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MITTELEUROPA

L’area tra l’impero tedesco, l’italia e l’impero russo era l’impero ASBURGICO. In esso, la lingua tedesca non
era necessariamente la lingua maggioritaria. L’ungherese era una lingua che contava un’importante
presenza all’interno dell’impero

Gerhard Fritsch: “österreich”. Lettura. Tutta la storia dell’austria contenuta in questa poesia, dagli albori
fino agli anni 60 (momento della composizione) che sottolinea come l’austria sia stata sempre un crocevia
di popoli e culture, di come sia stata assoggettata e dominata in seguito all’anschluss e di come si sia poi
rialzata in piedi nonostante gli shock della caduta dell’impero prima e dall’annessione alla germania nazista
poi.

Preminenza del teatro nella letteratura austriaca. Bisogna partire dall’influenza delle varie culture sulla
cultura austriaca stessa, con l’influenza sì tedesca, ma anche italiana per quanto riguarda la musica e il
teatro, il melodramma e l’opera. Alla corte di Vienna passa tutta questa cultura coreutica musicale per
entrare nella sfera tedesca. Dall’italia arriva però anche il teatro più popolare, quello del teatro dell’arte
che produce il teatro popolare tedesco (La maschera di Hanswurst, maschera tedesca più conosciuta che
domina l’ambito del teatro farsesco tedesco già dal ‘600). Vi era naturalmente la distinzione tra le diverse
istituzioni teatrali, i teatri di corte (Drammi, tragedie, Melodrammi) e i teatri popolari farseschi, piu di
piazza e più “Bassi”. Il melodramma in italiano, con libretto in italiano, è una sorta di monopolio in ambito
teatrale cortigiano (Librettisti come Pietro Metastasio), contrapposto però alle volte al teatro di stampo
francese, derivato dalla Tragédie Classique. Nasce in seguito il SINGSPIEL, portato in auge da Mozart (Il ratto
dal serraglio e lo Zauberflöte) con parti recitate e in parte cantate in lingua TEDESCA. Il teatro di prosa ha
una sua storia parallela negli stessi teatri in cui avevano luogo i Singspiel. LESSING rinnova il teatro tedesco
dal ‘700 (Ad Amburgo, la Hamburgische Dramaturgie), che viene rappresentato in tutti i paesi di lingua
tedesca, quindi anche a Vienna, e si trovava a voler fondare un Teatro Nazionale Tedesco, eleva il
linguaggio (con la Minna von Barnhelm).

Dagli anni 80 del 700 a Vienna nascono tre teatri di periferia (Vorstadtbühnen) (Leopoldstadt, Josephstadt,
an der Wien). Il flauto magico ha un contenuto magico fiabesco, tipico del teatro popolare viennese.

Due dialetti di viennese, Lo Schönbrunndialekt e il Praterdialekt. L’hochdeutsch si afferma come lingua


scolare e lingua dell’amministrazione, contro il francese utilizzato a corte e contro i vari gerghi e le varie
parlate.

Negli anni 70 dell’800 a vienna si va consolidando il ruolo del Burgtheater, una nobile, grande e solenne
istituzione. È una continua polemica nei confronti dell’istituzione teatrale a causa del prestigio che
acquisiscono.

Il burgtheater si avvale sempre di intellettuali per attorniarlo, spesso dalla germania. Era un’istituzione che
aiutava a dialogare coi frutti della cultura e della letteratura tedesca, ma anche a valorizzare ciò che era
austriaco

THOMAS BERNHARD. Scrive di tutto in diversi periodi, iniziando con la lirica, proseguendo con la prosa e
consolidandosi poi con le opere teatrali. Uno dei temi principali nell’autore è il rapporto tra la realtà e la
sua rappresentazione. Nella sua autobiografia il problema che solleva in maniera iterativa la relazione tra
Realtà e Menzogna: Per quanto l’autore si sforzi di raccontare la verità, essa sarà sempre una
rappresentazione e quindi una specie di menzogna. Pubblica nel 1982 “Ein Kind”, tornando indietro,
essendo esso l’ultimo libro della raccolta nell’autobiografia. Il racconto inizia con Thomas Bernhard all’età
di 8 anni (Bernhard scrive come una concatenazione unica, quasi senza pause), ci troviamo a Traunstein, in
bavier sul confine con l’austria, e viene narrato il primo giro in bicicletta di Thomas e che dopo poco prende
la decisione FATALE (Verhältnissvoll) di andare a trovare a Salisburgo, a 36 chilometri, la zia Fanny, con
orgoglio e intraprendenza, ma SENZA chiedere il permesso e senza pensare al COME. Anche solo la prima
pagina contiene l’intraprendenza e la GARRA CHARRUA del personaggio. Il bambino è talmente preso, che
non pensa minimamente alle conseguenze. Viene presentata per la prima volta l’idea di figura del nonno,
amatissimo dal bambino, che Thomas vorrebbe lo vedesse in questa sua avventura. Thomas è figlio
illegittimo e nasce in olanda vicino a rotterdam. La madre si chiama Herta, figlia di uno scrittore di scarso
successo. Il padre di Thomas non riconosce suo figlio, il cognome Bernhard viene dalla Nonna materna che
passa il cognome alla mamma.

Non ci sono testimoni che ammirino la sua impresa, quindi si ammira da solo. Il bambino ha l’impressione di
poter dominare il mondo dalla sua bicicletta, fino a quando si rompe la catena e Thomas viene catapultato
ai bordi della strada “Senza dubbio, questa era la fine”; la prima preoccupazione è che sia stato visto,
sporco di olio e di sangue e tremante, guardò in direzione che gli appariva giusta, per sovvenirsi poi che non
sapeva minimamente l’indirizzo della Zia, e decide quindi di tornare indietro, dove “La disgrazia era in
attesa” e da dove arrivano nubi temporalesche; ha perso la cognizione del tempo. Il temporale trasforma il
paesaggio della sua impresa in un inferno e inizia a immaginarsi la situazione di sua mamma, impaurita,
arrabbiata, furiosa, mentre il nonno non ha idea di cosa stesse capitando; l’unica speranza del bambino di
aggiustare le cose è che suo nonno prenda le sue parti. Usa anche la parola CRIMINE, ma soprattutto
IMPERDONABILE; il più abominevole di tutti i bambini. Tutto ciò è quello che si immagina. Vede una
locanda, si ferma ed entra. Nella locanda si trova una sala da ballo con un’orchestrina, viene scoperto e
rimane sorpreso del fatto che gli venga rivolta la parola, viene coperto e viene fatto mangiare. Il bambino è
salvo, ma rimane il più ABOMINEVOLE di tutti i bambini, sono le parole della madre che lui ha fatto sue.

A notte fonda due ragazzi lo portano prima a casa loro per farlo asciugare e cambiare dalla madre, con
un’aria di rimprovero, fino a quando lo riportano a casa e se ne vanno. Arriva a casa più o meno alle 3 del
mattino, ma non entra, si dirige verso casa del nonno per non dover affrontare sua madre da solo. Passa
sotto il grande viadotto della ferrovia, che ha sempre attirato la sua attenzione.

I nonni sono i veri maestri, “Die Grossväter sind die Meister”, che fanno vedere veramente le cose come
sono, che squarciano la cortina e fanno vedere ciò che esiste veramente. Esce l’idea del mondo come
TEATRO, i nonni sono quelli che ti fanno vedere ciò che sta oltre la facciata, l’amore per la conoscenza al di
là dell’apparenza. Thomas arriva dunque a Ettendorf, e il testo si concentra su come si crea una narrazione
e attorno al tema dell’esagerazione (übertreibung). Introduzione della figura di Schorschi, amico d’infanzia,
al quale Thomas racconta la sua avventura facendo pendere l’amico dalle sue labbra, si mette in scena, si
mette in evidenza con iperboli e addirittura menzogne: “Quella mattina Schorschi credette fossi un eroe”.

Passa poi all’esito della sua avventura, il nonno lo accoglie con uno sguardo sereno ma con una stretta di
mano. Nell’immaginazione di thomas, nelle sue rievocazioni, La mamma invece gli tira giù tutte le madonne
del mondo, quando Thomas coi nonni raggiunge la casa (Du hast mein Leben zerstört/Du biste in nichtsnutz
wie dein Vater/ Du Lügner). Sono frasi dell’esasperazione, di una madre abbandonata lasciata con un
bambino intelligente ma difficile da crescere, che vedendo lui vedeva suo padre.

Bernhard si inventa una figura quasi sinistra e finta di suo padre, che non corrisponde al vero, basata anche
su bugie e iperboli fornite dalla madre prese dalla rabbia, dalla furia. Quando giungono a casa però, la
madre nonostante sia furiosa non osa dirgli niente a causa della presenza del nonno, figura patriarcale e
autoritaria. Parola Schande, onta, vergogna.

Storia del nonno (Attorno a pag.68), un giovane anarchico le cui avventure sono raccontate in maniera un
po’ mistica e iperbolica. L’opinione he il nonno ha della chiesa cattolica è DEVASTANTE, nonostante
l’ambiente ultracattolico dell’Oberösterreich in cui è nato. Cardinali e arcivescovi sono individui senza
scrupoli che incassano quattrini senza darne indietro. La figura del dio che è morto, nelle parole del nonno,
rievoca inevitabilmente Nietzsche.
“Anche gli antichi maestri ti piantano in asso”: Anche ciò che è artistico e che può darti sollievo dalle
fatiche, dalla morte, in fondo in fondo non può. (P.74) .

Complicato e ambiguo rapporto del nonno con la letteratura, pubblica un romanzo cospicuo.

Pag.189 prime descrizione dell’Austria oramai nazista, con la figura del Gauleiter Giesler che crolla
stroncato da un infarto mentre tiene un comizio, con tutta la TEATRALITÀ e la durezza dei toni del regime
nazista. Dopo poco thomas deve entrare nella Jungvolk che thomas detesta, sentendosi inadatto e
scomodo in quegli abiti. Vive qualche anno dopo viene mandato in questo campo giovanile per bambini
anche un po disadattati, per bambini difficili, in Turingia. Thomas ha il problema di non riuscire a trattenere
la pipì durante la notte e viene quindi umiliato dai compagni.

P.245: testimonianza dei bombardamenti, gusto di thomas bernhard per il catastrofico e per il lugubre,
descrizioni macabre e dettagliate delle conseguenze di un errore di caccia bombardieri.

La fine di “Ein kind”, l’ultimo capitolo, rimanda all’inizio della raccolta, al libro dedicato alla città di
salisburgo.

Il primo libro che Thomas Bernhard scrive è “L’origine”, pubblicato a salisburgo nel 1975 proprio perché
incentrata su questa città, Città di Mozart, del Festival di Salisburgo, negli anni ’30 di grande classe, città
dell’architettura e della natura attorno alla città. In tutto questo Iter salisburgo riacquista un appeal
internazionale dopo i terribili anni della guerra, che sono quelli che Thomas vive in città. Le due parti del
libro portano i nomi dei due direttori del collegio: il testo si propone come un’invettiva. È come se ogni fase
della vita di Bernhard sia scandita da un diverso genere letterario, questo testo è un approccio alla prosa,
cervellotica e incapsulata. Fa trapelare il clima negativo della città e delle persone: “La città è popolata da
due categorie di persone: Gli affaristi e le loro vittime. È abitabile per chi ci vuole studiare soltanto in
maniera dolorosa, disturbante, perturbante e devastante.”

Senso di odio e di ammirazione al contempo nei confronti di Salisburgo, questi sono gli anni più gravi e tetri
della sua vita, e ne andrà della sua salute fisica e mentale; è una città dominata dalla logica Piccolo
borghese del guadagno, che sopprime la sua creatività (Mozart, per esempio, nasce a salisburgo per poi
scappare a Vienna), salisburgo è una malattia MORTALE, è una terra di morte Vescovile e Nazionalsocialista.

Per il nuovo arrivato, thomas, il collegio è un carcere, progettato ad Hoc contro di lui, dove gli allievi sono i
deboli subordinati al potere dei forti, come l’istitutore Grunkranz. La prima parte è dominata dal pensiero
del suicidio, che gli appare l’unica cosa giusta da fare, magari nella stanza delle scarpe che è un luogo dove
egli si isola e viene isolato, nella quale ha il permesso di fare gli esercizi di violino. È un gradito alibi per
poter stare solo. Città soggiogata dalla cattolica ottusità: Stabilire un’unione tra il cattolicesimo e il
nazionalsocialismo, sono due forme di crudeltà nei confronti dell’individuo, che lo istiga al suicidio, come il
suo collegio.

La città aveva illuso e disilluso già anche suo nonno. Al luogo di un attacco, di un bombardamento, il violino
odiato e amato da thomas viene distrutto.

La seconda parte de L’origine è intitolata Onkel Franz, ambientata subito dopo la fine della guerra nel 1945,
che tratta ancora dell’internato. Dopo la guerra thomas ritorna al collegio, ora diventato un convitto
cattolico; non c’è più Grünkrantz, il sadico direttore nazional socialista, ma c’è un prete i cui metodi
vengono assimilati dal protagonista come essenzialmente gli stessi del predecessore.

Vi è una sorta di ANTIPEDAGOGIA, un pessimismo radicale nei confronti dell’umanità, della storia, del
mondo, thomas ha la sensazione di essere stato gettato nel mondo, in balia della condizione umana e della
sua mortalità. Quella di Bernhard non è mai una predica, quanto un’invettiva o uno sfogo. Ciò che i genitori
hanno fatto è un CRIMINE, creando nuovi esseri umani e procedendo ottusamente contro di essi.
(Poi da Pag.136) introduzione del nuovo istitutore, per tutti Zio Franz, un prete cattolico molto duro che nel
1975 all’uscita del libro si sentì attaccato e citò in giudizio Thomas Bernhard. Dove prima c’era Hitler
ritratto, pendeva ora una grande croce, in quella stanza c’è un altare dove prima si inneggiava e si
insegnava il Nazionalsocialismo.

Il colore dei potenti torna a essere il nero, non più il marrone.

La città è triste, cupa e distrutta (P.140).

Da pag 160 circa, seconda aspra invettiva nei confronti di salisburgo; una condanna totale della salisburgo
del festival, della salisburgo internazionale.

La scuola: un’istituzione che serve unicamente ad annientare lo spirito. Thomas ha il più grande
disinteresse e la più grande avversione per il ginnasio

La Cantina: Fine della guerra. Negozio del sig. Podlaha, ausseiter fuggito da vienna (Si scopre in seguito,
perché omosessuale), che aveva il sogno di diventare musicista, con il quale thomas condivide il desiderio
di diventare artista; Fugge e trova riparo in questo ghetto di salisburgo. Podlaha non era solo un uomo che
pensava agli affari, era un grande passeggiatore (Come thomas col Nonno) e sin dall’inizio attira l’attenzione
di Thomas sui clienti del negozio, coi quali agisce correttamente, anche se un in maniera un po’ diretta;
thomas impara ad avere a che fare con le persone grazie a Podlaha, che diventa il secondo “Lehrer” della
vita di Thomas Bernhard. Il lavoro nella cantina è contraddistinto dalla grande capacità di osservazione, e
dall’apprendere la capacitò di stare in mezzo alla gente; Il nonno insegna il pensiero, Podlaha “Die Absolute
Realität”. Pag.72, thomas parla dei discorsi della gente che passa per il negozio: il tema principale è la
guerra, la colpa viene data alternativamente a churchill o a hitler.

La Cantina rappresente una fuga dalla dimensione scolastica e accademica verso la dimensione lavorativa.
“Ich war frei und fühlte mich frei”, l’anticamera dell’inferno era la sua via di fuga. Una volta a settimana si
doveva recare però alla scuola professionale, i cui professori però sono persone molto più pratiche e le
stesse persone che la frequentano vanno più a genio a thomas, che frequenta questa scuola volentieri.

Il lavoro nella cantina è un lavoro comunque fisico e pesante (Che lo porterà ad ammalarsi alla fine del
libro) che però svolge volentieri. Si responsabilizza e impara anche a fare il lavoro dei padroni, impara a fare
il venditore.

Il fine settimana è la morte di ogni persona, al sabato si è totalmente soli. La maggior parte della gente ha
solo la sua occupazione (P.120).

La latteratura austriaca è destinata ad essere una letteratura della CRISI, del FRAMMENTO (Musil,
Bernhard, Trakl, Kafka). Il NONNO, è da un lato un esempio da seguire, ma dall’altro thomas non vuole
diventare uno scrittore fallito come lui, che si sentiva quasi obbligato a scrivere senza mai concludere nulla.

Tornati all’epoca in cui lo scrittore sta scrivendo, negli anni 70 (1976) il quartiere in cui thomas ha lavorato
verrà abbattuto: sente ancora gli stessi odori e si immagina di vedere le stesse facce.

Riconosce un lavoratore per la strada che aveva conosciuto anni prima, vanno insieme a fare uno spuntino
e senza parlare si erano ricordati di quell’epoca in cui erano stati giovani: nessuno sa nulla dell’altro, ma
sanno solo che sono sopravvissuti.

In questo periodo avviene il recupero dell’arte e della musica. Se il violino era stata una via obbligata, il
canto diventa una scelta volontaria. In questo periodo della sua vita va VOLENTIERI a scuola e ha
recuperato il lato artistico. Trova un equilibrio tra il lavoro e lo studio; inizia a studiare canto ad alto livello,
parla di un repertorio che lo appassiona. Studia a casa di una sua maestra musicista e di suo marito
musicologo (Musikwissenschaftler).

Alla fine del capitolo, viene narrato come Thomas si ammala, dopo una brutta influenza che lo immobilizza
a letto per settimane fino a quando non lo sopporta più, e ancora febbricitante torna a lavorare,
procurandosi una grave pleurite che lo condizionerà per tutta la vita.

Il teatro di thomas bernhard, il teatro della sua vita, è un insieme di commedia e tragedia, che per lui sono
interscambiabili. Ha un teatro dell’assurdo, simile al teatro di Beckett (P.216)

IL RESPIRO: si apre con una citazione di Pascal (Mettere da parte morte, miseria e ignoranza per vivere
felici). La prima frase è già un programma, un riassunto di quello che sta per raccontare: il nonno si ammala
e sembra anche inevitabile che si ammali anche Thomas. (La tendenza di bernhard è quella di rendere
teatrale o attoriale la realtà, la verità. Nei suoi romanzi le due sfere si avvicinano così tanto che è
praticamente impossibile distinguere la verità dalla finzione e fa parte della sua visione della vita come
teatro.). Thomas ha una pleurite, contratta a causa del lavoro, caricando un camion durante una bufera di
neve. Dopo un attacco di febbre altissima, si risveglia in una corsia ospedaliera del dopoguerra, con questi
letti arrugginiti e il sovraffollamento. All’inizio non gli è chiara la causa della sua malattia, ma si rende conto
che sia qualcosa di grave. Il ricordo più vivo, delle poche cose che si ricorda, è la camera dei malati gravi: si
trova nella cosiddetta Sterbenzimmer (Trapassatoio). Il ricovero in ospedale in contemporanea col nonno
viene visto come un ulteriore legame tra i due. In questo ospedale si rende conto il giovane Thomas di
quanto la morte sia un qualcosa di così banale, è circondato da morte tutti i giorni a tutte le ore, con
continui cerimoniali dell’estrema unzione. I pazienti attaccati a dei tubi sembrano tante marionette: tutto
questo ha a che fare col teatro, ben più di quanto lui fosse disposto ad ammettere.

Dai medici non si riusciva a sapere mai quasi nulla.

Invettiva sui medici. Momento di autoriflessioni su chi racconta i fatti, sulla vita, sulla morte, sulla teatralità
dell’una e sulla banalità dell’altra. Poi, torna la malattia, queste operazioni di svuotamento dei polmoni; ciò
che gli trasmette forza sono le visite pomeridiane del nonno, che gli trasmette forza e serenità, e grazie a
ciò leggermente si riprende. Questa malattia diventerà, e thomas già ha il sospetto, che sia un grave
ostacolo alla carriera di cantante; sente i polmoni compromessi. Un giorno suo nonno salta la visita, gli
viene comunicato da sua madre che a causa di alcuni esami era rimasto a letto e che sarebbe tornato
qualche giorno dopo, come effettivamente fa e gli racconta di doversi sottoporre a una piccola operazione,
dalla quale si sarebbe presto ripreso.

Un giorno il nonno non si presenta tu e nessuno gli da motivazioni (Salta la visita il giorno del suo
compleanno), tentano di nascondergli la verità; i parenti vengono, con visite brevi e disinteressate. Circa
dieci o dodici giorni dopo l’ultima visita del nonno, thomas trova il necrologio del nonno su un giornale,
della cui morte risalente a 5/6 giorni prima, della quale nessuno lo aveva avvertito: “Ero rimasto da solo”.

Dopo la morte thomas ha una recrudescenza della malattia che colpisce altrettanto la famiglia. Il nonno
muore, come scopre il protagonista in seguito, a causa di un tumore molto più diffuso del previsto ormai
incurabile. L’io narrante si rende conto di non avere più le forze di concentrarsi e di provare a guarire, gli
manca la forza e il coraggio che gli instillava il nonno, ma il distacco da lui indica l’ingresso nella vita
ADULTA, è una sorta di rito di passaggio.

Tra l’eredità del nonno, l’unico oggetto al quale thomas sarà legato sarà la macchina da scrivere, sulla quale
il nonno scriveva i suoi testi e sulla quale thomas scrive i suoi.
Nell’ultima parte del Respiro, viene proposto a Bernhard di essere spostato in un sanatorio, la cui
esperienza verrà raccontata nell’ultimo libro, Die Kälte (Il freddo) (Ultimo anche se in seguito scriverà Ein
Kind). La malattia diventerà una costante della vita di thomas bernhard, in maniera quasi teatrale (Come
quando la mamma e la nonna pensano che egli staia simulando una malattia), la malattia è un TEMA
sempre presente in lui.

Prima del trasferimento descrive un lento miglioramento, accompagnato dalle visite della madre e inizia a
fare qualche passo, tra miglioramenti e regressi. All’interno della Sterbenzimmer, thomas riesce finalmente
ad avere il rapporto sempre desiderato con la madre, che si riavvicina (Gli legge dei libri, dei classici della
letteratura).

Viene trasferito al sanatorio: il viaggio lo sfinisce. Divide la camera con uno studente borghese di
architettura, portato lì dal reparto di medicina interna ed era un paziente pagante, a differenza di Bernhard,
non ha quindi avuto a che fare con le esperienze che ha avuto thomas, la morte e le camerate.

Si trovano all’Hotel Fötter. Bernhard inizia a temere di contrarre la tubercolosi, che alla fine contrae proprio
lì a grossgmein, che segnerà tutta la sua vita.

Via via, thomas diventa sempre più intraprendente, esce e passeggia in questo paesaggio alpino, una volta
addirittura passando il confine con la baviera (Come quando era giovane e andava da salisburgo a
traustein). Contro la paura per la tubercolosi non c’è però rimedio.

Il finale del Respiro è tranchant: thomas è malato di tubercolosi e viene spedito in un sanatorio per
tubercolotici, mentre la madre è malata.

DIE Kälte: l’ombra sul suo polmone getta un’ombra sulla sua vita, così si apre il libro.

In questo sanatorio il dominio assoluto è esercitato dal suo primario e dal suo assistente; dal grafenhof
raramente si usciva vivi, i pazienti non miglioravano ma peggioravano col tempo (E così dovrebbe fare
anche bernhard). Era un luogo in cui non si poteva osservare altro che disperazione e decadimento. Si
adatta a questa società di morituri (Episodi dello sputo, sputo come ostensione). (Tutto nel sanatorio è
incentrato sulla produzione di sputo)

In un primo momento prova una rassegnazione fatalistica, seguita da un momento di ribellione che indica
la volontà di ritorno alla vita (Dal momento che ero lì, volevo appartenere a questa comunità, quantanche
fosse terribile). Insiste sul fatto di essere un paziente comune, di non avere nessun privilegio. Per chi
appartiene al “Mondo dei sani”, la produzione e l’ostentazione dello sputo è indice della malattia e della
sua inenarrabilità.

Mentre si trova lì, thomas inizia a scrivere poesie; siccome il nonno non c’è più, egli si sente “Libero” di
scrivere, senza avere una figura a cui riferirsi e con cui confrontarsi.

La prima pubblicazione di Bernhard è circa del 1952 (Anni in cui lavora per il demokratisches volksblatt
scrivendo pezzi di cronaca e pezzi di critica musicale e teatrale); bernhard è poeticamente attratto dal ritmo
e dalla musicalità.

Condanna senza appello dell’arte che si esercita in austria: Piccolo borghese e dalla mentalità stretta, un
paese che ha la mentalità di mandare in esilio i propri artisti.

Viene introdotta la figura di Rudolf Brendle con il quale thomas intrattiene un rapporto di amicizia, un
direttore d’orchestra dal quale inizia a ricevere lezioni di italiano, che pensa possa essergli utile per
proseguire i suoi studi da cantante lirico d’opera.

Il periodo trascorso a grossmein è naturalmente un periodo deprimente, dal quale Bernhard prende
congedo; la sua esistenza è un continuo prendere congedo da persone e fatti. La madre è ormai
gravemente malata: “Anche la malattia di mia madre era da attribuire alla trascuratezza di un medico”,
come la malattia di suo nonno; continue accuse alla classe media “Il chirurgo era l’assassino di mio nonno, il
ginecologo ha assassinato mia madre”.

All’interno del testo ci sono tutte le domande di bernhard a proposito della sua origine: Da dove vengo? Chi
era mio padre? Da dove venivano coloro che mi avevano sulla coscienza?

In questo mondo così negativo ai suoi occhi, coloro che lo hanno dato al mondo hanno una COLPA e non un
merito.

“Il mio desiderio di vivere era più grande della mia inclinazione alla morte”: non vuole diventare una vittima
dei medici e non vuole entrare a far parte della comunità dei malati, guadagnandosi la freddezza dei medici
e l’astio degli altri pazienti, non si SOTTOMETTE alle regole di quel mondo, pur condividendo i ritmi con
essi; partecipa alle messe non perché sia cattolico (Educato al contrario dal nonno), ma per ascoltarne la
musica, sua passione, ascoltando la musica dell’armonium suonato dall’amico direttore d’orchestra, che
uscirà dal sanatorio prima di lui.

Il FREDDO, die Kälte, è il freddo della valle nella quale si trova il sanatorio, quest’aria di montagna fredda
che ti colpisce all’improvviso.

Guarisce, finalmente è LIBERO di andare. Ma era DAVVERO così? Dopo nove mesi, il suo soggiorno al
Grafenhof finisce (Tempo di una gestazione per altro); il problema ora è che thomas DEVE tornare a casa,
dove la madre sta morendo, a casa starebbe stretto e sarebbe indesiderato, non c’era tempo per lui.

Dopo degli esami di routine subito dopo l’uscita, gli viene diagnosticata la tubercolosi Contagiosa, in
isolamento, nello stesso ospedale in cui era gia stato ma in un reparto diverso. Gli inizia a venir effettuato lo
pneumotorace recandosi in uno speciale ambulatorio ogni settimana, e tutto va liscio fino a quando c’un
nuovo errore medico, il medico inserisce il carico d’aria due volte rovinandogli la parete del polmone.

Da fuoco alla casa paterna, per avere quel senso di estinzione.

DIRE E SCRIVERE LA VERITA.

Quello che emerge in primo piano da questi quattro capitoli della sua autobiografia è la contraddittorietà,
einerseits/anderseits.

Il mondo per thomas bernhard è cattivo, e ripaga con cattiveria solo chi si impegna per gli altri.

THOMAS BERNHARD E IL TEATRO: nel 51, dopo la parentesi del Grafenhof, riprendono o meglio iniziano i
veri studi di Bernhard (Il liceo mai concluso, il diploma di lavoro): inizia gli studi di teatro e artistici a
salisburgo, e collabora con il giornale social-democratico di salisburgo; i suoi articoli si occupano di cronaca
giudiziaria, cronaca di viaggio ma anche critica musicale. Negli anni 57/58/59 si dedicherà alla produzione
lirica, che segna l’inizio della sua carriera letteraria (Sulla terra e nell’Inferno). Da li, passerà da un genere ad
un altro.

“Der Magus des Nordens und der Idiot des Südens“

Dottor Stefano Apostolo sugli esordi teatrali di thomas bernhard: alla fine degli anni 40 e inizio dei 50c’è il
soggiorno al Grafenhof e diventa giornalista dopo (Cronaca locale e Giudiziaria) e inizia nel 55 a studiare al
Mozartheum sotto la protezione della signora dell’alta borghesia viennese che conosce negli ultimi giorni al
sanatorio.

I due testi teatrali che prenderemo in esame sono due testi della sua maturità: Elisabetta II e Heldenplatz.
La prima rappresentazione dell’elisabetta avviene nell’89, postuma alla scomparsa di Bernhard,
inizialmente non in austria per TESTAMENTO dell’autore.

Una delle caratteristiche del linguaggio generale di bernhard è la frammentarietà, le frasi brevi, senza
punteggiatura e che lasciano ampia possibilità interpretativa. L’unica indicazione che viene data all’inizio di
Elisabetta II è “Non è una commedia”, e poi “God save the Queen”. Il personaggio principale dell’Elisabetta
è monologante, Herrenstein il grande industriale, con un servitore a lui asservito Richard. Anche la signora
Zallinger è interlocutrice asservita a Herrenstein. Si svolge all’inizio in questo grande salone signorile di fine
secolo, con poche cose e alcune finestre: siamo nel centro di vienna sul Opernring al terzo piano, si sente il
rumore del traffico. Tutto si svolge in una Mattinata, dal mattino presto. Herrenstein sulla sedia a rotelle a
causa della gamba finta viene spinto da richard. Herrenstein si lamenta di vedere ogni giorno di meno, e
che ogni cosa gli fa male, non sopporta più niente. Attendono degli invitati. Quando herrenstein riprende il
discorso, non risponde e non ascolta ciò che richard ha appena detto, riprende il suo discorso come se nulla
fosse.

Invettiva contro l’umanità che fugge la morte, invettiva contro la massa di un misantropo che vuole fuggire
il mondo, invettiva contro la vecchia e ammuffita Althausse, diventata meta di moda di artisti e compositori
e scrittori: marmaglia. Si rifiuta di andarci, nonostante vienna non sia meglio.

Herrenstein non vede: ma la giornata è limpida.

Richard se ne esce e Herrenstein continua a parlare, prendendosela con la gente che gli piomba in casa, ma
da un lato è meglio così, salutarli, stringere loro la mano e poi per anni non vederli più: Ha piena
consapevolezza che queste persone vogliono solo ingraziarselo per avere la sua eredità che lui non vuole
lasciare a nessuno. “Tutta questa gente non vale nulla”, se a queste persone leviamo la loro ipocrisia, non
rimare niente, solo la loro odiosità.

La signorina Zallinger intanto prepara il tavolo per la colazione. Vede TUTTO sporco in casa, ma ha una
risonanza ulteriore riferita all’umanità e alla gente che gli sta intorno, è TUTTO SPORCO.

OGGI, c’è il funerale di Heldenwein, un grande gioielliere, e domani si potrebbe andare a Semmering, o
forse nei carpazi, chi lo sa.

Roma? Fuori discussione. Quello che era roma ora è Lisbona, che ora ha il suo fascino (A partire dagli anni
’80), le motivazioni sono paradossali: Ha notato quanti storpi ci sono a lisbona? Volti divorati dal cancro e
nasi morti, regnano le malattie: questo lo affascina.

“La disgrazia degli esseri umani è che essi vengono Messi al Mondo”: Questa parte è una tirata unica, senza
punteggiatura “E del resto siamo scemi, storpi e scemi”.

La cosa principale è andare via da vienna, che gli è diventata insopportabile. Herrenstein, e di conseguenza
bernhard, iniziano un’invettiva prima contro l’opera e poi soprattutto contro il burgtheater, definito una
Stückvernichtungsmaschine, una macchina di distruzione di Piece teatrali.

Durante la mattinata, in cui è previsto il corteo per la visita di Elisabetta II a Vienna, è prevista la visita del
Direttore Holzinger che crea scompiglio nell’organizzazione della giornata; Holzinger è probabilmente un
dipendente di Herrenstein, che scopriremo in seguito essere un magnate dell’industria delle armi.

Bad Ischl? Terribile, mortificante, chiusa come sono chiuse in casa le sue persone.

Herrenstein si chiede se non siano troppe cose per lui in quella giornata: La regina, Tutte le persone in
visita, il funerale del gioielliere e ancora la visita del direttore Holzinger. La riflessione che emerge è che le
persone hanno la tendenza e la voglia di stare insieme, mentre lui ha sempre voluto isolarsi e allontanarsi
da tutti.
Viene evocato un vicino di casa, ebreo, che è stato in inghilterra e si chiama Guggenheim e richiama la
figura di Wittgenstein. Guggenheim viene definito come il vicino Filosofo; non avrebbe dovuto tornare
dall’inghilterra, gli austriaci ODIANO gli ebrei, gli austriaci NON SONO CAMBIATI (Dal 1938).

Il funerale del gioielliere diventa una sorta di ossessione per Herrenstein: non sopporta tutta la gente che
va al funerale ma non vede l’ora ed è maniacale nella preparazione del suo abito (Come quando nella
biografia Bernhard raccontava della nonna con la quale andava ai funerali).

Alla fine della prima Scena (Tutto diviso in SCENE E NON ATTI), c’ la ridicolizzazione del pensiero filosofico,
con Herrenstein che parla di filosofia e filosofi (Schopenhauer, Nietzsche, Voltaire…) masticando una
banana e parlando a bocca piena.

La seconda scena è uguale alla prima, ma è passato un po di tempo: il buffet è pronto ed è il momento delle
pastiglie, che herrenstein butta giù controvoglia.

Herrenstein vuole sbrigare in fretta la questione del funerale, ordina a richard di spingerlo subito dietro la
famiglia di Heldwein per fare le condoglianze e scappare il più velocemente possibile, essendo la qualitò
della gente che probabilmente verrà poco sopportabile al protagonista.

Contraddizione continua: Ricevo o non ricevo il direttore Holzinger? Faccio finta di non esserci o meno?

Invettiva addirittura contro alcuni giorni della settimana: come nell’autobiografia, odio totale per i sabati
ma soprattutto per le domeniche; di domenica non v’è nulla di naturale, è tutto artificioso.

La curiosità viennese è la più fastidiosa del mondo.

Arriva l’amico d’infanzia Guggenheim, che spesso viene a trovare il suo amico. Herrenstein pensa di
invitarlo in villeggiatura con lui. Guggenheim è un personaggio meno passivo rispetto ai due governanti che
si limitano sempre a “Ja, Ja Wohl, Selbstverständlich…”. Althaussee continua a essere la meta meno ambita
dal protagonista che continua a dire cose orrende su quel posto (Nazinest).

Si viene a sapere dalle chiacchiere di Herrenstein che richard ha minacciato di lasciarlo: Herrenstein ha però
BISOGNO di lui (Viene sottolineata la reciprocità servo padrone), ma nonostante l’aumento di stipendio
Richard non sembrava entusiasmato;

i personaggi che compaiono in scena, gli invitati, sono pure comparse, non hanno un ruolo definito e
neanche grosse battute, sono spettatori passivi.

Purtroppo andiamo SEMPRE A FINIRE DOVE NON VOGLIAMO (Odio il semmering eppure ci vado).

Si apre anche con Richard: “Se mi piantasse in asso, non camperò più a lungo dopotutto”.

Nuovamente la dialettica servo-padrone, tale uno, tale l’altro (“Questo dell’america è solo un ricatto, del
resto ha imparato da me).

La signora zallinger inciampa con dei bicchieri pieni, rovesciando del vino (Stupida oca. È un factotum, con
un fattore di affidabilità molto limitato).

TERZA SCENA, climax della commedia, dopo che la situazione è gradualmente degenerata, gli ospiti ridono
in disparte e Herrenstein guarda il nulla, guarda senza vedere.

All’arrivo della contessa gudenus finalmente herrenstein ha un’interlocutre.

Fase concitata, ultime invettive, arriva la regina e gli invitati si accalcano sul balcone: il balcone crolla e
muoiono tutti, rimangono solo Richard e Herrenstein, in maniera così inattesa e Tranchant, un finale
repentino e rovinoso.
HELDENPLATZ è invece l’ultima opera di thomas bernhard, l’ultima che verrà rappresentata al Burgtheater,
scritta nel 1988 in occasione del cinquantennale dell’Anschluss, nel quale dopo l’ingresso dei nazisti a
vienna, hitler parla alla folla affacciandosi dalla Neue Hofburg che si affaccia sul Piazzale degli eroi, la
Heldenplatz. Anche qua vienna è descritta come una città mortale, fatale, che però concede talvolta alcuni
momenti di felicità. L’opera è divisa in tre scene: la prima e la terza all’interno dell’Appartamento del dottor
Schuster (Fratello del protagonista che non sarà mai in scena, che è appena deceduto, le cui parole
verranno riportate in tutta l’opera) e la terza all’aperto, all’interno del Volksgarten.

È il marzo 1988, Dopo il funerale.

I primi due personaggi in scena sono Frau Zittel, la governante, e Herta, che stanno sistemando la casa del
defunto professor Schuster, che dopo aver deciso di vendere l’alloggio e ritrasferirsi a oxford si suicida.
Tutto ciò che si dirà nella prima scena saranno cose dette da frau zittel o cose riportate che aveva detto il
professore. È dominata da questo desiderio di andare via da vienna, dove il nazismo non è mai arrivato e
dove hitler non è mai stato.

“Es gibt so viele die nie geboren werden hätten dürfen“: Ce ne sono molti che non avrebbero dovuto essere
mai nati, come la moglie del professore, che ci appare come una figura tirannica alla stregua di Herrenstein.

Episodio della camicia con Frau Zittel emblematico per capire il dispotismo di Schuster, che si definisce
Genauigkeitfanatiker, un fanatico dell’esattezza. La moglie di Schuster tutto il giorno sente le grida della
folla che osanna Hitler in Piazza degli eroi 50 anni prima.

È FRAU ZITTEL la vera interlocutrice del prof. Schuster, è come se lei fosse un Alter Ego.

Vivere a vienna è una cosa disumana: doveva andare via, in inghilterra, a causa della malattia mentale della
moglie, che continuava a sentire le grida di Heldenplatz-

Nella seconda scena andiamo all’aperto, nel volksgarten, a mezzogiorno, con gli alberi primaverili ancora
spogli, troviamo anna, olga e il fratello, Robert Schuster. Sullo sfondo si vede il Burgtheater.

La situazione nell’88 a vienna è pericolosa e paurosa, “Ci sono più nazisti che nel ‘38” (Anna), che attendono
di poter agire contro di loro: un antisemitismo galoppante; in austria devi essere obbligatoriamente o
cattolico o nazionalsocialista.

È chiaro che il professore si sia gettato dalla finestra per l’antisemitismo della città, per la follia della moglie
che sente le voce: Gli ebrei stessi si sono rassegnati a subire l’antisemitismo degli austriaci

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