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“L’ANALFABETA”:
“Leggo. E’ come una malattia” e che quasi alla fine della sua storia dice “cinque anni dopo essere giunta in
Svizzera parlo il francese, ma continuo a non saperlo leggere. Sono tornata analfabeta. Io che leggevo già a
quattro anni”.
Si comprende la vera essenza del racconto, che narra la storia di una donna costretta a fuggire dalla
persecuzione. Agota, la protagonista del romanzo, non si perde mai di coraggio, affronta ogni cosa con
grande dignità, anche l’impossibilità di farsi comprendere, anche la difficoltà di inventarsi un modo per
riuscire a farsi aiutare e trova la sua salvezza nella praticità che la spinge a non arrendersi mai neanche
davanti all’evidenza di un quasi insuccesso. Ma la sua salvezza reale, quella dello spirito, sembra arrivare
grazie alla scrittura.
Quando infatti, operaia stanca e distrutta dal rumore delle macchine, ma stimolata dall’assenza di pensiero
che il lavoro di gesti ripetitivi le dà, inizia a trascrivere poesie che inventa in fabbrica e finisce di scrivere il
suo primo libro.
La vita non delude la sua aspettativa e riesce con caparbietà e forza d’animo nel suo obiettivo principale,
che è quello di integrarsi in un altro paese.
sembra una favola a lieto fine, ma è la storia reale di una guerra che ha colpito interi Paesi e famiglie, e che
è stata affrontata in modi diversi, uno dei quali è quello descritto in questa piccola autobiografia.
1) ESORDIO: racconta che sin dalla tenera età di 4 anni inizia a leggere
correntemente e lei questa la chiama “grande malattia”. La guerra è appena
iniziata e lei vive in un paese senza acqua ed elettricità. Il padre è l’unico
maestro della città. Questa sua passione porta però anche a dei rimproveri e
disprezzi perché viene scambiata per pigrizia e nullafacenza
2) DALLA PAROLA ALLA SCRITTURA: inizia in seguito a creare storie tant’è che
chiede alla nonna di non leggerle ma di farle raccontare. La mente inizia a
vagare e piano piano i personaggi prendono forma. La cosa che le piace di più
è raccontare storie a suo fratello minore Tila che crede a tutto quello che
racconta (es. adozione). Ha anche un altro fratello che si chiama Yano e che
senza di lei si annoia e spesso si fa punire per solidarietà. La voglia di scrivere
verrà quando termineranno questi felici momenti di infanzia e arriveranno i
giorni cattivi in cui separata da ogni affetto entrerà in collegio in una città
sconosciuta. Per sopportare il dolore della disperazione l’unica soluzione sarà
scrivere.
3) POESIE: a 14 anni entra in collegio sovvenzionato dallo Stato. Dice che è molto
severo tant’è che le sembra un incrocio tra convento e orfanotrofio. La sua
routine è serrata e comprende esercizi, pasti e studio. Non è permesso
nient’altro. Piange continuamente perché si sente privata della sua libertà e
anche dei suoi affetti più cari. I libri presenti sono privi di interesse e allora
inizia a scrivere un diario in cui annota tutte le sue infelicità. Ha perso anche la
sua casa che ora è occupata da stranieri. Piange soprattutto l’infanzia perduta .
Tra le lacrime la notte si materializzano delle frasi, prendono il ritmo e
diventano poesie.
4) CLOWNERIE: gli anni 50 portano con sé una grande povertà e questa si avverte
anche in collegio. Nel paese sono tutti poveri proprio per questo lei si fa
prestare tutto. Dalle scarpe ai vestiti. Non può permettersi di chiedere soldi ai
suoi genitori. Il padre è in prigione e la madre vive in un angusto scantinato.
Per guadagnare qualche soldo con qualche amica si inventa degli spettacoli nel
quale fa imitazioni dei professori, questo la rende felice perché riesce a far
ridere. Accettano in cambio ogni tipo di bene, dal cibo ai vestiti.
6) LA MORTE DI STALIN: nel Marzo 1953 si assiste alla sua morte di Stalin e la
tristezza è d’obbligo, non si fanno lezioni e tutto il paese è a lutto. Era un padre
e poi successivamente un faro luminoso. L’indottrinamento era grande ed
efficace sulle giovani menti. Il vero ‘terremoto’ è arrivato ben 36 anni dopo ed
era una risposta dei popoli. Solo allora è orto veramente. Aveva molte vittime
sulla coscienza ed è stato anche lui ad optare per un ruolo nefasto che la
dittatura doveva avere nei confronti della letteratura ecc. L’unione sovietica si
imponeva sui paesi più piccoli soffocando anche la loro cultura ed identità
nazionale. Si racconta dello scrittore austriaco Bernhard che era capace di
criticare e fustigare anche con humor il suo paese e la società. Lo prende
come esempio per tutti coloro che pretendono di essere scrittori.
7) LA MEMORIA: quando viene a sapere di un bambino turco che è morto per il
freddo mentre attraversava il confine inizialmente giudica poi si rende conto
che anche lei nel 1956 lo ha fatto con suo marito e la bambina molto piccola.
Cercavano di superare la frontiera tra Ungheria ed Austria illegalmente. Erano
una decina di persone con molti bambini. Attraversano un bosco e situazioni
impervie. Ungheria= prigione per aver superato il confine illegalmente oppure
essere sparati dalla guardie di confine russe. Vengono ospitati da una famiglia
di contadini molto cordiale che li aiuta anche con la loro figlia. Ha pochi ricordi
di tutto questo , come se la memoria non volesse ricordare. Sembra un sogno,
ha perso una parte importante della sua vita. Ha lasciato in Ungheria il suo
diario e le sue prime poesie e anche tutti i cari senza avvisarli. Ma soprattutto
ha perso la sua appartenenza ad un popolo.
8) GENTE FUORI POSTO: dal villaggio austriaco dove erano arrivati passano poi
a cercare un paese che li accolga: la Svizzera. Arriveranno prima a Losanna e
poi a Zurigo in cui verranno trattati molto bene. Conosce solo qualche parola
in tedesco che usa per chiedere il necessario per la figlia. Una volta si perde e
non riesce più a trovare il centro profughi. Ritorna dopo anni a Zurigo:
continua a non riconoscere la città e a non sapere la lingua tedesca ma non ha
più paura di perdersi, ora può permettersi un taxi e non è più un’ungherese
smarrita, ora è una scrittrice. Se fosse rimasta in Ungheria la sua vita sarebbe
stata sicuramente più povera, dura ma anche meno solitaria e più felice.
L’unica certezza è che avrebbe scritto in qualsiasi posto e in qualsiasi lingua.