raggio.
Arte. Tour negli Stati Uniti
delle opere di Pablo Picasso
provenienti dal Muse
national Picasso di Parigi. La
retrospettiva toccher le citt
di Seattle, Richmond e San
Francisco.
In giro per il mondo
A tavola
u Il churrasco, la carne arrostita
alla griglia, un piatto universa
le: non possibile attribuirlo a un
paese in particolare. Quello che
fa la diferenza la creativit nel
realizzarlo, scrive Terra Maga-
zine. E in Brasile di ricette e va
rianti ce ne sono a decine. Quello
che conta la qualit della carne,
il fuoco, che va acceso con largo
anticipo per ottenere una brace
vivace e di lunga durata, e lac
compagnamento: insalate, po
lenta fritta, nacos di farina di
mais. Per assaggiare un buon
churrasco non lontano da Canoa
Quebrada, a Fortaleza, il setti
manale Veja consiglia la churra
scaria Sal y Brasa, che ofre pi di
trenta tipi di carne: dal controi
letto di manzo alla spalla dagnel
lo ino alla classica picanha, il no
stro scamone, taglio immancabi
le in ogni grigliata. Sempre a For
taleza, al Mucuripe Grill si assag
gia un altro piatto tradizionale
della cucina brasiliana, la feijoa
da: fagioli rossi cotti con carne
secca, paio (lonza di maiale) e lin-
guia (salsiccia piccante).
Per provare le ricette porto
ghesi, il Dario de Nordeste
consiglia il ristorante A Tasca do
Marqus, a Varjota: baccal gri
gliato alla Lagareiro, vini lusitani
e i tipici pasteis de nata con sotto
fondo di Fado. Per il pesce e i
frutti di mare lindirizzo migliore
Cemoara Frutos do Mar. Da
non perdere la moqueca alla ba
iana, stufato di pesce e gambero
ni con latte di cocco e olio di den
d. A Canoa Quebrada, invece, la
Folha de So Paulo segnala un
locale vegetariano, Moema Natu
ral: niente carni ma risotti, zup
pe, quiche, verdure gratinate e
dolci piuttosto insoliti per la tra
dizione locale come il cheese
cake con glassa di zenzero, il cu
scus di banane e la torta di zucca
con crema ganache bianca.
Churrasco
e frutti di mare
www.aams.gov.it
Cultura
Teatro
I
l teatro pu sopravvivere a una du-
rissima recessione inanziaria? un
interrogativo che in questo periodo
si pongono in tanti. Un ine settima-
na allUlster Bank Dublin theatre
festival fornisce una risposta sorprendente:
il teatro non solo pu sopravvivere in tempi
di diicolt economiche, ma pu addirittu-
ra prosperare.
Parlando con Loughlin Deegan, per il
quinto anno direttore del festival, ho sco-
perto che il 2010 ha fatto registrare la cifra
record di 31 produzioni e che gli incassi al
botteghino hanno superato le pi rosee
aspettative. Deegan attribuisce questo otti-
mo risultato, almeno in parte, a quella che
chiama una rivoluzione del teatro irlande-
se: la grande tradizione letteraria stata
messa in discussione da una nuova e intra-
prendente generazione di autori e registi di
teatro che sta emergendo dalle universit e
ha contribuito a ridefinire la natura
dellesperienza teatrale.
Un mito da sfatare
Mi sono domandato se non fosse unesage-
razione di Deegan e allora ho chiesto con-
ferma a Fiach Mac Conghail. Anche lui ri-
copre da cinque anni un incarico importan-
te: direttore del teatro Abbey, che era
sullorlo della bancarotta e che Mac
Conghail riuscito a trasformare in unisti-
tuzione in piena salute. Mac Conghail riba-
disce il concetto: le cose vanno bene e an-
che in tempi diicili il pubblico sembra aver
fame di teatro. Questo perch, pi di altre
forme di intrattenimento, il teatro capace
di afrontare i grandi temi. Mac Conghail
cita uno spettacolo presentato questa estate
nello spazio Peacock del teatro Abbey, dove
leconomista David McWilliams ha messo
in scena Outsiders, una lezione sulla crisi i-
nanziaria irlandese. Lo spettacolo ha riem-
pito il Peacock e questo inverno sar in
tourn in tutto il paese. Insomma un mito
da sfatare che il pubblico, durante una re-
cessione economica, voglia solo distrarsi
con frivolezze e opere di fantasia. Lespe-
rienza dublinese suggerisce che quello che
resta sono linnovazione e la sostanza.
Il festival dellUlster Bank ha soddisfat-
to questa richiesta? Dei cinque spettacoli a
cui ho assistito, tre erano davvero ottimi, e
in tutti i casi le sale dove sono andati in sce-
na erano gremite. Phaedra, proposto dalla
compagnia Rough Magic al Project arts
centre, sicuramente uno spettacolo speri-
mentale, ma allo stesso tempo molto inten-
so sul piano emotivo. Prende spunto dalla
tragedia di Racine e lopera di Rameau su
una donna fatalmente attratta dal igliastro.
Ma il testo di Hilary Fannin trasporta lazio-
ne nel mondo moderno e la musica di Ellen
Cranitch combina il barocco francese con
arie folk tradizionali.
Nella brillante produzione di Lynne Par-
ker emerge una pice molto convincente
sullIrlanda di oggi, vista come una societ
dove non valgono pi i codici morali di una
volta e dove la ricchezza ostentata degli an-
ni della tigre celtica si dimostrata solo
vuota apparenza.
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Non vero che in tempi di crisi
il pubblico vuole solo
distrazione: lo dimostra il
festival teatrale di Dublino
La rivoluzione
irlandese
Michael Billington, The Guardian, Gran Bretagna
78 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Circa di Yaron Lifschitz (a sinistra) e
Lefet de Serge di Philippe Quesne, in
cartellone al festival Ulster Bank
Teseo, nellinterpretazione di Stephen
Brennan, diventato un prepotente tycoon
che tratta la famiglia quasi come una sua
appendice. Nel frattempo la seducente Ca-
therine Walker, nei panni di Fedra, sembra
nella morsa di unincontenibile forza natu-
rale, che n la religione n la ragione riesco-
no a tenere a freno. Mescolando dramma e
musica, con tre cantanti sul palco a svolgere
la funzione di coro, lo spettacolo dimostra
ancora una volta che i miti classici possono
essere adattati al mondo moderno.
Qualcuno potr senzaltro dire che di
Fedre, negli anni, ne abbiamo avute a sui-
cienza, ma inviterei qualche intraprenden-
te impresario britannico a importare subito
questa produzione.
La forza del linguaggio
A dispetto di quel che dice il direttore del
festival di Dublino sullemergere di una
nuova tendenza teatrale, penso che il tea-
tro irlandese dipenda ancora molto
dallamore per la parola. Ne una prova il
fatto che il Gate theatre, per il festival, pro-
pone Beckett Pinter Mamet, una rassegna di
opere di Samuel Beckett, Harold Pinter e
David Mamet. Sottotitolo, molto appro-
priato, The relish of language (Il gusto della
lingua). E io ho provato unimmensa gioia
nel vedere e ascoltare un distillato di unora
del romanzo di Beckett Watt, adattato e in-
terpretato da Barry McGovern e diretto da
Tom Creed.
Come lo sventurato eroe che va a lavora-
re in una remota casa di campagna del si-
gnor Knott, McGovern ci ha ricordato che
Beckett fu, tra le molte cose, un grande
umorista irlandese. Del paziente Watt ci
viene detto che porgerebbe letteralmente
laltra guancia, se ne avesse la forza. Non
mancano le immagini brutali, come nel pu-
dico incontro sessuale di Watt, in cucina,
con una tale signorina Gorman, il cui seno
sinistro stato asportato nella foga di un
intervento chirurgico. Il romanzo autobio-
grafico di Beckett pu essere visto come
uno studio della nevrosi ossessiva, ma in
questo adattamento emerge anche come
un testo clamorosamente comico. E nello
stesso cartellone, la riproposizione di Wya-
ne Jordan dellultimo lavoro di Harold Pin-
ter, Anniversario, ci ricorda che lo stesso
Pinter era capace di trasformare una cena
di gruppo di nuovi ricchi in un banchetto
comico e linguistico.
Sono rimasto meno convinto dalla nuo-
va commedia di Carmel Winters, B for
Baby, in scena nello spazio Peacock. Anche
se ben interpretata da Luis Lovett e Michele
Moran, si rivelata una pice spudorata-
mente manipolatoria su due ospiti di una
casa di cura, sui loro sogni e i loro desideri.
Quanto a Factory 2 di Krystian Lupa, uno
dei tanti spettacoli che hanno testimoniato
una forte presenza polacca nel festival di
questanno, non sono attrezzato per espri-
mere un giudizio. La pice, descritta come
una fantasia dinsieme ispirata a Andy
Warhol, durata sette ore e mezza. Io sono
dovuto andar via per prendere un aereo do-
po poco pi di due ore, ma non ho avvertito
una grande perdita. E anche se il cast craco-
viano di Lupa trasmetteva fedelmente la
vanit e il voyeurismo della Factory di
Wahrol, mi sono domandato perch una
famosa compagnia polacca fosse cos afa-
scinata da un prodotto supergoniato del
capitalismo americano.
Quella di Dublino stata una bella espe-
rienza. Volendo riassumere, si pu dire che
il teatro al suo meglio quando, come con
Phaedra, e le riduzioni dei romanzi di Be-
ckett e di Pinter, mette in scena passioni
universali e la potenza delle parole. In po-
che parole, ci che la gente desidera, in
tempi di recessione, un teatro capace di
esaltare la vita. u nm
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Nella Phaedra di
Lynne Parker lazione
trasportata ai giorni
nostri, in una societ
dove i codici morali di
una volta non hanno
pi valore
80 Internazionale 869 | 22 ottobre 2010
Cultura
Cinema
Dieci ilm nelle sale italiane giudicati dai critici di tutto il mondo
Massa critica
Media
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Legenda: Pessimo Mediocre Discreto Buono Ottimo
burieD 11111 - 11111 11111 11111 - - - 11111 11111
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innocenti bugie
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toy story 3
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cattivissimo me
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mangia prega ama
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Wall street
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lo zio boonmee
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step up 3D
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inception
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Italieni
I ilm italiani visti da
un corrispondente straniero.
Questa settimana gerhard
mumelter, del quotidiano
austriaco Der Standard.
GORBACIOF
Di Stefano Incerti. Con Toni
Servillo, Geppy Gleijeses, Mi Yang.
Italia 2010, 85
Se listruzione pubblica in
crisi in Italia, non lo di meno
nellAmerica di Obama o negli
altri paesi europei. Un mondo
in cambiamento richiede
nuove, coraggiose soluzioni.
Per, come spiega questo li-
bro preciso e ben documenta-
to, la malattia della scuola ita-
liana aggravata da una serie
di diagnosi non solo sbagliate
ma pronunciate in malafede.
Non vero che i risultati degli
studenti italiani sono pessimi.
Con una meticolosa analisi
dei dati europei e internazio-
nali, lautore dimostra che la
scuola pubblica italiana ha in-
vece punti di eccellenza. Non
vero che qui abbiamo troppi
insegnanti, dato che i numeri
sono in linea con altri paesi
dellUnione europea. Non
vero che le aule sono domina-
te dai bulli. In Italia il proble-
ma addirittura meno grave
che altrove. Un isterismo tutto
italiano sulla scuola apre le
porte a rimedi autoritari e al-
ternative private, sostiene De
Michele, scrittore e professo-
re di liceo a Ferrara. Oggi, poi-
ch la conoscenza valore
e la scuola pubblica la vera
cittadella di democrazia,
arrivato il momento dinvesti-
re nellistruzione. Inine lau-
tore ritiene profondamente
antidemocratiche la scure di
Tremonti e la disciplina pic-
colo borghese evocata dalla
Gelmini.
mICheL houeLLebeCq
La carta e il territorio
Bompiani, 360 pagine,
20,00 euro
Dopo un esordio folgorante e
opere ripetitive, Houellebecq
sembrava tornato al suo
meglio, e molto maturato, con
questo nuovo romanzo. La
lettura delle prime due parti ci
ha quasi esaltato: un Flaubert
del nostro tempo, siamo
giunti a dirci, tra Leducazione
sentimentale e Bouvard e
Pcuchet; un gelido referto
sulla civilt in cui viviamo,
con conoscenza perfetta della
parte borghese e non
dellaltra, dei meccanismi e in
particolare del mondo degli
artisti. Dentro questo gioco,
anche se ai suoi margini.
Qui mette in scena anche
se stesso, alter ego del
protagonista, in tutta la sua
antipatia, anche da morto, ma
per narcisismo e non per
lucidit su di s (come di
recente in Coetzee). Si fa anzi
ammazzare nellultima parte
del libro, che imita
banalmente i noir appena
rilevandone la banalit
dominante.
Vede, esamina, capisce e
sa raccontare un sacco di cose
piccole e grandi, issa come
larido protagonista fotografo-
pittore di enorme successo e
tremendamente solo una
mappa esauriente e
convincente dellepoca che il
mondo attraversa, la civilt
post industriale e i suoi
meccanismi, con centro la
Francia, ma di essi non
rinuncia a proittare, troppo
dentro le sue regole e la sua
ansia di successo.
Siora cos il capolavoro,
ma se lo nega (ci si chiede se
ne cosciente). Il suo freddo
talento ci aiuta a vedere, ma
niente afatto a cambiare. u
Il libro Gofredo Foi
Capolavoro siorato
dalla Gran bretagna
un premio inatteso
Howard Jacobson ha vinto
a sorpresa il Man Booker
prize con il romanzo comi-
co The Finkler question
Pronto a rimanere deluso, cal-
mo come pu esserlo solo un
uomo preparato alla sconitta,
Howard Jacobson ha dovuto
scavare nella tasca del suo abi-
to riciclato per loccasione per
trovare il discorso di ringrazia-
mento di cui era sicuro di non
avere alcun bisogno.
Non stata una sorpresa
solo per i bookmaker, ha det-
to Jacobson. Anche in fami-
glia facciamo fatica a creder-
ci. E infatti il 13 ottobre, po-
che ore prima dellassegnazio-
ne del Man Booker prize 2010
al suo romanzo brillante, The
Finkler question, Jacobson ave-
va detto a sua madre: Non
credo che il libro vincer. Ora
che ha vinto Jacobson con-
vinto che non essendo un pre-
mio di incoraggiamento ( il
suo undicesimo romanzo) n
di consolazione, sia un premio
per la dannata scrittura, in
un ambiente in cui nessuno sa
pi cosa signiichi scrivere be-
ne. La vittoria del premio (che
vale 50mila sterline) non mo-
diicher i suoi piani: Jacobson
gi immerso nella scrittura
del suo prossimo libro.
Elizabeth Grice,
The Daily Telegraph
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Howard Jacobson
Internazionale 869 | 22 ottobre 2010 83
jean-michel guenassia
Il club degli incorreggibili
ottimisti
Salani, 701 pagine, 18,60 euro
il romanzo di unadolescenza,
quella di Michel Marini, dodici
anni nel 1959, amante del rock
e del biliardino. Ma Il club degli
incorreggibili ottimisti al tem-
po stesso una cronaca sociale
sullo sfondo dellAlgeria france-
se, della cortina di ferro, che ha
come eroi un drappello di uo-
mini fuggiti dalla Polonia, dalla
Romania o dalla Russia. Il pic-
colo Michel incrocia Igor, Sasa,
Pavel e gli altri nella sala inter-
na del Balto, un caf parigino.
Con loro scopre le sfumature
della vita politica attraverso i
nostalgici del socialismo e quel-
li che hanno tagliato il cordone
senza voltarsi indietro, abban-
donando le loro famiglie per
trovarsi a fronteggiare una pre-
cariet ininita. In un angolo
oscuro, due uomini giocano
agli scacchi, scrivono, si scam-
biano opinioni. Si chiamano
Sartre e Kessel, abitudinari del
bistrot. Alloccasione, i due in-
tellettuali danno una mano agli
esiliati dellest quando non rie-
scono ad arrivare a ine mese.
Ma la vita non facile nemme-
no a casa del piccolo Michel: i
genitori litigano di continuo, si
parla di guerra, di giovani che
scelgono la via dellimpegno,
ma anche del Partito comunista
francese e della festa del suo
giornale, LHumanit. Jean-Mi-
chel Guenassia accompagna
senza fretta il lettore in questo
mondo dove sincrociano i de-
stini pi complessi, raccontan-
do la vita quotidiana di un pic-
colo parigino che fa il suo ap-
prendistato. Il delicato equili-
brio tra la storia mondiale degli
anni sessanta e la vita della fa-
miglia Marini senza dubbio la
principale qualit di questo ro-
manzo bello e ambizioso, che
ofre un ritratto della Francia
gollista, ignara di quel che acca-
de nella Russia staliniana.
Christine Ferniot, Tlrama
sam eastland
Locchio dello zar
Il Saggiatore, 356 pagine,
18,50 euro
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vostro padre e io vorremmo spiegarvi
perch abbiamo deciso di separarci.
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Il consumo fa bene alleconomia. Quale economia?.
sembrava pace sociale, in realt dormivano.
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Le regole Pizza
1 non ordinare una pizza con pi di quattro ingredienti se non sei in grado di gestirla. 2 apriti alla
contaminazione: la pizza allananas e prosciutto cotto non poi cos male. 3 non dire che il sushi la
nuova pizza. 4 la pizza fredda del giorno prima una prelibatezza che capiscono in pochi. 5 Il men non
sacro ma, se personalizzi la tua pizza, lascia una mancia extra. regole@internazionale.it