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ALDO MORO1, L’ILLUSIONE NICHILISTA E IL SENSO DI VUOTO

A 45 anni dal rapimento di Aldo Moro innumerevoli sono state le pagine a lui

dedicate e molte di esse hanno fatto breccia nel cuore e nella mente di chi, con

vivo ricordo, si è cimentato nella sua persona. Sì, perché è impossibile non

immedesimarsi in un personaggio che con il suo esempio ha cambiato per

sempre la storia della Repubblica Italiana; un uomo autentico, totalmente

incentrato sul bene comune e sulla responsabilità che un servitore dello Stato

deve avere verso i suoi cittadini. Il rischio di poter fare retorica parlando della

profondità della sua persona quindi è molto alto, per questo mi preme

concentrare l’attenzione su un aspetto tipico degni anni 70’/80’, i cosiddetti

“anni di piombo”, crocevia per una diffusa quanto attuale crisi dell’umano: il

nichilismo e il senso di vuoto

La riduzione del rapporto con la realtà, dovuta a una ragione intesa come misura,
ci ha progressivamente condotto al nichilismo. Che forma ha il nichilismo oggi?
Ha la forma dello svuotamento, di una destituzione della realtà (…) è la negazione
del reale come segno, cioè come gravido di essere e di promessa per sé2.

Il nichilismo ha trovato la sua espressione politica e sociale in veri e propri

sistemi autoritari i quali, dimenticando o negando volutamente la negazione

del reale e del bene comune, ebbero come fondamento sociale e razionale la

legge dell’estremismo collettivo (nazionalsocialismo e comunismo).

1
Aldo Romeo Luigi Moro è stato un politico, accademico e giurista italiano, due volte
Presidente del Consiglio dei ministri, segretario politico e presidente del consiglio nazionale
della Democrazia Cristiana. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante
alla Costituente, ne divenne segretario . Fu più volte ministro; come presidente del Consiglio
guidò diversi governi di centro-sinistra , promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta
strategia dell'attenzione verso il Partito Comunista Italiano. Fu rapito il 16 marzo 1978 e
ucciso il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse.
2
J. CARRON, La bellezza disarmata, Rizzoli, Milano 2015, p. 167.
Quest’ultimo sarà il fondamento delle Brigate rosse, nota organizzazione

terroristica tra le più violente e spietate degli anni 70’, le quali riponevano la

loro vana, illusoria e paradossale speranza di libertà sull’ideologia di stampo

marxista attraverso la lotta armata.

Il senso di smarrimento tipico dell’epoca moderna, con la conseguente perdita

dei valori nella post–moderna, ha affrancato l’uomo dal concetto di Dio e dalla

necessità di cercarlo. Come una scala in crescendo, si è tentato di colmare quel

vuoto dilagante con la violenza soprattutto verso chi era proteso verso il

prossimo senza il timore di escludere Dio. Proprio per questo sono più che mai

attuali le parole di Giovanni Testori, quando, il 20 marzo 1978, a pochi giorni

dai fatti di via Fani, scrisse sul Corriere della Sera un articolo sul rapimento di

Aldo Moro e l'uccisione degli uomini della scorta. Anche a distanza di

decenni, le sue parole sui quei tragici fatti risuonano ancora oggi alle orecchie

soprattutto in chi ha vissuto quegli anni provando un forte senso di

smarrimento

L’uomo e la sua società stanno morendo per eccesso di realtà; ma d’una realtà
privata del suo senso e del suo nome: privata, cioè, di Dio. Dunque, d’una realtà
irreale. La servitù tanto giustamente esecrata e temuta sembra di nuovo premere
alle nostre spalle, proprio mentre la terribile assenza prende a rombare dentro i
nostri poveri crani. Affondare gli occhi nel nostro male tenendo presente il Dio
che abbiamo lasciato o, quantomeno, il dolore d’averlo lasciato, non significa
veder meno: significa vedere ancora di più; e significa, inoltre, non poter più usare
la parola (quella parola che è appunto ciò che si fa carne) come menzogna;
menzogna che è servita e serve per usare la carne; per colpirla, crivellarla e
stenderla, assassinata, su una delle strade che avevamo costruito per il nostro bene
e per la nostra vita3.

3
G.TESTORI,La realtà senza Dio, in https://it.clonline.org/news/cultura/2018/03/15/giovanni-
testori-rapimento-aldo-moro-la-realta-senza-dio (Consultato il 14/05/2023).
In questo contesto storico-culturale di non-senso, in cui è presente

marcatamente la perdita di valori, Aldo Moro continua a fare la differenza

anche durante il rapimento rimanendo coerente, saldo negli ideali, legato agli

affetti, tanto da sentire l’esigenza di scrivere ai suoi famigliari per lasciare loro

le sue parole e il suo ricordo con tutte le sue forze, fino all’ultimo istante di

vita.

Tra le varie lettere dei suoi 55 giorni di prigionia, una merita sicuramente di

essere annoverata tra quelle più importanti. È la sua ultima lettera scritta alla

moglie Noretta, dove emerge tutto lo spessore umano e morale di Moro,

nonché la sua fragilità salda nella fede e la sua capacità di abbandono al volere

di Dio nella certezza che anche la realtà più difficile e a tratti incomprensibile

viene abbracciata dal Mistero

Mia dolcissima Noretta, dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse


ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al
momento conclusivo. (…) Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per
occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le
tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto
ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire,
con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe
bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza
Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca) Anna, Mario, il piccolo non nato, Agnese,
Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non
si vuole aprire la porta. (…) Noretta dolcissima, sono nelle mani di Dio e tue.
Prega per me, ricordami soavemente carezza i piccoli dolcissimi, tutti. Che Iddio
vi aiuti tutti. Un bacio di amore a tutti4.

In questa lettera è possibile scorgere il suo lato più sensibile e il forte legame

con la sua famiglia, il cui amore lo tiene in vita nonostante la situazione

estrema. Dopo aver letto il suo esempio, è doveroso porsi questa domanda:
4
A. CHERCHI – E. MANERA, 55 giorni Aldo Moro, voci e carte dalla prigionia, L’unità,
Torino 2003, p. 81-82.
“che cosa può vincere il nichilismo e il suo senso di vuoto”? Solo una

presenza in grado di destare in noi tutta la passione per l’umano, presenza che

vive di valori non negoziabili. Aldo Moro questo lo ha incarnato

perfettamente, tanto da esserne un modello ideale.

Palo del Colle, il 26/05/23

Davide Giuliani

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