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Leonard Frank

Fa parte del pacifismo più radicale.


Lui si lega ai pacifismi rivoluzionari, nonostante non sia del tutto formato. Troviamo delle forme
di concretizzazione all’esortazione del pacifismo all’esortazione della rivoluzione.
Scrive L’uomo è buono, novella divisa in cinque capitoli che sono racconti a sé stanti.
Ha una cornice, non narrativa, però un filo rosso che raccoglie insieme i racconti con un epilogo
(l’ultimo). È costruita in questo modo perché siamo negli anni dell’espressionismo, corrente
letteraria tedesca che nasce prima contro la guerra e contro la modernità che si manifesta come
qualcosa di distruttivo nei confronti dell’essere umano—la modernità che avrebbe fatto bene al
genere umano si manifesta prima di tutto con la distruzione.
L’espressionismo è l’urlo dell’essere umano di fronte alla modernità, che si manifesta con la
rovina, il dolore, la disperazione, la solitudine. È anche il movimento letterario di cui gli
intellettuali sono convinti che questa distruzione abbia un senso distruggere tutto ciò che era
prima della guerra per fare nascere un Uomo nuovo.

I cinque racconti sono simbolici, i personaggi non hanno un nome e una storia individuale ma
chiunque ci si può ritrovare.
- Il padre
- La vedova di guerra
- La madre
- Gli sposi
- I mutilati di guerra
L’espressionismo, come corrente letteraria e artistica, apporta una grande novità al panorama
culturale novecentesco. Con l’espressionismo in letteratura entra il brutto, non nel senso di
categoria estetica (come Baudelaire), ma come ripugnante. Non è soltanto la guerra, ma lo stesso
positivismo che si era imposto tra il 1890 e il 900 che porta a nuove conoscenze nella tecnica e
medicina, dove si può studiare il corpo umano libero dalle influenze della chiesa- Got Friedben
scrive cos’era il corpo attraverso le autopsie. L’espressionismo porta il brutto a dignità letteraria, e
poi non c’è niente da cantare di bello. Molte immagini apocalittiche, di violenza di terrore.

L’intenzione con cui Leonard Frank scrive i racconti è di fare leva sull’emotività- Bertha vuole
opporre la razionalità sugli istinti umani più biechi- lui vuole istillare il senso di pace facendo leva
sull’emotività delle vittime e il dolore che si prova può gettare le basi perché la vittima si stufi di
fare la vittima.

L’uomo è buono

Il primo e l’ultimo racconto delimitano i testi, che sono collegati da un “fil rouge”.
Solitamente i personaggi non hanno un nome ma un ruolo: il padre, la vedova di guerra, la
madre… e questo porta a più facile immedesimazione del lettore a prescindere dalla sua classe di
appartenenza.

Il padre
La narrazione inizia con l’introduzione di un uomo, Robert. Egli è un cameriere, e si vergogna del
suo umile lavoro tanto da respingere la mancia da persone visibilmente più povere di lui.
Successivamente vi è la notizia della nascita di un bambino, nel 1894, che Robert ama con tutto il
suo cuore. Per questo lo „vizia“. Questo bambino ha tutto: una stanza per bambini, una culla, die
burattini, delle macchinette a vapore, die tamburi, sciabole, piccoli fucili e soldatini di piombo, e
più in là un berretto con la scritta SMS HOHENZOLLERN etc etc.
Per far sì che non diventasse anche lui un cameriere, il bambino deve studiare e prendere lezioni di
violino e, già a 10 anni, fa parte della Patriottica associazione giovanile.
L’amore per suo figlio diventa il centro della sua vita, tanto da renderlo più motivato nel suo
lavoro, ottenendo il titolo di capo sala.

Il figlio viene mandato all’università, fino a quando riceve la chiamata alle armi (che poi gli
permette di ottenere la croce di ferro al merito).
Nell’estate del 1916: Robert riceve la notizia che suo figlio era „caduto sul campo dell’onore“.
Ovviamente il povero padre comincia a riflettere su cosa possa significare questo concetto tanto
semplice nella scrittura quanto arduo nella comprensione. La vita di suo figlio è stata incatenata da
5 lettere.

Il cuore spezzato si riflette anche sul lavoro: Robert non si impegna più e diventa sempre meno
importante, venendo retrocesso a cameriere semplice.
Visita spesso la camera del figlio in lacrime, riscoprendo vecchie fotografie e vecchi giocattoli
rovinati. Un giorno, dopo un suo urlo, la moglie tenta di consolarlo pronunciando la frase “adesso
bisogna solo rassegnarsi”, frase che ripeteva ogni persona che incontrava.

Lo sviluppo negativo a lavoro continua ad aggravarsi, e la sua negligenza lo porta ad assumere il


ruolo di portatore d’acqua nel Caffè d’albergo.
Porta dunque le armi giocattolo in hotel, in modo da allontanarle dalla propria vista, poiché queste
provocano in lui un forte senso di colpa.

Da ora in poi sappiate che le scritte in corsivo sono mie considerazioni, quindi non prendetele
alla lettera. Io credo che uno dei temi centrali di questa storia sia il senso di colpa. Robert si
ripete sempre che non riesce a superare il fatto che abbia regalato al figlio dei giocattoli che
potessero simulare la guerra e addirittura insegnarli la canzone “non posso darti la mano perché
sto caricando…”. Il protagonista è convinto che è tutta colpa sua se suo figlio è andato in guerra,
e quindi è tutta colpa sua se è morto.

Un giorno sente dei ragazzi dell’associazione patriottica giovanile (adolescenti sotto le armi) che
cantano la melodia militare che lui stesso aveva insegnato al proprio figlio. Riflette quindi che
dietro questa melodia di battaglia c’è il concetto di nemico invisibile e incorporeo.
Ma chi era questo nemico? Giunge infine alla conclusione che l’unico nemico si trova nell’uomo,
e non fuori. Sentendosi colpevole per aver istruito il figlio nelle canzoni militari, Robert si sente
sempre più distrutto e disprezza il suo stesso lavoro. La moglie tenta di nuovo consolarlo con
parole come “adesso bisogna solo rassegnarsi”, ma queste non hanno alcun effetto, se non farlo
infuriare.

Vi è un episodio in cui incontra una madre che ha perso suo figlio nella guerra cerca di offrirle un
po' di compassione, quando sente pronunciare nuovamente la frase “adesso bisogna solo
rassegnarsi” (Robert la aggredisce ma gli viene spostata subito la mano). Capisce subito che non è
lei la colpevole, per questo ha sbagliato ad aggredirla, ma la “non presenza d’amore”.

Robert si ritrova a lavorare come portatore d'acqua e affronta un momento di svolta quando
partecipa a una riunione annuale di costruttori. È qui che Robert fa il discorso spiegando la sua
colpa di aver comprato giocattoli “bellici” al figlio. “non è dunque un assassino anche quello che
educa un innocente a che lui diventi un assassino, prima di essere ucciso lui stesso?” Siamo
accecati e assassini, perché cerchiamo il nemico fuori di noi e crediamo di trovarlo lì. Ma non
l’inglese, non il francese, il russo e per quelli non il tedesco, ma in noi stessi è il nemico. Per
questo vediamo in altri uomini il nemico, perché il nemico effettivo è qualcosa che non è presente.
La non presenza dell’amore è il nemico, e l’origine di questa guerra.

Praticamente fa tutto sto discorso in cui dice che gli uomini non si devono rassegnare e che le
persone devono essere purificate, dato che hanno dimenticato l’amore. Il comandamento
dell’amore è: chi non si sente colpevole, chi non si addossa la colpa, non ama, è nostro nemico, e
dovrà cedere.

Alla fine, il suo discorso ispira l'intera città, che si risveglia nel grido per la pace (cioè un corteo.

LA VEDOVA DI GUERRA
Questa è la storia di una vedova di guerra e la sua esperienza di dolore. La protagonista riflette
sulla morte di suo marito, che è avvenuta per un colpo alla testa, per esempio si domanda quali
altre parti del corpo avrebbero potuto essere colpite al suo posto. Si chiede se ci sarebbe stata una
differenza se suo marito fosse stato un operaio o un impiegato anziché un agente d'assicurazioni,
poiché la pallottola non fa distinzioni. Rimugina e rimugina.

Riflette anche sulla propria condizione di vedova di guerra e si chiede quanti milioni di donne si
trovino nella sua stessa situazione, pensando ai loro mariti morti. Cerca consolazione nella
nozione di aver sacrificato suo marito sull'altare della patria, ma il suo dolore non può essere
completamente alleviato. Tuttavia, la consapevolezza che molte altre donne condividano il suo
destino le dà un senso di sollievo. (C’è un lungo flusso di coscienza).
Continua a ripetersi altare della patria, scomponendo anche la parola più volte. Sul libro c’è scritto
che “gustava le parole”, come se le masticasse e rimasticasse.

Arriva in ritardo una lettera dal marito, lei la legge e sembra che lei abbia avuto così tanto dolore
che la abbia portata ad avere una reazione apatica, perché dice Arrivò, in ritardo, una lettera del
marito morto. Il dolore si fissò nella lettera e a ogni parola che la donna leggeva cercava di
penetrare nel cuore. Ma era cementato. La lastra di cemento si mosse, il dolore divampò. Per
pochissimo. Poi la lastra si rimise al suo posto. Il volto della vedova, dopo un secondo
indicibilmente mutato, si fece di nuovo di pietra. Nella lettera c’è il riferimento al fatto che l’uomo
volesse una maglia di lana, quindi la donna presa dai suoi pensieri comincia a cercare sta maglia.
Mentre sta mettendo un bottone alla maglia, pensa già che poi la invierà al fronte al marito.

La donna esce di casa per andare al negozio di coloniali dopo essere uscita (fallimentare perché
quello che cercava costava troppo) incontra su un tram persone che festeggiano perché sul
giornale c’è scritto che vi sono settemila prigionieri nemici. Uno sconosciuto comincia a fare un
discorso, spiegando che non c’è niente di cui gioire, nel momento in cui sono morte persone (ps è
Robert) che potevano essere proprio come i loro figli e mariti. Robby fa cilecca perché un
vecchietto dice che i morti sono nemici e la scena finisce qui.

I creditori inviavano alla vedova conti, poi solleciti, poi lettere di intimidazione, con scritto che
erano brutti tempi, che tutti avevano bisogno dei loro soldi. Poi comunicazioni che annunciavano
il sequestro. Quella mancanza di riguardo e l'ingiustizia superavano tutto ciò che le era accaduto in
precedenza, persino l'ingiustizia del fatto che suo marito, che già prima della guerra era in
difficoltà e in ristrettezze, fosse dovuto andare in guerra, e cadere. Giorno dopo giorno e dopo una
serie di investimenti, si rese conto che la vita andava avanti volgarmente, senza alcun mutamento,
quanto a egoismo e brama di denaro.

Il tempo scorre, e con esso la consapevolezza della donna che la vita delle persone continua anche
quando vi sono morti in guerra. Questo la strugge e una notte sogna di parlare con il dolore. il
dolore spiegò, in modo incredibilmente chiaro: – Ma il tempo non può mitigare il dolore non
ancora sentito. Può l’amore svanire prima di essere stato percepito? Il dolore folle, micidiale, deve
essere sentito prima che il tempo lo mitighi.

I creditori inviavano alla vedova conti, poi solleciti, poi lettere di intimidazione, con
scritto che erano brutti tempi, che tutti avevano bisogno dei loro soldi. Poi
comunicazioni che annunciavano il sequestro. Quella mancanza di riguardo e
l’ingiustizia superavano tutto ciò che le era accaduto in precedenza, persino
l’ingiustizia del fatto che suo marito, che già prima della guerra era in difficoltà e in
ristrettezze, fosse dovuto andare in guerra, e cadere. Giorno dopo giorno e dopo
una serie di investimenti, si rese conto che la vita andava avanti volgarmente, senza
alcun mutamento, quanto a egoismo e brama di denaro. Una notte la vedova sognò
il marito tornare a casa troppo tardi, lei lo rimprovera e poi lo attira a sé. Ad un certo
punto si accorse che non era il marito, ma uno sconosciuto che voleva abbracciarla.
“Tanto non lo saprà nessuno” disse lo sconosciuto. E lei pensò “è vero, nessuno lo
reditori inviavano alla vedova conti, poi solleciti, poi lettere di intimidazione, con
scritto che erano brutti tempi, che tutti avevano bisogno dei loro soldi. Poi
comunicazioni che annunciavano il sequestro. Quella mancanza di riguardo e
l’ingiustizia superavano tutto ciò che le era accaduto in precedenza, persino
l’ingiustizia del fatto che suo marito, che già prima della guerra era in difficoltà e in
ristrettezze, fosse dovuto andare in guerra, e cadere. Giorno dopo giorno e dopo
una serie di investimenti, si rese conto che la vita andava avanti volgarmente, senza
alcun mutamento, quanto a egoismo e brama di denaro. Una notte la vedova sognò
il marito tornare a casa troppo tardi, lei lo rimprovera e poi lo attira a sé. Ad un certo
punto si accorse che non era il marito, ma uno sconosciuto che voleva abbracciarla.
“Tanto non lo saprà nessuno” disse lo sconosciuto. E lei pensò “è vero, nessuno lo
Una notte la vedova sognò il marito tornare a casa, troppo tardi, lei lo rimprovera e poi lo attira a
sé. Ad un certo punto si accorse che non era il marito, ma uno sconosciuto nel suo letto. Adesso
sta sull’uscio, ma non è più dolore in uniforme, bensì lo sconosciuto; mentre nel letto, accanto a
lei, è steso il dolore, che al contempo è anche suo marito.
Vuole attrarlo a sé e non può perché lo sconosciuto, che sta sulla soglia, la guarda di continuo. E
quando finalmente lo sconosciuto se ne va sbattendo la porta dietro di sé e incespicando per le
scale, il marito non riesce a togliersi l’uniforme. Tra lui e sua moglie rimane il fucile. Raga vi
giuro sto sogno un casino.
Poi si sveglia e cerca il marito (pensando che possa ancora tornare), fino a quando il dolore non la
sovrasta. Secondo me importante, dice “A me va come a tutte le altre donne”, vorrebbe sussurrare.
Ma le sue labbra non riescono a formare le lettere. Le espressioni: “morte eroica”, “campo
dell’onore” si dissolvono, sprofondano nel nulla di fronte alla sconcertante realtà che l’uomo non
potrà mai più tornare da lei.

La sera va di nuovo al negozio e parla al commerciante dopo aver letto il bollettino del giorno: – I
nostri valorosi eroi hanno difeso con ammirevole coraggio ogni palmo di terreno. ed è qui che
inizia il caos. Lei comincia a parlare del concetto di beni sacri. Lei non ha infatti alcun bene
sacro, dal momento in cui ha perso il marito. Dopo di lei c’è un’altra vedova e una madre a cui è
morto il figlio.
Inizia così la manifestazione del cameriere che si riempe di vedove di guerra e madri. Allora il
cameriere fece appello al profondo dei desideri e gridò: – Vogliamo la pace!
Inoltre il cameriere denuncia il fatto che l’intera popolazione, pur non avendo partecipato alla
guerra, è corresponsabile. Ha uno scambio con la vedova, che inizialmente non capisce cosa
spiega l’uomo, ma piano piano capirà.

Il cameriere sentì la lontana eco di diversi spari. Il tumulto in lontananza si fece di nuovo udibile.
“Rivoluzione è sulla fronte della gente, e quello che è sulla fronte della gente, succederà”.
La piazza, svuotata dalla folla, appariva logora. Il crepuscolo, l’aria, l’essere gli fornirono un
istante di luce.

LA MADRE
La narrazione inizia con la presentazione di una madre che sogna il proprio figlio, andato in
guerra.
In realtà nel corso della narrazione si scopre che la donna figura il proprio caro anche da sveglia,
come se la accompagnasse in tutte le sue azioni. Parallelamente lo immagina in caserma e al
fronte. È una vera e propria ossessione, pensa di vederlo anche mentre va a prendere il pane:
immagina che il nemico punti il fucile al proprio faniciullo e che gli spari.

Nei tre anni di guerra ha imparato a gemere senza emettere suono. Milioni di madri hanno
imparato a gemere col cuore.

Fa un paragone tra la madre e la condizione dell’Europa, in ginocchio. Addirittura, se prima le


presenta come figure distinte, dopo appella alla madre come “la madre europea”, proprio come se i
due concetti si incrociasero.

È così tanto desiderosa di sentire notizie dal figlio che si figura che il postino le porti delle lettere
da parte sua, quando poi si rende conto che era solo un’illusione.

Come ho detto in precedenza, i due livelli di narrazione (quotidianità della madre e fronte) si
intrecciano. Vediamo così il luogotenente che rimprovera il figlio e lo minaccia, dicendo che se la
prossima volta non avesse sparato intenzionalmente al nemico, avrebbero ucciso lui. Quindi il
figlio mira al francese. La madre pensa alla madre parigina e implora di non sparare, quando
poi ripensa alla situazione del figlio lo invita a sparare (vi è una contraddizione tra i sentimenti di
amore per il figlio e amore per il prossimo/empatia). Alla fine della scena il figlio spara e
vediamo la madre francese che apre la lettera con scritto che il proprio figlio è caduto in guerra, la
madre tedesca emette un urlo, rendendosi conto del terribile assassinio.

istintivamente, inavvertitamente, cupa, dal fondo del suo animo sale la legge fatale: “delitto e
castigo”, e presenta alla madre la mortale consapevolezza: il figlio, diventato assassino, verrà
assassinato.

Suona il citofono, sarà la lettera dal figlio? No è una cartolina da parte di una società di canto che
sospende le prove.
Nel frattempo abbiamo il figlio al fronte, che sta per leggere una lettera da uno sconosciuto.
Riflette sul fatto che il fronte orientale assomigliava orrendamente al fronte occidentale. Si guarda
intorno: il paesaggio è una pianura estesa, giallastra ricoperta di morti, brandelli di corpi che
talvolta non si potevano riconoscere. Descrive in particolare un morto davanti a sé, che non poteva
andare a prendere perché i nemici lo avrebbero viso. Prima di morire, questo si era lamentato per
tre giorni e tre notti.
Il figlio scrive tante lettere della sua esperienza al fronte che vorrebbe inviare alla madre, ma che
non fa perché la avrebbe preoccupata molto. Scrive quindi a destinatari fittizi, per far sì di non
dimenticare, di non diventare una macchina senza anima, insensibile.

Nella lettera, oltre a descrivere la morte che lo circonda scrive: vogliamo sacrificarci, vogliamo
amare, scegliere il sentire pensando ché il presidente della terra sia presidente dell’amore.
Inizia a cercare le frasi che aveva scritto un anno prima: Ieri un commilitone, al mio fianco, è
diventato un uomo, una persona. Ha deposto il fucile, ci ha guardato, ha sorriso beato. E quando il
superiore ha ordinato: “Non ridete! Sparate!”, lui lo ha guardato sorridendo e ha scosso il capo.
Con quale amore infinito e infantile sorrideva! Aveva superato lo spirito del militarismo, del
servilismo, attraverso una mistica curva di energia, era di nuovo umano: era diventato folle.
Uscire dalla mentalità militare significa essere pazzi, ma anche liberi.
Abbiamo anche la descrizione di come diversi uomini superano il militarismo: follia, mutilazione,
e alcuni invece tornano a casa come macchine assassine. Tutto questo perché è stato loro
trapiantato lo spirito di violenza, proprio come quando si insegna l’abc ai bambini. I tre anni di
guerra fanno sì che gli uomini diventino insensibili, che non reagiscano più ad alcuno stimolo
emotivo. È così che riescono a sopravvivere.

Ritorniamo alla madre: fissa la foto del generale più amato, che il padre aveva comprato e appeso
alla parete. Pensa quanto spirito della guerra che hanno. Qui abbiamo la scena del padre che
legge il giornale: le notizie sono a proposito della guerra, ma lui reagisce in maniera talmente
insensibile che chiede se ci sia altra zuppa (proprio in modo naturale).
Successivamente vi è uno scambio di opinioni, in cui la madre chiede se la guerra sia necessaria,
mentre il padre fermamente sa che lo sia. Lei sembra molto più pacifista, mentre lui difende le sue
teorie citando il giornale.

Torniamo al figlio. Si addormenta e un signore lo conduce in una sala con una bellissima musica,
scritta da un soldato caduto. Dice che è così soave che chiunque l’ascolti può diventare subito
buono. Continua a fare domande come “chi ha costruito la città?” (ovviamente da un soldato
caduto. Teneva in mano un libro “del futuro dell’umanità”, chi lo ha scritto? Un soldato caduto.
“di che nazione erano i morti?” non si sa. Il figlio si sveglia. Un assalto.perché gli uomini lo
fanno? Nessun essere umano può comandare una cosa così. Nessun essere umano deve eseguire
un comando così. Qui il figlio muore.

La madre sta sul portone per le lettere dal figlio e immagina che li torni a casa. Ovviamente stava
immaginando tutto, però arriva una fatidica lettera dal figlio. «Veramente, a pensarci, sai, sto una
meraviglia. Non sono mai stato fisicamente tanto sano come adesso. Pensa, mai tanto sano
fisicamente come adesso», scriveva il figlio morto. Ovviamente il figlio cerca sempre di
consolare la madre, non avrebbe senso raccontarle tutto ciò che accade al fronte. Pensa di stare
parlando a faccia a faccia col figlio, denunciando il comportamento del padre, che però il secondo
difende.

Arrivò poi la lettera che il figlio aveva scritto in Russia a una persona immaginaria, quella che
raccontava di tutto l’orrore. Arriva molte settimane dopo la morte. Spiega come ci si sente in
guerra e come si possa rimediare: solo con la follia. Perché se vedi tutti i giorni gente morire,
l’unica cosa che puoi fare per stare bene è impazzire. Poi pone una domanda al destinatario
immaginario: che deve fare il mio amico, che non può diventare folle e neanche una macchina di
morte che per abitudine continua a funzionare, poiché lui possiede una coscienza sempre desta?
La prego, tralasci ogni occupazione, anche la più importante e mi risponda prima a questa
domanda, se ha una risposta a questa domanda. Faccia questa domanda a tutti i suoi amici e
conoscenti, faccia questa domanda a tutta l’umanità. Aspetto una risposta. La seconda lettera,
arrivata insieme a questa, era un comunicato ufficiale:il figlio era morto sul campo dell’onore.
Corse per tutto il quartiere urlando, straziata dal dolore. In tutte le strade si formarono gruppi di
persone sorprese diventavano sempre più grandi. La madre europea gridava un grido soffocato
da tre anni. Il grido viene udito da Parigi, da Londra, da Roma, da Pietroburgo (tutti lo sentono).
Tutta la città si riempe di dolore. Entra anche in chiesa e cerca il conforto di Dio. Qui però fa una
sceneggiata di strazio, che raccoglie tutte le madri infeligi. Il corteo attraversa la città e si ingrossa
sempre più. In questo vi era la vedova di guerra, il cameriere.

GLI SPOSI
Un racconto che presenta una realtà onirica; non si sta parlando di una coppia di sposi nel senso
tradizionale del termine. La scena che sta a metà tra il sogno e la realtà si svolge all'interno di un
obitorio. Un avvocato viene chiamato per riconoscere il cadavere di un suicida, che non ha lasciato
nessuna lettera per spiegare il suo gesto ma ha in tasca il biglietto da visita di questo avvocato.

L'avvocato attorno a sé vede un sacco di cadaveri, tutti catalogati. Questo rende l’idea di ordine
impeccabile di matrice borghese, dove tutto è pulito e i cadaveri sono perfettamente composti.
Nonstante sia il luogo dei morti sembra essere il migliore dei mondi possibili.

Il custode ha organizzato un sistema per soccorrere gli eventuali suicidi che non fossero realmente
morti ma che ci fosse ancora la possibilità che qualcuno si potesse risvegliare (c'è una stanza
apposita con delle ventole che ossigenano).

L'avvocato si sveglia perchè la polizia è venuto a chiamarlo per andare all'obitorio. Condivide
pienamente il valore della società civile rispetto a quella militare, quindi inizialmente teme che la
polizia voglia arrestarlo per le sue idee.

L'avvocato sa che si crede di combattere al fronte per la libertà ma in realtà per la morte e per
l'oppressione di qualcun altro (è anche l'argomentazione del padre/cameriere).

L'obitorio era igienizzato, questa igiene viene applicata a un qualcosa di inutile, la morte.
Come dicevo, tra i cadaveri ci sono suicidi, tra cui un filosofo, che non era riuscito a terminare
l’opera della sua vita. Nel 900 non c'è più posto per l'idealismo, tutto è diventato realistico,
pragmatico, e anche il filosofo non riesce a concludere la sua opera. Non si sa il motivo del suo
suicidio, spesso c'è la scoperta da parte del soldato ad esempio che la vita civile che si è lasciato
alle spalle non esiste più (magari le mogli che non hanno più notizie sui mariti al fronte si
risposano).
Riflette sul luogo in cui si trova. Crede che l'obitorio sia un campo dell'onore in cui giacciono i
morti. Anche nella società civile ci sono quindi tanti morti.

Si sente come se fosse in un museo e stesse indicando i reperti: una fanciulla, un filosofo, una
commessa, un'anziana signora... tutti messi in ordine.

Mentre la vita va avanti ed il progresso è inarrestabile, qui ci sono tutti questi morti. La metropoli
non si ferma neanche per rispettare il momento di morte di tutte queste persone. Il progresso
tecnologico è inarrestabile, la macchina diventa qualcosa che disumanizza, perché riesce ad avere
dei ritmi e a portare degli obiettivi che sfuggono alla comprensione e sostenibilità umana.

Enumerazione degli svantaggi che porta la guerra: Se si considera che in questa guerra sono stati
perpetrati tutti gli orrori più fantasiosi, anche i più complicati che un cervello umano possa
immaginarsi; che non ci si può immaginare bassezza che non sia stata commessa, e che, oltre a
tutti i fatti immaginabili, sono state perpetrate innumerevoli azioni vergognose che la mente non
può neanche concepire, chiunque, di fronte a questo fatto di sangue non sia in prigione per
proteste, non sia morto o non sia impazzito o non si sia tolto la vita, è un individuo resistente,
cattivo e miserabile. Un uomo che si rispetti, un essere umano non sopporta la vita in un mondo in
cui ciò è possibile e viene ancora celebrato come eroismo... Fra i centonovantamila suicidi di
guerra c’erano (e nei manicomi e nelle prigioni ci sono ancora) gli uomini più degni del nostro
popolo.

I due cadaveri si risvegliano, sono il filosofo e la commessa. C'è un sistema automatico che
percepisce i corpi che sono tornato in vita e fa suonare un allarme. Successivamente il custode
accorre e sostiene i cadaveri (ovviamente è tutto surreale).

il filosofo spiega il motivo per il quale si è svegliato: “Avevo ricevuto la


chiamata alle armi, mi sono suicidato per coerenza... ero steso morto all’obitorio. Questo è un
vantaggio. Adesso mi lasceranno in pace, spero. Lasceranno almeno in pace uno che è resuscitato
dalla morte. Non tenteranno mica, per la seconda volta, di inviare nel cortile della caserma uno
spirito coerente per addestrarlo ad assassinare il prossimo. Anche Cristo, dopo che era morto e
risuscitato, non lo hanno crocifisso di nuovo”.
La commessa e il filosofo sono i due "sposi", una sorta di Adamo ed Eva, destinatari di questo
messaggio di vita nuova che devono rifondare.
Non è una storia romantica, addirittura il filosofo trova bruttina la commessa: infatti alla fine vi è
il passaggio che dice: “Più di tutto, più della grigia miseria della sua vita e del tentato suicidio, mi
commuove quel collettino di pizzo, un timido, fallito tentativo di apparire bella”, pensò il filosofo.

MUTILATI DI GUERRA
La scena è all'interno di un treno, dove un chirurgo amputa le parti del corpo dei feriti di guerra
che vengono portati qui dal fronte. Lungo il fronte ci sono moltissimi posti del genere. Questo
ospedale viene chiamato "la cucina del macellaio", perché le amputazioni non avvengono dietro
condizioni di riflessione e pacatezza, i soldati sono tutti in procinto di morire perciò il chirurgo
deve agire subito.
Anche qui regna l'ordine, anche se viene rotto in continuazione, perché ci sono fin troppi feriti. Se
l'obitorio veniva ritratto come il migliore mondo, l'ospedale è terribile (ferite, sangue,
putrefazione). Ci sono continue descrizioni orribili di pus e di gambe o arti amputati. Ricorda
anche l’odore di lisoformio, usato per attenuare il dolore dei poveri soldati. L'immagine
dell'amputazione è qualcosa che terrorizza: un conto è morire da eroe e un conto è essere
amputato. C’è un viavai enorme di persone da amputare, è davvero pieno.

Vi è un paragone tra questa sala chirurgica e una sala da ballo. “E quante sale da ballo ci sono in
Europa? Quante, a cui si ricorre per i primi soccorsi? E quante sono quelle in cui giacciono nel
dolore quelli che attendono la guarigione? Quanti campi del dolore ci sono appena dietro la linea
del fronte? E quanti in tutte le città e cittadine della terra natia? Quanti in Russia, in Francia, in
Inghilterra, in Italia? Quanti campi del dolore ci sono in Europa? Per che cosa, per chi questi
milioni patiscono il loro dolore? Perché milioni di gambe e di braccia umane devono essere
amputate? Per cosa si combatte e si uccide assassinando e si mutila e si sega e si soffre? Perché
questa guerra? Per cosa?”, pensa il capitano chirurgo, e prima di cominciare a segare taglia via con
cura ed esattezza da una coscia una libbra di carne umana. “... e comincia a esprimere la sue
riflessioni contro la guerra, mentre intanto attorno a lui vi sono i lamenti, le urla, uomini impazziti.
Tutti si lamentano: chi doveva fare lavori manuali ha perso un braccio, chi doveva fare lavori con
le gambe ha perso una gamba… sanno che quando torneranno a casa non ci sarà posto per loro
nella società civile. La storia è molto ripetitiva ma un episiodio importante è quello davanti al
tronco/ Unicum, un uomo senza braccia né gambe che si chiede cosa ne sarà della sua vita
quando tornerà a a casa. È inutile specificare che neanche il chirurgo sa dare una risposta. Inoltre
questo tronco pronuncia anche le parole “ai suoi ordini” e il medico riflette su quanto il servilismo
e militarismo sia profondo nelle anime dei soldati, anche dopo la guerra.

Vi è anche il vagone dei pazzi, che cantano, parlano random.

Nel treno vi è la melodia Deutschland Deutschland über alles. Sempre militarista. Che però il
chirurgo cambia con parole nuove Rossa scura la sfera di dolor Spiriti ne avvolge milioni
Guardate il nuovo campo dell’onor: Lottate per libertà, diritto e identità! Potente l’esercito di
mutilati.

In lontananza si vede Berlino, la meta.

Centinaia di migliaia vengono respinti dai proprietari delle aziende con simili ragioni. Centinaia di
migliaia (fabbri, falegnami, stagnini, muratori, mugnai, minatori, braccianti, terrazzieri, edili)
lasciano le fabbriche, le officine, i cantieri, licenziati, muti, senza speranza. Negli uffici di
collocamento sono affisse tavole su cui si legge: «Per questi lavori si assumono solo uomini
incolumi, forti». Si parla del capitalismo, non si può fare profitto con uomini deboli e mutilati.
Bisogna pagare le tasse e lottare contro la concorrenza. Vediamo i mutilati in condizioni pessime,
per strada a fare i mendicanti, disoccupati dopo essere stati eroi.

Il chirurgo, tempo dopo riconosce un mutilato che spiega al cameriere come ci si sentiva sul treno
ospedale e si fa dare l’indirizzo.

“Le guerre ci dovevano essere. La vittoria porta potenza e ricchezza”. E adesso esaminate il
risultato: milioni di morti. Milioni di storpi. Miseria e dolore in ogni casa, in ogni famiglia. Un
popolo che muore di fame.

Il cameriere dice” l’uomo è buono”, Se lo si lascia essere buono. Ciò che c’è di buono
nell’uomo e il dolore incommensurabile provocheranno la rivoluzione.

Si crea un corteo di mutilati, le strade sono svuotate perché tutti si uniscono. Questo corteo chiude
officine, fabbriche… l’uomo che era entrato nella stanza del cameriere era Liebknecht. La notizia
corre di bocca in cocca, anche nelle città di provincia è scoppiato il dolore di madri, padri,
bambini, soldati, cieci, pazzi. Ticchetta lo scoppio della rivoluzione.

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