Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
25 aprile 2011
OMAGGIO a
1
2
Parole comunemente ripetute
Date i fiori ai ribelli caduti
con lo sguardo rivolto all'aurora,
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor
P. Gori
Non facciamo questa celebrazione come una sorta di beatificazione, n vogliamo far
diventare Gori un oggetto di culto laico, distinguiamo sempre la memoria
dall'idolatria.
Per me, Gori, un esempio dell'idealit di una fede scevra dall'egoismo e dal potere,
"una fede che non tentenna, di una mente che non si piega", di una coscienza pura.
Non importa che non tutti, anzi pochi, condividano le idee sociologiche e politiche di
Pietro Gori.
Pietro Gori, venne e viene visto non solo come l'esponente di una corrente, ma un
esempio di coerenza e lealt, valori che molti di altre correnti vorrebbero vedere nei
loro leader, "ma anche il portavoce di comuni sentimenti di giustizia, ribellione,
libert, non tanto come l'emblema dell'anarchia, quanto come quello del riscatto dei
poveri, delle plebi, dei morenti di fame, degli sfruttati, degli esclusi."
"Si gett a capofitto nel pi folto della battaglia alla testa di migliaia di diseredati di
oppressi infondendo lo spirito di solidariet, di lotta, di gioia, di emozioni liberatorie
e festose, da una notte immensa alla bella alba guerriera, il sol dell'avvenir"
3
"L'immagine del cavaliere senza macchia e senza paura, l'apostolo dolcissimo
dell'idealit umana, il poeta de l'amore, il proclamatore delle verit sociali, il
predicatore della Pace tra gli oppressi e la guerra agli oppressor."
"La sua vicenda, la sua opera, intrecciata nel movimento operaio dalle origini, al
centro dei processi politici e organizzativi di notevole importanza come la fase di
costituzione del Partito dei Lavoratori Italiani e dell'Internazionale operaia e socialista
negli anni Novanta. Acuto osservatore, militante politico la cui visione del processo
rivoluzionario era una visione di lungo periodo, una complessa trama organizzativa di
preparazione e trasformazione lenta e profonda."
Ma per molti rimane "Il cavaliere errante dell'anarchia"; per i poveri di allora,
socialmente emarginati, colpiti nella loro dignit umana, traditi dai ciarlatani,
rappresentava un sogno immediato di redenzione, di riscatto, di una vita vera e
nuova. "Il Messia dell'idea" e lidea era la fede nel liberato mondo, un esigenza, una
speranza, un'affettivit e lotta collettiva e partecipata.
Una striscia luminosa nella notte del tempo", un faro illuminante per le nuove
generazioni.
Per noi anarchici e compagni toscani Gori non morir mai, e sar sempre una
scintilla, la fiamma che arde nel nostro cuore pieno d'amore e di speranza: la fiaccola
dell'anarchia. Gori sar sempre il vero amico, il compagno, il padre, il fratello ideale,
lo sentiremo sempre vicino a noi con la sua forza, il suo ardore, la sua bont, le sue
parole, la sua volont nelle nostre battaglie e camminer con noi, nelle nostre
bandiere al vento spinte verso nuovi e luminosi orizzonti, verso l'utopia.
Allora compagni avanti! "Siam ribelli fieri vendicator, un mondo di fratelli di pace e di
lavor. E voi anonimi compagni amici che restate le verit sociali da forti propagate
questa la vendetta che noi vi domandiam".
La libert, sapete?
...ecco il delitto
che pur oggi si volle in noi punir:
e per amor di lei, nel gran conflitto,
un d sapremo vincere o morir
P. Gori
Paolo Becherini
4
Da A rivista anarchica http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/355/dossier_Gori.htm
Sommario
Franco Bertolucci Dossier Pietro Gori / Gori, il mito
Maurizio Antonioli e Franco
Dossier Pietro Gori / Una vita per lideale
Bertolucci
Pietro Gori Dossier Pietro Gori / La mia anarchia
Dossier Pietro Gori / La persistenza della
Franco Bertolucci
memoria. Intervista a Maurizio Antonioli
Franco Bertolucci Dossier Pietro Gori / Sul filo della memoria
5
Gori, il mito
di Franco Bertolucci
6
per il seminatore ideale, che affond il suo vomere nel cuore degli uomini, e vi sparse i
germi del bene; che, ricco, si fece fratello dei poveri; che, intellettuale, si fece incolto con
gli incolti; giovine e appassionato, diede il suo cuore ad un pi vasto amore, fino a offrire
in olocausto la vita, che si spegneva di ora in ora, consumata dalla fatica della semina.
Non fu cristiano, ma il suo intimo sensu Christi pu esser il monito a molti che si
dicono cristiani, e in realt non lo sono.
Il mito di Gori se ha salvaguardato in alcuni periodi storici il ricordo del bardo
dellanarchia e il conseguente radicamento della sua figura tra alcuni strati delle classi
subalterne, non sempre ha aiutato la ricerca storica: sia allinterno del movimento
anarchico, sia nel campo degli studi storici, per molti decenni non si scavato con
sufficiente attenzione negli archivi e nella documentazione per capire fino in fondo quale
sia stato il ruolo di Pietro Gori nella storia del movimento anarchico e del movimento
operaio a cavallo tra i secoli XIX e XX (1).
Lo schema delle biografie scritte nel Secondo dopoguerra sono pi o meno costruite sulla
falsariga di quelle dei necrologi e delle commemorazioni degli anni immediatamente
successivi alla sua morte riportando a volte errori e imprecisioni. Basta qui ricordare che
un noto periodico elbano nel 1969 dedic un lungo articolo su Gori in occasione del
centenario dalla nascita, peccato per che Pietro Gori fosse nato nel 1865! (2)
Franco Bertolucci
Note
1. Per brevit si riportano alcuni dei principali lavori riguardanti Gori usciti nel
Secondo dopoguerra: La vita e lopera di Pietro Gori, nei ricordi di S. Foresi in
Ultime battaglie; Lettere e scritti inediti [di P. Gori], Milano, Editrice Moderna,
1948; Commemorando Pietro Gori nel 40 della morte, n.u. a cura del Gruppo
anarchico Il Pensiero, Roma, 1950; C. Molaschi, Pietro Gori, Milano, Il
Pensiero, 1959, rist., Pescara, Samizadt, 1999; Rosignano a Pietro Gori, raccolta
di saggi e testimonianze a cura del comitato cittadino costituitosi per le onoranze
a Pietro Gori, Cecina, 1960; G. Dinucci, Pietro Gori e il sindacalismo anarchico
in Italia allinizio del secolo, Movimento operaio e socialista, n. 3-4, 1967; P.
Bianconi, Il movimento operaio a Piombino, Firenze, La Nuova Italia, 1970; V.
Emiliani, Gli anarchici: vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri,
Borghi, Milano, Bompiani, 1973; S. Liberovici, M. Castri, E. Jona, L. Panti [a
cura di], Documenti, testimonianze orali, interventi critici, riguardanti Pietro
Gori, Rosignano Marittimo, 20 marzo 1974, 2 fasc.; I. Tognarini, Pietro Gori, in
Movimento operaio italiano dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T.
Detti, Roma, Editori riuniti, 1975-1979, vol. 4, pp. 522-530; P.C. Masini, Storia
degli anarchici italiani nellepoca degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981; G.
Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid, Ed. de la Torre, 1996; L.
Fabbri, Luigi Fabbri storia dun uomo libero, Pisa, BFS edizioni, 1996; M.
Antonioli, Il teatro sociale di Pietro Gori, in Maschera e rivoluzione. Visioni di
un teatro di ricerca, a cura di F. Mastropasqua, Pisa, BFS edizioni, 1999; M.
Binaghi, Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine
7
Ottocento, Locarno, Armando Dad, 2002; Il fondo Pietro Gori, opere, libri e
cimeli [a cura di] A. Porciani, F. Tamburrini, Rosignano Marittimo, Comune di
Rosignano Marittimo, Assessorato alla cultura, 2004; M. Antonioli e F.
Bertolucci, Pietro Gori in Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. 1,
Pisa, BFS edizioni, 2003, pp. 745-751; A. Bellandi, Carlo Della Giacoma e Pietro
Gori: musica e politica nella Livorno di fine Ottocento, Comune di Livorno,
2005; arrivato Pietro Gori, a cura di T. Arrigoni, Piombino, La bancarella,
2007; G. Vatteroni, Pietro Gori a Carrara. Legami e visite del cavaliere errante
dellanarchia nella citt del marmo, in Atti e memorie dellAccademia Aruntica di
Carrara, vol. 14 (2008), pp. 167-2002; P. Piscitello, S. Rossi, tornato Pietro
Gori: frammenti della vita di un anarchico raccontati dalla gente dellElba,
Portoferraio, Elbareport, [2008]; A. Marinari, Pietro Gori nella stampa elbana, in
Elba ieri, oggi, domani, 2008; Pietro Gori elbano: lettere, interviste, inediti di
S. Foresi e altri autori, edizione a cura di A. Canestrelli, [S.l.], [s.n.], [s.d.].
2. Cfr. G. Rabaioli, Nel centenario della nascita di Pietro Gori (13 agosto 1869-13
agosto 1969), Corriere elbano, 7 agosto 1969.
3. Cfr. M. Antonioli, Pietro Gori, il cavaliere errante dellanarchica. Studi e testi,
Pisa, BFS edizioni, 1995 e 1996.
Maurizio Antonioli
Pietro Gori,
il cavaliere errante dellanarchia
Studi e testi
BFS edizioni/Libercoop
Via I. Bargagna 60, 56124 Pisa, Italy
tel/fax: +0390509711432
e-mail: posta@bfs-edizioni.it http://www.bfs-
edizioni.it
Per versamenti utilizzare il conto corrente postale: n.
11268562 intestato a Libercoop, via I. Bargagna n. 60
56124 Pisa
Le spese di spedizione sono a carico del destinatario.
8
Una vita per lideale
di Maurizio Antonioli e Franco Bertolucci
Pietro Gori nasce a Messina alle tre pomeridiane del 14 agosto 1865, come risulta
dallestratto dellatto di nascita. Il padre Francesco Gori, nato nel 1823, ufficiale di
artiglieria dellesercito regio con alle spalle unesperienza nelle guerre risorgimentali, non
nasconde le sue simpatie mazziniane, sembra che allalba della Prima Guerra
dIndipendenza fosse stato iscritto alla Giovine Italia. Da ufficiale dellesercito
piemontese prima e italiano poi seppe guadagnarsi due medaglie al valor militare nella
battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) e nel successivo assedio di Ancona contro
le truppe papaline. La scelta militare del padre di Pietro sicuramente determinata dalla
tradizione familiare. La sua famiglia originaria dellIsola dElba, ha avuto il nonno Pietro
ufficiale della Vecchia Guardia di Napoleone I. Una scelta che lo ha portato a seguire
limperatore da Marengo ad Austerlitz, dallesilio allElba a Waterloo.
9
Giulia Lusoni, la madre di Pietro, nata nel 1840 ed discendente di una famiglia
benestante di Rosignano Marittimo.
Allanagrafe Pietro registrato con i nomi di Ernesto, Antonio, Giuseppe, Cesare e
Augusto. Tre anni dopo, la famiglia costretta a peregrinare da una citt allaltra dello
stivale per gli impegni del padre, accoglie la nascita della sorella Berenice, comunemente
chiamata Bice, che nasce ad Ancona il 29 gennaio 1868 e che rimarr sempre legata da un
profondo sentimento fraterno al fratello Pietro.
Non conosciamo molto della fanciullezza di Pietro, sappiamo che il padre intorno alla
met degli anni Settanta d le proprie dimissioni dallesercito e ritorna in Toscana,
stabilendosi a Rosignano Marittimo. Il giovane Pietro, che probabilmente fin da piccolo
stato seguito nella sua formazione scolastica con attenzione, come si addiceva allepoca
per una famiglia medio borghese, dopo le scuole primarie viene iscritto al Ginnasio
Niccolini di Livorno. La scelta di mandare a Livorno Pietro non casuale. Il Ginnasio
Niccolini, fondato nei primi anni post unitari, una scuola prestigiosa, sia per il corpo
docente sia per gli alunni. Tutta la borghesia livornese, compresa la comunit ebraica,
inviava i propri figli a questa scuola. Pietro si iscrive al primo anno del ginnasio nel 1880
e tutto il suo curriculum studiorum contrassegnato da ottimi voti soprattutto nelle
materie letterarie e in filosofia (1). Allo stato attuale degli studi si sa poco delle sue
passioni e interessi di questo periodo, alcune fonti riferiscono di una sua adesione ad una
Associazione Monarchica dalla quale viene espulso per imprecisate indelicatezze. Lo
stesso Gori ricorda di quel periodo: Da ragazzo [] ho battuto parecchie volte le mani
alla marcia reale; che seria professione di fede politica! Mio dio, s, ho perpetrato qualche
rugiadoso telegramma al re (2).
La Livorno dellepoca era una citt in forte crescita economica, con un porto e dei cantieri
10
navali quelli della famiglia Orlando che attiravano un numeroso e vivace proletariato.
La citt si era distinta durante le rivolte contro i Lorena e nel mazziniano Francesco
Domenico Guerrazzi aveva trovato una forte guida. Non mancavano garibaldini che
avevano seguito il Generale dei Due mondi in diverse imprese, come i fratelli Sgarallino
e, ovviamente, dai tempi della Comune di Parigi esisteva un forte nucleo di
internazionalisti. probabile che in questa fase adolescenziale Pietro abbia avuto i suoi
primi approcci con la politica in senso lato. Nel giugno 1885 prende il diploma liceale con
ottimi voti e decide di iscriversi allUniversit di Pisa nel noto corso di laurea di
giurisprudenza. In autunno si trasferisce nella citt della Torre pendente dove lo accoglie
una comunit vivace culturalmente e politicamente e non solo per la presenza degli
studenti universitari, che vantano i propri eroi caduti nella battaglia di Curtatone e
Montanara del 29 maggio 1848. Accanto ad un forte nucleo di mazziniani e garibaldini
nel corso degli anni si radicata una robusta componente internazionalista.
Bice Gori
(Fondo Gori Rosignano Marittimo)
Lateneo di Pisa allepoca era un centro di lite, con circa 600 studenti iscritti in media
per anno di cui un quarto frequenta la facolt di giurisprudenza. A guidare lo studio legale
c un gruppo di docenti autorevoli come Francesco Carrara, che insegna diritto e
procedura penale e Francesco Buonamici, che ha la cattedra di storia del diritto romano.
Accanto ai due insigni giuristi ci sono altri professori come Carlo Francesco Gabba,
Lodovico Mortara, Filippo Serafini, Davide Supino e Giuseppe Toniolo. La formazione
culturale, scientifica e giuridica del giovane Gori si abbevera alla scuola classica ma ben
presto inizia una svolta verso quella positivista che allora era in ascesa. Lo stesso Gori
ricorder, un decennio dopo, questa esperienza in un articolo dedicato a Francesco
Carrara nel decennale dalla sua morte avvenuta a Lucca il 15 gennaio 1888. In questi anni
Gori incontra altri studenti che avranno vicende biografiche importanti come il pisano
Nello Toscanelli che diventer un esponente liberale di spicco e deputato in parlamento o
11
Enea Noseda che avr una brillante carriera di magistrato ma la chiuder ingloriosamente
ricoprendo alti incarichi durante il regime fascista. In particolare un altro studente, Luigi
Molinari originario di Mantova, stringer con Gori unamicizia duratura e condivider
con lui, oltre la professione di avvocato si laurea nella stessa sessione del nostro Pietro
la scelta anarchica.
Pensieri ribelli
12
Lanarchismo in Toscana alla met degli
anni Ottanta non ha perso in forza e
radicamento nonostante la svolta politica di
Andrea Costa, che ha intrapreso una strada
possibilista per un socialismo legalitario.
Errico Malatesta, ritornato in Italia allinizio
del 1883, ha scelto come sede delle proprie
attivit proprio Firenze dove ben presto ha
fatto uscire il periodico La Questione
sociale (1883-1884). Non testimoniato al
momento nessun rapporto fra Malatesta e
Gori in questo periodo, sicuramente per il
giovane avr sentito parlare del leader del
movimento anarchico italiano e delle sue
intransigenti concezioni politiche, che
successivamente saranno fatte proprie dallo
stesso Gori. Certamente, in quel torno di
tempo, legge e usa per la propaganda il Fra contadini scritto e pubblicato da Malatesta a
Firenze nel 1884. Ne sono testimonianza gli stessi ricordi di Gori che scrive riferendosi ai
compagni elbani: Voi, antichi compagni rosei della mia puerizia, oggi precocemente
invecchiati dal lavoro, sedevate intorno al fuoco. Io vi leggevo un opuscolo di propaganda
anarchica il dialogo fra Beppe e Giorgio, di mirabile semplicit (5).
Si pu ipotizzare che Gori abbia fatto la sua scelta di campo nellinverno 1885/1886 al
momento in cui frequenta il primo anno di corso allUniversit di Pisa. Come ci riporta
Boschi nella sua testimonianza Gori gi in grado di tenere conferenze nel 1886 e anche
nellambiente studentesco si fa notare divenendo in breve tempo segretario
dellAssociazione Studentesca. A nome di questultima allinizio del 1888 organizza una
commemorazione di Giordano Bruno. Nellottobre del 1887 invia una corrispondenza al
Corriere dellElba nella quale si presenta come studente in legge e collaboratore dei
giornali Riforma, Tribuna e Telegrafo. Successivamente, sempre sullo stesso
periodico, viene data la notizia che Gori diventato il presidente della Societ Operaia di
S. Ilario. La polizia inizia a sorvegliarlo e le autorit capiscono che si trovano di fronte ad
un giovane spigliato con una vivace intelligenza (6). La stretta sorveglianza poliziesca
accompagner Gori per tutta la vita, assumendo a volte proporzioni kafkiane. Gori, grazie
alle sue doti oratorie e nonostante la giovane et inizia a tenere conferenze e incontri con
altri gruppi regionali tanto che quando il movimento decide di far uscire la terza serie de
La Questione sociale, Malatesta nel frattempo ha dovuto rifugiarsi in Argentina per
sfuggire ad una condanna, lo affida proprio al giovane universitario e ai gruppi pisani. Il
1889 un anno cruciale non solo perch lanno nel quale Gori conclude i suoi studi
universitari ma perch in quel periodo che le autorit, di fronte allascesa carismatica
del militante anarchico, cercano di bloccarne lattivit costringendolo a difendersi nel
primo processo della sua storia.
Gori, nei mesi in cui cerca di sostenere luscita del nuovo giornale, mette insieme i testi
delle sue prime conferenze e nel maggio fa uscire un opuscoletto firmato con
lanagramma Rigo, col titolo di Pensieri ribelli, stampato a Pisa dalla tipografia il
Folchetto. Il pamphlet riscuote un buon successo grazie anche allinaspettata pubblicit
procuratagli dal sequestro, ordinato dalle autorit il 12 maggio 1889, e dal successivo
processo il primo della lunga serie subita da Gori cui sottoposto lautore per alcune
affermazioni contenute nellopuscolo (7). Il processo si apre il 20 novembre 1889 e la
stampa locale e regionale segue levento: nel collegio di difesa compaiono molti
compagni di studi universitari di Gori, ma il nome di maggior spicco quello del deputato
13
radicale e futuro esponente socialista Enrico Ferri. La presenza del deputato, che ha gi
difeso in un celebre processo i contadini della bassa mantovana per le agitazioni agrarie di
qualche anno prima, non casuale. Ferri arrivato a Pisa invitato dallUniversit a tenere
la cattedra di sociologia criminale e Gori lo conosce bene avendo ampiamente utilizzato i
suoi testi per la preparazione della tesi di laurea.
Le autorit imbastiscono il processo sottolineando il carattere sovversivo dellopuscolo
che contiene concetti ed espressioni offensive le inviolabilit del diritto di propriet,
provocanti lodio tra le varie classi sociali, attaccanti lordinamento delle famiglie e la
religione di stato ma, nonostante il tentativo di addossare a Gori gravi accuse i magistrati
inquisitori non riescono a sostanziare i reati contestati e la difesa ha buon gioco e il
giovane militante libertario viene assolto. Un folto pubblico ha seguito il processo
manifestando a pi riprese la propria simpatia per limputato. Il pamphlet illustra i
principi del comunismo anarchico che Gori ha il merito di esporre con semplicit ed
efficacia. Dopo aver sostenuto lorigine ingiusta della propriet privata frutto del furto
quotidiano del lavoro degli operai, autorizzato dalle leggi a vantaggio di pochi sfruttatori
ed aver denunciato loppressione dominante nellattuale societ consentita da
istituzioni come lautorit, la patria, la famiglia, Gori auspica una societ nuova basata
sulla propriet comune, sul lavoro liberato e sul noto principio da ciascuno secondo le
proprie forze, a ciascuno secondo i propri bisogni. Coniugando laspirazione libertaria
ad una formazione culturale positivistica Gori, non senza unombra di millenarismo,
conclude annunciando lalba radiosa in cui cadranno le mostruose decrepite istituzioni
del presente, e lorganismo della grande famiglia umana rifiorir spontaneamente secondo
le leggi immutabili della natura. Su questi temi continuer a tenere numerose conferenze,
in questi mesi, in molti paesi della costa tirrenica toscana e allIsola dElba.
14
Un nuovo leader
Gori, nel frattempo, a giugno ha sostenuto gli ultimi esami e il 5 luglio 1889 consegue la
laurea in giurisprudenza discutendo una tesi di sociologia criminale dal titolo La miseria e
i delitti. La lettura della tesi, che verr pubblicata nel 1907 in sei parti sulla rivista Il
Pensiero con il titolo Pauperismo e criminalit, dimostra che lo studente Gori ha gi una
notevole padronanza della materia che gli permette di polemizzare con lo stesso Ferri,
citando con disinvoltura sia autori classici, sia contemporanei. Inoltre, durante la
preparazione della tesi entrato in corrispondenza con Filippo Turati che gli invia alcuni
libri e opuscoli di diritto. La discussione della laurea avviene con una commissione
presieduta dal professore Davide Supino e in sintesi la sua esposizione, nellalveo della
cultura giuridica positivista, consiste nellaffermare che il delitto la conseguenza di una
patologia sociale che ha le sue radici nella miseria e che solo il cambiamento della
condizione economica delle classi subalterne, cio linstaurazione di una nuova societ,
potr far scomparire questa piaga che affligge lumanit.
Quanto il ventiquattrenne neo laureato sia ormai una personalit conosciuta e affermata
nel milieu pisano-livornese lo dimostra la sua partecipazione ai cenacoli frequentati da
artisti e letterati (tra i quali Mascagni, Pascoli da poco assunto come professore al Liceo
Niccolini dove Gori si era diplomato , Marradi, Sabatino Lopez e, talvolta, Carducci).
Gori in queste frequentazioni conosce Carlo Della Giacoma, direttore della banda del 38
fanteria, a cui affida proprio nellanno della laurea un manoscritto, Elba, scene liriche in 3
atti, per comporne la partitura musicale. E sar proprio la banda militare ad eseguire,
lanno seguente in piazza, il primo atto della nuova opera. In questa opera giovanile Gori
dimostra una sensibilit e una passione per la letteratura, la poesia e la commedia che lo
caratterizzer per tutta la vita tanto da essere definito, per il successo di alcune sue
canzoni e di alcune opere teatrali, il poeta dellanarchica.
Il suo ruolo di leader politico confermato dalla manifestazione e dallo sciopero di
lavoratori che si tiene a Livorno in occasione del 1 maggio 1890. In quel giorno Gori
tiene una conferenza di fronte alla solita folla di lavoratori, al termine della quale viene
promosso un corteo che viene ben presto sciolto dalle autorit. La presenza di Gori, come
sappiamo, non occasionale; gi nelle settimane precedenti ha tenuto altre conferenze e
con i gruppi anarchici locali, alleati per la circostanza con alcuni circoli repubblicani
intransigenti e socialisti, ha organizzato lo sciopero del 1 maggio. Sempre gli anarchici
hanno fatto uscire in questo ultimo periodo due numeri unici dal titolo esemplificativo
Sempre avanti!... con alcuni supplementi; in quello del 6 aprile compare la poesia Inno
socialista a firma di Rigo, come abbiamo gi visto anagramma di Gori (8). Lagitazione
che coinvolge i lavoratori delle principali industrie e cantieri della citt, che ha
caratteristiche rivendicative e politiche, si protrarr per diversi giorni con manifestazioni
di piazza e corredo finale di scontri tra la folla varia di operai, di marinai, di studenti e
gli assoldati di polizia. Gori con altri 15 operai arrestato a met maggio e condotto in
tribunale, accusato di ribellione ed eccitamento allodio fra le diverse classi sociali
nonch indicato come lorganizzatore dello sciopero preparato per la prima pasqua del
lavoro. Il dibattimento, che la stampa battezza processo Gori, condizionato dai
pregiudizi della corte e dalle testimonianze dei poliziotti. Nonostante le scarse prove, i
giudici emettono una condanna esemplare nei confronti di Gori, un anno di reclusione, e
di altri 5 imputati condannati a varie pene. La condanna di Gori, che nei mesi seguenti
sar annullata dalla Cassazione per inesistenza di reato, fece trascorrere al militante
libertario diversi mesi in carcere. Gori poco prima del processo cerca invano di
convincere Filippo Turati a difenderlo ma senza successo (9). La lettera che invia
15
allavvocato socialista milanese con la richiesta di patrocinio della sua difesa importante
perch dimostra, anche in questo caso, come Gori cerchi di fare del suo caso e quello dei
suoi compagni di sventura un avvenimento nazionale. Rinchiuso nel carcere di Livorno e
poi in quello di S. Giorgio a Lucca, viene liberato il 10 novembre 1890. Durante la
carcerazione scrive una raccolta di poesie che dar alla stampa lanno successivo per la
Biblioteca popolare socialista di Flaminio Fantuzzi. Nei due volumetti con il titolo di
Prigioni e battaglie, che riscuotono un certo successo di pubblico, gi si delinea
limmagine del buono e forte cavalier dellIdeale nel contrasto tra il bel sogno
luminoso e la orrenda spira/dun fato inesorabile e crudel. Libero dalle catene Gori
raggiunge Milano e poi il Canton Ticino per partecipare, il 4, 5 e 6 gennaio 1891,
allOsteria dellAncora di Capolago, insieme con altri noti esponenti dellanarchismo
italiano, Malatesta, Galleani, Merlino e Cipriani, al congresso di costituzione del Partito
Socialista Anarchico Rivoluzionario.
Dopo Capolago, Gori decide di stabilirsi a Milano, dove, prima di aprirne uno proprio,
lavora nello studio di Filippo Turati. Il suo obiettivo secondo la questura quello di
organizzare a Milano il Partito Anarchico sfasciato dai processi del 1889 e 1890.
Obiettivo che Gori raggiunge, sempre a parere della polizia, infiltrandosi in varie
associazioni, nella classe operaia, nelle conferenze, nelle dimostrazioni e manifestazioni
pubbliche, prendendo un po in ogni dove la parola, diventando lanima del Partito
anarchico milanese. Grazie al suo frenetico attivismo e alle sue doti di propagandista il
movimento libertario riprende rapidamente consistenza. Lascendente di Gori sia su
militanti maturi, come Fantuzzi e Panizza, passati attraverso lesperienza del Partito
Operaio Italiano, sia su giovani operai comunemente visto come la causa del rilancio
dellanarchismo milanese. Nellagosto 1891, in qualit di rappresentante della
Federazione cappellai del lago Maggiore, partecipa, sempre a Milano, al Congresso
Operaio Italiano che vede la nascita del Partito dei Lavoratori Italiani ed attorno a lui si
coagula la minoranza anarchica che tenta, con scarso successo, di contrastare la linea di
Turati. Non perde occasione, inoltre, di tornare in Toscana a mantenere i rapporti con i
gruppi e i compagni e a svolgere la sua attivit prevalente di propagandista.
16
Durante lanno la polizia non cessa di sottoporlo ad unassidua vigilanza e in pi di
unoccasione lo trascina in carcere. In una di queste circostanze, come Gori stesso ricord
anni dopo (10), scrive unopera teatrale in tre atti dal titolo Gente onesta, lavoro che lo
stesso Gori defin non opera di fini artistici, ma di ribellione alle accidie del carcere, ed
al lievito venefico che esso sprigiona negli animi, capace di ben pi atroci misfatti.
Lopera doveva poi essere rappresentata la prima volta in un teatro di Milano nel 1894 ma
la censura mutil il testo obbligando lautore a recedere dal proposito di rappresentarlo in
pubblico, limitandosi ad una messa in scena in privato presso i locali dellArte Moderna
di Milano (11).
Nel dicembre dello stesso anno d vita al periodico LAmico del popolo, un piccolo
foglio che i continui sequestri portano alla chiusura dopo appena 6 numeri. LAmico del
popolo cade, non vinto, ravvolto nelle pieghe della propria bandiera (12). Al periodico
seguir una serie di numeri unici dei 27 menzionati da Sandro Foresi (13) ne abbiamo
rintracciati solo 5 uno dei quali successivo alla partenza di Gori per Lugano. Sempre nel
91 Gori collabora anche al Sempre avanti! di Livorno, a Il Grido delloperaio di La
Spezia e a La Plebe di Firenze. Parallelamente alla sua attivit di agitatore coltiva la
passione per lo studio traducendo, nel 1891, per la Biblioteca popolare socialista di
Flaminio Fantuzzi Il Manifesto del partito comunista di K. Marx e F. Engels. Una
traduzione criticata da Turati, che iniziava sempre pi a vedere in Gori un fiero
antagonista delle proprie posizioni politiche (14). Le ripetute denunce e la sua reale o
presunta influenza in tutte le manifestazioni potenzialmente sovversive fanno s che in
una nota riservata del Ministero degli Interni a tutti i Prefetti del Regno (22 novembre
1891) venga sottoposto a speciale sorveglianza per il suo carattere audace e per il suo
ingegno svegliato. Il 4 aprile 1892, nella sede del Consolato operaio di Milano, Gori
tiene una conferenza dal titolo Socialismo legalitario e socialismo anarchico, nella quale
chiarisce le posizioni critiche dellanarchismo nei confronti del socialismo cosiddetto
autoritario, nel tentativo, ormai senza speranza, di contenere i progressi dei legalitari
in vista del congresso nazionale delle organizzazioni operaie e socialiste. Durante il
17
congresso, svoltosi a Genova il 14 agosto 1892, difende, insieme con Luigi Galleani e
agli operaisti, le posizioni intransigenti della corrente anti-parlamentare contro la linea
di quelli che definisce socialisti democratici, che, abbandonata la Sala Sivori e riunitisi
separatamente, sotto i pergolati della Societ Carabinieri Italiana, danno vita al Partito
dei Lavoratori Italiani poi Partito Socialista Italiano. Negli anni tra il 1892 e il 1894
lattivit di Gori si esplica su diversi fronti: poeta, avvocato, propagandista. Pubblica il
poemetto Alla conquista dellAvvenire (1892) e il 3 volume di Prigioni e battaglie.
Patrocina in pi occasioni diversi compagni milanesi, tra cui Sante Caserio, e partecipa, in
qualit di difensore, a processi come quello di Viterbo a Paolo Schicchi (maggio 1893).
Continua nel frattempo la sua incessante attivit di conferenziere, sia nel capoluogo
lombardo (affrontando anche temi come la disoccupazione e la condizione femminile) sia
in altre localit italiane. Il 1 maggio 1893 nel gran quadro verde della campagna di
Pisa, col saluto lontano delle Alpi Apuane!... (15). Il 5 giugno seguente tiene ad Ancona
una conferenza dal titolo Obbiezioni allanarchia dichiarando che il vero socialismo non
pu che corrispondere al comunismo anarchico. Nellagosto partecipa al congresso
dellInternazionale socialista a Zurigo e ne viene espulso insieme con Amilcare Cipriani.
Il 1 novembre svolge a Mantova nellAnfiteatro Virgiliano una conferenza dal titolo
Uguaglianza e libert dichiarando che lanarchia vita, moto, procedere infaticabile,
incessante e se socialismo vuol dire uguaglianza anarchia vuol dire libert. Agli inizi del
1894 fonda la rivista Lotta sociale, subito sequestrata, nel cui primo numero inizia la
pubblicazione della Sociologia criminale. Il 1 maggio 1894, reduce da unaltra breve
carcerazione, alla Spezia dove a causa del divieto delle autorit, Gori e gli operai
spezzini presero imbarco sopra i battelli preparati, allimprovviso, e andarono a far la
commemorazione in alto mare ultimo rifugio della libert nella patria di Dante e di
Garibaldi (16).
18
La bufera reazionaria
Alla fine del 1893 in tutta la Sicilia si accendono moti di rivolta contro il rincaro delle
farine. Crispi, tornato al governo, reprime con estrema energia le agitazioni dei contadini
siciliani. Ai primi del gennaio del 1894 in Sicilia viene decretato lo stato dassedio con
pieni poteri dati al generale Morra di Lavriano, i Fasci dei lavoratori vengono sciolti e
sono istituiti i tribunali militari che mettono sotto processo centinaia di lavoratori.
A met gennaio giungono al governo e alla corona altre notizie di rivolte che fanno
temere il peggio. A Carrara stato proclamato per il 13 gennaio 1894 uno sciopero
generale in solidariet con i lavoratori di Sicilia e di protesta contro lo stato dassedio ivi
proclamato. Ben presto per le manifestazioni degenerano in aperta rivolta con barricate,
blocchi stradali, taglio dei fili del telegrafo e assalto a diverse armerie e uffici del dazio.
Si formano bande armate che al grido Viva la Sicilia, viva la rivoluzione! ingaggiano
scontri violenti con le forze dellordine. Iniziano a contarsi i morti e i feriti tra i rivoltosi e
la polizia, e Crispi decide di proclamare lo stato dassedio a Carrara e di nominare
commissario straordinario il generale degli alpini Nicola Heusch. Larrivo della truppa
riporta lordine nelle contrade della citt ma con un costo umano altissimo: difatti oltre ai
morti e ai feriti si contano circa 600 arresti tra i cavatori, molti dei quali dichiaratamente
anarchici. Il tribunale di guerra si mette allopera comminando pene severissime e le
carceri e il domicilio coatto si riempiono di carrarini. Il governo per ha bisogno di un
capro espiatorio per dimostrare la tesi del complotto pianificato e lo trova nellavvocato
Luigi Molinari di Mantova, amico di Gori, che sul finire del 1893 ha tenuto delle
conferenze di propaganda nella zona di Carrara.
Il 31 gennaio del 1894 Molinari viene condannato, senza prove, a 23 anni di galera e a tre
di segregazione cellulare. In tutto il paese si alza un grido di protesta contro lenormit
della condanna. In seguito, la sentenza sar riformata e la pena ridotta a sei anni e mezzo.
Una campagna di protesta della stampa democratica sottrarr poi Molinari dalla
segregazione e una successiva amnistia nel settembre 1895 lo restituir alla libert.
Il governo Crispi soddisfatto dellazione repressiva; altre notizie giungono a
tranquillizzare il capo di gabinetto. Il 30 gennaio a Napoli viene arrestato su delazione
di una spia, lanarchico Giovanni Domanico Francesco Saverio Merlino, da oltre
dieci anni imprendibile leader degli anarchici che, a suo tempo, era stato condannato a
quattro anni di carcere, insieme con Malatesta e altri compagni, e poi a ulteriori sette anni.
Dopo i numerosi processi di Carrara e larresto di Merlino gli anarchici rimangono
sempre nel mirino delle autorit. Il 6 aprile inizia a Chieti presso la Corte dAssise il
processo contro leditore anarchico Camillo Di Sciullo, direttore del periodico Il
Pensiero. Pietro Gori difende limputato che alla fine risulter assolto. A Genova si
svolge un processo contro un gruppo di 35 anarchici liguri e piemontesi fra i quali Luigi
Galleani, Eugenio Pellaco, il pittore Plinio Nomellini e altri. Difensori sono linfaticabile
Pietro Gori e Giovanni Rosadi. Luigi Galleani viene condannato a tre anni di carcere,
Pellaco a 16 mesi e gli altri a pene minori.
Gori instancabile nella difesa dei compagni, non perdendo occasione di processare a
sua volta la societ borghese e liberticida e offrendo un modello di arringa politica che
verr usato a scopi di propaganda con la pubblicazione delle sue pi note difese.
Alla repressione indiscriminata alcuni anarchici rispondono con una resistenza disperata,
fatta di attentati e gesti terroristici. Ora si apre una nuova stagione di conflitti e tensioni, a
volte artatamente preordinata e confezionata dalle forze dellordine che hanno tutto
linteresse a dimostrare che gli anarchici sono solo dei sanguinari nemici della nazione,
della famiglia e dellordine ed dunque necessario prendere provvedimenti eccezionali
19
per combatterli. La reazione del movimento dimostra sicuramente una notevole forza di
resistenza, che per ne provoca lisolamento dalle masse e dalle altre forze politiche. lo
stesso Malatesta ad accorgersi di questa grave crisi e segnalarla allattenzione dei
compagni con un articolo, Andiamo fra il popolo pubblicato originariamente su Il Grido
degli oppressi di New York il 17 marzo 1894 e poi ripreso dal giornale di Ancona
LArt. 248.
Al contrario di ci che Malatesta pensa e desidera, una piccola parte del movimento si fa
trascinare nella logica del colpo su colpo e questi mesi sono caratterizzati da una serie
impressionante di attentati che culminano il 16 giugno in quello di Paolo Lega, un
anarchico originario di Lugo in provincia di Ravenna, contro lo stesso primo ministro
Francesco Crispi. Lattentatore, condannato a oltre ventanni di carcere, morir dopo
appena un anno e mezzo nella colonia penale agricola di San Bartolomeo in provincia di
Cagliari. Nel frattempo accade un altro grave episodio che alimenta la caccia agli
anarchici. A Lione, il 24 giugno, il presidente della Repubblica francese, Sadi Carnot
viene ucciso dal giovane anarchico italiano Sante Jeronimo Caserio, fornaio originario di
Motta Visconte in provincia di Milano. Lanarchico, arrestato, viene successivamente
processato e condannato a morte a mezzo di decapitazione. A questi episodi se ne
aggiungono altri di minore risonanza, come quello delluccisione, da parte dellanarchico
Oreste Lucchesi, del direttore del quotidiano Il Telegrafo Giuseppe Bandi, autore di
numerosi articoli contro gli anarchici, avvenuto a Livorno il 1 luglio. Processato lanno
seguente con i suoi sei complici, Lucchesi sar condannato a 30 anni di galera.
La stampa moderata e reazionaria si scaglia, ancora una volta, contro gli anarchici con
una campagna violenta che spesso rasenta il linciaggio. Ne fa le spese, ad esempio, Pietro
Gori. Dopo lattentato di Caserio, Gori viene indicato dalla stampa, in particolare dai
periodici La Lombardia e La Sera, quale mandante dellefferato delitto. Gori si
difende come pu ma alla fine costretto a riparare in Svizzera, sottraendosi ad una
sicura condanna (gli saranno, infatti, comminati 5 anni di domicilio coatto) e ad alcune
minacce anonime di morte. L8 luglio 1894, anticipando di pochi giorni lapprovazione
da parte del Parlamento delle leggi eccezionali volute da Crispi, Gori parte per Lugano
con la sorella Bice.
20
Numero dedicato a Gori de
Il Pensiero, 16 gennaio 1911 (Archivio
fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)
Lesule
A Lugano Gori, espulso preventivamente dalla Francia per timore che intendesse
assumere la difesa di Caserio, diventa ben presto il polo dattrazione degli esuli anarchici.
Secondo la polizia ticinese: entrano a casa Gori in media da 20 a 30 persone al giorno.
[] Ogni giorno arrivano nuovi compagni. Anche sotto laspetto pubblico la presenza di
Gori diventa sempre pi inquietante: mette in scena al Teatro Rossini il suo atto unico
Ideale, assume la difesa di alcuni anarchici italiani, rilascia interviste ed invia
corrispondenze alla stampa. Agli attacchi dei giornali francesi e della stampa
conservatrice ticinese nei confronti di colui a cui si addebita il traviamento di Caserio si
aggiungono le pressioni delle autorit italiane, il misterioso attentato subito da Gori nel
settembre, il continuo andirivieni di anarchici tra lItalia e il Canton Ticino. Tanto basta
per indurre le autorit federali a decretare lespulsione di un primo gruppo di 18
indesiderabili, cui seguir un secondo. Gori, con altri 17 italiani, tra cui Milano, Baracchi,
Redaelli, i due Bonometti, Borghesani e limmancabile spia Domanico, viene prima
arrestato alla fine di gennaio (mentre in carcere compone Il canto degli anarchici
espulsi, meglio nota come Addio a Lugano) (17) e, dopo breve detenzione, accompagnato
alla frontiera con la Germania. Dalla Germania, passando per Bruxelles, dove conosce
Augustin Frdric Adolphe Hamon e Elise Reclus. Dellincontro Gori ci ha lasciato una
testimonianza vivace nel necrologio che scrisse per la scomparsa del geografo francese su
Il Pensiero nel numero del 16 luglio 1905: Era nellinverno rigidamente glaciale del
1894-1895, quando luragano della reazione crispina, che aveva trovato modo di
sollevare contro di noi in onde burrascose perfino le tranquille acque repubblicane dei
laghi elvetici, ci aveva cacciati verso il nord e fatti cadere (eravamo in quindici, espulsi
dalla Svizzera) nella capitale belga.
21
Nella Maison du Peuple, dove eravamo andati in cerca di altri compagni, che dovevano
averci preceduto, ci incontrammo con Eliseo Rclus, che era venuto a chercher les
camarades chasss de la libre Suisse (comei diceva).
Fummo con lui, che era particolarmente affettuoso con i giovani, caratteristica comune
a quasi tutti i pi grandi maestri della scienza, e andammo insieme a casa sua (una
casetta linda, che ricorda curiosamente quella di Guglielmo Froment, in Parigi di Zola) e
vi trovammo tutto il confort morale, di cui pi abbisognavamo in quellora triste, in cui ci
si cacciava da tutte le parti, mentre non sapevamo neppure dove avremmo potuto essere
lindomani.
Dopo la modesta refezione, per piena di allegria, chegli ci offr, il buon vecchio,
sostenendo con Hamon, che era della comitiva, una discussione accalorata e riboccante di
humour, ci si rivel in tutto lardore della sua vecchia fede, ringiovanita ad ogni nuova
prova. []
Mentre il vecchio maestro parlava, con fede dun cuor nobile che non invecchia mai, e
con la mente penetrante che vede pi lontano della oscurit dellora presente, io
osservavo con legittimo orgoglio di un fratello minore, quella magnifica testa leonina,
dalla grande aureola immacolata della venerabile canizie, e vedevo nella pallida fronte dei
giovani operai, miei compagni desilio, la nobile soddisfazione di appartenere,
spiritualmente, alla famiglia di questi precursori gloriosi della scienza e dellidea.
Ritorno in patria
Nel dicembre del 1896, trasferitosi a Rosignano Marittimo presso la famiglia, riprende i
contatti con il movimento anarchico, che, dopo la caduta di Crispi e il ritorno di Malatesta
in Italia, sta riorganizzandosi su base nazionale. Tornato a Milano, alla fine di aprile
1897, in libert condizionale per adempiere a quella che ritiene la missione degli
anarchici, sentinelle perdute di questo esercito infinito di tutte le speranze e di tutte le
angosce (20), da un lato invita ad una campagna unitaria con i partiti popolari per la
difesa del diritto costituzionale (21), dallaltro ribadisce il ruolo dei socialisti libertari
nel folto della contesa fra capitale e lavoro, anche sulla base delle organizzazioni per arti
e mestieri (22). A Pisa nel dicembre partecipa alle manifestazioni anticlericali in onore a
Giordano Bruno, parlando al comizio finale al velodromo Stampace accanto ad Andrea
Costa. Nel 1898 in occasione dellinaugurazione del monumento commemorativo delle
Cinque giornate a Milano tiene un acclamato discorso che poi assunto come uno dei
capi di accusa durante il processo in contumacia intentatogli davanti alla Corte marziale
dopo i moti del caropane di Milano del maggio 1898. Il 5 febbraio 1898 difende gli
operai e i contadini di Campiglia Marittima che hanno partecipato alle agitazioni popolari
dinizio danno e sempre nel medesimo anno di fronte alla Corte dAssise di Casale
Monferrato patrocina con successo un gruppo di operai socialisti e anarchici di Carrara.
Principale protagonista della campagna per la libert dassociazione e contro larticolo
248, che vede ladesione anche di molte sezioni delle Trades Unions britanniche,
dellIndipendent Labour Party, della Socialist Democratic Federation e del London
Trades Council, siede ad Ancona tra i difensori della redazione de LAgitazione
(Malatesta, Smorti, Felicioli e compagni), che segue il processo con un supplemento
quotidiano dal 21 al 30 aprile. E proprio in questa occasione conosce Luigi Fabbri, al
quale si deve il resoconto processuale.
23
Pietro Gori [1900 circa]
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini, Pisa)
A causa delle agitazioni per il caro pane e delle successive azioni repressive del governo
Gori costretto ancora una volta ad emigrare. A Marsiglia si imbarca per lAmerica del
Sud, mentre le autorit italiane lo condannano a 12 anni di galera. LAmerica
meridionale, ed in particolare lArgentina, era sempre stata una meta agognata da Gori.
Fin dal suo iniziale apprendistato politico aveva mantenuto rapporti epistolari con
anarchici emigrati che gi allora lo avevano invitato a raggiungerli (23). Inviti, che tra il
1896 e il 1897 si erano fatti insistenti tant che lo stesso Gori in una lettera rispondendo
ad un nuovo sollecito dei compagni cos si esprimeva: Se la malvagia imbecillit dei
governanti italiani non volesse trattenermi relegato in questo paese () a questora avrei
gi risposto, accettando gli urgenti e cordiali inviti per un pellegrinaggio per lideale
attraverso le citt e i paesi dellArgentina (24).
Il movimento anarchico argentino nellultimo decennio del secolo XIX ha consolidato la
propria presenza non solo nei settori popolari dei grandi centri urbani ma anche tra i ceti
intellettuali provenienti dalla media borghesia. Tale diffusione rafforzata dal diffondersi
di pratiche sindacali derivate dallesperienza francese e dal radicamento della rete dei
periodici, dei circoli e delle case del popolo dimpronta libertaria che costituiscono una
contro societ in divenire contrapposta ai modelli borghesi. Nella capitale argentina la
comunit italiana tra le pi numerose e al suo interno i libertari hanno un peso e una
tradizione importante che si concentra intorno ad alcuni periodici e case editrici fra cui
quella di Fortunato Serantoni.
Gori giunto a Buenos Aires, dopo aver fatto tappa a Madera, Santos e Rio de Janeiro, si
inserisce subito in un ambiente in cui era tuttaltro che sconosciuto, visto che gi due anni
prima LAvvenire si era augurato il suo arrivo per far uscire moltissimi operai
24
dallindifferenza in cui erano sprofondati. Lattivit argentina di Gori multiforme: da
un lato tiene una lunga serie di conferenze davanti ad ogni tipo di pubblico; dallaltro
lavora come avvocato (tanto da aprire un consultorio jurdico con Arturo Riva, un
avvocato anarchico), giurista, criminologo, studioso e, occasionalmente, come docente
universitario. La prima conferenza argentina la tiene nel Circolo della Stampa il 26
giugno 1898 su La funzione storica del giornalismo nella societ moderna. Poco dopo
svolge una seconda conferenza al teatro Doria dove parla di fronte a 2.000 persone
entusiaste. Si pu dire che la voce di Gori si ud in tutti gli ambienti sociali e in tutti gli
angoli dellArgentina, sia in locali operai che in grandi teatri, in italiano o in spagnolo
(25).
Gori inizia subito a collaborare con i giornali anarchici argentini ed in particolare con la
rivista Ciencia Social, una rivista culturale e scientifica che annovera tra i suo
collaboratori le pi prestigiose firme internazionali del movimento libertario.
Una particolare attenzione Gori dedica allorganizzazione operaia nonch a quella degli
anarchici, fondate sulla morale della solidariet in opposizione al dogma
individualista, e scontrandosi perci con le frange pi radicali dellindividualismo locale
che lo attaccano con estrema violenza verbale e non solo. Pochi giorni dopo il suo arrivo
a Buenos Aires, in una conferenza organizzata dagli edili, alcuni individualisti, scontenti
dei propositi di Gori, alla fine salirono in gruppo sul palco e tentarono di aggredirlo.
Questi, indignato, li affront e li invit a partecipare a un pubblico dibattito di
controversia. Lappuntamento ebbe luogo il 21 agosto nel teatro Iris di Barracas con il
titolo La morale solidaria nella lotta e nella vita sociale, in opposizione al dogma
individualista.
Ma lattivismo di Gori straripante. Ne LAvvenire pubblica articoli teorici, analisi
sulla situazione della classe operaia europea, incitamenti allorganizzazione, polemiche
con gli individualisti e i socialisti, poesie, canzoni, opere teatrali (Primo maggio,
Proximus tuus, Ideale, Senza Patria, Gente onesta). Dopo il regicidio e il famoso attacco
di Giovanni Bovio agli anarchici, con larticolo Anarchico, discuti. Gi il coltello!, d alle
stampe a Buenos Aires La nostra utopia, che pu essere considerata la sintesi del suo
pensiero politico. Lideale anarchico inteso come lascensione accelerata e trionfale
della vita dellindividuo, nelle multiformi sue attitudini; la armonia con linnalzamento di
tutte le vite che formano il tessuto organico della societ inserito in un processo
evolutivo che si fonda da un lato sullineluttabile sviluppo della tecnica, dallaltro sulla
lotta quotidiana di falangi sempre pi coscienti di lavoratori, sul terreno pratico delle
conquiste economiche strappate al capitale dalla resistenza e dalla solidariet operaia. La
conquista della libert, non in virt della scheda, ma in quella della stampa, del
comizio, [della] forza suprema della logica, della persuasione, passer attraverso
levento rivoluzionario, mezzo inevitabile di trasformazione proporzionata ai nostri
ideali, e corrispondente al processo accelerato della evoluzione moderna, in cui i fatti
sociali son troppo distanti dai bisogni e dalle aspirazioni generali per non far prevedere le
scosse brusche, che il nuovo ordine di cose dovr produrre nel sovrapporsi a quello che
gi si sta screpolando. Una rivoluzione, in definitiva, necessaria nel quadro
dellinarrestabile corso della storia: La evoluzione delle idee, trascinate dai fatti e
rischiarate da una coscienza nuova della vita, muove rapidamente per mille alvei alla
fiumana vigorosa che di tutte le correnti raccoglie glimpulsi e le energie. Nel novembre
1898 pubblica, dirige e coordina la rivista Criminologia moderna, sulle cui pagine
espone la sua teoria ambientale del delitto accanto a contributi di Cesare Lombroso,
Guglielmo Ferrero, Adolfo Zerboglio, Scipio Sighele, Augustin Hamon, Pio Viazzi,
Napoleone Colajanni (26). Nel 1899 inizia lungi giri di conferenze per il paese, recandosi
anche in Uruguay, Brasile e in seguito, nel 1901, in Patagonia, Cile (ritornando in
Argentina per la via della cordigliera), Paraguay. Il 25 novembre 1900 tiene al Teatro Iris
25
di Buenos Aires una conferenza dal titolo La donna e la famiglia, dove presenta un
approccio originale alla questione dellemancipazione femminile: le donne, negli usi e
nelle leggi, sono asservite alla tirannia del sesso maschile e lemancipazione della
donna sar sempre vacua affermazione verbale se ad essa non porr mano la donna
medesima (27).
Nel 1901 parte per esplorare le sorgenti del Paran, accompagnato per una parte del
viaggio da Cesare Pascarella. La sua attivit di propaganda attrae allanarchismo
numerosi lavoratori e intellettuali e contribuisce a hacer del anarquismo una ideologia
atractiva y moderna (28). Uno dei giovani che rimasero impressionati da Gori fu Alberto
Ghiraldo che, con il nome di Ruggero Aicardi, lo descrive in uno dei suoi romanzi: Un
uomo straordinario, propagandista di alte idee sociali, di un rivoluzionarismo allarmante,
ma che era ascoltato con rispetto da tutti gli ambienti per lammirevole forma con cui le
esprimeva. () Figura superba, modi distinti, dialettica brillante e uninflessibilit a tutta
prova. Era un oratore, oratore per eccellenza; sentiva la volutt della parola e viveva nella
tribuna (). Attore consumato, dominava ogni segreto delloratoria e i suoi discorsi
erano affascinanti opere darte che egli levigava giornalmente con la passione dellorafo
(29).
Particolarmente rilevante il contributo di Gori alla nascita della Federacin Obrera
Regional Argentina, costituita nel maggio 1901. Solo grazie alle sue doti di mediatore e
alla sua concezione unitaria del movimento operaio si riesce ad evitare lo scontro frontale
tra anarchici e socialisti, segno questo dellimportanza attribuita da Gori allunit del
movimento operaio organizzato. Sua infatti la mozione, approvata a maggioranza, che si
riserva di accettare , in particolari casi, il juicio arbitral, come suoi sono i documenti in
favore di una enrgica agitacion per la protezione del lavoro femminile e minorile e
sullo sciopero generale che, pur base suprema de la lucha economica entre capital y
trabajo, rimane una delle possibili e non immediate opzioni. Accusato di eccessiva
moderazione, Gori illustrer, poco dopo, ai suoi compagni non solo la necessit di
conciliare le opposte tendenze, ma definir la lotta sindacale una lucha de transacciones
continuas e soprattutto, di fronte alle inquietudini suscitate dalla questione dellarbitrato,
distinguer nettamente il piano dei principi anarchici da quello dellattivit rivendicativa
quotidiana. Nel settembre seguente infatti, in occasione dello sciopero dei ferrovieri del
Ferrocarril Sud, Gori e Montesano riescono ad ottenere un accordo con il direttore inglese
e il mediatore del governo che , di fatto, una vittoria operaia. In Sud America Gori
matura una concezione che pu definirsi protosindacalista. Se fin dai primi anni Novanta
Gori aveva sempre considerata importante la presenza e lazione libertaria allinterno
delle societ operaie, lesempio di Pelloutier, conosciuto a Londra, e della sua Fderation
des Bourses du Travail, lo induce ad individuare negli organismi orizzontali la cellula di
una nuova organizzazione sociale.
Il 12 gennaio del 1902, due giorni prima di partire, tiene lultima conferenza nel teatro
Victoria rimasta a lungo impressa nella memoria degli intervenuti, e ritorna in Italia,
agevolato da unamnistia, per motivi sia familiari, sia di salute
26
Il cavaliere dellideale
Il suo arrivo a Genova suscita notevole entusiasmo tra gli anarchici: Noi non siamo
corrivi alle idolatrie, ma pure non possiamo esimerci dal manifestare il nostro giubilo per
la venuta, o meglio il ritorno, del compagno nostro Pietro Gori, tra noi, scrive
LAvvenire sociale il 12 febbraio 1902. Il rientro in patria significa per Gori la ripresa
dellattivit di conferenziere, pubblicista e avvocato. Invitato da circoli anarchici, Camere
del Lavoro, leghe di resistenza tra il 1902 e il 1904 Gori gira lintero paese (Roma,
Firenze, Milano, Spezia, Ancona, Pisa, Carrara, Torino, Imola, Napoli, la Sicilia, ma
anche molte localit minori) suscitando ovunque entusiasmo per la sua parola alata. Il
1 maggio a Roma dove nella mattinata tiene un comizio e nel pomeriggio una
conferenza alla festa campestre libertaria dal titolo Aspettando il sole. Pochi giorni dopo il
6 maggio, sempre nella Capitale, svolge unaltra conferenza nella sala della Lega di
Resistenza dei Pittori dal titolo Gli anarchici sono socialisti? Il 2 giugno in occasione del
ventesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Garibaldi partecipa a Caprera, in
rappresentanza di una ventina di Camere del lavoro italiane, alle commemorazioni
ufficiali con un discorso nel quale definisce leroe dei due mondi un poeta dellazione
che amava la spada solo quando essa lampeggiava per una idea di giustizia.
Allinizio di ottobre a Corato in provincia di Bari rievoca la figura dello scrittore francese
mile Zola, scomparso il 29 settembre.
Lanno successivo su invito di Luigi Fabbri assume la condirezione della rivista
quindicinale Il Pensiero, alla quale collaborer soprattutto con studi di sociologia
criminale. In realt, se vero che Gori avr sempre un ruolo secondario nella redazione
del periodico, la sua funzione non puramente esornativa, ma testimonia la profonda
affinit tra lui e Fabbri nella concezione di un anarchismo organizzato, profondamente
radicato nelle realt operaie, lontano dalle esasperazioni individualistiche e frutto non pi
della necessit storica ma del progressivo evolvere della coscienza dei produttori verso il
lavoro redento. Ancora nel 1903 continua il suo peregrinare nei borghi italiani portando
la parola degli anarchici. Il 26 aprile a Terni a sostenere un contraddittorio con Nicola
Barbato, che si svolge al Teatro comunale, su Autoritari e libertari nel socialismo.
A settembre a Viareggio per partecipare alle onoranze al poeta inglese Percy Bysshe
Shelley. Loccasione di quelle che piacciono al nostro Gori. Un cenacolo di artisti e
liberi pensatori si riunisce solennemente con larga partecipazione di popolo in un rituale
laico a ricordare il cantore del Prometeo liberato. Alliniziativa partecipano molti
intellettuali e artisti come il pittore Plinio Nomellini, il poeta Ceccardo Roccatagliata
Ceccardi e il giovane scultore Corrado Spadaccini (30).
Il 18 ottobre parla a Genova, al Politeama Alfieri gremito allinverosimile di lavoratori,
sul tema Guerra alla guerra! Il 27 novembre, mentre Pietro Gori impegnato in un tour di
conferenze in Romagna, muore a Rosignano Marittimo Giulia Lusoni, la madre, dopo una
lunga malattia (31). A gennaio del 1904 torna nella sua citt natia, Messina, su invito
della locale Camera del lavoro per una conferenza di protesta contro lennesimo eccidio
proletario compiuto dalle forze dellordine a Giarratana. Lincontro si svolge al Teatro di
Villa Mazzini il 18 gennaio con grande concorso di pubblico, il tema In difesa della vita
una condanna dei metodi antiproletari del governo Giolitti, che si ripeteranno durante
lanno provocando a settembre il primo sciopero generale. Nel 1904 effettua un viaggio in
Egitto e in Palestina di cui relazioner in una brillante conferenza, Dalla terra dei
Faraoni al paese di Ges, tenuta allAssociazione della Stampa in Roma e che diventer
uno dei temi dei suoi tour propagandistici. Tuttavia le sue precarie condizioni di salute lo
costringono a pi riprese a soste pi o meno lunghe allElba. La redazione de Il
Pensiero nel numero del 16 settembre d notizia della malattia di Gori affermando che
27
egli gravemente malato da pi di due mesi e mezzo e solo recentemente si ripreso
trasferendosi per la sua convalescenza a S. Ilario (32).
Il mal sottile
L8 gennaio 1911 alle ore 6,30 Gori muore a Portoferraio, ove si rifugiato per cercare di
trovare sollievo per la sua malattia, fra le braccia della sorella Bice e quelle delloperaio
anarchico di Piombino Pietro Castiglioli. La salma viene trasferita da Portoferraio a
29
Piombino via mare e poi con il treno a Rosignano, dove viene tumulata. I funerali si
protraggono per ben per tre giorni, durante i quali migliaia di lavoratori da tutta la
Toscana si fermano per porgere al poeta dellanarchia lultimo commosso e
profondamente sentito estremo saluto.
Attilio Deffenu, giovane dorigine sarda studente di giurisprudenza a Pisa, allora
idealmente vicino al sindacalismo rivoluzionario poi interventista, presente al funerale di
Gori scrive queste addolorate parole ad un amico: Ho ancora lanima oppressa
dangoscia, sanguinante. La morte di Pietro Gori, del poeta dellanarchia, che anarchico
fu nel senso pi bello, pi aristocratico della parola, significa la perdita di uno dei pi
coraggiosi, dei pi grandi per mente e cuore fra quanti militi la causa della rivoluzione,
della redenzione degli oppressi e degli sfruttati ha mai avuto. I funerali, che furono
celebrati nel cuore della notte, riuscirono imponenti (45).
Al cordoglio popolare si unisce il coro dei giornali, anarchici ma non solo, che lo
descrivono come il cavaliere errante, lapostolo, il luminoso arcangelo
dellanarchia. L8 gennaio diventa una data da celebrare e, anno dopo anno, fino al
fascismo il ricordo di Gori viene perpetuato da cerimonie commemorative, poesie,
conferenze, articoli rievocativi e molti paesi e citt, soprattutto della Toscana, ma anche
dellUmbria e del Lazio, affiggono epigrafi a lui dedicate, al poeta gentile insaziabile
sempre/di Giustizia e Verit.
Note
1. Per tutte le notizie riguardanti il percorso degli studi sia liceali che universitari
rimando ai rispettivi documenti conservati presso gli archivi del Liceo classico
Niccolini di Livorno e quelli dellUniversit di Pisa.
2. Cfr. P. Gori, Come perpetrai i miei primi delitti, Il Pensiero, 16 marzo 1907, p.
90.
3. Cfr. V.S. Mazzoni, Pensieri e ricordi ed opere di P. Gori, Pisa, Tip. Cursi, 1922,
pp. 12-13.
4. Cfr. A. Boschi, Ricordi del domicilio coatto, Torino, Seme anarchico, 1954, p. 9.
5. Cfr. P. Gori, Pagine di vagabondaggio, La Spezia, Cromo-Tipo La Sociale, 1912,
p. 7.
6. Per tutti i documenti darchivio citati prodotti dalle autorit si fa riferimento a
quelli conservati in aspi, Ispez. ps, b. 935 categ. 21/10, Gori Pietro anarchico.
7. Successivamente, sempre nella stessa citt, lopuscolo verr ristampato altre due
volte nel 1910 e nel 1920.
8. Rigo, Inno socialista, Sempre avanti!..., 6 aprile 1890, p. 3.
9. Cfr. Lettera di P. Gori a F. Turati del 27 [giugno 1890] in Filippo Turati e i
corrispondenti italiani, vol. 1 (1876-1892), a cura di M. Punto, Manduria-Bari-
Roma, Lacaita, 2002, pp. 436-438.
10. Cit. dalla Prefazione alla prima ed. italiana dellopera stampata da F. Serantoni nel
1905, pp. 3-4.
11. Citato dalla recensione pubblicata in Il Pensiero 1 maggio 1905, p. 143.
12. ([P. Gori], Al popolo, LAmico del popolo, 23 gennaio 1892.
13. Cit. da S. Foresi, La vita e lopera di Pietro Gori nei ricordi di Sandro Foresi, cit.
p. 9.
14. Cfr. Lettera di F. Turati a M. Rapisardi del 1 marzo 1891 in Filippo Turati e i
corrispondenti italiani, vol. 1 (1876-1892), cit., pp. 509-510.
15. Cit. P. Gori, Pagine di vagabondaggio, Il Pensiero, 1 dicembre 1907, p. 40.
30
16. Ibidem.
17. Saggi di letteratura di delinquenti e danarchici in Conto-reso del Dipartimento
di Giustizia. Anno 1895, Bellinzona, Tipografia e litografia cantonale, 1896, pp.
86-89.
18. Cit. in Pagine di vagabondaggio, Il Pensiero, 1 maggio 1906, pp. 139-140.
19. Torch. A revolutionary journal of anarchist-communism. Il giornale viene
pubblicato tra il 1894 e il 1895.
20. P. Gori, Allopera, LAgitazione, 4 giugno 1897.
21. P. Gori, Per la libert, ivi, 16 luglio 1897.
22. P. Gori, Postilla alla polemica, ivi, 4 novembre 1897.
23. Sul numero unico Venti settembre di Buenos Aires del 20 settembre 1889 si
legge nella piccola posta una risposta dei compagni che rivolgendosi a Gori, in
riferimento alla sua ipotesi di trasferimento in Argentina, gli chiedono Quando
sei deciso far questa passeggiata?.
24. Cfr. Lettera di Gori ai compagni del 26 marzo 1897 in Hojeando papeles viejos.
Dos cartas de Pietro Gori, suppl. quincenal de la Protesta, 30 abril 1930, pp. 131-
133.
25. Cfr. G. Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid, ed. de la Torre,
[1995], p. 236.
26. La rivista verr pubblicata dal novembre 1898 allagosto del 1900. In totale
usciranno venti numeri. N. Colajanni vi pubblica nel n. 19 del giugno 1900 un
interessante articolo su La Mafia. Sus causas y su historia.
27. P. Gori, La donna e la famiglia. Conferenza, Roma, Il Pensiero, 1906.
28. Cfr. G. Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), cit., p. 244.
29. A. Ghiraldo, Humano ardor, Madrid, Compaa Ibero-Americana de
publicaciones, 1930, p. 143.
30. Cfr. G. Del Guasta, Le onoranze a Shelley, LArno, 19 settembre 1903.
31. Cfr. La Redazione, Il nostro lutto, Il Pensiero, 10 dicembre 1903, p. 145.
32. Cfr. Il Pensiero, 16 settembre 1904, p. 254.
33. Si v. la lettera di P. Gori pubblicata nellinserto speciale Agli amici e lettori del
Pensiero, 1-16 dicembre 1905.
34. Cfr. Il nostro lutto, Il Pensiero, 16 gennaio 1907, pp. 17-18.
35. Cfr. P. Gori, In morte di Messina: ritmi e rime, Castrocaro, Tipografia Moderna,
1909.
36. Lettera di Pietro Gori a Nella Giacomelli in La Protesta umana, 23 febbraio
1909.
37. Lettera di P. Gori ai promotori del Comizio pro Ferrer e Compagni di Roma, S.
Ilario 2 ott. 1909 in P. Gori, Per la vita e in morte di Francisco Ferrer, Roma,
Libreria editrice libertaria, 1910, pp. 8-9.
38. Paolo Schicchi (1865-1950) militante anarchico siciliano. In giovent ha
conosciuto i rigori delle carceri spagnole e ha diretto nel 1891 El Porvenir
anarquista pubblicato a Barcellona. Schicchi residente a Pisa in questi anni
particolarmente impegnato nella campagna pro Ferrer. Tiene comizi e partecipa
a manifestazioni in diverse localit della Toscana.
39. Lettera di P. Gori, cit., pp. 11-14.
40. Ibidem, p. 17.
41. Alliniziativa partecipano le associazioni di Portoferraio: Sez. del Libero Pensiero
G. Bruno, Loggia Massonica Luce dellElba, Pubblica Assistenza Laica Croce
Verde, Societ di Mutuo Soccorso, Societ fra gli Alti Forni, sez. Repubblicana,
quella socialista e i gruppi anarchici; Rio Elba: Lega di resistenza fra minatori ed
affini e la sez. socialista; Portolongone: Lega di resistenza fra minatori; Rio
31
Marina: sez. giovanile PSI, Lega di resistenza fra marinai; Capoliveri: Corpo
musicale G. Bruno; Piombino: sez. repubblicana, Pubblica Assistenza Laica;
Livorno: Loggia Massonica Scienza e Lavoro.
42. Le storie di Ferrer e di Gori si intrecciano fin dai primi anni dopo la morte di
entrambi. In molte localit accanto alla targa commemorativa delleducatore
catalano c quella dellavvocato dei diseredati e viceversa. Casi emblematici
sono ad esempio quelli di Rosignano Martittimo dove le due lapidi, poste sul
medesimo edificio, si trovano una accanto allaltra e Colle Val dElsa (SI) dove
tra gennaio e febbraio del 1921, quasi contemporaneamente, vengono inaugurati
due marmi.
43. Cfr. P. Gori, Per la vita e in morte di Francisco Ferrer, op. cit., p. 36.
44. Si veda la recensione sullopera Calendimaggio di Pasquale Binazzi su Il
Pensiero, 1-16 aprile 1910, pp. 111-113.
45. Lettera di A. Deffenu a Francesco Cucca del 10 gennaio 1911 in A. Deffenu,
Epistolario 1907-1918, a cura di M. Ciusa Romagna, Cagliari, Editrice sarda
Fossataro, 1972, p. 49.
32
La mia anarchia
di Pietro Gori
Lo Stato
Lo Stato, il potere esecutivo, quello giudiziario, lamministrativo, e tutte le ruote grandi e
piccole di questo mastodontico meccanismo autoritario, che le anime deboli credono
indispensabile, non fanno che comprimere, soffocare, schiacciare ogni libera iniziativa,
ogni spontaneo aggruppamento di forze e volont, impedire insomma lordine naturale
che risulterebbe dal libero giuoco delle energie sociali, per mantenere lordine artificiale
disordine in sostanza della gerarchia autoritaria assoggettata al loro continuo e vigile
controllo. Ben definisce lo Stato Giovanni Bovio: ...oppressura dentro e guerra fuori.
Sotto specie di essere lorgano della sicurezza pubblica , per necessit, spogliatore e
violento; e col pretesto di custodire la pace tra cittadini e tra le parti, provocatore di
guerre vicine e lontane. Chiama bont lobbedienza, ordine il silenzio, espansione
leccidio, civilt la simulazione. Esso , come le Chiese, figlio della comune ignoranza e
della debolezza de pi. Agli uomini adulti si manifesta qual: il nemico maggiore
delluomo dalla nascita alla morte. Qualunque danno possa agli uomini derivare
dallanarchia, sar sempre minore del peso dello Stato sul collo .I governanti fanno
credere, e il pregiudizio antico, che il governo sia strumento di civilt e di progresso per
un popolo. Ma, per chi bene osservi, la verit invece che tutto il movimento in avanti
dellumanit dovuto allo sforzo dei singoli individui, della iniziativa anonima delle
folle, dellazione diretta del popolo. Il mondo ha camminato sempre fin qui non con
laiuto dei governi, ma loro malgrado, e trovando in essi lostacolo continuo diretto ed
indiretto al suo fatale andare. Quante volte i pi gloriosi rinnovatori nella scienza,
nellarte, nella politica non si trovarono sbarrato il cammino, oltre che dai pregiudizi e
dallignoranza delle masse, anche e soprattutto dai bavagli e dalle persecuzioni
governative?
Quando il potere legislativo ed il governo accettano e soddisfano sotto forma di legge o di
decreto qualche nuova domanda sorta dalla coscienza pubblica, ci sempre in seguito
a reclami innumerevoli, ad agitazioni straordinarie, a sacrifici non indifferenti del popolo.
E quando i governanti si sono decisi a dire di s, a riconoscere un diritto nei loro sudditi,
e, mutilato ed irriconoscibile, lo promulgano nelle carte, nei codici, quasi sempre quel
diritto gi sorpassato, lidea gi vecchia, il bisogno pubblico di quella tal cosa non
pi sentito; e la nuova legge serve allora a reprimere altri bisogni pi urgenti che si
affacciano, che devono attendere di essere sterilizzati, ipertrofici, prima di essere
riconosciuti da una legge successiva. Chi ha studiato e osservato con passione i parti
curiosi e bizzarri del genio legislativo, le leggi passate e le presenti, resta sorpreso dalla
frode sottile che riesce a gabellare per diritto il privilegio, per ordine il brigantaggio
collettivo, per eroismo il fratricidio della guerra, per ragione di stato la conculcazione dei
33
diritti e degli interessi popolari, per protezione degli onesti la vendetta giudiziaria contro i
delinquenti, che, come dice Qutelet, non sono che gli strumenti e le vittime nel tempo
stesso delle mostruosit sociali.
P. Gori, Ricordi,
Milano, Casa editrice sociale, 1910
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)
Ora, noi, che tutti questi mali, causa ed effetto insieme di tanta infamia e di tanti dolori,
vogliamo combattere per abbattere tutto ci che ostacola il trionfo della giustizia, noi
siamo chiamati fautori del disordine.
Certo, propriet, stato, famiglia, religione sono istituzioni di cui alcune meritano il
piccone demolitore, altre aspettano il soffio purificatore che le faccia rivivere sotto altra
forma pi logica ed umana. Ma ci potr dirsi sul serio passaggio dellordine al
disordine? E chi non desidererebbe allora, se si desse un cos contrario significato alle
parole, il trionfo del disordine?
Ma se le parole conservano il loro significato, non gli anarchici possono essere chiamati
amici del disordine, e ci neppure se lo si vuol considerare dal solo punto di vista di
rivoluzionari. In questo periodo storico di sfacimento e di transizione, fra una societ che
muore ed una che nasce, gli odierni rivoluzionari sono veri elementi di ordine. Essi hanno
negli occhi fosforescenti la visione delle idealit sublimi che fanno palpitare il cuore
dellumanit, che lavviano sullinfinito ascendente cammino della storia.
Dopo il rombo del tuono, torna sul capo degli uomini il bel cielo luminoso e sereno; dopo
la vasta tempesta che purifichi laere, pestifero, questi militi dellavvenire sognano le
primavere fulgenti della famiglia umana, soddisfatta nella uguaglianza, e ingentilita dalla
solidariet e dalla pace dei cuori.
(Estratto da: Il vostro ordine e il nostro disordine, conferenza tenuta il 15 marzo 1896 alla
Bersaglieri Hall di S. Francisco California USA , 2. ed., Roma-Firenze, F. Serantoni,
1905)
34
P. Gori, Ensayos y conferencias,
Mxico D.F., Vertice, 1947
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)
Il capitalismo
E come adunque il proprietario ha cominciato a diventare ricco? Ha avuto forse questa
ricchezza in eredit da suo padre, dal suo nonno, seppure non lha ricevuta per mezzo di
qualche intrigo vergognoso o di qualche inganno; ma in ogni modo quelli che a lui
trasmisero questa eredit, come che divennero ricchi? Voi sapete gi che col lavoro
continuo, accasciante di generazione in generazione, le vostre famiglie non furono mai
ricche. Dunque questi proprietari non accumularono per avventura la ricchezza col lavoro
proprio; ma bens sfruttando il lavoro degli altri.
Ed ecco come forse, cominciando dai pochi operai che ebbero da principio, tolsero a
ciascuno di essi sul salario una parte e non la pi piccola; ciascuno operaio producendo 5,
4 andarono nella tasca del padrone e alloperaio rest solamente 1; questa la
proporzione pi o meno esatta fra il salario ed il costo dellintera produzione. Cos anche
avendo sotto di s due soli operai, il padrone togliendo a ciascheduno dessi 4, ebbe in
totale 8, cio quanto avrebbero di salario 8 operai insieme; cos cominci la ricchezza del
proprietario a innalzarsi sulla miseria delloperaio; con questa progressione fatale, che pi
quello arricchiva, pi questo diveniva miserabile, per leggi inevitabili della concorrenza
vedendosi continuamente scemato il salario.
Cos la ricchezza delluno e la miseria dellaltro andarono mano a mano aumentando; e il
proprietario divenne ricco, sfruttando giornalmente loperaio, con un furto continuo e
progressivo sul salario di lui.
Dunque solamente collinganno, colla frode e col furto mascherato, cominci la ricchezza
dei proprietari. E pel furto quotidiano degli sfruttatori sul lavoro degli operai sfruttati,
ebbe origine la cosiddetta propriet individuale.
35
Per questa propriet individuale la terra, che la natura, questa gran madre di tutte le cose,
aveva dato a tutti gli uomini indistintamente, venne divisa solo fra pochi, i ricchi, i quali
costrinsero loperaio a lavorare anche per loro che non facevano nulla, se pure volevano
vivere: e loperaio pieg il collo e lavor, ed accett vilmente, quasi come un dono,
quanto ai ricchi piacque dargli per non lasciarlo morire di fame. Dico per non lasciarlo
morire di fame, perch i ricchi considerano i poveri come una macchina e nulla pi; e
solo perch questa macchina era loro utile e affinch essa non si distruggesse, e
terminasse cos la vita beatamente oziosa, che essi menavano, i proprietari, i borghesi, i
ricchi lasciarono che il popolo, stentando e spegnendosi di fame a poco a poco, divenisse
pi sottomesso; perch se la terra avesse prodotto da s la msse ed i frutti, e le macchine
avessero potuto lavorare senza bisogno del braccio delloperaio, i ricchi forse lo
avrebbero fatto morire di fame acuta, per restare meglio padroni del mondo.
36
P. Gori, Ideali e battaglie,
Roma-Firenze, F. Serantoni, 1905
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)
La religione
Ma, poich dicono che vogliamo distruggere la religione, ragioniamo un po, e vediamo
se la negazione nostra idea irrazionale oppure confortata dalla logica, dallesperienza,
dalla scienza e dalle ragioni della vita.
Innanzi tutto sar bene chiedere di quale religione si parli. Ce ne sono tante a questo
mondo. Forse di quella che promette il paradiso cristiano e minaccia, bambinescamente,
le fiamme dellinferno, (come ai bimbi buoni o cattivi si promette lo zuccherino o lo
scapaccione) e che fa consistere tutto lo stimolo alle opere buone nella speranza usuraia o
nella paura infantile di godere o di soffrire... nellaltra vita! O invece si vuol parlare della
religione di Maometto che promette ai suoi fedeli la gioia pagana delle hourri giovani e
belle, fatte intravedere voluttuosamente dietro il fumo delloppio? O non piuttosto di
quella di Confucio o di Budda, o di qualsiasi altra che abbia ottenebrata lungo i secoli e
ottenebri ancora ed ingombri le menti umane?... Di quale fra tutte queste sintende parlare
dappoich i preti di ognuna sostengono che la religione vera la loro?
Naturalmente, a seconda che noi fossimo in Turchia, nelle Indie, o nella Cina, ciascuna di
queste religioni per bocca dei suoi preti ci muoverebbe aspra laccusa di miscredenza. E
noi potremmo, dovunque, ribattere laccusa e confondere gli accusatori con una quantit
di argomenti speciali che qui inutile enumerare.
Ma, poich siamo nati e viviamo in paesi ove predomina la religione cristiana, e coloro
che pi si scagliano contro di noi sono i fanatici e i mercanti del cristianesimo e del
cattolicesimo in specie, noi possiamo dispensarci dal cercare troppo a lungo gli argomenti
poich migliori sono gli stessi sacerdoti della religione cristiana che ce li forniscono; sono
essi che hanno dato i pi tremendi colpi di distruzione alla propria fede. Dal momento che
37
il discendente di Pietro pescatore dimentic la umilt originaria del Cristianesimo,
religione dei poveri e per i poveri, dal momento che i principi della Chiesa invece di
cilicio, di spine e di un ruvido manto, si coprirono di bisso, di porpora, di gemme come
tutti gli altri potenti della terra; dal momento che le indulgenze, i passaporti per il
paradiso, le amnistie parziali o totali del purgatorio poterono comprarsi come una merce
qualunque o come un favore da impiegati e ministri corrotti; quando insomma la religione
di Cristo cess di essere apostolato e divenne ciarlataneria da cerretani e la chiesa si
tramut, fine naturale di tutte le chiese, in bottega di anime e di coscienze, fin da allora
lillusione del misticismo cristiano cominci a rivelarsi menzogna, come un vile metallo
doro che con luso perde la sua apparenza e non inganna pi locchio del villano che fino
a ieri lavrebbe creduto oro di coppella.
Il dogma cattolico, una volta prese decisamente le parti dei grandi contro gli umili ed i
miseri, tanto cari a Ges, si rivel ognora pi, quale per la sua stessa essenza doveva
divenire, nemico della scienza e della libert. questa tendenza invincibile di ogni
religione verso il bigottismo e fanatismo cieco da un lato e lasservimento ai potenti ed ai
padroni contro i sudditi ed i servi dallaltro, che costitu e costituisce tuttora il germe di
dissoluzione anche del cristianesimo, questa fede ormai troppo vecchia.
Noi la trasciniamo, questa fede, come una palla al piede la quale ci impedisce di
camminare spediti verso la mta nostra della liberazione integrale. Sarebbe ora che questa
cosa morta, e pur gravante con tutto il suo peso in cima alla catena di schiavit che
andiamo trascinando, noi la staccassimo una buona volta e ce la togliessimo dai piedi.
(Estratto da: Scienza e religione, Conferenza tenuta il 14 luglio 1896 a Paterson negli
Stati Uniti dAmerica, 2. ed., Roma ; Firenze, F. Serantoni, 1904)
38
La guerra
La guerra oggi ha perduto parecchio del suo carattere primitivo; ora la guerra, secondo i
suoi apologisti, non pi selvaggia come una volta, perch diventata... scientifica.
Quale cinismo! quale profanazione duna sacra parola! la guerra scientifica, e cio, le
doti dellingegno, le notti insonni dello studioso dedicate al problema della distruzione.
Scienza in questo caso sinonimo di maledizione.
Ma servitevene, o uomini, della scienza, di questa benefica Dea, per strappare i suoi
segreti alla natura, per dar vita alle macchine, la forza al carbone, per rendere lelettricit
produttrice di ricchezza, ristorare i tendini rilassati delle pecchie umane nella fatica del
lavoro quotidiano; servitevene per tagliare le montagne, per irrigare le valli, per rendere
laria salubre, per allacciare fra di loro i popoli e stringerli in un patto fraterno di
solidariet e di collaborazione, affinch procedano insieme alla conquista del progresso e
della felicit.
Fate della scienza uno strumento di civilt, non di distruzione e di morte!
La guerra moderna, abbiamo detto, cinica.
Infatti, la guerra scientifica, per cui si possono recidere a migliaia di metri di distanza
migliaia di uomini che non si conoscono, ha perduto anche la forma del culto primitivo
della forza e della destrezza nelle armi, che si aveva nella Grecia antica.
Gli Agamennone, gli Achille, gli Ettore, gli Enea non sono pi possibili ora, coi fucili a
ripetizione, colle palle dum dum, colla dinamite e colla melenite, con tutte quelle sostanze
esplodenti insomma, che han la desinenza molto simile a quella di altri malanni
dellumanit (la bronchite, la polmonite, la pleurite, ecc.). Oggi giorno Moltke
[maresciallo prussiano] che trionfa, disponendo serenamente nella carta topografica le
bandierine rosse, per studiare pi facilmente a tavolino le mosse del nemico ed i felici
attacchi dei suoi.
Ma se un grande occhio pensoso si affacciasse domani, durante una guerra, alla volta del
cielo per assistere alla tragedia umana, a vedere le giovani vite mietute come spighe doro
dalla immensa falce inesorabile, e le armi da fuoco vomitanti la morte, inconsapevoli
esse non meno di coloro che le caricano, se questocchio pensoso vedesse i cadaveri
ammucchiati, orribilmente mutilati, gli uni sugli altri, e il sangue scorrere a rivi, senza una
lacrima, e senza un rimorso da parte di chi n la cagione, verrebbe fatto a quel grande
occhio pensoso di domandarsi se non sia un destino cieco, inesorabile, che condanna gli
uomini dalla loro origine a un mutuo macello, o non piuttosto una grande sciagurata follia
che soggioga il genere umano e pervade la storia e ne trionfa.
(Estratto da: Guerra alla guerra! Conferenza tenuta il 18 ottobre 1903 nel Politeama
Alfieri in Genova, 2. ed., Firenze, Roma, F. Serantoni, 1904)
39
P. Gori, Las bases morales y sociolgica
de la anarqua, Barcelona, Biblioteca de
Salud y Fuerza, 1907
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)
Gli anarchici
Chi sono i socialisti anarchici? Se voi rivolgete la domanda a un poliziotto, costui vi
risponder senza esitare: Gli anarchici sono dei malfattori. E le sentenze dei magistrati
indipendenti daranno loro ragione. Se lo domandate ai padroni che pur vivono alle spalle
di voi lavoratori, senza lavorare, costoro risponderanno che gli anarchici sono degli
scansa fatiche, della gente che non ha voglia di lavorare! Se lo domandate infine agli
uomini serii e pratici vi diranno, con uno sforzo di benevolenza, che gli anarchici sono
matti da legare.
E i governi, monarchici o repubblicani, danno ragione a codesta gente, e mandano i
socialisti-anarchici a popolare le prigioni, le galere, ed a insanguinare i patiboli. Che
importa?
Chiunque interessato a difendere privilegi e sinecure non pu esser giudice imparziale
di uomini, che hanno per grido di guerra labolizione di ogni privilegio e di ogni forma di
sfruttamento. Ma voi, o lavoratori, che siete le vittime, i martiri ignoti di tutto un sistema
sociale a base di ladrocinio, di frode, e di menzogna, voi farete giustizia delle stolide
accuse, che il volgo dorato dei soddisfatti e degli ambiziosi ci lancia da tergo.
Gli anarchici sono, o lavoratori, uomini di popolo come voi; soffrono quello che voi
soffrite: le dure catene di un lavoro esauriente, mal retribuito, e spregiato dagli oziosi
gaudenti. Come voi essi hanno ricevuto, in compenso di tante fatiche, dai loro padri, pur
lavoratori, la povert, unico e triste retaggio. Come voi lasceranno ai figli propri,
lavoratori essi pure, il frutto lagrimoso duna affaticata esistenza, il pesante fardello della
miseria.
40
Voi sapete, ormai, che, anzi tutto, i socialisti anarchici vogliono luguaglianza, ma la
uguaglianza vera, non quella bugiardamente proclamata dalle leggi e brutalmente
smentita dalla realt dei fatti sociali. Ma come possibile luguaglianza in una societ in
cui pochi sono i possidenti, ed i pi nulla possiedono di modo che questi ultimi, costretti
dal bisogno, devono vendere le braccia ai proprietari della terra, delle macchine e degli
strumenti di lavoro? La uguaglianza sociale dunque non sar possibile se non allorquando
tutti gli uomini saranno in possesso delle terre, delle macchine e di tutte le altre fonti della
ricchezza, e fino a che codesta ricchezza, che il prodotto del lavoro di tutti non sar
posta in comune a tutti.
Questo il comunismo. Dalla comunanza dei beni materiali cio degli strumenti di
produzione e della produzione stessa si svilupper larmonia degli interessi dellindividuo
con quelli della collettivit, secondo il principio tutti per ciascuno e ciascuno per tutti, in
contrapposto alla egoistica morale borghese del ciascuno per s. Dalla associazione dei
beni e delle forze di tutti deriver lassociazione dei cuori e si svilupper spontaneamente
un alto e diffuso senso di solidariet e di fratellanza sconosciuto affatto alla societ
borghese dilaniata dalla pi feroce antropofagia legale e da unimplacabile guerra civile,
che avvelena e strazia questa sedicente e moribonda civilt fin de sicle.
In questa pura atmosfera, in luogo della famiglia chiusa, egoistica delloggi, crescer
serena e felice, la grande famiglia eguali e dei liberi, la famiglia di cui sar membro
ugualmente amato ogni uomo, ogni cittadino del mondo; e le nuove generazioni
cresceranno rigogliose ed affratellate, non come oggi frutto tisicuccio e malsano di freddi
amplessi, di calcolati ed interessati contratti matrimoniali; non pi come oggi prodotto
anemico ed epilettico di tristi amori e di prostituzioni pi o meno legali. Scomparso con la
propriet individuale ogni istinto di basso interesse personale laccoppiamento di un
uomo e di una donna non sar pi un affare nel senso moderno e mercantile della parola.
Lunione libera sulle solide basi dellamore e della simpatia: ecco lunico logico vincolo
sessuale, ecco la famiglia dellavvenire, senza la menzogna convenzionale del giuramento
civile in faccia al sindaco, o di quello religioso in faccia al prete
E il prete? Cominciate a combattere il prete, strillano gli anticlericali, ed avrete
emancipato lumanit
Oh, il prete, gli anarchici rispondono, scomparir con lignoranza e con labbrutimento
dei pi; e col prete scompariranno tutte le menzogne religiose fugate dal raggio
vivificatore della scienza. Intanto il prete lo combattiamo anche noi, molto meglio degli
eterni sbandieratori di professione nei cortei commemorativi e funebri, e lo combattiamo
additandolo sopratutto a voi, lavoratori, come leterno alleato dei vostri oppressori e
sfruttatori, e cercando sfatare al lume della ragione innanzi tutto limpostura del
soprannaturale.
Ma, prima dogni altra cosa, rivendichiamo per tutti il nutrimento allo stomaco giacch
la grande questione vitale pur troppo una prosaica questione di ventre, o politicanti... a
ventre pieno, e poi nutrimento al cervello ed al cuore (se permessa la metafora), largo
nutrimento di scienza e di affetti istruzione ed educazione; rivendicazioni codeste delle
pi alte facolt dellessere umano.
Ma sopra tutto, innanzi tutto, libert! Non libert mutilata, resa irriconoscibile da quella
carta stampata, che porta il nome di legge; non libert amministrata dagli scherani di
qualunque codice pi o meno plebiscitario, sieno essi democratici, repubblicani o
socialisti, ma libert esercitata integralmente da ogni individuo, fusione di tutte le
attivit, e di tutte le iniziative liberamente e per tendenze naturali associate, per il
benessere di tutti.
Tu dirai, o popolo, che noi possiamo ingannarci, quando affermiamo che lavvenire la
gran pace, la vera uguaglianza, la infinita fratellanza fra tutti gli uomini della terra.
Potremmo forse ingannarci; non ingannarti. Quale lo scopo sarebbe? quale linteresse?
41
Tu lo vedi a qual sorte riserba noi anarchici lardita parola di guerra che gettammo in
faccia alla camorra mondiale dei padroni e dei governi coalizzati ai tuoi danni.
Non c grazia, non c quartiere per noi. E noi grazia, n quartiere mai domandammo. Di
contro alle forche repubblicane su cui nel 1887 il democratico governo degli Stati Uniti
impiccava quattro eroici nostri, che commisero lorrendo delitto di dire ad alta voce la
verit in faccia ai dissanguatori delle plebi operose, sorsero nella Spagna monarchica e
cattolica gli strumenti crudeli della garrota, e l presso, nella Francia repubblicanissima, si
sono fatte apposite leggi per colpire i nemici implacabili dellingiustizie e della
bancocrazia. Lun governo equivale laltro; tutti i governi sono contro di noi e noi
contro tutti i governi, contro tutte le oppressioni contro tutte le tirannidi. Noi soli siamo
votati a tutti i sacrifici per rivendicare agli uomini la uguaglianza vera nel comunismo,
con la soppressione dogni sfruttamento delluomo sul luomo, con labolizione della
propriet individuale; noi soli vogliamo lemancipazione completa della personalit
umana, dal giogo opprimente dogni autorit politica, civile, militare e religiosa noi soli
vagheggiamo per il genere umano la libert integrale, la libert delle libert: lAnarchia.
42
P. Gori, La donna e la famiglia,
Roma, Il Pensiero, 1906
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)
44
Libert ed eguaglianza
Accennammo gi, in precedenti pagine, alle basi sociologiche su cui si fonda la dottrina
anarchica; e vedemmo come solo a patto dun profondo cambiamento della societ nei
suoi rapporti economici, pu essere possibile uno stato di cose che garantisca alluomo
lintegrale libert voluta dagli anarchici, per cui non sia possibile la sopraffazione e la
violenza organizzata a governo e a milizia, come oggigiorno.
La soluzione anarchica del problema della libert presuppone una soluzione socialista del
problema della propriet. Ecco perch gli anarchici sono socialisti, allo stesso modo che
tutti i socialisti dovrebbero essere anarchici, perch non vi sar uguaglianza vera se non
allorch gli individui potranno liberamente disporre di s, senza doverne rendere conto ad
alcuno.
Io, che pur mi sento intimamente anarchico, sono socialista, e ci fino da quando (ed ero
giovinetto) compresi, che il moderno accentramento industriale, coi suoi sistemi di
produzione, spogliando i pi e socializzando il lavoro, contiene al tempo stesso e la spinta
alla rivendicazione dogni ricchezza alla intera societ, e le linee embrionali del futuro
ordinamento economico. Questa, in me come in altri, convinzione socialista non pu
essere che il risultato di sentimenti e ragionamenti combinati. La prima ribellione contro
le iniquit sociali quella impulsiva del cuore o del bisogno; poi viene la logica austera e
fredda, che risalendo alle cause profonde degli avvenimenti umani, critica, demolisce e
combatte serenamente senza odio e senza paura. Non dogma prestabilito, questa fede
nellavvenire dellumanit; non teorema arido n ruminazione sterile di formule
algebriche. poesia e scienza ad un tempo. certezza matematica, che ha la sua genesi
nel cuore, e la sua vitalit nel cervello, e che, sfidando ogni ironia ed ogni persecuzione,
si riaffaccia alla lotta come la pi alta trasfigurazione del sentimento.
Il socialismo, nella sua applicazione integrale, quale gli anarchici soli ne fanno, conduce
al comunismo scientifico; e sar un ordinamento economico, nel quale larmonia
dellinteresse di ciascuno con linteresse di tutti risolver il sanguinoso dissidio tra i diritti
dellindividuo e quelli della specie. Ma nel socialismo, che la base economica della
futura societ, devono essere praticamente conciliati i due grandi principi della
uguaglianza e della libert. Donde lardito e s mal compreso concetto dellanarchia:
libert delle libert. Essa non sar che il coronamento politico necessario del socialismo,
domani come oggi ne la corrente schiettamente libertaria. Lanarchia non , come il
socialismo autoritario, lumanit che soffoca luomo. Non , come il disordine borghese,
luomo che calpesta lumanit. Ma riassume lideale duno spontaneo accordo delle
volont e delle sovranit individuali nel godimento del benessere, creato dal lavoro di
tutti. Senza sfruttamento: ecco la idealit economica; senza coazione: ecco lidealit
politica del socialismo vero.
Lungi, dunque, dallessere contradditori, i due termini, socialismo e anarchia, si
integrano e si completano a vicenda. Applicate la critica e i postulati scientifici del
socialismo in politica, ed avrete la conclusione pi libertaria che immaginar si possa; e
viceversa rivolgete alleconomia borghese la critica che i nemici dello Stato fanno alle
istituzioni politiche attuali, e giungerete per altra via al riconoscimento della dottrina
socialista.
Il socialismo significa ricchezza socializzata (non divisa e spartita, come ironicamente si
suol dire dal volgo, dorato o no); e lanarchia significa libera associazione delle sovranit
individuali, senza potere centrale e senza coercizione.
Immaginate una societ in cui tutti i cittadini, liberamente federati in gruppi, associazioni,
corporazioni di professione, arte o mestiere, sieno comproprietari di tutto: terre, miniere,
opifici, case, macchine, strumenti di lavoro, mezzi di scambio e di produzione;
45
immaginate che tutti codesti uomini, associati da una evidente armonia di interessi,
amministrino socialmente, senza governanti, la cosa pubblica, godendo in comune dei
vantaggi, ed in comune lavorando ad aumentare il benessere collettivo, ed avrete
lanarchia ideale. utopia? Chi che, conoscendo anche superficialmente la storia delle
grandi utopie umane, potrebbe affermarlo?
Che il socialismo cos detto scientifico (lo hanno i suoi dottori modestamente cos
battezzato da s) sia un altro paio di maniche indubitato. Ma se i socialdemocratici si
affrettano, come Ferri nel suo Socialismo e Scienza positiva, a respingere ogni solidariet,
anche ideale, coi perseguitati delloggi, e contestano ad essi il diritto di dirsi socialisti,
dimenticano o ignorano che il movimento socialista popolare in tutta lEuropa latina
stato in principio, e in alcune parti si mantiene ancora, schiettamente anarchico.
Giacch, teoricamente come concludevo altrove dalla critica economica del
socialismo (accettate le premesse), si deve giungere logicamente alle conclusioni
matematiche dellanarchia.
(Estratto da: La questione sociale e gli anarchici, in P. Gori, Scritti scelti, vol. 1, Cesena,
LAntistato, 1968, pp. 74-76.)
46
La societ futura
Cos, se non possiamo con esattezza dire quale come sar la forma della societ futura,
non ostante, si pu affermare (sulla guida dellesperienza storica) che lattuale
ordinamento a base capitalista dovr cedere il posto ad un ordinamento pi ampio, che sia
in armonia con le nuove necessit collettive, e risponda meglio alla profonda rivoluzione
avvenuta, nel secolo XIX, in tutti i mezzi di produzione.
Si pu credere nel materialismo storico di Marx e nella conseguente teoria catastrofica
derivante dalla concentrazione dei capitali in poche mani e dalla proletarizzazione mi si
permetta la parola della gran massa della societ; si pu fidare nellopportunismo
riformista che spera ottenere una trasformazione per mezzo di graduali concessioni della
classe dominante; oppure si pu pensare che con la forza delle idee appoggiata da quella
dei fatti, il proletariato agguerrito nelle sue associazioni possa da s rivendicare
collettivamente tutto quanto il suo lavoro cre attraverso i secoli.
Ma indubbiamente i lavoratori, che sono la immensa maggioranza della societ, in un
modo o nellaltro a questo vogliono giungere ed hanno interesse di giungere, e per tale
via da gran tempo si sono incamminati, ad una pi equa e soddisfacente distribuzione
fra tutti dei beni che furono da essi prodotti. Che tale trasformazione si effettui sotto una
forma od unaltra come dicono i socialisti autoritari oppure gli anarchici, per in ogni
modo indubitabile che la trasformazione avverr.
Se la evoluzione sociale procede daccordo con le sue leggi naturali, logicamente la
reazione storica che si presenta come inevitabile di fronte alla concentrazione capitalista,
che crea la grande usura industriale sul lavoro e la conseguente schiavit economica
delloperaio sotto la forma del salariato, il socialismo.
Per vano ed assurdo sarebbe indagare e prevedere in questo articolo in quale delle sue
forme e scuole il socialismo trionfer. Che abbia la prevalenza la forma autoritaria o la
libertaria, con base comunista o collettivista, quasi certo nella nuova societ, almeno per
molto tempo, permarranno parecchi residui degli organismi passati; di qui la probabile
multiforme fisonomia della societ umana allindomani della scomparsa del regime
capitalista.
(Estratto da: Come sar la societ futura? in P. Gori, Scritti scelti, vol. 1, Cesena,
LAntistato, 1968, pp. 82-83)
Pietro Gori
47
La persistenza
della memoria
intervista di Franco Bertolucci a Maurizio
Antonioli
48
contrario. Come non sono esistite et delloro non esiste,
ahim, nessuna terra promessa, n in senso religioso n
politico. Le parole stesse mutano il loro significato e i loro
contenuti. Basti pensare a destra e sinistra. NellOttocento
i liberali danesi, svedesi e norvegesi si chiamavano
semplicemente sinistra (Venstre) come quelli italiani
cosiddetti progressisti sono stati definiti sinistra storica.
LEstrema sinistra italiana di fine Ottocento comprendeva,
oltre ai socialisti, anche i repubblicani e i radicali. Tenuto
conto di tutto questo, non dobbiamo diffidare delle parole
quando esprimono bisogni radicati nel profondo della
mentalit umana. E tradizione e mito sono tali a
qualunque latitudine e in qualunque cultura. Bisogna solo
distinguere, accettando il fatto che esiste una molteplicit di
tradizioni e di miti. Esistono quindi tradizioni e miti
anche allinterno dellanarchismo, come in tutti i movimenti
che si proiettano nel futuro e che fanno della trasformazione
sociale, culturale, politica, economica lasse della propria
azione e la giustificazione della propria esistenza, senza
tuttavia dimenticare che anche chi sostiene un determinato
status quo in realt non sta affatto fermo ma ha una visione del
futuro altrettanto dinamica. C per una differenza nelluso di
espressioni come tradizione e mito. Nel primo caso,
parlando di anarchismo, gli anarchici stessi si sono resi conto
che stavano creando una tradizione e che questa era
necessaria. Non si spiegherebbe altrimenti lattenzione di
molti militanti, a partire dalle fine dellOttocento, per la
memoria. Non dimentichiamo che il primo vero storico
dellanarchia, Max Nettlau, era un anarchico e non soltanto
uno studioso simpatizzante. Anche lanarchismo insomma
inventa (si tratta di uninvenzione a caldo, spesso spontanea,
non artefatta) una propria tradizione che intessuta di eventi e
di persone. Ogni movimento politico ha bisogno di una
tradizione, ha necessit di riallacciarsi a qualcosa, a qualcuno,
di avere dei lontani progenitori e dei padri riconoscibili, in una
parola di legittimarsi. Abbiamo fatto caso che il termine lo
stesso che viene usato per indicare la progenie non
illegittima? Quando prima della grande guerra Oberdan
Gigli scriveva sulle fonti elleniche dellanarchismo non
faceva altro che cercare di rintracciare una lunghissima
tradizione di pensiero che potesse nobilitare lanarchismo
stesso grazie ad una sorta di perennit del suo nucleo ideale.
La tradizione quindi come patrimonio di memorie, come
ricchezza da spendere per dare senso allazione e alla visione
del futuro. Anche lanarchismo pi radicalmente nichilista ha
sempre mostrato un cot tenacemente attaccato al passato.
Naturalmente si tratta di vedere di quale passato, e perci di
quale tradizione, si sta parlando. Ma anche i cavalieri del
nulla, anche coloro che sono stati pronti a gettare gli atomi
della propria vita nella ridda urlante della fiamma creavano
una tradizione rinunciando al proprio futuro. Sul mito bisogna
49
essere pi prudenti, perch il termine stesso evocava forme di
memoria vicine al culto, dando luogo spesso a forme di rifiuto
tipiche dei movimenti antiautoritari. Nonostante ci anche il
movimento anarchico si costru il suo Pantheon di eroi e la
rituale celebrazione degli eroi port, quasi inevitabilmente,
alla mitizzazione di alcune figure individuali (ad esempio
Gori) nonch di gruppi di persone (i martiri di Chicago) o
momenti collettivi (la Comune di Parigi). I miti non sempre
hanno un volto, ma sempre esprimono una carica di
mobilitazione, sono lesempio e lo stimolo dellazione, danno
il calore della fiducia e il rassicurante senso di appartenere ad
una storia.
52
Non sono mai propenso ad accusare gli storici di aver
trascurato qualcosa. Gli storici, come tutti, seguono i propri
interessi e a volte anche le mode storiografiche o quello che
paga accademicamente. Una collega americana mi diceva
tempo fa che ormai negli Stati Uniti c poco interesse per la
storia dEuropa e sei la page se studi lAfrica, le correnti
migratorie o fai storia di genere. Il che significa avere o non
avere borse di studio, avere o non avere finanziamenti per la
ricerca, avere o non avere posti allUniversit. Ma se a
qualcuno non interessa studiare determinati argomenti perch
dovrebbe farlo, in nome di quale interesse storiografico
superiore? La questione complessa ed esula dal nostro
discorso. Voglio per aggiungere che trovo prive di senso le
lamentazioni di coloro che accusano gli storici di non aver
studiato questo o questaltro, magari, come capita oggi, di non
aver parlato male di Garibaldi. Quando ho iniziato a studiare e
a pubblicare il cosiddetto movimento operaio aveva molti
cultori, oggi ne ha pochi. La maggior parte di loro erano mossi
da quella passione politica che ha contraddistinto gli anni
Sessanta e Settanta. Poi linteresse andato gradatamente
scemando. Quando ho iniziato ad insegnare Storia del
movimento sindacale avevo laula piena, oggi gli studenti sono
scarsi. N ci si pu stupire, dato il clima politico-culturale
attuale nel quale i sindacati vengono spesso dipinti come un
elemento di conservazione. Per quanto mi riguarda, studio
alcune cose e ne trascuro moltissime altre e non mi sento in
colpa per questo. Lasciamo quindi da parte la storiografia. Ci
che mi ha sempre stupito non stato il disinteresse degli
storici, ma degli anarchici stessi nei confronti di Gori.
Bakunin, Malatesta, Merlino, Fabbri, Berneri sono stati pi
volti affrontati e discussi, ma non Gori. Perch? Perch di
Bakunin e compagni si potuto fare un uso politico sia
allinterno del movimento sia allesterno. La pur
comprensibile ossessione tutta politica del passato portava a
valutare i personaggi secondo il grado della loro presunta
utilit. Mi ricordo la serie di attualit di Bakunin, attualit
di Proudhon, attualit di Berneri, con lobiettivo di ribaltare
le accuse di inattualit che venivano rivolte agli anarchici
soprattutto da parte dei compagni della sinistra, della sinistra
dei grandi partiti, quelli che sapevano fare politica, che
avevano un corretta visione della storia ecc., ma anche dei
gruppi che conoscevano la giusta via rivoluzionaria. Dove
siano finiti tutti questi lo sappiamo benissimo. Dove sono mai
larroganza, il senso di superiorit o di condiscendenza con cui
i solidi realisti, i detentori del segreto dellevoluzione storica
guardavano quei poveri illusi degli anarchici? E allora per
ribattere, per essere ammessi alla stessa tavola politico-
culturale bisognava dimostrare che no, che gli anarchici non
erano affatto degli illusi perch avevano ancora molte cose da
dire, erano insomma attuali, come e pi degli altri. Non che
questo atteggiamento non fosse comprensibile. Ci siamo
53
cascati un po tutti, chi pi chi meno. Ma quale uso politico si
poteva fare di un personaggio che tutti ricordavano solo come
un poeta, un militante generoso e appassionato, una sorta di
simbolo, ma che risultava refrattario ad ogni utilizzazione
attuale? insomma il discorso dellinattualit di Gori, che ho
fatto nel mio lavoro del 1995. Ma se Gori era inattuale, perch
perdere tempo a studiarlo, al di l degli aspetti folkloristici?
Cantare Addio Lugano bella ogni tanto andava bene. Ma ci si
fermava l. In realt ma non questa la sede per parlarne
Gori fu anche un militante politico di grande acutezza, un
personaggio-chiave in alcune fasi. Basti pensare al ruolo
centrale da lui sempre assegnato allorganizzazione sindacale,
ma soprattutto alla funzione svolta nella fase di formazione del
Partito dei lavoratori italiani nella quale fu il rappresentante
principale della corrente anarco-operaista che si batt contro i
socialisti guidati da Turati. Ma, senza entrare nel dettaglio, mi
importa far rilevare come sia esistito anche un Gori
squisitamente politico la cui azione in Italia fu di necessit
interrotta dallesilio e poi dalla malattia. Mi rendo per
perfettamente conto di quanto Gori sia rimasto inattuale e che
di lui si sia potuto fare un uso politico quasi nullo. Ma poi
questo quello che conta? O la storia qualcosa daltro e non
pu essere ridotta al rango di supporto, di volta in volta, della
celebrazione dello Stato unitario o, al contrario, del Regno
delle due Sicilie o del potere temporale dei papi?
Franco Bertolucci
54
Maurizio Antonioli
professore ordinario di Storia contemporanea:
insegna Storia dellEuropa contemporanea e
Storia del movimento sindacale presso la Facolt
di Scienze Politiche dellUniversit degli Studi di
Milano. Da sempre si occupato di storia
dellanarchismo e dellanarcosindacalismo,
partecipando ad incontri, convegni e progetti
editoriali come il Dizionario biografico degli
anarchici italiani, dimostrando una peculiare
sensibilit e attenzione alluniverso dei
movimenti libertari.
Tra le sue molte pubblicazioni si ricorda: La Fiom dalle
origini al fascismo, 1901-1924, Bari, De Donato, 1978
(con B. Bezza); Sindacato e progresso. La Fiom tra
immagine e realt, Milano, F. Angeli, 1983; Vieni o
maggio. Aspetti del Primo maggio in Italia tra otto e
novecento, Milano, F. Angeli, 1988; Azione diretta e
organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e
anarchismo tra la fine dellottocento e il fascismo,
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 1990; Armando Borghi e
lUnione sindacale italiana, Manduria-Bari-Roma, Lacaita,
1990; Il Sindacato ferrovieri italiani dalle origini al
fascismo, 1907-1925, a cura di M. Antonioli e G.
Checcozzo, Milano, Unicopli, 1994; I Sindacati occidentali
dall800 ad oggi in una prospettiva storica comparata, a
cura di M. Antonioli e L. Ganapini, Pisa, BFS edizioni,
1995; Pietro Gori, il cavaliere errante dellanarchia, Pisa,
BFS edizioni, 19951, 19962; Il sindacalismo italiano. Dalle
origini al fascismo. Studi e ricerche, Pisa, BFS edizioni,
1997; Il sol dellavvenire. Lanarchismo in Italia dalle
origini alla prima guerra mondiale, Pisa, BFS edizioni,
1999 (con P.C. Masini); Le scissioni sindacali in Italia e in
Europa, a cura di M. Antonioli, M. Bergamaschi e F.
Romero, Pisa, BFS edizioni, 1999; Lavoratori e istituzioni
sindacali. Alle origini delle rappresentanze operaie, Pisa,
BFS edizioni, 2002; Dizionario biografico degli anarchici
italiani, diretto da M. Antonioli, G. Berti, S. Fedele, P.
Iuso, Pisa, BFS edizioni, 2003, 2004, voll. 1, 2.; Riformisti
e rivoluzionari. La Camera del lavoro di Milano dalle origini
alla grande guerra (con J. Torre Santos), Milano, F. Angeli,
2006; E. Verzi, I metallurgici dItalia nel loro sindacato,
introduzione e cura di Maurizio Antonioli, Roma, Ediesse,
2008; Sentinelle perdute. Gli anarchici, la morte, la
guerra. Pisa, BFS edizioni, 2009; The International
Anarchist Congress. Amsterdam 1907, edited M. Antonioli,
translation and english edition by Nestor McNab,
Edmonton (Ca), Black Cat Press, 2009); Contro la Chiesa.
I moti pro Ferrer del 1909 in Italia, a cura di M. Antonioli,
A. Dilemmi. J. Torre Santos, Pisa, BFS edizioni, 2009.
55
Sul filo della
memoria
di Franco Bertolucci
Provincia di Livorno
Livorno ha dedicato nel Secondo dopoguerra importanti
manifestazioni commemorative a Pietro Gori e anche nel
recente passato stata sede di un convegno di studi (2008).
Nella citt labronica la presenza anarchica sempre stata forte
fin dai tempi della Prima internazionale e ha scritto pagine
importanti della storia dellanarchismo toscano. Pietro Gori
legato alla storia popolare di questa citt, non solo perch qui
aveva concluso i suoi studi liceali ma perch vi aveva fatto il
suo apprendistato politico e vi aveva ricevuto la prima
condanna per la manifestazione del 1 maggio 1890. Dal
Secondo dopoguerra gli anarchici hanno avuto sempre una
sede in citt e alcuni gruppi della Federazione anarchica locale
sono stati intitolati al cavaliere dellideale, come il circolo
antireligioso dellArdenza e ancora oggi a Livorno, nella zona
sud del centro storico, c una strada dedicata a Pietro Gori,
che una traversa di viale Guglielmo Marconi.
Anche Collesalvetti, cittadina distante 15 km circa dal
capoluogo di provincia, che gi negli anni successivi alla
morte di Gori aveva inaugurato una lapide al vate
56
dellanarchia ricordo marmoreo che poi venne distrutto dai
fascisti , aveva un gruppo anarchico che portava il suo nome,
e oggi memore di quel passato ha ancora una via dedicata al
poeta gentile.
59
febbraio a Roma. Allindomani della Liberazione nazionale, in
occasione del Primo maggio di libert, la Federazione
comunista libertaria laziale pubblicava unedizione speciale di
Umanit nova dedicata a Pietro Gori, nobile e
incomparabile fratello e Maestro, la cui dolce e nera figura,
[...] vive[va] immortale ed immutabile fra gli anarchici. In
quello stesso numero la Federazione comunista libertaria di
Piombino, ricordando come la targa del 1920 fosse stata
divelta dal suo alveolo e gettata nellimmondizie dagli
assertori della nuova civilt del littorio, lamentava la
perdurante impossibilit di cancellare linsulto, rimettendo al
suo posto il ricordo marmoreo del grande scomparso.
Bastavano pochi mesi e il 19 agosto Piombino la rossa
riparava il torto, ricollocando la targa e rendendo omaggio a
colui che tutta la sua vita aveva dedicato alla redenzione
umana. La targa che oggi posta in via Pietro Gori nei pressi
della stazione poi accompagnata da unaltra strada intitolata
a Francisco Ferrer che fa angolo con via Giuseppe Pietri dove
situata la sede storica della Federazione anarchica di
Piombino. Via Pietri poi sfocia infine in via Giordano Bruno.
Isola dElba
Nellisola dElba, a Portoferraio, il 5 maggio 1946, la lapide
originaria, violata dal fascismo, veniva riconsacrata, con
lintervento di Riccardo Sacconi, al termine di una grande
manifestazione con gonfalone comunale, banda, bandiere,
rappresentanti dei partiti politici e grande partecipazione di
popolo. La targa di marmo in memoria dellapostolo, scolpita
60
dallartista Arturo Dazzi, ed inaugurata la prima volta il 30
novembre 1913, ha dimensioni notevoli: 2 tonnellate di peso,
di circa 3 metri daltezza su cui si staglia una giovane figura
nuda di donna, cinta la testa di unaureola dolorante di spine (a
ricordo dellinfelice vita trascorsa dallo sventurato apostolo)
rappresentante lIdea. Ad un lato della targa, quasi
amorosamente protetto dalle ali dellIdea stessa, il medaglione
di Pietro Gori. Nel 1996 la piazza dove posta la lapide, che
non il luogo originale dove venne inaugurata, stata
intitolata a Gori.
61
ammirare in questo piccolo paese dellElba occidentale
emblematica dello stretto legame tra la memoria di Gori e le
classi subalterne del territorio. Gi al momento
dellinaugurazione negli anni Venti vi furono scontri tra gli
anarchici e i fascisti perch questultimi non volevano essere
esclusi dalla manifestazione commemorativa. Quando poi gli
squadristi ebbero il sopravvento non furono capaci di imitare i
propri commilitoni di altre zone e distruggere il ricordo
lapideo e lo nascosero nella propria sede. Caduto il fascismo,
il popolo e gli anarchici di S. Ilario recuperarono la targa e la
ricollocarono al posto dove ancora oggi si pu ammirare
allingresso del paese in piazza alle Mure. Oltre alla lapide, c
anche una via dedicata a Gori che attraversa il centro del
paese.
A Capoliveri la lapide che raffigura Gori nellatto di tenere
una conferenza o un comizio fu scoperta in occasione del
decennale della morte il 30 gennaio 1921. Per evitare che i
fascisti la distruggessero fu nascosta nel cimitero e ricollocata
subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La lapide
che ancora oggi si pu ammirare prospiciente la bella
terrazza panoramica che guarda il mar Tirreno verso sud. Il
testo dellepigrafe recita: Questo marmo effigiato presso le
rupi / ferrigne di Capoliveri dica ai futuri / che non furono vani
lapostolato il / sacrificio la fede del dolce poeta / Pietro Gori /
30 gennaio 1921. A Capoliveri c anche una lunga strada
dedicata al propagandista dellideale che unisce il centro
storico con la parte est del paese.
Infine, a Porto Azzurro nella piazza Matteotti quella che si
affaccia sul piccolo porticciolo, ancora ben visibile su uno
dei palazzi il medaglione marmoreo raffigurante Giuseppe
Garibaldi inaugurato con una grande manifestazione da Pietro
Gori il 20 settembre 1905, di cui ancora oggi si conserva
listantanea dellavvenimento.
62
Anche a Rio Marina e Rio nellElba, localit di pescatori e
minatori, era giunta, amata e apprezzata, la voce di Gori. Lo
testimoniano alcuni episodi. A Rio Marina, poco dopo la
morte del gentil poeta, il consiglio municipale rifiutava di
dedicargli la piazza principale, ma nella notte veniva murata
da mani anonime di fronte alla lapide a Francisco Ferrer
una lastra di marmo con la scritta Piazza Pietro Gori.
Ovviamente tale lapide venne poi successivamente rimossa.
Altra storia a Rio nellElba, dove una lapide venne inaugurata
con grande concorso di popolo il 1 maggio 1920 in Piazza del
Popolo sul Palazzo Ciummei, sopra il bar Internazionale. La
lapide raffigurava Gori incoronato di alloro da una figura
alata. La voce popolare racconta che tale lapide rimase al suo
posto durante tutto il ventennio e solo nel 1944 venne distrutta
dai tedeschi con una cannonata. Nel 2004 venne ritrovato in
una discarica un frammento della lapide con la scritta Pietro
ed il comune con una solenne cerimonia colloc il frammento
nel teatro sociale Garibaldi che oggi si pu visitare con
sopra la riproduzione della fotografia della manifestazione
popolare dellinaugurazione del 1920 e con liscrizione
completa della lapide distrutta.
63
Provincia di Pisa
Pisa la citt che ha ospitato Gori durante i suoi studi
universitari, di cui testimonianza una bella fotografia del
giorno della laurea conservata presso il Museo Gori di
Rosignano Marittimo. Gi pochi anni dopo la morte del poeta
dellanarchia, Pisa gli rese omaggio con una grande
manifestazione. Oggi, nel centro storico della citt, una
traversa di via S. Martino dove per tanti anni nel Secondo
dopoguerra ha trovato ospitalit la sede della Federazione
anarchica pisana , c via Pietro Gori. La sua intitolazione a
Gori non casuale, questa strada ospitava il teatro Redini la
cui insegna ancora oggi visibile e prima del fascismo era
dedicata a Francisco Ferrer. Questa via era uno dei luoghi
preposti a rappresentazioni teatrali di molte opere dello stesso
Gori, ma anche luogo di ritrovo per manifestazioni come
quelle del Primo maggio. A Pisa inoltre, oltre che visitare il
Palazzo della Sapienza, sede della Facolt di Giurisprudenza
(via Curtatone e Montanara), dove Gori ha studiano e si
laureato, possibile visitare la Biblioteca Franco Serantini,
che conserva tante testimonianze legate alla storia
dellanarchismo toscano e allo stesso Pietro Gori (largo C.
Marchesi tel. 050 570995)
In provincia di Pisa poi troviamo largo Pietro Gori a
Navacchio (frazione del comune di Cascina), inaugurato nel
1947 alla presenza di Umberto Marzocchi, iniziativa voluta dal
gruppo locale che guarda caso portava il nome del cavaliere
dellidea. Il gruppo libertario locale, di cui si conserva presso
la Biblioteca Serantini la bandiera, ovviamente era intitolato a
Gori. Il gruppo era erede di una tradizione libertaria locale
vivace di cui testimonianza ancora oggi il monumento ad
uno dei suoi martiri Comasco Comaschi in viale Gramsci,
militante anarchico e ardito del popolo ucciso dai fascisti nel
marzo del 1922. Vie dedicate a Gori si incontrano ancora a
Ponsacco e Pontedera dove nellatrio del comune possibile
ammirare due lapidi dedicate ai caduti antifascisti durante la
guerra civile del 1921-22 e durante quella Spagnola del 1936-
39, con la presenza di alcuni nomi di anarchici locali. Nel
Secondo dopoguerra era ancora attivo in questa citt il gruppo
Governa te stesso.
Anche a Santa Croce sullArno una via ricorda Pietro Gori,
citt dove prima del fascismo vi era una lapide che fu distrutta
dagli squadristi. Oggi nella citt del cuoio, inoltre, c anche
una via dedicata a Francisco Ferrer e guarda caso anche qui
nel Secondo dopoguerra cera un gruppo anarchico intitolato a
Pietro Gori aderente alla FAI. Il gruppo era animato da un
anziano militante, Gino Giannotti, la cui biblioteca oggi
ancora consultabile presso la Biblioteca Franco Serantini.
Ultima citt nella provincia di Pisa a dedicare nel 1971 una
64
piazza (traversa di via Porta Diana) e una piccola lapide in
bronzo a Pietro Gori stata Volterra. La Piazza si trova in un
quartiere nuovo fuori dalle mura. Anche qui nellimmediato
Secondo dopoguerra era attivo un gruppo Pietro Gori erede di
una presenza libertaria che risaliva ai tempi della Prima
internazionale. Linaugurazione della targa bronzea avvenne
alla presenza dellinfaticabile Umberto Marzocchi. Sempre in
questa citt, dorigini etrusche, nel centro storico possibile
ammirare sulla facciata del palazzo Fattorini nei pressi della
piazza monumentale dei Priori prospiciente il palazzo
vescovile due targhe in bronzo dedicate a Giordano Bruno e
Francisco Ferrer. A Volterra potete incontrare ancora oggi un
attivo gruppo libertario denominato Kronstadt.
Provincia di Grosseto
Un discorso a parte merita Monterotondo Marittimo, piccolo
centro minerario della provincia di Grosseto dove, oltre una
via dedicata a Pietro Gori fa bella mostra di s una lapide
posta nellatrio di ingresso del Comune dedicata al nostro
Pietro accanto a quelle di Francisco Ferrer e Giordano Bruno.
Lepigrafe recita: Il 5 ott. 1901 [recte 1902] pass da questa
laboriosa terra il cavaliere dellumanit / Pietro Gori / la sua
parola lasci in noi fede e speranza / fede nellidea speranza
nei miseri / a ricordare luomo che propugn il diritto dei
popoli con ammirabile sacrificio / i compagni di fede questa
lapide posero / Monterotondo M.tto 2071947.
Nelle colline metallifere di tutta questa zona che confina con il
65
Monte Amiata la presenza libertaria tra 800 e 900 stata
sempre vivace, basta qui ricordare come a Massa Marittima
ancora nel dopoguerra cera un gruppo attivo denominato
Pietro Gori, che aveva una bella bacheca sotto le logge di un
bar del centro, presenza libertaria ricordata anche in un noto
libro curato da Luciano Bianciardi e Carlo Cassola. Infine,
come non ricordare il bel busto dedicato a Ferrer presente
allingresso di Roccatederighi un altro paese di minatori di
questa zona?
Provincia di Lucca
Allingresso della vecchia rocca medievale di Pietrasanta che
d accesso alla bella Piazza del Duomo sulla sinistra in alto si
pu ammirare un bellissimo busto di marmo dello scultore
Antonio Bozzano dedicato a Giordano Bruno. Lepigrafe di
questo bel monumento, che venne inaugurato nel 1909 con
una solenne cerimonia e con la partecipazione di decine di
associazioni anticlericali, socialiste, repubblicane e
anarchiche, di Pietro Gori. Documento che ancora oggi
testimonia il legame tra questo militante e la terra di Versilia.
Dopo la morte di Gori il gruppo anarchico locale prese il suo
nome che mantenne anche quando si ricostitu alla fine della
Seconda guerra mondiale.
66
Bandiera del gruppo anarchico P. Gori di Cascina
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)
67
ci ricordano la storia dellanarchia: dal busto di marmo in
ricordo di Francisco Ferrer in piazza Alberica al bel
monumento in piazza Gramsci dedicato ad Alberto Meschi;
come non citare poi la scultura, presso i giardini del cimitero
di Turigliano, in ricordo di Gaetano Bresci e per finire alla
targa in memoria di Sacco e Vanzetti nella piazza che porta il
loro nome, ecc. ecc.
Provincia di Arezzo
A Cavriglia, zona mineraria dove negli anni Venti vi sono
state agitazioni sindacali e scontri memorabili con i fascisti e
dove la presenza degli anarchici era visibile e incontestabile,
ancora oggi c una via dedicata a Pietro Gori, che si snoda
dalla strada statale di Montevarchi verso il centro storico.
Franco Bertolucci
68
Canzoni di Pietro Gori
69
Addio a Lugano
Pietro Gori
70
() Gori, arrestato con altri 17 profughi italiani, viene espulso
dalla Svizzera dopo una breve prigionia durante la quale
compone due poesie, una delle quali titola Il canto degli
anarchici espulsi che poi sarebbe Addio a Lugano
presumibilmente nella sua prima versione ...che presenta
alcune varianti, sia nel testo che nella disposizione delle
strofe, rispetto a quelle comunemente pubblicate e diffuse(1)
. Unaltra testimonianza sullorigine del canto la troviamo nel
libro Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia
socialista (2) allorch Pietro Gori si reca ad Ostia presso la
comunit dei braccianti ravennati per passare con loro alcuni
giorni. Siamo nel 1902 dopo il suo rientro in Italia dallAmerica
del Sud dove si reca nel 1898 per sfuggire ad una condanna
(3) in seguito ai tumulti contro il carovita che si sono
succeduti in tutta Italia con epilogo a Milano dove la
monarchia ordina a Bava Beccaris la violenta repressione
costata oltre 80 morti.
Scrive Liliana Madeo: ...Era un poeta, e aveva un bel viso, un
corpo snello, elegante. Si accarezzava il baffo appuntito, e
sapeva ascoltare i coloni ravennati che raccontavano la loro
storia. Provava un profondo rispetto per il coraggio che
avevano speso in quella impresa, e glielo diceva con calore.
Gli ricordavano gli uomini della Pampa, ripet. Avevano anche
cantato insieme, fino a sgolarsi, quella notte. Avevano cantato
le sue canzoni, gli Stornelli dellesilio, Sante Caserio, Amore
ribelle... Di Addio Lugano Bella Gori aveva raccontato comera
nata. Dopo che Caserio aveva pugnalato a morte Carnot, lui
era dovuto riparare in Svizzera. Qui lavevano arrestato,
insieme con altri 150 fuorusciti italiani, anarchici e socialisti.
Tutti poi erano stati espulsi. Quando li conducevano alla
frontiera, avevano le manette ai polsi e i loro passi
affondavano nella neve...Con le lacrime agli occhi, si era
girato indietro a guardare Lugano e pensava agli anarchici
scacciati senza colpa che partono cantando con la speranza in
cuor... (4)
Addio a Lugano diviene popolarissimo con linizio del nuovo
secolo anche grazie a numerose edizioni de Il Canzoniere dei
Ribelli (5 ) apparso per la prima volta nel 1904 a Barre -
Vermont - e ancor oggi uno dei canti politici pi eseguito.
Con lo stesso titolo Addio a Lugano esiste una romanza del
1830 circa che canta anchessa di un esilio politico in terra
elvetica con testo siglato D. P.e musica di Fabio Campana
71
Addio compagni addio [Canto dei coatti]
Addio compagni addio
sorelle spose e madri.
La societ dei ladri
ci ha fatto relegar
sepolti in riva al mar!
Ma la sublime idea
che il nostro cor sorregge
sfida l'infame legge
che ai cari ci strapp
e qui ci incaten.
O borghesia crudele
tu non ci fai paura
la societ futura
per la tua gran vilt
te pur condanner.
Ma voi lavoratori
voi poveri sfruttati
per questi relegati
rei di bandire il ver
avrete un pio pensier.
Ma un d ritorneremo
pi fieri ed implacati
finch rivendicati
non sieno i diritti ancor
di ogni lavorator!
72
Straziate o sgherri vili
le carni e i corpi nostri
ma sotto i colpi vostri
il cor non piegher
l'idea non morir.
Fonte: S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.
Informazioni:
Scritto da P. Gori probabilmente in seguito alla sua condanna al domicilio coatto all'isola d'Elba nel 1896, entra subito nel repertorio politico e di protesta
italiano. Se ne conoscono due versioni dal punto di vista musicale: la prima, sull'aria toscana de La sofferenza del carcerato, la seconda su aria di Addio
Lugano bella.
73
Amore ribelle
All'amor tuo fanciulla
Altro amor io prefera
E' un ideal l'amante mia
A cui detti braccio e cor.
Fonte: AA.VV., Avanti popolo - Due secoli di popolari e di protesta civile, Roma, Ricordi, 1998
Informazioni:
Sullaria de Linno dei nichilisti. Di Amore ribelle, che pure conosciuta come Canzonetta del libero amore, esistono altre incisioni pubblicate su melodie
differenti.
74
Inno dei lavoratori del mare
Lavoratori del mar s'intoni
l'inno che il mare con noi cant
da che fatiche stenti e cicloni
la nostra errante vita affront
75
Su canta o mare l'opra e gli eroi
tempeste e calme gioia e dolor
o mare canta canta con noi
l'inno di sdegno, l'inno d'amor.
Informazioni: Questo inno era stampato nella penultima di copertina del libretto di navigazione dei marittimi del primo Novecento, e vi rimase per un certo
tempo anche sotto il fascismo, informazione di Mario Landini, 1906 -1999, vicesindaco della Liberazione a Livorno sino al 1955, comunicata nel 1997 a Pardo
Fornaciari
76
Inno del Partito Socialista Anarchico
Fratelli di pianto
Sorelle damore
Torrente rigonfio
Dumano dolore
Straripa
Precipita
Gi gi per la china
Abbatti, travolgi, ruina, ruina
77
Inno del primo maggio
Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol
78
Inno della canaglia
O fratelli di miseria
o compagni di lavoro
che ai vigliacchi eroi delloro
deste il braccio ed il vigor.
O sorelle di fatica
o compagne di catene
nate ai triboli alle pene
e cresciute nel dolor
79
Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni;
ribelliamoci agli inganni
d'una ipocrita societ.
Oltre i monti ed oltre i mari
i manipoli serriamo,
combattiamo, combattiamo
per la nostra umanit.
Informazioni:
Pubblicato nel volume Battaglie di P. Gori (La Spezia 1911), con sottotitolo Marcia dei Ribelli, fu scritto nel luglio 1891 a Milano nel carcere di S.Vittore.
Da: S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.
80
Sante Caserio [Canto a Caserio]
Lavoratori a voi diretto il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfid la morte.
A te, Caserio, ardea nella pupilla
de le vendette umane la scintilla,
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto, ogni tua speme.
Fonte: Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
Informazioni:
Musica forse di A. Capponi. Sante Caserio fu ghigliottinato a Lione per aver pugnalato Sadi Carnot, presidente della repubblica francese. Anche nota come
Canto a Caserio
81
Stornelli d'esilio
O profughi d'Italia a la ventura
si va senza rimpianti n paura.
Fonte: Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
Informazioni:
Probabilmente scritti dopo l'espulsione dalla Svizzera a seguito dell'attentato di Caserio, pubblicata in Canti anarchici rivoluzionari, Paterson, N.J., Biblioteca
della Questione Sociale, 1898. Canzone molto popolare, in alcune regioni presenta delle varianti, non solo nel ritornello (libero al posto di ribelle) ma
anche nelle strofe che vengono adattate al momento contingente.
Da: S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.
82
Pensiero ribelle
Va pensiero ribelle in mezzo alle donne e agli uomini e si oda il triste canto,
il singhiozzo operaio che non ha lacrime e che non vuol rimpianto.
Stramaledetta ancora iddio che nella sua bont infinita nella sua infinita potenza
permette le guerre le malattie e la fame e non salva linnocenza
.
83
Da Anarcopedia.
Voi queste cose le avete pensate altre volte; oggi io che ho vissuto molto tra voi e tra il popolo
sempre, anche nelle citt, ho cercato di farvi meglio conoscere le ingiustizie della vostra condizione;
ma a voi, che avete forse sentite pi di me le strette del bisogno, e gli stenti di una travagliata
esistenza, queste idee saranno pi duna volta venute in forma pi o meno chiara alla mente.
Ma voi siete anche qui venuti, e vi siete raccolti. Voi avete anche compreso che solo lunione di
tutte le forze vostre pu prepararvi un avvenire migliore.
Entrando qui, voi eravate gi ribelli contro le ingiustizie di questa societ corrotta, voi avete avuto
la speranza e il desiderio di una esistenza migliore, voi entrando qui eravate gi degni di migliori
destini, perch era in voi la coscienza dei vostri diritti. Voi entrando qui eravate gi anarchici per
sentimento. Voi nelle giornate lunghe, eterne nel lavoro senza tregua e senza riposo, tra i geli
dellinverno, e sotto la sferza del sole di estate, o seduti innanzi alla vostra tavola, dove scarso il
pane, e attorno alla quale i figli mal vestiti tremano dal freddo, avete forse avuto come in un sogno
la visione di una grande, di una immensa famiglia, composta di tutta la umanit vivente
fraternamente in un comune e reciproco amore, in una santa concordia; tutti eguali nei diritti e nei
doveri, tutti lavoratori attivi e fecondi, a cui la fatica non fosse come ora insopportabile e dura,
allietati di un conforto, di un sano e largo nutrimento, di un riposo ristoratore, di una qualche
ricreazione dello spirito. Voi forse lavete sognata ed avete un desiderio ed una speranza che questo
sogno diventi realt.
E voi avete nel vostro cuore il patto solenne e il giuramento che combatterete uniti per il
conseguimento di questa grande felicit di tutti gli uomini.
Ma se voi tutte queste cose avete pensato entrando qui dentro, eravate gi anarchici nel cuore e nel
desiderio. Se voi avete fermo nella mente il proposito che lo stato attuale delle cose abbia in un
modo o nellaltro termine; ed il vostro ideale possa essere compiuto quanto pi presto possibile; e se
anche avete compreso le poche cose, che stasera ho cercato alla meglio di esporvi, voi fin da questo
momento cominciate a far parte della grande famiglia anarchica che cospira a rivendicare i diritti di
tutti gli oppressi contro le prepotenze di tutti gli oppressori. - Ma se voi desiderate conoscere come
questa grande famiglia anarchica vive, e come pensa di raggiungere il suo ideale, e qual debba
essere la sua missione nelle nuovissime battaglie del pensiero moderno, io vi dir brevemente.
Se a tutte le angustie del presente sistema economico-sociale voi vi sentite e vi dichiarate ribelli, voi
siete anarchici, perch avete la coscienza dei vostri diritti di uomini. Voi siete anarchici perch
volete distruggere questa putredine delloggi per edificare la societ umana sotto una forma nuova e
differente, sulle basi dellamore, della fratellanza e della solidariet.
Il grande partito anarchico internazionale, come una immensa famiglia composta dei lavoratori e
degli oppressi di tutto il mondo. Esso si prepara ad una grande battaglia e questa sar la pi
gloriosa, la pi giusta, la pi santa battaglia dellavvenire; la rivoluzione sociale, la battaglia finale
di tutti gli oppressi contro gli oppressori, di tutti gli sfruttati contro tutti gli sfruttatori.
84
La rivoluzione sociale sar la rivendicazione di tutti i diritti del popolo, sar il gran giorno
delluguaglianza umana: la rivoluzione sociale spazzer via come il soffio potente di una immensa
tempesta, tutti i privilegi e tutte le ingiustizie del presente, tutte le barriere e tutti i confini tra popolo
e popolo. Laria sar purificata da quella ultima lotta di tutto lavvenire contro tutto il passato.
Cadranno le mostruose e decrepite istituzioni del presente, e lorganismo della grande famiglia
umana rifiorir spontaneamente, secondo le leggi immutabili della natura.
(...) Il lavoro dunque il primo elemento della vita sociale, e attorno alla gloriosa bandiera del
lavoro lumanit affratellata si stender amorosamente la mano, allorquando sotto lo scroscio
formidabile della grande rivoluzione, sar caduta la propriet individuale, e sar subentrata a questa
la propriet comune.
Avendo tutti gli uomini gli stessi diritti e gli stessi doveri nelle relazioni reciproche, nessun lavoro
sar pi disprezzato di un altro, giacch tutti i lavori, anche quelli considerati ora come i pi
abbietti, sono nobili, perch sono utili alluomo, e tutti pi o meno necessari alla convivenza
sociale. Il lavoro sar diviso fra gli uomini a seconda delle attitudini e della capacit e dellingegno
di ciascuno; nobile e rispettato del pari il lavoro intellettuale, non meno faticoso di quello manuale,
del medico, dellingegnere, del meccanico, come il lavoro materiale delloperaio e dellartigiano.
Ognuno dar lopera sua nella corporazione darte e di mestieri, a cui appartiene, a seconda delle
proprie forze; e le produzioni dei diversi generi di lavoro, i raccolti della campagna, i prodotti
dellindustria e dellarte saranno custoditi nelle varie localit in depositi comuni, da cui ciascuno
prender quanto gli abbisogna per se e per la famiglia.
La formula del lavoro e del consumo si riassume nella massima: Da ciascuno secondo le proprie
forze, a ciascuno secondo i propri bisogni.
Il lavoro essendo allora divenuto un dovere per tutti, ed essendo moltissimi pi i lavoratori, la
produzione di tutti i generi avr un grandissimo aumento; tanto da essere pi che sufficiente ai
bisogni di tutti, e la divisione del lavoro tra un numero di persone assai maggiore di quelle che
attualmente devono produrre per tutti, risparmier a ciaschedun lavoratore parecchie ore di fatica.
Tutto quello che verr accumulato nei magazzini e nei depositi della comunit, prodotti della terra,
tessuti, manifatture, commestibili ed ogni oggetto infine necessario alla vita, essendo il frutto del
lavoro di tutti, dovr appartenere a tutti indistintamente.
Pietro Gori
85
86