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Utopia e disincanto:
l'esilio degli intellettuali spagnoli
nella diaspora della Guerra Civile
' "Quella che per consuetudine ormai canonica viene chiamata 'generazione del '98' è
una realtà assai più che una 'generazione': è un largo movimento di opinione che ha il
suo stimolo episodico nel 'disastro' del 1898, cioè nell'ultima dura sconfitta subita
dall'imperialismo spagnolo a Cuba (una sconfitta suggellata appunto dal trattato di Parigi
del '98 e dalla perdita di quella estrema colonia americana), e che trova il suo sostegno
ideologico in un solido gruppo di letterati e di uomini di cultura, i quali si sentono tutti
investiti della dura problematica della società spagnola" (D. Puccini, Romancero della
resistenza spagnola 1936-1965, Bari, Laterza, 1970, p, 23).
2 José Luis Abellàn e Antonio Monclus (ed.), El pensamiento espanol contemporàneo y
la idea de América. El pensamiento en el exilio (Barcelona, Anthropos, 1989), 2:10;
Fernando de los Rlos, Sentido y significación de Espana (México, 1945); Francisco
Ayala, Conciencia de Espana (Buenos Aires, 1947).
3 La guerra civile spagnola (1936-39) fu un evento per molti aspetti cruciale, tale da
rappresentare un essenziale punto di riferimento per la comprensione della storia dell'età
contemporanea europea.
4 Come esempio di belligeranza intellettuale si può menzionare La Barraca. Questa
compagnia di teatro itinerante, creata da Federico Garda Lorca, spezzava il monopolio
culturale che deteneva la borghesia conservatrice. Essa la vedeva come uno strumento
popolare affiancata da un gruppo di intellettuali politicamente militanti che combatteva
Annali d'italianistica 20 (2002)
per la causa délia giustizia e délia liberté. Nonostante l'opposizione delle varie fazioni
politiche, la Barraca procedeva impavida la sua missione proselitista. L'Université era il
baluardo délia resistenza contro la dittatura e le forze reazionarie; i professori
stimolavano il culto délia liberté davanti a un regime oppressore e avevano preferito la
loro incondizionata adesione alle idee sociali e perfino l'esilio. II poeta Garcia Lorca era
pienamente conscio dei doveri dell'intellettuale e in quel particolare momenta politico
non esita a compromettersi. II gesto estremo della repressione determinô la sua
fucilazione (19 agosto 1936).
5 Sul ruolo della cultura europea nel concorso délia politica mondiale hanno dedicato
ampie riflessioni i filosofi spagnoli del tempo quali Miguel de Unamuno, Sobre la
europeizaciôn (1906), Maria Zambrano, La agonia de Europa (1945) e José Ortega y
Gasset, Meditaciôn de Europa (1949).
6 Ubaldo Bardi, Federico Garcia Lorca (Firenze, Provincia di Firenze, 1978), p. 3.
7 II 28 marzo 1939 il generale Francisco Franco, dirigendosi verso Madrid, esige la resa
senza condizioni. Da questo momento gli ultimi elementi di quello che era stato il
governo repubblicano délia Spagna si sbandano. La repressione è violenta. Si susseguono
epurazioni, denunce, arresti, tucilazioni. Nelle prigioni vengono rinchiusi migliaia di
prigionieri: la maggior parte in attesa di esecuzioni. Fra questi vi sono i capi dei partiti,
gli intellettuali, corne il poeta Miguel Hernândez. Questi riesce a raggiungere il
Portogallo, ma la polizia di Salazar lo consegna agli spagnoli. Viene rinchiuso nel carcere
di Torrijo, a Madrid, e poi in quello di Alicante dove la malattia e le privazioni dettano la
sua morte.
costituisce cosi l'esempio sublime, non solo della rielaborazione di una perdita
— la "cultura recuperata" — bensl di una "cultura aggiunta". Risultava tuttavia
difficile per essi crearsi un punto di vista e una prospettiva, rispetto alle memorie
oscure e inquietanti del recente passato; si trattava piuttosto di non interrompere
il processo creativo e di costruirsi una autonomia espressiva propria sulla
condizione di esuli, in un'operazione di riscatto e appropriazione, ove la
memoria nel tempo attuava corne médiatrice tra il vivere e il pensare13.
E facile comprendere come nel primo ciclo di questo processo storico, le
illusioni perdute esasperino le incertezze del traversare terre sconosciute e
paesaggi insoliti. "Las tensiones que causa cualquier partida inopinada [...], la
inseguridad, la inserciôn en otras costumbres [...] — asserisce Mario Benedetti
— son elementos generadores de angustias, malestares, y hasta de
resentimientos y rencores". Ma il compito primordiale e legittimo che "tiene un
escritor del exilio — ribadisce lo studioso uruguaiano — es con la literatura que
intégra, con la cultura de su pais. Tiene que reivindicar su condiciôn de escritor,
y a pesar de todos los desalientos, las frustraciones, las adversidades, buscar el
modo de seguir escribiendo."14
per le sue peculiari speculazioni suü'essere come oggetto della storia. II suo
metodo filosofico si présenta come un sistema di riflessioni sull'etica del
pensiero e sulla rinascita di una nuova concezione della filosofia della storia.
L'impegno vitale della Zambrano nei confronti della Spagna, tra il 1928 e il
1939, la porta alPelaborazione di uno strumento teorico che mette in crisi la
cognizione della ragione e il compromesso dell'intellettuale con la sua realtà.
Nella cornice di una critica al razionalismo e all'idealismo, la Zambrano vede la
ragione contemporanea paralizzata e inservibile di fronte alla tragedia del XX
secolo. E ipotizza — nel constatare il fallimento della modernité in Spagna
rispetto ai canoni europei di Stato, Riforma e Razionalismo — il nuovo ruolo
dell'intellettuale, alla ricerca di una nuova ragione che propizi la nascita di una
cultura e di una morale anch'esse nuove. Per la filosofa, l'intellettuale
dell'epoca romantica della guerra agisce solo come "commissario politico",
ritraendosi dalla consapevolezza del momento storico. In questo contesto di
belligeranza delle lettere e della ragione, la pensatrice fa emergere il concetto di
una "ragione militante": una ragione concreta e antiidealista, che porta a mettere
in questione il rapporto tra l'intellettuale e il potere.
Si tratta di un'intelligenza combattiva, in difesa della cultura, quella che
caratterizza la ragione militante concepita dalla Zambrano. Per costei il
compromesso dell'intellettuale è quello di agire con la parola, di renderla
sovversiva e meccanismo privilegiato di trasformazione ideologica della realtà.
Per l'intellettuale militante repubblicano ogni arte doveva inesorabilmente
costituire uno strumento di lotta.
poesia. L'esilio, dopo una lunga catarsi espressa nella sua opera autobiografica, non
costituisce più il luogo delle afflizioni e dei risentimenti, ma quello della convivenza e
del sentire della ragione come vita.
Opere citate
Boella Laura, "Maria Zambrano (1904-1991", Cuori pensanti. Hannah Arendt, Simone
Weil, Edith Stein, Maria Zambrano, Mantova, Tre Lune, 2001. 65-92.
Zambrano Maria, Maria Zambrano, La agonia de Europa (1945)
, "Arno mi exilio", Las palabras de regreso, Salamanca, Amaru, 1995. 1-14.
, Los bienaventurados, Madrid, Siruela, 1990.
, "La guerra de Antonio Machado", Senderos. Los intelectuales en el drama de
Espaha, Barcelona, Anthropos, 1989. 60-70.