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biblioteca
rimasta dele secondo
scoprendo il luogo
libro della dove è custodito
Poetica il manoscritto
di Aristotele ), che trattafatale
Aristotele), della (l'ultima
commedia copia
e
riso.. Alla fine, l'assassino (il vecchio Jorge) divora le pagine avvelenate del
del riso
testo in modo che più nessuno possa leggerle. Nel tentativo di fermarlo, Guglielmo
e Adso generano un incendio che nessuno riuscirà a fermare e che divorerà l’intera
abbazia. Adso e il suo maestro partiranno infine da quelle macerie, in cui il giovane
tornerà anni dopo, trovando la solitudine più totale, in quello stesso luogo che era
stato teatro di omicidi e intrighi, veleni e scoperte.
Il punto centrale del romanzo sta nel fatto che se è ppossibile
ossibile ridere di tutto - come
affermato nella Poetica di Aristotele - è possibile ridere di Dio, contrapponendo al
dogmatismo la ragione umana e portando al relativismo e alla caduta della religione
(un tema classico dalla rivoluzione francese in poi). Il relativismo insegna che il
bene e il male sono difficilmente riconducibili a verità assolute, in quanto troppo
spesso celati in contesti apparentemente opposti. In altre parole, il bene si può
nascondere anche in una realtà del tutto intesa al male e viceversa. Jorge, infatti, è
lucidissimo nel suo proposito di salvare l'umanità dalla pericolosa riscoperta del
libro di Aristotele ("possiamo ridere di Dio? Il mondo precipiterebbe nel caos" ); ); egli
ne intuisce il pericolo ed è lui a provocare la catena di omicidi per impedire la
conoscenza del messaggio proibito. Ma proprio l'eccessivo amor di Dio e della sua
verità lo porta a compiere un'opera diabolica.
In tema di citazioni e ammiccamenti
ammiccamenti più o meno nascosti (di cui il romanzo è
disseminato dall'inizio alla fine) è abbastanza palese che tanto il nome di questo
personaggio (Jorge da Burgos), quanto il trinomio cecità/biblioteca/labirinto a lui
collegato, costituiscano un'allusione allo scrittore argentino Jorge Luis Borges.
Borges.
Una curiosità legata al titolo del romanzo, è (parzialmente) svelata alla fine del libro,
dove l'ormai vecchio narratore Adso da Melk conclude il suo racconto con
un'espressione latina:"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus " (la rosa
primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici nomi). Si tratta di un
messaggio che - come prima detto - porta a riflettere affinché non si presuma di
essere depositari della verità, in quanto questa sarà sempre contestabile se non
addirittura risibile. Ma vi traspare anche il senso che l'esperienza, dopo che è stata
Protagonisti
▪ Adso da Melk (voce narrante), novizio benedettino al seguito di Guglielmo.
▪ Baskerville, francescano, già inquisitore,
Guglielmo da Baskerville, inquisitore, in visita presso il monastero
dove si svolge la vicenda.
Monaci dell'Abbazia
▪ Abbone, abate del monastero; è l'unico, insieme al bibliotecario e al suo aiutante, a
conoscere i segreti della biblioteca.
biblioteca.
▪ Otranto,, miniatore ucciso nel primo delitto.
Adelmo da Otranto
▪ Alinardo da Grottaferrata,
Grottaferrata, il più anziano dei monaci e per il suo comportamento
considerato da tutti un pazzo ma si rivela utile alla risoluzione della vicenda.
▪ Aymaro da Alessandria,
Alessandria, trascrittore italiano.
▪ Bencio da Uppsala
Uppsala,, giovane scandinavo trascrittore di testi di retorica e nuovo
aiuto-bibliotecario.
▪ Arundel,, aiuto bibliotecario dell'abbazia.
Berengario da Arundel
▪ Jorge da Burgos,
Burgos, anziano cieco, profondo conoscitore dei segreti del monastero e
in passato bibliotecario. È il responsabile della catena di omicidi.
▪
Malachia da Hildesheim,
Hildesheim, bibliotecario.
▪ Nicola da Morimondo,
Morimondo, vetraio.
▪ Remigio da Varagine
Varagine,, cellario ex-dolciniano
ex-dolciniano..
▪ Salvatore, ex-eretico
ex-eretico dolciniano, amico di Remigio; parla una lingua mista di latino e
volgare.
volgare.
▪ Severino da Sant'Emmerano,
Sant'Emmerano, erborista.
erborista.
▪ Casale,, francescano
Ubertino da Casale francescano spirituale
spirituale..
▪ Venanzio da Salvemec,
Salvemec, traduttore dal greco e dall'arabo
dall'arabo,, conoscitore dell'antica
Grecia e devoto di Aristotele.
Aristotele.
Personaggi minori
▪ Magnus da Iona,
Iona, trascrittore.
▪ Patrizio da Clonmacnois,
Clonmacnois, trascrittore.
▪ Rabano da Toledo,
Toledo, trascrittore.
▪ Waldo da Hereford,
Hereford, trascrittore.
▪ Contadina del villaggio, il cui nome è taciuto; è l'unica donna con la quale Adso
prova l'esperienza sessuale.
Delegazione pontificia
▪
Bernardo Gui , inquisitore dell'ordine
dell'ordine domenicano.
domenicano.
▪ Poggetto, cardinale a capo della delegazione pontificia.
Bertrando del Poggetto, pontificia.
Delegazione imperiale (minoriti)
▪ Berengario Talloni.
▪ Michele da Cesena,
Cesena, generale dell'ordine
dell'ordine dei frati minori e capo della delegazione
imperiale.
Interpretazione dei personaggi [modifica]
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I personaggi, anche quelli minori, si offrono ad una doppia (alle volte tripla) lettura;
alcuni sono di fantasia e altri realmente esistiti.
Fra' Guglielmo, oltre ad un medievale Sherlock Holmes,
Holmes, ricorda anche in maniera
Occam,, maestro del metodo
palese il filosofo francescano inglese Guglielmo di Occam
deduttivo;; peraltro, nelle citazioni l'autore inventa una fittizia discendenza
deduttivo
discepolare di fra' Guglielmo da Ruggero Bacone,
Bacone, anch'egli filosofo d'Oltremanica
tardo-medievale. Infine, il paese di provenienza di Guglielmo si richiama a Il
mastino dei Baskerville di Conan DoyleDoyle,, autore dello stesso Sherlock Holmes. Allo
stesso modo Adso ricorda Watson, il non meno celebre aiutante di Holmes, ed
entrambi sono narratori in prima persona dei fatti.
Alcuni epiteti di Jorge da Burgos sono direttamente tratti dagli strali lanciati dal
doctor mellifluus Bernardo di Chiaravalle contro l'origine diabolica del riso. Il
personaggio, peraltro, appare una riuscita caricatura di Jorge Luis Borges
Borges:: ciò non
soltanto per la comune cecità e per
p er l'evidente assonanza dei nomi, ma anche per la
diretta discendenza borgesiana dell'immagine della biblioteca come specchio del
mondo e persino della planimetria poligonale con cui la biblioteca dell'abbazia è
disegnata (cfr. La biblioteca di Babele).
Babele).
L'ex dolciniano Salvatore - ed il suo grido "Penitenziagite!", con cui accoglie i nuovi
venuti all'abbazia - ci riporta alle lotte intestine della chiesa medievale, alle volte
anche sanguinose, tra i vescovi cattolici e il movimento degli spirituali, portato
avanti dai seguaci di fra' Dolcino da Novara.
Novara.
Altri sono personaggi storicamente vissuti come il domenicano Bernardo Gui,
Gui,
giorno (ore canoniche nel romanzo di Eco) è un prestito dal celeberrimo romanzo
Ulisse di James Joyce
Joyce..
Per ambientare il suo romanzo, Eco si è ispirato alla Sacra di San Michele,
Michele, abbazia
benedettina monumento simbolo del Piemonte.
Piemonte.[5][6]
Titolo [modifica
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Il titolo provvisorio del libro, durante la stesura, era L'abbazia del delitto , poi Eco
aveva pensato anche al titolo Adso da Melk (ma poi considerò che nella letteratura
italiana - a differenza di quella inglese - i libri aventi per titolo il nome del
protagonista non hanno mai avuto fortuna), per approdare infine al titolo Il nome
della Rosa tratto dal motto nominalista che chiude il romanzo: stat rosa pristina
nomine, nomina nuda tenemus ("La rosa primigenia [ormai] esiste [soltanto] in
quanto nome: noi possediamo nudi nomi" - nel senso che, come sostenuto dai
nominalisti, non possiamo cogliere l'essenza delle cose - diversamente da quanto
sostenuto da Aristotele e dalla dottrina cattolica di san Tommaso d'Aquino d'Aquino).
).
Il titolo inoltre rimanda implicitamente ad alcuni dei temi centrali dell'opera: la frase
stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus ricorda anche il fatto che di tutte le
cose alla fine non resta che un puro nome, un segno, un ricordo. Così è per la
biblioteca e i suoi libri distrutti dal fuoco, ad esempio, e per tutto un mondo, quello
conosciuto dal giovane Adso, destinato a scomparire nel tempo. Ma in realtà tutta
la vicenda narrata è un continuo ricercare segni, "libri che parlano di altri libri",
come suggerisce lo stesso Eco nelle "Postille al Nome della Rosa" [7], le parole e i
"nomi" attorno cui ruota tutto il complesso di indagini, lotte, rapporti di forza, conflitti
▪ Naturalmente un manoscritto
▪ Prologo
▪ Primo giorno
prima. dove si arriva ai piedi dell'abbazia e Guglielmo dà prova di grande acume
terza. dove Guglielmo ha una istruttiva conversazione con l'Abate
sesta. dove Adso ammira il portale della chiesa e Guglielmo ritrova Ubertino da
Casale
verso nona. dove Guglielmo ha un dialogo dottissimo con Severino erborista
dopo nona. dove si visita lo scriptorium e si conoscono molti studiosi, copisti e
rubricatori nonché un vegliardo cieco che attende l'Anticristo
vespri. dove si visita il resto dell'abbazia, Guglielmo trae alcune conclusioni sulla
morte di Adelmo, si parla col fratello vetraio di vetri per leggere e di fantasmi per chi
vuol leggere troppo
compieta. dove Guglielmo e Adso godono della lieta ospitalità dell'Abate e della
corrucciata conversazione di Jorge
▪ Secondo giorno
mattutino. dove poche ore di mistica felicità sono interrotte da un sanguinosissim
sanguinosissimoo
evento
prima. dove Bencio da Upsala confida alcune cose, altre ne confida Berengario da
Arundel e Adso apprende cosa sia la vera penitenza
terza. dove si assiste a una rissa
r issa tra persone volgari, Aymaro da Alessandria fa
alcune allusioni e Adso medita sulla santità e sullo sterco del demonio. Poi
Guglielmo e Adso tornano nello scriptorium, Guglielmo vede qualcosa
d'interessante, ha una terza conversazione sulla liceità del riso, ma in definitiva non
può guardare dove vorrebbe
sesta. dove
edificanti Bencio
sulla fa una strano racconto da cui si apprendono cose poco
vita dell'abbazia
nona. dove l'Abate si mostra fiero delle ricchezze della sua abbazia e timoroso
degli eretici, e alla fine Adso dubita di aver fatto male ad andare per il mondo
dopo vespri. dove, malgrado il capitolo sia breve, il vegliardo Alinardo dice cose
assai interessanti sul labirinto e sul modo di entrarvi
compieta. dove si entra nell'Edificio, si scopre un visitatore misterioso, si trova un
messaggio
che poi saràsegreto conper
ricercato segni
moltidaaltri
negromante,
capitoli, néeultima
scompare, appenaètrovato,
vicissitudine un libro
il furto delle
preziose lenti di Guglielmo
notte. dove si penetra finalmente nel labirinto, si hanno strane visioni e, come
accade nei labirinti, ci si perde
▪ Terzo giorno
da laudi a prima. dove si trova un panno sporco di sangue nella cella di Berengario
scomparso, ed è tutto
terza. dove Adso nello scriptorium riflette sulla storia del suo ordineo rdine e sul destino
dei libri
sesta. dove Adso riceve le confidenze di Salvatore, che non si possono riassumere
in poche parole, ma che gli ispirano molte preoccupate meditazioni
nona. dove Guglielmo parla ad Adso del gran fiume ereticale, della funzione dei
semplici nella chiesa, dei suoi dubbi sulla conoscibilità delle leggi generali, e quasi
per inciso racconta come ha decifrato i segni negromantici lasciati da Venanzio
vespri. dove si parla ancora con l'Abate,Guglielmo ha alcune idee mirabolanti per
decifrare l'enigma del labirinto, e ci riesce
r iesce nel modo più ragionevole. Poi si mangia il
casio in pastelletto
dopo compieta. dove Ubertino racconta ad Adso la storia di fra' Dolcino, altre storie
Adso rievoca o legge in biblioteca per conto suo, e poi gli accade di avere un
incontro con una fanciulla bella e terribile come un esercito schierato a battaglia
notte. dove Adso sconvolto si confessa con Guglielmo e medita sulla funzione della
donna nel piano della creazione, poi però scopre il cadavere di un uomo
▪ Quarto giorno
laudi. dove Guglielmo e Severino esaminano il cadavere di Berengario, scoprono
che ha la lingua nera, cosa singolare per un annegato.poi discutono di veleni
dolorosissimi e di un furto remoto
prima. dove Guglielmo induce prima Salvatore e poi il cellario a confessare il loro
passato, Severino ritrova le lenti rubate, Nicola porta quelle nuove e Guglielmo con
sei occhi va a decifrare il manoscritto di Venanzio
terza. dove Adso si dibatte nei pentimenti d'amore, poi arriva Guglielmo col testo di
Venanzio, che continua a rimanere indecifrabile anche dopo esser stato decifrato
sesta. dove Adso va a cercar tartufi e trova i minoriti in arrivo, questi colloquiano a
lungo con Guglielmo e Ubertino e si apprendono cose molto tristi su Giovanni XXII
nona. dove arrivano il cardinale del Poggetto, Bernardo Gui e gli altri uomini di
Avignone, e poi ciascuno fa cose diverse
vespri. dove Alinardo sembra dare informazioni preziose e Guglielmo rivela il suo
metodo per arrivare a una verità probabile attraverso una serie di sicuri errori
compieta. dove Salvatore parla di una magìa portentosa
dopo compieta. dove si visita di nuovo il labirinto, si arriva alla soglia del finis
Africae ma non ci si può entrare perché non si sa cosa siano il primo e il settimo dei
quattro, e infine Adso ha una ricaduta, peraltro assai dotta, nella sua malattia
d'amore
notte. dove Salvatore si fa miseramente scoprire da Bernardo Gui, la ragazza
amata da Adso viene presa come strega e tutti vanno a letto più infelici e
preoccupati di prima
▪ Quinto giorno
prima. dove ha luogo una fraterna discussione sulla povertà di Gesù
terza. dove Severino parla a Guglielmo di uno strano libro e Guglielmo parla ai
legati di una strana concezione del governo temporale
sesta. dove si trova Severino assassinato e non si trova più il libro che lui aveva
trovato
nona. dove si amministra la giustizia e si ha la imbarazzante impressione che tutti
abbiano torto
vespri. dove Ubertino si da alla fuga, Bencio incomincia a osservare le leggi e
Guglielmo fa alcune riflessioni sui vari tipi di lussuria incontrati quel giorno
compieta. dove si ascolta un sermone sulla venuta dell'Anticristo e Adso scopre il
potere dei nomi propri
▪ Sesto giorno
mattutino. dove i principi sederunt, e Malachia stramazza al suolo
laudi. dove viene eletto un nuovo cellario ma non un nuovo bibliotecario
prima. dove Nicola racconta tante cose, mentre si visita la cripta del tesoro
terza. dove Adso, ascoltando il "Dies irae", ha un sogno o visione che dir si voglia
dopo terza. dove Guglielmo spiega ad Adso il suo sogno
sesta.misterioso
libro dove si ricostruisce la storia dei bibliotecari e si ha qualche notizia in più sul
nona. dove l'Abate si rifiuta di ascoltare Guglielmo, parla del linguaggio delle
gemme e manifesta il desiderio che non si indaghi più su quelle tristi vicende
tra vespro e compieta. dove in breve si racconta di lunghe ore di smarrimento
dopo compieta. dove, quasi per caso, Guglielmo scopre il segreto per entrare nel
finis Africae
▪ Settimo giorno
notte. dove, a riassumere le rivelazioni prodigiose di cui qui si parla, il titolo
dovrebbe essere lungo quanto il capitolo, il che è contrario alte consuetudini
notte. dove avviene l'ecpirosi e a causa della troppa virtù prevalgono le forze
dell'inferno
Ultimo folio
LETTURA STRUTTURALE
← Il racconto si svolge in un'abbazia benedettina di cui non è noto il nome, gli unici dati
che conosciamo ci dicono che si trova sulla dorsale appenninica dell'Italia
settentrionale non lontano dal mare.
←
← I fatti narrati hanno inizio una mattina di fine novembre nell'anno 1327 e hanno la
durata di sette giorni; ciascuna giornata è a sua volta suddivisa secondo le ore
liturgiche.
←
dell'abbazia. Essa si trovava sopra un monte ed era circondata da una cinta di mura,
dell'abbazia.
l'unico varco era un portale da cui partiva un viale, alla sua sinistra si estendeva una
vast
va staa zona
zona di orti
orti e il giar
giardi
dino
no bota
botani
nico
co,, in
into
torn
rnoo ai baln
balnea
ea,, al
all'l'os
ospe
peda
dale
le e
all'erboristeria. Sul fondo si ergeva l'Edificio, di forma quadrangolare con quattro
torrioni eptagonali. Al centro si trovava la Chiesa alla cui destra si estendevano
alcune costruzioni che le stavano a ridosso: la casa dell'abate, il dormitorio e la casa
dei pellegrini. Sul lato destro, al di là di una vasta spianata c'erano una serie di
quartieri colonici, stalle, mulini, frantoi, granai e cantine. L'intero complesso era
orientato secondo precisi dettami architettonici.
Un ambiente interno descritto con precisione è lo scriptorium: questo occupava
l'in
l'inte
tero
ro seco
second
ndoo pian
pianoo dell
dell'E
'Edi
dififici
cio.
o. Le volt
volte,
e, sost
sosten
enut
utee da rorobu
buststii pila
pilast
stri,
ri,
racchiudevano uno spazio soffuso di bellissima luce che entrava da tre enormi
finestre per ogni lato maggiore, venticinque minori e otto alte e strette che si
aprivano sul pozzo interno. L'abbondanza di finestre faceva sì che ci fosse una luce
continua e diffusa che attraverso vetrate non colorate manteneva la sua purezza. I
posti più luminosi erano riservati agli antiquari, ai rubricatori e ai copisti. In tutto
c'erano quaranta tavoli, ognuno con tutto l'occorrente per miniare e copiare: corni da
inchiostro, penne fini, pietra pomice, regoli per tracciare linee e un leggio.
Un'altra descrizione
descrizione importante è quella che riguarda lo scenario che appare ad Adso
quando questi torna sul luogo dove sorgeva l'abbazia: delle grandi e magnifiche
costruzioni che adornavano quel luogo erano rimaste sparse rovine. L'edera aveva
ricoperto i brandelli di muro e le colonne; erbe selvatiche invadevano il terreno. Del
portale della Chiesa erano rimaste solo poche vestigia corrose di muffa, il timpano
era rotto a metà. L'Edificio sembrava stare ancora in piedi, ma al suo interno ogni
cosa era distrutta, il tetto era aperto da grandi squarci. Tutto ciò che non era verde
di muschio era ancora nero dal fumo di tanti anni prima.
2 PERSONAGGI
▪
▪
Guglielmo da Baskerville
Baskervill e è un uomo alto e magro; ha occhi acuti e penetranti con
sopracciglia folte e bionde, naso affilato e viso allungato e coperto di lentiggini. Ha
circa cinquanta anni, ma nonostante questo si muove con inesauribile agilità Di tanto
in tanto passa svariate ore disteso in cella con un’espressione assente negli occhi,
tanto da sembrare sotto l'effetto di qualche droga. Egli appartiene all'ordine dei
francescani e ,dopo essere stato per molti anni inquisitore è stato inviato
dall'imperatore a fare da mediatore fra il Papato, l'Impero e l'ordine francescano.
Come tutti gli intellettuali dell'epoca è in possesso di un sapere enciclopedico, è
quindi dotto e sapiente e ciò gli conferisce la facoltà di affrontare ogni situazione con
la giusta sagacità e prontezza nell'agire, a cui unisce un grande spirito d'osservazione
e un eccellente acume intellettuale, come dimostra nel ricostruire il labirinto della
biblioteca da fuori. Fra i personaggi dell'epoca ammira soprattutto Guglielmo
d'Occam e Ruggero Bacone, da quest'ultimo trae un interessamento alla tecnologia e
alle nuove scoperte che insieme a curiosità e desiderio di imparare sempre qualcosa
di nuovo formano un carattere dinamico, insolito per la staticità mentale del
Medioevo. Dal punto di vista simbolico Guglielmo rappresenta la voglia di conoscere e
la razionalità.
▪
▪ Adso da Melk, di origini tedesche, è la voce narrante della storia. Durante gli
avvenimenti è ancora un giovane ma li racconta quando ha ormai raggiunto un'età
avanzata. Egli è un novizio benedettino ed è stato affidato a Guglielmo per avere un
maestro che lo istruisca. È molto giovane e per questo ancora ingenuo e inesperto,
ma allo stesso tempo voglioso di apprendere dal suo maestro che ammira
profondamente e di cui si fida, tanto da farne il suo confessore. Nei sette giorni della
vicenda egli matura molto e cresce sia dal punto di vista spirituale che intellettuale,
chiarendosi le idee su molti dei fenomeni del tempo, fra cui le eresie e la corruzione
della Chiesa. Ma la sua ingenuità lo porta a un momento di debolezza in cui cade nel
peccato carnale con una ragazza, questo episodio lo tormenta a lungo e anche da
anziano lo ricorda molto bene continuando a esserne sconvolto. Adso rappresenta
l'inesperienza e attraverso le sue domande dà indicazioni ai lettori meno colti.Jorge
da Burgos, come già Guglielmo, è descritto con precisione nel testo; è il più vecchio
dei monaci eccetto Alinardo, è cieco ma si muove e parla come se avesse il bene
della vista. Il peso degli anni lo ha reso curvo e gli ha reso bianchi i capelli e il viso;
tuttavia la sua voce è ancora maestosa. Spesso appare improvvisamente, come se
vedesse bene; passa molto tempo nello scriptorium dispensando consigli ai monaci, i
quali lo stimano molto e sovente si rivolgono a lui. Col passare degli anni ha acquisito
influenza come
Malachia ed importanza nell'abbazia,
bibliotecario fu luiper
manovrandoli a far eleggereanni.
quaranta Abbone
Jorgecome abateileriso e
disprezza
gli esseri umani che ridono perché' essi si prendono beffe della divinità e si
allontanano dalla realtà. Per questo s'impone di tenere segreto il II libro della poetica
di Aristotele che giustifica e apprezza il riso; egli causa molti dei delitti che
sconvolgono l'abbazia, cospargendo le pagine di quel testo con un potente veleno. Di
questo personaggio appare un giudizio estremamente negativo in quanto
rappresenta una religiosità irrazionale e dogmatica.Abbone è abate dell'ordine
benedettino; si occupa di guidare sia spiritualmente sia materialmente la vita
all'interno dell'abbazia ed è lui a concedere la possibilità di consultare i libri della
biblioteca. Ma a volte non riesce a tenere in pugno la situazione tanto che chiede
aiuto a Guglielmo per scoprire il motivo delle morti misteriose; per tanti anni segue la
volontà di Jorge e quando tenta di ribellarsi viene ucciso da questo che lo rinchiude
in un passaggio segreto. Abbone possiede una cultura molto ampia e prova piacere a
darne sfoggio come risulta chiaro quando parla delle pietre preziose; apprezza le
ricchezze materiali e aspira all'ammirazione di tutti verso la "sua" abbazia, è inoltre
una persona conservatrice che non ama le novità. Abbone è simbolo dell'amore per i
beni materiali.Bernardo Gui è un frate domenicano impegnato come inquisitore. Ha
circa sessanta anni, è esile ma diritto e ha due occhi grigi e freddi che colpiscono
Adso. È una persona intelligente e acuta, ma non ricerca la vera giustizia bensì vuol
trovare dei colpevoli per rafforzare la potenza della sua carica.Malachia da
Hildesheim è bibliotecario dell'abbazia, l'unico che ha accesso in queste stanze e
conosce i vari passaggi segreti. È alto e magro, con membra grandi e sgraziate, ha
occhi intensi e volto pallido e avvolto nelle vesti nere col cappuccio alzato incute
inquietudine. Sembra melanconico, severo e pensoso ma in realtà è molto semplice;
successivamente Adso capisce che è manovrato da Jorge, il quale involontariamente
causa la sua morte.Salvatore è un monaco ma assomiglia più a un vagabondo per la
sua tonaca sporca e lacera. Ha la testa rasata e sopracciglia dense e incolte, gli occhi
sono rotondi con piccole pupille e la bocca ampia e sgraziata contiene denti neri e
aguzzi. È di origini semplici e ha un passato doloroso e irregolare, avendo girovagato
per tutta l'Italia fino a unirsi alle bande di fra Dolcino. È quindi un uomo ignorante e
rozzo senza un compito all'interno dell'abbazia, procura ragazze al cellario e per
questo viene catturato da Bernardo Gui.Remigio è il cellario dell'abbazia, cioè colui
che si occupa
aspetto volgaredell'amministrazione
ma gioviale, canutoeedell'approvvigionamento.
piccolo ma ancora robusto È un uomo pingue
e veloce. La sua e di
religiosità non è molto forte, infatti aveva aderito a un movimento eretico e
commette peccati di lussuria, per questo è processato e condannato da Gui.Severino
da Sant'Emmerano è il padre erborista, che si occupa dei balnea, dell'ospedale e
degli orti. Ha raccolto molte erbe e piante medicinali e fornisce a Malachia sostanze
che provocano visioni, la sua cultura nel campo dell’erboristeria è molto ampia. Cerca
sempre di aiutare Guglielmo e infatti è l'unico che trovato il libro non lo apre
immediatamente ma avverte i protagonisti.Nicola da Morimondo è il maestro vetraio
dell'abbazia e si occupa delle fucine, è molto utile a Guglielmo nel ricostruirgli le sue
lenti, è una persona affidabile e infatti viene nominato cellario dopo la cattura di
Remigio.Alinardo da Grottaferrata è il più vecchio dei monaci. Trascorre gran parte
delle
pazzo,sue
magiornate
in veritàtra le pianteun’ottima
conserva e in Chiesa e vieneedconsiderato
memoria da tutti uno
è utile a Guglielmo per sciocco
il
ritrovamento del passaggio che porta alla biblioteca.Ubertino da Casale era un frate
francescano spirituale che si era trovato in contrasto col Papa riguardo a questioni
sulla povertà del clero e per questo e stato accolto dai benedettini. All'arrivo della
delegazione papale è costretto a fuggire. È un vecchio dal volto liscio, la testa senza
capelli, grandi occhi celesti, pelle candida e bocca sottile tanto da sembrare un
fanciulla avvizzita.Bencio da Upsala è un giovane monaco scandinavo, studia retorica,
in lui si agitano fremiti d'indipendenza e accetta con faticai vincoli riguardanti la
biblioteca. Inizialmente aiuta Guglielmo nell'indagine rivelandogli la relazione tra
Berengario e Adelmo ma successivamente, venendogli offerto il posto di aiuto
bibliotecario, ha un atteggiamento di chiusura nei confronti del francescano.
Berengario da Arundel è l'aiuto bibliotecario, è giovane, dal volto pallido e dal corpo
bianco e molle. Soffre di convulsioni e spesso la notte fa bagni tiepidi.
Successivamente Guglielmo scopre che ha commesso un peccato carnale con Adelmo
e ha usato la possibilità di accedere alla biblioteca per procurarsi merce di scambi, ciò
gli costa la vita quando decide di leggere lui stesso il misterioso libro.Venanzio da
Selvemec è un traduttore dal greco e dall'arabo, che apprezza molto Aristotele. Viene
trovato ucciso la mattina del secondo giorno in un orcio pieno di sangue suino.
▪ Tutti i personaggi sono per lo più statici. Ognuno ha infatti una precisa funzione
all'interno del romanzo e mantiene intatte le proprie idee senza introdurvi
cambiamenti. Tutti infatti, da Jorge ad Abbone, sono convinti di possedere l'unica
verità.
▪
▪ IL NARRATORE E IL NARRATARIO
▪
▪
▪
Il("lascio
narratario è esterno
questi alla storia
fogli a quelli in quanto Adso si rivolge alle generazioni future
che verranno").
▪
▪ Si può rilevare uno sdoppiamento nel narratore: l'Adso agens che vive l'esperienza e
l'Adso scrittore che la trascrive: solo quest'ultimo è onnisciente in quanto conosce già
l'esito dell'indagine e dell'incontro delle delegazioni e comprende comportamenti e
azioni che l'Adso giovane non si spiegava.
▪
▪ Il narratore conosce più fatti e pensieri degli altri personaggi in quanto narra gli
avvenimenti quando sono terminati.
▪
▪
▪ LA CATENA CRONOLOGICA
▪
▪ Gli avvenimenti non sono narrati nell'ordine fabula in quanto l'intera catena di omicidi
è ricostruita solo al termine della vicenda così come nel corso del romanzo appaiono
nuovi elementi sul passato di alcuni monaci (Jorge, Remigio, Salvatore...).
▪
▪ Il punto culminante della vicenda è individuabile nella sera del sesto giorno in cui
Guglielmo è ad un passo dal risolvere il mistero; nonostante l'abate gli abbia tolto
l'incarico di investigare, Guglielmo con Adso penetra in biblioteca e riesce a dare la
soluzione dell'enigma che consente loro di entrare nel Finis Africae.
▪
▪ STILE
▪
▪ La varietà di linguaggio più usata è quella formale. Quando però il narratore riporta
discorsi diretti è presente un linguaggio che cambia a seconda della cultura e del
grado di istruzione di chi parla; esso va da quello colto di Abbone a quello gergale di
Salvatore.
▪
▪ Nel testo sono presenti arcaismi, termini insoliti, frasi interamente in latino e anche
nel dialetto tedesco parlato da Adso. Spesso c'è una forte presenza di aggettivazione.
Sono presenti alcune parole chiave che ricorrono spesso nel testo : libro , riso , Finis
Africae , eresie e biblioteca.
▪
▪
Spesso nel testo
ogni elemento si trova
viene il linguaggio
evidenziato figurato,allegorico,
il significato soprattutto
ciònelle
non descrizioni
stupisce in in cui di
quanto
nel Medioevo ogni cosa era costruita secondo significati religiosi e simbolici e ogni
▪ L'autore adatta il tono al contenuto del romanzo e poiché vengono narrate morti,
raggiri e lotte il tono predominante è drammatico e referenziale. Solo a volte esso
diviene ironico quando sottolinea situazioni paradossali, ad esempio quando
Guglielmo dice di aver visto il cranio di Giovanni Battista all'età di 12 anni.
▪
LETTURA SOCIOLOGICA
1 IL TEMA O I TEMI
▪
▪
assoluta a cui tende la filosofia , una ricerca condotta con razionalità e logica.
▪ Sono presenti molti temi minori: uno tratta dei contrasti all'interno dei vari ordini
religiosi sulla povertà del clero, esso è approfondito in una pausa iniziale e nel
resoconto dell'incontro tra i rappresentati del papato e quelli dei francescani. Altro
tema di una certa importanza è quello riguardante le eresie che in quegli anni
nascevano numerose; è presente in alcune spiegazioni ricevute da Adso, nel ricordo
di lui della condanna di un fraticello e nelle confessioni di Salvatore e Remigio. Ogni
dotta conversazione fra i vari monaci ( ad esempio sul riso ) ci introduce un tema
diverso.
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▪ I temi minori sono dichiarati esplicitamente dai personaggi della storia, i quali spesso
esprimono anche le proprie opinioni.
▪
▪ Il romanzo può attirare diverse categorie di lettori: si può essere attratti dalla trama
e dai colpi di scena, dalle discussioni e dai dibattiti filosofici o dalla fedele
ambientazione nel medioevo.
▪
▪ Lo stesso Umberto Eco ha dichiarato di aver scritto questo libro " per semplice gusto
fabulatorio " e " perché glie ne è venuta voglia " , quindi solo perché ama scrivere;
afferma anche che è consolazione di uno scrittore il fatto che si possa scrivere per
puro amore di scrittura .
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Umberto Eco
Umberto Eco,
Eco, filosofo d'arte italiana e scrittore. Lui è il fondatore della cultura semiotica. Il
suo romanzo "Il nome della rosa"
rosa" è noto ad un grande pubblico. Eco è nato il 5 Gennaio
1932 ad Alessandria. Dopo lo studio dal 1954 al 1959 ha prestato servizio in una nota
società radiofonica statale (RTI). Inoltre lavorava anche come docente per l'l'estetica
estetica
all'università di Torino (1956-1964), dopo due anni all'università a Milano. Nel 1966 diventa
professore per la comunicazione visiva a Firenze. Durante la sua attività a Firenze
presentò le sue relazioni con i relativi titoli: La struttura assente (1968), che nel 1976 la
presentò nella versione aggiornata con il seguente titolo: Trattato di semiotica generale
che ha persino tradotto in tedesco. Dopo che Eco nel 1969 ha insegnato per due anni al
politecnico milanese, diventò nel 1971 professore di semiotica a Bologna e ha conosciuto
tanti professori delle università americane. Con i suoi studi teoretici sulla estetica
estetica
medioevale, della storia degli spettri e della analisi dei segni e del significato si fece noto
nel circolo accademico ed anche nel mondo. La sua popolarità in Italia l'ha ricevuta dai
articoli apparsi in importanti giornali e settimanali. Nel mondo
m ondo e molto conosciuto per i suoi
due romani popolarissimi, cioè dal romanzo Il nome della rosa (1981), che si rivelò una
storia con il protagonista nei ruolo di un detective che si svolge in un monastero nell'anno
1327. L'altro romano molto noto si intitola Il pendolo di Foucault (1988), un romano irreale
su un gruppo di intellettuali. Sul romanzo Il nome della rosa è stato prodotto un film (1986)
con la regia di Jean-Jacques Annaud,
Annaud, noto regista francese.
Trama
Questo romanzo scritto da Umberto Eco fu pubblicato nell'ottobre nel 1980 e racconta gli
eventi accaduti in un'abbazia nell'arco della settimana. Nel prologo, Adso, il narratore, si
presenta, dà informazioni sul periodo storico della sua giovinezza, e infine descrive la
figura di Guglielmo da Baskerville (il dotto francescano inglese al cui servizio era stato
posto), impegnato, nel novembre 1327, in una difficile missione, per ricomporre i contrasti
che oppongono, il nome della povertà della chiesa, i francescani minorati ai fedeli del papa
Giovanni XXII, in un periodo in cui dilagano i movimenti ereticali Nel luogo in cui
avvengono gli incontri tra le due delegazioni religiose, ovvero ai piedi della roccia su cui
sorge l'abbazia, Guglielmo da prova della sua capacità di osservazione: Fa ritrovare infatti
il cavallo dell'abate, sfuggito ai monaci limitandosi a decifrare i segni lasciati nella fuga.
Nell'abazia, Adso e Gugliemo visitano i luoghi più significativi e in particolare lo
scriptorium, il luogo in cui vengono copiati e illustrati i manoscritti antichi, e la biblioteca
dalla struttura labirintica in cui l'accesso era consentito solo al bibliotecario, e li faranno la
la
conoscenza dei protagonisti della vicenda: Umbertino da Casale, L'abate Umbertin da
Casale, L'erborista Severino, Il bibliotecario Malachia, alcuni giovani traduttori e scribi, il
cellario Remigio che era l'addetto alle provviste, il servo Salvatore, e infine un vecchissimo
monaco cieco, Jorge da Burgos che non era altro che l'ex bibliotecario. Ma soprattutto
vengono a sapere della recentissima e misteriosa morte del giovane Adelmo da Otranto,
espertissimo minatore; Guglielmo è incaricato di indagare le cause. Il secondo giorno si
apre con un efferato delitto: Dalla vasca dove è raccolto il sangue dei maiali si intravede
un cadavere, che dopo essere identificato, si scopre essere il corpo di Venazio da
Salvemec, un sapiente di "cose greche". Guglielmo indaga anche sulla nuova morte e,
polastrelli delle prime tre dita della mano destra di Malachia sono scuri. È il segno del
veleno. Decide dunque di non desistere dalle ricerche, nonostante il diferso parere
dell'abate e dei legati papali, e quindi di allargare le indagini al passato dell'abbazia e
soprattutto agli ex bibliotecari. Scopre infine il segreto per entrare nella parte più nascosta
del labirinto, la dove i misteri possono sciogliersi. Nella notte tra il sesto e il settimo giorno,
Gugliemo e Adso ritornano nella biblioteca. Mentre vi arrivano arrivano sentono i vagiti di
una persona agitarsi moribonda chiuso in un intercapedine nella parete, ormai in preda al
soffocamento, il sesto morto poi, si rivelerà essere proprio l'abate stesso. Nel punto più
interno trovano invece il vecchio Jorge da Burgos. Il mistero si svela: Nella biblioteca è
conservato il secondo libro della poetica di Aristotale, ma Jeorge lo ha sempre tenuto
nascosto, impedendone assolutamente
assolutamente la lettura di esso. Il libro era dedicato al riso, e
avrebbe potuto insegnare che "liberarsi dalla paura del diavolo è sapienza". Per questo il
vecchio ne aveva cosparso le pagine di un potentissimo veleno. Jorge è ora sconfitto, ma
non si da per vinto. Tenta di distruggere lui stesso il volume inghiottendone le pagine
avvelenate, e nella mischia che segue,appicca il fuoco alla biblioteca. Esso sarà il settimo
morto. Va così perduto definitivamente il secondo libro della Poetica. Il romanzo si
conclude con un ultimo folio:Informa che l'intera abbazia, cui le fiamme si sono estese,
sono state arse per "tre giorni e tre notti" ma Adso e Gugliemo hanno già ripreso la loro
strada,e presto si separeranno per mai più rivedersi.
del Louvreera
Mitterand è costruita con 666
un satanista. lastre6 di
CAPITOLO vetro, quindi
L'Ispettore Fache
porta finalmente RL sulla scena del delitto. La Grande
petto non
aiutare RLl'avrebbe
a fuggire incuriosita
dal Louvre. abbastanza. SN decide di
CAPITOLO 17-18-19-20-21-22-
23-24-25-26 SN e RL passano un bel po' di tempo nascosti nelle
toilettes del Louvre, mentre l'Ispettore Fache insegue una
saponetta per le vie di Parigi, pensando che si tratti di RL.
Cercando di non annegare nel mare di divagazioni più o meno
noiose e banali sui tarocchi, i pentacoli, le proporzioni
divine, Leonardo, la Gioconda e gli anagrammi, il lettore
scopre che JS era a capo di un'importante setta segreta e che
la sua nipotina Sophie l'aveva visto fare una cosa così
terribile, così terribilissima, ma così talmente
terribilissima che non la potrà rivelare fino al capitolo 74.
CAPITOLO 27 Fache arresta la saponetta e la costringe a
del parco
preda alloun travone
shock, mostra
inizia l'uccello
a delirare alsanto
sul Professore
Graal,che,
i in
Templari e il Priorato di Sion. CAPITOLO 38 Il tassista,
terrorizzato dai deliri di RL decide di chiamare la polizia.
SN, essendo della Polizia, si affretta a rispondere
puntandogli la pistola alla tempia e intimandogli di scendere
dal taxi. CAPITOLO 40-41-42-43-44-45 I due fuggiaschi arrivano
all'indirizzo indicato sulla chiave, che si rivela essere la
sede di una filiale della Banca di Zurigo, infilano la
chiave, digitano la sequenza di Fibonacci, recuperano il
contenuto della cassetta (che, contrariamente alle
aspettative, non è il Graal) e, con la complicità del
direttore della banca, passano sotto al naso della polizia
nascosti dentro ad un furgone portavalori. CAPITOLO 46-47-48
La scatola misteriosa non è il Graal, ma contiene qualcosa
che può dare preziose indicazioni sul suo ritrovamento, a
è successo
faceva poi?
sesso conche
miocosa tiera
nonno ha un
turbato?" SL: "la donna
po' sovrappeso" che
RL: "Santo
cielo, ma è terribile! Una donna sovrappeso! Posso capire che
questo ti abbia sconvolto così profondamente" SL: "..." RL:
"la notizia mi sconvolge talmente tanto da non farmi notare
l'assurdità del fatto che il Gran Maestro segreto di una
setta segretissima che custodisce un segreto
supersegretissimo organizzi le orgette a casa sua." SL: "e
che non lasci nessuno alla porta di casa per controllare che
nessuna nipotina curiosa venga a sbirciare" RL: "già, hai
ragione. ma d'altronde questo libro è tutto pieno di misteri
insondabili, non sarà certo questo piccolo dettaglio a
turbare il lettore" CAPITOLO 75-76-77-78 Finita la parentesi
pettegolosa, i protagonisti del libro ricominciano a cercare
la soluzione all'enigma che gli permetterà di trovare il
Graal. RL: "Un'antica parola di saggezza di 5 lettere...
già parlato
Maestro del fattodi
del Priorato che Sir Isaac
Sion?" Newton
SN: "a era
pagina un Gran
383" RL:
"abbiamo fatto riferimento più e più volte alle dispute tra
Chiesa e Scienza, con particolare riferimento
all'astronomia?" SN: "ma si, abbiamo anche ambientato una
parte della storia all'Osservatorio Astronomico della Specola
Vaticana".RL: "l'enigma in versi parla di un frutto che ha
causato l'ira di Dio, di qualcosa di tondo, di carne rosata e
di semi al suo interno." SN: "e noi stiamo cercando una
parola inglese di 5 lettere..." RL: "una parola inglese che
abbia a che fare con un frutto rotondo e dalla polpa rosata
che causa l'ira divina, legata in qualche modo a un
'cavaliere' sepolto a Londra" SN: "io non riesco davvero a
capire di cosa possa trattarsi." RL: "già. Puttana Eva se mi
viene in mente qualcosa." Sir LT: "siete due fessi. La poesia
in pentametri giambici (il pentacolo! Venere! La Rosa!
finalmente
allegorie. ai
Si protagonisti di questa epopea
tratta nientepopodimeno di simboli
che di.... (rulloe di
di
tamburi) Si tratta di Sir LT, che la sa troppo lunga e che è
da anni che cerca in tutti i modi di arrivare al Graal e che
ha deciso di mettere in mezzo anche quei poveri ingenuotti
del Vaticano e dell'Opus Dei per riuscire a raggiungere i
suoi loschi fini. Dopo aver ucciso il Gran Maestro e i suoi
tre Siniscalchi (unici al mondo a conoscere il segreto del
Graal) e senza aver ottenuto nulla da questi efferati
omicidi, ha deciso di seguire Sophie e Robert per vedere se
riusciva a farli fessi all'ultimo secondo. Questa rivelazione
ovviamente toglie ogni minimo brandello di logica agli eventi
delle 470 pagine precedenti, ma chissenefrega.CAPITOLO 99
Puntando la pistola contro di loro, Sir LT spiega che Nonno
Saunière avrebbe dovuto rivelare al mondo il segreto del
Graal per sputtanare il Vaticano, ma che non l'aveva fatto
sfracella a terra
l'urto rilascia uninsieme
liquidoal contenitore
magico stesso che
che distruggerà laper
pergamena. RL si impossessa della pistola e, facendosi beffe
dei Sir LT gli mostra la pergamena che ha precedentemente
estratto dal suo nascondiglio grazie alla sua superiore
intelligenza che gli ha consentito di trovare la parola
magica che apriva questo importante scrigno. Sulle note di
"cogli la prima mela" il lettore fissa stupito la scritta
"APPLE", soluzione del concorso per il migliore aspirante
templare del millennio. Bill Gates, che ha speso un
fottiliardo di dollari per comperare il Codice Hammer per
imparare a leggere al contrario, si rammarica molto della
cosa e denuncia immediatamente Leonardo da Vinci per
concorrenza sleale. CAPITOLO 104-105 Tutto è bene quello che
finisce bene. La pergamena conteneva l'ennesimo indovinello
in pentametri, la soluzione è nascosta a Rosslyn, vicino ad
acques Saunière, famoso curatore del Louvre, viene brutalmente colpito durante
una notte all’interno dello stesso museo parigino. In un ultimo gesto disperato,
l’uomo di settantasei anni, si aggrappa ad un dipinto di Caravaggio e fa scattare
l’allarme. La pesante saracinesca
saracinesca di ferro viene immediatamente giù, bloccando
l’ingresso al suo inseguitore. Gli ultimi minuti di vita, Saunière li impiega per
togliersi i vestiti, distendersi sul pavimento e disporsi come il celeberrimo
disegno di Leonardo Da Vinci, l’uomo di Vitruvio. Quando giungono i primi
soccorritori si trovano davanti ad una scena agghiacciante: vicino al corpo nudo
senza vita alcuni numeri e un nome: Robert
Robert Langdon.Così ha inizio il thriller dai
risvolti esoterici che ha suscitato numerosissime
numerosissime polemiche e che è diventato un
fenomeno editoriale tradotto in quarantaquattro lingue e con oltre quaranta
milioni di copie vendute. L’idea di fondo della storia è che la chiave del segreto
del Graal, che la Chiesa si è prodigata a nascondere attraverso “la più grande
opera di insabbiamento della storia”, sia da ricercare nell’allusivo linguaggio
della pittura. Tra realtà e fantasia Dan Brown riesce a rapire e a coinvolgere,
costruendo una trama incalzante e avvincente grazie all’utilizzo dei simbolismi
della religione e dell’arte. Molti studiosi hanno criticato questo libro a causa delle
senza dubbio imprecise ricostruzioni storiche, documentali e artistiche. Ed anche
molti critici hanno sostenuto che le idee principali del libro siano state tratte da
opere precedenti
precedenti e meno famose. Una di queste è il saggio Il Santo Graal di
Michael Baigent e Richard Leigh i quali hanno perfino citato Dan Brown in
tribunale per plagio. La controversia giudiziaria si è conclusa a favore di Brown,
Il codice da Vinci
stabilendo
due storici,che pur riprendendo
non è stato copiato. Una alcuni
curiosità: forse unoelementi dell’opera
dei personaggi del dei
romanzo, lo storico Leigh Teabing, è stato scelto utilizzando il cognome di
Richard Leigh e l’anagramma del cognome di Michael Baigent. Io credo che tutte
le critiche, anche quelle più aspre, siano motivate dal desiderio di contestarne il
contenuto, dall’enorme diffusione che il libro ha avuto e dall’importanza della
Chiesa e del Cristianesimo. E credo inoltre che, mentre siano assolutamente
comprensibili quelle che provengono dal mondo cattolico a causa del riaccendersi
del dibattito sull’attendibilità dei vangeli, non lo siano invece quelle degli altri
studiosi o presunti tali. Il Codici da Vinci è solo una storia, non un libro di storia;
è un romanzo in cui finzione
fi nzione e realtà possono più o meno intrecciarsi a seconda
della fantasia, della capacità narrativa, della volontà di stupire e far parlare di sé
dell’autore, non un saggio con la presunzione di portare alla luce verità storiche
e di documentare
caccia avvenimenti
all’errore senza accaduti
precedenti. duemila anni
duemila
E’ veramente fa.diSidire
il caso è scatenata una per
“Tanto rumore
nulla”. E’ un bel libro, scorrevole e intrigante al punto giusto, può farti
trascorrere qualche ora piacevole e forse può portare a qualche riflessione più o
meno profonda. Cosa volere di più? Moltissimi lo hanno letto; chi non lo ha fatto
non si lasci condizionare troppo dai commenti negativi o al contrario entusiastici.
Ognuno si faccia una personalissima opinione. Un libro è proprio questo: uno
stimolo al ragionamento e alla riflessione; a volte divertimento, evasione e
svago. Lo si legga e lo si prenda per quello che è: una storia.
Costretta dalla ragion di stato ad abbandonare il convento rimase suora nel cuore per
sempre. Così è presentata negli immortali versi di Dante che la beatifica nel cielo della
luna , il luogo dove stanno gli spiriti mancanti,
m ancanti, anche se non per colpa loro.
Il romanzo di Carla Maria Russo comincia proprio dal momento in cui Costanza, che è in
convento da molti anni, viene richiamata di nuovo a corte perché deve sposare il figlio
dell'imperatore Federico Barbarossa per poter salvare l'integrità del regno dei Normanni di
Sicilia e Napoli, privo di un erede autorevole ed esposto alle mire espansionistiche del
papa e dell'imperatore stesso.
Costanza ha superato la trentina, ma si spera possa avere un erede che riunisca nella sua
persona le due corone e blocchi il tentativo del papa di fare intervenire in Italia il re di
Francia.
Costanza è bellissima e, nello svilupparsi della trama incalzante e resa dalla scrittrice con
un linguaggio fresco ed efficace, scopriamo che non è refrattaria al mondo come ce la
presenta Dante
Dante.. Il motivo per cui si è fatta suora sembra più il desiderio di sfuggire alle
voglie del fratellastro e perché nutre un amore impossibile per un aristocratico di rango
inferiore. Costretta dal nipote a divenire regina di Sicilia chiede a Dio un segno del suo
volere. Non vuole essere considerata spergiura come le sibila in faccia il messo del papa
che sarà il suo peggiore nemico. Come regina parte per Milano dove incontrerà Enrico il
suo sposo. Federico vuole che le nozze si celebrino nella città lombarda per sottolineare la
riconciliazione con i comuni della Lega Lombarda, una volta suoi acerrimi nemici. E' il
primo di alcuni lunghi viaggi che sarà costretta a fare nella sua vita di sovrana. Il
matrimonio è un legame infelice perché il giovane principe la tratta come una donna da
poco, le rifaccia continuamente la sua età avanzata e la sua sterilità. La morte di Federico
peggiora la situazione perché il nuovo imperatore si muove con ferocia e incapacità nei
confronti dei sudditi normanni e fa scoppiare una rivolta capitanata da Tancredi, nipote di
Costanza e ben visto dal papa.
Costanza viene in Italia col marito che la disprezza pubblicamente, ma è attratto dalle sue
grazie mature e non la vuole lasciare in Germania
Germania.. Con uno stratagemma la donna è
rapita dal nipote e per un po' vive a Palermo, formalmente prigioniera di Tancredi che si è
proclamato re di Sicilia, ma in realtà riverita
r iverita e stimata da tutti come la vera regina.
r egina.
Ritornata sotto il controllo del marito è costretta a tornare in Germania dove finalmente
resta incinta. Enrico, tornato in Italia per domare con ferocia la rivolta, non crede alla sua
futura maternità e la tratta da spergiura. Costanza riparte per l'Italia
l' Italia e a Iesi dà alla luce un
figlio maschio(il futuro Federico II) che lei chiama Costantino perché lo vorrebbe tutto per
sé: è il segno che Dio le ha finalmente inviato! Bellissima la scena del parto con le donne
del paese che l'aiutano e la proteggono. Ma Enrico la costringe a raggiungerla in Sicilia
perché ha scoperto una sua lettera inviata al vecchio spasimante e l'accusa di tradimento.
Per fortuna il giovane sovrano muore e Costanza con uno stratagemma riprende il figlio
che lascerà orfano all'età di tre anni nelle mani del suo nemico che, però, come emissario
del papa è l'unico che lo può proteggere. Il romanzo si conclude con Federico che prende
il potere a 14 anni dopo aver trascorso gli anni della sua infanzia in una Palermo tollerante
abitata da siciliani, normanni
normanni,, arabi e ebrei
ebrei..
Il pregio del libro sta nella capacità della scrittrice di utilizzare i documenti storici con
sostanziale rispetto e solo di tanto in tanto concedersi qualche licenza poetica per rendere
più umana e più affascinante questa grande donna del nostro lontano Medioevo Medioevo..
come legittimo erede suo figlio; e infatti Enrico - quando il messo gli dà la notizia -
non ci crede , pensa
p ensa che sia una menzogna per raggirarlo e mettere sul trono un
pupillo della consorte…Costanza prende una decisione: deve assolutamente andare
in Sicilia e mostrare all'imperatore che è incinta, ne va del trono del figlio.Così fa…
ma il viaggio è lungo, fa molto freddo (si è in inverno) e il corteo si deve fermare più
spesso del previsto,… la gravidanza avanza inesorabilmente,… il bambino può
nascere da un momento all’altro... Sono arrivati solo a Jesi, nelle Marche. Che fare?
Sono costretti fermarsi, il bambino sta per venire alla
a lla luce… Costanza ha un'idea
geniale: dà ordine di piantare una grande tenda nella piazza principale, poi fa invitare
le donne del paese ad andare da lei a darle coraggio e aiuto… Quasi tutte le donne
di Jesi, in fila, entrano nella tenda dove lei sta partorendo, ognuna le dice una parola
di conforto…tutte la possono vedere… e poi testimoniare che quel bambino è uscito
da lei… Diventerà Federico II.