15/21 aprile 2016 n. 1149 • anno 23 internazionale.

it 3,00 €
Ogni settimana Anthony Bourdain Attualità Italia
il meglio dei giornali Mangiare bere scopare I francesi Sei risposte ai dubbi
di tutto il mondo morire in movimento sulle trivelle

Snapchat
spiegato
agli adulti
Il social network basato su messaggi
che si autodistruggono è il più
usato dagli adolescenti. E il più amato
dalle grandi aziende
PI, SPED IN AP, DL 353/03 ART 1, 1 DCB VR
de , • be , • ch , chF • uk ,
15/21 aprile 2016 • Numero 1149 • Anno 23
“Mi piace il cibo. E mi piace anche il sesso.
Sommario Ma non li voglio insieme. Mai”
ANthoNy bourdAiN A pAgiNA

iN copertiNA
La settimana
15/21 aprile 2016 n. 1149 • anno 23 internazionale.it 3,00 €
Ogni settimana Anthony Bourdain Attualità Italia
il meglio dei giornali Mangiare bere scopare I francesi Sei risposte ai dubbi
di tutto il mondo morire in movimento sulle trivelle

Snapchat spiegato agli adulti

Votare Snapchat
spiegato
agli adulti
Il social network basato su messaggi che si autodistruggono
è il più usato dagli adolescenti. E il più amato dalle grandi
Il social network basato su messaggi
che si autodistruggono è il più

aziende(p. 46). Foto di Javier Jaen

usato dagli adolescenti. E il più amato
dalle grandi aziende

Giovanni De Mauro
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma AttuAlità ArgeNtiNA scieNzA
17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 18 I francesi 60 Buenos Aires 109 Il vino fa bene,
aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia in movimento senza padroni anzi no
ambientale’, come sostituito dal comma 239 Mediapart The Guardian The Economist
dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208
europA società ecoNomiA
‘Disposizioni per la formazione del bilancio
24 I britannici 64 Le regole e lAvoro
annuale e pluriennale dello Stato (legge di 115 La chiesa di
indignati per le dell’erba
stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti Grecia sull’orlo
tasse di Cameron The Economist
parole: ‘Per la durata di vita utile del dell’insolvenza
The Guardian
giacimento, nel rispetto degli standard di portfolio Kathimerini
sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”. AfricA 68 Ragazze
È un referendum diicile da capire, su una e medio orieNte
26 Una tregua
senza futuro cultura
questione troppo complicata, tecnica, e come Sadegh Souri
spesso succede quand’è così, si tratta fragile 88 Cinema, libri,
innanzitutto di una sconitta della politica, di nello Yemen ritrAtti musica, video, arte
chi ci governa: in parlamento ci sono deputati Al Monitor 74 Ravi Shankar
e senatori che hanno il compito proprio di Le Monde Le opinioni
Americhe
afrontare ogni giorno questioni diicili,
documentandosi e consultando molti esperti,
28 Attacco ai diritti viAggi 14 Domenico Starnone

e dopo approfondite discussioni prendere

dei gay negli Stati 78 Nel delta 27 Amira Hass
Uniti del Saloum 42 Natalie
decisioni sulla base delle quali noi elettori
Time The Telegraph Nougayrède
valutiamo se confermarli in parlamento
oppure no alla ine della legislatura. 44 Paul Mason
AsiA e pAcifico grAphic
La democrazia rappresentativa funziona così. jourNAlism 90 Gofredo Foi
30 Hong Kong
In ogni caso, domenica 17 aprile viene fatta a perde il suo 80 Gli immortali 92 Giuliano Milani
tutti noi una domanda. E la domanda non è giornale Peter Kuper 96 Pier Andrea Canei
solo quella del complicato quesito Quartz 98 Christian Caujolle
referendario: è anche una domanda sulla ciNemA
106 Tullio De Mauro
nostra attenzione ai temi ambientali, al futuro AttuAlità
85 La battaglia
37 Sei risposte di Algeri
del pianeta, alla politica energetica e
Le Monde le rubriche
industriale del paese. Più in generale, dalla ai dubbi
risposta che daremo si misurerà il nostro sulle trivelle 14 Posta
pop
coinvolgimento, la nostra partecipazione, la Marina Forti 102 Mangiare bere 17 Editoriali
nostra capacità di prendere decisioni dopo scopare morire 119 Strisce
esserci informati e senza farci spaventare birmANiA 121 L’oroscopo
52 Rinascita Anthony Bourdain
dalla diicoltà della questione. Se votare a 105 Un punto per uno 122 L’ultima
birmana
questo referendum servisse anche solo a dare Widad Tamimi
Fountain Ink
un segnale, sarebbe importante non restare a
internazionale.it/sommario

casa. I buoni motivi per votare non mancano, Articoli in formato

e i buoni motivi per votare sì sono tanti. u mp3 per gli abbonati

le principali fonti di questo numero

Kathimerini È uno dei principali quotidiani greci, considerato di orientamento moderato. L’articolo a pagina 115 è uscito il 6 aprile 2016 con il titolo Church
of Greece scrambling to avoid bankruptcy. Mediapart Fondato nel 2008 in Francia, è un sito di giornalismo investigativo indipendente. L’articolo a pagina 18
è uscito il 9 aprile 2016 con il titolo Mobilisation contre la loi sur le travail: in et suites? Al Monitor È un quotidiano online che pubblica
reportage e analisi sul Medio Oriente. L’articolo a pagina 26 è uscito l’11 aprile 2016 con il titolo Us, Un welcome Yemen cease-ire.
Internazionale pubblica in esclusiva per l’Italia gli articoli dell’Economist.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 7

Immagini
Respinti
Idomeni, Grecia
10 aprile 2016

Una famiglia si protegge dai gas lacri-

mogeni con del dentifricio cosparso sul
viso. La polizia macedone ha disperso
con gas lacrimogeni e granate stordenti
un gruppo di migranti che cercava di
forzare la recinzione al conine tra Gre-
cia e Macedonia, chiuso da febbraio.
Almeno 260 persone sono rimaste feri-
te. Il governo di Atene ha condannato
l’uso della forza contro i migranti, ma
Skopje ha accusato le autorità greche di
passività. Nel campo di Idomeni più di
diecimila persone aspettano la riaper-
tura della frontiera per raggiungere il
Nordeuropa. Foto di Bülent Kiliç (Afp/
Getty Images)
Immagini
Il funerale
Pehlipora, India
7 aprile 2016

Decine di persone arrampicate sugli al-

beri nel Kashmir indiano per seguire il
corteo funebre di Waseem Malla, un
militante di Hizbul Mujahideen, un
gruppo separatista armato nato nel 1989
e inserito nella lista delle organizzazioni
terroristiche dall’India, dall’Unione eu-
ropea e dagli Stati Uniti. Malla è stato
ucciso insieme a un suo compagno in
uno scontro a fuoco con le forze di sicu-
rezza, che nello stato indiano a maggio-
ranza musulmana hanno poteri specia-
li. Foto di Dar Yasin (Ap/Ansa)
Immagini
Il pane di una volta
Van, Turchia
5 aprile 2016

Due donne cucinano con un forno

tandır nella cucina di un villaggio nella
provincia di Van, nella zona orientale
della Turchia. Questo tipo di forno, ver-
ticale e spesso interrato e generalmente
costruito in argilla, è difuso in buona
parte della regione euroasiatica, dall’In-
dia ai Balcani, ed è usato principalmen-
te per cucinare il pane. Foto di Ali Ihsan
Ozturk (Anadolu Agency/Getty Images)
Posta@internazionale.it
Un socialista
in America
u Credo che Bernie Sanders
abbia ragione a puntare su
una diversa politica (Interna-
zionale 1147). Ormai il siste-
ma statunitense è arrivato al
capolinea, ma non mi faccio
molte illusioni, perché il libe-
rismo di oggi è di una voracità
senza precedenti, sempre più
selvaggio e senza scrupoli:
quello che conta è accumulare
denaro e beni nelle mani di
pochi a danno di tutti. In Eu-
ropa siamo stati bravi a copia-
re il loro sistema e ora ci tro-
viamo in queste condizioni.
La società occidentale è atro-
izzata da decenni di liberi-
smo sfrenato. Le persone non
sono felici, anche se abbiamo
raggiunto un certo benessere.
Il benessere ha portato il ma-
lessere, perché abbiamo di-
menticato i valori che conta-
no: la solidarietà, il sostegno
reciproco, l’amicizia. Il con-
fronto tra le persone è ridotto
a una competizione a chi ha
l’ultimo modello di telefono o
il vestito più bello, tutto il re-
Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli
Scelte consapevoli
Seguo la tua rubrica da
tempo e ho una domanda
delicata da farti: cosa avre-
ste fatto se durante le gra-
vidanze aveste scoperto
che c’erano anomalie nello
sviluppo del feto?–Elena
Visto che segui la mia rubrica,
saprai che i miei tre igli sono
nati con la gestazione per al-
tri. Tara, la donna che li ha
partoriti, durante la gravidan-
za per le gemelle ha fatto tutti
gli esami del caso e quindi
non ci siamo posti il proble-
ma. Alla seconda gravidanza,
arrivati alla decima settima-
na, le ho chiesto notizie
sull’amniocentesi. “Ne ho
14 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
sto non conta. Non conta ave-
re i servizi, in primo luogo la
sanità, i trasporti, le pensioni,
un lavoro dignitoso. Anche i
mezzi d’informazione non
fanno eccezione, anzi sono lo-
ro a istigarci a consumare
sempre di più. Ci bombardano
con le dichiarazioni di Donald
Trump e non parlano mai
di Sanders e di quello che pro-
pone nel suo programma. For-
se perché quello che dice è
scomodo?
Luca Baruzzi
Quote corrette
u L’espressione “quote rosa”
usata nella traduzione dell’ar-
ticolo di Katha Pollitt sul biso-
gno di femminismo nel mon-
do (Internazionale 1145) è
scorretta e discriminatoria: il
sistema delle quote è utilizza-
to in tutto il mondo da decen-
ni per garantire alle “mino-
ranze” (etniche e di genere) la
possibilità di essere rappre-
sentate in settori della vita
pubblica a cui accedono più
diicilmente delle “maggio-
ranze”. Per questo motivo
parlato giusto ieri con il mio
ginecologo”, mi ha risposto,
“e lui ha detto: ‘Va fatta solo
nel caso in cui i genitori voles-
sero interrompere la gravi-
danza in presenza di anomalie
nel feto. Ma con tutto quello
che hanno fatto per avere que-
sto bambino, immagino che
per loro non sia così’”. Tara ha
aggiunto che la scelta spettava
a noi, e che il suo medico, sep-
pur perfettamente a suo agio
con la gestazione per altri, era
contrario all’aborto. L’amnio-
centesi alla ine non l’abbiamo
fatta, ma poi a pochi giorni dal
parto me ne sono pentito
amaramente, perché mi sono
reso conto che invece di fare
l’espressione più corretta è
semplicemente quote, oppu-
re quote di diversità (diversity
quotas); se si vuole fare riferi-
mento alle quote applicate al
genere l’espressione italiana
corretta è quote di genere.
Deinire questo sistema “quo-
te rosa” perpetua diversi luo-
ghi comuni sul tema.
Elisabetta Cibinel
Errata corrige
u Nella cartina a pagina 71 del
numero 1147, la città di Astoria
è stata collocata nello stato di
Washington invece che in
Oregon. Nell’articolo “Cam-
bio di terapia” a pagina 56 di
Internazionale 1148, la tradu-
zione giusta della parola ingle-
se receptor è recettore, non ri-
cettore.
Errori da segnalare?
correzioni@internazionale.it
PER CONTATTARE LA REDAZIONE
Telefono 06 441 7301
Fax 06 4425 2718
Posta via Volturno 58, 00185 Roma
Email posta@internazionale.it
Web internazionale.it
una scelta ragionata, ci erava-
mo lasciati inluenzare dal
giudizio etico di un medico.
Non so cosa avrei fatto se ci
fossero stati problemi, certe
situazioni bisogna viverle sul-
la propria pelle per capirle. Ma
sono convinto che bisogna
mettersi nella condizione di
sapere se ci sono delle anoma-
lie e poi scegliere in modo in-
dipendente. Perché le decisio-
ni sulla gravidanza – compresa
quella di interromperla o di
portarla avanti per aiutare
qualcun altro – spettano alla
donna incinta e non ai medici
o ai politici.
daddy@internazionale.it
Parole
Domenico Starnone
Addestrarsi
al dolore
u Chissà se capita ancora di
“mettersi nei panni di”. I pan-
ni degli altri, specialmente
quando portano i segni della
cattiva sorte, quando sono la-
ceri, maleodoranti, insangui-
nati, guastano le nostre buone
abitudini. Se la sera ci si mette
nei panni di chi fugge dalle
guerre, dalla miseria, e corre
mille pericoli, e poi è costretto
a fermarsi sinito nella sporci-
zia perché il globo terrestre è
zeppo di conini, va via il son-
no. Come va via il sonno se,
nel dormiveglia, ci si mette
nei panni di chi è afamato,
malato, bombardato, ferito,
torturato, umiliato, stuprato,
sgozzato, assassinato. E co-
munque a che serve spogliarci
delle nostre tranquille consue-
tudini per un minuto o due
soltanto? Limitarsi a provare i
panni altrui non basta, se li
gettiamo con ribrezzo nei ce-
sti dei panni sporchi e pren-
diamo comunque sonno,
mentre sulle vite in ogni ango-
lo del mondo si rovescia il so-
lito tran tran di ingiustizie e
angherie d’ogni tipo. Forse
dovremmo andare oltre, in-
dossare direttamente i corpi
di chi è costretto a sostenere
l’insostenibile. Forse ci vor-
rebbero scuole apposite di im-
medesimazione come per gli
attori, tantissime scuole che ci
addestrino a percepire la sof-
ferenza altrui nel nostro stes-
so organismo, ino all’intolle-
rabile. È la nostra vita che do-
vremmo educarci a sentire in-
vivibile, se ad altri esseri uma-
ni è impedito di vivere la loro
con dignità.
Editoriali

La paura blocca il Brennero

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante se ne sognano nella vostra ilosoia”
William Shakespeare, Amleto

Direttore Giovanni De Mauro

Reinhard Göweil, Wiener Zeitung, Austria
Vicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen,
Alberto Notarbartolo, Jacopo Zanchini
Editor Daniele Cassandro, Carlo Ciurlo (viaggi,
È il valico alpino più traicato e un emblema o meno quanti sono i soldati schierati. Il parla-
visti dagli altri), Gabriele Crescente (opinioni),
Camilla Desideri (America Latina), Simon
dell’Europa unita. Inoltre l’Austria ha un impor- mento europeo è sempre più sconcertato dalla
Dunaway (attualità), Alessandro Lubello
(economia), Alessio Marchionna (Stati Uniti),
tante ruolo politico nella tutela dell’Alto Adige politica del terrore del governo austriaco. Anche
Andrea Pipino (Europa), Francesca Sibani (Africa
e Medio Oriente), Junko Terao (Asia e Paciico),
(Sud Tirolo per gli austriaci). A Bruxelles i rap- gli eurodeputati socialdemocratici e popolari
Piero Zardo (cultura, caposervizio) presentanti del Tirolo del Nord e del Sud e quelli austriaci si sono schierati contro le segreterie
Copy editor Giovanna Chioini (web,
caposervizio), Anna Franchin, Pierfrancesco del Trentino hanno gli uici nello stesso ediicio, nazionali dei loro partiti, che formano la coali-
Romano (coordinamento, caporedattore),
Giulia Zoli una sorta di ambasciata che oltrepassa i conini. zione al governo in Austria. È una cosa che non
Photo editor Giovanna D’Ascenzi (web), Mélissa
Jollivet, Maysa Moroni, Rosy Santella (web) Il Brennero è molto più che un passo a 1.370 me- succede spesso.
Impaginazione Pasquale Cavorsi (caposervizio),
Valeria Quadri, Marta Russo tri sul livello del mare: è un simbolo. Ma sembra Il governo sta perdendo di vista il domani e il
Web Giovanni Ansaldo, Annalisa Camilli,
Andrea Fiorito, Lucia Magi, Stefania Mascetti che al governo austriaco importi poco. Senza che dopodomani. Domani l’Austria sarà esclusa dal-
(caposervizio), Martina Recchiuti (caposervizio),
Giuseppe Rizzo nessuno glielo avesse chiesto, il ministro della la (inevitabile) ricerca di una soluzione comune
Internazionale a Ferrara Luisa Cifolilli,
Alberto Emiletti difesa Hans Peter Doskozil ha spiegato che tre- europea ai flussi migratori. E dopodomani,
Segreteria Teresa Censini, Monica Paolucci,
Angelo Sellitto Correzione di bozze Sara cento soldati sono pronti a difendere il Brenne- quando la questione dei profughi sarà risolta
Esposito, Lulli Bertini Traduzioni I traduttori
sono indicati dalla sigla alla ine degli articoli. ro, e che se ne dovessero servire di più il contin- perché nelle aree di crisi le armi inalmente tace-
Marina Astrologo, Stefania De Franco, Andrea
De Ritis, Federico Ferrone, Giusy Muzzopappa, gente sarà raforzato. ranno, l’Europa tornerà a occuparsi di altre que-
Floriana Pagano, Eugenio Pizzorno, Fabrizio
Saulini, Andrea Sparacino, Bruna Tortorella, Qual è il problema? No, i nostalgici di Benito stioni. Molti si ricorderanno che in un momento
Nicola Vincenzoni Disegni Anna Keen. I ritratti
dei columnist sono di Scott Menchin Progetto
Mussolini non hanno compiuto un colpo di stato cruciale l’Austria ha deciso di andare da sola per
graico Mark Porter Hanno collaborato Gian
Paolo Accardo, Luca Bacchini, Francesco Boille,
in Italia e dichiarato guerra all’Austria. All’origi- la sua strada.
China Files, Sergio Fant, Andrea Ferrario, Anita
Joshi, Andrea Pira, Fabio Pusterla, Marc Saghié,
ne di questo provvedimento c’è la paura che dal C’è da dubitare che questo aumenterà la di-
Andreana Saint Amour, Francesca Spinelli,
Laura Tonon, Pierre Vanrie, Guido Vitiello
conine italiano si riversino nel ricco Nordeuro- sponibilità degli altri paesi a venire incontro a
Editore Internazionale spa
Consiglio di amministrazione Brunetto Tini
pa centinaia di migliaia di profughi. Solo una Vienna sui temi che la riguardano davvero. Se
(presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot paura, per l’appunto: oggi dal Brennero passano chiuderà il Brennero, per l’Austria sarà solo l’ini-
(vicepresidente), Alessandro Spaventa
(amministratore delegato), Antonio Abete, tra i duecento e i trecento migranti al giorno, più zio dei problemi. u nv
Emanuele Bevilacqua, Giovanni De Mauro,
Giovanni Lo Storto
Sede legale via Prenestina 685, 00155 Roma
Produzione e difusione Francisco Vilalta
Amministrazione Tommasa Palumbo,
Arianna Castelli, Alessia Salvitti
Concessionaria esclusiva per la pubblicità
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Tel. 06 6953 9313, 06 6953 9312
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Attacco alla laicità in Bangladesh
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Copyright Tutto il materiale scritto dalla The Hindu, India
redazione è disponibile sotto la licenza Creative
Commons Attribuzione-Non commerciale-
Condividi allo stesso modo 3.0. Signiica che può L’uccisione dell’ennesimo blogger secolarista in sti, in gran parte studenti e blogger, sono in pri-
essere riprodotto a patto di citare Internazionale,
di non usarlo per ini commerciali e di Bangladesh è un’agghiacciante dimostrazione ma linea nella lotta per difendere la natura laica
condividerlo con la stessa licenza. Per questioni
di diritti non possiamo applicare questa licenza che l’attacco degli estremisti islamici alla libertà dello stato bangladese, una deinizione che è
agli articoli che compriamo dai giornali stranieri.
Info: posta@internazionale.it
d’espressione non conosce tregua. Nazimuddin stata duramente contestata da partiti politici,
Samad, studente di legge di 26 anni, stava tor- islamisti e militari.
Registrazione tribunale di Roma
nando a casa dall’università di Dhaka quando Da quando è tornata al potere nel 2009, la
n. 433 del 4 ottobre 1993
Direttore responsabile Giovanni De Mauro
alcuni assalitori lo hanno colpito alla testa con premier Sheikh Hasina ha messo il tribunale sui
Chiuso in redazione alle 20 di mercoledì
13 aprile 2016
un machete e gli hanno sparato. Non è un caso crimini di guerra al centro della sua politica, pro-
Pubblicazione a stampa ISSN 1122-2832 che il nome di Samad fosse stato incluso in una cessando i leader di gruppi islamisti come Jama-
Pubblicazione online ISSN 2499-1600
lista nera di 84 blogger e attivisti bangladesi at-e Islami per aver aiutato l’esercito pachistano
PER ABBONARSI E PER
INFORMAZIONI SUL PROPRIO compilata nel 2013 dai jihadisti e mandata ai a compiere crimini di guerra. C’è chi teme che
ABBONAMENTO
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mezzi d’informazione. Le modalità di questo Hasina voglia strumentalizzare questi processi
(lun-ven 9.00-19.00),
dall’estero +39 041 509 9049
delitto, inoltre, ricordano molto quelle degli per consolidare il suo potere. A volte la premier è
Fax 030 777 23 87
Email abbonamenti.internazionale@pressdi.it
omicidi di quattro blogger uccisi a colpi di ma- sembrata poco interessata a punire i responsabi-
Online internazionale.it/abbonati chete nel 2015. li delle minacce e delle aggressioni contro gli at-
LO SHOP DI INTERNAZIONALE Per riafermare la laicità della repubblica del tivisti laici. Hasina ha cercato in tutti i modi di
Numero verde 800 321 717
(lun-ven 9.00-18.00) Bangladesh, i giovani attivisti hanno sidato le screditare i suoi rivali del Partito nazionalista del
Online shop.internazionale.it
Fax 06 442 52718
minacce degli estremisti continuando a scrivere Bangladesh, che era stato alleato di Jamaat-e
Imbustato in Mater-Bi
sui giornali e sui social network. È anche grazie a Islami.
loro che decine di migliaia di bangladesi si sono La morte di Samad ci ricorda che per salvare
mobilitati per chiedere una punizione adeguata la concezione progressista dello stato banglade-
per gli estremisti islamici che hanno commesso se bisogna riafermare i suoi valori democratici.
crimini durante la guerra d’indipendenza del I blogger non possono essere l’unica difesa
Bangladesh dal Pakistan, nel 1971. Questi attivi- dall’estremismo. u as

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 17

 Francia
Militanti del movimento Nuit debout a place de la République, a Parigi, il 4 aprile 2016
Tendance floue/luzphoTo (2)

I francesi
mente in tutto il paese, quasi duecento. In-
tanto, non sembra allentarsi la tensione tra
polizia e manifestanti, e questo spiega an-
che la reticenza di alcuni a scendere in piaz-

in movimento
za: il 9 aprile ci sono stati scontri a parigi,
Rennes, nantes e lione. nella capitale tre
poliziotti sono stati leggermente feriti e no-
ve persone sono state fermate.
I numeri, però, non bastano a valutare la
reale forza della mobilitazione in corso. al
Mathilde Goanec e Faïza Zerouala, Mediapart, Francia termine dei cortei del 9 aprile, parte dei ma-
nifestanti si è presentata al secondo appun-
Foto di Meyer
tamento della giornata: le nuit debout (not-
dopo le prime nuit debout, gli scioperi e i cortei delle settimane ti in piedi) organizzate in diverse città del
scorse, la protesta contro la riforma del lavoro si sta trasformando paese, da parigi a Tolosa, da lille a caen.
nonostante le bandiere dei sindacati, gli
in una mobilitazione più ampia, con rivendicazioni e obiettivi nuovi striscioni e gli slogan, la primavera sociale
che oggi agita la francia non ha nulla di tra-
stata la sesta manifestazione fra annunciata dagli organizzatori per la dizionale. Tutto fa pensare a una rottura, o

è contro la riforma del diritto del

lavoro, la cosiddetta legge el
Khomri, nell’arco di un mese. Il
movimento non sembra mostra-
re segni di cedimento, ma fa comunque fa-
tica a decollare. Secondo il ministero
dell’intern0, il 9 aprile in tutto il paese sono
sola manifestazione parigina. ai cortei del
31 marzo avevano partecipato, secondo gli
organizzatori, 1,2 milioni di manifestanti.
per l’ultima mobilitazione la confederazio-
ne generale del lavoro (cgt, uno dei più im-
portanti sindacati francesi) non ha fornito
cifre, ma ha preferito sottolineare il numero
comunque a un cambio di paradigma,
nell’azione politica e sindacale.

scese in piazza 120mila persone, cioè la ci-
di cortei che si sono svolti contemporanea-
Dal basso
cominciata nell’ultima fase della presiden-
za del socialista françois hollande, la mo-
bilitazione contro la legge sulla riforma del
lavoro ha preso il via con una petizione dif-

18 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016


fusa su internet. Appena una settimana pri-
ma una riunione alla camera del lavoro di
Parigi aveva riunito a fatica una trentina di
attivisti demoralizzati. Poi, con la difusio-
ne delle proteste, il code du travail (lo statuto
dei lavoratori francese) è diventato popola-
rissimo, nonostante la sua proverbiale com-
plessità, e la sua difesa si è imposta come
tema centrale del dibattito pubblico.
I sindacati si sono uniti alle proteste,
ognuno con le sue rivendicazioni: quattro
sigle si sono dette pronte ad accettare la ri-
forma con alcune modiiche, le altre hanno
continuato a chiederne il ritiro. I rappresen-
tanti dei lavoratori hanno assistito da spet-
tatori a due nuove ondate di mobilitazioni
nate dal basso. La prima, tutta virtuale, si è
concretizzata nel successo di alcuni video
sul mondo del lavoro postati su YouTube e
nel proluvio di testimonianze sul tema, le-
gate all’hashtag #Onveutmieuxqueça (vo-
gliamo più di questo). La seconda ha porta-
to migliaia di militanti a occupare le piazze
di Parigi, Tolosa, Strasburgo o Lille.
Queste iniziative si sviluppano in paral-
lelo, s’incrociano, si scavalcano. E a volte
entrano in conlitto, rendendo ancora più
Place de la République, Parigi, 7 aprile 2016
incerto e interessante il futuro del movi-
mento. Questa complessità era evidente
alla manifestazione parigina del 9 aprile,
che ha preceduto la decima Nuit debout a
place de la République.
I sindacati sono d’accordo su un punto:
non bisogna screditare una mobilitazione
nata da quegli stessi giovani che si vuole
corteggiare, ma al tempo stesso bisogna
fare attenzione a non dimenticare lo scopo
della lotta. “Dobbiamo arrivare al ritiro del-
la legge sul lavoro e batterci per una mag-
giore democrazia all’interno delle imprese,
continuando a manifestare e a fare pressio-
ne sul mondo politico”, spiega Philippe
Martinez, segretario generale della Cgt.
“Rispettiamo quello che succede ai margini
della mobilitazione, come le Nuit debout,
ma questo va oltre la nostra missione, che è
la difesa del lavoro”. Eppure il giorno prima
del corteo, è stata proprio la Cgt di Parigi a
stampare i quattromila volantini che an-
nunciavano la Nuit debout del 9 aprile.
Anche secondo Jean-Claude Mailly, del
sindacato Force Ouvrière, l’attività sinda-
cale rimane al centro di tutto: “Le Nuit de-
bout sono strettamente legate alla mobili-
tazione sulla legge Khomri e alla lotta dei
sindacati. Si tratta di una bella iniziativa ma
non ci riguarda direttamente: bisogna fare
una cosa alla volta”.
Tuttavia più ci si allontana dai tre sinda-
cati principali, che rappresentano gli inter-
locutori privilegiati del governo e sono al
centro dell’attenzione dei partiti e dei gior-
nali (Cgt, Force Ouvrière e Cfdt), più gli
obiettivi si allargano. “Siamo sempre atten-
ti al testo della riforma, ma quello che sta
succedendo va ben oltre la legge Khomri”,
assicura Bernadette Groison, segretaria
della Fédération syndicale unitaire (Fsu).
“Le proteste di marzo sono state una specie
di campanello di allarme sociale. I discorsi
che si sentono in giro, non solo sul posto di
lavoro, dovrebbero spingere i leader politici
e sindacali a farsi delle domande. Tra la
gente c’è molta diffidenza”. Anche Eric
Beynel, uno dei portavoce dell’unione sin-
dacale Solidaires, non vede “contrapposi-
zioni” tra il fermento sociale di queste setti-
mane e il movimento sindacale. “Ai mili-
tanti chiediamo semplicemente di manife-
stare, di giorno e di notte. A livello locale i
nostri gruppi lo fanno già. La riforma del
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 19
Francia
lavoro è stata un fattore di polarizzazione:
ha fatto emergere il riiuto di una tendenza
cominciata nel 2008 e che punta a mettere
a tacere la società”.
Tra i più giovani l’idea che le manifesta-
zioni, l’azione sindacale e le Nuit debout
siano fenomeni complementari non è in
discussione. “È importante che la gente si
mobiliti. Ma non vogliamo appropriarci del
movimento”, dice Camille Lainé, della se-
zione di Parigi dei Jeunes communistes.
Zoïa Guschlbauer, presidente della Fidl, un
sindacato studentesco, ritiene che il primo
obiettivo sia il ritiro della legge, ma ricono-
TENDANCE FLOUE/LUZPHOTO
sce che la mobilitazione ha altre rivendica-
zioni. La sua organizzazione vuole lanciare
nuove forme di protesta, per esempio hap-
pening o raduni: per attirare i giovani biso-
gna “proporre soluzioni diverse”. Il suo
giudizio sulle Nuit debout è netto: “È posi-
tivo che la gente si riappropri delle piazze”.
Samya Mokhtar, presidente dell’Unione
nazionale dei liceali, punta soprattutto sul
ritiro della legge Khomri: “Nella società c’è
disagio, i diritti sociali sono minacciati. Vo-
gliamo un lavoro stabile, chiediamo che i
diplomati delle scuole professionali siano
aiutati nella ricerca di un impiego, che gli
apprendisti siano retribuiti non in base
all’età ma alla qualiica. Se i cittadini parte-
cipano, bisogna ascoltarli. Tutte le forze
devono unirsi per ottenere dei risultati”.
Secondo William Martinet dell’Unef, il
Sindacato degli studenti di Francia, il fatto
“che la gente occupi le piazze, che non si
rassegni e che non si riduca a votare il Front
national” è positivo. Ma non bisogna di-
menticare il pragmatismo: “Continuiamo a
mobilitarci per ottenere il ritiro di questo
progetto di legge. Ma vogliamo anche di-
fendere le misure che proponiamo. Abbia-
mo quattro punti prioritari: il lavoro stabile,
la protezione sociale, la formazione profes-
sionale e l’apprendistato”.
L’impegno dei cittadini
Dietro alle prime ile occupate dai dirigenti
sindacali e dai leader studenteschi, tra i cit-
tadini comuni la confusione è evidente.
Laurent e Jean-Michel, due tecnici della
fabbrica di automobili Psa Peugeot Citroën,
sono “molto diidenti” nei confronti dei
sindacati. Eppure sono in piazza, per la pri-
ma volta dall’inizio della presidenza Hol-
lande. “La legge sul lavoro è un elemento
secondario. È il sistema che bisogna cam-
biare, il sistema che permette ai politici di
tradire tutte le promesse fatte senza mai
20 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Place de la République, Parigi, 4 aprile 2016
essere puniti”, aferma Laurent. È sempre
più attratto dalle Nuit debout e dai discorsi
radicali di alcuni oratori ascoltati a place de
la République, come l’economista Frédéric
Lordon o il blogger Étienne Chouard. La
giovane Axelle, arrivata dalla banlieue, oggi
lavoratrice dipendente dopo essere passata
per la disoccupazione, accusa “questi ba-
stardi di politici” e cita lo scandalo dei Pa-
nama papers, due facce di un sistema che
va smantellato.
Per Robert, militante di Solidaires, il
bersaglio della protesta resta invece la legge
sul lavoro: “Come un mese fa, sono qui per
questo motivo e continuerò a esserci, se le
manifestazioni andranno avanti”. In pen-
sione da sei mesi, Robert condivide la stra-
Da sapere
Ancora in piedi
u Il 9 aprile 2016 circa 120mila persone hanno
manifestato in tutta la Francia contro la riforma
del lavoro. A Parigi, al termine del corteo, gli
attivisti sono tornati a occupare la place de la
République per la decima Nuit debout di ila. La
mattina dell’11 aprile la piazza è stata
sgombrata, ma nel pomeriggio i militanti sono
tornati per riprendere la protesta. Lo stesso
giorno il primo ministro Manuel Valls ha
ricevuto le delegazioni di alcune organizzazioni
studentesche, annunciando misure per
facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del
lavoro. Gli studenti hanno fatto sapere che
continueranno la lotta e che l’obiettivo rimane il
ritiro della legge. Nuove manifestazioni sono
convocate per il 20 e il 28 aprile. Le Monde
tegia dei sindacati: “La cosa più importante
è il ritiro della legge Khomri. Ci riusciremo.
Sono vent’anni che facciamo passi indietro,
la nostra unica vittoria è stato l’afossamen-
to dei Contratti di prima assunzione, nel
2006”. Sacriicare l’obiettivo in nome della
“convergenza delle lotte” – che per Robert
è una pallida replica del Maggio francese –
sarebbe un errore. “Le Nuit debout sono
una stupidaggine. I giornalisti si buttano su
queste cose per non parlare della ritrovata
unità sindacale”.
Stesso credo politico, quasi la stessa
età, ma analisi molto diversa: Christian ha
52 anni e lavora per l’operatore telefonico
Orange. “Le organizzazioni sindacali de-
vono concentrarsi su quello che sanno fare,
cioè la difesa del lavoro e dell’occupazio-
ne”, dice. “Noi militanti di base dobbiamo
entrare in contatto con i lavoratori per mo-
strare gli efetti che la legge Khomri avreb-
be sulla loro vita. Ma non dobbiamo sba-
gliare bersaglio. Qualcosa di importante
sta nascendo e dobbiamo farne parte”.
Quello attuale è un “movimento di fondo”,
si entusiasma Delphine, avvocata specia-
lizzata in diritto del lavoro, venuta a mani-
festare con un gruppo di amici. “Finalmen-
te le persone si mobilitano. Perché c’è gio-
ia, speranza, cose che vanno oltre il discor-
so sindacale. E questo è positivo”. Iscritta
al Sindacato degli avvocati, Delphine non
giudica negativamente i sindacati, ma sot-
tolinea che “anche una mobilitazione sen-
za etichette può aver senso. È incredibile
constatare che un fermento simile è frutto
di una semplice petizione e di un’iniziativa
lanciata su Facebook. Questo vuol dire che
il cerchio si sta allargando”. Il suo compa-
gno di manifestazione, Laurent, precario
della pubblica amministrazione, si dice
d’accordo. Poi sottolinea di non essere
iscritto al sindacato perché il suo status di
precario non glielo consente.
Occupare gli spazi
“Oggi l’obiettivo è il ritiro della legge sul la-
voro”, afferma Yasmine, sociologa di 36
anni disoccupata. “Ma io sono impegnata
nella lotta vegana, femminista, antirazzi-
sta, per il clima e faccio parte di un colletti-
vo di sans-papiers. Queste lotte e quelle per
il lavoro hanno un elemento in comune: il
dominio del denaro sulle nostre vite”. Per
Yasmine internet ha rimesso in discussione
sia l’azione politica sia gli strumenti di lotta.
“Ci ha permesso di avere una forza d’urto
che in passato non avevamo. Una forza che
cambia radicalmente tanto l’organizzazio-
ne gerarchica dei sindacati, quanto le riven-
dicazioni. Nel novecento si potevano anco-
ra attaccare manifesti e occupare lo spazio
pubblico, oggi è molto più diicile, soprat-
tutto da quando c’è lo stato di emergenza. È
anche per questo che iniziative come le Nuit
debout sono importanti: perché riguardano
un tema fondamentale, l’azione sul terreno,
virtuale e reale”.
Nel corteo degli studenti della Scuola
normale superiore di Cachan c’è Kajetan,
che ha 21 anni, studia psicologia e ha parte-
cipato a tutte le proteste dall’inizio della
mobilitazione. Per lui l’obiettivo principale
rimane il ritiro della legge. Poi spiega però
che nelle assemblee sta emergendo la ne-
cessità di capire cosa succederà dopo.
Per questo ogni giorno Kajetan si reca a
place de la République. Il successo di que-
sto “movimento civile” dimostra che “i
giovani sentono che la politica non ha più
nulla da ofrirgli”, dice. Anche Simon, 22
anni, ha risposto a tutti gli appelli alla mo-
bilitazione. Studente di urbanistica, con al
collo degli occhialetti da piscina per pro-
teggersi dai lacrimogeni, spera che le pres-
sioni della piazza portino alle dimissioni
del governo. Elise, 20 anni, studentessa di
scienze politiche a Paris-8, vorrebbe risul-
tati concreti: “Si gridano slogan, si manife-
sta, si occupano luoghi, ma alla ine non
succede nulla”. Probabilmente è l’unica
osservazione che mette tutti d’accordo: i-
nora nessuna forma di mobilitazione ha
avuto un’inluenza signiicativa sulle deci-
sioni del governo. u adr
I vecchi partiti
stanno a guardare
Sylvia Zappi, Raphaëlle Besse Desmoulières
e Nicolas Chapuis, Le Monde, Francia
Tra i militanti scesi in piazza ci
sono molti elettori socialisti
delusi. E alcuni leader di sinistra
stanno cercando di cavalcare il
movimento. Che però non si ida
della politica tradizionale
el cielo della sinistra francese
N oggi c’è chi scorge una timida
luce e chi vede le nubi adden-
sarsi all’orizzonte. Il 9 aprile il
movimento Nuit debout, partito a Parigi
da place de la République, si è esteso a mol-
te città della Francia. Al termine delle ma-
nifestazioni contro la riforma del lavoro,
una cinquantina di presidi notturni sono
sorti in diverse zone del paese.
Dopo le metropoli, anche le città
più piccole – Niort, Angoulême,
Valence, Tolone, Digione, Be-
sançon – sono state raggiunte da
questa mobilitazione d’ispirazio-
ne anticapitalista, che contesta le politiche
del governo. La protesta ha raggiunto an-
che altri paesi d’Europa: ci sono stati presi-
di in Belgio, Spagna e Germania.
Nato per chiedere il ritiro della legge
Khomri, il movimento ha ampliato i suoi
orizzonti. E ha attirato l’interesse dei so-
cialisti, impegnati a osservare con crescen-
te attenzione l’evolversi di una mobilita-
zione che gli è profondamente ostile. “Dif-
icile dire a cosa porterà tutto questo. Biso-
gnerà capire come questa sinistra militante
entrerà nel clima delle presidenziali e delle
legislative”, spiega Jean-Christophe Cam-
badélis, primo segretario del Partito socia-
lista (Ps). Tuttavia per adesso i socialisti si
astengono dalle critiche, consapevoli che
tra gli attivisti di Nuit debout ci sono molti
elettori delusi di François Hollande.
I partiti a sinistra del Ps, invece, osser-
vano i successi del movimento con interes-
se, perino con una certa invidia. “Lo trovo
politico e poetico: è un bene riappropriarsi
dello spazio pubblico, totalmente domina-
to dall’ideologia dell’ordine, dallo stato di
emergenza”, spiega Pouria Amirshahi, de-
putato francese eletto in uno dei collegi
esteri e da poco uscito dal Ps. Diversi lea-
der di sinistra sono andati a vedere cosa
succede in piazza: il fondatore del Parti de
gauche (Pg) Jean-Luc Mélenchon, il porta-
voce del Nuovo partito anticapitalista
(Npa) Olivier Besancenot e il segretario
nazionale del Partito comunista francese
(Pcf ) Pierre Laurent. Per non essere accu-
sati di voler strumentalizzare il movimen-
to, il più delle volte sono arrivati senza pre-
avviso.
Secondo David Cormand, nuovo segre-
tario del partito Europa ecologia-I verdi
(Eelv), Nuit debout “è la prima cosa inte-
ressante che succede da molto tempo a
questa parte. Bisogna prendere
atto che i corpi intermedi, sinda-
cati e partiti, sono il passato”.
L’organizzazione del primo pre-
sidio notturno, il 31 marzo a Pari-
gi, non è stata una sorpresa per il
leader di Eelv. Uno dei portavoce del parti-
to, Julien Bayou, era coinvolto nel progetto
da settimane.
Esponente del collettivo Jeudi noir, Ba-
you, 36 anni, era alla riunione del 23 feb-
braio alla borsa del lavoro di Parigi in cui
François Ruin, il regista del documenta-
rio Merci patron!, ha lanciato l’iniziativa.
Secondo Bayou, i militanti di Nuit debout
hanno “un gusto spiccato per le assemblee
e i lunghi discorsi, anche a rischio di siora-
re il ridicolo”. La mancanza di rivendica-
zioni chiare non lo disturba. “Non solo non
sappiamo cosa vogliamo, ma ne siamo an-
che ieri”, dice divertito. E il suo ruolo nella
mobilitazione? “Alcuni sostengono il mo-
vimento, altri sognano di usarlo per torna-
re sulla cresta dell’0nda”, risponde: una
piccola frecciata a Mélenchon che il 3 apri-
le ha spiegato che sarebbe “molto iero” se
il movimento volesse “rilanciarlo”.
Dai tempi dell’esplosione di Podemos,
il partito nato in Spagna nel 2014 dal movi-
mento degli indignados di Madrid, Mélen-
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 21
Francia
chon osserva con attenzione quello che
succede oltre il conine. Tuttavia, secondo
Leïla Chaïbi, ex dirigente del Parti de gau-
che, i leader del partito non hanno capito
per tempo quello che stava succedendo a
place de la République. All’inizio della mo-
bilitazione, Chaïbi è stata contattata da
Ruin per la sua esperienza politica. “Ma
ho deciso di partecipare come semplice
cittadina”, sottolinea. Ha subito cercato di
coinvolgere i suoi compagni di partito, che
però ci hanno messo un bel po’ di tempo a
reagire. “Ho detto ai dirigenti del Pg che
stava succedendo qualcosa d’importante.
Qualcuno è venuto a dare un’occhiata. Ma
tutti erano convinti che fosse un movimen-
to di scarso valore: non era nato da un’ini-
ziativa del Pg e usciva dagli schemi abitua-
li. Adesso che funziona, sono tutti in
piazza”.
Verso le periferie
In questo movimento senza leader e dove
tutti parlano a titolo personale, Leïla Chaï-
bi percepisce “una grande attenzione a
non farsi strumentalizzare”. Marie-Pierre
Vieu, dirigente del Pcf, ne è consapevole.
“È naturale e non dobbiamo viverlo come
un ostacolo”, sottolinea. Poi aggiunge che
il movimento “sta rivitalizzando il dibatti-
to democratico” e che oggi bisogna capire
“come Nuit debout può contribuire a un
progetto politico comune”. Una domanda
che non avrà facilmente risposta, visto che
i militanti di Nuit debout per adesso sono
in grande maggioranza contrari all’idea di
dare uno sbocco politico al movimento.
Prima di addentrarsi in considerazioni
elettorali, alcuni attivisti vorrebbero che il
movimento, inora molto concentrato nelle
grandi città, si estendesse alle periferie e
alle zone rurali. L’hashtag #Banlieuesde-
bout (periferie in piedi) è apparso da qual-
che giorno su Twitter. Ma la sera dell’8 apri-
le nella place Jean-Jaurès di Montreuil, alla
periferia di Parigi, da dove era stato lanciato
l’appello, i manifestanti erano pochi. “Il
movimento è ancora molto parigino”, spie-
ga Almamy Kanoute, portavoce del colletti-
vo Emergence. “Perché si difonda in peri-
feria, è necessario che gli appelli arrivino
non da militanti, ma da cittadini comuni.
Bisogna spostarsi da Parigi verso le perife-
rie”. Per adesso le iniziative in questo senso
sono marginali. Prima ancora che politica,
la vera sida di Nuit debout è d’identità: de-
ve aprirsi al resto della società e uscire
dall’autoreferenzialità. u f
22 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
L’opinione
Imparare da Madrid
François Musseau, Libération, Francia
Nel 2011 gli indignados
spagnoli occupavano la
Puerta del Sol. Il confronto
con il movimento francese
a Francia cerca il suo 15M”,
“L ha scritto il 5 aprile sul sito
spagnole Debate 21 l’anali-
sta politico Eduardo Bayón. La sigla
15M fa riferimento al 15 maggio 2011, il
giorno in cui centinaia di giovani indi-
gnati si accamparono alla Puerta del
Sol, nel centro di Madrid, per protesta-
re contro i poteri politico-inanziari e i
loro “abusi”. Da allora 15M indica un
movimento sociale che ha catalizzato
la rivolta collettiva contro “gli attacchi
allo stato sociale” e “i diktat delle oli-
garchie”; indica la trasformazione di
una massa popolare in attore politico a
pieno titolo.
La Francia ha davvero trovato il suo
15M? Le analogie tra i due movimenti
sono evidenti: a Parigi, com’era succes-
so a Madrid, c’è una mobilitazione
spontanea, o comunque poco organiz-
zata, che s’ingrandisce in modo inatte-
so e si difonde in tutto il paese. Il movi-
mento Nuit debout è cominciato con
uno sciopero e cresce grazie alla parte-
cipazione quotidiana della gente. La
stessa cosa era successa con il 15M: po-
chi giorni dopo il presidio della Puerta
del Sol, la protesta aveva assunto una
dimensione nazionale, con l’occupa-
zione di altre piazze a Bilbao, Barcello-
na e Siviglia. In Francia come in Spa-
gna, un evento che sembra eimero di-
mostra di poter durare nel tempo e di-
venta un fenomeno importante.
Il paragone, però, si esaurisce qui. I
giovani madrileni avevano portato in
piazza le tende, s’erano installati in un
luogo simbolico (la Puerta del Sol è il
centro del paese) e ci erano rimasti per
settimane, creando un vero e proprio
accampamento, con i suoi quartieri, le
commissioni, i gruppi di militanti e i
meccanismi di sopravvivenza. Come ha
sottolineato il mensile spagnolo Diago-
nal, vicino agli indignados, Nuit debout
somiglia invece più al movimento Oc-
cupy Wall street, attivo a New York tra il
2011 e il 2012. In Francia la miccia che
ha innescato la mobilitazione è stata la
riforma del lavoro, mentre in Spagna le
proteste erano state la conseguenza di
un tracollo generale arrivato dopo la
crisi del 2008, con il crac immobiliare e
le sue terribili conseguenze sull’occu-
pazione. Nel 2002 il Partito popolare
aveva varato una riforma del lavoro si-
mile a quella presentata in Francia dal-
la ministra Myriam El Khomri, ma quel
provvedimento fu solo una delle cause
scatenanti.
Il caso Podemos
Il 9 aprile alla Puerta del Sol è stato or-
ganizzato un presidio per esprimere so-
lidarietà alle Nuit debout. Tra i manife-
stanti la sensazione era quella di essere
stati dei pionieri. Le persone in piazza
erano felici di veder nascere un movi-
mento simile in un paese vicino. E au-
guravano ai francesi di “trovare la loro
strada”. L’esperienza spagnola è emble-
matica: cinque anni dopo il 15M, conti-
nuano i dibattiti tra l’anima più intransi-
gente del movimento (comitati di quar-
tiere, collettivi sociali) e quanti, come i
militanti e i simpatizzanti di Podemos,
ritengono necessario trovare uno sboc-
co politico al malcontento difuso. Alle
elezioni legislative spagnole dello scor-
so dicembre questo giovane partito ha
ottenuto 69 seggi, diventando la terza
forza del paese. Ma paradossalmente il
suo successo ha generato anche insod-
disfazione: malgrado il brillante debut-
to elettorale, il partito di Pablo Iglesias
non è riuscito a convincere i socialisti a
formare una coalizione di sinistra. E la
Spagna oggi continua a vagare nel lim-
bo, senza un governo. u f
 Europa
Islanda UCRAINA
DoMInIC EBEnBIChLEr (rEUTErS/ConTrASTo)

Le dimissioni
La rabbia di Reykjavík del premier
Dopo una crisi politica durata
Reykiavík, 7 aprile 2016 mesi il premier Arsenij Jatsen-
juk si è dimesso. Jatsenjuk ha
accusato il presidente Petro
Porošenko, suo alleato di gover-
no, di aver provocato la crisi, ma
ha afermato che la sua forma-
MIGRANTI zione, il Fronte popolare, soster-
Dal Brennero rà una nuova coalizione con il
partito del presidente. L’incari-
a Idomeni
SPEnCEr PLATT (GETTy IMAGES)

co per formare il nuovo governo

è stato aidato a Volodimir
Violenti scontri tra i migranti e Grojsman. “Le dimissioni di Jat-
la polizia macedone sono scop- senjuk”, scrive il sito Lb, “han-
piati il 10 aprile nei pressi del no fatto passare in secondo pia-
campo profughi di Idomeni, in no lo scandalo delle società
Grecia, dopo che alcune centi- ofshore del presidente, portato
naia di persone avevano tentato alla luce dai Panama papers, e le
Le rivelazioni dei Panama papers continuano a scuotere
di passare la frontiera con la Ma- richieste per aprire un procedi-
cedonia. Le forze dell’ordine l’Islanda. Secondo Morgunblaðið, sono circa seicento i
mento di impeachment nei suoi
macedoni hanno usato gas lacri- clienti islandesi della Mossack Fonseca, la società confronti”.
mogeni e proiettili di gomma. panamense specializzata in elusione iscale al centro dello
Secondo Medici senza frontiere, scandalo. Il nuovo premier, Sigurður Ingi Jóhannsson (che
circa trenta persone sono rima- ha preso il posto del dimissionario Sigmundur Davíð

oGnEn TEoFILoVSKI (rEUTErS/ConTrASTo)

ste ferite dai proiettili di gom- Gunnlaugsson), ha dichiarato al quotidiano che “cercherà
ma, riferisce Kathimerini. Do-
di capire se è possibile impedire agli islandesi di avere dei
po le violenze, il premier greco
Alexis Tsipras ha accusato Skop- conti nei paradisi iscali”. Intanto, però, davanti al
je di “essere una vergogna per parlamento di reykjavík le proteste continuano. Il 9 aprile
l’Europa”. Intanto il governo di seimila persone hanno manifestato per chiedere nuove
Atene sta cercando di convince- elezioni, la revisione delle quote di pesca, l’applicazione
re i circa quattromila migranti e della costituzione partecipativa adottata nel 2012, e mai
rifugiati accampati nel porto del applicata, e l’adesione all’Unione europea, il cui negoziato
Pireo a recarsi nei centri di acco-
è stato abbandonato nel 2015. u
glienza, lasciando così le ban- IN BREVE
chine libere in previsione Macedonia Il 12 aprile il presi-
dell’alusso di turisti che parti- dente Gjorge Ivanov ha ordinato
ranno per le isole dell’Egeo in PAESI BASSI ropeo. Il referendum ha dato vo- la chiusura di un’inchiesta con-
occasione della Pasqua ortodos-
sa, il 1 maggio. All’altro estremo
Referendum ce alla rabbia dei cittadini, ma
non è servito da valvola di sfogo.
tro i politici coinvolti in uno
scandalo di intercettazioni ille-
della rotta balcanica, il 12 aprile euroscettico E ora il circolo vizioso dell’euro- gali. Centinaia di persone sono
l’Austria ha annunciato che in- scetticismo rischia di allargar- scese in piazza a Skopje per pro-
trodurrà controlli più severi al In un referendum che si è svolto si”. Com’era prevedibile, il voto testare (nella foto). L’Unione eu-
valico del Brennero (nella foto) il 6 aprile, gli olandesi hanno è stato seguito con attenzione ropea ha deinito la misura con-
dal 1 giugno per fermare i profu- bocciato l’accordo di associazio- anche in Ucraina. “Il vero moti- traria allo stato di diritto.
ghi in arrivo dall’Italia. I lavori ne siglato nel 2014 tra l’Unione vo della vittoria del no è la pro- Armenia-Azerbaigian I go-
per la costruzione dei posti di europea e l’Ucraina. Il referen- paganda antiucraina in corso da verni dei due paesi si sono accu-
controllo sono già cominciati. dum, che è stato richiesto dal mesi. Molti olandesi non sanno sati reciprocamente di aver vio-
Le autorità italiane si sono rivol- movimento euroscettico Geen- nemmeno dove sia Kiev”, scrive lato la tregua nel nagorno-Kara-
te alla Commissione europea Peil e avrà solo valore consulti- la Ukrainska Pravda. “Ma non bakh. Il bilancio degli scontri re-
chiedendo di “far rispettare i va- vo, ha portato alle urne il 32 per ci si può limitare a queste spie- centi è salito a 92 vittime.
lori fondamentali dell’Unione”, cento degli elettori, suicienti a gazioni: bisogna prendere atto Belgio L’8 aprile la polizia ha ar-
scrive Der Standard, che ricor- garantirne la validità. “Con il che si tratta di una lezione per il restato Mohamed Abrini, ricer-
da come il Brennero sia il princi- voto”, scrive De Volkskrant, nostro paese. Dobbiamo fare ra- cato per gli attentati del 13 no-
pale punto di transito per le “gli olandesi hanno alimentato i pidamente le riforme e combat- vembre a Parigi e del 22 marzo a
merci attraverso le Alpi. dubbi sul futuro del progetto eu- tere la corruzione”. Bruxelles.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 23

 Europa
David Cameron a Bruxelles, il 16 marzo 2016
YvES HERMAN (REUTERS/CONTRASTO)
I britannici indignati
per le tasse di Cameron
The Guardian, Regno Unito
Il primo ministro britannico è in
diicoltà per le rivelazioni dei
Panama papers. Ma il vero
problema sono le regole di un
sistema che favorisce gli
interessi dei più ricchi
“S
empre la ricchezza”. Era que-
sto il primo requisito di ido-
neità per ricoprire una carica
di governo secondo lord Sa-
lisbury, leader conservatore di sangue blu
che ebbe la fortuna di governare in un’epo-
ca in cui gli interessi di classe potevano es-
sere perseguiti senza imbarazzi. Dopo lo
scandalo dei Panama papers, e le polemi-
che sulla famiglia e le tasse del premier bri-
tannico David Cameron, la sensazione è
che ancora una volta il potere e la ricchezza
vadano a braccetto.
Dopo giorni di parziali e riluttanti rivela-
zioni, Cameron si è deciso a fare quello che
aveva promesso nel 2012: ha reso pubbliche
le sue dichiarazioni dei redditi. Ma ci sono
ancora delle domande a cui sarà chiamato a
rispondere. In particolare dovrà chiarire se
le 200mila sterline ricevute in dono dalla
24 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
madre erano il frutto di investimenti fatti
nell’isola di Jersey e dovrà rivelare chi bene-
icerà in futuro della parte, ancora scono-
sciuta, della fortuna del padre che resta
domiciliata nel paradiso iscale della Mani-
ca. Se risponderà in maniera soddisfacente,
Cameron potrà legittimamente sostenere
che le donazioni tra genitori e igli sono una
consuetudine in uso tra le classi abbienti
per ridurre le imposte di successione, e po-
trà – altrettanto legittimamente – sostenere
che non è responsabile di come suo padre si
è arricchito. In ogni caso, la sua immagine
pubblica rischia di essere danneggiata: sia
per i suoi interessi in investimenti ofshore,
sconosciuti ai contribuenti della classe me-
dia britannica, sia perché, per una settima-
na, si è comportato come chi ha qualcosa da
nascondere.
Interessi occulti
Che queste macchie spariscano o meno, la
domanda centrale è se la ricchezza occulta
dell’élite stia condizionando la politica bri-
tannica. Il Regno Unito forse non ha una
classe dirigente di ladri come quella sma-
scherata dai Panama papers in altri paesi,
ma la politica può essere compromessa an-
che se i suoi leader non sono corrotti. Alcuni
inanziatori dei tory citati nei documenti
oggi siedono nella camera dei lord. Nel
2013, poi, Cameron aveva scritto una lettera
all’Unione europea, tornata a galla nei gior-
ni scorsi, in cui, in modo indiretto ma piut-
tosto esplicito, invitava Bruxelles alla cau-
tela nell’imporre la trasparenza ai patrimo-
ni inanziari. Oggi, inine, sappiamo che il
funzionario dell’agenzia delle entrate bri-
tannica incaricato dal primo ministro di ri-
vedere le regole sull’elusione iscale, in pas-
sato è stato socio di uno studio legale che fa
consulenze per investimenti ofshore, tra
cui il fondo Blairmore di Ian Cameron, il
defunto padre di David.
Tutto questo raforza la sensazione sgra-
devole di una difusa complicità ai vertici di
una società in cui la disuguaglianza è ormai
fuori controllo. Le sofisticate operazioni
ofshore dello studio panamense Mossack
Fonseca sono solo gli eccessi più grotteschi
di un’economia dove tutte le regole sono
scritte per dare di più a chi ha già molto.
Prendiamo il settore immobiliare. Molte
delle società di comodo citate nei Panama
papers sono state create per permettere ad
alcuni ricchi cittadini stranieri di comprare
case a Londra, in un mercato dove molti si
arricchiscono anche senza fare nulla di
sconveniente. Dalla dichiarazione dei red-
diti del primo ministro, per esempio, emer-
ge che i Cameron ricevono una rendita tre
volte e mezzo più alta del salario mediano
nazionale dall’aitto di una casa nella zona
ovest della città. Nessuno rinuncerebbe a
quei soldi se avesse una casa vuota. Ma il
rischio è che questo sistema faccia perdere
di vista gli interessi dei soggetti più deboli
nel mercato immobiliare.
Una proposta di legge sulla casa in di-
scussione alla camera dei lord ampliicherà
i difetti di un sistema immobiliare che
nell’ultima generazione ha prodotto risul-
tati disastrosi per i poveri. L’edilizia popola-
re sarà di nuovo penalizzata con l’estensio-
ne del right to buy, il diritto di prelazione che
concede ai residenti la possibilità di acqui-
stare il proprio alloggio a prezzo scontato.
Le liste per le case popolari si allungheran-
no ancora e, con le risorse che continuano a
spostarsi dall’edilizia popolare all’acquisto
delle case e agli aitti privati, la bolla immo-
biliare tornerà a goniarsi. Altre buone noti-
zie per i proprietari. In questo caso il proble-
ma non è la corruzione, ma il perseguimen-
to occulto degli interessi di una classe con-
tro quelli di un’altra. Un programma di cui
lord Salisbury andrebbe iero. u fas
 Africa e Medio Oriente
Dopo un bombardamento saudita a Sanaa, il 23 marzo 2016
KhALeD ABDULLAh (ReUteRS/CONtRAStO)
Una tregua fragile
nello Yemen
Laura Rozen, Al Monitor, Stati Uniti
I ribelli houthi e i sauditi
hanno deciso di fermare i
combattimenti, alimentando la
speranza che i colloqui di pace
possano portare a una soluzione
politica del conlitto
li Stati Uniti e le Nazioni Unite
G hanno accolto con favore la no-
tizia della tregua nello Yemen,
entrata in vigore alla mezza-
notte dell’11 aprile, e hanno chiesto a tutte
le parti coinvolte d’impegnarsi, in occasio-
ne dei colloqui di pace che si aprono in Ku-
wait il 18 aprile, per trovare una soluzione
politica al conlitto che si protrae da un an-
no. “Lo Yemen non si può permettere di
perdere altre vite umane”, ha dichiarato
l’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen,
Ismail Ould Cheikh Ahmed. La tregua è
fondamentale per consentire la distribuzio-
ne di aiuti umanitari alla popolazione. L’80
per cento degli yemeniti ne ha bisogno per
sopravvivere.
Nonostante le violazioni che si sono re-
gistrate già nel corso del primo giorno, la
tregua estesa a tutto il territorio nazionale
26 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
continua a reggere. Nelle ultime settimane
c’era stata una considerevole diminuzione
della violenza, grazie ai negoziati che si era-
no svolti dietro le quinte tra i sauditi e i ri-
belli houthi con l’obiettivo di ridurre gli
scontri sul conine tra Yemen e Arabia Sau-
dita. Questo timido passo in avanti nella
soluzione del conlitto avviene alla vigilia
della visita del presidente statunitense Ba-
rack Obama in Arabia Saudita, prevista per
il 21 aprile, per svolgere consultazioni con i
sauditi e con i leader del Consiglio di coope-
razione del Golfo.
Segnali positivi
I contatti tra i sauditi e gli houthi hanno avu-
to una svolta nelle ultime settimane, por-
tando a un parziale cessate il fuoco sul con-
fine tra Arabia Saudita e Yemen, che ha
creato le condizioni per il rilancio dei collo-
qui di pace e per l’estensione del cessate il
fuoco a tutto il territorio yemenita.
Diversi funzionari statunitensi hanno
confermato che Washington è cautamente
ottimista sulla possibilità che ci siano dei
veri progressi durante i colloqui di pace per
lo Yemen in Kuwait, presieduti da Cheikh
Ahmed e dalla sua squadra delle Nazioni
Unite. “Cheikh Ahmed spera che si arrivi a
una soluzione concreta, che possa tradursi
in un accordo su una transizione politica,
per fare un vero passo in avanti”, ha dichia-
rato un funzionario statunitense che ha
chiesto di rimanere anonimo.
Secondo l’esperto di Yemen Adam Ba-
ron, questo nuovo tentativo di riportare la
pace ha maggiori possibilità rispetto ai col-
loqui che si sono svolti in passato, ma è an-
cora molto incerto e potrebbe subire un ra-
pido capovolgimento. “Ci sono segnali di
una maggiore volontà di fare in modo che le
cose possano spostarsi dal piano militare a
quello politico”, ha riferito Baron durante
un’intervista telefonica dal Libano. “Ma la
situazione è ancora molto precaria. L’esito
dipende dalla tenuta della tregua e dal risul-
tato dei colloqui di pace in Kuwait. Qualsia-
si attenuazione del conlitto potrebbe ribal-
tarsi in un attimo, e se ciò dovesse accadere,
la crisi si aggraverebbe”, ha detto ancora
Baron. “Ma questa potrebbe essere un’op-
portunità per far andare le cose nella dire-
zione giusta” . u gim
Da sapere
Cinque anni di crisi
Gennaio 2011 Sull’onda delle rivolte arabe
cominciano le proteste contro il presidente Ali
Abdullah Saleh, al potere da 33 anni.
Febbraio 2012 Saleh si dimette.
Settembre 2014 I ribelli sciiti houthi prendono
il controllo della capitale Sanaa.
Febbraio 2015 Il presidente Abd Rabbo
Mansur hadi scappa ad Aden. Gli houthi
cominciano l’avanzata verso il sud del paese.
Marzo Una coalizione di paesi arabi guidata
dall’Arabia Saudita lancia un’operazione
militare contro gli houthi.
Novembre hadi torna ad Aden, riconquistata
dalle forze governative.
Dicembre In Svizzera si tengono i colloqui di
pace tra il governo e gli houthi.
11 aprile 2016 entra in vigore la tregua.
18 aprile Nuovi colloqui di pace in Kuwait.
 Egitto-Arabia Saudita SIRIA

REFERENDUM ED ELEZIONI
Certezze
e incognite
u L’11 aprile è cominciato un re-
ferendum di tre giorni (nella fo-
to) sul futuro amministrativo
della regione del Darfur, nel
Sudan occidentale, tredici anni
dopo l’inizio di un conlitto che
ha causato 300mila morti. Gli
elettori devono decidere se il
Darfur, ora diviso in cinque par-
ti, deve tornare a essere un’uni-
ca regione, come prima del
1994. Il voto è l’ultima tappa
prevista dall’accordo di Doha
del 2011 per la pace in Darfur.
u È in corso il conteggio dei voti
delle presidenziali che si sono
svolte il 10 aprile in Ciad e che
dovrebbero assicurare un quinto
mandato a Idriss Déby, al potere
da 26 anni. Le elezioni si sono
svolte in un clima teso: la sicu-
rezza è stata raforzata, le prote-
ste sono state vietate e diversi
attivisti sono stati incarcerati.
u Sono in attesa dei risultati
elettorali anche gli abitanti delle
Comore, andati alle urne il 10
aprile per il secondo turno delle
presidenziali. I candidati erano
l’attuale vicepresidente, il go-
vernatore dell’isola Grande Co-
more e l’autore del colpo di stato
MOHAMMED ELSHAMY (ANADOLU AGENCY/GETTY IMAGES)
Negoziati
Le isole del vicino tra gli scontri
Il 13 aprile a Ginevra sono rico-
minciati i negoziati per la pace
in Siria. Nello stesso giorno nei
territori controllati da Damasco
si sono svolte le elezioni per il
rinnovo del parlamento, consi-
derate illegittime dall’opposi-
zione e dalla comunità interna-
zionale, scrive Al Bawaba. In-
tanto continuano i combatti-
menti, soprattutto intorno ad
Aleppo. L’11 aprile il gruppo Sta-
to islamico ha riconquistato Al
Rai, nel nord del paese, presa
dai ribelli quattro giorni prima.
IN BREVE
Durante una visita di cinque giorni al Cairo, re Salman Madagascar Il 10 aprile il pre-
dell’Arabia Saudita ha annunciato una serie d’investimenti sidente Hery Rajaonarimam-
in Egitto. Tra questi la costruzione di un ponte sul mar pianina ha nominato premier
Rosso per collegare i due paesi. Ma la decisione del Cairo Olivier Solonandrasana. Prende
di cedere all’Arabia Saudita la sovranità di Tiran e Sanair, il posto di Jean Ravelonarivo.
Nigeria Secondo un rapporto
due isole (sotto il controllo egiziano dal 1950) su cui
dell’Unicef presentato il 12 apri-
dovrebbe passare il ponte, ha sollevato molte critiche sui
le, Boko haram impiega sempre
social network. Il governo è stato accusato di aver venduto più spesso bambini per i suoi at-
le isole, svelando la debolezza del paese. L'accordo dovrà tentati suicidi. Nel 2015 sono
essere ratiicato dal parlamento, e alcuni deputati sono stati registrati 44 casi, contro i
pronti a respingerlo, nota il Daily News Egypt. u quattro del 2014.
Da New York Amira Hass
Una passeggiata al parco
In una domenica fredda ma co. La gente faceva picnic sul torale di Bernie Sanders. Ci
soleggiata abbiamo fatto una prato. In un piccolo spiazzo al- hanno detto che presto ci sa-
splendida passeggiata cuni ragazzi praticavano gin- rebbe stato un incontro con il
nell’East village, al momento nastica e breakdance. Poco candidato. Ci andrò appena
meno gentriicato del West vil- lontano, due donne stavano in avrò inito di scrivere il pezzo

del 1999, che aveva poi guidato
il paese per sette anni. Il voto è
stato segnato da incidenti, so-
prattutto nell’isola di Anjouan.
u In Gibuti, dove si è votato l’8
aprile, è stato riconfermato il
presidente uscente Ismail Omar
Guelleh, al potere dal 1999, che
ha ottenuto un quinto mandato
con l’87 per cento dei voti. L’op-
posizione ha denunciato diverse
violazioni dei diritti umani.
lage, dove risiedo (temporane-
amente).
Dopo un po’ siamo arrivati
al parco di Tompkins square,
costruito su una palude all’ini-
zio dell’ottocento. La terra, di
proprietà dei primi coloni
olandesi, fu venduta a Daniel
Tompkins, che poi diventò go-
vernatore di New York e vice-
presidente. Ero afascinata
dall’atmosfera allegra del par-
piedi davanti a dei tavolini e ri-
empivano piatti di plastica con
cibo caldo per poi consegnarli
alle persone in ila: pasti gratis
per i bisognosi, quasi tutti neri,
che dopo aver preso il piatto si
sedevano a mangiare lì vicino.
Abbiamo continuato a pas-
seggiare ino a quando siamo
stati avvicinati da una donna e
da un uomo sulla cinquantina,
volontari della campagna elet-
che state leggendo. L’uomo ha
detto di essere un socialista e
ci ha raccontato che molti anni
fa, quando aveva incontrato
per la prima volta il senatore
Sanders, aveva deciso di ofrir-
si volontario per aiutarlo.
Mentre pronunciava la parola
“socialista” ha abbassato il to-
no della voce, accompagnan-
dola però con un sorriso ampio
e malizioso. u as

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 27

 Americhe
Il gay pride a Miami, il 10 aprile 2016
LyNNE SLaDky (aP/aNSa)
Attacco ai diritti dei gay
negli Stati Uniti
Katy Steinmetz, Time, Stati Uniti
Il North Carolina e il Mississippi
hanno approvato delle leggi che
colpiscono i diritti di omosessuali
e transgender. È una reazione
alla legalizzazione dei matrimoni
gay, avvenuta nel 2015
a sentenza della corte suprema
L degli Stati Uniti che, a giugno del
2015, ha legalizzato in tutto il pae­
se i matrimoni tra persone dello
stesso sesso, avrebbe dovuto mettere ine
alla battaglia sui diritti lgbt. Ma non è stato
così. Meno di un anno dopo, molti stati sono
divisi su una valanga di nuove leggi in mate­
ria. Secondo il gruppo Human rights cam­
paign, nel 2016 sono state presentate più di
duecento proposte di legge che i difensori
dei diritti lgbt considerano omofobe. La
legge più discussa è quella approvata alla
ine di marzo in North Carolina, che impo­
ne alle persone transgender di usare bagni
e spogliatoi che corrispondano al loro sesso
di nascita. I provvedimenti proposti hanno
forme e obiettivi diversi, ma sono quasi
sempre una reazione dei conservatori a due
tendenze in corso nel paese.
28 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
La prima riguarda il fatto che oggi il 60
per cento degli statunitensi è favorevole ai
matrimoni gay, il dato più alto mai registra­
to. Ma molti restano fortemente contrari: la
sentenza della corte suprema ha dato nuo­
va energia a questo gruppo nutrito, anche
se in declino, e ha spinto i legislatori di alcu­
ni stati a reagire proponendo leggi sulla li­
bertà religiosa che spesso colpiscono i dirit­
ti di omosessuali e transgender.
Rapporti riservati
Il secondo motivo per cui si parla molto di
queste leggi è legato alla crescente visibilità
delle persone transgender. Emarginate a
lungo perino nel movimento lgbt, stanno
assumendo un ruolo sempre più rilevante
nella cultura statunitense e stanno lottando
per ottenere maggiori tutele. E spesso le au­
torità federali interpretano alcune leggi
esistenti in loro favore. Questa tendenza è
accolta con rabbia da alcuni politici locali.
Un parlamentare del South Dakota ha dei­
nito i transgender un “virus sfuggito al con­
trollo”. Questo linguaggio ricorda gli anni
settanta, quando la crescita del movimento
gay portò alcuni estremisti a sostenere che
gli omosessuali volevano “reclutare” i bam­
bini. Fino a metà degli anni settanta molti
nella comunità medica classificavano
l’omosessualità come una malattia. “Le
persone transgender non sono mai state
così visibili”, dice Rebecca Isaacs dell’Equa­
lity federation. “È un fatto positivo, ma ha
spinto l’opposizione a mostrare i denti”.
In North Carolina le discussioni su qua­
le bagno debbano usare le persone trans­
gender sono cominciate a febbraio, quando
Charlotte, la città più grande dello stato, ha
approvato una normativa contro la discri­
minazione delle persone lgbt. Poco dopo il
parlamento statale ha annullato quelle tu­
tele (e quelle in vigore in una decina di altre
città), afermando in sostanza che la lotta
alle discriminazioni è di pertinenza dello
stato. Ma la cosa che salta all’occhio leggen­
do il testo della nuova legge statale è l’espli­
cito ordine di usare bagni corrispondenti al
“sesso biologico”.
Il dipartimento di giustizia e la commis­
sione governativa per le pari opportunità
sul lavoro hanno ribadito in vari decreti che
impedire alle persone transgender di usare
il bagno corrispondente alla loro identità di
genere è una forma di discriminazione ses­
suale. Il dipartimento dell’istruzione ha
difuso linee guida simili, in cui si aferma
che bisogna rispettare l’identità di genere
degli studenti. Spesso i politici locali che
sostengono leggi simili a quella approvata
in North Carolina rispondono afermando
di voler opporre resistenza all’ingerenza
dello stato federale e alla “promiscuità tra
ragazze e ragazzi”.
In North Carolina gli attivisti per i diritti
lgbt chiedono allo stato non solo di abroga­
re la legge ma di andare oltre, aggiungendo
tutele speciiche relative all’orientamento
sessuale e all’identità di genere nelle leggi
contro la discriminazione. Il 13 aprile Pat
McCrory, il governatore dello stato, ha
aperto alla possibilità di modiicare la leg­
ge. Ma non c’è da aspettarsi che queste bat­
taglie iniscano presto. Il 30 marzo il senato
del Mississippi ha varato il Protecting free­
dom of conscience from government di­
scrimination act (legge per la protezione
della libertà di coscienza dalla discrimina­
zione del governo federale). La legge per­
mette alle organizzazioni religiose di non
prestare servizi agli omosessuali e ai trans­
gender. Nel testo si aferma, tra le altre co­
se, che il genere è determinato alla nascita,
che lo stato deve tutelare chi crede che il
matrimonio sia l’unione tra un uomo e una
donna e che i “rapporti sessuali” sono riser­
vati solo alle persone sposate. u fp
BRASILE
Perù STATI UNITI

Verso il voto Cuzco, 11 aprile 2016

Il paradiso
decisivo è a casa
Dopo ore di discussione, l’11 Dopo la pubblicazione dei Pana-
aprile una commissione parla- ma papers molti sono rimasti
mentare si è espressa a favore sorpresi dal fatto che tra i docu-
della procedura di destituzione menti non spuntassero i nomi di
della presidente Dilma cittadini statunitensi. “Ma la ra-
JANINe COSTA (ReUTeRS/CONTRASTO)

Roussef, accusata di irregolari- gione è semplice”, scrive New

tà nel bilancio del 2014. La ca- Republic. “In gran parte degli
mera dei deputati comincerà a Stati Uniti aprire una società di
discutere il destino della presi- comodo per nascondere la pro-
dente il 15 aprile. Per far passare pria ricchezza è particolarmente
la messa in stato d’accusa occor- facile. Ogni anno nel paese ven-
re il voto dei due terzi dei depu- gono create due milioni di so-
tati (342 su 513). Roussef ha ac- cietà, e nella maggior parte dei
cusato il vicepresidente Michel casi per farlo non serve neanche
Temer, che in caso di destituzio- Keiko Fujimori al ballottaggio un documento d’identità”. Una
ne le subentrerà alla guida del Al primo turno delle elezioni presidenziali del 10 aprile Keiko Fuji- giornalista del sito Fusion è riu-
paese ino alle elezioni del 2018, mori, iglia dell’ex dittatore Alberto Fujimori (presidente del Perù scita ad aprire una società di co-
di essere uno dei cospiratori che dal 1990 al 2000), ha ottenuto il 39,8 per cento dei voti. Al ballottag- modo in Delaware intestata al
tramano contro di lei. Di certo gio, il prossimo 5 giugno, Fujimori afronterà l’ex banchiere Pedro suo gatto. “Queste società pos-
Temer “parla del futuro del Bra- Pablo Kuczynski, che ha avuto il 20,9 per cento dei consensi. La can- sono servire a evadere le tasse
sile come se la camera avesse didata di sinistra, Verónika Mendoza, si è fermata al 18,8 per cento ma anche a riciclare denaro o a
già approvato la messa in stato delle preferenze. “Il paese è diviso tra fujimoristi e antifujimoristi”, coprire le attività di potenziali
d’accusa di Roussef ”, scrive la scrive Infolatam. Secondo La República, “l’ago della bilancia sa- terroristi”.
Folha de S.Paulo. Il 12 aprile il ranno soprattutto gli elettori di sinistra”.
Partido progressista (Pp), che fa
parte della coalizione di mag-
gioranza, ha annunciato che vo-
terà a favore. Stati Uniti
COLOMBIA
Operazione simpatia
Bogotá
arcobaleno Time, Stati Uniti
Ted Cruz, il senatore candidato alle
“Qualche anno fa legalizzare il
primarie repubblicane in vista delle
matrimonio tra persone dello
stesso sesso in Colombia sem- presidenziali, aveva cominciato la IN BREVE
brava una cosa irrealizzabile. Fi- campagna elettorale con una strategia Canada L’11 aprile Bruce Shi-
no al 1980, infatti, il codice pe- semplice: attaccare l’establishment sheesh, capo della comunità in-
nale puniva con il carcere la so- repubblicano e conquistare i voti dei digena di Attawapiskat, nella
domia”, scrive Semana. Ma il 7 conservatori frustrati e indignati con i provincia dell’Ontario, ha pro-
aprile la corte costituzionale, politici. Ma poi qualcosa è cambiato, clamato lo stato d’emergenza
con sei voti a favore e tre contra- dopo che undici persone hanno
scrive Time. L’ascesa di Donald
ri, ha stabilito che le coppie tentato il suicidio in un solo
omosessuali potranno sposarsi. Trump ha spaventato i leader del partito, che hanno giorno. Nella località sono stati
La Colombia è diventata così il cominciato a vedere Cruz come un possibile argine alla registrati altri cento casi da set-
quarto paese latinoamericano, vittoria dell’imprenditore miliardario. Di conseguenza tembre del 2015. La comunità
dopo l’Argentina, il Brasile e Cruz ha cambiato il tono della sua campagna: nelle ultime vive in povertà e ha un’aspettati-
l’Uruguay, ad approvare le noz- settimane ha lanciato molti appelli all’unità e sta cercando va di vita inferiore al resto della
ze tra persone omosessuali (so- popolazione.
di allargare la sua base elettorale, rivolgendosi alle donne e
no legali anche a Città del Mes- Venezuela L’11 aprile la corte
sico). Nel 2015 la corte colom-
ai latinos. Ma nel partito molti restano scettici su Cruz, e suprema ha invalidato una legge
biana aveva stabilito che le cop- qualcuno pensa che alla convention di luglio i repubblicani di amnistia dei prigionieri politi-
pie gay hanno il diritto di adot- potrebbero provare a eleggere un terzo candidato più ci approvata dall’assemblea na-
tare dei bambini. gradito ai leader del partito. u zionale alla ine di marzo.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 29

 Asia e Paciico
Hong Kong perde
il suo giornale
Heather Timmons e Zheping Huang, Quartz, Stati Uniti
Il colosso cinese del commercio
online Alibaba ha comprato il
South China Morning Post,
fonte preziosa per le notizie sulla
Cina. E ofre denaro ai redattori
perché non se ne vadano
al 5 aprile il South China Mor-
D ning Post (Scmp), lo storico
quotidiano di Hong Kong, ap-
partiene ad Alibaba. I dirigenti
dell’azienda, che domina il mercato del
commercio online in Cina, hanno annun-
ciato di voler usare il giornale per contrasta-
re quella che deiniscono “la tendenza dei
mezzi d’informazione occidentali a rappre-
sentare in modo negativo la Cina”.
I mezzi d’informazione cinesi sono sot-
toposti a censura e spesso usati come mezzi
di propaganda del Partito comunista. I di-
pendenti dell’Scmp e i lettori temono quin-
di che il giornale, con un secolo di storia alle
spalle, possa diventare un megafono di Pe-
chino. A partire dai primi di novembre,
quando è stato annunciato il cambio di pro-
prietà, almeno 17 giornalisti della redazione
si sono licenziati e, secondo quanto riferito
AnTHony WALLACE (AfP/GETTy IMAGES)
30 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
da alcuni impiegati, oggi al giornale ci sono
circa trenta posizioni vacanti. Per arginare
le defezioni il fondatore di Alibaba, Jack
Ma, e l’ex proprietario del giornale, Robert
Kuok, stanno ofrendo di tasca loro “regali
in contanti” ai dipendenti e ai collaboratori
a tempo pieno. Una lettera inviata ai dipen-
denti del 5 aprile annunciava l’iniziativa, e
l’amministratore delegato Robin Hu speci-
icava che l’ammontare del “regalo” sareb-
be stato adeguato all’anzianità di servizio.
Persone informate su questi pagamenti
hanno riferito che gli assunti da meno di
due anni hanno ricevuto premi superiori a
cinquemila dollari di Hong Kong (570 euro)
mentre i più anziani hanno avuto ino a un
massimo di 15mila dollari (1.700 euro). Se
in termini assoluti queste cifre possono
sembrare esigue, per un giornalista locale
sono cifre notevoli. Inoltre, a diversi capo-
redattori e dirigenti sono stati oferti consi-
stenti premi di produttività. Un portavoce
dell’azienda ha spiegato che “lo scopo di
questi premi è duplice: sono un incentivo a
dare il meglio e al tempo stesso servono a
trattenere redattori fondamentali”.
Se è vero che negli ultimi anni le acquisi-
zioni delle testate giornalistiche hanno avu-
to come priorità il taglio radicale dei costi
Hong Kong, dicembre 2015
rispetto alla tutela dei redattori, è anche ve-
ro che i bonus per trattenere i talenti miglio-
ri non sono una novità.
Contemporaneamente Alibaba ha ri-
mosso dal sito dell’Scmp il paywall, lascian-
do libero accesso a tutti i contenuti. Come
per tante altre testate giornalistiche, negli
ultimi anni i ricavi dell’Scmp sono diminu-
iti, molti dipendenti non hanno ricevuto il
premio annuale che di solito viene distribu-
ito alla ine di gennaio e per chi l’ha avuto il
premio è stato comunque ridotto. Il South
China Morning Post ha precisato che “da
dicembre il ricambio dei redattori è stato
minimo” e che le posizioni vacanti al gior-
nale “includono una serie di igure nuove,
in linea con l’impegno del gruppo Alibaba
di investire nella redazione”.
Una nuova fase
La lettera mandata ai dipendenti il 5 aprile
parlava di “una nuova fase” per il giornale e
diceva che Alibaba con le sue “abbondanti
risorse” avrebbe aiutato il quotidiano nella
sua “decisa avanzata nel digitale”. La lette-
ra spiegava anche in che modo il giornale
avrebbe raccontato le notizie sulla Cina e su
Hong Kong: “Crediamo che la posizione
unica dell’Scmp come fonte d’informazio-
ne sulla Cina diventerà ancora più impor-
tante. Anche se l’economia cinese sta en-
trando in una fase di assestamento, la sua
crescita su scala internazionale è inarresta-
bile. E mentre aumenta la sua importanza a
livello globale, la richiesta di un’informa-
zione oggettiva, intelligente e approfondita
diventerà sempre maggiore”. A Hong Kong
“continueremo a concentrarci sulle que-
stioni locali”, proseguiva la lettera, citando
la linea “un paese, due sistemi” come “uno
sviluppo fondamentale” per il futuro della
città.
Pechino ha bloccato l’accesso ai siti di
gran parte dei mezzi d’informazione occi-
dentali che avevano pubblicato critiche ad
alcuni alti esponenti del governo, alle loro
famiglie o alla direzione presa dall’econo-
mia cinese. Sotto la morsa imposta dal pre-
sidente Xi Jinping è diventato ormai dii-
cile per i giornalisti stranieri ottenere visti
per la Cina, interviste con esponenti delle
istituzioni o anche solo parlare con uomini
d’afari e privati cittadini. Tra i redattori
che negli ultimi giorni hanno lasciato il
South China Morning Post c’è anche una
storica irma delle pagine culturali che pe-
rò, fa sapere il giornale, “continuerà a col-
laborare”. u ep
 Giappone cIna-cOrea del nOrd

cambio
Hiroshima aspetta Obama di tono
JORGe SILVA (ReuTeRS/CONTRASTO)

Si alzano i toni tra la Cina e la

Corea del Nord. Il quotidiano ci-
nese ilogovernativo Renmin
Ribao ha deinito Pyongyang
“una crescente minaccia” per la
Cina, aggiungendo che l’insta-
bilità nella penisola coreana ri-
cOrea del sud schia di farla precipitare in uno
Governo “scenario siriano”. L’ultimo mo-
tivo di frizione è stata la fuga in
zoppo
KyODO (ReuTeRS/CONTRASTO)

Corea del Sud di tredici nordco-

reani (il titolare e dodici came-
Secondo gli exit poll sulle ele- riere di un ristorante a Ningbo,
zioni del 13 aprile commissiona- in Cina). A quanto pare il gruppo
ti da due emittenti tv, il partito ha raggiunto la Corea del Sud
Saenuri avrebbe perso la mag- regolarmente, mentre di solito
gioranza in parlamento, scrive le autorità cinesi rimpatriano i
il Korea Herald. Pur rimanen- cittadini nordcoreani in fuga.
do di poco in vantaggio sul par- Solo cinquanta minuti e nessun incontro con i sopravvissu-
un episodio a cui il governo di
tito Minju (all’opposizione) il ti: la visita di John Kerry al memoriale di Hiroshima, la pri-
Seoul ha dato insolitamente
partito della presidente Park ma di un segretario di stato statunitense, ha deluso gli hi- ampio risalto. Secondo NK
Geung-hye (nella foto) potrebbe bakusha, le vittime della bomba atomica sganciata sulla News si è trattato di una scelta
ottenere tra 120 e 143 seggi su città il 6 agosto del 1945. La visita, a margine del vertice strumentale, anche se vana, in
un totale di trecento. Per il Sae- dei ministri degli esteri del G7, è stata comunque un even- vista delle elezioni generali del
nuri il voto era decisivo per raf- 13 aprile in Corea del Sud.
to epocale e ha acceso le speranze in una possibile visita di
forzare la posizione di Park e
spianare la strada alla riforma Barack Obama a ine maggio, in occasione del G7 dei capi
del lavoro e a quella dell’econo- di stato e di governo. “Tutti dovrebbero venire a Hiroshi-
mia. Il governo è sotto accusa ma, spero che anche il presidente lo faccia”, ha detto Ker-
per l’aumento della disoccupa- ry. Secondo un alto funzionario di Tokyo, scrive il Nikkei
zione, soprattutto giovanile, e Shimbun, le parole di Kerry implicano che la visita di
dei debiti delle famiglie.
SIVARAM V (ReuTeRS/CONTRASTO)

Obama ci sarà.u Nella foto John Kerry al memoriale della

pace. Hiroshima, 11 aprile 2016
HOnG kOnG

dalla piazza IndIa ni leader studenteschi accusati

alla politica Il successo di sedizione e prosegue con le-
zioni pubbliche sulle diverse de-
Il 10 aprile Joshua Wong, l’ex di una protesta clinazioni del nazionalismo. La In breve
leader studentesco che nel 2014 Jnu, a cui sono arrivati attestati India Almeno 111 persone sono
guidò la protesta Occupy Hong Continuano le proteste comin- di solidarietà da tutto il mondo, morte nella notte tra il 9 e il 10
Kong, e altri esponenti di quel ciate a gennaio all’università di è un’università rinomata e cono- aprile in un tempio a Paravur,
movimento hanno annunciato Hyderabad (Hcu) e all’universi- sciuta a livello internazionale, nello stato del Kerala, nel sudo-
la nascita di un partito, Demosi- tà Jawaharlal Nehru (Jnu) di scrive Scroll.in. Inoltre gli stu- vest dell’India. L’incidente è
sto (una crasi del greco demos, New Delhi. Ma come mai le pri- denti di New Delhi sono riusciti stato causato da fuochi d’artii-
popolo, con il latino sisto, sto). me – originate dal suicidio di a coinvolgere i docenti, mentre cio che sono esplosi facendo
Lo scopo, hanno spiegato, è av- Rohith Vemula, lo studente dalit a Hyderabad i professori sono crollare il tempio. Nella foto, uno
viare una lotta politica per la de- che protestava contro la discri- rimasti indiferenti. Senza con- dei feriti di Paravur, all’ospedale
mocrazia nell’ex colonia britan- minazione dei fuori casta nel tare che gli studenti della Jnu so- di Kollam, il 10 aprile 2016
nica, ponendosi come alternati- campus – attirano meno soste- no impegnati politicamente, e Bangladesh Il 6 aprile uno stu-
va ai democratici tradizionali e gno e copertura da parte dei questo li aiuta a dare coesione e dente, Nazimuddin Samad, è
ai più radicali “localisti”, che mezzi d’informazione di quelle forza alla loro protesta. Ma pro- stato assassinato a Dhaka a colpi
chiedono l’indipendenza da Pe- in corso all’ateneo della capita- prio il loro essere militanti di si- di machete. Aveva criticato
chino, scrive lo Hong Kong le? Alla Jnu la contestazione è nistra è mal visto dai manife- l’islam radicale sulla sua pagina
Economic Journal. cominciata con l’arresto di alcu- stanti della Hcu. Facebook.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 31

 Visti dagli altri
Gianroberto Casaleggio (al centro con gli occhiali) durante il Vday3 a Genova, 1 dicembre 2013
DANIELE STEfANINI (ONEShOT)
L’ideologo taciturno
che restava nell’ombra
Philippe Ridet, Le Monde, Francia
La morte di Gianroberto
Casaleggio non dovrebbe
compromettere il futuro del
Movimento 5 stelle, da lui
fondato insieme a Beppe Grillo
eorico? Guru? Burattinaio? Indi-
T pendentemente dagli appellati-
vi che si possono attribuire a
Gianroberto Casaleggio – morto
il 12 aprile a Milano, a 61 anni, a causa di un
tumore al cervello – tutti facevano riferi-
mento alla sua inluenza sotterranea, al
suo potere occulto sul Movimento 5 stelle
(M5s), da lui fondato nel 2009 con l’istrio-
nico Beppe Grillo. Ma mentre Grillo, uomo
di spettacolo da one-man show, è logorroi-
co, Casaleggio restava nell’ombra, ostina-
to e taciturno, se non inquietante. Capelli
lunghi e grigi, spesso con un cappello, oc-
chiali rotondi, raramente concedeva inter-
viste ai mezzi d’informazione, che consi-
derava più o meno tutti complici del potere
e destinati a scomparire. Casaleggio prefe-
riva la trasparenza di internet e dei social
network, di cui era un esperto. Il suo in-
gresso nella scena pubblica risale al 22 feb-
braio 2013, quando Grillo lo fece salire sul
palco a Roma durante il comizio che chiu-
deva la campagna per le elezioni legislati-
ve. “Cambieremo l’Italia”, si limitò a dire.
E non si sbagliò di molto: pochi giorni dopo
i cinquestelle sarebbero diventati il secon-
do partito italiano con 164 parlamentari.
Casaleggio, nato nel 1954 a Milano, la-
vorò prima all’Olivetti e in seguito per la
società di consulenza Webegg, per poi fon-
dare nel 2005 la Casaleggio Associati. In
quell’anno conobbe Grillo, che sarebbe di-
ventato suo cliente aidandogli la gestione
del blog beppegrillo.it, il più letto d’Italia.
Tutto il resto rimane vago, dall’organigram-
ma dell’azienda ai suoi utili e al reddito del
suo fondatore. “Chiunque si contrapponga
a Casaleggio è sistematicamente attacca-
to”, ci ha conidato il giornalista Pietro Or-
satti, autore di un’inchiesta sulla Casaleg-
gio Associati.
In compenso la sua ideologia è più cono-
sciuta. Nel libro Veni vidi web, disponibile
solo su internet, pronosticava il prossimo
arrivo di una società in decrescita nella qua-
le internet avrebbe liberato i cittadini da
ogni vincolo, a cominciare dal lavoro. “Per-
ché lavorare un mese intero per comprare
un capo irmato, o una settimana per acqui-
stare uno smartphone?”, si chiedeva Casa-
leggio. E sempre alla rete affidava la sua
speranza che si afermasse una nuova clas-
se politica controllata dagli utenti di inter-
net. La sua proposta era di votare online,
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 33
Visti dagli altri
ogni cinque anni, una riforma della costitu- Roma, 20 marzo 2015. L’aula di Montecitorio
zione. “Era un sognatore che da un sogno
aveva costruito un progetto politico di cui il
paese aveva e ha ancora bisogno”, ha detto
Federico Pizzarotti, sindaco di Parma dei
cinquestelle (che ha criticato alcune deci-
sioni del movimento), parlando di Casaleg-
gio. Casaleggio era un utopista che non si
deiniva di sinistra né di destra, ma aveva i
piedi per terra e gestiva i cinquestelle con il
pugno di ferro. È la Casaleggio Associati
che controlla la comunicazione dei gruppi
del Movimento 5 stelle nel parlamento ita-
liano e nel parlamento europeo. Ed è sem-
MAttEO MInnELLA (OnEShOt)

pre questa azienda che dispensa corsi di

media training ai parlamentari più brillanti
e che gestisce, senza veriiche esterne, i voti
online per convalidare una decisione, pre-
cisare un punto o escludere un parlamenta-
re dissidente. Un controllo costante, a tal
punto che i cinquestelle sono stati conside-
rati come la traduzione politica di una stra-
tegia aziendale. Le riforme istituzionali
Cambio al vertice
La notizia della sua morte ha occupato gran
del governo Renzi
parte dei telegiornali e dei programmi d’in-
formazione. I candidati cinquestelle alle
elezioni amministrative che si terranno a
Michael Braun, Die Tageszeitung, Germania
giugno hanno interrotto la campagna elet-
torale, in particolare a Roma dove la candi- La riforma del senato e il premio tra le due formazioni principali si aggiudi-
data del movimento è favorita nei sondaggi. di maggioranza renderanno cherà la maggioranza assoluta in parlamen-
Il presidente della repubblica Sergio Matta- to. Insomma, l’Italia potrebbe essere gover-
rella e molti altri politici hanno espresso le
i governi più stabili, ma forse nata da un esecutivo che in realtà è sostenu-
loro condoglianze alla famiglia di colui che meno rappresentativi, scrive to solo dal 20 per cento degli elettori. Ma in
li disprezzava più o meno senza distinzioni. il quotidiano tedesco un paese in cui il Partito democratico, il Mo-
Mentre Grillo evoca sempre più spesso il vimento 5 stelle e la destra sempre più po-
suo possibile ritiro dai cinquestelle, osser- pulista costituiscono tre blocchi contrappo-
vando che ormai è “abbastanza grande per n’Italia rinnovata da cima a fon- sti, la democrazia potrebbe trasformarsi in
camminare con le sue gambe”, la scompar-
sa del cofondatore rischia di mettere in pe-
ricolo l’esistenza del movimento. Davide
Casaleggio, 39 anni, taciturno come il pa-
dre, ha incarichi nella Casaleggio Associati,
U do: è stata questa la promessa
di Matteo Renzi quando è an-
dato al governo, nel febbraio
del 2014. Ora, con l’approvazione della ri-
forma costituzionale, il presidente del con-
una lotteria. È probabile che Renzi abbia
pensato a sé come futuro vincitore, ma non
è afatto scontato che sarà così.

di cui dovrebbe prendere il controllo.
Intanto il movimento, che è sempre sta-
to restio a qualunque idea di struttura e di
gerarchia, ha un direttorio in cui emerge
Luigi di Maio, 29 anni, vicepresidente della
camera. “Le sue capacità sono apprezzate
anche dagli avversari e i sondaggi collocano
il movimento subito dietro il Partito demo-
cratico di Renzi”, sostiene Roberto D’Ali-
monte, politologo dell’università Luiss di
Roma. “Finché la situazione rimarrà que-
sta, il movimento può dormire sonni tran-
quilli”. Il primo test arriverà con le elezioni
amministrative di giugno. u adr
siglio italiano può afermare di aver rag-
giunto un obiettivo di cui i partiti discuteva-
no da trent’anni senza risultati. A quanto
pare il paese diventerà inalmente stabile,
con la chiara preponderanza di una delle
camere del parlamento sull’altra. E grazie
alla modiica della legge elettorale, fatta in
parallelo alla riforma costituzionale, la
maggioranza di governo potrà inoltre con-
tare sulla stabilità in parlamento.
È questo il punto di forza della duplice
riforma renziana. A prescindere dal nume-
ro di voti ottenuti da un partito al primo tur-
no, infatti, chi otterrà più voti al ballottaggio
Troppo potere
Già oggi i sondaggi rivelano che, in caso di
ballottaggio, il probabile vincitore non sa-
rebbe il Partito democratico ma i cinque-
stelle. Chiunque vinca potrebbe governare
per l’intera legislatura. Se Silvio Berlusconi
avesse avuto tanto potere, avrebbe potuto
ostacolare più eicacemente i magistrati
che indagavano su di lui.
Allo stesso tempo, la nuova stabilità po-
trebbe limitarsi all’apparenza. Un governo
può essere anche stabile, ma se è vissuto dai
cittadini come poco rappresentativo ri-
schia, nel lungo periodo, di minare la idu-
cia nelle istituzioni democratiche. u fp

34 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 Attualità
AwAkEnIng/gEtty IMAgES
Sei risposte ai dubbi
sulle trivelle
Marina Forti per Internazionale
Il referendum del 17 aprile
riguarda una questione
apparentemente complicata,
su cui si può provare a fare
un po’ di chiarezza
l referendum del 17 aprile riguarda
I l’estrazione di idrocarburi offshore
entro le 12 miglia nautiche dalla co-
sta. Dunque riguarda il futuro di 88
piattaforme oggi esistenti entro le 12 miglia,
che fanno capo a 31 concessioni a “coltiva-
re” (la coltivazione indica la zona dove una
compagnia ha il permesso di estrarre gas o
petrolio). Sono in buona parte nell’Adriati-
co, un po’ nello Ionio e nel mare di Sicilia.
In discussione c’è la durata delle con-
Una piattaforma al largo di Crotone, 11 marzo 2016
cessioni. Il quesito chiede di abrogare la
norma, introdotta nella legge di stabilità
entrata in vigore il 1 gennaio 2016, che per-
mette di estendere una concessione “per la
durata di vita utile del giacimento”, cioè per
un tempo indeinito. Se vincerà il sì quella
frase sarà cancellata e torneremo a quanto
previsto in precedenza dalla normativa ita-
liana e comunitaria: tutte le concessioni per
lo sfruttamento di idrocarburi o di risorse
minerarie, a terra o in mare, hanno durata
di trent’anni, con possibilità di proroghe per
altri complessivi venti. Sarà cancellata
un’anomalia perché è insolito che una risor-
sa dello stato, quindi una risorsa pubblica,
sia data in concessione senza limiti di tem-
po prestabiliti (ed è per questo che la corte
costituzionale ha giudicato ammissibile il
quesito). Un privilegio accordato alle sole
concessioni entro la fascia di 12 miglia, non
a quelle a terra o in mare più aperto.
Dunque, se vince il sì le piattaforme oggi
in attività continueranno a lavorare ino alla
scadenza della concessione (o dell’even-
tuale proroga già ottenuta), ma non oltre. In
gioco però c’è molto di più. I sostenitori del
sì rimandano alla politica energetica, parla-
no di energie rinnovabili, di investimenti in
eicienza energetica. Ma sono accusati di
mettere a repentaglio attività economiche
e posti di lavoro.
Il referendum è inutile? Chi si oppone
alla consultazione ricorda che la legge di
stabilità 2016 ha già bloccato il rilascio di
nuovi titoli (permessi) per estrarre idrocar-
buri entro le 12 miglia. La durata della con-
cessione però non è irrilevante e ha risvolti
molto pratici. Infatti il blocco di nuove con-
cessioni non impedisce che all’interno di
concessioni già esistenti siano perforati
nuovi pozzi e costruite nuove piattaforme,
se previsto dal programma di lavoro. È il ca-
so della concessione Vega, nel mar di Sici-
lia, dove l’Eni progetta da tempo una nuova
piattaforma (Vega B) da aggiungere a quella
oggi in esercizio (la concessione scade nel
2022). Inoltre, prolungando la durata della
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 37
Attualità
concessione si rinvia il momento in cui le
piattaforme obsolete devono essere sman-
tellate. È un’operazione costosa che da con-
tratto spetta alle aziende concessionarie
insieme al ripristino ambientale, quindi la
spesa dovrebbe essere già inclusa nei bilan-
ci. “Sospetto che le compagnie petrolifere
puntino anche a rinviare in modo indeinito
il momento in cui dovranno smantellare
piattaforme obsolete”, dice Alessandro
Giannì, direttore delle campagne di Green-
peace Italia.
Se vince il sì chiuderanno piattaforme
operative e perderemo posti di lavoro?
È una delle obiezioni di chi è contrario al
referendum. Ma si può confutare. Primo, la
vittoria del sì non signiica la chiusura im-
mediata di tutte le attività in corso: le con-
cessioni oggi attive scadranno tra il 2017 e il
2034. Il referendum poi non riguarda le at-
tività di manutenzione, di smantellamento
e di ripristino ambientale. I numeri sui posti
di lavoro sono incerti. Assomineraria, l’as-
sociazione delle industrie del settore, parla
di 13mila persone; la Filctem, la federazione
dei lavoratori chimici della Cgil, parla di cir-
ca diecimila addetti solo a Gela e Ravenna.
L’Isfol, ente pubblico di ricerca sul lavoro,
parla di novemila occupati in tutto il settore
(mare e terra).
Quanti di questi posti siano legati alle
piattaforme entro le 12 miglia è opinabile. Il
sindacato dei metalmeccanici Fiom Cgil
aferma che sono meno di cento. “Conside-
rando l’indotto, arriviamo a una stima mas-
sima di circa tremila persone”, dice Giorgio
Zampetti, esperto di questioni petrolifere
per Legambiente.
Una cosa certa è che le attività sulle piat-
taforme non sono basate prevalentemente
sulla forza lavoro. Le piattaforme sono ma-
novrate soprattutto in remoto: gli addetti
lavorano nella fase di trivellazione, ma in-
tervengono ben poco nella produzione (da-
rebbe lavoro smantellare i vecchi impianti).
Gli attivisti di Greenpeace l’anno scorso so-
no riusciti a scalare e ad appendere uno stri-
scione sulla piattaforma Prezioso, di fronte
a Gela nel mar di Sicilia, senza trovare osta-
coli perché non c’era nessuno.
Quanto petrolio e quanto gas conten-
gono i fondali italiani? La produzione
delle piattaforme attive entro le 12 miglia
nel 2015 è stata di 542.881 tonnellate di pe-
trolio e 1,84 miliardi di smc (standard metro
cubo) di gas. L’intera produzione italiana, a
terra e in mare, arriva a circa sette miliardi
di smc di gas e 5,5 milioni di tonnellate di
38 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
olio greggio, secondo l’uicio per gli idro-
carburi e le georisorse del ministero per lo
sviluppo economico (Mise). Però la produ-
zione nella fascia protetta delle 12 miglia,
oggetto del referendum, è una parte minore
del totale. Se paragonata ai consumi, copre
meno dell’1 per cento del fabbisogno nazio-
nale di petrolio, e circa il 3 per cento del fab-
bisogno di gas. Rinunciare alla produzione
entro le 12 miglia avrebbe un peso irrilevan-
te sul bilancio energetico italiano.
Uno degli argomenti contro il referen-
dum è che l’Italia, con una vittoria del sì, ri-
nuncerebbe a una risorsa importante. L’in-
sieme delle riserve certe nei fondali italiani
(entro e oltre le 12 miglia) ammonta a 7,6
milioni di tonnellate di petrolio, secondo le
valutazioni del ministero dello sviluppo
economico. Al ritmo attuale dei consumi,
coprirebbero il fabbisogno nazionale solo
per sette settimane. Sommando le riserve
su terraferma si arriverebbe a 13 mesi. Quel-
le di gas arrivano a 53,7 miliardi di smc: nep-
pure un anno di consumo italiano. In termi-
ni d’indipendenza energetica è ben poca
cosa. Intanto lo scenario dell’energia cam-
bia. Negli ultimi dieci anni il consumo ita-
liano di idrocarburi è calato, osserva Le-
gambiente riprendendo dati del Mise. Oggi
l’Italia consuma in un anno 67 miliardi di
smc di gas, e 57 milioni di tonnellate di pe-
trolio: rispettivamente il 21 e il 33 per cento
in meno rispetto a dieci anni fa. Invece, è
aumentata la parte delle fonti rinnovabili,
Da sapere
Le piattaforme entro le 12 miglia
arrivate a coprire il 40 per cento dei consu-
mi elettrici (nel 2005 era al 15,4) e il 16 per
cento dei consumi energetici finali (nel
2005 eravamo al 5,3).
Gli idrocarburi portano ricchezza
all’Italia? L’Italia impone royalty (la som-
ma versata in cambio dello sfruttamento
commerciale di un bene) tra le più basse al
mondo, pari al 7 per cento del valore del
petrolio estratto in mare e al 10 per cento
del valore del petrolio estratto a terra e del
gas (a terra o in mare). Le royalty e i canoni
(sull’occupazione del terreno) pagati dalle
aziende sono poi detratti dal reddito su cui
verseranno le tasse. Nel 2015 l’insieme del-
le royalty pagate allo stato e agli enti locali
ammontava a 351 milioni di euro. La royal-
ty si calcola sul prezzo di vendita del petro-
lio o del gas, al netto di alcune deduzioni.
Su ogni giacimento però c’è una franchi-
gia: sono esenti da royalty le prime 50mila
tonnellate di petrolio e i primi 80mila me-
tri cubi di gas estratti ofshore. Il risultato è
che molte piattaforme non pagano afatto.
Secondo elaborazioni del Wwf sui dati del
Mise, solo 18 concessioni in mare, su un
totale di 69 (entro e oltre le 12 miglia), ver-
sano royalty, cioè appena il 21 per cento. Su
53 aziende estrattive, solo sette pagano ro-
yalty limitate e sono le più grandi (Eni,
Shell, Edison, Gas Plus Italiana, Eni medi-
terranea idrocarburi, Società Ionica Gas,
Società Padana Energia). A terra, solo 22
concessioni su 133 pagano royalty. Alle
aziende conviene prolungare la vita di poz-
zi che estraggono poco e restano sotto la
franchigia.
Le piattaforme hanno avuto una valu-
tazione d’impatto ambientale? Che età
hanno le piattaforme nei mari italiani?
Anche questo punto ha risvolti molto prati-
ci, nota l’ultimo studio del Wwf. Dai bollet-
tini del ministero per lo sviluppo economico
infatti risulta che 42 piattaforme (su 88) so-
no state costruite prima del 1986, quando è
entrata in vigore la legge che istituisce le
procedure di valutazione di impatto am-
bientale. Tra queste, 26 appartengono
all’Eni, nove all’Edison e cinque all’Adriati-
ca Gas. Quasi metà delle piattaforme esi-
stenti entro le 12 miglia non è mai stata sot-
toposta a una valutazione di impatto am-
bientale. Sembra impensabile, ma è così.
L’età media delle concessioni è piuttosto
alta, 35 anni, e quasi la metà supera la qua-
rantina. Su quel totale di 88 piattaforme,
otto sono deinite “non operative”, cioè non
in produzione, e 31 (tutte a gas) sono “non
eroganti” (sono ferme per manutenzione o Roma, 25 febbraio 2016. Manifestazione davanti all’ambasciata egiziana
hanno cessato la produzione).
“Ci chiediamo perché le compagnie pe­
trolifere tengano inattivi così tanti impian­
ti”, dice Fabrizia Arduini, autrice dello stu­

EMILIANO GRILLO (PACIFIC PRESS/LIGHtROCkEt vIA GEtty IMAGES)

dio del Wwf insieme a Stefano Lenzi, e
aggiunge: “Il ministero dello sviluppo eco­
nomico dovrebbe esaminare la situazione,
prima che questi relitti obsoleti collassino
nei nostri mari”. Arduini cita il regolamen­
to ofshore sulla sicurezza, emanato dalla
Commissione europea nel 2011: il regola­
mento “riconosce che il rischio di cedi­
menti strutturali dovuti al logorio degli
impianti è uno dei principali fattori di ri­
schio di incidente. Ed è chiaro che un inci­
dente avrebbe conseguenze tanto più gravi
se avvenisse vicino alla costa, cioè proprio
nella fascia delle 12 miglia”. Poi c’è l’inqui­
namento. Il mese scorso Greenpeace ha
ripreso i dati delle analisi compiute
dall’Ispra (l’istituto di ricerca ambientale
collegato al ministero dell’ambiente) su
All’Egitto sfugge di mano
campioni di cozze raccolti intorno ad alcu­
ne piattaforme dell’Eni nell’Adriatico, dati
il caso Regeni
mai resi pubblici: rivelano che i campioni
contengono metalli pesanti e idrocarburi
aromatici in quantità molto superiori ai li­
Siobhán O’Grady, Foreign Policy, Stati Uniti
miti accettabili (quelle cozze sono messe
in commercio e costituiscono il 5 per cento Le autorità egiziane temono quest’accusa “assolutamente sconcer­
della produzione annuale della Roma­ di più la reazione dei loro servizi tante”.
gna). Il 7 aprile una delegazione egiziana era
Ha senso continuare a puntare sulle
segreti che quella del governo a Roma per cercare di stabilire come pro­
energie fossili? La decisione di bloccare italiano, scrive la rivista cedere nelle indagini, che si sono arenate
ogni nuova attività estrattiva nei mari ita­ statunitense Foreign Policy perché i magistrati del Cairo si riiutano di
liani entro le 12 miglia dalla costa è stata consegnare i dati delle celle telefoniche
presa nel 2010 dal governo Berlusconi do­ della zona dove è scomparso Regeni e dove
po il disastro della Deepwater Horizon nel l 25 gennaio Giulio Regeni, un ricer­ è stato ritrovato il suo cadavere o di fare il
golfo del Messico (risale ad allora anche il
regolamento europeo sulla sicurezza of­
shore). Due anni dopo il governo Monti ha
riaperto la strada a nuove concessioni, e
nel 2014 il governo Renzi ha addirittura
I catore italiano di 28 anni, lasciava il
suo appartamento al Cairo per in­
contrare alcuni amici. Non avrebbe
più fatto ritorno a casa. La data coincideva
con il quinto anniversario della rivoluzione
nome di un possibile assassino. I colloqui
non sono andati bene e il 9 aprile l’Italia ha
richiamato per consultazioni l’ambascia­
tore in Egitto, Maurizio Massari. Nella di­
chiarazione con la quale ha annunciato la
deinito l’estrazione di idrocarburi una “at­ egiziana del 2011. Le autorità egiziane han­ notizia, il ministero degli esteri ha detto
tività strategica”, quindi non vincolata al no aspettato ino al 3 febbraio per annun­ che Massari sarebbe tornato a Roma per
consenso delle regioni (che infatti hanno ciare di aver trovato il suo corpo torturato discutere su come “accertare la verità sul
prima impugnato la norma, poi deciso di in un fossato alla periferia del Cairo. Da barbaro omicidio di Giulio Regeni”.
promuovere il referendum). Ora le nuove allora le autorità egiziane e quelle italiane Il richiamo dell’ambasciatore italiano è
concessioni sono bloccate, ma quelle in discutono sulle cause della sua morte e stato solo l’ultimo episodio di un periodo
corso diventano “a tempo indeterminato”. sulla validità delle indagini che il Cairo sta disastroso per le relazioni internazionali
In molti sono convinti che concentrarsi conducendo. Prima la polizia ha dichiarato dell’Egitto. A settembre le sue forze di si­
sulle energie rinnovabili e sull’eicienza che si era trattato di un incidente d’auto, curezza avevano sparato per errore su un
energetica garantirebbe posti di lavoro, poi di un’aggressione da parte di una ban­ gruppo di turisti messicani uccidendone
sviluppo, innovazione. u da di criminali. Ma le autorità italiane han­ dodici. E meno di due mesi dopo il gruppo
no insistito nel sostenere che Regeni fosse Stato islamico aveva rivendicato la respon­
Marina Forti è una giornalista italiana. morto per mano dei servizi di sicurezza sabilità dell’abbattimento di un aereo di
Scrive di Iran e Asia meridionale e di temi egiziani. A febbraio il ministro degli esteri linea russo nella penisola del Sinai. In quel
ambientali. Ha un blog: Terraterra. egiziano Sameh Shoukry ha definito caso i morti erano stati 224. Secondo Eric

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 39

Attualità
Trager, esperto di Egitto del Washington
Institute for Near East policy, il richiamo
dell’ambasciatore italiano sarà un duro
colpo per il Cairo, perché il diplomatico
italiano era “un grande promotore degli
investimenti italiani in Egitto”. Senza con­
tare che l’Eni sta sfruttando i grandi giaci­
menti di gas naturale scoperti al largo delle
coste egiziane, fondamentali per l’econo­
mia del paese. “Lasciando che il caso Re­
geni gli sfuggisse di mano, il Cairo non ha
perso solo l’ambasciatore italiano”, dice
Trager, “ha perso un amico”.
La disponibilità a sacriicare i rapporti
con un alleato economico e diplomatico
come l’Italia evidenzia l’insicurezza del
presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Se
Al Sisi accusasse la polizia di quel brutale
omicidio, che secondo Trager è stato “con
ogni probabilità commesso dai servizi di
sicurezza”, scatenerebbe la sua reazione.
Al Sisi, però, è consapevole che in caso di
sollevazione popolare avrebbe bisogno
dell’aiuto della polizia per restare al potere.
Il generale è diventato presidente nel 2013,
dopo una rivolta che aveva rovesciato il go­
verno del presidente democraticamente
eletto Mohamed Morsi. “Quello di Al Sisi è
un governo autoritario il cui scopo princi­
pale è sopravvivere”, dice Trager.
Dopo il richiamo a Roma di Massari
l’ambasciata egiziana non ha voluto rila­
sciare nessuna dichiarazione.
I casi di scomparsa
La scomparsa di Regeni e la volontà del re­
gime egiziano di tenere fuori da questa
storia i servizi di sicurezza hanno coinciso
con una dura repressione dei giornalisti e
degli attivisti che denunciano i casi di
scomparsa e di tortura. Trager pensa che
l’Egitto abbia cercato di far rientrare il caso
di Regeni tra le accuse che gli vengono ri­
volte dalla comunità internazionale, riba­
dendo di essere uno dei paesi che più com­
battono il terrorismo. Questo è apparso
chiaro, dice Trager, quando gli egiziani
hanno insinuato che era piuttosto sospetto
che il corpo di Regeni fosse stato trovato
proprio nella settimana in cui una delega­
zione di imprenditori italiani era in visita al
Cairo.
“Una parte del governo propone una
teoria del complotto e un’altra ne propone
una diversa”, dice Trager. “L’Egitto è uno
stato autoritario molto ineiciente. Non
riesce neanche a trovare una teoria del
complotto che accontenti tutti”. u bt
40 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Dal Cairo
Il muro di gomma
Mada Masr, Egitto
I pretesti con cui i magistrati
egiziani respingono le richieste
dell’Italia, raccontati da un
giornale indipendente del Cairo
L’
Egitto non può consegnare i
tabulati telefonici richiesti dal­
la magistratura italiana per
l’indagine sull’omicidio del ri­
cercatore italiano Giulio Regeni. Esaudire
questa richiesta sarebbe contro la costitu­
zione, ha dichiarato il 9 aprile durante una
conferenza stampa al Cairo il viceprocura­
tore egiziano Mostafa Suleiman.
Secondo Suleiman, l’Italia avrebbe ri­
chiesto i tabulati delle telefonate fatte nel­
le vicinanze della casa di Regeni, intorno
alla stazione della metropolitana verso cui
si stava dirigendo il ricercatore prima che
se ne perdessero le tracce e inine nella zo­
na dove è stato ritrovato il suo cadavere. I
magistrati italiani insistono per avere que­
ste informazioni, afermando che sono in­
dispensabili per la collaborazione tra le
autorità giudiziarie. “Noi ci siamo riiutati
di consegnare i tabulati perché è contro la
nostra costituzione e non lo faremo a nes­
suna condizione”, ha ribadito Suleiman.
Il corpo di Regeni è stato trovato il 3
febbraio ai bordi di una strada e aveva i se­
gni della tortura: bruciature di sigarette, li­
vidi e diverse ferite da arma da taglio. Il ri­
cercatore era scomparso il 25 gennaio
mentre stava andando a incontrare alcuni
amici in centro al Cairo, presidiato delle
forze di sicurezza perché era il quinto an­
niversario della rivolta del 2011. Il 7 aprile
Da sapere
Apertura sui tabulati
u Il 12 aprile il ministro degli esteri egiziano
Sameh Shoukry ha dichiarato che si può
aggirare l’ostacolo costituzionale che vieta di
trasmettere all’Italia i tabulati del traico
telefonico chiesti dalla procura di Roma per le
indagini sull’uccisione di Giulio Regeni.
Shoukry ha avvertito che le indagini potrebbero
durare ancora molti mesi.
una delegazione della procura egiziana e
del ministero dell’interno si è incontrata a
Roma per portare alle autorità italiane il
fascicolo di duemila pagine sulle indagini
svolte in Egitto. L’agenzia di stampa italia­
na Ansa ha afermato che, secondo fonti
giudiziarie italiane, nel rapporto egiziano
mancavano molti degli elementi richiesti.
Un milione di telefonate
Il viceprocuratore egiziano Suleiman ha
dichiarato che il numero di telefonate ri­
chieste dall’Italia ammonta a un milione.
“Non ci siamo riiutati per caparbietà o
perché vogliamo nascondere qualcosa”,
ha spiegato, “ma perché la richiesta viola
la nostra costituzione e consegnare i tabu­
lati sarebbe un reato”. Suleiman ha poi
proseguito dicendo che l’Italia ha chiesto
anche i ilmati delle telecamere di sorve­
glianza della stazione della metropolitana
vicino alla quale Regeni è scomparso, ma
che l’Egitto non può consegnarli per moti­
vi tecnici. E ha spiegato che le riprese si
cancellano automaticamente dopo un cer­
to periodo di tempo, ma ha detto che i ma­
gistrati egiziani erano riusciti a mostrare i
ilmati al loro collega italiano durante la
sua visita al Cairo a febbraio. La procura
egiziana ha anche contattato l’azienda sta­
tunitense che produce le telecamere di
sorveglianza, la quale le ha risposto che i
ilmati possono essere recuperati usando
un software speciale. Ma Suleiman ha
spiegato che l’operazione è costosa e c’è il
50 per cento di probabilità di non riuscire
a recuperare i ilmati. L’Egitto ha già sod­
disfatto la richiesta di consegnare i quasi
620mila ile trovati nei computer di Rege­
ni, alcuni dei quali protetti da una pass­
word. Poi Suleiman ha aggiunto che il rap­
porto della sua polizia scientiica è in linea
con quello italiano: “Non c’è nessuna dif­
ferenza grave o signiicativa”.
La delegazione egiziana ha discusso
anche della scomparsa in Italia del cittadi­
no egiziano Adel Moawad. Suleiman ha
dichiarato che le autorità italiane lo hanno
messo al corrente di quello che hanno fat­
to inora per ritrovarlo. u bt
Le opinioni

Il Regno Unito è più vicino

a lasciare l’Europa
Natalie Nougayrède
i sta preparando una tempesta perfetta che Si potrebbe sostenere che la campagna per il sì non

S potrebbe trascinare il Regno Unito fuori è ancora entrata nel vivo e che è ancora presto per es-
dall’Unione europea. Per il momento è dif- sere allarmisti. Il Partito laburista si è uicialmente
icile dire chi o cosa potrebbe impedirlo. schierato per restare nell’Unione, ma i suoi militanti
Per mesi ho pensato che la vittoria del no al s’impegneranno davvero per questa causa solo dopo le
referendum del 23 giugno sulla permanen- elezioni locali di maggio, e potrebbe essere troppo tar-
za nell’Unione fosse improbabile. Ora sono preoccupa- di. Inoltre la credibilità del leader laburista Jeremy
ta. I segnali inquietanti si accumulano.
Non è solo il fatto che nei sondaggi il di- L’uscita del paese
vario tra i sì e i no sta calando. La cosa dall’Unione europea
Corbyn come europeista lascia molto a
desiderare.
Tre anni fa Cameron ha messo in gio-
davvero preoccupante è che sia nel Re- sarebbe un’enorme co il futuro del paese promettendo un
gno Unito sia altrove gli eventi stanno sconitta per tutti. referendum sulla permanenza nell’Unio-
preparando il terreno per un disastro. Eppure nell’aria ne per mantenere il controllo del suo par-
L’uscita di Londra dall’Unione euro- c’è un senso di tito. Ma è evidente che non è riuscito a
pea sarebbe un’enorme sconitta per tut- fatalismo e passività calmare il dissenso tra i conservatori. La
ti. Eppure nell’aria c’è un senso di fatali- presa di posizione di Boris Johnson a fa-
che sta creando
smo e passività che rende la situazione vore del no ricorda quella del socialista
pericolosa. Contemplare seriamente
una situazione francese Laurent Fabius, che nel 2005 si
quest’ipotesi è quasi un tabù. I governi pericolosa schierò per il no al referendum sulla rati-
degli altri paesi europei evitano di pro- ica della costituzione europea. Nono-
nunciarsi apertamente: in parte per paura d’inluenza- stante la maggior parte dei mezzi d’informazione fran-
re negativamente il referendum, ma soprattutto perché cesi fosse a favore del sì, il risultato fu una sconitta
si riiutano di ammettere la realtà. Una fonte interna dalle conseguenze disastrose.
alla Commissione europea mi ha detto di recente che al Nel Regno Unito la stampa è da tempo euroscettica,
suo staf è stato proibito di organizzare incontri sui pos- e sono lontani i tempi in cui voci europee inluenti pote-
sibili efetti della vittoria del sì, per paura che la cosa vano rivolgersi agli elettori britannici in maniera con-
possa trapelare ed essere interpretata come un segno di vincente, come quando nel 1988 l’allora presidente
disfattismo. della Commissione europea Jacques Delors riuscì da
A poco più di due mesi dal voto, i motivi per cui le solo a spingere la sinistra britannica verso una posizio-
cose si stanno mettendo male sono facili da enumera- ne iloeuropea. Il presidente francese François Hollan-
re. Il premier britannico David Cameron è indebolito de è troppo debole e la posizione della cancelliera tede-
politicamente dallo scandalo dei Panama papers, e la sca Angela Merkel non è più così solida. I movimenti
sua credibilità personale inluisce sulla credibilità del populisti che sperano di trarre vantaggio dalla vittoria
suo messaggio sull’Europa. La vittoria del no al refe- del no sono in crescita in tutto il continente.
rendum sulla ratiica del trattato di associazione tra La società britannica sofre della stessa crisi d’iden-
Ucraina e Unione europea che si è svolto il 6 aprile nei tità che ha colpito i paesi occidentali dopo la globalizza-
Paesi Bassi ha raforzato la posizione degli euroscetti- zione e la crisi inanziaria del 2008. La frammentazione
ci britannici. si difonde e le nazioni si chiudono in se stesse per pau-
Altrettanto preoccupanti sono i fattori esterni. L’ac- ra del futuro. Nel Regno Unito questa tendenza ha tro-
cordo tra Unione e Turchia ha rallentato il lusso dei vato nel referendum un canale d’espressione.
profughi, ma non per molto. Non solo perché il miglio- L’immagine del Regno Unito è sempre stata asso-
ramento delle condizioni meteorologiche renderà più ciata al buon senso e alla razionalità, ma viviamo in NATALIE
facile attraversare il Mediterraneo, ma anche perché la un’età degli estremi, in cui le voci moderate sono sovra- NOUGAYRÈDE
tregua in Siria è ormai praticamente naufragata e sem- state dagli slogan radicali. Naturalmente le cassandre è una giornalista
pre più siriani cercheranno di mettersi in salvo. Le im- si sono già sbagliate in passato a proposito del progetto francese. È stata
corrispondente di
magini dei profughi in tv diventeranno più frequenti e europeo: l’eurozona non si è disintegrata e la Grecia ne
Libération e della Bbc
alimenteranno la paura dei britannici nei confronti fa ancora parte. Angela Merkel si è indebolita ma è an-
dalla Cecoslovacchia
dell’immigrazione, un tema che è al centro del dibattito cora al potere. Eppure sarebbe assurdo non capire che e dal Caucaso e ha
referendario. A questo c’è da aggiungere l’impatto degli le probabilità che il Regno Unito resti nell’Unione euro- diretto Le Monde dal
attentati di Bruxelles. Per molti britannici questi eventi pea continuano a diminuire. 2013 al 2014. Scrive
hanno fatto apparire l’Europa spaventosamente vulne- Ma c’è qualcuno a cui interessa davvero? Se è così, è questa column per il
rabile, aggravando la sindrome isolazionista. ora che si alzi e gridi basta. u f Guardian.

42 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

Le opinioni

La rivoluzione
della birra open source
Paul Mason
er me la rivoluzione della birra è comincia- la letteratura e del giornalismo. Si basano su prodotti

P ta presto. Era la ine degli anni novanta, e dell’informazione il cui prezzo è in calo, come i brani
in un chioschetto sulla spiaggia a Santa musicali e i libri. Ci vogliono 1.500 ascolti di un brano su
Cruz, in California, un gruppetto di pro- iTunes per fare un salario minimo, e addirittura 1,1 mi-
grammatori Unix si rimpinzavano di sushi lioni su Spotify. È chiaro che l’economia della musica
e chardonnay. Ma un mio amico mi prese digitale si muove in un’unica direzione. Ma l’economia
per un braccio e mi trascinò verso un bar vuoto. E lì, degli eventi dal vivo è ancora forte. I biglietti dei festival
ghiacciata e scintillante, c’era una spina per la birra con costano una fortuna e si esauriscono nel giro di poche
su scritto Sierra Nevada. All’epoca la birra artigianale ore. La gente è disposta a pagare per l’esperienza in pri-
era una novità assoluta: qualcuno si era ma persona, la sua unicità e la sua umani-
messo ad armeggiare con luppolo e mal- Se i mercati tà. I lavoratori creativi lo hanno capito da
to in garage, sidando le grandi aziende. inanziari fossero almeno dieci anni.
Guardate invece cosa succede oggi. Il eicienti, Le scuole di gestione aziendale conti-
produttore scozzese di birra BrewDog ha si starebbero nuano a ripetere ai loro studenti il mantra
messo a disposizione di tutti le sue ricet- chiedendo come “difendere la proprietà intellettuale”, ma
te. Nel comunicato stampa si legge: “Se investire in aziende è impossibile. La mossa di BrewDog –
fate parte di una grande azienda della produttrici di cose rendere pubblici e gratuitamente condi-
birra e state leggendo questo messaggio, visibili gli ingredienti, le temperature, i
che non possono
il vostro computer si autodistruggerà tra tempi e le tecniche per produrre ognuna
essere copiate
pochi secondi”. BrewDog sta cercando di delle sue birre – è l’ennesimo segno che i
raccogliere 25 milioni di sterline da inve-
e incollate tempi stanno cambiando, e in fretta.
stitori individuali e ha bisogno di pubbli- Quello che permette all’azienda di fare
cità, quindi caveat emptor. Per una piccola azienda ai- soldi è l’esperienza concreta che accompagna la birra.
darsi al crowdfunding e al passaparola degli investitori In un certo senso è successa la stessa cosa nel settore
non professionisti è un afare rischioso. Ma le ricette dei sistemi operativi dei computer, che stava tremando
della BrewDog sono piuttosto dettagliate, molto più di dalle fondamenta proprio mentre bevevo la mia prima
quello che la Sierra Nevada rivela a proposito della sua pinta di Sierra Nevada. A quei tempi i creatori del siste-
celebre pale ale. Per trasformarle in birra bastano uno ma operativo Unix guadagnavano enormi somme gra-
stabilimento, manodopera specializzata, materie pri- zie al loro prodotto. Oggi è possibile scaricare una sua
me e un bel po’ di certiicazioni. versione Linux gratuitamente, con la certezza che mi-
Il che ci porta dritto al cuore del cambiamento che la gliaia di professionisti lavorano giorno e notte per mi-
tecnologia dell’informazione sta portando ai moderni gliorarla, sempre gratuitamente. Quasi tutti i super-
modelli d’afari. L’economista Paul Romer, che negli computer del mondo usano Linux.
anni novanta inaugurò lo studio dell’economia dell’in- L’idea che i principali strumenti della vita moderna
formazione, deinì l’informazione “istruzioni per pro- debbano essere gratuiti, condivisibili e migliorati in
durre cose”. Dal momento che per riprodurre queste maniera collettiva, rendendo impossibile a chiunque
istruzioni bastano quantità minime di lavoro, energia e privatizzarli, è nata con i movimenti per il software libe-
massa, Romer prevedeva che prima o poi sarebbero di- ro, si è difusa attraverso Creative Commons e si sta
ventate gratuite o quasi. L’unica cosa che avrebbe potu- facendo strada fra i prodotti materiali. Non distrugge il
to arrestare il declino del valore dell’informazione era capitalismo, ma rimette in discussione le sue dinami-
la creazione di ostacoli alla competizione: monopoli, che. L’informazione digitale ha un valore economico
leggi su brevetti e diritto d’autore, sistemi tecnologici solo inché la legge consente a qualcuno di averne il
concepiti per impedire l’uso dell’informazione libera, monopolio. È possibile creare un ricco business grazie
reti che possono essere usate solo cedendo il controllo all’informazione e al monopolio, ma è assai probabile PAUL MASON
dei propri dati alle grandi aziende. Tutte cose che sono che tra vent’anni quel business non esisterà più. è un giornalista
britannico esperto di
state realizzate negli ultimi vent’anni, ma che non du- Se i mercati inanziari fossero eicienti, si starebbe-
economia. Collabora
reranno. ro chiedendo come investire in aziende produttrici di
con il Guardian e con
Sono sempre di più gli imprenditori che, a volte in- cose che non possono essere copiate e incollate. Invece Channel 4. In Italia
consapevolmente, assumono una posizione postcapi- investono in aziende i cui avvocati specializzati in pro- ha appena pubblicato
talista sull’informazione. Prendete un’altra iorente prietà intellettuale sembrano potenti oggi, ma presto Postcapitalismo. Una
industria: i festival. Una volta erano eventi musicali, saranno inermi. Come chi cerca di fare soldi mantenen- guida al nostro futuro
oggi ci sono festival del cibo, della birra, del teatro, del- do segrete le ricette della birra. u f (Il Saggiatore 2016).

44 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

In copertina
Snapchat
spiegato
agli adulti
Max Chakin e Sarah Frier, Bloomberg Businessweek, Stati Uniti
Il social network basato su messaggi e video che si autodistruggono è il più
seguito tra gli adolescenti. E le grandi aziende fanno a gara per ottenere i suoi
spazi pubblicitari e raggiungere un mercato che ormai sfugge alle tv
n mercoledì dell’inizio di
U febbraio Khaled Khaled,
un produttore discogra-
ico di 40 anni di Miami,
è uscito nel giardino del
Beverly Hills hotel di
Los Angeles, dove alloggiava, e come quasi
tutte le mattine ha espresso la sua gratitudi-
ne per quel nuovo giorno sulla Terra.
“Buongiorno”, ha detto senza rivolgersi a
nessuno in particolare , “che tu sia benedet-
to” (bless up, il suo slogan preferito).
Il nome con cui è più conosciuto è Dj
Khaled. Un tempo era un personaggio mi-
nore del panorama musicale: creava suc-
cessi hip hop per le radio e conduceva un
programma in una delle principali stazioni
radio di Miami. Khaled si sapeva circondare
di collaboratori di talento, ma non era un
grande musicista. “Per la maggior parte del
tempo non fa altro che urlare slogan insen-
sati. E non lo fa neanche particolarmente
bene”, aveva scritto il sito di musica Pitch-
fork. Questo gli pesava. I critici, quelli che
lo odiavano, quelli che avevano ignorato la
sua carriera, non avrebbero voluto che fos-
se in quel bellissimo giardino.
“Adoro i miei angioletti”, ha detto Kha-
46 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
led, ammirando i ciclamini rossi, bianchi e
viola dell’albergo. In quelle piante perenni
vedeva Dio. E vedeva anche una metafora
della sua vita. Khaled vede metafore do-
vunque, e questa è la chiave principale – o
come preferisce scrivere lui la “ principa-
le” del suo successo su Snapchat, il social
network su cui dallo scorso ottobre ha rac-
colto sei milioni di follower. “La vita è come
un iore”, ha osservato, puntando la fotoca-
mera del suo iPhone a terra e cliccando il
Da sapere
Crescita esponenziale
Utenti di Snapchat nel mondo, milioni
Fonte: Snapchat
100
80
60
40
20
0
Settembre 2011 Marzo 2013 Luglio 2014
tasto delle riprese. “Cresci, sbocci, diventi
grande”. Ha postato il video di dieci secondi
su Snapchat e poi si è ritirato nel suo bunga-
low per continuare a ilosofare sull’impor-
tanza del pensiero positivo, del duro lavoro
e del divino. E ha mandato anche queste
cose ai suoi follower, con una serie di clip.
Se volete capire Snapchat, una piattafor-
ma per i messaggi, le foto e i video che sta
crescendo in modo assurdo, il vostro Virgi-
lio non può che essere Dj Khaled. Se, come
hanno fatto cento milioni di persone, anche
voi vi foste collegati a Snapchat durante il
weekend del Superbowl a gennaio, non
avreste potuto fare a meno di vedere la sua
folta barba e la sua igura imponente. Lo
avreste visto a un concerto improvvisato
assediato da centinaia di fan che agitavano
enormi chiavi di cartone, o a una rumorosa
festa sponsorizzata dalla Pepsi, o sul taxi a
pedali che ha chiamato dopo la partita.
“Correte con me sulla strada del successo”,
aveva scritto sull’ultimo video, mentre l’au-
tista pedalava furiosamente.
Khaled non aveva mai sentito parlare di
Snapchat ino a un anno fa, quando un ami-
co gli ha consigliato di dargli un’occhiata.
Lo scorso autunno, in una pausa tra un tour
 Los Angeles, Stati Uniti. La star di Snapchat Dj Khaled
JULIAN BERMAN

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 47

In copertina
e l’altro, lo ha fatto. “Non sapevo neanche
come usarlo”, mi ha detto di recente a Los
Angeles. “Praticamente parlavo con me
stesso”. Khaled registrava tutto: la sua pre-
parazione mattutina, la colazione, il bagno
caldo e in particolare la statua di terracotta
di un leone contro la quale spesso urlava
mentre innaiava le sue piante. Dava so-
prattutto consigli. Spiegava l’importanza di
un buon letto (“la chiave del successo è ave-
re tanti cuscini”) e di pasti regolari (“non
vogliono che facciate colazione”). Il suo
momento più drammatico su Snapchat è
stato quando ha deciso di fare un giro al tra-
monto sulla sua moto d’acqua nella baia di
Byscaine. “La chiave è farcela”, ripeteva
mentre si perdeva nel mare. Poi ha rivolto la
camera verso di sé e ha aggiunto: “La chia-
ve è non guidare l’acquascooter al buio”.
Alla ine ce l’ha fatta, e da quella fatidica
notte ha guadagnato l’attenzione dei mezzi
d’informazione: ha scoperto come avere
successo sul social network che tutti vor-
rebbero sfruttare, ma che quasi nessuno
capisce davvero. Khaled ha fatto amicizia
con Evan Spiegel, uno dei fondatori di
Snapchat, ha creato video per la vodka Ci-
roc e ha irmato un contratto per un pro-
gramma radiofonico settimanale su Beats
1, la stazione principale di Apple Music.
Mezzi d’informazione per altri versi serissi-
mi – come Time, Quartz e Bloomberg Busi-
nesswork – hanno cercato di interpretare i
suoi slogan. “Dj Khaled ha completamente
trasformato la piattaforma”, dice Emma-
nuel Seuge, responsabile del marketing di-
gitale della Coca-Cola, una delle maggiori
inserzioniste di Snapchat. “È il re di
Snapchat”.
Momenti personali
Rispetto a Twitter e Facebook, Snapchat
può sembrare quasi ostile all’utente. Se vi
siete appena iscritti e cercate i post dei vo-
stri igli o di Dj Khaled, buona fortuna. Se
non si conosce il nome dell’utente è quasi
impossibile trovare qualcuno. Tutto questo
è frutto di una scelta precisa. “Abbiamo re-
so molto diicile ai genitori mettere in dii-
coltà i loro igli”, ha spiegato Spiegel a gen-
naio durante un convegno. “Snapchat serve
più a condividere momenti personali che a
essere visto da tutti”.
Spiegel non ama fare previsioni sul futu-
ro commerciale di Snapchat. I ricavi annua-
li non sono alti – secondo la stampa specia-
lizzata, intorno ai duecento milioni di dolla-
ri – ma il sito ha già attirato molti grandi in-
serzionisti. Secondo una fonte bene infor-
mata, all’inizio del 2016 la Pepsi, Amazon,
la Marriott International e la Budweiser
48 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
hanno pagato più di un milione di dollari
per far apparire i loro annunci su Snapchat
durante il Superbowl. E dato che Snapchat
non ha ancora cercato di vendere i suoi spa-
zi pubblicitari alle piccole e medie imprese,
che sono buona parte dei clienti di Google e
Facebook, si può concludere che il sito ha
ancora enormi potenzialità.
Mentre Facebook è diventato uno stru-
mento di comunicazione per genitori, inse-
gnanti e capi di stato, Snapchat è il social
network più rilassato e leggero grazie al suo
carattere giocoso e al fatto che i post spari-
scono entro ventiquattr’ore. “Puoi solo
mandare messaggi eimeri”, dice Charlie
McKittrick, il responsabile delle strategie
commerciali dell’agenzia pubblicitaria Mo-
ther New York. “Sono briciole di vita, ma è
molto divertente”. Lo scorso settembre,
mentre Mark Zuckerberg ospitava il primo
ministro indiano Narendra Modi nel cam-
pus di Facebook, nella sede di Snapchat a
Venice la novità era la funzione Lenses, che
applica dei iltri ai selie, per esempio facen-
dovi apparire come se vomitaste un arcoba-
leno.
Snapchat è proprio il tipo di social net-
work su cui Dj Khaled, nella sua disinibita
vanità, poteva trovare un pubblico. La rivi-
sta Vice ha deinito la sua avventura sull’ac-
quascooter “la più grande puntata di sitcom
mai trasmessa”. A dicembre Khaled ha po-
stato una sua foto mentre gli riparavano
l’iPhone in un Apple store. In pochi minuti
si è ritrovato circondato dai fan. “È stata
un’esperienza irreale”, dice. “La mia pagina
Snapchat è vista da più persone di qualsiasi
programma televisivo”.
Da sapere Vomito, lacrime e occhi di fuori
u Queste foto illustrano alcuni dei iltri più usati per inviare selie sul social network Snapchat. Si
tratta della funzione Lenses, basata su un software per il riconoscimento facciale. A sinistra, Crying
eyes, al centro Bug-out eyes e a destra Rainbow vomit.
Forse esagera, ma non troppo. Ogni vi-
deo di Khaled ha tre milioni di visitatori.
Dato che Snapchat si rivolge soprattutto ai
ragazzi sotto o poco sopra i vent’anni, que-
sto signiica che il numero di persone che lo
guardano ammirare i iori è più o meno lo
stesso di quelle che guardano le principali
sitcom televisive. Secondo la società di ri-
cerche di mercato Nielsen, per esempio,
circa 3,3 milioni di persone tra i 12 e i 34 anni
guardano la sitcom The big bang theory.
Ancora più popolari dei video postati da
Khaled e Kylie Jenner – l’altra grande star
della piattaforma, con dieci milioni di follo-
wer – sono le Live stories, mix di notizie pre-
se dai feed degli utenti e prodotti dai cento
dipendenti che si occupano dei contenuti di
Snapchat: produttori, montatori e una man-
ciata di giornalisti che a volte aggiungono
commenti o altri ilmati. Le Live stories più
importanti possono attirare decine di mi-
lioni di persone. Anche Snapchat discover,
una raccolta ben costruita di feed, ne attira
milioni. L’azienda dichiara che sulla sua
piattaforma ogni giorno vengono guardati
circa otto miliardi di video, più o meno lo
stesso numero di Facebook, che però ha un
numero di iscritti dieci volte più grande.
“Per tutti gli statunitensi tra i 14 e i 24
anni, Snapchat è l’applicazione numero uno
o numero due” dopo Instagram, dice l’inve-
stitore e imprenditore Gary Vaynerchuk. In
realtà, secondo la società di ricerche di
mercato App Annie, non si tratta di un feno-
meno solo statunitense: Snapchat è tra le
dieci applicazioni più scaricate in cento
paesi. Vaynerchuk, che ha investito in
Snapchat, Twitter e Facebook, paragona
DR (3)

GErArDO MOrA (GETTY IMAGES FOr SUGAr FACTOrY AMErICAN BrASSErIE)
l’entusiasmo scatenato da questo social
network a quello della tv nei primi anni ses-
santa. “La stragrande maggioranza delle
persone che leggono quest’articolo avrà un
account Snapchat entro 36 mesi”, dice. Un
anno fa Snapchat era conosciuta soprattut-
to come un’app di messaggi che si autodi-
struggono, quindi utile per inviare foto di
nudo al partner e immagini porno agli ami-
ci. Nel 2013 Bloomberg Businessweek l’ha
definita “il campione dei peep show da
smartphone”. Quando Spiegel ha riiutato
l’oferta di Facebook da tre miliardi di dol-
lari, è stato preso in giro dalla stampa e per-
ino da alcuni dei suoi consiglieri d’ammini-
strazione. “Se sapeste qual è la vera cifra
offerta da Facebook”, ha confessato
Michael Lynton, amministratore delegato
della Sony Pictures e consigliere d’ammini-
strazione di Snapchat, in un’email trapelata
nel 2014, “prenotereste per tutti noi una su-
ite al Bellevue”, l’ospedale di New York che
ospita un famoso reparto psichiatrico.
Alla ine del 2014, quando Spiegel ha ri-
velato il piano commerciale della società –
per un minimo di 750mila dollari, grandi
marchi come Coca-Cola e Pepsi avrebbero
potuto postare sull’applicazione piccoli vi-
deo pubblicitari visibili per un giorno – è
stato di nuovo deriso e accusato di essere
fuori dal mondo. “È come le Kardashian,
Orlando, Stati Uniti. Kylie Jenner, un’altra star di Snapchat
che sono famose perché sono famose”, ha
commentato Ben Winkler, il responsabile
per gli investimenti della Omd, una società
che investe in mezzi d’informazione.
“Snapchat è costosa perché è costosa”. In
pratica signiica che è costosa perché molte
persone vogliono comprarla. “Quasi tutti i
direttori di giornale mi stanno chiedendo
come fare a entrare nella piattaforma”, dice
Joanna Coles, direttrice di Cosmopolitan e
da dicembre nel consiglio d’amministrazio-
ne di Snapchat.
Faccine e disegnini
Snapchat, che è stata valutata 16 miliardi di
dollari, non è una forma di comunicazione
normale. Appena l’aprite, vi trovate di fron-
te un mirino a schermo intero che ricorda
l’icona della macchina fotograica di un cel-
lulare. Negli angoli fluttuano misteriose
icone astratte. Strisciando sullo schermo
verso destra si aprono i messaggi. È da lì che
gli utenti mandano centinaia di selfie al
giorno ai loro amici, accompagnandoli con
faccine e disegnini vari, o applicando dei
iltri, come quello del vomito arcobaleno,
che cambiano continuamente.
Strisciando sullo schermo a sinistra si
aprono le storie, piccoli video che scorrono
uno dopo l’altro e spariscono entro 24 ore.
Può postarli chiunque: voi, i vostri amici o le
persone che seguite. La parte superiore è
dedicata alle variazioni sulle storie: le Live
stories o Snapchat discover. I canali Disco-
ver sono venti, ognuno prodotto da note
testate giornalistiche come People, Cnn,
Espn e Wall Street Journal, ma anche da siti
e giornali come Vice e BuzzFeed.
I partner di Discover di solito postano
dieci o più video al giorno. Gli utenti tocca-
no l’icona del canale per cominciare a vede-
re lo streaming e la toccano di nuovo per
passare alla clip successiva. Se sono interes-
sati a una particolare clip, strisciano verso
l’alto per vederne una versione più lunga o
leggere un articolo. Comunque si muova-
no, gli utenti restano sempre sulla piattafor-
ma. Non sono consentiti link a siti internet.
Gli editori sono contenti di non ritrovarsi in
un unico lusso di link insieme alla concor-
renza, come su Facebook o Twitter, e agli
inserzionisti piace il fatto che gli utenti sem-
brano davvero guardare gli annunci.
Dall’anno scorso Snapchat ha allargato la
sua base d’inserzionisti ofrendo spazi me-
no costosi. Oggi su Discover si pagano ven-
ti dollari per mille visualizzazioni, più del
doppio rispetto a Facebook e Instagram. I
ricavi sono divisi tra Snapchat e i mezzi
d’informazione partner.
Su Discover il numero di spazi pubblici-
tari è limitato – al momento su una scher-
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 49
In copertina
mata non ne entrano più di venti – e la con-
correnza tra i vari marchi è feroce. A luglio
Snapchat ha buttato fuori Yahoo. Il suo po-
sto lo ha preso Buzzfeed. Snapchat non ha
voluto spiegare perché ha estromesso Ya-
hoo, ma sembra che sul suo canale il traico
fosse piuttosto scarso. Poco dopo l’accordo,
l’amministratore delegato di Buzzfeed, Jo-
nah Peretti, ha rivelato che il 21 per cento
del suo pubblico veniva da Snapchat, una
quota superata solo da Facebook e dal sito e
dalle applicazioni dello stesso Buzzfeed.
Per marchi meno famosi ottenere uno
spazio su Snapchat può essere una svolta
importante. “È stato un momento eccezio-
nale nella storia dell’azienda”, dice Steven
Kydd, uno dei fondatori di Tastemade, una
startup che produce video di cucina e viag-
gi. Da quando lo scorso agosto è approdato
su Discover, Tastemade ha assunto venti
persone, ha aumentato il capitale e si è adat-
tata a Snapchat.
Tastemade aveva cominciato a produrre
video per YouTube, e in seguito aveva ag-
giunto Facebook, Instagram e Apple Tv. Per
entrare su Discover, Tastemade non solo
aveva dovuto produrre ancora più video,
ma era stata costretta a farli in modo che
funzionassero sullo schermo di uno smart-
phone, cosa più complicata di quanto possa
sembrare. “È così che i ragazzi nati in que-
sto millennio guardano i contenuti”, dice
Kydd indicando un televisore alto e stretto
montato sulla parete del suo studio di Los
Angeles.
Tastemade ha costruito un set progetta-
to apposta per i video verticali dei telefoni,
più stretto di un 15 per cento rispetto a un set
normale e con le telecamere girate di lato. Il
sito non è ancora approdato su tutte le piat-
taforme, quindi gira ilmati in orizzontale
con telecamere ad alta deinizione, ma con-
centra l’azione nel terzo centrale dello
schermo, così i video possono andare anche
su Snapchat. Ha messo strisce di adesivo
nero ai lati dei monitor dello studio per de-
limitare quello che si vede nella versione
Snapchat. I segmenti sono poi montati in
modo diverso: verticale per Snapchat, qua-
drato per Instagram e Facebook, orizzonta-
le per YouTube e Apple Tv. “In questo cam-
po è tutto incentrato sul formato orizzonta-
le, per fare i video verticali bisogna modii-
care il processo”, dice Jay Holzer, il direttore
della produzione di Tastemade.
A Tastemade le giornate cominciano
con una riunione di un’ora per decidere
l’edizione di Snapchat del giorno successi-
vo. “Che ci crediate o no, cerchiamo di
comportarci come se fossimo una vera re-
dazione”, dice il responsabile della pro-
50 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
grammazione, Oren Katzef, mentre una
decina di montatori e produttori siedono in
una sala riunioni e aprono i loro portatili.
Una mattina di febbraio il primo punto
all’ordine del giorno è Cookie the news, una
serie studiata apposta per Snapchat che usa
ilmati in fast motion per mostrare la prepa-
razione di biscotti basati sui fatti del giorno,
per esempio un biscotto glassato a forma di
Ziggy Stardust per commemorare la morte
di David Bowie (lo slogan di Cookie the
news è “non leggerlo, mangialo”). “Cer-
chiamo di scegliere cose divertenti che pos-
sono anche essere trasformate in bellissimi
biscotti”, dice Katzef.
Il primo argomento di discussione della
mattinata è un bracco tedesco che ha appe-
na vinto il concorso Westminster kennel
club dog show. I cani piacciono a tutti. Ma
qualcuno suggerisce un biscotto a forma di
girafa, ispirato all’avvistamento di una rara
sottospecie nel parco nazionale della Tan-
zania. “Penso che potrebbe andar bene”,
dice un altro produttore. Un altro propone
“un biscotto per cani a forma di cane”, ma
viene subito messo a tacere. Il gruppo esa-
mina altre proposte: Adele ai Grammy, il
numero di Sports Illustrated dedicato ai co-
stumi, il ricollocamento forzato di alcune
minoranze etniche da parte del governo ci-
nese. Ma vengono tutte scartate. Alla ine
qualcuno accenna a un difetto del software
della Apple che può bloccare (brick, come
mattone) deinitivamente l’iPhone. Il bi-
scotto a forma di iPhone schiacciato da un
mattone viene approvato all’unanimità.
Tutto fa pensare che questa moda dei
biscotti potrebbe essere passeggera. Nel
2013 diverse aziende produttrici di video
virali hanno avuto successo perché sono ri-
uscite a emergere nel lusso di notizie su
Facebook usando titoli ammiccanti. Per un
Da sapere
Valutazione miliardaria
u Snapchat è stata fondata a Los Angeles nel
2011 da Evan Spiegel, Bobby Murphy e
Reggie Brown, tre studenti della Stanford
university. All’inizio si chiamava Picaboo, ma in
seguito Spiegel e Murphy hanno estromesso
Brown e l’hanno rinominata Snapchat. Alla ine
del 2011 il social network aveva solo mille
utenti, ma nell’aprile del 2012 era già arrivato a
centomila e cominciava ad attirare gli
investitori. Oggi Snapchat ha circa cento
milioni di utenti, che in gran parte hanno un’età
compresa tra i dodici e i 34 anni. La società non
è ancora quotata in borsa, ma nel maggio del
2015, dopo un giro di consultazioni con alcuni
grandi investitori, ha dichiarato che il suo valore
è di circa sedici miliardi di dollari. Techcrunch
po’ ha funzionato. Upworthy, per esempio,
ha raggiunto i novanta milioni di visualizza-
zioni. Ma in seguito Facebook ha cambiato
il suo criterio di visualizzazione delle noti-
zie, gli utenti si sono stancati di essere presi
all’amo dalla pubblicità e il traico è calato
drasticamente. “Facebook è cambiato e noi
ci siamo adattati”, dice Peter Koechley,
l’amministratore delegato di Upworthy.
Prima di collaborare alla nascita di Ta-
stemade, Kydd era vicepresidente esecuti-
vo di Demand Media, una società che gesti-
va content farm, siti web che sfornano mi-
gliaia di post al giorno. A livello informativo
i post non avevano un grande valore – per
esempio, un classico era: “Come indossare
un costume da bagno Speedo” – ma genera-
vano molto traico e quindi introiti pubbli-
citari, sfruttando un piccolo errore nel mo-
do in cui Google gestiva le ricerche. Nel
2011 Demand Media era stata quotata in
borsa, dove aveva raggiunto un valore di
due miliardi di dollari, all’epoca circa il 25
per cento in più del New York Times. Poi
Google ha aggiornato il suo algoritmo e il
traico di Demand Media è crollato. Oggi il
suo valore di mercato è più o meno di cento
milioni di dollari e ha dei nuovi vertici. Kydd
dice che invece Tastemade ha sempre pun-
tato su contenuti di qualità.
Udienza dal papa
Alla ine di febbraio Snapchat ha annuncia-
to che avrebbe fornito informazioni demo-
graiche aggiornate sui suoi utenti tramite il
servizio di rating digitale della Nielsen, una
buona notizia per gli inserzionisti.
“Snapchat è molto costosa e abbiamo po-
chissimi dati sulla visibilità”, dice Thom
Gruhler, uno dei responsabili del marketing
della Microsoft. Un’altra cosa di cui si la-
mentano gli inserzionisti è che le riunioni
con i dirigenti di Snapchat sono rarissime.
“Sia con Imran Khan, il principale respon-
sabile della strategia di Snapchat, sia con
Spiegel è come chiedere udienza al papa”,
dice un dirigente di una grande agenzia
pubblicitaria. Con Facebook e Twitter, in-
vece, le grandi agenzie ottengono tutti gli
incontri che vogliono.
Snapchat, comunque, ha fatto sapere
agli inserzionisti che vuole migliorare gli
strumenti di targeting e di misurazione e ha
promesso un metodo più pratico. A febbraio
ha stretto un accordo che consente al grup-
po televisivo Viacom di vendere spazi pub-
blicitari per conto suo. “Questi spazi stanno
crescendo”, dice Carrie Seifer, presidente
per il digitale dell’agenzia pubblicitaria
Starcom Media Vest Group.
Per il momento, comunque, è tutto qui.

ThADDAeuS MCADAMS (FILMMAGIC/GeTTy IMAGeS)
Gli inserzionisti non hanno molti altri modi
per raggiungere le persone al di sotto dei
trent’anni. Il pubblico di tv come Cbs, Nbc e
Abc ha un’età media di cinquant’anni. Per
tv via cavo come la Cnn e Fox News le cose
vanno anche peggio: la media dei loro tele-
spettatori è nell’età della pensione. Gli spet-
tatori di Mtv hanno poco più di vent’anni,
ma stanno diminuendo. I responsabili del
marketing sono comprensibilmente ansio-
si, e Spiegel e i suoi hanno saputo sfruttare
le loro ansie facendogli pagare centinaia di
migliaia di dollari per ogni nuovo annuncio.
Winkler, dell’Omnicom Media Group, la
deinisce una “strategia molto astuta” che
“porta subito la trattativa a un livello più al-
to, spesso a quello del direttore del marke-
ting”, il che signiica che l’acquisto di spazi
pubblicitari su Snapchat è soggetto a meno
controlli del solito. “Tutti i igli dei direttori
del marketing usano Snapchat”, dice Seifer,
della Starcom.
Quando gli addetti alla vendita di
Snapchat vanno a parlare con gli inserzioni-
sti, di solito passano più tempo con i creativi
che con l’amministrazione, dice David Gai-
nes, della Maxus Global, un’agenzia che si
occupa dell’acquisto di spazi pubblicitari
sui mezzi d’informazione. “A essere sincero
per la maggior parte del tempo non capivo
Miami, Stati Uniti. Dj Khaled, a destra, con il rapper Rick Ross
di cosa stessero parlando”, racconta a pro-
posito della riunione a cui ha partecipato.
Ma aggiunge subito che crede in Snapchat,
perché ofre la possibilità di creare annunci
che sembrano fatti apposta per il telefono e
non sono spot televisivi in miniatura. “I
produttori digitali vengono da noi e dicono:
‘Abbiamo visto Snapchat questa settimana,
e ci sta insegnando cose che non sapevamo
sul nostro mestiere’”, racconta.
A dicembre Khan è andato a Chicago
per incontrare i dirigenti della divisione Ga-
torade della Pepsi. Mentre bevevano qual-
cosa insieme, gli ha proposto una collabora-
zione per il Superbowl che prevedeva l’uso
di una nuova tecnica ispirata a Lenses per i
selie: un iltro che per due giorni permette-
va agli utenti di inviare clip in cui sembrava
che qualcuno gli stesse versando in testa del
Gatorade. Né Snapchat né Gatorade hanno
voluto parlare del prezzo, ma si dice che sia
stato tra i 450mila e i 750mila dollari al gior-
no. I video della doccia virtuale sono stati
visti più di 160 milioni di volte. “Pensiamo
che sia stata una collaborazione fantastica”,
dice Kenny Mitchell, uno dei responsabili
delle campagne pubblicitarie di Gatorade.
Mitchell ha aggiunto che prevede di lavora-
re con Snapchat anche l’anno prossimo.
Anche Dj Khaled spera in una collabora-
zione ancora più stretta con Snapchat. A
novembre è diventato uno dei primi titolari
di un account Oicial stories, studiato in
modo da rendere più facile per i nuovi uten-
ti di Snapchat trovare le celebrità. Al posto
della spunta azzurra come Facebook e Twit-
ter, i personaggi famosi hanno accanto al
loro nome un emoji speciale. Naturalmente
Khaled ha la . Di recente il dj ha anche da-
to a Spiegel qualche idea su come usare
Snapchat per pubblicizzare la musica, un
settore in cui il sito incontra ancora qualche
diicoltà.
Per il momento Khaled ha stretto accor-
di con Ciroc e Apple Music, oltre ad aprire
un negozio di abbigliamento online, dove si
possono comprare magliette e infradito con
la scritta bless sul piede sinistro e up sul de-
stro, ma cerca di non esagerare con i pro-
dotti a pagamento. “Quando hai successo,
sono i soldi che vengono a cercare te”, dice.
“Non devi andare a cercarli”.
Dietro le sue spacconate traspare – come
in tutte le persone famose – un po’ di ansia
che la magia possa inire da un momento
all’altro, aggravata dalla consapevolezza
che su Snapchat quello che oggi c’è domani
non ci sarà più. Khaled a volte salva i suoi
post migliori. “Non li conservo tutti”, dice.
“Solo i classici”. u bt
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 51
Birmania
Rinascita
birmana
Alia Allana, Fountain Ink, India
Foto di Andrea Frazzetta
La Birmania volta pagina con un nuovo governo
guidato, di fatto, da Aung San Suu Kyi. Ma la
trasformazione del paese è già cominciata con
l’arrivo degli investitori stranieri
A
Rangoon tutto ha l’aria
della novità, anche
l’inaugurazione di un
bar. Nel cuore del centro
coloniale della città, i
giornalisti bevono in
compagnia dagli antropologi, gli architetti
dividono il popcorn chicken con gli esperti di
sviluppo e i camerieri servono drink dai no-
mi che non sanno pronunciare. Il nome del
bar, Father’s Oice (uicio di papà), è un
tributo al generale Aung San, padre della
Birmania moderna e di Aung San Suu Kyi.
Ma è anche un tributo a un nuova pagina
della storia della Birmania, in cui la padrona
di casa, iglia di un prigioniero politico, sor-
ride davanti all’obiettivo anziché guardarsi
le spalle. Tutto questo, pochi giorni dopo
che Aung San Suu Kyi, il volto della lotta
all’oppressione, ha sconitto i generali alle
elezioni di novembre. Una vittoria che ha
fatto il giro del mondo.
La Birmania risplende e al centro del
bar rivestito di legno, intenta a sorseggiare
un daiquiri, c’è una ragazza con un paio di
gambe lunghissime e un vestito cortissi-
mo. Non è un vestito qualunque. L’abito
bianco e nero di Balmain per H&M in “edi-
zione limitata” è andato esaurito nei nego-
zi di Londra, Parigi e New York nel giro di
poche ore (a volte pochi minuti).
Mentre sul bar cala la sera, un capan-
nello di donne circonda la ragazza chie-
52 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
dendo informazioni. Lei, inizialmente re-
stia a rivelare dove l’ha preso, alla ine ce-
de. L’abito viene da Hlaing Tharyar, una
città satellite alla periferia di Rangoon, do-
ve le industrie tessili hanno riaperto gli
impianti dopo la ine delle sanzioni occi-
dentali. Nel 2012 gli Stati Uniti e l’Unione
europea hanno deciso di eliminare una se-
rie di sanzioni economiche e politiche, an-
che se alcune sono ancora in vigore per
spingere le forze armate ad appoggiare le
riforme.
Tra le aziende arrivate dall’estero nella
zona industriale c’è H&M. L’autista della
ragazza del bar si è inilato tra i vicoli supe-
rando capanne di bambù coperte con fo-
glie di palma e case occupate dagli operai
intorno alle fabbriche e ha parcheggiato
davanti a una pompa dell’acqua dove i
bambini si lavano. In un piccolo negozio
sul lato opposto ha trovato il vestito. Hlaing
Tharyar, dove si fanno i vestiti che fanno
impazzire le clienti dei bar, vive del lavoro illusioni, un po’ come il paese che Suu Kyi
di operai poco qualiicati, spesso minoren- eredita dai generali.
ni e in maggioranza donne, senza un sala- La Birmania si trova al centro dell’Asia
rio minimo garantito. sudorientale, schiacciata tra l’India e la Ci-
“È costato poco”, dice la ragazza. na e conina con la Thailandia, il Laos e il
“È chiaramente un falso”, mormora Bangladesh. Secondo il censimento del
qualcuno. 2104, ha una popolazione che supera i 51
Quel vestito dentro il bar, corto e lucci- milioni di abitanti, con 135 diversi gruppi
cante, confezionato dai poveri per i ricchi, etnici riconosciuti. L’8 novembre 2015, in
frutto della faticosa transizione democrati- una storica tornata elettorale, i birmani
ca della Birmania, è pieno di promesse e di hanno portato al potere la Signora (come

viene chiamata Suu Kyi) e la sua Lega na-
zionale per la democrazia (Nld), a lungo
considerati dei paria e perseguitati da uno
spietato regime militare.
Un processo lungo
Il processo che ha portato alla vittoria del
partito di Suu Kyi è cominciato nell’agosto
del 2003, quando la giunta militare annun-
ciò una “roadmap per una democrazia di-
sciplinata” con l’obiettivo dichiarato di re-
Il mercato alla stazione di Danyiangon a Rangoon, 2014
digere una costituzione ed eleggere dei
rappresentanti al parlamento. A dodici an-
ni da quell’annuncio, a venticinque dalle
ultime elezioni (di cui i generali non rico-
nobbero il risultato) e a quattro da quando i
generali della giunta hanno dismesso la di-
visa per formare un governo in abiti civili, il
paese è andato alle urne come prescritto
dalla costituzione del 2008. Le elezioni so-
no state paciiche e, a diferenza del 1990,
la giunta ha mantentuto la sua promessa.
Anzi, ha riconosciuto la sconitta con un
post su Facebook in cui il presidente, l’ex
generale Thein Sein, si è complimentato
con Suu Kyi per aver “conquistato l’appro-
vazione del popolo”. Il potente capo delle
forze armate Min Aung Hlaing, da parte
sua, si è impegnato a “cooperare con il nuo-
vo governo”. L’Nld ha conquistato il 77 per
cento dei seggi elettivi della camera bassa
del parlamento e, anche se un quarto dei
664 seggi è riservato ai militari, il partito di
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 53
Birmania
Suu Kyi ha potuto far eleggere presidente
un suo dirigente. Non la sua leader, perché
la costituzione impedisce di diventare pre-
sidente a chi, come lei, ha igli stranieri. Il
governo guidato dall’Nld si è insediato il 30
marzo con a capo il presidente Htin Kyaw,
collaboratore idato di Aung San Suu Kyi,
nominata ministra degli esteri e ministra
dell’uicio del presidente. I tre dicasteri
più potenti – gli afari militari, gli afari fron-
talieri e gli afari interni – restano sotto il
controllo delle forze armate e i loro bilanci
non saranno resi pubblici.
In una teca di vetro
Un gruppo di persone fuori dal ristorante
Royal Rose di Rangoon aspetta l’arrivo di
Suu Kyi, ma non è certo che la leader
dell’Nld si presenterà. All’interno i clienti
stanno trangugiando ciotole di khow suey
(zuppa di spaghettini e carne) quando a un
certo punto una Toyota nera con i vetri
oscurati accosta. Dall’abitacolo emerge
Suu Kyi, che a settant’anni sfoggia ancora
una postura ben eretta. I clienti lasciano
cadere le bacchette, i camerieri smettono di
prendere ordinazioni. Spuntano i telefoni e
le macchine fotograiche e la gente comin-
cia a correre. Si forma un cerchio, e all’in-
terno un altro cerchio. Uomini in camicie
bianche fresche di bucato e longyi (gonne
lunghe a portafoglio) verdi e blu tengono a
bada la folla entusiasta. Suu Kyi sale le scale
e prende posto a capotavola vicino a U Tin
Oo, suo amico idato e presidente dell’Nld,
che parla ai parlamentari eletti nel loro pri-
mo incontro dopo il voto.
Suu Kyi ha anche dei detrattori. È stata
deinita “autoritaria” da alcuni esponenti
della generazione del 1988 che guidarono le
prime proteste contro il regime militare. Le
sue credenziali di paladina dei diritti umani
sono crollate dopo il suo silenzio sulla crisi
dei rohingya (la minoranza musulmana
perseguitata dai buddisti con il consenso
delle autorità) e dopo che U Yan Naing, un
musulmano iscritto all’Nld dal 1988, ha la-
sciato il partito “profondamente deluso”
dalla mancata scelta di candidati di religio-
ne islamica alle elezioni.
Suu Kyi, comunque, resta intoccabile:
figlia di un eroe e martire nazionale che
trattò l’indipendenza birmana dalla Gran
Bretagna, moglie di un uomo che morì
mentre lei era agli arresti domiciliari, ma-
dre di due igli cresciuti senza di lei, ha “pa-
gato a caro prezzo la sua partecipazione alla
vita politica”, ci disse in un’intervista nel
2010. In questo periodo di apertura, Suu Kyi
è ovunque. Nelle librerie ci sono interi scaf-
fali con i suoi libri e le sue biografie. Per
54 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
strada le bancarelle espongono i calendari
di Suu Kyi, i bambini vendono cartoline di
Suu Kyi e davanti agli uici dell’Nld i volon-
tari vendono magliette, borse, calamite e
adesivi di Suu Kyi. Essere un personaggio
venerato ha anche i suoi svantaggi: Suu Kyi,
che ha passato 15 anni agli arresti domicilia-
ri, è per molti versi come una bambola in
una teca di vetro, consapevole della realtà,
ma trattenuta. In più occasioni ha dichiara-
to che sarà “al di sopra del presidente”, al
tempo stesso un obiettivo nobile e un’ambi-
zione vaga. Tra le proteste dei militari, il 5
aprile il parlamento ha approvato una pro-
posta di legge ad hoc che istituisce per Suu
Kyi la igura del consigliere di stato, con po-
teri in campo sia legislativo sia esecutivo.
Prima del trionfo elettorale dell’Nld, i
generali erano già allo sbando. Le tensioni
tra i riformisti insoddisfatti e i tirapiedi in
troppo assecondati hanno messo sottoso-
pra l’esercito. I due generali Shwe Mann e
Thein Sein – entrambi protetti del dittatore
Than Shwe – si erano già scontrati. In quello
che molti a Rangoon deiniscono un golpe,
quando la giunta militare si è trasformata
in un governo civile, Thein Sein ha fatto
cacciare Shwe Mann e ha assunto la presi-
denza. Suu Kyi si è dimostrata una politica
abile e astuta avviando i colloqui con Thein
Sein sulle riforme nel 2011. Con l’assenso
delle forze armate, Thein Sein ha introdot-
to una serie di misure che hanno trasforma-
to il paese. Ha rilasciato alcuni prigionieri
politici, ha permesso all’Nld di svolgere at-
tività politica e così le sanzioni occidentali
contro il paese, le imprese e le persone vici-
ne alla giunta si sono attenuate.
A un paio d’anni dalla svolta, le riforme
si sono bloccate e l’esercito ha minacciato
un ritorno al passato in cui i giornalisti veni-
vano messi in prigione, le modiiche alla
costituzione erano ancora un sogno e la po-
litica rischiava di essere condizionata dai
monaci buddisti più intransigenti. “In un
certo senso i due militari hanno usato Suu
Kyi in questa lotta di potere”, dice un gene-
rale. “E forse lei ha usato entrambi. Ma la
vera domanda è: chi è che li controlla tut-
ti?”. Il personaggio che domina il paese è il
presidente Than Shwe, santo patrono
dell’ingiustizia. Amante dei bei vestiti, con
i denti macchiati di rosso dalle noci di betel,
è un uomo che esercita ancora un potere
enorme anche se non è più in carica. Dopo
le elezioni, Suu Kyi ha incontrato separata-
mente lui e il comandante in capo dell’eser-
cito Min Aung Hlaing. Poi, il 19 novembre,
ha avuto un terzo incontro con Than Shwe,
a quanto pare molto importante.
Arricchiti e faccendieri
Mentre si scriveva la storia di Ngwe Saung,
la nuova zona balneare con resort sulla co-
sta occidentale del paese, il villaggio di
Achogyi è stato uno dei primi a cadere. Se-
condo la credenza locale, un giorno le onde
create dalle rocce in fondo al mare avreb-
bero travolto questo villaggio di pescatori
di una trentina di case. Alla ine, a cancel-
larne il nome, non sono state le onde ma la
giunta militare. Nel giro di tre anni anche
gli uccelli si sono dimenticati di Achogyi,
ma un uomo non è riuscito a togliersel0
dalla mente. Il suo nome è U-Hla Tham.
All’arrivo dei primi camion ad Achogyi,
non c’erano segnali stradali. La gente del
posto dava indicazioni a mano. Quando il
bulldozer ha spianato le case per fare posto
alle nuove costruzioni, U-Hla Tham ha
pianto sotto le sue palme da cocco. Le pal-
me e le piantagioni di banane sono state
sradicate poco dopo. I “nuovi villaggi” di
Ngwe Saung sono stati costruiti con matto-
ni, cemento, vetro e mattonelle, materiali
che qui nessuno aveva mai visto. Achogyi è
diventato il Bay of Bengal resort, e altri vil-
laggi si sono trasformati in alberghi di lusso.
L’autorità per lo sviluppo del turismo ha
cercato di creare una comunità nella nuova
città balneare, ma la verità è una: nessuno
appartiene a Ngwe Saung e nessuno è se-
polto a Ngwe Saung.
Le persone che vivevano sulla costa non
sono state adeguatamente risarcite e sono
state costrette a trasferirsi in un nuovo vil-
laggio nell’entroterra chiamato Zee Hmaw,
dove vedono auto iammanti entrare e usci-
re dal Bay of Bengal resort. Cinque metri di
strada polverosa e negozi che vendono
campanelle di conchiglia e magliette con la

scritta I love Ngwe Saung separano la vecchia
vita di U-Hla Tham dalla nuova. La rabbia e
la disperazione lo hanno convinto a fare lo
scrutatore volontario alle elezioni. Un mese
prima del voto ha esposto il simbolo
dell’Nld al secondo piano nonostante le la-
mentele del suo vicino di casa, un faccen-
diere che possiede una delle tre case di ce-
mento di Zee Hmaw. “Ecco perché ho vota-
to per la Signora”, dice. “Lei farà in modo
che quando percorrerò quei cinque metri
entrerò in un luogo che è mio di diritto”.
Una Porsche Cayenne entra nello
Strand hotel, un relitto coloniale riportato
agli antichi splendori e trasformato in al-
bergo a cinque stelle. Un giovane in panta-
loni beige esce dall’abitacolo ed entra a
grandi falcate nella hall. “Socio”, borbotta
il giornalista locale mentre ci accodiamo.
Una lotta di auto – Bmw, Range Rover, Ja-
guar e Rolls Royce – imperversa giorno e
notte per le strade. Il rombo dei motori è il
segno di una verità imbarazzante: in Bir-
mania non esiste la classe media. Anni di
gestione fallimentare hanno portato all’ac-
centramento non solo del potere ma anche
La stazione centrale di Rangoon, marzo 2014
della ricchezza. Il clientelismo è ovunque,
in tutti i settori, e non risparmia nessuna
impresa e nessun proitto. Il più celebre dei
faccendieri è Tay Za, 51 anni, proprietario
dell’Aurem palace hotel, il resort più sfarzo-
so e costoso di Ngwe Saung. È il presidente
del Htoo, il gruppo di aziende che control-
lano la Air Bagan, la prima compagnia area
privata del paese. Raggiunge il suo lussuo-
so rifugio in montagna con l’elicottero pri-
vato e sfreccia per le strade di Rangoon con
una Ferrari. Il ministero del tesoro degli
Stati Uniti lo descrive come “un traicante
di armi e braccio destro inanziario della
giunta birmana” e ha imposto sanzioni a
lui, alle sue aziende e, ino a poco tempo fa,
anche a sua moglie. Possiede una ricchezza
astronomica, in un paese dove la maggio-
ranza delle persone vive con un reddito di
meno di 200 dollari (175 euro) all’anno e
dove il 70 per cento della spesa media delle
famiglie è per il vitto.
La lista degli affaristi è lunga. Aung
Myat, ex ministro dell’industria vicino al
generale Than Shwe, ha investito nell’indu-
stria del cemento e in una serie di progetti
edilizi. L’Unione europea gli ha imposto
delle restrizioni sul visto. Figlio del segreta-
rio del Partito dell’unione dello sviluppo e
della solidarietà (Uspd, il partito degli ex
militari), Nay Aung ha ricoperto vari incari-
chi nella United Amaya Bank. Altri perso-
naggi vicini alla giunta si arricchiscono gra-
zie ai legami con l’esercito: l’Asia Green
Development Bank è stata aidata a Tay Za,
la Irrawaddy Bank a Zaw Zaw e la Myanmar
Shae Saung Bank a Chit Khaing, tutti uomi-
ni delle forze armate. Il iglio del generale
Than Shwe controlla sei pompe di benzina
a Rangoon e a Mandalay.
Primavera per caso
In un paese abituato a parlare sottovoce
nelle sale da tè, il diplomatico seduto di
fronte a me nella moderna Rangoon tea
house, appena aperta, mette in giro quella
che è ancora una voce. Si sporge in avanti su
un piatto d’insalata di foglie di tè e aspetta
che il cameriere si allontani. La “primavera
birmana”, dice, è nata perché un alto espo-
nente dell’esercito non poteva far studiare
il iglio all’estero a causa delle sanzioni im-
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 55
Birmania
Sulla linea circolare di Rangoon, 2014
poste dall’occidente. Ecco allora la “prima-
vera”: per il mondo è più accettabile avere a
che fare con una signora con i iori tra i ca-
pelli che con un generale con le stellette sul
petto.
La recente rinascita economica ha fatto
spuntare centinaia di cartelloni pubblicita-
ri. Le strade di Rangoon sono bloccate dal
traico perché nel 2012 l’esercito ha tolto il
divieto d’importare auto straniere. Da allo-
ra le auto di seconda mano, soprattutto
giapponesi, hanno invaso le strade. Spunta-
no come funghi i nuovi negozi, e uno su tre
vende telefoni. In tutta la città grandi car-
telloni annunciano un evento che cambierà
le regole del gioco: la privatizzazione delle
telecomunicazioni. La norvegese Telenor e
la qatariota Ooredoo vendono a meno di 2
dollari schede sim che due anni fa ne costa-
vano circa duemila. La popolazione urbana
è connessa a “the Facebook”, che qui è si-
nonimo di internet.
La liberalizzazione economica ha rigur-
gitato cliché vecchi e usurati: “l’ultima fron-
tiera” in Asia, una “nuova corsa all’oro”, il
“far west” birmano. Alcune zone economi-
56 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
che speciali, con tassi preferenziali per gli
investimenti stranieri diretti, provano a
trainare l’economia di un paese che un tem-
po era considerato la risaia dell’Asia. La Bir-
mania è uno dei paesi meno sviluppati della
regione economica che cresce di più al
mondo. Mentre il paese prova a recuperare
terreno, arrivano stranieri da tutto il mondo
che si trasferiscono qui. Ci sono ottime op-
portunità nell’edilizia, nella cooperazione
allo sviluppo, nella pesca, nell’agricoltura,
nell’industria mineraria. Investimenti, in-
vestimenti, investimenti. La parola si sente
pronunciare nel bar dello Strand dove in
passato hanno bevuto George Orwell e Ru-
dyard Kipling, e nella sala a bordo piscina
del Savoy dove uomini occidentali, rossi
come peperoni per il troppo sole, bevono
birra Myanmar e si danno il cinque dicen-
do: “Benvenuto in Birmania”.
Il paese è nel pieno del cambiamento.
Tra il 1900 e il 1990 la crescita media del pil
mondiale è stata del 3 per cento, mentre in
Birmania è stata solo dell’1,6 per cento.
Nello stesso periodo, mentre il pil pro capite
globale è quadruplicato, quello birmano è
rimasto fermo. Il paese che si apre al busi-
ness è una terra vergine di opportunità,
pronta per essere sfruttata.
Secondo un rapporto della società di
consulenza McKinsey, “se le tendenze de-
mograiche attuali continueranno e l’au-
mento della produttività resterà lo stesso
degli ultimi vent’anni, la crescita annuale
del pil birmano potrebbe essere limitata al
3,7 per cento. Tuttavia, se riuscirà a sfrutta-
re a pieno il potenziale di tutti i settori chia-
ve dell’economia, la Birmania potrà cresce-
re anche dell’8 per cento all’anno. Espande-
re quei settori (manifattura, agricoltura,
infrastrutture, energia ed estrazione, turi-
smo, servizi inanziari e telecomunicazioni)
potrebbe più che quadruplicare le dimen-
sioni dell’economia, che nel periodo 2010-
2030 passerebbe da 45 a oltre 200 miliardi
di dollari”. Gli uomini al potere e i loro soci
sono quelli che hanno più da guadagnare.
Dopo che l’economia è stata spremuta
come un limone ed è cresciuta l’insoferen-
za per l’egemonia dei cinesi, che hanno sot-
tratto alla Birmania i ricchi proventi dell’at-
tività estrattiva, sono cominciate le riforme.
E così, mentre i generali diventavano poli-
tici, i loro amici sono diventati uomini d’af-
fari. Tay Za ha investito parte dei proventi
del ricco commercio di pietre preziose e
legname e ha comprato alberghi, aerei ed
ettari di risaie. Altri si sono accodati te-
mendo ripercussioni in caso di sconvolgi-
menti politici.
In questa nuova Birmania, Tay Za sta
inanziando la formazione dei nuovi parla-
mentari eletti dell’Nld, molti dei quali alla
prima legislatura, presso l’hotel Shwe San
Eain di Naypyidaw, di sua proprietà.
“Quando hai cominciato a sentir parlare
degli oligarchi?”, chiede un iscritto
all’Usdp che si risponde da solo: “Quando
c’è stata la disgregazione dell’Unione So-
vietica. Presto succederà anche qui, i ricchi
diventeranno molto più ricchi. Le presen-
teranno il conto”, ride, e aggiunge: “Se fai
la tua prima conferenza in un hotel di lusso
di un magnate sulla lista nera, vuol dire
che non sei poi così diversa da noi, anche
se sei la Signora”.
A scuola di democrazia
Un movimento politico serio e impegnato
come l’Nld deve trasformarsi in un organi-
smo capace di governare. Molti leader del
partito hanno vissuto insieme in esilio per
anni e altri se ne sono andati per paura di
rappresaglie per la loro attività politica.
Nella sede dell’Nld a Rangoon i vecchi
iscritti cercano di spiegare cos’è la “de-mo-
kra-si”, un’idea rivoluzionaria che adesso
hanno l’opportunità di sperimentare. Nella
loro lingua non esiste la traduzione di “de-
mocrazia” né quella di “stato di diritto”. Gli
anziani spiegano concetti stranieri e nuove
idee nel vecchio uicio dove le crepe nel
controsoitto lasciano intravedere il tetto
di lamiera. Altri analizzano i resi delle spese
per la campagna elettorale per veriicare
che il processo sia stato trasparente. Pile di
documenti ingialliti dal tempo giacciono in
cima agli armadietti di acciaio. C’è un solo
computer, sotto un grande manifesto con il
volto di Suu Kyi fatto di tanti piccoli ritagli di
giornale. All’ingresso c’è una foto di lei sor-
ridente insieme a Obama, simbolo di una
delle più grandi svolte del paese nello sce-
nario internazionale: l’allontanamento dal-
la Cina, grande sostenitrice del regime mi-
litare, e l’avvicinamento all’occidente.
Nell’unica stanza climatizzata abba-
stanza grande da contenere un tavolo, due
sedie e una foto del generale Aung San, sie-
de U Tin Oo, 88 anni, presidente dell’Nld.
Gli chiedo come mai l’esercito ha accettato
di cedere una parte dei suoi poteri. Il volto
di Tin Oo si apre in un sorriso prudente.
“Amnistia”, risponde, l’espressione immo-
bile, il tono risoluto nonostante l’età.
Quando il generale Aung trattò la libera-
zione del paese, U Tin Oo era ancora un ra-
gazzo, e un anno dopo era in piazza tra i
milioni di cittadini che si erano radunati per
piangere la scomparsa del grande eroe. Per
circa un decennio la Birmania avrebbe go-
duto di una relativa pace; lo stato, però, sta-
va riportando indietro l’economia, buona
parte del paese era devastata dalle guerre, e
nel 1962 Ne Win guidò un colpo di stato per
ripristinare “l’ordine”. Il suo fu un regime
brutale. Pur non essendo un appassionato
del buddismo e del socialismo, Ne Win im-
boccò la via birmana al socialismo contri-
buendo all’isolamento del paese. Arrogante
e paranoico nei confronti degli studenti che
guidavano le proteste, mentre era all’estero
per delle visite mediche ordinò di far chiu-
dere le università.
Dopo Ne Win, Than Shwe si è preso
l’onere di mandare ancora più in rovina il
paese. Le sue scelte stravaganti sono tante:
la principale è lo spostamento della capitale
da Rangoon a Naypyidaw, con l’obiettivo di
creare una città imperiale e isolata da tutto
per la giunta. Sfuggente e paranoico, non si
mostrava mai in pubblico. Per anni il suo
governo ha guidato questo paese ricco di
risorse con tale ignoranza e disprezzo che
buona parte della popolazione vive a un li-
vello di disperazione paragonabile a quello
di alcuni paesi africani. Per la sua brutalità
il regime potrebbe tranquillamente essere
accusato di crimini contro l’umanità. Non è
da escludere che l’Onu apra un’indagine sui
suoi misfatti.
I colloqui tra Suu Kyi e i generali sono
cominciati nel 2011, un anno dopo la ine
Da sapere
I primi passi
u Il 30 marzo 2016, dopo mezzo secolo di
regime militare, si è insediato il nuovo governo
civile, guidato dal presidente Htin Kyaw,
collaboratore idato di Aung San Suu Kyi. La
leader della Lega nazionale per la democrazia
(Nld), che non può ricoprire la massima carica
dello stato e da tempo dice che sarà “al di sopra
del presidente”, è stata nominata ministra
dell’uicio del presidente e ministra degli
esteri.
u Il 5 aprile il parlamento ha approvato il
disegno di legge che istituisce per Suu Kyi la
carica di consigliera di stato, che di fatto le
permetterà di guidare il governo.
u Il 7 aprile il governo ha rilasciato 200
prigionieri politici e Suu Kyi ha annunciato che
ne saranno liberati altri dopo il capodanno
birmano, il 14 aprile. Irrawaddy
degli arresti domiciliari. Già da prima la
giunta aveva deciso di allontanarsi dalla
Cina e di avvicinarsi all’occidente. I pro-
gressi sono stati lenti. Ci sono stati almeno
dieci giri di colloqui, quasi tutti sull’arretra-
tezza economica del paese; a più della metà
di questi incontri era presente anche Tin
Oo. “Dobbiamo creare una classe media”,
ripete Tin Oo, cercando di spiegare la dife-
renza tra “afaristi buoni” e “afaristi catti-
vi”. Gli faccio notare che il clientelismo
sofoca sempre l’imprenditoria, non ce n’è
uno buono e uno cattivo. “Non sia sciocca”,
dice Tin Oo, e per un attimo riacquista il
piglio del comandante in capo delle forze
armate, severo e tagliente. “Ci sono faccen-
dieri ovunque, ogni buona impresa è la
benvenuta in un paese che è alle porte della
democrazia”, dice. Proprio in quel momen-
to entra il suo assistente. Sono arrivati degli
australiani per parlare d’afari.
In un altro uicio dell’Nld, a Myaungm-
ya, una cittadina del profondo delta del
iume Irrawaddy, c’è una coppia sdraiata
su un materasso in una stanza sul retro. Si
sono conosciuti qualche mese fa durante la
campagna elettorale. Provenienti da due
parti diverse della città, sono andati nei
villaggi più sperduti (504 in tutto) di quella
regione famosa per il riso dolce e morbido
per dire alla gente come votare. Khin San-
dar Aung non vede l’ora di raccontarmi le
storie e gli incontri fatti e mi trascina in una
piccola sala da tè dove i clienti seduti su se-
die di legno malferme bevono il tè in tazze
bianche. Myaungmya è il tipo di città dove
uno straniero spicca come un generale a un
comizio dell’Nld. La mia presenza attira
l’attenzione di un gruppo di uomini, uno
dei quali indossa una maglietta aderente
con la faccia di Suu Kyi sulla schiena. Si av-
vicina.
Zani Tint un tempo lavorava su una na-
ve mercantile e ha trascorso giorni in mare
portando carichi di tronchi del famoso te-
ak birmano. Quando la nave attraccava nei
porti del sudest asiatico, spesso se ne an-
dava a zonzo, afascinato dagli ediici scin-
tillanti di Singapore e sconvolto dalla po-
vertà di Papua. In quindici anni ha visto
praticamente ogni angolo del sudest asia-
tico e oggi è tornato a una vita che sembra
congelata, senza sbocchi. Ha preso in ge-
stione la gioielleria del suocero. Anche gli
altri uomini seduti al tavolo, tutti piccoli
commercianti (il proprietario di un mini-
market, un cartolaio e un gioielliere), han-
no ereditato attività che gli permettono di
mangiare ma che non soddisfano il loro
appetito. “Vogliamo delle opportunità, vo-
gliamo crescere”, dice uno. Un altro, che
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 57
Birmania
ha parlato a un comizio dell’Nld, assicura
che il partito garantirà pari opportunità a
tutti. Un uiciale dell’esercito, che parla a
condizione di non essere nominato, dice:
“Suu Kyi dovrà stare più attenta alle perso-
ne con cui fa afari. La gente la osserva”.
Un parlamentare neoeletto passa sorseg-
giando un tè con una camicia hawaiana
verde e una sigaretta spenta tra le labbra.
“Vogliamo insegnanti migliori, scuole mi-
gliori, dobbiamo creare delle opportunità
per le piccole imprese. Tutto deve cambia-
re”, dice proseguendo per le strade di una
città dove la gente parla solo di politica.
I cambiamenti economici hanno già
investito Myaungmya con l’apertura di una
zona industriale, dove le ciminiere svetta-
no alte come palme. Gli stabilimenti dove
si lavora il riso si susseguono nel bosco lus-
sureggiante e un lusso continuo di imbar-
cazioni cargo viene e va dalle rive del iu-
me. I commercianti alla sala da tè non han-
no guadagnato un centesimo da tutto que-
sto, e i contadini arrabbiati non sono stati
risarciti per l’esproprio delle terre. Bevia-
mo il tè in silenzio inché qualcuno inter-
viene dicendo: “Capitalismo”. I coloni
bianchi venuti per governare la
Birmania, seguiti dai generali
che l’hanno controllata per anni,
hanno lasciato il campo a un
gruppo di persone che fa finta
che esista un’economia di libero
mercato. È il club colonialista che lascia il
campo al club capitalista. Il tavolo è cam-
biato, ma i giocatori sono gli stessi.
Il cronista del periodico Bi Mon Te Nay
sapeva benissimo che non avrebbe dovuto
scrivere quell’articolo il 7 luglio 2014. Ve-
nute meno le restrizioni alla libertà di riu-
nirsi, quel giorno una grande folla si era
data appuntamento fuori del tribunale di
Rangoon. Lui c’era andato solo per curiosi-
tà dopo aver ricevuto l’invito da un gruppo
su Facebook; ma i manifestanti avevano
distribuito un volantino con un messaggio
dell’uomo che quel giorno doveva essere
giudicato in tribunale. “Il popolo ha incari-
cato Aung Suu Kyi e alcuni leader delle mi-
noranze etniche di formare un governo
provvisorio”, diceva.
Quando l’articolo è arrivato sulla scri-
vania del direttore, ormai era troppo tardi
per tornare indietro: il volantino è inito in
prima pagina. Era il tipico pezzo che un
tempo avrebbe fatto infuriare il ministero
dell’informazione, anche se all’epoca gli
articoli non venivano più censurati. I gior-
nalisti erano liberi di scrivere quello che
volevano, ma una volta pubblicato, il gior-
nale doveva essere inviato al ministero.
58 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Dopo tanti anni, scrivere la verità aveva
ancora delle conseguenze. La notte dopo
la pubblicazione il direttore se ne stava se-
duto su una sedia di legno davanti alla por-
ta del suo appartamento, in attesa di essere
arrestato. Il giornalista e il vicedirettore
erano già stati presi. Il direttore ha aspetta-
to ino alle tre di notte, poi è andato all’ui-
cio speciale di polizia al centro di Rangoon.
Si è avvicinato all’agente di servizio e ha
detto: “Sono colpevole di aver pubblicato
la verità”.
“Siamo più liberi,
dobbiamo solo
pensarci due volte
prima di pubblicare”
In Birmania ci sono diverse leggi che
imbavagliano la stampa. Quella sulle tele-
comunicazioni del 2013 autorizza il gover-
no a intercettare qualsiasi informazione
che minacci la sicurezza nazionale o lo sta-
to di diritto, mentre quella sulle transazio-
ni elettroniche del 2004 vieta il trasferi-
mento elettronico di informazio-
ni che potrebbero mettere a ri-
schio la sicurezza nazionale ed è
stata usata per reprimere gli atti-
visti su internet.
“Che mi dice di tutto questo
gran parlare della libertà di stampa?”, chie-
do al giornalista.
“Siamo più liberi, dobbiamo solo pen-
sarci due volte prima di pubblicare qualco-
sa”, risponde.
La questione etnica
“Io non ho votato”, dice il leader della mi-
noranza kachin e attacca bruscamente il
telefono. È un periodo di tensioni e ha pau-
ra di parlare. Ci siamo incontrati la prima
volta otto anni fa al campo profughi di Mae
Le al conine tra Birmania e Thailandia, in
una stanza angusta dove mi mostrò armi di
ogni tipo e mi spiegò la “verità” sul paese.
“Ci sono tre Birmanie”, mi disse. “Quella
bianca, quella grigia e quella nera”. Il go-
verno controlla quella bianca, quella grigia
è sotto una specie di tregua e quella nera è
di chiunque la controlli. Non considerava
legittimo il governo e non ne riconosceva
l’autorità.
Nei mesi prima delle elezioni il governo
ha sbandierato ai quattro venti la irma del
cessate il fuoco con i gruppi etnici armati,
ma l’accordo non è risolutivo. Anche se i
gruppi etnici al conine con la Thailandia
hanno partecipato ai negoziati, ampie zo-
ne di territorio lungo la frontiera cinese
sono rimasti fuori dal controllo del gover-
no. Due delle milizie più grandi, in mano ai
kachin e ai wa, non hanno irmato l’accor-
do. Subito dopo il voto le violenze sono au-
mentate. La Birmania è teatro di molte
guerre civili, e le fratture sono così profon-
de che la commissione elettorale ha esclu-
so dal voto alcune parti dello stato dello
Shan, devastato dalla guerra, e almeno 42
villaggi della Divisione autoamministrata
Wa, una zona che ha giurato fedeltà alla
Cina. Nonostante il cessate il fuoco, le ele-
zioni sono state cancellate anche in più di
400 villaggi negli stati Kachin, Shan e
Mon. Mentre ai rohingya è stato negato il
voto perché considerati “stranieri”, la que-
stione delle altre minoranze aligge il pae-
se in dalla sua nascita.
Le zone dove combattono i ribelli sono
ricche di minerali e fanno da centri di smi-
stamento per la droga, il business che i-
nanzia la lotta armata. Lo stato del Kachin,
nella Birmania del nord, produce la miglio-
re qualità di giada verde. Gli uomini d’afa-
ri vicini all’ex giunta contendono agli eser-
citi ribelli il controllo delle miniere miglio-
ri in un settore che, secondo un rapporto di
Global witness, nel 2013 valeva 31 miliardi
di dollari, pari a quasi la metà del pil birma-
no e 46 volte più della spesa sanitaria. “Il
business della giada birmana è forse il più
grande furto di risorse naturali della storia
moderna”, osserva l’analista Juman Kubba
nel rapporto di Global witness. Nelle mi-
niere le condizioni di lavoro sono così atro-
ci che i minatori hanno cominciato a usare
l’eroina. La Birmania è il maggior coltiva-
tore di papaveri da oppio al mondo dopo
l’Afghanistan e la coltivazione è aumenta-
ta, rafforzata dai conflitti armati e dalle
tensioni etniche negli stati Shan e Kachin.
Il nuovo governo dell’Nld si è appena
insediato. Crede nello stato di diritto ed
eredita un sistema oligarchico. Crede nella
creazione di una classe media, mentre una
cricca di afaristi gioca a fare i capitalisti.
Crede nella libertà, ma le leggi la castrano.
Vuole le fabbriche, ed è disposto a fare af-
fari con i “faccendieri buoni”. Ha tra i suoi
elettori un uomo che ha visto la sua casa
diventare la piscina di un villaggio turistico
e che la rivuole indietro. Ha per guida
un’icona che non può diventare presiden-
te, ma che deve governare un paese e tene-
re buoni i suoi oppressori. Può contare
sulle speranze e sulle preghiere di milioni
di persone, ma a controllare il suo destino
sono pochi uomini in divisa. Questa è la
Birmania, la democrazia più giovane del
mondo. u fas
 Argentina
Buenos Aires, 2011. Luis González lavora alla reception dell’albergo Bauen
Luzphoto (2)

Buenos Aires
senza padroni
Matt Kennard e Ana Caistor-Arendar, The Guardian, Regno Unito
Foto di Abramo De Licio
Nato in Argentina dopo la crisi
del 2001, il movimento delle
fabbriche recuperate dai
lavoratori è stato un successo
e un modello per gli altri paesi
simbolo abbastanza improbabile per quel-
lo che forse è il movimento di occupazione
più riuscito del mondo.
L’albergo, che si trova in un ediicio di
ventidue piani, aprì i battenti nel 1978, an-
che grazie alle sovvenzioni della giunta
militare allora al potere. L’obiettivo era as-
sicurare una sistemazione di lusso a chi
mino a cadere davanti al movimento delle
cosiddette fabricas recuperadas, fabbriche
recuperate. Le prime occupazioni risalgo-
no all’inizio degli anni novanta, ma la gra-
vissima crisi economica che colpì il paese
nel 2001 diede una forte accelerazione al
processo. Molte aziende dichiararono ban-
carotta e i lavoratori decisero di autorga-

L’
hotel Bauen, nel centro arrivava nella capitale argentina per assi- nizzarsi e tornare nelle fabbriche rimaste
storico di Buenos Aires, stere ai Mondiali che si giocavano quell’an- vuote: a mano a mano che le aziende di-
ha l’aria di aver vissuto no. L’albergo conobbe molti alti e bassi, poi chiaravano fallimento, i dipendenti anda-
tempi migliori: gli inter- nel 2001 fallì. vano in tribunale per chiedere di subentra-
ni art déco cadono a pez- Due anni dopo i lavoratori decisero di re ai proprietari nel possesso degli impian-
zi, tre ascensori sono occupare l’hotel abbandonato, e da allora ti e dei macchinari. Nei primi anni il movi-
fuori servizio e tutte le pareti avrebbero bi- fanno del loro meglio per gestirlo da soli. mento ottenne numerosi successi, descrit-
sogno di essere ritinteggiate. Sembra un Il Bauen è stato l’ultima pedina del do- ti bene nel documentario The take, realiz-

60 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016


zato nel 2004 dal regista canadese Avi
Lewis e scritto da Naomi Klein.
Il motto delle prime occupazioni era
“Occupare, resistere, produrre”. Oggi, nel
2016, quel progetto continua a ispirare i
lavoratori di Buenos Aires. Ormai da più di
dieci anni l’hotel Bauen è gestito dai suoi
dipendenti, e molte cooperative simili so­
no nate nella capitale dopo la crisi econo­
mica del 2001.
Più libertà
Il successo di questo modello gestionale
ha implicazioni che superano i conini di
Buenos Aires. Nel 2011 il movimento di
protesta Occupy negli Stati Uniti e nel Re­
gno Unito ha catturato l’interesse interna­
zionale, ma l’entusiasmo si è spento in
fretta. Oggi quel movimento sembra storia
antica. Ma, mentre un numero sempre
maggiore di città in tutto il mondo inisce
in mano ai grandi interessi industriali e
sempre più spazi pubblici vengono sven­
duti, Buenos Aires è l’esempio di una ten­
denza inversa: qui i cittadini si appropriano
dei loro spazi e riescono a tenerseli.
Non tutte le esperienze hanno avuto
successo, ma nel complesso hanno funzio­
nato bene. Oggi molte persone temono che
il nuovo governo guidato dal presidente
Buenos Aires, 2011. Una cameriera dell’albergo Bauen
conservatore Mauricio Macri possa inter­
rompere questo ciclo positivo.
Armando Casado ha 66 anni ed è una
persona socievole. Fa il cameriere e serve
da bere agli uomini che giocano a carte nel
ristorante del Bauen. Lavora qui da 25 anni,
quindi conosceva l’albergo anche
quand’era in mano ai privati. “Prima”, dice
Casado con un po’ di nostalgia, “il mio era
un lavoro come gli altri. C’erano un pro­
prietario, un direttore e una struttura per
rendere il personale più eiciente. Ora ab­
biamo più libertà, ma siamo meno eicien­
ti. L’albergo non funziona bene come in
passato, ma almeno siamo più auto­
nomi”.
Secondo i ricercatori che partecipano al
programma Facultad abierta dell’universi­
tà di Buenos Aires, nel 2014 in tutta l’Ar­
gentina le imprese occupate erano poco
più di trecento. Di queste, quasi la metà
aveva sede nella capitale ed era nata dopo
il 2004, cioè quando il paese si era già av­
viato verso la ripresa economica. Per gli
studiosi, questo signiica che il modello
delle fabricas recuperadas è stato utile an­
che dopo l’emergenza legata al tracollo
economico del paese. E oggi è considerato
un esempio d’impresa economicamente
valido e sostenibile. Le conclusioni dei ri­
cercatori dell’università di Buenos Aires
parlano chiaro: il movimento rappresenta
una ribellione dei lavoratori “contro il fata­
lismo dell’economia e dell’ideologia neoli­
beriste”.
Gran parte dell’attenzione dell’opinio­
ne pubblica mondiale si è concentrata sulle
fabricas tomadas, le fabbriche “prese” dai
lavoratori, ma oggi Buenos Aires è piena di
cooperative che forniscono prodotti e ser­
vizi di ogni genere. La capitale argentina è
diventata la prima città occupata del mon­
do, quella dove l’esperienza dura da più
tempo. Inoltre, cosa ancora più importan­
te, il movimento si è diversiicato investen­
do non solo in alberghi come il Bauen, ma
anche in ristoranti, aziende per la raccolta
dei riiuti, imprese edili, sanitarie e dei tra­
sporti, e anche in organizzazioni che si oc­
cupano d’istruzione e informazione. Vai al
ristorante e scopri che i grissini sono pro­
dotti da una cooperativa, giri per le strade
e ti accorgi che gli spazzini lavorano per
un’altra cooperativa. In Argentina non solo
l’esperienza delle occupazioni procede a
gonie vele da più di dieci anni, ma si sta
allargando. Com’è stato possibile?
“Se dovessi sintetizzare in un’unica pa­
rola la principale variabile per il successo
delle imprese recuperate in Argentina, di­
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 61
Argentina
rei ‘disperazione”, spiega Esteban Magna-
ni, un giornalista argentino che ha studiato
il fenomeno e lo ha raccontato nel 2003 nel
libro El cambio silencioso (Il cambiamento
silenzioso). “Negli anni novanta”, prose-
gue Magnani, “per i lavoratori non c’erano
alternative: essere licenziati signiicava la
ine e quando c’è un numero abbastanza
consistente di persone disperate, queste
cominciano a organizzare un sistema per
riprendersi il posto di lavoro”.
Il movimento ha avuto successo anche
grazie al clima politico che ha caratterizza-
to i governi peronisti di Néstor Kirchner
(2003-2007) e della moglie Cristina Fer-
nández (2007-2015). Spiega Andrés Rug-
geri, direttore del programma Facultad
abierta: “I governi Kirchner hanno revoca-
to la legge sulla bancarotta e poi hanno ag-
giunto una clausola che consentiva ai di-
pendenti di restare nelle aziende in cui la-
voravano, a condizione che si facessero
carico dei debiti e istituissero una coopera-
tiva. Tuttavia l’appoggio del kirchnerismo
al movimento è stato ambiguo: non è mai
ricorso alla repressione, non è stato ostile e
non ha sfrattato gli occupanti, ma non è
neanche stato apertamente favorevole”.
Ora però la situazione è diversa. Nel di-
cembre del 2015 è stato eletto presidente
Mauricio Macri, un uomo d’afari di destra
che dal 2007 al 2015 è stato sindaco di Bue-
nos Aires. Quando amministrava la capita-
le Macri non aveva un buon rapporto con le
cooperative, per questo oggi molti lavora-
tori temono che da presidente cercherà di
distruggere quel modello di autogestione
una volta per tutte.
Non sono paure infondate. Come afer-
ma Patricia Guzmán, che lavora nell’ui-
cio amministrativo dell’hotel Bauen, “a un
certo punto Macri ha bloccato la legge che
avrebbe dato alla cooperativa la proprietà
dell’albergo. È stato uno dei politici che ha
messo il veto alla norma nel 2011, l’anno in
cui i lavoratori l’hanno sottoposta al gover-
no della città. Inoltre, Macri era molto vici-
no agli ex proprietari del Bauen. Ecco per-
ché la sua presidenza ci fa paura: il comune
di Buenos Aires potrebbe portarci via tutto
quello che abbiamo costruito”.
Armando Casado, cameriere del Bau-
en, aggiunge: “Quando era sindaco, Macri
ha fatto capire senza tanti giri di parole che
avrebbe volentieri fatto fuori la cooperati-
va, ma non poteva a causa della fama del
Bauen e dei consensi che continua a ri-
scuotere quest’esperienza in Argentina e
anche all’estero. A Macri questo successo
fa paura”. Del resto è naturale che un poli-
tico come lui non veda di buon occhio le
62 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
cooperative: la loro afermazione contrad-
dice apertamente tutto ciò che ci viene rac-
contato sul capitalismo e sul modo più
adatto per farlo funzionare. Chi sostiene
che i lavoratori possono gestire le loro im-
prese, socializzarne i proitti, organizzare
la produzione in modo democratico e co-
munque portare avanti delle aziende lori-
de, viene deriso e cacciato dalla maggior
parte delle facoltà di economia.
Regole severe
La situazione delle imprese occupate non
sempre è positiva. L’hotel Bauen ha molti
problemi, dalla mancanza di clienti (quan-
do lo abbiamo visitato erano prenotate solo
18 camere su più di duecento) alle costanti
incertezze sul futuro dal punto di vista le-
gale. Poi ci sono quelli che Casado deini-
sce “problemi interni”. Il cameriere non è
Molti lavoratori
temono che Macri
distruggerà il modello
delle cooperative
pienamente convinto che un’impresa ge-
stita dai suoi stessi lavoratori possa funzio-
nare bene. Secondo lui, il servizio ne risen-
te e forse la democrazia e la libertà di cui
godono i dipendenti sono eccessive.
“Un albergo ha una dinamica speciale”,
spiega Casado. “È una città nella città. Po-
liticamente il modello cooperativo è
senz’altro il migliore, perché noi che ci la-
voriamo siamo più liberi: se timbriamo con
venti minuti di ritardo nessuno ci rimpro-
vera, ci aiutiamo e sosteniamo a vicenda,
mentre in altre aziende il direttore ci fareb-
Da sapere
Economia
Variazione del pil argentino, percentuale
10
8
6
4 quello che resta dopo aver detratto il ne-
Stime
2 ga Guzmán. “Durante l’assemblea dei la-
0 mo se possiamo aggiungere qualcosa al
2005 2007 2009 2011 2013 2015
Stime 2014 e 2015. Fonte: Banca mondiale
be rapporto. Questa libertà è positiva, ma
molti tendono ad abusarne. Per questo ab-
biamo introdotto regole simili a quelle in
vigore nelle aziende private. Per esempio,
invece di timbrare il cartellino all’entrata
premiamo il dito su un sensore che ricono-
sce le nostre impronte digitali. All’inizio
credevamo che una firma bastasse, ma
molte persone chiedevano ai colleghi di
irmare al loro posto e poi entravano in ri-
tardo. Poi abbiamo provato con il cartelli-
no, ma anche così ci sono stati degli abusi.
Alla ine abbiamo installato un lettore di
impronte digitali. Perché siamo costretti a
prendere provvedimenti del genere? Se
siamo nati per essere liberi, perché ci ritro-
viamo nella condizione di dover adottare
le stesse misure delle aziende private?”.
Oltre ai problemi interni ci sono le in-
cessanti battaglie legali che queste nuove
entità economiche devono afrontare per
essere riconosciute formalmente. “Vivia-
mo con la paura di essere buttati fuori in
qualsiasi momento”, afferma Patricia
Guzmán. Nel 2014 una sentenza della cor-
te suprema ha stabilito che i lavoratori del
Bauen dovevano lasciare libero l’albergo
entro la ine di aprile di quell’anno. Loro
sono ancora lì, ma la battaglia legale non è
inita.
Guzmán, che oggi ha 35 anni, venne a
sapere per caso della rivoluzione in corso
al Bauen. In quel periodo aveva problemi
economici. “Ho cominciato a lavorare
nell’albergo facendo le pulizie”, spiega,
“ma all’inizio non sapevo neanche cosa
fosse una cooperativa. Ho ricoperto vari
ruoli nell’albergo e ora sono nell’ufficio
amministrativo. Per me è stata un’espe-
rienza davvero positiva. I primi tempi
ognuno svolgeva il suo compito e, quando
terminava l’orario di lavoro, andava a casa.
Ora che faccio parte della segreteria della
cooperativa, insieme agli altri cerco di sti-
molare il personale a partecipare di più e
quindi ad avere un ruolo più importante”.
Al Bauen lavorano circa 130 persone,
ma nessuno è il capo di nessuno. Lo stipen-
dio mensile di Guzmán oscilla tra i 4.000 e
i 4.500 pesos al mese, cioè tra i 240 e i 270
euro circa. È poco, anche se a Buenos Aires
la vita costa meno che in Europa. “Guada-
gno meno del salario minimo argentino.
Lo stipendio dei soci varia a seconda di
cessario per la gestione dell’albergo”, spie-
voratori, che si tiene ogni tre mesi, stabilia-
salario di base, che è di 3.000 pesos.
Quest’aggiunta è diversa ogni mese, a se-
 Buenos Aires, 2011. Abel Ozuna è uno dei soci fondatori della cooperativa dell’hotel Bauen
LUzPhOtO
conda di come vanno gli afari. Dal mo-
mento che l’economia del paese non va
bene, abbiamo deciso di comune accordo
di sacriicare una parte del nostro stipen-
dio. Si tratta di rinunciare a un paio di gior-
ni pagati al mese pur di portare avanti l’al-
bergo. Per il momento mi va bene così e
non ho nessuna intenzione di cercare un
altro lavoro”.
Alti e bassi
Prendiamo l’avenida Corrientes, una gran-
de arteria commerciale molto traicata, ci
dirigiamo verso ovest e dopo un quarto
d’ora arriviamo da Alé Alé, una delle mille
parrillas (griglierie) di Buenos Aires: anche
questa è una cooperativa. Ci accoglie Ser-
gio Cano, 42 anni, uno chef che lavora ad
Alé Alé da tredici anni, quindi anche quan-
do il locale non era ancora una cooperati-
va. Cano ricorda bene quando i vecchi capi
gli hanno annunciato che lui e i colleghi
stavano per perdere il posto. “Un giorno i
gestori del ristorante ci hanno comunicato
che il locale stava per fallire e avrebbe po-
tuto chiudere in qualsiasi momento”, dice.
“Allora abbiamo indetto un’assemblea tra
tutti i lavoratori. Alcuni di noi sono qui da
decenni. A un certo punto uno dei miei col-
leghi ha lanciato l’idea: prendiamo in ma-
no il locale e gestiamolo per conto nostro.
Abbiamo chiesto qualche consiglio agli oc-
cupanti dell’albergo Bauen e nel 2013 ab-
biamo occupato il ristorante”.
Alé Alé è un locale per famiglie che ser-
ve piatti della cucina tradizionale argenti-
na: bistecche, pasta e minutas, semplici
piatti espressi. Ci sono ragazzini che si rin-
corrono intorno ai tavoli. I più piccoli gio-
cano in una zona attrezzata, con disegni di
animali alle pareti.
In Argentina ogni cooperativa si fa con-
sigliare da altre cooperative, prima tra tut-
te il Bauen, che ha assunto il ruolo di men-
tore per le imprese che vogliono adottare
questo modello di gestione dal basso. Ma
poi ciascuna mette in piedi una struttura
propria: Alé Alé appartiene ai 33 soci fon-
datori, più altri associati e lavoratori arri-
vati dopo. “Il locale sta andando bene”,
dice Cano. “In tutto siamo poco più di qua-
ranta persone. Abbiamo attraversato mo-
menti belli e altri più diicili, siamo stati
sfrattati e abbiamo dovuto cercare una
nuova sede. Proprio quando siamo stati
cacciati, il proprietario di questo posto ha
visto in tv un servizio su di noi e si è oferto
di aittarcelo”. La cooperativa si è trasferi-
ta qui nel 2014. “All’inizio”, aferma Cano,
“è stato diicile, perché non capivamo be-
ne cosa dovevamo fare e come”.
I lavoratori pagano i contributi e ricevo-
no una piccola pensione. I precedenti pro-
prietari avevano versato i contributi solo
per due anni. “Oggi se uno dei soci si am-
mala, oppure se devo restare a casa perché
mio figlio non sta bene, siamo coperti”,
spiega. I turni di lavoro sono due e tutti i so-
ci della cooperativa ricevono lo stesso sti-
pendio. Come al Bauen, ciascuno incassa
ogni mese un salario minimo. L’eventuale
eccedenza viene spartita tra tutti oppure
messa da parte per le opere di manutenzio-
ne o per non farsi trovare impreparati da-
vanti agli imprevisti.
Buenos Aires è stata solo il punto di par-
tenza del movimento delle imprese autoge-
stite. Modelli simili si sono afermati in altre
città, da Chicago negli Stati Uniti a Ciudad
Juárez in Messico ino a New Delhi in India.
In Venezuela il governo ha nazionalizzato
alcune imprese e ha creato cooperative di
lavoratori, chiedendo consiglio proprio al
movimento argentino.
Quando gli chiedo come ci si sente a es-
sere un riferimento per tutto il mondo, Ar-
mando Casado fa una risata: “Sulla carta il
cooperativismo è molto attraente”, dice.
“Ma quando ci sei dentro, ti chiedi come si
fa a farlo funzionare davvero”. u ma
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 63
Società
Le regole
dell’erba
The Economist, Regno Unito. Foto di Ed Kashi
I paesi che legalizzano la marijuana sono sempre
di più. Ma come disciplinarne la vendita? Che
tassazione scegliere? E come impedire che il
consumo aumenti? Le proposte dell’Economist
n un ediicio dall’aria anonima a
I pochi minuti di macchina dall’ae-
roporto di Denver, un paziente
reso calvo dalla chemioterapia e
un paio di turisti stanno osservan-
do la merce in vetrina. Accanto
alle tavolette di cioccolata e alle bibite, ci
sono maleodoranti pacchetti di muschiosi
germogli verdi che portano nomi come Girl
scout cookie, Kool aid kush, Power cheese.
Nel deposito dietro al negozio, piante dalle
foglie appuntite si godono la luce artiiciale
delle serre a due piani. Sally Vander Veer, la
direttrice inanziaria di Medicine Man, uno
dei più grandi dispensari di cannabis del
Colorado, calcola che in tutto ci saranno
quattro milioni di dollari di merce.
Negli Stati Uniti, e in tutto il mondo, po-
sti così sono sempre più numerosi. Nel
1996, in seguito a un referendum, la Cali-
fornia ha legalizzato la vendita della mari-
juana per uso medico. Da allora altri 22 stati,
più Washington D.C., hanno seguito il suo
esempio, e presto il loro numero potrebbe
salire a trenta. La vendita di cannabis a pa-
zienti le cui malattie possono essere gravi,
lievi o immaginarie è legale in altri paesi del
continente americano e d’Europa. Il 10 feb-
braio anche l’Australia ha annunciato un
progetto simile.
Il governo canadese ha in programma
di legalizzare la cannabis nel 2017: sarà il
primo paese dei G7 a farlo. Ma non è detto
che rimarrà a lungo la più grande economia
della marijuana. Negli Stati Uniti la Cali-
64 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
fornia è uno degli stati in cui la legalizza-
zione della marijuana potrebbe essere ap-
provata in contemporanea con le elezioni
presidenziali di novembre. La maggior
parte degli statunitensi è favorevole a que-
ste novità. E sono sempre di più gli stati che
legalizzano la vendita dell’erba per scopi
ricreativi: nel 2014 l’hanno fatto il Colora-
do e lo stato di Washington, l’Oregon ha
seguito il loro esempio a ottobre e presto
VII/LUzPhOtO
toccherà all’Alaska. Sono tutti posti dove la
cannabis è già molto usata. La Giamaica ha
legalizzato la ganja per motivi in qualche
modo religiosi, la Spagna ne consente la
coltivazione e la vendita tramite piccole
organizzazioni, e l’Uruguay prevede di au-
torizzarne il commercio per scopi non tera-
peutici entro agosto.
La salute dei consumatori
I fautori della legalizzazione sostengono
che, oltre a rendere tutti più liberi, un mer-
cato regolamentato protegge i consumato-
ri, fa risparmiare soldi alla polizia, aumenta
le entrate dello stato e toglie risorse alla cri-
minalità. Anche se ci vorranno anni per ve-
riicare se queste afermazioni sono vere, i
primi risultati sono incoraggianti: alle maie
è stata sottratta una grande fetta di merca-
to, migliaia di giovani non sono stati sche-
dati dalla polizia e centinaia di milioni di
dollari sono stati legalmente guadagnati e
tassati. E non c’è stata nessuna esplosione
dei consumi né dei reati legati alla droga.
Le regole sull’uso e la vendita della can-
nabis dovrebbero dipendere dai beneici
che si vogliono ottenere con la legalizzazio-
ne e dai danni che si vogliono limitare. La
prima cosa da prendere in considerazione è
la tutela dei consumatori. Per quanto è stato
veriicato inora, è praticamente impossibi-
le morire di overdose di marijuana. Ma que-
sta sostanza ha comunque i suoi lati negati-
vi. Sotto il suo efetto si possono combinare
diversi guai: negli ultimi due anni in Colo-
rado almeno tre morti sono state associate
all’uso della cannabis (una caduta, un suici-
dio e un presunto caso di omicidio, in cui
l’imputato ha sostenuto di aver agito sotto
l’efetto della droga) e si è registrato anche
un aumento della percentuale di automobi-
listi coinvolti in incidenti risultati positivi
alla cannabis.
Per sfruttare al massimo certi vantaggi,
tuttavia, la legalizzazione non basta. Se si
vuole vivere al di fuori della legge, per citare
una frase di Bob Dylan, bisogna essere one-
sti. Ma per rispettare la legge, servono delle
regole. L’attività di Medicine Man, spiega

Il dispensario di marijuana della Medicine Man. Denver, Colorado, gennaio 2014
Vander Veer, è regolata da un manuale di
norme spesso cinque centimetri. I danni
cronici della cannabis sono ancora oggetto
di dibattito. L’ uso continuato è associato ad
alcuni disturbi mentali, ma i ricercatori non
sono riusciti a stabilire il rapporto tra causa
ed efetto. Secondo una ricerca di Jonathan
Caulkins della Carnegie Mellon university,
chi fa uso di cannabis dichiara che il consu-
mo gli ha creato problemi al lavoro o a casa
più di frequente rispetto a chi beve alcol.
Tuttavia il paragone è fuorviante, perché
spesso usare la cannabis vuol dire violare la
legge. Per questo le persone che lo fanno
hanno più spesso problemi. È comunque
evidente che l’erba, per usare le parole di
Caulkins, è una droga che “riduce il rendi-
mento”.
Senza contare che smettere non è facile:
negli Stati Uniti il 14 per cento delle persone
che hanno fatto uso di erba nell’ultimo me-
se ha una dipendenza, definita secondo
criteri medici. Come nel caso dell’alcol e
del tabacco, circa l’80 per cento del consu-
mo è attribuibile a un 20 per cento di consu-
matori forti. Caulkins ha calcolato che più
della metà della cannabis usata negli Stati
Uniti è consumata da persone che sono sot-
to l’efetto della droga per metà della gior-
nata. C’è poi il fatto che gli efetti della can-
nabis sulla salute pubblica non dovrebbero
essere studiati in modo isolato: se chi fuma
erba smette di consumare alcol o sigarette,
il vantaggio è evidente; ma se, invece, con-
sidera la marijuana complementare al ta-
bacco e all’alcol, allora un aumento del con-
sumo di cannabis può diventare un serio
problema di salute pubblica.
Per il momento non si sa ancora quale
delle due circostanze sia più frequente. Da
un’analisi di vari studi (soprattutto statuni-
tensi) condotta dall’istituto di ricerca Rand
corporation, sono emersi dati contrastanti
sul rapporto tra cannabis e alcol. La doman-
da di tabacco sembra aumentare parallela-
mente a quella di marijuana. Le due sostan-
ze, infatti, sono diicili da separare dato
che, almeno in Europa, spesso vengono fu-
mate insieme. I dati relativi alle altre dro-
ghe sono più limitati. Chi propone di adot-
tare il sistema olandese dei cofee shop, che
consente l’acquisto e l’uso di cannabis solo
in luoghi speciici, sostiene che la legalizza-
zione impedirebbe ai consumatori di entra-
re in contatto con gli spacciatori, con il con-
seguente rischio di passare a droghe pesan-
ti. Ci sono prove inoltre che la marijuana è
usata come sostituto degli oppioidi che ri-
chiedono la prescrizione medica, come
l’OxyContin, un medicinale che uccide
quindicimila statunitensi ogni anno. In pas-
sato si pensava che le sigarette fossero il
primo passo verso la cannabis, che a sua
volta avrebbe portato alle droghe pesanti.
Ma potrebbe essere vero anche il contrario:
l’erba potrebbe ridurre l’uso di oppioidi, ma
favorire il consumo di tabacco.
Giusto equilibrio
I pericoli e i danni di una sostanza non sono
di per sé un buon motivo per renderla ille-
gale. Ma le prove di cui disponiamo fanno
pensare, anche a molti sostenitori della le-
galizzazione, che il consumo di cannabis
vada comunque scoraggiato. Il modo mi-
gliore per farlo è mantenere alto il prezzo:
per i giovani e per chi fa grande uso di mari-
juana potrebbe essere un buon deterrente.
Inoltre, l’idea di mantenere alto il prezzo
con le tasse è politicamente più convincen-
te e fa passare in secondo piano i timori per
la salute pubblica. I promotori della legaliz-
zazione in California insistono molto sul
miliardo di dollari all’anno che entrerebbe
nelle casse dello stato.
Stabilire il giusto livello di tassazione,
però, non è facile. Se è troppo basso, si ri-
schia di incoraggiare l’uso. Se si mira troppo
in alto, si rischia di perdere un altro dei van-
taggi della legalizzazione: la ine del merca-
to nero.
Per valutare i pro e i contro di queste due
strategie basta considerare i casi del Colo-
rado e dello stato di Washington. Il Colora-
do ha issato un’aliquota piuttosto bassa, il
28 per cento, e concede facilmente le licen-
ze per aprire dispensari. Washington ha
stabilito una tassazione più alta, pari al 44
per cento, ed è molto più rigorosa nel con-
cedere le licenze per la coltivazione e la
vendita. Nel 2014 a Seattle il prezzo medio
era di 25 dollari al grammo, rispetto ai 15 del
Colorado. Sul mercato nero, invece, il pro-
dotto, in genere di qualità inferiore, costava
circa dieci dollari in entrambi gli stati.
L’efetto della legalizzazione sulle atti-
vità criminali sembra sia stato quello che
tutti avevano previsto. Le autorità del Co-
lorado calcolano che le vendite legali – pari
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 65
Società
a circa 90 tonnellate all’anno – oggi soddi-
sino il 70 per cento della domanda. Il resto
è coperto da una sorta di mercato “grigio”:
erba coltivata legalmente ma venduta ille-
galmente. Nello stato di Washington, inve-
ce, nel 2014 le vendite autorizzate rappre-
sentavano solo il 30 per cento del commer-
cio di cannabis. Quasi tutti concordano sul
fatto che i prezzi bassi del Colorado abbia-
no danneggiato di più la criminalità orga-
nizzata.
Anche l’Uruguay sta valutando se stabi-
lire prezzi simili a quelli praticati dagli spac-
ciatori. “Vogliamo competere con il merca-
to illegale sul prezzo, la qualità e
la sicurezza”, dice Milton Roma-
ni, segretario generale della Junta
nacional de drogas di Montevi-
deo. Per evitare che i prezzi bassi
incoraggino l’uso, il paese limite-
rà la quantità di marijuana che può essere
venduta a una singola persona nell’arco di
un mese. Negli Stati Uniti, dove una limita-
zione simile probabilmente non sarà mai
accettata, sarà più diicile tenere il prezzo
dell’erba legale abbastanza basso per impe-
dire al mercato nero di incoraggiarne l’uso.
In realtà, sembra che in Colorado dopo la
legalizzazione il consumo sia aumentato tra
gli adulti e tra i giovani sotto i 21 anni, che in
teoria non potrebbero acquistare la canna-
bis legalmente. Questa tendenza, comun-
que, era già stata individuata prima della
legalizzazione.
Se il mercato nero si riducesse in modo
significativo, in un secondo momento le
tasse potrebbero aumentare e tornare a es-
sere un deterrente. I precedenti ci sono.
Quando nel 1933 inì il proibizionismo, Jo-
seph Choate, della Federal alcohol control
administration, consigliò al governo statu-
nitense di “mantenere la tassazione sugli
alcolici relativamente bassa in un primo pe-
riodo per permettere all’industria legale di
essere più competitiva di quella illegale”.
Secondo i suoi calcoli, una volta “estromes-
sa la criminalità organizzata dal settore, le
tasse sarebbero potute aumentare”. Le cose
andarono così.
Barbara Brohl, che dirige l’agenzia delle
entrate del Colorado, spiega che in futuro
si potrebbe collegare la tassazione al livello
di tetraidrocannabinolo (thc, il principio
attivo che produce l’efetto inebriante) nel-
la cannabis. Ma la rapidità con cui sono
state stabilite le regole – la vendita è comin-
ciata poco più di un anno dopo l’approva-
zione della legge d’iniziativa popolare che
la consentiva, nel novembre del 2012 – ha
costretto la autorità ad agire in fretta. “Stia-
mo costruendo l’aeroplano in volo”, dice.
66 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
L’Uruguay – che vuole essere “un mer-
cato regolamentato, non un mercato libe-
ro”, come spiega Romani – sta pensando a
un modo più diretto per scoraggiare il pas-
saggio alle droghe pesanti. I dispensari ven-
deranno solo i tre tipi di cannabis autorizza-
ti dal governo, con percentuali di thc che
vanno dal 5 al 14 per cento. E le tasse saran-
no issate in proporzione.
Negli Stati Uniti, la regolamentazione
della vendita della cannabis è ancora piut-
tosto indietro. Le imposte stabilite dagli
stati che l’hanno legalizzata sono facili da
applicare, ma potrebbero spingere i consu-
matori verso varietà più forti.
Nelle varietà vendute da Medici-
ne Man, per esempio, la concen-
trazione di thc varia dal 7 a più
del 20 per cento. Il prezzo, però,
è quasi lo stesso, e anche il livello
di tassazione. Certo, a qualcuno piace l’er-
ba leggera, ma nel complesso, dice Vander
Veer, le varietà più forti sono le più richie-
ste. Oggi la marijuana venduta a Denver
ha in media il 18 per cento di thc, circa tre
volte in più della cannabis messicana di
contrabbando che un tempo dominava il
mercato.
Cioccolata e caramelle
Un altro problema che i legislatori devono
afrontare è quello delle diverse modalità di
assunzione della cannabis. I prodotti più
venduti sono quelli commestibili: tavolette
di cioccolato, bevande, leccalecca e cara-
melle. Esistono anche gocce da mettere
sulla lingua o nelle sigarette elettroniche.
L’azienda californiana Foria vende perino
un lubriicante vaginale contenente il thc.
La popolarità di questi prodotti è proba-
bilmente destinata ad aumentare. I consu-
matori apprezzano la discrezione con cui
Da sapere
Gli statunitensi e la marijuana
La cannabis negli Stati Uniti, percentuale degli
intervistati. Fonte: The Economist
60
Persone favorevoli alla
legalizzazione della marijuana
50
40
30
20
10
Persone che hanno fatto uso
0
di marijuana
1975 1985 1995 2005 2015
possono essere usati, e gli imprenditori il
fatto che la loro produzione può essere fa-
cilmente automatizzata, non essendo ne-
cessario raccogliere i germogli a mano. Con
questi prodotti, però, si rischia di consuma-
re più cannabis. Un tiro di spinello fa subito
efetto, un dolce o una bevanda possono
metterci un’ora o due. I consumatori ine-
sperti a volte mangiano un quadretto di
cioccolato, non sentono nulla e ne mangia-
no ancora, per poi passare le 12 ore succes-
sive sotto allucinazioni.
Inoltre questi nuovi modi di assumere la
droga rischiano anche di attirare nuovi
clienti. Vander Veer aferma che i prodotti
commestibili sono perfetti “per abituarsi
alle sensazioni che dà il thc”. Sono partico-
larmente apprezzati dalle donne, dagli an-
ziani e dai nuovi consumatori. Se si pensa
che la cannabis sia praticamente innocua,
questo non è certo un problema. Ma se si
vuole contenere il consumo, lo diventa. Le
tre morti causate dalla marijuana in Colora-
do erano tutte legate al consumo di prodot-
ti commestibili. Gli ospedali dello stato
hanno anche riscontrato un aumento di
bambini che hanno ingerito le caramelle al
thc dei genitori. Per questo le autorità han-
no imposto regole più rigide, chiedendo
etichette speciiche, contenitori a prova di
bambino e una suddivisione più chiara del-
le porzioni.
Le novità che si sono viste inora sono
solo un assaggio di quello che in futuro po-
trebbe venire in mente ai produttori. Appe-
na atterrati all’aeroporto di Denver – che
non a caso è una delle destinazioni più po-
polari per le vacanze di primavera degli stu-
denti – potete chiamare una limousine che
vi porterà subito a un dispensario, permet-
tendovi di fumare tranquillamente sul sedi-
le posteriore. Si può seguire un corso di cu-
cina alla cannabis, o iscriversi a una lezione
collettiva per imparare a rollare spinelli. I
dispensari ofrono buoni sconto, punti fe-
deltà, happy hour e usano tutti i trucchi del
marketing.
La legalizzazione ha anche aperto la
strada alla nascita dei marchi. Il rapper
Snoop Dogg, per esempio, ha lanciato una
gamma di prodotti dalle confezioni vistose
chiamati Leafs by Snoop. La fondazione
Bob Marley ha prestato il suo nome a una
serie di varietà di marijuana. I marchi, però,
hanno bisogno di pubblicità. E la pubblicità
potrebbe incoraggiare il consumo. Negli
Stati Uniti molti vorrebbero seguire l’esem-
pio dell’Uruguay e vietare qualsiasi tipo di
réclame alla cannabis, ma la costituzione lo
impedisce. Quando il Colorado ha proibito
la pubblicità nei luoghi frequentati per più

VII/LUzPHOtO
del 30 per cento da minorenni, due riviste si
sono opposte al divieto appellandosi alla
libertà di parola, anche se poi hanno rinun-
ciato alla causa che avevano intentato con-
tro lo stato del Colorado.
Oltre a usare la pubblicità, le aziende
che producono cannabis stanno diventan-
do molto più attive nel fare pressioni sui
politici. Nelle campagne per la legalizza-
zione, i sostenitori del sì spendono molto
più di quelli del no: in Alaska il rapporto è di
quattro a uno, nell’Oregon supera il cin-
quanta a uno. I sostenitori ricchi sono di
grande aiuto. In California Sean Parker,
che ha guadagnato miliardi con internet,
ha donato un milione di dollari alla causa.
In alcuni stati, le raccolte di irme per pre-
sentare petizioni sono state appoggiate
dagli stessi soggetti che sperano di entrare
nel commercio della marijuana una volta
che sarà legalizzata. Nel novembre del 2015
gli elettori dell’Ohio hanno respinto una
proposta che avrebbe consentito alle azien-
de che l’avevano appoggiata di costituire
un oligopolio.
I problemi di regolamentazione cresce-
ranno parallelamente alle dimensioni
dell’industria. Al momento, le grandi azien-
de produttrici di alcol e tabacco negano di
essere interessate al settore. Ma Brendan
Il dispensario della River Rock, a Denver, gennaio 2014
Kennedy, amministratore delegato della
Privateer Holdings, una società di investi-
menti privata che opera soprattutto nel set-
tore della marijuana, racconta che molti
distributori di alcol hanno già puntato sulla
cannabis.
Big pot
In ogni caso, prima o poi nel settore emer-
geranno delle grandi aziende. Sam Kamin è
professore di diritto all’università di Denver
e ha collaborato alla stesura della normati-
va del Colorado. Secondo lui un’eventuale
legalizzazione a livello federale, che auto-
rizzerebbe il commercio tra stati, potrebbe
rendere la coltivazione della cannabis simi-
le a quella del luppolo, concentrata in tre
stati: Washington, Oregon e Idaho. La na-
scita di grandi aziende che riforniscono il
mercato nazionale farebbe scendere i prez-
zi, cancellando le piccole imprese locali o
relegandole in una nicchia.
Finora l’industria della cannabis è stata
aiutata dal fatto che molte persone di sini-
stra, che normalmente si opporrebbero alla
vendita di sostanze dannose per i giovani,
sono decisamente favorevoli alla legalizza-
zione. La situazione potrebbe cambiare se
la lobby della cannabis sul lungo periodo
smettesse di preoccuparsi del problema del
contenimento del commercio, pur sapendo
che un’esplosione della domanda potrebbe
avere dei contraccolpi sugli afari. Una pro-
spettiva simile potrebbe anche spingere al-
cuni stati a legalizzare la cannabis prima
che siano i cittadini a prendere l’iniziativa.
La messa a punto del sistema in vigore in
Colorado, dice Kamin, è stata particolar-
mente difficile perché il referendum del
2012 prevedeva l’inserimento della legaliz-
zazione nella costituzione dello stato. Co-
me ipotizza Brohl, la direttrice dell’agenzia
delle entrate del Colorado, altri stati “po-
trebbero preferire che le regole in materia
siano stabilite da una legge e non dall’ini-
ziativa popolare”.
Stati diversi legalizzeranno la cannabis
in modo diverso. Alcuni non lo faranno af-
fatto, altri commetteranno errori che poi
dovranno correggere. Ma chi si muoverà
per primo inluenzerà in modo signiicativo
chi arriverà dopo, stabilendo norme che du-
reranno nel tempo. Per questo è necessario
capire bene cosa è opportuno regolamenta-
re e cosa no. Una regolamentazione ecces-
siva rischia di annullare i principali vantag-
gi della liberalizzazione. Ma, come è stato
dimostrato con l’alcol e il tabacco, introdur-
re norme più severe in un secondo momen-
to è molto complicato. u bt
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 67
Nazanin (in alto),
16 anni, nella prigione
di Shahr-e ziba, a Teheran.
È stata arrestata
per il possesso di 651
grammi di cocaina
Portfolio

Ragazze
senza futuro
Nella prigione di Shahr-e ziba, a Teheran,
c’è un reparto riservato alle detenute
minorenni. Alcune di loro rischiano
la pena di morte. Il reportage dall’Iran
di Sadegh Souri
Portfolio

70 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

Alcune ragazze durante l’ora d’aria nel cortile della prigione di Shahr-e ziba

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 71

Portfolio
n Iran i minorenni possono essere con- Teheran. Il 10 marzo l’inviato speciale dell’Onu

I dannati a morte per crimini come

l’omicidio, il traico di droga e la rapi-
na a mano armata. In un rapporto pub-
blicato a gennaio, Amnesty internatio-
nal sostiene che dal 2005 al 2015 nel
paese ci sono state almeno 73 esecuzioni di ra-
gazzi per reati compiuti quando erano minoren-
ni (alcuni di loro non avevano ancora raggiunto
la maggiore età quando sono stati messi a mor-
te). Secondo l’organizzazione, più di 160 mino-
renni si trovano attualmente in carcere in attesa
dell’esecuzione.
In base al codice penale islamico, i ragazzi
possono essere condannati a morte a partire dal-
la pubertà, issata a nove anni per le femmine e
quindici per i maschi. Le riforme introdotte negli
ultimi anni, sotto la pressione della comunità
internazionale, non hanno eliminato il fenome-
no, che è in contrasto con la convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, irmata da
per i diritti umani in Iran, Ahmed Shaheed, ha de-
nunciato che nel 2015 ci sono state 966 esecuzio-
ni, il dato più alto dal 1989. La maggior parte delle
sentenze viene eseguita con il metodo dell’im-
piccagione.
Il fotografo iraniano Sadegh Souri ha visitato
le detenute minorenni nella prigione di Shahr-e
ziba, a Teheran. Alcune di lor0 potrebbero essere
messe a morte quando compiranno 18 anni. u
Sadegh Souri è nato nel 1985 a Nahavand, nella
regione di Hamadan, in Iran.
A destra: Mahsa, 17 anni, nella prigione
di Shahr-e ziba. È stata arrestata, insieme
alla madre, per aver ucciso il padre con un
coltello da cucina. Litigava spesso con lui
perché si opponeva ai suoi progetti di
matrimonio. I fratelli hanno chiesto di
punire lei e la madre con la pena di morte.

Sopra: Shaqayeh, 15
anni, durante una
visita della nonna
in prigione. La
ragazza è stata
arrestata per il
furto a mano
armata di
un’automobile,
mentre il idanzato,
che era con lei, è
riuscito a fuggire.
Qui accanto: una
cerimonia religiosa
nel reparto
riservato alle
minorenni.

72 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 In basso al centro:
ragazze in ila per il cibo
nella prigione di Shahr-e
ziba. Qui accanto: Zahra,
17 anni, in cella con uno
dei due igli. La ragazza,
che si è sposata a 14 anni,
è stata arrestata per aver
rubato dei cellulari. Era
già stata in prigione due
volte per furto. In Iran le
detenute possono tenere
i igli in cella con loro
inché questi non
compiono due anni.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 73

Ritratti
Ravi Shankar
La diplomazia
dello yoga
Julien Bouissou, Le Monde, Francia. Foto di Ravi Choudhary
È uno dei leader spirituali
più seguiti in India, ma la sua
inluenza si estende alla politica
globale. Il governo indiano
lo ha messo al centro del suo
tentativo di promuovere
il nazionalismo indù
l maestro di yoga Sri Sri Ravi
I Shankar ha trattenuto il respiro
ino all’ultimo minuto. Il suo Fe-
stival mondiale delle culture, che
si è svolto a marzo a New Delhi e
a cui secondo gli organizzatori
hanno partecipato più di tre milioni di per-
sone, ha rischiato di essere annullato. Se-
condo la polizia l’assembramento di milio-
ni di praticanti, anche se placidamente se-
duti in meditazione nella posizione del lo-
to, poteva portare al “caos assoluto”. Gli
organizzatori hanno dovuto rispondere
anche dei possibili danni all’ambiente: per
organizzare il festival sono stati coperti
quattromila ettari di vegetazione ed è stato
eretto un palco di 21.600 metri quadri in
grado di accogliere 37mila musicisti e dan-
zatori. Anche se ama presentarsi come una
persona semplice e modesta, Shankar ha
un debole per i record mondiali e i megae-
venti.
Il guru, riverito da decine di milioni di
seguaci in 155 paesi, ci riceve nell’ashram
della fondazione Art of living, vicino a
Bangalore. Il suo ritratto è esposto negli
74 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
aeroporti e sui cartelloni pubblicitari delle
grandi città indiane. Quel viso sorridente,
incorniciato dai lunghi capelli e da una fol-
ta barba nera, è diventato per la borghesia
indiana il simbolo della felicità e di una vi-
ta senza stress.
Sri Sri Ravi Shankar è stato in Sri Lanka
a visitare i campi profughi e in Iraq per
l’inaugurazione del primo ospedale ayur-
vedico del paese. Il messia della felicità
porta avanti una diplomazia parallela a
quella di New Delhi, sotto gli occhi bene-
voli del governo nazionalista indù di Na-
rendra Modi. Promettendo di risolvere i
conlitti del mondo con la “tecnica del re-
spiro”, diffonde l’immagine di un’India
tollerante e amante della pace.
Una partecipante ha deinito il Festival
mondiale delle culture “un’assemblea ge-
nerale delle Nazioni Unite con in più la pa-
ce interiore”. Uicialmente questo gigan-
tesco evento, in cui si susseguono sessioni
di yoga, danze, discorsi di politici e di ma-
nager, celebra la pace e la diversità. Ma è
diicile non vedervi il simbolo dell’ascesa
Biograia
◆ 1956 Nasce a Papanasam, in India.
◆ 1981 Fonda l'ong Art of living.
◆ 1982 Sviluppa la tecnica di respirazione
Sudarshan Kriya.
◆ 2015 Incontra i mediatori del governo
colombiano e delle Farc a Cuba.
◆ Marzo 2016 Organizza il Festival
mondiale delle culture a New Delhi.
folgorante di un santone indù giunto nelle
stanze del potere di New Delhi e diventato
una delle principali armi del nuovo soft po-
wer indiano.
Sri Sri, come lo chiamano i seguaci in
segno di rispetto, esce dall’uicio e fa ap-
pena in tempo a porgere gli spessi occhiali
neri a uno dei suoi collaboratori che un fe-
dele gli si getta ai piedi. “Lo amo per la sua
semplicità”, spiega il devoto. Sri Sri Ravi
Shankar è un guru sdolcinato. Le sue paro-
le, pronunciate con voce quasi infantile,
scorrono come miele, e il sorriso gli rimane
costantemente stampato sul viso, come se
fosse nato così. “Credo nell’umanità. E lo
yoga, creando un’armonia tra il corpo e lo
spirito, può condurre a una coesistenza pa-
ciica”, sostiene.
Marchio registrato
Avvolto in un’ampia tunica bianca, non
sembra camminare sulla terra ma galleg-
giare al di sopra del mondo. Dall’alto della
sua saggezza, spera di mettere ine ai con-
litti del pianeta grazie a una tecnica di re-
spirazione messa a punto all’età di 26 anni
durante un ritiro spirituale in riva a un iu-
me del sud dell’India e registrata con il
marchio Sudarshan Kriya. “Quando vi se-
dete con gli occhi chiusi e meditate, non
state facendo niente, eppure le vibrazioni
che generate cambiano il mondo”, assicu-
ra. Da quando ha avuto questa trovata il
numero dei suoi seguaci non ha più smesso
di aumentare, e non si tratta di gente qua-
lunque. Il giorno della nostra intervista,
HIndustan tImes/Getty ImaGes

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 75

Ritratti
nell’ashram della fondazione Art of living,
un deputato indiano lava il suo piatto di al-
luminio. Lo stesso fanno i suoi compagni,
manager della Silicon valley, funzionari o
dirigenti d’azienda, mentre la figlia del
presidente cubano Raúl Castro si sottopo-
ne a un trattamento ayurvedico. Francisco
Moreno Ocampo, iglio di Luis, il procura-
tore della Corte penale internazionale
(Cpi), ha appena inito di fare colazione al
piano “cucina internazionale” con il suo
amico Juan Carlos Losada, deputato co-
lombiano.
I due hanno aiutato Shankar nel suo
tentativo di facilitare le trattative per rag-
giungere un accordo di pace tra il governo
colombiano e le Forze armate rivoluziona-
rie colombiane (Farc) . Ocampo è andato a
fare visita al presidente colombiano Juan
Manuel Santos, che ha una iglia appassio-
nata praticante dello yoga, spiegandogli
che “l’emozione e lo stress impedivano la
pace”. Losada è volato a Cuba per incon-
trare i negoziatori delle Farc, portando con
sé libri e discorsi di Shankar.
“All’inizio i negoziatori delle Farc erano
un po’ scettici”, ammette Shankar. “Ma poi
si sono resi conto che sapevo ascoltarli sen-
za pregiudizi, e per tre giorni abbiamo
svolto sessioni di meditazione”. Poco do-
po, nel luglio del 2015, è stato irmato un
accordo di pace. Non si sa quale peso abbia
avuto il guru, che pure ne ha rivendicato la
paternità. “La pace”, spiega Francisco Mo-
reno Ocampo, “si ottiene cambiando in-
nanzitutto lo spirito delle persone, poi del-
le comunità e inine dello stato. Le prime
due categorie rientrano nelle nostre possi-
bilità, la terza riguarda più mio padre e la
giustizia internazionale”.
Il santone e il ministro
Grazie ai suoi milioni di seguaci il guru sta
guadagnando inluenza anche nel mondo
degli afari. Rajita Kulkarni è la responsa-
bile del Forum mondiale per l’etica negli
afari, una delle sezioni della fondazione
Art of living. Ogni anno organizza un se-
minario presso il parlamento europeo. Nel
giugno del 2015, in occasione del suo di-
scorso sulla “via dello yoga”, il “santo” è
stato ricevuto da una delegazione di depu-
tati europei. Boutros Boutros-Ghali, ex
segretario generale delle Nazioni Unite, lo
ha invitato a Ginevra per tenere un semi-
nario all’Onu.
Il programma Tlex (Trasformational
leadership for excellence), basato sugli in-
segnamenti di Shankar, ofre ai manager
gli strumenti per “liberarsi dallo stress”,
ma anche per “creare un senso di apparte-
76 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Quando Shankar ha
consigliato ai leader
del gruppo Stato
islamico degli esercizi
di respirazione, loro
hanno minacciato
di farlo saltare in aria
nenza” nelle loro aziende. “Vendiamo pro-
grammi di formazione a Harvard e a Stan-
ford”, spiega Kulkarni, che però non rivela
le tarife. Il denaro è un argomento tabù
nella fondazione Art of living. È impossibi-
le conoscere i proitti: si sa solo che l’orga-
nizzazione è abbastanza ricca da inanzia-
re centinaia di scuole in tutto il paese, or-
ganizzare iniziative di beneicenza in tutto
il mondo e grandi eventi come il Festival
mondiale delle culture.
“Bisogna promuovere la diplomazia
soft, incoraggiare i contatti tra le persone
invece di aspettare ogni volta che sia il go-
verno a intervenire”, ha dichiarato Shan-
kar al quotidiano Times of India nel 2014.
Alla ine del 2015, in piena crisi diplomatica
tra Nepal e India, il ministro degli esteri
nepalese Kamal Thapa è andato a consul-
tarlo nel suo ashram a Bangalore prima di
incontrare i rappresentanti del governo in-
diano. Il guru ha “un’importanza partico-
lare, visto il prestigio di cui gode nell’esta-
blishment indiano”, ha poi spiegato il go-
verno nepalese.
Il premier indiano Narendra Modi è
stato un importante catalizzatore dell’in-
luenza di Shankar. “È un uomo duro, ma
ha il cuore tenero”, ha detto lo yogi a pro-
posito di Modi. Shankar l’ha sempre difeso
dalle accuse di aver permesso la persecu-
zione dei musulmani quando era governa-
tore dello stato del Gujarat.
Nel maggio 2014 il santone è stato invi-
tato alla cerimonia d’insediamento del
primo ministro. “Nell’antichità i guru pre-
siedevano al rajyabhishek, il giuramento
del re”, ricorda. “Oggi invece il primo mi-
nistro giura davanti al presidente. Ma in
molti paesi sono ancora i cardinali o gli ar-
civescovi a mettere la corona sulla testa del
re. È perché lì la saggezza è ancora consi-
derata la virtù più importante”.
Shankar si consola dando consigli a
Modi su molte questioni e ispirando alcuni
programmi del governo indiano. Per esem-
pio “India pulita”, un’iniziativa lanciata
nel 2014, che prevede la mobilitazione dei
cittadini per ripulire i luoghi pubblici e co-
struire servizi igienici.
Quando le Nazioni Unite hanno accet-
tato la richiesta di Modi di istituire una
giornata mondiale dello yoga, la fondazio-
ne Art of living ha organizzato sessioni in
tutto il mondo, in collaborazione con le
ambasciate indiane. “È una risorsa non
solo per l’India, ma per tutto il pianeta”,
sostiene un consigliere di Modi.
Tolleranza di parte
Ma quella che all’estero sembra spirituali-
tà, in India viene percepita come egemonia
induista. Molti musulmani non si ricono-
scono nel nuovo soft power di New Delhi,
che considerano un attacco alla tradizio-
nale laicità dello stato. Anche gli intoccabi-
li diidano degli insegnamenti di Shankar,
che ha auspicato la ine delle discrimina-
zioni fondate sull’appartenenza di casta e
un riavvicinamento tra le diverse comuni-
tà, ma non ha mai messo in discussione il
sistema.
Shankar respinge tutte queste critiche
predicando la tolleranza e la diversità. Pro-
mette un’India fondata su un induismo ri-
dotto a religione di tolleranza, e questo
non dispiace ai nazionalisti indù attual-
mente al potere. “Il terrorismo si difonde
dove non c’è abbastanza spiritualità”, so-
stiene il guru. Come si spiega allora che
anche gli estremisti indù commettono at-
tentati terroristici, com’è successo in India
nel 2008? “La radicalizzazione è una rispo-
sta alla radicalizzazione”, si limita ad am-
mettere Shankar, facendo intendere che il
fondamentalismo indù è una reazione a
quello musulmano.
Quando Shankar ha consigliato ai lea-
der del gruppo Stato islamico di fare eser-
cizi di respirazione per controllare le loro
emozioni, loro non hanno particolarmente
apprezzato. Hanno minacciato di far salta-
re in aria l’albergo dove alloggiava in Male-
sia e di ucciderlo se avesse continuato le
sue attività di proselitismo indù nei paesi
musulmani. Per la prima volta dall’inizio
dell’intervista, il guru s’irrigidisce: “Sono
dei malati di mente”. Evidentemente ci
sono angoli del mondo dove le emozioni e
l’ego continuano a sbarrare la strada verso
la pace. u f
Viaggi

Nel delta
del Saloum
Nigel Tisdall, The Telegraph, Regno Unito
Tra Gambia e Senegal abbiamo sete o dobbiamo andare al bagno.
alla scoperta di paesaggi Ovviamente, per molti gambiani e senega-
lesi tutto questo è normale. Tra le persone
marini incontaminati in attesa vediamo alcune donne vestite in
e a gustare frutti di mare abiti sgargianti, che devono prendere il tra-
su spiagge dorate ghetto per partecipare a un battesimo. A
bordo sono tutti molto educati, nonostante
la calca, e durante il viaggio di ritorno, che
i sono due modi per rag- saggiamente facciamo senza imbarcare

C giungere il Senegal in ae-

reo. Si può arrivare a Da-
kar, oppure passare dal
Gambia, un paese anglo-
fono che si annida all’in-
terno del Senegal. La seconda soluzione,
scelta da me e mia moglie, permette di
sfruttare i più abbordabili voli charter per
Banjul e godersi due paesi al prezzo di uno.
l’auto, saliamo sul ponte più alto per evitare
la calca. La traversata per Barra dura
mezz’ora e l’unico fastidio è rappresentato
da una signora che stacca una piuma al pol-
lo che porta sotto braccio e, dopo il lamento
stridulo del volatile, la usa per pulirsi le
orecchie.
“Gambia e Senegal sono come madre e
padre”, spiega un abitante del posto e, an-
“Questa è l’Africa Lite”, dice Alois che se hanno entrambi raggiunto l’indipen-
HEMIS/ALAMy

Weiss, austriaco e tra i proprietari di Leo’s,
un tranquillo albergo sul mare alla periferia
della capitale gambiana dove passiamo la
notte prima di attraversare il conine a nord.
La frase di Weiss si può interpretare in due
modi: significa che i due paesi non sono
“faticosi” per il viaggiatore, ma anche che
non possono vantare i meravigliosi paesag-
gi, la fauna e la storia che attirano molti tu-
risti in Africa orientale e meridionale. Han-
no un paesaggio piatto, quasi monotono,
ma in compenso sono terre sicure e abitate
da persone cordiali che ostentano una
splendida dipendenza dagli abiti dai colori
vivaci.
Inoltre non mancano le avventure, co-
me scopriamo la mattina dopo, quando
perdiamo il traghetto per attraversare il iu-
me Gambia. Il nostro piano per garantirci
un posto in ila mandando avanti un’auto e
facendo poi a cambio con l’autista fallisce,
perché non c’è una ila. Ci ritroviamo in un
porto sporco in mezzo a una folla disordi-
nata di veicoli, venditori ambulanti, capre e
donne che arrivano dal mercato portando
sulla testa taniche di latte. Fa caldo, il tra-
ghetto ha un’aria vecchia e inquietante ed è
ultracarico. Dovremo passare qui due ore e
il nostro autista non ci chiede neanche se
denza negli anni sessanta, si avvertono an-
cora i postumi culturali dell’epoca colonia-
le. In Senegal ci sono ancora le baguette e le
Peugeot scassate, e sapere un po’ di france-
se permette di godersi in pieno la vacanza.
Fortunatamente il francese parlato in Se-
negal è molto più facile da capire di quello
parlato in Francia, come scopriamo quando
incontriamo Denis Menciere, francese pu-
rosangue e proprietario del Souimanga
Lodge, la nostra prima destinazione, a
Ndangane, lungo il iume Saloum.
Calcio e bassa marea
Il Souimanga mette subito in evidenza uno
dei vantaggi dell’eredità francese: la cucina
eccellente. Il pranzo è composto da quattro
portate, con piatti a base di pesce persico
del Nilo, detto capitaine, barracuda pescati
sul posto e tartellette fatte in casa. Il motivo
per cui siamo venuti qui è il delta del Siné-
Saloum: una palude venata di iumi che si
estende per 1.800 chilometri quadrati. Si
tratta di un patrimonio mondiale dell’uma-
nità ancora semisconosciuto, in parte a
causa dell’Ebola che ha tristemente ridotto
il numero di turisti, anche se in Gambia non
ci sono stati casi confermati di infezione e
in Senegal le autorità hanno dichiarato la
ine dell’epidemia nell’ottobre del 2014.
Oltre alla quiete, la cucina e gli uccelli,
gli ospiti del Souimanga possono godersi
magnifiche passeggiate a cavallo sulla
spiaggia e una varietà di escursioni nella
zona. È domenica, e accettiamo un invito in
chiesa. Mia moglie tira fuori il cappello, si
mette un vestito elegante e usciamo, beata-
mente ignari del fatto che per raggiungere
la chiesa di Sainte famille di Mar Lodj dob-
biamo fare 15 minuti di jeep, venti minuti di
piroga e altri dieci minuti di Tpv (Transport
petite vitesse), altrimenti noto come carro
trainato da un cavallo. Ricordandoci lo stoi-
co contegno di Katharine Hepburn in La
regina d’Africa, riusciamo ad arrivare a de-
stinazione in condizioni abbastanza digni-
tose, ma comunque non all’altezza della
congregazione, che per la domenica sfog-
gia l’abbigliamento delle feste. I canti della
messa sono molto belli, i bambini restano
attenti per due ore.
Il Senegal è al 90 per cento musulmano
e iero dell’integrazione con le comunità
cristiane. Nella comunità isolana di Fadiout

78 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016


questo dato statistico è rovesciato. Qui l’at-
trazione principale è un cimitero dissemi-
nato di conchiglie, dove i defunti di entram-
be le fedi sono sepolti uno accanto all’altro.
L’isola, a cui si arriva attraverso un ponte, è
talmente piccola che le partite di calcio si
giocano quando c’è la bassa marea, e le
strade anguste sembrano un mercato del
pesce con squali, razze, strombi e cozze
messi a essiccare a ogni angolo.
Il Siné-Saloum è il regno dei cavalli e dei
carretti (anche se equipaggiati con pneu-
matici da automobile), e delle piroghe di
legno dipinte con colori vivaci. E deve a
questo una parte della sua bellezza. Il tra-
sferimento verso il nostro prossimo albergo
prevede una crociera di tre ore lungo i cana-
li azzurri e scintillanti della zona, dove i pe-
scatori sportivi vengono a prendere le carpe
rosse, e le mangrovie sono il dolce rifugio di
falchi pescatori, pellicani e aninghe.
Alla ine raggiungiamo un’ansa sperdu-
ta di un iume e troviamo il Domaine les
Palétuviers, un albergo gestito da belgi,
che originariamente era un rifugio per cac-
Senegal. Il delta del Siné-Saloum
ciatori e pescatori. Un tempo considerato
“il piccolo Belgio”, il vicino villaggio di
Toubacouta ha visto chiaramente giorni
migliori, ma c’è molta energia al mercato
del mercoledì di Sokone, che raggiungia-
mo saltando sul retro di una jeep. Caotico,
afollato, cacofonico, ha una vivacità che è
l’antitesi dei nostri supermercati, con greg-
gi di capre belanti e avventori vestiti di tut-
to punto che fanno lo slalom tra le pozzan-
ghere. Si vende di tutto: dai jeans usati ai
materassi fatti con i sacchi di riso riempiti
d’erba. Rinunciamo all’asino, 80 euro, ma
non possiamo resistere ai tessuti con dise-
gni stravaganti e alle ciotole di legno inta-
Il banchetto comincia
al tramonto con
ostriche e vongole
cucinate sul fuoco
all’aperto
Informazioni
pratiche
u Arrivare Il prezzo di un volo dall’Italia per
Dakar (Air Europa, Tap , Iberia) parte da 380
euro a/r. Si può raggiungere il Senegal anche
passando da Banjul, la capitale del Gambia.
Il prezzo di un volo per Banjul (Vueling,
Royal Air Maroc, Brussels Airlines) parte
da 490 euro a/r.
u Clima Da dicembre a marzo è secco. Invece
da giugno a ottobre è umido e piovoso.
u Dormire A Toubacouta, l’hotel Les
palétuviers (www.lespaletuviers.com) ofre una
stanza a partire da 121 euro a persona.
u Leggere Valentina Cassinelli e Claudio
Meirone, Senegal, Gambia. Il ritmo pulsante
dell’Africa nera, Polaris 2011, 27 euro.
u La prossima settimana Viaggio in Islanda.
Ci siete stati e avete suggerimenti su tarife,
posti dove dormire, mangiare, libri? Scrivete a
viaggi@internazionale.it.
gliate a mano. Chi volesse un assaggio dei
famosi suoni del Senegal deve procurarsi
una chiavetta usb, perché i cd da queste
parti sono considerati obsoleti. Dakar è il
posto ideale per la vita notturna. Qui nel
delta, invece, è la natura che sceglie la mu-
sica, come scopriamo quando torniamo di
nuovo sull’acqua, stavolta per una traver-
sata in barca di novanta minuti ino alla
Plage d’or (spiaggia d’oro), vicino al coni-
ne con il Gambia, distaccamento sul mare
del Les palétuviers. La spiaggia, coninan-
te con il Parco nazionale del delta del Sa-
loum, è efettivamente dorata, una curva
di sabbia accarezzata da acque calme e tie-
pide. L’alloggio è semplice e consiste in sei
rondavel dai tetti di paglia.
Il banchetto comincia al tramonto con
ostriche e vongole pescate tra le mangro-
vie e cucinate sul fuoco all’aperto. Tutti noi
abbiamo in testa una banca segreta dove
custodiamo i ricordi dei nostri pasti mi-
gliori, e la cena al chiaro di luna sulla Plage
d’or entrerà sicuramente a far parte della
mia. u fas
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Graphic journalism

80 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 81
Graphic journalism

82 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

Peter Kuper è un autore di fumetti statunitense nato nel 1958. Il suo ultimo libro è Ruins (SelfMadeHero 2015). Isaac Rosenberg è
stato un poeta e pittore inglese. Convinto paciista, morì al fronte negli ultimi mesi della prima guerra mondiale.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 83

 Cultura
Cinema
ALLErs rEtOUrs FILMs, CENtrALE ELECtrIqUE
La battaglia
di Algeri
Charlotte Bozonnet, Le Monde, Francia
Una nuova generazione di
registi algerini torna a girare
ilm. Ma spesso deve fare i
conti con mille diicoltà
el centro di Algeri i manife-
N sti giganti annunciano
l’uscita di The revenant, l’ul-
timo grande successo di
Leonardo DiCaprio. Per gli
amanti del cinema è un appuntamento da
non perdere, visto che la distribuzione pre-
vede due spettacoli al giorno a seicento di-
nari (circa cinque euro) solo per due setti-
mane. Dopo la chiusura della maggior parte
dei cinema della città, il ilm viene proietta-
to nella sala Ibn Khaldoun. È l’evento cine-
matograico del momento, anche perché è
l’unico. Eppure nel paese la settima arte ha
una storia gloriosa. L’Algeria è stato l’unico
paese arabo a vincere la Palma d’oro al fe-
stival di Cannes, nel 1975, con Cronaca degli
anni di brace di Mohammed Lakhdar-Ha-
mina. Una prima battuta d’arresto arrivò
nel 1986, quando la crisi economica, provo-
cata dal crollo del prezzo del petrolio, mise
in diicoltà le imprese cinematograiche
nazionali. Il decennio nero degli anni no-
vanta diede il colpo di grazia. Oggi le sale
nel paese si contano sulle dita di una mano,
rispetto alle quattrocento che erano in atti-
vità negli anni settanta.
“Noi non abbiamo conosciuto quell’età
dell’oro”, dice Hassen Ferhani, trent’anni,
regista del documentario Fi rassi rond-point
del 2015. Il lungometraggio, premiato in di-
versi festival, mostra i sogni e le speranze
dei lavoratori del più grande mattatoio di
Algeri ed è stato girato in due anni e mezzo
con il solo aiuto di un amico fonico , Djamel
Fi rassi rond-point
Kerkar, e senza alcuna sovvenzione pubbli-
ca. “È questo il paradosso del cinema alge-
rino”, sottolinea amaramente Ferhani. “C’è
una grande creatività, ma intorno manca
tutto”.
La nuova generazione di registi algerini
ha radunato un gruppo di persone sui tren-
ta, quarant’anni: tecnici del suono, attori,
produttori ma anche semplici appassionati
che si battono per far rinascere il cinema in
un paese che non ne ha più uno. All’origine
di tanto interesse ci sono le attività del cine-
club Chrysalide, fondato ad Algeri nel
2000. “Ci ritrovavamo nell’appartamento
della presidente dell’associazione e al cine-
ma Zinet, che ci prestavano. E qui ci è cre-
sciuta dentro la voglia di fare dei film”.
Ferhani ha scoperto così il cinema italiano
e la nouvelle vague francese. Anche Karim
Moussaoui (regista di Les jours d’avant, del
2013), quarant’anni, ha fatto parte del grup-
po. “È con Chrysalide che ho capito che ci-
nema volevo fare”, racconta.
Un altro appuntamento regolare e una
boccata d’ossigeno per questi registi sono
gli Incontri cinematograici di Béjaïa, orga-
nizzati ogni anno a partire dal 2003. Li diri-
ge il quarantenne Abdenour Hochiche che
era studente di liceo alla ine degli anni ot-
tanta, quando l’Algeria conobbe la sua “pri-
mavera”. Le manifestazioni, in un primo
tempo contro il carovita e poi per una mag-
giore libertà, costrinsero il regime ad aprir-
si. “Dall’oggi al domani nel cortile della
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 85
 Cultura
Cinema
LES LOUPIOTTES, TAj INTAj
scuola si poteva parlare di politica: era qual-
cosa di incredibile”, ricorda Hochiche. Così
si decise rapidamente di creare un cineclub.
“Anche se le proiezioni erano più un prete-
sto per i dibattiti politici”. Ma questa “pa-
rentesi dorata” durò poco.
Film delicati e poetici
Ferhani ha girato Fi rassi rond-point in un
quartiere vicino a quello in cui è cresciuto. Il
ilm descrive i sogni di due giovani impie-
gati, Hocine e Youcef, alle prese con le loro
pene d’amore. In Les jours d’avant, Moussa-
oui mostra lo sprofondare dell’Algeria nella
violenza degli anni novanta attraverso gli
sguardi incrociati di due adolescenti della
periferia di Algeri, senza mai pronunciare
la parola “islamista”. Un cinema delicato,
poetico, che racconta un paese attraverso i
suoi abitanti.
“Dagli anni sessanta agli anni ottanta al
cinema c’era spesso un solo eroe, il popolo,
quello della rivoluzione e dell’indipenden-
za”, ricorda il direttore degli Incontri di
Béjaïa. “A partire dagli anni duemila si è
scoperto invece l’individuo”. Una prima
breccia in questo senso era già stata aperta
nel 1977 con Omar Gatlato di Merzak Allou-
ache, in cui si mostrava un uomo, il suo
quartiere e i suoi amori.
La nuova generazione, però, si interessa
anche alla storia dell’Algeria. “Vuole uscire
da una versione imposta e dogmatica della
storia, capire quello che non ha funziona-
86 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
to”, continua Hochiche. Ma non si può par-
lare di cinema impegnato.
“All’inizio mi dicevo che bisognava de-
nunciare un sistema”, racconta Moussaoui,
“ma la cosa è più complicata, tutti i giorni
abbiamo a che fare con delle piccole ditta-
ture. In Les jours d’avant volevo raccontare
queste angosce che ci portiamo dietro anzi-
ché denunciarle in modo esplicito”.
“Il mio ilo conduttore”, dice Ferhani, “è
la poesia, la durezza del lavoro che accom-
pagna la rilessione e il sogno. M’interesso
all’individualità dei protagonisti. Non vo-
glio fare una metafora dell’Algeria”. Una
distanza che Hochiche comprende: “Que-
sti nuovi registi non vogliono essere i porta-
voce di una società, vogliono vivere come
artisti. Ma quella che fanno vedere è co-
munque l’Algeria di oggi”.
Il paese sofre dell’assenza di scuole di
cinema e i tecnici sono pochi. Qualcuno si
forma all’estero, in particolare in Francia,
ma non tutti hanno i mezzi per farlo. E i tec-
nici scarseggiano: basta che due o tre ilm
siano girati contemporaneamente e non ci
sono più professionisti disponibili. Poi il
ilm, una volta prodotto, si scontra con la
mancanza di sale, e diicilmente sarà tra-
smesso in televisione. Inine i inanziamen-
ti sono insuicienti o male indirizzati.
Per compensare questa carenza i cinea-
sti algerini cercano di aiutarsi a vicenda.
Inoltre, per le strade di Algeri i venditori di
dvd sono numerosi e Netlix, il sito statuni-
Les jours d’avant
tense che ofre ilm in streaming a paga-
mento, è arrivato in Algeria all’inizio
dell’anno, per quanto il download pirata ri-
manga lo sport nazionale.
Lungo la strada commerciale Larbi-
Ben-M’hidi, nel centro di Algeri, anche la
cineteca ha contribuito a mantenere vivo il
rapporto tra gli algerini e il cinema. La fac-
ciata nera è coperta di manifesti e di foto di
attori: è un luogo mitico del cinema algeri-
no. Nel suo uicio, decorato con una foto di
Charlot che arriva ad Algeri nel 1931, il di-
rettore Lyes Semiane dice di fare quello che
può con i mezzi a disposizione. La rete della
cineteca conta venti cinema, di cui solo tre-
dici operativi.
Ma dunque una nuova generazione esi-
ste davvero? Il documentarista Malek Ben-
smaïl, di cui Ferhani è stato assistente per
anni, ci vuole credere. “Lo spero di cuore.
Conosco il talento di questi artisti, ma biso-
gna essere prudenti. Più di una volta è stata
annunciata la rinascita del cinema algerino,
ma una carriera si costruisce nel tempo”.
Oggi il cineclub Chrysalide è chiuso. “In
questo momento abbiamo bisogno di respi-
rare individualmente, non più come grup-
po”, spiega Moussaoui. Tutti hanno i loro
progetti. Ferhani spera che il suo prossimo
ilm sia proiettato in Algeria, in particolare
nei cineclub. “Si possono anche fare dei
ilm, ma che senso ha se poi il pubblico non
li può vedere? Sono soprattutto gli spettato-
ri che fanno i ilm”. u adr
Cultura

Cinema
Italieni Dalla Cina
I ilm italiani visti da
un corrispondente straniero.
Il diavolo veste made in China
Questa settimana il britanni-
co Paul Bompard.

JASon Lee (ReUTeRS/ConTRASTo)

L’Universale
Di Federico Micali
Con Francesco Turbanti,
Matilda Anna Ingrid Lutz,
Claudio Bigagli, Robin
Mugnaini. Italia, 2015, 88’
●●●●●
Una storia italiana che parte
dagli anni sessanta, racconta-
ta attraverso le vicende e i fre-
quentatori di un piccolo cine-
ma in un quartiere popolare di
Firenze. Un intreccio di storie
umane individuali che si sno-
dano tra grandi eventi storici,
trasformazioni sociali, cultu-
rali e politiche. All’inizio, i
protagonisti sono bambini in-
nocenti e spensierati in
un’Italia anni sessanta altret-
tanto innocente e spensierata.
Poi, gradualmente, arrivano
nuove prese di coscienza poli-
tiche ma anche gli anni di
Una nuova commedia cine- so il ritratto di una società soi-
se sul mondo della moda si sticata, darà al pubblico cine-
preigge un ambizioso sco- se, decisamente consumista,
po educativo una visione più articolata e
creativa della moda e dei suoi
La casa di produzione pechi- valori”. Il cast e i tempi di lavo-
nese Desen spera di migliora- razione del ilm devono essere
re la percezione che ha della ancora decisi. La sinossi della
moda il pubblico cinese attra- pellicola, già depositata presso
verso un nuovo ilm, Shi Shang Silata a Pechino le autorità cinesi per la censu-
Nu Mo Tou. Tradotto letteral- ra, parla di due neolaureati che
mente signiica “La diavola ginale, nato da una serie di hanno il sogno di costruire un
della moda” ma era anche colloqui tra i produttori e un impero della moda. Dopo va-
uno dei titoli con cui era noto il importante giornalista di mo- rie peripezie, in cui i due pro-
ilm del 2006 Il diavolo veste da cinese. Shailene Huo, diret- tagonisti collaborano e poi si
Prada. La commedia con Ma- tore degli afari internazionali ostacolano a vicenda, l’amore
ryl Streep è tutt’ora uno dei della Desen, spiega: “Il ilm trionferà alla silata inale du-
ilm occidentali di maggior racconta una storia d’amore rante un importante evento in-
successo in Cina. Shi Shang Nu tra due rivali nell’industria ternazionale.
Mo Tou però è un progetto ori- dell’abbigliamento e, attraver- The Hollywood Reporter
Massa critica
Dieci ilm nelle sale italiane giudicati dai critici di tutto il mondo

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piombo. Inizia una stagione di

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droga, sesso e rock’n’roll, ma

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anche di eroina. Il cinema

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Universale viene sballottato

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St H E

dalla storia, ma comunque

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T

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preserva un suo carattere par-

ticolare, una purezza e una nonno scaTenaTo 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 - 11111
graiante e distaccata ironia
nei riguardi dei cosidetti love & meRcy 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111
“grandi eventi”.
L’Universale è un ilm delicato, 13 HoURs 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
surreale, quasi iabesco, ma
nel contempo rainato e intel-
anomalIsa 11111 - 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111 11111
ligente con il raro pregio di
trasformare la banalità in inci-
ave, cesaRe! 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111 11111
siva genialità. Il ilm è scritto e BRooklyn 11111 11111 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111
girato con apparente distacco,
con una dolce freddezza do- Il caso sPoTlIgHT 11111 11111 11111 11111 11111 - 11111 11111 11111 11111 11111
cumentaria, che risulta eica-
cissima nel toccare in profon- kUng fU PanDa 3 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
dità i suoi temi. Come nella
realtà, il comico, l’assurdo e il
Room 11111 - 11111 11111 11111 - 11111 - 11111 11111 11111
sublime si mescolano con il
drammatico e il tragico nel
TRUTH 11111 - 11111 11111 - - 11111 - 11111 11111 11111
grande cocktail della vita. Legenda: ●●●●● Pessimo ●●●●● Mediocre ●●●●● Discreto ●●●●● Buono ●●●●● Ottimo

88 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 I consigli
della
redazione
DR
In uscita
Il libro della giungla
Di Jon Favreau
Con Neel Sethi, Ritesh Rajan.
Stati Uniti, 2016, 96’
●●●●●
Cosa può spingere a rifare con
attori in carne e ossa quel ca-
polavoro del cinema di anima-
zione che era Il libro della
giungla, l’ultimo ilm che, nel
1967, ha potuto godere del
tocco personale di Walt Di-
sney? Non si sa, forse solo la
volontà di raccontare una bel-
la storia con un ilm spettaco-
lare, esaltante e divertente. Il
libro della giungla fa rivivere lo
spirito dell’originale disneya-
no mantenendo qualcosa di
quei cari vecchi ilm per fami-
glie con gli animali, come per
esempio L’incredibile avventu-
ra. Per assurdo il ilm ha, visi-
vamente, anche qualcosa di
Apocalypto di Mel Gibson. Non
ho mai visto un’animazione di-
gitale di animali parlanti così
verosimile e intelligente. Gli
animali qui hanno una presen-
za scenica notevole e ofrono
straordinari colpi di scena e
sottotrame, tra cui la spiega-
zione di perché Mowgli, il cuc-
ciolo d’uomo, si copra con
quella pelle di leone. Questo
Libro della giungla 2.0 è la sor-
presa della settimana.
Peter Bradshaw,
The Guardian
La comune
Thomas Vinterberg
(Danimarca, 111’)
Il libro della giungla
The idol
Di Hany Abu-Assad
Con Kais Attalah, Hiba
Attalah, Ahmad Qasem.
Palestina, 2015, 100’
●●●●●
L’incredibile storia vera di
Mohammed Assaf, cantante
di matrimoni a Gaza, che nel
2013 arriva a vincere il talent
show televisivo Arab idol. Il
ilm è diviso in due parti: la pri-
ma, molto romantica e quasi
favolistica, racconta una storia
di sogni e di ambizioni adole-
scenziali; la seconda, più reali-
stica, esamina i problemi che
afrontano i giovani che vivono
a Gaza. Assaf sogna di parteci-
pare al talent show televisivo e
non accetta di sentirsi dire di
no. Il regista è più interessato
al percorso che porterà il pro-
tagonista da Gaza agli studi di
Arab idol che all’evento televi-
sivo in sé. E nelle due parti del
ilm appaiono, di proposito,
facce diverse della Palestina.
Kaleem Aftab,
The National
Nonno scatenato
Di Dan Mazer
Con Robert De Niro, Zac Efron.
Stati Uniti, 2016, 102’
●●●●●
Vedere questo ilm grossolano
e senza senso è un po’ come
sorbirsi la lunga recita goliar-
dica di ine anno di un compa-
gno di università. E quel vec-
DR
Una notte con la regina
Julian Jarrold
(Regno Unito, 97’)
chio compagno si chiama Ro-
bert De Niro. Dick (De Niro) è
il nonno sboccato e arrapato
di Jason (Efron), un integerri-
mo avvocato che sta per spo-
sarsi. Dick, che ha perso la
moglie da poco, convince il ni-
pote a farsi una vacanza in
Florida che molto presto si
trasformerà in una sarabanda
di debosciatezze. Dick spara a
raica volgarità senza senso e
va a caccia esclusivamente di
sesso, mentre Jason si ubriaca
e cerca di salvare la faccia con
la futura moglie che lo tempe-
sta di telefonate. La maggior
parte di questa commedia ha
la profondità di un disegnino
osceno fatto a penna su un
manifesto in metropolitana. I
dialoghi di John M. Phillips
sono l’equivalente scritto di
un bambino che scopre le pa-
rolacce. Le chiacchiere da uo-
mo a uomo tra nonno e nipote
arrivano proprio quando te le
aspetti, nella migliore tradi-
zione delle commedie fami-
liari. Ovviamente sono scam-
bi che degenerano subito
nell’oscenità e forse proprio
questo contrasto tra senti-
mento e volgarità fa pensare
che nel ilm ci sia un intento
parodistico. Un intento vanii-
cato dalla pigra sconcezza dei
dialoghi.
Nicolas Rapold,
The New York Times
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Mister Chocolat
Roschdy Zem
(Francia, 110’)
Hardcore
Di Ilya Naishuller
Con Sharlto Copley, Haley
Bennett. Russia/Stati Uniti,
2015, 96’
●●●●●
Sei il protagonista di un ilm
che si intitola Hardcore, ma
non farti strane idee. Sì, è
porno ma è un porno da vide-
ogioco sparatutto, un porno
in cui i corpi si ammassano
uno sull’altro perché gli spari
addosso. Pronto? E ora, luci,
videocamera montata addos-
so e azione, tanta azione.
Hardcore è un’idea del debut-
tante Ilya Naishuller della
band punk moscovita Biting
elbows, che ebbe un grande
successo su internet con un
video musicale tutto in sog-
gettiva. Sono 96 minuti di de-
lirante azione senza sosta dal
punto di vista del protagoni-
sta, un cyborg semiumano la
cui memoria sembra sia stata
lavata via con lo Spic & Span.
Ma è giusto chiamarlo ilm? È
più che altro un’esperienza,
una specie di realtà virtuale
passiva. L’eccesso di sangue
versato qui non ha niente a
che vedere con Tarantino,
questo ilm è solo sciocco.
Ma è anche pazzesco e, in
certi momenti, arriva perino
a essere divertente.
Brad Wheeler,
The Globe and Mail
The idol
89
Cultura
Libri
Italieni
I libri italiani letti da un
corrispondente straniero.
Questa settimana
Frederika Randall, del setti­
manale statunitense The Na­
tion.
Paolo Di Paolo
Una storia quasi solo
d’amore
Feltrinelli, 171 pagine,
15 euro
● ● ● ●●
Dove un altro scrittore impie­
gherebbe venti parole per illu­
strare un fatto, Paolo Di Paolo
usa quelle stesse venti parole
per raccontare tre o quattro
fatti. Scrive con ammirevole
parsimonia di mezzi, tocchi di
pennello che magicamente
fanno vedere quel che non è
del tutto segnato. Nino, 23 an­
ni, dirige un laboratorio teatra­
le di pensionati; mettono in
scena Le false conidenze di
Marivaux. Teresa (nome che
ricorda la santa in estasi di
Bernini) ha trent’anni, lavora
in un’agenzia di viaggi alla
quale si rivolge solo chi non sa
usare internet. Narratrice de­
gli eventi è Grazia, sua zia. A
fare da cornice storica le stra­
ne dimissioni di papa Ratzin­
ger, nel 2013. Questo breve ro­
manzo “quasi solo d’amore”
parla, sì di Nino che s’innamo­
ra di Teresa, ma anche di reci­
tazione, del viaggiare, della
gioventù e della vecchiaia.
Parla della malattia e della
morte, della città e della pro­
vincia; di fede e delle prospet­
tive non rosee degli italiani na­
ti a cavallo di questo secolo. E
parla d’amore in termini ino a
non molto tempo fa inconsueti
per uno scrittore maschio: in
gioco non c’è la conquista del­
la donna, ma il suo amor pro­
prio e il suo equilibrio. Un ro­
manzo notevole sulle inade­
guatezze e le paure maschili.
90 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Dagli Stati Uniti
La cultura sballata della Silicon valley
PAT GREENHoUSE (THE BoSToN GLoBE VIA GETTy IMAGES)
Un libro che ridicolizza e Gli impiegati di HubSpot
denuncia le storture delle
startup tecnologiche fa
paura a molti
Quando il giornalista Dan
Lyons è rimasto senza lavoro a
51 anni ha fortunosamente
trovato un nuovo impiego in
una delle più ambite startup
dell’area di Boston, HubSpot,
una dinamica azienda di soft­
ware per il marketing. Lyons
pensava di avercela fatta: dopo
anni a scrivere di giovani im­
prenditori che diventavano
milionari era arrivato inal­ un antropologo, il mondo sbal­ durre mai veri ricavi. Prima
mente il suo turno. Invece, si lato in cui si ritrova. HubSpot della pubblicazione, uno dei
ritrova in un luogo che si rivela produce un software mediocre manager di HubSpot è stato li­
più una setta che un’azienda. ma investe tutto in marketing cenziato e un altro ha lasciato
Disrupted: my disadventures in in modo da essere quotato in il suo posto. Erano coinvolti in
the startup bubble (Hachette borsa nel modo più lucroso uno scandalo di hacking e di
books 2016) è il libro, appena possibile. Lyons descrive l’eco­ estorsioni per evitare che il li­
pubblicato, crudele e diverten­ sistema in cui aziende di que­ bro uscisse.
tissimo, in cui descrive, come sto genere crescono senza pro­ Julie Bort, Business Insider
Il libro Gofredo Foi
Torna la Berlino di Isherwood
Christopher Isherwood narrato, ma nessuno con per denaro e per natura, in un
Il signor Norris se ne va l’occhio giovane, coinvolto gioco più grande di lui che è
Adelphi, 248 pagine, 18 euro però “straniero”, di quello dello spionaggio, sul
È il primo dei tre libri a sfondo Isherwood, del cui stile i fronte comunista e nel mezzo
autobiograico che Isherwood seguaci dell’autoiction degli scontri, nella
ha dedicato agli ultimi tempi avrebbero da ragionare. “I am quotidianità dei tempi che
della repubblica di Weimar a camera”, dice l’autore di sé precedono la vittoria di Hitler.
(gli altri due erano Addio a in Addio a Berlino, una Si impara su quegli anni più da
Berlino, 1939, da cui due ilm, macchina fotograica rivolta libri come questo che da tanti
una commedia teatrale e sul mondo. Il signor Norris, saggi e memorie. Uscì tanti
Cabaret, un musical scritto nel 1935, a 31 anni, ha al anni fa in una collana
celeberrimo, e La violetta del centro un avventuriero da mondadoriana di romanzetti e
Prater, 1945). La Berlino di commedia, una sorta di dandy ci è tornato più tardi da
Isherwood è quella del bizzarro e manierato che Einaudi, e ora da Adelphi. Con
disordine, della miseria e della afascina il giovane autore per il tempo Isherwood è
libertà del primo dopoguerra, il mondo che gli apre. Vizioso giustamente diventato un
che tanti hanno mostrato e e comico, Norris è coinvolto, classico. Evviva. u
 I consigli A Yi Alicia Giménez Bartlett Simona Vinci
della E adesso? Uomini nudi La prima verità
redazione (Metropoli d’Asia) (Sellerio) (Einaudi)

Il romanzo Lily King ciato nei suoi rapporti con le

Euforia
E vissero felici e contenti Adelphi, 242 pagine, 19 euro
●●●●●
Di fronte ai tweet piccanti del-
le pop star di oggi è diicile
credere che delle rivelazioni
WItI DE tERA (OPALE/LEEMAGE/LUzPhOtO)
donne. Racconta la storia della
sua vita in un gergo mascolino
esasperato e pieno di oscenità.
Qualcuno potrebbe chiedersi
se c’era bisogno di un altro li-
bro su un tema che è già stato

Michael Cunningham
Un cigno selvatico sulla vita di Margaret Mead di esplorato in troppo spesso.
La nave di Teseo, 144 pagine, quasi novant’anni fa possano Ma Cerca di stare calmo ha un
17 euro essere particolarmente ecci- umorismo anarchico e
● ● ● ●● tanti. Con la sua inluenza sul- un’umanità gofa e ingenua
Cosa accade ai nostri eroi più la rivoluzione sessuale, Mead che fa sembrare nuova ogni
amati dopo la frase “e vissero è stata un’iconoclasta nota in pagina. Quando lo incontria-
felici e contenti”? La questio- tutto il mondo, che spaventava mo per la prima volta, il prota-
ne ha tormentato gli scrittori alcuni ed entusiasmava altri, gonista, Alby, sta prendendo a
per decenni. Al fascino delle ed è diventata inine una spe- pugni la sorella nel corso di
favole come ispirazione per cie di totem sul quale vari una discussione sull’opportu-
adattamenti, continuazioni e gruppi hanno proiettato le loro nità di mettere le pentole nella
pastiche è diicile resistere. In paure e le loro speranze. Per- lavastoviglie. C’è una violenza
Un cigno selvatico Michael ciò fa piacere vedere l’antro- da vecchia gag comica e Alby
Cunningham presenta dieci pologa più famosa del mondo si interrompe per ofrire un
racconti che ofrono nuovi Michael Cunningham riportata a una dimensione elenco numerato di giustiica-
punti di vista sulle storie più umana e messa al centro del zioni per i suoi pugni. Questa
familiari della nostra infanzia. spalle i ricordi della curiosa at- nuovo libro di Lily King. Eufo- prima scena introduce anche il
Il racconto che dà il titolo alla trazione che lo ha colto quan- ria è il primo esperimento di sottotesto di ognuna delle sto-
raccolta ci riporta ad Ander- do ha trovato una bellissima Lily King nella storia roman- rie: la depressione di Alby cau-
sen e ai suoi dodici tragici donna inerte e vulnerabile in zata. L’autrice ha resistito alla sata dalla morte della madre
principi che vengono trasfor- una bara. Le interpretazioni di tentazione di appesantire il li- per un cancro. Nel corso del li-
mati in cigni e riportati alla Cunningham a volte racconta- bro con i frutti della sua ricerca bro Alby prenderà a pugni
forma umana dalla magia del- no quel che è accaduto prima storica. Poetico nella sua con- molte altre persone, tenterà di
la idata sorella. Nell’originale della iaba originale, a volte cisione ed eicacia, Euforia annegare un familiare e insul-
la trasformazione del dodice- ipotizzano il seguito, a volte presuppone una certa familia- terà ogni donna che incontra.
simo fratello rimane incom- danno una versione alternati- rità con il contesto e l’ambien- Ciascuno dei racconti riguar-
pleta, perché è lasciato con va, con variazioni sottili e sod- te in cui Mead visse, ma devia da un fallimento, e la causa è
un’ala al posto del braccio. An- disfacenti. I rapporti umani spesso dalla semplice biogra- sempre la stessa: la rabbia di
dersen, opportunamente, si complessi tra mariti e mogli, ia. La storia reimmagina una Alby alimentata dalla tristez-
ferma lì. Ma è da questo punto madri e igli, fratelli e sorelle breve collaborazione in Nuova za. Sulle prime questa ripetiti-
che riparte Michael Cunning- sono afrontati con rigore. Ci Guinea, nei primi anni trenta, vità può sembrare frustrante.
ham: come può vivere in so- sono anche colpi di scena bril- tra Mead, suo marito Reo For- C’è molta azione, ma nessun
cietà un principe con una de- lanti, che tuttavia suonano tune e il suo futuro marito passo in avanti. Ma è proprio
formità del genere? Come può perfettamente naturali. In un Gregory Bateson. È un episo- la stasi il tema del libro: Alby
convivere con gli undici fratel- certo senso è diicile ricordare dio denso di disperazione ro- non può scappare alla sua rab-
li che non condividono più la dove inisce la vecchia versio- mantica e venato di lutto. biosa assurdità e al suo perso-
sua pena? Come può esserci ne e dove comincia la nuova. Ron Charles, naggio. Il libro non è privo di
un lieto ine a queste condizio- Dando nuova voce a perso- The Washington Post difetti: alcune battute sono
ni? La risposta sembra essere naggi noti, e gettando luce su maldestre, altre impoverisco-
che non può esserci: il principe quelli in ombra, Cunningham Matt Sumell no i momenti più emozionan-
deve solo sopportare le dii- rivitalizza le favole più care e Cerca di stare calmo ti. Ma quelle riuscite non sono
coltà legate al sortilegio e tro- ci ricorda perché le abbiamo Einaudi, 220 pagine, 17 euro solo divertenti, sono illumi-
vare conforto nella solitudine. tanto amate da sempre. “E vis- ●●●●● nanti, inattese ed esilaranti.
In questo racconto, e in molti sero felici e contenti” è forse Il libro di Matt Sumell, un ro- Un libro che ha il coraggio di
degli altri, non ci sono inali una bugia, ma queste favole ci manzo composto di racconti, essere eccezionale ma imper-
grandiosi o guarigioni magi- ricordano che la vita, pur con si apre in un territorio familia- fetto è meglio di un libro per-
che. Per esempio, il principe tutte le sue tragedie, deve an- re. Il protagonista è un perden- fetto ma mediocre.
azzurro che ha salvato Bianca- dare avanti. te sulla trentina che beve trop- Sandra Newman,
neve non riesce a lasciarsi alle Guy Pewsey, Independent po ed è comicamente impac- The Guardian

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 91

Cultura
Libri
Santiago Gamboa
Una casa a Bogotá
Edizioni e/o, 204 pagine,
17 euro
● ● ● ●●
Un ilologo di Bogotá compra
una casa di tre piani nel quar-
tiere di Chapinero grazie al
denaro vinto in un concorso
internazionale. Quest’uomo,
solitario e un po’ ritirato, vive
con la zia, un’avvocata
dell’Onu, militante di sinistra
che lo ha adottato quando ave-
va sei anni, dopo che un incen-
dio ha portato via la sua casa e
la vita dei suoi genitori. Dopo
aver vissuto per un certo tem-
po all’estero, vuole tornare a
Bogotá, la città della sua infan-
zia, per sistemarsi inalmente
in una casa sua. “Uno dei
grandi temi della letteratura
occidentale è l’idea del ritorno
a casa”, rilette Santiago Gam-
boa. “L’idea viene dall’Odis-
sea. Tornare a casa, al luogo
da cui veniamo. Tornare
all’identità. La casa ha quasi il
signiicato dell’utero mater-
no”. Nel romanzo il ilologo è
Non iction Giuliano Milani
Di chi sono le notizie?
Alessandro Gazoia
Senza iltro. Chi controlla
l’informazione
Minimum fax, 404 pagine,
15 euro
Due tendenze collegate,
entrambe dovute allo sviluppo
tecnologico, segnano il
presente dell’informazione.
La prima è il moltiplicarsi
delle fonti e delle forme di
comunicazione, che pone
sullo stesso piano (pur senza
gli stessi mezzi) giornalisti
professionisti e autori free-
lance che pubblicano online.
La seconda è
92 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
afascinato dalla scoperta dei
mondi nascosti della capitale,
gli spazi crudeli, perversi e pe-
ricolosi che molti non vedono
nemmeno. Grazie al suo auti-
sta, Abundio, il protagonista
conosce i venditori di basuco,
la cocaina dei poveri, gli spet-
tacoli erotici del centro e si ri-
trova perino in una festa omo-
sessuale in stile nazista. Il ilo-
logo è un viaggiatore che torna
alle sue radici per appropriar-
sene. Una casa a Bogotá è una
metafora del ritorno che può a
sua volta segnare il punto di
partenza di un nuovo viaggio.
Il romanzo è un’esplorazione
della memoria e una rilessio-
ne sui luoghi ai quali ci piace-
rebbe tornare e su quelli che
vorremmo scoprire.
Revista Arcadia
Olivier Bourdeaut
Aspettando Bojangles
Neri Pozza, 144 pagine, 15 euro
●●●●●
È una storia di amore folle, un
romanzo d’esordio che vuole
“dare un calcio in culo alla ra-
l’assottigliamento del conine
tra giornalisti e uici stampa,
tra persone che lavorano per i
lettori e persone che lavorano
per chi le paga. Si tratta di
fenomeni non del tutto nuovi.
Anche in passato c’era la
possibilità che un giornalista
non iscritto all’ordine facesse
uno scoop o che
l’informazione fosse
inluenzata da interessi
economici. Ma oggi le
distinzioni sembrano essere
completamente saltate.
Alessandro Gazoia ripercorre
la trasformazione che ha
gione”, trasportato dalla voce
di Nina Simone. Agli occhi del
iglio estasiato, Louise e Geor-
DR
ges sono una coppia fantasti-
ca. Ballano giorno e notte nel
loro immenso appartamento
bevendo cocktail colorati. Se
dimenticano di aprire la posta
è per ignorare meglio il tempo
che passa. In questo turbinìo
di vita ha trovato posto una
gru della Numidia, che battez-
zano Signorina Superlua. On-
deggia il suo lungo collo nero e
grida forte scivolando sul par-
quet. Ogni giorno è una festa e
Louise, la madre, e anche ma-
ga, cambia nome come si cam-
bia un vestito da ballo. Il do-
mani non esiste. In questa fa-
vola la morte è solo una bugia
e diventa un pretesto per la po-
esia. Quando il iglio ammira-
to prende la parola, sembra di
sentire una canzone di Boris
Vian. Ma quando il padre scri-
ve il suo diario ha un tono più
inquieto, e sul romanzo scivo-
la l’ombra di Fitzgerald.
Christine Ferniot,
Télérama
portato a questo nuovo
scenario, raccontando il modo
in cui l’informazione ha
trattato molti eventi: dal caso
Moro agli attentati di Parigi,
passando per le dimissioni di
Nixon e il sexgate di Bill
Clinton. Ogni fatto emerge
anche come una tappa
nell’evoluzione della
comunicazione e ogni volta si
staglia nitidamente il
complesso gioco di relazioni,
mai innocenti e sempre
pericolose, tra chi scrive per
dare una versione dei fatti e
chi legge cercando di capire. u
Metropoli
Matthew Desmond
Evicted
Crown
Desmond, professore di socio-
logia a Harvard, racconta con
grande partecipazione la sto-
ria di otto famiglie cacciate di
casa in uno dei quartieri più
poveri di Milwaukee.
Wade Graham
Dream cities
Harper
L’urbanista californiano Wade
Graham spiega in che senso
alcune strutture urbane, come
i centri commerciali, sono na-
te e si sono moltiplicate nelle
nostre città.
Olivia Laing
The lonely city
Picador
Immaginate di stare a una i-
nestra di notte, al sesto piano o
al 17° o al 43°. Davanti a voi
migliaia di inestre, alcune
scure altre illuminate. Dentro
persone sconosciute, che si ve-
dono ma non si possono rag-
giungere. Così Olivia Laing,
scrittrice anglosassone trasfe-
ritasi a New York, comincia a
raccontare la sua esperienza.
Mitchell Duneier
Ghetto
Farrar, Straus and Giroux
In questo interessante libro,
Duneier, professore di socio-
logia a Princenton, ripercorre
la storia dei ghetti nel mondo,
dal primo, nella Venezia del
cinquecento, ai nostri giorni.
Maria Sepa
usalibri.blogspot.com
Cultura
Libri
Ragazzi
Storie di vita
e di nuoto
Martina Wildner
La regina del trampolino
laNuovafrontiera, 237 pagine,
16 euro
Una lingua sobria, quotidia-
na, precisa. Una lingua capa-
ce di raccontare l’emozione
trattenuta di due ragazze: Na-
dja e Karla. Una lingua che le
contiene e le delinea con una
perfezione assoluta. La regina
del trampolino (traduzione di
Anna Patrucco Becchi) è un
libro ben scritto. L’autrice
Martina Wildner, come un
generale in battaglia, sa co-
gliere tutte le sfumature. Non
se le lascia sfuggire. Le trat-
tiene dentro una punteggia-
tura meticolosa e rainata. Ci
tuiamo, letteralmente, con
le protagoniste nella piscina
della loro vita. Perché la loro
vita si svolge per la gran parte
in una piscina: sono tufatrici,
atlete provette. Tutto il libro
emana un forte odore di cloro
e di ambizione. C’è la voglia
di emergere, di farcela a ogni
costo, di far contenti i genito-
ri che fremono a ogni azione.
Lo sport è competizione, ma
anche amicizia. Nadja e Karla
sono complici, sorelle e mi-
gliori amiche. Ma c’è anche la
voglia di farsi strada in un
mondo complicato. È Nadja a
raccontarci la storia. Si mette
un passo indietro per illumi-
nare l’amica che per lei è la
più brava, la fuoriclasse, la re-
gina del trampolino. Ma Na-
dja capirà, e Karla con lei, che
la vita è fatta di tappe, non so-
lo di vittorie. Un libro che ci
immerge nell’atmosfera dello
sport agonistico, ma lo fa con
delicatezza rara.
Igiaba Scego
Fumetti
La formula di Asterix
Jean-Yves Ferri
e Didier Conrad
Asterix e il papiro di Cesare
Panini comics, 48 pagine,
19,90 euro
René Goscinny, lo
sceneggiatore di Asterix
scomparso nel 1977, creava
delle storie dalla lunghezza
standard di quarantaquattro
tavole, dalla meccanica
perfetta senza che nulla
sembrasse meccanico. Il suo
ine, diceva, era raccontare il
presente narrando il passato.
Era convinto anche che non
bisognasse star sempre a
sentire il pubblico, perché è
terribilmente abitudinario.
Questo è tanto più vero
nell’era del marketing, che
moltiplica in maniera
esponenziale la tendenza a
usare sempre la stessa
formula. Dopo i disastrosi
episodi scritti da Uderzo, il pur
geniale disegnatore della
serie, ora siamo al secondo
episodio irmato dalla coppia
Ferri-Conrad. È sicuramente
godibile, ma i riferimenti
all’informazione odierna, alla
segretezza istituzionale e a
Julian Assange si limitano a
recuperare la tradizione
attualizzandola. Il fatto che
gli eroi fossero invincibili per
via della pozione magica
imponeva a Goscinny di
elaborare stratagemmi per
creare tensione interna, e qui
questo aspetto c’è poco. Il
disegno di Uderzo era invece
un perfetto equilibrio tra
caricatura e realismo e dava
credibilità alle vicende
malgrado la parodia. Qui
tutto è parodiato. E della
dimensione ieratica del
druido Panoramix, per
esempio, nulla resta. Ma il
post scriptum inale è un
gioiello.
Francesco Boille
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Ricevuti
Carlo Loforti
Appalermo, appalermo!
Baldini & Castoldi, 336
pagine, 16 euro
Un tragicomico romanzo sui
sogni e le disavventure di un
giornalista sportivo quaran-
tenne palermitano. Tra social
media, nevrosi e burocrazia
kakiana.
Daniele Autieri
I giorni della cagna.
La presa di Roma
Rizzoli, 489 pagine, 19 euro
Un implacabile e sanguinario
romanzo criminale ambien-
tato nella Roma del piccolo
spaccio pronta a organizzarsi
per fare il grande salto.
Nadia Fusini
Vivere nella tempesta
Einaudi, 205 pagine,
18,50 euro
Una lettura della Tempesta di
William Shakespeare e una
rilessione sull’atto di vivere
tra le piccole e grandi tempe-
ste della vita quotidiana.
Salvatore Iaconesi
e Oriana Persico
La cura
Codice, 346 pagine, 15 euro
Un progetto di condivisione e
apertura, per trasformare un
percorso di cura da un cancro
al cervello in un’esperienza
open source. Un gesto radica-
le per trasformare la perce-
zione che si ha del paziente.
A cura di Gofredo
Plastino
La musica folk
Il Saggiatore, 1282 pagine,
49 euro
Una grande guida a cin-
quant’anni di folk italiano,
che spazia tra i repertori, gli
stili, le produzioni discograi-
che e i cambiamenti sociali e
culturali in Italia.
95
Cultura

Musica
Dal vivo Dagli Stati Uniti
Chris Cornell
Trieste, 15 aprile
Notorious B.I.G. redivivo
ilrossetti.it
Roma, 18 aprile
dice la signora Wallace, la

ADGER COWANS (GETTy IMAGES)

auditorium.com Il rapper statunitense, ucci-
Milano, 19 aprile so 19 anni fa, è pronto a par- madre del rapper. “Non ho
teatroarcimboldi.it tire per una nuova tournée parole per descrivere la mia
gioia nel sapere che il pubbli-
Turin Brakes L’azienda Arht media si è co di tutto il mondo potrà ri-
Torino, 15 aprile assicurata i diritti digitali per vedere mio iglio in scena.
hiroshimamonamour.org l’ologramma del rapper L’inluenza artistica di Chri-
Bologna, 16 aprile Notorious B.I.G. insieme a stopher non si fermerà alla
covoclub.it ByStorm entertainment, The Notorious B.I.G., 1995 sua produzione passata, ma
Brescia, 17 aprile l’agenzia dell’artista. L’olo- si rinnoverà come se lui fosse
latteriamolloy.it gramma, una proiezione 3d, miglia artistica. Pare che la fa- ancora vivo”. Biggie non è il
farà il suo debutto nel video miglia di Notorious B.I.G. ab- primo rapper morto a essere
Mariah Carey di The king & I, il primo sin- bia scelto di aidarsi ad Arht “resuscitato” dalla tecnolo-
Assago (Mi), 16 aprile golo tratto dall’album di media grazie a un suo brevet- gia: anche Tupac riapparve al
forumnet.it duetti di Faith Evans, la sua to, chiamato Humagram, che festival di Coachella nel 2012
vedova. Si dice anche che renderebbe l’ologramma as- sotto forma di ologramma.
Cosmo l’ologramma si materializze- solutamente realistico e sca- Arht media assicura che la
Fontanafredda (Pn), 16 aprile rà a Brooklyn il 20 e 21 mag- labile in qualunque dimensio- tecnologia di oggi è molto più
astro-club.it gio, nel corso di uno show in ne in base alle esigenze. avanzata e realistica.
cui il rapper e produttore Puf “È molto tempo che stia- Charlotte Hassan,
Sainkho Namčylak Daddy riunirà tutta la sua fa- mo dietro a questo progetto”, Digital Music News
Mestre (Ve), 16 aprile
candiani.comune.venezia.it

Motta
Playlist Pier Andrea Canei
Pistoia, 15 aprile
circoloh2no.it
Gioia e Gigliola
Roma, 16 aprile
quirinetta.com
Segrate (Mi), 20 aprile

1 2 3
Marta Sui Tubi Le Pinne Underworld
circolomagnolia.it Spina lenta (feat. Gigliola Frau Mescaline Nylon strung
Cinquetti) Le Pinne è un intreccio Un crescendo di pura
Ezio Bosso Sono ancora abbastanza gio- di voci di due donne, narrazio- gioia celeste è un ottimo modo
Verona, 16 aprile vani e belli elastici, hanno ni garbatamente surreali, spa- di concludere un album, e l’ul-
teatroristori.org energia e amano il caos. Il loro rute chitarre, qualche cusci- timo degli Underworld (Barba-
Firenze, 19 aprile nuovo album ha un titolo rive- netto di elettronica soft e qual- ra Barbara, we face a shining fu-
teatropuccini.it latore: Lostileostile. Come dire: che nevrosi solubile. Irene ture) è un po’ tutte queste cose.
Firenze, 20 aprile non ammiccano a un pubblico Maggi e Simona Severini, spal- Oggi i due (quelli della colon-
teatroverdionline.it più ampio possibile, sono se- leggiate da Chris Costa, com- na sonora di Trainspotting) do-
lettivi all’ingresso, e anche un pilano con Avete vinto voi un al- vrebbero essere dei vecchietti,
po’ spigolosi: bisogna avventu- bum spedito, di gradevole pi- tra collezioni di golini e colla-
rarsi circospetti nel loro glio folktronico, che a tratti in- borazioni con Brian Eno. Però
“rock’n’roipnol”. Però hanno i duce a grattarsi la testa col sor- dimostrano sapienza superiore
loro cieli tersi, ed è bello che riso ebete da mattino assolato nel gestire rumori, ritmi, onde
abbiano invitato una signora col cafellatte in mano. Ecco, elettromagnetiche, vocine, ite-
della canzone come Gigliola queste Pinne sono da aggiun- razioni ostinate e momenti
Cinquetti e per l’occasione ap- gere alla pila, mai troppo nutri- esplosivi. Magari non si usa più
parecchiato una ballata come ta, delle cose che possono far dire né “album” né “electroni-
un salotto buono, e loro petti- galleggiare sorridenti al matti- ca”, ma ofrono un magistrale
Motta nati e carini. È un bel gesto. no. Mica ciufoli. combinato delle due cose.

96 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 Jazz/
impro
Scelti da Antonia
Tessitore
Album
PJ Harvey
The Hope six demolition
project
(Universal)
●●●●●
Oggi PJ Harvey è di gran lun-
ga la cantautrice più sbalordi-
tivamente dotata del Regno
Unito. Il suo ultimo disco, Let
DR
England shake (2011), raccon-
tava il rapporto tra il paese e la
guerra in maniera tagliente e
devastante. Stavolta Harvey si
confronta di nuovo con le no-
stre condizioni, ma ha uno
sguardo più ampio: i suoi
obiettivi sono la povertà e la
disuguaglianza sociale. E per
farlo ci ofre un lavoro davvero
afascinante. The Hope six de-
molition project è un album
rock: inevitabilmente ci sono
chitarre aggressive, percussio-
ni potenti e una voce sempre
libera. E c’è anche una fer-
mezza che lo rende molto di
più di una semplice raccolta di
canzoni. Harvey è andata in
giro per il mondo, da New
York al Kosovo, per studiare
l’argomento di cui si sarebbe
occupata nel disco, e il vero
trionfo è che riesce a dare
chiaramente voce a tutta la
sua rabbia. Qui non ci sono gli
esperimenti di White chalk o lo
strano pop di Let England sha-
ke. Questo album è una feroce
osservazione della nostra so-
cietà, ed è anche il miglior
disco rock di Harvey dai tempi
di Uh huh her (2004). Come
faremmo senza di lei?
Joe Goggins,
The Line of the Best Fit
Yeasayer
Amen & goodbye
(Mute)
●●●●●
Nel 2010 i Yeasayer avevano
pubblicato il loro secondo al-
bum, Odd blood, un’opera in-
die che aveva suscitato molto
Michael Formanek
ensemble Kolossus
The distance
(Ecm)
PJ Harvey
interesse e che aveva fatto pa-
ragonare il quartetto di Brook-
lyn a band un po’ eccentriche
e sfacciatamente pop come
Vampire Weekend e Mgmt.
Dopo quel debutto trendy,
sorprende che il loro quarto
album abbia invece un sound
così spirituale. Certo, non
mancano la psichedelia e le
melodie pop in stile Odd
blood, ma in più c’è qualcosa
che appare quasi mistico e for-
se un po’ antiquato. Non è una
critica: in questo nuovo uni-
verso monastico degli Yeasa-
yer ci sono momenti di folgo-
rante stranezza, dai testi della
cantante ospite Suzzy Roche
all’intermezzo Child prodigy,
che consiste unicamente in un
clavicembalo simulato al sin-
tetizzatore sullo sfondo di ap-
plausi leggeri.
Rachel Aroesti,
The Guardian
Artisti vari
Calentura. Global
bassment
(Fania récords)
●●●●●
Calentura. Global bassment
raccoglie 14 remix di vecchi
brani della Fania récords. Tra
gli anni sessanta e gli anni ot-
tanta la casa discograica fu
una forza musicale, sociale e
politica che sidò le conven-
zioni: molti dei suoi artisti
erano latinos nati negli Stati
DR
Uniti, con uno stile nuovo e
non addomesticato. Per la
Fire! orchestra
Ritual
(Rune Grammofon)
vecchia guardia quello stile
era un insulto alla musica
latinoamericana, per noi oggi
è salsa. Gran parte delle regi-
strazioni originali della Fania,
analogiche e multitraccia, so-
no rimaste per anni chiuse in
un magazzino, dimenticate, e
solo di recente sono state ri-
portate alla luce, digitalizzate
e catalogate. I produttori e dj
coinvolti in Calentura hanno
pescato da questo materiale
sterminato (quasi 18mila can-
zoni). Così il domenicano
Happy Colors celebra la can-
tante cubana Celia Cruz pro-
ponendo un remix della sua
Virgencita; il duo italiano
Ckrono & Slesh sottopone
Que pena dei LeBrón Brothers
a una terapia italo disco; e Jil-
lionaire dei Major Lazer alza il
ritmo e i bassi dello zouk in
un’altra versione di Virgencita.
Un album che mescola salsa,
boogaloo e merengue con un
sacco di moombahton, tropi-
cal bass e afro house.
Ivan Fernandez,
LA Weekly
M83
Junk
(Naïve/Mute)
●●●●●
Dopo cinque anni in cui han-
no vissuto in un regno fatto di
suoni incantevoli e spettacola-
ri, gli M83 tornano a una real-
tà più semplice. Sotto alcuni
aspetti, Junk è il gemello o il
M83
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Michael Blake
Fulillment
(Songlines)
successore naturale di
Saturdays=youth, del 2008.
Entrambi durano poco perché
sono strutturati su canzoni più
concentrate e concise. Inoltre
sono due lati della stessa que-
stione: l’amore degli M83 per
gli anni ottanta. Se il prece-
dente lavoro era un viaggio
emotivo e nostalgico nell’in-
fanzia di Anthony Gonzalez,
Junk rivela la sua infatuazione
per il lato più supericiale del-
la musica di quegli anni. Junk
è luccicante, eclettico e ha
melodie notevoli, però è privo
di quella sostanza emotiva
che in passato aveva deinito
gli standard del gruppo. Il tito-
lo contiene purtroppo un po’
di verità: Junk può contare su
due canzoni azzeccate ma il
resto è da buttare, anche se
non è troppo brutto.
Daniel Griiths, The 405
Grant-Lee Phillips
The narrows
(Yep Roc)
●●●●●
Con l’età che avanza i musici-
sti, come del resto qualunque
persona, afrontano questioni
sempre più complesse e, di
conseguenza, qualche volta la
loro musica diventa più inte-
ressante. Sul suo ottavo album
solista dopo lo scioglimento
dei Grant Lee Bufalo, Grant-
Lee Phillips ha molte cose da
raccontare: la morte del pa-
dre, il trasferimento dalla Ca-
lifornia a Nashville e lo spazio
in cui s’incontrano la storia e
le vicende personali. Cry cry,
per esempio, evoca la depor-
tazione dalle loro terre d’origi-
ne dei nativi americani, da cui
discende. Accompagnato alla
batteria da Jerry Roe e al bas-
so da Lex Price, Phillips pro-
pone un suono ricco, caldo,
raforzato dalle chitarre acu-
stiche ed elettriche e dalla sua
voce meditabonda e soul.
Joe Breen, Irish Times
97
Cultura
Video
Altman
Venerdì 15 aprile, ore 21.15, Rai5
Vita e carriera del regista sta-
tunitense Robert Altman ri-
percorse dalla moglie Kathryn
e dagli amici Paul Thomas An-
derson, Bruce Willis, Julianne
Moore e Robin Williams.
The dark side of the sun
Venerdì 15 aprile, ore 22.30
Rai Storia
Carlo Shalom Hintermann
racconta l’esperienza unica di
Camp Sundown, campeggio
estivo in cui le attività si svol-
gono di notte, permettendo di
vivere una vacanza a bambini
che non tollerano la luce.
Francesco: il papa
rivoluzionario
Domenica 17 aprile, ore 20.55
National Geographic
Il percorso di Bergoglio, dalla
gioventù in Argentina ino al
papato, da “vescovo delle peri-
ferie” a ponteice non conven-
zionale, attraverso ricostruzio-
ni con attori e interviste a chi lo
ha conosciuto.
Sherpa
Lunedì 18 aprile, ore 21.00
Discovery Channel
La cronaca dei fatti del 18 apri-
le 2014 sul monte Everest,
quando una valanga ha ucciso
sedici guide nepalesi. Il ilm
doveva seguire il primo volo
con tuta alare dal tetto del
mondo ed è diventato un do-
cumento di quella catastrofe
e dei soccorsi.
Fighting paisanos
Venerdì 22 aprile, ore 22.30
Rai Storia
Migliaia di ragazzi italoameri-
cani, grazie alla doppia cittadi-
nanza, poterono arruolarsi
nell’esercito statunitense e tor-
nare in Italia per contribuire
alla liberazione. Quattro di lo-
ro raccontano una pagina di
storia dimenticata.
98 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
Dvd
L’Italia che sarà
Nicola Campiotti, regista tren-
tenne romano, si è trovato in
breve tempo con tre nuovi fra-
tellini e meno amici, visto che
molti di loro avevano scelto di
emigrare in cerca di più oppor-
tunità. Si è chiesto così che pa-
ese avrebbero trovato quei
bambini crescendo, come rac-
contargli l’Italia di oggi e ma-
gari immaginare con loro
Fotograia Christian Caujolle
Il rainato ritrattista di Bamako
Fino all’11 luglio il Grand Pa-
lais di Parigi ospiterà una mo-
stra di portata storica. È la pri-
ma volta che in questo luogo,
simbolo di estrema sacralizza-
zione delle opere d’arte, sono
esposti i lavori di un artista
africano. E per di più un foto-
grafo. Si tratta di Seydou Keita
(1921-2001), l’elegantissimo
artista maliano che ha saputo
rendere il gioco graico dei tes-
suti africani e cogliere in un
solo attimo, quello giusto, la
presenza dei suoi modelli, i
clienti che desiderava anzitut-
quella di domani. Insieme a
Elia, di 10 anni, si è messo in
cammino cercando parole,
luoghi e storie che spiegassero
l’Italia al fratello e unendo dia-
rio di viaggio e immaginazio-
ne ha realizzato Sarà un paese.
Il documentario, sostenuto
dall’Unicef e da Libera, è ap-
pena uscito in dvd.
saraunpaese.it
to soddisfare. Keita infatti la-
vorava solo con la luce natura-
le e, per ragioni di risparmio,
di ogni soggetto faceva un solo
scatto, che doveva per forza
essere quello giusto. L’unicità
del suo lavoro e l’originalità
del suo punto di vista lo hanno
reso il fotografo uiciale del
Mali indipendente. La retro-
spettiva deve moltissimo alla
collezione, con sede in Svizze-
ra, di Jean Pigozzi ed espone
sia rari pezzi d’epoca sia degli
ingrandimenti di alcuni detta-
gli, proprio quelli che avevano
In rete
L’orrore
dei barili bomba
360syria.com
Cinque anni di conlitto in
Siria, ulteriormente
complicato dal ruolo del
gruppo Stato islamico e delle
potenze straniere, hanno
causato distruzione e stragi
inconcepibili. Ai siriani non è
stato risparmiato nulla,
neanche le barrel bomb, bidoni
di gasolio trasformati in
gigantesche granate e
sganciati dagli elicotteri sui
centri abitati. Per denunciare
questi abusi Amnesty
international Uk e il gruppo di
attivisti siriani Lamba media
production hanno prodotto un
web-documentario. Il lavoro,
realizzato con videocamere a
360 gradi, e disponibile anche
in realtà virtuale, rende
evidente l’entità delle
devastazioni causate sul
territorio da questi terribili
ordigni.
colpito il collezionista e lo ave-
vano convinto della qualità ec-
celsa del lavoro di Keita. La
mostra è stata inaugurata ui-
cialmente il 31 marzo dal pre-
sidente della repubblica fran-
cese François Hollande. A
questo punto non resta che
suggerire al Grand Palais di
occuparsi un po’ più spesso
anche di artisti viventi. Questo
splendido spazio museale, con
la sola eccezione del fotografo
e regista Raymond Depardon,
sembra essere dedicato solo al
culto dei defunti. u
Cultura

Arte
Visioni fuori moda Lounging lobster di Cosima von Bonin, al Goma di Glasgow
Julien Carreyn, Galerie Crève-
coeur, Parigi, ino al 14 maggio
Julien Carreyn trasforma il
vintage in arma di seduzione
di massa tracciando un atten-
to ritratto dei nostri tempi. Se
si scorrono le stampe in for-
mato cartolina, senza cornice,
impresse su carta lucida, sem-
bra di avere il mondo tra le
mani. Il mondo non molto
lontano delle pellicole di Éric
Rohmer, dei disegni di Pierre
Klossowski e degli insostitui-
bili apparecchi fotograici usa
e getta. I colori sbiaditi, rosa
pallido o verde oliva, e i moti-
vi scelti – sobborghi, recinzio-
ni, un cane a pelo lungo, i iori
in una sala comunale, le riu-
nioni di famiglia e giovani
donne nude – confermano
che siamo sulla strada giusta e
che questa raccolta di imma-
gini ha qualcosa di fuori moda
e di irresistibile.
Les Inrockuptibles
RuTH CLARK

La Tate è libera!
La Bp (ex British Petroleum),
ha annunciato la ine della
sponsorizzazione della Tate
gallery, durata 26 anni. Il co-
losso petrolifero britannico
dava un piccolo contributo al
bilancio operativo di Tate Mo-
dern, Tate Liverpool e Tate St.
Ives. In cambio poteva asso-
ciare il suo marchio a mostre
ed eventi. Nel 2010, dopo la
nascita del gruppo di attivisti
Liberate Tate, l’accordo con la
Bp era stato al centro di molte
polemiche e, da allora, il col-
lettivo ha organizzato diverse
azioni di protesta all’interno
del museo. Alla notizia del
mancato rinnovo dell’accor-
do, Liberate Tate ha cantato
vittoria. I responsabili del
complesso museale londine-
se, però, negano che la deci-
sione sia legata alle azioni del
collettivo.
Hyperallergic
Regno Unito
La riscoperta dell’happening
Glasgow international
festival
glasgowinternational.org,
Scozia, ino al 25 aprile
La parola happening evoca im-
magini degli anni sessanta,
come modelle che si rotolano
nella vernice con una colonna
sonora di free jazz. Mezzo se-
colo dopo, il termine si addice
perfettamente alle tendenze
dell’arte contemporanea. Gli
happening confondono i coni-
ni tra le arti, sono collabora-
zioni, spesso eventi unici, che
si svolgono oltre le pareti di
una galleria, spesso abbrac-
ciando la casualità, se non il
caos. Ci si potrebbe trovare in
uno studio buio, dove Nástio
Mosquito, vestito di bianco,
infastidito dai suoi musicisti,
ci ricopre di whisky e banane.
O in un bar, con la voce metal-
lica di Karl Holmqvist che in-
tona i testi di Willow Smith. O
ancora, su una terrazza a
guardare un ilm accompa-
gnato dal dj set di Prem Sahib.
O, più semplicemente, al fe-
stival internazionale di Gla-
sgow, dall’8 al 25 aprile, per un
esperimento chiamato Mega
Hammer. Marvin Gaye
Chetwynd, Jedrzej Cichosz e
altri artisti creeranno un even-
to a base di isarmoniche, “ci-
bo futurista” e tante copie del
Guinness dei primati. Nel frat-
tempo, a Londra, ino al 9
aprile, alla Soho Revue, il col-
lettivo Smith+Brown ha ri-
messo in scena quello che è
passato alla storia come il pri-
mo happening: la famigerata
piéce teatrale n.1 di John Cage
rappresentata al Black
Mountain College nel 1952.
Fedeli alle istruzioni di Cage,
gli artisti non proveranno nul-
la e vedranno convergere i va-
ri elementi del loro happening
solo davanti al pubblico.
The Guardian

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 101

Pop
Mangiare bere scopare morire

Anthony Bourdain
e prime immagini dello splendido Man- “Non ho ricordi a meno che non gli faccia prendere

L giare bere uomo donna di Ang Lee ci pre- vita cucinando”, dice una iglia soprafatta dall’esigen-
sentano quella che è forse la più stupefa- za di cucinare. Un’altra iglia s’innamora su una ciotola
cente dimostrazione di maestria culina- di tofu puzzolente. Il signor Chu, tormentato dalla con-
ria nel cinema. Mettendo insieme un sapevolezza che la nipote a scuola deve mangiare piatti
“casuale” pranzo domenicale per le sue mediocri, segretamente le prepara il pranzo ogni gior-
tre iglie, il signor Chu, chef per banchetti, pulisce un no e ben presto riceve ordinazioni da tutta la classe.
pesce, intacca con precisione il corpo di un calamaro, Quasi ogni passaggio importante del ilm avviene du-
toglie la pelle argentea dallo stomaco di
un pollo, acchiappa un gallo nel cortile, fa In articoli e libri di
rante o intorno alla preparazione e alla
consumazione di un pasto.
il brodo, prepara pancetta fritta e brasata, cucina troviamo Il primo quarto d’ora del ilm sottoli-
stende la pasta, riempie ravioli dalla for- sempre più spesso nea – magniicamente e accuratamente
ma perfetta ed esegue circa altre otto piatti semplici come – che cucinare con amore signiica so-
operazioni tutte in rapido ordine logico. il pollo lesso o la prattutto fatica e noia.
Vediamo come ogni ingrediente e ogni verdura al vapore Se Mangiare bere uomo donna parla di
gesto porti al successivo, culminando che vengono deiniti comunicazione e amore, Il pranzo di
con quello che qualunque frequentatore Babette di Gabriel Axel è tutta questione
“appassionati”
di ristoranti giudicherebbe uno straordi- di sesso. Purtroppo nel ilm non c’è vero
o cucinati “con
nario pasto cinese. La scena è recitata (in sesso. In realtà, nessuno dei personaggi
parte) per far ridere. Lo scherzo è che si
il cuore” sembra aver mai fatto sesso (a parte Ba-
tratta di quantità e varietà di cibo assurde bette in una vita precedente che non vie-
per un casuale pranzo di famiglia. Ma la preparazione ne raccontata). Il ilm tratta di due sorelle zitelle ses-
di un pasto non è mai stata descritta così accuratamen- sualmente frustrate che vivono insieme a una setta di
te dall’inizio alla ine. Sospetto che molti cuochi come fanatici religiosi anziani, infelici e asessuati su una de-
me in quei primi minuti abbiano pensato che questo solata costa danese.
fosse un ilm sulle gioie della preparazione del cibo. Passano giorno e notte seduti a parlare di dio e di
In realtà, il tema del ilm è la comunicazione, lo sfor- quanto il piacere è poco importante, sbagliato e proba-
zo di ricevere e manifestare afetto. In questo caso, il bilmente diabolico. Nel lashback vediamo come ogni
cibo è usato come un mezzo per persone reticenti, inca- possibilità di gioia o espressione artistica – ogni occa-
paci di esprimersi e comunque disfunzionali, per dirsi sione per le due zitelle di accennare addirittura a un
l’indicibile. sorriso – sia repressa. Ovviamente, in questo tetro de-
È un ilm francamente irresistibile e molto bello. serto culturale il cibo è spaventoso.
Solo un bastardo senza cuore potrebbe essere immune La simpatia del regista, però, va chiaramente a chi
al suo fascino. Mangiare bere uomo donna sostiene in vorrebbe inseguire il piacere. Quando Babette, ex cuo-
modo convincente l’idea molto difusa che il cibo abbia ca del leggendario Café Anglais di Parigi, si presenta
ANTHONY qualità intrinseche e che – a seconda della storia del come una rifugiata e viene incredibilmente accolta dal-
BOURDAIN consumatore con un certo piatto – possa avere un “cuo- le sorelle, ha inizio un delizioso processo di corruzione.
è un cuoco e scrittore re”, essere un portatore di “amore” o contenere in qual- Babette vince la lotteria. E siccome non ha nient’altro
statunitense. Il suo che modo “l’anima” del cuoco che lo ha preparato. da fare e si trova in un villaggio che fa apparire Salt Lake
ultimo libro Lo sentite in continuazione durante programmi co- City come Sodoma e Gomorra decide di spendere tutta
pubblicato in Italia è me Top chef. I cuochi dichiarano di cucinare con “amo- la sua nuova fortuna in un solo squisito pasto per il vil-
Il viaggio di un cuoco re” (un’afermazione che io, come giudice, ho trovato laggio. Ben presto dalla Francia arriva una cornucopia
(Feltrinelli 2015).
spesso allarmante, in quanto evoca, di fatto, la possibi- d’ingredienti. La tavola è apparecchiata. Gli invitati
Questo articolo è
lità che il concorrente abbia rigirato la salsa con il pisel- prendono posto. E ai suoi ospiti incompetenti e gastro-
uscito su Lucky Peach
con il titolo Eat,
lo). In articoli e libri di cucina troviamo sempre più nomicamente analfabeti, Babette serve un pasto son-
drink, fuck, die. spesso piatti semplici come il pollo lesso o la verdura al tuoso: prima un vero potage di tartaruga perfettamente
© 2016 Anthony vapore che vengono deiniti “appassionati” o cucinati chiariicato con Amontillado. Poi blinis demidof, minu-
Bourdain/Agenzia “con il cuore”, al punto che questa afermazione diven- scole focaccine di grano saraceno ricoperte di crème
Santachiara ta quasi priva di senso. fraîche e caviale beluga, accompagnate da un Veuve

102 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016


clicquot del 1860. Le cailles en sarcophage – minuscole,
succulente quaglie intere imbottite di foie gras e tartufo
nero, arrostite in un vol-au-vent di sfoglia con sauce péri-
gourdine – arrivano insieme a numerose bottiglie di
un’annata leggendaria di clos de Vougeot, il 1845. solo
l’ospite d’onore, un generale che un tempo era stato di-
plomatico a Parigi, riconosce l’eccezionalità del pasto.
che non inisce qui.
Insalata di indivia e noci, formaggio francese,
dovizia di frutta esotica d’importazione e, inine, sava-
rin au rhum avec des igues et fruits glacées con alcuni
generosi bicchieri di marc nell’eventualità che i pudi-
bondi zoticoni non siano suicientemente stroncati.
“Illuminati” dai magici poteri dello splendido cibo e
francesca ghermandI
del vino, i vecchi rincoglioniti, ottusi e moralisti co-
minciano ben presto a leccarsi le labbra, a tracannare
il vino e a scambiarsi occhiate lascive con il sottinteso:
“diamo il via alle pomiciate”. finiscono la serata bar-
collando ino ai loro tuguri, fermandosi per congiun-
gere le mani e lodare dio e scambiando probabilmente
gli efetti dell’alcol per un’epifania. Poi arriveranno i
femori rotti.
In quest’ottica, quindi, il cibo è sia un piacere di per
sé sia un’autostrada verso comportamenti libertini.
L’evidente implicazione, dietro una sottile patina di
frottole spirituali chiaramente maldestre, è che lo
scrupoloso impiego di buon cibo e alcol porta diretta-
mente a lasciarsi andare e probabilmente a sesso non
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 103
Pop
protetto. Il buon cibo vi rende più svegli, apre la men­
te, sblocca i tubi: è sexy.
Ma lo è davvero? Non sono così sicuro che il cibo sia
intrinsecamente sexy, anche se il corpo probabilmente
reagisce in modo simile all’attesa del sesso e di un buon
pasto. Sono stato in molti posti e ho mangiato molti
piatti con presunte qualità afrodisiache, ma non ho mai
assaggiato un solo boccone che facesse apparire più at­
traente qualcuno nel corso di una serata (il liquore e
perino il vino in cartone, invece, possono riuscirci be­
nissimo).
Mi piace il cibo. E mi piace anche il sesso. Ma non li
voglio insieme. Mai. Mi piacciono le cosce di pollo, ma
non c’è assolutamente niente di sexy nel portarsi a let­
to una coscia di pollo. Nella mia mente, la gente che
nei siti gastronomici racconta di aver avuto un “cibor­
gasmo” evoca l’immagine di una persona tragicamen­
te obesa davanti al computer che con una mano si ma­
sturba e intanto con le grosse dita unte dell’altra mano
schiaccia i minuscoli tasti. Osservare qualcuno che ha
un orgasmo può essere interessante. Ma un “ciborga­
smo”? È poco allettante anche nelle migliori circo­
stanze. Una signora che squittisce con entusiasmo per
una torta al cioccolato con salsa di lamponi a letto
dà nuovo signiicato all’espressione “essere tutta ba­
gnata”.
Eppure Il pranzo di Babette prova (e riesce perfetta­
mente) a conciliare gli opposti. Dice che potete rima­
nere fedeli ai vostri princìpi religiosi, mangiare davve­
ro bene, essere completamente strafatti di vino e di
cibo e tornare a casa per un po’ di devoto sesso anale.
Un classico del cinema “alimentare” sembra es­
sere sfuggito alle nostre antenne: Munich, il capolavo­
ro culinario di Steven Spielberg, che ha una sottotra­
ma cibocentrica su cui il noto gastronomo Christopher
Walken ha recentemente richiamato la mia
attenzione.
Eric Bana interpreta Avner, un uiciale del Mossad
che guida una squadra ultrasegreta incaricata di elimi­
Storie vere nare i responsabili del massacro degli atleti israeliani
Carlo Bellario, un alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Avner è anche un
attore di 48 anni, è entusiasta cuoco dilettante che ama preparare pasti
stato arrestato a Toms rainati per la sua squadra. A quanto sembra sa cuci­
River, nel New Jersey, nare un’eccellente punta di petto di manzo e non lesi­
perché si era sporto
na sui piatti di contorno. Lui e un informatore s’incon­
da una inestra con
trano di buon mattino mentre comprano porri selvati­
una pistola in mano.
“Stavo girando un
ci. Una riunione della sua squadra ispira quello che
ilm, il mio lavoro era sembra un tradizionale aïoli provenzale. Tra omicidi,
far inta di sparare. sparatorie ed esplosioni di bombe, c’è cibo, cibo e an­
Poi qualcuno si è cora cibo. Perino personaggi secondari come Papa,
spaventato, ha l’ex leader della resistenza che si occupa di informa­
chiamato la polizia e zioni e logistica per chiunque sia disposto a pagare la
gli agenti sono sua tarifa, appare mentre prepara con cura dei rogno­
arrivati senza capire ni di vitello. Alla ine di un pranzo sontuoso, si congeda
niente. La pistola era
da Avner regalandogli un boudin noir e andouillette ar­
caricata a salve”. Era
tigianale: una scelta bizzarra per un israeliano.
comunque un’arma
da fuoco per la legge
Cosa sta succedendo qui? Qual è il messaggio? Ho
del New Jersey, e ora visto più volte il ilm, cercando di individuare un tema,
Bellario rischia tra i un sottotesto: Spielberg sta forse dicendo che tutto
cinque e i 15 anni di questo cibo dall’aspetto squisito è un balsamo, un
carcere. mezzo per placare la paura, la tensione e il senso di
104 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
colpa di un killer professionista? Non si direbbe, per­
ché nessuno sembra trovare particolare conforto negli
sforzi di Avner. Tutto questo mangiare è semplice­
mente carburante, la roba di cui i servi fedeli dello sta­
to hanno bisogno per fare bene il loro lavoro? Oppure
il regista mette il grembiule da cucina ad Avner e cir­
conda gli altri personaggi di pasti familiari in un cinico
tentativo di rendere umani quelli che altrimenti sem­
brerebbero assassini privi di rimorsi? E perché il bou-
din? Perché l’andouillette? Cosa significano queste
scelte? Di tutti i grandi ilm gastronomici, Munich è
quello che confonde di più sulle sue vere intenzioni.
Il capolavoro trasgressivo e schizzato di merda di
Marco Ferreri, La grande abbufata, è senza dubbio
l’antidoto a tutti gli altri ilm che ruotano intorno al ci­
bo e alla cucina. Le sue descrizioni del cibo e del cuci­
nare sono impeccabili e ininite: aragoste dalla corazza
morbida come primo piatto, manzo charolais, faraona,
poulet de Bresse, agnello, gamberoni alla Mozart con
sauce Aurore, paté, ostriche, galletto, cinghiale. Tutto
inisce gloriosamente in tavola, per lo più dopo essere
stato preparato davanti alla cinepresa. Sarebbe diici­
le pretendere un’esibizione più allettante sia della cu­
cina classica sia della nouvelle cuisine francese. Eppure
La grande abbufata non parla delle gioie della tavola.
Il ilm indignò e scandalizzò la Francia e spinse alcuni
spettatori a sputare addosso al regista a Cannes (e si
dice che abbia portato Ingrid Bergman, che faceva
parte della giuria, a vomitare senza controllo). Il cibo,
qui, è un mezzo di distruzione.
Marcello (Marcello Mastroianni), Ugo (Ugo To­
gnazzi), Michel (Michel Piccoli) e Philippe (Philippe
Noiret) sono quattro scapoli di successo che si ritirano
in una dimora nei sobborghi parigini per quella che
inizialmente sembra una breve fuga epicurea. Diventa
subito chiaro dal loro appetito implacabile che hanno
un’agenda più fanatica: mangiare a morte. Annoiati,
infantili, pieni di disprezzo per se stessi e per il mondo,
hanno pianiicato di uscire di scena con assoluta gran­
dezza culinaria, ma ben presto si ritrovano (letteral­
mente) a sguazzare nella loro stessa merda. Mangiare
e scopare a morte poteva sembrare una buona idea,
ma perino le puttane ingaggiate per divertirli – che
sicuramente devono aver assistito a molti brutti com­
portamenti nella loro vita – sono troppo inorridite e
nauseate da quello che vedono per restare.
I quattro protagonisti regrediscono, con la pancia
troneggiante sui pantaloni slacciati, le guance pro­
gressivamente più loride ed epici attacchi di latulen­
za. Eppure continuano a cucinare – e mangiare – ino a
morire in rapida sequenza, uno di loro letteralmente
ingozzato a morte sul tavolo di cucina dai suoi servi­
zievoli amici. Non è carino.
Il cibo, per quanto bello o ben preparato, diventa
inevitabilmente merda in questa satira raggelante,
spietata, il cui odio per il corpo umano e i suoi appetiti
fa apparire Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini
come un ilm della Disney. Se vi scoprite a feticizzare
il cibo, a passare troppo tempo a pensarci – o se avete
mai usato il termine “ciborgasmo” – questo ilm vi of­
frirà un’utile prospettiva su cui rilettere. u gc
 gIACoMo bAgNArA
Il somalo però ha perso la concentrazione.
Un punto per uno “E tu, di dove sei?”.
“Siriano”.
“Ah, la Siria. Un bel casino, eh?”.
“Eh sì”. WIDAD TAMIMI
Saldato il conto di domande, il somalo riprende a è una scrittrice e
scrivere messaggi. giornalista nata a
Widad Tamimi Milano nel 1981. Vive
“Scusa, t’interrompo di nuovo, ma devo chiederte-
n ragazzo con la barba incolta, il giub- lo. Perché sei qui?”. a Lubiana e lavora nei

U
botto marrone e lo zaino in spalla è in
ila per poter fare una telefonata. Nel-
la tenda della Croce rossa ci sono in-
ternet e la linea telefonica per chi
vuole mettersi in contatto con la fa-
miglia. Sulla panchina, dentro alla tenda, ci sono cin-
que ragazzi neri con i cellulari in mano.
Il ragazzo con la barba incolta si rivolge a uno di loro:
“Parli arabo?”.
“Sì, abbastanza”, dice il ragazzo mentre digita sul
telefonino.
“Dove chiami?”.
“Scrivo solo dei messaggi”, risponde l’altro, conti-
nuando a digitare. “Devo far sapere che sono vivo”.
“E dove devi farlo sapere?”.
Il ragazzo nero smette di digitare e guarda quello
con la barba incolta. “Sono somalo, scrivo alla mia fa-
miglia in Somalia. Perché?”.
“Curiosità”. Il ragazzo chiude la lampo del giubbot-
to marrone e si mette a ischiettare.
campi d’accoglienza
“Sono scappato, e tu?”.
ai profughi sloveni. Il
“Anch’io. Chiederò asilo politico, chi scappa dalla
suo ultimo libro
guerra ne ha diritto, ma tu?”. pubblicato in Italia è
“ Chiederò anch’io asilo politico, chi è perseguitato Le rose del vento
ne ha diritto”. Il somalo potrebbe essere spazientito, (Mondadori 2016).
ma sorride di un sorriso limpido e sincero. Sul viso color Questo racconto è
cafè gli si disegna una corona di denti bianchi come il uscito sul quotidiano
latte. Delo. © 2016 Widad
“La signorina qui a ianco poco fa chiedeva alla col- Tamimi/Agenzia
lega se voi siete migranti economici. Magari non l’hai Santachiara
sentita, ma a me non è sfuggito e… be’, se siete migranti
economici, senza ofese, ma forse dovreste pensare
che abbiamo più diritto noi, che scappiamo da una
guerra”.
Il somalo si alza, gli occhi allungati passano davanti
al viso del siriano, e quando è inalmente in piedi, lo su-
pera di parecchi centimetri in altezza. “T’inviterei a
prendere un cafè, ma devo aver dimenticato il portafo-
gli a casa”, ride il somalo. “Così potrei spiegarti un paio
di cose”.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 105

Pop
WADIH SAADEH
è un poeta libanese
Il siriano guarda il somalo con la faccia rivolta verso
l’alto.
nato nel 1948. Questa “Però abbiamo tempo, la frontiera con l’Austria è
poesia è tratta dalla chiusa ino a stasera”.
raccolta Bi-sabab
“Bene, cominciamo”, attacca il somalo. “Da voi ci
ghaimat
sono gli estremisti?”.
‘alā-l-arjah
(Probabilmente a “Sì”.
causa di una nuvola), “Uno a uno, pari”.
del 1992. Traduzione “Da voi ci sono gli attacchi terroristici?”, chiede il
di Barbara Teresi. siriano.
“Sì, parecchi”.
“Ancora pari”.
“E la guerra civile?”.
Il somalo stringe gli occhi, come per concentrarsi.
Vuole dare una risposta precisa. “Tecnicamente abbia-
mo inalmente un governo, dopo molti anni dominati
dai signori della guerra. Ma la verità è che appena fuori
da Mogadiscio, se ti riiuti di essere uno del gruppo di
Al Shabaab ti fanno fuori. In Somalia la vita non ha al-
cun valore, ti uccidono come niente”.
E prosegue: “Tu hai studiato?”.
“Sì, ho fatto l’università, ingegneria”.
“Parecchie cose in comune”, dice il somalo riacco-
modandosi sulla panchina su cui sono seduti i suoi
compagni di viaggio. “Anche io ho fatto l’università e
parlo quattro lingue: somalo, arabo, inglese e italiano.
Il giorno della laurea è scoppiata una bomba mentre ci
consegnavano i diplomi. Molti miei compagni sono
morti”.
Poi si prepara un’altra domanda: “Da noi ci sono sta-
ti il mandato italiano, quello francese e quello inglese.
Avete avuto dei mandati anche voi?”.
“Come no! I francesi. Ma tu hai mai vissuto sotto
una dittatura?”, chiede il siriano.
“Sono nato sotto la dittatura e cresciuto nella guerra
civile”.
Variano gli anni, ma anche questa volta un punto
guadagnato da tutti e due.
Poesia
Acqua
tanta acqua
mi sgorga nelle vene
e non una barca.
Nel mio cuore un mare
e una folla di annegati.
Wadih Saadeh
“Perché sei scappato?”, riattacca il siriano.
“Sono venuti a casa mia, hanno minacciato mia so-
rella e mia madre, hanno detto che se fossi tornato a
casa mi avrebbero ucciso. Mia madre ha mandato un
cugino a cercarmi e mi hanno fatto nascondere ino a
quando sono riusciti a mettere insieme i soldi per paga-
re la maia che mi mettesse in viaggio. Anche tu hai pa-
gato per partire?”.
Il siriano annuisce deciso.
“Un altro punto a testa”.
“Cerchi un futuro migliore?”, chiede il siriano.
“Tu lo cerchi peggiore?”.
“Se rispondi di sì a questa domanda la polizia ti ri-
manda indietro, lo sai?”.
Il somalo tira su la maglietta, si gira, mostra la schie-
na. La pelle pulita e levigata, il colore uniforme e caldo,
è interrotto da cicatrici profonde.
Il siriano abbassa lo sguardo. Nel 2011 ha partecipa-
to alle proteste di piazza. Dei tre giorni che ha passato in
carcere non ha mai raccontato nulla, ma che le sue dita
fossero rimaste senza unghie, in famiglia non ha potuto
farne mistero.
“Siamo pari”, sussurra. u

Scuole Tullio De Mauro

Una palma per gli ultimi

Come fa dal 1981, Le Monde ha
pubblicato (30 marzo) la classii-
ca, il palmarès, dei licei francesi.
Comprende i cento migliori licei
generalisti e i cento migliori licei
professionali. Ogni scuola ha un
punteggio complessivo che som-
ma i punteggi ottenuti secondo
indicatori che si sono precisati
nel tempo e ora sono quattro,
proposti dal ministero dell’edu-
cazione. Il primo è dato da per-
centuale e voti di allievi e allieve
che hanno superato felicemente
l’esame inale, il bac o baccalau-
réat. Il secondo indicatore asse-
gna punteggi più alti ai licei che
alla ine del primo anno del ciclo
escludono il minor numero possi-
bile di allievi deiniti “più fragili”.
Il terzo criterio va nella stessa di-
rezione: i punteggi più alti tocca-
no alle scuole che accettano allie-
vi ripetenti che l’anno prima non
hanno superato il bac.
Inine il quarto criterio va an-
cor più alla sostanza: i punteggi
più alti sono assegnati alle scuole
che portano al bac la percentuale
più alta di allievi in condizione di
svantaggio sociale. La capacità di
inclusione, dunque, è costitutiva
del merito di una scuola non me-
no della capacità di far ottenere
bei voti agli allievi. Si fa strada
anche in Francia la lezione che
viene dai paesi con i migliori si-
stemi scolastici. Per ricordarlo
ancora, in Giappone, Corea del
Sud, Finlandia e Paesi Bassi i di-
plomati dei licei nei test interna-
zionali di confronto presentano i
migliori risultati del mondo, in
alcuni casi superiori perino a
quelli dei laureati italiani. u

106 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 Scienza
ANGeLo MoNNe
Il vino fa bene,
anzi no
The Economist, Regno Unito
Una sostanza presente nel vino
aiuta il cuore, afermano alcuni
ricercatori. Non è vero, dicono
altri: non ha alcun efetto.
Perché la scienza non riesce a
dare risposte chiare?
oche cose suscitano elogi sperti-
P cati e condanne senza appello
quanto l’alcol. Amato da molti e
disprezzato da altri, il suo consu-
mo è regolato da norme legali e religiose. Il
vino è centrale nei riti cristiani ed è proibito
dal Corano per i musulmani. È anche og-
getto di dibattito all’interno della comunità
scientiica: per alcuni ricercatori l’alcol, più
precisamente il vino, fa bene alla salute, per
altri non è così.
Chi lo difende si basa su una nutrita
quantità di prove che dimostrano gli efetti
positivi del vino sull’apparato cardiovasco-
lare e sulla longevità. Di recente questa tesi
è stata ulteriormente confermata da un
nuovo studio coordinato da Ming-liang
Chen e Man-tian Mi della Terza università
medica militare cinese, pubblicato sulla ri-
vista mBio. I ricercatori hanno infatti dimo-
strato che nei topi il resveratrolo, la moleco-
la presente nell’uva e nei frutti di bosco, ri-
duce la formazione di placche nelle arterie,
il disturbo cardiovascolare noto come ate-
rosclerosi che ostruisce la circolazione san-
guigna e può causare infarto e ictus.
Gli efetti sulla lora batterica
Gli autori della ricerca hanno scoperto che
il resveratrolo interviene in modo sorpren-
dente e indiretto. Nei topi a cui è stato som-
ministrato si è rilevato un notevole cambia-
mento della composizione dei batteri inte-
stinali. Si è inoltre ridotta la produzione di
trimetilammina-N-ossido, fattore di rischio
dell’aterosclerosi. Il gruppo sospetta che la
causa di questa riduzione sia proprio la ri-
strutturazione del microbioma intestinale.
Quando ai topi sono stati somministrati an-
che degli antibiotici, i beneici del resvera-
trolo sono scomparsi. Lo studio illustra
quindi un meccanismo biologico plausibile
grazie a cui il vino e altri alimenti ricchi di
resveratrolo possono migliorare la salute
cardiovascolare.
Anche i detrattori degli alcolici, però,
possono cantare vittoria. Il Journal of Stu-
dies on Alcohol and Drugs ha pubblicato
una metanalisi di 87 indagini epidemiologi-
che, a cura di Tim Stockwell dell’università
di Victoria in Canada e Tanya Chikritzhs
del National drug research institute della
Curtin university in Australia. I risultati in-
dicano che i cosiddetti bevitori moderati
non presentano un rischio di mortalità mi-
nore rispetto a chi non beve. Un duro colpo
per gli estimatori dell’alcol.
Per Stockwell e Chikritzhs l’incongruen-
za è dovuta a un errore di classiicazione
comune. Molti studi esaminati avevano in-
fatti classiicato gli ex bevitori come non
bevitori, operazione a loro avviso scorretta
poiché spesso gli ex bevitori rinunciano
all’alcol proprio per motivi di salute. È dun-
que probabile che quelli diventati astemi su
consiglio del medico siano meno sani della
popolazione media e includerli in uno stu-
dio equivale a goniare artiicialmente gli
efetti positivi dell’alcol sulla salute. Quan-
do l’analisi è stata limitata a studi di alta
qualità, che contemplavano solo chi non
aveva mai bevuto e tenevano conto delle
altre variabili di confusione, i beneici per la
salute dei bevitori moderati sono svaniti.
La ricerca non è lineare
Forse un modo per conciliare questi risulta-
ti contraddittori c’è. È possibile che i bevito-
ri moderati si scolino troppi Martini e non
abbastanza vino? Purtroppo uno studio del
2014 sul Jama Internal Medicine ha conclu-
so che il resveratrolo presente nella dieta
occidentale non ha alcun efetto né sulla
salute né sulla mortalità degli anziani.
In linea di massima la confusione dimo-
stra perché gli scienziati siano spesso inca-
paci di dare un messaggio chiaro sulle que-
stioni di salute pubblica. La ricerca nel cam-
po della scienza biomedica non è lineare
quanto dovrebbe per tre motivi. Primo, i ri-
sultati statisticamente signiicativi riportati
sulle riviste specializzate spesso non sono
biologicamente rilevanti perché un esito
misurabile rischia di essere talmente esiguo
da non avere efetti degni di nota sui pazien-
ti. Secondo, gli animali sono modelli imper-
fetti per gli esseri umani. Terzo, non è detto
che i risultati di laboratorio, per ragioni non
sempre chiare, coincidano con quelli sul
campo. Vista la diicoltà di conciliare le nu-
merose ricerche con risultati in conlitto tra
loro, il dibattito sull’alcol è destinato a im-
pazzare ancora. Alla salute! u sdf
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 109
scienza
psicologia
salute

NASA/ESA/DIgITAl Sky SurvEy 2

Dialogo
e pregiudizo obama contro il cancro
Negli Stati uniti crescono le pro-
poste di legge contro i diritti dei Science, Stati Uniti
transessuali, come l’uso dei ba-
gni pubblici in base al sesso regi- Nel 1971 il presidente degli Stati uniti in breve
strato all’anagrafe. Ma dieci mi- richard Nixon dichiarò guerra al Astronomia I buchi neri po-
nuti di dialogo possono bastare cancro. Nel 2015 il presidente Barack trebbero essere difusi in buona
per abbattere i pregiudizi. lo Obama ha deciso di rinnovare la parte dell’universo. È stato tro-
hanno veriicato una sessantina sida, dedicando un terzo dei fondi vato nella galassia Ngc 1600, si-
di attivisti dell’lgbt center di tuata a duecento milioni di anni
della Precision medicine initiative
los Angeles coinvolti nella spe- luce dalla Terra, un buco nero
all’oncologia. gli strumenti a supermassiccio, con una massa
rimentazione di una campagna
contro la transfobia. Hanno bus- disposizione sono molto più avanzati pari a 17 miliardi di volte quella
sato alla porta di 501 abitazioni rispetto ai tempi di Nixon, grazie allo del Sole. Al contrario delle atte-
di Miami e intavolato un dialogo sviluppo dell’informatica, della genomica e delle tecniche se, Ngc 1600 è in una zona poco
invitando le persone a esprime- di sperimentazione. le migliori conoscenze e le strategie densa dell’universo, scrive Na-
re le loro idee e a ricordare situa- più avanzate hanno permesso una riduzione annua tra l’1 e ture. Poiché le caratteristiche di
zioni in cui si erano sentite di- questa galassia sono abbastanza
il 2 per cento della mortalità per cancro negli Stati uniti.
scriminate. un intervistato su frequenti, ci potrebbero essere
Ma, malgrado alcuni elementi positivi e un aumento del più buchi neri supermassicci del
dieci, scrive Science, ha cam-
biato opinione sui diritti dei budget dei National institutes of health di due miliardi di previsto.
transgender indipendentemen- dollari per quest’anno, nel complesso i fondi dell’ente sono Genetica Sono stati trovati tre-
te dal fatto che chi lo intervista- calati del 20 per cento rispetto a dieci anni fa. Secondo dici portatori sani di geni che
va fosse transessuale o meno. E Science, l’aspetto inanziario solleva dei dubbi sulla causano gravi malattie, scrive
l’efetto è durato per i tre mesi di riuscita dell’iniziativa di Obama. Nella ricerca contro il Nature Biotechnology. Non è
osservazione. una ricerca simi- chiaro come riescano a tampo-
cancro, infatti, rimangono senza risposta alcune domande
le, pubblicata nel 2014, sostene- nare l’efetto delle varianti ne-
fondamentali. Per esempio, non è chiaro il meccanismo di gative. Studiare questo tipo di
va che il dialogo con un gay o
una lesbica era più eicace sul creazione delle metastasi. Si stanno ancora elaborando i persone potrebbe aiutare a svi-
lungo periodo, ma lo studio era modelli del processo di colonizzazione di altri tessuti. Oggi luppare nuove terapie.
stato poi ritrattato perché parte si pensa che le cellule agiscano in gruppo e non
dei dati erano falsi. singolarmente. Inoltre, non ci sono sostanzialmente cure
chimica
per le metastasi e non se ne conosce la genetica. u
salute
la vita portata
il cervello sott0 paleoantropologia dalle comete
l’efetto dell’lsd un’équipe di chimici guidati da
Cornelia Meinert, dell’universi-
N. SOlIC (rEuTErS/CONTrASTO)

uno studio ha confrontato le tà Sophia Antipolis di Nizza, ha

immagini del cervello di chi era riprodotto in laboratorio le con-
sotto gli efetti dell’lsd e di chi dizioni della formazione delle
aveva ricevuto un placebo. comete agli albori del sistema
l’lsd sembra aumentare l’atti- solare. una miscela di acqua,
vità cerebrale della corteccia vi- metanolo e ammoniaca a bassa
siva e la connessione tra aree pressione e sotto zero è stata pri-
lontane, causando probabil-
mente le allucinazioni visive,
Dov’è inita la Y dei neandertal ma irradiata con ultravioletti e
poi portata a temperatura am-
scrive Pnas. un altro studio, un’analisi del dna dei fossili ha rivelato che il cromosoma y dei ne- biente. le reazioni chimiche in-
pubblicato su Current Biology andertaliani è molto diverso da quello umano. Contiene tre geni del nescate hanno prodotto una
e a cui hanno partecipato molti sistema immunitario e uno di questi produce un antigene che può materia organica ricca di zuc-
degli stessi ricercatori, ha inve- provocare nella madre un aborto. I ricercatori pensano quindi che cheri tra cui il ribosio, indispen-
ce esaminato come l’lsd possa diicilmente dall’unione di una donna sapiens e di un maschio nean- sabile per la sintesi dell’rna. una
provocare la cosiddetta dissolu- dertaliano potevano nascere maschi sani. Questo spiegherebbe per- prova indiretta, scrive Science,
zione del sé, la sensazione cioè ché nessun gene del cromosoma y neandertaliano è presente nella che uno dei mattoni della vita
che non ci siano barriere tra sé popolazione umana, al contrario di geni neandertaliani di altri cro- potrebbe essersi formato tra i
e il resto del mondo. mosomi, scrive l’American Journal of Human Genetics. u ghiacci delle comete.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 111

 Il diario della Terra
Ethical living
Il clima
India
Afghanistan
Pakistan 5,0M a tavola
6,0M
Birmania
6,9M
Etiopia u Per ridurre le emissioni di
India
45,0°C Filippine gas serra e sviluppare un’agri-
India
Tillaberi, coltura sostenibile bisogne-
Niger Somalia Indonesia rebbe ridurre lo spreco ali-
6,1M mentare e modificare il tipo di
Malawi alimenti che consumiamo. At-
Zena tualmente un terzo di tutto il
-69,4°C Australia
Vostok, 3,2M
cibo prodotto finisce nella
Antartide spazzatura. E gli sprechi po-
trebbero aumentare. Secondo
uno studio pubblicato su En-
vironmental Science and
Cicloni Il ciclone Zena ha Elefanti Un elefante è Technology, circa il 10 per
K. PARVEZ (REUTERS/CoNTRASTo)

siorato le isole Fiji causando la entrato in un villaggio cento dei gas serra prodotti in
morte di due persone. dell’Assam, nel nordest agricoltura nel 2050 potrebbe
dell’India, causando la morte essere dovuto ad alimenti
Vulcani Alcuni detriti di cinque persone. Secondo gli sprecati.
incandescenti provenienti dal ambientalisti, i pachidermi L’aumento dipenderebbe
cratere del vulcano Kanlaon, sono spinti nei villaggi dalla da più fattori. Uno è il cambia-
Peshawar, Pakistan nelle Filippine, hanno deforestazione. mento delle abitudini alimen-
provocato un incendio nella tari in paesi a basso e medio
Terremoti Un sisma di ma- zona. Glifosato Il parlamento euro- reddito, che si stanno avvici-
gnitudo 6,0 sulla scala Richter, peo ha chiesto alla Commis- nando a quelle dei paesi ad al-
con epicentro nel nordest Tigri La popolazione sione di rinnovare l’autorizza- to reddito, molto ricche di ali-
dell’Afghanistan, ha causato globale delle tigri è aumentata zione all’uso del glifosato, il menti di origine animale.
almeno sei morti nel nordo- per la prima volta da un secolo principio attivo degli erbicidi Questo cambiamento può rap-
vest del Pakistan. Venti case grazie agli sforzi di conserva- più usati, solo per sette anni e presentare un problema per
sono crollate. Altre scosse so- zione. Il Wwf e il Global tiger non per i quindici previsti. La l’ambiente, perché servono
no state registrate al largo forum hanno censito 3.890 richiesta, che è un atto politico sempre più risorse. Per esem-
dell’isola indonesiana di Java, tigri in libertà, contro le 3.200 non vincolante, è dovuta al pio, per produrre una caloria
nel nord della Birmania, in In- del 2010. Più di metà degli sospetto che la sostanza possa di carne bovina, occorre usare
dia e in Australia. animali (2.226) vive in India. essere cancerogena. da una a otto calorie di cereali.
Un altro fattore importante
Alluvioni Almeno quindici è la crescita della popolazione
persone sono morte nelle allu- mondiale, che si stima passerà
vioni causate dalle forti piogge dai sette miliardi di persone ai
che hanno colpito la città di Ji- nove entro il 2050. Si dovrebbe
jiga, nell’est dell’Etiopia. Più di quindi avere un aumento com-
260 case sono state distrutte. plessivo del fabbisogno ali-
mentare. Nel 2010 il cibo pro-
Siccità Il presidente del dotto superava del 20 per cen-
JEFFREy P. DoNNELLy

Malawi, Peter Mutharika, ha to le necessità globali, ma per

proclamato lo stato di catastro-
fe naturale a causa della grave
siccità che ha colpito il paese.
u Le Nazioni Unite hanno
chiesto alla comunità interna-
zionale di stanziare 92 milioni
di euro di aiuti alimentari per
le persone minacciate dalla
siccità in Somalia.
il futuro le previsioni sono
piuttosto negative. La doman-
da alimentare nel 2050 po-
Clima Le piccole isole oceaniche dovranno afrontare in questo trebbe più che raddoppiare ri-
secolo la mancanza d’acqua. A causa del cambiamento climati- spetto al livello attuale. Paral-
co, la maggiore evaporazione potrebbe non essere compensata lelamente, aumenterebbero le
dall’aumento delle piogge, soprattutto ai tropici. Si stima che il 73 emissioni di gas serra nell’at-
per cento delle isole, con una popolazione di 16 milioni di perso- mosfera, in parte a causa del
ne, diventerà più arido, scrive Nature Climate Change. maggiore spreco di cibo.

112 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 Il pianeta visto dallo spazio 11.03.2010
L’isola di Ascensione, nell’Atlantico
Osservatorio Mcat
eARTHoBSeRvAToRy/NASA
Nord
2 km
u Nel 1843, in occasione della
sua prima visita all’isola di
Ascensione, Charles Darwin si
ritrovò davanti una distesa vul-
canica desolata. Le coste erano
soprattutto di basalto geologica-
mente giovane, con poca o nes-
suna vegetazione (il basalto è
una roccia scura a grana ina che
si forma quando alcuni tipi di la-
va si rafreddano in fretta dopo
un’eruzione). Gli altipiani inter-
ni erano appena più verdi. Riu-
scivano a resistere solo piccole
felci e varie erbe, ma gli alberi
erano assenti.
Stabilita una guarnigione nel
1815, la fanteria di mare britan-
nica aveva creato un orto sulla
Green Mountain, la vetta più al-
ta dell’isola. Ci vollero tuttavia
alcuni decenni prima che il bo-
tanico Joseph Hooker, accom-
pagnatore di Darwin a bordo
della Hms Beagle, ricoprisse di
verde la montagna.
A partire dal 1847, infatti,
Hooker organizzò una spedizio-
ne per far arrivare grandi quan-
tità di alberi e arbusti. L’obietti-
vo era piantare foreste in grado
di catturare e trattenere l’umidi-
tà, ampliicare gli efetti delle
piogge, migliorare il suolo e ren-
dere la Green Mountain e il re-
sto dell’isola più ospitali per la
vegetazione. L’esperimento fu
un enorme successo.
Come si vede in questa im-
magine dai colori naturali, oggi
la Green Mountain e buona par-
te dell’isola sono ricche di vege-
tazione. Le foreste sulla vetta
sono verde scuro, le zone meno
lussureggianti sono verde chia-
ro, quelle in cui la vegetazione è
Green Mountain
L’isola di Ascensione è si-
tuata in mezzo all’oceano
Atlantico, a circa 1.600 chi-
lometri di distanza dalle
coste africane. La maggior
parte della vegetazione
presente sull’isola ha origi-
ne dall’attività di rimbo-
schimento avviata a metà
dell’ottocento. Oggi Ascen-
sione ospita il Meter class
autonomous telescope,
usato per monitorare i de-
triti spaziali.
u
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016
scarsa o assente sono marroni e
nere, e gli ediici sono bianchi.
Ai piedi relativamente aridi
della montagna crescono erbe e
arbusti. Tra i 330 e i 600 metri
d’altitudine, la maggiore umidi-
tà consente la sopravvivenza di
ichi d’India e acacie. In un trat-
to brumoso oltre i 600 metri
crescono in abbondanza banani,
bambù, ichi, tassi, pini, e molte
altre piante.
Nel 1967 la Nasa aprì
sull’isola una base per l’Apollo e
altri programmi spaziali. Poi la
pista diventò un sito di atterrag-
gio d’emergenza per lo shuttle.
Più di recente la Nasa ha instal-
lato il telescopio ottico Meter
class autonomous telescope
(Mcat) per osservare i detriti che
possono minacciare i veicoli
spaziali.–A. Voiland (Nasa)
113
Annunci

114 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016

 Economia e lavoro
Atene, Grecia
YANNIS BEhrAkIS (rEutErS/CONtrAStO)
La chiesa di Grecia
sull’orlo dell’insolvenza
Apostolos Lakasas, Kathimerini, Grecia
La crisi ha fatto crollare le
principali fonti d’entrate dei
religiosi: gli immobili e le azioni
bancarie. E ora sono a rischio
molti programmi di assistenza
ai più poveri
a chiesa ortodossa di Grecia è in
L difficoltà economiche a causa
della diminuzione delle sue en-
trate e dell’aumento delle tasse.
Per far quadrare i conti, monasteri come
Petraki e Penteli stanno congelando i pa-
gamenti. Le chiese e i monasteri di tutto il
paese hanno problemi a pagare gli stipendi
e stanno cercando di rateizzare le bollette
e le imposte sugli immobili. Inoltre vendo-
no proprietà a prezzi bassissimi per incas-
sare denaro. La chiesa di Grecia può conta-
re principalmente su due fonti di entrate: i
beni immobili e le azioni della Banca Na-
zionale di Grecia (un grande istituto di cre-
dito privato), ed entrambe sono in via di
esaurimento. Gli aitti sono in calo e gli
acquirenti sono sempre più diicili da tro-
vare, mentre le azioni della Banca Nazio-
nale sono crollate a quota 0,23 euro l’una.
Padre Salonon Antonios, il direttore ge-
nerale del Servizio inanziario ecclesiasti-
co centrale, ha spiegato che la chiesa ha
partecipato due volte all’aumento del capi-
tale della Banca Nazionale, nel 1996 e nel
2005. Nel 2005 ha comprato le nuove azio-
ni a 22 euro l’una. Nel 2010 la chiesa ha par-
tecipato a un nuovo aumento di capitale,
questa volta su pressione di alti funzionari
statali e del sistema bancario. Per realizza-
re l’operazione, la chiesa ha preso in presti-
to 27 milioni di euro dalla Banca Postale
Ellenica e ha prelevato altri 27 milioni dai
suoi risparmi.
Antonios ha precisato che “la chiesa
non gioca d’azzardo”, lasciando intendere
che si potevano amministrare meglio le
azioni e venderle quando avevano raggiun-
to la quotazione massima. Questo non è
successo e in seguito è scoppiata la crisi.
Nel 2008 la Banca Nazionale ha smesso di
pagare i dividendi e il prezzo delle sue azio-
ni è crollato.
Allo stesso tempo la congiuntura sfavo-
revole del mercato immobiliare ha fatto
esaurire un’altra importante fonte di en-
trate della chiesa, che ha all’attivo 19mila
ettari di terreni coltivabili, settecento ap-
pezzamenti di terra, quattrocento uici e
260 abitazioni. Dal 2008 gli aitti hanno
subìto una riduzione compresa fra il 30 e il
70 per cento, molti immobili sono rimasti
sitti e mancano i soldi per la manutenzio-
ne. “Negli ultimi otto anni le entrate si so-
no ridotte del 75 per cento. Prima il bilan-
cio annuale era di circa 23 milioni di euro,
oggi è di sei milioni”, ha detto Antonios.
Aree ediicabili
La chiesa ha chiesto allo stato di impegnar-
si per attirare gli investitori e risolvere i
problemi che le stanno impedendo di
sfruttare le sue proprietà. Per esempio,
quelli di un appezzamento di 130 ettari vi-
cino a Varkiza, sul litorale a sudest di Ate-
ne: una zona quasi tutta ricoperta di sabbia
e pietre. Le autorità ecclesiastiche vorreb-
bero ottenere l’ediicabilità per una piccola
parte dell’area, in modo che un potenziale
investitore possa costruire su 22,5 ettari e
sia tenuto a piantare alberi sugli altri 107,5
ettari. Ma inora il governo si è limitato a
ripetere di non aver ancora preso decisioni
sulla destinazione d’uso di quel lotto.
La chiesa vorrebbe sfruttare anche un
vasto appezzamento a Schisto, vicino al
Pireo, dove è in aumento la domanda di
centri per la logistica e di altri servizi colle-
gati al porto. Questa zona è classiicata co-
me area boschiva, ma la chiesa possiede
dei documenti che dimostrano come que-
sta deinizione risalga al 1850 e non sia mai
stata aggiornata.
Ogni chiesa metropolitana, ogni mona-
stero e perino ogni parrocchia possiede
beni che gestisce in autonomia e, a dife-
renza di quanto si crede comunemente,
pagano tutte le imposte sugli immobili e
sul reddito. Di recente il monastero di Pe-
traki ha fatto domanda per accedere a un
piano che permette ai contribuenti indebi-
tati di pagare le tasse in cento rate. Secon-
do alcune fonti, il monastero possiede solo
due immobili ad Atene, entrambi in centro
ma di valore diverso.
Antonios ha chiarito, inine, che il Ser-
vizio inanziario ecclesiastico centrale è
responsabile del inanziamento di tutte le
chiese metropolitane. Queste a loro volta
gestiscono dei programmi di assistenza ai
poveri e ai senzatetto e quindi, se non si
troveranno soluzioni, queste iniziative ri-
schiano di essere cancellate. Gli efetti sa-
rebbero negativi per tutta la società greca,
dal momento che la chiesa è un’istituzione
molto impegnata nell’assistenza alle per-
sone più colpite dalla crisi. u fp
Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 115
 Economia e lavoro
Lisbona, Portogallo Finanza AUSTRIA
PAtrICIA DE MELO MOrEIrA (AfP/GEtty IMAGEs)

Taglio
Stop agli antibiotici ai debiti
Il 10 aprile le autorità inanziarie
Plymouth, Stati Uniti austriache hanno annunciato un
taglio dei debiti della Heta, la
banca nata dal salvataggio della
Hypo Alpe Adria bank, istituto
di credito nazionalizzato nel
2009 per evitarne il fallimento.
PORTOGALLO Come spiega la Neue Zürcher
Banca centrale Zeitung, “i creditori della Heta
MIrA ObErMAn (AfP/GEtty IMAGEs)

dovranno rinunciare a una buo-

sotto accusa na parte degli undici miliardi di
euro che gli spettano. nella
Ventotto grandi investitori han- maggior parte dei casi si arriva
no avviato un’azione legale con- al 54 per cento del totale. La sca-
tro la banca centrale portoghe- denza dei debiti, inoltre, sarà
se, accusata di aver provocato la spostata dal 2017 al 2023. Le au-
svalutazione di alcune obbliga- torità inanziarie hanno anche
zioni in loro possesso. si tratta, cancellato il pagamento degli
Un gruppo di grandi investitori ha lanciato una campagna
spiega la Süddeutsche Zei- interessi”. Il problema, conclu-
tung, di obbligazioni del banco per limitare gli antibiotici usati dagli allevatori che
de il quotidiano, è che i debiti
novo, l’istituto di credito in cui forniscono la carne a dieci catene di ristorazione sono garantiti dal land della Ca-
sono conluite le attività sane statunitensi e britanniche, tra cui McDonald’s. Come rinzia, su cui i creditori potreb-
del banco Espírito santo (bes), spiega la Reuters, l’iniziativa è nata dopo che bero rivalersi in futuro.
fallito nel 2014. Il banco novo è l’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che
stato messo all’asta, ma le ofer- l’uso eccessivo di medicinali rischia di rendere diverse
te sono state troppo basse. Così
malattie resistenti al trattamento antibiotico. Uno IN BREVE
la banca centrale ha deciso di Stati Uniti Aumentano gli sta-
spostare alcune sue attività, tra scenario, spiegano gli investitori in una lettera indirizzata
tunitensi che sbarcano il lunario
cui le obbligazioni dei 28 investi- alle catene di ristorazione, che “mette in pericolo la salute grazie a lavori atipici: tempora-
tori, nella bad bank creata con le delle persone ma anche i loro investimenti”. u nei, a chiamata, forniti da azien-
attività tossiche del bes, provo- de subappaltatrici o eseguiti co-
candone la svalutazione. me freelance. tutti lavori acco-
ALBANIA petrolio, come la benzina. La munati dall’assenza dell’assicu-
stessa cosa succede con il cro-
ECONOMIA MONDIALE
Materie prime mo: l’Albania non ha alcun im-
razione sanitaria, del salario mi-
nimo e di altre garanzie legate al
Crescita poco sfruttate pianto per la sua lavorazione, normale contratto di lavoro. se-
anche se è il quinto produttore condo uno studio degli econo-
lenta “L’Albania è ricca di materie pri- mondiale di questa sostanza. misti Lawrence Katz e Alan
me come il cromo e il nichel, e “La maggior parte del cromo Krueger, la percentuale di statu-
Il fondo monetario internazio- ha perino il petrolio”, scrive la estratto nel paese inisce in Ci- nitensi che svolgono un lavoro
nale (fmi) ha rivisto al ribasso Frankfurter Allgemeine Zei- na, dove viene impiegato nella atipico è passata dal 10,1 per
ancora una volta le sue previsio- tung. “Ma nel piccolo paese produzione di acciaio. Ma la do- cento del 2005 al 15,8 per cento
ni sulla crescita dell’economia balcanico un litro di benzina co- manda ora è calata e ha provo- del 2015. Il 40 per cento di que-
globale. secondo l’istituto diret- sta in media 1,35 euro, più che in cato una forte diminuzione del sti lavoratori ha la laurea.
to da Christine Lagarde, scrive Germania”. Un prezzo insoste- prezzo, e quindi delle entrate Percentuale di lavoratori
la Bbc, “nel 2016 il pil mondiale nibile per molte persone, in un del settore”. Le cause principali statunitensi con contratti atipici
crescerà del 3,2 per cento e l’an- paese con un pil pro capite di di questa situazione, sostiene Fonte: Quartz
no prossimo del 3,5 per cento”. 7.800 euro all’anno e un tasso di Preci, sono la corruzione e il 15
In precedenza l’fmi parlava del disoccupazione al 17,5 per cento. clientelismo: le materie prime
3,4 per cento per quest’anno e Eppure, spiega al quotidiano te- sono sfruttate a vantaggio di un
10
del 3,6 per cento per il 2017. “È desco Zef Preci, direttore ristretto gruppo di persone che
la seconda volta in pochi mesi dell’Albanian center for econo- hanno legami molto forti con le
che l’fmi rivede al ribasso le sue mic research, “l’Albania è in banche e con il mondo politico. 5
previsioni. Appena un anno fa, pratica l’unico paese europeo Molti deputati albanesi sono a
inoltre, prevedeva una crescita che esporta tutto il suo greggio e loro volta ricchi uomini d’afari
0
del 3,8 per cento per il 2016”. importa i prodotti ricavati dal con grandi conlitti d’interesse. 1995 2005 2015

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 117

Strisce
Tuono Pettinato, Italia
Mediocri

a volte l’uomo mascherato ...e si aggira in città... ...come fosse

lascia la giungla... uno di noi.
Pertti Jarla, Finlandia
Fingerpori
Gojko Franulic, Cile
Sephko
Ryan Pagelow, Stati Uniti
Buni

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 119

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 L’oroscopo

Rob Brezsny
COMPITI PER TUTTI
Se uno di questi giorni ci incontrassimo in
sogno, quali avventure vorresti che
vivessimo insieme?

ARIETE BILANCIA compagni d’esaltazione e attirarli

“Quando scoprirò chi sono, sarò libero”, diceva lo Adyashanti è il ilosofo che su nuovi tortuosi sentieri e in nuo­
scrittore Ralph Ellison. Che ne diresti di mettere que­ trovo più stimolante. Una vi luoghi di danza”. In conformità
dose della sua folle saggezza è con i presagi astrali, t’invito a im­
sto tema al centro dei tuoi pensieri nelle prossime set­
proprio quello di cui hai bisogno pegnarti in una rivalutazione al­
timane? Ti va di tenerlo a mente e di prestare attenzione a qual­ in questo momento. “Diventiamo trettanto coraggiosa e celebrativa
siasi prezioso indizio che potrebbe venirti dalle esperienze che tutto quello a cui resistiamo”, di­ di una parte della tua vita passata.
farai? Non ti garantisco che avrai un gran numero di straordina­ ce. “Se resistiamo alla rabbia, sia­
rie intuizioni sulla tua vera identità e che quindi ti libererai com­ mo sempre arrabbiati. Se resistia­ CAPRICORNO
pletamente e beatamente. Ma come minimo capirai qualcosa mo alla tristezza, siamo sempre “Riprendi da dove hai co­
che ancora non avevi compreso sul mistero della tua natura. E tristi. Se resistiamo alla soferen­ minciato e impara ad amare
appena lo metterai a fuoco, ti guiderà sicuramente verso la ca­ za, siamo sempre soferenti. Se di più quel momento”, suggeriva
tarsi e l’emancipazione. resistiamo alla confusione, siamo Thaddeus Golas nel libro The lazy
sempre confusi. Pensiamo di op­ man’s guide to enlightenment (Gui­
porre resistenza a certi stati d’ani­ da all’illuminazione per pigri).
TORO tili possibilità: non restare a guar­ mo perché esistono, ma in realtà Penso sia esattamente quello che
“Mentre ci spremono come dare passivamente come andran­ esistono perché noi gli resistia­ devi fare ora. Imbarcarti in questa
grappoli d’uva non sappia­ no le cose. Non aspettarti che tut­ mo”. Ti va di rilettere sul consi­ ricerca ti porterà grandi vantaggi.
mo mai che vino diventeremo”, di­ to succeda da sé. Comportati co­ glio di Adyashanti, Bilancia? Spe­ Ti consiglio di individuare prima
ceva lo scrittore Henri Nouwen. me un mago che raccoglie e attiva ro di sì, perché per dissipare alme­ di tutto tre sogni che sono impor­
Nel tuo caso, Toro, non credo che con determinazione questi poten­ no una parte dei sentimenti peri­ tanti per il tuo futuro, poi di pen­
sia così. Da un momento all’altro ziali doni. colosi che ultimamente ti stanno sare a come potresti tornare alla
potresti intuire chiaramente in che tormentando l’unica cosa da fare radice dei tuoi rapporti con loro e
vino ti trasformerai alla ine della LEONE è smettere di resistere! inine di raforzare il tuo amore e
spremitura. Quindi ti consiglio di Sarebbe un momento per­ il tuo entusiasmo per quei sogni.
aspettare quell’intuizione. Quan­ fetto per darti un sopranno­ SCORPIONE
do arriverà, più che una spremitura me come Pepe zuccherato o Pepe­ Ogni volta che ci sono le ACQUARIO
ti sembrerà un massaggio, forse roncino al miele. E anche per elezioni, i giornalisti si di­ “Che ci faccio qui a
perino una serie di forti ma tenere esplorare il piacere di correre al vertono a criticare i candidati che mezz’aria?”, si chiede Ted
carezze. rallentatore, farti tatuare un coni­ hanno cambiato opinione su que­ Hughes nel poema Wodwo. In
glio che ulula o fare sesso in piedi stioni importanti. Non li capisco. questo momento potresti sentire
GEMELLI con dolcezza. In questa fase del Secondo me, un essere umano in­ il bisogno di chiedertelo anche tu.
Prendo in prestito il tuo tuo ciclo astrale otterrai il massimo telligente scopre sempre nuove L’aspetto preoccupante della tua
mantra di sostegno per le successo se asseconderai le sue informazioni su come funziona il situazione è che sei disancorato,
prossime settimane dal poeta sve­ svolte complicate e a volte para­ mondo, e di conseguenza modii­ non riesci a trovare un punto d’ap­
dese Tomas Tranströmer: “Non dossali. Più sarai disposto a consi­ ca continuamente le sue idee. Te poggio. Quello divertente è che
sono vuoto, sono aperto”. Pronun­ derare gli enigmi della vita come lo dico, Scorpione, perché le pros­ sei più libero del solito d’improv­
cialo a voce alta ogni volta che ti fortune mascherate da sfortune, sime settimane saranno un perio­ visare e sperimentare. Perché non
senti solo o sperduto. Mormoralo a più potrai usarli a tuo vantaggio. do particolarmente adatto per ti concentri sulla parte divertente?
te stesso mentre pensi alle cose cambiare idea su un po’ di cose, Cosi facendo potresti ridurre al
che un tempo erano importanti e VERGINE alcune delle quali sono piuttosto minimo la sensazione di disagio.
ora non lo sono più. Lascia che ti In questo momento potresti importanti. Presta attenzione ai E ho il sospetto che sarai in grado
giri in mente come il verso di una sentirti un po’ eccessiva, segnali e agli indizi che risveglie­ di ottenere qualche risultato inte­
canzone orecchiabile ogni volta forse anche fanatica o melodram­ ranno alcuni aspetti sopiti della ressante e inaspettato.
che sei tentato di immelanconirti matica. Non mi sorprenderei se tua saggezza.
per una certezza svanita, un ele­ fossi tentata di fare rimostranze PESCI
mento stabilizzante che non c’è bizzarre come quelle del poeta Ar­ SAGITTARIO Quante lucciole dovresti
più o un riempitivo che ti è venuto thur Rimbaud in una delle sue po­ Friedrich Nietzsche scrisse raccogliere per generare
a mancare. esie più istrioniche: “Quale bestia il suo primo libro, La nasci- una luce intensa come quella del
bisogna adorare? Contro quale im­ ta della tragedia, quando aveva 28 sole? L’entomologo Cole Gilbert
CANCRO magine sacra inveire? Quali cuori anni. Nel 1886 ne pubblicò un’edi­ ha calcolato che dovrebbero esse­
ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCA GHERMANDI

Secondo la mia analisi dei spezzerò? Quale menzogna devo zione rivista che comprendeva re 14.286.000.000. Dubito che
internazionale.it/oroscopo

presagi astrali, stai per at­
tingere a poteri nascosti, talenti
sopiti e conoscenze future. Verità
a cui prima non potevi accedere
stanno per rivelarsi e catturare la
tua attenzione. Segreti che tenevi
nascosti a te stesso sono pronti
per essere colti e trasformati. E
ora t’insegnerò un trucco che ti
permetterà di sfruttare queste fer­
perpetuare?”. Ti invito a esprimere
sentimenti aggressivi come questi,
a condizione che dando sfogo alla
tua veemenza non la metterai in
atto nella vita reale. In altre parole,
consenti alla tua fantasia e alla tua
creatività artistica di essere il tu­
multuoso sbocco di emozioni che
non devono necessariamente tra­
dursi in comportamenti.
una prefazione intitolata “Tenta­
tivo di autocritica”, in cui confes­
sava di trovare il testo originario
“scritto male, pesante, pieno di
immagini furiose e confuse, senti­
mentale… molto convinto e perciò
dispensato dal dimostrare”. Ma al
tempo stesso lo elogiava per il suo
potente impatto sul mondo, e per
la sua capacità di “cercare i suoi
potresti metterne insieme così
tante, quindi ti sconsiglio di pro­
varci. Ma scommetto che riuscire­
sti un un’impresa più modesta: ac­
cumulare tante piccole inluenze,
che messe insieme otterranno un
grande efetto. È un ottimo mo­
mento per sfruttare le potenzialità
di un processo graduale e pro­
gressivo.

Internazionale 1149 | 15 aprile 2016 121

 L’ultima
KOUNTORIS, GRECIA
CHAPPATTE, THE INTERNATIONAL NEW YORK TIMES

PIRARO, BIZARRO, STATI UNITI

“Hai mai pensato di pagare le tasse?”.
EL ROTO, EL PAÍS, SPAGNA

KOVARSKY

“Il giorno del voto, basta schiacciare questo bottone “Siamo in acque giapponesi,
e gli si blocca il raziocinio”. “Che meraviglia!”. questo è certo”.

Le regole Deodorante
1 Se devi odorare di vaniglia e caramello, allora era meglio la puzza di sudore. 2 In autobus portane uno
in borsa per rinfrescare l’ambiente. 3 Deodorare i piedi aggraverà solo la situazione: lavali. 4 Pensaci
un momento: un prodotto che ti blocca la sudorazione non può farti bene. 5 Stanca del deodorante che
ti abbandona dopo qualche ora? Attaccati un Arbre magique al collo e stai a posto per un mese.
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122 Internazionale 1149 | 15 aprile 2016