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Su Roth esiste ununica testimonianza preziosa: questa di Soma Morgenstern.

E, come gi il titolo
lascia intravedere, il biografato vi campeggia nei panni del pi complesso e variegato fra tutti i
personaggi dello stesso Joseph Roth. Non di rado un Roth insolente e ingrato, geniale e un
po impostore, infantile e lucidissimo nei suoi giudizi sullepoca, i contemporanei e la letteratura,
ora aggressivo ora vulnerabile, a uscire da queste pagine acute, appassionate, trascinanti. In ogni
capitolo si incontrano rivelazioni che avvincono, sorprendono, commuovono. Vediamo evocate
linfanzia e ladolescenza di Roth, i suoi amori e le frequentazioni femminili, le discussioni al caff
con Stefan Zweig, Kesten, Musil, lapprendistato da alcolista, lidiosincrasia per psichiatri e
psicologi, gli anni parigini dissoluti e distruttivi, lirrompere del delirio e delle sconnessioni
mentali. Sia i luoghi (il Prater, il Caf Museum) sia i personaggi concorrono a formare
una narrazione compatta, coerente, di magistrale orchestrazione.
Romanziere presentato con entusiasmo da Robert Musil, Morgenstern fu soprattutto il memorialista
di una civilt - quella nata dal connubio ebraico-tedesco - che si respira in ogni sua pagina, nella sua
inconfondibile mescolanza di rigore intellettuale, leggerezza dello spirito e finezza della sensibilit.
Dellopera di Morgenstern si discuteva nella Vienna dell entre-deux-guerres cosi come a Berlino e
a Francoforte. La tragedia del secolo fece di lui un profugo: dalla Galizia dove nacque e crebbe
accanto a Roth, alla Vienna dellImpero al tramonto e della burrascosa prima repubblica, alla Parigi
del febbrile e produttivo esilio, ai campi di internamento di una Francia fellona sino allapprodo a
New York, dove mor dimenticato nel 1976.
Un giorno mi propose di andare con lui al Prater. Dopo aver fatto debitamente il giro di tutte le
attrazioni (esclusa la ruota panoramica), ci riposammo in un cantuccio allombra. Roth cominci a
parlare del nostro incontro a Leopoli, ricordando che io allora portavo il lutto. Gli dissi che
in quellanno era morto mio padre. Volle sapere se quello con mio padre fosse stato un buon
rapporto. Gli risposi: Non ho ancora superato questa perdita e spero di non superarla mai. Ecco
qual era il rapporto tra me e mio padre. - Io non ho mai avuto un padre, o meglio non lho mai
visto. Non sono in grado di ricordarmi di lui. Ha abbandonato mia madre quando avevo poco pi di
un anno. A quanto pare morto in preda a delirio religioso in una cittadina dove risiedeva un
rabbino taumaturgo. Tu facevi gi la quinta liceo quando hai perso tuo padre. Non sai che cosa sia
crescere senza un padre. Era la prima volta che scoprivo il lutto di Roth per un padre a lui
sconosciuto. Fu quello il giorno in cui diventammo veramente amici. Trascorremmo insieme anche
la serata, fino a notte fonda. Quella volta stabilimmo di rivederci senza pi fare affidamento su un
incontro casuale.
Soma Morgenstern (Tarnopol 1890-New York 1976) fu corrispondente da Vienna della Frankfurter
Zeitung dal 1927 al 1934, e dopo lAnschluss si rifugi in Francia, dove venne internato. Fuggito
nel 1944 a New York, ottenne nel 1946 la cittadinanza americana. Di lui Adelphi ha in programma
ulteriori opere. Fuga e fine d Joseph Roth apparso per la prima volta nel 1994.
In copertina: Joseph Roth in un disegno di Mies Blomsma (Parigi, 1938).
BIBLIOTECA ADELPHI
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Soma Morgenstern

FUGA E FINE DI JOSEPH ROTH


RICORDI
A cura di Ingolf Schulte
ADELPHI EDIZIONI
ADELPHI EDIZIONI
TITOLO ORIGINALE:

Joseph Roths Flucht und Ende


Erinnerungen
Traduzione di Sabina de Waal
1994 KLAMPEN VERLAG
2001 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO
ISBN 88-459-1655-3
INDICE
Primi incontri
1914
1916
Assimilite (1920)
Una voce dal diciottesimo secolo 1928
Schulz, il mentore di Joseph Roth
Giro del Ring con aneddoti
1929-1931
Con Robert Musil
Lumiliazione inflitta da Roth a Rudolf G. Binding
Come Joseph Roth incoron il Vecchio Geck
1934
Commemorazione di Dollfuss
Il nostro amico Tschuppik
Autunno 1937
Le donne nella sua vita
La battaglia di Roth contro la psichiatria
Incontro con il dottor Skowronnek
Stefan Zweig non tocca un fucile
Marzo 1938
Denaro, denaro e ancora denaro
Una bouillabaisse con intermezzo
La cerchia di Roth
La mia lettera a un nazista e le sue conseguenze
Il mio amico Fingal
La sua ultima primavera parigina
Il discorso commemorativo
Il primo attacco di delirio
La fine
Ultimi giorni
Epilogo
Conclusione
Soma Morgenstern. Lautore come sopravvissuto di Ingolf Schulte
Nota editoriale
Bibliografia
Note
FUGA E FINE DI JOSEPH ROTH
RICORDI

PRIMI INCONTRI
Nel 1909 o 1910 - non ricordo in quale dei due anni - mi recai a Lemberg, come si chiamava
allora la citt di Lvov (Leopoli), a quellepoca ancora austriaca. Ero uno dei delegati a un
congresso regionale di studenti sionisti delle scuole secondarie galiziane. Facevo parte del gruppo
dei cinque delegati pi giovani, uno dei quali - il pi giovane di tutti -si chiamava Roth, Leon Roth.
Fu grazie a questa circostanza che in quei giorni feci la conoscenza di Joseph Roth. Al termine di
una riunione si avvicin al nostro gruppo un ragazzo e mi chiese: Ti chiami Roth?. Gli indicai il
mio giovane amico Leon, con cui da anni condividevo lalloggio, e Leon subito con grande
gentilezza tese la mano a chi aveva fatto la domanda e si present: Sono io che mi chiamo Roth.
Il ragazzo sconosciuto parlava cos male il polacco che Leon Roth lo invit a passare allyiddish. I
due per un po sintrattennero in questa lingua, poi il delegato, il cui nome era Joseph, spieg che a
Brody frequentava un liceo tedesco e che per tale ragione
non parlava il polacco. Alla domanda se qualcuno di noi sapesse il tedesco mi feci avanti, ed egli si
mostr alquanto deluso per il fatto che Leon non fosse un suo parente.
Joseph Roth, a quellepoca quindicenne, aveva capelli biondo chiaro, occhi azzurri maliziosi,
zigomi larghi, un nasino corto e un mento quasi inesistente. Era piccolo, di ossatura minuta, con le
spalle strette e aveva unagilit sorprendente. Mi piacque molto. Quando il giorno dopo chiesi di lui
ai delegati di Brody, per avere maggiori informazioni sul liceo tedesco della citt, uno di loro disse
di conoscere s Joseph Roth, ma che il piccolo Yossele non era affatto un delegato ed evidentemente
si era intrufolato nel congresso solo per curiosit. Gi allora, quindi, aveva la stoffa del reporter - la
curiosit e labilit - mentre io non avevo la pi pallida idea di che cosa fosse un reporter. Durante i
cinque giorni del congresso non lo rivedemmo.
A Vienna ogni tanto incrociavamo Joseph Roth nellaula magna delluniversit.1 Io studiavo
giurisprudenza, lui germanistica, e i nostri incontri, se anche frequenti, erano pur sempre fuggevoli.
La nostra non fu unamicizia a prima vista. Dovette passare parecchio tempo prima che sorgesse
una vera confidenza.
Violente contese, della durata anche di settimane intere, cominciavano allora a contrapporre
alluniversit i precursori dei nazisti - gli antisemiti tedesco-nazionali, fautori della grande
Germania - agli studenti ebrei. Gli ebrei sarebbero stati una minoranza troppo debole se non
avessero ottenuto il sostegno attivo degli studenti cechi e slavi del sud. Le contese degeneravano in
scontri aperti che si protraevano per ore e ore e si svolgevano principalmente nellaula magna a cui,
in base alla legge austriaca, la polizia non poteva accedere, ma anche sulla rampa esterna, davanti
allingresso dellaula magna. A quellepoca io, pur non appartenendo a nessuna organizzazione
studentesca, mi sentivo obbligato a non restare neutrale. Nei giorni degli scontri ci radunavamo di
solito nel Votivpark vicino alluniversit, per poi marciare a gruppi in direzione della rampa. Fu in
uno di quei giorni che incontrai Joseph Roth. Allepoca lui si vestiva con particolare eleganza, quasi
da bellimbusto. I suoi capelli biondi avevano la scriminatura nel mezzo, e il suo monocolo suscit
stupore nel nostro gruppetto. Non aveva un bastone e si sent fuori posto accanto a noi. Mentre
discutevamo laspetto strategico della situazione, ci raggiunse laltro Roth, pure lui senza bastone.
I due non si erano pi rivisti dopo quel primo incontro. Joseph per riconobbe subito Leon. Ah
disse Joseph. Anche tu sei neutrale. I Roth non sono dei combattenti. - Io non sono neutrale
disse Leon che era ancora pi piccolo e ancora pi debole dellaltro. Se non sei neutrale, dov la
tua arma? Ne hai forse una in tasca? . - Non ho armi e so di non essere un combattente. Ma qui
picchiano gli ebrei -e voglio essere picchiato anchio. Joseph rise. Vuoi essere un martire. Se vuoi
essere un martire, va a casa a soffrire. Qui sarai soltanto dimpiccio. Anche noi eravamo di questo
avviso e cercavamo di persuadere il nostro piccolo amico ad andare a casa. Non devi vergognarti.
Noi Roth siamo nature deboli e dobbiamo stare alla larga dalle guerre. Io vado in biblioteca. L
ancora non se le danno. - Io sono debole quanto te, disse Leon ma non mi chiamo pi Roth. Mi
chiamo Rosenzweig. Joseph si sbellicava dalle risate. Come? disse. Tuo padre ha sposato tua
madre?. - S, disse Leon ora sono un figlio legittimo anche secondo la legge austriaca. - Non
avresti dovuto permetterlo disse Joseph. Credimi, faresti meglio a chiamarti Roth anzich
Rosenzweig. - Certo, disse Leon anche pi bello portare un monocolo anzich un pince-nez.
- Bene, disse Joseph con ingenuo buonumore con un pince-nez il tuo posto in biblioteca
piuttosto che qua. Su, vieni con me! . Anche noi consigliammo a Leon di andare a casa, ma
non volle darci retta.
Joseph Roth non raggiunse la biblioteca delluniversit. Anni dopo - non ricordo pi quando - lo
rividi in una situazione analoga. Gli scontri nellaula magna erano diventati infatti una vera e
propria istituzione. Questa volta venne rapido verso di noi con un giornale in mano, visibilmente in
preda a unemozione che lo colmava di gioia. Avete gi letto la Presse di oggi? domand.
Nessuno di noi laveva letta. N quel giorno n il giorno prima. Per quanto mi riguardava, a
quellepoca leggevo molto raramente un quotidiano. A Vienna, di norma, tutti leggevano il giornale
al caff. Ma io al caff andavo allora assai di rado. Me ne mancavano il tempo e il denaro. - Roth
dovette meravigliarsi del nostro disinteresse. Mi porse ledizione del mattino della Neue Freie
Presse e mi indic larticolo che aveva suscitato la sua emozione. Era un vibrante appello contro
gli eccessi che si stavano verificando allUniversit di Vienna, scritto da un certo dottor Emil
von Hofmannsthal,2 e formulato in maniera tale da colpire notevolmente lattenzione. Non
conoscevamo il nome del suo estensore, ma il contenuto dellarticolo fece colpo anche su di noi.
Roth ci forn notizie sulla personalit dellautore. Era un cugino di Hugo von Hofmannsthal, gi
allora molto famoso. Ci parl anche dellillustre poeta che era s di origine ebraica ma non ebreo.
Una spiegazione assolutamente opportuna, perch noi che eravamo giunti a Vienna solo da un anno
sapevamo ben poco del poeta e nulla dei suoi parenti. Rispetto a noi, Joseph Roth a quellepoca
viveva nella capitale da non molto pi tempo. Sapeva per che lavvocato di corte e del foro, il
dottor Emil von Hofmannsthal, non era propriamente noto come uno che difendeva gli interessi
degli ebrei. Anche se non un rinnegato, certo la prima volta che si riconosce nellebraismo -e in
quali termini!. Conclusa la lettura generale dellarticolo decidemmo che gli scontri sarebbero ben
presto finiti. Ci ritirammo quindi dal luogo daccesso al campo di battaglia, e perfino il
piccolo Leon Roth, che era venuto a prendersi la sua parte di batoste l dove si picchiavano gli
ebrei, decise di tornare sui suoi passi e se ne and a casa.
Nel frattempo mi ero messo a parlare con Joseph Roth, e poich quel colloquio interessava a
entrambi andammo a sederci nel caff pi vicino. Fatta lordinazione, subito egli torn sullarticolo
dellavvocato Emil von Hofmannsthal. Lo rilesse, commentandolo con me capoverso per
capoverso. Gli scontri nellaula magna delluniversit, che un tempo aveva accolto tanto
impassibilmente, erano per lui ormai dimenticati. Quel che pi lo colpiva nellarticolo era laperto
riconoscersi nellebraismo da parte di un ebreo assimilato come von Hofmannsthal. Pi
precisamente, la partecipazione di un assimilato alla battaglia degli studenti ebrei.
Se fossi uno storico, direi adesso che gi allora Joseph Roth manifestava chiaramente quel tratto
della sua natura destinato a condurlo al giornalismo. Siccome per non sono un profeta a ritroso,
ammetto apertamente di non averlo notato allora perch a me il pensiero di diventare un giornalista
era cos estraneo che quasi non mi accorsi di come linteresse provato da Roth per larticolo
superasse di gran lunga quello per gli avvenimenti trattati dallarticolo stesso. La Neue Freie
Presse allepoca era ancora un vero e proprio simbolo dellAustria. Un articolo del genere su quel
giornale trasformava gli scontri alluniversit in una vicenda che riguar-
dava non soltanto la cronaca locale, ma la nazione intera.
Dopo che ebbe terminato larticolo, finalmente, gli domandai se appartenesse a
unorganizzazione studentesca sionista. Lo neg con una risolutezza tale che mi colp, e subito mi
rivolse la medesima domanda. Quando risposi di no, avvicin la sua sedia e volle immediatamente
saperne le ragioni. Gli dissi pressappoco cos: Non posso aderire al partito sionista perch sono
sionista soltanto a met. - Che cosa vuol dire sionista a met? domand. Gli spiegai perch mi
definissi in quel modo: Sono giunto alla convinzione che i sionisti, con la fondazione di uno Stato
ebraico, risolveranno solo a met la cosiddetta questione ebraica. Perch in realt non esiste una
questione ebraica. La questione piuttosto se sar mai possibile convertire al cristianesimo i
cattolici e anche una parte dei protestanti antisemiti. Finch ci non avverr, i sionisti hanno un
buon motivo per propugnare la creazione di uno Stato ebraico, e io stesso sono favorevole. Ma
questo servir soltanto per gli ebrei che intendono emigrare in Palestina. Per quelli che rimangono -
e saranno la maggioranza e forse resteranno sempre la maggioranza -, per loro la vecchia questione
rimarr irrisolta. E in grado di risolverla sono soltanto i cristiani, perch una questione cristiana,
come ho gi detto. Essendo un sionista a met non posso aderire al partito; del resto la mia natura
tale che non c partito di cui potrei essere membro.
Roth si disse daccordo e ammise che neppure lui aveva una qualche propensione ad aderire a un
partito. Che io considerassi la questione ebraica una questione cristiana gli risultava sorprendente a
sufficienza per ritornarci sopra a ogni nostro nuovo incontro. Gli fornii una motivazione che allora
ritenevo lunica plausibile. Si trattava di una motivazione letteraria, e ci lo divert non poco. Per
me cos come per lui Max Nordau, la guida dei sionisti, rivestiva nel movimento un ruolo inferiore
per importanza soltanto a quello del suo fondatore Theodor Herzl.3 Il nome di Nordau mi era
familiare sin dallinfanzia. Mio padre era un lettore della Neue Freie Presse, ma per noi bambini
questo non significava nulla. E se torno con la mente a quellepoca, ricordo soltanto che alla fine di
non so pi quale anno alcuni amici e conoscenti di mio padre, interessati a un giornale e in grado di
affrontarlo in tedesco, vennero a casa nostra proprio per leggere un articolo di Max Nordau. Si
trattava di quellarticolo in cui egli passava in rassegna gli avvenimenti politici dellanno e, credo,
formulava anche previsioni per il futuro. Quel numero del giornale fu non soltanto letto ma
addirittura consumato a furia di essere letto. E' un ricordo dinfanzia. Pi tardi, al liceo, dopo la
morte di Herzl, quello di Nordau era per noi naturalmente il nome pi importante nel movimento
sionista. Lunico suo libro che lessi ancora durante gli anni del liceo fu Die konventionellen
Lgen der Menschheit (Le menzogne convenzionali della nostra civilt). Nel 1912 lessi a Vienna
Entartung (Degenerazione), lopera che fece crollare bruscamente ai miei occhi quella figura
leggendaria. Dovetti riconoscere con sgomento che di letteratura mintendevo pi io che Max
Nordau. E non fu unesperienza piacevole. Da Lombroso, che allepoca era molto
conosciuto, Nordau aveva derivato la sua teoria delle fobie, e con unostinazione addirittura
maniacale attribuiva a ciascuno scrittore che allora fosse famoso una o pi fobie. Tutti erano
degenerati, eccezion fatta per Lombroso e Nordau. Gi a diciassette anni avevo letto i cinque
volumi dellopera di Georg Brandes, Le correnti principali nella letteratura del secolo XIX.4
Provai addirittura raccapriccio a leggere ora le banali e meschine diagnosi di un medico il quale
rivelava, in fondo, una totale mancanza di sensibilit artistica
pur essendo egli stesso uno scrittore di un certo rilievo. Anche Roth aveva letto il libro, ma non
prese troppo sul serio laffermazione che proprio per questo motivo io non avevo mai aderito a
unassociazione studentesca sionista. Aveva ragione, penso, ma allora non ero in grado di
comprenderlo. Ci che adducevo come motivo era probabilmente solo un pretesto. Ma questo lho
compreso soltanto molti anni dopo. Mi pareva che lui stesso, allora, fosse incline allassimilazione.
A suo giudizio lidea sionista esercitava una particolare attrattiva soprattutto sulla giovent ebraica
cresciuta sotto il giogo dellantisemitismo, vale a dire su noi ebrei orientali. Ma lidea, a suo
giudizio, non aveva alcuna possibilit di realizzarsi. Lui era un realista, diceva, e da lungo
tempo aveva abbandonato questi sogni giovanili. Io ero del parere che in Occidente la soluzione
della cosiddetta questione ebraica fosse tanto attuale quanto in Oriente, e che risolverla fosse
impossibile senza la fondazione di uno Stato ebraico, ma che la fondazione di un tale Stato non
avrebbe risolto tutti i problemi. Gli atti di violenza antisemita alluniversit erano per me la
dimostrazione che a questo riguardo non cera una grande differenza tra Oriente e Occidente. Le
nostre opinioni non divergevano per in modo eccessivo e la conversazione ci
riport improvvisamente alla letteratura. Senza mai distogliere lo sguardo dallarticolo di Emil von
Hofmannsthal, quasi temendo che potesse cascare dal giornale, mi domand se conoscessi le opere
di Hugo von Hofmannsthal. Dovetti dire di no, senza vergogna. Il mio primo periodo viennese
lavevo trascorso frequentando le sale dei concerti e le aule delluniversit. Non avevo molto tempo
da dedicare alla poesia lirica. Roth mi diede ragguagli sul poeta, che stimava in modo particolare
come lirico. Quel che allepoca pi lo impressionava in Hofmannsthal era che, giovane liceale, gi
avesse pubblicato sotto
falso nome un volume di versi - con la debita approvazione delle autorit scolastiche,
naturalmente.5 In Austria, infatti, non era permesso ai liceali compiere azioni cos audaci. Gli
domandai se lui stesso indulgesse mai a simili peccati. Neg la cosa, ma non con quella risolutezza
mostrata in anni successivi, quando gi era un prosatore di fama. Ancora nellultimo anno di vita era
solito affermare con orgoglio: Non ho mai scritto poesie. Flaubert non ha scritto poesie, e Tolstoj
neppure. - Dopo la morte di Roth trovai nel suo baule di legno alcuni fogli di poesie in bella copia
che risalivano pressappoco allepoca del nostro primo incontro a Vienna.6
Quando tornammo a parlare di Max Nordau, Roth invent seduta stante delle fobie che
Nordau avrebbe attribuito a Hofmannsthal, se mai questultimo fosse capitato a tiro del grande
diagnostico. In realt dovremmo vergognarci di aver tanto venerato Max Nordau disse. Ma no
risposi. In confronto ad altri dirigenti e perfino ad alcuni famosi politici austriaci, il nostro Max
Nordau pur sempre unapparizione soprannaturale. E di tale risposta Roth si mostr pago. Per
consolarlo del tutto e riconciliarlo con gli ebrei, nominai Georg Brandes e la sua opera sulla
letteratura europea moderna. Di essa Roth conosceva allora soltanto il titolo. Con lentusiasmo
incondizionato che allepoca provavo ancora per la vasta opera di Brandes, gli consigliai
fervidamente di familiarizzarsi con lautore. Quando alcune settimane dopo tornai a incontrarlo, gi
aveva portato a termine la lettura dei numerosi tomi. Questo diede lo spunto a ulteriori incontri. Ma
ancora non era sufficiente perch nascesse unamicizia veramente stretta. A Vienna avevo alcuni
amici intimi che conoscevo fin dagli anni del liceo. E altrettanto valeva per Joseph Roth.
Mi fu molto grato per averlo indotto a leggere lopera di Brandes e pi volte torn sullargomento.
A tale riguardo ricordo soltanto due osservazioni da parte sua: Quando per la prima volta giunsi a
Vienna disse mi sentivo cos sopraffatto dalle dimensioni della citt da non riuscir a immaginare
che un giorno sarei stato capace di orientarmici. Dopo mesi e mesi sapevo raccapezzarmi soltanto
nel centro. Un giorno unamica mi regal una pianta di Vienna. Dopo averla studiata a fondo mi
sentii addirittura sicuro, e se per strada qualcuno mi chiedeva dove si trovasse un certo vicolo, ero
orgoglioso di poter dare linformazione richiesta. Dopo la lettura di Brandes ebbi limpressione che
lautore mi avesse disegnato una pianta della letteratura europea. La conoscenza di questopera
per me un grande arricchimento e te ne sar eternamente grato. -Avanzava per unobiezione:
Brandes a volte ha un modo tale di muovere critiche a un poeta da ricordare un vero e proprio
docente di letteratura; ad esempio quando parla di Hans Christian Andersen, e giustamente lo esalta,
non pu fare a meno di osservare che questo incantevole poeta era un ingenuo provinciale . - Non
ho mai verificato se losservazione di Roth fosse vera. Come ho detto, avevo letto lopera allet di
diciassette anni e mai avrei osato trovare un qualche difetto in un autore che dominava un campo
cos immenso della letteratura.
Ogni incontro con Roth era un piacere, allinizio per la semplice ragione che con lui potevo
parlare tedesco. Con gli altri amici, infatti, durante i primi semestri a Vienna parlavo ancora
polacco. A differenza di tutti noi, Roth aveva frequentato in Galizia un liceo in cui le materie
venivano insegnate in tedesco. Esistevano soltanto due licei di questo genere nella regione, uno a
Leopoli per i figli degli ufficiali di stanza in quella citt, e uno a Brody, probabilmente come
retaggio della haskalah7 che in tale cittadina ebbe un autentico rigoglio. Roth parlava un polacco
molto stentato e un ucraino ancora pi stentato. Anzi, non si pu neppure dire che parlasse polacco
o ucraino. Comprendeva entrambe le lingue ma le parlava malvolentieri, con una pronuncia che mi
dava i brividi. Se ne accorse, ed evit di bistrattarle in mia presenza.
Un giorno mi propose di andare con lui al Prater. Dopo aver fatto debitamente il giro di tutte le
attrazioni (esclusa la ruota panoramica), ci riposammo in un cantuccio allombra. Roth cominci a
parlare del nostro incontro a Leopoli, ricordando che io allora portavo il lutto. Gli dissi che in
quellanno era morto mio padre. Volle sapere se quello con mio padre fosse stato un buon rapporto.
Gli risposi: Non ho ancora superato questa perdita e spero di non superarla mai. Ecco qual era il
rapporto tra me e mio padre. - Io non ho mai avuto un padre, o meglio non lho mai visto. Non
sono in grado di ricordarmi di lui. Ha abbandonato mia madre quando avevo poco pi di un anno. A
quanto pare morto in preda a delirio religioso in una cittadina dove risiedeva un rabbino
taumaturgo. Tu facevi gi la quinta liceo quando hai perso tuo padre. Non sai che cosa sia crescere
senza un padre . Era la prima volta che scoprivo il lutto di Roth per un padre a lui sconosciuto. Fu
quello il giorno in cui diventammo veramente amici. Trascorremmo insieme anche la serata, fino
a notte fonda. Quella volta stabilimmo di rivederci senza pi fare affidamento su un incontro
casuale.
Durante una gita a Rodaun, nei pressi di Vienna, camminammo per ore sul prato di Lainz. Era
una giornata mite e soleggiata dinizio autunno. Roth a quellepoca era un buon camminatore. Ma
dopo una mezzora mi propose di sederci. Restammo l in silenzio per un po, in perfetta solitudine.
Nelle vicinanze un uccello tardivo fece udire un fischio squillante... una, due, tre volte. Joseph Roth,
deliziato, disse: Sono totalmente privo di sensibilit musicale, ma mi piace sentir cantare gli
uccelli. Non riuscivo a credere che un uomo cos sensibile potesse essere totalmente negato per la
musica e glielo dissi. Gli spiegai che, stando alla mia esperienza, sono pochissime le persone
davvero negate per la musica. Il pi delle volte affermano di esserlo perfino quelle dotate di una
grande disposizione, ma prive di una cultura musicale, e quindi non in grado di comprendere
unopera seria di musica classica. Egli per insistette nel dichiararsi ignorante in materia e senza
alcun interesse per la musica. Facciamo la prova dissi. Io ti canto alcune canzoni popolari facili
e vedremo se ti annoiano. - Sai cantare? chiese. Non so cantare. Per canto. E intonai per lui
alcune canzoni popolari. Ebraiche e ucraine. Una canzone ebraica e una ucraina gli
piacquero particolarmente. Dovetti ripetere un canto malinconico ucraino e uno ancora pi
malinconico ebraico; quello ucraino addirittura diverse volte. Conteneva due strofe che gli rimasero
impresse, e quando fu in grado di ripeterne, con un po daiuto, le parole, dovetti intonarlo unaltra
volta ancora. Ecco il canto, tradotto letteralmente dallucraino:
@
Hyla, hyla, oche bianche,
hyla, hyla, sul Danubio.
Quel che desideravi hai ottenuto.
Ora siedi e medita.
Hyla, hyla, oche bianche
Hyla, hyla, sul fiume.
Luomo che desideravi hai ottenuto.
Ora siedi per leternit.
@@@
Naturalmente era molto pi facile per lui ricordare le parole del canto ebraico che dice:
@
Cera una volta una storia.
La storia non allegra.
La storia comincia
con un re ebreo.
Ritornello
Lululu, uccellino mio.
Dormi, dormi, bimbo mio.
Un simile amore finito.
La sofferenza mia non ha fine.
Il re aveva una regina.
La regina aveva una vigna.
Nella vigna cera un albero.
Dormi, dormi, bimbo mio.
Ritornello
Lalbero aveva un ramoscello.
Il ramoscello aveva un piccolo nido.
Nel piccolo nido viveva un uccellino.
Dormi, dormi, bimbo mio.
Ritornello
Il re morto.
La regina stata rovinata.
Il ramoscello stato spezzato.
Luccellino volato via.
Lululu, uccellino mio.
Dormi, dormi, bimbo mio.
Finito un amore cos grande.
La sofferenza mia non ha fine.
@@@
Ne ho riportato il testo, perch entrambe sono diventate le canzoni che Joseph Roth predilesse
per tutta la sua vita. Ogni volta che ci incontravamo, in certi casi a distanza di anni, vi era
perlomeno un giorno in cui dovevo cantargli queste due canzoni.
Dopo un divertimento8 del genere, Roth si alz fresco e riposato, e potemmo proseguire per unora
e mezzo fino a raggiungere Rodaun. Prima che abbandonassimo il prato solitario, mi chiese per
ancora una volta di replicare il canto ebraico, e sulla fine di quellamore vers adesso una lacrima.
Quando lebbe asciugata con un fazzoletto e senza falsi pudori, gli dissi: Rabbi Nachman di
Breslav sostiene: Uomini malvagi amano canzoni tristi.9 - Bene esclam Roth esultando. Di
costoro io faccio parte. Sono un uomo cattivo, cattivo! . Nel corso della nostra amicizia ho udito da
lui questo eterno ritornello pi spesso di quanto lui abbia udito da me le sue canzoni preferite. Un
mese prima della morte di Roth, un pittore che sovente veniva a trovarci al bistrot lo ritrasse in un
disegno che a lui piacque molto. Loriginale, tuttora esistente, stato riprodotto numerose volte.
Sotto limmagine di Roth sono scritte di suo pugno le seguenti parole: Questo sono veramente io;
cattivo, sbronzo ma intelligente.10
Una settimana dopo ricevetti una cartolina in cui mi invitava a tornare con lui al Prater. Notai che
la cartolina iniziava con le parole: Caro signor Morgenstern.
Ma non ci badai oltre. Ci eravamo conosciuti diversi anni prima in unet in cui i liceali si danno
immancabilmente del tu, e a Vienna ci era parso naturale mantenere labitudine. In un pomeriggio
di sabato ci incontrammo al Prater, questa volta rinunciammo alle attrattive dei baracconi, che per
Joseph Roth costituivano sempre una grande tentazione, e andammo semplicemente a passeggio.
Quando costeggiammo il laghetto dove si potevano affittare le barche a remi, lui si ferm per un
attimo e poi, ripreso il cammino, osserv: In fondo sarebbe bello fare un giretto in barca. Tu sai
remare? . - E che ci vuole? dissi. Ovvio, che so remare . - Per te non ci vuol nulla
nemmeno a cantare disse stizzito. Io, ad esempio, non so remare. - Dimentichi che io non
sono cresciuto in citt ma in un villaggio dissi. Nella tenuta dove mio padre ha lavorato negli
ultimi anni della sua vita cera uno stagno, circondato da un alto e fitto canneto, coperto quasi per
met da alghe verdi e molto pi grande di questo laghetto. Per era chiamato semplicemente
staw, cio stagno. Mio fratello e io avevamo una nostra barca, e andavamo a remare e a pescare, e
pescavamo perfino le tinche per lo shabbat. Se non hai paura, ti posso insegnare come si fa. - Ho
paura. Per mi piace imparare. Noleggiammo una barca per unora. Roth effettivamente si
comportava come se avesse paura, ma segu le mie indicazioni finch non mi mostr la pelle
scorticata delle mani e rinunci allarte del vogatore, senza aver imparato un gran che nella prima
lezione. Sono un debole ebreo di citt. Ho mani troppo delicate per unattivit cos rude.
Sulla via del ritorno non rinunci alla soddisfazione di fermarsi a un baraccone del tiro a segno e di
sparare alcuni colpi. Aveva una mira assai buona e vinse quel che cera da vincere. E' ovvio che tu
sei pi bravo anche a tirare mi disse. Non so affatto tirare risposi. Mio padre era un uomo
molto religioso, e un fucile non ci avrebbe permesso nemmeno di sfiorarlo.
Poi andammo in un piccolo caff dove non cera musica. Non hai notato qualcosa nella mia
cartolina? domand. Io avevo gi dimenticato quello che in realt avevo notato, e dissi di no.
Non hai notato che iniziava con le parole Caro signor Morgenstern?. - E' vero, mi ricordai
lavevo notato. Ma non sono stato ad arrovellarmi per questo. Si trattava certamente di una svista.
- Non era una mia svista. Volevo farti rabbia . - Perch? domandai. - Perch io mi sono
arrabbiato a causa tua . -E' perch? Che cosa ti ho fatto?. - Quando ti ho chiesto se sapevi
cantare, hai risposto: Non so cantare ma canto. E poi hai cantato cos bene che non ho potuto far a
meno di piangere. Perch lo hai detto? Sei cos modesto?. - Non so di preciso perch lho detto.
Sicuramente non per modestia. Tu avevi iniziato dicendo che non sei portato per la musica.
Forse ti volevo mettere alla prova. Se non si accorge che so cantare, devo aver pensato, vuol dire
che davvero negato per la musica. Ma se ti ha fatto tanta rabbia, perch non me lo hai detto
subito? . - Ho deciso di fare un patto con te. Adesso siamo ormai buoni amici. Stabiliamo che se
uno di noi si arrabbia a causa dellaltro, glielo segnala scrivendogli improvvisamente una lettera che
inizia con le parole Caro signore. Questo sar il segno che fra di noi c qualcosa da chiarire. E lo
faremo sempre a voce, non per iscritto. Se si scrivono, queste cose diventano troppo serie . Io
dimenticai laccordo e per anni non vi ricorsi. Dopo molti, molti anni, allorch Roth pubblic il suo
primo libro, ricevetti allimprowiso una lettera che esordiva con le parole: Caro
signor Morgenstern. Evidentemente attendeva con rabbia e impazienza una mia recensione. Non
avendo reagito, ricevetti una copia del libro con la dedica: Al dottor Morgenstern, nelleventualit
di una recensione favorevole e ben visibile.11 Siccome scrivevo malvolentieri recensioni di libri, e
quasi soltanto per la Frankfurter Zeitung, ricevetti ancora diverse copie dellopera. Alla
Frankfurter Zeitung erano al corrente della nostra amicizia e quindi non mi affidavano la
recensione di un libro di Joseph Roth. E io stesso non ero disposto a partecipare al
gioco Recensisci me che io recensisco te.
Allinizio del semestre invernale del 1913 ci incontrammo alle lezioni di filosofia greca tenute dal
professor Heinrich Gomperz, famoso autore di unopera dedicata ai pensatori greci.12 Linteresse di
Joseph Roth per la filosofia era intermittente e ben presto cess del tutto. A quellepoca andava
inoltre assai di rado a teatro, e mai a un concerto. Non ricordo di aver parlato con lui di politica
allora. Discutevamo quindi quasi sempre di letteratura e ci scambiavamo ricordi sugli anni del liceo
nella nostra regione dorigine. Nel tardo autunno fui convocato con un telegramma alla seconda
visita militare. Non tornai subito a Vienna e ci rivedemmo soltanto nel 1914 a Leopoli.
1914
Cincontrammo per caso nella Karl Ludwig-Strasse. Avevo appena superato il primo esame di Stato
in Giurisprudenza e volevo riposarmi alcuni giorni a Leopoli, prima di andare in campagna a
guadagnarmi, durante le vacanze, il denaro per i due semestri successivi. Fu allora che giunse la
notizia delluccisione a Sarajevo dellerede al trono austriaco. Roth era convinto che la guerra fosse
ora inevitabile. Anchio ero dello stesso parere. Ma perfino riandando con la mente a quei giorni
lontani, e dopo lesperienza di tutto quanto si poi abbattuto sul mondo, non potrei affermare che in
quel giorno la certezza di una guerra imminente ci spaventasse in sia pur minima misura. Per noi la
guerra significava: guerra alla Russia. Questa prospettiva ci riempiva di soddisfazione e di liete
speranze di vittoria. Eravamo ancora bambini quando i russi subirono lonta della sconfitta del
1905. Ben gli stava, secondo noi, lumiliante disfatta, cos come ben meritata era la vittoria del
Giappone. Nei tre giorni trascorsi insieme non parlammo quasi daltro che dellimminente
guerra. Soltanto a far data da quei giorni diventammo avidi lettori di quotidiani.
Dopo una passeggiata decidemmo di pranzare insieme. Roth, il quale conosceva Leopoli meglio di
me, propose una trattoria che lui affermava essere la migliore trattoria ebraica. Ci andammo e
mangiammo cos bene che ancor oggi ricordo il nome del locale. Si chiamava Zehngut. A Roth per
la prima volta venne in mente di domandarmi perch mai studiassi legge visto che mi interessavo
soprattutto di filosofia, letteratura e musica. Gli raccontai che mio padre, dopo una lunga battaglia,
mi aveva concesso di affrontare uno studio profano alla sola condizione che mi dedicassi alla
giurisprudenza, per diventare non gi avvocato, bens giudice. Ma tuo padre, per quel che ne so io,
morto gi da quattro anni. Devi ancora mantenere la promessa?. - Proprio perch morto,
dissi manterr la mia promessa. Se fosse ancora in vita, forse riuscirei a strappargli una qualche
concessione. Egli allora mi fece diverse domande riguardo a mio padre. Lo hai amato molto?
volle poi sapere. S dissi, e avrei voluto raccontargli altre cose, ma cambiai discorso perch
allimprovviso mi resi conto che lui provava una specie di dolce tormento a parlare di padri che non
cerano pi. Probabilmente ci gli rendeva ancora pi dolorosa la differenza tra un padre sparito e
un padre perduto.
Dopo un attimo di silenzio un cliente appena entrato attir la nostra attenzione. Era un signore
anziano molto distinto. Indossava una giacca di colore blu scuro, pantaloni grigio tortora e, sopra le
scarpe marroni, portava ghette di un bianco immacolato -del medesimo candore del suo pizzetto.
Era evidentemente un habitu. Un lieve sorriso sui suoi nobili lineamenti tradiva come gi
pregustasse il cibo che lattendeva. Roth, in cui avevo da lungo tempo osservato un particolare
interesse per i signori anziani di bella presenza, mi domand all'improvviso: Come immagini che
sarai da vecchio? Quale aspetto pensi che avrai? Come vivrai? Che cosa farai?. Un pensiero simile
non era mai sorto in me, e glielo dissi. Si stup alquanto. Addussi come spiegazione il fatto che nella
nostra famiglia, nel ramo paterno, non si era mai visto un uomo anziano. Non credo che costituir
leccezione, e non ci penso n mi preoccupo. - Io s disse Roth. Io ci penso molto spesso. E mi
vedo sempre cos: un vecchio magro e canuto. Indosso un abito nero e lungo con lunghe maniche
che coprono quasi per intero le mie mani. E autunno e io passeggio in un giardino, e contro i miei
nemici escogito intrighi ben congegnati. Contro i miei nemici e anche contro i miei amici. Intrighi
sottili. Lo guardai con stupore. Era molto serio nel delineare questo quadro del futuro, e ne
ricavava un autentico piacere. Quella domanda e la risposta che egli si era dato me le ripet pi
volte nel corso dei decenni, sempre con la stessa soddisfazione e senza tralasciare un solo
particolare. Rammentava ogni volta le maniche lunghe e ogni volta gli intrighi. Intrighi sottili.
Contro nemici e amici. Per tutta la vita civett con questi pensieri che si divertiva a chiamare
cattivi. Suppongo non fossi lunico a cui poneva una simile domanda e a cui poi forniva egli
stesso la risposta, perch altrimenti non avrebbe potuto dimenticare che gi conosceva la mia
replica. Di quelle iterazioni non ho conservato memoria. La prima volta, tuttavia, mi colp
notevolmente il quadro che andava delineando di se stesso da vecchio. Questo forse anche il
motivo per cui rammento, come se fosse ieri, quel giorno e il pranzo da Zehngut.
Quando ci salutammo, nessuno di noi immaginava che di l a poco ci saremmo incontrati a Vienna
come profughi. Non si realizz quel che ci attendevamo, ossia che la guerra sarebbe cominciata
con lingresso dellesercito austriaco in Ucraina. Infatti, quando giunsi a Vienna dopo la mia fuga
attraverso lUngheria, potei leggere nella Neue Freie Presse: Leopoli ancora in mano nostra!
Quel comunicato divent proverbiale. Ogni volta che i russi nella loro avanzata stavano per
conquistare una citt, ci salutavamo con le parole: Leopoli ancora in mano nostra. Eppure a
Vienna lentusiasmo per la guerra restava vivo e forte come il nostro nei primi giorni in Galizia.
Questa volta stabilimmo di mantenere almeno un contatto epistolare. Se ben ricordo, per
limmediato futuro Roth mi diede un indirizzo in Moravia, dove era diretto. Non so pi in quale
citt avesse dei parenti. Non credo di aver mai fatto uso di quellindirizzo perch di l a poco mi
ritrovai nella condizione di profugo. In un breve volgere di tempo perdevo per la prima volta nella
vita ogni cosa: i miei libri, i miei diari, la mia giovent, la mia terra natia. La decisione di fuggire
non era stata repentina. Ero talmente sicuro che la nostra cavalleria con i suoi pantaloni rossi
sarebbe entrata vittoriosa a Kiev che avevo accettato per tre mesi il posto di istitutore presso un
proprietario terriero nei dintorni della citt. Destino volle che non conoscessi quel villaggio: un
sabato, mentre sedevo a pranzo con mia madre e mia sorella, un violento fuoco di artiglieria
annunci larrivo dei russi e la ritirata del nostro esercito. Ci alzammo di scatto e, cos
comeravamo in quel momento a tavola, fuggimmo - in un primo tempo a piedi. In tre, con mia
madre e mia sorella, lasciammo la citt insieme alla fiumana dei profughi e ci incamminammo
verso occidente, nella direzione del villaggio in cui abitava mio cognato. Ebbi ancora la prontezza
di portare con me un impermeabile, e questo fu lunico possesso con cui sei settimane dopo giunsi a
Vienna insieme alla mia famiglia.13
Non rividi Roth se non nellaula magna delluniversit. Entrambi ci eravamo iscritti al nuovo
semestre e, come in precedenza non avevamo immaginato di ritrovarci presto nella condizione di
profughi, cos nelle settimane successive non pensavamo al fatto che presto saremmo andati sotto le
armi.14 Bench soltanto pochi mesi prima fossi stato dichiarato definitivamente inabile, gi a
novembre dovetti sottopormi a una nuova visita. Questa volta and bene. Fui dichiarato abile. Roth
mi invidiava perch a lui sarebbe toccato solo pi in l. Era un patriota e un ottimista. In quegli
ultimi mesi della nostra vita da civili trascorremmo insieme molte ore. Leggevamo i giornali nei
caff e non parlavamo pi di letteratura ma di guerra. In prima istanza ci interessava naturalmente il
fronte orientale. A ogni nostro incontro contavamo le citt che i russi avevano occupato nella loro
avanzata. Siccome in Galizia la fortezza di Przemysl aveva resistito a lungo, speravamo ancora che
un attacco dellesercito austriaco tornasse a liberare la nostra terra. Speranza, questa, che non
abbandonammo neppure quando i russi ormai erano penetrati nel cuore dellUngheria.
Un giorno stavamo rievocando il nostro primo incontro a Leopoli quando Roth mi fece una strana
confessione. Raccont di non aver mai ricevuto un invito come delegato al congresso della
giovent sionista ma che, essendo casualmente ospite di alcuni parenti a Leopoli, non aveva
resistito al forte desiderio di assistere alle sue sedute, in un primo tempo come uditore. Era un
uditore cos partecipe, per, che aveva ceduto alla tentazione di fingersi delegato. Questo racconto
ci divert entrambi, e Roth volle sapere da me se sarei stato capace di fare altrettanto, cosa che io
negai risolutamente. Molti anni dopo, nel 1938 a Parigi - da lungo tempo avevo dimenticato quella
confessione -, a Roth venne in mente di domandarmi se ricordavo ancora quando e dove ci eravamo
conosciuti. Proposi che ciascuno di noi lo mettesse per iscritto, poi avremmo confrontato i nostri
appunti per vedere chi ricordava con maggior precisione. Del nostro primo incontro serbavo s
precisa memoria, ma non della confessione fattami nel 1914, ossia che non era un delegato al
congresso. Roth ne fu particolarmente fiero, giacch nel corso dei decenni aveva potuto
constatare che io ricordavo molto meglio di lui gli anni liceali in Galizia. In quelloccasione mi fece
unaltra confessione: Nel settembre del 1913 si tenne un congresso sionista a Vienna, dove io
allepoca frequentavo luniversit.15 Bench gi allora non fossi pi un sionista convinto, ero molto
curioso di seguire lo svolgimento del congresso. Volevo ascoltare i dirigenti i cui nomi ci erano
tanto familiari in giovent, volevo ascoltare i grandi oratori di cui avevamo letto con tanta avidit su
Die Welt gli interventi congressuali. In breve, volevo esserci. Mi trovavo casualmente ad avere
denaro a sufficienza. Mi feci riservare per tempo una camera allHotel Imperiai per tutta la durata
del congresso. Sapevo che la maggior parte dei delegati avrebbe soggiornato allImperial e speravo
di aver modo di conoscerne alcuni. Ovviamente, lalbergo era al completo. Qualche giorno prima
dellinaugurazione giunse allImperial lo scrittore, gi allora di fama internazionale, Sholem
Aleichem,16 e chiese una camera. Il portiere gli disse: Mi dispiace, tutto esaurito; la maggior
parte dei congressisti soggiorna da noi. Sholem Aleichem si fece dare lelenco e trov un nome che
gli pareva sconosciuto, e a cui corrispondeva una camera singola. Domand al portiere se anche
quella persona fosse un delegato. Il portiere lo conferm. Sholem Aleichem decise di fare la
conoscenza di questo delegato che occupava una camera da solo, senza compagnia femminile. Sal
dunque le scale e buss alla porta. Mi trovavo in camera e aprii. Egli entr e punt lindice verso di
me: Sei tu il delegato?. Il suo volto mi era familiare per averlo visto raffigurato gi diverse volte.
Gli dissi subito che sarebbe stato per me un grande onore ospitarlo nella mia camera - bench non
fossi un delegato. Ridemmo entrambi. Feci portare su la sua valigia. Sholem Aleichem
decise subito che lui avrebbe dormito nel letto e io sul divano; in compenso, ogni volta che ne
espressi il desiderio, e perfino allinaugurazione del congresso, mi port con s. Non appena se ne
offriva loccasione, mi presentava, con unimmancabile occhiata maliziosa, a questa o quella
celebrit come il delegato Joseph Roth.
Non ricordo quali altre avventure, scaturite dalla sua intraprendente curiosit, mi raccontasse
ancora in quel 1914. Gi allora riflettevamo entrambi su che cosa si celasse davvero dietro a questa
sua curiosit. Alla fine gli dissi, naturalmente scherzando: Tu hai la stoffa del giornalista. -
Come mai del giornalista? domand. Gli dissi: Ti piace andare l dove non ti compete, per poi
raccontare quello che vi avvenuto. Sono queste le caratteristiche di un giornalista. La sete di
conoscere le novit e lurgenza di riferirne. Roth in quegli anni tutto immaginava fuorch di
diventare un giornalista. Ma fu molto orgoglioso del fatto che io, sia pure per scherzo, lo ritenessi
allaltezza. Ancora nel 1938 se ne rammentava: Vedi, tu allora mi dicesti che avevo la stoffa del
giornalista. La tua battuta non mi ha fatto scoprire questa mia capacit. Per, ogni volta che
ci ripensavo, te ne ero particolarmente grato.
Ed vero. A Joseph Roth piaceva molto fare il giornalista. Esistono, e sono sempre esistiti,
scrittori che si vergognano del proprio passato di giornalisti. Roth non era cos. Ne andava fiero. E
fino agli ultimi giorni della sua vita continu a ripetermi che aveva incontrato uomini di gran lunga
pi simpatici, pi onesti e anche pi rispettabili tra i giornalisti che non tra gli scrittori. E
continuava a elencarmi i nomi dei suoi amici giornalisti, tra i quali perfino alcuni comunisti di cui
detestava, e lo faceva apertamente, le convinzioni politiche e il fanatismo. Lelenco dei suoi amici
giornalisti si apriva sempre con il nome di Egon Erwin Kisch.17 Proprio Kisch per me non poteva
essere addotto come prova: chiunque lo conoscesse, gli voleva bene, specie i bambini. Il nostro
comune amico, il dottor Lbel,18 mi raccont della prima visita di Kisch a casa sua. Il dottor Lbel
aveva due figli, di sei e sette anni. I bambini furono cos entusiasti di Kisch che, quando se ne
fu andato, si precipitarono eccitatissimi incontro al padre dicendo: Quello sarebbe il pap per noi!
.
1916
In quellanno ebbi per la prima volta una licenza un po pi lunga. A Vienna incontrai
casualmente Roth nello Stadtpark. Ma non ero solo e non potei far altro che fissare un incontro. Era
quella, dopo due anni, la prima occasione in cui ci rivedevamo, e al Caf Museum furono molte le
cose di cui parlare. A quellepoca egli era di sentimenti alquanto patriottici e guerreschi. Io gi
allora ero molto scettico sullesito del conflitto. Nellestate di quellanno avevo fatto amicizia con
alcuni ufficiali di nazionalit ceca i quali erano fermamente convinti che la Germania e lAustria
avrebbero perso la guerra. Bench, di mio, pensassi che per alcuni di loro si trattava non tanto di
una convinzione quanto piuttosto di un desiderio, le loro opinioni e, soprattutto, i loro argomenti mi
colpirono. Uno di essi, in particolare, disponeva di informazioni che a noi non erano accessibili n
in Austria n in Ungheria; fu da lui, ad esempio, che per la prima volta venni a sapere della sconfitta
decisiva subita dallesercito tedesco sulla Marna. Egli prevedeva con certezza che i tedeschi non
sarebbero mai riusciti a compiere unefficace manovra di sfondamento a occidente e affermava che
lesercito germanico era un colosso con i piedi dargilla. Mi guardai bene dal rivelare a Roth il
mio pessimismo. Non perch fosse pericoloso esternare in Austria questo genere di pensieri. Gi
allora, infatti, latmosfera a Vienna era descritta alla perfezione dalla famosa frase: La situazione
della Germania seria ma non disperata, quella dellAustria disperata ma non seria. Mi
dispiaceva invece scuotere lentusiasmo e lottimismo di Roth. Con mia grande meraviglia si
comportava come un soldato semplice qualsiasi, ovvero come la recluta che allora egli era,19 e
prendeva con gravit e rispetto tutto quanto gli dicevo per il semplice fatto che avevo gi il grado
di alfiere. Nella sua uniforme, che non era certo confezionata su misura, sembrava fin troppo
giovane per essere un soldato, ma in quei giorni la cosa non era inconsueta: la met dei soldati per
strada aveva tale aspetto, perch nel 1916 le commissioni di reclutamento non andavano pi tanto
per il sottile e facevano indossare luniforme a qualunque essere ancora in grado almeno di
marciare.
Certo, parlammo solo brevemente della guerra. Pi di tutto a Roth interessava come me la
cavassi con gli ungheresi e i rumeni, con cui avevo a che fare in quel momento. Erano i miei primi
mesi in Ungheria, mi trovavo in quella parte del paese in cui le citt erano abitate da una
popolazione mistilingue mentre i territori circostanti erano per lo pi rumeni, con caratteristiche
prettamente rurali. Avevo terminato la scuola per ufficiali nella citt di Timioara, e Roth non si
stancava di interrogarmi. Ero un alfiere fresco di nomina, autorizzato a portare il copricapo nero e
rigido degli ufficiali. Siccome provenivo dalle retrovie, non me nero ancora procurato uno. Avevo
rimandato lacquisto nellattesa di una licenza a Vienna. Proposi a Roth di accompagnarmi a
comprarlo. Con gran fervore mi domand quando pensassi, allincirca, di conseguire il grado di
sottotenente. Alla mia risposta che la nomina era ormai vicina, egli replic che non aveva alcun
senso acquistare ora un berretto da alfiere. Comprati gi adesso un vero berretto da ufficiale.
Sprecheresti soltanto il tuo denaro, dal momento che diventerai presto un ufficiale. - Qual la
differenza? chiesi. Non lo sai? si stup. Un berretto da ufficiale un berretto da ufficiale,
dissi vale a dire un berretto rigido, alto e nero con una cordicella gialla. - S, convenne lui
con una cordicella gialla, giusto. Ma sul berretto di alfiere quella cordicella non contiene fili
doro. I fili doro compaiono soltanto nelle cordicelle degli ufficiali dal grado di sottotenente in su.
Non lo sai?. - Non me ne sono mai accorto risposi. Ti consiglierei di comprare direttamente un
berretto da ufficiale, tanto sarai presto sottotenente. - Ma perch? dissi. Esiste pure una
differenza. - Ma chi se ne accorge? domand. Anche tu non avevi notato la differenza. -
Perch non ho mai portato nulla del genere. Pensi forse che materia dei miei studi siano i berretti
da ufficiale? .
Entrammo nel primo negozio specializzato in articoli militari e acquistai un vero berretto da
ufficiale, con i fili doro nella cordicella. Per prudenza domandai al venditore se non fosse
uninfrazione al regolamento portare un vero berretto da ufficiale pur essendo solo un alfiere. Ma
no, adesso tutti i signori alfieri qui fanno cos. Specie i signori che vengono dal fronte e dalle
retrovie. Pu metterselo subito. Lo feci, e Roth ne era entusiasta. Poi percorremmo il Corso e lo
Stubenring, e Roth mi accompagn fino al Franz-Josefs-Kai.
Il giorno seguente andai a un concerto. Era da molto tempo che non ascoltavo pi buona musica e la
prospettiva mi colmava di gioia. Incontrai la mia amica Rene al Caf Imperiai per uno spuntino
e verso le sei e mezzo decidemmo di fare ancora una passeggiata sul Ring. Allangolo fra lo
Schwarzen-bergplatz e il Ring mi si avvicin un comandante di plotone, fece il saluto, mi preg di
scusarlo e disse: Signor alfiere, riferisco secondo gli ordini che il signor colonnello desidera
parlarle, e con un cenno della testa indic in direzione di una mummia disseppellita. Domandai
scusa alla mia amica gi in allarme e mi avvicinai alla mummia. Il sottufficiale, al mio fianco, mi
bisbigli la tranquillizzante notizia: Si tratta soltanto della divisa non regolamentare. Mi misi
sullattenti davanti alla mummia e mi presentai agli ordini. La mummia si mosse, con un cenno
indic che dovevo seguirla e si avvicin a piccoli passettini al portone della casa pi vicina.
Giuntavi, alz lo sguardo al mio berretto: Signor alfiere, lei porta un berretto non regolamentare.
E' un berretto da ufficiale che non le spetta ancora, signor alfiere . - Agli ordini, signor
colonnello, sono qui in licenza. Attendo la nomina a sottotenente e rimango in citt solo dieci
giorni. - Nelle retrovie, borbott con severit, almeno nella misura in cui ne era ancora capace
nelle retrovie forse le permesso andare in giro nelluniforme sbagliata. Ma qui il comando di
Vienna non tollera travestimenti. - Signor colonnello... tentai ancora di dire. Domattina alle
dieci si presenti a rapporto da Sua Eccellenza, il comandante della piazza di Vienna. Non sar
lunico. Il comandante di plotone trascrisse i miei dati dal ruolino personale che dovetti
esibire, mentre mi bisbigliava di nuovo a mo di consolazione: Si limiteranno ad abbreviarle la
licenza, signor alfiere. Io non posso farci niente.
Nel 1916 lesercito imperialregio non aveva altre preoccupazioni che le uniformi indossate nelle
retrovie. Centinaia di mummie da lungo tempo in pensione furono richiamate in servizio, e,
accompagnate da sottufficiali, sorvegliavano le strade, specie nel centro storico, per acciuffare i
peccatori.
La mummia aveva ragione: non ero lunico a presentarmi a rapporto. Dinanzi a Sua Eccellenza, il
comandante della piazza di Vienna, stava una fila di circa cinquanta militari, colpevoli daver
infranto il regolamento sulle divise. Fummo chiamati, in ordine decrescente, dal capitano gi gi
sino allalfiere. Ciascuno avanzava, si metteva agli ordini, tentava una giustificazione
immancabilmente vana, si vedeva accorciata la licenza e si ritirava. Solo un sottotenente, che fu
chiamato prima di me, senza nascondere la collera, prese il suo berretto logoro e non proprio pulito
- non un berretto da ufficiale ma un comune berretto da soldato, e rifer: Agli ordini Eccellenza, io
non vengo dallinterno, non vengo dalle retrovie, ma dal fronte. Ho una licenza di quattordici giorni
e poi torno in prima linea. Non sono nella disposizione danimo adatta allacquisto di un berretto
nuovo e pulito per due settimane. Sua Eccellenza, visibilmente colpito, assunse unespressione
magnanima e disse, o meglio, si accinse a dire... Aveva appena pronunciato le parole La
sua licenza quando il sottotenente furioso url: La mia licenza, Eccellenza, di quattordici
giorni! . Sua Eccellenza fece una pausa, osserv con attenzione il sottotenente e disse in tono
paterno: Signor sottotenente, la sua licenza viene abbreviata di un giorno. Il sottotenente, che
aveva gi aperto la bocca per riferire di nuovo qualcosa, sempre agli ordini, con furore, rest a
bocca aperta, poi si rimise il berretto e disse: Ringrazio, agli ordini! . - La mia licenza fu
abbreviata di cinque giorni.
Il mio comandante non ci parl mai paternamente, ma con me fu davvero come un padre. Mi misi
alla scrivania e gli riferii per lettera quel che mi era capitato a Vienna. Mi rispose di proprio
pugno ma senza firmare: Rimani per tutta la durata che risulta dal tuo foglio di licenza. Per non
farti beccare. Se ti beccano, non posso far nulla per te.
Non indossai pi il berretto da ufficiale. Non andai a cambiarlo con uno senza fili doro. Portai il
mio vecchio berretto grigioverde fino al termine della licenza e non fui beccato. Roth aveva un
aspetto assai contrito quando lo rividi unultima volta per accomiatarmi. Gli raccontai ogni cosa
facendo lunghe pause, ma non quante ne avrei desiderate perch era troppo affranto. Solo un istante
prima di separarci gli mostrai la risposta del mio comandante. Era la prima volta che seguivo
lastuto consiglio del mio amico Joseph Roth. In quel caso mi and ancora abbastanza bene.
Per quanto riguarda il mio comandante, quando mi presentai a rapporto per comunicare il mio
ritorno, mi disse: Sai che cosa sarebbe avvenuto se ti avessero beccato? Ti avrebbero rispedito qui
immediatamente e io avrei ricevuto dal comandante della piazza di Vienna lordine scritto di punirti
severamente e di comunicare senza indugi lavvenuta punizione. E sai che cosa avrei fatto? Avrei
comunicato che la punizione era avvenuta. Che aspetto aveva quel colonnello che impiega un
comandante di plotone per dar la caccia a dei berretti?. Fornii, sempre agli ordini, la descrizione
della mummia al mio comandante. E lui ne ebbe grande spasso.

ASSIMILITE (1920)
In quegli anni Roth soffriva ancora, ogni tanto, di una malattia per la quale lui stesso aveva
inventato il nome: assimilite. Ho detto: soffriva. Ma ci non coglie appieno la situazione. Mi limito
soltanto a ripetere le parole da lui usate per definirla. Direi piuttosto che talvolta si domandava se
lassimilazione non fosse la soluzione giusta, una soluzione se non gi della cosiddetta questione
ebraica in assoluto, almeno di tipo individuale, pro persona. In questi casi desiderava rifletterci
sopra insieme a me. Probabilmente perch supponeva, a buon diritto, che io avessi comprensione
per questo genere di riflessioni e anche perch sapeva che lavrei aiutato a respingere una tale
soluzione. Ricordo lultimo incontro in cui discutemmo del problema. Era il 1920.20 Ricordo che fu
lultimo incontro perch Roth, dopo una lunghissima, accalorata discussione, concluse quel
pomeriggio prendendo una decisione che qui citer alla lettera.
Gi allora avevo constatato come gli intellettuali ebrei, che tanto si tormentano con il problema
dellassimilazione, provino un senso di ripulsa nei confronti di qualsiasi apologetica ebraica, ma
rimangano poi profondamente impressionati se si citano loro giudizi entusiastici o anche soltanto
favorevoli espressi nei confronti degli ebrei e dellebraismo da parte di cristiani illustri. Avevo
ricevuto quellanno un regalo che annovero fra le poche cose sempre salvate dalle catastrofi
abbattutesi su di me o addirittura sul mondo. Si tratta di un libro che posseggo ancor oggi. Non
stato facile salvarlo essendo unopera voluminosa in cinque tomi. Era un regalo della mia amica
Rene, un regalo di compleanno: la traduzione tedesca della storia dIsraele scritta da Ernest Renan
e pubblicata dalleditore Siegfried Crombach di Berlino nel 1894. Supponevo che questo libro di un
non-ebreo e specialmente le parti che trattano dei profeti, e che su di me lasciarono unimpressione
cos indelebile, non avrebbero mancato di esercitare il loro effetto anche su Roth.
Questa volta lo invitai a casa mia, cosa che a Vienna non era affatto abituale tra studenti. In genere
ci incontravamo al caff. Capitava di rado che uno andasse a trovare laltro nella sua camera
ammobiliata. Allepoca abitavo nellottavo distretto, al numero 3 della Skodagasse.21 Anche Roth
abitava nellottavo distretto. Era un caso che stessimo entrambi proprio l - un caso sfortunato di cui
eravamo destinati a dolerci per lunghi anni, e Roth ancor pi di me, per motivi che avr modo di
esporre pi dettagliatamente in seguito. Occupavo una bella stanza, vicinissima allo Hamerling-
Park, che piacque cos tanto a Roth da indurlo a tornare pi volte da me. Decisi di leggergli
anzitutto alcuni brani tratti dalle prefazioni che Renan aveva anteposto a ciascuno dei cinque
volumi: I suoi filosofi [della Grecia], sognando limmortalit dellanima, furono tolleranti di fronte
alle iniquit di questo mondo. Le sue religioni rimasero affascinanti trastulli da bambini, a uso
e profitto delle diverse polis; lidea di una religione universale rimase sempre estranea [alla Grecia].
Il genio appassionato di una piccola trib, che viveva in un angolo sperduto della Siria, parve fatto
apposta per supplire a tale mancanza dello spirito ellenico. Israele non si rassegn mai a vedere il
mondo cos mal governato, sotto il governo di un dio ritenuto giusto. I saggi di Israele
avvampavano dira di fronte agli abusi di cui pullula il mondo. Un uomo malvagio che morisse
vecchio, ricco e tranquillo colmava i loro cuori di collera. Tale idea venne innalzata a dogma dai
profeti a partire dal IX secolo avanti Cristo. I profeti israeliti sono impetuosi pubblicisti del genere
che oggi definiremmo socialista e anarchico. Infiammati da una fanatica passione per la giustizia
sociale, proclamano a gran voce che se il mondo non giusto e nemmeno suscettibile di diventarlo,
meglio sarebbe che venisse distrutto.22
Roth a quellepoca non era pi il giovanotto biondo dai penetranti occhi azzurri, che si pettinava i
capelli con la scriminatura nel mezzo, e occasionalmente flirtava con gli studenti tedesco-
nazionali che appartenevano ad associazioni goliardiche dedite al duello ed esibivano superbe
cicatrici sui loro volti insolenti. Quello era infatti il suo aspetto nel 1913, allorch discutemmo per
la prima volta dellassimilazione e dei suoi allettamenti. La guerra lo aveva reso maturo e serio e
triste. Non era pi uno studente di germanistica, e pur non essendo cos povero come poi ebbe a
raccontare a Stefan Zweig e a sua moglie Friderike,23 nella mensa in cui eravamo soliti incontrarci
chiedeva non di rado in prestito a me o al nostro comune amico Karol Rathaus24 il denaro per un
misero pranzo. La sua coscienza sociale era viva, e se avesse avuto il diritto al voto - cosa da cui
entrambi eravamo esclusi allepoca -, avrebbe votato, al pari di me, per il partito socialdemocratico
che pure, allora, deteneva a Vienna il potere.
In un altro passo Renan ricorda che una volta gli fu chiesto perch proprio lui, un cos grande
conoscitore e cultore della civilt greca, avesse dedicato lintera sua vita alla storia degli ebrei e
dell'ebraismo. Alla fine della sua vita egli rispose: Se avessi avuto a disposizione due esistenze, una
lavrei dedicata allo studio degli ebrei e dellebraismo e laltra allo studio dei greci. Ma siccome ne
avevo una sola, non rimpiango di averla dedicata a questo studio poich, per la storia del mondo, la
storia degli ebrei ancora pi importante.25
Dalla prefazione al terzo volume: La storia dellebraismo antico lesempio che meglio illustra
lopposizione tra questioni politiche e questioni sociali. I pensatori di Israele furono i primi a
rivoltarsi contro lingiustizia del mondo, a non voler tollerare le ineguaglianze, gli abusi e i privilegi
senza i quali non vi sono n un esercito n una societ forte. Compromisero lesistenza della loro
piccola nazione ma gettarono le fondamenta delledificio religioso che, sotto il nome di ebraismo,
cristianesimo e islamismo, servito da riparo per lumanit fino ai giorni nostri. Vi una lezione su
cui i popoli moderni mai rifletteranno a sufficienza. Le nazioni che si votano alle questioni sociali
soccombono [corsivo di Morgenstern]; se per il futuro appartiene a tali questioni, sar bello essere
morti per una causa destinata al trionfo. Intorno allanno 500 avanti Cristo tutte le persone
ragionevoli di Gerusalemme erano furiose contro i profeti che rendevano impossibile ogni azione
militare, ogni diplomazia. Eppure, che peccato se quei sublimi folli fossero stati fermati!
Gerusalemme sarebbe rimasta un po pi a lungo la capitale di un regno insignificante; non sarebbe
la capitale religiosa dellumanit.26
Anche allora, allet di venticinque anni, il mio amico Roth non era un modello di impulsivit.
Stavolta, nondimeno, mi strapp di mano il libro e rilesse il brano fra s e s, muovendo le labbra
come le popolane in preghiera. Poi me lo rilesse ad alta voce. E disse: Credo che dovr leggermi
tutti e cinque i volumi, bench in vita mia non mi sia mai imbarcato in una simile impresa. Me li
presterai?. - S, dissi ma non tutti insieme . - Hai ragione fece lui. Se permetti, vengo
qui da te a leggerli un po alla volta. La frase per, secondo cui le nazioni che si votano alla
questione sociale soccombono, ti toglie qualsiasi speranza. Ora capisco perch ci interessiamo tutti
cos tanto a quel che avviene in Russia. - Hai notato che dice: tutte le nazioni. Ma nei cinque
volumi non si stanca mai di ripetere che quello di Israele stato lunico popolo intenzionato a
risolvere la questione sociale. Quindi dispone di un solo esempio. Roth controbatt: Se
lesperimento in Russia fallisce sar un secondo esempio, e passeranno di nuovo tremila anni prima
che un altro popolo di folli lo ritenti.
Joseph Roth non port a termine la lettura dei cinque tomi. Ma nel corso dellinverno venne spesso
a casa mia, andava alla ricerca di quei brani che in lui suscitavano particolare interesse, e
puntualmente tornavamo a parlare di assimilazione. Un giorno giunse alle seguenti conclusioni: E
io che volevo assimilarmi ai tedeschi! Ora mi sento quasi come fossi il figlio naturale di un
aristocratico che per madre ha una cuoca, e volessi un giorno dichiararmi figlio di quella madre
anzich del padre nobile. Che schifo! .
Questo non pose affatto termine ai nostri colloqui sullassimilazione. Ma ormai non discutevamo
pi di un problema: parlavamo di un argomento. E tali colloqui si protrassero per tutta la nostra
vita. A che ci avvenisse provvedevano gi gli antisemiti e i sionisti da cui eravamo circondati.
Molto tempo dopo, quando ormai ero emigrato a Parigi, Roth torn un giorno a parlare
dellassimilazione come di unoccasione fortunatamente mancata, e io lo consolai del lutto per tale
perdita. Gli comunicai come gi da anni fossi arrivato a comprendere che il sionismo, se lo si
esamina bene sino in fondo, gi una sorta di assimilazione. Il dottor Herzl riteneva che gli ebrei,
se mai avessero voluto ottenere un successo politico, avrebbero dovuto organizzare un partito
politico, un partito mirante a una politica nazionale. Ma questo non significa forse assimilarsi al
nazionalismo dei popoli europei? Quel commovente ebreo tedesco che fu il filosofo Hermann
Cohen,27 interrogato un giorno sul perch disprezzasse tanto i sionisti, disse: I farabutti vogliono
essere felici! . A Theodor Herzl fu dato in sorte di trasformare ancora per tempo le proprie idee
politiche in idee che pertengono alla storia universale. Forse gli riuscito cos di salvare fisicamente
gli ebrei, e con ci forse lebraismo stesso. Ma vi riuscito soltanto perch, oltre ai sionisti, ha
salvato anche i devoti ebrei ortodossi. Finch esisteranno gli ebrei ortodossi, lebraismo
sopravviver, per quanto i nemici di Dio, e di conseguenza degli ebrei, scatenino in ogni secolo la
loro furia contro il popolo eletto proprio perch eletto.
Due anni dopo, Joseph Roth spos una ragazza del secondo distretto, il distretto pi ebraico
di Vienna. La cerimonia si svolse nel tempio della Pazmanitengasse.28 Non pretendo che sia stato
per mio influsso se Joseph Roth si astenne dal matrimonio civile. Forse il merito di Ernest Renan,
pur se non di tutti e cinque i suoi tomi.
Nel 1922 Roth lasci Vienna.29 Con lintuito a lui peculiare aveva compreso tempestivamente che
per un giovane scrittore e giornalista a Vienna non cera un futuro. O tuttal pi cera un futuro di
cui non metteva conto parlare. Vienna continuava a essere una citt per vecchi ormai affermati e
giovani figli di pap dalle amicizie che contano. A quei tempi si presentava esclusivamente come
giornalista, e in tale veste riscosse allora i primi successi. I libri dellesordio risalgono al periodo
che va dal 1922 al 1925, anni in cui non lo vidi quasi mai. Lo incontrai di nuovo, casualmente, a
Berlino. Alluscita da un cinema, mi si avvicin uno Joseph Roth sicuro di s, estremamente
energico, che indossava un pratico abbigliamento invernale: Sapevo che eri qui e che scrivi per la
Vossische Zeitung.30 Ma non volevo andare in redazione a chiedere il tuo indirizzo. Mi
immaginavo che da qualche parte avrei finito per incontrare te o Karol Rathaus. Hai fatto bene a
lasciare finalmente Vienna. Te lo avevo consigliato gi anni fa. Andammo a cena insieme. Mi
invit da Kempinski, e poi mi port in un bar che si chiamava Mampestuben, dove ordin subito un
liquore che si chiamava Mampediktiner. Mi meravigliai che Roth fosse in grado di bere un liquore
dal nome cos orrendo. Il liquore per era buono. E Roth aveva molte cose da raccontarmi. Era
tornato dal suo viaggio in Russia.31 Tutte le sue simpatie per quel paese erano di colpo svanite. Gli
domandai se avesse incontrato Trockij. Chiunque adesso pu incontrare Trockij disse. Trockij
spacciato, e la rivoluzione russa pure. Questo lo sapeva chiunque leggesse i giornali. E anchio ne
ero al corrente. A interessarmi, invece, era il suo parere sulleventualit che adesso in Russia
cominciasse a farsi sentire lantisemitismo. Sul fatto che nel popolo non fosse mai cessato eravamo
daccordo. La questione era soltanto se ora il partito, sotto la guida di Stalin, avrebbe cominciato,
anchesso, ad agitare lantisemitismo. Trockij questo non lo afferma disse Roth. Neanche noi due
potevamo affermarlo. Ma entrambi lo sospettavamo. Domandai a Roth: Come possibile che un
uomo di terzordine, qual era allora Stalin, osi mai prendere posizione contro un Trockij, il simbolo
pi palpabile della rivoluzione vittoriosa, e vincere la battaglia?. Trockij allepoca non era ancora
un proscritto, ma non ci volle molto perch venisse bandito dalla terra dei soviet, destinato a
ritrovarsi in un pianeta senza visto. Se getto uno sguardo retrospettivo e dinsieme, mi accorgo
che fu Roth il primo a subodorare anche moventi antisemiti nelle calunnie lanciate contro Trockij, e
a denunciarli come tali. A differenza dello stesso Trockij.
Anni dopo, quando gi ero fuggito dallEuropa, incontrai a Casablanca in Marocco uno studioso
e storico russo che aveva conosciuto Trockij e Lenin allepoca del loro soggiorno in Svizzera, e
dimostrava grande familiarit con i risvolti pi segreti della rivoluzione russa. Era altres un lettore
accanito della Frankfurter Zeitung, da pi tempo ancora di me e Roth, e allindomani del mio
arrivo venne a trovarmi in albergo a Casablanca. Il suo nome era Maxim Rivos.32 Poich a
Casablanca mi fermai tre mesi33 e noi, a caccia di unoccasione buona per andarcene, ci
incontravamo quotidianamente trascorrendo lunghe ore insieme, potei ascoltare da lui numerosi
dettagli interessanti sugli alti dirigenti della rivoluzione russa. Non amava Trockij, bench ne avesse
una grande considerazione. Un giorno mi narr quanto segue: Allorch nellURSS fu riconosciuto
agli ebrei lo status di nazione e la legge lasci che ciascuno di loro dichiarasse a quale nazione
intendeva appartenere, i dirigenti rivoluzionari ebrei optarono quasi tutti per quella ebraica, con
unillustre eccezione: Lev Trockij. Egli fu forse lunico fra i massimi dirigenti ad agire in questo
modo. O forse ve ne fu un altro ancora: Kaganovic, il quale, si dice, opt per lUcraina.34 Rivos non
ne era certo. A quellepoca Trockij viveva in Messico. Roth non era pi fra di noi. Ma ancora a
poche settimane dalla morte, Trockij, di fronte a una giornalista ebrea americana che lo interrogava
in proposito, aveva ammesso solo dopo lunga esitazione che Stalin e la sua cricca forse lo avevano
avversato anche per ragioni legate allantisemitismo, bench a tali manovre avesse partecipato lo
stesso ebreo Zinovev.35
A proposito di Trockij pu rivelarsi interessante laneddoto riferitomi da Maxim Rivos come nota
in margine alla storia della rivoluzione russa. Allepoca della guerra civile, Lenin, in un momento di
grande pericolo, incaric Trockij di organizzare lArmata rossa; questultimo tuttavia rifiut
dicendogli: Proprio me, un ebreo, vuoi nominare comandante supremo dellesercito russo?.
Lenin, pur essendo un fautore dellassimilazione degli ebrei ai russi, replic: E' questo lo dici
proprio tu che, unico fra i miei amici ebrei, hai optato non per la nazione ebraica ma per quella
russa? .
Mi dispiace non aver conosciuto Maxim Rivos gi a Parigi. Nel 1939, quando ancora vivevo
insieme a Joseph Roth nel bistrot di rue de Tournon, Rivos ebbe per alcuni mesi un proprio
ristorante nel Quartiere Latino - fino allingresso dei nazisti a Parigi. Perse naturalmente tutto quello
che ancora era riuscito a salvare. Questo capita agli storici che vogliono diventare osti. Un vero
peccato non essere riuscito a far incontrare quei due conoscitori della rivoluzione russa!
UNA VOCE DAL DICIOTTESIMO SECOLO
Alla mensa universitaria Roth una volta mi disse: Domani pomeriggio sono invitato per il t a
casa di un uomo che dovrebbe interessarti. Vuoi venire con me?. - Come sarebbe a dire venire
con te? Se sei invitato tu, devo venirci anchio?. - Ho detto allanziano signore che ti avrei
portato con me. Ama i galiziani. - Anchio amo i galiziani, dissi ma ti pare una caratteristica
cos speciale?. - E' un vecchio signore. E' stato lultimo ministro austriaco della Giustizia a essere
nominato dallimperatore. Si chiama barone von Schenk.6 - Come hai fatto a conoscerlo? volli
sapere. Gli piace presentarsi come galiziano. Suo padre stato governatore della Galizia e il figlio
ha prestato lungamente servizio a Leopoli. E' probabilmente lunica persona che si vanti di essere
galiziana. Perci sar felice di conoscere te, un altro galiziano.
Non ricordo pi che anno fosse. Ricordo per che era primavera. Il singolare galiziano abitava
nel terzo distretto, e attraversammo lo Stadtpark che era in piena fioritura. Quel giorno scoprii per la
prima volta che un uomo molto anziano, per quanto possa essere stato un personaggio di rilievo,
pu vivere da vecchio scapolo solitario, felice di ricevere ospiti, sia pure giovani e sconosciuti come
eravamo allora noi due. Era un vecchio signore assai distinto e ancora molto spiritoso, e Roth non
aveva esagerato nellaffermare che nutriva grande amicizia per gli ebrei e amava passare per
galiziano.
Eravamo in tre, e il colloquio verteva con nostalgia sulla vecchia Austria, quale ciascuno di noi
laveva conosciuta in Galizia. Roth a quel tempo non era ancora uno scrittore, non era ancora un
alcolizzato, non era pi uno studente, ma un giornalista agli esordi. Progettava gi di fuggirsene in
Germania. LAustria non ha futuro. Come possiamo noi profughi avere qui un futuro? Se gi
dobbiamo vivere da profughi, facciamolo almeno in un paese che abbia un futuro. Quel giorno,
inoltre, era di cattivo umore, il che accadeva spesso allora, e lasci a me il compito di rispondere
alle molteplici domande del gentile ospite.
Il signore di Schenk, a cui Roth si rivolgeva con lappellativo di Eccellenza - cosa che io in
questo caso imitai di buon grado -, pose molte questioni, mettendoci con autoironia in guardia da se
stesso. Che cosa pensate della giovent odierna?. A tale domanda lasciai che fosse Roth a dare
una risposta, non essendomi accorto allistante che aveva fatto di me il suo portavoce. Dopo una
breve pausa, sorpreso dalla mia timidezza, Roth fu costretto a rispondere. Noi non siamo la
giovent, Eccellenza. Agli occhi della giovent rappresentiamo da un lato i bricconi che hanno
perso la guerra, dallaltro gli eroi che hanno combattuto al fronte. Siccome non ha ancora delle
guide riconoscibili, non si pu dire in quale direzione andr la giovent. Qui in genere si schiera
ancora e provvisoriamente con i socialdemocratici - una giovent mediocre, moderata.
Sua Eccellenza torn a parlare della Galizia, largomento preferito: Giacch dimentico ormai tante
cose, ditemi, quanti erano di fatto gli abitanti della Galizia?. Rivolse la domanda a Roth.
Rispondi tu mi sollecit lamico. Queste cose le sai meglio di me. - Credo, circa otto
milioni. - Cos tanti? si stup Sua Eccellenza. S, risposi fra i territori della Corona era il pi
grande. - Quindi gli ebrei vi rappresentavano una piccola minoranza? Quanti erano? . - Non
raggiungevano il milione dissi. Sul piano numerico i polacchi e gli ucraini quasi si equivalevano,
con la differenza che i polacchi erano una delle nazioni dominanti in Austria. - E gli ucraini una
delle nazioni oppresse aggiunse Roth. E naturale che gli ebrei, quando si assimilavano, si
assimilassero ai polacchi disse Sua Eccellenza. Quindi la situazione degli ebrei era,
come ovunque, quella di chi si trova fra lincudine e il martello - in questo caso, siccome si trattava
dellAustria, la situazione era mitigata dalla generale sciatteria disse Roth che, simpatizzando
allepoca ancora per i socialdemocratici, parafrasava cos il famoso detto di Victor Adler:37 In
Austria regna lassolutismo, mitigato dalla sciatteria. Perch i galiziani sono cosi malvisti qui a
Vienna? volle sapere il nostro ospite. E' la buona vecchia tradizione che risale ancora allepoca
di Maria Teresa dissi. Be, questo significa andare un po troppo indietro nel tempo obiett lui.
Non troppo indietro ribattei. Perch quando la cristianissima Polonia fu smembrata e divisa dai
suoi cristianissimi vicini, vale a dire da Russia, Prussia e Austria, limperatrice sospett che il re
protestante di Prussia, a lei inviso, lavesse imbrogliata assegnandole quella parte della Polonia che
non aveva alcun valore, ossia la Galizia. I sospetti dellimperatrice si estesero ai suoi stessi
ministri. Prese quindi uniniziativa autonoma e invi in Galizia il proprio confessore, per
raccogliere informa
zioni sul paese. Il suo uomo di fiducia torn e le rifer: La Galizia una terra piena di ebrei e di
pidocchi. Limperatrice pianse lacrime amare ma non rifiut la regione assegnatale . - Questa
storia non lavevo mai udita ammise lEccellenza. Ma vera?. - Anchio fino a poco tempo fa
non ne sapevo nulla, gli dissi ma ho conosciuto qui, tra gli emigrati ungheresi, uno storico che mi
ha raccontato questo e altro ancora sulla nostra imperatrice. - Ma, dottore, ci possiamo fidare di
uno storico ungherese? domand. Di questo mio storico possiamo fidarci. Riconosco che dice la
verit perch mi ha ripetutamente dimostrato quel che nessun ungherese altrimenti ammette: sua
opinione che gli ungheresi siano responsabili della fine dellAustria. - Su questo punto avete
entrambi ragione disse il nostro ospite. Lui a dirlo e lei a credergli. Roth, che fino a quel
momento era rimasto in disparte imbronciato, si illumin lanciandomi uno sguardo.
Non avete mai pensato di tornare in Galizia, che adesso chiamano Piccola Polonia? . Stavolta
Roth si affrett a rispondere: Neanche per un istante. Il mio amico Soma, forse, ma io no. - Io
forse lavrei preso brevemente in considerazione per poi subito escludere lipotesi. Ma i polacchi mi
hanno facilitato il compito. Come lei ricorder, Eccellenza, i polacchi hanno celebrato la loro
risurrezione con un pogrom contro gli ebrei di Leopoli. Questo mi ha aiutato a trasformarmi da
cittadino della vecchia Austria in uno della nuova Austria. - Non a trasformarti, scherz Roth
ma a volerti trasformare in un cittadino della nuova Austria!. - Che cosa intende dire con queste
parole?. - In base alle clausole del trattato di pace di Saint-Germain, nella nuova Austria noi
profughi di guerra abbiamo ottenuto il diritto di tornare nella Piccola Polonia o di optare invece per
lAustria. Io ho optato s per questultima ma avevo la sfortuna di abitare nellottavo distretto,
lunico di Vienna a maggioranza cristianosociale. E questa maggioranza ha respinto la mia
opzione. - Perch non mi ha avvisato? Con i cristiano-sociali posso ancora parlare. E' una vera
sfacciataggine! E lei, dottore, non ha optato per lAustria?. - Ho optato, s. Ma anchio abitavo
allora nellottavo distretto, e mi successa la stessa cosa che capitata allamico Roth. Con la
differenza per che lui ne era molto infelice e io no. - Perch no? domand Sua Eccellenza.
Perch attualmente assai pi comodo viaggiare in Europa con un passaporto polacco che non con
uno della nuova Austria. Con un passaporto polacco, anche a Vienna mi trovo sotto la protezione di
una grande potenza. Per non abito pi nellottavo distretto; adesso vivo a Alt-Hietzing dove, per
quel che vedo, vi sono meno antisemiti e gli austriaci di vecchio stampo sono migliori che
nellottavo distretto. - Non si pu fare ricorso contro una simile decisione di un distretto
comunale? domand con dispiacere Sua Eccellenza. A me ne passata la voglia disse Roth. E
come stanno ora di fatto gli ebrei nella ex Galizia? chiese, rivolgendosi stavolta a me. Ne sa
qualcosa?. - S, ho ancora dei parenti laggi. In confronto alla situazione attuale, la
vecchia Galizia era un paradiso in terra per gli ebrei, grazie allimperatore Francesco Giuseppe. -
Spero che non mi fraintenda, disse lanziano signore ma credo che in molti paesi nuoccia agli
ebrei la circostanza che i loro intellettuali, come si dice adesso, siano sempre rerum novarum
cupidi.38 Perch lo sono? Nella rivoluzione russa, a mio parere, hanno svolto un ruolo eccessivo. -
La rivoluzione russa sarebbe avvenuta anche senza gli ebrei disse Joseph Roth. I bolscevichi
hanno suscitato un tale terrore in tutto il mondo, che ormai si sente parlare soltanto di loro.
Abbiamo gi dimenticato che lo zar stato deposto dallaristocrazia e dalla borghesia, per non
parlare dellinfluenza inglese. In quel rivolgimento gli ebrei non hanno svolto alcun ruolo.
Se Kerenskij o il principe che lo precedette39 avessero valutato correttamente la situazione in
Russia, i bolscevichi non sarebbero mai riusciti a portare a termine la loro rivoluzione. Il popolo
russo voleva la pace - la pace a ogni costo. Le perdite subite e la miseria nel paese erano eccessive
perfino per il popolo, che pure era avvezzo alle sofferenze. Ma Kerenskij purtroppo non ha
compreso questo.40 - Per, quando stato il turno dei bolscevichi, cerano troppi ebrei fra di loro
afferm il vecchio signore. E pur se il responsabile principale fu Lenin, era Lev Trockij il
dirigente pi in vista. - A buon diritto sostenne Roth. Nel momento decisivo Lenin scappato
in Finlandia. Trockij invece rimasto -non soltanto perch era pi coraggioso di Lenin ma perch
valutava pi correttamente la situazione. Kerenskij ebbe ancora lardire di mettere agli
arresti Trockij. Ma dovette ben presto liberarlo, e porsi lui per primo in salvo. Questo per lo hanno
dimenticato gli stessi bolscevichi, i quali ancor oggi dichiarano che Lenin scappato in Finlandia
non perch avesse paura ma perch era consapevole della sua missione storica. Trockij venne poi
sempre al secondo posto. Torn a rifulgere della sua gloria solo quando sconfisse un generale
controrivoluzionario russo, salvando cos la rivoluzione. - Un generale austriaco, che incontro
spesso in un ristorante di Hietzing, mi ha detto un giorno: Lunico generale che non sia stato
sconfitto in questa guerra Trockij interloquii. E il generale che ha sferrato lultimo attacco sul
fronte occidentale era un australiano di nome Monash. Anche lui ebreo.41 -Sapevi che Monash
era ebreo? mi domand Roth. Non ne sono certo nemmeno oggi. Per il generale di Hietzing lo
sa. - Il suo generale che sa cos bene chi ebreo, probabilmente non un amico degli ebrei
opin Sua Eccellenza. vero dissi. Gli ebrei non hanno svolto un ruolo determinante allo
scoppio della rivoluzione bolscevica, disse Roth malgrado le vittorie di Trockij, che hanno deciso
le sorti della guerra civile a favore dellArmata rossa. Un ruolo determinante, per, lo hanno svolto
dopo la vittoria nella guerra civile. Nellamministrazione. I bolscevichi commisero infatti
la sciocchezza di distruggere lintera amministrazione zarista. La rivoluzione sarebbe fallita per
questo motivo, se non fossero intervenuti gli ebrei. Un ebreo dotato di una macchina da scrivere era
in grado di sostituire alcune centinaia di Cinovnik,42 Sono questi ebrei senza nome ad aver salvato
la rivoluzione. - Gli ebrei hanno sofferto abbastanza in Russia dissi io a quel punto ed facile
comprendere che per loro la rivoluzione era una liberazione. Qualunque cosa possa avvenire in
Russia, non hanno da vergognarsi del loro contributo alla rivoluzione. - Che gli intellettuali ebrei
siano rerum novarum cupidi dipende dal fatto che nella maggior parte dei paesi europei gli ebrei
non hanno vita facile disse Roth. E' un uomo in una posizione scomoda fa quello che fa anche un
animale in uno stato di disagio: cerca di migliorare la propria situazione. - Questa sarebbe la
causa negativa dissi. Probabilmente ne esiste anche una positiva. E' un motivo atavico, religioso -
bench gli intellettuali non se ne rendano affatto conto. Gli ebrei, che lo vogliano o no, hanno in s
un forte anelito alla liberazione. - Questo mi persuade disse il vecchio. Un grande popolo ha il
proprio carattere, che non si modifica. Alla faccia di Karl Marx! Anche i bolscevichi un giorno se ne
renderanno conto, e allora sar troppo tardi.
Nel frattempo lorologio segn le sette e Roth mi fece un cenno per indicarmi che era il momento
di porre termine alla visita. Ma lanziano signore non ne volle sapere e restammo ancora una
mezzora a parlare della vecchia Austria e del declino di Vienna dopo il crollo della monarchia.
Quando ci accomiatammo, Sua Eccellenza consider che, in fondo, gli sarebbe piaciuto fare una
breve passeggiata e si dichiar disposto ad accompagnarci attraverso lo Stadtpark. Per strada Roth
si accese una sigaretta. In quel momento il discorso verteva nuovamente sulla giovent del
dopoguerra. Ci fermammo per non disturbare Roth, e Sua Eccellenza disse allora la cosa per cui
probabilmente ricordo con tanto piacere quella visita. Quanto mutano i tempi e i costumi e le
abitudini! Come lei ora si accende qui la sigaretta, cos feci io una volta allorch il mio vecchio
zio mi accompagn sul Ring al ministero per la Galizia. Mio zio era avanti negli anni come lo sono
io adesso. Aveva conosciuto persone nate nel diciottesimo secolo. Critic il mio comportamento:
Un gentiluomo non fuma per strada!. Io ero stupito - come sar stupito lei adesso per il fatto che
le racconto questa storia. Volli sapere perch, secondo lui, non si poteva fumare per strada. -
Perch un gentiluomo pu avere dei vizi. Ma non si mostrano i propri vizi in pubblico.
Non rividi pi Sua Eccellenza. Roth emigr a Berlino e io non osai rimettermi in contatto con
lanziano signore. A quellepoca, pur non essendo pi giovane, ero per ancora troppo giovane per
sapere che un signore cos anziano, sia pure unEccellenza, vive in grande solitudine e
probabilmente una visita, anche soltanto la mia, lo avrebbe reso felice.

1928
La Frankfurter Zeitung aveva, a differenza di altri giornali, redattori scrupolosi,
corrispondenti pignoli e alcune norme assai precise. Era vietata ad esempio la parola
notoriamente. Non doveva essere impiegata in alcun caso. Vi fu una volta un caporedattore della
terza pagina, di nome Mamroth,43 che, come me, nel tempo libero faceva lalpinista -stavo per dire:
era notoriamente un alpinista. Vigilava come un cane da caccia affinch nessun notoriamente
sintrufolasse di contrabbando in qualche edizione. Unestate rimase per diverse settimane in alta
montagna, scendendo a valle solo una volta alla settimana per ritirare la posta. Un giorno per, in un
villaggio alpino, lo raggiunse unedizione del giornale in cui alla parola notoriamente un
tipografo, per negligenza o per malignit, aveva aperto un varco. Il redattore Mamroth interruppe
la vacanza, prese il primo treno diretto che lo riportasse a Francoforte, e per parecchio tempo non
and pi in ferie.
Era vietato fare interviste, e a tale riguardo vigeva la regola: Anche se vi riesce di strappare
unintervista allimperatore cinese - noi non la pubblicheremo! . Vietato era altres - per citare un
solo ulteriore esempio: Apprendiamo da fonti autorevoli.... Niente autorevole. O si nominano le
fonti o non devono essere adoperate!
Scrupolosi erano anche i lettori della Frankfurter Zeitung. Joseph Roth era notoriamente un
osservatore di particolare acume. Sottolinearlo addirittura pleonastico. Nel 1928 rimase per
parecchio tempo a Vienna. Si atteneva rigorosamente alla regola secondo cui non ci si occupava
degli stessi argomenti di un collega senza il suo permesso. Il suo rigore a riguardo era tale che
perfino a me chiese lautorizzazione preventiva a scrivere, a Vienna, un articolo su Vienna. Io gli
regalai lintera citt, ed egli scelse il monumento a Goethe. Mi lesse addirittura larticolo ed evit
effettivamente di invadere il mio campo, come diceva. Rileggendo il testo di Roth sulla
Frankfurter Zeitung notai che chiamava alcune volte lOlimpico assiso su uno scanno di marmo
non gi con questo appellativo bens il Goethe di pietra.44 Ma non me ne diedi pensiero. Dopo
qualche tempo ricevetti un espresso da Roth in cui egli mi scriveva: Caro Soma, verifica un po se
il meshugge45 che mi ha mandato questa lettera ha ragione. La lettera acclusa diceva pressappoco
(cito a memoria): Stimatissimo signor Joseph Roth, sono sempre felice quando leggo qualche Suo
scritto. Poich da anni ormai Lei non scrive pi per Vienna, mi ha procurato particolare gioia
leggere nuovamente qualcosa di bello uscito dalla Sua penna. Ma, stimatissimo signor Roth, Lei
continua a scrivere il Goethe di pietra, il Goethe di pietra, il Goethe di pietra. Se ben ricordo, lo
scanno su cui siede il poeta di marmo bianco e forse di marmo anche il piedistallo su cui poggia
lo scanno. Suppongo che Lei si trovi ancora a Vienna, dal momen-
to che il Suo articolo stato scritto col. La prego gentilmente di controllare. Credo infatti che la
statua di Goethe sia di bronzo. Le sarei particolarmente obbligato, egregio signor Roth, se avesse la
bont di ripassare dal monumento e di verificare se per caso ho ragione. A me infatti precluso, in
quanto gi da molti anni mi trovo allo Steinhof.46 Ho chiesto che mi si concedesse in via
eccezionale un permesso temporaneo onde vedere di persona il monumento. Ma purtroppo non mi
stato accordato. Molto rispettosamente, il Suo....
Non avevo bisogno di verifiche e preferii rimandare la lettera a Roth dicendogli che il povero
osservatore malato era un osservatore pi acuto di lui e meritava una risposta scritta da Roth, di suo
pugno e nella sua bella grafia. Assai incollerito, Roth naturalmente non incass in silenzio la mia
osservazione. La sua risposta fu concisa: Questo vuol dire che a Vienna ci sono due meshugge, ed
entrambi hanno ragione, sia quello rinchiuso sia quello a piede libero.
Il nostro acuto osservatore commise talvolta degli errori anche con le sue iperboli, e cera
sempre qualche lettore attento che lo coglieva in fallo. In uno dei suoi begli articoli, ad esempio,
Roth scrisse una volta: Milioni di orologi batterono le dodici.47 Un lettore preciso gli fece notare:
Egregio signor Roth, io La amo particolarmente. Ma sulle torri e i campanili del mondo intero non
ci sono milioni di orologi.48 Unaltra volta Roth scrisse: Milioni di allodole trillano. Un altro
lettore preciso scrisse: Caro signor Roth, non esistono milioni di allodole. Non so se questo
lettore avesse ragione. Per ricordo che Roth rispose a entrambi in maniera non proprio gentile:
Devo avere moltiplicato il numero degli orologi e delle allodole per il numero di pensieri che Vi
procurano i miei errori.49
Roth fin nei guai anche in unaltra occasione.
Ledizione domenicale della Frankfurter Zeitung conteneva una pagina turistica, per la quale
tutti noi ogni tanto scrivevamo un articolo. Roth, che per le sue collaborazioni alla terza pagina
doveva viaggiare pi degli altri, ebbe un giorno lidea di un reportage sulla cultura della prima
colazione nei diversi paesi. Suppongo che si rendesse perfettamente conto di quel che faceva
quando dichiar che la peggiore colazione dEuropa era quella servita negli alberghi tedeschi.50
Immensa fu londata di sdegno. A inviare indignate proteste al giornale non furono soltanto singoli
hotel: contro Joseph Roth si scagli lAssociazione degli albergatori tedeschi, i cui dirigenti
minacciarono naturalmente anche di boicottare la Frankfurter Zeitung, e stavolta sembrava che
per Roth ci fosse ben poco da ridere.
Il giornale notoriamente non aveva un caporedattore. Era diretto da un comitato di redazione
che si riuniva ogni giorno alle otto del mattino. Il caso fu naturalmente dibattuto per decidere in
che modo affrontare questa campagna. I membri del comitato erano gi sul punto di affidarsi, come
in altre occasioni, allarbitrato di Rudolf Geck,51 di cui conoscevano le capacit diplomatiche,
quando allultimo momento venne in mente alleditore Heinrich Simon52 di domandare quanti
albergatori fossero abbonati al giornale. Una telefonata agli uomini dellamministrazione, ed ecco la
risposta: ottocento alberghi. Come? disse Heinrich Simon. Solo ottocento? Per cos pochi non
stiamo a scomodare il buon Geck. Sar Roth stesso a risolvere la questione. Deve rispondere con un
articolo, e che sia al vetriolo, se ne ha voglia.
A Roth non si sarebbe potuto fare un piacere maggiore. Si mise alla scrivania e butt gi la risposta.
Non sono pi in grado, naturalmente, di citarne il contenuto. Terminava con la minaccia che
la Frankfurter Zeitung avrebbe boicottato gli alber
ghi ed esaminato ancora pi dettagliatamente le loro prime colazioni. - Non credo che le cronache
registrino una capitolazione pi rapida. La gioia maggiore, naturalmente, la ricav il nostro caro
Joseph Roth.
Tra buoni amici alligna talora la tendenza innocua ma costante a rallegrarsi dei guai altrui. A me
capit una volta di aver profondamente ferito, per non dire offeso un intero popolo. E per di pi
senza rendermene affatto conto. Successe cos: nella tenuta di mia suocera in Alta Baviera53 mi
parve un giorno di udire che luomo che soprintendeva alla vaccheria si rivolgesse... in inglese alle
care pezzate bianco-nere. In Alta Baviera! Per farla breve: mia suocera scoppi a ridere e disse che
soffrivo di allucinazioni uditive.
Luomo mi interessava anche per altri versi, e nel corso delle ferie imparai a conoscere lui e la
storia della sua vita. In giovent era emigrato dalla Baviera in America, e precisamente per cercare
oro nel Klondike. Non trov loro ma impar la lingua al punto di rivolgersi in inglese al bestiame,
come gli altri allevatori dellAlaska. Misi per iscritto questo racconto e lo inviai alla Frankfurter
Zeitung con il titolo: Il cercatore doro nella stalla delle vacche.54 Nel corso della narrazione
chiamavo luomo ora cercatore doro ora svizzero (Schweizer), termine con cui in Europa - a
quanto mi risulta, in ogni suo paese - si designa chi soprintende alla vaccheria. Questuso ricorre
perfino in tutte le lingue slave. Subito il giornale ricevette una lettera ufficiale di protesta della
Confederazione elvetica in cui si faceva riferimento a un accordo linguistico, stipulato tra la
Svizzera e la Germania, in base al quale i tedeschi si impegnavano a non impiegare il termine
svizzero per designare il responsabile di una vaccheria. Non ne avevo mai sentito parlare. Perfino
lalemanno
Rudolf Geck ignorava lesistenza di quellaccordo. Per a Vienna mi fu recapitata la lettera di
protesta.
Non mi sentivo allaltezza della situazione. Mai mi era capitato in vita mia di offendere un intero
popolo, e pregai il giornale di affidare la questione al caro Rudolf Geck. Questo avvenne molto
tempo dopo lincoronazione di Geck da parte di Joseph Roth. Roth per minvi un telegramma in
cui gongolava per i miei guai: Nuovo capolavoro compiuto da Geck. Stop. Ma per te inutile. Gli
svizzeri non ti fanno pi entrare. Non mangerai mai pi al Dolder.55
1928. Fu allora che trascorsi il periodo pi bello accanto a Joseph Roth. Giunse a Vienna per un
lungo soggiorno. Aveva deciso di chiedere la nazionalit della nuova Austria. Negli anni dopo la
guerra, tra il 1919 e il 1928, Joseph Roth non era austriaco! Per nove anni lautore della Marcia di
Radetzky non fu cittadino austriaco. Fino a un certo punto sopport questo tiro del destino con
pazienza ebraica. Ma quando ebbe concluso un contratto con la Frankfurter Zeitung, che lo
mandava in giro per il mondo, il passaporto polacco divenne per lui scomodo. Scomodo, perch con
un passaporto della nuova Austria era facile, subito dopo la guerra, ottenere un visto per quasi tutti
gli Stati, mentre con la cittadinanza polacca ci non era cos semplice. A prescindere da questo, egli
aveva limpressione che una circostanza del genere creasse disagi anche al giornale. Non era vero;
la mia esperienza fu differente. Quando firmai il contratto con la Frankfurter Zeitung, confessai
subito di essere cittadino polacco. Benno Reifenberg mi consol: Ne abbiamo gi uno: Joseph
Roth. Non si preoccupi per questo. Io stesso ho sposato una polacca.56 Roth per si preoccupava.
Nel 1928 le orde naziste erano gi comparse in Germania ed quindi comprensibile che non gli
facesse piacere, ad esempio, arrivare in un albergo di Monaco esibendo un passaporto polacco. Non
desta quindi meraviglia che si fosse deciso a chiedere la nazionalit austriaca. E mi incit subito a
fare altrettanto, bench la cosa non mi interessasse affatto. Secondo Roth, comunque, avrei dovuto
chiederla anchio, in un certo qual senso per lealt nei confronti del giornale. A me il passo
non cost grande fatica perch, in quanto residente, avevo nel frattempo acquisito il diritto alla
cittadinanza e si trattava soltanto di una formalit. Pu sembrare incredibile, ma Roth incontr
grandi difficolt perch per molti anni non aveva abitato a Vienna. Neppure per il nostro comune
amico, il consigliere ministeriale Fuchs, che ricopriva un incarico importante nellufficio stampa del
governo austriaco, fu impresa facile aiutarlo, bench egli trovasse ascolto presso il cancelliere, il
prelato Seipel.57 Roth rimase quindi per diverse settimane a Vienna, ed ebbe un gran daffare in
uffici di ogni grado.
Per stare nelle vicinanze di casa mia, Roth e la moglie questa volta soggiornarono a Hietzing,
allHotel Hopfner.58 Roth non poteva portare sempre con s la moglie malata. In quei casi lei si
rifiutava di rimanere sola e lui si vergognava per quel comportamento isterico, sentendosene, per
giunta, addossare la responsabilit. Per lunghe ore restavo con lei nella sua stanza dalbergo, e per
lunghe ore mi raccontava come lui, durante i viaggi fatti in Russia, lavesse lasciata sola a Berlino.
Dicendo queste cose dava alla parola Berlino unintonazione cos sinistra da far sembrare che lui
lavesse abbandonata in una foresta tenebrosa, circondata da lupi. Poich non sono uno psichiatra e
la donna gi non mi era particolarmente simpatica quando ancora non era la signora Roth, ritenni
che, essendo gelosa, si mettesse in testa dessere malata per dominare il marito con la forza della
debolezza. Disgraziatamente questa malata, davvero degna di commiserazione, riusc per alcuni
anni ad addossare al marito la causa e la colpa della propria malattia.
A quellepoca, nel 1928, Roth beveva gi, ma con moderazione, non era ancora un alcolizzato.
Nei caff viennesi beveva uno o due bicchierini di Stanislauer. Ma ancora non mi trascinava nei bar,
e non gli capitava mai di essere anche soltanto alticcio. Era un piacere a quel tempo vederlo bere,
mentre sorbiva il suo Stanislauer a sorsi lenti e parsimoniosi. Nellestate del 1928, quando il suo
vizio era s latente ma non ancora visibile, le accuse maniacali della moglie malata probabilmente
gli facevano buon gioco. Quale bevitore non ha da raccontare una storia romanticamente tragica per
giustificare il proprio vizio? Roth era per troppo intelligente per voler fare subito colpo con quel
racconto. Ci sarebbe avvenuto solo molto tempo dopo, quando la moglie ormai era ricoverata in un
istituto, per schizofrenia irreversibile. Allinizio della malattia, gli specialisti della psicoanalisi la
ritennero isterica e guaribile. La signora Roth in quel periodo era ancora perfettamente in grado di
frequentare la societ. Non occorre descrivere il suo aspetto di allora: era quello della figlia di
Mendel Singer, descritta da Roth nel Giobbe:59 una gazzella. Quando eravamo in tre era perfino
allegra. Mi pare di ricordare che, durante quellestate a Vienna, neanche una volta dovette ricorrere
a cure mediche. Leggeva con interesse tutto quello che le passavamo da leggere. Dava buoni giudizi
sulla letteratura e aveva una sensibilit addirittura snobistica per certe finezze di stile. Ogni tanto si
fermava per uno o due giorni presso la sua famiglia. Per il resto ci incontravamo quasi sempre
in tre. Il rapporto di Roth con la famiglia di lei era corretto, ed tutto quanto si pu dire a riguardo.
Ma avevo sempre il sospetto che lui, dopo il matrimonio, venisse cos di rado e solo controvoglia a
Vienna, e per soggiorni immancabilmente brevi, perch voleva evitare un eccessivo contatto con i
parenti di lei. In questo caso, come ho detto, aveva da sbrigare una questione importante, e rimase
addirittura pi a lungo del necessario. Il motivo era che per la prima volta, dopo molti anni,
trascorrevamo insieme -letteralmente - le giornate e le serate, e per la nostra amicizia fu unepoca
felice.
Il 1928 era per Vienna lanno del centenario di Schubert. Proprio nelle settimane estive in cui
Roth e Friedl si trovavano a Vienna, ebbero luogo le principali iniziative in onore del grande
maestro. Erano giunti in citt non meno di 120.000 cantori. Provenivano da tutto il mondo.
Convergevano da ogni latitudine, con il treno, con la nave, dagli Stati Uniti, dal Sudamerica, con
lautomobile e alcuni perfino con laereo. Si definivano cantori tedeschi. Non indossavano
ununiforme ma si riconoscevano dai loro berretti bianchi ornati di stemmi. Ogni volta
che sincontravano, si salutavano festosamente: Cantore tedesco, Heil!. E con queste parole
furono presto salutati anche dai viennesi divertiti. Roth si mostr entusiasta quando anchio presi a
salutarli cos a ogni nuovo incontro. Per parte sua, tent di farlo una sola volta, ma scoppi subito in
una risata irrefrenabile e rischi di essere coperto di improperi dai cantori sbalorditi.
Cantavano dappertutto. Erano seduti nelle locande, bevevano birra e cantavano. Erano seduti nei
caff, bevevano birra e cantavano. Le loro signore bevevano il caff con la panna e cantavano
anch'esse. Cantavano a gruppi nelle strade. Tutte queste erano iniziative private. In forma ufficiale
cantavano nelle sale del Musikverein, nelle sale del Konzerthaus e ovunque vi fosse uno spazio in
grado di accoglierli. Ma cantavano principalmente nella grande sala allestita per loro e
appositamente a tale sco-
po nel Prater. In questa gigantesca struttura di legno poteva esibirsi un coro di 40.000 cantori.
Come corrispondente della Frankfurter Zeitung avevo lincarico di scrivere degli articoli sulle
celebrazioni del centenario. Ma grazie al cielo, soltanto sulle manifestazioni artistiche.60 Qualche
volta tentai di portare con me anche Roth e la moglie, ma lui si opponeva ancor pi di lei. Mi
accompagn soltanto in unoccasione. E, come me, non la scord pi per tutta la vita. La tentazione
era troppo grande anche per Roth per potervi resistere: gli avevo promesso un concerto in cui si
sarebbero esibiti 40.000 cantori tutti insieme. E lavevo fatto ancor prima di vedere il programma.
Gi il solo numero dei componenti di quel gigantesco coro maschile esercitava su di lui
unattrazione irresistibile. Quella sera Friedl si trovava presso i genitori - e mai ci perdon di non
essere stata presente. In via eccezionale non fu a lui, ma a me che non lo perdon. Solo che io ero
innocente. Come ho detto, non conoscevo il programma e proprio in esso stava il fatto sensazionale.
Il primo brano che vi figurava era Leise flehen meine Lieder (Sommessi i miei canti implorano) .
Gi alla lettura del programma, Roth rischi di farsi venire un colpo. Per me la cosa
stupefacente, ancor pi della trovata di scatenare 40.000 cantori nellesecuzione di questo preciso
brano, fu rendermi conto che 40.000 voci erano effettivamente in grado di realizzare un pianissimo.
Dopo il concerto, il vizio del mestiere spinse Roth a chiedermi come sarei riuscito a descrivere
quellimpressione. Quando gli mostrai la frase: Tuoni e fulmini! Che pianissimo! ,61 egli mi
guard come inebetito e disse: Bel colpo! Ma non te la faranno passare. - Perch? gli domandai
stupito. Perch detto con ironia. Questo convegno dei cantori per i festeggiamenti schubertiani ha
anche un lato politico; anche propaganda per lidea di Anschluss. La stessa Frankfurter
Zeitung minform purtroppo favorevole allAnschluss. E noi due non cambieremo le cose.
uno scandalo, ma lo solo per noi. - Per me non affatto uno scandalo dissi. Anche i
nostri socialdemocratici austriaci sono favorevoli. Vogliono fondersi con il grande partito fratello,
con Noske e Scheidemann. Ma credo che tu esageri. Questo pizzico di ironia in una recensione
musicale me lo faranno pur passare. Stavolta vinsi io e non Roth. Ma, prima che linvasione dei
cantori tedeschi fosse finita, i fatti gli avrebbero dato ragione.
Al termine delle celebrazioni in onore di Franz Schubert, tutto quel cantare culmin in una
manifestazione: i 120.000 marciarono sul Ring in una grande parata - una parata in onore della
musica, della politica e, soprattutto, degli affari. Per gli spettatori erano state erette delle tribune
lungo buona parte del Ring. Due imponenti tribune, poi, erano riservate: una alle autorit, laltra
alla stampa.
Io mi aspettavo, erroneamente, che il mondo degli affari viennese avrebbe approfittato di questa
parata per i suoi interessi commerciali e turistici. Ma la propaganda, che subito inizi, era articolata
sulla base delle associazioni dei tedeschi allestero, dei singoli Stati e dei settori imprenditoriali del
Reich, e dur per ore e ore. Oggi, dopo trentanni trascorsi negli Stati Uniti, e in particolare a New
York, ritengo di aver assistito in quelloccasione alla nascita della parata newyorchese di maggio.
Descrissi levento in un articolo per la Frankfurter Zeitung, inventando arditamente di essermi
addormentato dopo due ore sulla tribuna della stampa, e spacciando il tutto per il sogno di uno
spettatore. Questo trucco ingenuo si rivel completamente fallimentare. Roth scommise che
larticolo non sarebbe stato accettato - e stavolta vinse lui.62 A essere sinceri, avevo in realt spedito
larticolo come scritto di natura privata, destinato al caporedattore della terza pagina. Mi rendevo
ben conto che larticolo non era proprio a sostegno dellidea di Anschluss, ma questo non lo
ritenevo importante. Lidea di Anschluss, infatti, era gi sostenuta a sufficienza dal redattore di
politica, il dottor Lachmann.63 Costui era un berlinese, e lentusiasmo per quellidea gli veniva
dal profondo del cuore.
Ebbi cura nellarticolo di non rammentare che i 120.000 cantori non avevano suscitato una
particolare simpatia per i tedeschi che vivevano oltreconfine. Bevevano troppa birra e inondavano
di vomito tutti i caff del centro storico. Eppure era evidente (e non occorreva un particolare acume
per accorgersene) che tutta la celebrazione del centenario aveva rivitalizzato lidea di per s remota
di Anschluss, senza alcun concorso da parte di Schubert.64 Perfino il cancelliere austriaco, il severo
prelato Seipel, che non era una figura tipicamente viennese e nemmeno austriaca, si costrinse a
unadesione con riserva, bench lAnschluss non gli riuscisse certo meno odioso di Belzeb in
persona - glielo si leggeva in faccia. E si udiva con quale sforzo e cautela simponesse di
pronunciare parole di adesione, con labbra pallide e serrate.
Intorno ai cantori prolifer, naturalmente, una serie di aneddoti viennesi. Uno lo ricordo ancor oggi.
Un gruppo di cantori berlinesi chiede a un poliziotto: Dica un po, se noi proseguiamo qui
per questa Praterstrasse, laggi c lammiraglio Tegetthoff?. - S, risponde il viennese
laggi. Ma se non proseguite per questa strada, ci rimane ugualmente. - Quando Emil Ludwig,65
gi al culmine della fama, scrisse della sua visita a Parigi, Roth mi mand larticolo sottolineandone
un passo, per richiamare alla mia memoria laneddoto viennese. Emil Ludwig scrive: Uscii sul
balcone.
Davanti a me cerano le Tuileries. Anche lui era un cantore? .
SCHULZ, IL MENTORE DI JOSEPH ROTH
Nel periodo in cui i cantori a Vienna cantavano, tracannavano birra e inondavano di vomito
lintera citt, Roth mi fece conoscere un amico, che nei primi anni Venti esercit su di lui un certo
influsso - anche sul piano politico, ma soprattutto su quello alcolico - sia a Vienna sia a Berlino. Era
un signore che rispondeva al nome di Hugo Schulz.66 Si trattava di un giornalista, di un
socialdemocratico. Erano gli anni in cui la socialdemocrazia deteneva la maggioranza nella
repubblica austriaca, ed era quindi partito di governo. Schulz allepoca era addetto stampa alla
legazione austriaca a Berlino, e Roth lo aveva conosciuto collaborando alla Arbeiter-Zeitung.
Molto pi anziano di Roth, Schulz era assai intelligente e, bench socialdemocratico, uomo di
vedute originali - e soprattutto gagliardo bevitore. Fu da lui che Roth impar veramente a bere.
In questi ricordi dellamico mi sono prefisso di non addentrarmi da specialista nella
psicopatologia del bere. Se poi in pi punti richiamo lattenzione dei lettori sul Roth bevitore
perch trovo superficiale e ridicola la credenza assai diffusa secondo cui un bevitore sarebbe questo
e quello, e tra parentesi anche un bevitore. Lalcolismo - come gi sapevo quando ancora la
medicina lo ignorava - una malattia ed - cosa che la medicina ufficiale ancor oggi non vuole
ammettere - una malattia fisica. Roth stesso, in uno sprazzo di lucidit, ha dichiarato una volta:
Soltanto gli psicoanalisti credono alle tragedie che gli alcolizzati raccontano loro per giustificare il
proprio vizio.
Fra i miei buoni conoscenti qui a New York vi un ex alcolista. A salvarlo, come egli sottolinea
spesso e con decisione, non furono i medici che gli costarono quasi quanto lalcol, ma
lassociazione degli Alcolisti anonimi, ben conosciuta negli Stati Uniti. In mia presenza ha spesso
strapazzato quegli alcolisti che vogliono far colpo raccontando le loro tragedie. Anche lui
raccontava simili tragedie: alla guida dellautomobile aveva travolto un bambino, diceva. Senza
laiuto dellalcol, non avrebbe superato quellincidente, e cos era diventato un
alcolista. Raccontava questa storia a chiunque fosse disposto ad ascoltarla. Ora che ha smesso di
bere, non la racconta pi. Non ha mai guidato una macchina. Era una storia da alcolizzati, di cui non
aveva pi bisogno.
Roth mi parlava spesso del suo amico Schulz, nei cui confronti provava stima sul piano politico e
molta simpatia. Promise di mettermi in contatto con lui, ma continuava a rimandare lincontro, che
si realizz solo quando sua moglie, un giorno, and a trovare la famiglia, e noi potemmo cos
vederci in tre. Mi confess in seguito che voleva evitare di farsi accompagnare da Friedl, e fu solo
dopo il secondo appuntamento con Schulz che ne compresi la ragione. Il primo ebbe luogo in un
caff. Parlammo quasi unicamente di politica, e risult che Schulz, bench socialdemocratico, era
contrario allAnschluss. Non ricordo pi se fosse unammissione privata, a nostro esclusivo
beneficio.
Gi durante questo primo incontro notai che Roth, di fronte a Schulz, assumeva un atteggiamento
quasi da scolaro. Inizialmente credetti che fosse venerazione per luomo pi anziano, il politico
esperto, il giornalista abile oppure per il suo humour schiettamente viennese. Ma via via che si
parlava e, soprattutto, si beveva, compresi che Roth era suo allievo come bevitore. Ordinava sempre
ci che ordinava Schulz e beveva negli stessi intervalli e nella stessa successione del maestro.
Anche il bere va imparato prima che diventi uno stile di vita.
Roth mi aveva spesso raccontato che il suo amico detestava i musicisti al punto di chiamarli non
gi musicisti bens idioti della musica. Non dovevo prendermela, era solo una sua stramberia.
Dichiarava che leccessivo amore dei viennesi per la musica derivava dal fatto che per diversi secoli
erano stati asserviti e la musica costituiva per loro uno sfogo in grado di compensare la mancanza di
libert. Roth fu sorpreso quando gli riferii che quel parere era condiviso addirittura da un
personaggio come Stendhal, il quale si esprime in tal senso nel primo libro da lui scritto in giovent,
un libro su Josef Haydn. C da chiedersi per se questa fosse anche lopinione di Stendhal, avendo
egli scopiazzato il testo di un italiano vissuto a Vienna e amico di Haydn, sul quale aveva scritto un
libro. Scopiazzato? domand Roth con indignazione. Gli raccontai come stessero esattamente le
cose. Dichiar apertamente di non credermi e annunci che a Parigi avrebbe controllato le fonti
francesi. Gli raccomandai la miglior fonte francese: Romain Rolland.67 Ma, come sempre capita
quando ti mettono in guardia da qualcuno, le cose andarono in maniera affatto diversa. Ci eravamo
appena accomodati nel caff quando Schulz mi disse: Tutto questo turbinio musicale ci d adesso
un gran bel daffare, eh?. - Come fa a saperlo? gli domandai. Be, disse sulla Frankfurter
Zeitung non leggo soltanto ci che scrive il nostro amico Joseph Roth. Volle sapere se, a mio
parere, vi fossero in mezzo a quel turbinio anche dei concerti di buon livello. Quando
risposi affermativamente e addussi alcuni esempi, parve soddisfatto. E, dopo il primo bicchierino,
parlammo soltanto di politica.
In strada, nel congedarci, alla vista dei cantori che passeggiavano oziosamente, gli raccontai
come Roth avesse tentato di ossequiarli con le parole: Cantori tedeschi, Heil!. Mi sarebbe
piaciuto assistervi disse Schulz. Quella volta erano entrambi soltanto un poco alticci. Se la cosa
fosse finita qui, conserverei un ricordo non offuscato, anzi piacevole dellamico Schulz. Ma devo
dire che, purtroppo, vi fu un secondo incontro.
Per loccasione avevamo fissato di cenare in una trattoria a cucina casalinga nel quarto distretto.
La giornata era calda. Sedevamo allombra, in un giardino alberato, dalla graziosa recinzione.
Poich in citt faceva molto caldo, mi recai sul posto con una mezzora di anticipo per dedicarmi,
nella frescura del giardino, alla lettura del giornale che ancora non avevo avuto tempo di sfogliare.
Mi stupii di trovarvi gi il signor Schulz che sedeva in maniche di camicia a un tavolo dangolo,
con un boccale di birra sulla cui impugnatura teneva appoggiata la mano destra mentre la sinistra
reggeva un giornale. Considerai se non fosse opportuno concedere a lui e a me un po di tempo per
leggere, ma nel giardino i clienti erano ancora cos pochi che temevo di essere ben presto scorto, e
magari frainteso nel mio riserbo. Andai quindi al suo tavolo e lo feci sobbalzare salutandolo. Cos
almeno pareva. Mi guard irritato e prosegu nella lettura. Poich per non accennavo a muovermi
di l, distolse gli occhi dal giornale e mi fiss con lo sguardo stolido dellubriaco. Mi presentai e feci
il nome di Roth. Pass un po di tempo prima che ne afferrasse il significato. Ah, disse lei!
Non lavevo riconosciuta. Pos il giornale, allontan la destra dal boccale di birra e tent di
alzarsi, puntellandosi con le due mani. Siccome faceva visibilmente fatica, mi sedetti in fretta su
una seggiola di fronte a lui. Cos va meglio, disse questa calura oggi mi distrugge. Lo pregai di
continuare nella lettura, non volevo incomodarlo e mostrai il mio giornale per indicare che
intendevo fare altrettanto. Diede un lieve colpetto sulla pagina aperta: Macch giornali, disse
quelli non scappano. A dire il vero sono contento che lei sia venuto in anticipo. Avevo piacere di
parlare con lei del nostro amico. Vi conoscete sin da bambini, non vero?. -No, al nostro primo
incontro non eravamo pi bambini. Eravamo alle superiori, in quarta o quinta. - Be, disse lui
ancora nellinfanzia, quindi. Naturalmente allora pensavate di essere molto adulti, per questo a lei
sembra che non fosse nellinfanzia. Ha conosciuto la sua famiglia, la madre, il padre?. - Il padre
non lha conosciuto nemmeno lui; la madre lho incontrata una volta. - Com questa storia del
padre? Chi era? domand. Per quanto ne so, morto in preda a delirio religioso alla corte di un
rabbino taumaturgo. Questo non me lo ha detto lo stesso Roth. Ci sono diverse versioni a riguardo.
E la madre, che aspetto aveva?. - Ha letto il suo Giobbe? La moglie di Mendel Singer il
ritratto della madre. - Io immaginavo invece che la madre somigliasse alla figlia di Mendel
Singer, perch anche Roth da giovane era cos delicato. - No, la figlia il ritratto della moglie
Friedl. - Ho capito, la gazzella. E con queste parole parve soddisfatto e torn alla sua birra e al
suo giornale. Dopo un po la sete lo distrasse e, senza degnarmi di uno sguardo, mand gi una
sorsata lunga e visibilmente ristoratrice, per poi scoprire con stupore che ero ancora seduto al suo
tavolo, anzi, dopo avermi sottoposto a un prolungato esame, si ricord addirittura di che cosa
avessimo parlato. Le ho fatto tante domande. Mi scusi. Ma ho un sospetto e vorrei sapere che cosa
ne pensa. Quando conobbi il nostro amico Roth, anche se non era iscritto al partito, era comunque
una specie di marxista. Ma nel raccontare della sua giovent, rammenta di aver fatto parte del
movimento giovanile sionista. - Non saebbe una contraddizione, signor Schulz, dal momento che
esisteva ed esiste tuttora unala sinistra nel partito sionista, che socialista. Nei suoi racconti vi
sono per altre contraddizioni. - Appunto. Per questo ho qualche dubbio. Roth un
ebreo orientale. Di questo parla apertamente e ne va addirittura fiero. Se gli chiedi dove nato, si
sposta ogni volta pi a oriente. A Stefan Zweig ha detto di essere nato in Russia. A me non pu
raccontarlo: se fosse nato in Russia, come avrebbe potuto prestare servizio nellesercito austriaco?
Lunica cosa che vuole nascondere e non intende ammettere di essere un galiziano, questo il mio
sospetto. E' molto stupido quello che dico, dottore? Voglio dire, il mio sospetto?. - Il suo sospetto,
signor Schulz, quanto di meglio si possa dire a riguardo. Ma la colpa pi di Vienna che di Roth.
A Vienna hanno reso la Galizia cos detestabile e ridicola che per molti galiziani in citt
terribilmente difficile ammettere di essere nati a Tarnopol. - Giustissimo rispose. Ma come
venuta a crearsi questa situazione? . - Lei, signor Schulz, uno storico di valore, mi ha
detto Roth. Io, che non sono certo uno storico, oso affermare che si creata gi allepoca
dellimperatrice Maria Teresa. Lei sapr che limperatrice pianse amare lacrime e prov un atroce
dolore perch con lo smembramento della Polonia le era stata imposta proprio questa regione . -
La spartizione della Polonia stata naturalmente una grande mascalzonata dei cristiani. Ma che
cosa centra con Tarnopol? . -Avr di certo letto, ma molti non lo sanno, che limperatrice,
diffidente comera, invi apposta il suo confessore personale in Galizia - in questa terra cos
ribattezzata - per vedere che cosa le avesse rifilato il malvagio re di Prussia. E, dopo unindagine
evidentemente approfondita, il confessore torn per informarla che la Galizia era un paese pieno
di pidocchi e di ebrei. Allora limperatrice pianse lacrime ancora pi amare e... si intasc il paese.
- La propaganda cattolica si imposta, questo vero. Ma che arrivi al punto di indurre perfino
uno Joseph Roth a distanziarsi dalla sua terra natale, sia pure verso est...!. - Quanto a distanziarsi,
una volta ha preso le distanze anche da me. Avvenne a Francoforte. Leditore della Frankfurter
Zeitung, il dottor Heinrich Simon, ogni venerd invitava a pranzo le personalit di un certo rilievo
che si trovassero in quel momento a soggiornare in citt. (Il vecchio e spiritoso Rudolf Geck aveva
inventato una bella denominazione per quegli ospiti che si trovavano a soggiornare entro le mura:
gli intramurali). Capit una volta che Roth e io soggiornassimo tutti e due entro le mura e quindi
fossimo tutti e due ospiti dei Simon. La signora Simon, che viennese - figlia del barone Josef
von Schey, il famoso giurista68 -, scopr subito che laccento di Roth era diverso dal mio e ce ne
domand il motivo. Prima che potessi aprir bocca per spiegarlo, Roth prese subito le distanze da me
e dichiar: E' perch io sono nato ancora pi a oriente di lui. - Qual la sua spiegazione?
chiese Schulz. A me la cosa interessa. Siete pur nati nella stessa regione. - I nostri accenti sono
diversi perch Roth nato in una cittadina e io in un borgo dove cerano in tutto dieci famiglie
ebraiche. Per sei anni ho frequentato una scuola di paese, insieme ai figli dei contadini. Lui, quindi,
ha laccento degli ebrei di provincia e io quello dei contadini dellUcraina. E' curioso che
ne parliamo proprio oggi. - Perch? domand. Perch ieri Roth si consultato con me: ha
ricevuto una lettera dal Krschner, lalmanacco letterario, con la richiesta di fornire i suoi dati
biografici. - E per questo ha bisogno di consultare lei? . - Voleva consigliarsi con me per
decidere dove nato. Lui nato a Brody. Un sobborgo di Brody si chiama Szwaby. Roth preferiva
dire di essere nato a Schwabendorf69 e ha scritto in tal senso al Krschner, senza precisare in
quale paese si trovi quella localit. Perch avesse bisogno della mia consulenza, non lo so: aveva
gi deciso tutto da solo. Probabilmente voleva soltanto vedere se mi piaceva il suo trucco.
Il signor Schulz ne fu divertito. Non torn pi a leggere il suo giornale, e ci intrattenemmo fino
allarrivo di Roth. Nel frattempo ebbi ancora modo di spiegare a Schulz che lidiosincrasia di Roth
nei confronti della propria origine galiziana non aveva nulla a che fare con il suo ebraismo. Il
trauma, per lui, era la famiglia: se fosse nato da un padre con un nome ebraico di tutto rispetto, non
gli sarebbe dispiaciuto essere galiziano. Ma essere figlio di un padre a lui sconosciuto, proveniente
da una famiglia piccoloborghese, costitu per tutta la sua vita un problema insormontabile. S,
dottore, anchio lho pensato: gli ha sempre fatto impressione se qualcuno era figlio di un rabbino.
Roth sarebbe felice di essere figlio di un conte o di un rabbino.
Quando Roth finalmente comparve, Schulz aveva gi bevuto parecchio, e lo salut con la frase:
Ecco il nostro svevo!. Roth mi guard: Glielo hai raccontato tu? e, rivolto a Schulz: S, sono
passato dalla parte degli svevi. E come sempre, quando ne combinava una, guard ora luno ora
laltro di noi con un allegro sguardo da monello in cui brillavano lampi azzurri.
Chiacchieravamo di te disse Schulz e abbiamo deciso che preferiresti discendere da un conte
polacco convertito allebraismo e fattosi rabbino. - Questa uninvenzione tua, Hugo, non di
Soma; Soma conosce troppo bene i polacchi per immaginare un conte polacco che si converta
allebraismo. Questo pu venire in mente solo a un viennese come te. - Se non vero, ben
trovato70 dissi io. Ma in questo caso trovato bene a met e vero a met. Come conoscitore dei
polacchi posso comunicarti che esistito un conte polacco convertitosi allebraismo. Questo dunque
vero. Ma non si fatto rabbino. Forse lo sarebbe anche diventato, e la trovata del signor Schulz
avrebbe corrisposto a piena verit. Ma, bench fosse un conte - e non uno qualsiasi, bens un conte
Potocki (e tu, Roth, sai che cosa significa essere un Potocki!) - stato arso vivo come eretico sulla
piazza del mercato di Vilna. - Sul serio? chiese Roth. E tu non me lo hai mai raccontato?. -
Non me ne hai offerto lopportunit. -Quando avvenuto? Nel Medioevo?. - No,
nel diciottesimo secolo, a Vilna. Nella Vilna polacca. Dove evidentemente erano ancora nel
Medioevo. Lo sventurato conte Potocki era fidanzato con una bella contessa. Ma prima di sposarsi
fece un viaggio di studio nellEuropa occidentale. Si trattenne parecchio ad Amsterdam e l entr in
contatto con degli ebrei. E bench, come tu sai, gli ebrei sconsiglino a chiunque di convertirsi e
creino a chi ne abbia lintenzione tantissimi ostacoli, lui si convert allebraismo, rimase per sette
anni nei Paesi Bassi come ebreo osservante, indoss il caffettano ebraico, si lasci crescere barba e
cernecchi e, in questa foggia, torn imprudentemente in patria. Gi da lungo aveva rinunciato alla
fidanzata. Per un certo periodo pass il suo tempo a studiare nelle scuole talmudiche finch non fu
riconosciuto, denunciato, condannato e arso vivo, nonostante la sua famiglia e quella della fidanzata
avessero fatto di tutto per salvarlo.71 - In fondo, sarebbe un ottimo argomento per un mio libro
comment Roth. Il conte Potocki non si dunque vergognato di essere messo al rogo a Vilna,
disse Hugo Schulz e tu ti vergogni di essere nato a Brody e al Krschner racconti che hai avuto i
natali in un villaggio svevo!. - Se fossi un Potocki, ammetterei volentieri di essere nato a Brody.
Ma, cos come stanno le cose, preferisco essere oriundo del villaggio svevo.
Soltanto a distanza di molti anni, anzi soltanto dopo la morte di Roth, venni a sapere quali
conseguenze ci avesse sortito. Quelli dellalmanacco che non sapevano dove si trovasse
Schwabendorf, non si rivolsero a Roth ma, dopo unindagine evidentemente approfondita,
individuarono nellAssia un posto con quel nome. Cos Roth divent assiano e per decenni tale
rimase.72 Finch un giorno, gi dopo la seconda guerra mondiale, mi capit tra le mani una storia
della letteratura austriaca; vi cercai il nome di Roth ma non lo trovai. Evidentemente lo studioso si
basava, come tutti, sul Krschner, e cos lautore della Marcia di Radetzky rimase uno
scrittore tedesco. Fino alla mia rettifica. La maggior parte dei tiri birboni di Roth ebbe conseguenze
di questo genere. Max Pallenberg,73 il pi spiritoso di tutti gli attori contemporanei insieme a
Groucho Marx, quando gli fu presentato il giovane bricconcello biondo, guard attentamente il bel
ragazzo e disse: Uno che ha quelle fossette, non pu non cascarci. Le birbonate di Roth erano le
sue fossette.
Comera gi avvenuto nellaltro incontro, i due vecchi amici avevano da scambiarsi i propri ricordi
e io per molto tempo rimasi ad ascoltare, affamato. Perch, come succede spesso tra bevitori,
quando bevono tanto costoro dimenticano di mangiare anche trovandosi in un ristorante. Il modo di
dire gran mangiatore, gran bevitore il pi delle volte non corrisponde a verit. Si o mangiatori
o bevitori. Alla fine mi ribellai, chiamai un cameriere e ordinai una minestra di Leberkndel. Roth
fu il primo ad accorgersene perch era la sua minestra preferita, e ne ordin un piatto pure lui.
Schulz ci guard sprezzante e ordin subito un gulasch. Dopo che gli fu servita la pietanza, Schulz
si mise ad assaggiare ogni tanto un boccone e a inzuppare ogni tanto un po di pane nel sugo del
gulasch. Ma si trattava di meri riempitivi negli intervalli fra una sorsata e laltra. Di quando in
quando sinterrompeva per tossire. Era la prima volta che mi trovavo a tavola con un alcolista ormai
senescente. I suoni emessi durante quel pranzo furono troppo per me, e giunse il momento in cui
dovetti concedermi una tregua e cercare rifugio in unaltra saletta. Quando ritornai, Roth mi lesse in
viso quel che provavo. Anche lui era imbarazzato. Evidentemente erano molti anni che non sedeva a
tavola con il suo amico, e solo in quelloccasione gli risult palese il suo decadimento fisico.
A notte fonda accompagnammo a casa il vacillante Schulz. Roth era molto depresso. Non so se in
quel momento gli sia balenato alla mente che il suo demone lo avrebbe condotto al medesimo
sfacelo. Quando, nove anni dopo, lo incontrai di nuovo a Vienna, Roth aveva gi laspetto di un
vecchio alcolizzato e, con mio grande sgomento, mi richiam alla memoria quella serata trascorsa
con Schulz.
Il consigliere ministeriale Fuchs, con cui spesso mi incontravo nel periodo che Roth trascorse
a Vienna, un giorno mi telefon pregandomi di raggiungerlo nellufficio del cancelliere. Vorrei
chiederle qualcosa mi disse. La politica non centra. Gli proposi di trovarci in un caff, ma lui
insistette perch lo raggiungessi in ufficio, desiderio che esaudii quel pomeriggio stesso. Come a
ogni appuntamento nellufficio di Fuchs, scorsi in bella evidenza sulla sua scrivania la Frankfurter
Zeitung, ma subito fu chiaro che il motivo di quella visita non aveva alcuna attinenza con il
giornale. Gi da qualche mese il consigliere aveva letto il Giobbe di Roth, senza per mai farne
menzione. Non vi avevo fatto caso perch, quando ci incontravamo, parlavamo quasi sempre di
politica. Stavolta estrasse subito da un cassetto il libro di Roth e me ne mostr il frontespizio.
Questo l'ha letto? domand. Il modo in cui aveva posto laccento su questo non lasciava
presagire niente di buono. Ma and peggio di quanto temessi. Prima ancora che fossi in grado di
rispondere, prosegu: Io non conosco Roth da cos lunga data come lei. Ma conosco lei da un
tempo sufficientemente lungo per potermi attendere una risposta sincera a una domanda personale.
Che cosa ne pensa del titolo?. - Ah, il titolo dissi con sollievo. Come fa a dire ah? Il titolo
non forse importante?. - Anchio sono rimasto sorpreso dal titolo dissi. Sorpreso?
domand quasi con ira. Soltanto sorpreso? Spero: spiacevolmente sorpreso! . -Il titolo certo
azzardato dissi conciliante. Io non sono rimasto sorpreso, io sono rimasto disgustato. Come pu
uno scrittore di cos gran vaglia, un uomo di tale buongusto, permettersi una simile presunzione?
Non riesco a trovare giustificazioni. - La prima parte del libro, dissi tentando una manovra
diversiva la parte che si svolge nella Russia ebraica, la cosa migliore che Roth abbia mai scritto
in un libro. - Pu darsi, ma non legittima il titolo. Non c legittimazione per un atto blasfemo!
. - Atto blasfemo unespressione troppo forte. Lei, signor consigliere, prima ne ha impiegata
una pi calzante . - Che cosa ho detto? . - Ha parlato di presunzione. Tacque per un po
osservandomi con i suoi grandi occhi malinconici. Le ho chiesto di venire qui per rivolgerle una
domanda assai personale. Siamo finiti invece in una discussione letteraria. Quel che volevo
domandarle , molto semplicemente, se lei sarebbe capace di scegliere un titolo cos presuntuoso. -
Vuole che risponda con un s o con un no?. - Decida lei. - No risposi allora. Il consigliere
trasse un sospiro di sollievo. Non occorre che qui io lo descriva; nella mia trilogia74 gli ho riservato
un posto se non preminente quanto meno di rispetto. E fu questa scena a ispirarmi la figura del
dottor Frankl e a esserne al tempo stesso il punto di cristallizzazione.
Dopo che ebbi risposto con un no risoluto alla sua domanda, parlammo a lungo di letteratura,
non pi in maniera cos seria, anzi, con quel tono di ironia malinconica che contraddistingueva il
consigliere. Al momento di salutarci, gli dissi: Io sono per la rivalsa, e subito. Le far una
domanda personale: Perch mi ha chiamato solo oggi per pormi questo quesito? Roth le avr pur
fatto avere il libro al momento della sua pubblicazione, cio di sicuro pi di un anno fa.75 -
Certo, certo, ma a dire il vero lho letto solo pochi giorni or sono. La immaginavo altrettanto delusa
dal titolo quanto me. - Mi piacerebbe provare la sua stessa indignazione, signor consigliere. Ma
sono amico di Roth da troppi anni per non perdonargli diverse cose. Anche per questa ragione non
recensisco mai i suoi libri. Lui non me lo perdona. Di questo suo libro mi affascina invero solo una
met: quella che si svolge in Europa. La sua America la descrive cos come non la vede. Ma con
esattezza.
GIRO DEL RING CON ANEDDOTI
Il consigliere ministeriale Fuchs mi invit a cena e domand se Joseph Roth fosse ancora a Vienna.
Era ancora in citt, e il consigliere mi preg di estendergli linvito. Ci incontrammo prima al Caf
Klomser e parlammo esclusivamente di politica, per lo pi della questione dellAnschluss. Noi due
galiziani -viennesi non autentici ma per formazione - eravamo risolutamente contrari. Il consigliere
che sotto ogni aspetto - per come parlava e pensava, per la sua sensibilit, le abitudini e, soprattutto,
le idiosincrasie - era un viennese al cento per cento, come collaboratore e mano destra del
cancelliere, il prelato Seipel, non prendeva troppo sul serio quellidea. I suoi strali erano rivolti
contro i socialdemocratici, allepoca ancora ferventi sostenitori dellAnschluss, pi di quanto non
fossero diretti contro i tedesco-nazionali, che sin dai tempi dellimperatore Francesco Giuseppe ben
volentieri sarebbero diventati tedeschi del Reich. Gi prima della Grande Guerra succedeva che un
generale, durante unispezione alla truppa, alla domanda: Come si chiama il nostro sovrano? si
sentisse rispondere da un soldato: Limperatore Guglielmo di Hohenzollern. Se parlavamo e
discutevamo della questione dell'Anschluss ci dipendeva dal fatto che i cantori ancora presenti in
citt tentavano di trasformare lintera celebrazione schubertiana in propaganda a favore
dellAnschluss.
Usciti dal Caf Klomser, attraversammo la strada per cenare a pochi passi da l in unosteria a
buon prezzo, frequentata soprattutto da vetturini; anche di sera vi servivano un eccellente bollito di
manzo, di cui tutti e tre eravamo ghiottissimi. A cena non parlammo pi di politica ma di letteratura,
in particolare di Karl Kraus e Sigmund Freud, sui quali Roth si espresse in termini particolarmente
sarcastici.
Si era creata fra noi tre una cos bella intesa ed eravamo cos di buonumore che in strada, prima
di salutarci, decidemmo allunanimit di fare ancora una passeggiata. Ci trovavamo gi sullo
Schwarzenbergplatz ed erano ormai le undici e mezzo. Percorremmo il Ring in direzione dello
Stadtpark che attraversammo per proseguire, nuovamente sul Ring, tino al ministero della Guerra.
Davanti al ministero, Joseph Roth, che gi allora andava maturando in s La Marcia di Radetzky,
pens naturalmente allimperatore Francesco Giuseppe: Qui bisogna parlare dellimperatore. Mi
racconti un bellaneddoto su Francesco Giuseppe, signor consigliere. - Amo gli aneddoti, disse
il consigliere ministeriale ma riesco a ricordarli soltanto se per unassociazione didee si
inseriscono in quello che sto pensando o dicendo. Non sono i miei piedi a produrre le associazioni:
secondo lei, per il semplice fatto che ci troviamo davanti al ministero della Guerra, dovrebbero
venirmi in mente degli aneddoti su Francesco Giuseppe?. - Ne venuto in mente uno a me dissi.
A te probabilmente ne verr in mente uno ceco, in cui limperatore si chiama Prohaska ed
rimbambito comment Roth. Nientaffatto. vero, considero i monarchici dei rimbambiti. Ma
non limperatore Francesco Giuseppe. Per Sua Maest Apostolica faccio uneccezione. E
laneddoto si presta bene a essere raccontato davanti a questo ministero. - Allora cominci! disse
il consigliere. Era lanno in cui fu ultimata la fortezza di Przemysl. Ministro della Guerra era il
generale ungherese Galgczy; ministro delle Finanze era un qualche conte polacco. Costui richiese
dufficio al ministero della Guerra un consuntivo che gi da lungo tempo avrebbe dovuto ricevere.
Galgczy era responsabile della costruzione e fece inviare al ministro delle Finanze il seguente
conto: Per la costruzione della fortezza di Przemysl ricevuti 5 milioni di fiorini. Per la costruzione
della fortezza di Przemysl spesi 5 milioni di fiorini. Il conte polacco fece spiegare al suo collega
come doveva presentarsi un consuntivo per poter essere messo agli atti al ministero delle Finanze.
Ottenne il secondo documento contabile: Ricevuti 5 milioni. Spesi 5 milioni. Chi non ci crede
scemo. Firmato Galgczy. Alla prima occasione, il ministro delle Finanze sottopose a Sua
Maest questo secondo consuntivo, perch lo firmasse. Limperatore, il quale ben sapeva che con
Galgczy non si scherzava, afferr rapidamente la penna e scrisse: Ci credo. Francesco
Giuseppe.
Quando giungemmo al Franz-Josefs-Kai e oltrepassammo i giardini lungo il canale del Danubio, il
consigliere Fuchs disse: Qui ci sta bene un aneddoto ebraico. Roth, svelto, ce ne present uno:
Due ebrei sedevano su questa panchina, un fumatore e un non fumatore. Il secondo disse al
primo: Ma la smetta di fumare in continuazione; disgustoso! Se ne sta l tutto il tempo e il vento
mi butta in faccia il suo fumo. Laltro si spost e disse: Io sono un fumatore. I fumatori devono
fumare. - Non diventer vecchio se continua cos. - Ho gi settantacinque anni, pur fumando. -
Al che laltro, su tutte le furie: Se non fumasse, ne avrebbe gi ottantacinque!.
Quando passammo davanti al comando di polizia, Roth disse: Qui ci vuole un aneddoto su Joseph
Roth. Ho iniziato la mia carriera giornalistica come cronista di nera.
Quando passammo davanti alla locanda ebraica Tonello, mi offrii volontario: Lumorista
bavarese Ludwig Thoma, che nel suo Simplicissimus si era macchiato di lesa maest nei confronti
dellimperatore Guglielmo ed era fuggito a Vienna, qui era un habitu. Secondo lui, questa era la
migliore cucina della citt. Con il passare del tempo, divenne un intimo amico della signora
Tonello. Una volta le rivolse una domanda personale: Signora Tonello, lei ebrea, suo marito
ebreo, la cucina ebraica, i clienti sono per lo pi ebrei, soltanto i camerieri non sono ebrei.
Perch?. - Glielo spiegher, dottore. Con loro le cose stanno cos: il cameriere da principio
apprendista, quello che noi chiamiamo il piccolo, poi fa un esame e pu portare le bevande in
tavola, poi pu servire le pietanze, poi pu fare il conto ai clienti e infine diventa capocameriere.
Questa la trafila presso i cristiani. Presso gli ebrei succede cos: un uomo vende calze. Gli affari
gli vanno male, allora vende biancheria; gli affari gli vanno male, allora diventa commesso in un
negozio di tessuti, ma anche l le cose vanno storte. Allora si d un colpo sulla fronte, e diventa
cameriere. Di gente cos non so che farmene!.
Arrivati al Burgtheater, prese finalmente la parola il consigliere, e anche lui ci raccont un
aneddoto: Successe allepoca in cui direttore del Burgtheater era lattore di corte Hugo Thimig. Un
giorno, sullimbrunire, stava accompagnando dopo la prova lancor giovane ma gi famosa attrice
Adele Sandrock76 lungo il Ring. Vicino a un albero cera un uomo, il quale faceva quel che
normalmente vicino agli alberi fanno soltanto i cani. Thimig era sassone dorigine e quindi un po
puritano. Tent una deviazione nella speranza di risparmiare quello spettacolo alla giovane donna.
Ma lei non lo permise, e continu imperterrita in direzione del malfattore. Thimig disse indignato:
Che sfrontatezza!. Adele Sandrock aveva gi estratto il suo occhialino e comment da
intenditrice: S, e per di pi una sfrontatezza ebraica!.
Trascorremmo una bella serata. Era ormai luna di notte - Roth scriverebbe: Centomila orologi
battevano luna. Facemmo il giro completo del Ring e accompagnammo a casa il consigliere
Fuchs. Era lestate del 1928. Tutti e tre avevamo gi letto limmortale opera germanica Mein
Kampf. Centoventimila cantori erano ancora a Vienna. Per tutta la serata non una sola volta
menzionammo il Fhrer e i suoi scagnozzi assassini. I nazisti a quellepoca ancora non si facevano
sentire n si appalesavano a Vienna. Soltanto nelle universit, e in particolare nellateneo viennese, i
professori e gli studenti gi si agitavano inalberando il segno della svastica, ma non ancora a voce
cos alta da riuscire a rovinarti anche una sola giornata.
1929-1931
Nel 1929 ebbi uno scontro con la Frankfurter Zeitung . Inizi con una divergenza di opinioni
tra me e il nostro critico musicale. Nella primavera di quellanno, Toscanini fu invitato con un
ensemble della Scala di Milano a esibirsi a Vienna allOpera di Stato. Devo precisare, a questo
punto, che la prima volta in cui dalla terza pagina mi invitarono a scrivere di musica, io rifiutai. Sin
dallinfanzia mi sono interessato di musica. Al liceo cantavo nel coro e suonavo il violoncello
nellorchestra della scuola. Lo facevo secondo le mie capacit: cantavo bene, avevo una bella voce
ed ero solista; nel caso del violoncello, invece, rimasi un principiante e non andai mai oltre, finch
allinizio della guerra, nel 1914, smisi di suonare. Gi al liceo il tempo per esercitarmi
allo strumento mi mancava; la mia giornata era assorbita dalle ripetizioni che impartivo per potermi
mantenere dopo la morte di mio padre. Per tutta la vita sono rimasto un appassionato di musica, ma
non sono mai diventato un musicista. Quindi, bench la proposta mi lusingasse, rifiutai di
intervenire in un ambito che non era di mia competenza professionale. Il responsabile della terza
pagina escogit allora un trabocchetto per attirarmi nel mestiere. Sulla vita musicale viennese
scriveva per il giornale una signora gi avanti negli anni, a sua volta critico musicale di un
quotidiano di Vienna, nel quale dava libero sfogo alla propria avversione patologica nei confronti
della musica moderna, in particolare della cerchia di Schnberg. Per liberarsene in
maniera possibilmente indolore, dopo una collaborazione di molti anni, il responsabile della terza
pagina mi preg di inviargli ogni tanto una recensione musicale. In pari tempo comunic alla
signora che la terza pagina era costretta a contenere i costi per gli articoli da Vienna e, siccome il
giornale aveva col assunto un corrispondente per la pagina culturale, non poteva pi avvalersi
dora innanzi del suo contributo. Io fui disposto a partecipare al gioco perch, per amore di Alban
Berg e degli altri amici della cerchia di Schnberg, provavo una gioia birbona a eliminare dal
giornale lodiosa nemica della musica moderna. Il caso volle che proprio nella settimana in cui si
decideva tale questione, fosse annunciata allOpera la prima esecuzione dellOedipus rex di Igor
Stravinskij. Essendo da molti anni un ammiratore di Stravinskij, approfittai delloccasione
per scrivere la mia prima recensione musicale. Mi attraeva anche il testo latino del libretto. Questa,
infatti, era una delle tre tragedie greche che di mia iniziativa avevo un tempo studiato a fondo nella
lingua originale, con grande fatica, e minteressava ascoltare il testo tradotto in latino da Jean
Cocteau.77 Nellaffrontare lavventura non ero del tutto esente da prevenzioni: Monsieur Cocteau
non aveva mai fatto al caso mio. Lidea che si allestisse unopera composta da un russo e con testo
latino scritto da un francese non mi sembrava rispondere proprio a unimpellente esigenza dei
tempi. La conseguenza fu che quasi nessuna recensione, almeno fino a quel momento, mi era uscita
cos agevolmente dalla penna come questo mio primo tentativo di critica musicale.78 Dopo la
pubblicazione dellarticolo, Alban Berg mi telefon per felicitarsi ed espresse la sua meraviglia per
il fatto che avessi osato criticare in questi termini unopera proprio sulla Frankfurter Zeitung,
giornale su cui il decano dei critici musicali tedeschi, Hermann Springer, gi aveva esaltato quella
medesima opera dopo la prima esecuzione a Berlino.79 Rimasi da un lato sgomento per avere
sicuramente irritato lanziano signor Springer, dallaltro per ero contento di essere
probabilmente riuscito a chiudere la mia carriera di critico musicale nel momento stesso in cui
lavevo intrapresa. Scrissi quindi al signor Springer, da me tenuto in gran conto, una lettera in cui
gli comunicavo in modo del tutto veritiero che non sapevo fosse gi uscita una sua recensione
dellopera. Purtroppo il magnanimo vecchio si affrett a complimentarsi con me per larticolo,
comunicandomi inoltre daverne inviate venticinque copie ad altrettanti amici e di essersi
congratulato con il giornale per aver ingaggiato come critico musicale uno che tale non era
di professione. Questo mi sottrasse qualsiasi possibilit di comunicare al giornale che non sarei pi
stato disponibile a subentrare alla signora Bienenfeld.80
Quando in seguito Toscanini giunse a Vienna, gi frequentavo lOpera in qualit di critico
provetto. Scrissi cos, come era mio dovere, la recensione del Don Giovanni diretto dal maestro ed
eseguito dai musicisti della Scala di Milano. Scrissi poi un secondo articolo sulla Lucia di
Lammermoore un terzo, che mi procur un piacere ancor maggiore rispetto a tutte le mie precedenti
critiche, sul capolavoro di Verdi, il Falstaff. Il risultato fu che il primo articolo usc81 mentre alla
pubblicazione degli altri due il critico musicale di Francoforte si oppose sostenendo
che, su incarico del giornale, si sarebbe recato lui a Berlino per recensire lesecuzione degli
strumentisti della Scala. Per la Frankfurter Zeitung, aggiungeva, il concerto di Toscanini a
Berlino era pi importante di quello a Vienna.82 Nella mia risposta a Karl Holl scrissi che, se le cose
stavano cos, avrebbero dovuto dirmelo per risparmiarmi la fatica. E insistetti sulla pubblicazione
dei miei articoli, a meno che non sussistessero obiezioni pi serie.
Nel frattempo ricevetti una lettera da Roth in cui mi comunicava di aver lasciato la Frankfurter
Zeitung . Si lamentava per il cattivo trattamento e non riusciva a nascondere la sua gioia per il mio
contrasto con la redazione. Insisteva perch ne approfittassi e rompessi i miei rapporti con il
giornale. Affermava che gi vi si facevano sentire influssi antisemiti e cit una frase di Bernard von
Brentano,83 corrispondente della terza pagina da Berlino, che un giorno aveva telefonato alla
redazione al preciso scopo di protestare contro la mia assunzione, con le parole: Ecco un altro
ebreo orientale che entra alla Frankfurter Zeitung! . Ritorner in seguito dettagliatamente su
questa vicenda. Qui vorrei solo aggiungere che, superato il contrasto, venne alla luce che Roth, il
quale aveva detto di essere pronto a procurarmi un posto presso le Mnchner Neueste Nachrichten
, voleva portarmi con s a quel giornale perch aveva sentito dire che Reifenberg intendeva
sostituire lui con me.84 Lunica cosa vera nella sua lettera era la frase pronunciata per telefono da
Bernard von Brentano.
Questultimo, del resto, non neg la sua protesta nei miei confronti. Convocato espressamente
a Francoforte per chiedermi scusa, mi disse di non aver saputo che ero austriaco: Nessuno ha colpa
di quel che avvenuto nel 1918. La prego di scusarmi. Questo per quanto riguarda lamico di
Brecht, Bernard von Brentano, di tendenze comuniste allo-
ra e pi tardi, in Svizzera, naziste (a quel che si diceva). La sua carriera allinterno della
Frankfurter Zeitung era destinata a una conclusione drammatica ancor prima del 1933. Aveva
lincarico di procurare al giornale materiale politico sul partito nazista, e questo gli riusc. Ma prima
di consegnare il materiale in redazione, lo sottopose a un amico comunista che ne fece copia
fotografica. Naturalmente fu subito licenziato.
Roth mi comunic con giubilo la cacciata di Brentano. La notizia mi rattrist: lindegno
aveva macchiato il nome di una famiglia illustre e nobile.
CON ROBERT MUSIL
Questa volta Roth era a Vienna unicamente per una breve visita. Di passaggio per la Polonia, era
venuto solo, senza la moglie. Ci incontrammo naturalmente al Caf Museum. Il giorno dopo mi
telefon Musil. Ieri ero anchio al Caf Museum. Ma lei era cos occupato a parlare con un
signore, nella saletta Gibson, che non ho voluto disturbarla. Io ero in compagnia di Broch. Lei con
chi era? domand. Con il mio amico Joseph Roth risposi. Musil espresse il desiderio di
conoscere Roth. Questo mi sorprese, perch di solito non era cos curioso di fare la conoscenza di
uno scrittore. Avevo qualche dubbio a combinare un incontro fra i due. Dissi evasivamente: E' qui
solo per una breve visita, ma lo vedr ancora una volta e far in modo che venga di nuovo al Caf
Museum .
Ero quasi certo che i due non si sarebbero intesi. Musil era un poeta doctus. Se lo conoscevi come
lo conoscevo io era facile accorgersene, anche prima che uscisse la sua grande opera Luomo senza
qualit. Roth nutriva avversione per gli artisti-pensatori. Stava alla larga da scrittori come Ernst
Bloch o Walter Benjamin - bench entrambi avessero collaborato, al pari di lui, alla Frankfurter
Zeitung. Nei confronti del dottor Wiesengrund Adorno, che a quellepoca era un mio amico,
dimostrava unaperta ostilit.85 Quando alcuni anni dopo feci conoscere Bloch a Musil, egli prov
simpatia per questo scrittore che si era allora rifugiato a Vienna,86 anche se in seguito - con quel
sorriso di sufficienza che lo contraddistingueva - ammise bonariamente di non aver compreso ogni
cosa. Ma quello parla proprio come scrive. Non mi mai capitato nulla di simile. Lei capisce tutto
quello che dice?. - Soltanto quando si mette a raccontare confessai oppure quando risponde a
una domanda. Per il resto faccio come lei: mi piace ascoltarlo, come in un film muto senza
sottotitoli.
Mi ricordai che una volta Musil si era espresso in termini elogiativi a proposito di Roth: In uno
dei suoi libri, il suo amico Roth per una volta un poeta. - E dove? gli domandai. Nel Giobbe
ho trovato un passo poetico: quando il povero Mendel Singer vede la propria figlia uscire dal campo
di grano abbracciata a un cosacco, fugge sgomento e dopo una lunga corsa raggiunge senza fiato la
sinagoga per andarvi a pregare - questa la trovata di un poeta.87 - Tutta la prima parte del libro,
secondo me, quanto di meglio abbia scritto Roth dissi. Finch la famiglia del protagonista vive
in Russia, lui nel suo elemento ed poeta.
Stabilii con Musil che il giorno dopo lavrei incontrato al Caf Museum ma non avvisai Roth
dellappuntamento con Musil. Roth e io ci trovavamo gi da un po al Museum quando arriv
Musil. Roth si alz, senza attendere che lo presentassi, e salut rispettosamente Musil come se si
fossero gi incontrati. Ricorda dove ci siamo conosciuti? . - Devessere trascorso molto
tempo. - Dieci o undici anni fa, signor capitano, disse Roth ci siamo incontrati qualche volta
nella redazione del Tag [Il giorno]. Lei a quellepoca era il critico teatrale del giornale. Ma s,
disse Musil del primo Tag, naturalmente. Del Tag pi bello, naturalmente disse Roth. Io
allora ero un principiante.88 Devo averla incontrata poche volte, osserv Musil
perch altrimenti lavrei riconosciuta subito. Roth ammise che era troppo timido per venire
spesso in redazione. Alfred Polgar mi accoglieva sempre con cortese ironia: Ecco un altro
capolavoro calligrafico di Roth.89
Si scambiarono ricordi relativi al vecchio Tag e giudizi su quello nuovo, oltre che aneddoti sugli
altri collaboratori. Musil raccont che una volta aveva detto in redazione (non proprio come battuta
ma neanche come se comunicasse una decisione gi presa) che si annoiava a fare il critico teatrale e
stava considerando lidea di rinunciare a questa carica di giudice. Alfred Polgar lo aveva preso alla
lettera e gli era succeduto nellincarico, incarico che tuttora deteneva (e che avrebbe conservato fino
allultimo giorno del Tag ) ,90
Io ascoltavo e mi rallegravo di quella conversazione senza attriti in cui potei inserirmi soltanto
quando cominciarono a parlare di una loro comune conoscenza del tempo di guerra, vale a dire del
famoso giornalista Egon Erwin Kisch. A proposito: tu conosci il mo amico Egon? mi chiese
Roth. Chi non conosce Egon Erwin Kisch! Certo che lo conosco . - Ma non ci siamo mai
incontrati in tre prosegu Roth. No, dissi ho conosciuto Kisch solo tramite un nostro comune
amico, il dottor Lbel. Gi prima di conoscerlo mi era simpatico perch il dottor Lbel mi
raccontava sempre di lui.
Musil volle sapere se Kisch fosse tuttora un comunista militante. Naturalmente disse Roth lui
rimarr sempre di questidea. E' strano che sia un reporter cos bravo osserv Musil. Ma un
bravo reporter? domand Roth. Io non sono in grado di valutarlo; mi troppo simpatico. Se lo
dice lei, devo crederlo. - Sono diversi anni che non leggo qualcosa di suo. N mi permetto di
esprimere un giudizio disse Musil. Mi interesserebbe il suo parere. - Perch? volle sapere
Roth. Ricordo disse Musil che lei una volta ha scritto una premessa a un libro - non rammento
pi il titolo del libro. Per ricordo molto bene la premessa. Lultima frase diceva: Ora tempo
dinformare, non di creare.91 E' vero, disse Roth lho scritto. Era la premessa al mio libro
Fuga senza fine. - Lei continua ad attribuire tanto valore ai reportage? volle sapere Musil.
Perch no? disse Roth. Perch adesso scrive romanzi disse Musil. Adesso scrivo
anche reportage.... - Nello scrivere, non fa anche poesia? . - Nei miei reportage? . - A dire il
vero, aggiunse Musil non ho letto i suoi reportage. Ma nei suoi romanzi lei non fa poesia?. -
Non intenzionalmente disse Roth e rise divertito.
Roth conosceva naturalmente Il giovane Trless di Musil. A quellepoca Musil aveva gi la sua
teoria del romanzo, ma il grande romanzo non era stato ancora pubblicato.92 A Roth le teorie del
romanzo interessavano ben poco. A questo riguardo era un artista ingenuo. Il suo rapporto con il
proprio mestiere era quello di un artigiano. Siccome stimava Musil, vedendo che si era adombrato,
aggiunse: Scrivere poesie... scrivere reportage... Importante il modo. A quellepoca mi presero
alla lettera e molti poeti - o cosiddetti poeti - erano indignati. E lo dissero. E lo scrissero.
Attaccandomi, naturalmente. Non ho pi scritto premesse. Ma quellultima fu molto utile al libro.
Thomas Mann era indignato. E la cosa mi ha divertito. - Ah disse Musil. Se per questo, ha
fatto piacere anche a me. Ma lei si rende pur conto del problema. Riflettendoci seriamente,
dovrebbe risultarle chiaro se continua a sottoscrivere quella sua affermazione o se gi ne ha preso le
distanze .93 - Non sto a rompermici il capo disse Roth non sono un pensatore. Soma mi ha
indotto a leggere una teoria del romanzo di Georg Lukcs.94 Per amor suo, il tentativo di leggere il
libro io lho fatto. Mi sono lasciato torturare per due pagine. A quel punto con il libro avevo
chiuso. Soma per pensa anche che Kafka sia un grande scrittore. Kafka uno scrittore per
scrittori. - Questo gi stato detto di Brahms: un compositore per compositori obiettai. Tu mi
facevi gi la predica su Kafka quando ancora era vivo disse Roth e non si conosceva nessuno dei
suoi grandi romanzi. Tu sei inguaribile. Ma i suoi grandi romanzi sono romanzi?. - A essere
pignoli, forse no, dissi ma sono opere di uno scrittore grande e fuori dal comune. - Con
Morgenstern ho gi avuto una discussione su Kafka sette o otto anni fa disse Musil. E anche se
prima che il lascito di Kafka fosse reso accessibile non condividevo la sua opinione, ho tuttavia
concesso al nostro amico Morgenstern che si tratta di uno scrittore assai particolare.
Se Roth si fosse lasciato coinvolgere, saremmo giunti a una discussione, ma Roth la evit.
Quando Musil obiett che, se lessenziale era il modo di scrivere, allora si finiva per arrivare allart
pour lart, Roth rispose che l' art pour lart non gli interessava -senza voler controbattere
laffermazione di Musil che se ne accorse e si adombr. Dopo uninterruzione, Roth cit il vecchio
Tolstoj che una volta in una conversazione disse: Che cosa importa a Ivan o a Stepan il modo in
cui io vedo questalbero? . -Devessere stato un Tolstoj molto vecchio a dire questo osserv
Musil quando gi aveva propalato
i suoi trattatelli religiosi. Io dissi: Quella era una rinuncia non solo al come scrivere ma allarte
tout court. - Quando hai alle spalle lopera di una vita come quella di un Tolstoj puoi permetterti
una cosa simile ribatt Musil. Il grande vecchio allepoca voleva gi essere un santo. E con ci
la discussione ebbe termine ed entrambi tornarono a sentirsi coinvolti soltanto quando, messa da
parte la letteratura, ci limitammo a parlare di scrittori.
Dopo che Musil si fu accomiatato - a quellepoca tornava ancora a casa da solo, senza attendere
che venisse a prenderlo la signora Martha - Roth disse: Parla come un austriaco ma pensa come
un tedesco. Sembra quasi il tuo amico Benjamin oppure Bloch. Tutti filosofi. - Il pensiero di
Musil chiaro e arguto come quello dei francesi. Se vuoi paragonarlo a un tedesco, devi ricorrere
piuttosto a Lichtenberg. Peraltro gli hai impedito di dirti qualcosa di gradevole. Gli raccontai
quello che Musil mi aveva detto su Mendel Singer, quando costui scopre la figlia con il cosacco e
scappa e corre finch raggiunge la sinagoga e prega e poi decide di emigrare in America. E' la
trovata di un poeta, ha detto. Ed raro che Musil ammetta una cosa del genere quando si tratta di un
romanziere . - Il goy esagera disse Roth. E' facile che una cosa simile venga in mente a un
ebreo . - Conosco ebrei pi veri di te dissi che scrivono perfino in yiddish e non in tedesco e
che non hanno a ogni pagina trovate del genere. Non prendertela con lui se nel tuo Giobbe ha
colto soltanto un passo. Penso che tu conosca i romanzi di Asch meglio di come li conosco io.
Quanti di questi passi hai trovato in Asch?. - Conosci Asch di persona? mi chiese. No dissi.
N ho mai provato il desiderio di conoscerlo. Mi basta il suo dramma da strapazzo, Il dio della
vendetta.
Allincontro successivo Musil mi domand: Che studi ha fatto il suo amico Roth? . - Ha
frequentato come me il liceo e ha studiato germanistica per alcuni semestri. Ma pi colto di
quanto voglia apparire. Musil espresse il suo stupore per il modo quasi frivolo con cui Roth
trattava i problemi. lunico scrittore, ribattei, che evita qualsiasi discorso sulla letteratura ma parla
volentieri di scrittori e dimentica di volta in volta il giudizio che ne d.
Peccato che i due non si siano incontrati dopo la pubblicazione dell Uomo senza qualit e della
Marcia di Radetzky. Forse si sarebbero intesi meglio e avrebbero sicuramente trovato un grande
argomento di conversazione: la monarchia austroungarica. Entrambi infatti erano austriaci, anche in
quanto scrittori, una specie che non facile trovare in Austria a questo livello. I pi, infatti, sono
scrittori regionali.
Un decennio dopo, forse gi nel 1938 a Parigi, un esule austriaco mi domand se Roth avesse letto
Luomo senza qualit. Cera parecchia gente seduta al nostro tavolo, e fra gli altri Roth, che stava
scrivendo, ma ud la domanda e si affrett a rispondere di persona: Ne ho letto con piacere un bel
pezzo. Ma quando poi per mille pagine insiste a chiamare lAustria Cacania e ancora Cacania e di
nuovo Cacania, mi sono stufato. E' disgustoso! . E fu tutto quello che disse sull Uomo senza
qualit. In quellanno, per, non prendevo i giudizi di Roth su libri e persone cos alla lettera come
la gente seduta al suo tavolo.
Dopo la pubblicazione del primo volume del capolavoro di Musil, fu data alle stampe La Marcia di
Radetzky.95 Quando Musil da Berlino torn a Vienna,96 ebbi occasione di chiedergli se avesse letto
questo romanzo. Se lo prefiggeva, disse, ma ancora non ne aveva avuta loccasione. Ci tiene molto
a che io lo legga? mi domand. A essere sincero, s dissi. Mi piacerebbe sentire il suo giudizio,
il giudizio di un monarchico, su questo romanzo scritto da un monarchico. Molti mesi pi tardi
ritorn sullargomento. Aveva letto il libro, disse. E non aggiunse altro. Quando insistei, dichiar:
E' un romanzo di soldati, scritto con molto garbo. Lei ritiene che questo libro sia un romanzo
significativo? . - Un libro
devessere significativo a ogni costo? La definizione romanzo di soldati mi sembra per un po
troppo severa. Ammetter pure che Francesco Giuseppe vi fa una figura bellissima, con quella sua
dignit semplice, molto umana e dotata di un sottile senso dellumorismo. In altre opere stato
esaltato con cattivo gusto oppure banalizzato con astio. - Ritiene che fosse come lo descrive
Roth?. - Non lo so, dissi ma da noi in Galizia cera una grande venerazione per limperatore,
anche da parte di chi non aveva sentimenti monarchici. E' solo a Vienna che ho imparato a ritenerlo
un caro vecchio scimunito. - Nel romanzo per una figura marginale, e tutti gli altri sono a due
dimensioni. - Eppure il romanzo mi piaciuto molto, e anche limperatore come lo descrive
Roth.
In un passo del suo Giobbe Roth un poeta, disse Musil nella Marcia di Radetzky non lo
mai. Perch ne ha tanta stima?. - Per lei pi facile che per me. Lei, signor Musil, non legge i
suoi articoli sulla Frankfurter Zeitung risposi. E' proprio l che d il meglio di s. -
Reportage? chiese ironicamente Musil. E' gi avvenuto che un articolo abbia avuto vita pi
lunga di una grande opera. Basti pensare all'Histoire dun crime di Victor Hugo.97 Ritengo che
questarticolo vivr pi a lungo delle grandiose opere di Hugo, almeno al di fuori della Francia. -
Ma non dipende dallargomento? chiese Musil. Non lo ricordo pi. Anzi, non sono neppure
certo di averlo letto. - Non dipende solo dallargomento, bench il colpo di Stato di Napoleone le
Petit costituisca un tema importante. Ritengo possibile che il grande Victor Hugo passi alla storia
grazie a una serie di liriche e a questa descrizione o, diciamo, a questo reportage storico. Pu
sembrare grottesco; ma quante persone al di fuori della Francia leggono ancora Notre-Dame de
Paris? Forse Roth non un vero narratore, ma quando descrive grande. La sua descrizione del
monumento alla Battaglia delle nazioni un capolavoro.98 - Un feuilleton? domand Musil. S,
possiamo chiamarlo cos. Era un articolo sulla pagina culturale della Frankfurter Zeitung. Un
capolavoro. Per me quellarticolo vale quanto due o tre romanzi di Joseph Roth. Se lo sapesse, se la
prenderebbe con me. Ma lei deve credermi.
Promisi a Musil di mandargli larticolo di Roth e lui promise di leggerlo. Ma purtroppo me ne
dimenticai e lui non me lo ramment mai. Mi rincresce ancor oggi - non soltanto per Roth ma
anche per Musil.
Soltanto dopo la seconda guerra mondiale e dopo aver letto con grande piacere le lettere
dellimperatore alla signora Katharina Schratt, sino allora inedite, dovetti dare ragione a Roth, e
provai ammirazione per lui e per limperatore.99 Perch nelle sue lettere Francesco Giuseppe
esattamente cos come Roth, con mano lieve, lo ha delineato. Per quanti anni si scherzato e riso
del vecchio imperatore a causa del suo: E' stato bellissimo; mi ha fatto molto piacere. Aveva
adottato questa formula, e non se ne discosto per decenni. Si trattasse di presenziare a una mostra o
a una manifestazione, ogni qualvolta era costretto a pronunciare qualche parola, diceva: stato
bellissimo; mi ha fatto molto piacere. Ne ridevano perfino gli scolaretti. Ma lui, il vecchio
scimunito, vi si atteneva con ostinazione. Nel medesimo anno in cui lessi le sue lettere a Katharina
Schratt, un amico mi invi un libretto, anchesso pubblicato nel dopoguerra, in una collana dedicata
alla storia di Vienna. Fu grazie a questo libretto che scoprii la genesi di quella formula logorata
dagli anni. LOpera di Vienna, intendo dire ledificio, come noto ormai da un secolo uno dei
due teatri dopera pi belli del mondo. una questione di gusto se si d la preferenza a quello di
Vienna o alla Scala di Milano - sono i due esempi mai uguagliati. Non so come siano andate le cose
allitaliano cui si deve la Scala, ma con i due architetti viennesi la cittadinanza non si mostr certo
riconoscente. Entrambi furono rovinati dal progetto cui avevano dedicato lintera esistenza.100 Lo
scandalo per questa costruzione - a giudizio dei viennesi un vero fiasco - fu cos grande che in citt
si cantava una canzone la cui prima strofa era:
@
Siccardsburg und van der
Nll haben goar ka Stilgefhl.
Klassik, Gothik, Renaissance
ist bei ihnen alles aans.
[Siccardsburg e van der Nll
non han senso dello Stil.
Grecia, Gotico, Rinascimento -
mischian tutto nel cemento].
@@@
Questa canzone port uno dei due architetti al manicomio. Laltro sopravvisse allo scandalo fino
al giorno in cui gli comunicarono che Sua Maest limperatore, il nobile finanziatore dellimpresa,
si era finalmente pronunciato: Bisogna ammettere che ledificio un po troppo basso. A quelle
parole, larchitetto si suicid. Limperatore fu cos sconvolto per il fatto che una sua frase potesse
indurre un uomo a togliersi la vita, che da allora in poi non pronunci pi una sola parola su un
qualsiasi oggetto artistico o un qualsiasi spettacolo cui gli capitasse di assistere, se non la frase tanto
irrisa: E' stato bellissimo; mi ha fatto molto piacere.
Per quanto riguarda La Marcia di Radetzky, vorrei ancora aggiungere che anche in tal caso habent
sua fata libelli. A questo libro il destino ha arrecato lonta di essere lultimo letto non dal Fhrer in
persona, ma da un altro Adolf - anchegli austriaco, seppure
non cos autentico - prima di venire impiccato. A pochi giorni dalla morte, Adolf Eichmann
espresse il desiderio di leggere ancora due libri: Geschichte des Abfalls der vereinigten Niederlande
von der spanischen Regierung (Storia dellinsurrezione dei Paesi Bassi contro il Governo spagnolo)
di Schiller e, horribile dictu, La Marcia di Radetzky di Roth. Ho appreso questa notizia sconcertante
proprio qui a New York da un giornale in lingua yiddish, dopo che le ceneri di Eichmann sono state
disperse, come mi auguro, in una ben lurida cloaca. Quello stesso giornale mi domand una volta,
quando mor Richard Strauss, se ritenessi che il compositore fosse un nazista.
Risposi allinterlocutore che questo milionario della musica nel corso della sua vita si era s
occasionalmente abbandonato con piacere ad atteggiamenti antisemiti, e anche per il resto era, per
usare un eufemismo, un opportunista, ma, contrariamente a quanto tutti ritenevano, non un nazista.
Lo sapevo per aver letto con i miei occhi una lettera di Richard Strauss a Stefan Zweig, che me la
mostr a Parigi. Come risaputo, dopo la morte di Hugo von Hofmannsthal, Richard Strauss aveva
commissionato a quellebreo ancora pi autentico che era Stefan Zweig il libretto per lopera Die
schweigsame Frau (La donna silenziosa) . Questo avveniva prima della presa del potere da parte dei
nazisti. Ma molto tempo dopo il loro avvento, quando Stefan Zweig era gi un profugo
assai conosciuto a Londra, Strauss gli aveva chiesto un altro libretto per una nuova opera. Zweig
glielo sconsigli a causa delle difficolt a cui rischiava di andare incontro. Strauss allora gli rispose
con la lettera in cui lessi personalmente la frase che pressappoco diceva: Non si preoccupi di una
simile masnada. Quando quelli gi da tempo giaceranno nel letamaio della storia le nostre opere
avranno ancora piena vita. (Non garantisco la testualit, ma il senso s. E' possibile che la lettera
sia stata conserva-
ta).101 Il giornale in yiddish pubblic le informazioni da me fornite su Richard Strauss. Purtroppo
non mi interpell sul caso Eichmann / Marcia di Radetzky. Poich evidentemente non conosceva il
nome di Roth, e il titolo gli suonava giustamente marziale, inform i propri lettori aggiungendo tra
parentesi: Joseph Roth era uno Junker prussiano che scriveva romanzi militareschi.
LUMILIAZIONE INFLITTA DA ROTH A RUDOLF G. BINDING
Un giorno Roth sostenne di aver scoperto una piccola trattoria la cui cucina sarebbe piaciuta perfino
a me. E questo a Francoforte! Il tempo era gradevole e a quellepoca - eravamo nel 1929 -
Roth ancora camminava volentieri. Scendemmo lentamente lungo la Kaiserstrasse; vicino alla
Hauptwache incontrammo il signor Rudolf goy von Binding... cos lo chiamava Roth. Era uno dei
collaboratori della Frankfurter Zeitung che Roth detestava. Anchio lo conoscevo. Era uno snob e
un grande presuntuoso. Non occorre descriverlo: il povero, caro Klaus Mann lo ha sintetizzato in
una formula azzeccata e storicamente valida: Rudolf G. Binding, il Franz von Papen della
letteratura.102 Questa frase mi pi cara dellintero Doctor Faustus del padre.
Roth si ferm a salutarlo con la sua consueta cortesia, e ci intrattenemmo per un po. Nel
congedarci, Binding accenn a un suo invito a pranzo e fece il nome di una strada. Con mio grande
stupore, Roth si affrett a dire che anche noi andavamo in
103
quella direzione. Avrebbe preso un taxi e lo avrebbe fatto scendere davanti alla casa dei suoi amici.
Non conoscendo Francoforte cos bene come Roth, credevo che si trattasse di una breve deviazione,
e salimmo in vettura. La strada era molto distante e occorsero venticinque minuti per portare il
signor von Binding a destinazione. Ben presto mi accorsi che stavamo ritornando per il medesimo
percorso, e chiesi a Roth dove si trovasse la trattoria in cui mi voleva portare. Tacque, e in silenzio
raggiungemmo con il taxi di nuovo la Hauptwache dove Roth fece fermare la vettura, e
scendemmo. Perch lo hai fatto? gli domandai. Volevo umiliare il signor von Binding. -
Come? esclamai, in preda a una giusta ira. Lo umilii portandolo in taxi l dove lui voleva
andare?. - Tu non capisci disse. Il signor von Binding uno scroccone e non pu permettersi
un taxi. Voglio che si renda conto che per noi i soldi non contano. - Cretino che non sei
altro! Credi che se ne sia accorto? Sai che cosa si sar detto? Quei due ebrei orientali si sentono
onorati di accompagnarmi in taxi e stare cos in mia compagnia. E ha ragione a pensarlo. Stavolta
preferirei pranzare con Binding invece che con un idiota come te! . Dopo la minestra mi disse
pensoso: E' vero, a volte sono cos furbo da rasentare la stupidit. - A volte? Sette volte alla
settimana! .
Sino allultimo suo giorno, entrambi adoperammo sovente la parola umiliare nel senso
conferitogli da Roth, ricavandone sempre grande spasso.
COME JOSEPH ROTH INCORONO IL VECCHIO GECK
Non so in quale anno fui chiamato da Vienna a Francoforte per sostituire un redattore della
terza pagina. Dovevo prendere il posto di Heinrich Hauser, figlio di un ammiraglio tedesco, a cui il
lungo servizio prestato sulla terraferma era diventato insopportabile.103 Lavor ancora qualche
tempo al mio fianco, per introdurmi nel lavoro. Poi rimasi solo nellufficio di redazione, e questo
non mi andava a genio. Non il lavoro, intendo dire, ma la sedentariet. Lavorare in un ufficio, sia
pure di redazione, era unattivit troppo tranquilla per i miei gusti. Nelle stanze adiacenti, i miei
vicini erano, a sinistra, il vecchio Geck e, a destra, il dottor Kracauer.104 Ogni mattina la posta era
suddivisa in tre mucchietti, uno sul tavolo di Geck, uno su quello di Kracauer e uno davanti a me.
Con la sua lunga esperienza, il vecchio Geck se la sbrigava in un baleno. Pr un po resisteva a star
solo, poi, titubante ma imperterrito, veniva nella mia stanza dove il mio mucchietto era stato
sbrigato solo a met, non per insegnarmi magari a cavarmela in minor tempo - non
adduceva neppure quella scusa -, ma semplicemente per una chiacchierata mattutina. Io veneravo
Geck quando ancora ero un semplice lettore della Frankfurter Zeitung e non ne conoscevo il
nome, poich firmava con la sola sigla CK; mi imponevo quindi uno sforzo di volont perch non
si accorgesse che mi disturbava nel lavoro. Ma il vecchio Geck - che tutti in redazione chiamavano
cos, come se la vecchiaia fosse un attributo inventato apposta per lui -era troppo sensibile per non
capire che non ero abbastanza allenato per poter contemporaneamente lavorare a un testo e
chiacchierare. Un giorno perci si mise davanti al mio tavolo ed esord: Caro dottor Morgenstern,
vedo con piacere che di settimana in settimana sbriga la posta sempre pi rapidamente, bench io
abbia tentato con ogni mezzo a mia disposizione di impedirle un progresso ancora pi rapido. Io
per, come lei forse avr gi notato, sono un chiacchierone incallito. Lo ero gi nei miei anni verdi.
E ho tenuto conto di questa mia caratteristica universalmente nota. Come vecchio chiacchierone, ho
fatto in modo che tutti lo sapessero. Per me ho ideato un epitaffio e poi lho messo per iscritto in
bella grafia:
@
Hier ruht Geck, ein Dichter.
Geh weg, sonst spricht er.
[Geck il poeta qui giace.
Allontanati finch tace].
@@@
Se fino ad allora io lo avevo venerato come scrittore, da quel giorno mi innamorai del vecchio
Geck. Fu proprio nellanno del suo sessantesimo genetliaco. Eppure tutti lo chiamavano sempre e
soltanto il vecchio Geck e io, cretino, li imitavo. Un giorno ar
rivo a Francoforte Roth - probabilmente perch aveva di nuovo bisogno di un anticipo. E, per
cancellare quellimpressione, rimase due, tre settimane. Come sempre, quando ci trovavamo per
qualche tempo nella stessa citt, fummo inseparabili.
Roth naturalmente conosceva la baracca al gran completo: redattori e stenodattilografe senza
esclusioni. Parlammo com ovvio anche di Geck. Per festeggiarne i sessantanni il giornale
pubblicava proprio allora una scelta dei suoi articoli. Gli raccontai come questo omaggio avesse
reso felice Geck e quanto trovassi incantevole quella raccolta. To, disse Roth trovi incantevole
quelluomo senile? Un chiacchierone! . - Senti, Roth, non chiamarlo senile. Leggiti con calma il
volume. E' incantevole. Vi sono brani che potrebbero benissimo figurare nello Schatzkstlein105 di
Johann Peter Hebel. Lo svevo Geck non il vecchio Geck e tanto meno quelluomo senile. E'
un fratello in spirito di Hebel.
Alcuni giorni dopo arrivai, con il consueto lieve ritardo, nel mio ufficio in redazione. Il
vecchio Geck si precipit fuori dalla sua stanza, con il giornale che gli tremava fra le mani: Dottor
Morgenstern, lo ha gi letto? Il suo amico Joseph Roth mi ha incoronato sul nostro giornale! . Non
piangeva, il vecchio Geck, ma poco ci mancava. Mi sedetti e lessi il peana scritto dal nostro Roth.
Anche io ero sul punto di piangere, ma di rabbia. Tutto quello che gli avevo detto di Geck e del suo
illustre modello Johann Peter Hebel formava il nucleo, ben incastonato, dellarticolo. Mancava
soltanto lespressione fratello in spirito (probabilmente la considerava esagerata).106 Confesso di
aver provato la forte tentazione di rivelare al vecchio Geck di quale materiale fosse composta la sua
corona. Ma non avevo il coraggio di offuscare la gioia a quel festeggiato cos felice.
Come se nulla fosse, Roth venne a prendermi per andare insieme a pranzo. Come se nulla fosse, lo
seguii. Dopo mangiato dissi: C un proverbio slavo. I polacchi sostengono che polacco, i russi
che russo: Il berretto brucia sulla testa del ladro. Ieri laltro, quando eri impegnato a
incoronare - come dice lui - il senile Geck - come dici tu - non ti bruciava il berretto in testa? .
- Anzitutto non porto berretti. In secondo luogo gi pi volte ho preso in prestito da te qualcosa
negli anni in cui eri troppo pigro per metterlo sulla carta. In terzo luogo sapevo che non lavresti
raccontato a Geck. - Ah, lo sapevi o semplicemente lo speravi? . Fece una risata e disse: Lo
sapevo, lo sapevo! . - Bene, lo sapevi. E hai ragione. Non svaluter la corona del vecchio Geck.
Ma ho gi escogitato unaltra punizione. Quando sar di nuovo a Vienna, racconter a tutti quelli a
cui questo genere di cose pu interessare che tu, al tuo amato imperatore Francesco Giuseppe, fai
portare un vecchio berretto sgualcito - un berretto da ufficiale, e non un chep, come si chiama
davvero. - Io? domand indignato. Io ho scritto che porta un vecchio berretto? . - S, lo
hai scritto e ne ho goduto immensamente. Una cosa simile pu accadere, certo, solo a uno scrittore
che non ha mai portato sulla testa un chep perch arrivato soltanto al grado di maresciallo... detto
fra noi. E a Vienna racconter anche questo. - Dir che menti. - E io mostrer il brano dove,
nella tua prosa cos fiorita, si parla del berretto dellimperatore.
Il giorno seguente pass a prendermi non per il pranzo, ma solo per la cena. A tavola torn a parlare
della memorabile incoronazione nella Eschenheimer Gasse, e infine disse: So che non ti
vendicherai perch sei troppo pigro per farlo. - Mi sopravvaluti. Non sono cos pigro. Gi ieri
avrei detto volentieri a quelluomo da me venerato che razza di imbroglione tu sia. Ma ho riflettuto
e ho capito che tu ormai, pubblicando cos tanto, sei ampiamente conosciuto e che il mio elogio
avr un effetto ben maggiore se attribuito a te. In fondo bisogna dire a tua discolpa che il modo in
cui avevo formulato la cosa segretamente ti deliziava e ti ispirava a tal punto da renderti davvero
impossibile, pur con tutta la buona volont, citare il mio nome. Hai almeno letto il libro?. -
Macch! Posso fidarmi del tuo giudizio. E provo una gioia birbona.
1934
Dopo lignobile vittoria dei putschisti austriaci non sopportavo pi di rimanere a Vienna. Decisi
di emigrare e di recarmi, per il momento, da solo a Parigi. Nei primi giorni mi aspettavo di essere
arrestato per ordine del comandante della Heimwehr (Milizia patriottica), il principe Starhemberg.
Negli ultimi anni non avevo potuto fare a meno di lanciare ripetute invettive sulla Frankfurter
Zeitung contro chi andava preparando la guerra civile. Un articolo in particolare, dal titolo Se la
polizia va ad acciuffare la verit, aveva suscitato la collera del principe, come mi fu riferito da uno
dei suoi aiutanti, un tenente ungherese.107 Lamico Alban Berg comprendeva la mia decisione di
partire. Ma fece di tutto per dissuadermi. Influenzato dallentusiasmo di Karl Kraus per la sconfitta
dei socialdemocratici, cercava di convincermi ad aspettare. Bench si divertisse a leggere gli
attacchi contro il principe che capitanava la Heimwehr, riteneva che mi avrebbero lasciato in pace
in quanto ormai non scrivevo quasi pi per la Frankfurter Zeitung. Anche altri amici, in
particolare quelli che, se si fossero sentiti costretti, ben volentieri avrebbero abbandonato Vienna,
erano dispiaciuti allidea che me ne andassi. Alban, il quale era in buoni rapporti con un industriale
che produceva valigie, mi regal una valigia capiente, assai leggera (ancor oggi in mio possesso) e
Helene mi regal un libro di Arnold Schnberg: Texte108 - e al momento del commiato vi scrisse
come dedica Partir, cest toujours mourir un peu. Era il sentimento che provavo anchio. Ma tre
giorni dopo il trionfo della Heimwehr ero gi a Parigi.
Per la prima volta in vita mia riuscivo finalmente a metter piede in questa citt. Alla stazione
ebbi tempo di pensare a quante volte avevo sognato di fare un viaggio a Parigi. Proprio il giorno del
mio arrivo, infatti, era scoppiato uno sciopero. Sedevo, davanti ai binari, sulla mia valigia. E
nessuno giungeva a trarmi in salvo. Che Roth venisse a prendermi alla stazione lo avevo sperato,
senza tuttavia aspettarmelo. Ma che Karol Rathaus lavrebbe fatto, di questo ero sicuro. Me ne stavo
quindi seduto, felice di essere finalmente a Parigi. Anni addietro avevo preso parte a un ricevimento
a cui era stato invitato anche Rainer Maria Rilke. Per tutta la serata si parl naturalmente di Parigi.
Era un argomento a cui potevo contribuire soltanto con il silenzio. Il famoso poeta, non lontano dal
quale ero seduto, lo not e, con la sua consueta benevolenza, mi coinvolse nella conversazione.
Quando approfittai della prima occasione per dirgli che non ero ancora stato a Parigi, mi guard
stupito e domand incredulo: Lei non mai stato a Parigi?. E aggiunse subito:
Dovrebbe rimediare presto. Si trover bene. - Perch lo crede?. - Perch nellistante in cui
scender dal treno, tutti penseranno che lei sia francese. - Fino a che non aprir bocca e i parigini
sentiranno il mio francese da Istituto Berlitz. - Non fa nulla; resta la prima impressione, e avr gi
conquistato la loro simpatia. Questo molto importante. Dovunque, e specialmente a Parigi. Perch
i suoi abitanti, in fondo, sono xenofobi.
Non ero lunico a star seduto sulla propria valigia. Coloro che avevano con s pochi bagagli si
dileguarono ben presto. Quelli con bagagli pesanti facevano come me: sedevano in attesa della
salvezza. La mia sopraggiunse di l a poco. Karol Rathaus, che aveva composto la musica per alcuni
film di successo, aveva numerosi amici. Uno di loro, con la sua automobile, accompagn alla
stazione lui e Gerta Rathaus, che cos mi vennero a prendere. Karol, un amico dinfanzia che
conoscevo da pi anni e mi era caro pi dello stesso Roth, rifiut di accompagnarmi subito allHtel
Foyot, dove questultimo alloggiava. Trascorsi a casa sua le prime tre settimane.
Il mio aspetto lasci sgomenti gli amici. Soltanto allora mi accorsi di quanto fossi deperito negli
ultimi giorni, in seguito alla guerra civile austriaca. Il brutale attentato al governo socialdemocratico
ebbe leffetto di annichilire qualsiasi abitante di Vienna che non fosse schierato a fianco dei
putschisti. Io non ero mai stato socialdemocratico. Ma il giorno in cui udii i colpi di cannone in citt
e venni a sapere che la Heimwehr aveva aperto un pesante fuoco dartiglieria contro gli edifici
operai di recente costruzione, mi scoprii disposto a compiere qualsiasi follia. Dalla radio appresi che
lo Schutzbund (la Lega di difesa socialdemocratica) stava tentando di raggiungere la Stazione-Sud
per tagliare alla Heimwehr i rinforzi provenienti dai territori meridionali. Io abitavo nei pressi della
stazione109 e sentii il mio cuore accelerare i propri battiti quando decisi: se agli uomini dello
Schutzbund riesce di raggiungere la stazione e se mi danno un fucile in mano, io sar dei loro. Ho
detto poco sopra che avrei fatto qualunque follia: non perch la battaglia fosse ormai persa e i
putschisti stessero vincendo, ma perch lintera sollevazione fu la cosa pi stupida che mai sia stata
provocata da putschisti. I socialdemocratici austriaci erano lunico partito socialista ad aver
conseguito risultati fondamentali per il proprio paese. Se i socialdemocratici tedeschi avessero
compiuto qualcosa di anche solo lontanamente analogo, la catastrofe in Germania si sarebbe evitata.
Dopo la distruzione del grande partito socialdemocratico tedesco, i socialisti austriaci erano
talmente isolati da essere disposti a qualsiasi compromesso. I loro nemici per, su istigazione di
Mussolini e purtroppo anche del Vaticano, resi ciechi dal furore non scorsero a Vienna altri
avversari se non i rossi.
Soltanto a Parigi mi resi conto di quale pericolo si corre quando ci si trova in mezzo a una guerra
civile. Non sono mai stato un uomo dazione. E nessuna idea politica mi ha mai infiammato al
punto da indurmi a partecipare a una battaglia. Eppure, perfino un individuo solitario e inattivo
come me era pronto a tutto. Probabilmente il mio amore per la citt ebbe un ruolo decisivo. Ne ho
parlato fin troppe volte per insistervi ora. Mi rendevo conto del fatto che questo putsch aveva
inferto il colpo di grazia allamata citt, che gi dal crollo della monarchia aveva cessato di essere
una capitale europea. Di questo i putschisti si avvidero ben presto - dopo luccisione del cancelliere
Dollfuss. A Vienna furono impiccati undici assassini nazisti, che morirono gridando Heil Hitler. E
ci avvenne in quel medesimo 1934, a soli quattro mesi di distanza dallimpiccagione, da parte
degli sgherri del governo semifascista di Dollfuss, di alcuni dirigenti socialdemocratici, che a
Vienna avevano difeso il governo legittimo, democraticamente eletto nel 1932.
Di queste cose avevo molto da raccontare ai miei ospiti e, in seguito, a Roth. Tutti si davano
premura di mostrarmi Parigi e di farmi dimenticare gli avvenimenti che tanto mi avevano scosso
nellultimo periodo viennese. Non voglio con ci dire che Roth mi accompagnasse, per esempio, a
visitare i musei. Lui stesso, probabilmente, entrava in un museo solo se aveva lintenzione, anzi,
lincarico di descriverlo in un articolo da dare poi a un giornale. In compenso mi portava in buoni
ristoranti. E questo per lui era un sacrificio. Ora per non mi rimproverava pi di mangiare
eccessivamente, perch si rendeva conto che ero dimagrito troppo e avevo ormai quel peso da
fachiro da me raggiunto nei primi anni del dopoguerra.
Nel giro di tre settimane mi ero ristabilito al punto che il mio amico Karol, sin dallinfanzia un
practical joker,110 mi promise di portarmi in un posto dove si mangiava particolarmente bene.
Guidato dalla moglie Gerta, mi condusse al famoso Sphinx, un locale in cui, appena oltrepassata la
soglia, ci si trova in un ambiente saturo di profumi, dove una dozzina di ragazze completamente
nude accoglie chi entra esibendosi allistante in scene di autentica seduzione. Ai tempi memorabili
della prima guerra mondiale avevo frequentato insieme a Karol non pochi bordelli, specie in
Ungheria. A buon diritto lui immaginava che, entrando in quel locale, non avrei assunto unaria
distaccata, e godette appieno del mio sbalordimento, resogli ancor pi saporito dallinnegabile
spasso di Gerta. Con ogni evidenza lei era una habitue, perch io non ero di certo lunico amico cui
Karol riservasse questa sorpresa parigina.
Dopo tre settimane ritrovai la libert di spirito sufficiente per riprendere il lavoro al mio
romanzo. Avevo iniziato il libro nel 1930, lanno in cui persi il piacere di lavorare per un giornale.
A lungo avevo vagheggiato la professione di critico teatrale, immaginandola come la mia
occupazione ideale. Intraprenderla a Vienna non era possibile, e del resto mi avrebbe dispensato ben
poco diletto. I critici teatrali della citt, vecchi redattori locali, avevano un atteggiamento addirittura
ostile nei confronti di un nuovo arrivato. Quando mi trasferii a Berlino, nutrivo qualche speranza a
riguardo. Una speranza piuttosto vaga: avevo una lettera di presentazione per il responsabile della
terza pagina della Vossische Zeitung, Monty Jacobs,111 che mi ricevette con molta cortesia e mi
invit a collaborare. Era un uomo assai amabile. Gi allora ero tentato di dire: un gentleman. Non a
causa del nome inglese, ma per la naturalezza delle sue buone maniere. Dopo avermi fatto diverse
domande, mi consigli di iniziare con recensioni letterarie. Io, in piena ingenuit, gli risposi: Pi
di tutto mi piacerebbe iniziare con critiche teatrali, Monty Jacobs, allora, mi rivolse uno
sguardo da nonno affettuoso e disse: Vuole quindi ereditare il mio posto? Il critico teatrale qui
sono io. Non si inizia con le critiche teatrali. Si avvicin a una vetrina, lapr e disse: Ecco file
intere di libri. Si scelga un volume, lo recensisca e torni da me. Io osservai i ripiani e, con mia
grande sorpresa, scoprii, tra quelli che nessuno voleva recensire, anche tre libri di Franz Kafka e,
cosa che mi depresse ancora di pi, Il buon soldato Svejk di Jaroslav Hasek. Estrassi questi
volumi, li mostrai al signor Jacobs e chiesi se potevo portarli via tutti. Guard i titoli, poi mi
osserv pensoso e disse: Prego, ne prenda quanti e quali lei desidera.
Non ricordo pi la recensione con cui inizi la mia collaborazione alla Vossische. Certo
che larticolo sul Buon soldato Svejk, dal titolo Il mito dello smargiasso Svejk, contribu non poco a
farmi chiamare alla Frankfurter Zeitung.112 Prima che me ne andassi, Monty Jacobs mi domand:
Ha mai pubblicato qualcosa su un giornale?. - Un breve articolo sul Berliner Tageblatt. - Di
che trattava?. - Era un necrologio di Franz Kafka. Alcuni giorni dopo la sua morte, il
declamatore Ludwig Hardt organizz una commemorazione, e io ne riferii.113 -Lo ha firmato con
il suo nome?. - S, ma avevo firmato S. Morgenstern. Larticolo era scritto a mano e come nome
fu stampato non S. ma G. Morgenstern. - Immagino che fosse molto dispiaciuto. - Al contrario,
ero contento. - Contento? esclam. Come mai?. - Ho sempre provato timore al solo pensiero
che il mio nome figurasse su un giornale. Un giornale oggi lo leggi e domani lo butti nella
spazzatura. Questo mi ha trattenuto per anni dal collaborare a un giornale. Hardt mi costrinse in
certo qual modo a scrivere il necrologio di Kafka. Fu lunico ad apparire sulla stampa tedesca. Ne
vennero pubblicati soltanto altri due: uno a Praga, di Max Brod, e uno di Anton Kuh.114
Questo non interessava affatto Monty Jacobs: Quindi lei era contento che avessero storpiato il suo
nome? Nessun lo sa, ed sopraffino, che mi chiamo Strepitolino?115 E lei vorrebbe diventare un
giornalista?. - Ma perch, un critico teatrale un giornalista? domandai. Scosse la testa nel
rispondermi: Non completamente, a dire il vero. Gli chiesi: Si ricorda, signor Jacobs, quel che
Daniel Spitzer, il pi grande autore viennese di elzeviri, disse a proposito dellarticolo di terza
pagina? Un articolo che non dovrebbe figurare su un giornale eppure vi compare, un articolo di
terza pagina. Jacobs rise: E per tutta la vita non ha scritto altro che elzeviri . - Gi, sei volumi
cos famosi da essere tradotti perfino in turco. - Jacobs mi conged con un sospiro amichevole e
una calorosa stretta di mano.
Con me Monty Jacobs fu sempre come un buon padre, e spesso da ci trassi vantaggio. Ogni
volta che ero in difficolt economiche potevo andare da lui in redazione: bastava che scrivessi il
titolo di un articolo da mandargli in seguito, perch mi facesse pagare senzaltro un anticipo. Gi
questo solo fatto mi rendeva assai piacevole collaborare alla Vossische Zeitung. Era il pi antico
giornale tedesco, ma non aveva allora unalta tiratura. Era di propriet delleditore Ullstein, cui
appartenevano anche diversi altri giornali e riviste. La Vossische, che negli anni Venti non
costituiva probabilmente unimpresa redditizia, fungeva per la grande azienda da ornamento di
prestigio. Soltanto nelle pagine culturali si tentava di essere moderni secondo i canoni di Berlino.
Del resto, questa parte del giornale non veniva stampata in appendice, era un inserto a s stante dal
titolo: Pagine dintrattenimento. Ci talvolta produceva effetti grotteschi. Un giorno ad esempio
la Vossische riport in prima pagina, comera logico, la notizia della morte del grande scrittore
viennese Arthur Schnitzler, con la precisazione: Per i particolari, si vedano le Pagine
dintrattenimento .116
Dopo due anni fui assunto dalla Frankfurter Zeitung e inviato a Vienna come corrispondente
culturale, con lincarico anzitutto di critico teatrale. Passati tre anni, non ne potevo pi e un giorno
decisi: sono stufo di scrivere di qualcosa. Se non sono capace di far altro, se non so scrivere
qualcosa, da bravo borghese ripiegher sulla giurisprudenza.
Il lavoro al mio romanzo fu interrotto due volte da eventi di portata storica mondiale. La presa
del potere da parte di Hitler in Germania, quel che a ci aveva condotto e quel che ne poteva
derivare mi tennero per diversi mesi assai pi occupato che non il lavoro a un romanzo. Il putsch a
Vienna, e quel che a ci aveva condotto mimpedirono ugualmente di scrivere un romanzo. In simili
frangenti un lavoro del genere mi pareva grottesco. Per tutta la vita non ho mai capito, e ancor oggi
che sono vecchio continuo a non comprendere appieno, come sia possibile starsene seduti alla
scrivania mentre popoli e mondi vanno in rovina e come si possa, in quanto artisti e poeti,
continuare indisturbati a produrre arte o, addirittura, opere dintrattenimento per il bene di tutti - o
per puro diletto. Perch lo si faccia, lo saprei anche dire, ma come ci si riesca mi lascia perplesso. E
con questo chiuderei largomento, per quanto ridicola e disfattista possa sembrare la mia posizione.
Dopo il mio trasferimento allHtel Foyot, dove lui viveva da anni, Roth e io eravamo
naturalmente ogni giorno insieme. Roth volle sapere subito a che punto fosse il mio romanzo.
Credo di averne terminati circa due terzi. Devo darci unocchiata con un po di calma perch,
come puoi immaginare, negli ultimi mesi non ero nello stato danimo adatto n avevo la forza
sufficiente per proseguire nella stesura del libro. - Devi cercare di terminarlo in fretta. Abbiamo
perso il nostro mondo. La mia situazione relativamente migliore rispetto alla tua, perch i miei
libri mi hanno gi fatto conoscere allestero. Ma non servir gran che. Per, come si dice a Vienna:
Besser wie gornix (Meglio di niente). Tu, Soma, arrivi quasi in ritardo: come pu uno che in
questo momento scrive in tedesco farsi un nome allestero essendo un profugo?.
Questo colloquio si svolse nella piccola sala di lettura dellalbergo che, come avrei ben presto
scoperto, era diventata lo studio di Roth. Qui se ne stava per ore, si faceva portare dal garzone, che
a Parigi si chiama chasseur, il suo carburante, e scriveva. Qui riceveva le sue visite, e scriveva. Qui
leggeva i giornali, e scriveva. Al piccolo albergo di vecchio gusto, la cui fama era dovuta a un
ristorante di primordine, non dispiaceva affatto che Roth si fosse annesso la sala di lettura. La
maggior parte dei clienti del ristorante erano senatori francesi, i quali non venivano certo a leggervi
i giornali. Questa saletta fu una vera fortuna per Roth. Non alloggiava da solo al Foyot: ci viveva
insieme con la signora Manga Bell e i due figli di lei, un maschio e una femmina, entrambi in et
scolare. Da sempre Roth era abituato a scrivere in pubblico; gi lo faceva a Vienna, dove di
preferenza scriveva in un caff tranquillo. Negli anni successivi viaggi molto per la Frankfurter
Zeitung. E labitudine di scrivere in pubblico divenne il suo modo di lavorare.
Quando mi alzai dopo il nostro primo colloquio per tornarmene in camera, disse: Mi trovi
sempre qui, ogni volta che ne hai voglia. Non mi disturbi. Ho sempre tempo. Solo gente priva di
talento non ha tempo. Kesten, che abita qui, non ha mai tempo. Io ho sempre tempo. Siccome
condividevo questa opinione, nel corso dei giorni, delle settimane, dei mesi lo interruppi spesso
mentre scriveva. La sua affermazione, secondo la quale lui aveva sempre tempo, era serissima e
veritiera. Ogni volta che, terminato un colloquio, volevo alzarmi per tornarmene in camera a
lavorare, lui mi tratteneva con il pretesto che in questo modo poteva far credere allalbergo di non
essere il solo a occupare la saletta. Allo chasseur che gli serviva le bevande, un ragazzo di circa
diciassette anni, aveva proposto di rinunciare al lei. Intendo dire che non era solo Roth a dare
del tu al garzone, ma anche questultimo a lui. E presentava sempre il ragazzo, un alsaziano,
come il suo bon ami. Anchio mi ci affezionai, e lui divenne effettivamente un buon amico mio e
di Roth. Allorch quattro anni pi tardi, nel 1938, tornai a Parigi, quando lHtel Foyot non esisteva
pi e ledificio che laveva ospitato si trovava gi in uno stato di progressiva rovina, lex chasseur,
ogni volta che il suo mestiere glielo permetteva, veniva a trovarci come un vecchio amico. In
seguito fu chiamato alle armi e destinato, durante la drle de guerre, alla linea Maginot, ma
continu a farmi visita anche dopo la morte di Roth - a meno che non mi trovassi giustappunto in un
campo di concentramento.
Nel 1934 Roth ancora si muoveva; ancora non prendeva un taxi per un percorso di dieci minuti
a piedi. Al contrario: quando due mesi dopo mia moglie mi raggiunse a Parigi, andavamo spesso in
quattro, con la signora Manga Bell, dallalbergo, vale a dire dal Jardin du Luxembourg, per il
boulevard Saint-Germain e place de la Concorde fino a rue Lincoln, un vicolo laterale degli
Champs-Elyses, dove cenavamo. Roth non aveva ancora i piedi gonfi e il ventre cascante. Talvolta
era anche sobrio per ore intere. Infatti viveva, per cos dire, en famille con la donna e i ragazzini. E
bench non mangiasse regolarmente, consumava almeno un pasto al giorno.
Trascorsi a Parigi circa tre mesi.117 Furono i mesi pi diligenti della mia vita. Eppure mi avanzava
tempo a sufficienza per imparare a conoscere un po la citt. Cos come io ero innamorato di
Vienna, Roth lo era di Parigi. Amava la citt e amava i suoi abitanti. Si dice dei parigini che siano
xenofobi, elitari e inaccessibili agli stranieri. E' vero, ma vale soprattutto per i turisti. Uno scrittore,
un artista, se padroneggia la lingua, non incontra difficolt a farsi degli amici - pur se non con la
stessa facilit con cui ci accade, ad esempio, a Vienna. Roth amava Parigi anche per il semplice
motivo che vi riscuoteva successo; e amandola, amava la Francia.
Nei primi tre mesi del soggiorno parigino, nel corso dei quali dedicai pi tempo alla stesura del
romanzo che non ai miei interessi per la citt, ancora non ero in grado di cogliere lambivalenza del
rapporto che legava Roth a Parigi. Ma proprio perch aveva perduto, come me, lantica patria, come
me ne lamentava ora la perdita - pur se in misura, a mio parere, eccessiva. Quotidianamente dovevo
raccontargli a che cosa avessi assistito a Vienna nei giorni della guerra civile. Roth aveva sempre
parlato
pi di scrittori che di letteratura, e, analogamente, della guerra civile gli interessavano non tanto
gli eventi quanto latteggiamento di coloro che conosceva personalmente. Hai visto Tschuppik in
quei giorni?.118 Gli raccontai che il secondo giorno dei combattimenti ero andato a trovare
Tschuppik il quale, per la prima volta nei lunghi anni della nostra amicizia, mi aveva condotto senza
parlare nella sua camera allHotel Bristol, per raccontarmi a quattrocchi che cosa pensasse del
putsch. Nella misura in cui si addice pubblicarle, ho citato le parole di Tschuppik in unaltra parte
delle mie memorie.119 N dimenticai di riferire a Roth che, dopo questo accesso dira, il vecchio
giornalista solitamente cos cinico mi aveva abbracciato e aveva pianto. Che cosa ha scritto Ely
sulla Stunde? volle sapere Roth.120 Tutti i giornaletti la cui pubblicazione era autorizzata,
hanno scritto bollettini di guerra che sembravano veri e propri inni, nel tono dei primi bollettini
della Grande Guerra sulle travolgenti vittorie sul fronte orientale. Ely annunciava con esultanza il
primo bombardamento del pi grande complesso edilizio per operai, il Karl Marx-Hof. Gli
altri fogli non erano da meno. - I caff erano aperti?. - S, e i tram viaggiavano. Conosci il
penetrante scampanellio dei tram viennesi: lo udivo frammisto al bum bum dellartiglieria. Un
cameriere del Caf Museum mi bisbigli: Il sindacato dei tranvieri lunico che ha tradito e non
partecipa ai combattimenti. Non ho potuto verificare se questa voce avesse un fondamento. -
Raccontami qualcosa che mi faccia particolarmente piacere. - Il terzo giorno mi trovavo
allangolo fra la Operngasse e la Ringstrasse. Mentre la colonna di un reggimento della Heimwehr
in assetto di guerra marciava sul Ring, vidi il vecchio principe Schwarzenberg,121 che era fermo
davanti a me, puntare un bastone verso gli uomini in marcia, e lo sentii dire: Questa vitto
ria non avr lunga vita. Lo disse a voce molto alta, e il bastone gli tremava nella mano. Il
monarchico Roth fu lieto di udire ci, sperando evidentemente che il suo rampollo dAsburgo
avesse ancora una chance.
Ogni tanto, di sera, Roth mi domandava: Quante pagine hai scritto oggi?. Quando gli dissi che la
stesura del romanzo mi risultava meno faticosa di quella di un articolo per il giornale, convenne:
Anche per me lo stesso. Cio: fino a un certo punto era cos anche per me. In un contesto
analogo, una sera mi disse: Voglio farti una domanda personale. Rifletti bene. Potrai rivolgermi a
tua volta la stessa domanda: mi sai dire quando ci sei arrivato? .
- Che cosa intendi?. - Ti dir anzitutto quando ci sono arrivato io. Allora capirai che cosa
intendo. Per molti anni, dopo aver scritto un articolo, ho avuto ogni volta una terribile sensazione:
E' lultimo che scrivo mi dicevo. Come far a scrivere il prossimo?. Questo dur finch non
lessi Proust. Ci sono arrivato grazie a Marcel Proust. Da allora so in che modo devo scrivere.
Bench io non imiti affatto Proust, come tu ben sai. Quando ci sei arrivato tu? .
- Adesso comprendo la domanda. Spero che non ti meraviglierai se ti dico come e quando ci
sono arrivato io. A te servito Proust, a me invece sorprendentemente ha dato una mano non uno
scrittore ma un compositore. E, doppia sorpresa, un compositore russo di nome Modest Musorgskij.
Durante un concerto ho sentito per la prima volta un suo brano musicale e sono tornato a casa con la
sensazione: Ora so come scrivere. Lo capisci?. - S, bench io, in fatto di musica, sia un profano.
Ma ne hai gi parlato a un compositore? E lui, lo ha capito?. - Lho detto prima di tutto a uno
scrittore. Per, come sai, ho un amico, Alban Berg, a cui ho dato da leggere, come a te, le prime
cento pagine del mio romanzo - pochi mesi dopo che tu le avevi lette, avvisandomi con un
telegramma che non esistono trifogli bianchi. Alban mi telefon e disse fra le altre cose: Tu scrivi
nello stesso modo in cui Musorgskij compone. E questo mi rallegr e mi stup in pari tempo. Ecco
perch mi sono arrischiato a raccontartelo, confidando nella tua comprensione. - Lo hai detto al
nostro amico Karol Rathaus? . -No, perch non gli ho nemmeno mostrato il mio romanzo .
Quando ebbi terminato a Parigi il libro, ne diedi in lettura una copia a Roth e una a Karol. Della
reazione di Roth parler in seguito; Karol fu profondamente impressionato dal mio primo romanzo
e vi torn sopra cos tante volte che mi dimenticai di dirgli quale fosse il mio debito nei confronti di
un musicista. Soltanto molti anni dopo mi ricordai di farlo.
A New York, dove giunsi nel 1941, incontrai casualmente per strada un famoso viennese che avevo
conosciuto nel 1934, con cui per non avevo avuto ulteriori rapporti. Jacques de Menasce viveva
dalle mie parti, e cos divenni amico suo e della moglie Georgette.122 Era un buon pianista e si
dedicava alla composizione. Avendo iniziato tardi, non era ancora molto conosciuto. Quando la
traduzione inglese del mio romanzo apparve a New York, i nuovi amici lo lessero naturalmente
subito. Immediata fu la reazione di Jacques, che noi chiamavamo Jimmy: Si meraviglier di quel
che le dico: Il suo romanzo non mi fa venire in mente unopera letteraria ma un musicista, e per la
precisione Musorgskij . - Mi sarei meravigliato, se un compositore che lei ben conosce non
avesse detto quasi la stessa cosa. - Di chi si tratta?. - Di Alban Berg. Sia Jimmy che Georgette
ne furono felici. Uno dei giorni successivi andai a trovare a Flushing Karol Rathaus. Aveva appena
letto per la seconda volta il mio romanzo, ora per nella traduzione inglese. Parlammo natu-
ramente pi della traduzione che del libro. E mi venne in mente di raccontargli quello che mi
avevano detto Alban Berg anni addietro e Jacques de Menasce pochi giorni prima. Karol era molto
meravigliato e continuava a chiedere: Come pu un musicista influenzare uno scrittore?. Gli
raccontai del mio colloquio con Roth a Parigi, e Karol si meravigli ancora di pi. Nel corso degli
anni torn ripetutamente sullargomento. Questo mindusse a riflettere su un altro interrogativo:
perch due musicisti, nessuno dei quali era mio amico da tanti anni come Karol, avevano scoperto
un aspetto importante di me che era sfuggito a un amico di vecchia data cos intimo? E giunsi alla
seguente conclusione: Alban, come tutti gli allievi di Schnberg, era un intellettuale. Karol era un
talento naturale, un musicista entusiasta di far musica, non un intellettuale. Jacques de Menasce
come compositore era, in senso buono, un dilettante123 ma, come conoscitore della letteratura
musicale, era senzaltro un intellettuale. Non voglio certo affermare di aver descritto correttamente
questo fenomeno. Suppongo che esista uno strato pi profondo dietro le sorgenti della creativit,
dove larte non ancora suddivisa in generi.
AllHtel Foyot alloggiai per i primi due mesi in una stanzetta mansardata che aveva le dimensioni
di una cella. Cera giusto lo spazio per dormire e scrivere. In quei due mesi conclusi la stesura del
mio libro. Trassi un sospiro di sollievo e scrissi a mia moglie, la quale con nostro figlio era in
campagna a casa di sua madre, perch mi raggiungesse da sola a Parigi. Prima del suo arrivo, mi
trasferii in una stanza pi spaziosa, con vista sul Jardin du Luxembourg, al primo piano, dove
viveva anche Roth con quella che lui chiamava la sua famiglia di negri. Adesso avevo pi tempo
e, dopo larrivo di Inge, conducemmo una vita familiare en quatre. Inge e Manga
Bell sintendevano bene e spesso di sera uscivamo tutti e quattro insieme. Dei due figli di Manga,
la minore era una ragazza di talento e, seppur non bella, molto intelligente. Il fratello, che aveva
qualche anno di pi, era di aspetto assai gradevole, ma non proprio la creatura pi amabile che si
possa immaginare. La signora Bell era una giovane donna di grande fascino e particolarmente
carina. Era mezzo africana, anche se non si vedeva. Gi sposata a un negro - cittadino francese e, se
non erro, addirittura membro della Chambre des Dputs -, era divorziata e, stando a Roth, priva di
qualsiasi reddito. Ma questo genere di informazioni da parte sua non andava preso sul serio, poich
lui non rinunciava mai a vantarsi del numero di persone care che diceva di mantenere. Era uno
dei suoi trucchi per far apparire la propria situazione finanziaria ancora pi grave di quanto non
fosse.
A quellepoca Roth conduceva una vita quasi normale. Le sue condizioni erano buone, se
paragonate a quelle del 1932, anno per lui negativo. Speravo allora che Manga Bell potesse essere
la sua ncora di salvezza. Convivendo con lei e i suoi due figli, si abituava lentamente ad assumere
pasti quasi regolari, anche se si ribellava e non voleva ammetterlo. Una cosa certa: fu lunica
donna con cui Roth ebbe una relazione che mostrasse tutti i segni della passione. Chi lo conosceva
cos bene come me, non poteva fare a meno di accorgersene dopo pochi giorni. E ben presto mi
confess: Ha fatto di me un uomo. (Si espresse in termini pi coloriti che preferisco non
trascrivere). Apparteneva evidentemente a quella categoria di maschi che devono prima imparare da
una donna che cosa sia il sesso. Quando, come riferisco altrove, per tenere a distanza
un'ammiratrice da cui era perseguitato, disse: Che cosa vuole da me? Sono impotente,
mentiva solo a met.
Non ricordo quanto sia durata questa convivenza e perch lei lo abbia lasciato. Quando nel 1938
tornai a Parigi, viveva di nuovo da solo. La signora Bell ogni tanto andava ancora a trovarlo e in
quelle occasioni beveva insieme a lui; ai miei occhi ci costituiva una colpa. Ma avevo torto. Come
poteva una giovane donna, piena di voglia di vivere, liberare dal suo demone un uomo come Joseph
Roth se nessuno degli amici, n Stefan Zweig n io, vi era riuscito in tanti anni? Nellultimo
periodo della sua vita, anche dopo la separazione, Roth conserv gratitudine nei confronti di questa
donna che aveva molto amato, pur non essendo in genere la gratitudine una delle sue virt
principali. Ancora nel 1939, ogni volta che raggranellava del denaro, la prima cosa che faceva era
prendere il bastone e andare a piedi (contrariamente alle abitudini) da un negozio allaltro fino
allaltezza di place Danton per acquistare generi alimentari che poi mandava a Manga Bell e ai suoi
figli. Con Joseph Roth non morto un modello di virt. Ma, se avesse avuto figli, sarebbe
sicuramente stato il migliore dei padri.
La signora Bell, stando a quanto ho appreso molti anni dopo, ha avuto fortuna solo con la figlia, che
ha sposato un francese, un bianco - a Parigi ci non costituisce un problema cos grande come negli
Stati Uniti -, ed felice insieme a lui. Del figlio mi stata raccontata invece una storia assai triste. Il
padre lo aveva chiamato in Africa per farne il proprio successore. Ma and a finire che, nel corso di
un litigio, il ragazzo spar al padre uccidendolo. Questo mi venne riferito durante il soggiorno
parigino del 1957, e mi dissuase dallandare a trovare la signora.
Avete amici a Vienna? chiese Roth a Inge e a me nel 1934 durante una cena al Mditerrane,
un ristorante di buon livello e non proprio economico nei pressi del Foyot. Pioveva, e per una volta
avevamo deciso di non essere parsimoniosi. Gli enumerammo alcuni amici. Quindi un solo
giornalista. Sono quasi tutti musicisti. - Ci sono anche architetti e due pittori, dissi ma la
maggior parte non la conosci. - Io preferisco frequentare giornalisti, preferisco la loro compagnia
a quella degli scrittori. - Come mai? gli chiesi. Non frequenti scrittori?. - Anche; per, salvo
poche eccezioni, non sono amici. I miei pochi veri amici sono giornalisti. E li elenc: Egon
Erwin Kisch, Bornstein124 e qualche altro ancora. I giornalisti sono persone pi oneste degli
scrittori. Gli scrittori sono gente invidiosa ed egoista. Ma come mai sei amico di tanti musicisti?. -
E' venuto da s, e solo ora che tu li hai contati me ne accorgo. Ma forse dipende dal fatto che un
musicista o un architetto o un medico mi interessano pi di uno scrittore. Quello che sa
uno scrittore, lo so pi o meno anchio. Per sono anche un tuo amico - tu non sei uno scrittore? . -
Siamo diventati amici quando io non ero neppure giornalista, e tu neppure doctor iuris. Non ci
siamo conosciuti grazie alla letteratura. E pretendeva che stendessi insieme a lui un elenco
comparato degli amici. Ma arriv il cameriere, e Roth, volendo dare qualche consiglio a Inge nella
scelta del menu, le fece subito notare che ci aveva portato in quel ristorante perch l si poteva
gustare unottima bouillabaisse. Neppure a Marsiglia se ne mangia una migliore. Mi aveva
convinto gi da tempo e gli diedi retta. Lui stesso, quando mi aveva condotto per la prima volta al
Mditerrane, non aveva ordinato la bouillabaisse ma un buon pezzo di carne - certo non una vera
specialit della cuisine francese.
Essendo il cibo al Mditerrane squisito, lo si assaporava lentamente. Per questo vi restammo cos a
lungo che, alluscita, decidemmo di tornare subito in albergo, in quanto Inge era ancora stanca per
il viaggio. Al Foyot incontrammo Hermann Kesten e consorte. Roth present a mia moglie il suo
caro amico Kesten e la sua sposa. Manga e Inge decisero di ritirarsi e la signora Kesten fece
altrettanto. Per Roth era troppo presto per salire in camera. In tre andammo quindi nel suo studio,
ossia nella sala di lettura dellalbergo.
Kesten era un uomo di bassa statura, un po precocemente appesantito. In quelloccasione non notai
ancora che Roth, quando si trovava in sua compagnia, si disponeva sempre in modo da non dover
vedere il buzzino di Hermann. Parlarono dapprima delle difficolt editoriali della letteratura
dellesilio, allora agli esordi, e in particolare dei due editori riparati in Olanda, Walter Landauer e
Fritz Landshoff, con i quali Kesten gi a Berlino collaborava come consulente letterario.125 Ci
occupammo anche di politica, naturalmente. Era ormai molto tardi quando cominciarono a
scambiarsi i ricordi dei primi tempi in cui avevano preso a frequentarsi. In un attacco di buonumore,
Roth sollecit Kesten a raccontare a mio beneficio una storiella: Dica a Soma che cosa ha fatto
della recensione che dovetti scrivere per il suo primo romanzo. Kesten si illumin ancora prima di
iniziare: Quando apparve il mio primo libro, mi premeva naturalmente ottenere una buona
recensione da parte di Joseph Roth. Sulle prime mi diede una risposta evasiva: Non amo scrivere
recensioni. Devo aspettare che mi venga unidea. Attesi invano. Per molto tempo non gli vennero
idee. Ma non mollavo e a ogni occasione gliene riparlavo. Infine promise di recensirmi a
una condizione: avrebbe spedito direttamente a me larticolo e io dovevo impegnarmi a farlo
pubblicare da qualche parte.
Kesten era allegrissimo mentre raccontava tutto questo. Continuava a interrompersi, da quanto
rideva. E' chiaro che dovetti ricordarglielo ancora diverse volte sinch, finalmente, ricevetti
larticolo. Era scritto in termini tali da risultarmi pi dannoso che di vantaggio. Lultima frase
diceva: Non comprendo il romanzo. Forse Hermann Kesten un umorista. Riflettevo su che cosa
avrei dovuto fare. Poi ebbi una buona idea: modificai quella frase, che adesso recitava: Hermann
Kesten un grande umorista. Ed quanto fu dato alle stampe. Quando termin il suo racconto,
Kesten si sbellicava dalle risate. Scuotendo la testa, come se apprezzasse la burla, Roth mi guard e
rise. E risi anchio. Ma pi di tutti rideva Kesten.
Una volta Roth trascorse una brutta nottata e ci raccont come, bench sveglio, si fosse sforzato
di rimanere a tutti i costi immobile per diverse ore pur di non disturbare la donna che dormiva al
suo fianco. Mi chiese che cosa facessi io in un caso simile. Quello che fai tu: soffro e sto fermo.
Da piccolo, quando ad esempio durante un viaggio mi capitava di dover dormire in una stanza con
mio padre, rifiutavo e mi scusavo con lui (che ne era molto divertito): Non posso mica dormire
sullattenti. Di buonumore, Roth si rivolse ora a Kesten, che era l presente con la moglie, e gli
chiese: E lei, signor Kesten, che cosa fa se non riesce a dormire e sua moglie dorme?. - La
sveglio! esclam giubilante, e ne diede dimostrazione con la mano e con il braccio. La moglie
amorevole, che sedeva accanto a lui, lo conferm con tenerezza.
Quando i Kesten si furono avviati su per la scala, diretti alla loro camera, Roth disse: Hai
sentito? Kesten la sveglia e ci d la dimostrazione di come fa. Unanima bella, il nostro Hermann
dei brillanti! . - Come mai lo chiami cos? . - Non lo sai? Insieme alla sorella commercia in
diamanti. Io lo chiamavo cos gi a Berlino. uno di quegli ebreucci a proposito dei quali Karl
Kraus dice che, invece di commerciare in vecchie brache, commerciano in libri nuovi.
Il giorno seguente Roth mi domand: Puoi immaginarti un giornalista del genere di Kesten?.
-Due, tre! Quanti ne vuoi. Che cosa centra questo con il fatto che uno scrittore? Si tratta
delluomo, non dello scrittore. Proprio in quel momento vedemmo i Kesten che scendevano la
scala. Attraverso la vetrata della saletta in cui sedevamo ci apparvero in successione: prima i piedi,
poi le gambe, poi a poco a poco il resto. Quando, con un cenno di saluto, ci passarono davanti e
uscirono in strada, Roth aggiunse: Dopo aver visto Hermann dei brillanti che scende la scala, con
il suo buzzino e la catenina dellorologio sul buzzino, per unora non riesco pi a scrivere. Ogni
giorno capita un paio di volte... disgustoso. - Da tempo volevo chiederti una cosa. E oggi la
domanda mi viene spontanea: perch ti comporti come se del buon Hermann dei brillanti tu fossi un
amico, e dove trovi la forza di fingere cos?. - Perch Kesten pu nuocermi. Me lo ha insegnato
Franz Molnr.126 Kesten ha a che fare con tutte le case editrici che pubblicano i miei libri. Molnr
ha detto: In una casa editrice e in un teatro, il cane delleditore e il gatto dellimpresario ti possono
nuocere. Io non conosco personalmente Molnr, ma questo aneddoto me lo hai raccontato tu.
Allinizio di maggio127 avevo terminato il mio romanzo e, alcuni giorni dopo, quasi in
contemporanea, anche mia moglie aveva finito di batterlo a macchina. Era la prima volta che
leggevo il libro in forma non manoscritta e, dopo alcune correzioni, ne diedi una copia a Roth.
Gliela consegnai di mattina nella sala di lettura. Roth si alzava sempre presto, e gi alle otto e
mezzo lo trovai nella saletta al pianterreno. Sei il primo lettore del libro. Da te mi aspetto un
giudizio impietoso e sincero. Lo prese con entrambe le mani, lesse il titolo Der Sohn des
verlorenen Sohnes (Il figlio del figliol prodigo) e fece un cenno di approvazione con la testa. Poi
guard lultima pagina e disse: Il titolo eccellente. Saranno circa trecento pagine a stampa. E'
proprio la dimensione giusta per un romanzo. N troppe n troppo poche. E' chiaro che impiegher
qualche giorno per leggerlo. Ma non aspettarti da me il peana di un amico. Spero che sia buono
quanto il libro del nostro caro Constantinovskij, Les Traqus (I braccati). Era un libro che parlava
di profughi russi, scritto da uno scultore di Odessa; di recente pubblicazione, era piaciuto a
entrambi.128
Il giorno dopo mi disse: Ho gi letto la prima parte. Ma la conoscevo. Stasera continuer la
lettura. Il mattino dopo buss alla porta cos di buonora da svegliare Inge e me che dormivamo
profondamente. In vestaglia e pantofole, cosa per lui inaudita, si avvicin al mio letto, reggendo il
manoscritto, e con i suoi baffi alla slovacca mi baci sulla fronte: Complimenti. E' un capolavoro.
E a Inge: Soma ha scritto un libro magnifico. Lho letto tutta la notte, e dun fiato. Poi, di nuovo
rivolto a me: Sorgerai come un astro. Provveder io . E a Inge: Scusami se vi ho svegliati. E
usc dalla camera, continuando a stringere il manoscritto.
Me lo restitu nella sala di lettura. Gli domandai: Vale quanto Les Traqus?. Con un gesto
sprezzante della mano disse: Non avercela con me. Non sapevo che cosa si celava in te. Tu lo
sapevi? . - No. A dire il vero non lo so neppure adesso . - Puoi essere contento. Continua a
scrivere cos. - Ho gi in testa il secondo romanzo. - Il ragazzo dove sar?. - A Dobropolje,
per un anno intero. -Bene, il risultato pu essere solo buono. Nel villaggio sei nel tuo
elemento.129
Se non confessassi che quello fu un giorno di felicit per me, non sarei in grado di spiegare quanto
segue: bench io - a differenza della maggior parte degli scrittori che esordiscono come poeti per
poi rassegnarsi a diventare critici - sin da giovane avessi iniziato a scrivere critiche, non seppi
giovarmi in alcun modo dell'esperienza in materia per valutare le mie proprie opere. Certamente il
giudizio pi che positivo di Robert Musil e di Joseph Roth, quando a suo tempo avevano letto le
prime ottanta pagine del manoscritto, mi aveva incoraggiato a proseguire. Ma le espressioni di Roth
quella mattina, che qui non voglio riportare per esteso, mi diedero non solo limpulso ad andare
avanti ma la certezza addirittura esaltante di essere sulla strada giusta. Nei colloqui successivi non
mi fece soltanto complimenti: mi avvert che avrei incontrato difficolt perch, come si espresse,
gli ebrei nel tuo romanzo sono cos veri che il lettore se ne scoster nellidentico modo in cui i
nemici degli ebrei e gli stessi ebrei assimilati si scostano da un vero ebreo che salga sul tram. Nei
miei libri io traduco gli ebrei a beneficio del lettore. Tu ne fornisci la versione originale. Va bene per
te ma non per il mercato. Inoltre il libro esce troppo tardi a causa della tua pigrizia. Avresti dovuto
farlo uscire al massimo quando io pubblicavo La Marcia di Radetzky.130 - Lavoro lentamente; ho
iniziato a scrivere il romanzo nel 1930 e ho impiegato quattro anni per terminarlo. - Come ti
venuta lidea?. -Heinrich Simon mi telefon un giorno da Francoforte, dicendomi: Soma, so che
non compito suo quello di scrivere il resoconto di un congresso, e infatti non mi attendo un
resoconto. Ma a Vienna si svolger un congresso dellAgudas Yisroel. Il presidente di questo
movimento ortodosso il francofortese Jacob Rosenheim.131 Vada a darci unocchiata e ci riferisca
come meglio crede le sue impressioni. Reifenberg le pubblicher volentieri in terza pagina. Gli
comunicai che avevo ricevuto gi da tempo linvito a partecipare al congresso. Me lo aveva inviato
il consigliere ministeriale Fuchs dellufficio stampa della cancelleria austriaca. Seipel, il capo del
governo, aveva nominato Fuchs rappresentante ufficiale dellesecutivo al congresso132 e aveva
inoltre manifestato il suo interesse a ricevere un rapporto riservato a riguardo. Il consigliere mi
invit nel suo palco in quanto, come disse per lusingarmi, ero un esperto in materia di ebrei fedeli
alla Torah. Ma, come comunicai subito a Heinrich Simon, non mi sarei aspettato che la Frankfurter
Zeitung desiderasse ricevere un mio resoconto. Assistetti al congresso pienamente intenzionato a
soddisfare la richiesta di Simon, ma non riuscii a scrivere larticolo. In quel congresso, che si svolse
nei Sophiensle (tu sai bene dove si trovano a Vienna), incontrai ebrei che mi mostrarono, per cos
dire ad oculos, per quale ragione il popolo ebraico sia riuscito a sopravvivere a duemila anni di
esilio. N la nuova letteratura in lingua yiddish n quella in lingua ebraica me lavevano mai fatto
capire. Limpressione fu a tal punto sconvolgente che, dopo alcuni giorni, dovetti rinunciare
al progetto di scrivere un articolo. Sentivo che solo in un libro avrei potuto darne conto. Alcune
settimane pi tardi avevo il piano ben delineato in mente, ma ancora non mettevo per iscritto una
parola, e pochi mesi dopo, un libro gi non bastava pi per il mio progetto. Soffrivo fisicamente,
come una donna allinizio della gravidanza. Provavo addirittura nausea quando ci pensavo. Perch
trovassi la calma e il coraggio necessari per iniziare a scrivere ci volle un anno. E quando spedii a te
e a Musil la prima parte, non solo non ero sicuro che fosse un buon avvio per un romanzo, ma
neppure che fosse pronto per la stampa. Tu e Musil siete responsabili del fatto che io abbia portato a
termine il libro. - Che Musil sappia apprezzare un romanzo ebraico di questo genere gli fa onore
e mi stupisce. - Tu non conosci Musil. Dipende da lui; davvero inaccessibile e diffidente . -
Lo hai raccontato a Simon? . - Molto tempo dopo, quando gi era un re senza regno. - Due
anni fa, nel leggere la prima parte, pi che da qualsiasi altro personaggio, fui impressionato
dallamministratore Jankel. E' una figura a grandezza naturale. Avevo la sensazione che tutti noi
godessimo della sua protezione. Adesso mi rendo conto che il personaggio principale Welwel
Mohylewski. Due figure di questo calibro sostengono da sole un altro romanzo ancora. Anche tu
probabilmente conosci laneddoto del rabbino taumaturgo che benedice un ragazzo dicendogli:
Che tu possa studiare come un devoto ragazzo ebreo ed essere sano come un goy. Tu sei cos. Io
ti ho detto che eri pigro. Continua a essere pigro in questo modo e non ti preoccupare troppo. Ecco
quello che avevo da aggiungere: mi ero ripreso il manoscritto proprio per ricordarmi che intendevo
ancora dirti qualcosa - senza testimoni. E Inge voleva continuare a dormire.
Karol Rathaus, a lettura del manoscritto conclusa, mi domand alcuni giorni dopo se Roth gi lo
conoscesse. S, stato il primo che labbia letto per intero gli risposi. A te che cosa ha detto?.
Gli raccontai pressappoco quanto sopra ho accennato, e Karol comment: Speriamo che lo scriva
anche, quando il libro sar pubblicato.
Roth non andava mai al cinema. Diceva di aver difficolt a seguire lazione. Ma quando Karol mi
invit alla prima di quel film su Schubert, destinato a diventare famoso e accompagnato da vera
musica del grande compositore, il nostro comune amico espresse il desiderio di unirsi a noi per
amore di Schubert e di Vienna. E proprio a Vienna, dove aveva fatto vergognosamente fiasco, io
gi avevo visto il film; proposi pertanto a Karol di invitare Roth al posto mio. Ma Karol, che per il
cinema scriveva molta musica, aveva sufficiente influenza per riuscire a ottenere ancora un
biglietto, e cos ci andammo in tre. Con mia somma meraviglia e tra lo stupore di tutti quelli che il
film lavevano visto a Vienna, gi dallentusiasmo con cui fu accolta questa prima proiezione si
poteva prevedere un successo strepitoso. Mentre uscivamo dalla sala, un signore piuttosto anziano
si precipit eccitato incontro a Karol e gli grid: E io, dottor Rathaus, le dico che tutto il successo
dipende dalla musica!. Karol allora, alquanto sbalordito, replic: Ma la musica, signor
Rubinstein, di Franz Schubert! . Al che Rubinstein, con le mani protese verso il compositore che
scriveva musica anche per i suoi film, se ne usc con un emb?. Roth non cap questo emb e
sorrise. Karol era imbarazzato. Io ridevo. Quando se ne fu andato, Roth domand: Chi costui? .
- Un produttore cinematografico rispose Karol. Che cosa voleva da te? continu Roth.
Vuole che io componga musica alla Schubert. Io commentai: Emb? Fallo! Per il prossimo film
che produrr, naturalmente.
Subito dopo la prima viennese, in cui il film come ho detto fece clamorosamente fiasco, il
proprietario del cinema pi piccolo della citt acquist i diritti per la capitale, e il film, che nel
frattempo era diventato un successo mondiale, trionf ora anche a Vienna.
Fu in quelloccasione che Karol e Roth, a mia insaputa, si misero a parlare del mio libro. Al
momento di salutarmi, Karol mi sussurr: E' entusiasta. Scriver nei termini in cui ti ha parlato.
Liberato dallossessione con cui avevo scritto lultima parte del libro, soltanto adesso mi rendevo
conto di trovarmi a Parigi. Soltanto adesso potevo guardarmi intorno in questa citt meravigliosa.
Sentivo lesigenza di tuffarmi nei musei e di percorrere sino allo sfinimento i boulevard. Roth non
poteva naturalmente seguirmi, visto che il suo rapporto con i musei era improntato allironia.
Allora hai gi visto la Monna Lisa? mi chiese un giorno. S, naturalmente. Tu no? . - Ti ha
fatto una particolare impressione, la Lisa?. - A dire il vero, no. Non sono un grande esperto di
pittura. Ma La Gioconda l' unico quadro di Leonardo che non mi abbia fatto una particolare
impressione. In ogni caso, come ho detto, non me ne intendo. - E altrettanto poco me ne intendo
io. Per non me ne vergogno.
Ebbi inoltre occasione di constatare quale esistenza conducessero gli emigrati tedeschi a Parigi. Ci
mi depresse talmente che cominciai a pensare di far ritorno a Vienna e alla mia scrivania. Era, fino a
quel momento, lunica scrivania della mia vita a cui mi piacesse star seduto. Mi attirava con una
forza tale come se intuissi che quella sarebbe stata lultima scrivania di cui poter dire una cosa
simile. Gi ad aprile Roth mi aveva assicurato che non rischiavo nulla a tornare a Vienna. Anchio
avevo nel frattempo compreso che il nuovo regime in Austria stava s sotto il patronato di Mussolini
e del Vaticano, ma che Vienna non era ancora diventata un covo di assassini. L avevo amici
influenti in grado di proteggermi dal comandante della Heimwehr. Avevo perfino conosciuto di
persona il cancelliere Dollfuss, che anni prima aveva scritto un libriccino sulla questione agraria,
recensito positivamente dalla Frankfurter Zeitung.133 Io lo ignoravo, ma il signor Dollfuss aveva
un buon ricordo del giornale. E se io questo non lo sapevo, lo sapeva Joseph Roth. Come dice
Thackeray nel suo capolavoro: Novelists know everything.134 E Roth, romanziere monarchico,
sapeva tutto. Sapeva perfino che il comando della polizia viennese non ce laveva con me, e che
larticolo Se la polizia va ad acciuffare la verit non era dispiaciuto quanto supponevo. Mi leggeva
in faccia che la questione mi tormentava, e un bel mattino di maggio mi salut con la notizia: Ho
parlato al telefono con la polizia di Stato e mi hanno espressamente garantito che non ti
arresteranno. Ti basta?. - S, mi basta. Mi va bene tutto, pur di non essere arrestato. Il maggiore
che adesso diventato borgomastro di Vienna un cliente fisso del Caf Museum. Il suo aiutante,
un tenente ungherese, era un attento lettore della Frankfurter Zeitung. La prima visita che far
sar al Caf Museum. Magari il borgomastro non lo frequenter pi cos tanto, ma il tenente ci sar
di sicuro. E da lui verr a sapere se, nonostante tutto, mi arresteranno lo stesso. Non mi
arrestarono.
Inge era tornata gi prima di me. Non aveva mai lasciato cos a lungo da solo nostro figlio, che
dalla nonna, in campagna, era comunque in buone mani. La cena di addio ebbe luogo al
Mditerrane, questa volta su invito di Roth. Per tutta la cena, Roth parl con Inge quasi soltanto di
nostro figlio. Lei doveva descriverglielo a parole, non bastandogli la foto che io avevo con me.
Raccontami di lui. Come parla? Che cosa dice?. Inge rievoc la sua prima uscita al parco del
Belvedere. Aveva tre anni, allora, e noi abitavamo proprio vicino al castello, nella Belvederegasse.
Quando torn a casa, erano tante le cose da raccontare. Era rimasto colpito soprattutto dai leoni di
pietra davanti al bel castello, costruito dal pi grande condottiero austriaco, il principe Eugenio di
Savoia. I leoni sono grandissimi, ma sono sporchi, disse e uno ha il naso rotto e laltro ha una
zampa rotta. Ma non sono stato io. Inge rifer ancora altre perle di saggezza uscite da quella
bocca inconsapevole, finch Roth si rivolse a me: Vedi, una madre sa raccontare. Se interrogo te,
estrai il tuo portafoglio e mi mostri una foto. Dopo essermi concentrato per un po, mi venne in
mente un aneddoto: Una settimana prima di fuggire da Vienna ero in casa solo con lui; Inge era
andata con la cuoca al mercato e io avevo da fare. Sedevo nel
mio studio alla scrivania, mi alzai per portargli in camera alcuni libri illustrati e lo avvisai di non
disturbarmi finch non avessi terminato il lavoro: Quando avr finito, come premio andremo al
Caf Museum. Rispose: Ci incontreremo il professor Frank.135 Dopo circa cinque minuti, apr
silenziosamente la porta, si affacci e chiese: Hai finito?. Gli risposi: No, ci vuole ancora una
mezzora. Non molto tempo dopo riapr la porta, si avvicin alla scrivania e disse: E' gi passata
una mezzora? . Mi aveva interrotto nel bel mezzo di una frase. Ancora soprappensiero, lo presi
per mano, lo condussi lentamente fuori della stanza e dissi: Uno si aspetterebbe che un ragazzo di
quattro anni sappia gi che non deve disturbare chi lavora. E con ci lo lasciai, intenzionato a
tornarmene alla scrivania. Ma lui mi prese la mano, alz pacificamente lo sguardo verso di me e
disse: Mentre invece... . Immerso come ero nei pensieri, non comprendevo che cosa volesse dire.
- Hai detto: Uno si aspetterebbe che un ragazzo di quattro anni sappia gi che non deve disturbare
chi lavora. Mentre invece.... Io non avevo concluso la frase e lui reclamava la parte mancante; del
resto si esprime con maggior propriet di linguaggio rispetto a tutti noi messi insieme. Roth
era molto divertito. Torna a casa, Inge. Quando si ha un figlio di questo genere, non lo si pu
lasciar solo.
Al momento di salutarla, Roth disse a Inge: Fai bene a tornare da tuo figlio. Un bambino ha
bisogno della mamma, non di una nonna. E se il figlio un maschio, deve stare vicino al padre.
Soma ti seguir presto. Gli ho preparato la strada. Non mai abbastanza tardi per emigrare. Se non
risiedessi qui da tempo, mi sentirei anchio un profugo. Qui Soma sarebbe un profugo.
Rimasto solo con me, come sempre nella sala di lettura, borbott: Inge si gi divertita
abbastanza qui. Una madre lontana dal proprio figlio non devessere cos allegra. Non avendo mai
conosciuto suo padre, e non avendo mai superato la cosa, rimase per tutta la vita un fratello dei
bambini abbandonati, persino di quelli affidati alle tenere cure delle nonne.
Il mio amico Karol mi accompagn alla stazione. Stavolta era presente anche Roth. Alla
stazione Roth mi procur due quotidiani francesi e Karol mi compr il Pariser Tageblatt. Non
avevo seguito molto, a Parigi, questo giornale dei profughi tedeschi; preferivo acquistare
dimestichezza con la stampa francese. Feci cos anche durante il viaggio di ritorno in patria e lessi
anzitutto i due giornali francesi, Luvre e Le Figaro. Presi in mano il Pariser Tageblatt
solo quando ormai eravamo vicini alla frontiera tra la Germania e lAustria. A Salisburgo andai
nella carrozza ristorante, portando con me il giornale. Nella terza pagina era pubblicato, in
appendice, un capitolo di un romanzo a puntate di Joseph Roth. Il mio sguardo cadde su un nome
che mi suonava un po troppo familiare. Non credevo ai miei occhi. A quellepoca non
portavo ancora occhiali, altrimenti li avrei inforcati per controllare se avevo letto bene. Eccolo l,
inconfondibile: Christjampoler.136 Il vecchio che figurava nel mio romanzo a cui Roth si era
affezionato cos tanto. Non ricordo che cosa avessi ordinato nella carrozza ristorante, ma so che non
terminai di mangiare quel che mi avevano portato. Pagai e tornai al mio posto, per restare solo con
il mio amico. A Parigi, nella saletta di lettura, Roth si era lamentato una volta dicendomi che
faticava a un romanzo: non ne era contento ma doveva concluderlo perch aveva gi riscosso un
anticipo e gli serviva denaro. Il romanzo era questo.
Giunto a casa, non mi lavai neppure le mani prima di scrivere una bella lettera al delinquente. Mi
rendevo conto che aveva commesso il misfatto gi due anni avanti, dopo aver letto la prima parte
del mio romanzo. Gli domandavo fra le altre cose perch non mi avesse preparato a questa bella
sorpresa quando ancora stavo allHtel Foyot. Spedii immediatamente la lettera per espresso e attesi
la risposta.
Le risposte furono pi duna. La prima informazione che mi diede fu che sin dagli anni giovanili
conosceva un uomo di nome Christjampoler. Questo non spiegava perch il mio Jankel
Christjampoler si fosse trasferito dal mio manoscritto al suo romanzo e perch anche il suo
Christjampoler si chiamasse per lappunto Jankel.137 Poi mi fece sapere di essere disposto a
mandarmi una lettera che aveva ricevuto circa ventanni prima dal suo Christjampoler. Perch
avesse conservato quella lettera, nellipotesi di un eventuale conflitto e forse intuendo che un
giorno avrebbe potuto servirsene contro di me, questo non lo scrisse. Il suo terzo argomento era: I
lettori non si accorgeranno che un tale di nome Christjampoler compare sia nel mio che nel tuo
romanzo.
La tendenza di Roth a pavoneggiarsi con piume altrui, pur essendo egli stesso dotato di ricco
piumaggio, non mi era del tutto nuova. Gi lo faceva da giovane, quando ancora non era uno
scrittore. Non occorre qui che mi ripeta: lho raccontato altrove. Non condivido lopinione di
Shakespeare: Whats in a name?. In un romanzo un nome ancora pi importante che nella vita
reale. In un buon romanzo, una figura ben riuscita porta sempre un nome che le aderisce come la
pelle al corpo. Anche se Roth mi avesse rivelato di aver preso in prestito Christjampoler quando il
mio romanzo era ancora manoscritto mentre il suo era gi edito, in nessun modo avrei rinunciato al
nome Jankel Christjampoler.
E non vi rinunciai per il semplice motivo che a lui era riuscito di rubarmi s il nome ma non certo
la figura, pur avendo visibilmente tentato di farlo. Questa risoluzione mi confort e gli avrei
perdonato il misfatto. Ma vi si aggiunse qualcosa di ben pi rilevante e assai pi grave, di cui
parler in seguito.
Su uno dei suoi argomenti, del resto, ha avuto ragione - nel consolarmi dicendo che nessun lettore
avrebbe notato lomonimia. E a tuttoggi nessuno si accorto che in due diversi romanzi compare
un ebreo con lo stesso nome. Che molti lettori di romanzi sorvolino sui nomi dei protagonisti gi
stato rilevato nel caso, soprattutto, dei romanzi russi, in cui ogni personaggio porta tre nomi che
solo a fatica il lettore riesce a sillabare. Ma che i lettori di un giornale, i quali incontrano per anni
uno stesso nome, continuino ugualmente a storpiarlo, unesperienza che ho fatto nel caso del mio
nome. Ben oltre la met delle lettere, che potevano contenere lodi o biasimo, era indirizzata alla
signora Sonia Morgenstern. Non solo in Germania e in Austria e non solo lettori superficiali mi
lusingavano o criticavano in quanto signora Sonia. Nel 1930 scrissi un articolo per la Frankfurter
Zeitung sul primo tentato pogrom nella Judengasse di Vienna, articolo in cui chiamavo la canaglia
nazista: i butterati del morbo salvifico hitleriano.138 Questo articolo mi procur lonore di figurare
sulla lista nera dei nazisti. Il critico musicale della Deutsche Allgemeine Zeitung, Walter Schrenk,
lo comunic al mio amico Karol Rathaus a Berlino. E il mio amico mi trasmise la notizia a Vienna.
Era, come ho detto, il 1930. Questa informazione allarmante mi entr da un orecchio per uscire
dallaltro. Avrei appreso solo molti anni dopo, a Marsiglia, quando gi la mia vita era in pericolo,
che lonnisciente Gestapo mi aveva registrato nella sua lista nera come Sonia Morgenstern.
Un giorno, nel 1940, fui convocato in questura; il funzionario, esaminando il mio dossier, fingeva
di prendersi a cuore la mia sorte. Allimprovviso, senza guardarmi in faccia, mi domand come
incidentalmente: Monsieur Morgenstern, vous connaissez par hasard une Madame Sonia
Morgenstern?. Era il mese in cui la polizia di Marsiglia aveva trasferito nella Zona occupata e
consegnato alla Gestapo i dirigenti dei socialdemocratici indipendenti, Breitscheid e Hilferding, che
erano gi in possesso di un visto americano.139 E tutto ci con il pretesto di ricongiungere i due
uomini con le loro mogli in arrivo dalla Zona occupata. Bench in balia di unangoscia mortale (o
forse proprio per tale ragione), riuscii per la prima volta in vita mia a giocare dastuzia. Non negai
di conoscere la signora Sonia Morgenstern, cosa che probabilmente avrei fatto se non fossi stato in
preda al terrore. Dissi: S, la conosco. -Era a Parigi?. - S. - Sa che cosa ne stato?. - Era
in buoni rapporti con i giornalisti inglesi. E loro lhanno messa in salvo imbarcandola su uno degli
ultimi aerei per lInghilterra. - Sa dove si trova adesso?. - No, come farei a saperlo?.
Non parlai dellaccaduto neppure al mio migliore amico a Marsiglia, bench si mostrasse
sgradevolmente sorpreso, e spesso anche irritato, per il cambiamento verificatosi in me dopo
quellinterrogatorio. Trascorsi molte notti insonni tormentato dal pensiero che un giorno uno degli
informatori dei nazisti, presenti anche tra noi esuli, potesse far sapere alla Gestapo che io e la
signora Sonia eravamo la stessa e identica persona.
Torniamo a Roth. La tendenza a fare il briccone era connaturata in lui sin dagli anni giovanili.
Un solo esempio fra tanti: una volta ebbi un litigio, o meglio, una divergenza di opinioni con il
responsabile della terza pagina. Benno Reifenberg mi preg di cancellare una frase da un articolo.
In quella frase ironizzavo sullidea di Anschluss. Anche la Frankfurter Zeitung era favorevole al
congiungimento dellAustria alla Germania. Questo progetto non era sorto in Germania: era nato in
Austria, alla dissoluzione della monarchia austroungarica. Con la nascita dei cosiddetti Stati
successori, lidea di ununione con la Germania divenne il credo della politica estera non solo dei
tedesco-nazionali - partito minuscolo in Austria - ma purtroppo degli stessi socialdemocratici che,
dopo il crollo della monarchia, detenevano la maggioranza politica nella nuova Austria. Se non
vado errato, chiamavano Deutschsterreich la piccola Austria di recente formazione. Poi il
trattato di pace glielo viet. Ma il partito socialdemocratico si attenne a questo credo fino
allinvasione hitleriana, e anche oltre. Il capo social-democratico rimasto in patria, il dottor Karl
Renner, non ebbe scrupoli di coscienza da superare quando al referendum sull'Anschluss, che Hitler
organizz subito dopo linvasione, dichiar pubblicamente il proprio assenso. Contrari
allAnschluss furono, in Austria, soltanto i monarchici superstiti e, in parte, anche quei cristiano-
sociali rimasti fedeli agli Asburgo. Roth, che allinizio della sua carriera giornalistica simpatizzava -
come molti intellettuali in Austria - per i socialdemocratici, soltanto dopo il viaggio in Russia, dove
seppell le sue simpatie per la sinistra, divent gradualmente monarchico. E, in quanto autore della
Marcia di Radetzky, era diventato adesso un acerrimo nemico dellAnschluss. Si rallegr,
naturalmente, che io avversassi quel progetto politico e si schier con me nella mia controversia con
Reifenberg. Bench da anni ormai fosse suo amico, Roth butt gi alcune osservazioni che
avrei dovuto inserire in una lettera a Reifenberg. Le lessi e non credetti ai miei occhi. Non solo le
obiezioni politiche contro lAnschluss non erano n serie n pertinenti, ma praticamente tutti i
cinque o sei punti erano invettive personali allindirizzo di Reifenberg e della Frankfurter
Zeitung. Strappai il foglio molto lentamente, pensoso, e gli dissi: Se intendevi eliminarmi dal
giornale e trasformare Reifenberg in un mio nemico dichiarato, non avresti potuto fare nulla di pi
n di meglio. Lui rise: Volevo solo vedere se lavresti davvero scritto alla redazione. Volevo
metterti alla prova. Non gli credetti neppure per un istante. Non ti avrebbero licenziato mi
consolava. Mi avrebbero buttato fuori e io ti avrei portato con me . Fu la prima volta, da
quando si era messo a bere, che ricorse allalcol per giustificarsi: Se hai bisogno di un mio
consiglio, chiedimelo al mattino, non a tarda sera quando ho gi bevuto a dovere. Mi richiam alla
memoria i contadini dei villaggi della mia infanzia, che, se colpevoli di un qualche misfatto, si
giustificavano dicendo: Ero ubriaco. Nel caso dei contadini come pure in quello di Roth non era
lalcol a istigare al male. Nellun caso e nellaltro era lalcol a travolgere i freni inibitori. Gi allora
Roth era succube del proprio demone.
Avevo quasi perdonato Roth quando, una settimana dopo, ricevetti da lui una lettera in cui mi
comunicava con indignazione che anche un altro suo amico, lo scrittore polacco Jzef Wittlin, lo
aveva accusato di plagio.140 Non conoscevo Wittlin da tanti anni come Roth, ma non avevo bisogno
di prove per credere che Wittlin non avrebbe mosso senza motivo unaccusa cos grave a un amico.
Quel che davvero mi mand su tutte le furie fu un passo della lettera - buttata gi con ogni evidenza
in stato di notevole ebbrezza - in cui Roth diceva pressappoco di essere simile a un fiume che, come
accade in natura, viene arricchito da affluenti secondari. E che lo si lasciasse in pace! Replicai
subito, furibondo, dicendogli anzitutto che credevo senzaltro a Wittlin quando affermava di essere
vittima di un plagio. Roth aveva preso in prestito un brano da un libro gi edito. Nel mio caso,
invece, aveva piluccato alcune ciliegine da un manoscritto, quindi non aveva commesso n un
plagio n un furto ma unappropriazione indebita. Tra amici non si tratta per di appropriazione
indebita - che sarebbe comunque passibile di querela - ma soltanto di una mascalzonata. E per farlo
arrabbiare ben bene, non ho adoperato la parola mascalzone bens lequivalente termine polacco,
che ha una sfumatura ancora pi spregiativa. Questa lettera Roth non lha conservata, bench io da
lui gi avessi ricevuto copia di una lettera del famoso Kristjampoler141 (a proposito della quale egli
affermava di averla portata con s fin dalla giovent, attraverso molte frontiere e molti paesi!). E
questo avrebbe dovuto porre bruscamente fine alla nostra amicizia. Grazie per allintervento di
Stefan Zweig142 ne risult soltanto uninterruzione di tre anni.
Ero arrivato a Vienna giusto in tempo per assistere al giorno della sventura, allassassinio di
Dollfuss ordinato da Hitler.143 Come gi era avvenuto spesso in quegli anni turbolenti, anche questa
notizia mi giunse tramite Karl Tschuppik. Mi telefon verso mezzogiorno e mi chiese di incontrarlo
nei pressi dellHotel Bristol, allangolo fra il Ring e la Krntnerstrasse, perch doveva comunicarmi
qualcosa di terribile che preferiva non dire per telefono.
Aspettavo emozionato nel luogo convenuto. Camminavo inquieto in su e in gi. Un uomo seduto su
una sedia di vimini davanti allalbergo mi osservava mostrando evidente interesse. Con mossa
repentina si alz, mi venne incontro e mi chiese in un tedesco dallinflessione americana: Lei il
signor Morgenstern?. - S. - Non mi riconosci?. Nonostante la mia agitazione lo riconobbi, ma
non ne ricordavo il nome. So chi sei dissi, e di colpo mi torn in mente il nome: Ti chiami
Bass. - Andiamo a bere una birra?. - Purtroppo non posso; ho un appuntamento qui. Si ritir,
visibilmente offeso.
Poco dopo arriv Tschuppik e mi parl dellattentato a Dollfuss. Il cancelliere non era ancora morto.
Non si sapeva se il sicario fosse stato catturato. Tschuppik raccont inoltre che gli scagnozzi
nazisti avevano occupato la stazione radio. Ci domandavamo se non dovessimo prendere subito la
tramvia per Bratislava e fuggire oltre il confine in Cecoslovacchia, in attesa di ulteriori sviluppi.
Andai con lui in un caff per chiamare lufficio della Frankfurter Zeitung. L sapevano gi che
lattacco alla stazione radio era fallito e che la polizia aveva catturato i responsabili. Portai la notizia
a Tschuppik che aspettava; tirammo un sospiro di sollievo e lo riaccompagnai allHotel Bristol.
Ebbi la piacevole sorpresa di ritrovare davanti allalbergo lamericano che avevo conosciuto a
Tarnopol negli anni della nostra prima giovent. Era emigrato in America quando io frequentavo la
seconda o terza classe liceale. Eppure, a quasi trentanni di distanza, mi aveva subito riconosciuto, e
questo mi commosse profondamente. Dopo essermi congedato da Tschuppik, mi avvicinai a lui e,
con lintenzione di raccontargli quanto era accaduto, gli dissi: Ora posso bere una birra con te.
Rimasi deluso quando rispose con tono sdegnato: Adesso sono io a non volerlo pi - come se ci
trovassimo ancora a Tarnopol. Pochi minuti prima mi vedevo nuovamente in fuga, stavolta insieme
al mio amico Tschuppik, verso Bratislava. Ora non riuscivo a trovare la calma sufficiente per
placare lamericano offeso. Avevo fretta di tornare a casa a rassicurare mia moglie.
Avrei per rivisto il mio americano - sette anni dopo, un lasso di tempo in cui nel mondo
erano successe diverse cose. Ero seduto nel ristorante non
proprio economico Voisin di New York con il mio amico, il dottor Lester.144 A un altro tavolo
sedeva lamericano in compagnia di una signora. Dopo un po lui si alz e venne da noi a salutarmi.
Mi diede il suo indirizzo pregandomi di andarlo a trovare in ufficio. Non ricordo pi quanto tempo
pass prima che mi venisse in mente di farlo. Forse perch ero venuto poi a sapere che si trattava di
un industriale facoltoso. Anche durante la mia visita, comunque, non riuscii a spiegargli perch quel
giorno non avessi potuto subito accettare linvito a bere una birra, cosa che evidentemente non mi
perdon mai. Forse perch io, da parte mia, non gli perdonai di aver respinto, con animo offeso e
con un moto dorgoglio, il mio successivo invito. Perse cos loccasione di essere il primo
americano a venire a conoscenza dellattentato nazista contro il cancelliere Dollfuss. E io persi
loccasione di ottenere per tempo un affidavit da un cittadino di Tarnopol che aveva fatto fortuna. E'
daltra parte vero che, nel 1934, degli affidavit sapevo tanto poco quanto degli astronauti.
Dopo il fallito putsch, toccava ora ai nazisti essere impiccati. In undici finirono sulla forca e, al
grido di Heil Hitler!, entrarono nella leggenda eroica della Salvezza hitleriana. Il Fhrer aveva
fatto male i conti. Questa volta aveva sopravvalutato lintensit della fede austriaca nel suo salvifico
intervento. Il dottor Schuschnigg che, come ministro della Giustizia aveva in parte mandato al
capestro e in parte rinchiuso in campi di concentramento i socialdemocratici, inaugur adesso campi
di concentramento per i nazisti.145 Il suo predecessore Dollfuss aveva liquidato la sinistra, ora
Schuschnigg liquidava la destra. E il modo in cui liquidarono la sinistra ebbe ben presto un suo
simbolo perspicuo. Un giorno, nel centro di Vienna, comparve il borgomastro deposto da Dollfuss e
ora rilasciato dalla prigione, il
dottor Karl Seitz.146 Vista la giornata di sole, ebbe lidea di fare una passeggiata lungo la
Krntnerstrasse e sul Graben. Seitz non solo era stato da giovane un combattente coraggioso e, dopo
la caduta della monarchia, un buon borgomastro della citt, ma era altres un uomo di grande dignit
ed eleganza. Se limperatore Francesco Giuseppe fosse risuscitato e avesse passeggiato in centro,
laccoglienza tributata allamato sovrano non avrebbe potuto essere pi commovente di quella
riservata a Seitz. Ebbi il piacere di assistere allo spettacolo. Gi a grande distanza vedevo i cappelli
che volavano per aria e udivo le grida Buongiorno, signor borgomastro! Buona giornata, signor
borgomastro! . Avanzava sorridente, doveva tenere il cappello in mano e rispondere a destra e a
manca a tutti quei saluti. Dietro di lui venivano due individui, chiaramente poliziotti in borghese.
Incaricati di tenere docchio il borgomastro rimesso in libert, parevano piuttosto due
ombre sbiadite, poste sotto la sua protezione. E il pubblico, che a mezzogiorno lo salutava con
giubilo in pieno centro, non consisteva esattamente di proletari.
Lo sventurato cancelliere Dollfuss era morto. La vittoria fu riportata dai suoi successori. Cinque
mesi prima, a febbraio, avevano sconfitto la sinistra. I seguaci austriaci di Hitler - come partito
politico unesigua minoranza - non registrarono un particolare afflusso di socialdemocratici
esacerbati. Toccava ai nazisti, adesso, diventare martiri e soffrire nei campi di concentramento per
amore della Salvezza hitleriana. La stampa tedesca traboccava di indignazione per il modo brutale
in cui veniva conculcata la libert del popolo austriaco.
Bench, gi dopo il putsch di febbraio, fossi stato formalmente licenziato dalla Frankfurter
Zeitung, ebbi la sorpresa di ricevere in quei giorni una lettera della redazione culturale, in cui il
vecchio Geck, di nuovo responsabile della terza pagina, mi chiedeva un articolo da Vienna. Il
giornale aveva gi un corrispondente ariano in citt. Essendo per io austriaco, poteva
evidentemente permettersi di pubblicare larticolo di un ebreo. Ringraziai il vecchio Geck, che
rispettavo profondamente, per questo onore. Il vecchio redattore, saggio e pi che astuto, cap fin
troppo bene quel termine su cui calcavo la mano - e quella fu lultima lettera che inviai a
Francoforte. Dopo il mio licenziamento avevo gi iniziato a scrivere per la Weltbhne, che
allepoca si pubblicava a Vienna e poi fu trasferita a Brnn (Brno).147 Inviai ancora qualche articolo
a Brnn, tra cui uno su Pfitzner dal titolo Cantata di un anima della nuova Germania.148 Il vecchio
maestro, il quale aveva accolto con entusiasmo il regime di Hitler, ebbe la spregevole idea di
attaccare Thomas Mann che gi viveva in esilio. Ricordai come proprio a Thomas Mann, grande
estimatore di colui che aveva composto lopera Palestrina, spettasse il merito principale di aver
fondato unassociazione in onore di Pfitzner. Gi questa sola circostanza mi indusse a scrivere
larticolo, che pubblicai sotto falso nome. Molti ammiratori di Thomas Mann e perfino
alcuni ammiratori di Pfitzner lo lessero con grande piacere. Un lettore ne fu entusiasta, e poich
lamore rende veggenti, riconobbe lautore e mi scrisse una lettera. Era Alban Berg.
COMMEMORAZIONE DI DOLLFUSS
Karl Kraus organizz una commemorazione del cancelliere assassinato. Ricevetti un espresso da
Alban, in cui mi pregava di assistere alla cerimonia e di riferirgliene. Seguii il suo suggerimento.
Lorribile fine del piccolo cancelliere era stato uno shock anche per me. Devo confessare per che
non ero annichilito dal dolore. Pensavo al detto di un vecchio saggio ebreo. Vide un cadavere che
galleggiava nel fiume e disse: Siccome tu hai affogato un uomo, sei stato affogato. E quelli che
hanno affogato te, saranno a loro volta affogati. Andai anche per verificare nuovamente la teoria
della polizia fisiognomica, formulata da Anton Kuh, e vedere se sarebbero state presenti soltanto
persone veramente affrante dal lutto. Nel 1936 Kuh aveva osservato che per le strade di Vienna si
poteva leggere in faccia alla gente se era nazista o socialdemocratica oppure della Heimwehr.
Diceva che bisognava istituire una polizia fisiognomica e arrestare per strada i nemici irriducibili
dello Stato.149 Ma quando Karl Kraus sal sul podio e, da attore nato qual era nel
profondo dellanima, assunse una posa teatrale invitando il pubblico ad alzarsi in piedi per onorare
la grande piccola ombra, mi alzai pi rapidamente degli altri e percorsi il corridoio centrale per
andarmene di l. Alban, a cui di conseguenza non potei mandare nessun resoconto, disse in seguito
che Karl Kraus non me lavrebbe mai perdonata, e ci, pi che intimorirmi, mi incuriosiva.
Kraus tacque a lungo prima di prendere posizione sulle atrocit del regime di Hitler in Germania. I
suoi ammiratori pi fedeli trascorsero diversi mesi, anzi anni, in una penosa attesa.150 Detto per
inciso: fui sorpreso allora da qualcosa che mai avrei ritenuto possibile. Unintima amica di Kraus,
una certa signora von Cleve, venne un giorno al Caf Museum apposta per dirmi: E' stato riferito a
Kraus che anche lei fra coloro che mostrano inquietudine perch la Fackel da tanto tempo ormai
non esce. Ho lincarico di dirle che, se capita al Caf Parsifal e lo vede, deve andare al suo tavolo:
lui le spiegher perch da tanto tempo tace. Era certo il massimo onore concesso da Karl Kraus, e
tale voleva essere nelle sue intenzioni. Io non ne volli beneficiare, pur avendo interpretato linvito
effettivamente come un segno di distinzione. E cos, dopo matura riflessione, decisi di rinunciarvi.
Presentarmi in quel momento a Kraus poteva certo essere interpretato come una mia volont di
sorvolare sullatteggiamento da lui assunto durante la guerra civile. Ancor oggi, a trentanni di
distanza, mi domando che cosa abbia spinto linaccessibile e pi esclusivo eremita di Vienna a
concedermi unudienza al suo tavolo fisso. Ma non riesco a trovare una spiegazione. Forse era
stato informato del fatto che, tra i suoi seguaci, molti vivevano nel timore di una possibile crudele
sorpresa da parte sua. Gi una volta, del resto, aveva incidentalmente detto a proposito dei nazisti
qualcosa come: Hanno s ragione, ma purtroppo sono banditi e assassini.151 E pi di un suo
seguace aveva considerato lammirazione di Kraus per Dollfuss come un preoccupante sintomo di
improvvisa senilit.
Quando Kraus finalmente fece sentire la propria voce con la sua formidabile Notte di Valpurga,
che apparve su un numero assai voluminoso della Fackel, Alban ormai non era pi in vita.152 Con
il ben sperimentato, glorioso metodo di citazioni e commenti tratti dalla stampa tedesca, Kraus
riusc a rendere perspicuo il dominio bestiale dei mostri nel loro paese. Ma quale gerarca nazista
avrebbe mai saputo comprendere il grandioso tedesco da mandarini di quel numero della Fackel
? Kraus tuttavia lunico ad aver trovato la soluzione definitiva della Questione tedesca: Fuori
dal pianeta! .153 E per andar dove? Questo laveva scoperto e detto gi durante la prima guerra
mondiale: Sul Cane maggiore! ,154 E va considerato, inoltre, che egli non assistette agli ulteriori
crimini della Germania nazista. Che cosa sono le atrocit commesse da Hitler nel proprio paese in
confronto a quelle perpetrate in seguito, quando il furore di chi portava il verbo salvifico hitleriano,
il furore degli assassini incendiari armati fino ai denti, si rovesci sullintera Europa? Kraus deve
averne avuto il sentore. Perch le sue ultime parole, racconta il medico, furono: Che schifo! .
Nessun medico potrebbe essersi inventato questo.
Passarono alcune settimane prima che mi lasciassi convincere che un regime austriaco di tale natura
fosse in grado di durare. E ancora pi tempo pass prima che potessi metter mano al secondo
romanzo.155 Ho sempre ammirato nellarte i cosiddetti spiriti creativi che, senza badare alle
turbolenze dellepoca, considerano la propria attivit di artefici come la cosa pi importante al
mondo e non tollerano disturbo alcuno. Tale ammirazione non e non era del tutto scevra da ombre.
Se considero come un romanziere minuziosamente pondera il momento in cui il suo eroe deve
accendersi una sigaretta o financo un sigaro, mentre nellUcraina vengono uccise centinaia di
migliaia di persone, alla mia ammirazione si mescola un goccio di disprezzo per gli spiriti creativi e
le opere da essi create.
A tutto ci si aggiungevano le difficolt personali con gli editori. Che Roth non intraprendesse
nulla perch io sorgessi come un astro era per me scontato. Meno scontata fu lesperienza fatta
con due editori che erano emigrati in Olanda per mettervi in salvo la letteratura degli esuli, vale a
dire con Walter Landauer e Fritz Landshoff della casa editrice Querido.156 Entrambi lessero,
lodarono e rifiutarono il mio romanzo, con la motivazione che per gli esuli ebrei era troppo
ebraico. Entrambi, si fossero messi daccordo o no, mi consigliarono di cercare un editore in
Germania dove esistevano una Lega ebraica per la cultura e delle case editrici specializzate in libri
che potevano essere venduti unicamente a ebrei! Quando in seguito mi fui riconciliato con Roth,
questi mi raccont che era stato lui a suggerire ai due editori la definizione troppo ebraico, per
ridicolizzarli. Che in tal modo danneggiasse il mio rapporto con i suoi editori era un effetto
secondario ben gradito. Nel frattempo giunse a Vienna Stefan Zweig, e un amico comune gli diede
da leggere il manoscritto del mio romanzo. Mi scrisse una lettera entusiastica e si adoper subito a
mio favore presso alcuni editori. Scopr con stupore che perfino per lui non era cos semplice. Un
giorno Robert Musil, il quale non giudicava troppo ebraico il mio romanzo e non sapeva che
leditore berlinese Erich Reiss ormai poteva vendere i propri libri soltanto a ebrei, si offr di scrivere
una lettera di presentazione a Reiss. Consultai Stefan Zweig e lui, che in quel momento era lo
scrittore di maggior successo in Europa e conosceva i segreti del mercato librario meglio di tutti gli
editori, giudic niente affatto sbagliata lidea di Musil. E, solerte comera, subito invi una
raccomandazione a Reiss. Mandai alleditore berlinese una copia del mio libro e, pochi giorni dopo,
ricevetti da Erich Reiss una lettera entusiastica e un contratto. Quando il libro fu pronto,
Reiss richiese unefficace frase di lancio per la fascetta. Gli domandai se avrebbe gradito una
citazione di Zweig o una di Musil, e gli proposi Musil perch Zweig ormai non era pi a Vienna.
Reiss rispose: Robert Musil certamente uno scrittore importante e non ebreo. Ma dal punto di
vista pubblicitario ritengo ancora pi efficace una frase di Stefan Zweig. Zweig propose di
estrapolare una frase dalla lettera che mi aveva scritto e che diceva: Tutte le qualit
dellarte veramente ispirata sono qui riunite: colore, luce, forza, tensione. Questo libro ha il diritto
di essere considerato un classico della propria nazione.157
Habent sua fata libelli... Quella non fu - cos mi auguro - lunica volta che Joseph Roth, per
malizia alcolica, come la defin un comune amico, intendeva essere di danno e fu invece di
profitto. Il mio libro Der Sohn des verlorenen Sohnes incontr in Germania unampia e felice
accoglienza. Fra i tanti lettori, parecchi, probabilmente, lavrebbero anche trovato troppo ebraico
se gi avessero vissuto in esilio. E a leggerlo non furono soltanto degli ebrei. Mia suocera, che
viveva in Baviera, acquist un certo numero di copie e le port come regalo di Natale ad alcuni
amici di Monaco. Uno di loro, un cattolico osservante, accett con riconoscenza, poi apr
un cassetto della scrivania, ne estrasse la sua copia e disse: Trover fra i miei amici un destinatario
per il mio esemplare. Il libro fu anche un successo economico. Ma il denaro rimase su un conto
vincolato in Germania. Fino al 1938 riuscii a prelevarne soltanto una piccola somma. Nel 38, dopo
lAnschluss, Reiss mi scrisse che, da quel momento in poi, era in grado di far trasferire a Vienna i
proventi dei diritti dautore. Ma per fortuna ero gi a Parigi. Avevo qualche scrupolo a far trasferire
il denaro sul conto di mia madre a Vienna perch temevo di attirare su di lei lattenzione della
Gestapo locale. Feci quindi trasferire lintera somma in Baviera sul conto di mia suocera che era
cittadina danese e che l si trattenne fino al 1943. Un mio amico, emigrato negli Stati Uniti gi nel
1934 dopo il putsch della Heimwehr, ebbe una buona idea. A Vienna viveva ancora la sua ex
moglie, che non era ebrea e alla quale lui, dopo il divorzio, doveva pagare gli alimenti. Lamico si
dichiar disposto a farmi pervenire limporto mensile a Parigi. Scrissi a mia suocera di essere in
debito con quella signora divorziata residente a Vienna di una somma che lei avrebbe dovuto
restituirle in rate mensili con il mio denaro. In tal modo riuscii a rimanere a galla a Parigi quasi fino
allo scoppio della guerra. Con Roth non fiatai di questa transazione. Anzitutto perch, nelle ore
in cui era alticcio, non era capace di tenere un segreto, e mia suocera sarebbe stata in grande
pericolo se questa transazione fosse venuta alla luce. In secondo luogo perch ritenevo che la
proposta di Roth di fare cassa comune fosse una delle sue malizie alcoliche. Eppure, come
racconter altrove, non riuscii ugualmente a sfuggirvi.
IL NOSTRO AMICO TSCHUPPIK
Circa due anni dopo lassassinio del cancelliere Dollfuss, i rapporti tra il governo tedesco e
quello austriaco migliorarono a tal punto che lafflusso di turisti tedeschi in Austria crebbe
vistosamente. Giungevano a comitive e le spie, che avevano il compito di demoralizzare lanimo
austriaco ancor pi di quanto gi non fosse, arrivavano insieme alle famiglie piccoloborghesi, con la
sposina e i bimbetti, per sembrare innocui. Una volta mi trovavo con Karl Tschuppik in un locale
chiamato Griechenbeisl158 e dietro a noi, a un tavolo, era seduta una di queste famigliole innocue.
Tschuppik le volgeva le spalle ma poteva udirne i discorsi con la stessa chiarezza con cui io ero in
grado di osservarla. Mangiammo in silenzio perch Tschuppik era troppo impegnato ad ascoltare.
Alla fine non resistette pi e sintromise nella conversazione dei vicini. La famiglia aveva
visibilmente e udibilmente consumato con gran gusto il piatto viennese Beuschl mit Kndeln
(corata con canederli) e la mammina voleva sapere dal cameriere quale fosse la ricetta. Pi volte il
cameriere dovette correre avanti e indietro dalla cucina al tavolo dei clienti finch il padre di
famiglia ebbe preso esattamente nota della ricetta. Io non avevo badato allintera faccenda.
All'improvviso Tschuppik si volt con tutto il corpo e ad alta voce impart la sua lezione alla
famigliola: E se ora pensate di essere in grado di fare i Beuschl mit Kndeln, vi sbagliate. Perch
ci vogliono ottocento anni di Asburgo e mille di cattolicesimo. Il capofamiglia fu deliziato di poter
conversare con uno di questi buffi austriaci, e ben presto anchio, senza intromettermi nel
discorso, potei agevolmente riconoscere che si trattava di una di quelle famiglie naziste venute a far
propaganda per il Terzo Reich e a ribadirne il fraterno amore per lAustria.
Tschuppik era uno dei pochi giornalisti con cui avevo stretto amicizia a Vienna. Era nato vicino
a Praga e gi a trentanni era caporedattore del Prager Tagblatt. Ma non andava daccordo con la
direzione ebraica del giornale, perch era troppo filotedesca, mentre lui stava con i cechi. Quando lo
conobbi a Vienna aveva quasi cinquantanni ed era un famoso editorialista. Una volta gli domandai:
In Cecoslovacchia, chi che legge il Prager Tag-blatt?. Mi rispose: Gli ebrei naturalmente, gli
intellettuali ebrei. Ma ti giuro, Soma, che la direzione sarebbe felice di guidare un pogrom contro i
suoi stessi lettori.
Tschuppik e la moglie alloggiavano a buon prezzo nellalbergo pi caro di Vienna, il Vecchio
Bristol. La moglie, unebrea praghese il cui nome da ragazza era Proskauer, pare fosse assai carina e
spensierata quando lui la conobbe. Non aveva la minima intenzione di sposarla. Un giorno ne
sfogli per caso il diario mentre inutilmente lattendeva a casa di lei, e scopr che aveva annotato
con ordine e precisione quando, dove, quante volte e con chi fosse andata a letto. Allora pensai:
sar molto brava a tenere la casa, e lho sposata. Rimase stupito quando lei, che, come si pu ben
constatare, non di mentalit borghese, insistette nel voler fare il viaggio di nozze. E dove si
trascorreva allora la luna di miele? A Venezia. La prima mattina lei and a fare acquisti.
Tschuppik la accompagnava nei negozi e, come tendono a fare gli intellettuali, aspettava fuori che
lei avesse concluso. In un negozio si trattenne per un tempo spropositatamente lungo. Ma Tschuppik
attese con pazienza finch lei comparve in compagnia di un elegante ufficiale italiano. Madame
Tschuppik voleva fare le presentazioni: Karl, disse questo il tenente.... Egli la interruppe e
fece un cenno con la mano: Ti prego! Gli italiani sono cos gelosi! . E si allontan con
discrezione.
Eppure - o forse proprio per questa ragione - ne risultato un buon matrimonio. Tschuppik era
un bohmien ma un marito cavalleresco, e incarnava entrambi questi aspetti in maniera davvero
esemplare. Era per dedito al vino e capitava che la sera tornasse a casa da solo, sprangasse la porta
e, quando lei arrivava a tarda ora, non aprisse ma da dietro luscio cos la ragguagliasse: Che cosa
vuole qui, signorina Proskauer? Qui abitano i Tschuppik.
Come facile immaginarsi, Tschuppik era contrario a qualsiasi tab sessuale. E se a qualcosa era
contrario, lo era in modo appassionato. Una volta, andando a un appuntamento con lui, percorsi
allimbrunire la Krntnerstrasse. Notai che le prostitute si muovevano pi velocemente del solito e
ogni tanto si consultavano, formando animati capannelli. Un giovanotto, nel passarmi rapido
accanto, mi bisbigli con la mano davanti alla bocca: Una retata! . E prima ancora che
raggiungessi lHotel Bristol, diversi giovani mi bisbigliarono lo stesso avvertimento.
Tschuppik gi mi attendeva davanti allalbergo. Gli raccontai della retata di prostitute
esprimendo meraviglia per il fatto che quei giovani mi avessero avvisato. Non una retata di
ragazze, Soma; una retata di finocchi! Quei bravi giovani ti ritenevano uno di loro! . E mi
abbracci, come se mi avessero tributato un grande onore.
Hugo Schulz, amico di Roth e suo maestro di bevute, affermava che Roth, se fosse nato conte,
sarebbe stato un uomo assai felice. Si sarebbe pubblicamente convertito allebraismo per dedicare
resistenza a estirpare lantisemitismo e lapostasia ebraica. Quanto a Karl Tschuppik, presumo che
gli sarebbe piaciuto nascere ebreo per estirpare lebraismo filotedesco di Praga, senza esporsi al
sospetto di essere antisemita.
Come si vede, ho voluto molto bene a Tschuppik. Nelle giornate uggiose e prive di sole, quando
indossava una bombetta nera, aveva laspetto di un piccolo lord inglese che si aggiri in ambienti
bohmien. Quando andava a passeggio senza cappello o con un basco, la capigliatura bionda, gli
occhi azzurri e i baffi rossicci lo facevano assomigliare a un musicista ceco. Io gli ho voluto bene
perfino negli anni in cui era caporedattore di un giornale scandalistico edito da un ricattatore
ungherese.
Odiava i tedeschi, probabilmente perch in Cecoslovacchia aveva conosciuto fin troppo bene il
nazismo nei suoi prototipi: i tedeschi dei Sudeti. Questo non gli impediva tuttavia di ammirare
lesercito prussiano pi di ogni altra cosa. Lo stato maggiore austriaco e il suo genio, Conrad von
Htzendorf, li definiva generali geografi. Come specialista in questioni militari scrisse numerosi
articoli. Alla fine tralign al punto da redigere una biografia di Ludendorff.159 Non so quanti libri
abbia letto Ludendorff, ma laltro genio militare tedesco degli anni 14-18 e futuro presidente della
repubblica di Weimar, ossia Hindenburg, si vantava di aver letto in tutta la sua vita soltanto il
regolamento di servizio. Ludendorff invece si prese il tempo di leggere il volume di Tschuppik, e la
biografia gli piacque a tal punto che desider incontrarne lautore, e gli accord unudienza.
Tschuppik nutriva grande rispetto per chi aveva successo, chiunque fosse. Assumeva un
atteggiamento deferente persino davanti ad autori che disprezzava per il loro modo di scrivere,
purch guadagnassero molti soldi. Ci si pu immaginare, quindi, con quale deferenza stesse al
cospetto di Ludendorff. Ludienza prese nondimeno una piega inaspettata. Con il tatto che soltanto
un generale prussiano, e in particolare un Ludendorff, pu avere, il generale reduce da tante vittorie
opin: La nostra sventura stata lAustria. Non ci rendevamo affatto conto di trascinarci dietro un
cadavere. Io lho potuto constatare soltanto quando, un giorno, ispezionai un settore del fronte
austriaco. E quando io eseguivo unispezione, arrivavo fino alle trincee. Un capitano mi venne
incontro di scatto e rifer: Eccellenza, bla-bla-bla. Non capivo una parola. Un aiutante allora mi
spieg: un reggimento ungherese. Andai avanti. Da una seconda trincea salt fuori un altro:
Bla-bla-bla. Era la milizia territoriale galiziana. Era quella lAustria? Honvd, croati e cos via?
LAustria stata la nostra sventura. Tschuppik allora, con la massima ossequiosit: Eccellenza,
lo stato maggiore tedesco ha investito milioni nello spionaggio. Non sarebbe stato un segno di
accortezza spendere un milione in pi per carpire, tramite le proprie spie, linformazione che
la monarchia austroungarica, alleata della Germania, constava di undici nazioni?! . Leroe dei
Laghi Masuri osserv pensoso e a lungo il piccolo Tschuppik, poi finalmente comprese e ordin:
Ludienza finita, signor Tschuppik! .
Questo non fu per lultimo incontro di Tschuppik con ufficiali prussiani. Nellestate del 1936, la
risuscitata cavalleria austriaca organizz a Vienna una corsa di cavalli. Fu invitato lesercito tedesco
che, sicuramente su ordine del Fhrer, accett linvito. Giunsero in citt rappresentanti della
cavalleria tedesca che si stabilirono al Vecchio Bristol in cui, come ho detto, alloggiavano i
Tschuppik. Una sera, sul tardi, i Tschuppik scorsero gli ufficiali tedeschi al bar dellalbergo. Reso
gi allegro dal vino, Tschuppik si conged dalla ex signorina Proskauer e and a bere un ultimo
bicchiere al bar. Non ebbe bisogno di suggerire allamico capocameriere dinformare i signori
ufficiali che il biografo di Ludendorff aveva appena varcato la soglia del bar. Gli ufficiali, che erano
allegri quanto il biografo, non persero loccasione di presentarsi a uno scrittore di cos chiara fama.
Sino allalba Tschuppik si trattenne a far bisboccia coi prussiani, poi si separarono dopo
aver fraternizzato calorosamente.
Il pomeriggio successivo mi trovai con Tschuppik e il dottor Lbel per la nostra passeggiata
quotidiana. Stavolta fu Tschuppik il primo a trovarsi davanti allalbergo. Aveva notizie sensazionali
da raccontarci. Descrisse lavventura con gli ufficiali prussiani come se fosse un evento normale.
Poi ci invit a entrare nella hall dellalbergo e ci condusse in un angolo appartato. Devo
raccontarvi una cosa che mai avrei preso per buona se uno di voi me lavesse raccontata. I prussiani,
che non reggono lalcol, dopo tre o quattro bicchieri erano cos fatti da dare informazioni dettagliate
a ogni mia domanda. Non dipendeva naturalmente solo dallalcol, anche la mia fama di biografo di
Ludendorff deve aver avuto la sua parte. Questi quattro tipi baldanzosi mi hanno svelato il progetto
politico, anzi, si pu dire il piano militare, del governo nazista. Non riesco naturalmente a
immaginarmi che si mettano a parte di segreti importanti quattro ufficiali di cavalleria, la
cui specialit battere la sella. Per mi hanno detto cose che non possono essere frutto del loro
cervello. E non cercavano nemmeno di far colpo su di me spacciandosi per persone particolarmente
ben informate. Lo hanno detto incidentalmente durante una conversazione sul futuro assetto
dellEuropa. Quando ci saremo riarmati al punto di far fronte a qualunque situazione, obiettivo
del Fhrer raccogliere, senza preavviso, uno dopo laltro, gli staterelli confinanti e poi offrire loro la
pace. - Che cosa significa raccogliere? domandai a quei signori. Occupare, naturalmente.
Invadere e occupare. -Come il Belgio?. - S, dissero come il Belgio. Per questa volta tutti gli
staterelli vicini. I baffi di Tschuppik pendevano depressi. Ancora un po assonnato in volto e con
unespressione rannuvolata, ci guardava scuotendo la testa. Poi chiese: Che ne dite? . Il dottor
Lbel, colui che in molti romanzi di Roth il dottor Skowronnek, reag con ironia: Io non ho mai
sopravvalutato la sagacia dei nazisti. Ma che Hitler permetta di raccontare in giro del suo progetto
di invasione al punto che perfino degli ufficiali subalterni, dediti allequitazione, ne siano informati,
questo non lo credo. Tschuppik, tuttora molto abbattuto, mi guard e attese. Io non escludevo che
quei discorsi da caserma su questioni di alta politica fossero addirittura insufflati dalle massime
gerarchie allo scopo di diffondere paura sul piano politico. Questo mi tranquillizza disse
Tschuppik. Io non riuscivo ad addormentarmi. Di notte si credono tante cose la cui assurdit risulta
subito evidente alla luce del giorno.
Facemmo la nostra passeggiata. E per quanto ciascuno di noi probabilmente continuasse a pensarvi,
non ritornammo pi sulla questione. Quando per ci salutammo davanti al suo albergo, fissando un
appuntamento per il giorno dopo, Tschuppik riprese a parlare della serata al bar e, di nuovo a testa
bassa e senza guardarci in volto, insist: E vi dico gi oggi quel che vi dir domani: io credo a
ogni parola che
mi hanno detto a proposito di quel piano. Penso che gentaglia cos sia capace di tutto. Perch poi
dovrebbero tenerlo segreto? Parlano di staterelli vicini. Di chi dovrebbero avere paura? Del Belgio?
DellOlanda? Della Danimarca? DellAustria? Della Svizzera? . - Ma che cosa diranno le grandi
potenze? domand il dottor Lbel. Se ufficiali prussiani ne parlano in un bar, le grandi potenze
lo sapranno gi dissi io. E Tschuppik: Giusto! E non ci credono. E non faranno nulla neanche se
ci credono. Proprio per questo propongo di raccontarlo a chiunque voglia ascoltarci. Io lo far a
ogni modo. Lo farei anche se non credessi che vero. Ma vero.
Lo raccontammo a chiunque fosse disposto ad ascoltarci. E nessuno voleva crederci.
Tschuppik, che si occupava principalmente di politica, aveva buoni rapporti con i cechi, e presumo
che furono loro i primi a cui raccont la sua avventura con i prussiani al bar. E se lo sapevano i
cechi, i pi fedeli alleati della Francia, lo sapevano anche i francesi. Probabilmente a Parigi non ci
credettero, n pi n meno che altrove. Perch non volevano crederci. E' probabile che gi allora nei
suoi sogni di pace il gentleman londinese col suo ombrello della pace si stesse in segreto
incamminando per quelle vie traverse che lo avrebbero poi condotto a Monaco.
Tschuppik aveva una profonda conoscenza del tipo austriaco rappresentato da Hitler: Da noi
sarebbe diventato uno di quelli che seducono le donne promettendo di sposarle e ne avrebbe
ammazzate un paio. In Germania riuscito a sedurre un popolo intero e, si spera, riuscir anche a
farlo fuori.
A questo Tschuppik non ha assistito. Mor all'improvviso, vittima di una delle sue innocenti
peculiarit. Gli piaceva troppo farsi invitare da ammiratori danarosi. E nellestate del 1937 il suo
amico Ely lo invit per una cura termale a Bad Gastein. Tschup-
pik non aveva bisogno di cure termali. Cliente abituale dei vignaioli di Grinzing,160 beveva con
moderazione e ogni tanto lamentava debolezza di cuore. Ma non pot resistere allinvito a Bad
Gastein proprio nellalta stagione. E siccome anche la cura era gratuita, vi si sottopose. Dopo due
settimane dovette interrompere il soggiorno. Una calda sera destate passavo davanti al Vecchio
Bristol. Era seduto, solo soletto, su una sedia di vimini davanti allalbergo. Portava la bombetta e
con entrambe le mani reggeva il suo bastone. Gi di ritorno, Tschuppik? Come mai? gli chiesi.
Con un tono mesto ma non lamentoso, disse: Non sopportavo bene la cura. Ora sono nelle mani di
un cardiologo. Alcuni giorni dopo mi telefon: Mi sono ripreso. Vogliamo cenare insieme?.
Trascorremmo una serata piacevole e Tschuppik mi raccont molte cose di un cabaret a suo tempo
famoso a Vienna, e in particolare del comico che si chiamava Springer. Quella sera bevve un solo
bicchiere di vino e, contrariamente alle sue abitudini, torn a casa non molto tardi. - Tre giorni dopo
era morto.
La signora Tschuppik rientr da Praga e io la accompagnai allospedale dove si trovava la salma.
Lei volle che si aprisse la bara. Si chin su di lui, disse con un fil di voce: Scheen... scheen
(bello... bello) e lentamente, come se intendesse sedersi, svenne tra le mie braccia.
Il pomeriggio seguente andai con il tram a Grinzing per il funerale. Davanti a me, sul lungo sentiero
in mezzo al prato che conduceva al cimitero, camminava a passi lenti nella calura del giorno
un signore anziano in doppiopetto nero e cilindro. Io lo seguivo, avendolo riconosciuto gi di spalle.
Era lunico sopravvissuto del famoso cabaret, il celebre comico Springer. Prima di entrare nel
cimitero, mi feci coraggio e raccontai a quelluomo, che anchio veneravo, come pochi giorni prima
Tschuppik per
unintera serata mi avesse parlato con ammirata emozione di lui e del famoso cabaret. Il vecchio
si commosse fino alle lacrime.
Karl Tschuppik fu sepolto con accompagnamento musicale. Lesecuzione venne affidata a un
quartetto che si esibiva nelle osterie di Grinzing in occasione del vino novello. Suonarono per
Tschuppik la sua canzone preferita: Es wird ein Wein sein, und wir wern nimmer sein (Ci sar un
vino e noi non ci saremo pi).
AUTUNNO 1937
Stefan Zweig mi telefon: arrivato Joseph Roth, incontriamoci tutti e tre al bar del
Bristol. Zweig fu conciso ma non finse di avere fretta; faceva capire apertamente che non
ammetteva un rifiuto da parte mia e non voleva neppure sentirne parlare. Dica a Roth che sono
molto contento di rivederlo risposi senza esitazioni, sorprendendo me stesso pi ancora che
Zweig. Non vedevo Roth dallottobre del 1934. Nemmeno durante la guerra era trascorso
un periodo cos lungo senza una lettera.
Alle quattro in punto entrai nel bar: i due erano gi l e discutevano animatamente. Roth si alz con
quellenergia residua che ormai gli era concessa. Ci abbracciammo in silenzio. Cos va bene
disse Zweig. Ci mancava soltanto che voi due mi inscenaste un dissidio tra fratelli.161 - gi
tanto che io abbia dovuto ricorrere a uno Stefan Zweig per attirare qua costui disse Roth, e con un
movimento irosamente tenero del braccio mi spinse verso Zweig. Ringraziai questultimo per la
telefonata e chiesi a Roth se credeva sul serio che non sarei venuto subito nel caso mi avesse
telefonato di persona. E perch no? Un 'anima candida bellicosa capace di tutto rispose, e per
la prima volta udii quella risata da alcolista, gi rauca e inframmezzata da colpi di tosse, che negli
ultimi anni della sua vita lo avrebbe tormentato s pi di frequente e in modo pi doloroso, ma forse
non con quella sofferenza con cui avrebbe tormentato me. Mentre si riprendeva dalla risata bevendo
un sorso di cognac, lo osservai attentamente. La trasformazione avvenuta nel suo viso e nella sua
figura mi sconvolse. Non aveva neanche quarantatr anni in quel momento e - non riesco a
perdonarmi di scriverlo cos - pareva un ubriacone di sessanta. Il suo volto, dagli zigomi pronunciati
e dal mento sfuggente, un tempo animato da sempre viva brama di catturare tutto con lo sguardo,
adesso era gonfio e flaccido, il naso arrossato, gli occhi azzurri traboccanti siero negli angoli, i
capelli come qua e l strappati sulla testa, la bocca completamente nascosta dai baffi fulvi che
pendevano alla maniera slovacca. Quando per venne chiamato al telefono e lentamente si avvi,
appoggiandosi a un bastone, con le gambe magre nei pantaloni stretti e di foggia antiquata, con la
pancia cascante che cos poco si addiceva alla minuta complessione di quella figura, lebreo della
Galizia orientale Roth pareva proprio un aristocratico austriaco di vecchio stile, distinto seppur
decaduto - dava cio esattamente quellimpressione che, con tutte le sue energie fisiche e mentali, si
sforz onestamente - e talvolta purtroppo anche disonestamente - di suscitare nel corso della sua
vita.
Alcuni giorni e alcune bottiglie di Hennessy dopo, il cameriere che al bar del Bristol ci portava il
conto mi disse: Un cliente cos non ci pi capitato da quando morto il conte Adalbert
Sternberg.162 Per fargli piacere, lo raccontai quando ci trovammo nuovamente in tre al bar. Roth
era deliziato, e per la gioia dimentic addirittura che il conte Sternberg non era proprio un
sostenitore della casa d'Asburgo. Era un enfant terrible dellalta nobilt austriaca e una volta,
durante una seduta pubblica del Parlamento - quando ancora era vivo limperatore Francesco
Giuseppe -, gli era venuto il ghiribizzo di fare losservazione, certo non del tutto conveniente, che la
cripta dei Cappuccini, il sacrario della patria dove riposano le spoglie degli Asburgo, era la pi
grande miniera di mercurio al mondo - unallusione non troppo signorile al presunto elevato tasso di
sifilitici fra i membri della suprema Casa. Roth era talmente lusingato dal paragone che perdon
non solo a me lallusione a quellepisodio svoltosi nel Parlamento austriaco, ma anche al conte la
battuta velenosa. Chi detiene un titolo nobiliare cos antico disse pu permettersi questo e altro.
Ma quando il piccolo Kraus fa battute simili, una Chuzpe! ,165 - una mancanza di gusto anche
quando un conte Sternberg dice queste cose in Parlamento. E io non sono monarchico. - Lo
diventerai mi profetizz Roth, il quale gi diversi anni prima mi aveva pi volte predetto che sarei
divenuto un alcolizzato.
Stefan Zweig allora era gi un ospite in Austria: da anni ormai viveva a Londra. Roth riprese il
discorso, evidentemente interrotto dal mio arrivo, e chiese a Zweig come si sarebbe comportata
lInghilterra se Hitler avesse attaccato lAustria. Dipende da come reagiranno il governo austriaco
e gli Stati confinanti. E Roth: Se dipende da Schuschnjak (lui non diceva mai Schuschnigg ma
solo Schuschnjak quando parlava del cancelliere) -, se dipende da Schuschnjak lAustria
spacciata. Tu che cosa pensi? . E io: A quanto vedo, il signor Zweig non certo che lInghilterra
si muover. Io non sono un buon conoscitore della politica inglese. Ma ho un amico qui a Vienna
che ha vissuto per qualche anno a Londra ed era il segretario del dottor Chaim Weizmann.164 A mio
parere, si intende della politica internazionale inglese molto pi di Weizmann. Quando Chamberlain
divent primo ministro, mi disse al Caf Museum: Questo commerciante dacciaio di Birmingham
consegner lEuropa a Hitler, un pezzo dopo laltro.165
E' un comunista, il tuo amico? domand Roth. Ben lungi dallesserlo, ne molto pi lontano
di quanto lo sia tu. - Come? domand Roth indignato. Com possibile?. Tu dopo la guerra
hai scritto per un certo periodo per la Arbeiter-Zeitung. Il mio amico per tutta la vita stato un
sionista. - Ma un sionista di sinistra?. - No, piuttosto di destra. - Come si chiama il suo
amico? volle sapere Zweig. Dottor Abraham Sonne, questo il suo nome. In giovent scriveva
poesie in ebraico, ma la voglia di poetare gli passata da lungo tempo. Non deve essere facile,
penso, scrivere poesie in ebraico a Vienna.166 - Lo conosco, disse Zweig un uomo coltissimo e
molto intelligente. Non ho mai parlato con lui di politica. Che definisca con disprezzo Chamberlain
un commerciante dacciaio di Birmingham, stupisce me quanto stupisce Roth. Ma quel che ha detto
di Chamberlain mi inquieta assai di pi. Lei che cosa ne pensa: ha ragione il dottor Sonne?. - Non
lo so. Ma se come ritiene lei, se cio dipende dagli Stati confinanti, dipende allora dalla Francia e
dallInghilterra, ovvio. Io per penso che dipenda in primo luogo dalla stessa Austria. E questo
gi grave a sufficienza. Dalla guerra civile del 1934 lAustria uscita completamente
demoralizzata, e a questo stato danimo corrisponde un senso di impotenza sul piano politico. Al
che Zweig: E lei continua a stare in questo paese?. Intervenne Roth: Soma gi nel 1934 era
emigrato a Parigi. Ma ha seguito il mio saggio consiglio ed tornato a Vienna. Te ne penti? . -
Nientaffatto. Qui, in questi tre anni, ho terminato un altro romanzo. A Parigi non mi
sarebbe riuscito. Per scappare ho ancora qualche mese di tempo.
Roth espresse il desiderio di conoscere il dottor Sonne. Gli dissi che lo incontravo quasi ogni
giorno tra le sei e le sette al Caf Museum. Zweig si rammaric di non poter venire perch invitato a
uno spuntino pomeridiano a casa di Sigmund Freud, dove forse avrebbe trascorso lintera serata.
Cos il discorso si spost su Freud. In realt si tratt pi di un litigio che di un discorso. Fu Roth a
litigare con il suo amico e benefattore Stefan Zweig mentre io in qualche modo fungevo da arbitro,
anche se non gradivo particolarmente lammirazione sconfinata e incondizionata che Zweig nutriva
per Freud. Nondimeno lastiosit di Roth era quasi inaccettabile, anche perch originata da motivi
personali.
Sua moglie gi nellestate del 1928 aveva manifestato i primi sintomi di una nevrastenia grave e nel
corso degli anni successivi, dopo essersi sottoposta a continue cure mediche in un continuo
avvicendarsi di diagnosi e diagnostici, pass attraverso gli stadi della dementici praecox e della
paranoia, prima di finire come schizofrenica nel manicomio di Baden, nei pressi di Vienna.167 La
malattia, come ho detto, inizi nel 1928. La coppia aveva trascorso a Vienna la primavera e una
parte dellestate.168 Fu allora che Roth decise di prendere la cittadinanza della nuova Austria e,
nonostante fosse un suddito della vecchia Austria che dopo la guerra era stato costretto a diventare
polacco in quanto ebreo galiziano, incontr maggiori difficolt di quel che si aspettasse.
Per poter essere nelle mie vicinanze, la coppia abitava allepoca allHotel Hopfner di Hietzing.
Roth la mattina, cosa ben comprensibile, era spesso impegnato nei vari uffici e non poteva sempre
portare la moglie con s. In quei casi lei rifiutava di restare sola. Perfino davanti a me lui si
vergognava di quel comportamento isterico e dovette spesso disdire appuntamenti o spostare
visite che potevano essergli proficui, per restare con la moglie. Quando non gli fu pi possibile
andare avanti cos, mi parl di questa sua difficolt e io mi offrii di portarla a passeggio nel parco di
Schnbrunn o di mostrarle il castello, cose che visibilmente le fecero molto bene in quanto
allepoca Roth gi andava soggetto a violenti attacchi di ideologia monarchica che lei, come tutte le
mogli piccoloborghesi, iniziava snobisticamente a condividere. Quando pioveva, sedevo in sua
compagnia al caff dellHotel Hopfner, e allora ci teneva a spiegarmi come il marito, che lei
amava sempre tanto, fosse il responsabile del suo stato dangoscia. Quando nel 1924 laveva
abbandonata per compiere un viaggio su incarico della Frankfurter Zeitung, lei aveva ancora
compreso, accettato con naturalezza e anche superato senza problemi quella necessit. Ma quando,
nellinverno 1926-1927, se nera andato per molti mesi nellUnione Sovietica e laveva lasciata sola
a Berlino, erano iniziati gli attacchi di panico. Roth, in effetti, era stato in Russia per conto della
Frankfurter Zeitung: al suo arrivo i giornali lo accolsero come un grande amico della repubblica
sovietica. Quando se ne and, scrissero che un nemico dei Soviet aveva palesato la sua vera
mentalit borghese. Dopo il suo ritorno dalla Russia, incontrai diverse volte Roth a Berlino. Gi
allora predisse con esattezza quanto sarebbe avvenuto in quel paese. E gi allora fu lunico ad
affermare che la durissima campagna contro Trockij aveva anche radici antisemite. Trockij stesso
non ne voleva sapere, e men che meno voleva sentirne parlare.
Un giorno di pioggia, mentre tutti e tre sedevamo al Caf Hopfner, la moglie gli confess di avermi
rivelato la causa dei suoi attacchi di panico. Dico confess perch sembrava che mi avesse
rivelato i pi intimi segreti del loro matrimonio. Con mio grande dispiacere mi accorsi che Roth,
pur non condividendo il parere di lei, secondo cui allorigine di quegli stati di angoscia cerano i
viaggi del marito, lo prendeva comunque molto sul serio, perfino quando la moglie era assente
perch in visita alla propria famiglia. Nessuno di noi scorse in queste affermazioni della donna il
principio di una malattia - Roth riteneva che fosse patologicamente gelosa. Io pensavo che, a causa
della sua gelosia, si convincesse di essere malata per dominare il marito con la forza della
debolezza. Come persona non mi era simpatica nemmeno prima che diventasse la moglie di Roth, e
cos le ore che lei trascorreva presso la sua famiglia erano per noi le pi belle, poich, in quelle
settimane, rimanevamo in due. Purtroppo la povera malata riusc ben presto ad addossare per due o
tre anni la causa e la colpa della sua malattia al marito.
Nel 1928 Roth non era ancora un vero alcolizzato. Nei caff aveva labitudine, come del resto ce
lavevo anchio, di bere un cicchetto anzich un altro cappuccino o un altro caff. Avevamo
iniziato a fare cos nel primo anno di pace, quando in tutti i locali viennesi il caff non aveva n il
profumo n il colore del vero caff e costava appena un po meno di un bicchierino. Essendo
galiziani, ordinavamo tutti i giorni unacquavite che traeva il suo nome da una cittadina della
Galizia e si chiamava Stanislawow, detta a Vienna Stanislauer. A me ne bastava un bicchierino.
Roth dopo unora ne ordinava un secondo, se aveva i soldi per permetterselo - cosa che in quegli
anni bui del dopoguerra non succedeva di frequente. Lungi da me affermare che i suoi bicchierini di
Stanislauer fossero altrettanto innocui quanto i miei. Bere acquavite con tanta volutt una
caratteristica che ho notato in uno solo dei miei amici bevitori: Hanns Eisler, il compositore.169
Eppure Eisler non diventato un ubriacone tragico, ma rimasto un allegro beone. Spesso me ne
sono domandato il motivo. Eisler era forse un artista con forza di volont, Roth invece un artista
privo di volont? Un giorno, di fronte a una bottiglia gigantesca di cognac, lo domandai ad Eisler.
Rispose, non senza un lieve sospiro: Il fatto, purtroppo, che non riesco a scrivere una sola nota
se ho bevuto. Altrimenti sarei diventato di sicuro un alcolizzato cronico. Roth mi disse pi volte e
ovunque - a Vienna, a Francoforte, a Berlino, a Parigi -, ovunque in un locale pubblico bevesse e
scrivesse senza sosta: Se non avessi avuto lalcol, sarei diventato al massimo un buon giornalista.
Le migliori idee mi vengono bevendo. Se vuoi, ti mostro nei miei romanzi ogni passo buono che
devo a un buon calvados. Preferii essere io a mostrare a lui quei passi - e non erano i migliori, e
glielo dissi. Erano tratti dal libro Das falsche Gewicht (Il peso falso), che andai a prendere nella
sua camera dalbergo.170 Come fai a riconoscerli? volle sapere. Erano quasi sempre trovate
sadiche. Lo ammise, ma aggiunse con rabbia: Non ti piacciono per motivi pedagogici. Mi vuoi
curare. Dovrei diventare un astemio come te. Un modello di virt come te e Hitler! . Nessuno
meglio di Roth sapeva che, lungi dallessere un astemio, se si trattava di bere, riuscivo a reggere una
quantit molto pi grande di liquore, e specialmente di cognac, rispetto a lui. Lui ne tollerava poco,
da sempre. E quanto pi invecchiava, tanto meno ne tollerava. Certo non aveva spesso la sobria
presunzione di vantarsi del proprio vizio. Al contrario: quando era particolarmente in vena e
provava rabbia nei miei confronti, era capace, alla presenza di un gruppo di amici non precisamente
eletto, di additarmi con lindice tremante per la rabbia, e di accusarmi: Sua, soltanto sua la colpa
se la gente pensa che io sia un ubriacone! e, accogliendo con un senso di trionfo le
irrefrenabili risate della tavolata, con quel suo charme che era
un vero balsamo e lo rendeva caro a Dio e agli uomini, concludeva con una logica da ubriachi:
Non sfuggir alla pena! Ancora qualche settimana al mio fianco, e Soma sar un ubriacone
grande... come me .
LE DONNE NELLA SUA VITA
Interrompo qui le annotazioni relative al 1937, per parlare delle donne che furono importanti nella
sua vita. Joseph Roth non era un homme femmes. Non lo fu in giovent e neppure in seguito,
quando era gi uno scrittore famoso e le donne volevano scaldarsi al fuoco della sua fama con il
tentativo, il pi delle volte vano, di infiammare questa loro brama ricorrendo al sesso. Alla moglie
del direttore di una rivista che lo ammirava in maniera molesta, disse con molta franchezza:
Che cosa vuole da me? Sono impotente. Continuo a citare alla lettera, non solo perch difficile
dimenticare una frase tanto lapidaria, ma anche perch Roth, nella sua indistruttibile allegrezza,
riferiva spesso e fin troppo volentieri la risposta di quella cacciatrice di gloria, di cui faceva nome e
cognome: Impotente? Magnifico! Proprio questo mi interessa.
La prima donna di cui valga la pena qui parlare, perch lo am molto, di un profondo e
ricambiato amore, quando Roth era ancora giovane e totalmente sconosciuto, era un medico,
unebrea russa, pi avanti di lui negli anni. Avevano deciso di sposarsi. Purtroppo non fu possibile.
La donna era gi sposata e il marito non voleva sentir parlare di divorzio. Lei intende sposare mia
moglie? E' in grado di mantenere una donna? urlava il marito, molto basso di statura (e
naturalmente molto bellicoso). Io non voglio mantenerla. Io voglio sposarla rispose Roth che pi
volte descrisse nei suoi romanzi la dottoressa Sylvia Zappler.171 Sorprendentemente non si rese mai
conto che, nello stesso tempo, andava descrivendo anche sua madre. E' una vera iattura che non si
siano sposati. Questa donna lo avrebbe salvaguardato dallalcolismo. Io lho conosciuta bene: aveva
un viso aperto, largo, bonario come se ne vedono tra gli slavi. Non era bella. In sua presenza, Roth
dava limpressione di sentirsi al sicuro e pieno di fiducia nellavvenire. Non aveva figli, e
nemmeno lui ne ebbe mai.
Il suo secondo tentativo di soffiare la donna a un altro uomo gli purtroppo riuscito. In questo
caso per non si trattava di una sposa ma di una fidanzata. Friedl era una ragazza del distretto pi
ebraico di Vienna, la cosiddetta Leopoldstadt. Roth la conobbe in un caff in cui si radunava, nei
freddi mesi invernali del dopoguerra, la giovane bohme viennese (ma anche praghese e, dopo il
1920, ungherese): scrittori, musicisti, architetti, poeti, giornalisti, comunisti, ecc. L dove si raduna
una bohme cos variegata, si trovano anche ragazze dogni specie: ebree, ceche, ungheresi,
viennesi. Vi si trovava pure la giovane Friedl, al fianco del suo fidanzato, Hanns Margulies,172 un
giornalista esordiente il quale, allepoca in cui Roth trascriveva ancora rapporti di polizia per la
Arbeiter-Zeitung, redigeva cronache sportive assai vivaci, che amava infiorare con termini tecnici
inglesi come endspurt, finish grandioso e altri analoghi ornamenti. Portava anche un monocolo e
questo irritava non poco Roth, che soleva sedersi al medesimo tavolo di Margulies, bench egli
stesso -o, se si vuole, proprio per questa ragione - nel 1913, come giovane studente, fosse solito
portare il monocolo, suscitando non poco scherno tra gli amici a lui pi vicini (come me, ad
esempio). Rammento questo episodio insignificante, e in fondo ridicolo, perch sono seriamente
convinto che linteresse di Roth nei confronti della fidanzata di Hanns Margulies sia nato proprio
dalla stizza per quel monocolo. Alcuni anni dopo, Margulies si fece un nome nellambito della
cronaca giudiziaria. In buona parte a suo merito va ascritta la revisione della sentenza pronunciata
nello scandaloso processo per parricidio che si celebr in Tirolo contro il fotografo
Philipp Halsmann, destinato in seguito a diventare assai famoso.173

Per quanto riguarda Friedl, che (con ulteriore irritazione di quanti sedevano al suo tavolo)
dal fidanzato veniva apostrofata col nomignolo viennese di Fritzi, bisogna dire a suo onore che,
dopo non molto tempo, cominci a rivolgere le proprie grazie a Roth: se anche non se ne intendeva
molto di uomini, in compenso si intendeva un poco di letteratura. Proprio in quel periodo, poi,
accadde qualcosa che, non solo al caff Herrenhof, ma in molti altri caff ancora, costitu un evento
letterario sensazionale. Avvenne cio che sulla Fackel di Karl Kraus - avvezzo in ogni numero a
mettere al muro alcuni scrittori o giornalisti o contemporanei di altro genere - apparissero alcune
righe elogiative a proposito di un articolo dellancora sconosciuto Roth.174 Non molto tempo dopo
la fidanzata, la quale fin troppo volentieri sino ad allora si era fatta chiamare Fritzi, decise che lo
scrittore pi bravo era Roth e comp il sacrificio di trasformarsi in una Friedl. Non ricordo pi
dopo quanto tempo la coppia si spos nel tempio della Pazmanitengasse secondo la legge di Mos e
Israele. Ma ero presente e per me non fu un giorno felice. Perch a quellepoca ero contrario con
tutta lanima, tutta la mente e, pi che mai, con tutto il corpo al fatto che un uomo prima dei
cinquantanni si legasse vita naturai durante a una donna. -Era una ragazza graziosa, Friedl. Snella,
con gambe lunghe, lineamenti fini e un sorriso di sufficienza sulla boccuccia. Ma a che scopo
descriverla? Roth lha gi fatto, e con molta esattezza, nel Giobbe. E' la figlia di Mendel Singer,
una gazzella. E come Friedl, finisce anche lei in un manicomio.
LA BATTAGLIA DI ROTH CONTRO LA PSICHIATRIA
Per due, tre anni Roth, persuaso dalla moglie, credette di essere colpevole della malattia di lei. Non
impieg per altrettanto tempo per rendersi conto che vi sono moltissimi e costosissimi soccorritori
ma nessun soccorso, molti guaritori ma nessuna guarigione. Pieno di iniziativa comera, cominci
a dedicarsi allo studio della psichiatria. Questo non voleva dire leggere rapidamente alcune opere
specialistiche in materia e abbandonarsi subito a critiche sarcastiche. A tale studio fu in un primo
tempo indotto dalla volont di trovare un segreto in grado di recare alla moglie quella salvezza che
non era possibile attendersi da nessuno specialista. Come ogni disperato, cominci a credere ai
miracoli, e si mise in cammino per trovarne uno. Studiava. Fu quello un inverno in cui, per non
rimanere ozioso un solo istante, frequent solamente i caff dove erano esposte riviste di medicina.
Prima ancora di togliersi di dosso il cappotto, aveva gi chiesto al cameriere le riviste mediche con
cui si isolava per cogliere al volo, nellultimo istante, il miracolo: la pi recente acquisizione della
scienza - prima che gli specialisti pronunciassero la temuta sentenza definitiva, la parola
inguaribile. Strano che proprio allepoca dei suoi studi di psichiatria bevesse meno. Come dice il
grande umorista viennese Nestroy: Se non affogassi nel bicchiere i miei dispiaceri, per
disperazione dovrei arrendermi allalcol. Roth non si era ancora completamente arreso allalcol ma
gi vi affogava i dispiaceri. Nella sua disperazione, tuttavia, rimase sobrio e studi. Nelle
biblioteche non si beve. Dopo aver concluso i rapidi ma nientaffatto superficiali studi, una sera mi
telefon convocandomi in un bar. Aveva terminato i suoi primi due articoli sulla psichiatria. Da vero
reporter qual era allora, si sentiva spinto ad annotare ogni evento di rilievo. Quando ebbe portato a
termine la serie di non ricordo pi quanti articoli, li invi alla redazione culturale della Frankfurter
Zeitung. Gli articoli riportavano in maniera sagace, davvero competente e, verrebbe da dire,
sapiente il risultato dei suoi studi - ossia che la psichiatria non una scienza e non dispone di una
terapia. I professori cambiano di tanto in tanto i nomi delle malattie e il modo di trattare i pazienti, e
questo tutto. I redattori della pagina culturale si divertirono a leggere la serie di articoli e la
sottoposero allistanza suprema: alla riunione quotidiana della redazione. Dopo la morte del
fondatore del giornale, infatti, non esisteva pi un caporedattore. Lerede ed editore, il
dottor Heinrich Simon, disponeva come chiunque altro di un solo voto. Se non vado errato, anche
questi redattori lessero gli articoli di Roth con molto divertimento ma senza prenderli troppo sul
serio, e li respinsero in toto: Noi amiamo e stimiamo molto Joseph Roth. Ma quando vorremo
presentare ai nostri lettori un parere sulla psichiatria, lo faremo attraverso resoconti di specialisti
delle scienze naturali.
Roth si mostr alquanto offeso, anche se allepo-
ca era gi un giornalista troppo esperto per ritenere seriamente che la Frankfurter Zeitung potesse
accettare quegli articoli. Ottenne lautorizzazione a pubblicarli altrove. E questo gli bast. Era ormai
famoso a sufficienza, anche come romanziere, per trovare facilmente qualcuno disposto ad
aggiudicarsi la sua demolizione della psichiatria. Leopold Schwarzschild, fondatore e direttore
del Tage-Buch di Berlino,175 gli offr un compenso adeguato. E la rivolta nelle file degli
psichiatri pot cos avere inizio.176
Cominciata in maniera accademicamente sussiegosa, prosegu tra motteggi e indignazione sino ad
assumere toni seriamente scandalizzati (come c da aspettarsi quando ne va della dignit, della
scienza, della verit e forse anche del valore pi alto: la pagnotta). Ma, come spesso accade nella
vita, gli uomini sono umani anche quando sono psichiatri. Un giorno apparve un articolo, scritto e
firmato da uno psichiatra berlinese molto conosciuto che si schierava a fianco di Roth. Diceva
pressappoco: Io non capisco perch i miei colleghi siano tanto indignati. Devono pur sapere, cos
come lo so io, che Joseph Roth, nonostante sia un profano, ha tuttavia ragione. Noi non abbiamo
una scienza. Non abbiamo una terapia.
Roth incontr naturalmente questo psichiatra e ne divenne amico. Io conobbi il dottor Jolowicz
solo nel 1938 a Parigi, dove ero appena emigrato, mentre lui e Roth gi vi si erano stabiliti da
tempo. Il dottore veniva spesso a trovarci al bistrot. Ancor prima che ne facessi la conoscenza, Roth
mi aveva avvisato di non pronunciare mai davanti a lui le parole psicoanalisi e psicoanalista. E' un
uomo di buon carattere, mi istru ma nutre un odio fanatico per quella disciplina e per i suoi
cultori.177 Una sera il dottor Jolowicz ci invit a mangiare a casa sua. Ci promise una buona cena
austriaca. Ma non arrivammo a gustarne neppure la prima portata. Attendevamo seduti alla tavola
imbandita; Roth gi nel soggiorno si era adombrato perch, dopo pi di un quarto dora, non gli era
stato ancora offerto da bere. A tavola si accorse subito che mancavano i bicchieri per il vino e
domand al padrone di casa, in tono forzatamente faceto: Non mi vorr mica far morire di sete,
dottore?. - A casa mia, non si serve alcol. - Ma, come vecchio amico, sa bene che per me il
bere importante quanto lo per lei il mangiare. - I princpi sono princpi replic affabilmente
lospite. Rispetto i suoi princpi prussiani, osserv Roth con sorprendente asprezza ma anchio
ho i miei princpi. Sono austriaco, e non frequento case in cui non si beve. Neppure una casa in cui
sono stato invitato per una cena austriaca. Io tentai di attenuare lo scontro con una battuta: Avrei
detto che il conflitto fra Austria e Prussia fosse stato deciso una volta per tutte a Sadowa. penoso
per me vedere come due profughi ebrei si dispongano a riesumare il vecchio dissidio tra fratelli. -
Ti sbagli, disse Roth alzandosi gli ebrei tedeschi sono pi prussiani dei prussiani stessi.
Andiamo, Soma! Andiamo da Louis, dove mangeremo allaustriaca e berremo alla francese. Tentai
di mediare e proposi di scendere in strada a comprare qualcosa da bere. Entrambi rifiutarono. Sudai
sangue prima di riuscire a indurre a un compromesso i due galli da combattimento, uno austriaco e
uno prussiano, ed entrambi di fede ebraica. Proposi di andare in tre al ristorante e, dopo una lunga
opera di persuasione, accettarono. Andammo da Louis. Mangiammo bene e Roth ebbe la sua
razione di alcol. Ma non fu una serata piacevole. Al momento di salutarci, il gallo austriaco disse a
quello prussiano: Lei si comportato come uno psicoanalista prussiano. - E Jolowicz, rabbioso:
Prussiano, s. Ma perch analista? . - Perch gli psicoanalisti sono gli unici al mondo che non
capiscono un bel niente del bere. Come lei! .
A sei anni di distanza, e a cinque dalla morte di Roth, incontrai di nuovo il suo amico, il dottor
Jolowicz a New York. A una cena, una cena austriaca. Padrona di casa era la signora Esti Freud, una
nuora di Sigmund Freud.178 Tra gli invitati cerano il mio amico professor Lewisohn,179 alcuni
signori a me sconosciuti e dallaspetto psicoanalitico, e una persona che mi pareva di conoscere ma
di cui non riuscivo a ricordare il nome. Eravamo in dodici. A tavola, luomo di cui non ricordavo il
nome guard pi volte verso di me e i nostri sguardi si incrociarono interrogativi nellattesa di
risolvere lenigma dopo cena. Finito di mangiare, luomo, pur essendo pi anziano, fu pi veloce di
me e si avvicin dicendo: Lei Soma Morgenstern, non vero? . A sentirne la voce lo riconobbi
subito: Ora ricordo anchio: lei il dottor Jolowicz. Evidentemente non siamo ancora dei veri
americani, n lei n io, altrimenti al momento delle presentazioni avremmo inteso i nostri nomi,
cosa che agli americani riesce sempre. Rimanemmo l in piedi a scambiare qualche ricordo. Mi
torn in mente, allora, che il mio defunto amico mi aveva messo in guardia dal nominare
la psicoanalisi davanti al dottore, e gli dissi: Quanto deve soffrire qui!. - Perch io pi di lei? si
meravigli. - Io qui non soffro affatto. Ma lei, dottore, in un paese dove si va dallo psicoanalista
come si va dal dentista.... - Ho cambiato opinione. Sottovalutavo la psicoanalisi. Io stesso sono
diventato analista. Sediamoci laggi nellangolo e le spiegher perch. - Mi siedo volentieri con
lei, dottore. Ma non occorre che mi spieghi il perch; penso di saperlo gi. Parliamo daltro.
Uno dei libri di Joseph Roth si intitola Der stumme
Prophet (Il profeta muto).180 Non uno dei suoi capolavori. Ma profeta egli lo fu. Per una volta: in
questo caso. E non fu muto.
Si tratt per Roth di una grande vittoria. Il denaro che gli frutt tale vittoria non bastava per a
pagare un mese di soggiorno nella casa di cura in cui era ricoverata la moglie inferma. Friedl
continu a essere seguita privatamente finch Roth non ebbe contratto debiti tali che n la
Frankfurter Zeitung n gli editori dei suoi libri poterono anticipargli ulteriori somme. Nel 1932
ricevetti una lettera in cui Roth descriveva la sua situazione disperata e mi supplicava di fare in
modo che linferma, ormai incurabile, fosse ricoverata in una clinica pubblica austriaca. Con laiuto
del consigliere ministeriale Fuchs,181 dellufficio del cancelliere, che era un vecchio amico sempre
disposto a dare una mano, e dellavvocato Hugo Wolf182 riuscii a far ricoverare la paziente nella
clinica di Baden, presso Vienna, dove rimase fino alla morte.183
Se ricordo bene, in quella serie di articoli non si parlava di psicoanalisi. Anche durante la
conversazione al bar con Zweig non si parl della disciplina fondata da Freud, ma di lui stesso.
Tutto cominci quando Zweig ci avvert che non avrebbe potuto trattenersi a lungo perch atteso
da Freud per uno spuntino pomeridiano. Bel divertimento! Uno spuntino! A casa di Freud!
Rimanga qui, con noi star in buona salute. Quando Roth faceva del sarcasmo, tutto quel che
diceva, in qualunque lingua parlasse, suonava quasi yiddish. Se dei monarchici leggeranno questa
affermazione, scuoteranno la testa. E a buon diritto. Quando Roth parlava in presenza di
monarchici, suonava tutto come autentico austriaco da militari. Il suo sarcasmo non prendeva di
mira il nome di Freud bens la parola spuntino (Jause). Joseph Roth era uno dei pochi veri
scrittori austriaci che la letteratura della monarchia asburgica possa vantare - ma non
mai diventato un viennese. La parola Jause suscitava il suo scherno. I viennesi si suddividono in
quelli che fanno una merenda sostanziosa e quelli che la fanno leggera. Freud la fa sostanziosa?
volle sapere Roth, rivolgendosi per non a Zweig ma a me. Zweig, tuttavia, rispose bonario: Io la
faccio leggera. Ma a Vienna ci sono venuto apposta per incontrare questo anziano signore. La
missione di riconciliare voi due me la sono assunta solo per caso. E labbiamo portata a termine con
successo. Ora mi domando se sia opportuno, prima di far visita a un uomo di tale levatura, divertirsi
qui in un bar con due nemici di Freud. - Soma non un nemico di Freud, precis subito Roth
lei lo sopravvaluta. Come niente, capace di leggere perfino lultima opera del maestro - se far a
tempo a essere pubblicata. - Se alludi al Mos, ti posso assicurare che non legger questo
capolavoro.184 - Perch? domand Zweig. Un altro Hennessy per il dottore ordin Roth al
cameriere, per premiare seduta stante il fatto che avrei tralasciato una lettura. Gi il solo tentativo
compiuto da Freud di dimostrare che Mos non era un ebreo ma un egiziano, mi basta per non
leggerlo. Alcuni anni fa, quando lo spiritismo era cos in voga da indurre perfino Thomas Mann a
impegnarsi in un giro di conferenze sul problema, lessi in un giornale un articolo sullo spiritismo185
che con un paragrafo, anzi con una sola parola, conferm quanto da sempre pensavo
sullargomento. Cito quel passo a memoria e vi assicuro che rester impresso in maniera indelebile
anche in voi: Se venisse qualcuno a proporre una teoria secondo cui il nucleo della terra non
sarebbe di lava incandescente ma di seltz, forse per un po potremmo rifletterci sopra. Perch no? Se
il centro della terra
pieno di acqua, questa, sottoposta a una simile pressione, potrebbe diventare seltz. Ma se viene
qualcuno ad affermare che il nucleo della terra formato da marmellata di prugne, allora un altro
paio di maniche. La teoria con cui Freud vuole farci intendere che Mos era un egiziano, non una
teoria del seltz. E' gi una teoria della marmellata di prugne. E non neanche sua.
Lei non sarebbe neppure curioso di sapere quali altre cose un uomo come Freud abbia da dire su
Mos? mi chiese Zweig. No; presumo di conoscere il Pentateuco meglio di Freud. - Perch lo
crede? Lei non mica uno specialista. - Quanto al Pentateuco, nemmeno Freud uno specialista.
Anzi, di gran lunga meno specialista di me, perch io ho il vantaggio di leggerlo nelloriginale,
mentre Freud conosce nel migliore dei casi la versione di una versione. In questo caso, poi, a
contare la motivazione: perch un uomo di quellet si mette a scrivere un libro che, pur preso sul
serio, arrecher a lui nessuna gloria, a noi ebrei soltanto danno e a tutti i bruti della terra una grande
soddisfazione, anzi, un piacere diabolico?. - I suoi motivi? opin Roth. Nostalgie de la boue da
parte di un uomo gi molto in l negli anni. Per si tratta di un libro senile alla marmellata di
prugne. Ben pi importante sarebbe scoprire quali motivi lo hanno indotto a proclamare la sua
terapia. Io conosco un medico; non essendo uno psichiatra, non un concorrente: un oncologo,
nonch un uomo di vaste letture. Egli sospetta che Freud abbia inventato la sua terapia perch
altrimenti i suoi libri avrebbero subito il medesimo destino delle opere di Nietzsche. Della Volont
di potenza si venduta una dozzina di copie.... - Questa unesagerazione. Se ben ricordo, ne
sono state vendute cinque copie disse Zweig. Se non fosse stato per Georg Brandes, la
scoperta di Nietzsche non sarebbe avvenuta intorno al 1900, ma soltanto dopo la guerra
mondiale.186
Roth non si lasci distogliere dal suo discorso intorno alle motivazioni di Freud e prosegu: Freud
sar stato indotto a inventare la sua terapia anche da ragioni materiali. Come lei ben sa, non sono
un ammiratore di Karl Kraus. Ma la sua definizione della psicoanalisi come larte di vivere un
anno intero alle spalle del paziente azzeccata.
Citare Kraus di fronte a Stefan Zweig mi parve una crudele mancanza di tatto e mi meravigliai
di Roth. Lui, che dagli anni del liceo era addirittura la cortesia fatta persona, proprio con Zweig, con
la scusa dellubriachezza, si comportava fin troppo spesso senza alcun riguardo. Zweig,
evidentemente contento di poter interrompere un discorso ormai penoso su Freud, fece come se non
avesse atteso altro che quello spunto e si rivolse a me con una domanda che probabilmente covava
gi da tempo: Lei per un certo periodo ha fatto parte della cerchia degli amici di Kraus, nevvero?.
- No, non vero rispose Roth al posto mio. Soma e io non siamo mai stati krausiani, nessuno
dei due. Questa malattia infantile viennese ci ha risparmiati. Siamo, forse proprio per tale ragione,
tra i pochi scrittori che Kraus non abbia mai attaccato. Su di me, una volta, si addirittura espresso
in termini elogiativi. - Perch lei a Vienna sempre stato considerato un krausiano? mi
domand Zweig. Un giorno ho firmato un appello in sostegno di Karl Kraus. Era lepoca in cui,
con le sue letture di Offenbach, riscuoteva grande successo non solo a Vienna. Gli amici ritennero
possibile organizzare una colletta per aprire a Vienna un teatro offenbachiano destinato a Kraus.
Scrissero un appello e iniziarono a raccogliere le firme. Io avevo pubblicato sulla Frankfurter
Zeitung una recensione entusiastica delle letture di Offenbach187 e due amici molto cari,
Alban Berg e Eduard Steuermann,188 entrambi assai vicini a Kraus, mi pregarono di sottoscrivere
lappello, cosa che naturalmente ho fatto con piacere.189 Questo mi ha procurato la fama, non del
tutto priva di conseguenze negative, di sostenitore di Karl Kraus. - Io non ho firmato lappello
disse Roth, e si rincuor con un sorso di Hennessy. Tu hai la fortuna di non capire nulla di teatro.
Io ho firmato e non me ne pento neppure oggi. - Non mi fai finire di bere disse Roth. Io non ho
firmato, e oggi dovrei pentirmene. Finch Kraus stato vivo, quando scrivevo me lo sentivo dietro
le spalle a controllare che non profanassi la lingua. Adesso che morto, mi manca. E comincio a
venerarlo.
Che confessione da fare di fronte a Stefan Zweig, per decenni una delle vittime pi bistrattate
della satira krausiana! Ma Zweig era un liberale tollerante. Nei confronti di Roth provava addirittura
cieco amore, e incass anche questa rivelazione. E lei, mi chiese comincia anche lei a nutrire nei
suoi confronti unammirazione postuma? .
Avevo iniziato a leggere la Fackel durante il primo anno di guerra. In seguito il mio reggimento
si trov fuori dallarea di diffusione della rivista, e per tutto il resto del conflitto potei goderne
soltanto durante le due brevi licenze a Vienna. Dico godere, perch il termine appropriato per
quella soddisfazione quasi fisica che provavo allora durante la lettura della Fackel. E a
quellepoca corsi il serio pericolo di venir contagiato dalla malattia infantile viennese. Ma gli eventi
bellici non lo permisero. Dopo la guerra impiegai tutto il mio tempo e tutte le mie energie nello
studio. E' chiaro che avevo comunque ore e giornate a disposizione per leggere Gli ultimi giorni
dellumanit. Dopo la laurea in Giurisprudenza, nel 1921, decisi di leggere ogni annata della
Fackel che mi ero perso. Nella prima annata della rivista feci subito alcune scoperte che mi
immunizzarono totalmente dal rischio di sopravvalutare il carattere del riformatore del mondo Karl
Kraus. Questo per non scalf la mia ammirazione per lintelligenza luciferina, il gusto, lo spirito e
la precisione linguistica del grande scrittore satirico. - E che cosa hai scoperto? volle sapere
Roth. Lo sai che sono un proster mensh.190 Fammi un esempio. Che cosa hai scoperto che noi non
sappiamo?. -Nelle prime annate scoprii - cosa a me ignota -che Kraus nellAffare Dreyfus stava
dalla parte degli antisemiti, considerava la battaglia per Dreyfus una congiura della stampa liberale
e indusse il vecchio Liebknecht, probabilmente gi senile, a polemizzare con sussiego sulla
Fackel contro Dreyfus e i liberali.191 Ti basta come esempio?. - Cosa? url Roth, rivolto non a
me ma a Zweig. E' vero questo?. Zweig lo sapeva, naturalmente. Allepoca del processo Dreyfus,
era gi un lettore della Fackel, penso; forse, addirittura ancora un suo ammiratore. Ma non fu
semplice calmare Roth. Discutemmo dellaffaire, che Zweig seppe descrivere in ogni sua fase.
Quando elenc i nomi famosi di chi era sceso in campo a favore o contro Dreyfus e ramment
quello di Marcel Proust, che Roth e io ignoravamo si fosse battuto in duello per lui,192 Roth si
esalt in un misto di disgusto ed entusiasmo: Marcel Proust, mezzo ebreo, duella a Parigi per
Dreyfus! Magnifico! Carletto Kraus, lebreo ceco, a Vienna spara su Dreyfus con battutine
antisemite. Disgustoso! . Con questa espressione, disgustoso, Roth indicava tutto ci che pi
aborriva. La adoperava molto spesso, e negli ultimi anni di vita divenne il suo Leitmotiv. Gi
sullorlo della disperazione, diceva ormai solo: disgustoso. Unicamente: disgustoso.
Zweig cit Clemenceau, secondo cui Dreyfus fino al termine della sua vita non comprese di che
cosa si fosse trattato nellAffare che da lui traeva il nome,193 e il detto di Anatole France, il quale
affermava che
se linfelice eroe dellAffare non fosse stato Dreyfus ma un altro ebreo (ad esempio Karl Kraus
interloqu Roth), lo stesso Dreyfus sarebbe stato un anti-dreyfusardo. Questi sono i benefici
dellassimilazione disse Roth. Lammiratore postumo di Kraus si era ricreduto. E a Zweig non
dispiacque sentirlo.
Nel frattempo non riuscivo a vincere la sensazione che stessimo conducendo in tre un colloquio, per
cos dire, elusivo. Zweig era giunto da Londra per rimanere pochi giorni; Roth era venuto da Parigi
per trattenersi alcune settimane, e io da tre anni ormai non mi allontanavo pi da Vienna. Ero
ansioso di sapere in che modo il sempre beninformato Zweig valutasse, in una prospettiva di
politica estera, la situazione di quello staterello cos irrimediabilmente lacerato al suo interno che
era lAustria. Ero altres curioso di sentire da Roth come quei bizzarri dei suoi monarchici
valutassero le proprie chance. Roth era del parere che la Francia non avrebbe mai tollerato un
Anschluss. Zweig non ne era cos sicuro. Io ero certo che lInghilterra non avrebbe avuto nulla da
obiettare, e citai nuovamente il mio amico Abraham Sonne. Se in questa profezia tutto quadra
quanto la definizione di commerciante di acciaio di Birmingham, disse Zweig dovremmo
imbarcarci tutti per lAmerica, senza perdere tempo. - Chi questo Sonne di cui parlavate anche
prima? chiese Roth. Scriveva poesie in ebraico, ma vi ha rinunciato gi nel corso della guerra. E'
nato a Przemysl, in Galizia. - Ho capito: un sommo esperto di politica inglese! esclam Roth.
stato per un certo periodo uno dei due segretari e consiglieri politici di Chaim Weizmann a
Londra. Laltro era B.V. Cohen.194 Entrambi i segretari diedero il loro sostegno al giudice
americano Louis Brandeis contro il presidente Weizmann, con il risultato che tutti e due persero il
posto. Il dottor Sonne adesso insegna allIstituto superiore ebraico di Vienna. -
Come mai ancora qui, se le sue prognosi sono cos tetre? domand Zweig. Ha un passaporto
polacco e forse per questo ritiene che vi sia ancora parecchio tempo per scappare.
Poi parlammo del governo Schuschnigg-Starhemberg e di Mussolini che su quel governo esercitava
il suo protettorato. Come gi ho riferito, Roth non diceva mai Schuschnigg ma sempre e soltanto
con repulsione Schuschnjak, per indicare - in base a non so quale informazione da parte monarchica
- che si trattava di un nome sloveno germanizzato. Eravamo tutti e tre daccordo che il putsch
cattolico compiuto dalla Heimwehr nel febbraio del 1934 aveva gettato lAustria nella pi totale
impotenza, abbandonandola alla misericordia fascista di Mussolini. A questo punto, e in tutta
seriet, Roth propose, come unica via di salvezza, di proclamare imperatore dAustria il
giovanissimo Otto dAsburgo. Per indulgenza, Zweig non disse nulla, ma si alz e, con un rapido
sguardo allorologio, lasci intendere di essere gi in lieve ritardo per la merenda a casa
Freud. Salutandolo, Roth lo supplic con un fare piagnucoloso neanche mal recitato, di ottenere dal
maestro che, se aveva concluso il suo Mos, per amor del cielo non se ne uscisse ora con una teoria
secondo cui Hitler era di discendenza ebraica. Lei gli fa torto. Freud un giorno mi ha confessato
quale pena gli procuri il dover sottrarre agli ebrei quanto hanno di meglio proprio in un momento di
cos crudeli persecuzioni disse Zweig. Non aveva neppure finito di parlare, che Roth scoppi in
una risata cos convulsa da costringermi ad afferrargli le mani per impedire che scivolasse gi dalla
sedia e si facesse male. A lungo ci tenemmo per le mani e ridemmo in un fraterno isolamento nei
confronti del mondo intero, incapace di comprendere quanto sia ridicola lidea quasi commovente
di un uomo che ritiene di poter sottrarre agli ebrei il loro Mos. Da qualche parte, nella sua opera,
Peter Altenberg parla della sacra risata di Mozart.195 Quella fu la sacra risata di Joseph Roth. E
io vi partecipai di cuore, e non mi importava in alcun modo che la scena si svolgesse in un bar e
che, pur se in minima parte, lalcol centrasse. Quando, con le lacrime agli occhi, ci guardammo
intorno, vedemmo che lo stesso Zweig doveva aver riso con noi, perch aveva unaria
molto divertita. Anche il bevitore sconosciuto, che per tutto il tempo se nera rimasto seduto
nellangolo pi lontano del bar, guard verso di noi mostrando unallegra partecipazione.
Quando si fu completamente ripreso, Roth disse a Zweig: Mai in vita mia avrei immaginato di
pensare un giorno nebbich,196 a proposito di Sigmund Freud. E, rivolto a me: Come tradurresti il
termine nebbich? Il signor Zweig non conoscer di certo la parola. - S che la conosco. Ma come
si potrebbe rendere?. - Probabilmente non si pu rendere. Si pu tradurre, ma non con una
singola parola. Lespressione viennese armes Hascherl197 ne d pressappoco lidea. - Ma solo
pressappoco, appunto disse Roth e mi preg di accompagnare Stefan Zweig, indicando i propri
piedi gonfi.
Fuori dal locale, Zweig mi disse: Sono contento che vi siate rappacificati. Che Roth abbia creduto
di dover ricorrere a me come mediatore, indica a quale punto sia ormai giunto. Forse dar retta a lei,
se gli parla. Solo una cura di disintossicazione radicale pu salvarlo. I piedi gonfi non sono una
scusa. Sosterr volentieri i costi della cura. Gi salito sul taxi, si ricord di domandarmi come si
chiamava lautore dellarticolo sulla teoria della marmellata di prugne; ne voleva parlare a Freud.
Quando gli comunicai che non era necessario giacch lautore di quellarticolo rispondeva al nome
di Sigmund Freud,198 ebbe un sussulto, quasi volesse scendere per tornare da Roth allinterno del
bar. Ma la sua pancia considerevole lo trattenne quel lasso di tempo necessario per fargli cambiare
idea. Non gli dica niente. Non appena saremo di nuovo in tre, le far la stessa domanda. Voglio
vedere la sua faccia quando lo verr a sapere .
Stefan Zweig in realt era nato per essere snello. Alto, con gambe lunghe, spalle strette, viso
allungato, pareva un attore magro che si fosse fatto legare addosso una pancia posticcia per
interpretare un ruolo. Bench lo avessi conosciuto soltanto nel 1934, quando la pancia posticcia gi
lo deturpava, mi dava a ogni incontro limpressione che quella pancia lo avesse or ora deformato.
Al mio ritorno nel bar Roth mi apostrof, prima ancora che mi sedessi: Non c bisogno di
preamboli. Dillo subito. Fuori. - Di che parli?. - Del fatto che ho urgente bisogno di una cura di
disintossicazione. Pagher tutto lui!. - Ricordati che gi tre anni fa a Parigi te la consigliavo,
bench non fossi in grado di pagartela. - Daccordo. Ma tu avresti pagato la cura perch sono tuo
amico. Zweig invece vuole pagare per me perch mi ritiene un genio. Quindi perch uno
scrittorucolo. - Io ti pagherei la cura perch sei malato. - Non hai bisogno di sottolineare che
non mi ritieni un genio. - Non ho sottolineato nulla. E' chiaro che non ti reputo tale, perch non
so che cosa sia un genio. Non ne ho mai visto uno con i miei occhi. Ma c un altro motivo ancora,
e per spiegartelo dovrei raccontarti una storia. - Bevi un altro Hennessy e racconta. - Posso
raccontare anche senza Hennessy. - Lo so, lo so. Ma io gusto di pi un racconto se bevo. Hai
qualcosa in contrario?. - Non contro il gustare, soltanto contro il bere senza misura. Allora: al
liceo di Tarnopol cera un insegnante di storia, il dottor Feliks Czerwinski, che, pur essendo un
nobile polacco, non era un antisemita e tuttavia odiava i cognomi tedeschi degli ebrei. Non
potendoli cambiare, li rendeva polacchi accentandoli diversamente, cosa peraltro molto semplice
perch nella lingua polacca laccento cade sempre sulla penultima sillaba. - Davvero? si
meravigli Roth. Ne sei certo?. - S. Perci, se un ragazzo si chiamava Auerhahn, il dottor
Czerwinski lo chiamava Aurhahn, calcando laccento; Morgenrot diventava Morgnrot,
Morgenstern Morgnstern. Una volta mi disse che Morgenstern sarebbe in realt un cognome molto
bello se non fosse tedesco. Gli replicai: Morgenstern in realt un cognome danesenorvegese, che
i tedeschi hanno fatto proprio, germanizzato e dato poi anche agli ebrei. Voi polacchi non ci avete
concesso dei cognomi e avete continuato a negarceli finch sono venuti i tedeschi e ci hanno
imposto i loro, a volte molto brutti e ridicoli. Presumo che il cognome Morgenstern sia
costato parecchio denaro al mio antenato del diciottesimo secolo. - Sei un ragazzo molto
intelligente. Meriti un cognome ancora pi bello di Morgnstern. Ti chiamer Oxenstierna, come un
grande scandinavo, anche lui di notevole intelligenza.199 Ero naturalmente assai curioso di sapere
chi mai fosse luomo il cui cognome avrei dovuto da allora in poi portare durante tutte le ore di
storia con il dottor Czerwinski, e consultai i libri delle classi superiori. Due affermazioni di questo
Oxenstierna mi colpirono a tal punto che mai pi le avrei dimenticate. Sua la frase: Per una
guerra occorrono tre cose: denaro, denaro e ancora denaro. A quellepoca non suscit in me
particolare interesse. Molto di pi ne risvegli invece la seconda affermazione: Ho conosciuto tutti
i grandi uomini del mio tempo. Quando li udivo parlare, mi pareva di sentire un cicaleccio
di dodicenni. Di sicuro non sono cos intelligente come Oxenstierna. Eppure con i geni del nostro
tempo mi succede come a lui: ogni volta che ne incontro uno di persona e quello comincia a parlare,
penso con gratitudine a Oxenstierna e anche al professor Czerwinski. - Oggi non occorre neanche
pi incontrarli di persona, i grandi del nostro tempo, per accorgersi che sono stupidi. Basta vederli
in un filmato o sentirli alla radio. Fammi il nome di uno di questi geni che hai sentito blaterare. -
Per due volte ho trascorso una serata intera in una piccola cerchia di persone insieme a Gerhart
Hauptmann. Quando parlava dottamente di letteratura e arte, era al livello di un liceale sedicenne.
Quando parlava di politica, blaterava nel modo attribuito da Oxenstierna ai suoi geni.
Non devi andare a casa? mi domand. Io intendevo rientrare soltanto verso le otto, ma gli proposi
di accompagnarmi adesso e di fermarsi a cena. Inge non mi aspetta mica disse. Mia moglie
sarebbe molto contenta. Ora sono le sei, la chiamo subito. Abbiamo unottima cuoca ceca. -
Preferirei venire domani a pranzo. Vorrei vedere tuo figlio. Walter Landauer mi racconta sempre
quanto sia bello. Adesso andiamo piuttosto al caff dove va sempre il tuo dottor Sonne. Vorrei
conoscerlo. Tutto sommato, sono soltanto le sei. Pag, salut il capocameriere come fosse un
vecchio amico e attraversammo molto lentamente la hall. A causa dei piedi gonfi aveva slacciato le
stringhe delle scarpe. Nella hall si sedette e, dopo alcuni tentativi falliti, riusc a legare in qualche
modo le stringhe o, come diceva in dialetto viennese, i Schuhbandl. Tuo figlio riderebbe se mi
vedesse cos. In rue de Tournon i bambini ormai ridono quando mi vedono passare . Una volta
fuori, chiam con un cenno della mano un taxi. Gli dissi che nessun taxi avrebbe accettato
di portarci per un cos breve tragitto. Davanti allOpera si ferm per un poco, appoggiandosi al
bastone. Allimprovviso, come se volesse colpirmi in pieno petto, disse: Stefan Zweig pensa che
anche tu sia un genio, ma per te non pagherebbe la cura. E' disposto a pagarla per me perch sa che
senza alcol non sono in grado di scrivere nemmeno un rigo. Leonhard Frank, il bavaro, ogni volta
che ci vediamo, con quella mano da fabbro mi d un pugno sul braccio destro. Vuole impedirmi,
almeno per qualche giorno, di scrivere. Stefan paga, e Leonhard tira pugni! .200 E si abbandon
alla rumorosa risata rauca da vecchio alcolizzato. Gli offrii il braccio. Mi guard a lungo in viso,
scrutandomi, poi prese il braccio e disse: Che io scriva, a te non fa paura. Tu stai con Kafka, lo so.
Io non sono uno scrittore per scrittori.
INCONTRO CON IL DOTTOR SKOWRONNEK
Al Caf Museum il dottor Sonne non cera ancora. Al mio tavolo, davanti a una pila di giornali,
sedeva gi, tutto solo, il mio caro dottor Lbel con cui fin dal 1933 ero solito compiere ogni giorno
una lunga passeggiata pomeridiana sulla Ringstrasse, a meno che il tempo non fosse troppo
inclemente. Era un noto ginecologo, e aveva organizzato la propria vita con molta saggezza: per
alcuni mesi allanno viveva ed esercitava a Franzensbad, mentre, prima dellavvento al potere dei
nazisti, il tardo autunno e linverno li trascorreva a Berlino, scrivendo articoli e libri di divulgazione
medica. Aveva molti amici tra gli scrittori e gli artisti ed era intimo di Hermann Bang, lillustre
danese. Fu proprio il dottor Lbel ad accompagnare laffascinante poeta sulla nave dove lo avrebbe
colto una morte improvvisa, le cui cause non poterono mai essere accertate. Il dottor Lbel ritiene si
sia trattato di suicidio. Hermann Bang era, per natura, gravemente malinconico.201 Roth conosceva
il dottor Lbel da molti anni e gli era affezionato. Nella Marcia d Radetzky si ispir
a lui per la figura del saggio dottor Skowronnek che, se non vado errato, compare anche in
diversi altri racconti. Quando Roth descrive una persona, non difficile identificarla. Chi
conosceva il dottor Lbel agevolmente lo riconobbe sotto le spoglie del dottor Skowronnek; lunico
a cui la cosa non riusc facile fu il dottor Lbel. Bench nella vita fosse di gran lunga pi saggio
del suo alter ego, commise la sciocchezza di interrogare Roth. E bench Roth nella vita non fosse
altrettanto saggio ma in compenso molto pi intelligente del dottor Lbel e del dottor Skowronnek
messi insieme, commise la sciocchezza di dire la verit. Evidentemente non aveva
ancora sperimentato in prima persona che un uomo, messo di fronte al proprio ritratto in un
romanzo, subisce lo stesso shock di chi sente per la prima volta la propria voce registrata su un
disco oppure alla radio, a prescindere dal fatto che la riproduzione meccanica della voce o il
ritratto siano ben riusciti o addirittura risultino lusinghieri. In questo caso, poi, si aggiungeva la
circostanza che Roth un maestro nel descrivere ambienti e situazioni ma non altrettanto grande
nel dare corpo ai propri personaggi. Il suo dottor Skowronnek il dottor Lbel tale e quale, e
tuttavia il dottor Skowronnek un provinciale con tutte le caratteristiche che servono a Roth
nel romanzo: saggio, sapiente, sempre pronto a dare una mano; nei suoi rapporti con il capitano
distrettuale si comporta esattamente come un medico ebreo di una cittadina di provincia si
comporterebbe nei confronti di unautorit governativa, laddove il dottor Lbel nella realt era un
uomo di mondo, spontaneo e disinvolto, a differenza del dottor Skowronnek. Lo scrittore, infatti,
con il diritto sovrano di chi crea unopera darte, lo vede come una figura s commovente, ma
anche un po subalterna. Il dottor Lbel aveva una profonda dimestichezza con il romanzo del
diciannovesimo secolo, in parti-
colare quello francese. Era lunico contemporaneo di mia conoscenza che avesse letto tutti i
romanzi di Balzac e di Zola. Era forse anche lultimo a citare contemporaneamente questi due autori
senza mai stancarsi di dimostrare che Balzac era sopravvalutalo e Zola sottovalutato. Non mi fu
difficile convincere il dottor Lbel che Roth, tratteggiando la figura di Skowronnek, non intendeva
fare un suo ritratto. Tuttavia a Lbel, che di Skowronnek era il modello, la copia non piaceva per
nulla. Me laveva confessato gi molti anni prima e io me nero addirittura dimenticato. Ma, una
volta entrati nel campo visivo del miope medico, a cos breve distanza che a lui parve di riconoscere
lospite inatteso, quelluomo di solito scattante si alz in maniera tanto impacciata e lenta che mi
ricordai della sua antica amarezza e paventai una scena penosa. Quasi non ebbi il tempo di
rimproverarmi per non aver preparato Roth a quellincontro, che gi i due, da anni ormai estranei
luno allaltro, si tendevano le braccia e si prendevano le mani, felicemente sorpresi. Ben presto si
scambiarono ricordi di Berlino che risalivano a unepoca in cui io ancora non conoscevo la citt.
Per un bel po non mi rimase che isolarmi dietro un quotidiano ben teso sulla bacchetta
reggigiornali.
Anche quando beveva, Roth si atteneva al suo stile. Nel bar del Bristol aveva bevuto solo cognac, il
suo Hennessy. Che cosa insegna il capitano von Trotta al figlio nella Marcia di Radetzky? Noi
beviamo soltanto Hennessy (cos il padre avverte il cameriere, ma lobiettivo il figlio. Se ben
ricordo, quando lessi il romanzo per la prima volta, la mia impressione fu che il capitano fosse pur
sempre il figlio di un signor Trotta di Sipolje, solo di recente insignito di un titolo nobiliare. Chi mai
ostenterebbe di bere Hennessy?). Al Caf Museum ordin subito uno Stanislauer, e poi un doppio
Stanislauer.
Bevve questo liquore ad alta gradazione non a piccoli sorsi, come faceva bevendo Hennessy, ma
tutto dun fiato come duso nella nostra terra di Galizia. Ben presto il mio amico bevitore si sent
in unottima disposizione danimo. Le sue risate sonore fecero del nostro tavolo il centro di quel
locale non troppo spazioso. Il dottor Lbel aveva gi dato una scorsa ai suoi giornali, e adesso
raccontava della visita di un Lord inglese a unesposizione venatoria che doveva essere inaugurata a
Berlino sotto lalto patronato del grande capocaccia Gring. Il Lord si chiamava Halifax; nessuno di
noi sapeva a che titolo il Lord compisse quel viaggio. Roth osserv: Speriamo che non sia
altrettanto appassionato quanto Gring nel dare la caccia agli uomini. Forse il tuo dottor Sonne ne
sa pi di noi, e spost il discorso sulla situazione dellAustria, questione che gli
stava maggiormente a cuore. Il dottor Lbel cominci a sentirsi a disagio. Al pari di molti suoi
lettori, attribuiva a Roth simpatie nei confronti del regime cattolico-fascista. Ne risult invece che
Roth, come tutti noi, provava per questultimo soltanto un misto di compassione e scherno. Ma a
differenza di noi, che per il futuro di Vienna nutrivamo solo pii desideri e poche speranze, Roth
credeva in uno strumento infallibile di salvezza: gli Asburgo. E il dottore: Ho sempre ritenuto che
lei fosse diventato monarchico a Parigi, un monarchico per cos dire alla francese. Uno di quelli che
chiacchierano, scrivono, fanno gli snob sulla Restaurazione, ma guai se qualcuno fa sul serio e
intende parlare di azione diretta. Roth rise e, dal canto suo, non prese sul serio quelle obiezioni:
Cosa? Benes marcer su Vienna, Horthy non lo permetter, Mussolini non lo permetter, tutti i
vicini marceranno? Scoppierebbe la guerra e, con la guerra, anche Hitler. Chi continua a credere che
di costui possiamo liberarci senza una guerra, pazzo. - E' vero, disse il dottor Lbel ma non
oc-
corre fare alcunch, sar Hitler stesso a provocare la sua guerra. - Rivendico lonore di essere uno
che fomenta la guerra. E' in questo senso che bisogna agire. Quanto prima scoppia la guerra, tanto
meglio sar. Parlava sul serio, ad alta voce, ripetendosi pi volte e interrompendosi per una risata
rauca. Ben al sicuro nellisolamento della sua ebbrezza, non si rendeva conto di non essere pi in
quel bistrot parigino dove i clienti dei tavoli accanto non lo capivano, cosa che lo esilarava. Il dottor
Lbel, sgomento, riusc a spostare il discorso su unaltra questione rivolgendo a Roth una serie di
domande sulla casa editrice Flammarion che a Parigi pubblicava i libri del dottore. Roth ne
conosceva il redattore e rispose con competenza a tutte le domande, come se fosse facile per lui
dissipare i fumi dellalcol. E, in un momento di lucidit, si ricord anche che cosa ci avesse
condotto al Caf Museum: Ma quando viene il tuo dottor Sonne? mi domand. Di gioved il
dottor Sonne non viene mai rispose il cameriere che ci stava sostituendo i bicchieri dellacqua. Me
ne ero dimenticato e mi scusai. Il dottor Lbel si accorse a un tratto che il tempo a sua disposizione
era trascorso, e si accomiat. Domani saremo qui alla stessa ora gli grid dietro Roth. Lui fece
come se non avesse inteso linvito. Appena Lbel fu nella porta girevole, Roth disse: Anche lui ce
laveva con me anni fa. Come te. - No, io lho addirittura convinto a non prendersela. Non stato
difficile. Il dottor Lbel saggio quanto tu hai voluto che fosse il dottor Skowronnek. - Eppure
era molto arrabbiato con me. Riesci a comprenderlo?. - Il tuo saggio dottor Skowronnek per
anche un tipo subalterno. E Lbel non lo ? chiese, gi sul punto di abbandonarsi a una risata
sarcastica. Nientaffatto. Il dottor Lbel era amico di Hermann Bang. Il tuo Skowronnek amico
solo di un capitano distrettuale, e si sente molto onorato di ta-
le privilegio. Tu hai il diritto di immaginarti Skowronnek sottomesso quanto ti pare. Ma il dottor
Lbel ancor oggi amico di notabili di un rango superiore a quello di capitano distrettuale di una
cittadina di provincia. - Glielo hai spiegato come lo hai spiegato a me? volle sapere e,
facendomi rabbrividire, mi baci alla sprovvista sulla bocca con i suoi baffi umidi che esalavano un
acre odore di Stanislauer. Questa scena di tenerezza non dispiacque nel caff: sui tavoli vicini
aleggi unallegra condiscendenza.
Fui contento dessere chiamato al telefono. Era Lbel. Voleva sapere quanto Roth si sarebbe
trattenuto a Vienna. Una settimana, stimai. Afferm categoricamente di non volerlo pi incontrare.
Lei il suo amico dinfanzia. Vede ancora in lui il giovane, intelligentissimo, affascinante, nobile
Joseph Roth. Ma non altro che un vecchio alcolizzato prossimo al delirio, nello stato in cui si
trova non si differenzia poi molto da un pazzo. Ringrazio il cielo che si fermi solo una settimana.
Altrimenti, come medico, le sconsiglierei di frequentarlo. Tornai depresso al nostro tavolo. Roth
sedeva con gli occhi chiusi, poggiando entrambe le mani sul bastone, appisolato. Quando, dopo un
istante, si riscosse domand: Dov finito Zweig?. Gli proposi nuovamente di cenare a casa mia.
Sai bene che sono molto affezionato alla tua deliziosa Inge e mi far piacere incontrare tuo figlio.
Ma proprio tuo figlio preferisco guardarmelo ben bene domani a pranzo. Telefona a casa, saluta
Inge con affetto da parte mia e dille che sono felice di venire domani da voi. Tu per non
mi lascerai solo la prima sera? Abbiamo molto da raccontarci, senza testimoni. Qui vicino c
un piccolo ristorante ceco. Anni fa ci abbiamo mangiato spesso con Karl Tschuppik e Anton Kuh. -
Ma io non ho fame, Soma. Sei tu che vuoi sempre mangiare . - Da Smutny anche di sera c del
buon manzo. - Una lombata guarnita? chiese, cominciando a cedere. Una lombata guarnita
a cena? Ma che cosa vai a pensare? Un buon bollito semplice non sufficiente?. - Daccordo,
andiamo pure, per quanto mi riguarda. Ricordo che anche a Parigi cenavi ogni giorno. - Non
posso certo bermela la cena, Roth. Non dimenticarlo. Andammo da Smutny. La carne fu di suo
gradimento. Fece un pasto completo. E siccome mangiare gli faceva bene, nel corso di quella
lunghissima serata bevve solo due boccali di birra.
Lindomani venne a pranzo. Mia moglie aveva invitato unamica, una vivace viennese purosangue,
che quasi era ridicola con quella sua adorazione per mio figlio. Era andata a prenderlo a scuola e,
come di consueto, riferiva in sua assenza le sagge osservazioni di quel ragazzino di otto anni, le
perle vecchie e nuove che lei andava raccogliendo. Ne cit subito una, a beneficio di Roth; la sua
preferita, come disse. Quando mio figlio aveva cinque anni, un giorno la nostra amica lo port a
passeggio e giunsero allo Schwarzenbergplatz. Il bambino vide unaiuola piena di fiori appena
schiusi e ne domand il nome. Lei rispose: forsythie. Ma Dan ritenne che avrebbero dovuto
chiamarsi fiori da uova strapazzate. Roth giudic incantevole questa trovata, e la zia Nandi
evoc ulteriori perle di saggezza elargite da quella bocca infantile. Mi venne in mente, nel
frattempo, che mio figlio aveva un naso particolarmente sensibile e gi cominciavo a preoccuparmi
per lesito del suo primo incontro con Roth. Ricordavo infatti che nel febbraio del 1934, al terzo
giorno di guerra civile, stavo andando con Dan al Belvedere quando, allaltezza della Prinz Eugen-
Strasse, fummo bloccati da un poliziotto perch una colonna della Heimwehr, in marcia dalla
Stazione-Sud verso il centro, stava in quel momento passando davanti al castello del Belvedere. In
fila per otto, gli uomini della colonna occupavano la strada per lintera sua larghezza. Quando
giunsero a breve distanza dal nostro respiro e un odore, che nel linguaggio dellesercito
imperialregio si chiamava lodore della truppa, ci colp, vidi che mio figlio, giallo e verde in
volto, pur riparandosi il naso con un fazzoletto, era sul punto di vomitare. Lo trassi velocemente
sotto un portone e lo esortai a respirare a pieni polmoni un paio di volte, finch non si fu ripreso. A
quel punto, con un cenno mi indic di avvicinare il mio orecchio alla sua bocca e disse: Pap, lo so
perch i soldati puzzano cos. Perch presto andranno alla guerra.
Roth aveva sicuramente fatto ogni sforzo per presentarsi con unaria sobria. Ma aveva labitudine di
alzarsi di buonora, e tra le otto e luna quella sua sobriet gli pareva troppo siccitosa per non
doverla irrorare con qualche sorsetto.
Andai in camera di mio figlio che si stava facendo bello in onore dellospite, per raccontargli che
linvitato prima di pranzo aveva labitudine di bere uno o due bicchierini di cognac e... Se il
nostro ospite lo stesso signor Roth, il famoso scrittore, di cui parlavi sempre e cos tanto nelle
nostre passeggiate con Karl Tschuppik, so gi che un beone. Credi forse che io sia sordo? disse
Dan. Andammo insieme in salotto. Mio figlio fece il suo pi profondo inchino davanti allospite.
Roth, uno degli uomini pi cortesi del secolo (che, al pari di Ernest Renan, era cortese con tutti,
perfino con i cani), si alz in piedi davanti al ragazzo, gli dette la mano e contraccambi
linchino. Sei un ragazzo molto alto per la tua et disse. S, replic mio figlio negli ultimi anni
sono cresciuto molto in fretta. Roth era raggiante e la sua destra avanzava con estrema cautela
verso il bicchierino che gli stava davanti, ma la tir subito indietro perch mio figlio non era
persona che lasciasse languire una conversazione appe-
na avviata. Io non ho letto i suoi libri. Pap pensa che io sia ancora troppo stupido, per... . -
Dan, lo ammonii non ricordo esattamente le mie parole, ma troppo stupido non lho di certo
detto. -Hai detto: troppo giovane; ma la stessa cosa, no? . - Dani, disse mia moglie non
fare tanto lo spiritoso con tuo padre. Sai certamente molto bene quello che ti ha detto. - Ha detto
pressappoco: Per quanto mi riguarda, puoi leggere tutto. Quello che non capisci non ti arrecher
alcun danno. Ma pu capitare che tu legga un libro importante e non lo capisca, e cos non lo
prenderai mai pi in mano ricordandoti di averlo gi letto. E allora quello che non hai capito, finisce
per arrecarti danno. -Molto bello, disse Roth lo hai tenuto a mente bene. E tuo padre ha
ragione. Mio padre ha sempre ragione. Per mi diverto a punzecchiarlo. - Perch?
domand Roth, divertito. Perch mi educa. Anche quello un modo di punzecchiare.
Fanny, la cuoca, port la minestra. Bench ne avvertisse subito laroma - era la minestra preferita da
lui e da Roth -, Dan non distolse lo sguardo dallospite e prosegu il colloquio: Pap mi ha
letto ugualmente alcune sue descrizioni, ad esempio il teatro Tanagra,202 e ho trovato che lei scrive
in modo molto chiaro. Ho capito tutto. - Mi fa molto piacere. Tuo padre ti legge anche quello che
scrive lui?. - Qualche volta s, quando pensa che io lo possa capire. Ad esempio la descrizione del
monumento ai caduti di Ecking, in Baviera. La zia May si sbellica dalle risate ogni volta che ci
passiamo davanti.203 - Sono contento che ti piacciano le cose di facile comprensione. Io e tuo
padre siamo persone prosty. - Che cosa vuol dire? domand Dan. E' yiddish; significa: persone
semplici. - Persone prosty - che parola prosty? . - E' una parola polacca, che significa
pressappoco: semplice. E' una parola che mi piace molto e che uso molto. Per tuo pa-
dre e per me sono suoni della terra natia. - Voglio tenerlo a mente. Anchio voglio diventare un
uomo semplice, una persona prosty . - Se vuoi pronunciarlo proprio come si deve, devi dire: a
prosty mensh. - A prosty mensh. Prosty menshn - siamo tutti prosty menshn! esclamava con
entusiasmo mio figlio. Molto bene, molto bene giubilava Roth allunisono. Adesso dobbiamo
brindare. E spinse verso Dan il bicchiere dacqua. O preferisci un cognac? . - Un cognac!
disse mio figlio. Afferr per scherzo il bicchierino mezzo pieno, lo annus e poi, con il naso
arricciato, lo restitu allospite: No, grazie, per questo sono ancora davvero troppo stupido! .
Quando Fanny, delicata miniatura di una cuoca eccellente, nobilit non senza meritato orgoglio
la nostra tavola con la sua lombata guarnita, la signora Nandi comment: Questo un
autentico pranzo da Marcia di Radetzky. Roth si alz in piedi con un bicchiere in mano, ringrazi
Inge e Fanny e disse: Non la prima volta che ho occasione di chiedermi se il successo del mio
romanzo non sia dovuto alla lombata.204 Che cos un pranzo da Marcia di Radetzky ?
domand Dan, che fin da piccolissimo aveva manifestato un sano interesse per la cucina. Mia
moglie glielo spieg sottovoce e lo ammon di lasciar parlare gli adulti adesso. Per questo motivo, e
perch si discusse per lo pi della situazione di Vienna, non ricordo bene la conversazione. Ne
ricordo invece cos precisamente la prima parte perch la zia Nandi, la collezionista, non
trascurava di rievocarla con sempre rinnovato entusiasmo.
Erano le tre quando accompagnai il nostro ospite al pi vicino posteggio di taxi. Poich aveva
mangiato di buon appetito - cosa che purtroppo raramente faceva era del tutto sobrio. Non
avrei mai immaginato che Inge fosse una donna di casa cos brava. - Neanchio. Ma non era certo
questo il moti-
vo per cui mi sconsigliasti di sposarla. - Lho fatto? Dawero? Sconsigliato?. - S, sconsigliato.
-Che cosa ho detto?. - Hai detto: un ebreo della Galizia non sposa una danese damigella von
Klenau. Io ti ricordai che Inge per met ebrea. - Quindi non abbastanza ebrea per te! rise di
gusto. Del resto, hai sconsigliato anche a Inge di sposare me. - Come fai a saperlo?. -
Indovina, ti do tre opportunit. - Ah s? Te lo ha raccontato Inge, la traditrice. - Tu le hai
detto: Una nobile danese non sposa un ebreo della Galizia.. - Quindi esattamente quello che ho
detto a te. - Non esattamente. Le parole sono quasi identiche. - E allora! . - S. Per quello
che hai detto a me era soltanto un cattivo consiglio. Quello che hai detto a Inge era un tradimento
belle buono. - S? Lei lo ha inteso cos?. - Perch tu come lo intendevi?. - Ti volevo portar
via la tua Inge. Rise, come per una burla ben riuscita. Sono allenato a sgraffignare, lo sai bene. -
So che volevi portarmi via Inge cos come hai portato via Sylvia al dottor Zappler e Friedl a Hanns
Margulies. Solo che, per lappunto, Inge non si chiama Sylvia o Friedl. - Pensi che Inge mi
avrebbe sposato se lavessi conosciuta prima di te?. - Non lo so. Tu che cosa pensi?. -
Propendo per il no. - Io lo ritengo possibile. Inge non tanto selettiva. - Ora smettiamola con
queste stupidaggini. Hai fatto bene a sposarla. Hai un figlio, un vero tesoro. Se avessi un figlio cos,
lo prenderei per mano e lo terrei con me e non lascerei che stesse lontano neanche un giorno. Come
detto nella Bibbia? Il Signore benedica la tua casa. Io non ho conosciuto un padre e non avr
nemmeno un figlio. - Perch no? Hai soltanto quarantun anni. - unopportunit che a questo
punto ho perso. Come dice il goy in buon tedesco: es ist worden spt, ormai tardi. Prima che me
ne dimentichi: Zweig ci invita a cena domani. State com-
plottando per fare di me un mangiatore. Non vi riuscir.
A casa, mio figlio era sdraiato bocconi sul tappeto del soggiorno; puntellandosi sui gomiti, le mani
alle tempie, era assorto nel suo libro illustrato di zoologia. Non osai interromperlo. Ma quando ud
Inge che entrava, balz velocemente in piedi e con le braccia le cinse i fianchi. Il signor Roth
una cara persona, vero mamma?. - S, molto caro. - Peccato che non viva a Vienna. Mi
piacerebbe andare a spasso con lui. Meglio che con il dottor Lbel o il dottor Sonne o Karl
Tschuppik. Quelli parlano in modo cos intelligente. Il signor Roth a prosty mensh!. - Ma c
anche pap, quando vai a passeggio con il dottor Lbel o il dottor Sonne. - Con loro pap fa
discorsi intelligenti o istruttivi. Io sono a prosty mensh. - Preferiresti avere il signor Roth come
padre? mintromisi io. Come padre?. - Perch no? La mamma stava per sposarlo . - E' vero
mamma? Di che non vero . - Perch? Hai detto tu stesso che una cara persona. - S, caro,
ma non come pap. Allora dovrebbe essere lui tuo marito, e cos io non sarei nemmeno nato . -
Perch no? . - Non potresti sposare un uomo con baffi simili. - Macch, i baffi si
possono radere. - Mamma, mi prendi in giro, dimmi che mi prendi in giro, per favore. Non
vero, pap, che Inge ci sta prendendo in giro?. - Ma perch?. -Il signor Roth assomiglia a una
martora. Io non vorrei un pap che sembra una martora. Guarda qui nel mio libro, sembra proprio
questa martora.
Durante la villeggiatura di quellestate, Dan aveva colto la parola frozzeln205 e non perdeva
occasione per applicarla cameratescamente al padre. La sua osservazione che Roth assomigliava a
una martora mi colp, per, come se fossi anchio una zia Nandi. Anni prima, a Berlino, eravamo
seduti in tre da Mampe: Roth, io e Berthold Viertel, il famoso regi-
sta (e purtroppo non altrettanto famoso poeta lirico).206 Quando Roth fu chiamato al telefono,
Viertel mi domand: Ha notato che sembra una martora?. Per questo motivo qui gioco un po a
fare la zia Nandi.
STEFAN ZWEIG NON TOCCA UN FUCILE
Il giorno seguente eravamo invitati a cena da Stefan Zweig. Ci ritrovammo di nuovo al bar
dellHotel Bristol, alle quattro. Roth era di cattivo umore. Non aveva potuto evitare di far visita ad
alcuni parenti della moglie, e quel parentado non era di suo gradimento. (Ecco il motivo principale
per cui molto raramente veniva a Vienna - e questa, dal 1933, era la prima volta).207
Quando ci raggiunse al bar, Zweig, trovandoci in silenzio, ne fraintese la ragione, tacque per un
po insieme a noi e quindi domand: Avete litigato unaltra volta? . - Abbiamo litigato una
volta, e anche in quel caso solo in forma epistolare. Era una divergenza di opinioni, non un litigio.
Soltanto i piccoloborghesi litigano. Noi non siamo piccoloborghesi. Molti anni fa abbiamo deciso di
ricorrere a un segno quando uno dei due avesse avuto qualche cosa da rimproverare allaltro. Il
segno era una lettera che esordisse con le parole Caro signore, e con il lei in luogo del tu.
Raramente ne abbiamo fatto uso. Oggi non ci siamo ancora scambiati nemmeno una parola. Io ho
avuto il piacere di godermi i miei suoceri a casa loro.208 Dataci questa informazione, Roth si
rinfranc con un Hennessy, dissipando in una risata il malumore del giorno. Zweig propose una gita
in macchina fuori citt, in un luogo dove si potesse star seduti allaperto, e rimanere a cena. Roth,
con la scusa dei piedi gonfi, tent di opporre un rifiuto. Ma quando chiesi a Zweig se non potevamo
cenare nel giardino dell'Eisvogel al Prater, Roth, rianimato dalla parola Prater, manifest il suo
vivace consenso. Splendido, andiamoci subito. E' da dieci anni che non vado pi al
Prater, esattamente dal 1928. Mentre lui si aggiustava le stringhe allentate, Zweig pens fosse
giunto il momento di chiedermi come si chiamava lautore dellarticolo sulla teoria della
marmellata di prugne. Quando gli risposi con unaria dinnocenza, simulata non meno
maldestramente di quanto avesse fatto Zweig nel rivolgermi la domanda, Roth continu a trafficare
standosene chino, o perch effettivamente non aveva ascoltato oppure perch fingeva. E' sicuro
che lautore dellarticolo fosse davvero Freud? insistette Zweig mentre Roth tirava su la testa per
alzarsi poi subito in piedi. Di quale articolo? ci domand. Dellarticolo sulla marmellata
di prugne rispose Zweig non poco divertito da quella birbanteria. E vero? mi chiese Roth. S.
Non lo credi capace di una cosa simile?. - Certo, ma sarei pi contento di sapere che si tratta di
qualcuno dotato di maggior senso dellumorismo.
Nel taxi i due conversarono tranquillamente di umorismo e motti di spirito. Zweig obiett a
Roth che sul motto di spirito esisteva uno studio di Freud, opera di valore gi soltanto come
splendida raccolta di arguzie - una prova, questa, del suo senso dellumorismo. Roth controbatt che
saper comprendere una barzelletta non significa aver senso dellumorismo, e continuarono a
discutere cos finch non risuon il nome di Bergson. Leruditissimo Zweig, il quale amava
collezionare i nomi di grandi ebrei famosi, tronc subito la discussione e chiese se non era
consolante che gli ebrei avessero prodotto due pensatori contemporanei del calibro di Freud
e Bergson. Se pu essere una consolazione, vorrei aggiungere altri due nomi eccellenti: Husserl
e Georg Simmel; quindi sono quattro e non due. -Non so come ho fatto a dimenticare Husserl.
Ma lei ritiene che Simmel sia cos significativo?. -S, risposi senza alcun dubbio. Sar per il
futuro a deciderlo. Non famoso. Non scrive libri voluminosi. E' tuttavia molto pi vicino al vero
saggio di quanto non lo sia un professore che tenga un corso universitario a numero chiuso. Un
ebraista nato in Romania, che riuscito a diventare reader allUniversit di Cambridge, lamentava
un giorno la mancanza di filosofi ebrei nel diciannovesimo secolo: Non solo non abbiamo uno
Spinoza, ma non abbiamo nemmeno qualcuno in grado di scrivere un buon commento a Spinoza.
Quando constat questo triste dato di fatto, Freud, Bergson, Husserl e perfino Simmel, per quanto
ancora non conosciuti, gi esistevano. - Chi era quello studioso? domand Zweig. Si chiama
Salomon Schlechter.209 Ha scoperto il testo ebraico di Yehoshua ben Sirach, che era scomparso da
mille anni. Fino ad allora dellopera esisteva solo la traduzione greca. - Gi, disse Zweig lui
che ha portato a Cambridge la cosiddetta Genizah. - Come fate a sapere tutte queste cose?
chiese Roth, con stizza. Noi siamo curiosi, tutto qua disse Zweig. Che cosa significa Genizah?
Se Soma sa anche questo, io scendo! grid Roth fingendosi indignato. Scenderemo tutti. Eccoci
arrivati al Praterstern,210 ora noleggiamo una carrozza e ci facciamo portare lungo la Hauptallee. -
Benissimo! Purch non si vada a piedi! esclam Roth allegramente. Quando ci fummo sistemati
sulla carrozza, Zweig domand: Intende scendere adesso, se Soma ci spiega che cosa significa la
parola Genizah?. - No, una spiegazione di questo genere si addice meglio a una carrozza che a
un taxi . - Io mi sono permesso di invitare a cena anche il dottor Sonne. Possiamo quindi
attendere finch ce la spiega lui. - No, insistette Roth Soma deve dimostrare che conosce il
significato della parola. Poi lo chiederemo al dottor Sonne, per controllare. E' un poeta che scrive in
ebraico, e quindi per noi pi autorevole di Soma. - Per me Soma pi che autorevole disse
Zweig. E Roth: Soma non deve leggere tanto, e non deve raccogliere tutto questo sapere. Tolstoj
mette in guardia gli scrittori dal troppo leggere. Dice che pu rovinare una persona. - Lui, Tolstoj,
ha letto pi di voi due messi insieme disse Zweig e non gli ha fatto eccessivamente male. A un
tratto tacemmo tutti e tre, come se ci fossimo messi daccordo.
La giornata era ancora dorata dalla luce del sole, mentre il cielo autunnale le conferiva un colore
azzurro intenso e il fogliame larricchiva di marrone e di giallo. Tacemmo finch, ristorati dallaria
mite e dalle limpide voci dei bambini che giocavano, non scendemmo dalla carrozza e, su desiderio
- direi quasi: su ordine - di Roth, ci avviammo verso il Wurstlprater.211 Egli, a un tratto, ci
precedette energicamente, come se laria del Prater lo avesse ringiovanito, senza rendersi conto che,
con i suoi piedi gonfi, ci stava conducendo nel paese dei ricordi di giovent. Lo seguivamo a passi
cos lenti che ogni tanto lo perdevamo di vista. Rispondendo al suo desiderio, spiegai a Zweig la
parola ebraica Genizah. un ripostiglio o addirittura un sepolcro per libri, manoscritti, documenti
ebraici logorati dalluso, anzi per tutto ci che scritto in caratteri ebraici - tanto grande il rispetto
dei credenti per le lettere ebraiche. Una Torah logorata o danneggiata viene seppellita come se fosse
un essere umano. Tutto il resto viene messo in un bugigattolo, o in altro ripostiglio. La Genizah di
Fostat [Il Cairo] una costruzione annessa allantichissima sinagoga, nella quale il professor
Schechter ha ritrovato circa centomila frammenti, tra cui anche la parte principale del Siracide.
Vediamo se Roth si ricorda di fare la sua domanda disse Zweig. Lo trovammo davanti a un tiro a
segno, con il fucile in mano. Si era tolto il cappello. Accanto al cappello era appoggiato un trofeo,
evidentemente gi conquistato. Poich ci sent arrivare, si volt con un viso felice e occhi sfavillanti
seppure iniettati di sangue. Ho gi colpito due volte il bersaglio si vant con Zweig, spar di
nuovo, mancando di poco il centro, e mi pass il fucile. Vediamo se sai ancora sparare . - A chi
si riferisce quel vediamo? domand Zweig, sinceramente indignato. Io presi il fucile, ricordai a
Roth che mai era rientrato fra le mie ambizioni lessere un buon tiratore, sparai due volte mancando
di gran lunga il bersaglio e porsi il fucile a Zweig, con gesto di ignara innocenza. Tocca a
lei, signor Zweig annunci Roth, mentre Zweig, quasi gli stessi porgendo un ferro incandescente,
si ritraeva dun balzo, inorridito. Roth si sbellicava dalle risate. Volevo solo farti vedere che il
signor Zweig, fedele al suo pacifismo, non intende neppure sfiorarlo un fucile. - Ma lo guardi,
come si diverte. Lo osservi! Quando vi ho proposto di andare a cena nei dintorni, ha rifiutato con un
senso di disgusto. Ma non appena lei ha detto la parola Prater, ha esultato. Ora capisco perch. Ha
aderito con tanto slancio solo per dimostrare a lei che io non tocco un fucile. Lui lo sa da anni: in
Francia, in Costa Azzurra, siamo stati insieme a una specie di luna park dove lui ha sfoggiato per la
prima volta a mio beneficio la sua abilit di tiratore, e il mio rifiuto di prendere in mano un fucile
gli ha procurato gi allora un divertimento diabolico. - Dia-
bolico la parola giusta dissi. Da parte di un ebreo orientale come Roth ci si potrebbe
aspettare un po di comprensione per un rifiuto di questo genere. Avevo un prozio che non toccava
mai una moneta, neppure nei giorni feriali. Lidea di toccare un fucile non gli certo mai passata
per lanticamera del cervello, neppure come remota possibilit. -Il tuo prozio era un ebreo
osservante. Una religiosit esagerata non poi tanto rara. Ma un pacifismo eccessivo una vera
rarit. Per questo te lo volevo mostrare. Soma per ha una spiegazione ebraica per ogni cosa. Soma
si porta dietro le sue radici, ben nascoste nelle scarpe. A Soma non pu capitare nulla. - Se il
signor Zweig mi d una mano, ti dimostrer che quella che tu chiami la mia spiegazione ebraica
non priva di fondamento . - Io le dar volentieri una mano, ma in che modo? . -
Rispondendo a una domanda. - Prego. - Lei ritiene che anche il suo amico e alleato nella causa
del pacifismo Romain Rolland rifiuterebbe di prendere in mano un fucile?. - Non lo so rispose
Zweig dopo un momento di riflessione. E io: Non ho lonore di conoscere personalmente lillustre
pacifista, ma non credo che in Francia, e nemmeno in Inghilterra, dove pure i tipi originali
abbondano, si riesca a trovare un uomo che rifiuti di toccare un fucile. Tu che cosa ne pensi,
monarchico dallanimo guerresco?. Mi guard incollerito e, come in passato, quando ancora
eravamo giovani e lui aveva ancora denti robusti, i suoi zigomi ebbero un sussulto. Questo il suo
solito modo di fare domande, quasi fosse un pubblico ministero. - Un pubblico ministero? In che
senso? domand Zweig. E una domanda interessante . E Roth: E' una domanda insidiosa a
cui non si sa come rispondere. - Io prima ho risposto: non lo so. - Se io non so una cosa,
lo dico, ma non a lui!. - Perch? si stup Zweig. Perch lui sa sempre tutto. E anche stavolta ha
ra-
gione disse Roth e scoppi a ridere. ovvio che un atavismo ebraico a operare in lei. Ma io
intendevo difenderla da Soma. Zweig mi guard con aria interrogativa e siccome ridevo, ridemmo
tutti e tre insieme.
Nel frattempo avevamo raggiunto il giardino dellEisvogel. Tutti i tavoli con la loro candida
tovaglia e tutte le sedie laccate di bianco erano ancora deserti, tranne un tavolo in un angolino
remoto dove sedeva un uomo tetro, vestito di nero: il dottor Abraham Sonne.
Bench Roth avesse fatto la conoscenza del mio amico Sonne solo poco tempo prima, lo salut
con il calore di un vecchio amico, e allosservazione di Sonne: I signori, a quanto vedo, sono
allegri com il caso di esserlo qui al Prater, Roth gli spieg il motivo del nostro buonumore. E
siccome evidentemente si era gi dimenticato di avermi dato ragione, nomin giudice il dottor
Sonne e volle udirne il parere. Il dottor Sonne assunse unaria da rabbino: Ha ragione Soma.
Perch abbia ragione lo prover subito con un breve racconto: Un ebreo, con la moglie e i due figli,
va a piedi in citt. Per strada li supera lentamente il carro di un contadino, un grande carro a
rastrelliera, riempito solo per met da bei ciocchi di legno, coperti da un leggero strato di paglia. Il
contadino si ferma, aspetta che la famigliola si sia avvicinata e, con un gesto della frusta, li invita a
salire. Lebreo ringrazia, e lintera famiglia monta sul carro. Per attaccar discorso con il contadino
tanto gentile, lebreo comincia: Bella legna, questa. Non ho mai visto legna cos ben tagliata.
-Non legna comune dice il contadino. Lho pensato subito! Dov che ci si scalda con legna
cos bella? Dal conte Potocki?. Macch! Questa non legna da ardere. Questa la porto in citt,
alla caserma della cavalleria imperiale. Ne faranno calci di carabine. - Carabine? Fucili? grida
lebreo e salta gi dal carro. Non posso sedere qui. E quel che avverr a mia moglie e ai miei figli,
Dio solo lo sa!.
Quanto lieto fu linizio della serata, tanto triste ne fu la conclusione, perch naturalmente parlammo
solo di politica. Eravamo tutti daccordo sul fatto che il destino dellAustria avrebbe conosciuto ben
presto una triste svolta. Considerammo tutti e quattro dove noi due, il dottor Sonne e io, avremmo
potuto rifugiarci. Zweig e Roth, infatti, erano per il momento al sicuro: a Londra il primo, a Parigi il
secondo.
Come dabitudine dopo ogni serata trascorsa in compagnia, e a prescindere da chi fosse stato
con noi, Roth e io rimanemmo ancora insieme. Camminammo per un tratto lungo la Praterstrasse,
fino allaltezza della Ferdinandsbrcke. Avevo notato che Roth, nel corso della serata, non aveva
mostrato particolare tatto nei confronti di Zweig. Gliene domandai la ragione. Quando sono con
lui da solo, ci intendiamo molto bene. Siamo infatti buoni amici. Ma il suo esaltato amore per il
genere umano mi d sui nervi. Non pu essere autentico. Lodio per gli ebrei lo riguarda di persona.
Talvolta ho la sensazione che non ce lavrebbe poi tanto con i nazisti se quelli facessero delle
distinzioni: fra ebrei orientali e occidentali, fra ebrei ricchi e poveri, fra ebrei famosi e sconosciuti.
Agli inizi i ricchi ebrei tedeschi hanno creduto per un bel po che Hitler intendesse soltanto noi, noi
ebrei orientali. - Comunque sia, non hai alcun motivo per mostrare dispetto nei suoi confronti.
Per te prova solo ammirazione. E quella autentica. - Io per lui non ho ammirazione, e anche
questo autentico. Io sono incorruttibile. - Per il denaro che ti regala, quello lo accetti! . -
S, lo accetto. Lo accetto perch lui ne ha. Faccio tuttavia come Anton Kuh. Mi lascio corrompere
ma non mi vendo. Anton Kuh aveva accettato delle cravatte da un commerciante che evidentemente
gliele regalava aspettandosene un pubblico elogio. Kuh prese le cravatte e in una recensione teatrale
menzion il nome della ditta. Ma aggiunse tra parentesi messaggio a pagamento, come prescritto
dalla legge austriaca sulla stampa per le inserzioni pubblicitarie .
Salutandoci davanti allHotel Bristol, mi disse: Dai la disdetta al padrone di casa e preparati
pian piano a emigrare. - Ci ho gi pensato gli dissi. Credo che fino a maggio avremo ancora
tempo. E il mio contratto daffitto scade proprio allora. - S, fino a maggio potr durare . - Tu
resterai naturalmente a Parigi. Ma io non so ancora dove andare. Sto pensando allAmerica. - Ti
ci vedo proprio! osserv sarcastico. Vieni a Parigi. Nel 1934 non ti sentivi a tuo agio perch, in
via eccezionale, eri troppo diligente. - Non so, sono incerto, ma sento che si stanno nuovamente
avvicinando tempi in cui sar come in guerra: un passo falso pu fare la differenza tra la vita e la
morte . - Non compiere quindi passi falsi. Altrimenti non ci rivedremo mai pi. Perch la guerra
sta arrivando. E speriamo presto!.
In quellistante Roth aveva laspetto che solo nelle ultime settimane della sua vita avrebbe poi
assunto.
MARZO 1938
Ci rivedemmo ben presto. Pochi giorni dopo che lo sventurato ma al tempo stesso spregevole
tirolese Schuschnigg, su ordine di Hitler, era andato a Berchtesgaden per esservi trattato en
canaille,212 Roth comparve a Vienna. Dico comparve perch le cose andarono cos: una sera,
fredda e piovigginosa, una voce mi disse al telefono: Se mi riconosci, sentendomi, non fare il mio
nome. Sono qui in incognito. Naturalmente lo riconobbi subito e, come prova, gli recitai la frase
con cui Karl Kraus, anche lui durante una telefonata notturna, aveva salutato Bert Brecht fuggito a
Vienna: I ratti salgono sulla nave che affonda. Dobbiamo vederci subito, disse la voce non al
Caf Museum, per. Incontriamoci alla Mainl-Stube. Cos mi basta attraversare la strada. Non
voglio che mi vedano. Ci incontrammo nel luogo stabilito e, dopo essersi fatto dare -per la prima
volta nella nostra vita - la parola donore che avrei mantenuto il massimo riserbo, mi comunic che
era in citt in missione segreta. Lo aveva convocato il conte Degenfeld, il capo dei monar-
chici:213 intendevano esortare il cancelliere ad affidare il governo a Otto dAsburgo e a proclamarlo
imperatore. Altrimenti lAustria perduta disse Roth. Se Schuschnigg lo fa, dissi tutti e due -
e insisto: tutti e due - fuggiremo gi domani a Bratislava e l attenderemo gli ulteriori sviluppi.
Altrimenti.... - Schuschnjak ha rifiutato. Domani torno a Parigi. - Ce la fai a venire domattina
da noi a colazione?. - Grazie, ma non posso, molto gentile da parte tua. Non voglio farmi
vedere. Hai gi disdetto il contratto daffitto?. - S, adesso non c pi tempo per rimanere fino a
maggio. Ho sentito che Schuschnigg vuole organizzare un referendum. E se lo propone, vado da
solo a Bratislava. Perch a mio avviso il referendum non si far. - E per quale ragione? . -
Perch Hitler sa sicuramente quello che so io: che circa il settanta per cento dei voti gli sarebbe
contrario. E allora non ha altra scelta che invaderci.
Avevo dato la disdetta al padrone di casa e senza fretta cominciammo a fare i bagagli. Nel
frattempo mio figlio si ammal. Aveva la febbre alta, e chiamammo il dottor Levy. Il medico di
famiglia lo visit diagnosticando una scarlattina. A quellepoca il credito che avevo ancora presso la
polizia era tale che mi consentirono di tenere mio figlio a casa. Sulla porta della nostra abitazione
venne attaccato un foglio rosso, per mettere in guardia dal contagio. Non potevo lasciare mia
moglie sola con il ragazzo malato, e cos il progetto di fuga a Bratislava naufrag.
Gi un mese prima mi ero procurato un passaporto per andarmene in America, ed ero sicuro che il
referendum non avrebbe avuto luogo. Eppure non trovavo la forza di fuggire subito. Nemmeno
a Bratislava. Preferivo rischiare, in attesa che mio figlio fosse in grado di affrontare il viaggio.
Perci rimasi a Vienna finch lesercito tedesco non irruppe in Austria. Per fortuna avevo
completamente di-
menticato che, sin dal 1930, il mio nome figurava sulla lista nera del partito nazista. Dico: per
fortuna, perch altrimenti non avrei osato raggiungere la frontiera con il mio passaporto. Per quanto
il medico e mia moglie cercassero di convincermi, ero come paralizzato e non riuscivo a decidermi
alla fuga. Ma un buon amico, di cui da tempo sospettavo che, per non perdere il suo incarico di
prestigio, si fosse segretamente iscritto al partito nazista, mi telefon scongiurandomi di
abbandonare Vienna allistante. Essendo amico intimo di Seiss-Inquart era ben informato. Mi rivel
che l'indomani, alle due del pomeriggio, sarebbe partito lultimo treno per Parigi che ancora si
potesse prendere senza permesso despatrio. Seguii il suo consiglio, preparai una piccola valigia.
Nandi, la moglie di questo amico, si offr di accompagnarmi al treno. Accettai la sua offerta.
Come mia abitudine da sempre, indotto dallansia che immancabilmente mi coglie al momento di
partire, anche stavolta giunsi in anticipo alla stazione, dove il treno era gi in attesa, praticamente
ancora vuoto. Sul binario incontrammo un ex compagno darmi, del mio stesso reggimento, che dal
1920 non avevo pi rivisto. Era ormai un famoso avvocato. Dopo avermi fatto capire che voleva
parlarmi, bisbigli: Non salire. Mi hanno detto che i viaggiatori vengono fermati e sottoposti a
minuziosi controlli a ogni stazione. Anche lui sarebbe voluto partire, ma adesso aveva deciso di
non farlo. Comunicai linformazione alla mia amica, gi di per s ancora pi angosciata di quanto
non lo fossi io. Coraggiosa comera, decise di non arrendersi, e voleva telefonare al marito. Non
glielo permisi. Le dissi pressappoco: Preferisco subire controlli a Sankt Plten e in tutte le altre
stazioni piuttosto che a Vienna. A Sankt Plten non sanno mica chi sono!. Salii sul treno. Era quasi
completamente vuoto alla partenza. Ma rischiai lo stesso limpresa. Il mio ex compa-
gno darmi aveva ragione. Sankt Plten fu la prima stazione dove ci fecero scendere e ci
interrogarono. Questo si ripet in tutte le altre stazioni di qualche rilievo, a eccezione di Linz: l,
proprio quel giorno, il salvatore austriaco del popolo tedesco aveva fatto ritorno nella sua pi
angusta patria.214 Nei quindici minuti, durante i quali il treno rimase nella stazione di Linz,
sentimmo urla tali che ancora molti mesi dopo, a Parigi - quando di notte non riuscivo a prender
sonno e fuori soffiava il vento -, io udivo quel popolo ululare.
Del viaggio ho parlato pi dettagliatamente altrove. Qui basti dire che raggiunsi felicemente la
Svizzera. Il mio ex compagno darmi, purtroppo, non era venuto con me. Eppure mi aveva dato
uninformazione esatta: fu la prima volta che, in qualit di profugo, mi resi conto di quanto possa
rivelarsi pericoloso essere ben informati.
Non intendevo fermarmi in Svizzera. Alla stazione di Zurigo il treno fece una sosta cos lunga che
potei inviare un telegramma e informare mia moglie. Un secondo telegramma lo spedii a Roth
pregandolo di venirmi a prendere a Parigi. Quel telegramma avrei potuto risparmiarmelo: nella
bella citt di Basilea ci fecero infatti scendere, e un rappresentante del consolato francese ci
annunci che per il suo paese era necessario un visto - si trattava di una nuova disposizione del
governo francese, varata espressamente per i profughi austriaci. Pi tardi scoprimmo che era
soltanto una menzogna, uninvenzione della rappresentanza diplomatica francese in Svizzera. Ancor
oggi non so se sia stata uniniziativa autonoma del console o dellambasciatore. Non ci lasciarono
proseguire se non dopo il pieno chiarimento della questione. Nel frattempo mi ero procurato un
visto, ma si trattava solo di un visto di transito. Giacch non intendevo rimanere in Francia, lo
accettai. E fu un grosso errore: ogni volta in
fatti che ebbi a che fare con la questura, questo visto, di cui non avrei avuto alcun bisogno, mi
procur soltanto danni. Al momento del mio ingresso in Francia non era ancora necessario un visto,
come mi scrisse Roth. Si trattava evidentemente di unangheria da parte del consolato francese in
Svizzera, unangheria che non ci mise molto a diventare legge.
Al mio arrivo a Parigi, non cera Roth ad attendermi alla stazione. Mi aveva prenotato una stanza
nellalbergo in cui, con mio stupore, egli allora soggiornava. Si chiamava Htel Florida... per
lappunto, devo qui aggiungere. Non si confaceva infatti assolutamente a Roth, come ben presto
avrei scoperto. Arrivai alle sette di sera. Il responsabile dellalbergo, con poca cortesia, mi
comunic che Roth era fuori e che non aveva prenotato nessuna camera per me. Attesi per unora e
poi, lasciata la valigia in albergo, andai a cena in un ristorante l vicino. Per strada comprai un
giornale della sera. Vi lessi la notizia che il famoso scrittore austriaco Joseph Roth aveva rinunciato
al suo grado di sottotenente della riserva dopo che Hitler aveva assunto il comando dellesercito
austriaco.215
Non ebbi fretta di tornare in quel tetro albergo. Passeggiai senza meta per due ore lungo i
boulevard vivamente illuminati finch, stanco della sempre interessante animazione che regna nella
citt, mi riposai in un caff e rilessi attentamente larticolo in cui Roth giocava il suo bel tiro a
Hitler.
Nel caff scrissi anche alcune lettere. Conoscendo le abitudini del mio vecchio amico, calcolai che
prima di mezzanotte non avrebbe avvertito il desiderio del riposo notturno, e tornai quindi
allalbergo solo dopo il dodicesimo rintocco. Unora pi tardi finalmente arriv, appoggiandosi al
suo bastone. Notai che si sforzava di non dare nellocchio passando il pi velocemente possibile
davanti al portiere
di notte. Supposi che anche in questo albergo avesse gi contratto debiti. Rispetto ad alcune
settimane prima a Vienna aveva una cera migliore, e mi accolse con la frase: Temevo gi che tu
avessi compiuto il passo falso e che non ti avrei mai pi rivisto. -Ti ho mandato un telegramma
per avvisarti del mio arrivo. Sono stato fuori tutto il giorno. Hai gi una stanza?. - Ho
aspettato il tuo ritorno. Volevo una camera vicino alla tua. Mi hanno detto che non ce ne sono pi di
libere. Forse puoi metterci una tua parola. - Va da solo a farti assegnare una stanza. Con me sono
arrabbiati perch gli devo dei soldi. - Lho immaginato quando ti ho visto entrare . - Come
mai? Che cosa hai visto? . - Ho visto che hai paura del portiere di notte. Vieni con me. Pagher il
tuo conto. Vedrai che troveranno subito una camera vicino alla tua. - Hai soldi? chiese con brio.
E quanto coster mai un albergo in cui tu adesso puoi permetterti di soggiornare? gli risposi.
Lalbergo era semivuoto e ottenni una stanza accanto alla sua. Rimase per un po seduto in camera
mia, con il bastone fra le mani, lo spolverino nero buttato sulle spalle. Hai gi sonno?
domand. Dopo diverse notti in bianco, ho recuperato il sonno in Svizzera. - Dobbiamo
festeggiare. - Facciamolo domani proposi. Domani non avremo nulla da festeggiare. Sai che
non ho mai bottiglie in camera. Scendemmo, diretti al locale pi vicino, dove bevemmo un
calvados. Hai letto il giornale, oggi? domand. S. Hai letto che ho rinunciato al grado di
sottotenente? . - S, stata la prima notizia che mi abbia divertito da parecchie settimane a questa
parte. Sarai rimasto non poco sorpreso disse con tono di sfida. A essere sincero, s. Vorrei
dire: piacevolmente sorpreso. Tu hai rovesciato una legge di natura. - Una legge di natura?
domand. S, hai abolito l'ex nihilo nihil. Era raggiante. Dopo un po si fece serio. Poi alz il
bastone e lo avvicin al mio viso, fino a sfiorarlo quasi. Tu sei uno dei pochi a sapere che non sono
mai stato sottotenente . - Certo. Il tuo grado pi alto stato quello di maresciallo (con il
distintivo di volontario per un anno), o di aspirante cadetto, come si poteva anche chiamarlo. -
Giusto. Ma se ti permetti di scherzarci, ti ammazzo. - Puoi fidarti, caro mio. Ho passeggiato per
due ore riflettendo su come tu abbia potuto compiere un gesto simile. Lasciamo perdere lalcol - tu
sai ancora pensare con acume. Non ti venuto in mente neanche per un attimo che uno della
Gestapo potrebbe avere la bella idea di controllare come stanno le cose con il grado di sottotenente
or ora restituito? Forse non a uno della Gestapo tedesca, ma a uno di quella viennese s. - Bah,
disse sprezzante ho gi imparato dal dottor Goebbels che se dici una menzogna spudorata, falsa al
cento per cento, ti credono. Tu e la tua anima candida mi insult. Sono iniziati brutti tempi per le
animae candidae. E io: Entrambi siamo sopravvissuti a una guerra mondiale. Sopravviveremo
anche al dottor Goebbels. Io, senza aver imparato alcunch dal dottor Goebbels. - Sopravviverai
se impari qualcosa da me. Ma adesso ti voglio parlare in modo serio. Resterai a Parigi,
naturalmente. - Voglio andare a Londra. Ho soltanto un visto di transito. - Come mai? Ti avevo
scritto che non hai bisogno di un visto!. - Il console francese a Basilea era di avviso diverso. Mi
hanno imposto questo visto di transito. - Va be, lasciamo stare. Ho sufficienti influenze per
poterti procurare un permesse di soggiorno. Ti devo dire per qualcosa di pi serio: io adesso sono
circondato da monarchici e cattolici. Le case editrici degli scrittori emigrati mi hanno voltato le
spalle. I miei amici, Landauer, Landshoff e quel piccoloborghese che Hermann dei brillanti, mi
hanno piantato in asso.
Fer me non hanno denaro. Adesso ho un editore cattolico in Olanda. Moyshe Yossele di Brody ora
un cattolico, nato nel villaggio svevo, a Schwabendorf. Ceri anche tu quando il mio luogo di
nascita venuto al mondo. Leggi sul Krschner: Schwabendorf, Assia.216 Dove nata anche la
Frankfurter Zeitung. E tu dovrai stare zitto e metterti lanimo in pace. - Ci penser. Prima
voglio dare unocchiata ai tuoi cattolici. Qualche monarchico lo conosco gi. Ho frequentato una
scuola elementare cattolica, una scuola di contadini dove cerano seguaci del rito romano e del rito
greco, poi ho portato a termine un liceo cattolico e con la laurea sono stato riconosciuto Doctor
utriusque iuris et rerum politicarum. Volente o nolente, quindi, sono dottore di Diritto canonico. In
confronto a quello che sai tu del cattolicesimo, io potrei essere un vescovo. - Per questo voglio
che tu rimanga qui e non vada a Londra, in mezzo ai protestanti. Ma dove hai preso il denaro per
pagarmi il conto? Da Basilea mi avevi scritto di essere senza soldi! . - Per mia fortuna, ho
mandato questo SOS non solo a te ma anche ad altri amici, e tutti mi hanno fatto avere qualcosa. Il
primo a inviarmi del denaro stato larchitetto Josef Frank che gi da quattro anni vive a
Stoccolma. Io ho sempre pensato che fosse uno spilorcio, perch beveva soltanto caff nero, che
costa poco meno del moca. E questo lho creduto per anni. Il secondo stato il nostro Karol
Rathaus, e poi ne sono venuti altri ancora. Cos ho racimolato qualcosa . - Quanto denaro eri
autorizzato a portare con te?. - Erano consentiti cinquecento scellini, ma per fortuna ne avevo
soltanto duecento, perch a Feldkirch la Gestapo mi ha completamente ripulito, lasciandomi solo
cinquanta scellini.217
Quei cinquanta scellini li spesi tutti a Basilea, in telefonate, ma poi riuscii a raggiungere un
amico che aveva in citt una grossa banca. Si trattava di un
Seligmann di Francoforte. Venne subito a prendermi alla stazione e mi port in un albergo che, con
mio raccapriccio, si chiamava Krafft am Rhein. Il proprietario volle tuttavia sapere come si fosse
giunti al totale sovvertimento dellAustria, e ascolt tremando. Ero il primo profugo da Vienna
nellalbergo, e lui non fu lunico svizzero a tremare dopo linvasione dellAustria. Per pochi giorni,
per. Perch fin troppo presto si scopr che linvasione e lAnschluss avevano subito incontrato
lapprovazione delle grandi potenze.
Non ho soldi, disse Roth hai ben visto che da due settimane non pagavo lalbergo. Come
farai a vivere qui?. - Ho rivolto questa medesima domanda ad Anton Kuh e lui mi ha risposto:
Di mendicanti c bisogno dappertutto. - Anton Kuh non conosce Parigi. A Parigi non hanno
bisogno di mendicanti. Mentre tornavamo allalbergo, mi domand: Come sta tuo figlio? La
scarlattina oggi non pi una malattia pericolosa. - Quando sono partito, era ancora molto
malato. Ma Inge mi ha scritto a Basilea che il medico ora pi che contento. La polizia mi aveva
fatto promettere che mi sarei tenuto lontano dalla camera del malato, e sono stato di parola, perch
non ho mai avuto la scarlattina e in queste circostanze temevo il contagio. Ma allultimo momento
ho infranto la promessa. Dan aveva un aspetto amabile perfino agli occhi della sventura, come
dice il poeta. Con la sensazione che non lavrei mai pi rivisto - e non perch fosse malato! -ho
lasciato la nostra casa di nascosto: come vicini avevamo infatti una famiglia di nazisti. Su due
dei figli adulti gravava il sospetto di un coinvolgimento nellassassinio di Dollfuss. Subito dopo il
delitto erano fuggiti in Germania. Ma il giorno prima della mia fuga sentii la famiglia festeggiare il
felice ritorno dei figli. Festeggiarono fino a mattino inoltrato. Udivo le grida di gioia e per tutta la
notte non riuscii a chiudere occhio. Bench gi pi di una volta mi sia trovato in grave pericolo,
solo in questo caso ho potuto sperimentare che una notte del genere in realt breve, non lunga
come ci viene sempre raccontato nei romanzi.
Mi fermai allincirca una settimana o due allHtel Florida di boulevard Malesherbes. Roth
trascorreva lintera giornata con i suoi cattolici che in quel periodo imparai a conoscere quasi al
completo. Veniva in albergo solo per passarvi la notte.218 Io studiavo i boulevard e leggevo
diligentemente la stampa francese. In quei giorni feci la conoscenza di un giornalista inglese
destinato a diventare un amico assai caro e fedele nei brutti anni che avrei trascorso a Parigi. Venne
da me dietro raccomandazione dello scrittore inglese James Stern e della moglie Tania, che
conoscevo fin dai tempi di Berlino. Si chiamava Darsie Gillie.219 Al nostro primo incontro disse
che era un corrispondente parigino del Times e aveva appena ricevuto lincarico di scrivere di
Vienna dopo loccupazione tedesca. Mi domand alcuni indirizzi importanti che fui in grado di
comunicargli. Quando torn e mi raccont del primo pogrom, avvenuto dopo la visita di Gring, fui
io a chiedere a lui, che era corrispondente di un giornale londinese cos importante: E lInghilterra
non dir nulla?. Darsie, cui io arrivavo alla spalla, mi guard dallalto in basso, questa volta non
solo a causa della sua statura, e rispose: Soma Morgenstern, io la conosco per aver letto i suoi
articoli sulla Frankfurter Zeitung. Non avrei mai pensato che potesse fare una domanda cos
ingenua. Sa che cosa si dice a Londra nei circoli che contano? That serves the Viennese Jews right.
That will teach them to be Communists.220 Io ribattei: Darsie Gillie, I lived in Vienna since
1912. In Vienna there were always less Communists among Jews than among Christians. Now and
ever.221 - Non si tratta di questo disse
lui tornando al tedesco, nostra lingua abituale di conversazione. Da quando scoppiata la
rivoluzione russa, per alcuni circoli cosiddetti influenti gli ebrei non sono altro che comunisti. -
Per Hitler dissi io gli ebrei sono comunisti e banchieri allo stesso tempo, sovente addirittura in
una stessa frase: in unisterica frase di Hitler. Gli inglesi per non hanno fama di isterici!.
Tornammo a incontrarci diverse volte e ci intendemmo bene. Dopo la guerra divent corrispondente
del Guardian e io ebbi limpressione che vi si trovasse pi a suo agio che non al Times.
Il caff di Roth era un certo Caf Select sugli Champs-lyses. Nel 1934 non ero rimasto
neppure tre mesi222 a Parigi, e nel Quartiere latino mi ero sentito come a casa. Qui sui boulevard
perfino Roth si sentiva un turista. Un giorno glielo dissi e gli comunicai che me ne andavo
dallHtel Florida: Non sopporto questa vita da turisti sui boulevard . - Anchio qui mi sento
come un turista. Per devo rimanerci perch qui che mincontro con i miei monarchici e i miei
cattolici. Mi ero ricordato che di fronte al suo Htel Foyot cera un alberghetto di cui
frequentavamo abitualmente il bistrot. L ti conoscono, sanno chi sei. L non hai bisogno di
tremare di fronte a un portiere... perch non c. Ci sono stato ieri e domani mi ci trasferisco . -
Allora ci andrai da solo. - Sto benissimo da solo. Io ci vado. Sono stufo dei boulevard; non
posso vivere da turista.
Mi trasferii la mattina successiva. Roth rimase irremovibilmente nel suo albergo... fino al
pomeriggio del giorno dopo quando, senza preavviso, comparve con il suo baule di legno in rue de
Tournon. Siccome non aveva avvisato, gli assegnarono una stanza buia, ma questo non lo disturb.
Il giorno seguente prese possesso di una sedia imbottita con vista sulle rovine dellHtel Foyot e,
una settimana
pi tardi, il bistrot dell'Htel de la Poste in rue de Tournon era diventato il centro dei monarchici
e, in parte, anche dei cattolici.
Dopo qualche tempo, lambasciata tedesca invit i profughi austriaci a sostituire i loro passaporti,
ormai non pi validi, con passaporti del Reich. Roth e
io rimanemmo fermamente Ex-autrichiens, come ci definiva ora il governo francese, amis de la
France. Roth mi accompagn allufficio di polizia del sesto arrondissement e dett i miei dati
personali. Indic il mio luogo di nascita cos come glielo suggerivo io, e dichiar lAustria mio
paese dorigine, come effettivamente era allorch venni al mondo. I medesimi dati li forn a
Madame Alazard, che mi iscrisse cos nel registro degli ospiti.
Trascorso qualche giorno, fui convocato in questura dove ottenni il mio rcpiss, limportante
documento di identit sul quale era scritto: N polonais.22* In questura cerano conoscitori della
geografia europea successiva al 1918. Quando, dopo lo scoppio della guerra, il generale
comandante della piazza di Parigi invit i ressortissants du Reich a presentarsi ai campi di
concentramento, la cosa, a rigore, non mi riguardava, essendo io nato in Polonia. Ma il funzionario
che venne a informarsi in albergo, lesse nel registro che ero autrichien, cos come Roth mi aveva
dichiarato. Mostrai il mio rcpiss su cui era scritto: N polonais. Ma non serv a nulla. E devo
ammettere che non opposi particolare resistenza. Mi resi subito conto che i profughi venivano
mandati nei campi di concentramento perch, nellottanta per cento dei casi, erano
ebrei. Nellesercito francese vigeva ancora la mentalit degli anti-dreyfusardi, come mi spieg il
mio amico Olivier de Pierrebourg quando nel dicembre del 1939, tornato a Parigi per la prima
licenza natalizia, venne di nuovo a trovarmi al bistrot.224 Grazie allintercessione del PEN Club ero
stato appena rilasciato
dal campo di concentramento.225 Mi raccont uno strano episodio a cui aveva assistito nei primi
mesi del servizio militare in un reggimento scelto di ussari. Un giorno fu chiamato a rapporto dal
comandante del reggimento. Era molto sorpreso perch non gli pareva daver commesso la bench
minima infrazione. Il comandante lo ricevette da solo e gli disse subito con severit: Lho
chiamata a rapporto perch mi sono giunte allorecchio voci negative sul suo conto . - Non mi
risulta daver commesso nessuna infrazione, signor colonnello. - I suoi camerati hanno fondato
motivo di credere che lei non sia un antisemita. Olivier mi disse: Ero altrettanto divertito quanto
lo lei adesso; non mi sarei mai aspettato che una cosa del genere fosse ancora possibile
nellesercito... quattro decenni dopo lAffare Dreyfus. Con grande meraviglia del comandante
gli feci una confessione. Dissi: Non soltanto non sono antisemita, ma sono anzi un filosemita. Ho
molti amici tra gli ebrei che, le assicuro, sono patrioti francesi cos ferventi come vorrei lo fossero
tutti i miei camerati. Gli raccontai inoltre come tra i profughi tedeschi e austriaci a Parigi vi fossero
molti amici entusiasti della Francia, che tali erano anche assai prima della guerra. Il comandante, un
nobile che conosceva bene la mia famiglia, ascolt con interesse e credo di averlo convinto che si
pu essere un buon soldato francese senza essere un antisemita. In quelloccasione ringraziai il
mio amico Olivier per aver scritto una lettera al comandante del campo di concentramento, con la
quale aveva impegnato la sua parola per garantire che ero un comprovato ami de la France. Il
maggiore le ha mostrato la lettera? si stup. Non finch sono rimasto nel campo, ma solo quando
mi hanno rilasciato grazie al telegramma di due famosi membri del PEN Club, Dorothy
Thompson226 e Stefan Zweig, intervenuti a mio favore. Solo nel momento in cui, con il baga-
glio in spalla, mi sono presentato per essere rimesso in libert, il comandante mi ha consegnato due
lettere: la sua e quella della baronessa Alix de Rothschild che pregava cortesemente il responsabile
del campo di esonerarmi dai lavori pesanti, essendo io uno scrittore di salute assai delicata.
Ci rivedemmo nel 1950. Il mio amico Olivier de Pierrebourg non era pi il segretario di
Monsieur Andr Philip; era diventato lui stesso dput de la Chambre, mentre io ero ormai un
cittadino americano che, con un passaporto degli Stati Uniti in tasca, non temeva pi la questura.
Non da lui, ma da un comune amico francese venni a sapere che Olivier aveva naturalmente preso
parte al maquis, e una volta si era recato appositamente a Marsiglia per aiutare anche l i suoi
protetti tra i rfugis. Giunse a Marsiglia una settimana dopo la mia partenza per il Marocco. Si
inform subito sul mio conto, e quando ud la buona notizia, alz le braccia al cielo e disse con
sollievo: Quali angosce deve avere provato qui in questa situazione! .
DENARO, DENARO E ANCORA DENARO
Nella mia vita non ho mai avuto una forte propensione a stare in mezzo agli uomini, e tuttavia due
guerre mondiali hanno fatto s che non potessi evitare di vivere insieme alluomo massa -
per dirla con Toller. Allepoca della Grande Guerra non ero pi cos giovane da non essere presto
chiamato alle armi, e per quattro interi anni prestai servizio. Durante il secondo conflitto mondiale
non ero ancora vecchio a sufficienza per non finire in un campo di concentramento - anzi, in pi di
uno - in Francia. In breve, ho vissuto insieme a molti uomini e sugli uomini ho acquisito
conoscenze che basterebbero per numerose vite. Sono stato costretto, dunque, a convivere anche
con una categoria umana per cui ho sempre provato repulsione: gli uomini che hanno denaro. Per un
anno intero, durante la prima guerra mondiale, ebbi addirittura a che fare, al servizio della patria,
con commercianti di bestiame ungheresi e rumeni. Tu commetti lerrore di evitare i ricchi mi
disse una volta, gi profugo a New York, George Grosz, e prosegu: Un uomo che ha fatto molti
soldi sempre interessante. Ero, e tuttora sono, di avviso talmente opposto a quello del mio amico
Grosz che nemmeno lo contraddissi. Ciononostante, come ho detto, non potei evitare di vivere a
stretto contatto con un buon numero di costoro in uno spazio fin troppo limitato, ad esempio in una
caserma, in una scuola per ufficiali, nelle retrovie o, per un certo periodo, al fronte. Eppure
in nessuna situazione ho sentito parlare cos tanto di denaro, nemmeno da gente che si occupava
solo di denaro, come da Joseph Roth nellultimo periodo della nostra comune vita parigina.
A ogni ora del giorno parlava di soldi. Aveva bisogno di soldi. Era in attesa di un assegno. Un
assegno era in ritardo. Un bonifico non arrivava per tempo. Un editore lo truffava. Il suo editore lo
avrebbe truffato. Finir che dovremo fuggire tutti nellAfrica settentrionale per crepare senza
denaro in un buco dove ci sono solo arabi e soldati della Legione straniera. Quando poi riceveva
un assegno lungamente atteso, aveva paura di andare in banca: In un posto dove, dietro allo
sportello, c uno seduto che ti parla puntando il dito, si pu essere arrestati. -Vuoi quindi che
vada in banca io e che mi faccia arrestare in vece tua mentre tu rimani seduto qui a scrivere.... -
Te non ti arresteranno; con il tuo basco sembri un francese. - Ma se io dico tre parole, sanno gi
che non lo sono.
Parigi era lunica citt dEuropa in cui Roth fosse conosciuto. Io allepoca non avevo neppure un
permesso di soggiorno permanente. Andai quindi alla banca e, protetto senza dubbio dal mio basco,
tornai indenne. Un giorno, in attesa di una rimessa di denaro che non arrivava, Roth formul
laforisma: Luomo mal congegnato. Dovrebbe essere fatto in modo tale che, nellistante in cui
ha speso lultimo franco, gli si fermi il cuore.
Adesso, nello scrivere questo, ho paura che mi si
possa fermare il cuore e che quanto ho appena detto dia falsa testimonianza del rapporto di Roth
con il denaro. Vi sono infatti, con ogni probabilit, pochi scrittori e anche pochissimi uomini che
tengano il denaro cos in non cale quanto lui. Basti un solo esempio di come lo maneggiava: un
giorno molto caldo destate, in cui nessuno di noi due aveva soldi, ricord di aver concesso molti
mesi addietro, forse addirittura un anno prima, unintervista a un giornale di sinistra con lesplicita
clausola che avrebbe ottenuto un compenso. La padrona del nostro albergo gli trov lindirizzo
della redazione ed egli decise di andare di persona a incassare lonorario. Volle naturalmente che lo
accompagnassi - in taxi, perch Roth gi allora camminava con difficolt, e i taxisti di rue de
Tournon lo conoscevano cos bene da tenersi a sua disposizione anche per i pi brevi percorsi. Per
prudenza presi in prestito da Madame Alazard il denaro necessario al tragitto di andata e ritorno, nel
caso i comunisti, come li chiamava lui, non pagassero. Gi strada facendo si mise a parlare del
denaro, dellonorario. Stimava, avendo a che fare con dei comunisti, che gli avrebbero dato solo
trecento franchi. Il caporedattore del giornale, il poeta Louis Aragon, ci accolse come
due ambasciatori di uno Stato amico. Venerava Joseph Roth, ed evidentemente lo conosceva
abbastanza bene da far portare subito una bottiglia di cognac. Per un po parlammo di politica
finch a Roth non si present loccasione di rammentare, incidentalmente e come per scherzo, con
gran diplomazia, lintervista non retribuita. Aragon premette un pulsante e diede istruzioni
telefoniche. Dopo un attimo gli portarono una busta che Aragon consegn con molti ringraziamenti
a Roth. Tornammo a parlare di politica. Roth non manc di insistere anche questa volta, suscitando
lorrore di Aragon, sulla necessit di una guerra contro Hitler. Ci accomiatammo e
scendemmo in strada, con la dignit di due plenipotenziari.
In strada, uno di questi diplomatici, dopo aver strappato la busta e verificato il contenuto, inizi
a ballare. Roth a quellepoca, qualunque tempo facesse, indossava uno spolverino nero buttato sulle
spalle. Chiam un taxi e, reggendo con entrambe le mani le falde dello spolverino, si avvicin a
passo di danza - per quanto i piedi gonfi lo consentissero -alla vettura. Dopo essersi accomodato,
estrasse dalla busta le banconote e le cont davanti a me. Erano mille franchi.227 I comunisti
vogliono mostrare quanto siano munifici disse. In compenso non pagheranno niente ad altri
due. Mille franchi di allora non erano molti, circa venticinque dollari, ma per un profugo come me
erano una cifra rilevante. Con trenta dollari io a quel tempo vivevo esattamente un mese. Ora si
vedr come Roth maneggiasse il denaro.
Era pomeriggio, non ancora il momento della cena. Scendemmo davanti al Caf Weber. A me la
gente che frequentava questo caff non piaceva; troppe volte vi avevo udito il ritornello politico di
certi intellettuali francesi: Mieux Hitler que Blum. Ma era il primo caff che incontravamo e Roth
aveva gi sete, bench Aragon gli avesse da poco offerto un eccellente cognac. Ero comunque ben
disposto a rimanervi per un po prima di cena, essendo nelle vicinanze di un buon ristorante ceco
dove Roth, eccezionalmente - le poche volte in cui riuscivo a trascinarvelo -, mangiava con gusto la
sera. Questo per avveniva solo di rado giacch lui, diversamente da me, in fondo non apprezzava
la cucina francese, pur non volendo ammetterlo. Era unipocrisia innocente ma per lui non priva di
conseguenze. Di buon grado, daltra parte, lasciava che lo costringessi a venire con me in un
ristorante russo o ceco o ebraico o ungherese. Non andava quasi mai di sua iniziativa
al ristorante. Si nutriva bevendo, e ne era orgoglioso. Spesso mi rimproverava: Devi di nuovo
mangiare? Ma se hai mangiato ieri!. Ogni volta che, in compagnia di amici, andavamo in un
ristorante francese, lui prendeva un piccolo antipasto, che peraltro non era di suo gradimento, e poi
beveva mentre noi mangiavamo.
Si accorse naturalmente del motivo per cui, docile come un agnello, lo seguivo al Caf Weber, e per
vendicarsi del piacere segreto che provava di fronte alla prospettiva di un buon pasto, ordin subito
il liquore che io odiavo di pi perch era quello per lui pi nocivo: un pernod. Ben presto giunse al
punto in cui tutto ci che lo circondava si dissolveva ai suoi occhi in pura ilarit.
Davanti alla veranda del caff pass nel frattempo un emigrato, un poeta che ben conoscevamo e
che tentava inutilmente di adocchiare un tavolino vuoto. Roth gli fece un cenno festoso perch ci
raggiungesse. Il poeta si mise a far complimenti, dicendo che odiava questo locale ma che era
arrivato in ritardo a un appuntamento. Continu ancora per un po a guardarsi attorno poi, con un
sospiro, si sedette al nostro tavolo, come se avesse perso unopportunit molto importante. Che
cosa prendi? gli domand Roth, che normalmente non gli dava affatto del tu. Il poeta, modesto,
voleva un caff. Macch caff! Garon, une fine. Il poeta ci tenne compagnia per tre cognac, poi
ci salut. Mentre lui ringraziava, Roth, nello stringergli la mano, lo guard in faccia con severit e
gli chiese: Hai bisogno di denaro?. Il poeta torn a far complimenti. Roth gli tese un biglietto.
Era il primo biglietto da cento franchi che spariva. Il secondo and a un altro esule, un autentico
principe del sangue, un uomo assai amabile e grande scalognato. Chi acchiapp il terzo non lo so,
perch dovetti andare al telefono. Quando tornai, iniziava ormai il crepusco-
lo. Ma Roth aveva fatto una nuova ordinazione e non volli mettergli fretta, sebbene avessi gi
una gran fame. Mentre il cameriere, colmo di rispetto per un bevitore di tale calibro, posava con
molta attenzione il bicchierino davanti al cliente, uno strillone pass con i suoi giornali accanto alla
veranda. Calzava alti stivali da reparti dassalto, offriva a gran voce la sua mercanzia in lingua
francese ma con accento tedesco, accompagnando ogni grido con lesclamazione: Mort aux
juifs!. Perfino in quello stato di esasperata allegria, Roth not i visi divertiti degli avventori. Con
una voce che sovrastava quella dello strillone url: Laddition, garon, laddition! rovesciando il
bicchierino. Jen ai assez! .
Con mio stupore vidi che stavolta non chiam un taxi. Ci incamminammo verso il ristorante
ceco Chez Louis che si trovava nelle vicinanze. Allaltezza della Madeleine si ferm e disse, senza
guardare la chiesa: Ti ricordi che cosa dicesti al barone Ludwig Hatvany al Caf Aux Deux
Magots?. Lavevo ormai dimenticato, ma quando lui aggiunse: Era quel pomeriggio in cui i
giornali pubblicarono la notizia del patto di Monaco. Hatvany ti chiese che cosa sarebbe successo.
Allora mi ricordai: Tra poco ci saranno treni diretti Parigi-Dachau. Se la memoria non mi
inganna, il barone Hatvany lasci Parigi gi il giorno seguente e mi mand una cartolina da Londra.
Voleva portarmi con s ma non avevo un passaporto valido.
Da Louis, dove a quellora cerano solo pochi clienti, Roth voleva iniziare subito con un bicchierino
ma il padrone, che lo conosceva molto bene, mi aiut a dissuaderlo. Ordinammo allora una
minestra. E come era solito fare in quel ristorante ceco, si attenne al mio menu e mangi ogni cosa,
inclusa la composta di frutta. Il suo stato di ebbrezza andava scemando a vista docchio, bench egli
sopportasse molto male il pernod. Con Louis parlammo natural-
mente a lungo della situazione cecoslovacca. Era un uomo di grande astuzia. Non pareva un oste
ceco ma il croupier di una bisca malfamata, pur avendo capelli rossicci e occhi azzurri. Ma proprio
quegli occhi azzurri cos furbi lo rendevano simile a un croupier. Purtroppo ho dimenticato il
cognome ceco di Louis; mi piacerebbe poter scrivere qui il suo nome per intero, perch quando io,
dopo la morte di Roth, intrapresi insieme a un amico benestante il giro dei locali in cui lui aveva
presumibilmente lasciato dei debiti, Louis fu lunico che rispose con un no reciso. E quando insistei,
perch ero certo che proprio in quel locale ogni tanto si faceva segnare , come diceva lui, qualche
debito, Louis mi disse: Non ha lasciato debiti. E se ne ha lasciati, sono un onore per me .
Sulla via del ritorno, Roth si ricord dello strillone nazista davanti al Caf Weber e disse: Forse
avevo torto a consigliarti di non andare a Londra quando sei fuggito da Vienna. Forse l si starebbe
pi al sicuro. Come ti ho sempre detto, qui ci sono molte cose marce. Ma le due principali
istituzioni della Francia, lesercito e le scuole, sono tuttora eccellenti. Dellesercito francese ci
possiamo fidare. - C da chiedersi soltanto quanti generali vi siano in questo magnifico esercito
che dicono, anche loro, Mieux Hitler que Blum. - Non dimenticare che qui non siamo in
Germania, dove i generali decidono la guerra e la pace!. E io: Spero che tu abbia ragione. Ma non
hai da farti alcun rimprovero. La tua insistenza non stata certo decisiva perch io rimanessi qui e
non proseguissi per lInghilterra. Tant vero che gi a Vienna avevo acquistato il biglietto per
Londra. Poi per il mio amico Darsie Gillie mi disse: Rimanga qui. Con i trenta dollari mensili di
cui ancora dispone, lei a Parigi pu condurre una vita da scrittore bohmien; a Londra con
trenta dollari al mese un indigente. Questo fu decisivo
per me. Perch, sebbene io non sia mai stato un bohmien, non sono nato per condurre una vita
da barbone.
Mi feci lasciare in place de la Concorde e rientrai a piedi in albergo. Roth aveva ancora un
appuntamento con i suoi amici monarchici, credo al Caf Rgence. Verso le undici Madame Alazard
mi inform che Monsieur Roth era appena rientrato e mi aspettava al bistrot. Era gi seduto al suo
tavolo, attorniato da alcuni profughi austriaci che lo avevano atteso per parecchie ore. Come sempre
a tarda sera, era completamente ubriaco. Tutti gli austriaci stavolta erano suoi ospiti. Verso
mezzanotte e mezzo uno dei poliziotti che facevano la guardia al Senato venne a pregare Monsieur
Roth di non ridere cos rumorosamente perch disturbava la quiete notturna della tranquillissima rue
de Tournon. Io ne avevo abbastanza e andai a letto. Quando lindomani scesi per colazione, lui era
gi al suo posto, penna in mano, carta e cognac davanti a s. Perch sei andato a dormire cos
presto ieri sera? mi domand. Non mi piace quando i profughi sono cos allegri dissi. Lui tir
fuori il portafoglio e cont quanto gli avanzasse dei mille franchi. Ne aveva ancora poco pi di
centocinquanta e si consol dicendo che nel giro di uno o due giorni sarebbe arrivato un assegno.
Cos viveva ormai da anni. Ma come faceva?
I conti alla fine tornavano sempre. Il segreto, come gi da molto tempo sapevo, stava nel fatto che
egli era altrettanto largo nel prendere quanto nel dare. Dacch come scrittore si era fatto un
nome, non viveva dei propri guadagni ma di anticipi. I suoi editori se ne lamentavano, cifre alla
mano. Quanto a me, queste lamentele - come diceva un viennese molto spiritoso - mi entravano da
un orecchio... e mi uscivano dagli occhi. Perci non sono in grado di fornire cifre. Ma ricordo
ancor oggi per quale motivo dovette lasciare la Frankfurter Zeitung (love, dal punto di vista
finanziario, era il pi costoso enfant terrible. Negli anni dal 1921 al 1932 visse costantemente di
anticipi. Fu una vita drammatica in numerosi atti. E, fra un atto e laltro, lo convocava il contabile
che gli dimostrava, cifre alla mano, come non si potesse pi andare avanti cos. Eppure si andava
avanti. Si andava avanti perch di continuo il contabile riceveva lordine di cancellare
semplicemente i debiti di quel beniamino totalmente squattrinato della redazione culturale e di
corrispondergli un nuovo anticipo. Ho la sensazione mi disse una volta che la Frankfurter
Zeitung mi mantenga. Mai parola fu pi veritiera. Dopo oltre un decennio di mantenimento, il
contabile evidentemente esaur la pazienza. E Roth pass alle Mnchner Neueste
Nachrichten.228 Il suo abbandono della Frankfurter Zeitung me lo descrisse non gi fornendo
delle cifre, ma attraverso una lettera che, pur non aprendosi con un Jaccuse, avrebbe potuto
esordire benissimo in tal modo. Nel giornale -diceva - si erano introdotti degli antisemiti che
la facevano ormai da padroni e tramavano non solo contro di lui ma anche contro di me. Io dovevo
seguire il suo esempio e passare al quotidiano di Monaco, dove gi aveva messo una buona parola
sul mio conto, ecc. ecc. Siccome allepoca non avevo ancora toccato con mano che gli alcolisti sono
anche dei bugiardi, prestai parzialmente fede a quelle accuse. Al punto che scrissi e spedii unaspra
lettera al responsabile della terza pagina, annunciandogli che in un giornale capace di liberarsi di
uno Joseph Roth, anche per me non cera pi posto. Fu cos che venni convocato a Francoforte da
Heinrich Simon e Benno Reifenberg. Solo l compresi la vera ragione del passaggio di Roth alle
Mnchner Neueste Nachrichten, ossia quella che ho esposto poco sopra. Per quanto riguardava gli
antisemiti, la verit era la seguente: quando entrai a far parte della redazione della Frankfurter
Zeitung cos era scritto nella lettera di Roth - il corrispondente culturale da Berlino, Bernard
von Brentano, il grande democratico, aveva chiesto telefonicamente a Reifenberg: Assume
lennesimo ebreo orientale?, e questo Roth laveva udito con le proprie orecchie, nel 1927: ecco
lunico antisemita che avesse tramato contro di noi. Reifenberg non ricordava quel colloquio
telefonico, ma lo stesso Brentano non neg. Fu allora invitato a presentarmi le sue scuse.
Reifenberg mi propose di andare a Berlino in sostituzione di Brentano. Chiesi un giorno di tempo
per riflettere, ma gi il pomeriggio dopo avevo deciso. Mi avrebbe fatto piacere giocare questo tiro
al democratico Brentano, ma cos come Roth era innamorato di Parigi, io lo ero di Vienna - e di
una passione addirittura ardente -, e un anno e mezzo a Berlino mi bastava.229 Dissi a Reifenberg
che preferivo rimanere a Vienna. Comunicai tutto questo a Roth, che allora non viveva a Parigi ma a
Berlino, ed espressi il sospetto che la sua lettera, fremente dira nei confronti di Reifenberg, e
linvito a seguirlo alle Mnchner Neueste Nachrichten non nascessero da troppo nobile
motivazione. Suppongo che mi volesse allontanare dalla Frankfurter Zeitung non per amor mio
ma per rabbia verso Reifenberg. Con quella franchezza cinica che sempre me lo ha reso cos caro,
conferm i miei sospetti. Si rammaric non senza una punta di scherno del fatto che io non avessi
accettato la proposta di andare a Berlino: rispetto alla capitale tedesca, quella della nuova Austria
era diventata gi da tempo una citt di provincia.
A Monaco, la sua vita da cavaliere che campa di anticipi non dur troppo a lungo. Non ricordo
se arriv a coprire un anno. La rottura con Monaco si verific a causa di un romanzo. Si era
impegnato per contratto a scrivere anche un romanzo, desti-
nato a uscire a puntate sulle Mnchner Neueste Nachrichten. Di questa clausola si era per
completamente scordato. Tre settimane prima del termine di consegna, la redazione gli ramment
la clausola dimenticata. Anzich confessare che il romanzo avrebbe richiesto pi tempo, si butt a
capofitto nel lavoro. Non essendo abituato a scrivere romanzi sotto pressione, gli venivano poche
idee. Ma scriveva ugualmente. In queste ambasce, beveva pi del solito. E, nel travaglio del parto,
gli attravers la mente una frase che annot a margine di una pagina manoscritta - non si sa se come
grido di dolore o come sferzata: Devo scrivere un romanzo in tre settimane! . E pi in l ancora:
Devo scrivere un romanzo in tre settimane!! . Di tanto in tanto la memoria gli faceva cilecca e
perci annotava nuovamente a margine quel grido di dolore a distanza di dieci o quindici cartelle. E
con i margini cos istoriati e senza aver dato neppure un fugace sguardo al manoscritto, consegn
puntuale l' opus buttato gi in un tempo tanto breve, probabilmente in trionfale attesa di un nuovo
anticipo. Non ricordo pi quale fosse il titolo del romanzo e anche Roth, che mi raccontava tutto
questo, lo aveva scordato.230 Le grida di dolore annotate a margine da parte dellautore tanto
diligente acuirono con ogni evidenza il senso critico della redazione e, dopo uno scambio epistolare
con lautore a tale proposito, si giunse a unimprovvisa rottura. Cos fin lidillio di Roth a Monaco.
Me lo comunic subito e mi chiese: E ora?. Mi fu sufficiente impiegare un po della mia
persuasiva per indurre il suo fedele amico Reifenberg a richiamarlo a Francoforte. Superfluo
sottolineare che non fui lunico a rallegrarmi di questa svolta. Ne fu felice persino Kracauer, con cui
Roth aveva definitivamente chiuso, senza mai riuscire a perdonargli il suo rifiuto della Marcia di
Radetzky.
A tale proposito desidero ancora far notare che questo sistema degli anticipi lo praticava con tutti gli
editori dei suoi libri. E se nella casa editrice Kiepenheuer, che negli ultimi anni prima
dellavvento al potere di Hitler era diretta da amici e ammiratori di Roth quali Landshoff e
Landauer (con Hermann Kesten come consulente), si verificavano dei problemi per gli anticipi, lui
si sfogava con me accusando Kesten. Ora a Roth e a me costui, per dirla con Hasek, riusciva gradito
come un filo di paglia infilato nel c... Ciononostante il signor Kesten non era in alcun modo
responsabile del fatto che ogni tanto la casa editrice rifiutasse a Roth un anticipo. Del resto Roth era
orgoglioso della mia affermazione, secondo cui meritava di essere celebrato come un autentico
maestro nellottenere anticipi. Una volta, a Vienna, mi telefon per invitarmi ad assistere a
un appuntamento con il proprietario della gi allora famosa casa editrice Phaidon. A me la Phaidon
non interessava, e il nome del proprietario mi risultava totalmente sconosciuto. E' un ebreo
ungherese, ancora giovane. Ha due qualit: denaro e paura. Paura di perdere il denaro. Voglio
mostrarti che gli strapper un anticipo per qualcosa - ancora non so che cosa. Ma se mi telefona,
significa che qualcosa lo vuole da me. E per motivi pedagogici te ne dar una dimostrazione . La
faccenda mi interessava, e andai al Caf Museum dove il tipo della Phaidon gi attendeva - anche
farlo attendere era intenzionale, da parte di Roth. Dopo un ampio colloquio sulla situazione politica
in Europa risult che luomo, il quale in genere si interessava di libri darte, voleva avere qualcosa
di Roth, forse per farne sfoggio nel proprio ufficio. Non un romanzo, naturalmente - quello non lo
interessava. Qualcosa di molto speciale. Roth gli propose diversi titoli che non snocciol su due
piedi ma dopo laboriose riflessioni tra un Hennessy e laltro. Finalmente fece centro.
Purtroppo non ricordo il titolo a cui il signor Horovitz - cos si chiamava - abbocc
immediatamente. (Forse era Orientexpress). Roth ricevette seduta stante un anticipo, mi pare
cospicuo. Non credo che la casa editrice Phaidon abbia mai ricevuto un manoscritto.231 Dopo
lirrompere delle tenebre hitleriane, Roth purtroppo si abbandon talvolta anche a traffici poco
limpidi pur di strappare un anticipo. Per tutti noi erano momenti di miseria. Per lui, la sete era
ancora pi grande della miseria. Gli poteva allora capitare di proporre e vendere alleditore Y un
manoscritto per cui aveva gi incassato un anticipo dalleditore X. Il povero Landauer dovette,
per esempio, riscattare da un altro editore lanticipo che Roth aveva incassato senza alcuno
scrupolo (per non adoperare un termine giuridico pi appropriato) .
Ho citato altrove un proverbio cinese: Essere amico di un uomo per tutta la vita significa aver
mangiato insieme a lui un sacco colmo di sale. Io sono stato un amico intimo di Roth per
moltissimo tempo. Insieme a lui ho mangiato parecchi sacchi di sale. Dopo la sua morte, mi lasci
in eredit qualche sacchetto ancora. A funerale avvenuto, al cimitero mi vennero incontro delle
persone - amici e conoscenti di Roth - per farmi le condoglianze e alcuni di loro, tre o quattro,
aggiunsero: Naturalmente tra noi, dottor Morgenstern, non cambiato nulla. La prima volta che
udii questa curiosa formula di condoglianza, non ci feci caso. Ma il terzo o quarto, che
allespressione di cordoglio aggiunse questa frase, era un viennese molto distinto e di grande
agiatezza, di nome Stefan Heller.232 Non ne avevo fatto la conoscenza a Vienna, dove ero in
rapporti soltanto con il fratello. Lo avevo invece incontrato a Parigi, dove ero stato qualche rara
volta suo ospite insieme
a Roth in un ristorante molto buono. In un paio di occasioni, inoltre, il signor Heller mi aveva
invitato a pranzo in compagnia di un amico francese, il barone Olivier de Pierrebourg. Quando al
cimitero il signor Heller mi manifest il suo cordoglio con questa formula curiosa, perfino nello
stato danimo del momento ne rimasi colpito in modo singolare e gli domandai: Perch dovrebbe
cambiare qualcosa tra noi, signor Heller? . Mostr grande imbarazzo e mi disse: Glielo spiegher
unaltra volta. Una settimana dopo mi invit a pranzo e, mentre parlavamo del nostro defunto
amico, venne fuori che il mio caro compagno, da quando io ero arrivato a Parigi - vale a dire
pressappoco dallaprile del 1938 al maggio del 1939, mese in cui era morto -, aveva incassato una
somma di denaro mensile come contributo al mantenimento di Soma Morgenstern a Parigi . Fu
la prima volta che risi nuovamente dopo la morte di Roth. Dovetti ridere cos di cuore
che quelluomo dallanimo buono non pot fare a meno di ridere anche lui. Quando mi fui calmato,
gli raccontai: Sono giunto a Parigi, come lei ricorder, nel marzo del 1938. Allinizio di aprile
Roth mi propose di fare cassa comune. Gli dissi: Sarebbe davvero vantaggioso per me. Tu in un
solo giorno consumi a volte quello che io consumo in un mese. Come potremmo fare cassa
comune?. - Se Io facciamo, consumerai quanto me. - Sar difficile: non posso bere una quantit
di caff equivalente al cognac che tracanni tu. - Se viviamo insieme e abbiamo una sola cassa,
imparerai a bere come me. Tutti i miei amici e le mie amiche hanno cominciato a bere. - Caro
mio, se riesci a fare di me un alcolista, potresti con lo stesso dispendio di forze ed energie accoppare
Hitler. - Te ne pentirai! minacci. Allinizio della mia carriera giornalistica ho fatto la stessa
proposta al mio amico Fingai. E guarda oggi chi sono io e chi Fingal.233 - C una
grande differenza. Tu allepoca non eri ancora un bevitore e io oggi non sono ancora un
rimbambito. Il signor Heller, dopo la morte di Roth e dopo questo racconto, non diventato
molto pi ricco. E io ho continuato a vivere a Parigi dei miei milleduecento franchi al mese senza
troppo cognac, fino al campo di concentramento.
UNA BOUILLABAISSE CON INTERMEZZO
Una signora americana, ricca a quellepoca e in viaggio per lEuropa, ci invit a cena
incaricandoci di portare con noi alcuni amici. Lex moglie di Stefan Zweig,234 che organizzava la
cena, mise insieme un gruppo di dodici invitati, alcuni dei quali non avevano mai mangiato una
bouillabaisse. Roth, linvitato principale, scelse quindi un ristorante che godeva fama di offrire
come spcialit de la maison la migliore bouillabaisse di Parigi. E inoltre era talmente vicino al
nostro albergo che lo stesso Roth non avrebbe osato proporre un tragitto cos breve neppure a un
taxista russo. Anche per chi avesse piedi gonfi, era un tratto di strada di due minuti.
Sulla deliziosa piazza alle spalle del teatro Odon cerano due famosi ristoranti, uno traeva il
proprio nome da Voltaire, laltro si chiamava Mditerrane. Roth una volta descrisse questa piccola
piazza in maniera cos bella che larticolo pubblicato sulla Frankfurter Zeitung venne
successivamente tradotto in francese. Non so chi avesse curato la traduzione. Ma lillustre pedagogo
francese Bertaux, il quale di Roth era un amico oltre che un lettore, fece in modo che il piccolo
capolavoro fosse inserito nei testi scolastici parigini.235 Negli anni in cui ancora mangiava, Roth era
un famoso habitu di questi due ristoranti. La compagnia degli invitati si radun nel nostro bistrot.
E dopo che Roth si fu corroborato con alcuni aperitivi in vista della cena, a sera gi inoltrata ci
recammo al Mditerrane. Guidata da lui, la compagnia fu accolta con grandi onori e condotta a
un buon tavolo che il padrone del locale probabilmente ricordava come il tavolo preferito di Roth,
perch da qui si aveva una piacevole vista sul bar. In onore di Roth quasi tutti ordinarono un
aperitivo, come duso in Francia, perfino coloro che probabilmente non ne avevano voglia. I
bicchieri arrivarono con sorprendente rapidit e, seguendo lesempio di Roth, tutti gustarono
laperitivo con una certa calma.
Nel frattempo fece il suo ingresso nel locale una compagnia ancora pi numerosa, guidata da un
uomo molto pi famoso di Roth non solo in Francia ma probabilmente nel mondo intero: Monsieur
Pierre Lavai con il suo seguito.236 Roth che, con lo spolverino nero sulle spalle e un bastone davanti
a s, centellinava attentamente il suo aperitivo, non si accorse dellinvasione. Quando il gruppo si fu
accomodato, non potemmo pi scorgerlo perch noi ci trovavamo nella parte pi corta di una stanza
a forma di L, mentre gli altri avevano preso posto in fondo al lato pi lungo. Non essendo distratto
da nessun aperitivo, mi accorsi subito che noi, compreso il nostro ospite donore Roth, avevamo
cessato di esistere nel locale. N il padrone n un qualsiasi cameriere si facevano vedere. Non vi era
modo di ordinare la cena. A un certo punto Roth si riscosse dal suo aperitivo e domand: Che
succede? Perch non mangiate?. -Perch ancora non ci stato possibile ordinare dissi io.
Cosa?... Garon! e siccome nessuno era disposto ad ascoltarlo, cominci a picchiare per
terra con il bastone, in un sonoro crescendo. Posai la mano sul bastone per calmarlo e gli sussurrai:
Non te ne sei accorto: arrivato Lavai con un grande seguito. - Cosa? url e respinse la mia
mano. Patron, patron! O est le patron?. Il padrone e alcuni camerieri comparvero come per
miracolo. Torcendosi le mani, nellintento di giustificarsi il proprietario balbett: Monsieur Laval
est arriv! . E' Roth, con voce roboante: On moublie parce quun Monsieur Laval est arriv? .
In tutto il locale scese ora un silenzio perfetto. E in questo silenzio Roth url, sottolineando le
parole con colpi di bastone: Qui est ce Monsieur Laval? Monsieur Laval tait un mauvais
ministre, un trs mauvais ministre! Moi, je suis un bon crivain! . Un attimo dopo ciascuno di noi
ebbe a disposizione un cameriere. Nessuna tavolata di dodici persone fu mai servita con tanta
rapidit. Mi guardai attorno e vidi che, almeno nel nostro lato della L, a ogni tavolo cerano visi
raggianti. Mancava poco che scrosciasse un fragoroso applauso.
Fummo serviti con estrema celerit, ma mangiammo con grande calma, come se fossimo a un
banchetto e dovessimo sorbirci ancora molti discorsi - bench fossimo affamati e Roth, dopo il suo
successo oratorio, pi assetato ancora del solito.
Devo confessare che la buona bouillabaisse del Mditerrane, di solito cos di mio
gradimento, questa volta non riuscii ad apprezzarla. Temevo - e parlo sul serio - che potessero
espellerci se non gi dalla Francia, quanto meno da Parigi. Ma prima che abbandonassimo il luogo
del preoccupante trionfo del mio amico, riuscii a tranquillizzarmi. Si verific infatti questepisodio:
Lavai, pur essendo arrivato col suo codazzo dopo di noi, se ne and via prima. Forse perch era
stato servito con maggior sollecitudine. Oppure per qualche altro motivo che definirei francese.
Prima di andarsene, infatti, Lavai si era fermato con tutti i suoi al bar, fingendo di voler ordinare
ancora qualcosa da bere. Evidentemente per era solo una messinscena. Potevo infatti vedere
il proprietario accanto a lui nellatto di indicargli Roth - in modo a suo parere assai discreto - e
probabilmente di presentare il grand crivain autrichien come grand buveur. A quel punto
Lavai gett uno sguardo amichevole al grand crivain e usc dal locale, con un sorriso divertito
sulle labbra.
Alcuni giorni dopo, trovandomi in compagnia del mio amico Darsie Gillie, gli raccontai quanto
accaduto con Lavai. Tra gli inglesi di mia conoscenza, lo reputavo il miglior conoscitore della
Francia e di Parigi in particolare. E nuovamente mi inquietai nel vedere quanto il mio amico fosse
stupefatto. Se non gli avessi assicurato di aver assistito alla scena, non mi avrebbe creduto, disse.
Naturalmente neppure lui era un sostenitore di Lavai ed era contento che Roth avesse osato fare una
cosa simile. Forse per tranquillizzarmi, mi consol dicendo che in fondo eravamo a Parigi, in
Francia, e che un francese, fosse pure un Lavai, non si coprirebbe di ridicolo chiedendo
alla questura di occuparsi del caso.
Dopo la morte di Roth, dopo lo scoppio della guerra, dopo la catastrofe francese, dopo il trionfo di
Hitler, dopo la condanna a morte in contumacia di de Gaulle, dopo il dominio di Laval a Vichy,
dopo il suicidio di Hitler, dopo il processo e lesecuzione di Lavai, nel 1950 tornai a Parigi. Darsie
Gillie era di nuovo in citt, corrispondente non pi del Times ma del Guardian. Viveva per
ancora nella bella casa sullIle Saint-Louis, ritrovata perfettamente intatta alla fine della guerra. Una
sera in cui aveva invitato me e parecchi giornalisti inglesi, quando tutti se ne furono andati, mi
raccont di aver seguito per il suo giornale il processo Lavai e di avere pensato
spesso a Roth e alla scena nel Mditerrane. Il tuo amico Roth probabilmente aveva gi avvertito
lezzo di cadavere quando os sfidare in questo modo Pierre Laval disse. E mi raccont di quel
preciso momento del processo che risult decisivo per la condanna di Laval. Quel mascalzone,
infatti, si difendeva come una tigre e lesito del processo non era affatto sicuro. Poi giunse il
momento risolutivo. Un ufficiale che di Lavai era stato laiutante e aveva avuto il compito di
informarlo personalmente di quanto avveniva al fronte, fu chiamato a deporre e rilasci la seguente
testimonianza: Nel 1940, allepoca dello sfondamento da parte delle truppe tedesche, Lavai
giaceva malato in un ospedale. Lufficiale gli rifer i particolari dello sfondamento e Lavai si drizz
a sedere nel letto ascoltando con la massima attenzione. Quando laiutante ebbe terminato, Lavai gli
domand: E il nostro esercito? Come reagir? Dispone di riserve?. - Non ci sono riserve disse
lufficiale. Non c la forza per resistere. - E Lavai chiese il giudice come reag?. - Torn a
distendersi, si tir su le coperte e trasse un sospiro di sollievo. - Io mi guardai attorno, concluse
Darsie vidi i giudici. E in quel momento seppi che il destino di Lavai era deciso.
Di Emile Zola si racconta che il grande combattente e vincitore dellAffare Dreyfus non solo aveva
scritto e letto in pubblico i propri infuocati appelli, ma addirittura attaccato di persona i manifesti
alle colonne per le affissioni. Anatole France, che dellAffare non era uno spettatore passivo,
osserv Zola affiggere i suoi manifesti e sostenne che questultimo non avrebbe osato fare una cosa
del genere se non fosse stato cos miope da non notare i volti furibondi degli astanti. Roth aveva
avvertito in pieno il malevolo compiacimento dei clienti nel Caf Weber dopo il grido Mort aux
juifs e aveva reagito nella maniera giusta, pur essendo completamente ubria-
co. E aveva correttamente valutato anche lo stato danimo che regnava nel Mditerrane prima
della sua uscita su Lavai, bench in quelloccasione fosse preda di unebbrezza ancora pi profonda
- lora, infatti, era assai pi tarda. A quellepoca non me ne meravigliai. Anche chi non lo ha
conosciuto di persona sa bene, grazie alla sua opera, che acuto osservatore fosse.
Trentacinque anni dopo, per, trovai una spiegazione pi esauriente. Qui a New York mi capit un
giorno di passare nella Quarantatreesima Strada davanti a un albergo che sorge nelle vicinanze di
un auditorium. Mi aspettavo di leggere locandine di concerti, e quindi gi davanti allalbergo mi
fermai per un annuncio che con la musica per nulla aveva da spartire. Lessi che nellalbergo si
stava svolgendo un congresso di prestigiatori. Ora, tra le varie passioni dellinfanzia, sono riuscito a
preservarne, fino a et avanzata, una particolarmente intensa per i prestigiatori. Entrai, trovai la sala
del convegno e domandai a un portiere se anche senza invito si poteva assistere. Ottenuto il
permesso, mi misi a sedere. Era giusto lora dedicata alle domande e alle risposte. Un prestigiatore
sul podio rispondeva ai quesiti del pubblico. Qui da noi, specie alla radio e alla televisione, prassi
popolare, quasi una piaga. Volevo gi andarmene quando una domanda delluditorio mi trattenne al
mio posto. La domanda era: Qual il pubblico pi pericoloso? . La risposta del prestigiatore
giunse immediata, senza esigere riflessioni, quale appunto uninformazione frutto di anni e anni
desperienza: Bambini e ubriachi. I bambini quando iniziano a pensare, e gli ubriachi che non
stanno ad ascoltare ma, immersi nel loro torpore, si limitano a guardare.
LA CERCHIA DI ROTH
Dopo che ci fummo trasferiti dallHtel Florida allHtel de la Poste in rue de Tournon, il
bistrot dellalbergo divenne, in un arco di tempo sorprendentemente breve, un recapito per i
profughi austriaci. Tra i visitatori regolari, cerano in particolare i nuovi amici cattolici, e quasi
sempre monarchici, di Roth. Si tratt dapprima di un sodalizio politico, che con landar del tempo
divenne personale amicizia. Ad alcuni di loro mi legai anchio e, siccome nellultimo anno della sua
vita ebbero un ruolo importante, giusto che siano nominati.
Anzitutto voglio presentare i due fratelli Dohrn. Il maggiore, Klaus, aveva un po meno di
trentanni, il minore, Serge, ne aveva poco pi di venti. Entrambi erano protestanti convertiti e,
proprio perci, cattolici ferventi e attivi. Avevo conosciuto Klaus gi a Vienna dove, insieme al
famoso professore cattolico von Hildebrand, originario di Monaco, pubblicava una rivista.237 Ma a
Vienna non lo vidi spesso. Di entrambi, il professore e Klaus, avevo fatto la conoscenza tramite
Otto Klemperer.238 Klaus, che da
giovane aveva sentito la vocazione sacerdotale, frequent per alcuni anni il seminario, ma poi
decise di diventare giornalista e interruppe gli studi. Colto e dotato, in questa professione rivel
subito buon gusto, temperamento vivace e un sano senso dellumorismo. Era alto, con capelli radi.
Quale fosse il suo aspetto mi agevole descriverlo grazie al suo aiuto. Un giorno comparve ridendo
e ci raccont: Sono arrivato adesso con lautobus. Era completamente pieno. Quando sono salito a
una fermata di boulevard Saint-Germain, una donna che teneva sulle ginocchia un ragazzino di
circa cinque anni, mi ha indicato con il dito e gli ha insegnato a voce alta e ben udibile: Voil un
boche!. Siccome alcuni risero, rise anche lui, e siccome rideva lui, adesso ridevano tutti. Era una
semplice informazione al bambino perch sapesse quale aspetto ha un boche. Le risate degli
austriaci che si trovavano nel bistrot quando raccont questepisodio gli parvero sicuramente meno
innocenti delle risate dei francesi sullautobus. Parlava bene il francese ed era una buona
combinazione di gourmet e gourmand. Se io ho la presunzione di saper trovare in poco tempo
il caff pi accogliente in qualsiasi citt che non conosco, lui in ogni citt sapeva scovare i buoni
ristoranti. Contrariamente a Roth, che faceva solo finta di preferire la cucina francese, di
questultima Klaus era (e spero sia ancora) un profondo conoscitore ed estimatore. Come sia
diventato per lappunto un monarchico austriaco, non saprei dirlo. Ma aveva buoni rapporti con tutti
gli ambienti politici ed era sempre informatissimo. Dopo lelezione a papa del cardinale Pacelli,239
di cui il professor von Hildebrand era intimo amico, Roth un giorno disse serio: Klaus Dohrn il
mio intermediario con il Vaticano. E per nessun cattolico o ebreo nella cerchia di Roth quella
dichiarazione era fonte di cos continuo spasso come per Klaus. Cera solo un altro a-
neddoto che amava raccontare altrettanto di frequente, quello relativo al nostro amico Walter
Mehring che un giorno, per inciso, disse: Mentre ieri sfogliavo il Corpus iuris canonici... .240
Il fratello minore Serge, un cattolico della pi bellacqua santa (se lecito esprimersi cos) ma
di cultura meno solida, non assomigliava affatto a Klaus. Snello, di statura media, con occhi e
capelli castani, viso affilato e labbra sottili, amava Roth oltre ogni cosa e per lui si sarebbe buttato
nel fuoco. Fu Serge a raccontare a Roth la storia del bevitore da Roth poi elevato al rango di santo
bevitore - e gliela raccont parola per parola. Ero presente quando la storia fu messa per iscritto.
Roth come al solito era seduto nellavvallamento da lui stesso prodotto in una panca imbottita del
bistrot. Accanto gli sedeva Serge e, di fronte, una stenodattilografa del Neues Tage-Buch241 la
quale batteva a macchina quello che Roth raccontava - e Roth raccontava quello che Serge gli
diceva. Nacque cos La leggenda del santo bevitore. Se Roth poi abbia ricopiato di proprio pugno la
storia, non saprei dirlo, ma questo possono verificarlo senza difficolt i biografi.242 Dopo aver letto
la storia nella versione manoscritta, Klaus spieg a Roth che doveva modificare il titolo e raccontare
non gi del santo bens del beato bevitore. Roth accett questa rettifica cattolica ma
si dimentic poi di cambiare il titolo. Il bevitore quindi entrato cos nella letteratura, santificato da
Joseph Roth.
Fra gli amici di Roth, Serge era lunico a credere a tutto quello che lui raccontava. Credeva
anche che Roth fosse battezzato, cosa che invece Klaus escludeva assolutamente. Ho conosciuto
Serge meglio di tutti gli altri avendolo ritrovato nellultimo campo di concentramento in Francia - e
solo l mi affezionai veramente a lui. Come ho gi raccontato altrove, fu quello lunico campo in cui
il comandante francese ci abbia tenuti prigionieri finch i tedeschi, nella loro avanzata, raggiunsero
la Bretagna e un reparto motorizzato della Wehrmacht assunse il comando del campo. Di l fuggii in
compagnia di Serge.243
Il caro Serge, credendo a tutto ci che Roth diceva, fu involontariamente responsabile di unazione
da me commessa, e confessarla mi costa un certo sforzo. E' colpa di Serge se io (a tarda notte)
diedi due sberle al mio amico Joseph Roth nella sua camera. Non molto forti, perch non agivo
mosso dallira, pur avendo buoni motivi per dargliele e anche qualche ora a disposizione per
riflettere se dovessi farlo oppure no. Quella sera Serge ci aveva raggiunti. Roth non cera; era
andato con alcuni amici in una locanda russa dove faceva sempre le ore piccole per poi tornare a
casa ubriaco fradicio. Andai a cena con Serge. Parlammo naturalmente anche di Roth, e stavolta
Serge aveva in serbo per me qualcosa di speciale. Con giustificato orgoglio per il fatto che il suo
idolo gli avesse raccontato un episodio importante della propria vita, di cui nemmeno io ero al
corrente, si apprestava a mettermi a parte del segreto. Non provando eccessiva curiosit, gli
chiesi prima come mai supponeva che io non ne fossi informato. Mi ha fatto promettere di non
raccontarlo a nessuno e ha menzionato espressamente il tuo nome. E inizi a raccontare. Roth gli
aveva detto di non essere figlio di suo padre: era ebreo solo a met. Sua madre, infatti, aveva avuto
una relazione con un ufficiale austriaco. Non lo sapeva nessuno. Ma Serge avrebbe di certo
compreso per quale motivo proprio lui fosse stato eletto a suo confidente.
Da Roth ne ho sentite tante senza prestarvi fede, e senza prenderle sul serio. Mai per lo avrei
ritenuto capace di una cosa simile. Si poteva comprendere la mostruosit di quella confessione solo
se si conosceva sua madre. La buona mame ebraica! La donna
pia di cui conservava ancora due doni: un libro di preghiere per il bar-mitzvah e i tefillin;244 li
teneva tuttora nel baule di camera sua. Finch porto con me i tefillin, non mi pu succedere niente
mi diceva ogni volta che aprivamo il baule. Serge mi lesse in faccia quale impressione suscitasse
in me il racconto. Tu naturalmente non ci credi. - Lunica cosa a cui credo, di questa storia,
che te labbia raccontata. Se non fossi tu, non riuscirei a credere che Roth sia capace di dire una
cosa simile sul conto di sua madre. Per capisco perch abbia scelto proprio te. - E perch
proprio me?. - Perch suppone che lo saprai comprendere e sarai felice di raccontarlo in giro. -
Lo immaginavo, e volevo consigliarmi con te se il caso di farlo o meno. - Se vuoi raccontarlo,
sono fatti tuoi; ma puoi stare certo che gli parler oggi stesso. - Per amor del cielo, Soma! Mi
tradisci! Mi ha espressamente vietato di parlartene . - Quand che si dichiarato ebreo a met in
tua presenza?. - La settimana scorsa, in un momento in cui eravamo soli. - Non gli dir di
averlo saputo da te, ti puoi fidare. Mi meraviglio che si sia accontentato di presentarsi ai tuoi
occhi come il figlio di un ufficiale. Altrettanto sfacciatamente poteva raccontarti che suo padre era
un principe, come il tuo. Non sono certo lunico a cui lo hai raccontato, vero?. Tacque. Per
calmarmi, andammo al cinema. Tornai a casa tardi. Roth era gi in camera sua. Solo di rado vi
faceva rientro cos presto e soltanto se tornava in uno stato di totale prostrazione, quasi sempre dopo
essersi concesso un pernod. Pernod il nome eufemistico di un liquore che dovrebbe consolare i
francesi della perdita dellassenzio, vietato per legge. Roth di fatto non lo tollerava, e solo di rado se
ne concedeva uno. Una volta lo assaggiai: mi parve unacquavite robusta con aggiunta di sapone. E
lo bevvi solo per po-
termi poi vantare con Roth di essere sopravvissuto al pernod.
Non entrai passando dal bistrot, immaginavo infatti di incontrarvi dei viennesi ritardatari in attesa di
Roth, e salii direttamente nella sua stanza. Bussai alla porta. Nessuna risposta. Entrai. La camera
era illuminata e lui disteso sul letto, non come uno che si sia coricato, ma come se fosse caduto
allindietro. Era vestito di tutto punto, non si era tolto neppure lo spolverino nero che si limitava
sempre a tenere sulle spalle. Una gamba distesa, con la scarpa al piede, poggiava sulla coperta,
laltra pendeva dal bordo del letto. Siccome era supino, russava in modo profondo e rumoroso. Le
sue palpebre erano gonfie, sul pallido volto spiccava il naso rosso, e i baffi cespugliosi e fulvi si
muovevano in sintonia con il respiro. Da molti anni sapevo che era malato. Ma il suo aspetto non mi
aveva mai colpito in maniera cos sconvolgente. Mi chinai e sollevai la gamba che pendeva
adagiandola sul letto. Come sempre, quando riposava o stava semplicemente seduto, le
stringhe erano allentate. Gli sfilai piano piano le scarpe, una dopo laltra e, facendo ci, toccai le
sue caviglie gonfie. Ma non erano solo le caviglie, era il piede intero a essere gonfio dacqua. Lo
osservai nuovamente: la fronte sottile con i capelli radi e appiccicati al cranio, laddome sporgente.
Soltanto le pallide e nobili mani erano ancora quelle del mio amico dinfanzia Joseph Roth. Mi
sentivo le labbra tremare. Spensi la lampada e salii la mezza rampa di scale fino alla mia camera. Le
sberle che per tutta la sera gli avevo a pi riprese rifilato nella mente, restarono sospese in aria nella
stanza dellinfermo.
Quella notte rimasi a lungo sveglio. Pensavo a sua madre. Le rivolgevo lunghi discorsi e speravo
che mi consigliasse cosa fare per difendere il suo onore nei confronti di quel povero figlio. Come
talvolta mi succedeva dopo ore dinsonnia, trascorse nella spe-
ranza di suscitare a viva forza un sogno, mi addormentai alla fine nella tormentosa attesa di
incontrare in sogno la madre. Ma langelo che in cielo amministra le visioni notturne, proprio
perch artista cos ricco di fantasia, non evidentemente un regista. La madre non venne.
Stavolta mi svegliai in via eccezionale prima di lui. Senza riflettere su come affrontarlo, andai in
camera sua vestito solo a met. Gi seduto sul letto a torso nudo, si strofinava un po maldestro la
schiena ancora bagnata con un asciugamano di un candore sorprendente. Che cosa vuoi cos
presto? mi domand con malgarbo. Sei gi stato qui stanotte. -Mi hai sentito?. - Chi altri
potrebbe dimenticare sul mio letto la tua eterna grammatica inglese? . A quellepoca portavo
sempre con me un libro la cui copertina colorata esibiva lUnion Jack e il titolo Brush up your
English.245 Mi lanci adirato il libro, perch era contrario a che emigrassi negli Stati Uniti. Che
cosa volevi stanotte? E scoppiata la guerra? Hanno fatto fuori Hitler?. - Ti volevo dare
la buonanotte e due sberle . Alz la testa e mi guard: Unimpresa eroica, prendermi a sberle.
Lunico che non si arrischierebbe a farlo Walter Mehring. Questo amico che quotidianamente
veniva a trovarci era per Roth il simbolo dellinadeguatezza fisica. Qui non si tratta di eroismi ma
di una punizione corporale. E gli riferii la nuova versione relativa ai suoi natali, attendendo con
curiosit di vedere quale manovra avrebbe escogitato per uscirne alla meglio. Era, come ben
sapevo, un maestro nelle manovre difensive. Prese tempo. Poi si alz con una rapidit di cui non
lavrei ritenuto capace, si piant davanti a me e si pass lasciugamano sul viso. Prego, colpisci.
Due sberle. Le ho davvero meritate. - Le hai meritate in modo cos vergognoso che non voglio
essere io a infliggerti la punizione. Dammi per favore la chiave del baule. - Perch
improvvisamente vuoi la chiave del baule?. - Tu spesso mi hai pregato di aprirlo e di cercarvi dei
manoscritti non ancora venduti. Mi hai parlato di una storia intitolata Fragole. - Giusto, giusto. Io
non sono in grado di spostare il baule, non posso piegarmi. Fallo tu, fallo. Cerc nel cassetto del
suo comodino e mi consegn una piccola chiave. Girai attorno al letto per raggiungere langolo in
cui si trovava il baule, coperto da un vecchio cappotto. Era di fatto una cassa qualunque, di legno
chiaro e grezzo, simile a quelle in cui si trasportano mele o uova. Qui Roth conservava i suoi
manoscritti e gli oggetti personali da cui non intendeva separarsi nei suoi numerosi viaggi. Il baule
era chiuso con un lucchetto che il marmocchio di uno scassinatore avrebbe saputo aprire su due
piedi. Sollevai il coperchio e, non essendo mia intenzione cercarvi delle fragole, trovai subito quello
che volevo prendere: i suoi tefillin e il libro di preghiere, i sacri doni di sua madre. Poi richiusi il
baule e gli riconsegnai la chiave. Nel frattempo si era infilato una camicia e se la stava aggiustando
davanti allo specchio. Cambio camicia ogni giorno, disse, ripetendo con orgoglio quel che
gi tante volte mi aveva spiegato cos posso evitarmi di fare il bagno. Si volt dando
effettivamente unimpressione di grande freschezza nella sua camicia azzurra tutta linda. In quel
momento scorse il sacchetto di velluto con i tefillin e il libro di preghiere nelle mie mani.
Indietreggiai di due passi e lo sentii gridare: Come osi toccarli? E' una cosa inaudita!. - Una
volta tu mi hai detto che sono i tuoi talismani. Non meriti pi che ti proteggano. - E lo decidi tu?
Sei forse un rav?! ,246 - Non sono un rav. Un rav ti direbbe che gi da lungo tempo hai profanato
i tefillin. Io ti dico soltanto che hai perso il diritto di portare il talismano di tua madre. -
Restituiscimeli per favore. Ti prometto che il prossimo Yom Kippur digiuner. - Non ti servir.
Durante lo
Yom Kippur vengono perdonati soltanto i peccati commessi contro Dio, non quelli commessi
contro gli uomini, a meno che tu non abbia chiesto perdono agli offesi e loro ti abbiano perdonato.
Tu hai peccato contro tua madre. E tua madre morta. Come vuoi rimediare? Non puoi andare sulla
sua tomba e chiederle perdono, perch i russi laggi ti accopperebbero. Monarchico! . Si sedette di
nuovo sul letto e riflett a lungo. Poi si alz, si avvicin a me, mi tenne il braccio per un po e disse:
Dammi una sberla e restituiscimi i tefillin. Alzai la destra e gli diedi uno schiaffo leggero sulla
guancia sinistra. Si riprese velocemente i tefillin e disse: Ora dammene unaltra per il libro di
preghiere. Ripetei la procedura e i suoi talismani furono salvi. Adesso prenderai labitudine e,
ogni volta che si sar raccolta intorno a te la cerchia degli amici, racconterai di tua madre, di quanto
fosse religiosa e di come non ti lasciasse andare mai da solo al chieder247 quando avevi gi otto
anni, ed eri fin da allora un buono a nulla. E risparmiami per favore scene alla Dostoevskij da
quattro soldi. E' sufficiente che tu lo faccia con la penna! Nei tuoi racconti russi! . Al nostro amico
Serge non mosse alcun rimprovero, probabilmente perch non era lunico a cui avesse presentato
sua madre come la morosa di un soldato.
Con Serge mi ritrovai nellultimo campo di concentramento in Francia nelle settimane che
accompagnarono e seguirono la catastrofe dellimpero francese. Il campo era situato in un piccolo
villaggio di pescatori, Audierne, nel Finistre bretone. I soldati che qui facevano la guardia erano
diversi da quelli degli altri campi di concentramento, i quali ci avevano trattati come compagni di
sventura dicendo spesso: Nous sommes emmerds, nous et vous, tous. Questi erano ottusi e
pavidi. Secondo Serge venivano dalle vecchie leve della milizia territoriale bretone. Conterranei del
mio storico prediletto Ernest Renan, constatavo con grande sorpresa. Ma non cera da stupirsi:
Spiritus flat ubi vult. Perfino il Tirolo ha prodotto un poeta lirico. E lAustria superiore ha prodotto
non solo Hitler ma anche - horribile dictu - Adalbert Stifter. E perfino la Stiria ha avuto un Peter
Rosegger. Negli altri campi, grazie allaiuto dei nostri guardiani, ci era possibile entrare in contatto
con gli abitanti dei dintorni. Qui, allinizio, ci era escluso. Ci credevano spie naziste paracadutate
da aerei nemici.
Finch Serge riusc a far breccia. E a questo punto il mio encomio va ai cattolici. Serge riusc a
scoprire il nome del parroco locale e a far uscire clandestinamente un bigliettino devoto. Gi una
settimana dopo il comandante lo autorizzava ad andare a messa la domenica. Il villaggio venne cos
a sapere che non eravamo nazisti ma anzi le loro prime vittime: dei profughi. Ben presto, con laiuto
di piccole somme date sottobanco, ottenemmo il permesso di fare acquisti in paese. Dopo la caduta
di Parigi, quando gi potevamo contare i giorni che i tedeschi vittoriosi avrebbero impiegato per
raggiungere il nostro campo, Serge riusc a convincere lautista del camion che quotidianamente ci
consegnava i viveri a portarci di nascosto - lui e me - fuori dalla recinzione. Ci preparammo a
organizzare un bagaglio che non desse nellocchio. Ma il tentativo di metterci in salvo fall perch,
allultimo momento, comparve una delle guardie per chiedere allautista di fargli una commissione.
Alcuni giorni dopo era ormai troppo tardi per un secondo tentativo. I tedeschi vittoriosi avevano
gi preso possesso del campo. Altrove, nelle mie memorie, ho descritto dettagliatamente come di l
riuscimmo a fuggire.248 Qui voglio soltanto portare a termine il racconto sullamico pi devoto di
Roth. Dal campo io scappai prima di Serge e mi nascosi dapprincipio in un bistrot, insieme a un
fisico, il professor Alfred Reis, insigne a sufficienza perch Einstein lo aiutasse in seguito a mettersi
in salvo negli Stati Uniti.249 Ci accorgemmo ben presto che non avevamo pi motivo di temere la
gente del luogo; adesso erano loro ad avere paura di noi vedendo che i soldati tedeschi non ci
abbattevano subito a fucilate - dunque era vero che eravamo delle spie. In quel momento un
sospetto cos infamante ci fece comodo. In pieno giorno attraversammo il paese e incontrammo altri
che avevano osato la fuga, fra cui Serge. Mi prese da parte e mi disse che era gi stato dal prete, il
quale gli aveva promesso di farlo passare clandestinamente in Inghilterra su un peschereccio.
Occorrevano per alcune centinaia di franchi. Serge aveva s un amico che partecipava
allimpresa, ma il denaro non era sufficiente. Io ne avevo abbastanza per venire in soccorso di noi
tutti, essendomi portato nel campo i soldi per la traversata oceanica. Serge era raggiante, convinto
della buona riuscita. Stabilimmo di incontrarci in un punto al di fuori del villaggio, dove lui sarebbe
venuto a prenderci per trascorrere poi la notte dal parroco. Il professore, che non aveva un
centesimo, era scettico. Ma proprio per questo non poteva abbandonarmi. Rimanemmo quindi nel
luogo convenuto, nascosti in un campo di granturco. Aspettammo due ore e Serge non venne. Alla
fine anchio persi fiducia in una possibilit di fuga che, in effetti, sembrava concepita solo per noi, e
lasciammo il paese. In un primo momento camminavamo per i campi, passando di soppiatto da un
terreno allaltro, per paura delle pattuglie motorizzate tedesche che si scorgevano ovunque sulle
strade. Ma molti francesi stavano gi fuggendo, con le loro carabattole sulla schiena e le valigie in
mano, come noi due. Ci mescolammo quindi a loro e in breve tempo scoprimmo che la polizia
militare tedesca, sulle sue motociclette, non
si curava minimamente dei profughi: cercava i soldati francesi. Giungemmo cos nella cittadina di
Quimper, che gi conoscevamo e dove la popolazione ci aveva presi a sputi in faccia quando,
alcune settimane prima - fatti scendere dai vagoni ferroviari e caricati sugli autobus -, eravamo stati
condotti nel campo di concentramento.
Fu quello il giorno in cui vidi il mio amico Serge per lultima volta. Come gli aveva promesso il
parroco, venne portato in Inghilterra su un peschereccio. L ricorse agli indirizzi giusti per non
essere arrestato e rinchiuso in un campo. Trov perfino un lavoro, in una fattoria nellinterno del
paese. Il sabato era il suo giorno libero. E un sabato and al cinema nella cittadina l vicino. Proprio
quella sera gli Stuka tedeschi bombardarono quella cittadina e quel cinematografo. Mor allistante.
Venni a saperlo solo quando facemmo uscire da un campo di concentramento spagnolo il
fratello maggiore Klaus. Lui che, grazie alle sue conoscenze cattoliche, aveva aiutato molti altri a
mettersi in salvo attraverso la Spagna, lui che era lintermediario di Roth con il Vaticano venne
arrestato dagli spagnoli e internato. Aveva visto Serge per lultima volta a Parigi, il giorno in cui
entrambi erano stati condotti in due diversi campi di concentramento. Fu qui a New York che gli
raccontai le ultime settimane di Serge con me in Bretagna. E qui lui mi raccont come in
quellultimo giorno parigino, prima della comune deportazione, avesse litigato con Serge:
un dissidio tra fratelli a proposito di Joseph Roth. Serge insisteva nella convinzione che Roth avesse
ricevuto il battesimo e fosse morto da cattolico. Klaus, un cattolico pi esperto delle cose di fede
rispetto al fratello, non lo credette mai, e anche dopo le esequie cristiane rimase del parere che Roth
non fosse mai stato battezzato. Molti anni dopo ci incontrammo a New York. Parlammo con grande
tristezza di Serge;
Klaus ancora non aveva superato il dolore per il fatto che, nellultimo giorno trascorso insieme al
fratello, avesse litigato con lui a proposito di Roth.
Il terzo del nostro gruppo era Franzi von Hildebrand, il figlio del professore e teologo.250 Era un bel
giovane di non comune fascino, molto intelligente, appassionato conoscitore di musica. Con lui mi
intesi subito e diventammo presto amici intimi. Mi accompagn pi volte in diversi consolati, dove
le segretarie americane in modo particolare si precipitavano ad aiutarlo. Quando scoppi la guerra,
ai parigini furono subito distribuite le maschere antigas. Per i profughi non ce nerano. Pur non
credendo neanche per un istante che Parigi sarebbe stata attaccata con i gas, ci tenevo molto ad
avere una maschera, perch nei primi tempi chi si mostrava in strada senza maschera era subito
riconoscibile come profugo. Franzi von Hildebrand, che intratteneva buoni rapporti con
lambasciata svizzera, riusc a farsi dare una maschera anche per me, senza che glielo avessi
chiesto. Cos, provvisto di maschera antigas, giunsi poco tempo dopo nel primo campo
di concentramento, invidiato da coloro che non ne possedevano una. Franzl fu lunico fra i nostri
amici a non essere internato, perch, grazie a suo padre -che come professore universitario aveva
una seconda nazionalit -, era anche cittadino svizzero, e si muoveva indisturbato per Parigi,
dandosi pena per tutti noi. Liberato a dicembre, feci ritorno in citt e da allora ci incontrammo
molto spesso - noi, uomini isolati, rimasti indietro nella libert. Per alcuni giorni mostr disappunto
nei miei confronti, ma l per l non disse nulla. Non pass tuttavia molto tempo prima che mi
parlasse apertamente. Nei tre mesi di prigionia mi ero fatto crescere i baffi perch radersi con
lacqua fredda, specie il labbro superiore, non era proprio piacevole. Ancora non me li ero tagliati,
curioso di raccogliere su questa mia trasfor-
inazione le diverse opinioni. Si trattava in genere di persone non pi giovani, donne e uomini sopra
i sessantacinque anni, oppure di conoscenti francesi. Quasi tutti mi invitarono a lasciarmeli,
soprattutto le donne e gli ebrei battezzati. Solo Franzl era di diverso avviso, e senza mezzi termini.
Quei baffi devono sparire, Soma. Ti stanno bene, sia chiaro. Ma la finezza del tratto ebraico
scomparsa. Hai laria bellicosa di un polacco. Fui commosso da questa sua attenzione. In fondo era
esattamente quello che pensavo io. Ma lui comera giunto alla stessa conclusione?
Non ricordo se Franzl si fosse nel frattempo gi sposato o trascorresse ancora come scapolo a
Parigi lanno della drle de guerre. So soltanto che quando ci incontrammo a Marsiglia, dopo la
catastrofe della Francia, era gi sposato. Aveva conosciuto a Parigi una deliziosa irlandese, snella e
intelligente, e - come riusc a fare solo lindimenticabile Robert Kennedy - con lei avrebbe generato
undici rampolli. La famiglia vive in un qualche Stato dellAmerica centrale. Mi vergogno a
confessare che non ricordo pi quale.
Fra gli ospiti fissi o sporadici se ne annoveravano alcuni che non erano n monarchici n
austriaci. Un cliente quasi quotidiano del nostro bistrot era Jakob Altmaier, francofortese,
socialdemocratico e giornalista.251 Roth lo conosceva dai tempi di Francoforte e lo vedeva
volentieri perch anche lui era del parere che il regime nazista potesse essere liquidato solo con una
guerra. Altmaier leggeva molti giornali ed era sempre informatissimo. Socialdemocratico convinto,
era in rapporti epistolari con molti compagni tedeschi, soprattutto con lex cancelliere Scheidemann
che viveva in esilio a Copenaghen. Come giornalista era un esperto dei paesi balcanici.
Notevole la sua comprensione degli intricati rapporti che vigono in questo angolo dEuropa - cosa
peraltro davvero insolita per un giornalista tedesco. Naturalmente ci non era abbastanza, se si
faceva un raffronto con gli specialisti di questioni balcaniche vantati dalla stampa viennese. Fra gli
emigrati Altmaier fu lunico che, apprendendo a unedicola la notizia del misfatto compiuto da
Chamberlain a Monaco, svenne allistante.252 Roth ne rimase cos colpito che subito rintracci,
rivolgendosi alla polizia, lindirizzo dellospedale e, in mia compagnia, and con un mazzo di fiori
a trovare il socialdemocratico infermo. Mentre tornavamo in taxi, mi disse: Sai perch ha avuto un
crollo? Perch cos sano. - Anche di me dici sempre che sono sano. -Non quanto Altmaier,
per. Fra gli emigrati quello che pi di tutti cammina a testa alta. Eppure porta tre croci. -
Perch tre?. - ebreo, social-democratico ed omosessuale. - Allora sono quattro le croci:
anche un emigrato.
Incoraggiato dalla nostra visita allospedale, da cui venne dimesso tre giorni dopo in perfetta salute,
Altmaier arriv in seguito con un pacco che mi consegn allinsaputa di Roth: Ricordi di Jakob
Altmaier. Io li lessi compiendo un notevole sforzo di volont perch erano indicibilmente banali.
Siccome aveva letto e apprezzato il mio romanzo, come spesso ripet in presenza di Roth, finsi di
considerare interessante il suo manoscritto. Le conseguenze furono disastrose. Insistette perch
raccomandassi il manoscritto a Roth. Rifiutai; sapevo che in questi casi Roth, gettando a mare la sua
innata e straordinaria cortesia, poteva diventare addirittura crudele. Lo avevo sperimentato con mio
stupore poche settimane prima. Un insegnante di liceo, magro e non pi giovane, persona modesta,
di modi ricercati e dalla assai gradevole parlata alemanna, onor Roth con il manoscritto di una
novella di cui lui stesso era lautore. Purtroppo ero presente allorch linfelice torn a prendere il
manoscritto e ad ascoltare il giudizio di Roth. Non avevo mai visto Roth cos infuriato, ad eccezione
di quando, in sua presenza, si evocava il nome dellex amico Bernard von Brentano. E'
unimpudenza darmi da leggere robaccia simile! Lei mi offende! Lei degrada se stesso! Lei offende
la letteratura e la sua professione! . Riporto solo qualche sua esclamazione. Il povero professore
non si fece mai pi vedere.
Serbando un vivo ricordo di questa scena che volevo risparmiare al nostro caro Jakob Altmaier,
rifiutai ostinatamente di dare il manoscritto a Roth. Ma Altmaier era pi ostinato di me. Lasci l il
pacco e se ne and trionfante, certo di avermi gabbato. Roth prese benevolmente in mano il
manoscritto, un pacco assai voluminoso: Il caro Altmaier non sa scrivere. I suoi articoli sono
mediocri perfino per un giornalista socialdemocratico. Ma forse ha qualcosa da raccontare. In
fondo, conosceva tutti in Germania.
Due giorni dopo, scendendo dalla mia stanza, notai una grande agitazione. La nostra padrona,
Madame Alazard, che si prendeva maternamente cura di Roth e lo amava, e il padrone, che pur
odiandolo lo tollerava per le sue abbondanti consumazioni e perch attirava i profughi, stavano
litigando vivacemente. Gli ospiti si divertivano. E Roth, in piedi nella veranda del bistrot con il
bastone in mano, pallido e spaventato, mi fece cenno di avvicinarmi dicendo: Mi hanno dato la
disdetta. Devo sloggiare. Andiamocene. Svoltato l'angolo, entrammo nel locale pi vicino, dove
mi raccont quel che aveva combinato. Nel pomeriggio, concluso il suo programma di lavoro
quotidiano e rimasto solo, si era concesso qualche pagina di prosa altmaieriana e si era infuriato al
punto che era andato in bagno con il manoscritto in mano, lo aveva stracciato in mille pezzi, buttato
nel gabinetto e aveva poi tirato lac
qua. Ma perfino per il gabinetto fu troppo. Limpresa era fallita e lui aveva dovuto avvisare la
signora Alazard. Era stato necessario chiamare lo stagnaio per non dover sospendere lattivit del
bistrot. Roth non osava pi farsi vedere. Furono cos necessari i miei buoni uffici e, come previsto,
riuscii a risvegliare il senso francese per gli affari e a ottenere la revoca della disdetta.
Quanto allautore Jakob Altmaier, non ho mai saputo placarne lira, non gi nei confronti di Roth,
bens contro di me. Con inesorabilit marxista, pretendeva la restituzione del manoscritto. Da me,
non da Roth. Gli dissi che lavevo consegnato a Roth e gli consigliai di sporgere a lui il reclamo.
Siccome non prevedeva nulla di buono, leggendo in faccia a Roth che lamicizia era finita, continu
a insistere con me - sino alla morte di Roth nel maggio del 1939; sino allo scoppio della guerra; sino
alla fine dei tempi.253 In seguito non lo rividi pi perch, grazie alle sue aderenze balcaniche, riusc
a fuggire in Iugoslavia ancor prima che scoppiasse la guerra. Sopravvissuto al conflitto, torn in
Germania. Torn al suo partito. Svolse un ruolo politico di rilievo nella Germania postbellica.
Talmente di rilievo che una volta lo inviarono a Washington per unimportante missione. Talmente
di rilievo che una notte, accesa a tarda ora la radio, con improvvisa gioia riconobbi linglese dalle
inflessioni francofortesi e la voce del mio amico Jakob Altmaier. Era a New York. Non mi telefon,
n lo rividi. Intraprendente comera, aveva con ogni evidenza saputo del misfatto perpetrato da Roth
ai danni del suo manoscritto, e non lo perdon mai a me.
Il nostro bistrot, comunque, era un recapito soltanto per i lettori miei e di Roth. Per i normali
profughi austriaci il recapito ufficiale era quello di un
comitato daccoglienza dal bel nome francese di Accueil franais aux autrichiens. Il personaggio
pi importante di questo comitato era un certo signor Martin Fuchs.254 Era stato laddetto stampa
dellambasciata austriaca a Parigi. Roth e io lo conoscevamo gi da anni. Era il figlio del nostro
comune amico, il consigliere ministeriale Fuchs, di cui ho ampiamente narrato. Quando Roth si rec
a Parigi per la prima volta, il consigliere gli disse: A Parigi conoscer mio figlio. Si ricordi allora
che un figlio non ha soltanto un padre ma anche una madre . Il figlio, effettivamente, era tutto sua
madre. Roth lo conosceva meglio di me. Erano in un certo senso amici. Nel 1934 Roth mi disse a
Parigi: Martin Fuchs esibisce un po tardi il lato ariano e tedesco della madre. A me d
limpressione di uno che figlio di un conte e di una cuoca e opta per la discendenza materna. Non
so in quale misura il comitato abbia soccorso i profughi austriaci. Per un certo periodo ebbe stretti
rapporti con la questura, dove disponeva persino di due o tre uomini che si occupavano degli
austriaci. Uno di costoro si chiamava Loibuscher. Era un transfuga dei nazisti e continuava ad
andarsene in giro per Parigi con i suoi stivali da SS che calzava anche in questura. Ma Martin Fuchs
evidentemente aveva molta fiducia in lui perch altrimenti non lo avrebbe introdotto nella polizia.
Come ho detto, non so se e in quale misura il comitato sia stato daiuto per gli austriaci. A me gioc
un tiro infame. Quando Roth litig con i monarchici, per qualche tempo mi tenne nascosta la cosa.
Un giorno ebbi per una sorpresa. Di tanto in tanto dovevo presentarmi in questura per rinnovare il
mio permesso di soggiorno. Come documento da esibire alla polizia avevo ottenuto un
cosiddetto rcpiss, che costituiva, per cos dire, un gradus ad parnassum verso la carta didentit.
Quando feci la mia solita comparsa in questura, il signor Loibu-
scher mi confisc il rcpiss, senza neanche sapersi inventare un pretesto. Lo raccontai a Roth e lui
and subito al telefono e chiam un amico francese. Tornato a sedersi accanto a me, raccont per
la prima volta del suo dissidio con i monarchici. A me non possono fare nulla. E cos si vendicano
su di te. Ma gliela far vedere. Il giorno seguente mi sorprese dicendomi: Oggi vengo con te in
questura. Non credevo alle mie orecchie: Joseph Roth non ci andava mai di persona! Per simili
incombenze aveva, come lo chiamava lui, un informatore della polizia che gli sbrigava ogni
faccenda. E adesso, tutto a un tratto, era disposto ad andar l? Ci credetti solo quando sal su un taxi
e disse allautista: A la prfecture de police. Loibuscher fece attendere Roth e me. Eravamo
seduti in una stanza gremita di profughi. Intere famiglie, vecchi e giovani, donne e bambini, tutti in
difficolt con la polizia. Roth se ne stava seduto, appoggiandosi al bastone, stanco e ubriaco. Ogni
tanto lo tiravo per la manica. Loibuscher non la smetteva di telefonare. Alla fine chiamarono Roth.
Poi me. Risultato: il mio rcpiss rimaneva, come disse Loibuscher, nelle mani della questura.
Un bel risultato davvero esserci andati! Fu poche settimane prima della morte di Roth. Ormai
scriveva poco. Ogni tanto dettava qualche lettera. Ma, dopo essere stato alla polizia, ordin un
armagnac e ne bevve un sorso. Poi scrisse il suo ultimo articolo. Seduto accanto a lui davanti al
bistrot, assistevo alla demolizione di quanto rimaneva dellHtel Foyot. Quando fin di scrivere, mi
lesse larticolo. Descriveva gli uomini nelle stanze della questura. Era uno dei migliori articoli che
avesse mai scritto e glielo dissi. Non mi viene per in mente un titolo fece lui. Ti verr lo
rassicurai.
Nel frattempo aveva finito larmagnac. Ne ordin un secondo, e stavolta - senza interpellarmi -
anche
uno per me. Hai unaria sbattuta brontol. Si pu vivere anche senza rcpiss. Gliela far
vedere, a quel Loibuscher e al signor Fuchs. Ogni tanto mi piaceva bere un armagnac con Roth. E'
un liquore che ristora. Lo preferisco al miglior cognac. Dopo mezzo bicchierino ebbi allimprovviso
unidea: Credo di avere un titolo per te . Roth afferr subito la penna. Gettando uno sguardo alle
rovine dellHtel Foyot dissi: Titolo: Al cospetto della distruzione. - Buono, Al cospetto
buono, vorrei per che figurassimo noi due nel titolo. Riflett un attimo. Poi scrisse una parola e
mi mostr il titolo: Sosta al cospetto della distruzione.255 E adesso prendiamo un taxi e andiamo
da Louis! . La proposta mi piacque molto.
Si pu immaginare in quale stato danimo me ne andassi in giro per settimane intere senza un
documento di identit, io che ho meno paura del diavolo in persona di quanta non ne abbia della
questura a Parigi. Per fortuna nessuno mi chiese mai di esibire quel foglio. Forse nellufficio di
polizia sapevano che un francese del calibro di Rainer Maria Rilke gi da decenni mi aveva
dichiarato parigino.
Fintanto che fu in vita, Roth non riusc a farmi restituire il mio rcpiss. Dopo la sua morte,
lambasciata americana mi comunic che a luglio avrei ottenuto il visto per gli Stati Uniti. Ormai,
dunque, restavano solo poche settimane di attesa. Ma avevo gi provato troppe delusioni in
quellambasciata per sentirmi tranquillo, io, uomo privo di rcpiss a Parigi. Presi rapidamente una
risoluzione e inviai un telegramma a Heinrich Simon a Gerusalemme chiedendogli se poteva
procurarmi un visto per la Palestina. Con mia somma gioia, due settimane pi tardi ricevetti un
documento firmato personalmente dallAlto Commissario della Palestina, un visto! Adesso avevo
qualcosa in mano. Eppure, nemmeno ora avevo il coraggio di andare da solo in questura. Pregai
il mio amico Olivier de Pierrebourg, che spesso mi ci aveva accompagnato, di venire con me
unultima volta. Naturalmente accett subito e and direttamente dal vicequestore. Dopo i
preliminari scambi di convenevoli degni dellantica Cina, Olivier, che era il segretario dellinfluente
deputato Andr Philip, esord come di consueto: Je viens de la part de Monsieur le Dput Andr
Philip qui vous aime beaucoup.256 Al che il vicequestore: Oh, Monsieur. Quel homme! Je
ladore. Quel homme, Monsieur Andr Philip!. Poi veniva la richiesta. Siccome il mio passaporto
austriaco non era pi valido, avevo bisogno di un qualche documento per uscire dal territorio
francese. Olivier mostr il mio visto, firmato dallAlto Commissario. Ha denaro per il viaggio?
domand il vicequestore. Ha un conto in Inghilterra quil na pas touch. Il vicequestore voleva
ora la mia carte didentit. Non lavevo. Che documenti ha? mi domand. Avevo un rcpiss...
dissi. Dove si trova adesso? . - Gli stato sequestrato disse Olivier. Chi lo ha sequestrato?
E' di sua propriet, ha pagato per ottenerlo. Lo si pu sequestrare soltanto ai delinquenti. Dove gli
stato sequestrato? . - Qui disse Olivier dagli austriaci che stanno in questo ufficio. Il
vicequestore sollev la cornetta e pronunci poche parole. Dopo alcuni minuti, trascorsi da lor
signori a cantare ulteriori lodi di Monsieur Andr Philip, un Loibuscher tremante e pallido nei suoi
stivali da SS entr reggendo il mio rcpiss e dichiarando la sua innocenza. Il vicequestore gli fece
cenno di allontanarsi, con il gesto di chi scacci una mosca, e mi promise il tanto desiderato
documento. Ma, prima ancora che lo ricevessi, scoppi la guerra. A quel punto persi ogni interesse
sia per il visto americano che per quello palestinese e decisi di rimanere a Parigi, per partecipare in
una qualche forma alla guerra, finalmente scoppiata, contro i nazisti.
Due anni pi tardi, dopo la catastrofe, incontrai sulla Cannebire di Marsiglia il mio vecchio
amico Loibuscher. Mi riconobbe subito, e stavolta fui io a impallidire. Come un fulmine mi colp il
pensiero: adesso il transfuga sicuramente un nazista trionfante. Ma non era cos. Lui aveva motivo
di nascondersi, mentre io gi possedevo un salvacondotto per il Marocco. Aveva fretta. Ma si prese
il tempo necessario per un contrito ragguaglio: Nella faccenda del rcpiss non ero io il
colpevole. Lei sapr senzaltro di chi si trattava. Di un mio superiore. -Lo so; suo padre era amico
mio e anche di Joseph Roth.
Il padre aveva raggiunto soltanto il grado di consigliere ministeriale, bench nellufficio stampa del
ministero degli Esteri fosse tra i preferiti del cancelliere Seipel. Il figlio, dopo la guerra, fece una
carriera pi brillante come diplomatico. Sino a diventare ambasciatore austriaco in Belgio.
La polizia francese sospettava, come del resto suo dovere, che anche nel nostro ambiente vi
fossero delle spie. Ne vorrei qui ricordare una, degna di particolare lode, ma purtroppo ho
dimenticato il suo nome. E spero possa tornarmi in mente. Si trattava di un operaio tedesco sui
trentanni. Ammise di essere una spia. E, bench fosse debole di udito, era palesemente abile nel
suo mestiere. Spiava i nazisti su diretto incarico del Deuxime Bureau. Secondo la mia esperienza,
le spie sono di solito un miscuglio di astuzia e stupidit, qualunque sia il loro livello. Lindividuo in
questione era intelligente, e si trovava sempre al posto giusto. Ogni tanto, per divertirci, rivelava
qualche stratagemma cui si era permesso di ricorrere. Con mio particolare piacere (ed per questo
che lho tenuto a mente), mi raccont una volta come si comportava nel Deuxime Bureau.
Un giorno gli chiesero quali fossero le fonti delle sue informazioni. Rifiut di nominarle. Vollero
sapere il motivo del rifiuto. E lui glielo disse. Riporto le sue testuali parole: Se vi confido il nome
del mio informatore, temo che i nazisti in Germania non ci metteranno molto a farlo fuori. Si
mostrarono offesi al Bureau e rinunciarono ai suoi servigi. Una settimana dopo per gi ci
ripensavano; lo invitarono a tornare e non gli chiesero mai pi nomi o indirizzi. Dopo il crollo della
Francia il mio pensiero and spesso a lui, e con preoccupazione. Ma a Marsiglia venni a sapere che,
ancor prima della catastrofe, era riuscito a fuggire in Portogallo.
Nelle immediate vicinanze del nostro albergo cera una piccola libreria. Il libraio aveva
un'impiegata, una giovane donna, francese, che mostrava i segni della poliomielite e si spostava con
notevole agilit sulla sua sedia a rotelle. Il padrone, invece, era un uomo grosso, massiccio, che si
chiamava Br e che Roth nominava sempre e soltanto come il crucco. Allinizio ci domandammo
con meraviglia come quella libreria potesse sopravvivere. Non vi si scorgeva mai un cliente. Il
signor Br aveva molto tempo per starsene con noi al bistrot confidando nellimpiegata, che a sua
volta non aveva nulla da fare. Ogni tanto, per, lo vedevamo andarsene con un braccio carico di
libri e con un braccio carico di libri tornarsene poi qualche ora dopo. Parlava molto lentamente ed
era instancabile nel raccontare. Sedeva spesso al tavolo di Roth e gliela contava mentre lui, niente
affatto disturbato, continuava a scrivere. Br apparteneva a quella categoria di
chiacchieroni flemmatici a cui non interessa per nulla se stai ad ascoltarli o meno. Roth lo
sopportava perch si divertiva moltissimo, quando il crucco se ne era andato, ad ascoltare me che
imitavo alla perfezione le sue ciance. Restammo sconvolti allorch, subito dopo lo scoppio della
guerra, il grasso libraio venne arrestato. Pregai il mio amico Olivier, non ancora mobilitato, di
intervenire a favore del povero crucco. Torn con linformazione - e ce la rifer ridendo -che il
pingue crucco era una spia ben conosciuta dalla polizia: di proposito lo avevano lasciato fino
ad allora in pace perch era utile cos.
Nella primavera del 1938 si present a Roth un giovane profugo austriaco, un autentico
tirolese. Raccont come la sua mammina, una povera, innocente maestra, fosse stata arrestata e
sottoposta a sevizie e tortura perch ostile ai nazisti. Si diffuse in una dettagliata storia di famiglia e,
bench avesse laspetto di un maestro tirolese e di un onesto provinciale, io, come critico teatrale,
vedevo che quel tizio mentiva. Quando se ne and, espressi il mio parere a Roth. Klaus Dohrn,
anche lui presente, si meravigli che io potessi pensare una cosa simile e motivarla, per di pi,
adducendo la mia esperienza di critico teatrale. Poco tempo dopo ricevetti da unamica viennese un
ritaglio del foglio nazista Der Angriff. Era un articolo da Parigi che descriveva una riunione di
legittimisti tenuta nella capitale francese, a cui avevano partecipato i seguenti monarchici: Joseph
Roth, Soma Morgenstern... La mia amica viennese, ben sapendo che io ero tutto fuorch un
monarchico, mi pregava ugualmente di usare prudenza perch a Vienna avevo pur sempre
una madre e una sorella. Fra i legittimisti, a Parigi, non ve nera di certo neppure uno che mi
ritenesse dei loro. Immaginai che una cosa simile potesse venire in mente solo a un maestro tirolese
che, in quanto tirolese, era molto ben informato di quel che avveniva nella metropoli straniera. Ma
non dissi nulla perch la sua mammina torturata aveva fatto cos grande impressione a tutti. Questo
innocuo tirolese fu arrestato lo stesso giorno del crucco Br. La cosa mi venne raccontata dai fratelli
Dohrn. Roth purtroppo non era pi fra noi, altrimenti si sarebbe reso conto di quanto valessi come
critico teatrale.
Il tavolo di Roth al bistrot era a disposizione di tutti. Si veniva, ci si sedeva e si parlava. Lui per un
attimo posava la penna, apriva gli occhi meravigliati e ascoltava. Notizie buone e cattive.
Commentava quelle buone con un: Inaudito!, riprendeva la penna in mano e continuava a
scrivere. Le notizie cattive le commentava con la frase: Ma disgustoso!. Ed era questo il
commento pi frequente. Venne il suo caro amico Egon Erwin Kisch e gli dimostr che Stalin
avrebbe messo al muro Hitler. Il suo amico Valeriu Marcu, che viveva a Grasse, veniva di quando in
quando a Parigi per alcune settimane e ci dimostrava che lesercito tedesco era invincibile, che
avrebbe presto cacciato Hitler e non ci sarebbe stata la guerra.257 Una volta si present un uomo che
portava mollettiere verdi intorno alle gambe secche e che anche per il resto era vestito come un
Wandervogel258 tedesco. Aveva per un intelligente viso debreo. Si chiamava Maurice Schumann
e aveva qualcosa di importante da dire a Roth. Era un cattolico francese e voleva parlare con lui
senza testimoni. Quando se ne fu andato, Roth mi disse: Lo hai guardato bene? Sostiene di essere
un dirigente cattolico, un ebreo alsaziano battezzato e mi ha messo in guardia: dovrei astenermi
dallincitare alla guerra. Lo si voglia credere o no, era il futuro ministro degli Esteri di de Gaulle e
Pompidou, quello cos inflessibilmente favorevole agli arabi e ostile a Israele.
Un altro giorno venne un rabbino da Berlino. Ci promise che lincubo nazista non sarebbe durato
a lungo e prosegu per gli Stati Uniti. Io non ero presente. Roth mi raccont che lospite da Berlino
era un rabbino riformato di nome Joachim Prinz,259 a proposito del quale un altro emigrato
berlinese affermava essere costui il pi importante rabbino tra i giocatori di tennis e il miglior
giocatore di tennis tra i rabbini.
Alcuni venivano, parlavano e se ne andavano senza pagare. Roth provava un piacere speciale
a saldare quei conti perch cos mostrava a Madame Alazard di essere solvibile. Tutto
quellandirivieni non gli impediva di scrivere continuamente, sia pure con frequenti interruzioni.
Per quanto fugaci fossero in genere quegli incontri e per quanto di sfuggita Roth prestasse ascolto ai
suoi visitatori, il giudizio che esprimeva una volta che se nerano andati era sempre calzante. Per
anni me ne sono meravigliato, finch un giorno qui a New York, dove vado dettando queste righe,
ho trovato la soluzione dellenigma.
In tempi normali Roth sarebbe diventato una leggenda, perfino a Parigi. Come nasce infatti una
leggenda? Chi chiamato a diventare una leggenda? Un tempo, uno era tenuto a rivelarsi.
Nellepoca attuale a rivelarsi chi vive in pubblico. Chi vive e opera in pubblico. E occorre inoltre
che costui conduca una vita pericolosa. Ne consegue che, siccome vive in modo pericoloso e
pubblico, noi siamo in continua apprensione per lui. Pu essere una vita tragica o comica, nel
migliore dei casi una vita tragicomica o buffa. Se un uomo un artista di rilievo e un ubriacone,
queste condizioni sono immediatamente soddisfatte. E' ovvio che ogni tanto dovr regalarci qualche
motto di grande saggezza. Di rado Roth pronunciava frasi facili da ricordare e che si prestassero a
essere citate. Diceva cose di generale buon senso, ad esempio: Non si acquista cultura in scuole
straniere - un buon senso che, a rifletterci sopra, unidiozia. Per suona bene. Non si guarisce
negli ospedali stranieri. Questo probabilmente vero. E nel suo caso fu terribilmente vero.
Perch Roth non morto per il delirium tremens. Nellospedale straniero in cui lo ricoverarono
come alcolizzato, non gli diedero nulla da bere, neppure acqua e latte a sufficienza. La conseguenza
fu una polmonite. Io a quellepoca non lo sapevo. E purtroppo non lo sapevano nemmeno i medici,
suoi amici, che andarono a trovarlo allospedale. Nel suo ultimo giorno di vita non mi fu permesso
di avvicinarlo, con il pretesto che lora di visita era finita gi da tempo.
Mi si rimproverer forse che in queste annotazioni troppo spesso parlo del suo vizio del bere. Si
tende infatti a credere che se qualcuno un alcolizzato, lo sia soltanto in forma marginale. Costui
un padre, un marito, un artista, un amico e, incidentalmente, anche un ubriacone. Lo credono
perfino alcuni medici. Io non lo credo. Un alcolista in primo luogo un alcolista, e tutto il resto solo
in via secondaria. Conosco un aneddoto su un poeta che a Parigi diventato leggenda: Paul
Verlaine. Laneddoto il seguente: Raggiunta ormai una fama tale che anche in Inghilterra ne era
corsa la voce, Verlaine venne invitato a Londra da un circolo letterario. Allora del suo arrivo si
presentarono alla stazione Victoria tre gentlemen inglesi in redingote e cilindro grigi che, per
rendersi ben visibili allospite, attesero in gruppo. Ma il treno si vuot e di Verlaine non vi era
traccia. Inquieti lo cercarono lungo tutto il binario ormai deserto. Finalmente uno di loro scorse un
uomo di una certa et, fermo con alcuni operai delle ferrovie davanti a un casello. Si avvicinarono
con cautela. Teneva in mano una bottiglia che - come ben videro - faceva il giro, e lo straniero
aveva laspetto di un... Un gentleman si avvicin con il cilindro in mano e domand: Monsieur,
tes-vous...?. Con la bottiglia in una mano e il gilet tutto schizzato di alcol, lillustre ospite si
present: Oui, Monsieur, je suis phtisique, je suis syphilitique. Je suis pdraste, je suis pote, je
suis Verlaine!. Nellintero inventario musicale del mondo non esiste forse un simile crescendo, a
eccezione di quello ormai famoso nellultimo intermezzo del Wozzeck di Alban Berg: un tema che
cresce con opprimente lentezza mentre passa da un gruppo di strumenti allaltro per giungere infine
alla consonanza e indicare con la violenza di un maglio a vapore listante dellassassinio - un
crescendo che (a mio avviso) sigl il trionfo di questopera gi alla prima esecuzione mondiale a
Berlino.
Con poche, brevi frasi Paul Verlaine si present in tutta la tragicit della sua vita. Che fosse un
alcolista non occorreva lo dicesse. Giustamente, ne suppose levidenza.
In quel breve intervallo del 1938 in cui smise di bere perch, per usare lespressione di Jakob
Altmaier, si avvertiva a Parigi lalito della guerra, Roth mi domand: Sapresti nominarmi un
ebreo che sia stato un ubriacone del mio calibro? Un ebreo orientale, intendo dire. - Pi duno
gli risposi. Lautore dellinno nazionale ebraico, Hatikvah, di nome Imber, era un bevitore ancora
pi gagliardo.260 A New York trascorreva le giornate in un caff di intellettuali ebrei. Ma di sera se
ne sgattaiolava via e beveva come un irlandese in mezzo agli irlandesi di un bar. Quando fu pi in l
negli anni spar con una ricca irlandese dirigendosi verso ovest, e fino alla morte visse con lei che lo
ammirava come un profeta. Non era certo giovane quando chiuse gli occhi. Anche il filosofo
Salomon Maimon - lunico secondo Kant ad aver compreso la sua filosofia - fu un grande bevitore e
mor in uno stato di totale degra-
dazione. Ma per non allontanarci da quanto ci familiare: lebreo viennese Peter Altenberg, cos
caro a me e a Roth, ha consumato maggiori quantit di alcol di qualsiasi altro etilista, perch,
singolare davvero, beveva birra. E arriv a berne venticinque bottiglie al giorno. Anche lui,
comunque, ha superato la sessantina. Esistono pochi ubriaconi ebrei. Ma se un ebreo beve, allora lo
fa sul serio. Nel parlare a Roth, in questi casi, sono sempre stato mosso da intenti pedagogici. E
durante quel periodo di astinenza volevo citargli solo esempi che fossero di severo ammonimento.
Oggi ne sono pentito. Ho tentato di dissuaderlo dal bere perch mal sopportavo che si ubriacasse
come un marinaio e distruggesse la propria vita. Dopo la sua morte mi sono rimproverato di non
essere riuscito a trovare il modo di salvarlo. Negli ultimi mesi neppure si accorgeva pi delle figure
che faceva e del ludibrio a cui si esponeva allinterno della sua stessa cerchia. Poteva capitare,
ad esempio, che si lamentasse di dover mantenere tante persone che gli erano care, e in primo luogo
nominava sempre linfelice moglie malata. Poco tempo dopo raccont che la sorella della moglie
era arrivata a Parigi e gli aveva proposto di sposarla, per poter cos ottenere il permesso di
soggiorno. Non si accorse neppure che si stava tradendo. Come avrebbe potuto la cognata fargli
questa proposta se la moglie non fosse morta gi da tempo? Quando pi tardi glielo feci notare, mi
rimprover per non avergli impedito di parlare. Poi si consol dicendo che nessuno dei presenti lo
aveva notato, a eccezione di me, e mi preg di continuare a sostenere che sua moglie era ancora
viva.261
Nessun dolore era per lui cos profondo da non poter essere subito affogato nellalcol. Non
aveva quindi il diritto di bere?, mi domandai in seguito. E oggi mi chiedo: il suo demone, lalcol, gli
ha davvero arrecato solo danni? Se io, ora che sono vecchio, ritorno con la mente a quel tempo, non
lo credo pi. Certo, anche la grande catastrofe che si abbattuta sul nostro popolo ha avuto la sua
parte. Non dobbiamo forse annoverare Roth fra i saggi, morti anzitempo? Ha vissuto finch stato
in grado di scrivere. Alla fine non ci riusciva pi. Fu cos che piccoli eventi banali, meschini e
anche infami poterono causarne la rovina.
Ma lalcol non gli stato anche di aiuto? Oggi non posso respingere il pensiero che lalcol, nel bene
e nel male, fosse il suo destino. Anche nel bene? S, ora lo credo: anche nel bene. Vi furono,
infatti, tempi in cui lalcol lo aiut a sopportare tanta sventura. Vi furono tempi in cui lalcol cre
intorno a lui come una paratia dietro la quale poteva isolarsi e trovare il coraggio di resistere ancora.
E resistere per lui significava continuare a scrivere. Joseph Roth non mai diventato un ufficiale
dellesercito austriaco. Era per un soldato che prestava servizio scrivendo. La sua arma fu la penna
che tenne in mano fino al momento in cui il delirio gli oscur la luce del giorno. Fu sempre un
profugo per volontaria decisione. Forse perch lo era stato suo padre, aveva nel sangue quella
tendenza. Dapprima fugg dalla sua famiglia. La guerra lo allontan dagli studi a cui non fece pi
ritorno. Lasci Vienna, non scorgendovi alcuna possibilit di farsi strada (io pi tardi lo imitai,
allorch a mia volta mi trasferii a Berlino). Poi inizi a viaggiare. Non rientrava per nel novero di
quegli scrittori-viaggiatori irresistibilmente attratti da contrade esotiche, e a proposito dei quali Karl
Kraus affermava che il loro talento inizia pressappoco a Bucarest. Roth si sentiva spinto a viaggiare
perch il Qualche luogo, anzi il Nessun luogo gli era pi gradito del luogo natio. Quando la
Frankfurter Zeitung gli offr il posto di corrispondente da Varsavia, rifiut senza pensarci due
volte, bench molti facessero di tutto per ottenere quellincarico, forse perch una volta un
corrispondente tedesco del giornale era diventato ministro plenipotenziario in Polonia. Quando
leditore della Frankfurter Zeitung ebbe lidea di inviare per un anno lui a Vienna e me a Parigi,
rifiutammo entrambi - io perch, pur disponibile ad andare a Parigi per un anno, ero stato da Roth
messo in guardia nei confronti di Friedrich Sieburg;262 lui perch, pur disponibile ad andare a
Vienna per un anno, non intendeva vivere nella stessa citt in cui si trovava il parentado di sua
moglie. In realt, perch non riusciva a immaginarsi di stare fermo in un luogo per un anno intero.
Eppure da sempre soffriva, come di un male acuto, per la mancanza di una patria. A tale riguardo,
fui testimone un giorno del seguente episodio: Roth non aveva una particolare sensibilit per lopera
lirica e, se ricordo bene, non and mai ad ascoltarne una. Ma quando a Berlino Kleiber esegu
lopera del nostro comune amico Karol Rathaus, venne con me alla prima. Con il soggetto scelto da
Karol - il triste destino di una famiglia di emigrati in Sudamerica - il fiasco era garantito.263 Roth
durante i tre atti pianse la sorte di quei senzapatria, inzuppando due fazzoletti, proprio come fanno
le cameriere la domenica pomeriggio al cinema.
Una volta si rese conto di quanto paradossale fosse questo suo atteggiamento. Era andato in Albania
per conto della Frankfurter Zeitung e ne aveva descritto la capitale Tirana, allepoca poco pi
che un villaggio balcanico. In uno dei suoi reportage compariva una frase che ricordo ancor oggi, e
che sono in grado di citare quasi a memoria: Uscii dallalbergo e acquistai un giornale per
informarmi su quanto avveniva nel vasto mondo che avevo appena lasciato con lincarico di
comunicargli che cosa mai avvenisse nel mondo.264 Viaggiare era il suo secon-
do modo di inebriarsi. Cos la fuga divenne per lui una patria.
Probabilmente sarebbe rimasto solo un brillante giornalista se i suoi stati di ebbrezza non
avessero fatto di lui un artista. Perch aveva grandi inibizioni ad affrontare un libro. Lalcol
spazzava via quelle inibizioni. Ma forse diventato un narratore organico? Magistrale lo soltanto
nelle descrizioni. Robert Musil mi disse una volta che in un passo del Giobbe Roth poeta. Io
conosco un altro passo del genere. L dove raffigura il suo amato imperatore Francesco Giuseppe,
Roth poeta. Il suo Francesco Giuseppe lunico personaggio a tre dimensioni in tutta la bella
Marcia di Radetzky. Accanto a lui, Guglielmo II non era altro che un plebeo prussiano. I due, uniti
da unalleanza... questo poteva condurre soltanto alla catastrofe. Roth purtroppo non visse
a sufficienza per leggere le lettere dellimperatore a Katharina Schratt, pubblicate solo dopo la
seconda guerra mondiale. Avrebbe avuto la soddisfazione di constatare quanto esatta fosse la sua
raffigurazione dellimperatore. Cos come lui lo vedeva, tale esattamente nelle sue lettere. Non il
freddo e rigoroso custode del cerimoniale spagnolo. Bench nella Marcia di Radetzky non occupi
grande spazio, lamato imperatore di Roth - lultima vera maest dEuropa - vi compare
umanamente in tutta la sua dignit.
LA MIA LETTERA A UN NAZISTA E LE SUE CONSEGUENZE
Parecchie settimane dopo la fuga da Vienna ricevetti una lettera da mia sorella. Era uninvocazione
daiuto: avevano arrestato suo figlio, un ragazzo di ventanni, e lei mi pregava di fare qualcosa. Io le
risposi dicendole anzitutto di non raccontare a nessuno che era mia sorella, perch questo poteva
solo nuocere. Le raccomandai di dire altrettanto a mia madre.265 Considerai che cosa avrei potuto
fare. Avevo naturalmente ancora degli amici non ebrei a Vienna, alcuni dei quali influenti a
sufficienza per essere daiuto. Ma chiss se avrebbero avuto il coraggio o lonest di farlo. A
quellepoca, perfino a Vienna, gli assassini non si limitavano a uccidere gli ebrei ma davano la
caccia in primo luogo ai comunisti e ad altri avversari politicamente attivi. Dopo una breve e certo
non serena riflessione mi venne lidea di scrivere semplicemente al sindaco di Vienna nominato dai
nazisti. Si chiamava Hermann Neubacher e io lo conoscevo bene.266 Per molti anni aveva avuto
stretti rapporti con uno dei principali dirigenti della socialdemocrazia, pur essendo lui di al-
tre idee politiche. Ma, cos come in origine lo erano stati i socialdemocratici, anche lui era
favorevole allAnschluss, e bench da sempre io fossi contrario, ci intendevamo bene. Dopo
lassassinio di Dollfuss venne arrestato e rinchiuso in un campo di concentramento. Che non avesse
responsabilit in quel crimine lo sapevano perfino i sostenitori del cancelliere. Probabilmente aveva
gi avuto dei contatti con i nazisti, forse addirittura con quelli tedeschi, per preparare lannessione
dellAustria alla Germania. Nel campo di concentramento, poi, divenne un nazista vero e proprio.
Tuttavia, grazie allinfluenza che aveva ancora a Vienna - perfino tra i politici cristiano-sociali -,
dopo breve tempo riusc a ottenere la propria liberazione. Un giorno venne apposta al Caf
Museum, cos sostenne, per dirmi (e cito alla lettera): A lei, dottor Morgenstern, non ho
certo bisogno di attestare che neppure nel campo di concentramento cattolico sono diventato un
nazista. Detto fra di noi, preferirei aderire a una Germania comunista. Sono per in ogni caso
favorevole a unadesione dellAustria al Reich perch ritengo che questo paese, da solo non sia in
grado di sopravvivere. Al dottor Neubacher resi una volta un servigio assolutamente trascurabile,
che lui per non volle dimenticare. Supponevo che un uomo con un cosi profondo senso della
gratitudine non potesse cambiare in pochi mesi al punto di non reagire a una mia lettera. Gli
indirizzai quindi questo messaggio: Illustrissimo signor sindaco, mia sorella, attualmente
purtroppo ancora a Vienna, mi scrive che suo figlio, un ragazzo di ventanni, stato arrestato. Le
assicuro che mio nipote, orafo di professione, non ha mai svolto attivit politica n mai si reso
colpevole del bench minimo reato contro lautorit o anche contro una sola persona. Spero che
questa lettera Le pervenga e non passi inosservata, anche se sono il primo a rendermi conto che,
in simili frangenti, Lei sar di certo subissato dalle richieste di molte persone disperate. Aggiunsi
il nome e i dati personali di mio nipote. A quellepoca in Europa si poteva ancora consegnare
allufficio postale un espresso con lannotazione: Da recapitarsi personalmente al destinatario.
Non ottenni mai, come naturale, una risposta (n in alcun modo lattendevo), ma due settimane
pi tardi ricevetti dal Belgio una lettera di mio nipote. Mi comunicava di essere stato liberato e di
aver ricevuto dopo alcuni giorni la visita di un uomo delle SS che lo aveva invitato a fare le valigie
e, senza annunciargli la destinazione, lo aveva condotto oltre il confine con il Belgio, dove si era
accomiatato augurandogli buona fortuna. Tutto questo per mio nipote era incomprensibile. Gli
scrissi che speravo di potergli chiarire un giorno il mistero.
Non avendo appreso larte della dattilografia, avevo dettato la lettera per il sindaco a unamica,
senza pregarla per di mantenere il riserbo. Passarono alcune settimane. Mio nipote si trovava gi in
Belgio. Un giorno Roth mi domand, teso e serio, se era vero che io scrivevo lettere al sindaco di
Vienna. Come fai a saperlo? gli chiesi. Gli emigrati austriaci raccontano che tu hai scritto una
lettera al sindaco nazista di Vienna . - E' vero . - E ti ha risposto? . - No, e non ci contavo
nemmeno. Lho pregato di fare qualcosa per me. E lui lo ha fatto, senza rispondermi. E gli
raccontai quanto era accaduto. Quella sera, agli austriaci radunati al gran completo nel nostro
bistrot, Roth ripet il mio racconto e concluse osservando: Per salvare una vita umana, io non
soltanto scriverei a un sindaco nazista ma mi inginocchierei davanti al dottor Goebbels e gli bacerei
la mano. Io per scherzo gli tesi la mia e rimasi di sale quando la baci, scusandosi se a causa dei
suoi piedi gonfi non si inginocchiava.
IL MIO AMICO FINGAL
Lo presento cos come gi diverse volte lho citato, perch era sempre in questi termini che Roth
parlava di lui. Non diceva mai semplicemente Fingai, neanche rivolgendosi a me e nemmeno
quando ormai lo conoscevo da decenni. Fingai fu il primo giornalista con cui Roth fece amicizia.
Insieme a lui intraprese la carriera giornalistica. Entrambi avevano iniziato come praticanti,
occupandosi di cronaca giudiziaria per la Arbeiter-Zeitung di Vienna. Come ho gi detto altrove,
Fingai fu il primo a cui Roth propose di fare cassa comune, e lui, il suo amico Fingai, rifiut - per
sua fortuna. Io fui probabilmente lultimo a cui fece la stessa proposta. Anchio rifiutai, con i
risultati gi visti altrove.
Fingai non si chiamava Fingai, ovviamente. Ma credo che persino Roth, col passare degli anni,
ne avesse dimenticato il vero nome. Probabilmente non si intendeva abbastanza di musica per
sapere che cosa Mendelssohn avesse cercato nella grotta di Fingai - o che cosa vi avesse trovato.267
Era semplicemente Fingai, lamico di Joseph Roth. E non si in-
tendeva abbastanza di musica neppure per diventare critico musicale. N mai divenne un famoso
reporter. Fu per sempre presente man mano che Roth faceva carriera come giornalista, come
scrittore, come romanziere. E Roth ha sempre messo una parola buona - a Vienna, a Berlino e infine
nellemigrazione parigina - ogni volta che era necessario per dare una spinta a Fingai. A Parigi gli
procur un posto come redattore di brevi articoli di cronaca presso la Pariser Tageszeitung. E di
quei brevi articoli Roth divenne il pi fedele lettore: con questa lettura apriva la sua giornata, e con
questa lettura dovevo anchio iniziare la mia. Io, che mi alzavo ogni mattina dopo di lui, non facevo
in tempo a sedermi al suo tavolo, che gi lui mi tendeva il giornale dicendo: Oggi il mio amico
Fingai d una serie di notizie che non ti devi perdere . Se ci non accadeva, voleva dire che di
Fingai quel giorno non compariva nulla. Anche in questo caso non tralasciava di menzionarlo,
comunicandomi subito: Oggi niente Fingai. Un giorno ci fu un Fingai di qualit particolare.
Avevo appena messo piede nel bistrot che gi lui agitava nella mia direzione la Pariser
Tageszeitung, indicandomi col dito il punto in questione perch non perdessi tempo a cercare
Fingai. Tenendosi le mani sulle labbra, non distolse gli occhi da me cos da poter cogliere il mio
sguardo a lettura conclusa. Che cosa c da essere tristi? esclam scoppiando in una risata
parossistica. E' la cosa migliore che il mio amico Fingai si sia mai permesso di scrivere! . Quella
risata lo sposs a tal punto che per lo sfinimento ordin, in via eccezionale, delle uova strapazzate e
consum di gusto la colazione, come una persona sana. Questo avvenne per in uno di quei giorni
in cui Fingai era solito comparire non soltanto sul giornale ma anche nel bistrot. Vedendolo arrivare,
avvertii Roth e feci per allontanarmi, ma lui mi disse: Resta, resta! Gli dir che la cosa pi bella
che abbia mai scritto e anche tu glielo dirai . - Io no. Che cosa vuoi da lui? . - Resta! Se io lo
lodo, se noi lo lodiamo, scriver in modo ancora pi idiota. Ebbi a malapena il tempo di alzarmi e
di rifugiarmi al buffet. E bench lo conoscessi piuttosto bene, il mio caro amico Roth,
trasecolai sentendolo accogliere con giubilo il suo amico Fingai: Quello che hai scritto oggi
splendido! Splendido! Lo ha detto anche Morgenstern! Continua cos, caro Fingal! .
LA SUA ULTIMA PRIMAVERA PARIGINA
Nella primavera del suo ultimo anno di vita, trascorsi con Roth alcune settimane cariche di
speranza, in cui riuscii seriamente a credere che potesse salvarsi. Avvenne allimprovviso, senza un
disegno preliminare, ed ebbe origine da un momento infausto. Avevamo ricevuto la visita di una
coppia austriaca.268 Battezzati di fresco, non avevano niente di meglio da fare che consigliargli da
un lato il cristianesimo, dallaltro una terapia psicoanalitica. Era una bella giornata, gi quasi
primaverile. Sedevamo nella veranda del bistrot. Roth, di malumore e irritato dal consiglio della
donna, la quale credo fosse lei stessa psicoanalista, disse quasi con rabbia: Io non ho bisogno di
un medico, ho bisogno di un prete. Era la sua battuta ricorrente, fin troppo insistita, e non mancava
mai di irritarmi. Arrivammo al punto che ogni volta che lui invocava il prete, io prendevo e me ne
andavo. In questa occasione, per, non me ne andai. Sedevamo cos gomito a gomito nella veranda
gremita di clienti che non potevo andarmene senza costringere la signora ad alzarsi. Non mi era
sfuggito, allarrivo della coppia, che la donna aveva un piede varo. Restai quindi seduto, covando il
mio dispetto, e non prestai pi alcuna attenzione finch il discorso, irritante anche per Roth, non
prese quella piega che sempre era in grado di pungerlo sul vivo: la signora cominci a parlare del
dottor Goebbels il quale aveva appena lanciato nuove minacce di guerra. Questo risvegli il mio
interesse perch sapevo che cosa sarebbe ora avvenuto. Ogni volta che il discorso cadeva su
Goebbels, Roth non poteva fare a meno di ricordare, chiunque ci fosse ad ascoltarlo, che costui
aveva un piede varo e che, come tutti quelli affetti da varismo, era in contatto con il diavolo.
Naturalmente dopo pochi minuti lo disse e, siccome questa volta era irritato e di malumore,
vi infuse particolare veemenza. Il momento che pregustavo si fece attendere a lungo, ma infine
giunse. Quando la coppia si accinse ad andarsene, Roth si alz e, nella sua grande e immancabile
cortesia, con un baciamano si conged dalla signora inchinandosi cos profondamente che non pot
fare a meno di notarne il piede deforme. Per fortuna ci avvenne solo nel momento in cui gi la
seguiva con gli occhi. Non ho mai dimenticato lespressione del suo volto. Si sedette lentamente,
evitando il mio sguardo, stese le braccia sul tavolo, appoggi la testa al braccio destro, e a quel
punto mi guard con unaria da briccone, come un dodicenne che ne abbia combinata una
allinsegnante. Quando ritenne che la coppia non potesse pi udirlo, scoppi in quella risata
cos familiare allintera rue de Tournon, che spesso la notte gli aveva procurato un rabbuffo da parte
dei poliziotti di guardia al Senato. Tu te neri accorto? sinform. Naturalmente. - E perch
non mi hai fatto un cenno col piede, sotto il tavolino, quando ho cominciato a parlare del diavolo?.
-In primo luogo, perch non prendo volentieri a calci dei piedi gonfi. In secondo luogo, perch
ritenevo che se lo meritasse - quella cattolica psicoanalitica. Aspettavo solo quello, altrimenti me ne
sarei andato gi da un pezzo. - Volevi andartene? Perch?. - Perch hai di nuovo dimenticato di
essere non in compagnia della signora Zweig ma con me, e hai di nuovo invocato con tanta
devozione un prete.
Terminata la nostra lettura dei giornali, domand: Che ore sono? Ho un appuntamento. Gli
indicai lorologio presso lingresso del Senato. Guard di malumore in quella direzione e disse: Da
tempo ormai non riesco pi a mettere a fuoco quellorologio. - Come, non vedi lorologio? mi
meravigliai. Devi procurarti un altro paio di occhiali. -E' cos da molto tempo; non servono gli
occhiali. Mi ricordai che gi sei mesi prima un medico viennese, nostro comune amico, aveva
espresso il timore che Roth, continuando a bere cos, potesse diventare cieco. Stavo riflettendo se
avesse senso dirglielo, quando lui mi ridomand che ora fosse, aggiungendo poi con forzata
indifferenza: A Berlino uno stupido medico voleva gi mettermi paura con lo spettro della cecit.
- Perch ritieni che fosse stupido? A me il dottor Adler ha detto la stessa cosa alcune settimane fa
qui nel bistrot, e non affatto uno stupido.269 E non venirmi a raccontare che non hai bisogno di un
medico, ma di un prete. Riservalo per la signora Zweig. - Adesso devo andare; ho un
appuntamento con il mio amico Bertaux del ministero degli Interni. Tu ci sarai stasera?. - S, e
stasera ti rammenter il dottor Adler e lo stupido medico di Berlino. E se non vai da un dottore,
lascio questo albergo. Allora i tuoi amici cattolici potranno portarti dal prete .
Torn per tempo la sera, perfettamente sveglio e sobrio, e mi chiese: Hai gi mangiato?. -
No, non mangio mai cos presto. Non lo sai?. - Lo so. Ma oggi sono io che voglio mangiare
presto. Fu una grande sorpresa per me. Non gi il fatto che volesse andare a tavola a quellora,
bens che fosse lui a fare la proposta. Non era mai successo. Anzi, quando si accorgeva che andavo
a mangiare, mi gettava occhiate di rimprovero come un padre che non riesca a impedire al figlio di
tralignare, ormai schiavo del cibo, senza possibilit di recupero. Bere era normale, ma mangiare...!
Nei dintorni cera un locale - una saletta con alcuni tavolini in un negozio di specialit
gastronomiche - frequentato da profughi cui si leggeva in faccia che eccezionalmente quel giorno
potevano permettersi di spendere qualche franco per un pasto. Si trattava per lo pi di gente
dellEst, russi e polacchi che sorbivano lentamente il loro bortsch e tra una cucchiaiata e laltra
consumavano con concentrazione grossi pezzi di pane. Fu l che mi condusse Roth, ordin un
bortsch e imit gli altri avventori. Da bere ordin una bottiglia di Perrier. Ero curioso di vedere
quanto sarebbe durato quel gioco, perch bere per lui equivaleva a respirare. In realt beveva senza
sosta. E anche quando non beveva doveva avere davanti a s qualcosa di alcolico. Se andava
dal barbiere di fronte allalbergo e non era subito il suo turno, mandava il garzone al bistrot e si
faceva portare un liquore nel negozio. Se consideravo che nel taxi non aveva certo potuto bere e che
era venuto apposta per portarmi in quel locale, senza subito ordinare qualcosa di forte, vedevo bene
che in animo doveva avere un progetto speciale. Poteva capitare che, quando andava in udienza
dallimperatore, si dominasse e bevesse con moderazione. Questo per non avveniva mai di sera.
Io non feci domande, e lui non disse nulla. Bevve una bottiglia di acqua minerale dopo laltra e,
quando ebbe mangiato a sufficienza, lasciammo il locale per cedere il posto ad altri che attendevano
affamati. Per strada, mentre tornavamo al bistrot dove lo attendeva il tavolo al quale era solito
scrivere, disse: Mi sono reso conto che hai ragione. Un medico per non lo voglio. Gi due volte
mi sono sottoposto a cure disintossicanti. E non servito a nulla. Stavolta smetter semplicemente
di bere. Gli feci una proposta: avrei scritto a Stefan Zweig per comunicargli questa sua decisione.
A quale scopo? chiese lui irritato. E io: Poche settimane fa si detto disposto a pagarti una cura
di disintossicazione. - Lo ha gi fatto una volta ed stato inutile disse sprezzante. I medici
non capiscono niente. Dipende tutto da una decisione. E' questa la cosa pi importante. Io non
ho bisogno di un medico. Se mi aiuti tu, mi basta. -Come posso aiutarti? domandai. Oggi, da
quando ti ho lasciato, non ho bevuto nulla. Solo tre Schweppes. E stasera hai visto che cosa ho
bevuto. - Io pensavo che fosse la tua bevanda antincendio . - Come la chiami? . - Bevanda
antincendio. Allora dimmi in che modo ti posso aiutare. - Se adesso mi siedo qui e comincio a
scrivere e ordino une fine, tu prendi il bicchierino e lo riporti a Madame Alazard. - Daccordo, ma
non posso mica starti accanto per ventiquattro ore al giorno. Tra poco verranno i tuoi amici e, come
sempre, ti inviteranno a bere. Si sa, i viennesi sono tanto gentili. Per gentilezza, quando bevi ti
tengono compagnia.
Quella prima sera non ordin liquori. Sentiva il bisogno di mandare continuamente gi
qualcosa, per nulla di alcolico. Vennero delle persone. Roth per tutto il tempo fu di cattivo umore.
Bevve molto caff, a sorsi lenti e parsimoniosi, e resistette fino alle undici. Alle undici si alz e,
senza scusarsi n salutare, sal in camera. Io lo seguii di l a poco. La padrona dellalbergo mi
blocc e domand preoccupata che cosa fosse successo. La tranquillizzai, senza dirle per la vera
ragione, perch un Roth astemio sarebbe stato una rovina per i suoi affari. Roth era seduto sul letto.
Per precauzione perlustrai lintera
stanza senza per trovare nulla, cosa che non mi stup perch lui beveva in pubblico. Hai un
sonnifero? mi domand. Come posso averne, sai che non ne faccio uso. Vado gi e ne chiedo uno
alla signora Alazard . - Oppure a uno degli emigrati disse. Tutti gli emigrati hanno sonniferi.
E portami anche due bottiglie di Perrier. Andai gi ed effettivamente uno dei profughi aveva con
s un sonnifero. Dissi loro che Roth oggi non sarebbe pi sceso. Quella notte in rue de Tournon non
si udirono risate. Verso le due del mattino scesi la mezza rampa di scale che portava alla sua camera
e rimasi in ascolto dietro la porta. Si sentiva distintamente che dormiva. Lindomani mi alzai prima
del solito, temendo che proprio di mattina non sapesse resistere alla tentazione di iniziare la giornata
con un cognac. Con mia sorpresa era gi seduto al suo tavolo e beveva... caff. Ma le mani gli
tremavano a tal punto che non riusciva a reggere la tazza, neppure stringendola con tutte e due.
Sorbiva il caff a piccoli sorsi dalla tazza posata sul tavolo. Le sue mani, di mattina presto, erano
sempre percorse da un violento tremito, finch non beveva il primo cognac. Il caff naturalmente
non acquietava il tremito. Con entrambe le mani reggeva la Pariser Tageszeitung, il giornale dei
profughi, e beveva il caff a lunghi intervalli. Era scontroso e taciturno. Solo quando lui si fu
ristorato con un bicchiere di Perrier, accantonata la lettura dei giornali parlammo per un po di
politica. Al termine della conversazione, mi lanci uno sguardo indagatore e chiese: Ti sei
informato dal padrone su quel che ho bevuto fino adesso?. No, prima di tutto non sopporto
quel tipo, quellalverniate, e in secondo luogo non ho bisogno di chiederlo. Lo vedo dalle tue mani
che non hai bevuto. - Oggi disse orgogliosamente non berr. Ma che cosa facciamo tutto il
giorno?. - Fa quello che fai sempre:
scrivi! Puoi dettare alla signorina Freund. Vado a telefonarle. - E che cosa le devo dettare? Se non
bevo, non sono in grado di dettare nulla. -Oggi potremmo far festa. Andiamo in un posto che sia
bello. - S, una buona idea. Andiamo a far colazione al Caf Aux Deux Magots. - Daccordo,
possiamo andarci a piedi, non c bisogno di un taxi. - Tu vai a piedi, se vuoi. Io vado
in macchina.
Nel caff non cerano molti clienti. Ci sedemmo fuori e, dopo una lunga opera di persuasione
da parte mia, decise di fare colazione: due uova in camicia, burro, pane bianco, marmellata e un
caf crme. Dopo colazione per un po fu di umore cos buono che, per divertirmi, di fronte alla
chiesa di Saint-Germain-des-Prs mi raccont: Anatole France non amava chiese e cattedrali.
Lunica chiesa che gli piacesse, diceva sempre, era questa perch di fronte al Caf Aux Deux
Magots. - Anche a me succede lo stesso con chiese e cattedrali, solo che non oso dirlo. - Io s,
purch non siano presenti dei cattolici. - Bella forza! Vallo a dire ai tuoi cattolici. - Se fossi un
cattolico come Anatole France, oserei anchio. Verso mezzogiorno mi ricord un appuntamento.
Esitavo per a lasciarlo solo e gli dissi di averlo gi annullato. Nel pomeriggio vennero diversi
amici, austriaci, rifugiati, in angustie perch ancora non avevano ottenuto un permesso di soggiorno
per Parigi, e cercavano laiuto di Roth. Avevamo fatto amicizia con un giovane francese, segretario
di un deputato. I suoi genitori abitavano in rue de Tournon, e, ogni volta che andava a
trovarli, passava anche da noi al bistrot. Si chiamava Olivier de Pierrebourg, era nipote del ministro
degli Esteri, e con la sua influenza ci fu di grande aiuto. Pur essendo iscritto al partito radical-
socialista, nutriva un profondo rispetto per Lon Blum. Non mi lasci mai andare da solo in
questura. Era lunico francese a capire pienamente che non occorre essere vigliacchi per temere la
questura a Parigi. Una volta and apposta a Francoforte perch il console francese di quella citt
sollevava enormi problemi quando si trattava di concedere un visto permanente per la Francia.
Olivier fu il primo a cui comunicai la bella notizia che da quel giorno Roth smetteva di bere. Lui era
molto scettico e siccome voleva sincerarsi di persona che Roth non bevesse pi, rimase per alcune
ore in nostra compagnia. Quando la sera se ne and, non era pi cos sicuro che Roth non ce
lavrebbe fatta, e questo rafforz la mia fiducia.
Quella sera stessa non esitai a dire a Roth che avevo una fame da lupi. Sapeva che facevo un
solo pasto al giorno, ossia la cena. Ed ero certo che gli sarebbe stato facile mostrarsi tollerante con
uno abituato a mangiare. Dietro langolo cera una trattoria non proprio famosa, e che perfino
Roth poteva raggiungere a piedi. Ma rifiut e propose di andare nel locale ceco Chez Louis. Questo
dimostrava che era sua intenzione mangiare sul serio. Mangi infatti abbondantemente e di buon
appetito, senza far vedere quanto avvertisse la mancanza dei liquori. Finimmo una bottiglia di
Vichy. Quando tornammo al nostro albergo, nella veranda del bistrot cerano gi parecchi austriaci.
Non osavo andarmene, cosa che in genere facevo di frequente per parlare, in via eccezionale, anche
un po di francese. Allinizio gli altri clienti non si accorsero che Roth stavolta non beveva. Poi,
notando quantera scuro in volto, cominciarono a capire. E si meravigliarono. Anche la padrona era
molto preoccupata. Quella sera, di nuovo, non si udirono risate in rue de Tournon: era gi la
seconda serata silenziosa.
Seguirono alcuni giorni difficili. Roth soffriva di forti brividi accompagnati da febbre. Tra i suoi
amici mobilitai quelli che erano medici, ma lui non ne seguiva le indicazioni, dicendo che non
capivano nulla; si limitava a prendere ogni tanto un sedativo e, contrariamente alle sue abitudini,
restava a letto fino a pomeriggio inoltrato. Dovevo costringerlo a mangiare. Madame Alazard gli
portava qualcosa in camera ogni volta che la pregavo di farlo.
Aveva un appuntamento al Caf Aux Deux Magots e dichiar di essere disposto ad andarvi a piedi.
Bench assumesse pasti regolari, aveva perso visibilmente peso. Solo lumore peggiorava di giorno
in giorno. Gli costava evidente fatica rispondere a una domanda e - cosa che mi preoccup in modo
particolare - in tutta la settimana non aveva scritto neppure una riga. Se lo lasciavo solo per unora,
lo ritrovavo s con una stilografica in mano, anzi: nelle mani. Le sue dita giocavano con la penna a
un gioco morboso che mi inquietava. I gomiti puntati sul tavolo, si passava la penna con dita
tremanti da una mano allaltra, e sul tavolo regnava un grande vuoto. Non un foglio, non un
bicchierino, non una tazza - niente. Lunica cosa che potevo fare per lui era costringerlo a mangiare
regolarmente.
Dopo tre settimane aveva subito un cambiamento fisico e perso molto peso. Gli occhi non erano
pi iniettati di sangue; s, era perfino in grado di allacciarsi ben strette le scarpe. Non parlava pi dei
suoi piedi gonfi perch il gonfiore intorno alle caviglie stava diminuendo. La sua andatura era
tornata a essere leggera come ai bei tempi. Che un corpo tormentato e devastato per tanti anni
potesse riprendersi cos presto era una vera grazia della natura. Dopo tre settimane non sembrava
pi un beone sessantenne ma un uomo intorno ai quarantacinque anni, et alla quale era ormai
prossimo. Nella quarta settimana, poi, era addirittura lui a ricordare a me lora dei pasti, impaziente
di andare a tavola. In quei giorni mangiavamo quasi sempre da Louis, il locale ceco.
Alla fine della settimana gli ordinai di fare un bagno. Nel piccolo albergo di dodici stanze, cera un
solo bagno ma modernissimo e confortevole. Era del tutto sufficiente perch, seppure lalbergo
fosse sempre al completo, il bel bagno veniva adoperato solo da due ospiti: da me e da una
lucciolina che occupava la stanza accanto a quella di Roth. Ogni volta che nel corso della nostra
comune vita parigina lo sollecitavo a fare un bagno, si infuriava: Perch? Puzzo, o cosa? Puzzo? .
- No, non puzzi. Ma semplicemente piacevole fare un bagno. Come dice il grande poeta: E'
cos piacevole, dopo il bagno, sentirsi rigenerati fin nelle dita dei piedi. - Hai ragione, quello era
un grande poeta. Ha scoperto per noi lHtel Foyot. - Fatti un bagno oggi in suo onore! . - Ho
paura. E' dai tempi dellHtel Foyot che non faccio pi un bagno. Temo di scivolare e rompermi
una gamba. Ho gi dimenticato come si fa un bagno. - Vengo con te. Bado io al pupo. - Io mi
metto una camicia pulita tutti i giorni. E' come farsi un bagno. Dimmi la verit. - Pagherei chiss
che per poter dire che puzzi. Ma per me da sempre un mistero: non so spiegarmi il perch, per il
fatto che davvero non puzzi. Forse un effetto dellalcol. - Vedi, te lo dicevo. Non si puzza con
il corpo. Luomo puzza dalla testa, come il pesce. Come il nostro caro amico K. Lui puzza. -
E' vero, dissi ogni giorno.
Solo dopo una lunga opera di persuasione si convinse a fare un bagno. Davanti alla porta ebbe un
attimo di esitazione e volle che lo precedessi. Poi ammir la mia abilit nel maneggiare un impianto
moderno a lui cos estraneo.
Dopo essersi lavato, gi nel bistrot ordin un latte caldo. Restai sbigottito nel vederlo vuotare
dun fiato il bicchiere. Poi, in un impeto di buonumore: Come dice il goy? Sentirsi rigenerati dopo
il bagno fin nelle punte delle dita dei piedi? Ha ragione. Quel pomeriggio pensai che fosse salvo.
Purtroppo la mia era una gioia prematura. Allinizio della quinta settimana lo lasciai per una sera in
compagnia degli amici che venivano regolarmente a fargli visita. Tornando a casa a ora tarda, gi
da lontano sentii le sue risate. Non era il chiasso festoso del bistrot dalle mille voci. Cerano solo tre
nostri amici: il minore dei fratelli Dohrn, Franzi von Hildebrand e il dottor Friedrich Adler. Roth mi
salut ironicamente: Ecco il nostro gran virtuoso! Hai perso!. Non avevo voglia di aggregarmi
alla compagnia. Con un pretesto mi ritirai in camera. Quando scesi dopo la mezzanotte, cera
soltanto il dottor Adler. E proprio per parlare con lui ero sceso: volevo riferirgli tutto con precisione
e sentire che cosa consigliava. Quando si alz per andarsene, avrei voluto accompagnarlo per un
tratto di strada. Ma Roth non lo permise. Non devi farti dei rimproveri per avermi lasciato solo.
Sarebbe successo anche se tu ci fossi stato. La sofferenza era troppo grande. Lo hai visto: in quattro
settimane non ho scritto una sola riga. Sapevo che sarebbe finita cos... Io devo scrivere, lo
ammetterai!. - No, non lo ammetto. Vivere necesse est, navigare non est necesse. - Quel
romano era un pusillanime. Io dico: vivere non est necesse. - Lo so, lo so: non hai bisogno di un
medico ma di un prete. Vallo a raccontare alla signora Zweig. Io, del resto, non ti ho detto che devi
vivere, ti ho detto che devi essere in grado di vedere. Il dottor Adler, che aveva qualcosa di tetro
nella fisionomia ma era uomo assai benevolo, venne con bel garbo in mio soccorso e cerc di
convincerlo, naturalmente invano. Solo quando se ne fu andato, Roth disse: I medici credono nella
salute. Ma tu non sei mica un medico. Tu sai perch bevo. -Non raccontarmi qualche tragedia. Se
hai delle storie tragiche vai da uno psicoanalista. Io ti ho osservato abbastanza per sapere perch i
beoni bevono. - E perch?. - Perch gli piace. E siccome gli piace, bevono con una frequenza
tale che il corpo poi si abitua. Cos diventano degli alcolizzati e si inventano storie tragiche. In
questo modo termin il mio tentativo di salvataggio.
Alcuni giorni dopo, quando la questione cecoslovacca condusse il mondo sullorlo della guerra e
sembrava che i cechi fossero pronti a opporre resistenza,270 Roth si lasci andare a una gioia cos
irrefrenabile che dimentic perfino lalcol. Perch lui attendeva la guerra cos come il fervente
uomo di fede attende il Messia. Era un autentico guerrafondaio e lo dichiarava e lo scriveva. Non
era in preda allalcol il giorno in cui sped un telegramma a Praga, destinato a Benes, con il grido di
guerra: Non cedete! Combattete! firmando: Joseph Roth, Soma Morgenstern. Senza
interpellarmi, naturalmente. Gli dissi: Se mostreranno il telegramma a Benes, cosa che non credo,
chieder forse a Masaryk chi sia Joseph Roth, e Jan forse lo sapr. Ma chi sia Soma Morgenstern
dovranno chiederlo al Prager Tagblatt. E questo sar il nostro unico risultato. - Ti secca che non
ti abbia interpellato prima? . - Ti posso rispondere con le parole di Bismarck in un latino cos
elementare che perfino tu lo comprenderai: Nescio quid mihi magis farcimentum sit.271
Questebbrezza, suscitata da una gioia irrefrenabile, purtroppo fin presto. Tanto pi duratura,
invece, fu la successiva ebbrezza da intossicazione.
IL DISCORSO COMMEMORATIVO
Joseph Roth parlava del pretendente al trono come dellimperatore - per acquietare, certo, i suoi
dubbi sulle probabilit di una realizzazione storica di quel sogno. Le sue convinzioni monarchiche
erano basate, in fondo, solo sulla venerazione che sin da bambino aveva nutrito per Francesco
Giuseppe. Di questo mi resi pienamente conto a Parigi agli inizi di agosto, mese dedicato dai
monarchici ai preparativi per festeggiare il genetliaco dellimperatore. Naturalmente spettava a
Roth, gloria letteraria dei monarchici, tenere il discorso commemorativo. E altrettanto naturalmente
lui non ci pens neppure a metterlo per iscritto. Dallautore della Marcia di Radetzky ci si poteva
certo aspettare che sullimperatore Francesco Giuseppe sapesse improvvisare ben pi di una
semplice allocuzione.
Gi di buon mattino si rec dal barbiere di fronte al bistrot per farsi radere alla perfezione in onore
di Sua Maest. Dovendo attendere il suo turno, ben presto mand il garzone nel bistrot perch gli
portasse il bicchiere di armagnac che aveva lasciato sul tavolino. Unattesa senza bere, infatti, era
per lui troppo dura da sopportare. Quando torn ben sbarbato, aveva unaria compassata e solenne.
Ma nelle ore che ancora ci separavano dalla cerimonia, a furia di bere, riusc a cancellare
quellespressione compassata. Sal sul taxi con uno sguardo allegro, accompagnato da un aiutante
assolutamente non monarchico, vale a dire da me in persona. Bench il mese di agosto sia il pi
caldo a Parigi e il giorno 18 in quellanno fosse particolarmente afoso, Roth si era gettato, come
sempre, sulle spalle il suo spolverino nero. Quando lo aiutai a scendere dal taxi,
vidi improvvisamente quanto sbronzo fosse stavolta, e fui colto da seria preoccupazione per il buon
esito della cerimonia.
La sala era affollatissima. Non avrei mai immaginato che i monarchici riuscissero a radunare tanta
gente. Erano presenti molte signore, vestite con eleganza, non certo alla maniera dei profughi, ma
in abiti dai colori estivi - evidentemente lettrici di Roth, che venne accolto con entusiasmo.
Spaventato da tanto onore, afferr la mia manica e mi borbott allorecchio: Restami vicino! .
Prima ancora che potessi decidere se ci fosse opportuno o meno, inizi a parlare. Mi sentii morire
quando esord scusandosi perch non poteva rimanere in piedi. Riflettei su come assistere un
oratore seduto. Ebbi la presenza di spirito di ignorare la sua richiesta e mi ritrassi di qualche metro.
La cosa fil quasi liscia bench il pubblico, formato in maggioranza da viennesi, non ci mettesse
molto a notare lo stato debbrezza delloratore. Soltanto allinizio vi fu un attimo di pericolo.
Quando loratore elenc con gran rispetto la serie notoriamente molto lunga dei titoli di Sua Maest
e, secondo unusanza veneranda, anzi addirittura consacrata dalla storia, dopo aver evocato lultimo
titolo di conte-principe del Tirolo pronunci le parole eccetera, eccetera, eccetera,
accompagnandole con tre movimenti della mano cos lievi che sembrava voler scacciare per tre
volte una mosca fastidiosa, vi fu nella sala una signora molto giovane che evidentemente colse in
quei movimenti la stessa analogia che vi avevo colto io e li comment con un ah! proferito ad
alta voce. Per nostra fortuna, essendo beneducata, si copr subito la bocca con ambedue le mani,
ponendo immediatamente freno allilarit che cominciava a serpeggiare tra il pubblico ma che
ancora poteva essere soffocata. Cos tutto and a finire bene e si concluse in modo trionfale.
La sera gli amici pi intimi si radunarono per andare a cena in un ristorante l vicino. Quelli che non
avevano assistito alla cerimonia vollero sapere comera andata. Consigliai loro di domandarlo a
Roth. Ma lui mi invit a darne un resoconto particolareggiato, essendo nel frattempo venuto a
sapere da me di quellah! che a lui era sfuggito e ora gli procurava tanto spasso. Non si era
assolutamente accorto di nulla e non riusciva proprio a ricordare la sua commemorazione
improvvisata. Considerando il fatto che la nostra era una cerchia ristretta, mi alzai in piedi
per soddisfare la sua richiesta e dissi: Ripeter una parte del tuo discorso, ma vi aggiunger anche
ci che tu probabilmente avresti detto tanto volentieri, e non hai avuto il coraggio di dire in
unoccasione ufficiale:
Signore e signori! Devo chiedervi anzitutto perdono se non parler in piedi. Al contrario del
grande teologo tedesco Martin Lutero, che non poteva fare altrimenti, io non posso stare a lungo in
piedi. Ho infatti i piedi gonfi. I miei piedi sono gonfi perch negli ultimi tempi devo sempre correre
a destra e a manca per essere daiuto ai poveri profughi. Lo dico qui in pubblico, signore e signori,
affinch voi in privato non vi spendiate sopra troppe parole... Perci mi sieder subito... mi sto
sedendo... ecco, sono seduto!
Signore e signori! Francesco Giuseppe I, imperatore dAustria, re apostolico di Ungheria, re di
Boemia, re di Galizia e Lodomiria, re di Gerusalemme, arciduca dellAustria superiore, arciduca
dellAustria inferiore, conte-principe del Tirolo, eccetera, eccetera, eccetera, nato in Galizia, il bel
territorio della Corona, nella citt di Tarnopol, dove con lo zelo che contraddistingue la nostra
augusta dinastia si applicato ai suoi studi strategici ma altres talmudici... O si dice: si ha
applicato? Si applicato? Si ha applicato? Si applicato!... Perdonate, signore e signori, questo
sfogo. Ma, da quando esistono Hitler e Goebbels, mi sono inodiato di tutti i tedeschi. E adesso
odio anche la teutonica, pangermanica, prussiana grrrammatica!....
Roth, che senza dubbio in onore dellimperatore stava eccezionalmente gustando la cena, era
adesso pi sobrio e meno incline alla risata di quanto in genere non fosse in stato di ebbrezza.
Ascolt con perfetta seriet la parodia del discorso e mi interruppe con una risata fragorosa solo
quando arrivai al punto in cui presentava al pubblico i suoi piedi gonfi e rivelava le cause di quel
disturbo alle estremit. Naturalmente gli amici, che sino a quel momento non sapevano come
avrebbe preso la storpiatura del discorso, si unirono senza riserve alle sue risate. E quando spostai a
Tarnopol il luogo di nascita dellimperatore proruppe in un secondo scroscio di risa. Da quel
momento in poi lilarit non fece che crescere, e io incontrai difficolt a concludere il discorso.
Quando ebbi terminato, Roth per premiarmi ordin un armagnac e mi invit a ripetere subito il
discorso, prima ancora che il liquore arrivasse al nostro tavolo. Uno degli amici lod la mia
imitazione della sua voce, Roth allora neg con i medesimi gesti con cui durante il discorso aveva
sottolineato le parole eccetera, eccetera, eccetera: E' il testo! E grandioso! un Daumier! . E
ogni volta che, durante la serata, arrivavano nuovi amici, dovevo ripetere il discorso finch non
rifiutai con decisione, adducendo come pretesto la stanchezza.
Chi per supponesse che a quel punto lo spettacolo fosse concluso, sbaglierebbe. La sera seguente,
non appena si fu radunata la cerchia degli amici, Roth mi invit a ripetere il discorso che
apprezzava tanto e non si stancava mai di lodare. Una settimana dopo dichiarai una volta per tutte
che cos bastava. Ma non serv a nulla. Passati alcuni giorni senza discorso, mi corruppe con un
invito al ristorante Mditerrane, quello dove preparavano la migliore bouillabaisse di tutta Parigi.
Ma l fu sufficiente ripetere il discorso di fronte a lui solo. Come sempre quando eravamo in un
ristorante francese rinomato, anche stavolta mangi poco. Ebbi allora una buona idea. Mi ricordai
che mangiava con particolare appetito nel locale ceco Chez Louis, il cui proprietario era un suo
lettore e ammiratore. Conclusi con lui un gentlemens agreement in base al quale io avrei ripetuto il
discorso solo nel ristorante ceco, ogni volta che voleva e senza bisogno di invito: l lo avrei fatto
gratis finch fosse durato il suo divertimento. Dur pi a lungo di quanto mi aspettassi.
E, francamente, non riuscivo davvero a comprendere il sempre rinnovato piacere che traeva da
quella parodia. Dur fino alla primavera del 1939, poich gli eventi politici non cessavano di
avvelenarci le giornate. Fu allora che si spense in lui quel bisogno di ritemprarsi che riusciva ad
appagare solo da Louis e, insieme, la sua voglia di ascoltare una bonaria canzonatura. E a spegnersi,
poco tempo dopo, fu anche la sua vita.
Ancor oggi ripenso con soddisfazione a quella parodia che ogni tanto procurava allamico afflitto
dalle sofferenze unora spensierata nel periodo pi cupo della sua esistenza.
IL PRIMO ATTACCO DI DELIRIO
Il 15 maggio, nellalbergo solitamente silenzioso, fui svegliato da un gran trambusto e dalle risate
di una voce maschile. Aprii la porta della mia stanza allultimo piano e rimasi in ascolto. Sembrava
che due uomini stessero trasportando un carico pesante e ogni due secondi si fermassero, e che uno
di loro trovasse buffa quella procedura. Era la voce del signor Alazard che al mattino era sempre
solo a soprintendere a ogni cosa. Scesi rapidamente per vedere se potevo essere daiuto. Fatta una
rampa di scale, vidi due uomini, il padrone e il cameriere, che portavano su per i gradini un uomo
seduto su una sedia imbottita. A quel punto ebbi un brutto presentimento. E quando riconobbi
luomo seduto, scivolai e cascai gi per alcuni scalini. Luomo sulla sedia era Roth. Un idiota che
farfugliava parole incomprensibili. Farfugliava qualcosa in tedesco. E di lui rideva il padrone
guardandomi, come se assistesse a una scena divertente. Nel rialzarmi, compresi quelle parole
farfugliate: Il caffettiere... il caffettiere... mi ha spinto... il caffettiere... mi ha spinto...
il caffettiere. Il cameriere, un uomo tranquillo e sensibile, originario dellAlsazia, che capiva un
po di tedesco, mi fece un cenno con gli occhi per dirmi che non era vero.
Diedi il cambio al padrone che, continuando a ridere divertito, mi ringrazi per tornarsene poi ai
suoi affari. Portai subito linfermo nella sua stanza con laiuto del cameriere che, da sempre devoto
a Roth, mi diede una mano anche a spogliarlo e a metterlo a letto. Una volta coricato, egli chiuse
gli occhi e smise di farfugliare. Mentre se ne andava, il cameriere mi bisbigli che purtroppo era
linizio di un delirio.
Adesso era sdraiato sul letto con gli occhi aperti e non parlava. Gli presi il polso e, siccome mi
pareva che avesse la febbre, salii in camera mia e gli portai dellaspirina. Quando gli proposi di
prenderne una, accett con indifferenza e vuot avidamente il bicchier dacqua. Era supino,
tranquillo. Soltanto le mani ballavano sulla coperta, come se cercassero qualcosa; gli misi in una la
stilografica e subito si calmarono. Poi restai a lungo seduto al suo fianco, in silenzio, finch mi
accorsi con grande sollievo che si era addormentato. Erano appena le otto di mattina. Andai in
camera mia, mi vestii e tornai da lui. Aspettai ancora, finch, giunto il momento, avvisai alcuni suoi
amici di venire con un medico. Riuscii a rintracciare solo la signora Zweig272 che promise di
raggiungerci con un dottore suo amico, non appena lo avesse rintracciato.
Allora di pranzo era gi arrivata la padrona; molto in pena per lui, disse che era evidentemente
linizio di un delirio, e riteneva - con grande preoccupazione - che occorresse portarlo allospedale
perch venisse sottoposto a cure mediche. In quelle condizioni non si poteva certo tenerlo in
albergo.
Durante il pomeriggio mi affacciai spesso alla sua porta per vedere se avesse bisogno di qualcosa,
ma continu a dormire fino a tardi. Verso le quattro giunsero la signora Zweig e la traduttrice di
Roth, Madame Gidon.273
Raccontai loro esattamente quel che era avvenuto, e Friderike Zweig mi tranquillizz dicendomi
che il medico aveva promesso di essere l verso le cinque. Quando le riferii il parere di Madame
Alazard, secondo cui bisognava trasferire Roth in ospedale perch venisse curato, lei mi consol
dicendo che avrebbe preso con s Rothi, come lo chiamava con tenerezza, e non ne avrebbe
consentito il ricovero. Voleva solo attendere ancora il parere del medico.
Ma mentre ci consultavamo sul futuro del nostro amico - io ero dellavviso che forse adesso si
sarebbe lasciato convincere a sottoporsi a una cura disintossicante -, si apr la porta che dallalbergo
conduceva al bistrot e, vestito di tutto punto, e con la chiave della camera in mano - come sempre -,
Roth entr, appese la chiave al suo gancio, salut Madame Alazard, ordin qualcosa e si avvicin al
nostro tavolo come se nulla fosse.
Le signore avrebbero voluto sapere se ricordava quanto gli era successo, ma io feci loro cenno
di non chiedere nulla. Avevo limpressione che non ricordasse. A Friderike Zweig raccomandai di
tranquillizzare prima di tutto Madame Alazard e di dirle che avrebbe accolto Roth a casa sua
qualora avesse avuto bisogno di cure. Non ricordo pi quale dei nostri medici lo visit per primo in
camera sua e stabil che si era evidentemente trattato di un improvviso svenimento, perch dopo un
attacco di delirio non si sarebbe ripreso cos in fretta e le sue mani non si sarebbero calmate in cos
poco tempo (senza dimenticare che tremavano ormai da molto).
Una volta che le signore, rassicurate, furono uscite, Roth mi domand se per caso avessi gi fame.
Questo era per me un segno che, in via eccezionale, aveva intenzione di mangiare. Proposi Chez
Louis e ci andammo con un taxi.
Sulla via del ritorno, mi chiese a un tratto: Perch il dottor... mi ha improvvisamente visitato? Chi
lo ha mandato a chiamare?. - Passava di l. Forse aveva un appuntamento con la signora Zweig
mentii. Sto benissimo; hai visto come ho mangiato. -E' quello che fai sempre, ogni due o tre
settimane -se e quando per miracolo vai al ristorante.
La sera non rimase nel bistrot e fiss un appuntamento con i monarchici. Avevo qualche scrupolo a
lasciarlo andare da solo, ma non lo accompagnavo mai a quei conciliaboli e non volevo allarmarlo.
Rimasi in albergo tutta la sera. Torn molto tardi, arrabbiato, ma felice di trovarmi ancora nel bistrot
a quellora. Ebbene, com andata? Avete di nuovo litigato?. - Credo che seguir il tuo
consiglio. Uscir dal partito monarchico. - Me lo hai gi promesso una volta gli ricordai. Lo
so, lo so. Ma stavolta lo far. Ma come devo fare? Tu mi avevi consigliato di indurre il mio amico
Bornstein ad attaccarmi sulla sua rivista per le mie attivit monarchiche.274 A questo punto dovrei
rispondergli che arriva ormai in ritardo perch ho comunque deciso di uscire dal partito. - Bene,
fate cos. - Ci ho riflettuto. Sai che Bornstein mi piace molto. Ma un tempo era comunista e io
non vorrei reagire allattacco di un comunista. - Cercati un altro che ti attacchi. - Ho gi
cercato e addirittura gi trovato un altro. - Quando?. - Proprio ora, mentre tornavo. Sarai tu il
mio aggressore!. - Non ti so dire con quanto piacere lo farei, ma chi potr mai credere che io ti
attacchi? Tutti sanno che da anni ti prendo in giro per questo. Ma che adesso, come un fulmine a
ciel sereno, mi scagli contro di te assai improbabile . - Mi aggredirai con garbo . - Non mi
riesce. Quando si tratta di aggredire, si deve aggredire duramente. Come faccio io. - Daccordo,
daccordo. Ma la signora Zweig ci creder. - Perch proprio la signora Zweig?. - Perch ti
ritiene un uomo molto cattivo. Tutte le donne ignobili ti considerano cattivo, non te ne sei accorto?
. - Tutte le vecchie ignobili. Perch mi fanno paura. -Dici sul serio? E come mai?. - Non lo
so, ma cos. Weininger dice che la paura delle vecchie la paura della morte. - Macch
Weininger, Schmeininger.275 Cosa vuoi che ne sapesse, quel moccioso. - Ne sapeva pi di te e
me messi insieme, per era un insolente moccioso lo stesso, linfelice.
Se avessi subito buttato gi il testo dellattacco di cui si era parlato, i suoi amici monarchici, che
avevano complottato contro di lui, avrebbero ricevuto la lezione che meritavano. Ma io allepoca
avevo un gran daffare col visto americano, e probabilmente non ritenni urgente la questione. Fu cos
che Roth, sino alla fine dei suoi giorni, rimase un fedele monarchico. Di l a poco, infatti,
sopraggiunse il secondo attacco. Il secondo e lultimo.

LA FINE
Uno dei suoi ammiratori, un astemio dotato pi di cuore che di testa, port a Roth un regalo
ricevuto da un parente che viveva in Iugoslavia: una bottiglia di slivoviz, di quello genuino. Questo
avvenne nel pomeriggio del 22 maggio. Roth non era uno che bevesse di nascosto. Di rado lo
faceva nella sua camera; beveva cos come scriveva: sotto gli occhi di tutti. Questa volta purtroppo
si port la bottiglia in camera. Ritengo lo facesse in via eccezionale, per scacciare il profondo
dispiacere procuratogli dai suoi monarchici. Lo slivoviz era di gradazione troppo alta per le
condizioni di Roth. Pi bevono e pi invecchiano, i bevitori, meno alcol sopportano. Lui senzaltro
lo sapeva, ma non lo ammetteva. Quella notte volle di certo mettersi alla prova, un po come quegli
automobilisti che, giunti inaspettatamente su una strada dove non ci sono controlli di velocit,
vogliono sperimentare la potenza del motore. La conseguenza fu che lindomani, contrariamente
alle sue abitudini, comparve a colazione solo verso le
dieci e, sempre contrariamente alle sue abitudini, non era riposato e neppure sobrio.
Gi la mattina sub un grave colpo. Sedevamo al tavolo della colazione quando a un tratto il
giornale gli cadde di mano: Hai letto?! . E si appoggi allo schienale chiudendo gli occhi. Lo
afferrai per la mano perch temevo che potesse cadere. Leggi, mormor terribile . Presi il
giornale e lessi la notizia che Ernst Toller si era impiccato a New York nellHotel Mayflower. Lo
hai conosciuto? mi domand Roth. S, certo; venuto qui da noi solo poco tempo fa. E' stato il
primo a tornare dallAmerica con i first papers. Il secondo stato Anton Kuh; anche lui venuto
qui quando gi disponeva di un visto americano. Voleva rincuorarsi con un armagnac, ma non
riusciva a tenere il bicchierino in mano. Lo aiutai a bere il primo della giornata. Che non ce la
facesse pi, lo capisco disse, come se volesse spiegarlo a se stesso. Ma impiccarsi! Tu riesci a
comprenderlo? . - Quando si arriva a quel punto, credo che la scelta dipenda da circostanze
del tutto secondarie. Ma forse, anche con lultimo suo gesto, ha voluto mostrare la lingua a questo
nostro mondo. Ti ricordi lavventura americana che qui ci ha raccontato?. - No, la tua memoria
migliore. - Impegnato in un giro di conferenze, ne tenne una in una citt della California di cui
non ricordo il nome. Sai bene che era un brillante oratore. Al termine di una serata particolarmente
riuscita, gli si present un uomo, un signore di una certa et dallaria molto rispettabile, e gli fece
una proposta. Lei un oratore affascinante. Io investir su di lei grandi cifre e la porter in giro per
tutta lAmerica. Non con questo tipo di conferenze, per. Lei molto bravo, senza dubbio. Ma cos
non ottiene nulla; spreca il suo talento. Lei un predicatore nato. Fondiamo insieme qualcosa di
nuovo. Io le fornir lidea e lei la predicher: una nuova religione! Co-
minciamo qui in California, a Los Angeles. la citt pi adatta per introdurre una nuova religione.
Ha mai sentito Amy McPherson?276 Lei ha pi forza di Amy McPherson. Nel raccontarci questo,
Toller non si mostrava divertito. Noi ridevamo, ma a lui non veniva da ridere. Sorrideva con noi ma
dava unimpressione di grande infelicit. Prova a immaginare! Toller che fonda una nuova
religione! Lautore dell Uomo massa che predica una nuova religione. Chiss quante altre ne ha
viste! Tu lo conoscevi da pi tempo di me. Non voglio certo fargli torto, una cosa per te la posso
dire: finch Hitler e Goebbels sono vivi, io non far quello che loro si aspettano da noi. Povero
Ernst Toller! Era una cara persona. Ma un comunista non ha il diritto di impiccarsi. Roth scosse la
testa e poi disse: E' crudele, per hai ragione. Non abbiamo il diritto di annientarci. - Il generale
che lo sconfisse a Monaco, ne lod il coraggio di soldato e anche le doti di comandante.277 E in
effetti era un uomo di gran fegato. Non so, forse si pu essere fin troppo coraggiosi. Io disse
Roth mi suiciderei soltanto se stessi per cadere nelle grinfie di quelle belve. Ma forse aveva
motivi personali. - Lho supposto anchio. Quando un uomo come Toller si uccide, devesserci un
motivo personale. A venticinque anni era un grande combattente. Perch un uomo come lui
dovrebbe diventare a un tratto un disfattista? Anche il modo in cui si ucciso sembra suggerirlo. Se
uno si fa fuori per non cadere nelle grinfie delle belve, non autodistruzione. E' lultima via
duscita verso la libert. In fondo, la vera morte liberamente scelta.
Questa triste notizia lo aveva scosso a tal punto che Roth pareva aver subito uno shock fisico. Il
suo aspetto era lo stesso di quella volta in cui, a tarda ora, mi aveva svegliato per comunicarmi che
lo avevano appena buttato fuori da un ristorante. Sedeva con gli occhi chiusi e mormorava: E'
disgustoso.
disgustoso, unespressione che negli ultimi anni fin troppo spesso ripeteva, ma come parlando fra
s e s. Io rimasi a lungo in silenzio nella speranza che venisse presto qualcuno a fargli visita e a
distrarlo. Non venne nessuno, per. Quando riapr gli occhi, afferr il giornale, poi di nuovo lo gett
via e mi propose di andarcene. Fra poco arriver qualcuno, e io sono troppo esausto per ascoltare
delle ciance. Andiamo in un posto dove non si incontri nessuno di nostra conoscenza. - Sar
difficile; dovremmo andare molto lontano, e io te lo sconsiglio. Sembri stanco. Ho unidea: qui
vicino c un pathphone. Andiamoci. L sicuramente non incontriamo nessuno. E non sei obbligato
ad ascoltare la musica. A questora sar comunque vuoto e ti sentirai protetto.
Perfino per Roth era possibile raggiungere il pathphone a piedi. Ha uno svantaggio, gli dissi per
strada non c niente da bere. - Non ne ho alcun bisogno. Questo non te lho mai
sentito dire. - Sul serio? chiese, e mi guard orgoglioso. A un tratto era diventato molto vispo.
Dobbiamo ricordarci di questo giorno.
Nel pathphone restammo per un po seduti tranquillamente e io gli raccontai che cosa vi si potesse
ascoltare. Gli ricordai che in uno dei suoi romanzi un ruolo non indifferente era assegnato a un
disco: Te lo ricorderai senzaltro, perch credo che tu ne abbia scritto una sola volta. Invece di
rispondere, mi domand se l si poteva ascoltare musica ebraica. S, anche quella. - Musica
popolare?. - Anche musica popolare. - Buona?. - S, qualche disco di musica buona c. -
Ad esempio?. -Ad esempio due canzoni di rabbi Yizchak di Berdicev.278 - Ma che dici! Il
Berdicever canta?. -No, quello canta da tempo in paradiso. Ma autore di due canzoni . - Della
musica o del testo? Era un poeta?. - Non era un poeta n un musicista.
Era un eminente rabbino taumaturgo e amava gli ebrei. Tutti gli ebrei. Perfino i ladri e i giocatori
di carte. E pur non essendo un poeta n un musicista, lasci due canzoni di cui aveva composto
testo e musica. Ma non devi credere che abbia messo per iscritto le parole e le note. Una cosa simile
un rebbe allora non la faceva. Per le cantava, e gli altri le hanno trascritte - e cos esistono, perfino
in questo pathphone di Parigi. - Avresti potuto raccontarmelo prima. Vorrei sentirle. Tu sai come
si fa?. -Certo, e lo imparerai anche tu. Siediti. Adesso ti faccio ascoltare una canzone che si
intitola A dudele far got.279 - Che cosa vuol dire dudele? . - Devi saperlo . - Devo, ma non
lo so . - Conosci la parola ucraina dudka. - Certo, uno zufolo che i figli dei contadini si
fabbricano da soli per poi suonarlo. Una specie di piffero. - Giusto. Questo lo sapeva anche il
Berdicever. Ma nella parola dudka sent risuonare la parola du [tu]. E chi tu per il rebbe
di Berdicev? Tu Dio. Cos gli venne in mente un giorno di cantare un dudele per Dio. Inizia con le
parole: Ikh vii far dir a dudele shpiln.280 - Traducimi il testo mi preg. Se canta il rebbe vi
saranno probabilmente molte parole ebraiche. - E' vero, ma sono tutte parole che tu conosci
dallyiddish. -Quelle le avr ormai dimenticate. - Ad esempio, sai che cosa vuol dire mizrach?
. - Questo lo sa anche un bambino!. Sai che cosa significa ma'ariv? ,281 - Non fare lo
scemo, di. Qualsiasi bambino ebreo conosce queste parole. - Verissimo. Te lo dicevo. C solo
una parola che probabilmente non conosci. La parola rak. - In effetti non la conosco. - Me lo
immaginavo. Ma se la senti, la riconoscerai. Inoltre il rebbe la traduce nel testo, per gli ignoranti
come te. Allora: rak significa soltanto. Per ti avverto che il rebbe dir nor e non nur.282 Bene,
ascoltiamo! .
La seggiola non era comoda per Roth, ma io lo
reggevo. Ascolt la canzone due volte, poi ci sistemammo su sedie pi comode. Una bella
canzone disse. Assomiglia in parte a un canto popolare e in parte a una preghiera. Ho capito
quasi tutto, solo la parola emtzo.... - Ah, intendi dire emtzoekho. Mi stupisce. Perch il testo
scritto in maniera tale che le frasi ebraiche vengono subito ripetute in yiddish. Eyfo emtzoekho?.
Vuol dire: Dov possibile trovarti?. In yiddish suona cos: Vu ken me dikh gefinen?. - Ecco,
adesso lo capisco. E subito dopo chiede: Un vu ken me dikh nit gefinen? (E dov possibile non
trovarti?). Molto bello. Compra un altro gettone. Voglio ascoltarlo ancora una volta. Mi dava
fastidio non comprendere tutto. Gli comprai due gettoni e lui ascolt la canzone altre due volte. Si
era visibilmente ripreso, anche se si scorgevano ancora le tracce della brutta nottata. Hai dormito
poco? gli domandai. No, al contrario. Ho bevuto troppo e ho dormito troppo. Quellidiota con il
suo slivoviz. Ma adesso mi sento gi meglio. E' di un cantore questa voce? . - No, grazie a Dio.
Ci sono pochissimi cantori che sappiano eseguire canti popolari. Sono come i cantanti lirici che non
sanno intonare una canzone e, men che meno, una canzone popolare . - Per, comment
ironicamente quante cose sai! . - Be, di questo mi intendo pi o meno quanto tu ti intendi di
cognac francese e altri liquori. - Perch non mi hai portato qui molto prima di oggi? Quando hai
scoperto questo pathphone? . - Tanti anni fa. Vengo qui a ritemprarmi ogni volta che i tuoi amici
mi hanno tediato a morte. Mi fa piacere che anche tu ti sia ripreso. - S, mi sono proprio ripreso.
E adesso sono addirittura quello che io sono di rado e tu sei spesso: affamato.
Eravamo nei paraggi del boulevard Saint-Michel. Ti offrir un djeuner galiziano. Conosco un
piccolo ristorante dei tempi in cui mangiavo ancora tutti
i giorni. Li preparer io stesso una pietanza della nostra terra. Strada facendo, acquist
dallortolano un mazzo di cipolline fresche, e andammo al ristorante dove ordin tre uova la
coque, patate lesse e ricotta. Quando ci servirono ogni cosa, si fece portare due piatti fondi; con
cucchiaio e forchetta schiacci le patate, vi mescol le uova e il formaggio, poi affett le cipolline,
aggiunse sale... ed ecco due porzioni abbondanti. Era diventato quasi allegro. Ordin birra e pane
bianco per entrambi, e stava visibilmente bene. Era mezzogiorno. Questo era il piatto preferito di
mio padre. Lo mangiava sempre a pranzo, ma solo destate gli dissi. E lui: A me, in fondo, piace
veramente solo quello che mangiavo da giovane. - Probabilmente cos per tutti. Il nostro
stomaco non un rivoluzionario. Ma perch non mi hai preparato la colazione altre volte? A me non
sarebbe mai venuto in mente di affettarmi delle cipolle in un ristorante francese. -Lho insegnato
io a questo ristorante. Un tempo ero cliente fisso. Dobbiamo ripeterla, questa nostra mattinata. Tu
mi porterai al pathphone e io ti porter in questo ristorante. Lidea, per, non si sarebbe mai pi
realizzata.
Mentre tornavamo a casa - il ristorante non distava neanche cinque minuti dallalbergo -, mi
raccont che nel pomeriggio attendeva la visita della signora Zweig. Vuole che vada a stare da lei.
Speriamo che non occorra. Ora mi sento meglio. E' un vero peccato che proprio ieri sia comparso
quel tizio con lo slivoviz. Disgustoso. - Ma che fai? Vai in camera tua?. - No, devo andare subito
al consolato americano. Forse gi arrivato il mio numero. -Tu e il tuo numero brontol.
Quando tornai verso le quattro, era gi seduto con la signora Zweig nella veranda del bistrot.
Mi accomodai al loro tavolo. Pi tardi arriv anche un ospite, il conte di Riccabona, pure lui
legittimista.285 Era un giovane simpatico, a Parigi solo da poche settimane. A Roth piaceva non
soltanto perch era davvero un ragazzo di grande simpatia ma soprattutto perch era un conte. Ah,
quanto sarebbe piaciuto a Roth essere un conte come lui! Se fosse venuto al mondo con il titolo di
conte, difficilmente sarebbe diventato quel beone che il capocameriere del bar dellHotel Bristol a
Vienna aveva paragonato al famoso bevitore, il conte Adalbert Sternberg. A Roth sarebbe bastata
lebbrezza del titolo nobiliare.
Quando lo avevo lasciato, verso mezzogiorno e mezzo, era sobrio. Al bistrot non aveva bevuto
quasi nulla. Il bicchierino che aveva ordinato era rimasto sul tavolo praticamente intatto. Aveva
mangiato con appetito e la visita al pathphone era stata di grande giovamento. Mi aveva
raccomandato di tornare per tempo e di non lasciarlo solo con la persona che sarebbe venuta a
trovarlo. Mi chiamer continuamente Rothi e mi ricorder che sua intenzione prendersi cura di
me. La cosa mi fa orrore. Stefan Zweig un autentico filantropo. Esagera pure. Ma la sua natura.
Lei gli ha copiato il modo soave di parlare, la disponibilit a dare una mano e lottimismo. Ma in
fondo soltanto una faccendona che si d importanza. Lei da sola equivale a un seminario di
ipocrisia. Torna presto. Forse riusciamo a toglierle dalla testa lidea di prendersi cura di me .
Questa volta mi accolse rabbiosamente: Dove sei stato tutto il tempo?. Sul tavolo davanti a lui
cera gi una bella pila di sottocoppe che rivelava il numero dei bicchieri vuotati. Era
completamente ubriaco, non in quella misura per che lo rendeva allegro e ridanciano, ma piuttosto
iroso e aggressivo. La signora Zweig tentava di calmarlo e di consolarlo, dicendogli che gi
lindomani si sarebbe trasferito da lei, senza immaginare quanto la cosa lo irritasse. Perch, essendo
cortese per natura, egli accompagnava le sue invettive con inchini molto educati e sentenze di
validit generale. Non si guarisce su invito diceva ad esempio. La conversazione and avanti cos
per circa unora. Poi lo chiamarono al telefono. Come sempre, si alz a fatica e, appoggiandosi al
bastone, annunci alla padrona che lo aveva chiamato: Jy cours, Madame. Tornando, scambi
ancora qualche parola gentile con Madame Alazard, e con cautela, come un vecchio malridotto, si
sedette nuovamente al suo posto. A un tratto allung le braccia sul tavolo, si guard attorno con
occhi vacui e si abbatt sul ripiano; e sarebbe caduto a terra se non avessi fatto in tempo a
trattenerlo.
Aiutati dal conte Riccabona lo sorreggemmo, svenuto, fin dentro il bistrot con lintenzione di
ritirare la chiave e portarlo in camera sua. Ma i signori Alazard decisero che si doveva chiamare
unambulanza e mandarlo in ospedale. Se vi fosse stata Madame da sola, sarei riuscito a convincerla
e a portare su lamico. Con mia grande sorpresa, la signora Zweig approv la decisione degli
Alazard spiegandomi: condannato. Non posso prendermelo in casa! . Intanto Madame Alazard
aveva portato un cuscino che sistem sotto la testa di Roth, disteso sul pavimento. Giaceva con gli
occhi chiusi e respirava in maniera irregolare. Ma non dur a lungo: ben presto le sue mani
iniziarono a muoversi e, come nel primo attacco, a cercare tremanti qualcosa. Andai al telefono, per
chiamare uno dei suoi amici medici. Conoscevo la sua paura degli ospedali. Non si guarisce negli
ospedali stranieri era una delle sue frasi ricorrenti. Forse un medico sarebbe riuscito a
tranquillizzare la signora Zweig e a risparmiargli lospedale. Io condividevo e tuttora condivido la
sua paura degli ospedali, ma, al contrario di lui, non temo solo quelli stranieri. Purtroppo non riuscii
a rag-
giungere nessuno degli amici. I nostri medici non avevano il permesso di esercitare a Parigi e quindi
non cera motivo che fossero sempre reperibili. Quando tornai, Roth aveva ripreso conoscenza
e Riccabona mi disse: Ripete di continuo qualcosa. Mi pare che dica: Non sono battezzato. Mi
chinai su di lui e lo sentii bisbigliare in continuazione, senza aprire gli occhi: Non sono
battezzato. Pass un altro quarto dora prima che aprisse gli occhi e tastasse intorno a s con le
mani, e molto pi tempo ancora prima che si rendesse conto di non essere in un letto, e tentasse di
cambiare posizione. Quando finalmente arriv lambulanza e io, con laiuto di Riccabona, cercai di
sollevarlo, parve riconoscermi e domand: Che ci faccio qui sdraiato? Portami in camera mia. La
signora Zweig gli spieg che non poteva rimanere l e che erano venuti a prenderlo dallospedale.
Nel frattempo la signora Alazard gli port il pigiama, le pantofole e la vestaglia. Adesso
evidentemente aveva capito che cosa gli stava succedendo e, come se accettasse di essere portato
allospedale, si alz e si lasci accompagnare da me e dalla signora Zweig fino allambulanza. Di
fronte alla portiera aperta si ferm e, voltandosi, invit tutti a salire prima di lui. La sua cortesia
sempre vigile non lo abbandonava neppure in questo caso. Io ero lultimo, e si fece aiutare da me a
salire sullambulanza. Una volta dentro, si ricord di aver dimenticato gli occhiali. Tornai
rapidamente indietro a cercarli. Ma, pur assistito dal cameriere e dalla signora Alazard, non riuscii a
trovarli nel bistrot. Il padrone si ricord che Roth, contrariamente alle sue abitudini, nel primo
pomeriggio era salito in camera chiedendo di non essere disturbato da nessuna telefonata. Andai su
e trovai aperto il lucchetto del suo scrigno dei tesori. Sul copriletto cera la bottiglia vuota di
slivoviz che aveva evidentemente lasciato cade-
re, perch mezzo copriletto era ancora umido di liquore. Ma anche qui non vi era traccia degli
occhiali.
Andai alla finestra per gridare agli altri di sotto che stavo ancora cercando, ma non vidi pi
lambulanza. Scesi al bistrot. Mi venne incontro il cameriere con gli occhiali che aveva trovato sotto
il tavolo al quale Roth aveva perso i sensi. La signora Alazard mi comunic che era svenuto
nellambulanza e che non avevano potuto aspettarmi. Presi un taxi e, con gli occhiali, andai
allospedale. Lautista russo, che ci conosceva, mi domand: Il suo amico allospedale, vero?. -
Oggi a un tratto si sentito male. Doveva andare cos disse. Quanto crede che possa
resistere un uomo? E' raro che arrivino oltre la sessantina. - Lui non ha nemmeno quarantacinque
anni. - Perbacco, ancora cos giovane! Allora pu farcela. Mio padre... e mi raccont la storia
di suo padre, anche lui un forte bevitore, una storia lunga, e io ero grato che fosse cos lunga e non
dovessi prestarvi ascolto.
Nellospedale trovai soltanto la signora Zweig. Mi raccont che lui l non voleva rimanerci: Si
rifiutato di andare a letto. Gli hanno fatto uniniezione e subito dopo si addormentato.
Lindomani Roth mi trattenne finch non se ne furono andati tutti i visitatori. Credi che uscir
da questo ospedale? Perch hai permesso che mi portassero qui?. Io risposi solo alla prima
domanda: Dipende da te. Devi sottoporti a una cura disintossicante. - Per disintossicarsi non c
bisogno di un ospedale. E ripet: Perch hai permesso che mi portassero qui?. - Non mi stato
chiesto. Lo hanno deciso le due donne. Madame Alazard diceva che non potevi rimanere
nellalbergo e la signora Zweig ha dimenticato che voleva prendersi cura di te . - La signora
Zweig voleva prendersi cura di me? domand. Te ne sei scordato? Ma se te lo diceva ogni
giorno!. - S? si meravigli. Te lo ha ripetuto anche oggi diverse volte. Non riusciva a
ricordarselo e i suoi pensieri si confusero. Quanto rimani con me? chiese dopo un po. Finch
vuoi. - Resta finch te lo permettono. Non pass molto tempo che uninfermiera si affacci e mi
fece cenno di lasciarlo solo.
Il giorno seguente lo trovai immutato. Soltanto le mani inquiete tradivano un peggioramento.
Teneva la stilografica sul copriletto tentando continuamente di giocarci. Non riusciva a mantenerla
diritta, e la penna sembrava animata da vita propria: pareva che non fossero le sue mani a giocarci,
ma la penna a giocare con le sue mani. Mi preg di dire al cappellano, il dottor Johannes
Oesterreicher,284 che non tornasse pi a fargli visita. Questo incarico devi affidarlo alla signora
Zweig gli dissi. Lo sai, Oesterreicher mi ritiene un suo nemico, e creder che sia uniniziativa
mia. - Mi innervosisce. Quando viene, mi sento veramente malato. Mi vuole battezzare. E quando
gli dico chiaro e tondo di no, fa finta di non sentire. Il signor cappellano Oesterreicher mi vuole
battezzare! Se fossi disposto al battesimo, vorrei riceverlo dal cardinale Verdier285 e non da
un ebreo di Brnn che in giovent era un sionista, come lui stesso mi ha raccontato. Non ceri anche
tu quando ha raccontato che persino in punto di morte la sua mame ebrea lo ha maledetto? Lo
racconta a chiunque voglia sentirlo, e intanto ride. Un divertente aneddoto da Brnn! .
Stavolta attesi finch non arriv la signora Zweig con il genero, il dottor Strk. Era un giovane
laureato in medicina, un uomo di scienze che non esercitava la professione. Riteneva che quello di
Roth non fosse stato un attacco di delirio. Volevo consigliarmi con loro se non fosse il caso di
trasferirlo dallospedale in una casa di cura, e rammentai che Stefan Zweig in una lettera si era
offerto di sostenere i costi di una disintossicazione per Roth. Friderike Zweig mi promise di
consultare il medico che lo aveva in cura allospedale.
Alla terza visita era perfettamente lucido. Mi fece cenno di avvicinarmi, mi trasse a s e mi sussurr
allorecchio di portargli vestito e scarpe e di farlo uscire dallospedale. Non mi danno niente da
bere, neppure del latte. Muoio di sete. Comincio gi ad avere la febbre. E' chiaro che non potevo
farlo. Supponevo che i suoi amici medici sapessero come veniva curato e reputassero corretta la
terapia. - Il giorno dopo non mi lasciarono pi andare da lui.
Lindomani, una voce mi svegli di primo mattino per comunicarmi che Roth era morto. Era la voce
dellamico Fingai. Poich non sapeva esattamente quale fosse la mia stanza, e a quellora
lalbergo era ancora chiuso, grid dalla strada in direzione delle finestre aperte: Morgenstern, si
alzi! Roth morto! Si alzi! . Io balzai gi dal letto e scesi da lui che mi attendeva. Lo ha visto?
gli domandai. No, non era pi nella sua stanza e nessuno mi ha detto dove si trova.286 Era troppo
presto perch allospedale ci lasciassero entrare. Gli proposi di incamminarci in quella direzione.
Bench in qualsiasi citt io abbia vissuto sia stata mia abitudine andare a piedi ovunque nel raggio
di due ore di cammino, stavolta non potei non fare una sosta, e cos, per fare colazione e riposarci,
ci sedemmo davanti a un caff che stava giusto aprendo. Per tutto il tempo intercorso fra i due
attacchi non avevo pi dormito tranquillo, anche se non posso dire di aver temuto il peggio. Un
bevitore non pu morire se non stato gi colpito da malattia mortale, a meno che non rimanga
vittima di un incidente. Roth non aveva neppure quarantacinque anni. Fin troppe volte aveva detto
che non un medico gli occorreva bens un prete, ma sempre e soltanto in presenza di pie donne o di
altri ascoltatori che accoglievano queste sue dichiarazioni con lacrime commosse. Quello che
lui sperava, quello che attendeva era una guerra contro la Germania nazista. In tal senso era
orientata lintera sua volont di vivere, che mai venne meno, sino allultimo giorno in cui lo vidi.
Anche lamico Fingai era come inebetito da quella repentina svolta. Non avevamo gran che da dirci.
Nellospedale impiegammo molto tempo per scoprire dove si trovasse la camera mortuaria. Ma
anche stavolta non ci fu possibile vederlo, cos come era accaduto a me nel suo ultimo giorno di
vita. Dopo la sepoltura venni a sapere che solo due uomini avevano potuto vedere il morto: il
cappellano Oesterreicher e il canonico Brenningmeyer - e non una volta soltanto. Il giorno della
sepoltura infatti, invitato a salire sul carro funebre per accompagnare al cimitero la bara dellamico,
vidi i due sacerdoti uscire nuovamente dalla camera mortuaria.
Nei giorni precedenti il funerale - non ricordo pi quanti fossero, credo due - si assist a una disputa
grottesca sulla forma che avrebbero dovuto assumere le esequie. Gli ebrei battezzati - il cappellano
Oesterreicher e la signora Zweig in testa - si batterono per un funerale cristiano. Io ricordai loro che
Roth, lungo e disteso sul pavimento del bistrot, aveva detto pi volte in presenza di testimoni
che non era battezzato. Il cappellano - non saprei dire se con un escamotage atavicamente ebraico o
gi da missionario cattolico - comment le parole di Roth intendendole come lestremo desiderio di
ricevere il battesimo. Essendomi a suo tempo astenuto dal comunicare al cappellano che Roth non
intendeva pi tollerare le sue visite allospedale, ignoravo se lui avesse perseverato nei suoi tentativi
di convertirlo. Dal suo comportamento si sarebbe detto di s. Mia convinzione rimase che Roth
andasse certo in chiesa di frequente insieme ai suoi amici cattolici e, specie di fronte al minore dei
fratelli Dohrn, si atteggiasse a cattolico, ma che lo facesse quasi sempre per motivi alcolici pi che
cattolici. Questo lo dissi e aggiunsi che sarei andato alla polizia a dichiarare: E' morto un mio
amico dinfanzia, come me ebreo della Galizia orientale, ma ebrei battezzati del suo entourage
vogliono seppellirlo con rito cristiano. La cosa fu riferita al barone Olivier de Pierrebourg, buon
amico mio e di Roth, e quella cara persona venne da me per mettermi in guardia: Lei ha ragione.
Monsieur Roth non era battezzato. Ma non si lasci coinvolgere in uno scontro. Quelli non hanno
scrupoli. Arriveranno con un falso certificato di battesimo e lei avr la peggio. E tutto finir con una
sua espulsione dalla Francia. Mi resi conto di non poter vincere la battaglia. I due
preti, Oesterreicher e Brenningmeyer, consentirono misericordiosamente che, a conclusione della
loro cerimonia, venisse recitato il Kaddish, la preghiera ebraica per i morti. E questo fu tutto. Per i
cristiani a conoscenza della verit, si tratt di un funerale imbarazzante. Roth venne sepolto come
una persona di cui si ignora se sia battezzata o meno: la croce, che nei funerali cristiani precede la
bara, qui veniva portata al suo seguito, come avviene nei casi dubbi. Devo linformazione allamico
Klaus Dohrn che, al contrario del fratello minore Serge, come me non credeva allawenuta
conversione di Roth. Suppongo che una messa in suffragio di Roth non sia stata celebrata. E daltra
parte a lui toccata una sorte diversa rispetto a quella di Heinrich Heine che cos inizia una famosa
poesia: Nessuna messa verr cantata, nessun Kadosh sar recitato.287 Vero che lamico che
avrebbe dovuto recitare sulla tomba il Kaddish per lui non lo fece. Il pio lituano288 che -per
adoperare lespressione di Roth - costituiva il suo legame con il Talmud, rimase talmente scosso dal
cerimoniale cristiano da sussurrarmi: Non posso farlo . E se io non ho recitato il Kaddish sulla
sua tomba, perch mi pareva in quel momento un gesto troppo plateale, lho fatto per in una
sinagoga di Parigi, e lo faccio a tuttoggi ogni volta che, secondo il calendario ebraico, ricorre il
giorno della sua morte.
In ospedale sostennero allora che Roth fosse morto di polmonite, cosa non rara - mi hanno detto
alcuni medici - quando a un alcolizzato non vengono somministrati liquidi a sufficienza. Daltra
parte sentii anche dire che prima della fine si era abbandonato a urla convulse ed era stato
necessario mettergli la camicia di forza. Non ho potuto per verificare queste voci.
Al funerale era presente anche Manga Bell, con cui Roth aveva trascorso alcuni anni felici
seppure turbolenti. Si teneva in disparte al cimitero. Ma io la scorsi per tempo, prima che il corteo
funebre si mettesse in movimento. Andai a prenderla e la tenni al mio fianco, scossa dai singhiozzi,
finch tutto fu terminato. Negli ultimi mesi provavo un forte disagio nei suoi confronti. Quando
veniva a trovare Roth ero spesso molto scortese con lei, perch in sua presenza Roth beveva ancora
pi del solito. Lei infatti gli teneva volentieri compagnia in quellattivit, e io non glielo perdonavo.
Era ingiusto da parte mia. Come avrebbe potuto lei, che era tanto pi giovane, avere la meglio e
trattenerlo dagli eccessi dellalcol, quando lui invitava a bere tutti quelli che si accostavano al suo
tavolo! E, come i buongustai provano un autentico piacere quando in loro compagnia qualcuno
rivela un robusto appetito, cos lui non lasciava passare neppure un giorno senza offrire un
bicchierino persino a me - che talvolta lo accettavo anche.
Oggi per me motivo di soddisfazione pensare che trovai allora la forza di consolare Manga
Bell. Le assicurai che, fra tutte, lei era la donna che pi aveva amato. Leffetto delle mie parole fu
che lei -un essere autenticamente femminile - con il suo pianto straziante ottenne ci che il
linguaggio teatrale americano definirebbe: She stole the show. E sentivo che se lo meritava.
Nessuna parola buona dir qui in merito al cappellano Oesterreicher. Lui e il canonico
Brenningmeyer non avevano unespressione vittoriosa dopo il funerale, forse perch non era stato
loro possibile tenere lelogio funebre di Roth. A nome dellamico defunto avevo vietato qualsiasi
discorso commemorativo.
Decisi di mostrare il baule con i manoscritti di Roth e altri oggetti di sua propriet alleditore Walter
Landauer, perch ne vagliasse il contenuto. Era giunto dallOlanda dove dirigeva la casa editrice
Allert de Lange. Era un amico devoto di Roth. Gli consegnai la chiave del baule, ed egli venne in
albergo insieme al suo famulo, Hermann Kesten. Credevo che si fossero portati ogni cosa in
Olanda, non essendo io allora in grado di controllare lesatto contenuto del baule prima e dopo la
loro visita. Credevo altres che, in caso di guerra, i manoscritti sarebbero stati pi al sicuro in
Olanda che non a Parigi. Mi sbagliavo. Credevo che i nazisti, come gi i tedeschi avevano fatto
nella prima guerra mondiale, anche stavolta avrebbero occupato il Belgio ma risparmiato lOlanda.
Consegnai il baule e quel che ancora vi era dentro alla signora Zweig, lunica di noi ad avere a
Parigi una propria casa. I manoscritti sono stati tutti messi in salvo, anche la corrispondenza e le
foto. Sarei curioso di sapere che ne stato dei tefillin e del libro di preghiere regalatogli dalla madre
per il bar-mitzvah e da cui Roth non si era mai separato portandoli con s ovunque - sia
per devozione che per superstizione, come ebbe a dirmi un giorno quando, per la prima volta,
scoprii in sua presenza quegli oggetti nel baule.
Stefan Zweig non pot venire al funerale. Ancora non aveva un passaporto inglese e i nostri
documenti austriaci, come si sa, non erano pi validi. Non appena ottenne la cittadinanza inglese ci
raggiunse. Gi al nostro primo incontro mi mosse amari rimproveri: Come ha potuto permettere
che un uomo di natura cos ebraica come il nostro amico Roth venisse sepolto dal cappellano
Oesterreicher!. Io gli risposi: Lo domandi alla sua ex moglie. Ha prestato al cappellano un
sostegno addirittura devoto. Era lei a guidare la schiera degli ebrei battezzati. Alla fine un amico
francese, che era anche amico di Roth, mi mise in guardia dicendomi di rinunciare a battermi perch
quelli erano capaci di tirar fuori un certificato di battesimo prodotto ad hoc.
ULTIMI GIORNI
Nelle ultime settimane eventi incresciosi, macchinazioni di bassa lega, invidia, un misfatto e una
tragica notizia si accavallarono in modo tale da suscitare limpressione che il demone balordo,
lalcol, li avesse predisposti al solo fine di spegnere le ultime fiammelle dei suoi giorni.
Ho gi rammentato che Roth aveva un amico il quale deteneva unalta carica presso il ministero
degli Interni francese. Era il figlio del suo amico B. e, come il padre, stimava Joseph Roth. Lo
invitava spesso nel suo ufficio, e lui ne era molto orgoglioso. Cos come faceva passare il nostro
amico Klaus Dohrn per il suo intermediario con il Vaticano, allo stesso modo considerava questo
giovane al ministero degli Interni suo intermediario con il governo francese. Un giorno torn tutto
eccitato da una di queste visite. Non si sedette al suo posto nel bistrot ma mi prese per mano,
dicendomi che aveva qualcosa da comunicarmi, e facemmo assieme i pochi passi che ci separavano
dal Jardin du Luxembourg, dove ci sedemmo sulla prima panchina. Preparati a una notizia
straordinaria. Sai che cosa mi ha proposto oggi Monsieur B.? Che faccia la spia per lui. Pensa, mi
ritiene capace di tanto! Un uomo, un francese, che conosce i miei libri, il cui padre era gi mio
amico e mentore, crede seriamente che io possa fare la spia per lui!. - Perch tanta costernazione?
Altri scrittori di tutto rispetto hanno gi fatto cose simili, e questo non ha danneggiato la loro fama,
anzi, vi ha aggiunto quel pizzico di pepe in pi. Perch non dovresti condurre unattivit spionistica
ai danni dei tedeschi? Lunica cosa stupida da parte sua credere che tu sia adatto alla bisogna. -
Non mi ha proposto di fare la spia contro i tedeschi. Ha pensato che fossi disponibile a passargli
informazioni sul conto degli emigrati austriaci e tedeschi, e questo non altro che fare la spia.
Hai mai sentito una cosa simile?. - Tu lo hai sempre lodato cos tanto, per non solo stupido.
Evidentemente , per dirla alla francese, un filou.289 -Non stupido disse Roth con tale
disperazione che non sapevo pi come consolarlo e non neppure un filou. Gli venuto in mente
solo perch sa che bevo. Un beone lo si ritiene capace di qualsiasi cosa. - Questo lo si pensa
anche di chi sobrio, anzi, specie di chi sobrio. Perch i bevitori che mantengano un segreto sono
molto rari. Anche di me hanno gi pensato che fossi disponibile a cose del genere. - Te lo sei
inventato adesso per consolarmi. Te lo leggo in faccia. - Caro mio, comprendo la tua
indignazione. Solo, vorrei che fosse questo il danno maggiore che il tuo demone ti arreca. - Hai
ragione, il mio demone, come lo chiami tu, mi ha senzaltro danneggiato, spregevole per mi ha
reso solo agli occhi dei filistei, dei piccoloborghesi. Ma un francese di quel rango, un amico... .
Quella sera, e altre ancora nei giorni successivi, Roth non si fece vedere al bistrot. Non disse
nemmeno a me dove passasse il suo tempo. Di mattina scriveva e beveva per un paio dore.
Allinizio del pomeriggio spariva e lo rivedevamo solo il mattino dopo. La padrona mi raccont
che, notte dopo notte, rientrava a tarda ora completamente ubriaco, e ci le dispiaceva anzitutto per
quel suo stato e poi perch la sbornia non laveva presa da lei. Madame Alazard infatti provava per
Roth un grande amore. Come potrei dire in quale modo lei lo amasse? Pi o meno come il
portafoglio pu amare un biglietto da mille franchi.
Dopo una decina di giorni e notti trascorsi in questo modo, una volta alle tre del mattino
sentii bussare alla mia porta, aprii ed era Roth. Non laveva mai fatto, perch - al pari di Peter
Altenberg - rispettava il sonno altrui come una cosa sacra. E altrettanto faccio io. Non nella misura
di Altenberg, per, che da qualche parte ha scritto: Un uomo capace di strappare un altro al sonno
capace anche di assassinarlo.
Bench fosse ubriaco fradicio e, a eccezione del naso rosso, pallido come un cadavere, si scus
per quello che defin il crimine di avermi svegliato. Rise e si accomod. Oggi finalmente
successo disse. Che cosa?. - Oggi per la prima volta sono stato buttato fuori da un locale. Mi
spaventai talmente che lui se ne accorse. Ero al Dominique. Ho bevuto, poi mi venuta fame e
ordinato un bortsch. Avevo voglia di qualcosa di caldo. Hanno rifiutato dicendo che stavano per
chiudere il locale. Non ero ancora lultimo cliente e ho protestato. - Come hai protestato? volli
sapere. Si alz in piedi, alz il braccio e mostr in che modo avesse protestato. Siete venuti a
Parigi, suonate la balalaica e cantate e ballate. Ma io so chi siete. Assassini siete, eroi dei pogrom
siete! Vi conosco!. Ecco come ho protestato. E si lasci andare alla sua risata da alcolista. Poi se
ne and, e ancora rideva nello scendere i pochi scalini fino al suo mezzanino. Smise di ridere,
ritorn, appoggiandosi al suo bastone, e disse: Non avercela con me, Soma. Ti ho svegliato. Sai
che non lo faccio mai. Ma mi hanno fatto arrabbiare, quegli assassini con la loro balalaica. Rimettiti
a dormire, Soma. Superer anche questo. Non te la prendere.
In quelle settimane un intrigo, ordito nelle file dei monarchici, si risolse ai danni di Roth. Io
ne venni a conoscenza un po per volta, a partire da un accenno dellamico. Tornava in quel
momento da unudienza presso limperatore - come chiamava in tutta seriet le visite che ogni tanto
(assai di rado) faceva al giovanotto che si spacciava per il pretendente al trono dAustria. In quelle
occasioni non si radeva da s perch, altrimenti, pi che radersi, con le sue mani irrequiete si
sarebbe coperto di tagli la faccia. Nei giorni delle udienze andava dal barbiere ed era implacabile
con lui se la rasatura non era perfetta. In quei giorni si accontentava di bere poco, quanto occorreva
per recitare la parte delluomo sobrio che con il suo atteggiamento sa rispettare le formalit
dobbligo al cospetto di unAltezza Imperiale. Tornava ogni volta in uno stato danimo solenne,
discreto a sufficienza per limitarsi con me ad accennare soltanto agli importanti segreti rivelatigli in
alto loco.
Quel giorno, sorprendentemente, esord con una domanda: Ti ricordi quale fu il tuo giudizio
sullaspetto dellimperatore la prima volta che partecipasti a una nostra riunione? . Mi stupii: Ma
che ti piglia? Eri furibondo quando lho detto, e mi hai messo in guardia dal ripeterlo ancora. Io
quella volta mi sono limitato a rispondere a una domanda. Dohrn mi aveva chiesto che impressione
mi avesse fatto limperatore. Ho risposto: Il vostro imperatore sembra il rampollo, afflitto da
pinguedine precoce, di un ricchissimo banchiere ebreo di Vienna proprietario di una lussuosa villa a
Dbling e molto orgoglioso che il figlio non sembri affatto ebreo. Stavolta Roth non se lebbe a
male, anzi, mi disse: Avevi ragione tu. Con questo imperatore non riesco a parlare. Non mica un
legittimista. Parla come un ebreo liberale! .
Quella fu per Roth lultima udienza, perch non venne mai pi invitato, presumo. Ritengo
altres possibile che uno dei monarchici ai quali lui non riusciva gradito, abbia comunicato a Sua
Altezza Imperiale che per Joseph Roth Ella non era legittimista a sufficienza.
Assomiglia a suo padre? volle sapere Roth. Io non lho mai visto. Io lho visto molto da
vicino in due occasioni; poco prima della morte di Francesco Giuseppe, visit una volta lUngheria.
Era la primavera del 1916, nella citt di Nagyvrad. Lintera guarnigione naturalmente dovette
correre alladunata e lerede al trono pass in rivista le truppe. Tutti gli ufficiali erano schierati in
una lunga fila, dal generale gi gi sino allalfiere. Io allepoca ero un alfiere, uno degli ultimi. Non
lo dimenticher mai. Leccitazione era cos grande che contagiava tutti. Perfino i pi alti generali
avevano il batticuore, e non riuscivano a nasconderlo. Io, che nemmeno allora ero monarchico n
avevo motivo di sentirmi emozionato - ero troppo insignificante in quella circostanza per provare
anche soltanto confusione -, potevo avvertire come nellattesa di Sua Maest mi tremassero le
ginocchia. Ma, non appena fu cos vicino che riuscii a vederlo dalla testa ai piedi, le mie gambe si
calmarono e, stando sullattenti, locchio rivolto con somma disciplina a sinistra verso di lui, riuscii
a pensare con perfetta lucidit: Il nostro futuro imperatore, lerede di Francesco
Giuseppe, assomiglia a un piccolo caporale ceco in servizio
presso i dragoni. Ecco qual era laspetto di Carlo lUltimo.290
Il 3 maggio mi alzai prima di Roth e lo aspettai di sotto per la colazione. Nella mia posta trovai
anche una lettera da Hollywood dellamico Karol Rathaus. Non gli piaceva stare laggi, e Roth ne
era contento. Mi faceva gli auguri di buon compleanno, lunico tra i miei amici a non dimenticare
mai questa data e spesso il primo a ricordarmela. E senza i suoi auguri, non solo quella volta me ne
sarei completamente dimenticato. Avevo ricevuto anche una lettera da Praga, dal nostro comune
amico, il dottor Lbel, il quale era per noi due motivo di cruccio a causa delle difficolt che
incontravamo a procurargli un visto per la Francia. Lasciai le due lettere aperte sul tavolo e andai a
comprare i giornali del mattino. Al mio ritorno, Roth era l al tavolo e aveva gi letto la mia posta.
Come fa il tuo amico Rathaus a sapere quand che compi gli anni, mentre io lo ignoro? mi
chiese. Era chiaro che non aveva ancora bevuto neanche un goccio, bench il suo bicchierino fosse
gi davanti a lui. Gli spiegai che il mio amico Rathaus, pur se nativo di Tarnopol, celebrava i
compleanni come fosse un tedesco. Nel frattempo Roth aveva vuotato mezzo bicchierino e disse,
met sul serio e met per celia: Probabilmente perch ti vuole ancora pi bene di me. Tuttavia, per
festeggiare il tuo compleanno, ti porter in un buon ristorante. - Io non tengo in gran conto i
compleanni. Se comunque, in via eccezionale, vogliamo festeggiare il mio, allora spetta a me
invitarti e per celebrare la giornata ti porter dalla signora Flammbaum . Era un ristorante ebraico
dove lui mangiava volentieri e con gusto, se si riusciva a convincerlo. Intanto, essendo ancora
troppo presto, mi costrinse a vuotare
con lui alcuni bicchierini gi a colazione - tutti alla mia salute.
Quel pomeriggio il suo umore era talmente buono che mand il cameriere su da me per invitarmi a
raggiungerlo di sotto. Che ne dici di una passeggiata al Luxembourg? mi domand con laria di
offrirmi un regalo di compleanno. E io cos lo interpretai, essendo per me sempre una gioia che lui
si dichiarasse disposto a una passeggiata: ritenevo infatti che la cosa facesse bene tanto a lui quanto
a me.
Poco dopo ci addentrammo nel parco. Camminare lo stancava visibilmente e gi alla prima
panchina tentai di indurlo a una breve sosta. Ma questo mi riusc solo una volta raggiunto il grande
viale ombroso, dove ci sedemmo. Mi raccont per esteso della lettera che aveva inviato al Senato
quando sul Paris Soir aveva letto per la prima volta della delibera di abbattere lHtel Foyot, in
quanto, troppo vicino al Senato, restringeva eccessivamente rue de Vaugirard compromettendo il
traffico. Tale era la sua indignazione che su due piedi aveva deciso di scrivere una lettera in cui
proponeva agli augusti senatori di demolire una parte del Senato e di lasciare in piedi lalbergo.
Motivava la sua proposta rinviando in primo luogo alla circostanza storica che in quel venerando
albergo, alla fine del diciottesimo secolo, aveva abitato niente di meno che l'allora principe
ereditario e futuro imperatore Giuseppe II dAustria; in secondo luogo con la notizia che vi aveva
soggiornato per molti anni il famoso poeta austriaco Rainer Maria Rilke, segretario allepoca dello
scultore francese Auguste Rodin; e in terzo luogo osservando modestamente che da diversi anni
vi abitava uno scrittore austriaco, in Francia non del tutto sconosciuto, di nome Joseph Roth, il
quale non avrebbe mancato di far sentire le sue proteste se costretto a lasciare lalbergo a lui caro e
dalla cos gloriosa storia.
Proponeva dunque di dichiarare lalbergo monumento nazionale.
Non so se cito la lettera con esattezza. N so se la formulazione fosse effettivamente tanto ardita.
Ma, conoscendo il mio amico Roth, lo credevo pi che capace di scriverla a quel modo.
Con mia grande sorpresa, non intendeva rientrare subito. Mi condusse in un viale fuori mano che a
quellora del giorno era deserto. Quando ci fummo seduti allombra, mi disse: Sai perch ti ho
trascinato fin qui? Volevo pregarti di cantarmi le mie due canzoni preferite. Nelle nostre camere in
albergo probabilmente nessuno in vena di cantare, n tanto meno di ascoltare. Gli cantai quindi
prima la canzone ebraica Cera una volta una storia, e, dietro sua insistenza, anche la canzone
ucraina Hyla, hyla. Con le mani posate sul bastone e la testa china, ascolt, poi tacque a lungo e vidi
le lacrime cadergli sulle dita esangui. Il respiro mi si blocc: non avevo mai visto Roth piangere in
pubblico da sobrio.
Il ritorno fu difficile per entrambi. Non fossimo stati nel parco, lo avrei costretto questa volta a
prendere un taxi, anche se il tragitto non era lungo. Era comunque molto faticoso per lui. Ogni tanto
si sedeva e allentava i lacci delle scarpe.
Fu, quella, lultima volta che gli cantai una canzone. E fu lultima sua passeggiata.
EPILOGO
Parigi, 27 luglio 1950291
Oggi ho pranzato da Darsie Gillie. Era invitata anche una coppia di inglesi. Entrambi, marito e
moglie, giornalisti. Entrambi sono stati negli ultimi tempi in Medio Oriente. La moglie conosceva la
Galizia orientale e... amava questa terra! Uninglese! Darsie ha raccontato del mio primo romanzo e
del paesaggio galiziano nel libro. Poi ci siamo messi a parlare di Joseph Roth, a cui avevo fatto
conoscere Darsie Gillie. A questo proposito Darsie ha ricordato un episodio di cui io e Roth siamo
stati protagonisti: Dopo aver scritto circa met del mio primo romanzo, ne mandai una copia a due
amici: Robert Musil e Joseph Roth. Non ero sicuro di quel che facevo e volevo sentire il loro parere.
Da Roth speravo di ottenere consenso, da Musil mi aspettavo una critica scettica. Fu quindi una
lieta sorpresa ricevere da Berlino il conciso messaggio di Musil: Mi congratulo per il Suo libro. Se
dovesse succederLe qualcosa a romanzo non ancora ultimato, sappia che quanto mi ha fatto avere
appartiene gi alla letteratura universale. Roth mi invi un telegramma di auguri, mettendomi per
in guardia a proposito della descrizione del campo con il trifoglio bianco. Dovevo riscrivere il
capitolo. Il trifoglio bianco, a suo dire, non esisteva. Avrebbe reso ridicolo il romanzo, per quanto
magnifico fosse altrimenti. Un ebreo orientale ha inventato il trifoglio bianco!
Ci avveniva nel 1932. Conobbi Darsie nel 1938 e un giorno gli raccontai questa storia. Caro e
buon Darsie. Da tempo ormai avevo dimenticato il telegramma di Roth, e anche le sue risate sul
trifoglio bianco di mia invenzione. Dio mio! Chiss quante altre cose ho dimenticato, belle e forse
anche importanti...

CONCLUSIONE
Hermann Cohen, il filosofo che ha restituito ai tedeschi - o, per lo meno, ai filosofi tedeschi - un
Kant rinnovato, ha fatto qualcosa anche per gli ebrei. Quanto ha scritto per i filosofi era il
prodotto della sua mente. Il libro Religione della ragione era il suo lascito damore per gli ebrei -
tutti a lui cari, eccetto i sionisti. Quando gli domandarono perch li sdegnasse, rispose: Quei
farabutti vogliono essere felici. Uno di quei farabutti era Joseph Roth. Voleva essere felice, e per
questo gi da ragazzo ader al movimento giovanile sionista.
Ma il destino aveva disposto altrimenti. Sin da piccolo alla merc della sventura, non conobbe mai
il padre. Quando il bambino per la prima volta ne avvert la mancanza, la madre dovette abituarlo
allidea che il padre era scomparso. Roth non volle mai raccontare quando avesse appreso che il
genitore era morto alla corte di un rabbino taumaturgo. Forse non lo sapeva con precisione.
Sua madre, una donna buona e in gamba, gli impart quelleducazione che una semplice
madre ebrea in grado di dare. Lo proteggeva per come lunica cosa che avesse nella vita. Perfino
alle superiori, mi raccont, lei lo accompagnava a scuola tenendolo per mano, e al termine delle
lezioni veniva a riprenderlo. Al liceo era un bravo studente. Le sue cognizioni di ebraismo, per,
erano quelle che si possono ricevere da una madre: quindi pi folclore ebraico che conoscenza. Non
fu un ragazzo di dottrina, ma di devozione.
A Brody, sua citt natale, vi era un liceo la cui lingua di insegnamento era il tedesco. Averlo
frequentato lo avvantaggi quando decise di scrivere in tedesco. Ma torn altres a suo svantaggio
poich ci lo tenne lontano dalle due lingue nazionali: il polacco e lucraino, che non
padroneggiava. Ne sapeva quanto sua madre, ossia ben poco. Se avesse avuto accanto a s il padre,
probabilmente avrebbe acquistato in modo organico una familiarit con la letteratura yiddish,
essendo quella per lui lunica lingua duso corrente. Il tedesco, infatti, poteva parlarlo solo con i
compagni di scuola. Siccome non conosceva le lingue del paese, si rinchiuse da solo in un ghetto
linguistico, rimanendo cos estraneo alla patria come uno di quei devoti studiosi ortodossi che
riuscirono a non imparare mai la lingua del paese.
Una volta mi raccont che era sempre felice quando, durante le vacanze, aveva loccasione di
andare dai parenti in Moravia, dove si sentiva a casa propria pi che nella sua citt natale. Questi
viaggi, per, erano assai rari. I parenti moravi, peraltro, erano anche i benefattori che si prendevano
cura di lui e della madre, e li sostenevano finanziariamente. Non so dire molto a tale riguardo,
perch Roth in seguito raccont differenti versioni del suo passato. Si vantava, in un certo senso,
della sua povert. A Stefan Zweig e alla sua smancerosa moglie, raccont come in giovent avesse
fatto il guardiano di oche e indossato solo vestiti di seconda mano che gli venivano regalati. Il
primo vestito, raccont loro (in mia presenza), pot acquistarlo con i proventi del primo romanzo.
Casualmente ho conservato una sua foto, che inserir in questo libro per mostrare, a divertimento
dei lettori, quanto fosse ben vestito, anzi, addirittura elegante lo studente che a Vienna frequentava i
corsi di germanistica. La foto risale allepoca -intorno al 1913-1914 - in cui, con i suoi capelli
biondi dalla scriminatura nel mezzo e con il suo monocolo, fraternizzava con gli studenti tedesco-
nazionali.292 Non era pi un sionista, allora, e si rendeva conto di come non fosse quella la strada
che conduceva alla felicit. Tent cos la via della piena assimilazione. Ne ho gi parlato, ma vorrei
sottolineare il fatto che in quel periodo lo incontravo spesso e che non fu un ebreo o un libro in
yiddish a salvarlo dallassimilazione bens lopera di Ernest Renan293 sulla storia del popolo
ebraico, che io a questo preciso scopo gli imposi di leggere.
Lo ripeto brevemente perch intendo mostrare come i problemi avuti in giovent da Joseph
Roth non fossero molto diversi da quelli di altri giovani ebrei orientali. Con leccezione, per, di
una triste circostanza: che crebbe senza padre. Questa sventura non riusc mai a superarla. Far un
esempio: a Parigi, forse un anno prima della sua morte, mi ramment come ci fossimo conosciuti.
Fu a Leopoli in occasione di un congresso della giovent sionista - lho gi raccontato. Entrambi
ricordavamo molto bene quellincontro. A Parigi per mi venne in mente di chiedergli perch lui,
cercando un Roth con cui pensava di avere rapporti di parentela, si fosse rivolto proprio a me,
che pure ero in compagnia di quattro amici. Rispose: Sul tuo zucchetto portavi un segno di lutto.
Allora pensai: Anche lui un orfano. Anche lui non ha un padre.
Forse il mio parente. Aveva quindici o sedici anni allepoca e continuava a sentirsi un orfano.
Ma non fin in bala del demone dellalcol per lincapacit di superare tale sventura. Quando lo
rividi a Berlino nel 1927, al ritorno dal suo viaggio in Russia, era ormai un giornalista famoso.
Aveva unaria energica e determinata, e non conosceva preoccupazioni finanziarie. E proprio allora
cominci a ubriacarsi. Mi chiedevo per quale ragione. E mi sentii autorizzato a domandarglielo.
Anzich rispondere, spost il cappello sulla nuca e mi mostr una chiazza priva di capelli. E quei
pochi rimasti non erano pi biondi bens scoloriti e radi. Si lament anche dei denti guasti. Erano gli
incisivi a preoccuparlo. E per scacciare questi pensieri, aveva cominciato a ubriacarsi. Ben presto
scopr che il bere lo stimolava nel lavoro di scrittura. Poi vennero le preoccupazioni per la moglie
malata, e le cose andarono sempre peggio. Trovandomi spesso con lui, mi ci abituai. Ma gi un
anno o due pi tardi, in occasione dellincontro con un suo amico polacco, lo scrittore Jzef Wittlin,
quando Roth venne chiamato al telefono, questi mi disse sconvolto: Il nostro amico Roth ha
laspetto di un ubriacone sessantenne! .
Ogni esistenza umana, raccontata, un dramma lacrimoso. Cos disse un autore, si mise alla
scrivania e ne scrisse uno. Io non sono un biografo e neppure un vero autobiografo. In realt ci che
da anni vado scrivendo dovrebbe intitolarsi: Una vita con amici. Purtroppo per non posso
utilizzare questo titolo perch appartengo a quella sventurata generazione che venne travolta da un
maroso della storia universale da cui solo a pochi fu dato salvare la vita, pur se nessuno riusc a
scamparvi senza danno.
Quanto a me, non ero abbastanza giovane per essere risparmiato dalla prima guerra mondiale. Vestii
per quattro anni luniforme. Nella seconda guerra mondiale non ero abbastanza vecchio perch
mi fosse risparmiata la reclusione nei campi di concentramento in Francia. Tuttavia non mi lamento
n della prima n della seconda sventura. Le mie esperienze mi hanno infatti insegnato che quanti
non furono soldati nel primo conflitto non compresero poi il periodo postbellico, e coloro cui stato
risparmiato nella seconda guerra mondiale il campo di concentramento comprendono ancor meno
quellepoca che tuttora la nostra.
Joseph Roth apparteneva alla medesima generazione. Mor da saggio, prima di poter fare la
conoscenza di un campo di concentramento. Ma ho forse dimenticato di rammentare a sua lode che
fu lunico ebreo in Francia a perorare la guerra contro la Germania nazista. In questo venne
sostenuto da alcuni cattolici emigrati dallAustria, soprattutto monarchici, i quali ritenevano
anchessi che senza guerra non si sarebbe potuto ripulire lEuropa da quella banda di assassini.
Tentai di trattenerlo da questi suoi vani sforzi, non perch fossi di avviso contrario, ma per evitare
che gli ebrei potessero anche lontanamente essere sospettati di fomentare guerre, menzogna che gi
si era diffusa dopo il primo conflitto mondiale.
In quellepoca Joseph Roth era un punto di riferimento per i rifugiati austriaci. Ogni giorno nuovi
profughi cercavano la sua protezione nei confronti della questura. Talvolta riuscivamo ad aiutare
qualcuno. Forse Roth, a questo riguardo, avrebbe potuto fare un po di pi se non vi fosse stato
lalcol. Ma
non era questo il motivo principale che mi induceva quotidianamente a metterlo in guardia dal suo
demone. Come Stefan Zweig, suo amico e mentore, anchio ritenevo ancora possibile salvarlo. Quei
tentativi, solo in minima parte efficaci, mi avvelenarono lanno che trascorremmo insieme. Pensavo
spesso allavvertimento del dottor Lbel (il saggio dottor Skowronnek di alcuni racconti di Roth),
secondo il quale un alcolista nelle condizioni in cui Roth si trovava gi nel 1937 non si
differenziava molto da un malato di mente. Ma non avevo la forza di abbandonarlo. Mi resi ben
presto conto che solo lamore di una donna avrebbe potuto salvarlo dal suo demone. Mi ricordavo
infatti di quando, nel 1934, vivevamo entrambi al Foyot, dove lui abitava insieme a Manga Bell e ai
suoi figli. A quellepoca non beveva molto perch faceva pasti regolari, seppure non quotidiani, e
sopportava con orgoglio il peso che rappresentavano per lui i due figli della signora Bell. Era
sempre stata sua abitudine vantarsi del numero di persone di cui si faceva carico. Come ho
gi rammentato, provvedeva anche - almeno cos dichiarava ai suoi editori - alla moglie malata, da
tempo morta in manicomio.294 Ecco perch agli inizi della nostra vita insieme, cominciata nel
marzo del 1938, tentava sempre di convincermi a fare cassa comune. L per l trovai commovente
(ma anche grottesco) da parte di un amico cos caro il fatto che lui, che in un solo giorno spendeva
molto pi di quanto non facessi io in una settimana, volesse mantenermi al suo stesso livello di vita.
Ben presto ne scoprii la ragione. Fin dallet di quindici anni, stata mia abitudine, in qualunque
situazione mi sia trovato, pagare puntualmente laffitto al principio del mese. E questo laveva
colpito. A ci mi attenni anche nel primo mese del mio soggiorno parigino quando, ancora in gravi
ristrettezze economiche, dovetti chiedergli persino un piccolo prestito. Visto che pa-

gavo puntualmente laffitto, lui sospett una qualche mia copertura finanziaria, e decise - come ho
gi raccontato - di fare con me cassa comune, in un senso per ben diverso, ossia facendo
discretamente sapere ad alcuni suoi mecenati che lui mi manteneva perch ero uno scrittore di gran
vaglia. Ma, come ho gi ricordato altrove, fu solo dopo la sua morte che ne venni a conoscenza.
Sul momento non ebbi la forza danimo di scrivere un necrologio. Lasciai che lo facessero quelli
del suo seguito, i quali durante la sua vita e dopo la sua morte si crogiolavano al sole della fama di
Roth - e con buoni profitti ancor oggi lo fanno. Quando fui al sicuro, ormai negli Stati Uniti, decisi
di dedicargli una buona parte dei miei ricordi. Intendevo, servendomi del suo esempio, descrivere
nei dettagli come lalcol possa distruggere completamente un artista della levatura di Joseph Roth
sul piano fisico, morale, sociale e purtroppo anche intellettuale. Perch alla fine Roth, che neppure
sul letto di morte depose la penna, non era pi in grado di concludere La Cripta dei Cappuccini
senza i consigli e laiuto di un amico.
Sino a un certo punto, nelle mie memorie tentai di seguire questa linea. Finch un giorno una
circostanza casuale mi dissuase dallidea di fare del destino di Roth un esempio sconvolgente e
ammonitore. Unamica richiam la mia attenzione su un libro allepoca molto discusso in questo
paese. Era una nuova edizione di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry.295 Iniziai a leggerlo ma non
andai molto in l nella lettura. Troppo mi ricordava gli aspetti tormentosi e sgradevoli -
sgradevolezze meramente fisiche - della convivenza con un alcolista. Era come contare an-
cora una volta i cognac, gli armagnac, i calvados. Sopportare ancora una volta le eterne
ristrettezze economiche, le umiliazioni, tollerare gli odori - era superiore alle mie forze. Ma cos
comera avvenuto con lo stesso Roth, da cui ogni due o tre mesi volevo separarmi e poi non ci
riuscivo, una o due volte ripresi in mano il libro finch, risolutamente, lo lessi dun fiato sino
allultima riga con ammirazione, gratitudine e sollievo. Ci che mi ero proposto di dimostrare,
questo autore lo aveva descritto nel dettaglio a proprie spese e con grande talento, meglio di quanto
mai sarei riuscito a fare io.
Mi ero tolto un peso dal cuore. Non occorreva che scrivessi unopera didattica, a me non
congeniale, e per di pi inutile. Tutto questo rappresentava la mia pena, il mio tormento - e
ciononostante non era affar mio. A me non interessa la patologia. Odio le cliniche letterarie,
chiunque sia a dirigerle. Lowry ha raccontato se stesso - e ci consentito a tutti. E ha fatto una
buona opera. Il suo libro non scoragger nessun alcolista. Ha reso per meritatamente famoso
lautore. A lui fu dato dire quanto soffrisse. E non ne risultata unopera didattica. Un anno
di attivit degli Alcolisti anonimi ha salvato pi etilisti di quanto non abbia fatto lintera letteratura
che di loro si occupa e, purtroppo, di loro anche si adorna. Un anno di Alcolisti anonimi ne ha
salvati di pi che una dozzina di psicoanalisti. Io non li ho contati n ho contato i successi di
quellassociazione. Ma so che cos. E aver capito questo servito quanto meno a me. Non soltanto
mi sono risparmiato di lavorare a qualcosa per cui non sono tagliato. Ma sono giunto altres a una
visione assai diversa, che mi fa apparire il mio amico Joseph Roth in una nuova luce - almeno nel
ricordo dei tempi passati.
Dopo la morte di Roth, il suo amico Fingai mi parl di un necrologio apparso su un giornale
francese e cit una frase: Persino il pi fedele tra i suoi amici intimi, Soma Morgenstern,
nellultima ora non fu al suo fianco.296 E' vero. Gi nel penultimo giorno allospedale mi
sbarrarono il passo. N io n Fingai, poi, fummo ammessi nella camera mortuaria. Aspettavamo
davanti alla porta e da quella camera vedemmo uscire i due sacerdoti cattolici responsabili del suo
funerale cristiano.
In quanto doctor utriusque iuris, laureato allUniversit di Vienna, sono anche dottore di Diritto
canonico. E come tale posso affermare con certezza che non lecito battezzare i morti. Domandai
cosa avessero a che fare con il defunto i due preti ai quali non ci fu consentito avvicinarci. Ed ecco
che gi arrivava il carro funebre - una vettura nera. Non ricordo pi chi sia stato a presentarmi
allautista come il pi stretto amico del morto e a concedermi lonore di accompagnare Joseph Roth
nel suo ultimo viaggio sul carro funebre.
Durante il tragitto pensavo a Roth ma anche a Heinrich Heine, non lontano dal quale Roth ottenne
un posticino nel cimitero del Pre Lachaise. Riflettevo altres su quel che avrebbe detto Heine
se avesse visto uscire dalla camera mortuaria i due preti. E, forse perch sedevo accanto allautista,
mi venne in mente questa considerazione: qualunque cosa avessero da fare in quella stanza, avr
sulla fama postuma del defunto il medesimo effetto che il cocchiere di un carro funebre ha
sullimmortalit dellanima.
Avevo gi sperimentato, in seguito alla morte di Alban Berg, che dopo la perdita di un caro
amico non sogniamo cos presto di lui come vorremmo. Solo dopo diverse settimane sognai per la
prima vol-
ta di Roth. Camminavo in un parco. Era autunno, in pieno giorno. Allora lo vidi: era seduto su una
panchina e mi faceva segno di raggiungerlo. Quando mi avvicinai, si alz e and a sedersi su una
panchina pi lontana, e mi fece nuovamente cenno. La scena si ripet pi volte, poi, quando non vi
furono pi panchine nei dintorni, rimase seduto tenendo per le mani davanti al volto. Gli domandai
perch facesse cos. Mi hanno coperto di tagli la faccia... disse, ed era gi scomparso.
Questo sogno si ripet nel corso degli anni, quasi sempre nella stessa forma.
Nel campo di concentramento, a Audierne, dormii una notte a fianco di Serge Dohrn. Anche quella
notte feci il sogno appena riferito, e in quel caso, il mattino dopo, me ne ricordai con precisione.
Lo raccontai allamico, e Serge disse: Secondo alcune voci, nellultimo giorno fu necessario
mettere a Roth la camicia di forza. Forse lo hanno ferito....
Pi passavano gli anni e i decenni, pi si rafforzava in me la convinzione che tutti i buoni amici di
Roth, intenzionati a salvarlo dal suo demone negli ultimi anni di vita, tanta ragione in fondo non
lavessero. N Stefan Zweig, che ben conosceva il mondo, n la buona Madame Gidon, n quella
iena della beneficenza che era lex moglie di Zweig, Friderike, e - Roth mi perdoni - neppure io.
Che cosa sarebbe diventato Roth senza lalcol, mi chiedevo. Sarebbe vissuto pi a lungo,
certamente. Ma sarebbe diventato quel che voleva? Non credo.
Anzitutto dal punto di vista meramente pratico. Si era abituato a scrivere in locali pubblici, in qua-
lunque paese, citt o casa soggiornasse. Come avrebbe potuto, senza alcolici, trovare la tranquillit
necessaria per concentrarsi sul lavoro? In questo modo il suo destino era segnato. Dobbiamo
supporre che gi la sua natura fisica lo spingesse a questo, come probabilmente avviene con tutti gli
alcolisti (e io ne sono convinto). Ma perfino i bevitori nati non diventano tali, se per una qualche
ragione non si abbandonano alla loro inclinazione.
chiaro che Roth prese labitudine di scrivere nei locali pubblici quando cominci a lavorare per
i giornali. Ma come si fa a scrivere un romanzo in un locale? Solo riuscendo a isolarsi sempre di
pi, possibile. E questa facolt lalcol gliela diede. Gradualmente. Roth inizi con racconti brevi.
Quelli che ora sono chiamati i suoi romanzi russi, infatti, non sono n russi n romanzi. Sono, pi o
meno, rapsodie - e talvolta purtroppo, anche grappsodie - la russe, composte nel suo
incantevole linguaggio.
Joseph Roth non un narratore nato. un descrittore nato, e del genere pi illustre. I suoi veri
capolavori sono gli articoli che scrisse per la terza pagina della Frankfurter Zeitung. Mi auguro
sia stato raccolto e pubblicato al completo quanto si trova su quel giornale. Vi figurano molti grandi
piccoli capolavori che torreggiano su tutto ci per cui celebrato lartista della miniatura letteraria
Alfred Polgar.
Laudacia che mi permise per la prima volta di affrontare un romanzo me la infuse un buon
liquore mi confess un giorno. Lo diceva sul serio, pur se con il recondito proposito di indurmi a
bere. Era quella, infatti, la sua vera ambizione. Come tutte le persone dedite al vizio (e quelle
sposate) sentiva la spinta a traviare gli altri. Con la gente sobria non era assolutamente a proprio
agio. Avendo sempre provato affetto per me, mi perdonava persino che mangiassi. Ma che non
bevessi, questo non me lo perdon mai. E neppure la salute. La salute! Puah! .
Nel libro nostalgico di un emigrato ho letto la domanda: Che cosa sarebbe Joseph Roth senza
Vienna?. A questa domanda retorica si pu dare, in via eccezionale, una risposta. Non sarebbe
probabilmente diverso da quello che diventato: un austriaco galiziano. La Galizia, infatti, era una
terra molto austriaca. E Roth uno scrittore molto austriaco. Di ben pochi altri lo si pu dire. La
maggior parte degli scrittori austriaci, infatti, perfino uno di cos alto livello come Peter Rosegger,
sono regionali. E, fra gli autori austriaci, io ne annovererei solo pochi: Franz Grillparzer, Adalbert
Stifter, Hugo von Hofmannsthal, Robert Musil, e Arthur Schnitzler - che un viennese troppo
grande per essere definito solo viennese.
Joseph Roth non raggiunse neppure i quarantacinque anni det. Di questi, una ventina circa li pass
in Galizia, anche se prima della guerra ne trascorse, al pari di me, due a Vienna come studente.
Degli anni restanti, a Vienna ne trascorse ancora forse quattro o cinque, non di pi. Poi emigr
a Berlino e inizi a viaggiare. In fondo, stanziale lo fu solo a Parigi. Non descrisse nessuna strada
viennese con lo stesso amore con cui descrisse le strade parigine. Apprese il tedesco da Heinrich
Heine. A scrivere, mi confess, aveva imparato da Proust, che lui - a seconda dellumore - un giorno
esaltava e il giorno dopo paragonava a Gide, per inveire contro entrambi.
Se fosse stato francese e avesse vissuto ancora qualche anno, a Parigi sarebbe diventato una
leggenda. Aveva tutto ci che occorre per diffondere quellatmosfera in cui nascono le leggende. E i
requisiti sono: vivere in pubblico. Operare in pubblico. Condurre una vita pericolosa. Disseminare
opinioni iconoclaste o, come minimo, raccontare con grande pathos qualche buffoneria. Una volta,
ad esempio, url, rivolto a un amico scrittore che stimava molto: Ma perch veneri tanto Tolstoj?
La tua mano potente quanto la sua. Il tuo cuore grande quanto il suo. La tua testa vale quanto la
sua. Tu per non hai chiappe. Lui aveva un c... largo. Il suo c... era pi largo della sua barba. E su
questo c... se ne stava assiso in unampia poltrona davanti a unampia scrivania nellampia Jasnaja
Poljana, con alle spalle lampia e grande Russia e il grande e ampio popolo russo. Noi invece, noi
non abbiamo chiappe. E non abbiamo nessuno alle nostre spalle. Solo i cani che ci corrono dietro.
Siamo selvaggina braccata. Niente di quello che facciamo destinato a durare.
E a prescindere da questo: per uno che si ubriachi in pubblico ancor pi facile che per un santo
diventare una leggenda.
Il suo demone gli ha abbreviato la vita. Ma che cosaltro ancora avrebbe vissuto? Se in ospedale
fosse stato curato meglio, avrebbe senzaltro fatto lesperienza della guerra. Per lui lo scoppio della
guerra sarebbe stato un trionfo. Ma ben presto, al pari di tutti noi austriaci, sarebbe finito in un
campo di concentramento. Non avrebbe resistito nemmeno otto giorni. E gi soltanto il fatto che la
sua amata Francia rinchiudesse noi emigrati in un Lager gli avrebbe stroncato la vita. A Parigi.
SOMA MORGENSTERN LAUTORE COME SOPRAVVISSUTO
DI INGOLF SCHULTE
@2
Non dobbiamo forse annoverare Roth fra i saggi, morti anzitempo? Ha vissuto finch stato in
grado di scrivere.
SOMA MORGENSTERN Fuga e fine di Joseph Roth
@@@2
1
Quando nel 1976 Soma Morgenstern mor a New York allet di ottantasei anni, sulle due sponde
dellAtlantico apparve solo qualche trafiletto con la notizia del decesso e non vi fu, praticamente,
nessun necrologio.1 Era un autore pressoch dimenticato, e tale rimasto ancor oggi, a quasi due
decenni di distanza. Soma Morgenstern, che per tutta la vita scrisse in tedesco, non stato scoperto
dalla disciplina deputata a farlo, la germanistica.2 Ancora da affrontare quindi unintera
produzione letteraria che costituisce indubbiamente un capitolo essenziale della letteratura ebraico-
tedesca e, al tempo stesso, un insostituibile documento storico da cui ci viene incontro una voce
molto personale, la voce di un testimone di questo sventurato secolo, costretto a vagare per il
mondo. Poco della sua opera apparso in lingua originale, e quel poco in circostanze avverse. Il suo
primo romanzo era stato appena pubblicato, che gi Goebbels ne liquidava la casa editrice; a breve
distanza dalluscita di un secondo libro - trentanni dopo - mor leditore tedesco, e quando
apparve sul mercato un terzo volume, la casa editrice di Vienna fall. Non c quindi da
meravigliarsi se questo autore fin dimenticato. Le ragioni di tale oblio sono non meno complesse di
quel concorso di condizioni che determinano oggi il successo di unopera. Esse vanno rintracciate
nelle scelte letterarie dellepoca cos come negli aspetti economici del settore, nel livello generale di
consapevolezza politica cos come nella qualit dei prodotti letterari stessi. Decisivo, in fin dei
conti, fu nel caso di Morgenstern un duplice disinteresse, in cui lindifferenza collettiva per il
destino degli ebrei e degli individui non conformisti continuava a sussistere nellera postfascista: un
disinteresse generale per la sorte degli esiliati, da un lato, e per la letteratura ebraica in quanto tale,
dallaltro. Questo fa del caso Morgenstern un caso esemplare. Lindifferenza nei confronti della sua
opera nasceva da una coazione a dimenticare la storia da parte di una societ che non gradiva
sentirsi ricordare un contemporaneo la cui linea del destino rispondeva con fin troppa evidenza al
diagramma della febbre del secolo.
2
Salomo Morgenstern nacque il 3 maggio 1890 in un borgo del comune di Budzanw, presso
Tarnopol sul fiume Sereth. Insieme a due fratelli e due sorelle, crebbe in diversi villaggi della valle
dello Strypa. Le lingue correnti pi diffuse nel regno di Galizia e Lodomiria - territorio della
Corona nella duplice monarchia austroungarica - erano il polacco e lucraino. Nella famiglia
Morgenstern, profondamente religiosa, si parlava yiddish e si viveva secondo la tradizione ebraica
ortodossa. Anche la prima educazione di Morgenstern segu i binari tradi-
zionali: a partire dal compimento del terzo anno di et un istitutore privato, poi il cheder, la scuola
elementare ebraica in cui si studiavano la Bibbia e il Talmud. Ma il padre - un dotto chassid, che di
professione fu di volta in volta commerciante, fittavolo e amministratore di una tenuta - aveva una
passione particolare: la lingua tedesca. Spesso, racconta Morgenstern, sent suo padre dire: Puoi
studiare quello che vuoi, ma se non conosci il tedesco, non sei un uomo colto. Il padre fece perci
in modo che tutti i figli avessero gi prima dellet scolare istitutori privati in grado di insegnare
anche il tedesco. Morgenstern in seguito frequent alcune scuole elementari polacche e ucraine.
Quando entr al liceo di Tarnopol, parlava yiddish, ebraico, tedesco, polacco e ucraino, cui si
aggiunsero latino e greco e, poco dopo, anche inglese e francese. Ma per poter seguire un corso di
istruzione secolare, vale a dire per poter frequentare il liceo e luniversit, Morgenstern dovette
dapprima vincere le resistenze paterne. Alla fine ottenne il permesso di studiare giurisprudenza, in
cambio della solenne promessa di diventare giudice e in nessun caso avvocato. Quanto a lui,
Morgenstern avrebbe preferito studiare storia della letteratura e filosofia, e nondimeno mantenne la
promessa. Quando nel 1912 inizi lo studio della giurisprudenza allUniversit di Vienna, il padre
era gi morto. Negli anni successivi nacque lamicizia con Joseph Roth, anche lui trasferitosi nella
capitale. Dopo linterruzione dovuta alla guerra, durante la quale prest servizio nella fanteria
austriaca sul fronte orientale e sud-orientale, Morgenstern concluse gli studi a Vienna nel 1921,
conseguendo la laurea come doctor iuris et rerum politicarum, e ciononostante non esercit mai la
professione.
Ora poteva dedicarsi agli interessi letterari lungamente maturati; assunse il nome di Soma e scrisse
due opere teatrali che non vennero per rappresen-
tate. Nella speranza di potersi guadagnare da vivere almeno come critico teatrale, a met degli anni
Venti si trasfer a Berlino, citt di teatri e giornali - in un primo tempo recensendo libri, soprattutto
per la rivista di Ernst Heilborn Die Literatur e per la Vossische Zeitung. Questo gli procur,
alla fine del 1927, un posto nella redazione culturale della rinomata Frankfurter Zeitung; in
qualit di corrispondente della terza pagina pot tornare lanno successivo nella sua amata Vienna,
dove ottenne la cittadinanza austriaca. Poco dopo spos Ingeborg von Klenau, figlia del
compositore danese Paul von Klenau e di sua moglie Annemarie, sorella di Heinrich Simon,
leditore della Frankfurter Zeitung. Dal matrimonio nacque un figlio. Gi alcuni anni prima,
Morgenstern aveva conosciuto a Vienna Alban Berg e sua moglie; lamicizia con Berg sarebbe stata
una delle esperienze pi felici della sua vita. Per dare unidea delle persone che
Morgenstern frequent negli anni viennesi, opportuno aggiungere qualche nome. Tra gli amici di
pi lunga data figuravano il compositore Karol Rathaus e alcuni galiziani ancora. Era altres amico
dei direttori dorchestra Otto Klemperer e Jascha Horenstein, dellarchitetto viennese Josef Frank,
dellallora famoso declamatore Ludwig Hardt e di Abraham Sonne, il poeta lirico che scriveva in
ebraico e insegnava allIstituto superiore ebraico di Vienna. Conosceva bene Robert Musil e il
giornalista Karl Tschuppik, nonch Eduard Steuermann, Rudolf Kolisch, Hanns Eisler e Anton
Webern. Fece la conoscenza del giovane Theodor Wiesengrund Adorno, giunto a Vienna nel 1925
per studiare composizione con Berg. E frequentava infine una cerchia di amici che si riuniva presso
la casa atelier di Anna Mahler, la figlia di Gustav Mahler, di fronte allOpera di Vienna; tra costoro
figuravano lo scultore Fritz Wotruba, di cui Anna Mahler era allieva, Hermann Broch, Ernst
Krenek, Elias Canetti e, durante il suo breve esilio viennese, anche Ernst Bloch, che Morgenstern
conosceva gi da tempo, insieme a Karola Piotrkowska. (I due si sposarono a Vienna, e
Morgenstern fu testimone di nozze).
Nel 1930, perdendo interesse nei confronti del giornalismo, cominci a lavorare alla trilogia
romanzesca che si sarebbe pi tardi intitolata Funken im Abgrund (Scintille nellabisso). Lidea di
scrivere il romanzo gli era venuta assistendo al congresso viennese dellAgudas Yisroel,
lassociazione mondiale degli ebrei ortodossi. Lopera incentrata sulleredit del Figliol
prodigo, un ebreo apostata che dalla prima guerra mondiale non fa pi ritorno, e sulla storia di suo
figlio che, cresciuto nellambiente assimilato di Vienna, rimane profondamente colpito da un
congresso mondiale di ebrei osservanti e decide di accettare linvito dello zio a raggiungerlo nella
sua tenuta della Galizia orientale. Qui il ragazzo scopre il senso dellesistenza ebraica e ritrova
la fede del suo popolo: nellabisso del duplice esilio, quello dellesistenza terrena e quello della
diaspora ebraica con tutte le minacce che su di essa incombono, egli percepisce le scintille divine.
Destiner cos, alla fine, la tenuta da lui ereditata a luogo di formazione dei futuri agricoltori sulla
via della Palestina, lIsraele dellavvenire. Nelle sue parti principali lazione si svolge in una tenuta
della Galizia orientale, quel mondo rurale della Podolia in cui era cresciuto lo stesso Morgenstern.
Se di Joseph Roth egli diceva che il suo tedesco veniva dallo yiddish,3 altrettanto si pu dire per il
linguaggio di Morgenstern e, nella sua forma pi pura, per la trilogia. Questopera sconosciuta in
Europa - una componente insostituibile dellepica ebraico-tedesca, tutta impregnata del ricordo
della patria perduta - una testimonianza autentica di quel mondo dellebraismo orientale
annientato in terra euro-
pea. Morgenstern aveva portato sostanzialmente a termine la prima parte, Der Sohn des verlorenen
Sohnes (Il figlio del figliol prodigo) nella primavera del 1934, a Parigi, dove si era rifugiato per
alcuni mesi, spinto dal disgusto e dallorrore per la vile reazione del regime di Dollfuss alla rivolta
dei socialisti austriaci. Grazie allintercessione di Stefan Zweig e di Robert Musil questo primo
romanzo pot ancora essere pubblicato alla fine del 1935 dalleditore berlinese Erich Reiss, ma la
sua vendita nella Germania nazista era consentita ai soli ebrei. Presso i lettori di lingua tedesca,
fossero ebrei o meno, il libro ebbe allepoca vasta eco e fu considerato una testimonianza
straordinaria di una rinnovata fioritura letteraria ebraica. Ma gli sviluppi politici, la persecuzione
degli ebrei, lesilio e la guerra ne bloccarono sul nascere la ricezione. A pochi giorni da quella
data per Morgenstern cos importante, mor lamico pi intimo, Alban Berg, a soli cinquantanni.
Nel frattempo la situazione economica di Morgenstern si era fatta assai precaria, in quanto, a causa
del paragrafo ariano contenuto nella legge nazionalsocialista sulla stampa, egli aveva perduto la
collaborazione con la Frankfurter Zeitung e il denaro che gli spettava per i diritti dautore sul
romanzo non poteva essere trasferito in Austria. Il giorno dellAnschluss, Morgenstern fugg
nuovamente a Parigi - da solo, perch suo figlio era ammalato. Il secondo romanzo della trilogia - il
cui titolo definitivo Idyll im Exil (Idillio nellesilio) - era sostanzialmente concluso nella versione
manoscritta.
Durante lesilio parigino Morgenstern si stabil ben presto nel piccolo Htel de la Poste nel sesto
arrondissement, in rue de Tournon 18, a pochi passi dal Jardin du Luxembourg. Qui visse, fino al
secondo internamento, per oltre un anno in compagnia di Joseph Roth, il cui tavolo al Caf Tournon
divenne subito un punto di incontro, in particolare per gli emigrati austriaci. Morgenstern inizi
allora a lavorare allultimo romanzo della trilogia, Das Vermchtnis des verlorenen Sohnes (Il
testamento del figliol prodigo). Grazie al pressante intervento di Thomas Mann, lAmerican Guild
for German Cultural Freedom - unorganizzazione americana a sostegno di scrittori, artisti e
scienziati tedeschi in esilio - gli accord per un certo periodo una sovvenzione di trenta dollari
mensili, equivalenti allora a milleduecento franchi. In pari tempo Morgenstern si adoper per
ottenere, con laiuto di alcuni amici, i documenti necessari allemigrazione negli Stati
Uniti. Finalmente gli venne rilasciato il visto dingresso, ma in seguito alle disposizioni che
stabilivano la quota di immigrati polacchi ammessi, gli fu notificato un tempo dattesa di almeno
un anno , periodo destinato a prolungarsi in continuazione. Sua moglie, intanto, era fuggita con il
figlio di quasi nove anni in Danimarca, e nel maggio del 1939 era morto Joseph Roth. Linizio della
guerra gli precluse anche lemigrazione in terra dIsraele, per la quale aveva nel frattempo compiuto
i primi passi. Come straniero nemico, Morgenstern fu internato per un certo periodo nel campo di
Montargis (Loiret). Allinizio del 1940 venne accolto nel PEN Club degli scrittori in esilio - ancora
su raccomandazione di Roth, oltre che di Stefan Zweig e Hermann Kesten. Poco tempo dopo,
allinizio dellinvasione tedesca, fu arrestato e rinchiuso nel campo di internamento di Audierne
(Finistre). Il mese seguente riusc a fuggire dal campo, di cui nel frattempo avevano preso possesso
le truppe tedesche, prima che vi arrivasse la Gestapo; Morgenstern err per settimane, fino a
raggiungere la Francia meridionale non ancora occupata. Durante una perquisizione
dellappartamento parigino, tutto quello che vi aveva lasciato - manoscritti, appunti e lettere - cadde
in mano alla Gestapo. Le parti perdute del romanzo furono da lui ricostruite a Marsiglia, dove
trascorse sette mesi, e a Casablanca, tappa successiva sulla via della fuga. A Marsiglia, il Centre
Amricain de Secours, diretto da Varian Fry, su incarico dellEmergency Rescue Committee
statunitense sbrig le formalit per lespatrio anche a favore di Morgenstern, mentre amici che
erano nel frattempo giunti negli Stati Uniti (tra cui larchitetto viennese Laszlo Gabor, Karol
Rathaus, Jascha Horenstein e Hermann Kesten) si adoperarono per accelerare lopera di salvataggio.
A Lisbona, infine, riusc a farsi assegnare un posto sulla nave a vapore Guin che lasci il porto il 1
aprile 1941. Tra i passeggeri vi erano Henry William Katz, Hans Sahl e Valeriu Marcu. A met
aprile la nave raggiunse New York.
Per pi di venticinque anni Morgenstern visse in una stanza dellHotel Park Plaza, allepoca fin
troppo noto ai profughi, che si trovava nella Upper West Side di New York, nelle immediate
vicinanze di Central Park. Fra il 1942 e il 1943 trascorse alcuni mesi a Hollywood, dopo aver girato
la California in automobile con lamico Conrad H. Lester, ma poi decise di tornare a New York. In
questo periodo port a termine la trilogia; le singole parti furono pubblicate in traduzione americana
fra il 1946 e il 1950 con il titolo Sparks in the Abyss e gli valsero ampi consensi nonch il Samuel
H. Daroff Fiction Award del Jewish Book Council of America. Nel 1946 ottenne la cittadinanza
americana, e poco dopo anche la moglie e il figlio poterono trasferirsi negli Stati Uniti.
Tuttavia le notizie sullentit dei crimini nazisti e la tragica fine della madre, di suo fratello e di
una delle due sorelle avevano gettato Morgenstern in una profonda crisi esistenziale. Quante volte
negli ultimi anni annotava sul diario nel 1949 ho pensato al suicidio. Dal 1945 non trascorso
forse neanche un giorno senza simili pensieri. Non che dietro
vi fossero un proponimento, una decisione, unintenzione. Solo, non riesco a intravedere unaltra
fine per me ... In fondo, gi a Parigi era cos. Da tanto tempo, dunque, cos! . La crisi si risolse in
uninibizione a scrivere, che egli super solo dopo diversi anni, e mai completamente. Ancora nel
1957, in alcune lettere - probabilmente andate perse - allattrice Lotte Andor, che da molti anni era
sua amica e collaboratrice in America, lamentava le proprie resistenze interiori nei confronti della
lingua tedesca: la propria mancanza di parole. E nel 1959, presentando la trama di un romanzo
palesemente autobiografico - e mai scritto - su un drammaturgo ebreo di Vienna che, pur torturato,
sopravvive al campo di concentramento di Dachau, Morgenstern scrive: Per il disgusto che prova
nei confronti di tutto ci che tedesco, e perfino della lingua tedesca, non riesce pi ad articolare
parola e medita di porre fine alla propria vita avvelenandosi. Per vedere unultima volta suo fratello
si reca in Israele. A causa della situazione economica, Morgenstern non pot realizzare il desiderio,
che nutriva a quellepoca, di andare in Israele. Aveva visitato il paese nel 1950, durante il suo primo
e lungo soggiorno nellEuropa postbellica. Torn a New York, deluso dal provincialismo in cui si
era imbattuto.
Al libro dei morti dedicato alle vittime della Shoah - lopera che egli in seguito defin lepilogo alla
trilogia, Die Blutsule. Zeichen und Wunder am Sereth (La colonna di sangue. Segni e miracoli sul
Sereth) - Morgenstern cominci a lavorare sin dal 1948. Il tentativo intrapreso invero arduo:
elaborare in forma letteraria il massacro, compiuto dalle SS, degli abitanti ebrei di un villaggio sul
fiume Sereth, nella Galizia orientale. Senza rientrare appieno in nessuna categoria della prosa, il
libro si fonda sulla tensione fra elementi tratti dalla realt e motivi e stilemi ricavati dalla leggenda e
da parabole.
Permeato di sarcasmo e di straniarne satira, il testo si esprime in una sorta di lingua sacra che i
colpi inferii dalla catastrofe storica sommuovono in profondit. La traduzione americana del libro fu
pubblicata nel 1955, ledizione tedesca apparve invece quasi un decennio dopo e fu presto esaurita;
nel 1976, infine, usc in Israele la versione ebraica. Il noto studioso Abraham Y. Heschel lo defin
lunico midrash sullOlocausto. Alcuni suoi brani furono accolti in un libro ebraico di preghiere
per le feste solenni - e Morgenstern consider questo il pi alto riconoscimento.
Da allora, linteresse di Morgenstern si concentr su temi autobiografici. Negli ultimi due
decenni della sua vita egli sembra aver lavorato senzaltro a pi opere contemporaneamente.
Nacque cos lampio resoconto romanzato sul periodo dellesilio successivo alla morte di Roth,
Flucht in Frankreich (Fuga in Francia. Questo il titolo dato al volume nelledizione delle Opere di
Morgenstern; il dattiloscritto compiuto reca soltanto lindicazione, vergata dallautore, Francia).
Questopera dalle molte sfaccettature si presenta come un romanzo, ma contiene ben pochi elementi
di invenzione. Lio narrante, lariano Petrykowsky costretto allesilio, racconta dettagliatamente
le sue esperienze nei diversi campi di internamento francesi, soprattutto nel campo di Audierne, un
villaggio di pescatori nel Finistre bretone, e la pericolosa fuga nella Francia non occupata, quella
del regime di Vichy, dinanzi alla Gestapo che si sta avvicinando. Durante la genesi di questo libro,
Morgenstern iniziava in parte a scrivere, in parte a dettare alcuni capitoli sulla sua amicizia
con Alban Berg. Pi tardi nacquero i capitoli sul periodo trascorso accanto a Joseph Roth. Allinizio
degli anni Settanta, infine, egli raccolse il tutto in due dossier distinti che prepar in vista di
uneventuale pubblicazione. Il primo, Alban Berg und seine Idole (Alban Berg e i suoi idoli) doveva
costituire una sorta di cornice per la corrispondenza - fortunatamente conservata quasi al completo -
tra i due amici, la cui pubblicazione fece ancora in tempo a ottenere lavallo della vedova Berg. I
ricordi di Morgenstern, raccolti intorno alle relazioni intrattenute dallamico con i suoi cinque lari
del focolare Peter Altenberg, Gustav Mahler, Arnold Schnberg, Adolf Loos e Karl Kraus -,
delineano un ritratto molto personale di questo uomo fuori del comune; senza presentarcelo in
maniera oleografica, sintende. Il secondo dossier Joseph Roths Flucht und Ende (Fuga e fine di
Joseph Roth).
Nello stesso periodo Morgenstern inizi a dettare una lunga serie di brevi prose sui suoi primi
anni nella Galizia orientale, testi non di rado simili - nella loro concisione - a vignette, che ci
trasmettono efficacemente le immagini della sua infanzia e dellet scolare. Tali prose - pendant ai
romanzi della trilogia - rappresentano uno dei rari documenti di vita ebraica nel mondo rurale della
Podolia, di cui nulla rimasto allinfuori di simili ricordi. La serie si interrompe al sopraggiungere
dellanno 1914 ed rimasta senza titolo. Nella progettata edizione delle Opere si intitoler In einer
anderen Zeit. Jugendjahre in Ostgalizien (In un altro tempo. Anni giovanili nella Galizia orientale).
Fino allultimo Morgenstern si dedic alle sue memorie, ma non fu in grado di completarle.
Nel 1967, a quasi trentanni dalla sua fuga da Vienna, Morgenstern con la moglie torn a vivere in
una casa di propriet a New York, a poche strade di distanza dallabitazione precedente. Qui
scrisse ancora un romanzo, cui diede il titolo lapidario Der Tod ist ein Flop (La morte un flop),
probabilmente come reazione allattacco cardiaco subito allet di settantanove anni. Imperniato
sulla figura di Aladar Csanda, un ungherese emigrato a New York, il romanzo singolarmente in
bilico tra sogno e veglia, tra il regno dei miti e delle fantasie e la dura realt del ventesimo secolo.
E' la resa dei conti di un sopravvissuto, questo libro in cui tutto ruota intorno alla morte, la morte
come fatto reale, di natura personale e collettiva. Csanda, scrittore che va ormai invecchiando,
lavora a una nuova opera, al suo libro dei morti, ma una serie di enigmatici eventi ne impedisce
il compimento. Csanda, a un certo punto, giunge alla misteriosa isola Edenia, i cui abitanti si sono
prefissi lobiettivo di liberare dal suo culto necrofilo lumanit percorsa da unossessione e una furia
di morte. Su questa strana isola dei beati lazione, frammentaria, giunge a repentina stasi in una
riflessione sugli aspetti sanguinari del secolo -uno sviluppo, questo, che conferisce al libro i tratti di
un romanzo-saggio ironicamente sperimentale.
Nellarea di lingua tedesca, lingua in cui Morgenstern scrisse per tutta la vita, delle sue opere usc,
dopo la liberazione dal regime nazionalsocialista, oltre a Die Blutsule (di cui venne trasmesso
anche un adattamento radiofonico), soltanto il terzo romanzo della trilogia, e per di pi in una
versione infedele, ossia ridotta e rielaborata, con il titolo - che si prestava a malintesi - Der
verlorene Sohn (Il figliol prodigo), nel 1963. Limpegno a pubblicare la trilogia nella sua interezza
non venne rispettato in seguito alla morte delleditore. Dopo la met degli anni Settanta, apparvero
ancora in maniera sporadica alcuni brevi lavori. Soma Morgenstern mor a New York il 17 aprile
1976, senza che il mondo letterario di fatto ne prendesse nota.
3
Tu non hai mai fatto veramente parte della conventicola letteraria viennese riconobbe in una
lettera il suo vecchio amico Jascha Horenstein.4 Questa constatazione sottolinea una caratteristica
determinante nella vita di Morgenstern: egli, fin da principio, visse in una condizione di
extraterritorialit. Era un uomo di profonda fede ma non viveva da ortodosso; approd al
giornalismo senza per diventare un giornalista e alla letteratura senza mai essere un letterato.
Non mai stato uno del gruppo. Conosceva tutto e tutti eppure sembra che pochi abbiano
conosciuto lui. Non era in alcun modo introverso - gli amici lo descrivono come una persona
vivace, ricca di idee e straordinariamente spiritosa. E tuttavia devesserci stato qualcosa in lui che lo
allontanava dagli uomini. Durante i suoi anni viennesi trascorse spesso le ferie in solitarie
passeggiate in montagna. Fin da giovane il suo rapporto con la natura devessere stato intenso; ne
testimonianza la trilogia. Non sentiva di appartenere n alla citt n al villaggio, come risulta da
unannotazione del diario: Odiavo le grandi citt e provavo sempre nostalgia del villaggio. Per
tutta la vita ho vissuto in maniera sbagliata - che destino sciagurato! ... Provavo nostalgia del
villaggio - che cosa mi attirava nel villaggio? Tutto ci che esso rappresenta, a eccezione dei suoi
abitanti. Li conoscevo troppo bene, i paesani, per credere che avrei potuto vivere stabilmente in
mezzo a loro. Ho odiato le metropoli per tutta la vita? Che cosa ho odiato per tutta la vita nelle
metropoli? Il rumore, principalmente il rumore. Ma anche il vivere ammassati e lo smodato
arrabattarsi per gli affari, per la carriera. E poi tutte quelle smancerie pseudoraffinate della plebaglia
urbana. Quindi tutti gli aspetti della citt? No. Non tutti. Non gli abitanti che - quando meritano il
nome di
cittadini - sono addirittura molto pi autentici, s, molto pi naturali di coloro che vivono in
campagna.5 Nella citt sentiva la mancanza del villaggio, nel villaggio sentiva la mancanza dei
cittadini. Dunque un conflitto tragico commentava egli stesso e, come tale, privo di soluzione.
Tra le grandi citt non gli andavano a genio n Berlino n Francoforte; si sentiva a proprio agio solo
a Vienna, con tutte le riserve del caso. Nei tempi bui, Parigi costitu per lui poco pi che un rifugio.
E impieg molti anni ad abituarsi gradualmente a New York, la citt tentacolare.6 Chiamava il
Central Park una prigione per gli alberi.7 Sempre lo accompagn la nostalgia di una vita in
campagna. Nelle sacre Scritture osserv in una conversazione con Benjamin e Adorno si
avverte sempre aria di paese.8
Perseguiva un rapporto autentico con le cose, e nella musica lo ritrovava nella sua pi pura
espressione; cos come nella natura e nella fede, anche nelle persone cercava lautenticit. E non di
rado liquidava con ironia mordace e con disprezzo quanto vi si opponeva: vuote chiacchiere,
malafede, inganno. Nel 1949, a proposito del suo ribrezzo per linganno perpetrato attraverso la
fede e la religione , scriveva nel diario: Questo ribrezzo cos forte che io, uomo di profonda
fede, aborro la stessa parola religione. Se Dio vuole, nella lingua degli ebrei tale parola non esiste
neppure. Da noi si chiama emunah, che equivale a fede. Ci di somma importanza! Il popolo
religioso par excellence non possiede nella sua lingua il termine religione! Sono certo che se
avessimo avuto questa parola, saremmo diventati miscredenti come i pagani e ipocriti come i
cristiani....9 Questa osservazione, annotata a pochi anni dalla Shoah, intimamente connessa
con quella secondo cui la cosiddetta questione ebraica non altro che la questione se mai sar
possibile convertire i cristiani al cristianesimo.10 Da frasi cos traspare quale significato funesto
Morgenstern attribuisse alla falsificazione delle cose umane. Per questo motivo egli era incapace di
qualsiasi compromesso nelle questioni essenziali. E ci pu aver influito sullavversione da lui
provata per alcuni colleghi. Se non vi era la possibilit di giungere a un accordo, a unintesa
elementare, preferiva tacere. Lo rivela un suo ricordo dedicato a due contemporanei che stimava
molto: Abraham Sonne, con cui si vedeva quasi quotidianamente a Vienna negli anni Trenta, e
Walter Benjamin, incontrato pi volte nel 1940 a Parigi e a Marsiglia: Con questi due amici
potevo parlare di letteratura senza poi provare rimorso o addirittura vergogna. Solo questi due
uomini comprendevano della letteratura quello che c da comprendere. Da quando non ho pi
questi amici, del mio lavoro non parlo pi con nessuno.11
Evidentemente nella vita di Morgenstern vi sono sempre state delle fasi in cui egli si ritraeva di
colpo dal mondo circostante e perfino dagli amici intimi, senza farsi sentire per settimane e mesi.
Alban Berg un giorno se ne lament con lui, facendogli osservare preoccupato che questo
equivaleva a un fallimento davanti alle cose della vita; Morgenstern da Berlino gli rispose allora
con una spiegazione memorabile. Il fatto semplicemente questo, che da sempre - malgrado tutta
la gioia di vivere, gli interessi spirituali, la sete di sapere e di esperienze, e la venerazione asiatico-
ebraica per la pienezza, la bellezza e lincanto della vita e cos via, in una parola malgrado tutte
queste caratteristiche che mi fanno apparire a chi mi incontra come un cuorcontento pieno di
entusiasmo - io, in fondo, mi sono sentito sempre un uomo assai superfluo. Questo,
non fraintendermi, non sentimentalismo e neppure un giudizio di valore o un qualche vuoto
spirituale ma , per cos dire, un sentimento cosmico - se proprio vogliamo adoperare paroioni.12 E
in un dialogo riportato da Morgenstern nei suoi ricordi dedicati ad Alban Berg, cos egli spiegava
allamico: Non so perch, ma fin dalla giovinezza vengo di quando in quando sopraffatto dal
pensiero che tutti gli sforzi umani non valgano la pena di essere compiuti. Non una sensazione, n
la considerazione pessimistica che tutto vano. E' una specie di corto circuito ... Spegne qualsiasi
impulso a intraprendere qualcosa. In questo stato danimo mi trovo sempre quando, destate,
cammino da solo in montagna. Come vedi, non dunque uno stato depressivo. Direi quasi che il
contrario. Mi capita anche nel pieno turbinio della vita cittadina. A quel punto mi risulta
semplicemente impossibile fare anche la minima cosa - la pi banale al pari della pi importante...
Se fosse una patologia, esisterebbe una cura. Ma tendo a credere che quello stato ... sia la mia
salute. Una salute che mi preserva da molte malattie.13 Uno stato di questo genere, un tale
sentimento cosmico, contrasta singolarmente con lenergica risolutezza con cui Morgenstern
tendeva di solito ad affrontare le questioni esistenziali. Un simile isolamento - vissuto
evidentemente come liberazione e come opportunit di concentrarsi sullessenziale - sembra anche
in singolare contrasto con la natura assai socievole di Morgenstern, e specialmente con limportanza
eccezionale da lui attribuita allamicizia. Notevole comunque latteggiamento di estrema
riservatezza che egli mostr per tutta la vita nei confronti dellarrivismo e dellaffarismo. A Berg,
che lo invitava a darsi un po pi da fare per le sue pice teatrali chiedendogli perch mai scrivesse
se poi non intendeva pubblicare, Morgenstern rispose: Scrivo per lo stesso motivo per cui tu
componi. In parole povere, quel po di vita che mi concesso voglio sperimentarlo - nella misura
del possibile - in altre dimensioni, voglio cio ampliarlo e arricchirlo. Quel che poi ne avviene in
realt, lo riconosco, non ha per me grande importanza.14 Ogni attivismo era estraneo a
Morgenstern. Privo di qualsiasi aspirazione al successo, non capace n disposto a mettersi in mostra
e a far valere i propri meriti, un uomo del genere non era certo fatto per il mercato letterario del
momento. Un motivo, anche questo, per cui cadde nelloblio.
4
Lamicizia tra Morgenstern e Joseph Roth abbracci tre decenni. Che cosa univa i due uomini?
Allinizio, oltre alla comune vocazione letteraria, senzaltro anche il fatto che i loro ricordi della
Galizia orientale fossero cos legati alla natura. E lamore dei due galiziani per la Vienna del tempo,
nonostante tutti gli aspetti critici, era a ci connesso. In Roth la cosa risultava pi mascherata, e
tuttavia fu proprio lui, in un breve piccolo elogio della vecchia Vienna, a lodare leterno legame
della citt con la natura e a scrivere del suo selciato, contrapposto allasfalto: Era un simbolo
molto evidente e molto semplice. Le pietre erano il dono della natura alla citt ... Vienna non
cessava mai di essere campagna.15 Morgenstern in particolare colse per due decenni in Vienna gli
echi di ununit tra un mondo agrario incentrato sul villaggio e una societ avanzata sul piano civile
- bisogner piuttosto dire: la societ rappresentata dai suoi amici -, quellunione cio a cui egli
aspir per tutta la vita.
Profondi conoscitori della Vienna intellettuale nel periodo fra le due guerre, Morgenstern e
Roth erano ciononostante dei grandi solitari. Malgrado tutte le differenze di talento e di carattere,
erano uniti da unintima affinit: da un lato la mai sopita protesta contro gli aspetti negativi
dellesistente, un rapporto tra lironico e il sarcastico con la loro epoca, e dallaltro un enfatico
evocare gli anni trascorsi nella Galizia orientale. La prima guerra mondiale, con le sue conseguenze,
risvegli le simpatie di entrambi per la socialdemocrazia austriaca, ma in seguito agli sviluppi
politici del paese sempre pi se ne distanziarono. Il loro socialismo fu sostanzialmente non gi
teoretico bens empirico, con chiari accenti anarchici. La crescente aggressivit dei circoli
antisemiti, soprattutto in ambito accademico, gi nel 1913 mise i due studenti dellUniversit
di Vienna di fronte alla cosiddetta questione ebraica, e soprattutto in Roth suscit lesigenza di
un chiarimento interiore. Morgenstern, che da liceale aveva fatto parte a Tarnopol di un gruppo
sionista poi dichiarato fuori legge, era molto pi risoluto di Roth il quale, di quattro anni pi
giovane, indulgeva a pose ironicamente ricercate andandosene in giro con il monocolo. Bench la
sua concezione del sionismo fosse nel frattempo cambiata, Morgenstern - come sottoline Gershom
Scholem mettendolo a confronto con Roth - era legato allebraismo molto pi di lui o della
maggioranza degli scrittori che egli frequentava prima dellavvento del nazismo.16 Tale
attaccamento si sarebbe di nuovo manifestato, per la prima volta dopo gli anni giovanili, nellopera
Funken im Abgrund, la cui genesi va collocata agli inizi degli anni Trenta.
Anche la comune collaborazione alla Frankfurter Zeitung ebbe senzaltro un ruolo nei loro
rapporti. Risale in ogni caso agli esordi dellattivit di Morgenstern come corrispondente culturale
del quotidiano il consiglio dato da Roth a Benno Reifenberg, allora responsabile della terza pagina e
intenzionato a far lavorare Roth insieme a Morgenstern, di tenere per s quel progetto: Lei
provocherebbe soltanto un inutile astio.17 Di questa collaborazione non abbiamo ulteriori notizie.
La corrispondenza relativa al periodo precedente la guerra, in possesso di Morgenstern, andata
pressoch completamente perduta nel vortice dellesilio - lettere preziose, tra cui molte di Roth e
alcune di Musil, Benjamin e altri ancora. N sono state conservate le lettere che Roth ricevette da
Morgenstern, a eccezione di una sola - Roth non era propriamente un collezionista. A quanto
dato vedere, i rapporti tra Morgenstern e la redazione culturale, non diversamente da quel che
avveniva nel caso di Roth, sono contraddistinti da palesi divergenze, tali da provocare nellarco di
pochi anni un sensibile raffreddamento dei suoi interessi giornalistici. Iniziato il lavoro al romanzo,
egli prefer infatti trasformare il suo contratto di corrispondente in un rapporto di collaborazione
esterna. Ma le tensioni proseguirono. Da parte sua, cos leditore Heinrich Simon individu le
ragioni dei problemi che erano insorti: La difficolt sta nel fatto che nel Suo lavoro Lei non un
corrispondente della Frankfurter Zeitung bens lo scrittore Morgenstern, che vive a Vienna, ma
potrebbe benissimo vivere altrove, e che ogni tanto ci manda un suo contributo. Siccome questi
contributi provengono, per cos dire, dallambito di una produzione letteraria e non sono dettati
dalla semplice esigenza di fare cronaca, ecco che un articolo riesce bene e laltro no.18 Lesperto di
giornalismo constatava quindi, certo non del tutto infondatamente, nello scrittore Morgenstern
una carenza di motivazione giornalistica, il che limitava le possibilit di avvalersi dei suoi
lavori. Tre anni pi tardi, tuttavia, si complimentava con lui per il romanzo. Morgenstern in seguito
ricorder: Io davvero non ho mai sopravvalutato la Frankfurter Zeitung, neppure in quellepoca
ancora di democrazia per lEuropa in cui perfino il mio amico Joseph Roth si sentiva fiero
di rappresentare la Frankfurter Zeitung nel mondo e liquidava le mie frecciate ironiche contro
questa sua ingenuit dandomi ingiuriosamente del krausiano. E una volta ho manifestato
alleditore del giornale, Heinrich Simon, la mia opinione sulla vilt francofortese (ad esempio
nella questione ebraica) con una franchezza che lui poi non mi ha mai perdonato.19 Dopo quanto
accaduto, Morgenstern decise sin dagli inizi dellesilio di non svolgere mai pi attivit giornalistica,
e un decennio pi tardi annot: Leggere i giornali in fondo non che un vizio, un vizio
consuetudinario, come il tabacco, lalcol e altri simili flagelli.20
Non capisco come un uomo della tua sensibilit possa credere che il mio benessere dipenda
dallaver concluso un libro. Sai bene da quanti fattori, molto pi importanti, dipenda e sai che io -
per di pi - dipendo dal denaro.21 Roth mosse allamico questo rimprovero pieno di stizza dopo
aver declinato un invito, rinnovatogli da diversi anni, a recarsi nella tenuta che la suocera di
Morgenstern possedeva in Baviera. Dei due, Roth era indubbiamente il pi difficile. Entrambi,
tuttavia, erano di temperamento polemico, sicch tra di loro non mancarono malumori e
risentimenti - specie da parte di Morgenstern. Se ne trovano tracce in alcune lettere di Roth ad altri
suoi corrispondenti. Alla base della rottura avvenuta nel 1934, in seguito al presunto plagio del
nome Christjampoler nel Tarabas, vi era un fraintendimento da parte di Morgenstern. Anno dopo
anno il rapporto con Roth and facendosi sempre pi faticoso a causa del suo crescente consumo di
alcol. E anche altri, come ad esempio Stefan Zweig, mecenate e amico devoto, dovettero farne
la dolorosa esperienza. A ci si aggiunsero le grandi difficolt dellesilio, cui Roth, dalla met degli
anni Trenta in poi, reag con sempre maggiore irritazione, e rimodellando limmagine che egli
stesso aveva di s.22 Il contegno da ufficiale austroungarico esibito da Roth, la sempre pi marcata
opzione monar-
chica, limmagine dorata dellimpero asburgico come luogo di convivenza di numerosi popoli,
immagine nella quale i sentimenti socialisti di un tempo erano ormai ricoperti da una scorza che li
rendeva irriconoscibili, furono probabilmente considerati da Morgenstern con occhio divertito.
Possiamo supporlo tenendo conto del suo carattere assolutamente estraneo a tutto ci che militare
nonch della parodia che egli fece del discorso commemorativo tenuto da Roth nel 1938 per il
genetliaco dellimperatore.23 Diversa, invece, era la sua opinione sullavventura di Roth con il
cattolicesimo, e soprattutto sullaffermazione dellamico, secondo cui lebraismo liberale aveva
apportato alla cultura europea il socialismo e la catastrofe.24 Al pi tardi durante lesilio parigino,
nella quotidiana frequentazione di Roth, Morgenstern si rese altres conto che, sotto la pressione
degli eventi politici e della situazione esistenziale, leterna automistificazione praticata dallamico
era diventata ormai una bizzarra doppia vita -per dirla con il talmudista lituano Joseph
Gottfarstein. A questultimo Roth si affid negli ultimi anni, rivolgendogli un giorno, implorante, la
domanda: Pensi che io sia davvero un apostata? Pensi davvero che io abbia perso la testa? ... Non
capisci che la pura verit non pu essere n detta n espressa attraverso i gesti? Pu solo essere
taciuta. E Gottfarstein ricorda: Era chiaro per me che Roth non riusciva a distaccarsi
dallebraismo ... In compagnia di ebrei orientali, il suo tono si faceva pi familiare, pi disinvolto,
lui stesso acquistava una maggiore calma, era come se avesse ritrovato la sua patria.25
Anche Morgenstern lo conosceva sotto questa luce, e ben sapeva quale significato attribuire alle
ambizioni cattolico-monarchiche di Roth. Con pazienza e sofferenza lui, il pi fedele tra i
fedeli,26 sopport lo straziante ottenebrarsi dello spirito dellamico che andava a poco a poco
uccidendosi con lalcol.
5
Fu probabilmente gi nel periodo viennese che Soma Morgenstern concep lidea di scrivere
un giorno la storia della propria vita. Un progetto, questo, dettato anche da alcune perdite precoci:
limprovvisa morte, in seguito a un incidente, del padre che egli amava e venerava; la morte del
fratello prediletto nei primi giorni della guerra; il lutto per il mondo dellinfanzia - quella terra al
confine orientale dellimpero asburgico devastata durante il primo conflitto mondiale e persa
all'improvviso allorch, con i trattati di pace, venne assegnata alla risorta Polonia. Una serie di
perdite destinata a protrarsi. La morte assolutamente repentina di Alban Berg, di colui che fu il pi
caro amico della sua vita. Poco dopo la fuga di fronte allavanzata delle orde naziste, la separazione
da moglie e figlio, la perdita della sua Vienna. Poi la morte di Roth nellesilio parigino. Due anni
dopo - di nuovo guerra - la fuga dallEuropa e una triste vita di profugo a New York. E, ancora, le
notizie sulla terribile fine degli ebrei dEuropa, tra cui la madre, il fratello, una delle due sorelle, un
nipote. - Se esperienze tanto funeste hanno senzaltro suscitato e rafforzato lintenzione di rievocare
e conservare mediante le parole della memoria quanto andato perduto, le difficolt che si
opponevano alla realizzazione della progettata autobiografia erano nondimeno assai gravose. Di
continuo Morgenstern sperimentava quanto inattendibile fosse la memoria: Quando si tratta di
nomi e date fa cilecca. Questo, per, sempre stato un mio punto debole.27 Aveva perso inoltre
tutti i suoi appunti e lintera corrispondenza, nonch - per ben due volte - la sua biblioteca: con la
fuga dalla Galizia, nella prima guerra mondiale, e con quella dallAustria, nel 1938. Ma quel che
pi pesava e che gli cost un duro sforzo fu esporsi alla dolorosa rievo-
cazione di tutto ci che aveva irrimediabilmente perduto. Da un bilancio in cui Morgenstern,
ormai vecchio, indica una delle costanti di fondo della propria vita traspare un felice senso di
realizzazione: Per quanto riguarda lamicizia, ho avuto particolare fortuna. Posso dire senza
esagerare che stata la benedizione della mia vita.28 Su questo senso di realizzazione, per, la dice
lunga un altro appunto dello stesso periodo: In realt ci che da anni vado scrivendo dovrebbe
intitolarsi: Una vita con amici. Purtroppo per non posso utilizzare questo titolo perch appartengo
a quella sventurata generazione che venne travolta da un maroso della storia universale da cui solo a
pochi fu dato salvare la vita, pur se nessuno riusc a scamparvi senza danno.29 In questo amaro
commento a qualcosa che rest impossibile, la vita di Morgenstern e della sua generazione vista
come una storia che non si realizzata. Un simile fallimento non pot non ripercuotersi anche sul
modo di affrontare lautobiografia. E' vero che nel corso degli anni la mole degli scritti aument, ma
i ricordi non si lasciarono pi rifondere in una biografia, nella storia di una vita. Di continuo
devo constatare come non si possa fare affidamento sulla memoria scrive Morgenstern, e
cos prosegue: a meno che non ci abbandoniamo a un incontrollato processo di associazione di
idee. Il miglior controllo della memoria lassenza di controllo. Non si pu mungere il ricordo.
Bisogna lasciarlo al suo libero fluire. Un ricordo successivo dimostrer senzaltro che il suo
impellere, apparentemente caotico, apparentemente casuale, rientrava in un contesto di associazioni
quasi sempre coerente.30 Doveva tuttavia risultarne che anche la memoria del sopravvissuto recava
in s le fratture del tempo, e che nessun flusso di associazioni - fosse improntato a Freud o a Proust
- poteva superare quelle fratture. Troppo disparate erano le esperienze,
troppo in balia di poteri soverchianti la vita, e Morgenstern, al pari di tanti suoi simili, era ormai fin
troppo chiaramente un semplice sopravvissuto. Ma proprio rifiutandosi - in contrasto col proposito
iniziale - di ridurre forzatamente a una biografia stilizzata e in s conclusa ci che stato
frammentato dalla violenza del secolo, il suo narrare si rivela veritiero. I ricordi biografici di
Morgenstern risultano frammentari in un duplice senso: sono rimasti incompiuti, e quanto di essi
esiste, testimonia di una vita offesa.
Gi la preistoria del libro sugli anni trascorsi accanto a Joseph Roth contraddistinta da fratture. A
partire da un manoscritto, incominciato a Parigi subito dopo la morte di Roth. Alla fine degli
anni Quaranta, nel dedicarsi con maggior assiduit alle sue memorie senza tuttavia ancora
intraprenderne la stesura, Morgenstern annotava nel diario: E' una iattura che i miei appunti del
periodo parigino siano andati persi. Avevo scritto un ricordo di due amici defunti: Joseph Roth e
Alban Berg. Al centro del discorso si trovava pi Alban che non Roth, e tuttavia la mia convivenza
con Roth a Parigi vi era descritta minuziosamente. Mai, in tutta la mia vita, superer questa perdita,
la perdita di questi due amici. Ma costante sar anche il rammarico per la perdita dei miei Ricordi
di due amici.31 Lanno seguente, Morgenstern intraprende il suo primo viaggio in Europa dopo la
fine della guerra. Si reca a Parigi e occupa la sua vecchia stanza nello stesso albergo che oltre un
decennio prima lo aveva ospitato insieme a Roth. Probabilmente nella vita di ogni esule esiste la
leggendaria valigia. Morgenstern ne ritrova una che aveva dovuto abbandonare nel maggio del 1940
in seguito al suo improvviso arresto. Conteneva per lo pi roba senza valore, vecchi abiti,
uno smoking e un frac, scarpe rinsecchite - e tuttavia, che emozione rivederli!! .32 E ritrova anche
un ma-
noscritto di Roth dedicato ai primi due romanzi dellamico. Morgenstern lo aveva casualmente
riposto nella sua Bibbia con testo in ebraico e in tedesco, e cos era sfuggito al sequestro: Non
erano certo esegeti della Bibbia gli uomini della Gestapo.33 Lattimo del ritrovamento ci
tramandato dal diario: Quando nel cuore della notte disfeci la valigia, spolverai i libri e a un tratto
nella Bibbia ritrovai quelle pagine di cui mi ero completamente dimenticato - lo scritto, a quanto mi
risulta, inedito -, mi misi a leggere con il cuore che mi batteva allimpazzata, e quando giunsi alla
fine e lo sguardo mi cadde sulla sua firma, mi sorpresi a esclamare ad alta voce Caro amico.... Poi
piansi a lungo nella misera stanzetta che solo cinque scalini separavano da quella forse ancora pi
misera dove sovente avevo svestito e messo a letto Roth, mortalmente malato, dopo aver portato su
il povero amico completamente ubriaco. Se si fosse aperta la porta e lui, il defunto, fosse entrato,
non mi sarei minimamente stupito, tanto vicino lo sentivo quella notte - a oltre undici anni dalla sua
morte.34 Ancora in una lettera del 1959 Morgenstern cita questo manoscritto, che tuttavia non
figura nel Lascito. Probabilmente andato perduto in seguito a uninondazione delle cantine del suo
albergo newyorkese, quando il personale butt una valigia senza avvisare Morgenstern. Il libro su
Roth non ne fa menzione.
Pochi giorni dopo, Morgenstern annota: Ho deciso - ieri notte - di descrivere la morte di Roth, i
suoi ultimi anni e la sua fine. Ci pensavo gi da tempo, ma dovevo superare una forte resistenza
che, a quanto pare, ho vinto solo ieri notte. Non volevo toccare quellargomento doloroso. Perch
riaprire vecchie ferite? - ne ho gi tante di nuove. Ma lo far ugualmente. Quando per? E dove? La
cosa migliore sarebbe qui a Parigi. La cosa migliore sarebbe dopo il mio ritorno da Israele. La
morte a Parigi.
Questo sar il titolo.35 Sarebbero per passati anni prima che intraprendesse effettivamente il
lavoro. Il progetto originale si ampli e fin per abbracciare tutto il tempo trascorso insieme a Roth.
A ci corrispose anche un nuovo titolo, Fuga e fine di Joseph Roth, che allude palesemente
allopera dellamico Fuga senza fine, apparsa nel 1927. In una recensione dedicata a due altri autori,
Morgenstern innalzava in un certo senso quellopera a modello politico-letterario: Un resoconto
che non rappresenta affatto una fuga dal tempo, ma compie invece un chiaro balzo in avanti nella
direzione che il tempo stesso dovrebbe prendere.36 Morgenstern in seguito riconoscer nella fuga
un motivo centrale nella vita dellamico: Fu sempre un profugo per volontaria decisione. Forse
perch lo era stato suo padre, aveva nel sangue quella tendenza. Dapprima fugg dalla sua famiglia.
La guerra lo allontan dagli studi a cui non fece pi ritorno. Lasci Vienna, non scorgendovi alcuna
possibilit di farsi strada.37 Il biografo di Roth, David Bronsen, ha invidiato a Morgenstern il titolo
del suo libro: anche Bronsen pone al centro della propria opera il tema della fuga; parla dellalcol e
della mitomania di Roth e ritiene, in sostanza, che lautore di Fuga senza fine si sia slanciato
nella fuga della produttivit e, mediante la scrittura, abbia cercato una copertura spirituale.38 E
tra i mezzi impiegati da Roth per fuggire egli annovera anche i viaggi. Lo stesso Roth, del resto,
individuava lorigine di questa ossessione nella sua esperienza bellica, come rivelato dalla risposta
a un questionario: Mi presentai come volontario per il trasferimento al fronte ... Poi tornai a casa e
riconobbi che nel frattempo avevo acquisito il diritto a una nuova patria: davvero a casa io ero
ormai l fuori, nel grande regno della morte. La patria era povera e angusta, disorientata e
sconcertante - e la felicit di non essere fra i caduti, provata ancora durante tutto
il lungo tragitto del ritorno, si trasform in un baleno nellinfelicit di essere diventato un estraneo a
casa. Ricominciai cos a viaggiare... .39 Di fatto Roth non tornato spesso in Austria e, quasi a
volerne dare una giustificazione, cos aggiunge: Talvolta ho nostalgia della patria. Per quale
ragione non si dovrebbe dirlo? Comincio ad amare la patria perch non la vedo. Ho paura di
sentirmi un estraneo facendovi ritorno. Per essa non si pu pi morire -e viverci difficile. Ecco il
motivo per cui io viaggio. Non a caso in questa frase finale Roth omette una parola essenziale
nella domanda della redazione.40 Per lui viaggiare una coazione, la coazione appunto, alla fuga.
Cos Morgenstern formula in maniera paradossale la cosa: Roth si sentiva spinto a viaggiare
perch il Qualche luogo, anzi il Nessun luogo gli era pi gradito del luogo natio ... Eppure da
sempre soffriva, come di un male acuto, per la mancanza di una patria ... Viaggiare era il suo
secondo modo di inebriarsi. Cos la fuga divenne per lui una patria.41
Il primo modo di inebriarsi cui Roth fece ricorso - il continuo consumo di alcol -, con le sue
conseguenze strazianti, sarebbe divenuto largomento determinante del libro su Roth. Morgenstern
persegu a lungo lobiettivo di fare del destino di Roth un esempio sconvolgente e ammonitore.42
In seguito rinunci a questo progetto. ... sono giunto ... a una visione assai diversa, che mi fa
apparire il mio amico Joseph Roth in una nuova luce - almeno nel ricordo dei tempi passati.43 Il
brano citato non fornisce spiegazioni. A quale visione si riferiva? A questa, credo: Probabilmente
sarebbe rimasto solo un brillante giornalista se i suoi stati di ebbrezza non avessero fatto di lui un
artista.44 Traspare da queste parole una diversa interpretazione del tema della fuga. Non definendo
la creazione letteraria in s come fuga dalla realt, Morgenstern riesce a cogliere
in Roth il nesso tra produttivit e fuga. Nella misura in cui non si trattava di mera dipendenza fisica,
come alla fine avvenne per lalcol, lebbrezza nelle sue diverse forme fu indubbiamente per questa
esistenza tormentata un veicolo di fuga. Tuttavia la scrittura di Roth, il livello di elaborazione
linguistica, la qualit letteraria - niente affatto circoscritta allopera narrativa, anzi non di rado
capace di raggiungere nei testi giornalistici una purezza ancora superiore, come Morgenstern ben
vide -, questa scrittura resterebbe del tutto incomprensibile se intesa come fenomeno di fuga,
bench alcune testimonianze autobiografiche dellautore sembrino suggerire una simile
interpretazione. Quanto al processo produttivo, unindagine psicologica non saprebbe dirci quasi
nulla di essenziale, mentre potrebbe illuminarne i presupposti soggettivi. A essi fa riferimento
Morgenstern, quando, ormai vecchio, a proposito del significato che lalcol ebbe per Roth scrive:
Oggi non posso respingere il pensiero che lalcol, nel bene e nel male, fosse il suo destino. Anche
nel bene? S, ora lo credo: anche nel bene. Vi furono, infatti, tempi in cui lalcol lo aiut a
sopportare tanta sventura. Vi furono tempi in cui lalcol cre intorno a lui come una paratia dietro la
quale poteva isolarsi e trovare il coraggio di resistere ancora. E resistere per lui significava
continuare a scrivere.45 Non come mezzo di fuga, non come forma di ebbrezza, ma piuttosto come
una puntuale testimonianza di resistenza umana in mezzo a una realt di sangue - ecco, cos
Morgenstern interpreta lopera di Joseph Roth.
Dei ricordi di Morgenstern colpisce la linearit. Per intricati che possano talora essere i sentieri
percorsi dalla memoria, lesposizione non divaga quasi mai. Il suo linguaggio non conosce effetti
strepitosi, non conosce manierismi o fronzoli di sorta. Non si agghinda n ricorre a civetterie. Non
possiede qual-
cosa che si possa chiamare eleganza. Anzi, ha caratteristiche decisamente spigolose, dure,
determinato pi dal ritmo che dalla melodia. Tali caratteristiche dipendono indubbiamente anche dal
fatto che Morgenstern era solito dettare e non scrivere le sue memorie; solo di pochi brani si
trovano nei suoi quaderni abbozzi o prime stesure scritti a mano. Per quanto dato osservare,
quindi, sembra che la maggior parte dei testi autobiografici sia nata durante la dettatura, in parte
seguendo un disegno gi delineato, in parte liberamente. Non di rado la forma linguistica lo lascia
trapelare: inconfondibili segnali sono certe peculiarit della dettatura, come ad esempio le frequenti
ripetizioni, le parole collocate in posizione insolita e cos via, tutte cose che, in genere, rimasero tali
e quali anche nel dattiloscritto del libro - bench Morgenstern avesse corretto il testo di suo pugno
o, ancora, su dettatura. A una redattrice della pagina culturale di un giornale egli motiv questo suo
modo di procedere con le seguenti parole: Faccio cos per non espormi alla pericolosa tentazione
di scrivere con arte. Quel che a me importa la verit. Altrimenti unautobiografia non ha, a mio
avviso, alcun senso. Vi sono forse autori che fanno letteratura anche quando si limitano a dettare.46
Questo non il mio caso.47 Il principio formale cui si attiene Morgenstern lespressione diretta
della cosa. In una delle sue rare dichiarazioni in merito alle proprie concezioni estetiche egli
afferma: Amo una parola forte e anche oscena, se come espressione conduce in modo naturale alla
meta, che quella di chiamare senza pruderie una cosa con il suo nome, di formularla, descriverla.
Se per mi accorgo che ci si compiace dellespressione naturale, allora mi risulta odiosa. Perch
in tal caso diventa appunto volgare, grossolana.48 Espressione naturale: non sappiamo se qui
risuonava il vecchio concetto della natura lin-
guistica di tutte le cose - su cui soltanto pu essere fondata la loro corrispondenza naturale e, con
essa, una possibile adeguatezza delle parole umane. Quel la formula non sottintende, daltra parte,
la piatta equiparazione di linguaggio scritto e linguaggio colloquiale. Unaltra annotazione del
diario dimostra infatti che Morgenstern, dal punto di vista sia del contenuto che del linguaggio, si
sforzava di concentrarsi sullessenziale: Avevo trentasei anni quando un giorno mi resi conto che
la maggior parte degli scrittori, pittori, musicisti, in breve la maggior parte degli artisti produce
una pasticceria di lusso (torte, meringhe, squisitezze) con pi o meno gusto. E lo trovai indegno. Mi
dissi: o sei in grado di sfornare del pane oppure no. Se non sei capace di sfornare del pane, pane
buono e sano che rallegra lo stomaco e il cuore delluomo, allora rinuncia. E non era una
convinzione di natura sociale, beninteso. Di problemi sociali mi sono occupato fin da giovanissimo.
Si trattava piuttosto - sit venia verbo - di una convinzione puramente estetica.49
Nellimmagine elementare del buon pane si nasconde niente meno che la rivendicazione di una
verit letteraria assoluta. A proposito della genesi del suo libro su Berg, Morgenstern dichiara in
una prefazione: Dopo il primo abbozzo, che mi cost molto tempo e uno sforzo non indifferente
per vincere le mie resistenze, rinunciai al progetto quando vidi con sgomento che avevo scritto la
verit ma non tutta la verit. Riflettei a lungo, e scoprii la causa di questo errore: senza ammetterlo
di fronte a me stesso, avevo pensato a una pubblicazione.50 Ma se, parlando di contemporanei a
lui sgraditi non aveva peli sulla lingua, non era viceversa disposto a ferire una persona cara. A
molti anni dalla loro stesura rilesse i capitoli su Berg: Come fui piacevolmente sorpreso
nellaccorgermi che tutto quanto avevo scritto su di lui non creerebbe imbarazzo n a lui n a me,
se dovessi incontrarlo su un altro pianeta ed entrambi avessimo ancora voglia di leggerlo! Decisi
allora di pubblicare ... quei capitoli.51 Una concezione cos umana dellobbligo di dire il vero,
tutta pervasa dal sentimento dellamicizia, traspare in identica misura dai ricordi dedicati a Berg
cos come da quelli dedicati a Roth.
E' naturale che una rievocazione dettata da simili ragioni trovi il mezzo despressione a s pi
congeniale l dove il rapporto fra gli amici si manifesta con la massima purezza: nella
conversazione. Ampio spazio occupa naturalmente anche la narrazione, che non disdegna
laneddotico. Il piacere di narrare annotava Morgenstern indice di un gusto raffinato.52 E
tuttavia si direbbe che di quanto viene qui narrato molto nasca dal ricordo di conversazioni che,
restituite nellimmediatezza del discorso diretto, sanno evocare il passato con intensit maggiore
rispetto alle parti narrative. In queste conversazioni il ricordo determinato, pi apertamente del
solito, da unintenzione mimetica: vuole evocare dalle profondit del tempo il suono di ci che un
giorno venne pensato e detto. Ma non si pu negare che una simile mimesi della parola pronunciata
nel passato sia destinata in ultima istanza al fallimento: ci che essa riesce a evocare , nel
migliore dei casi, loggetto di un discorso, la situazione, latmosfera, forse anche il suo svolgimento
per grandi linee, ma solo eccezionalmente i termini precisi di una frase. E, come si detto,
Morgenstern non poteva basarsi su nessun appunto. Queste parti non vanno quindi lette come
protocolli della memoria, quanto piuttosto come dialoghi di un sopravvissuto con un morto per lui
indimenticabile.
Nellambito della memorialistica su Roth non si trova pressoch nulla di paragonabile con le
memorie di Morgenstern. Nella gran messe di notizie che intorno alluomo Roth queste memorie
portano a nostra conoscenza, a spiccare in particolar modo sono i capitoli sullestremo periodo della
sua vita, tra cui quello finale dedicato allultima passeggiata di Roth nella sua repubblica di
Tournon, cos come il racconto di quel pomeriggio in cui Roth ebbe un crollo, dopo aver appreso,
la mattina, la notizia del suicidio di Ernst Toller. Alcuni dettagli nellesposizione di Morgenstern si
scostano dalle conoscenze gi acquisite - per esempio il racconto di come venne messo in salvo il
lascito di Roth.53 E fin troppo comprensibile altres il fatto che a lui, uno degli amici pi intimi di
Roth, i maneggi dei circoli cattolici intorno al defunto in occasione delle esequie dovessero risultare
pi che disgustosi. E nondimeno lo stesso Roth, se vivo, si sarebbe forse limitato a ripetere la
maliziosa profezia da lui gi fatta un giorno allamico: Tu prendi tutto troppo sul serio. Per questo
non vivrai a lungo. Guarda, io sono un coccio eppure so affrontare questepoca meglio di te. Sono
un coccio eppure ti sopravviver.54
NOTA EDITORIALE
Il presente volume si basa sul dattiloscritto Joseph Roths Flucht und Ende, conservato nel Lascito
dellautore a New York. Il dattiloscritto, che non datato, comprende 321 pagine battute a macchina
su una sola facciata e numerate prevalentemente a mano, oltre al frontespizio e a un foglio con
lindice dei capitoli. Il capitolo Marzo 1938 numerato a mano da 230A a 230N e fu
evidentemente aggiunto in un secondo tempo. Lintero dattiloscritto corretto a mano, in parte da
Morgenstern, in parte da altra persona cui lautore dettava le proprie correzioni (si veda a tale
riguardo la nota 47 a p. 459). Al titolo dellopera, il curatore, per definirne il genere letterario, ha
aggiunto il sottotitolo Memorie.
Nel Lascito si trovavano inoltre due dattiloscritti, portati a conclusione, su tematiche attinenti
anchesse a Roth: Una voce dal diciottesimo secolo (7 pagine) e Il discorso commemorativo (5
pagine; il titolo stato aggiunto dal curatore). La genesi dei due testi risale, probabilmente, a
unepoca successiva; per questo motivo non sono stati inseriti da
Morgenstern nel dossier Roth. Il curatore li ha inclusi nel libro nei punti cronologicamente
pertinenti. Il Lascito, inoltre, conteneva un dattiloscritto dal titolo Conclusione (4 pagine) e un
altro, intitolato Osservazioni (11 pagine). I due testi - in questordine e separati da tre asterischi -
sono stati aggiunti al dattiloscritto su Roth. Con il titolo di Conclusione si rinunciato quindi alla
designazione, certamente provvisoria, di Osservazioni. Tutti questi dattiloscritti, cos come lo
stesso dossier Roth, sono privi di data e corretti a mano.
Lultima parte del testo contenuta nel dossier denota una serie di contraddizioni e incongruenze
nella successione dei capitoli e nella titolazione. Il curatore si ritenuto autorizzato a eliminare
questi palesi errori intervenendo nel seguente modo. Per conservare quella che nelle intenzioni di
Morgenstern doveva essere una successione sostanzialmente cronologica dei capitoli, il curatore ha
anticipato Marzo 1938, che nel dattiloscritto veniva dopo Una bouillabaisse con intermezzo.
Due capitoli del dattiloscritto sono stati erroneamente scambiati da Morgenstern in un secondo
momento, come mostra la sostituzione dei titoli; si tratta di La sua ultima primavera parigina (nel
dattiloscritto intitolato in seguito erroneamente La fine) e di Ultimi giorni (ribattezzato nel
dattiloscritto: La sua ultima primavera parigina). Il curatore ha considerato nullo tale scambio e
ha ripristinato i titoli originali che nel dattiloscritto erano stati cancellati e sostituiti nella maniera
indicata. Infine, tenendo conto del contenuto oltre che del titolo generale del libro, lampio capitolo
Il primo attacco di delirio stato diviso in due parti, e alla seconda, considerata un capitolo a s,
si dato il titolo La fine.
Qualche passo compare due volte nel dossier Roth e ci pu essere in parte spiegato col fatto
che alcuni capitoli furono pubblicati separatamente in
una versione da Morgenstern approntata a tale scopo e apparsa con il titolo Joseph Roth im
Gesprch nel volume collettivo Joseph Roth und die Tradition (Darmstadt, 1975, pp. 39-73) a cura
di David Bronsen. Il contributo di Morgenstern - pubblicato peraltro in forma abbreviata -
comprende i capitoli che vanno da Autunno 1937 fino a Stefan Zweig non tocca un fucile , ma
comprende anche - in forma lievemente modificata - parti dei capitoli Assimilite e 1928.
Questa versione, redatta in vista della pubblicazione, fu poi presumibilmente incorporata nel dossier
Roth, il che spiega il raddoppiarsi di determinati brani. Nella presente edizione, queste e altre
ripetizioni ancora sono state eliminate, e nel farlo di volta in volta si deciso quale fosse il capitolo
pi appropriato in cui inserire il brano in questione.
Anche parti del capitolo Con Robert Musil erano gi state pubblicate con il titolo Dichten,
denken, berichten. Gesprche zwischen Roth und Musil. Aufgezeichnet von Soma Morgenstern (in
Frankfurter Allgemeine Zeitung, 5 aprile 1975, supplemento Bilder und Zeiten), Per gentile
concessione del giornale, abbiamo utilizzato tale pubblicazione controllandola e confrontandola con
il dattiloscritto; le parti tagliate sono state reinserite.
Le note a fondo volume sono del curatore.
BIBLIOGRAFIA
Per la stesura delle note ci siamo avvalsi dei seguenti testi senza per, in genere, citarli:
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biographical dictionary of central European migrs 1933-1945, a cura dellInstitut fr
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Walter, Hans-Albert, Deutsche Exilliteratur 1933-1950, vol. 4, Exilpresse, Stuttgart, 1978.
NOTE
NOTE AL TESTO
1. Joseph Roth era giunto a Vienna nellautunno del 1913.
2. Il dottor Emil Hofmannsthal, nato Emilio nobile von Hofmannsthal, giurista e pubblicista
viennese, nel 1905 aveva fondato, studente ancora ventenne, la Akademische Anti-Duell-Liga (Lega
universitaria contro i duelli) e tre anni pi tardi, dopo essersi laureato, lAkademischer
Verstndigungsverein der sterreichischen Nationen (Associazione universitaria dintesa tra le
nazioni austriache). Durante una riunione della Lega contro i duelli, nella primavera del 1913,
Hofmannsthal ebbe un duro scontro con gli studenti tedesco-nazionali, che avevano manifestato un
orientamento pesantemente antisemita (si veda Harald Seewann, Zirkel und Zionsstern. Bilder und
Dokumente aus der versunkenen Welt des jdisch-nationalen Korporationswesens, Graz, 1990, vol.
I, pp. 93 sgg.).
3. Il giornalista e scrittore Theodor Herzl (1860-1904), con la sua opera Der Judenstaat (trad. it. Lo
Stato ebraico, Il Melangolo, Genova, 1992) del 1896 e il romanzo Altneu-
land (Antica nuova terra) del 1902, ma soprattutto con la sua instancabile attivit di conferenziere e
organizzatore, divenne il vero promotore del movimento sionista. Pi anziano di lui, Max Nordau
(1849-1923), critico della civilt, giornalista e medico, al di l dellimpegno sionista, oper
attraverso pubblicazioni allora famose come Die konventionellen Lgen der Kulturmenschheit
(1883, trad. it. Le menzogne convenzionali della nostra civilt, Sesto S. Giovanni, 1914), Paradoxe
(1885, trad. it. Paradossi, Dumolard, Milano, 1885) e la critica al decadentismo Entartung (1892-
1893, trad. it. Degenerazione, Bocca, Torino, 1907).
4. Georg Brandes, Hovedstr0mninger i det 19de Aarhundredes Literatur, Copenaghen, 1872-1890.
5. Hugo von Hofmannsthal (1874-1929) aveva pubblicato le sue prime poesie a Berlino nel 1890
sotto lo pseudonimo di Loris nei Bltter fr die Kunst ; nel 1903 presso leditore della rivista usc
un volume di Ausgewhlte Gedichte (Poesie scelte) in cui figurava il suo vero nome.
6. In effetti, lo studente liceale Roth nutriva il desiderio di diventare poeta lirico e gi prima della
guerra inizi a scrivere un gran numero di poesie, alcune delle quali vennero pubblicate su riviste
viennesi e praghesi dallautunno del 1915 a tutto il 1919. In seguito Roth prese le distanze da questi
suoi esordi poetici (si veda Werke, a cura di Klaus Westermann e Fritz Hackert, Kln, 1989
sgg., vol. I, pp. 1100 sgg.; dora innanzi citato come Werke, seguito dallindicazione del volume e
della pagina).
7. Brody, citt natale di Roth, era uno dei centri della haskalah, lilluminismo ebraico del
diciottesimo e diciannovesimo secolo, nellEuropa orientale.
8. In italiano nel testo.
9. Rabbi Nachman ben Simcha di Breslav (1771-1810) fu, tra gli tzaddikim della sua epoca, un
caso a s, un sognatore come pochi. Rifiutando sia il cosmopolitismo illuministico sia la
speculazione teologica e le vuote pratiche religiose, si prefiggeva di riportare il chassidismo alla
sua semplicit originaria, alla fede senza sofisticherie (si veda a questo riguardo Simon Dubnow,
Geschichte des Chassidismus, Berlin, 1931, vol. II, pp. 189 sgg.).
10. Si tratta del disegno eseguito da Mies Blomsma nel novembre del 1938.
11. Il volume si trova fra i libri appartenuti a Morgenstern; si tratta del romanzo Zipper und sein
Vater (trad. it. Zipper e suo padre, Adelphi, Milano, 1986), pubblicato nel 1928 dalleditore Kurt
Wolff, e non della prima opera pubblicata da Roth. La dedica manoscritta, che Morgenstern
evidentemente cita a memoria, dice: Per Soma Morgenstern - nelleventualit di una recensione
ben visibile, con cordiali saluti. Joseph Roth.
12. Nel dattiloscritto figura: Leopold Gomperz. probabile per che Morgenstern avesse in
mente il noto grecista e filosofo Theodor Gomperz, autore dellopera Griechische Denker
(Pensatori greci), che era morto per gi alla fine dagosto del 1912. Roth giunse a Vienna soltanto
nellautunno del 1913. Si trattava quindi verosimilmente del figlio di Theodor, vale a dire del
filosofo Heinrich Gomperz (1873-1942), che fin dal 1904 insegnava come libero docente
allUniversit di Vienna e aveva iniziato in quellanno a pubblicare lopera in tre volumi Die
Lebensauffassung der griechischen Philosophen (La concezione della vita nei filosofi greci).
Morgenstern aveva frequentato le sue lezioni introduttive allestetica nel primo semestre,
nellinverno 1912-
13, come risulta dal suo libretto di studente regolarmente iscritto alla Facolt di Giurisprudenza.
13. La notifica del 17 settembre 1914 attesta che Morgenstern, proveniente dalla Galizia, si
stabili con la madre e la sorella nel secondo distretto di Vienna.
14. Dopo un primo semestre frequentato nel 1913 a Leopoli, Roth si iscrisse allUniversit di
Vienna per il semestre estivo del 1914.
15. Lundicesimo congresso sionista si svolse a Vienna dal 2 al 9 settembre del 1913. Allepoca
Roth non era ancora iscritto alluniversit della capitale.
16. Il narratore in lingua yiddish Sholem Aleichem (1859-1916).
17. Fra i giornalisti comunisti Egon Erwin Kisch (1885-1948) fu uno dei pi risoluti.
18. Il dottor Josef Lbel (1882-1940), medico termale viennese, fu autore di libri divulgativi,
saggi e articoli. Dopo lAnschluss fugg con la moglie a Praga. Entrambi si suicidarono poco prima
di poter essere messi in salvo da amici.
19. Il 28 agosto del 1916 Roth aveva cominciato il corso di addestramento annuale del XXI
battaglione dei cacciatori.
20. Nel dattiloscritto: 1921. Morgenstern ha cancellato le parole: Non ricordo pi con precisione
in che anno fosse - nel 1921 o 1922, per. Ma di fatto, come risulta dal riferimento allabitazione
in cui viveva allepoca, si trattava del 1920. Il curatore ha pertanto corretto anche lindicazione
dellanno che figura nel titolo del capitolo.
21. Morgenstern vi abit dallaprile del 1919 allagosto del 1920. Il Io giugno del 1920 Roth si
trasfer a Berlino.
22. Ernest Renan, Histoire du peuple dIsral, Calmann-Lvy, 1887-1893, vol. I, pp. ix sgg.
23. La scrittrice e traduttrice Friderike Maria Zweig, nata Burger (1882-1971), prima moglie di
Stefan Zweig (1881-1942), era, al pari del marito, in rapporti di amicizia con Roth e visse anche lei
in esilio a Parigi.
24. Il compositore Karol Rathaus (1895-1954), originario di Tarnopol, nella Galizia orientale, era
uno dei pi vecchi amici di Morgenstern.
25. Questa una parafrasi - non del tutto corretta - di una citazione di Renan che Morgenstern ha
poi cancellato nel dattiloscritto: La storia del popolo ebraico una delle pi belle, e non rimpiango
di averle dedicato la mia vita ... Se potessi disporre di una seconda vita, la dedicherei sicuramente
alla storia greca, che per certi aspetti ancora pi bella di quella ebraica; anzi, queste due sto-
rie sono, in qualche modo, quelle che dominano il mondo (Renan, op. cit., vol. I, pp. xi-xii).
26. Renan, op. cit., vol. III, pp. vi-VII.
27. Il neokantiano Hermann Cohen (1842-1918), negli ultimi anni della sua vita, insegn alla
Lehranstalt fr die Wissenschaft des Judentums di Berlino. Una delle sue opere principali Die
Religion der Vernunft aus den Quellen des Judentums (trad. it. Religione della ragione dalle fonti
dellebraismo, San Paolo Edizioni, Milano, 1994), pubblicata postuma nel 1919.
28. Joseph Roth e Friederike Reichler furono uniti in matrimonio il 5 marzo del 1922 nel tempio
della Pazmanitengasse dal rabbino dottor Funk secondo il rito ortodosso (David Bronsen, Joseph
Roth. Eine Biographie, Kln, 1974, p. 221; dora in poi citato come Bronsen, Joseph Roth).
29. Fin dal giugno 1920, cessata la pubblicazione del quotidiano viennese Der Neue Tag, Roth
viveva a Berlino. Rientr a Vienna al principio di marzo del 1922 per sposarsi, e nel settembre dello
stesso anno fece ritorno con la moglie nella capitale tedesca.
30. Stando ai documenti anagrafici viennesi e alla corrispondenza conservata, Morgenstern si era
trasferito a Berlino nellautunno del 1926 alla ricerca di migliori opportunit in fatto di
collaborazioni giornalistiche, soprattutto nellambito della critica teatrale. Una serie di
sue recensioni apparve sulla Vossische Zeitung a partire dal giugno 1927.
31. Su incarico della Frankfurter Zeitung Roth comp un viaggio in Unione Sovietica dalla fine
di agosto al dicembre del 1926; di questo viaggio rifer in una serie di articoli intitolati Reise in
Russland (trad. it. Viaggio in Russia, Adelphi, Milano, 1981).
32. Non stato possibile accertarne lidentit.
33. Morgenstern raggiunse Casablanca il 18 febbraio del 1941 e lasci la citt verso la fine del
mese seguente, per riparare - muovendo da Lisbona - negli Stati Uniti, co-
me si prefiggeva sin dal 1938. Per il 1 aprile riusc finalmente a ottenere un passaggio marittimo da
Lisbona a New York. Fino a quel momento si trattenne a Casablanca in attesa, come gi era
avvenuto a Marsiglia, del visto di transito spagnolo - unattesa che nel ricordo gli parve lunga il
doppio rispetto alla realt.
34. Lazar Moiseevic Kaganovic (1893-1991) fu, durante la rivoluzione e la guerra civile,
commissario politico nella Russia meridionale e nel Turkestan e, successivamente, stretto
collaboratore di Stalin. Come membro del Politbro, segretario del Comitato centrale e
organizzatore del lavoro del partito comunista, ebbe un ruolo determinante nella collettivizzazione
forzata e nelle purghe degli anni Trenta. Dopo la morte di Stalin fu primo vice-presidente del
Consiglio dellURSS e membro del Presidium del partito, finch nel 1957 Chruscv non lo esoner
da tutti i suoi incarichi, insieme ad altri vecchi stalinisti, in quanto nemico del partito. Nel 1961
venne infine espulso dal Pcus.
35. Il politico sovietico Gregorij Zinovev (pseudonimo di G.E. Apfelbaum, 1883-1936), membro
del Politburo dal 1923 al 1926 e dirigente nel Comintern, venne giustiziato nel 1936 in quanto
trockista.
36. Josef Wilhelm barone von Schenk (1858-1944) era nato a Tarnopol e nel 1916-1917 fu
ministro della Giustizia nella monarchia asburgica. Negli anni Sessanta e Settanta dellOttocento,
suo padre ricopr la carica di presidente del tribunale a Tarnopol, Stanislau, Czernowitz e Leopoli.
37. Victor Adler (1852-1918), fondatore e dirigente del partito socialdemocratico austriaco.
38. Avidi di novit.
39. Il principe Georgij Evgenevic Lvov [N.d.T.],
40. Aleksandr Fdorovic Kerenskij (1881-1970), come ministro patriottico della Guerra e della
Marina nel secondo governo provvisorio, impose nel luglio del 1917, contro la volont popolare,
lultima offensiva russa sul fronte occidentale, che da lui trasse il nome e che ben presto fall.
41. Il generale britannico Sir John Monash (1865-1931), nato in Australia da coloni ebrei, negli
ultimi mesi di guerra si distinse nella Francia settentrionale come comandante del corpo darmata
australiano. Deteneva il supremo rango militare raggiunto da un ebreo nella prima guerra mondiale.
42. Designazione storica dei funzionari russi.
43. Fedor Mamroth (1851-1907).
44. Nellestate del 1928 Roth era a Vienna, ma larticolo sul monumento a Goethe - opera dello
scultore Edmund von Hellmers, collocata nel 1900 sullOpernring -fu scritto quasi quattro anni pi
tardi e probabilmente non a Vienna (cfr. J. Roth, Briefe 1911-1939, a cura di Hermann Kesten,
Kln-Berlin, 1970, p. 219; citato in seguito come Briefe con lindicazione della pagina). Larticolo
di Roth usc il 22 marzo 1932 sulla prima pagina della Frankfurter Zeitung, nel centenario della
morte di Goethe, che venne celebrato - specialmente in Germania - con la proclamazione di un
anno goethiano . Fra le varie notizie sui numerosi festeggiamenti, il quotidiano pubblic due giorni
dopo anche lironico trafiletto di Morgenstern da Vienna, in cui si legge: Il monumento a Goethe
stato accuratamente pulito e lustrato prima che iniziassero le celebrazioni, e i giornali hanno
pubblicato una foto che documenta questa operazione preliminare. Duecento bambini hanno colto
violette nel Prater, poi, con i mazzi di violette nelle mani, hanno marciato in ranghi serrati lungo il
Ring fino al monumento e hanno deposto i fiori sul piedistallo. Questa bella iniziativa dovuta ai
proprietari dei baracconi del Prater. Morgenstern a New York non disponeva n del testo di Roth
n della lettera inviata a questultimo dal lettore e riportata alle pp. 58-59; entrambi i testi dovette
dunque citarli a memoria. Il dattiloscritto parla cos pi volte erroneamente del Goethe di marmo,
che Roth invece definisce di pietra: nellarticolo infatti - con un chiaro riferii rimento alla nazione
di grande cultura che andava celebrando il suo Olimpico - viene descritto il momento in cui Goethe
aveva cessato di essere per il giovane Roth una statua priva di vita, e tutto converge nelle
parole finali: Io non sono una pietra! - disse il genio. Cominciai a comprendere che era un uomo.
45. Termine yiddish: tocco, suonato [N.d.T.].
46. Famoso manicomio di Vienna e il pi grande dellAustria [N.d.T.].
47. Roth inizia il secondo dei suoi Briefe aus Deutschland (Lettere dalla Germania) con la
descrizione del suo arrivo dalla Francia nel Saarland: Nel pomeriggio andai a Saarbrcken, dove si
arriva unora pi tardi rispetto a quel che si dovrebbe. Lora spostata in avanti. E' iniziata lEuropa
centrale. Sembra anche che faccia pi buio, che sia ancor pi sera. Forse non unillusione, e le
lancette di cos tanti orologi, miliardi di lancette, possono rendere pi fitta loscurit (Bahnhof von
Saarbrcken [Stazione di Saarbrcken], in FZ, 867, 22 novembre 1927, Werke, vol. II, p. 779).
48. Questa lettera di un lettore fu pubblicata insieme al laconico commento di Roth sulla FZ,
903, 5 dicembre 1927.
49. Roth scrisse testualmente: Egregia redazione, ho sbagliato i miei calcoli perch ho
moltiplicato il numero di lancette per le preoccupazioni superflue che si fatto lautore della lettera.
Distinti saluti, Cuneus.
50. Un articolo del genere, scritto da Roth, non esiste. E' quindi probabile che in questo caso Erik
G. Wickenburg, allepoca redattore della Frankfurter Zeitung, si avvicini alla verit l dove
afferma: Joseph Roth cost al giornale quasi mezzo milione di marchi poich - collaborando
occasionalmente alla redazione della pagina turistica - aveva accolto nella posta dei lettori una
lettera che deplorava la miserabile qualit delle colazioni servite negli hotel tedeschi, lettera a cui
gli albergatori dellintera Germania reagirono sospendendo ogni inserzione pub-
blicitaria ( Joseph Roth - der Barde der sterbenden Monarchie, in Die Welt, 4 marzo 1977;
indicazione fornita dal bibliografo di Roth, Rainer-Joachim Siegel).
51. Rudolf Geck (1868-1936) fu dal 1898 redattore della Frankfurter Zeitung, e dal 1907 al
1924 diresse la terza pagina.
52. Heinrich Simon (1880-1941), nipote del fondatore della Frankfurter Zeitung Leopold
Sonnemann, ne fu comproprietario ed editore dal 1919, dopo esserne stato gi dal 1914 redattore,
oltre che coordinatore della riunione quotidiana di redazione. Fu lui che nel 1922 segnal Joseph
Roth a Geck, allora responsabile della terza pagina, e questi ne ottenne la collaborazione. Dopo le
dimissioni impostegli dai nazisti nel 1934, Simon emigr in Palestina e poi negli Stati Uniti, dove
mor vittima di un assassinio su cui non mai stata fatta luce.
53. La suocera di Morgenstern era Annemarie von Klenau (1878-1977), sorella di Heinrich Simon
e moglie del compositore e maestro di cappella danese Paul August von Klenau (1883-1946), da cui
divorzi nel 1926. Sua figlia Ingeborg aveva sposato Morgenstern nel settembre del 1928 a Vienna.
Nella tenuta di Keilhof a Beuerberg sul Simssee, di propriet dei Klenau, i due trascorsero spesso le
ferie sino al 1933.
54. Der Goldsucher im Kuhstall, in FZ, 665, 6 settembre 1929 (ristampato in Der Wiener
Tag, 11 novembre 1931).
55. Il riferimento al Grand Hotel Dolder di Zurigo.
56. Nel novembre del 1927, Morgenstern era entrato a far parte della redazione culturale, di cui
era responsabile Benno Reifenberg (1892-1970).
57. Il prelato cristiano-sociale Ignaz Seipel (1876-1932) fu cancelliere per la seconda volta dal
1926 al 1929. A quellepoca il consigliere ministeriale, dottor Martin Fuchs senior, lavorava
nellufficio stampa della cancelleria.
58. I Roth alloggiarono per un certo periodo anche al-
lHotel Imperiai, come risulta da alcune lettere di questo periodo.
59. Hiob. Roman eines einfachen Mannes, apparso nel 1930 a Berlino presso Gustav Kiepenheuer
(trad. it. Giobbe. Romanzo di un uomo semplice, Adelphi, Milano, 1977).
60. Sulla decima festa del Deutscher Sngerbund (Societ del canto corale tedesco) a Vienna la
Frankfurter Zeitung pubblic nel luglio del 1928 quattro resoconti di Morgenstern, dal febbraio di
quellanno corrispondente culturale dalla capitale austriaca. In questi articoli un freddo distacco si
alterna a un ironico sorriso.
61. Diversamente da quanto ricorda Morgenstern, nei resoconti pubblicati sul giornale non
figurano n la frase n il Lied citati. In un passo viene detto, a proposito dellintroduzione a Hymne
di Schubert: 40.000 uomini eseguono una cantilena. Un folto gruppo di fiati sostiene i cantori, ma
il pianissimo della conclusione si spegne impercettibile... (Das 10. Deutsche Sngerfest. Epilog
[La decima festa canora tedesca. Epilogo], in FZ, 560, 28 luglio 1928).
62. Nel Lascito di Morgenstern conservato un manoscritto di undici pagine dal titolo Der
Zaungast der Pressetribne (Lo spettatore abusivo sulla tribuna stampa).
63. Kurt S. Lachmann, nato a Berlino nel 1899, fu dal 1922 corrispondente di politica estera della
Frankfurter Zeitung da Bruxelles, da Vienna, dai Balcani e, per alcuni mesi, da Londra. Alla fine
del 1933 decise, per motivi politici, di rinunciare allincarico e di rimanere in esilio.
64. Il terzo resoconto di Morgenstern si conclude con le parole: Anche il pubblico solo in
minima parte viennese. E' composto da ospiti venuti per assistere alle celebrazioni. Il saluto agli
astanti si trasforma in manifestazione a favore dellAnschluss ... Molti oratori hanno pronunciato
dichiarazioni di benvenuto - immancabilmente imperniate sullidea dellAnschluss. Tutti gli oratori
sono stati accolti al grido di Heil, ringraziati al grido di Heil ... Quando, al termine di uno dei
discorsi, lintero
pubblico si alzato in piedi [erhoben] e quasi 50.000 persone hanno cantato linno nazionale
tedesco, lo slogan manifestazione edificante [erhebend] si fatto in modo sorprendente pura
verit (FZ, 545, 23 luglio 1928).
65. Emil Ludwig (1881-1948), autore di numerose biografie.
66. Sin dallinizio del secolo il giornalista austriaco Hugo Schulz fu redattore del quotidiano
socialdemocratico Arbeiter-Zeitung di Vienna. Durante il primo conflitto mondiale fu
corrispondente di guerra del giornale nonch dellintera stampa socialdemocratica tedesca.
Dal 1918 al 1923 fu addetto stampa presso la legazione austriaca a Berlino (si veda Hermann
Clemens Rosel, a cura di, Deutsch-sterreichisches Knstler- und Schriftsteller-Lexikon, Wien,
1902, vol. I, p. 457; Kurt Paupi, Handbuch der sterreichischen Pressegeschichte, Wien-Stuttgart,
1966, vol. II, pp. 135 e 171). Non stato possibile reperire ulteriori informazioni.
67. Il riferimento alle Vies de Haydn, de Mozart et de Mtastase, pubblicate da Stendhal nel
1815 a Parigi sotto lo pseudonimo di Louis-Alexandre-Csar Bombet. Il volume riprendeva una
serie di testi di autori contemporanei senza farne il nome, ad esempio brani dal libro Le Haydine,
ovvero Lettere sulla vita e le opere del celebre maestro Giuseppe Haydn (Milano, 1812) di
Giuseppe Carpani - operazione assai discutibile di montaggio testuale, cui il Carpani reag con
sdegno (si veda Michael Nerlich, Stendhal, Reinbek, 1993, pp. 58 sgg.). Questa prima
pubblicazione di Stendhal stata affrontata nel 1913 da Romain Rolland nel suo saggio Stendhal et
la musique.
68. Irma Simon era figlia del barone Josef von Schey (1853-1938), professore di Giurisprudenza
allUniversit di Vienna.
69. Ossia villaggio degli svevi [N.d.T.].
70. In italiano nel testo.
71. Secondo la leggenda, consegnata alle stampe circa centanni dopo, il conte Valentin Potocki fu
arso vivo come eretico sulla piazza del mercato di Vilna nel 1746 in seguito al rifiuto, anche sotto
tortura, di abiurare allebraismo.
72. Lalmanacco letterario tedesco Krschner riprende le mistificazioni di Roth (il quale non si
limit a correggere soltanto il proprio luogo di nascita). Tutte le edizioni - dal 1925 in poi - citano
Schwabendorf, sia pure senza ulteriori indicazioni geografiche. Lo stesso obituario del 1973 reca
soltanto laggiunta: presso Brody in Volinia.
73. Lattore austriaco Max Pallenberg (1877-1934).
74. La trilogia di Morgenstern Funken im Abgrund (Scintille nellabisso), si veda sopra pp. 363-
66, 368 e sotto, nota 155.
75. Il romanzo era apparso nel 1930.
76. Adele Sandrock (1864-1937) lavor al Burgtheater di Vienna fra il 1896 e il 1898; in quegli
anni per Hugo Thimig (1854-1944) non ne era ancora il direttore.
77. Loratorio Oedipus rex, composto tra il 1925 e il 1927, si basa su un libretto che Jean Cocteau
scrisse seguendo la tragedia di Sofocle e che, secondo le intenzioni musicali di Stravinskij, venne
tradotto in larga parte in latino classico (dal religioso cattolico Jean Danilou, amico di Cocteau).
78. S. Morgenstern, Igor Strawinskijs Opernlatein. Zur Urauffhrung des Oedipus rex in der
Wiener Staatsoper (Il latino operistico di Igor Stravinskij. In occasione della prima dell'Oedipus rex
allOpera di Vienna), in FZ, 206, 16 marzo 1928.
79. Questo il giudizio espresso da Hermann Springer sullopera diretta a Berlino da Otto
Klemperer: Lunico principio formale consiste nella pi rigorosa oggettivit, lultimo passo verso
un arcaismo coerente ... La tensione creata dallargomento eliminata in maniera artificiale. Il fatto
che nonostante tutto questo, nonostante la freddezza di una costruzione razionale, la tensione nasca
dal-
linterno, chiamata in essere dalla rigorosa forza dellopera darte, pi che una semplice
singolarit: il miracolo di un atto creativo che plasma inconsapevolmente, al di fuori della volont.
La parsimoniosit e la concentrazione sono mantenute fino allultimo. La musica riceve il ritmo e il
tono dal metro delle parole: strano, acuminato, tagliente. Dallesteriorit della dizione nasce
la tensione ... dagli eventi tragici, resi visibili sul palcoscenico nella maniera pi essenziale, sorge
un contenuto artistico dotato di una forza espressiva vigorosa, conchiusa e spesso sconvolgente.
Qualcosa di inquietante e immane si approssima tangibile ... Largomento e la forma artistica
diventano una sola cosa (FZ, 159, 28 febbraio 1928). Morgenstern invece constatava
sobriamente che per Stravinskij il mito antico, la lingua latina e le forme fisse della musica del
passato devono evidentemente assicurare loggettivit, nemica di ogni sentimento, a quel connubio
di vecchio e di nuovo che il suo stile. In questa musica egli ravvisa lespressione cogente di
una volont formale snaturalizzata in quanto provvista delle essenze di tutti gli stili ... un'ascesi
abbagliante che non manca di far colpo. Esaminata nella sua sostanza, anche questa bella
costruzione sonora, per, si riduce a una sorta di irritante fantasma di una forma antica in un nuovo
vicolo cieco. E non esita a rilevare la rigorosa ipocrisia di questa raffinata primitivit ... Qua e l,
quando fa saltare in aria il suo mausoleo stilistico, si sente il grande e autentico tono russo del vero
Stravinskij ... un ritmico rabbrividire russo davanti alla propria freddezza programmata....
Morgenstern scorge dunque, nel deserto spirituale che qui separa la musica dal testo, il testo dalla
vita, la vita dallo stile e il tutto dal tempo e dal presente , poco pi che un fatto di interesse per lo
snob, il quale da ci si ripromette un nuovo gotico.
80. Elsa Bienenfeld, nata nel 1877, aveva studiato musicologia con Guido Adler e teoria della
musica con Arnold Schnberg; come critico musicale scrisse soprattutto per il Neues Wiener
Journal . Tradusse inoltre opere
teatrali da diverse lingue. Mor in un campo di concentramento tedesco, probabilmente nel 1942.
81. Con il titolo di Die Mailnder Scala (La Scala di Milano) furono pubblicati un articolo di Karl
Holl sullesecuzione a Berlino del Falstaff diretto da Toscanini e il Bericht vom vorangegangenen
Gastspiel in Wien (Sulla tourne viennese ora conclusa) di Morgenstern. In questo
articolo Morgenstern descrive laccoglienza riservata a Toscanini alla Stazione-Sud di Vienna e una
prova dorchestra in vista dellesecuzione del Falstaff a Vienna (FZ, 380, 24 maggio 1929). Un
articolo di Morgenstern sul Don Giovanni non compare, invece, sulla Frankfurter Zeitung, n
conservato nel Lascito - e neppure stato possibile reperire alcuna recensione sullopera di
Donizetti, cui fa riferimento il testo. Esiste invece una critica del Falstaff, un manoscritto di quattro
pagine datato 20 maggio. Da questo manoscritto inedito Morgenstern un anno pi tardi trasse un
brano che inser nel suo articolo Toscanini konzertiert (Toscanini in concerto, in FZ, 385, 24
maggio 1930).
82. Di Holl furono pubblicati allepoca ben nove contributi sullesecuzione berlinese
dellorchestra della Scala. Karl Holl (1892-1975) collabor alla Frankfurter Zeitung fin dal 1918
e ne fu il critico musicale dal 1922 alla cessazione delle pubblicazioni nel 1943.
83. Il saggista e romanziere Bernard von Brentano (1901-1964) fu, grazie alla mediazione di
Joseph Roth, il corrispondente culturale da Berlino della Frankfurter Zeitung dal 1925 al 1930.
84. Dallagosto del 1929, per un anno scarso, Roth scrisse per il foglio bavarese di destra, a
proposito del quale gi nel 1925 aveva detto: In una nazione in cui si pubblicano giornali della
qualit e della mentalit delle Mnchner Neueste Nachrichten, scrittori di qualit e
mentalit elevata non possono trovarsi a loro agio ( Werke, vol. II, p. 320). Benno Reifenberg, che
nel 1924 era subentrato a Rudolf Geck come responsabile della redazione culturale
della Frankfurter Zeitung, non era riuscito a dissuadere Roth dal fare questo passo che allora
suscit scalpore.
85. Morgenstern aveva conosciuto Theodor Wiesengrund Adorno nella primavera del 1925
quando Adorno era andato a Vienna per studiare composizione con Alban Berg.
86. Dallautunno del 1934 allestate del 1935 Ernst Bloch visse in esilio a Vienna.
87. In una lettera del 24 marzo 1931 alleditore Gustav Kiepenheuer, Musil si espresse
analogamente: Era da prevedersi che avrei letto il Giobbe di Roth; ho apprezzato il talento di Roth
sin dalla sua prima pubblicazione ... mi ha addirittura stupefatto per larricchimento di toni caldi
della sua tavolozza, come per esempio nella scena straordinaria in cui Giobbe spia la figlia nel
campo di grano (R. Musil, Briefe 1901-1942, a cura di Adolf Fris, Reinbek, 1981, p. 507 [trad. it.
in Saggi e lettere, Einaudi, Torino, 1995, pp. 736-37]).
88. Il riferimento, in questo gioco di parole, a Der Neue Tag, quotidiano di Vienna nato dalla
rivista pacifista Der Friede (La pace). La pagina letteraria fu diretta tra il 1919 e il 1920 da
Alfred Polgar; Roth era uno dei collaboratori. Musil invece - che nella prima guerra mondiale era
stato capitano (e questo spiega lapostrofe di Roth) e direttore della rivista militare tirolese
Soldaten-Zeitung - a quellepoca lavorava ancora nel servizio stampa del ministero degli Esteri di
Vienna; pubblic un solo articolo su Der Neue Tag. Divent critico teatrale per la Prager
Presse nel 1921.
89. Durante lesilio Roth rievoc quel periodo in uno scritto in cui manifestava la sua gratitudine
nei confronti di Polgar: Ho imparato da lui a essere cauto con le parole. Confesso che ho tentato di
carpirgli il segreto; che ho tentato di indagare i misteri della lingua tedesca cos come lui - uno tra i
pochi - sa fare, grazie alla sua capacit di ascoltare e alla sua sensibilit. Gli ero gi grato
in precedenza, vale a dire quando ancora si poteva sperare che lo strumento forte e delicato della
lingua tedesca
non sarebbe stato degradato a megafono del Reich tedesco. Oggi per che le cose stanno cos, la
mia gratitudine nei confronti di Alfred Polgar ancora pi grande. La sua delicatezza vittoriosa
nei confronti del megafono ... Lo ringrazio di cuore, per tutto quello che ha fatto per la lingua
tedesca, per tutto quello che mi ha insegnato (Dank an Alfred Polgar [Un ringraziamento ad
Alfred Polgar] in National-Zeitung, 17 ottobre 1935; in Werke, vol. III, p. 684).
90. Di nuovo la memoria tradisce Morgenstern: Polgar divenne critico teatrale del quotidiano
viennese Der Tag nel 1922; Musil inizi a pubblicarvi i suoi articoli soltanto nellanno
successivo.
91. La citazione letterale : Ormai non si tratta pi di creare. Lessenziale ci che si
osservato (J. Roth, Die Flucht ohne Ende. Ein Bericht, Mnchen, 1927, Werke, vol. IV, p. 391
[trad. it. Fuga senza fine. Una storia vera, Adelphi, Milano, 1976, p. 9]).
92. Il primo volume del romanzo di Musil Der Mann ohne Eigenschaften (trad. it. Luomo senza
qualit, Einaudi, Torino, 1957-1962) apparve nel 1930.
93. In effetti nel 1929-1930, ossia allepoca di questo colloquio, Roth aveva gi iniziato a
prendere le distanze dalla sua precedente concezione, che per non aveva mai affermata in modo
univoco, ad esempio secondo i canoni della Neue Sachlichkeit, come dimostra anche il suo
insistere sul modo in cui si fa letteratura. Alla fine del 1929 egli scrive: Nellambito della
letteratura una tranche de vie ha un qualche valore soltanto se ha trovato una forma adeguata. Una
tranche de vie informe non pi di un romanzo, anzi meno, nulla, non si prende neppure in
considerazione (Das Privatleben [La vita privata], in Die Literarische Welt, 6 dicembre
1929, Werke, vol. III, p. 143, corsivo di Roth; si veda inoltre Es lebe der Dichter! [Evviva il poeta!],
in Frankfurter Zeitung, 240, 31 marzo 1929, e Schlu mit der Neuen Sachlichkeit! [Basta con la
Nuova oggettivit] in Die Litera-
rische Welt, 17 e 24 gennaio 1930, Werke, vol. III, pp. 44 sgg. e 153 sgg.).
94. Gyrgy Lukcs, Die Theorie des Romans. Ein geschichtsphilosophischer Versuch ber die
Formen der groen Epik, Berlin, 1920 (trad. it. Teora del romanzo: saggio storico-filosofico sulle
forme della grande epica, Sugar, Milano, 1962).
95. Il romanzo di Roth apparve nel 1932.
96. Per motivi finanziari, Musil insieme alla moglie si era trasferito a Berlino verso la fine
dellestate 1931. Ma dopo lascesa al potere del partito di Hitler, entrambi preferirono lasciare il
paese. Ho trascorso questanno a Berlino, dice Musil in una lettera trattenutovi negli
ultimi tempi semplicemente dalla situazione che in Germania si capovolgeva ogni giorno, mentre io
ne rimanevo sempre pi agghiacciato (Lettera a Ziebolz del 2 giugno 1933, in Briefe 1901-1942,
cit., p. 573 [trad. it. cit., p. 763]). Dopo una sosta in Boemia, i Musil giunsero a Vienna allinizio di
luglio del 1933.
97. Victor Hugo, Histoire dun crime, in uvres compltes, voll. XXXVII e XXXVIII, Ollendorf,
Paris, 1907.
98. J. Roth, Das Denkmal (Il monumento), in FZ, 855, 15 novembre 1930 (Werke, vol. III, pp.
255 sgg.).
99. Briefe Kaiser Franz Josephs an Frau Katharina Schratt (Lettere dellimperatore Francesco
Giuseppe alla signora Katharina Schratt), a cura di Jean de Bourgoing, Wien, 1949. Katharina
Schratt (1855-1940), attrice presso il Burgtheater di Vienna, fu lamante dellimperatore.
100. I due architetti, fra di loro amici, August Siccard von Siccardsburg (1813-1868) e Eduard van
der Nll (1812-1868) diressero a partire dal 1861 la costruzione dellOpera di Vienna. La derisione
e le critiche, di cui fu fatto oggetto da pi parti il loro stile monumentale romantico-storicizzante,
finirono per spingere van der Nll al suicidio e Siccardsburg alla follia. Soltanto dopo la morte
di entrambi, nel 1869, venne inaugurato il loro teatro dellOpera.
101. La corrispondenza tra Stefan Zweig e Richard
Strauss non si conservata integralmente. Nelle lettere edite di Strauss una frase come quella citata
non si trova. Ma la mentalit del compositore non rende inverosimile losservazione ricordata da
Morgenstern. La sua fede nellalto significato dellartista-creatore e della sua opera fu altrettanto
incondizionata quanto politicamente sprovveduto fu il suo barcamenarsi allorch il ministro per la
Propaganda Goebbels lo nomin presidente della Reichs-musikkammer. Dopo che una lettera di
Strauss a Zweig venne intercettata dalla Gestapo, il ministro annot il 5 luglio 1935 nel suo diario:
Questi artisti politicamente sono davvero senza carattere. Da Goethe fino a Strauss. Mettiamoli da
parte! (Die Tagebcher von Joseph Goebbels, a cura di Elke Frhlich, Mnchen-New York-
London-Paris, 1987, vol. II, p. 490). Quanto a lui, ancora il 26 febbraio del 1935, Strauss assicur al
suo librettista Zweig: Il fatto che in questo preciso momento abbiamo un governo antisemita non
mi induce a rinunciare a Lei ... questioni che si esauriscono da s in due o tre anni .... E in
unannotazione del luglio 1935 scrisse: E' per un tempo infelice quello in cui un artista del mio
rango deve domandare a un moccioso di ministro che cosa gli permesso comporre e far eseguire.
Anchio faccio allora parte della nazione dei servitori e camerieri e quasi quasi invidio il mio
Stefan Zweig, perseguitato per motivi razziali, che adesso si rifiuta in maniera categorica di lavorare
per me sia apertamente sia in segreto, non volendo beneficiare nel Terzo Reich di una tolleranza
speciale. Io non comprendo tuttavia questo senso della solidariet tra ebrei e mi rammarico che
lartista Zweig non riesca a essere superiore alle mode politiche. Se noi stessi non preserviamo
dentro di noi la libert dellartista, non possiamo nemmeno pretenderla da chi tiene discorsi nelle
osterie (R. Strauss-S. Zweig, Briefwechsel, a cura di Willi Schuh, Frankfurt am Main, 1957, pp.
158 sgg.).
102. Herrenreiter Binding, ein Papen der Literatur (Il cavalier Binding, un Papen della letteratura)
scriveva Klaus Mann nella sua risposta a una solenne promessa di incondizionata fedelt che
ottantotto autori tedeschi
avevano pubblicato sulla stampa del Reich il 26 ottobre del 1933 (88 am Pranger [88 alla gogna])
in Das neue Tage-Buch, I, 19, 4 novembre 1933, p. 437). A quellepoca Binding (1867-1938) era
vicepresidente della sezione letteraria dellAccademia prussiana delle arti. Egli tuttavia sment di
aver sottoscritto la solenne promessa e pretese che la sua replica comparisse sulla rivista
Die Sammlung, che Klaus Mann pubblicava in esilio (cfr. In einem anderen Land [In un altro
paese] in Die Sammlung, I, 4, dicembre 1933, pp. 216 sgg.).
103. Heinrich Hauser (1901-1955) fu marinaio, poi giornalista e dalla fine degli anni Venti
pubblic romanzi realistici di argomento marinaresco nonch resoconti di viaggi e di avventure.
Inizi a scrivere per la Frankfurter Zeitung nel 1926.
104. Siegfried Kracauer (1889-1966) aveva iniziato a pubblicare sulla Frankfurter Zeitung nel
1920 e, dallagosto 1921, faceva parte della redazione francofortese.
105. Schatzkstlein des rheinischen Hausfreundes (trad. it. Tesoretto dellamico di casa renano,
Guanda, Parma, 1988) [N.d.T.].
106. J. Roth, Das zweite Schatzkstlein (Il secondo tesoretto), in FZ, 876, 24 novembre 1930
(Werke, vol. III, pp. 265 sgg.).
107. Ernst Rdiger principe Starhemberg (1899-1956) fu uno dei capi della Heimwehr e, in
seguito, della dittatura austrofascista; nel 1930 ricopr lincarico di ministro degli Interni. A
quellepoca Morgenstern, nel suo articolo Wenn die Polizei die Wahrheit holt (Se la polizia va ad
acciuffare la verit, in FZ, 824, 4 novembre 1930), si faceva beffe della famigerata politica di
sequestro dei giornali, attuata nei caff di quella semidittatoriale citt di cultura che era Vienna.
Larticolo si conclude con le parole: Ad esempio, avevo sempre sospettato che il mio cuore, in
fondo, non palpitasse damore per la polizia ... ma da quando Starhemberg umilia quotidianamente
la polizia, provo una sana simpatia per i poliziotti viennesi! .
108. Raccolta di scritti di Schnberg, apparsa a Vienna nel 1926.
109. Dal novembre del 1932 sino alla fuga da Vienna, Morgenstern visse con la moglie e il figlio
nella Belvederegasse, nel quarto distretto.
110. Burlone [N.d.T.].
111. Monty Jacobs (1875-1945), dopo aver studiato filologia, storia della letteratura e storia
dellarte, nel 1914 entr alla Vossische Zeitung come critico teatrale, e dal 1921 al 1933 vi
diresse la pagina culturale.
112. Der Mythos vom Maulhelden Schweyk fu pubblicato sulle Pagine dintrattenimento della
Vossische Zeitung del 15 luglio 1927. Il primo articolo di Morgenstern, apparso su questo
giornale il 5 giugno del 1927, era una recensione del romanzo Der Engel vom westlichen
Fenster {Langelo della finestra occidentale) di Gustav Meyrink.
113. Franz Kafka zum Gedchtnis. Vortragsabend Ludwig Hardts in Wien (In memoria di Franz
Kafka. Serata di pubbliche letture di Ludwig Hardt a Vienna), in Berliner Tageblatt, 1o luglio
1924. Si tratta del primo scritto in assoluto pubblicato da Morgenstern, che del declamatore Ludwig
Hardt (1886-1947), allepoca molto famoso, era amico.
114. Anton Kuh (1891-1941), giornalista, saggista e scrittore satirico viennese. In onore di Kafka
furono pubblicati ben pi di tre necrologi: si contano ventuno testi fra necrologi e scritti
commemorativi, provenienti quasi esclusivamente dalla cerchia dei suoi amici (si veda
Franz Kafka. Kritik und Rezeption 1924-1938, a cura di Jrgen Born, Frankfurt am Main, 1985, p.
15).
115. E' quanto recita, saltellando su una gamba, lomino della fiaba dei fratelli Grimm
Rumpelstilzchen (Strepitolino) [N.d.T].
116. In realt la prima pagina della Vossische Zeitung del 22 ottobre 1931 comunicava
unicamente la notizia della morte di Schnitzler, la cui commemorazione, scritta da Monty Jacobs,
comparve alle pagine 2 e 3. Il giorno se-
guente, per, la cronaca da Vienna del funerale di Schnitzler fu in effetti pubblicata nelle Pagine
dintrattenimento, sulle quali non era raro leggere necrologi e commemorazioni di defunti.
117. Nel dattiloscritto, a questo punto e ancora in seguito, si parla di quattro mesi; ma in una
lettera indirizzata ad Alban e Helene Berg (e di cui rimasta copia), Morgenstern annuncia che
torner a Vienna il 12 maggio. Questo suo soggiorno parigino dur quindi circa tre mesi.
118. Karl Tschuppik (1876-1937), nato a Mlnik presso Praga, era amico sia di Roth che di
Morgenstern. Dopo gli studi ai politecnici di Praga e di Zurigo, fu dal 1899 redattore di cronaca
politica e dal 1910 caporedattore del Prager Tagblatt. Nel 1918 si trasfer a Vienna dove lavor
come redattore per diversi giornali, tra cui Der Friede, Der Neue Tag, Neues Wiener Tagblatt
e Die Stunde, prima di approdare nel 1927 a Berlino al Tage-Buch. Scrisse anche diverse
biografie di personaggi storici, che vennero poi proibite dal regime nazista. Dopo la presa del potere
da parte di Hitler torn a vivere a Vienna, dove mor nel luglio 1937.
119. In quellaltra parte delle sue memorie (Alban Berg und seine Idole. Erinnerungen und
Briefe, zu Klampen, Lneburg, 1995 [Alban Berg e i suoi idoli. Ricordi e lettere]), Morgenstern cita
le parole di Tschuppik: Adesso Hitler non ci metter molto a invadere questo paese, e le sue SS
entreranno nel duomo di Santo Stefano e si ... sullaltare.
120. Ernst Ely subentr allamico Karl Tschuppik nella carica di caporedattore del giornale
viennese Die Stunde.
121. Il principe Johann von Schwarzenberg mor poco dopo, allet di settantotto anni.
122. Jacques de Menasce (1905-1960) aveva studiato pianoforte con Emil Friedberger e Emil
Sauer, composizione con Joseph Marx, Paul A. Pisk e Alban Berg. Come pianista debutt nel 1932.
123. In italiano nel testo.
124. Josef Bornstein (1899-1952), giornalista e pubblicista politico austriaco, autore di numerosi
articoli critici sullamministrazione della giustizia nella repubblica di Weimar. Collabor soprattutto
al Tage-Buch di Berlino, e nellesilio parigino fu dal 1933 caporedattore del Neues Tage-Buch
.
125. Fritz H. Landshoff (1901-1988) aveva fondato nel 1933 una sezione tedesca allinterno della
casa editrice Querido di Amsterdam, di cui era il direttore. Nello stesso anno Walter Landauer
(1902-1945) divent direttore commerciale, presso la casa editrice Allert de Lange di Amsterdam,
della sezione di letteratura tedesca dellesilio. Hermann Kesten, allepoca trentatreenne e autore
di fama, ne era il direttore letterario. In pari tempo Kesten fungeva da consulente letterario di
Querido. Sin dal 1929 aveva lavorato a Berlino come caporedattore della casa editrice Gustav
Kiepenheuer, di cui Landshoff era stato comproprietario e direttore, e dove lo stesso Landauer
aveva svolto la sua attivit. Tutte queste case editrici pubblicavano anche libri di Roth.
126. Il narratore e autore teatrale Ferenc Molnr (1878-1952).
127. Nel dattiloscritto si legge Allinizio di giugno, a quellepoca per Morgenstern aveva gi
lasciato Parigi (si veda sopra, nota 117) e Roth era gi partito per la Francia meridionale.
128. Joseph Constantinovskij, ebreo russo originario di Odessa, fu scultore, pittore e scrittore. Dal
1934 ebbe rapporti di amicizia con Roth, di poco pi giovane di lui. Viveva a Parigi, dove nel 1935
tenne la sua prima mostra. Scriveva in yiddish, e nel 1934 pubblic a Parigi presso Gallimard, sotto
lo pseudonimo di Michel Matvev e in traduzione francese, il romanzo Les Traqus, sui
pogrom contro gli ebrei in Russia e Romania. A breve distanza di tempo ne apparve anche
unedizione americana. In seguito Constantinovskij adott lo pseudonimo di Joseph Constant (si
veda Bronsen, Joseph Roth, cit., pp. 540 sgg. 662 e 672).
129. Nella trilogia di Morgenstern, Dobropolje il nome del villaggio della Galizia orientale in
cui si svolge la parte principale dellazione.
130. Il romanzo di Roth era apparso nel 1932.
131. Il congresso mondiale degli ebrei ortodossi si svolse a Vienna dal 10 al 17 settembre del
1929 nei Sophiensle. Vi parteciparono seicentotr delegati provenienti da quarantadue paesi.
Allinaugurazione assistettero diverse migliaia di ospiti; varie legazioni, il governo austriaco e
la citt di Vienna inviarono i propri rappresentanti. LAgudas Yisroel era stato fondato nel maggio
del 1912 a Kattowitz (oggi Katovice) per contrastare il processo di assimilazione cominciato con
lemancipazione giuridica degli ebrei nel diciannovesimo secolo. Il grande obiettivo, sin dallinizio,
fu quello di procurare nel tempo al popolo ebraico lunit organizzativa conforme alla sua essenza.
Jacob Rosenheim (1870-1965) fu uno dei fondatori, e per molti anni presidente, del movimento che,
come egli disse nella sua relazione di Kattowitz, intende riportare a nuova vita un antichissimo
patrimonio ebraico: il concetto tradizionale del kelal Yisroel, il corpo di tutto Israele, pervaso e
sostenuto dalla sua Torah che ne lanima organizzatrice ( Was will Agudas Jisroel? [Che cosa
vuole l Agudas Yisroel?], in J. Rosenheim, Agudistische Schriften [Scritti agudisti], a cura
dellorganizzazione tedesca dellAgudas Ysroel, Hamburg, 5691 [1931], p. 7). E nel 1929, durante
il congresso mondiale viennese, cos Rosenheim riassunse la sua idea: Agudas Yisroel non altro
che il senso della storia ebraica assurto a consapevolezza (Der agudistische Einheitsgedanke
[Lidea unitaria agudista], ibid., p. 159).
132. Qui Morgenstern evidentemente si confonde, perch Seipel si era dimesso gi nellaprile del
1929.
133. Rudolf Mertha e Engelbert Dollfuss, Die Sozialversicherung in der Landwirtschaft
sterreichs, Wien, 1929.
134. Lautore, a proposito del personaggio di Joseph Sedley, scrive: ... e certamente (i romanzieri
infatti hanno il privilegio di sapere ogni cosa) pens un bel po alla
fanciulla del piano di sopra (W.M. Thackeray, Vanity Fair. A Novel without a Hero, cap. 3).
135. Larchitetto austro-svedese Josef Frank (1885-1967), che fu per tutta la vita un amico di
Morgenstern.
136. Nel romanzo di Roth Tarabas. Ein Gast auf dieser Erde (trad. it. Tarabas. Un ospite su
questa terra, Adelphi, Milano, 1979), la figura delloste ebreo porta il nome di Kristianpoller. Il
romanzo di Roth apparve effettivamente in anteprima a puntate sul Pariser Tageblatt, per dal
26 gennaio al 16 marzo 1934, ossia in un arco di tempo che non si concilia con quanto racconta
Morgenstern. Si pu ipotizzare che egli abbia incontrato il nome in questione non gi
nellanteprima di stampa bens in un esemplare del libro appena uscito, forse regalatogli da Roth al
momento del commiato.
137. Il personaggio di Roth si chiama Nathan Kristianpoller. Una vecchia fonte del Tarabas
costituita da tre pagine manoscritte di Roth, risalenti al 1924, che Morgenstern probabilmente non
conosceva: Das Haus des Herrn Kristianpoller (La casa del signor Kristianpoller, Werke, vol. V, pp.
877-79). A Roth il nome Kristianpoller era effettivamente familiare sin dalla giovent, come mostra
una lettera del 1911 in cui compare nella grafia lievemente diversa di Kristiampoller (si veda
Briefe, cit., p. 23; si veda anche Bronsen, Joseph Roth, cit., pp. 71 e 569 sgg-)-
138. S. Morgenstern, Worte fallen in den Herbst der Wahlen (Volano parole nellautunno elettorale),
in FZ, 798, 25 ottobre 1930. Larticolo raccoglie una serie di osservazioni su diversi avvenimenti
politici viennesi e, sotto il titoletto Nazionalsocialisti al vaglio , anche su una
manifestazione elettorale nazista (e non un tentato pogrom). Nel centro storico alcuni giorni fa
abbiamo assistito alle prime azioni di soccorso da parte dei nazisti che, come risaputo, avevano
promesso al fratello austriaco un generoso sostegno propagandistico per le elezioni ... Ma forse si
tratta soltanto di autosoccorso. Anche qui da noi c un pugno di nazisti. Due giovanotti facevano
propaganda e volsero la loro
uniforme in direzione del Corso ... Al pi giovane, un ragazzo attraente, la camicia bruna stava a
pennello. (Esistono camicie brune su misura?). La grande svastica sul braccio spiccava come la
fioritura di una malattia esotica - quasi lavessero vaccinato con una dose massiccia in vista della
politica, un butterato del morbo salvifico hitleriano.
139. Di fronte allavanzata della Wehrmacht i politici tedeschi Rudolf Breitscheid (1874-1944) e
Rudolf Hilferding (1877-1941) erano fuggiti insieme da Parigi, dove avevano trovato rifugio, nella
Francia meridionale. Qui l11 dicembre 1940 furono consegnati dalle autorit di Vichy alla Gestapo,
in base allarticolo 19 del trattato di armistizio franco-tedesco - una consegna che equivaleva a una
condanna a morte.
140. Jzef Wittlin (1896-1976), poeta, romanziere, saggista e traduttore polacco. Amico di Roth
fin dai tempi dellUniversit di Vienna, ne tradusse, fra laltro, La Cripta dei Cappuccini. Per
ledizione tedesca del romanzo di Wittlin Sl ziemi (trad. it. Il sale della terra, Bompiani,
Firenze, 1939), apparsa nel 1937 ad Amsterdam presso Allert de Lange col titolo Das Salz der Erde,
Roth scrisse una prefazione. Dal 1939 Wittlin visse in esilio a Parigi e dal 1941 a New York.
141. Qui, nel dattiloscritto di Morgenstern, la grafia pi simile a quella del nome che compare
nel Tarabas di Roth (si veda sopra, nota 137).
142. In una lettera a Stefan Zweig del febbraio 1936 Roth si lamenta: Ce lhanno tutti con me, da
Heinrich Mann fino a Soma Morgenstern (Briefe, cit., p. 449).
143. Durante un tentativo di colpo di Stato da parte dei nazisti austriaci, il 25 luglio 1934 fu
assassinato il cancelliere Engelbert Dollfuss. Concentrando truppe alla frontiera, lItalia imped che
il Reich tedesco intervenisse militarmente a sostegno dei putschisti. Altre sollevazioni in Carinzia e
Stiria vennero represse.
144. Conrad H. Lester (nato nel 1907 con il nome di Kurt Heinz Lichtenstern, cambiato poi nel
1941), pro-
prietario di una fabbrica austriaca di ceramica e porcellana, fu un fedele amico di Morgenstern fin
dai tempi dellesilio parigino e lo aiut anche in America. Alla fine del 1938 Lester fond a Parigi,
insieme alla germanista Elisabeth Freundlich e alcuni altri ancora, la Liga fr das geistige
sterreich / Ligue de lAutriche vivante (di cui ha riferito egli stesso nella conferenza viennese del
1972 Probleme der sterreichischen Literatur in der Emigration). Poco prima dellinvasione
tedesca apparve lunico fascicolo della rivista da lui appena fondata Freies sterreich / La Libre
Autriche a cui Morgenstern contribu con uno dei due testi scritti in esilio: Alt-Hietzing (in
memoriam Katharina Schratt) (Vecchia Hitzing [in memoria di Katharina Schratt]). Attraverso
Algeri e poi il Brasile, Lester raggiunse gli Stati Uniti nel 1941. Qui intraprese, a Los Angeles, lo
studio della germanistica e, dopo la laurea, divenne professore universitario. Torn in Austria nel
1968.
145. Dopo lassassinio del cancelliere austriaco, a Dollfuss subentr il cristiano-sociale Kurt von
Schuschnigg (1897-1977), in precedenza ministro della Giustizia e dellIstruzione. Egli prosegu
sostanzialmente la politica del suo predecessore e si sforz di conservare il regime corporativo
autoritario e lindipendenza dellAustria.
146. Karl Seitz (1869-1950), uno dei dirigenti del partito socialdemocratico austriaco, fu dal 1923
al 1934 borgomastro e presidente del governo regionale di Vienna. In quegli anni incentiv in
particolar modo ledilizia popolare della capitale e miglior la previdenza sociale.
147. Sulla Wiener Weltbhne Morgenstern pubblic sei articoli fra il dicembre 1932 e il marzo
1933.
148. Dopo la fusione avvenuta a Praga tra le due riviste vietate dal regime nazista, Die
Weltbhne di Berlino e il suo equivalente austriaco, Die Wiener Weltbhne , la polemica di
Morgenstern contro Hans Pfitzner fu pubblicata su Die Neue Weltbhne, 28, 13 luglio 1933,
pp. 872-75, sotto lo pseudonimo di Konrad Pfeiffer.
149. In un resoconto - scritto in inglese durante lesilio newyorkese - sugli ultimi giorni da lui
trascorsi in Austria, Anton Kuh riferisce di un colloquio, svoltosi in una notte dagosto
probabilmente del 1937 a Salisburgo, in occasione di un incontro fortuito con il
principe Starhemberg, a proposito dellonnipresente minaccia nazista. Fu allora che egli disse a
Starhemberg: I cacciatori hanno sempre lo stesso tipo di faccia - irrimediabilmente duro, cattivo,
sfavorito dalla natura - insomma, come ahim diciamo oggi, una faccia tedesca. Al vostro posto,
Altezza, io avrei istituito un apposito corpo di polizia fisiognomica per estirpare tutte queste facce
dallAustria (Escape from the Mousetrap, in The Nation, New York, giugno 1938, ora in Anton
Kuh, Zeitgeist im Literatur-Caf. Feuilletons, Essays und Publizistik. Neue Sammlung, a cura di
Ulrike Lehner, Wien, 1985, p. 230).
150. Alla presa del potere da parte dei nazisti in Germania, Karl Kraus reag come gi aveva reagito
allinizio della prima guerra mondiale: con un pubblico silenzio. Lultimo fascicolo della Fackel
era uscito alla fine di dicembre del 1932; quello successivo apparve solo nellottobre del 1933: le
sue quattro pagine contengono, oltre alla commemorazione di Adolf Loos da parte di Kraus,
la poesia Man frage nicht (Non si domandi), che si conclude con il famoso verso Das Wort
entschlief, als jene Welt erwachte (La parola spir al risvegliarsi di quel mondo). Il generale
interrogarsi sui motivi del suo silenzio si trasformarono in unaltrettanto generale condanna dello
scrittore che taceva. In un primo tempo Kraus reag con un fascicolo della Fackel del 23 luglio
1934 che raccoglie e commenta laconicamente i necrologi per Karl Kraus. Die dritte
Walpurgisnacht (trad. it. La terza notte di Valpurga, Lucarini Roma, 1990), scritta nellestate 1933,
era gi pronta in bozze, ma dopo aver a lungo riflettuto ed essersi consultato con amici, Kraus
decise di rinviare temporaneamente la pubblicazione del testo. Alla fine di luglio del 1934, apparve
un numero della Fackel di ben 315 pagine, intitolato Warum die Fackel nicht erscheint (Perch
non esce Die Fackel),
151. Morgenstern probabilmente si confonde: oltremodo improbabile che Kraus si sia espresso
in questi termini.
152. Il riferimento al gi citato numero 890-905 della rivista, Warum die Fackel nicht erscheint,
che riporta solo alcuni passi dalla Walpurgisnacht e usc alla fine di luglio del 1934, quando Berg
era quindi ancora in vita. Nella sua interezza, Die Dritte Walpurgisnacht fu pubblicata
solo postuma, come primo volume delledizione curata da Heinrich Fischer (Mnchen, 1952).
153. Karl Kraus, Die dritte Walpurgisnacht, cit.
154. Forse Morgenstern rammentava la frase divenuta famosa del criticone in Die letzten Tage
der Menschheit (trad. it. Gli ultimi giorni dellumanit, Adelphi, Milano, 1996, p. 207): Questa
guerra doggi non altro che uno scoppio della pace, e la pace non pu porvi fine: pu terminarla
soltanto la guerra del cosmo contro questo idrofobo pianeta! (atto I, scena xxix).
155. Idyll im Exil (Idillio nellesilio), il secondo volume della trilogia, apparve nel 1947 negli
Stati Uniti, con il titolo di In My Fathers Pastures, nella traduzione di Ludwig Lewisohn.
Nelledizione delle Opere, a cura di I. Schulte, il volume uscito presso zu Klampe, Lneburg,
1996.
156. Si veda sopra, nota 125.
157. Questa frase tratta dalla lettera che Zweig scrisse da Marienbad il 22 agosto 1935 e in cui
esaminava a fondo lopera di Morgenstern, esprimendo lodi entusiastiche e fornendo anche consigli
critici, fu utilizzata dalleditore in una formulazione lievemente modificata per pubblicizzare il
romanzo (si veda Jdische Rundschau, Berlin, 6 dicembre 1935). Il romanzo di Morgenstern,
Der Sohn des verlorenen Sohnes (Il figlio del figliol prodigo), usc ai primi di dicembre del 1935
presso Erich Reiss a Berlino, in una tiratura di quattromila copie.
158. La bettola dei greci [N.d.T],
159. Karl Tschuppik, Ludendorff. Die Tragdie eines Fachmannes, Wien, 1931.
160. Si tratta dei famosi Heurige, i tipici locali allaperto di Vienna e dintorni dove i vignaioli
servono il vino novello di produzione propria [N.d.T],
161. Allusione allopera di Grillparzer, Ein Bruderzwist in Habsburg (trad. it. Un dissidio tra
fratelli d'Asburgo, Guanda, Milano, 1977) [N.d.T.].
162. Adalbert Sternberg (1868-1930), conte di Monczi, fu un ufficiale e uno scrittore austriaco.
163. Termine colloquiale, derivante dalla parola yiddish huzpe: sfacciataggine, insolenza
[N.d.T.].
164. Il naturalista Chaim Weizmann (1874-1952), uno dei principali dirigenti sionisti dellepoca,
partecip in misura determinante alla preparazione politica e alla costruzione dello Stato dIsraele di
cui fu il primo presidente.
165. Arthur Neville Chamberlain (1883-1950) divenne primo ministro britannico nel maggio del
1937 e persegu a lungo nei confronti della Germania e dell'Italia una fatale politica di appeasement.
166. Abraham Sonne (1883-1950), originario di Przemysl nella Galizia orientale, da giovane
pubblic sotto lo pseudonimo di Abraham ben Yizchak poesie in ebraico destinate a esercitare un
forte influsso sulla moderna lirica ebraica. Dopo la prima guerra mondiale lavor per un certo
periodo a Londra per la World Zionist Organization. In seguito fu docente e rettore dellIstituto
superiore ebraico di Vienna. Dopo lAnschluss emigr in Palestina.
167. Nel giugno del 1935 Friederike Roth fu ricoverata nella clinica regionale Mauer-Ohling
presso Amstetten. Il lungo calvario aveva condotto la malata attraverso quattro istituti: nel 1929
soggiorn nella clinica psichiatrica Westend di Berlino, nel 1930 entr nella casa di cura
Rekawinkel di Vienna, nel dicembre del 1933 fu ricoverata allo Steinhof, il manicomio di Vienna, e
di l pass, nel giugno del 1935, ad Amstetten, dove rimase finch nel 1940, in seguito al
programma di eutanasia nazista, fu trasferita nel manicomio di Niedernhart pressi so Linz dove fu
uccisa nel luglio del 1940 (si veda Bronsen, Joseph Roth, cit., pp. 329 sgg.; Joseph Roth 1894-
1939, in Zirkular, numero speciale 17, Wien, 1989, pp. 22 sgg.)
168. La malattia inizi a manifestarsi nel febbraio del 1928 (si veda Bronsen, Joseph Roth, cit., p.
335). Alla fine di marzo Roth and con la moglie a Vienna e a met maggio part da qui senza di lei
per la Polonia (per una serie di reportage), da cui fece ritorno verso il 20 luglio. La coppia si
trattenne per oltre un mese nella capitale, risiedendo allHotel Imperiai, come risulta dalla
coeva corrispondenza di Roth.
169. Morgenstern aveva conosciuto Hanns Eisler (1898-1962), che faceva parte della cerchia di
Schnberg, allinizio degli anni Venti a Vienna.
170. Si tratta del romanzo Das falsche Gewicht. Die Geschichte eines Eichmeisters, Querido,
Amsterdam, 1937 (trad. it. Il peso falso. Storia di un verificatore dei pesi e delle misure, Adelphi,
Milano, 1990).
171. Marcell Zappler svolse un ruolo di primo piano nelle organizzazioni di categoria dei
giornalisti Concordia e Organisation der Wiener Presse. Sua moglie, Sylvia Zappler, fu promotrice e
presidentessa di una mensa per giornalisti, istituita nellottobre del 1918 nel nono distretto di
Vienna per far fronte alla grave situazione economica (si veda Peter Eppel, Concordia soll ihr
Name sein..." 125 Jahre Journalisten- und Schriftstellerverein Concordia, Wien-Kln-Graz,
1984).
172. Hanns Margulies (1889-1960) inizi scrivendo articoli per la Jdische Rundschau di
Berlino e nel 1912 divenne consulente scenico della Volksbhne di Vienna. Attivo in seguito nella
stampa bellica, collabor dopo la guerra alle pagine culturali di importanti giornali di Vienna e
Budapest. Dal 1922 al 1938 fu redattore del Wiener Tag. Dopo lAnschluss fugg a Londra
passando per la Cecoslovacchia. Famoso soprattutto per i suoi reportage giudiziari, animati da
critica sociale, affront
diversi casi spettacolari mirando a prevenire o a imporre la revisione di errori giudiziari.
173. Nel 1928 Philipp Halsmann (1906-1979), uno studente ebreo di ingegneria originario di
Dresda, fu accusato di aver ucciso durante una gita in montagna nello Zillertal il padre Morduch
Halsmann. In un processo che si svolse a Innsbruck, e fece molto scalpore, venne condannato per
omicidio volontario a quattro anni di carcere duro. Malgrado le vivaci proteste pubbliche, la
corte suprema conferm la condanna. Nel settembre del 1930, tuttavia, Halsmann, a dispetto di una
violenta campagna antisemita, ottenne la grazia. Nel 1940 emigr da Parigi a New York, e
raggiunse come fotografo fama universale sotto il nome di Philippe Halsmann. Hanns Margulies
si occup due volte del processo nella Weltbhne di Berlino: Der Halsmann-Prozess (XXV, 43,
22 ottobre 1929, pp. 626-29) e Philipp Halsmanns Begnadigung (XXVI, 42, 14 ottobre 1930, pp.
575-78).
174. Lindice della ristampa della Fackel non riporta il nome di Joseph Roth. Pu darsi che
Kraus avesse citato in termini elogiativi un articolo di Roth, apparso probabilmente sul Neuer
Tag, senza nominarne lautore.
175. Dopo labbandono nel 1927 da parte di Stefan Grossmann (1875-1935), Leopold
Schwarzschild (1891-1950) diresse da solo il Tage-Buch. A quanto dato sapere, lunico lavoro
scritto da Roth in questo periodo sullargomento lampio articolo Psychiatrie, apparso su
Das Tage-Buch (Berlin), XI, 26, 28 giugno 1930, pp. 1036-1041 (Werke, vol. III, pp. 215-21).
176. Delle reazioni allarticolo di Roth, il Tage-Buch pubblic soltanto le seguenti: dottor
Lilienstein di Bad Nauheim, Wie ein Dichter die Psychiatrie sah, 31, 2 agosto 1930, pp. 1222-25
(Werke, vol. III, pp. 221-25), con la risposta di Roth, ibid., pp. 1225-27 (Werke, vol. III, pp. 225-28);
professor dottor Ritterhaus di Amburgo, Nochmals Psychiatrie, 32 (9 agosto 1930), pp. 1273-76;
Zuschrift eines frheren Patienten, 34, 23 agosto 1930, pp. 1363-65.
177. Il dottor Ernst Jolowicz, nato nel 1882 a Posen (og-
gi Poznan), venne privato della cittadinanza dai nazisti nel maggio del 1939 (su di lui non stato
possibile reperire ulteriori informazioni). Non pu comunque aver nutrito allora un odio fanatico
per la psicoanalisi dal momento che il suo libro Praktische Psychotherapie (Zrich-Leipzig, 1935)
riconosce in Freud il fondatore della ricerca psicoterapeutica nella sua forma moderna (p. 12). In
occasione dellottantesimo compleanno di Freud, Jolowicz dallesilio parigino pubblic inoltre
un ampio articolo sul Pariser Tageblatt (IV, 876, 1936, p. 4).
178. La dottoressa Esti (Ernestine) D. Freud, nata Drucker (1896-1980), sposata con Jean Martin
Freud (1889-1967), era logoterapeuta. Dopo lAnschluss emigr a Parigi e poi a New York.
179. Ludwig Lewisohn (1882-1955), nato a Berlino, visse sin dallinfanzia negli Stati Uniti.
Docente universitario di Letteratura tedesca, si distinse anche come romanziere, pubblicista, critico
e traduttore, e descrisse la sua vita nei libri Upstream, Midchannel e The Island Within. Lewisohn
tradusse le edizioni americane di Idyll im Exil (Idillio nellesilio, il secondo volume della trilogia di
Morgenstern) e della Blutsule (La colonna di sangue).
180. Der stumme Prophet (trad. it. Il profeta muto, Adelphi, Milano, 1978) di cui Roth pubblic
nel 1929 alcuni brani; unedizione del romanzo, rimasto incompiuto e a lungo ritenuto disperso,
apparve soltanto nel 1966.
181. Si veda sopra, nota 57.
182. Il dottor Hugo Wolf, un avvocato viennese amico di Morgenstern e Roth, aiut questultimo
a ottenere la cittadinanza della nuova Austria. Roth lo menziona in una lettera (cfr. Briefe, cit., p.
188).
183. Si veda sopra, nota 167.
184. Il volume Der Mann Moses und die monotheistische Religion. Drei Abhandlungen (trad. it.
Luomo Mos e la religione monoteistica. Tre saggi, Boringhieri, Torino, 1977) fu pubblicato da
Allert de Lange ad Amsterdam nel 1939. I pri-
mi due saggi (Moses ein Aegypter [Mos egizio] e Wenn Moses ein Aegypter war... [Se Mos era
egizio... ] ) erano apparsi nel 1937 sulla rivista Imago.
185. Si tratta di Okkulte Erlebnisse, apparso su Die Neue Rundschau (Berlin), XXXV, 3, marzo
1924.
186. Nel 1888, un anno prima del crollo psichico di Nietzsche, Brandes tenne allUniversit di
Copenaghen un ciclo di lezioni sul filosofo, cui fece seguito, nel 1889, la pubblicazione del volume
En afhandling om aristokratisk radikalisme (trad. it. Friedrich Nietzsche o del radicalismo
aristocratico, Edizioni di Ar, Padova, 1995).
187. Perichole, der elfte Offenbach. In Wien von Karl Kraus gelesen. 1. Der Vortrag (La
Prichole, lundicesimo Offenbach. Lettura viennese di Karl Kraus. 1. La lettura) di
Soma Morgenstern; 2. Die Musik (2. La Musica) di Ernst Krenek, in FZ, 23, 9 gennaio 1931, pp.
1-2.
188. Il pianista e compositore Eduard (poi Edward) Steuermann (1892-1964), che svolse un ruolo
di primo piano nella diffusione della nuova musica, fu uno dei pi vecchi amici di Morgenstern.
189. Questo appello alla sottoscrizione a favore di un teatro densemble della poesia in senso
krausiano, stampato sotto forma di volantino e diffuso nel maggio del 1931, recava trentanove
firme. Oltre a Morgenstern, Berg e Steuermann firmarono Anton Webern e Ernst Krenek, il direttore
dorchestra Jascha Horenstein, gli architetti viennesi Adolf Loos e Josef Frank, letnologo francese
Lucien Lvy-Bruhl e gli scrittori Ludwig von Ficker e Werner Kraft, per fare solo i nomi pi
famosi.
190. Termine yiddish: persona semplice.
191. Wilhelm Liebknecht, Nachtrgliches zur Affaire, in Die Fackel, 18, fine settembre
1899, pp. 1-10; 19, inizio ottobre 1899, pp. 1-12.
192. Proust, che allo scoppio dell 'affaire si era schierato a favore di Dreyfus, non si batt per
questa causa: egli sfid a duello Jean Lorrain, romanziere e temibile cronista mondano, perch
questultimo nel febbraio del 1897
aveva alluso alla sua omosessualit su Le Journal. Il duello alla pistola ebbe luogo nel bosco di
Meudon e si concluse senza spargimento di sangue (si veda George D. Painter, Marcel Proust,
Feltrinelli, Milano, 1965, pp. 218 sgg).
193. In una serie di articoli della sua rivista LAurore Georges Clemenceau (1841-1929) si era
pronunciato a favore di una revisione del processo, richiesta avanzata poco tempo dopo nella stessa
sede anche da mile Zola con il famoso Jaccuse. La revisione si concluse il 9 settembre 1899 con
la sentenza: Colpevole di alto tradimento, riconosciute le circostanze attenuanti e la condanna
di Dreyfus a dieci anni di carcere. Ci non mise termine allAffare, e alla fine il governo offr la
grazia a Dreyfus che la accett - con grande disappunto di Clemenceau.
194. Il giurista americano Benjamin Victor Cohen, nato nel 1894, dal 1919 al 1921 fu segretario
di Chaim Weizmann presso lUfficio sionistico di Londra. In seguito tra i consiglieri del presidente
Roosevelt, ebbe un ruolo di rilievo nella stesura della Carta delle Nazioni Unite. La sua attivit
presso lONU prosegu sotto il presidente Lyndon B. Tohnson che lo volle come consigliere.
195. Was der Tag mir zutrgt (1901) in Peter Altenberg. Auswahl aus seinen Bchern von Karl
Kraus, nuova edizione, Zrich, 1963, p. 106 (trad. it. Ci che mi porta il giorno, in Favole della
vita. Una scelta dagli scritti, Adelphi, Milano, 1981, p. 127).
196. Uomo dappoco, insignificante, dal termine yiddish nebekh, espressione che indica
commiserazione, a sua volta derivante dal polacco nieboze: poveraccio, niebogi: povero,
infelice [N.d.T.].
197. Povero diavolo [N.d.T.].
198. Nel 1933 Freud pubblic la sua Neue Folge der Vorlesungen zur Einfhrung in die
Psychoanalyse (Introduzione alla psicoanalisi [nuova serie di lezioni]). Dal capitolo su Sogno e
occultismo riportiamo il bel brano citato da Morgenstern sulla struttura dellinterno della terra:
Notoriamente,
su questo argomento non sappiamo nulla di certo. Presumiamo che sia composto di metalli pesanti
allo stato incandescente. Mettiamo ora che qualcuno avanzi l'ipotesi che linterno della terra sia
fatto di acqua satura di anidride carbonica, ossia di una specie di acqua di Seltz. Diremo certamente
che ci molto inverosimile, che contrasta con tutte le nostre aspettative, non tenendo conto affatto
di quei punti di riferimento scientifici che ci hanno condotti a formulare Tipotesi del metallo.
Cionondimeno non inconcepibile; se qualcuno ci indica una via per provare Tipotesi dellacqua di
Seltz, lo seguiamo senza opporre resistenza. Ma ecco che ne arriva un altro, il quale afferma
gravemente che il nucleo terrestre composto di marmellata! Di fronte a lui ci comporteremo molto
diversamente. Diremo a noi stessi che la marmellata non presente in natura, essendo un prodotto
dellarte culinaria umana, che inoltre lesistenza di questa materia presuppone la presenza di alberi e
dei loro frutti, che non sapremmo come collocare vegetazione e culinaria nellinterno della terra. Il
risultato di queste obiezioni intellettuali volger il nostro interesse in unaltra direzione: invece di
intraprendere unindagine per vedere se il nucleo terrestre sia realmente composto di marmellata, ci
chiederemo che specie di uomo sia mai colui al quale venuta in mente una simile idea, e al
massimo gli chiederemo come faccia a saperlo (S. Freud, Gesammelte Werke, Frankfurt am Main,
19736, vol. XV, p. 33 [trad. it. Opere 1930-1938, Bollati Boringhieri, Torino, 1989, vol. XI, p.
146]).
199. Il riferimento al cancelliere svedese Axel Oxenstierna (1583-1654).
200. Lo scrittore Leonhard Frank (1882-1961), originario di Wrzburg, in giovent fu meccanico,
operaio e imbianchino prima di iniziare a studiare pittura e grafica a Monaco.
201. Hermann Bang mor nel 1912, a cinquantaquattro anni.
202. Teatro in miniatura in cui, attraverso un gioco di
specchi, le immagini riflesse degli attori appaiono assai rimpicciolite sul palcoscenico [N.d.T.].
203. Il riferimento allarticolo di Morgenstern Der Zwerghahn vor dem Kriegerdenkmal (Il
galletto davanti al monumento ai caduti), in FZ, 32, 12 gennaio 1929, p. 1. Marianne (May) von
Klenau era una sorella di Ingeborg Morgenstern.
204. Si veda La Marcia di Radetzky, Adelphi, Milano, 1987, pp. 42-43: Dopo la minestra veniva
servita la lombata di manzo guarnita, la pietanza domenicale del vecchio da innumerevoli anni.
La compiaciuta considerazione che dedicava a questa vivanda occupava pi di met della durata del
pranzo. Locchio del capitano distrettuale cominciava col carezzare la tenera falda di grasso che
incorniciava lenorme pezzo di carne, poi i vari piattini doverano adagiate le verdure, le
barbabietole di un viola brillante, i severi spinaci di un verde intenso, la gaia e chiara insalata, il
crudo biancore del ramolaccio, lovale perfetto delle patate novelle che nuotavano nel burro fuso e
facevano pensare a graziosi giocattolini [N.d.T.)].
205. Equivale a punzecchiare, sfottere [N.d.T].
206. Berthold Viertel (1885-1953).
207. In realt anche dopo il 1933 Roth soggiorn ripetutamente a Vienna.
208. Si tratta evidentemente di una svista: i suoceri di Roth erano emigrati in Palestina fin dal
1935.
209. Salomon Schechter (1850-1915) insegn Letteratura rabbinica prima allUniversit di
Cambridge e poi a Londra; dal 1902 diresse il Jewish Theological Seminary of America a New
York.
210. Grande rond dal quale si dipartono a raggiera vari viali, tra cui la Hauptallee, viale centrale
che attraversa in tutta la sua lunghezza il Prater [N.d. T.).
211. Il parco dei divertimenti con le attrazioni e i baracconi del luna park, dominato dalla ruota
panoramica [N.d. T.].
212. Laccordo di Berchtesgaden, imposto da Hitler al cancelliere Schuschnigg il 12 febbraio
1938 e definito ufficialmente a Vienna la Pace tedesca, concedeva unamnistia ai nazisti arrestati
e faceva entrare i loro rappresentanti nel governo. Il 24 febbraio Roth prese a Parigi il treno per
Vienna, da dove ripart, a quanto dato sapere, tre giorni prima dellAnschluss, ossia il 10
marzo. Lincontro con Morgenstern deve pertanto aver avuto luogo il 9 marzo, ossia il giorno in cui
Schuschnigg annunci pubblicamente il referendum sullindipendenza dellAustria, oggetto della
discussione nel testo. Per tale ragione il titolo del capitolo, che nel dattiloscritto Gennaio 1938,
stato modificato dal curatore.
213. Il conte Heinrich von Degenfeld-Schonburg era il precettore, e in seguito segretario,
dellallora pretendente al trono austriaco Otto dAsburgo.
214. Morgenstern fugg il 13 marzo 1938, una domenica, da Vienna. La sera precedente il nazista
austriaco Arthur Seiss-Inquart, cancelliere ad interim dopo le dimissioni forzate di Schuschnigg,
aveva proclamato dal balcone del municipio di Linz - alla presenza del suo Fhrer, appena giunto da
Braunau - la fondazione del Reich della Grande Germania. Nella giornata di domenica Hitler
si trattenne a Linz.
215. Si veda Brief an einen Statthalter (Lettera a un reggente) di Roth in Das Neue Tage-Buch
(Paris), VI, 13, 26 marzo 1938, p. 309 (Werke, vol. III, pp. 803 sgg.).
216. Si veda sopra, p. 76.
217. Nel Lascito conservata la copia di una ricevuta del posto di controllo di Feldkirch, datata
14 marzo 1938.
218. Il regista cinematografico e scrittore ungherese Gza von Cziffra, che and a trovare Roth a
Parigi allindomani dellAnschluss, ricorda: Dubito che Roth in quel periodo lavorasse a un nuovo
libro ... Era tutto preso giorno e notte dai problemi dei legittimisti, dalla fondazione di un governo
in esilio, cui doveva servire da orpelli lo letterario (G. von Cziffra, Der heilige Trinker.
Erinnerungen an Joseph Roth, Frankfurt am Main-Berlin, 1989, pp. 116 sgg.). Del resto, neanche
qui figura il nome dellalbergo in cui Roth alloggiava allepoca: Cziffra infatti menziona
erroneamente il Foyot, che non esisteva pi. N nelle lettere di Roth sinora pubblicate n nelle
sue biografie compare lHtel Florida, evidentemente un po squallido. Per i motivi indicati da
Morgenstern, probabile che Roth, rientrato a Parigi l'11 marzo 1938 dalla sua missione a Vienna,
si fosse stabilito nellottavo arrondissement. Morgenstern arriv due settimane dopo. I due amici
soggiornarono allHtel Florida finch, verso linizio di aprile, si trasferirono nella familiare rue de
Tournon, allHtel de la Poste. Il 21 aprile Roth comunic il nuovo indirizzo al suo editore (si veda
Aber das Leben marschiert weiter und nimmt uns mit. Der Briefwechsel zwischen Joseph Roth und
dem Verlag De Gemeenschap 1936-1939, a cura di Theo Bijvoet e Madeleine Rietra, Kln, 1991, p.
139).
219. Darsie Rutherford Gillie pubblic nel 1931 presso Faber & Faber a Londra la sua traduzione
delle memorie di Jzef Pilsudski. Non stato possibile reperire ulteriori informazioni sul suo conto.
James (Andrew) Stern, nato nel 1904, pubblic nel 1932 diversi volumi di racconti nonch un libro
sulle sue esperienze in Germania prima e dopo la presa del potere da parte dei nazisti.
Tradusse inoltre numerose opere dal tedesco, spesso in collaborazione con la moglie Tania.
220. Ben gli sta agli ebrei viennesi, cos imparano a essere comunisti.
221. Darsie Gillie, ho vissuto a Vienna dal 1912. A Vienna ci sono sempre stati meno comunisti
tra gli ebrei che tra i cristiani, sia adesso che in passato.
222. Nel dattiloscritto: meno di mezzanno (si veda sopra, nota 117).
223. Il rcpiss di Morgenstern fu rilasciato a Parigi il 1o aprile 1938.
224. Su Olivier de Pierrebourg, probabile autore del libro Le jeune homme inachev (Paris, 1982),
non stato possibile reperire ulteriori notizie.
225. Dopo lo scoppio della guerra, anche Morgenstern fu rinchiuso nel settembre del 1939 come
straniero nemico, prima nello stadio di Colombe, luogo di raccolta degli arrestati a Parigi, e
successivamente nel campo dinternamento di Montargis nel Loiret.
226. La giornalista e commentatrice politica americana Dorothy Thompson (1906-1961), espulsa
dalla Germania nazista, lavorava allAmerican Guild for German Cultural Freedom,
unorganizzazione a sostegno di scrittori, artisti e studiosi emigrati. Fu anche presidentessa del PEN
Club americano.
227. Nel diario parigino che Morgenstern tenne durante il suo primo viaggio in Europa dopo la
guerra - nellestate del 1950 -, si trova unannotazione lievemente diversa: Non dimenticare: la
scena per la strada dopo la nostra visita ad Aragon nellaprile o marzo 1939; Joseph Roth balla per
strada perch nella busta consegnatagli da Aragon per un articolo su Ce soir ci sono non 200
franchi, come Roth si aspettava, ma 600. E Morgenstern aggiunge: Che Ce soir pagasse bene
Roth dipendeva forse dal fatto che Aragon sapeva: J. R. non era un compagno, ma un avversario -
un monarchico .
228. Fu nellagosto del 1929, nel settimo anno della sua collaborazione, che Roth lasci la
Frankfurter Zeitung (si veda sopra, nota 84).
229. Nel dattiloscritto figura tre anni. Ma, a prescindere da soggiorni occasionali, Morgenstern
visse in questa citt, che non gli era particolarmente congeniale, dallautunno 1926 alla fine del
1927.

230. Hermann Kesten si esprime in termini analoghi e ignora anchegli il titolo del romanzo (si
veda Roth, Briefe, cit., p. 558). In una lettera che Roth scrisse il 10 dicembre 1929 a Ren Schickele
si trova la breve osservazione: Brandeis il personaggio principale di un prossi mo romanzo.
Vietato lingresso, storia di un uomo senza misura - secondo Kesten, questo romanzo non fu
mai scritto (ibid., pp. 155, 558). Ma il 1o aprile 1930 Roth da Berlino annunciava a Stefan Zweig:
Nellultima settimana ho terminato un romanzo da pubblicare a puntate sulle MNN [Mnchner
Neueste Nachrichten] (ibid., pp. 157 sgg.). Non esiste per alcuna indicazione sicura su quale
fosse il romanzo in questione.
231. Bela Horovitz aveva fondato nel 1923 a Vienna la casa editrice Phaidon. Roth si impegn con
Horovitz a scrivere un libro in cambio di un anticipo di tremila marchi. Si intitoler Der
Orientexpress e parler del treno, dei suoi passeggeri, dei loro alberghi e luoghi di soggiorno (Roth
a Stefan Zweig, 22 settembre 1930, Briefe, cit., p. 179). Al posto di questo romanzo, che non fu mai
scritto, la casa editrice Phaidon pubblic una nuova edizione per bibliofili del romanzo del 1924
Hotel Savoy (trad. it. in Romanzi brevi, Adelphi, Milano, 1983), arricchita dai disegni a penna di
Franz Howanietz (si veda Werke, vol. IV, p. 1056).
232. Su Stefan Heller non stato possibile reperire ulteriori notizie. Suo fratello, lo scrittore e
giornalista Fred Heller (1889-1949), intrattenne a Vienna rapporti con Roth e Morgenstern. Dopo
aver esordito come giornalista e critico teatrale, divenne redattore del settimanale viennese Der
Friede, poi del Neuer Tag, e scrisse in seguito per il quotidiano di Vienna Der Tag. autore di
diverse commedie e di alcune opere narrative. Nel 1938 emigr, passando per lItalia, in
Cecoslovacchia e, di l, in Uruguay.
233. Stefan Fingai, collaborando dopo la prima guerra mondiale a diversi giornali viennesi, aveva
fatto la conoscenza di Roth. Trasferitosi con lui a Berlino nel 1920, prest assistenza a sua moglie,
ormai malata di mente, alla fine del decennio. Nel 1933 and in esilio a Parigi e dopo la guerra
visse a Losanna (si veda il capitolo a lui dedicato, pp. 289-91).
234. Si veda sopra, nota 23.
235. Il germanista e critico francese Flix Bertaux ( 1881-1948), amico di Roth e di altri autori di
lingua tedesca, insegnava in un liceo parigino. Collabor ai tentativi di riconciliazione tra la Francia
e la Germania nel periodo fra le due guerre e diede un importante contributo alla diffusione della
letteratura tedesca, in particolare attraverso la sua collana di testi scolastici, adottata nelle scuole
francesi dopo la prima guerra mondiale, e attraverso lopera ormai classica Panorama de la
littrature allemande contemporaine (Paris, 1928). Roth si affezion in particolar modo a suo figlio
Pierre Bertaux (1907-1986), anchegli germanista e, nel 1938, capo di gabinetto al ministero
dellIstruzione e direttore delle trasmissioni radiofoniche in lingua tedesca presso Radio
Strasburgo. Dopo linvasione tedesca, Pierre Bertaux partecip alla Resistenza nel Sud della Francia
e venne condannato dal governo di Ptain a tre anni di reclusione in una fortezza. Come germanista
acquist fama grazie ai suoi studi su Hlderlin.
236. Pierre Laval (1883-1945), pi volte ministro e presidente del consiglio a partire dal 1925,
intrattenne rapporti particolarmente stretti con lItalia fascista e, sotto Ptain, fu alla guida del
governo di Vichy. Nellottobre del 1945 venne condannato a morte per alto tradimento e
favoreggiamento del nemico, e giustiziato.
237. Klaus Dohrn, nato a Dresda nel 1909, si era convertito al cattolicesimo negli anni del liceo.
Nel 1933 si trasfer a Vienna, dove lavor alla redazione della rivista antinazista, sostenuta da
Dollfuss, Der christliche Stndestaat. sterreichische Wochenhefte, fondata e diretta da Dietrich
von Hildebrand (1889-1977), professore tedesco di filosofia. Anche Roth collabor a questa
rivista cattolica conservatrice. Sin dagli anni viennesi Dohrn intrattenne rapporti con i circoli
legittimisti attorno a Otto dAsburgo, rapporti che mantenne anche dopo lAnschluss nellesilio
parigino. Come Roth, collabor nella capitale francese alla sterreichische Post, organo
del movimento monarchico. Nel 1941 fugg dalla Francia meridionale e, dopo un internamento di
diversi mesi in
Spagna, raggiunse nel 1942 gli Stati Uniti. Il fratello minore Serge (in realt Joachim) lavorava a
Parigi nellassistenza ai profughi. Dopo lo scoppio della guerra fece parte di una Commission de
triage, che aveva il compito di reclutare, fra gli austriaci internati, volontari per una Legione
austriaca in Francia, progettata da gruppi di emigrati conservatori e legittimisti con il beneplacito
delle autorit francesi. Nellestate 1940 fugg dal campo di Audierne (Bretagna) in Inghilterra dove,
pochi anni dopo, cadde vittima dei bombardamenti tedeschi (si veda sopra, pp. 256-57, 262-66).
238. Morgenstern fu sino alla morte amico del direttore dorchestra Otto Klemperer (1885-1973)
e di sua figlia.
239. Eugenio Pacelli (dal 1939 Pio XII), prima di diventare cardinale, fu nunzio apostolico in
Baviera e poi a Berlino.
240. Walter Mehring (1896-1981), originario di Berlino, dopo lascesa al potere di Hitler si
trasfer a Vienna e da qui ripar a Parigi nel 1938. - Il Corpus iuris canonici, raccolta di documenti
medioevali di diritto canonico, rimase in vigore fino al 1918.
241. Sotto questo nome, Leopold Schwarzschild continu a pubblicare nellesilio parigino il suo
Tage-Buch. La rivista, a cui Roth dal 1933 aveva dato oltre quaranta contributi, pubblic dopo la
sua morte gli ultimi due capitoli del racconto, con il titolo Das Ende der Legende vom heiligen
Trinker (La fine della leggenda del santo bevitore, VII, 24, 10 giugno 1939, pp. 570-71), prima che
uscisse in volume nello stesso anno presso leditore Allert de Lange di Amsterdam.
242. Quanto allo spunto per questultima opera di Roth, Bronsen, basandosi sulla testimonianza di
Klaus Dohrn, fornisce un quadro analogo a quello di Morgenstern, anche se non parla affatto del
Caf Tournon (si veda Bronsen, Joseph Roth, cit., p. 582). Nella sua lettera a David Bronsen del 20
marzo 1975, Morgenstern d una versione pi circostanziata della stesura del racconto e dice anche
di avervi assistito per circa unora: ... il fratello mi-
nore di Klaus Dohrn raccont questa storia a Joseph Roth. Dovette farlo a pi riprese. Un giorno
Roth convoc la segretaria del Neues Tage-Buch, la signorina Freund, e in presenza di Klaus
Dohrn, e in parte anche mia, dett la storia ... Ecco come andarono le cose: Roth sedeva, come di
consueto, nellavvallamento di una panca imbottita, con un bicchiere davanti a s. Di fronte a lui, la
signorina Freund. Accanto, Serge Dohrn. E Roth lasciava che lui raccontasse. Poi, a brevi intervalli,
ripeteva quel che era stato narrato, traducendolo gi nel proprio stile. E la signorina Freund
scriveva. Non credo che Roth abbia in seguito ricopiato a mano la storia che lei pi tardi batt a
macchina. Qui sembrerebbe che la prima versione, nata al Caf Tournon, sia stata scritta a mano.
Come riferito da Fritz Hackert, esiste copia di un manoscritto di cui solo il primo quarto reca la
grafia di Roth, mentre il resto scritto da diverse mani e presenta notevoli differenze rispetto alla
versione a stampa (si veda Werke, vol. VI, pp. 789 e 791). Potrebbe trattarsi di quella versione
originale alla cui genesi fa riferimento Morgenstern, sempre che si supponga lesistenza di pi
segretarie .
243. Si tratta del campo di Audierne nel Finistre, dove Morgenstern fu internato dopo linvasione
tedesca, nel maggio del 1940. Il mese successivo riusc a fuggire prima che la Gestapo raggiungesse
Audierne. (La vicenda narrata da Morgenstern in Flucht in Frankreich. Ein Romanbericht, zu
Klampen, Lneburg, 1998 [N.d.T]).
244. Bar-mitzvah (letteralmente: figlio del precetto), maggiorit religiosa ebraica raggiunta al
compimento dei tredici anni. Tefillin: filatteri e astuccio di cuoio con citazioni del Pentateuco; in
occasione delle preghiere mattutine vengono legati intorno alla fronte e al braccio sinistro, come
segno che luomo in preghiera ha mente e cuore rivolti al Creatore.
245. Rinfresca il tuo inglese [N.d.T.].
246. Rav: rabbino, il quale tra le altre funzioni ha anche quella di giudice religioso della
comunit.
247. Letteralmente: stanza; la tradizionale scuola elementare ebraica.
248. Il riferimento al romanzo-resoconto di Morgenstern sul periodo di detenzione in Francia e
sulla fuga nel 1940 dal campo di Audierne citato alla nota 243.
249. Non stato possibile ottenere ulteriori ragguagli.
250. Franz von Hildebrand, nato nel 1912, cattolico e monarchico come il padre, oper durante
lesilio parigino nellorganizzazione di assistenza ai profughi e fu in seguito collaboratore del
Centre amricain de secours di Marsiglia, le cui operazioni clandestine, volte al salvataggio degli
esuli, furono dirette fra il 1940 e il 1941 nella Francia meridionale dallamericano Varian Fry.
251. Jakob Altmaier (1889-1963), inviato del giornale socialdemocratico Vorwrts a Versailles
durante le trattative di pace, fu in seguito corrispondente da Berlino del Guardian. Oltre che per il
Vorwrts, scrisse anche per la Frankfurter Zeitung, la Weltbhne e per vari giornali inglesi e
francesi. Dal 1926 fu corrispondente dellAgenzia di stampa socialdemocratica da Belgrado, Parigi
e Londra. Dopo lascesa di Hitler al potere, si trasfer a Parigi e poi a Belgrado, dove fu
corrispondente per larea balcanica di diversi giornali tedeschi dellesilio. Fra il 1937 e il 1938
soggiorn nella Spagna repubblicana dove fu cronista della guerra civile; dal 1939 a Belgrado e
Atene, si trasfer infine al Cairo. Dalla fine della guerra fu, sino alla morte, deputato
socialdemocratico al Bundestag e si dedic alla politica europea. considerato uno dei promotori
dellaccordo israeliano-tedesco del 1952.
252. In seguito agli accordi quadripartiti di Monaco del 29 settembre 1938, che convalidarono
ufficialmente le rivendicazioni territoriali di Hitler nei confronti della Cecoslovacchia, Chamberlain
firm una dichiarazione di non belligeranza tra la Gran Bretagna e la Germania.
253. Dopo la morte di Roth, Altmaier scrisse il 6 giugno 1939 a Rudolf Olden, di cui aveva letto il
necrologio:
Quel che Lei scrive del nostro povero amico defunto quanto di meglio e di pi delicato sia stato
detto sul suo conto. Sono in grado di affermarlo avendo trascorso con lui nellultimo anno molti
giorni e molte notti. Mesi interi! E non c nessuno qui con cui sia possibile parlare di lui. Erano
tutti cos piccoli quelli che lo attorniavano (da Joseph Roth 1894-1939, catalogo della mostra
della Deutsche Bibliothek di Francoforte sul Meno, 2a ediz. riveduta e corretta, Frankfurt am Main,
1979, p. 399).
254. Il giurista Martin Fuchs junior (1903-1969) fu un diplomatico austriaco e, dagli anni Trenta
in poi, appartenne ai circoli legittimisti. Lavor per il servizio stampa della cancelleria austriaca dal
1927 a Parigi, dal 1936 al 1937 a Vienna, e, prima dellAnschluss, fu addetto stampa allambasciata
austriaca nella capitale francese. Nellesilio parigino mantenne stretti rapporti con Otto dAsburgo e
fu uno dei pi attivi rappresentanti degli emigrati austriaci conservatori, partecipando alla
fondazione di numerosi comitati quali Entraide autrichienne, Ligue autrichienne, Fdration des
migrs provenants dAutriche (questultima sovrapartitica) e del Comitato dazione per la
liberazione dellAustria. Fu altres cofondatore della sterreichische Post, organo della
Ligue autrichienne di orientamento monarchico e, dopo lo scoppio della guerra, si fece promotore
delle trasmissioni per lAustria di Radio Parigi e dellemittente austriaca libera con sede a Fcamp
in Normandia. Dopo la capitolazione della Francia ripar a New York, dove prosegu la sua attivit
politica. Tornato in Austria nel 1947, riprese il servizio diplomatico; prima a New York, poi, come
ambasciatore, a Bruxelles e - negli ultimi anni della sua vita -a Parigi.
255. Nel ricordo di Morgenstern due scritti di Roth si sono evidentemente fusi in un unico testo. Il
primo, sulle persone presenti in questura, si intitola Ein Kind im Wartezimmer der Polizei (Un
bambino nella sala daspetto della polizia), apparve il 10 settembre 1938 sul Neues Tage-Buch
(Werke, vol. III, pp. 819 sgg.) e non lultimo composto da Roth - cos come non lo Rast
angesichts der Zer-
Strung (Sosta al cospetto della distruzione), che venne pubblicato sulla medesima rivista il 25
giugno 1938 ( Werke, vol. III, pp. 813 sgg.). Roth era stato lultimo ospite a lasciare lHtel Foyot il
1o novembre 1937, quando gi era iniziata la demolizione. Ne rifer a Stefan Zweig in una lettera (si
veda Briefe, cit., p. 516). Secondo Morgenstern, quindi, questa cupa prosa nata solo alcuni
mesi pi tardi, probabilmente aprile o maggio 1939 (bench lautore narri qui al presente).
256. Andr Philip (1902-1970) gi a ventisei anni insegnava Economia politica allUniversit di
Lione; dal 1936 al 1940, fu deputato socialista del dipartimento del Rodano. Dopo linvasione
tedesca guid nella Resistenza lorganizzazione Libration Sud. Nel CLN francese fu commissario
degli Interni sotto de Gaulle durante lesilio londinese. Dopo la Liberazione rivest diverse
cariche pubbliche di rilievo. Come docente universitario pubblic una serie di scritti politici e di
storia economica e sociale.
257. Valeriu Marcu (1899-1942), pubblicista, scrisse soprattutto di politica.
258. Wandervogel (Uccello migratore), associazione giovanile tedesca fondata a Berlino nel 1896
e diffusasi anche in Austria; fautrice di un nuovo stile di vita incentrato sulla riscoperta della natura
(attraverso escursioni, bivacchi e fal), del canto e della musica popolari, su nuovi rapporti fra le
generazioni e i sessi, su forme alternative di alimentazione e abbigliamento; il tutto allinsegna di un
rifiuto romantico della civilt industriale [N.d.T.].
259. Il famoso rabbino Joachim Prinz (1902-1988) gi nellestate del 1937 era emigrato negli
Stati Uniti passando per Parigi.
260. Il movimento sionista fece della poesia Hatikvah (La speranza) di Naftali Herz Imber (1856-
1909), scritta nel 1878, linno nazionale di Israele.
261. Si veda sopra, nota 167.
262. Friedrich Sieburg (1893-1964) era diventato nel maggio del 1926 il corrispondente politico
da Parigi della Frankfurter Zeitung e, grazie alle sue aderenze, era altres riuscito a farsi nominare
unico collaboratore della terza pagina da quella citt. In tal modo Joseph Roth, fino ad allora
corrispondente culturale della FZ, perse dopo neppure un anno il suo posto nella citt da lui
amata - nonostante tutte le precedenti rassicurazioni delleditore. E' pertanto comprensibile che per
questo collega, gi di per s problematico, nutrisse unesplicita avversione destinata a divenire pi
tardi - quando Sieburg si volse prima a unideologia reazionaria e poi a quella nazista - aperta
ostilit.
263. Lunica opera di Karol Rathaus, Fremde Erde (Terra straniera, op. 25), scritta nel 1929-1930,
and in scena in prima assoluta allOpera di Berlino alla fine del 1930 e fu diretta da Erich Kleiber.
Il giorno della prima, apparve un articolo in cui il compositore delineava la propria concezione
estetica: Tutti coloro che hanno occhi per vedere e un orecchio sensibile avvertono
chiaramente come il siderale isolamento della musica darte rispetto alla massa (la si chiami popolo
o pubblico) si sia enormemente accentuato. Lopera, sullesempio del teatro, inizia lentamente ad
avvedersi del fatto che oggi il contenuto di una composizione per noi la cosa pi importante. Il
teatro serve tanto a rischiarare le coscienze quanto a creare arte ... Questo punto di vista presenta,
fra laltro, anche il vantaggio di non concentrarsi su problemi meramente formali e di rivolgere la
propria attenzione su un unico obiettivo: realizzare e rendere perspicua lidea complessiva (K.
Rathaus, Oper, Bhnenmusik, Tonfilm [Opera, musiche di scena, film sonoro] in Vossische
Zeitung, 10 dicembre 1930, supplemento culturale).
264. La citazione di Roth recita: Anche leggere un giornale cosa sana: si apprendono notizie
del mondo che si appena lasciato per vedere il mondo ( Wo der Weltkrieg begann [Dove
cominci la guerra mondiale], in FZ, 485, 3 luglio 1927, Werke, vol. II, p. 732).
265. Come la madre Sara Morgenstern, nata Schwarz, co-
s le due sorelle Klara e Helena e il fratello Moses vivevano a quellepoca ancora a Vienna. Klara
Schwarz, sposata a un parente della famiglia materna, aveva quattro figli. Suo figlio Adolf,
chiamato Dolfi e nato nel 1911, venne rinchiuso nellautunno o inverno del 1938 in una cella della
polizia viennese. Rimesso in libert, raggiunse attraverso il Belgio la Francia, dove fu internato in
vari campi. Le ultime notizie che diede di s, dal campo di Les Milles, sono del 1o settembre 1942 -
mor in un lager tedesco. Anche la madre di Morgenstern, la sorella Helena e il fratello Moses
morirono nei campi di concentramento tedeschi. Klara Schwarz e i tre figli sopravvissuti riuscirono
a mettersi in salvo in Palestina.
266. Hermann Neubacher (1893-1960), esperto di economia e amministrazione, fu dal 1938 al
1940 borgomastro di Vienna e capo del governo regionale.
267. Felix Mendelssohn-Bartholdy visit nel 1829 la grotta di Fingai che si trova sullisola di
Staffa, nelle Ebridi, e ne trasse lispirazione per louverture (in si minore, op. 26), chiamata
originariamente La grotta di Fingai.
268. Lepisodio compare anche nel diario parigino di Morgenstern (si veda sopra, nota 227). In
esso si fa menzione di una dottoressa Christ, che forse per si chiamava Kris. A quellepoca viveva
in esilio a Parigi, insieme alla moglie, lavvocato viennese Paul Kris, collaboratore di Martin Fuchs
e della sterreichische Post e membro, probabilmente, della Ligue autrichienne.
269. Friedrich Adler, medico austriaco amico di Roth e Morgenstern, viveva anchegli in esilio a
Parigi. Non disponiamo di ulteriori informazioni sul suo conto.
270. Il 20 maggio 1938 i cechi, sotto la minaccia delle rivendicazioni territoriali di Hitler,
iniziarono la mobilitazione.
271. Calco sullespressione colloquiale: Ich wei nicht, was mir mehr wurscht wre: Non so
che cosa mi potrebbe essere pi indifferente [N.d.T.].
272. Si veda sopra, nota 23.
273. Blanche Gidon tradusse in francese opere di E.T.A. Hoffmann, Gottfried Keller, Ren
Schickele, Arnold Zweig e, successivamente, anche di Heinrich Boll. Sua la versione di gran parte
dei libri di Roth.
274. Nellesilio parigino, Josef Bornstein fu caporedattore della rivista Das Neue Tage-Buch
di Leopold Schwarzschild.
275. Probabile gioco di parole fra Weininger e Schmh, termine colloquiale austriaco che
significa trucco, raggiro [N.d.T.]. Otto Weininger, nato nel 1880, si era tolto la vita a Vienna nel
1903, poco dopo la pubblicazione della sua opera Geschlecht und Charakter (Eine prinzipielle
Untersuchung), Wien, 1903 (trad. it. Sesso e carattere: una ricerca di base, Feltrinelli, Milano,
1978).
276. Aimee Semple McPherson svolse attivit di predicazione a Los Angeles.
277. Ernst Toller fu una delle figure pi importanti delleffmera Repubblica dei Consigli
bavarese, soffocata militarmente nel sangue alla fine del 1918 [N.d.T.].
278. A proposito di Levi Yizchak di Berdicev (1740-1809), famoso rabbino chassidico
soprannominato il Santo a cui risalgono molti canti chassidici, Simon Dubnov scrive:
Lassoluto ottimismo del temperamento e il calore dei sentimenti erano le qualit fondamentali
di questo tzaddik. Nel suo cuore ardeva senza sosta lamore per Israele, lamore per qualsiasi
uomo a prescindere dalla sua professione ed estrazione sociale. E poich Levi Yizchak considerava
sua missione precipua quella di difendere la totalit dIsraele dinanzi al trono dellAltissimo, gi in
vita divenne leroe prediletto dal suo popolo. Innumerevoli sono i racconti che circolavano sulla
grandezza spirituale di questo Giusto e in particolare sullardire col quale contendeva con Dio,
facendo valere davanti allOnnipotente i propri argomenti a favore del popolo eletto (Dubnov, op.
cit., vol. II, pp. 50 sgg.).
279. Un piffero per Dio [N.d.T.].
280. Voglio suonare un piffero per te [N.d.T.].
281. Mizrach: oriente, la direzione verso la quale si rivolge chi prega; ma'ariv: la preghiera
serale ebraica.
282. In tedesco nur significa soltanto [N.d.T.].
283. Max von Riccabona nel 1939 and pi volte a trovare Roth. Ero una specie di corriere tra
un movimento austriaco di resistenza in via di formazione e quegli emigrati austriaci che
tentavano ... di dar vita a un governo in esilio (Max von Riccabona, Herr Roth im Caf
Tournon. Erinnerungen aus den letzten Tagen Joseph Roths, in Frankfurter Allgemeine Zeitung,
10 settembre 1969).
284. Il cappellano Johannes (poi John M.) Oesterreicher, nato nel 1904, era il sacerdote austriaco
di origine ebraica che Roth, da quando seguiva alcune pratiche cattoliche, considerava il proprio
padre spirituale (Bronsen, Joseph Roth, cit., pp. 597 sgg.).
285. Il cardinale Jean Verdier (1864-1940), arcivescovo di Parigi, fu uno dei promotori
dellAction catholique in Francia.
286. Al dattiloscritto qui allegato un foglietto con lappunto scritto a mano: Add footnote:
Fingals Kiss at Roths death (Aggiungere una nota a pi di pagina: Il bacio di Fingai alla morte di
Roth). Morgenstern non ha poi realizzato questo proposito. La nota si riferiva a unaffermazione di
Fingai, riportata da Bronsen nella sua biografia a p. 599. Dopo aver letto questo passo, Morgenstern
il 20 marzo 1975 scrisse a David Bronsen: Per quanto riguarda Fingai, dice il falso solo perch
privo di talento. Ritiene evidentemente bello sostenere che - come consuetudine fare - ha baciato
sulla fronte lamico defunto. Sono andato allospedale insieme a lui, a piedi. Ci siamo incamminati
di buonora, non appena mi ha comunicato che Roth durante la notte era morto. Purtroppo non ci
hanno fatto passare. Povero Fingal! Neppure in occasione della morte di un uomo che ha ammirato
per tutta la vita, gli venuto in mente qualcosa di autentico .
287. La citazione tratta dalla poesia di Heine, Gedchtnisfeier (Commemorazione), inclusa nel
Romancero.
288. Il talmudista e giornalista lituano Joseph Gottfarstein, nato intorno al 1904 e abitante a
Parigi.
289. Imbroglione [N.d.T.].
290. Lultimo imperatore della monarchia asburgica, Carlo I (1887-1922), sal al trono il 21
novembre 1916, giorno della morte di Francesco Giuseppe, e dovette rinunciare allesercizio dei
suoi poteri l11 novembre 1918.
291. Morgenstern trasse il testo dellEpilogo dal diario parigino. Si tratta dellannotazione del
27 luglio 1950, rielaborata e ampliata per il libro su Roth. Il dattiloscritto reca erroneamente la data
1951, corretta dal curatore al pari di quella che figura nel secondo capoverso (1932 anzich 1931).
292. Questa fotografia non figura tra le carte di Morgenstern, nella biografia di Bronsen se ne
trova per una copia.
293. Si veda sopra, nota 22.
294. Si veda sopra, nota 167.
295. Malcolm Lowry (1909-1957) pubblic il suo romanzo Under the Volcano (trad. it. Sotto il
vulcano, Feltrinelli, Milano, 1997) per la prima volta nel 1947 a New York; la nuova edizione
apparve nel 1965.
296. Nel suo necrologio pubblicato su Les Nouvelles Littraires e ripreso dalla Pariser
Tageszeitung il 3 giugno 1939, Fred Brence, giornalista svizzero, ricorda le cattive condizioni di
salute di Roth e racconta un incontro avvenuto al Caf Tournon: Era solo; persino il pi fedele tra i
fedeli, Soma Morgenstern, che vegliava fraternamente su di lui, era assente.
NOTE ALLA POSTFAZIONE
1. Adolf Fris, il curatore delle opere di Musil, fu pressoch lunico a commemorare il defunto. Il
suo articolo Die Welt der galizischen Juden. Zum Tode von Soma Morgenstern (Frankfurter
Allgemeine Zeitung, 26 aprile 1976)
fu pubblicato anche a Vienna con il titolo Besuch bei Soma Morgenstern. Erinnerungen an einen
Europer in New York (Die Presse, 17 maggio 1976). Anche la Internationale Robert Musil-
Gesellschaft pubblic un necrologio sul proprio organo Musil-Forum, Wien-Saarbrcken,
II, 1976, 1 fascicolo, p. 11.
2. Due sono le eccezioni: il docente di Germanistica allUniversit del Massachusetts di Boston,
Alfred Hoelzel, Soma Morgenstern 1890-1976, in Midstream (New York), XXIII, 3, marzo 1977,
pp. 41-50; dello stesso autore si veda Soma Morgenstern, in Deutschsprachige Exilliteratur seit
1933, vol. II, New York, a cura di John M. Spalek e Joseph Strelka, Bern-Mnchen, 1989, pp. 665-
89; e la docente di Teoria della musica allUniversit della California (Santa Barbara) Joan Allen
Smith, Berg's Character Remembered, in The Berg Companion, a cura di Douglas Barman, London,
1989, pp. 13-32; della stessa autrice si veda Alban Berg and Soma Morgenstern: A Literary
Exchange, in Studies in the Schoenbergian Movement in Vienna and the United States. Essays in
Honor of Marcel Dick, a cura di Anne Trenkamp e John G. Suess (Studies in History and
Interpretation of Music, XXVI), Lewiston, New York, 1990, pp. 33-56. Occorrer altres nominare
lintervista-reportage di Israel Shenker, Morgenstern, in Present Tense (New York), I, 3,
primavera 1974, pp. 6-7.
3. Diario, quaderno 13: diario americano (1949), p. 34, annotazione del 18 maggio 1949, dal
Lascito di Morgenstern (New York). Oltre alle poche pagine di un quaderno risalente al soggiorno
hollywoodiano del 1942-1943, e al Diario parigino del 1950, i quaderni recanti i numeri 13 e
14 sono gli unici diari dellautore che si siano conservati.
4. Lettera di Jascha Horenstein a Morgenstern del 28 dicembre 1964 (Lascito).
5. Diario, quaderno 13, pp. 82 sgg., annotazione dellagosto 1949.
6. Diario, quaderno 14: diario americano (1949-1950), p. 6, annotazione del 15 novembre 1949
(Lascito).
7. Diario, quaderno 13, p. 2, fine marzo 1949.
8. Lettera di Morgenstern a Gershom Scholem del 17 febbraio 1973 (copia conservata nel
Lascito).
9. Diario, quaderno 13, pp. 10 sgg., annotazione del 14 aprile 1949.
10. Si veda sopra, p. 16.
11. Diario, quaderno 13, pp. 19 sgg., annotazione del 24 aprile 1949.
12. Lettera ad Alban Berg del 30 novembre 1927 (sterreichische Nationalbibliothek,
Musiksammlung: F 21 Berg 1106/15. Ora in Alban Berg und seine Idole, cit., pp. 199-202).
13. Morgenstern parla di questo colloquio in un commento alla lettera che Berg gli aveva scritto il
27 novembre 1927, ibid., p. 198.
14. Loc. cit.
15. Cuneus, Wien, in FZ, 937-938, 25 dicembre 1927, p. 8. Questo testo di Roth non compare
in nessuna delle tre edizioni delle sue opere.
16. Walter Benjamin-Gershom Scholem, Briefwechsel 1933-1940, Frankfurt am Main, 1980, p.
306, nota 2 (trad. it. Teologia e utopia. Carteggio 1933-1940, Einaudi, Torino, 1987, p. 289, nota 2).
17. Joseph Roth, Briefe 1911-1939, a cura di Hermann Kesten, Kln-Berlin, 1970, p. 128.
18. Lettera a Morgenstern del 9 settembre 1931 (copia conservata nel Lascito).
19. Diario, quaderno 13, p. 73, annotazione del 10 luglio 1949.
20. Ibid., p. 74, annotazione del 13 luglio 1949.
21. Joseph Roth a Morgenstern, lettera del 13 luglio 1932 (si tratta dellunica lettera della loro
corrispondenza conservata nel Lascito).
22. Si veda Bronsen, Joseph Roth, cit., pp. 494 sgg.

23. Si veda sopra, pp. 304-308.


24. Si veda la lettera di Roth alla propria traduttrice francese Bianche Gidon del 27 febbraio 1935
(Roth, Briefe 1911-1939, cit., p. 406).
25. Intervista a Joseph Gottfarstein, citata in Bronsen, Joseph Roth, cit., p. 549.
26. Cos si espresse il critico e giornalista svizzero Fred Brence nel suo necrologio sulla Pariser
Tageszeitung del 3 giugno 1939.
27. Lettera a Gershom Scholem dell8 gennaio 1973 (Lascito).
28. Alban Berg und seine Idole, cit., p. 122.
29. Si veda sopra, p. 345.
30. Alban Berg und seine Idole, cit., p. 36.
31. Diario, quaderno 13, pp. 26 sgg., annotazione del 1o maggio 1949.
32. Diario parigino, luglio-agosto 1950, p. 4, annotazione del 14 luglio 1950.
33. Loc. cit.
34. Ibid., p. 5.
35. Ibid., p. 9, annotazione del 21 luglio 1950.
36. Zeitflchtlinge (Profughi del tempo), in FZ, 18 marzo 1928, supplemento letterario, 12.
37. Si veda sopra, p. 283.
38. Bronsen, Joseph Roth, cit., p. 559, si veda inoltre le pp. 494 e 558.
39. Warum reise ich gern? (Perch viaggio volentieri?), in FZ, supplemento femminile, IV, 7,
giugno 1929, p. 3, con la risposta di Roth a p. 4. Anche questo testo di Roth non riprodotto in
nessuna edizione delle sue opere.
40. La domanda posta era Perch viaggio volentieri? . [N.d.T.]
41. Si veda sopra, pp. 283 sgg.
42. Si veda sopra, p. 348.
43. Si veda sopra, p. 349.
44. Si veda sopra, p. 285.
45. Si veda sopra, p. 283.
46. Gioco di parole fra dichten, poetare, fare letteratura e diktieren, dettare [N.d.T.].
47. Morgenstern a Maria Fris, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 24 marzo 1975. Alla stessa
destinataria Morgenstern comunic il 28 gennaio 1975 a che punto fosse il dattiloscritto: Lho
dettato anni fa, molti anni fa, e ora, come vedr, sto dettando anche le correzioni. Ma sono tutte mie,
e mi auguro che quelle scritte di mio pugno siano sufficientemente leggibili (copie conservate nel
Lascito).
48. Diario, quaderno 14, p. 13, annotazione della fine di novembre del 1949.
49. Diario, quaderno 13, p. 20, annotazione del 25 aprile 1949.
50. Alban Berg, cit., pp. 7-8.
51. Loc. cit.
52. Diario, quaderno 14, p. 9, annotazione del 17 novembre 1949.
53. Si veda Hermann Kesten, Meine Suche nach dem Erbe von Joseph Roth, in Aufbau, New
York, 8 aprile 1966.
54. Da un appunto di Morgenstern, annotato durante il suo soggiorno a Hollywood nel 1942-1943
(Lascito).
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