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Lorenzo Orsetti

“[...] quella libertà che Lorenzo riteneva fondamentale e che non era disposto a barattare col
benessere.”
Questa è una delle tante descrizioni fornite dagli amici e dai parenti di Orsetti e che secondo
noi riesce a riassumere perfettamente Lorenzo come si dovrebbe fare di una persona
qualunque. Cominciamo con la domanda più onesta che possiamo porci: in che modo
Orsetti è stato capace di farci sentire così coinvolti in una storia, che non è la nostra e che
fino a 195 pagine fa neanche stimolava il nostro interesse? Ecco, per noi non è stato grazie
alla prefazione riguardante il contesto storico, politico etc., ma grazie alla sua personalità,
che ci ha catturati durante la lettura del libro, tenendoci ancorati alle pagine.
Orsetti ha fatto del suo scopo se stesso: “La sua scelta è stata quella di non stare dentro alla
cornice di questa società.”
L’introduzione del libro, che spiega la storia del contesto che ha dovuto affrontare Orsetti, è
seguita da una veloce, ma significativa descrizione che i familiari di Lorenzo ci hanno fornito
di lui come persona. Prima di compiere il suo significativo viaggio, infatti, Orsetti si è prestato
a compiere i lavori più comuni, senza mai nascondere però la sua personalità anarchica,
dedita alla ricerca della libertà e contro le ingiustizie e le differenze, che l’uomo ci ha portato.
Ha trovato modo di dare più che libero sfogo a questi suoi desideri, quando è venuto a
conoscenza della situazione curda. Questo suo interessamento lo ha portato a compiere un
viaggio, che non solo lo ha reso parte di una rivoluzione, ma anche protagonista di una
storia che ci insegna molto.
Lorenzo si era avvicinato alla causa curda perché lo convincevano gli ideali che la ispirano,
volevano costruire una società più giusta, più equa. L'emancipazione della donna, la cooperazione
sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarebbe stato pronto a
combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos e ha deciso di andare la per aiutare
la popolazione civile a difendersi. Lui stava facendo la cosa giusta, ed era a posto con la sua
coscienza. Aveva scelto di andare là e sarebbe rimasto là fino all'ultimo perché era la cosa giusta
da fare.
Lorenzo Orsetti: "Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita".
Molte persone sono rimaste colpite dalla sua scelta, una scelta rischiosa, radicale, in controtendenza
con la nostra società.
Lorenzo era un giovane che decise di lasciare i suoi amici, il suo lavoro, la sua famiglia, la sua città
per andare in terre lontane, dove si vive in una realtà di guerra, impegnandosi a
realizzare quei valori in cui credeva come la libertà per tutti, la giustizia, la dignità di ognuno e per
questi valori era disposto anche a donare la sua vita.
Era un partigiano ed era andato in Rojava perché credeva nell'internazionalismo, quella idea che
impegna a lottare senza considerare i limiti dei confini nazionali e porta a sostenere tutti i popoli.
Lorenzo ci ha mostrato che nessuna causa è così lontana e così estranea alla nostra vita
e che spesso è questione di scelte". "Ogni tempesta inizia con una singola goccia”.
Nonostante un’età maggiore rispetto alla nostra, non abbiamo potuto far altro che sentirci
vicino a lui e ai suoi racconti. Infatti con una grande semplicità e ironia, che ci ha coinvolti
nella narrazione, Orsetti ci ha colpiti con situazioni che, a immaginarsi, farebbero venire la
pelle d’oca a chiunque abbia.
Dopo molto tempo, come viene spiegato anche da Orsetti, in guerra si schierano due punti
di vista opposti:
1. da una parte coloro che continuano, anche dopo anni, a rimanere scandalizzati dalla brutalità
della guerra;
2. dall’altro lato, ci sono coloro che hanno reso il loro sangue abbastanza freddo anche per chi
non riesce ad averlo.
Durante il suo viaggio, Orsetti ha mantenuto gli stessi principi della partenza fino alla fine: la
speranza e la libertà.
All’inizio il suo viaggio lo racconta principalmente in tono molto più eccitato e tranquillo,
come del percorso più memorabile della sua vita. Forse usava questo tono per non far
preoccupare i suoi cari, in effetti, non ci ha mai trasmesso un’energia pesante, che uno si
aspetterebbe di trovare leggendo una biografia su un militare. Piano piano, quasi con il
tentativo di non sconvolgere. Lorenzo non aveva più solo i suoi desideri e obiettivi da
raccontare, i soggetti man mano diventano sempre di più i cadaveri, le bombe, le fughe, le
città distrutte e gli innocenti a pezzi. Lorenzo ci ha raccontato il suo punto di vista e quello
dei suoi compagni, nel fronte dei soldati con il sangue freddo, abituati ai raccapriccianti
omicidi dell’uomo per far vivere i loro sogni. Noi, dalla nostra parte, abbiamo visto ciò che
Orsetti poteva vedere e abbiamo provato ciò che Lorenzo, a nostra percezione, sentiva di
non potersi permettere di provare in quel momento. Ma ancora, fino alla fine, ammirabilmente,
Orsetti non smette di parlare dei suoi desideri per questo mondo, per questa vita e per la sua
battaglia, senza mai perdere di vista i motivi per i quali è partito. Alla fine leggendo questo libro, ci
siamo trovati molto vicini alla figura di Orsetti: per i suoi ideali, il suo spirito, la sua innocenza, le
sue alte aspettative e gratitudine nei confronti della vita.
Forse questa storia abbiamo iniziato a sentirla un po’ anche nostra, almeno finché non
scorderemo le parole di Lorenzo:
“Ci incontreremo ancora
Non so dove, non so quando
Ma so che ci rincontreremo
In qualche giorno di sole.”

10 dicembre 2017
“La rivoluzione più bella del mondo! Non avete idea di che sollievo sia trovare un posto dove
parole tipo: libertà, uguaglianza, democrazia, rispetto, femminismo, socialità, ecc... hanno
ancora un senso, non sono state stravolte, o peggio ancora (come da noi) svuotate di ogni
significato. La cosa più bella che ho trovato qua finora? La speranza, e me la tengo ben
stretta.”

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