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Storie
Martín Caparrós
presenta
Ricardo Piglia
Alan Pauls
Samanta Schweblin
Rodrigo Fresán
Selva Almada
Mariana Enríquez
Rep
Juan José Becerra
Pola Oloixarac
Dani Yako
Patricio Pron
Beatriz Sarlo
Alberto Breccia
e Juan Sasturain
D
ART
SETTIMANALE • PI, SPED IN APDL
CHF • PTE CONT
• UK
DCB VR • AUT
• CH CHF • CH CT
• BE
•E
Un’illustrazione
di Lorenzo
Mattotti
28 dicembre 2018/10 gennaio 2019 • Numero 1288 • Anno 26
“La luce delle stelle non viene dallo spazio,
la settimana
buon anno
Giovanni De Mauro
Tornare presto a
LoReNzo MATToTTI
Londra. Avvistare
di tutto il mondo argentino ai margini a matita
PIeRLuIGI LoNGo
Martín Caparrós
presenta
Ricardo Piglia
Cambiare
Alan Pauls
Samanta Schweblin
Rodrigo Fresán
Selva Almada
Mariana Enríquez
Rep
Juan José Becerra
inta di cambiare
città. Avere la
RicaRdo Piglia maRiana PatRicio PRon
risposta pronta. enRíquez
Meno Netlix, più vita vera. Andare 12 La musica 84 Qualcosa va
di Pesic 40 Il carrello salvato
a Granada e vedere l’Alhambra. all’angolo
Disegni di Angelo Disegni di Chiara
Fare inalmente il cambio di Disegni di Emiliano
Monne Dattola
stagione 2. Raddoppiare le Ponzi
percentuali. Andare al Nyege Nyege. alan Pauls beatRiz saRlo
essere presente. Fermare l’ago sul 18 Prima di svanire Fumetto 90 Senza origine
68. Produrre meno riiuti. Trovare il Disegni di Leila 47 Considerazioni Disegni di Pierluigi
tempo. Suonare un pezzo a quattro Marzocchi a matita Longo
mani con YT. Cominciare la mattina Rep
andando in bicicletta. Cancellarmi samanta Fumetto
schweblin Juan José beceRRa 99 Perramus
da Facebook. Cercare il buon
proposito per il 2020. Scoprire le 22 Un posto in città 54 La guerra Juan Sasturain
Disegni di Gabriella di Beltrán Alberto Breccia
Americhe. Migliorare le percentuali.
Giandelli Disegni di Francesca
Riuscire a fare un bel viaggio.
Bere più acqua. Fare bene la
Ghermandi le rubriche
RodRigo FResán
diferenziata. Smettere di pensare 11 Editoriale
28 Il grande bugiardo Pola oloixaRac
stia facendo sempre rumore. Disegni di Marco 64 Rivolta sociale 119 L’oroscopo
Ricordare agli altri di fare il buon Ventura Disegni di Stefano 122 L’anno
proposito. Rallentare. Coltivare i Ricci del New Yorker
semi buoni. Diventare selva almada
impermeabile. Lavorare più a 34 Vita fuorigioco PoRtFolio Il prossimo numero
maglia. Leggere almeno dieci Disegni di Guido 72 Buenos Aires di Internazionale
classici del femminismo. Dare Scarabottolo ai margini
uscirà l’11 gennaio
forma ai pensieri. Correre. Trovare Dani Yako 2019
più spazio. Sabotare i condizionatori
d’aria. Trovare tranquillità. Articoli in formato
Imparare di nuovo la chiave di basso. mp3 per gli abbonati
Far sentire la mia voce. Scoprire
quant’è bello camminare. Fare i disegnatori di questo numero
bingo. Due vodka martini… e poi
internazionale.it/sommario
precisamente sette minuti e mezzo Chiara Dattola vive a Milano. Nel 2017 ha illustrato Cerca cerca (Franco Cosimo Panini). Francesca
dopo altri due, e poi ancora due ogni Ghermandi è nata e vive a Bologna. Tra i suoi libri, Cronache dalla palude (Coconino Press 2010).
cinque minuti inché uno di noi non Gabriella Giandelli è nata a Milano nel 1963. Nel 2013 ha pubblicato Lontano (Canicola). Pierluigi
Longo è nato a Tripoli, in Libia, e vive a Milano. Collabora regolarmente con La Repubblica. Leila
perde i sensi. Chiudere vicende
Marzocchi è nata a Bologna nel 1959. Nel 2016 ha pubblicato l’ultimo volume di Niger (Coconino).
annose. Leggere un libro al mese.
Angelo Monne, graico editoriale e illustratore, è nato, vive e lavora a Dorgali (Nu). Emiliano Ponzi
Spegnere il rumore. Tenere insieme vive a Milano. Nel 2018 ha pubblicato La grande mappa della metropolitana di New York (Fatatrac).
vulnerabilità e resistenza. esplorare. Stefano Ricci, nato a Bologna nel 1966, ha pubblicato Mia madre si chiama Loredana (Quodlibet
Come ogni anno, questi sono i buoni 2016). Vive ad Amburgo. Guido Scarabottolo è un graico e illustratore nato nel 1947 a Sesto San
propositi della redazione di Giovanni. Tra i suoi libri, Smarrimenti (La Grande Illusion 2016). Marco Ventura è un illustratore
Internazionale. e i vostri? u nato a Milano nel 1963. Insegna all’Istituto europeo di design.
Mito argentino
“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante se ne sognano nella vostra ilosoia”
William Shakespeare, Amleto
La musica
di Pesic
tava facendo giorno quando il commissa- rivo di Croce con la pietra (“il calcinaccio”) che era
S rio Croce sentì un arpeggio nell’aria, co- caduta dal cielo. La posarono su un tavolo e capirono
me una musica. Poi, in lontananza, vide che era una calamita: sentirono le loro cinture metalli-
un bagliore, forse il falò di un vagabondo che tirare, le forbici per la tosatura del vecchio Soto
o un fuoco fatuo nei campi. “Confronto non si aprivano, le monete scivolavano sulla tavola e
quello che non capisco”, pensò. La realtà perino gli scarabei rinoceronte e una mantide religio-
era piena di segnali e di tracce che a volte era meglio sa furono attratti dalla pietra e ci restarono attaccati.
non notare. Da mesi viveva provvisoriamente nella
casa mezzo abbandonata di un fattore
della tenuta dei Moya, in attesa che si A terra, in mezzo a
“Si possono fare dei soldi con questo aggeggio”,
disse Iñíguez.
“In un circo”, azzardò Soto.
risolvesse la pratica della sua pensione e un cerchio di cenere, “Alla roulette, a Mar del Plata...”, pro-
gli arrivassero i soldi. c’era una pietra seguì Ibáñez. “La muovi e la pallina si
Il bagliore si era spento di colpo, ma grigia. Somigliava a ferma sul numero che vuoi tu”.
restava un chiarore in fondo alla valle. un uovo di struzzo, “Fa un ischio”, disse Soto, ascoltan-
Le mucche si erano avvicinate al recinto ed era tiepida. do con una mano sull’orecchio.
e muggivano, spaventate da quella luce Arrivava dai conini “È la legge di gravità”, disse Croce,
così bianca. Il cielo era sereno, e in aria dell’universo. Un “le cose pesanti vanno verso il basso...”.
vide un uccello – un tordo, pensò – che se I clienti della bottega lo ascoltavano, af-
aerolite, decise
ne stava in un punto isso, sbattendo le fascinati. “Chissà in che epoca ha co-
ali senza muoversi.
Croce minciato a cadere e a che velocità. Sem-
RICARDO PIGLIA
Scese lungo il letto del iume in secca brava una iammata nei campi...”.
è stato uno scrittore e
e prese una scorciatoia tra gli alberi. Cuzco lo seguiva, “Ad accenderla è la frizione nell’atmosfera”, buttò
critico letterario. È
morto a Buenos Aires
annusando le sue tracce con un guaito, il pelo ispido, lo lì Ibáñez.
il 6 gennaio 2017. Ha sguardo vitreo. “Bisogna dirlo a qualcuno”, disse Madariaga.
scritto, tra gli altri, i “Andiamo”, gli disse Croce. “Tranquillo, Cuzco”. “Certo. Dammi il telefono”, disse Croce.
romanzi Respirazione All’improvviso il cane si mise a correre e cominciò Doveva capire. Chiamò Rosa, la bibliotecaria del
artiiciale (Sur 2012) e ad abbaiare e a scavare. A terra, in mezzo a un cerchio paese, e lei gli disse che si sarebbe informata. Croce
La città assente (Sur di cenere, c’era una pietra grigia. Croce si chinò e la chiese un gin, il primo del giorno era sempre il miglio-
2014), e i saggi osservò; si rialzò, la guardò dall’alto, si chinò di nuovo re. Magari la pietra avrebbe cambiato la sua sorte.
L’ultimo lettore e mosse la mano aperta in aria, senza toccarla. Somi- Rosa richiamò dopo un po’. Aveva parlato con Te-
(Feltrinelli 2007) e
gliava a un uovo di struzzo, ed era tiepida. Quando la ruggi, del museo di scienze naturali di La Plata, e sì, era
Critica e inzione
prese in mano, parve che l’uccello immobile in aria un aerolite, dovevano analizzarlo. Gli disse anche che
(Mimesis 2018). Il
titolo originale di
fosse stato liberato. Si allontanò gracchiando verso i gli oggetti extraterrestri sono di chi li trova e non del
questo racconto è La pioppi. La supericie della pietra era rugosa e molto pe- proprietario del luogo in cui cadono. A Croce piacque
música. La traduzione sante; l’oggetto arrivava dai conini dell’universo. Un questa distinzione e anche la parola extraterrestre.
è di Francesca aerolite, decise Croce. “Dice che ti ofrono una ricompensa, vogliono sa-
Rossetti. Alla bottega dei Madariaga tutti festeggiarono l’ar- pere cosa vuoi”.
“In che senso cosa voglio...”. prendere, e vorrebbe che tu parlassi con il detenuto”.
“In cambio. Soldi no. Qualcosa...”. “Perché?”.
“Non saprei”. Si mise a pensare. “Un telescopio”. “Nessuno lo capisce, parla croato...”.
Rosa scoppiò a ridere. “E io cosa posso farci?”.
“E cosa te ne fai di un telescopio?”. “Vai a trovarlo, povero ragazzo. È nel carcere di
“Per vederti da lontano...”. Azul”.
“Ma sentilo... puoi chiedere qualsiasi cosa”, prose- A mezzogiorno salì in macchina e si diresse verso
guì lei. “Nell’universo non esiste la proprietà. Pensa- sud. Lo consultavano come se fosse ancora in servizio,
ci”, disse, e riattaccò. lo chiamavano commissario, ma lui era un ex commis-
Un baratto, anche quello gli piacque. A volte, in sario in pensione, in ritiro, eppure lo chiamavano co-
tempi di siccità, nel paese non c’era un soldo e allora il munque al telefono della bottega dei Madariaga, come
maestro era pagato in galline, Croce mangiava senza se fosse il suo uicio. “Sì, certo, come no”, pensava, “un
pagare al ristorante dell’albergo, Rosa riceveva uno uicio di alcolici...”. La similitudine lo fece sorridere.
stipendio in medicinali per i dolori alle ossa. Aveva “Il mio uicio”, pensò. Poteva mettere una bandiera e
sempre voluto avere un telescopio. Di notte, nei campi, un ritratto del generale San Martín e arrestare tutti,
si vede bene il irmamento. La luce delle stelle non vie- tranne gli ubriachi e quelli che vendevano whisky di
ne dallo spazio, ma dal tempo. Soli remoti, morti mi- contrabbando. Aveva lasciato l’aerolite nelle mani di
gliaia e migliaia di anni fa. Pensarci lo calmava quando Rosa, in biblioteca.
non riusciva a dormire e in testa gli ronzavano presen- “Fa’ attenzione, attira tutti i metalli...”, le aveva
timenti e brutti pensieri. Con il telescopio magari le detto.
notti sarebbero diventate più brevi e avrebbe potuto “Me ne sono accorta”, aveva risposto Rosa. “Mi tira
imparare qualcosa sull’universo. il ginocchio. Mettilo lì, da quella parte”.
Lo distolse dalla rilessione una telefonata del dot- Aveva un ginocchio in alluminio, ma camminava
tor Mejía, un avvocato di La Plata che si stava occupan- senza zoppicare, bella e leggiadra, e con il bastone gli
do della sua pratica di pensionamento. Volevano una mostrò il punto dello scafale dove sistemare la pietra.
mano per la storia del marinaio jugoslavo che aveva La osservarono per un po’.
ucciso una prostituta che lavorava in un locale nottur- “Brilla”.
no di Quequén. Croce aveva letto qualcosa su quella “Scintilla. Sembra che sia viva”, disse Rosa.
storia. A volte Croce dormiva con lei. Dormiva per modo di
“Messian, il difensore d’uicio, non sa che pesci dire: passavano la notte a parlare, a chiacchierare, a be-
Sulla parete in fondo alla cella c’era una scritta in- “Ti ricordi cos’hai sognato?”, chiese Croce, e dise-
cisa nel muro. “Piscio sangue. Sono José Míguez. Sbir- gnò gofamente un fantoccio addormentato (zzz) e poi
ri di merda”. C’erano croci che segnavano il passare un fumetto che gli usciva dalla testa con delle nuvole,
del tempo e il disegno primitivo e brutale di una donna un albero, una casetta con un camino fumante. Il fu-
nuda a gambe aperte. “La morte bussa sempre due metto era disegnato con una linea fatta di punti che
volte”, pensò Croce all’improvviso. sembrava tremare in aria.
Pesic era il condannato per antonomasia, coinvolto Pesic prese il foglio e disegnò una scala circolare e
in una storia sinistra, in un porto miserabile, in un pa- una scimmia su un albero che nel riquadro seguente
ese sconosciuto. era scesa e camminava trascinando le braccia verso
Croce ragionò: “Starà pensando: ‘Sono il naufrago una porta chiusa sullo sfondo. Guardò Croce, e poi di-
di tutti i naufraghi, morirò solo in questa cella immon- segnò la porta dall’altro lato e il toc toc a ianco. Restò
da’”. Ma era innocente? Al momento dei fatti dormiva, fermo un istante, dopo indicò la ragazza della foto e
non poteva ricordare niente, ma la sua salvezza era in chiuse gli occhi.
quel sogno. “Ha sognato lei”, dedusse Croce. Ma la scala e la
Prima
di svanire
i sono giorni in cui pronuncia la prima derà più gioco della gente che vede parlare da sola per
C parola alle sei di sera, e dalla sua bocca strada con la stessa impunità di prima.
sgorga qualcosa di precipitoso, lo scarto Comincia a dimenticare in fretta, molto prima di
di una lingua primitiva che per colmo di quanto si aspettasse, perino molto prima di quanto
disgrazia non padroneggia e solo dopo pensassero quelli che gli avevano detto, mentre lui
diversi secondi assume un aspetto so- ascoltava incredulo, che non ci avrebbe messo molto a
noro dignitoso. Passa il giorno assorto, in uno stato di dimenticare. Semplicemente, certe immagini non lo
concentrazione che pensava esistesse solo nei romanzi assalgono più. Dà per scontato che siano lì, da qualche
tedeschi che leggeva e invidiava trent’anni fa, e ora li parte, ma da un po’ non gli vanno più incontro e lui ci
ricorda a malapena e lo inquietano un po’. Davanti a pensa sempre meno, sempre più iaccamente, come se
questo fango informe dove naufraga il la distanza che lo separa dal luogo in cui
linguaggio dopo che per ore non è stato Certe immagini non sono coninate diventasse ogni giorno un
usato con nessuno, non gli è diicile im- lo assalgono più. Dà po’ più grande. Finché un giorno chiude
maginare cosa lo afascinasse all’epoca per scontato che la porta e getta le chiavi lontano, come in
di quelle storie opache, piene di perso- siano lì, da qualche un famoso racconto che si svolge in una
naggi slegati, aidati al caso di una vita parte, ma da un po’ casa di calle Rodríguez Peña, in pieno
episodica e disarticolata, pur essendo non gli vanno più centro della città che ha deciso di abban-
ancora lontano dal capirle del tutto. Per incontro e lui ci donare per sempre per dare un taglio de-
esempio, la velocità con cui l’eroe solita- pensa sempre meno, initivo – almeno questa è stata la sua in-
rio passa all’azione e, nell’impossibilità tenzione – all’odio, alla tristezza, alla de-
ALAN PAULS sempre più
di articolare una frase, uccide il primo solazione che gli provocava.
è uno scrittore e
sconosciuto in cui s’imbatte. Facciamo
iaccamente Non dimentica mai un asciugamano
critico letterario nato
a Buenos Aires nel
per dire: la cassiera di un cinema. L’eroe a terra, pulisce il piccolo cerchio turchese
1959. È autore di Il compra il biglietto, vede il ilm, l’aspetta all’uscita, sale che il tappo del dentifricio lascia sulla mensola di vetro
fattore Borges (Sur nel suo appartamento, vanno a letto, la strangola. Sco- del bagno, prima di andarsene liscia sempre le pieghe
2016), un manuale di pre, nonostante tutto, che esiste un antidoto all’auto- del copriletto, toglie bicchieri e piatti appena capisce di
istruzioni per matismo criminale dei solitari: accompagnare tutto ciò non doverli usare più. Scopre, poco dopo essere arriva-
orientarsi nella che si fa da soli durante il giorno con un commento a to, che la considerazione e lo scrupolo con cui tratta i
letteratura di Jorge voce bassa, una specie di trasmissione bisbigliata. Il luoghi dove gli capita di trovarsi, le camere che occupa,
Luis Borges. Il suo solitario ritrasmette a se stesso ciò che fa mentre lo fa, i tavoli a cui mangia, non hanno niente a che vedere con
ultimo romanzo
dal vivo. Sembra ridicolo, ma si chiede se questa pratica il rispetto, come vuole far credere a una donna per evi-
pubblicato in Italia è
di raccontarsi tutto sussurrando, senza che i suoni sgor- tare che continui a diidare di lui, o con la generosità,
Storia del pianto (Sur
2018). Il titolo
ghino davvero dalle labbra, con un’articolazione desti- come gli dice un’altra donna, in tono di complimento,
originale di questo nata a una sorta di orecchio nascosto, collocato in qual- prima che lui le spieghi con fermezza che se, come cre-
racconto è Borrado. che angolo della bocca, non sia in verità quello che se- de, è incinta, si tolga subito dalla testa l’idea di tenerlo;
La traduzione è di para la gente sola da un ampio ventaglio di omicidi re- ma con una vocazione più misteriosa: cancellare le
Francesca Rossetti. pentini e inspiegabili. In ogni caso, sa che non si pren- tracce che lascia nel suo passaggio per il mondo.
Un posto
in città
ia suocera vuole che le compri m’incammino da quella parte. Devo riabituarmi a que-
M
dare?”.
una scatola di aspirina. Mi dà
due biglietti da dieci e mi spiega
come arrivare alla farmacia più
vicina.
“Davvero non ti dispiace an-
sta città.
Prima di trasferirci in Spagna abbiamo liberato
l’appartamento dove abitavamo in aitto e abbiamo
imballato tutto ciò che non ci saremmo portati dietro.
Mia madre ci aveva portato degli scatoloni dal lavoro,
quarantasette scatole di vino californiano, di Mendo-
Faccio no con la testa e vado verso la porta. Cerco cino, che avevamo riempito via via che ne avevamo
di non pensare alla storia che mi ha appena racconta- bisogno. Nelle due occasioni in cui Mariano ci aveva
to, ma l’appartamento è piccolo e bisogna schivare lasciate sole, mia madre mi aveva di nuovo chiesto
così tanti arredi, mensole e credenze cariche di so- qual era il vero motivo per cui ce ne stavamo andando,
prammobili e ornamenti che è diicile pensare ad al- ma né l’una né l’altra volta ero riuscita a risponderle.
tro. Esco dall’appartamento e mi ritrovo Un camion dei traslochi aveva portato
nel corridoio buio. Non accendo la luce, Non conosco tutto in un deposito. Mi torna in mente
preferisco che arrivi da sola quando le il quartiere perché sono quasi certa che nella scatola
porte dell’ascensore si aprono e m’illu- e non voglio con la scritta “bagno” c’è un blister di
minano. telefonare aspirine. Ma adesso, di ritorno a Buenos
Mia suocera ha fatto l’albero di Nata- a Mariano, quindi Aires, non siamo ancora andati a ritirar-
le e l’ha appoggiato sul camino. È un ca- osservando le. Prima dobbiamo trovare un apparta-
minetto a gas, di pietra artiiciale, e lei il traico localizzo mento, e prima ancora dobbiamo rimet-
insiste a portarselo dietro ogni volta che il viale più vicino tere insieme almeno una parte dei soldi
cambia casa. L’albero di Natale è alto che abbiamo perso.
SAMANTA e m’incammino
SCHWEBLIN come un nano, spelacchiato e di un fal- Poco fa mia suocera mi ha raccontato
sissimo verde chiaro. È addobbato con
da quella parte questa storia tremenda, ma me l’ha rac-
è nata a Buenos Aires
nel 1978 e vive a qualche pallina rossa, due ghirlande do- contata con orgoglio e mi ha detto che
Berlino. Il suo ultimo rate e sei piccoli Babbi Natale che pendono dai rami qualcuno dovrebbe scriverla. È precedente al suo di-
libro pubblicato in come una specie di club degli impiccati. Mi sofermo a vorzio, precedente alla vendita della casa e all’aiuto in
Italia, Distanza di guardarlo varie volte al giorno o ci penso mentre faccio denaro che ci ha dato per la Spagna. Poi le si è abbassa-
sicurezza (Fazi 2017), altro. Penso che mia madre comprava ghirlande molto ta la pressione, le è venuto quel terribile mal di testa e
è stato candidato al più folte e vaporose, e che gli occhi dei Babbi Natale mi ha spedita a comprarle l’aspirina. È convinta che mi
Man Booker prize
non sono dipinti esattamente sulle orbite oculari, dove manchi mia madre, e non capisce perché non voglio
international. Il titolo
invece dovrebbero stare. chiamarla.
originale di questo
racconto è Seiscientos
Quando arrivo alla farmacia che mi ha indicato, Vedo una farmacia a un isolato di distanza, sul cor-
centímetros scopro che è chiusa. Sono le dieci e un quarto di sera e so, aspetto di arrivare al semaforo per attraversare. È
cuadrados. La adesso mi tocca cercarne una di turno. Non conosco il chiusa anche quella, ma fuori c’è l’elenco delle farma-
traduzione è di Sara quartiere e non voglio telefonare a Mariano, quindi cie di turno. Se riesco a capire bene dove sono, c’è
Cavarero. osservando il traffico localizzo il viale più vicino e quella dall’altra parte di Santa Fe, dopo i binari della
stazione Carranza. Sono altri quattro isolati e mi sono to con il marito, e gli aveva chiesto il divorzio. La casa
già allontanata abbastanza. Non sarebbe male se arri- era grande, e non riusciva più a gestirla. Se ne occupa-
vasse Mariano, chiedesse a sua madre dove sono e lei va la donna delle pulizie, e lei non aveva nemmeno
dovesse spiegargli che mi ha mandata a comprarle idea di cosa ci fosse negli armadi o di cosa mancasse in
l’aspirina alle dieci e mezza di notte in un quartiere che cucina. Quando si sedevano a tavola, i igli si diverti-
non conosco. Dopodiché mi domando perché dovreb- vano a guardarla mangiare. Se c’era il pollo, rosicchia-
be essere una cosa positiva. va smaniosa le ossa, se c’era il dolce, divorava una
La prima cosa che mi ha raccontato mia suocera è doppia porzione e beveva l’acqua con la bocca piena. È
che era in piedi in mezzo al tinello di casa sua. Suo ma- che sono tanto sola, pensava tra sé, e i miei igli credo-
rito era al lavoro, ma sarebbe tornato presto. Anche i no solo al padre.
suoi quattro igli erano via, uno a lavorare con il padre, All’incrocio imbocco la prima strada, ma è un vico-
gli altri a studiare. La sera prima aveva di nuovo litiga- lo cieco, e la stessa cosa succede all’isolato dopo. Cer-
Il grande
bugiardo
“Soltanto i giovani hanno momenti simili”. Perché quello che ascolterà è, prima di tutto, una buo-
Joseph Conrad, La linea d’ombra na storia.
Avevo cinque anni, e la mia casa aveva diciassette
P
roveniva da una stirpe di mitomani di stanze. Un parco copiato da qualche palazzo francese
successo, niente gli era proibito. Le sue e una schiera di otto domestici, tra cui si annoverava
menzogne avevano una consistenza ve- un tutore nato a Leeds, mi mantenevano comodamen-
ridica, la sua realtà spesso diventava te appartato da quella che, con il tempo, capii essere la
dubbia e nessuno godeva di quel para- realtà delle cose. Un immenso ritratto dei miei genito-
dosso più di lui, protetto ri dominava la sala da pranzo. A volte,
dalla forza del suo cognome, che si muo- Ed è questo quando uno di loro entrava nella mia ca-
veva tra i corridoi invisibili di una festa cameratismo mera per recitare una manciata di do-
con la sicurezza di chi sa di essere iglio implicito che mi mande che erano sempre le stesse, non
dell’irrefutabile. spinge a raccontarle potevo evitare di chiedermi se non fosse
Mi si avvicinò e mi fece la stessa do- quanto segue con gli una delle igure del quadro che, grazie ai
manda di tanti altri: “Lei è scrittore, giu- stessi modi di chi le beneici di una scienza oscura, aveva ol-
sto?”. Ma dopo il suo discorso (perché fu fa un favore o un trepassato i limiti della cornice dorata e
un discorso che non ammetteva interru- passeggiava ora senza fretta per la casa,
regalo. Perché
zioni e neanche le richiedeva) mi portò disposta a coprire il posto sempre vuoto
in territori a me ignoti e, poco a poco, la
quello che ascolterà dei miei veri genitori.
terrazza dove ci trovavamo e la luce del- è una buona storia Ricordo che c’erano feste e risate e,
le lanterne cinesi si fece più difusa, ri- una sera, ci fu perino un ballerino russo
servando la sua nitidezza per il resto degli onesti invi- che levigò con i suoi piedi volanti il marmo rosa del
tati, mentre lo scrittore e il bugiardo sfoderavano torce grande salone; vidi sollevarsi la sua testa coronata da
come cowboy a mezzogiorno. due corna e un lauto che risplendeva tra le sue mani.
RODRIGO FRESÁN Così parlò il bugiardo: Lo vidi girare dall’alto, in mezzo alle colonne delle sca-
è uno scrittore e So bene che la mia fama mi precede, per cui non le, dal primo piano, e tremai pensando che quel diavo-
giornalista nato a cercherò neanche di convincerla che quello che sto per lo sarebbe rimasto a vivere in casa mia, nella stanzetta
Buenos Aires nel raccontarle è vero. Dopotutto, il suo mestiere ha più di vuota in fondo al corridoio.
1963. Il suo ultimo un punto in comune con il mio. Entrambi mentiamo, Per fortuna il diavolo se ne andò, e la stanzetta fu
libro pubblicato in entrambi facciamo di ciò che è inesistente un’arte an- occupata da Mónica. Ed è di Mónica che parlerò ades-
Italia è I giardini di
che se, è ovvio, le nostre muse ispiratrici non si salute- so, perché Mónica è la protagonista di questa storia.
Kensington
rebbero se s’incontrassero per strada. Ma in fondo, Non lo sapevo allora, ma credo di averlo intuito da quel
(Mondadori 2006).
Il titolo originale di
come ho detto, siamo uguali. Ed è questo cameratismo luogo remoto che presto sarebbe stata la mia adole-
questo racconto è El implicito che mi spinge a dirle tutto come se fosse la scenza.
único privilegiado. verità e nient’altro che la verità, a non insistere sulla Mónica avrà avuto al massimo quattro anni più di
La traduzione è di legittimità delle mie parole e a raccontarle quanto se- me la mattina in cui arrivò a casa, portandosi dietro
Francesca Rossetti. gue con gli stessi modi di chi le fa un favore o un regalo. una valigia così leggera che sembrava piena di elio.
C
ome avrà capito, amico mio, crebbi tra
le menzogne e mi nutrii di loro ino a de con tutti i denti.
diventare chi sono. Non c’è giorno in Sono sicuro che fu la gelosia a posare la pietra fon-
cui, ripassando la storia familiare, non damentale della mia prima vendetta. Fu così facile,
salti alla luce un’imprecisione sospet- così semplice, che considero quest’atto infame la pie-
ta, un inciampo perfettamente invisi- tra angolare di tutti quelli che sarebbero venuti dopo.
bile per tutti quelli che ignorano lo squisito metodo di Mi limitai a rubare l’anello preferito di mia madre e a
questa disciplina. Io avevo cinque anni e stavo impa- nasconderlo gofamente in quel maledetto cassetto
rando. Ero un novizio e come tale accettai l’arrivo di del comodino di Mónica, lo stesso in cui sorrideva
Mónica e il presunto motivo della sua presenza. Sareb- quell’infelice a cavallo. Fu tutto, e fu abbastanza. Do-
be stata una sorta di dama di compagnia per me e solo po cena mi raggiunsero le grida, i pianti e il rumore di
Mónica – la per me. Avrebbe giocato a quello che avessi voluto. Sa- troppe porte che si chiudevano.
Mónica che io rebbe venuta in giro con me in macchina e la sua pre- Quella notte, come avrà immaginato, sognai Móni-
senza avrebbe messo deinitivamente ine al silenzio ca. La osservai mentre schivava innumerevoli pericoli,
avevo conosciuto,
impermeabile di Ramos, l’autista. Sarebbe stato un la vidi venire meno senza sapere che la colpa era mia.
la vera Mónica, La vidi senza vestiti, con le braccia aperte e le anche
giocattolo infrangibile. Me l’avevano regalata, e lei lo
la mia ossessione – accettò con una dignità che superava la resistenza di ondeggianti, mentre camminava verso di me senza
tornò a casa un qualsiasi marchingegno meccanico. muovere i piedi. Piangeva in silenzio e mi sorprese
paio di giorni Non è superluo afermare, arrivati a questo punto, scoprire le sue lacrime ferme sui bordi del sorriso più
dopo, quando in che io cambiai guadagnando centimetri di altezza e voluttuoso che avessi mai visto.
un delirio che il paese fece lo stesso, forse in senso proporzional- L’improrogabile necessità di chiederle perdono e il
anestetizzato mente inverso. Ma qui s’intromette nel racconto una dolore di un’erezione che si riiutava di abbandonarmi
confessai la mia persona che non sono io, e che sono io diverse decine mi svegliarono nel bel mezzo della notte. Mi mossi per
colpa per il furto di anni dopo. la casa al buio, indovinai la mappa verticale delle scale
dell’anello insieme Sappia che all’epoca ero una sorta di idiota illumi- e aprii la porta della sua stanza senza bussare.
nato. Brillante nelle lingue, specialista di Salgari e au- Giaceva sul letto. Nuda e perfetta. Il suo corpo
a tante altre cose
tenticamente sottodotato in quanto a consapevolezza sembrava emettere un debole rilesso bluastro. Cam-
di ciò che accadeva oltre le cancellate che isolavano la minai verso di lei come chi cammina sul fondo del ma-
mia casa. Le sembrerà incredibile, ma i quotidiani mi re, e il suo splendore la rese diversa ai miei occhi. Il suo
erano negati per ragioni tanto strane quanto inviolabi- volto sembrava un altro, senza cessare di essere lo
li. Ricordo che comprai il mio primo giornale durante stesso. Era il volto di una santa. Era come se ino a quel
una fuga di iniziazione nei cabaret della zona del Bajo momento avessi conosciuto solo il bozzetto dell’arti-
con degli amici di famiglie irreprensibili come la mia. sta e, all’improvviso, mi fossi imbattuto nell’opera i-
Tornammo alle prime luci dell’alba. La notte ci brucia- nita. Toccai la sua spalla e sussurrai il suo nome senza
va ancora negli occhi e io comprai la mia prima copia ottenere alcuna risposta. La immaginai suicida tragi-
della Nación mantenendo un precario equilibrio gene- ca, l’eroina di un melodramma da quattro soldi, e mi
rosamente alcolico, in bilico sui miei vent’anni. pensai come un cattivo con i bai da Meistofele. Non
Ritengo utile questo chiarimento per spiegare la ricordo il momento in cui mi misi a piangere, ma ricor-
mia ignoranza su certi temi relativi ai principali eventi do l’emozione che mi assalì come un’onda quando
nazionali, come amano dire i telegiornali, che forse l’avvolsi con le braccia e le gambe e riempii la sua boc-
(ma su questo non metterei la mano sul fuoco) mi ca di baci. A un certo punto sentii che qualcosa, un fuo-
avrebbero fatto agire in un modo diverso se li avessi co tiepido, si fondeva nel mio basso ventre, ma non per
conosciuti. questo mi fermai. La baciai con furia, come un princi-
Ma sto andando troppo avanti. Ora la casa è la stes- pe azzurro deragliato davanti alla fredda sensualità
sa, ma io ho undici anni e Mónica ne ha sedici. Mi stu- della sua Biancaneve.
I
n ogni caso, come ho detto, io allora non sape- Bugie. Sono così belle, non è vero? Mi piace pren-
vo niente di tutto questo, perché che senso derle tra le dita e vederle controluce. Mi piace vederle
avrebbe avuto saperlo. Neanche quando ri- brillare. Mi piace quando mi illuminano con i loro se-
cordo tutto questo pronuncio per me stesso il greti impliciti. Perché dietro a una bugia ben imbastita
silenzio assordante del suo nome innomina- si nascondono le verità migliori... Ma entriamo, en-
bile. Ma dato che lei è venuto da così lontano, triamo. La nostra ospite dirà qualche parola e poi po-
e dato che magari lei è estraneo all’isteria della nostra tremo godere, come se fossimo innocenti, di questa
storia, lo farò per un’unica volta: Eva Perón... Evita... falsa orchestra di Glenn Miller senza Glenn Miller che
Sono sicuro che le dice qualcosa... massacrerà In the mood per la centesima volta. u
Vita
fuorigioco
a ferita era una chiazza rosa e madreper- che muoveva il busto e stringeva i pugni. Si notava l’an-
L lacea sul ginocchio. Emilio ci passò sopra sia per essere rimasto fuori dal campo. Il bambino lo
un po’ di ovatta intrisa di acqua ossigena- guardò e sorrise. Gli mancava un dente.
ta e la supericie si coprì di bollicine. Con
un movimento delicato allungò la gamba Adesso immergeva le mani nell’acqua torbida di sa-
di Manu, avvicinò la bocca e ci soiò so- pone e tirava fuori la spugna e la passava sulla schiena
pra. Era così vicino che sentì l’odore dolciastro della di sua madre. La pelle era così delicata che aveva sem-
carne viva. Senza scostarsi e senza smettere di soiare, pre paura di strapparla come si strappano le vecchie
alzò lo sguardo verso il bambino e gli
chiese: “Fa male?”. La ferita
lenzuola, consumate, al minimo sfrega-
mento. La scorsa estate, nella parte inale
Manu fece no con la testa. I capelli su- di Manu nell’arco di quella schiena, erano comparse due
dati, un po’ lunghi, gli si appiccicavano di pochi giorni chiazze rosse. Escare. La ferita di Manu
sotto le tempie e sul collo. Aveva gli occhi si sarebbe ricoperta nell’arco di pochi giorni si sarebbe rico-
lucidi perché un po’ gli faceva male, in di pelle nuova. perta di pelle nuova che avrebbe subito
efetti. Se ci fosse stata sua mamma non Invece le ferite ripreso il colore del resto del corpo sotto-
avrebbe avuto il moccio al naso, come si di sua madre posto a ore di gioco al sole. Invece le feri-
dicevano tra loro, come diceva l’allenato- avevano impiegato te di sua madre avevano impiegato setti-
re, quel cretino. mane a cicatrizzarsi, e intere bustine di
settimane a
“Ci siamo quasi”. zucchero che lui versava quotidianamen-
Si mise la gamba del bambino sulla
cicatrizzarsi te sui buchi nella carne, lei prona sul let-
coscia e rovistò nella cassetta del pronto to, docile come una bambola.
soccorso, appoggiata sulla panca di legno, per prendere Oggi era silenziosa, lo sguardo perso sulle piastrelle
SELVA ALMADA garze, cerotto a nastro e mercurocromo. Manu seguiva colorate della parete. Le ossa delle ginocchia, puntute,
è una scrittrice e i suoi movimenti. Una volta medicata per bene la ferita, sbucavano dall’acqua tiepida. Stava curva in avanti, si
poeta nata a Villa gli diede una piccola pacca sulla caviglia. abbracciava le gambe con le braccia, coprendosi i seni.
Elisa nel 1973. Il suo “Ecco fatto, campione. Ora resta qui. Per oggi gli Siccome non parlava, lui non sapeva chi fosse quel gior-
ultimo libro, Chicas allenamenti sono initi”. no nell’universo di sua madre. Di certo non era Emilio,
muertas (Random Con esagerata lentezza, il bambino appoggiò di il iglio cinquantenne e scapolo che si occupava di lei. Se
House 2014), è nuovo la gamba a terra e si girò con cautela per guarda- oggi lei avesse un iglio, non sarebbe più grande di Ma-
un’indagine sugli re i compagni che correvano in campo. nu.
omicidi irrisolti di tre
Emilio rimise tutto a posto e chiuse la cassetta, poi si Le mise una mano a visiera sulla fronte rugosa, su-
ragazze avvenuti in
posizionò a sua volta sulla panca in modo da osservare bito sotto l’attaccatura dei capelli indeboliti dagli anni.
Argentina negli anni
ottanta. Il titolo
cosa stava succedendo al di là della rete. I bambini con Con l’altra strinse la spugna inzuppata d’acqua e le ba-
originale di questo le magliette verdi e bianche, a righe verticali, gli scarpi- gnò la testa. Quando tutti i capelli furono umidi, ci ver-
racconto è Of side. La ni, le calze ino alle ginocchia. Stava cominciando a sò un po’ di shampoo e massaggiò con delicatezza. Il
traduzione è di Sara imbrunire e i lampioni intorno al campo si accesero au- cranio era così piccolo. Ripeté l’operazione della mano
Cavarero. tomaticamente. Con la coda dell’occhio osservò Manu, sulla fronte e della spugna bagnata per togliere tutta la
schiuma. Prese un asciugamano e gliene passò un an- le diede un bacio sulla fronte – profumava di rose – e le
golo sul viso perché nessuna traccia di sapone arrivasse disse “a domani”. Rimase su un ianco, con gli occhi
agli occhi, issi sui quadratini turchesi, sulle fughe gri- aperti che ora issavano la carta da parati. Certi giorni
gie. era come sospesa. Lo angosciava vederla così, sem-
Inginocchiato sul pavimento, accanto alla vasca da brava di maneggiare un barattolo vuoto.
bagno, si guardò intorno. Le maniglie in pvc bianco, Si sedette un po’ in cortile. Faceva molto caldo. Ac-
issate alle pareti, dappertutto: accanto al lavandino, cese una sigaretta e la fumò al buio. Meglio non accen-
accanto al wc, nel box doccia e nella vasca da bagno. dere la luce o sarebbero arrivati in massa gli insetti.
Le aveva montate tutte lui, da solo. Era sempre stato Durante una pausa dell’allenamento, mentre por-
bravo a fare queste cose. Guardò in alto. Il soitto era tava acqua ai bambini, aveva visto Maidana, l’allena-
rovinato e nero di mufa. Avrebbe dovuto grattare, tore, avvicinarsi trotterellando alla panchina su cui
stuccare e imbiancare tutto, ma ora che erano nel pe- Manu era ancora seduto. Maidana aveva parlato ad
riodo del campionato interregionale non aveva tempo alta voce, per farsi sentire da tutti.
per nient’altro. Quando non era al club, si occupava di “Fa’ vedere, pappamolla… ma se non ti sei fatto
sua madre. Nelle ore in cui era a casa, se ne occupava niente. Dai, forza, torna in campo. Non è comportan-
sempre lui. Per il resto del tempo, si alternavano due dosi da femminucce che si vince”.
signore. Attraverso la rete metallica aveva visto che lo pren-
Non parlò nemmeno quando la mise a letto, dopo deva per un braccio e lo tirava su di peso dalla panchina.
averla asciugata, pettinata e averle fatto indossare la Si era avvicinato in fretta.
camicia da notte. E non gli rispose nemmeno quando “Lascialo stare, Maidana, si è fatto un bel buco nel
Il carrello
all’angolo
uancho era ubriaco quella sera, e passeg- vanti all’auto di Horacio. Quel pomeriggio faceva cal-
J giava spavaldo sul marciapiede, anche se do, ma l’uomo indossava un vecchio maglione verda-
ormai nessuno del quartiere si sentiva mi- stro. Doveva avere una sessantina d’anni. Lasciò il car-
nacciato, e nemmeno un po’ nervoso, per rello accostato al marciapiede, si avvicinò alla macchi-
via della sua presenza intossicata. A metà na e, proprio dal lato che mia madre vedeva meglio, si
isolato, come tutte le domeniche, Horacio abbassò i pantaloni.
stava lavando la macchina, in pantaloncini e sandali, la
Che esagerazione, disse mio padre. Non può umi- ancora abbassati.
liare così quel povero disgraziato, commentò mia ma- “Razza di stronzo, la dottoressa qui ti sta salvando il
dre, e andò verso la porta. Noi la seguimmo. Quando culo, ma il carrello lo lasci qui. Pezzo di merda, quello
arrivò sul marciapiede, Juancho aveva tirato su l’uo- che hai fatto lo devi pagare, in questo quartiere non si
mo, che piagnucolava e chiedeva scusa, e stava cer- fanno cazzate”.
cando di mettergli in mano la canna da giardino con Mamma provò a dissuadere Juancho, ma era ubria-
cui Horacio aveva lavato la macchina, perché pulisse co e fuori di sé e urlava come un giustiziere, e negli
tutta la sua merda. La puzza era insopportabile. Nes- occhi non aveva più né bianco né nero né rosso, come
suno si azzardava ad avvicinarsi. Horacio disse “Juan- i colori dei pantaloncini che indossava. Si mise davan-
cho, lascia perdere”, ma a voce molto bassa. ti al carrello e impedì all’uomo di spingerlo. Io ebbi
Mia madre intervenne. La rispettavano, e in parti- paura che scoppiasse un’altra rissa – che Juancho rico-
colare Juancho, perché lei gli dava sempre qualche minciasse a picchiare, a dire il vero – ma l’altro sembrò
moneta per il vino quando gliele chiedeva; gli altri la riprendersi. Si tirò su la cerniera dei pantaloni – non
trattavano con deferenza perché era kinesiologa, ma avevano i bottoni – e se ne andò verso Catamarca,
tutti pensavano che fosse un medico e la chiamavano sempre camminando in mezzo alla strada; lo seguim-
dottoressa. mo tutti con lo sguardo, i galiziani mormorando che
“Lascialo in pace. Che se ne vada e basta. Puliamo era allucinante, i igli di Coca ridacchiando, le ragazze
noi. È ubriaco, non sa quello che fa, non c’è bisogno di sulla porta del garage di Valeria ridendo nervose, alcu-
picchiarlo”. ne a testa bassa, le altre come se si vergognassero. Ho-
L’uomo guardò mia madre e lei gli disse: “Signore, racio imprecava sottovoce. Juancho prese dal carrello
si scusi e se ne vada”. Lui sussurrò qualcosa, lasciò la una bottiglia e la lanciò dietro all’uomo, però il vetro si
pompa e provò a spingere il suo carrello con i pantaloni schiantò sull’asfalto lontano da lui. Spaventato dal ru-
Considerazioni
a matita
Rep
Con delicatezza, ironia e a volte insolenza, Rep racconta nelle sue strisce la vita
politica argentina e s’interroga sull’assurdità della condizione umana
Rep, il cui vero nome è Miguel Repiso, è un disegnatore e vignettista argentino nato a Buenos Aires nel 1961.
Ha cominciato a pubblicare le sue vignette sul quotidiano Página 12 dal primo numero, nel 1987.
La guerra
di Beltrán
eltrán è il prodotto più eminente delle come l’ambulanza che corre verso un incidente, sulla
B
doba.
scienze umane di Laboulaye. La sua discussione di variazioni campestri sulle donne, le au-
eminenza però non comprende la fa- to da corsa, le bestie da fare arrosto e qualche altra
ma, perché se nel paese non risveglia- espressione della noia della pampa che trova la sua
no interesse né Adorno né Gramsci, né grazia e il suo formato funebre nella ripetizione.
Durkheim né Spencer, né Adams né Per fortuna adesso è mezzo sbronzo, e si confonde
Scheler, iguriamoci un epigono di tutti loro che vive in quel brulichio di sedentari immersi in un pozzo di
delle lezioni impartite all’Università nazionale di Cór- alcol in cui si è trasformata la festa annuale dei Beltrán
al Club social Carlos Gardel. Ha appena
Tuttavia, La voz de Laboulaye aveva Ha argomentazioni divorziato, e il ricordo dello spleen matri-
pubblicato un breve testo con tanto di storiche e logiche e moniale lo conforta, nonostante sia triste
foto quando Beltrán vinse il premio Kó- perino una retorica per aver perso la metà di quel poco che
nex per gli studi umanistici, e un altro – passabile, ma nel aveva potuto mettere da parte dopo aver
più corto – quando la casa editrice indi- paese non lo impartito un milione di ore di lezione.
pendente Ayuntamiento pubblicò i suoi capiscono. Quello Sandro, il cugino di Beltrán, ascolta
Ensayos reunidos, una raccolta di saggi il che dice entra da un Billie Jean e si alza dalla sedia come spin-
cui oggetto di analisi era la disugua- orecchio della to da una molla arrugginita. La reazione,
glianza in America Latina, l’ossessione nella sua scompostezza, ha un che di po-
comunità ed esce
pubblica di Beltrán. stumo. Qualcosa scatta in Sandro ogni
Non c’è chiacchiera da cafè o riunio-
dall’altro volta che sente i primi accordi della can-
ne familiare in cui non tiri fuori l’argo- zone: qualcosa di oscuro, frutto di una
mento, come se dissotterrasse un mostro che tutti si magia nera, che l’euforia suscitata attorno a sé per la
riiutano di vedere perché quel mostro è un po’ come sua mancanza di ritmo non riesce a cancellare. Qual-
uno specchio. Ovviamente Beltrán ha ragione, e dalla siasi cosa sia quel mistero, si trasforma in una felicità
JUAN JOSÉ sua ha argomentazioni storiche e logiche e perino una di uomo triste, di contrasti che risplendono dentro di
BECERRA retorica passabile, ma nel paese non lo capiscono. lui e che trovano in quello spettacolo l’espressione più
è uno scrittore e Quello che dice entra da un orecchio della comunità deprimente attraverso il divertimento.
giornalista nato a ed esce dall’altro come un soio d’aria pura. Trascina le espadrillas con la suola di gomma,
Junín nel 1965. Il suo Ma così come insiste a predicare nel deserto ideo- scuote le mani come rami d’albero in preda a venti mu-
ultimo romanzo è El logico di Laboulaye, è anche un uomo dagli afetti im- tevoli e imprime un movimento pendolare al sedere e
artista más grande del
perturbabili, una caratteristica che inisce per impri- alla pancia, rendendo instabile il centro di gravità del
mundo (Seix Barral
mere alle discussioni la giusta tensione evitando che si suo corpo che, sul punto di cadere, si alza.
2017). Il titolo
originale di questo
tronchino rapporti. All’improvviso fa marcia indietro, I denti, fuori posto dalla nascita, contribuiscono a
racconto è La guerra e i suoi discorsi monograici sulla distribuzione della creare la maschera di una commedia che vira verso la
de dos hombres. La ricchezza e il disastro culturale prodotto dalle econo- satira in cui cadono, triturati, i ballerini professionisti
traduzione è di mie senza valore aggiunto, a cui Laboulaye si ascrive e lo stesso Michael Jackson. Perché Sandro non rispet-
Francesca Rossetti. in dalla sua fondazione, si spostano a tutta velocità, ta niente di ciò che evoca la musica: e quello che rispet-
corpo reagisca voltandosi e ritrovandosi davanti Bel- di poter testimoniare la loro esistenza, e la cameriera
trán. del Mediterráneo non poteva sapere che la gentilezza
Passano alcuni secondi in cui la memoria di Balle- di Ballesteros era il cavallo di Troia su cui viaggiavano
steros si carica di dettagli legati a Beltrán. La carica è gli eserciti dell’ironia.
negativa. Quando torna da quel viaggio, un viaggio nel Ballesteros sapeva al livello più profondo, quello
senso sbagliato delle cose, piega la testa come le bestie dell’intuizione, quanto potesse essere colpito Beltrán
che non trovano lo spazio mentale per quello che ve- nel sentirsi chiamare Beltranito, un’allusione incelabi-
dono, e gli dice: “Beltranito! Allora, come va questa le alla sua condizione di iglio di Beltrán, leggendario
ilosoia? Sei sempre in carcere?”. fattore alle dipendenze di Ballesteros che quest’ultimo
Alcuni minuti più tardi, quando la situazione inì aveva sfruttato senza pietà inoculandogli ogni giorno,
fuori controllo e arrivarono i poliziotti, la cameriera dall’alba al tramonto, il placebo della falsa amicizia.
dell’hotel Mediterráneo raccontò alla polizia che, a Fu altrettanto eicace chiedergli della ilosoia, un
suo parere, Ballesteros si era rivolto a Beltrán con tono modo per evitare di chiedergli della sociologia, ovvero
gentile, quasi afettuoso, per cui le era sembrato in- della politica, un ambito in cui Beltrán considerava
comprensibile l’atteggiamento di Beltrán. Tipico mi- Ballesteros un carneice strutturale.
raggio della percezione. Cosa possono saperne i testi- Domandargli se era ancora in carcere aveva diversi
moni di quello che succede, pur “trovandosi sul luogo signiicati, e Beltrán li colse tutti. Perché cos’altro signi-
dei fatti”? Trovarsi sul luogo dei fatti è l’unica cosa che icava fargli quella domanda se non mettere in discus-
possono dire a loro favore, ma è un vantaggio senza sione il suo lavoro per i laboratori di sociologia dell’uni-
valore. I fatti sono fenomeni inarrivabili per chi crede tà penitenziaria di Laboulaye che, per inciso, aveva
smesso di fare da anni? Quello che stava dicendo Balle- sto a Gonzalo Sardi, il pilota automobilistico che aveva
steros era che lui non era mai andato più in là dell’inse- la metà dei loro anni, di condividere qualche ora di ses-
gnare Gramsci nell’ostracismo delle celle. Era ancora lì, so all’Hilton di Puerto Madero durante un viaggio dei
a fallire, a sprecare saliva pronunciando termini del loro mariti negli Stati Uniti per l’US open.
gergo rivoluzionario, parlando all’aria e sentendo nelle L’incontro non era avvenuto per cause non meglio
vene l’indiferenza dei delinquenti, per i quali lui era un precisate, ma il desiderio c’era stato, e aveva siorato la
nemico alla pari di Ballesteros o di monsignor Arregui, disperazione. Beltrán lo sapeva perché aveva ascoltato
il vescovo velatamente nazista di Laboulaye. “Sei anco- (e aveva ancora) l’audio in cui la moglie di Ballesteros
ra in carcere?” signiicava: “Sei ancora sepolto sotto le diceva all’emissario che aveva contattato il pilota: “Di’
stesse macerie ideologiche, senza avanzare e senza ne- a Gonzalo che quello che faremo non sarà mai succes-
anche retrocedere, mentre io, lo Zorro Ballesteros, che so. Hai capito? Vogliamo solo scoparlo, poi chi si è visto
sono nato milionario, continuo ad accumulare ricchez- si è visto. Non registriamo niente, nessuno ne saprà
za senza muovere un dito?”. niente. Figurati: lo Zorro mi ammazza. Ma deve essere
Beltrán avrebbe potuto far scendere dal piedistallo sabato prossimo, tra le tre e le sei, oppure niente. Io, Vi-
Ballesteros. Bastava ricordargli quello che gli avevano cky Gallo e lui. Non mi dire che non è meglio di vincere
raccontato di sua moglie. L’aneddoto si era difuso per una gara”.
tutti i iumi di Laboulaye che trasportano i pettegolezzi Per Beltrán non esiste potere più grande di quello
(ed era arrivato in tutti i porti, meno quello di Balleste- di avere un segreto. A parlare sono buoni tutti, invece
ros). Quello che gli avevano raccontato era che sua mo- tacere è un’arte nascosta, nota soltanto a chi ce l’ha.
glie, insieme alla moglie del Mono Gallo, aveva propo- Ragion per cui tace, in stato di superiorità. Ma poi c’è
Rivolta
sociale
uella mattina Mara passò da casa di sua Cris avrebbe preferito non ascoltare un riferimento
Q madre a prendere della biancheria puli- così diretto alla coda; era una donna abbastanza fatta e
ta. Scivolò silenziosamente tra le poltro- inita – e sola, e presto vecchia – per sapere di essere in
ne del salotto; non voleva incrociarla. grado di sopportare la vista della coda, ma non per par-
Nella biblioteca, accanto ai libri di Eduar- larne. Quique non fu intimorito dagli sguardi assenti di
do Galeano e di Gabriel García Márquez, Cris. Li interpretava come lo spiegamento di una logica
il computer mostrava un solitario lascia-
a penetrarla da dietro; ora invece, maturo e sereno, tirò Rúa si traduceva in un campo semantico di “urgenze”,
leggermente fuori la lingua prima di toccarle le labbra. “cambiamento” e piani per il futuro della società. Qui-
Poi le raccontò di quando si era imbarcato per la que sorrise tra sé e sé ritrovandosi ad assaporare parole
Spagna, nel 1974. Cris lo guardò isso, scandalizzata: molto simili, rispolverando una vecchia tattica applica-
“Ma se quello è stato il momento più luminoso! Tutta la ta a Barcellona e a Parigi sulle iche appena arrivate;
nostra generazione, come mai prima, per strada! Non l’impegno politico spingeva a una forte fusione con al-
puoi essertene andato davvero nel 1974!”. Esagerava tre vite. Ogni notte d’amore era l’ultima. Il suo amico
un po’ questi entusiasmi, consapevole del fatto che spa- Rodrigazo suonava alla chitarra il repertorio perfetto, e
lancare gli occhi e alzare il tono della voce facevano la voce di Quique non era male; oltre agli accordi della
parte della messa in scena della politica, della passione compilation Cuba libre e le hit rivoluzionarie, non c’era
e, quindi, di se stessa. I gruppetti di manifestanti che tempo da perdere, domani potremmo essere morti!;
chiacchieravano lì vicino notavano la sua presenza ap- docili, le ragazze si spogliavano, pronte a consumare lo
passionata, agguerrita e giovane. “E quando abbiamo scettro della passione oferta. All’epoca Quique porta-
liberato i detenuti! E quando abbiamo occupato il cen- va pantaloni a campana e mocassini alti; allo zaino ave-
tro studentesco e abbiamo cacciato tutti i reazionari! E va attaccata una decalcomania che diceva “Sorridi,
quando...”. Perón ti ama”.
Con un improvviso gesto di tenerezza che esasperò Cris sospirò, leggermente nervosa; questo dev’esse-
Cris, Quique le prese dolcemente il mento: “Sentivo re un codardo, un vanitoso supericiale. Un lieve calo
che qualcosa non andava per il verso giusto, Cris. Le della tensione elettrica la incupì per qualche istante.
prerogative massimaliste stavano spingendo il carro Buttò lì: “Sono stati tempi molto diicili, sai, per chi è
degli avvenimenti verso un bivio. Poi stavo con una tipa rimasto qui”. Lui la tirò a sé con tutta la virilità di cui fu
che si stava trasferendo, tutte le sue cose erano sulla capace; dai jeans di Cris pendeva un portachiavi a for-
nave, e sono salito anch’io”. Cris stringeva di nuovo le ma di cuore, e Quique aveva un’erezione feroce. Voleva
labbra, la sua attenzione si spostava di continuo. “Cris, strusciarsi addosso a lei per farglielo capire, pensando
le basi erano lontane dal loro centro. La logica della che forse ne sarebbe stata contenta, e proprio in quel
congiuntura stava andando a farsi benedire. Ho lascia- momento misero una canzone di César “Banana”
to il peronismo quando mi sono reso conto che la vio- Pueyrredón.
lenza era l’unica strada che mi restava da percorrere. In “Pronti a fare baldoria!”, disse Eduardo. Arrivava
realtà ho avuto un momento metodologicamente mar- portando in equilibrio un vassoio con una crostata pre-
xista, ma di bandiera peronista”. parata dalla compagna Irma, una cuoca disoccupata,
Il contesto aiutava. La caduta del governo di De La per il club del baratto. Era normale mettere un po’ di
la gente sbatteva sul metallo conduttore dell’agitazione grida, tamburi, transenne di sicurezza. Arrivate davan-
politica. Mara aveva paura che qualche autista di auto- ti al parlamento, Lucía strinse la mano sul braccio di
bus fuori di testa ne approittasse per “esprimersi” e Mara: attenzione, disse Lucía, è una trappola per met-
uccidere centinaia di persone. Non c’era polizia per terci spalle al muro.
strada. Il picco amoroso tra Mara e Lucía avvenne durante
La folla di pentole si dirigeva verso il parlamento e un’estate a Buenos Aires. Si trovavano tutti i giorni a
plaza de Mayo. All’altezza dell’incrocio tra avenida casa di Lucía con un’altra amica, Liti, una sorta di Ma-
Santa Fe e Riobamba, Mara incontrò una sua compa- rilyn Monroe brunetta e punk; alle sei, quando la madre
gna di classe, Lucía. Era da tempo che non si vedevano; di Lucía tornava dal lavoro, si disperdevano. Parlavano
Lucía le raccontò di essere appena tornata dalla Bolivia, costantemente, avevano così tante cose da dirsi! Con-
dove “la situazione rurale era arrivata al limite”. Lavo- dividevano dati e perplessità sull’universo che se ne
rava come graica per un’ong di giornalismo indipen- stava in agguato, aspettando il momento per gettarglisi
dente; il fotografo con cui collaborava spuntava qua e là addosso. Quando va bene toccargli le palle? Cos’è il pe-
nel racconto, era evidente che Lucía avrebbe potuto rineo, e dove si trova esattamente? Erano questi gli ar-
parlare di lui per ore. Mara l’ascoltava rapita, Lucía ave- gomenti che catturavano la loro attenzione. Poi le teorie
va sempre avuto un modo delizioso di raccontare e in- sul sesso si mischiavano alle storie di paura.
namorarsi delle persone. Lucía guardò l’orologio; la I genitori di Liti erano dell’Esercito rivoluzionario
stavano aspettando. Mara esagerò la sua umiltà e spie- del popolo; Liti aveva sotto gli occhi un’immagine di
gò velocemente che doveva sfuggire alla madre, in mo- sua madre incinta che correva sotto le pallottole a Ezei-
do che la decisione di camminare insieme all’amica za. Suo padre non lo confermò mai, ma lei era sicura
dipendesse più dall’indole altruista di Lucía che non che ne avesse “fatti fuori un paio”. Invece i genitori di
dalla sua voglia, e Lucía disse di sì. Camminarono tra Lucía si erano conosciuti alla Juventud cristiana, in una
Buenos Aires
ai margini
Agli occhi dei passanti sono poco più di un mucchio
di stracci. Persone senza volto e senza identità.
Dani Yako ha fotografato per anni i poveri della città
Avenida del Libertador,
Buenos Aires, 2011
Portfolio
Autopista 25 de Mayo, 2015
Qualcosa
va salvato
primmo la bottiglia e bevemmo un rettangolo di cemento piazzato sopra la pensione origi-
A lungo sorso prima di stenderci sull’er- naria, forse costruita all’inizio del secolo, in cui S. aveva
ba e metterci a guardare le nuvole: solo un letto, un armadio per i vestiti e una sedia, su cui
quella somiglia a O. Henry, disse S.; c’era quasi sempre la sua tromba che non poteva suona-
quella sembra la faccia di Friedrich re in casa – praticando la sua diteggiatura e leggendo e
Dürrenmatt; no, quella è come la fac- pensando alla musica che avrebbe suonato quando
cia che deve aver fatto la moglie di Dürrenmatt dopo avesse trovato un contrabbassista; stranamente, il con-
aver letto L’incarico, corressi io; quella più avanti somi- trabbassista non compariva e a volte ci chiedevamo
glia alla faccia che hanno fatto Max
Frisch o Uwe Johnson dopo aver letto Naturalmente,
dove potesse essere e gli davamo un no-
me e immaginavamo per lui una biogra-
L’incarico, quella storia che va avanti per arrivati a questo ia parallela a quella di S., in altre parole
pagine intere senza un solo punto e a ca- punto, entrambi lo immaginavamo in una pensione della
po o un semplice punto, dicevamo, e ricordavamo il città di *osario intento a praticare la di-
guardavamo il cielo mentre ci passava- racconto di O. Henry teggiatura e leggendo e pensando alla
mo la bottiglia, e a volte scoppiavamo a che avevamo letto musica che avrebbe suonato quando
ridere, perché all’epoca S. rideva molto, anni prima in modo avesse trovato una trombettista, e a volte
per quanto la sua situazione non fosse quasi simultaneo davamo anche la sua faccia alle nuvole,
particolarmente buona, anche se non si alle nuvole più sfuggenti delle giornate
seppure in luoghi
poteva neanche dire che fosse cattiva, ventose d’inverno, quando l’erba era
perché S. viveva in una pensione nel cen-
diversi ghiacciata ma noi insistevamo e ci sten-
tro della città di *osario e studiava musica devamo sul prato e bevevamo e attribui-
PATRICIO PRON lì, in una città singolarmente proliica in questo senso, vamo una faccia alle nuvole; immagino che allora qual-
è uno scrittore nato a
che era il motivo per cui S. aveva abbandonato il suo pa- cosa in noi volesse essere salvato e qualcosa non volesse
Rosario nel 1975. In esino natale – su cui non disse mai una sola parola, no- esserlo, come succede sempre, e che alcuni di noi voles-
Italia ha pubblicato nostante la mia insistenza per conoscere dettagli della sero essere salvati e altri no, e pensavamo a tutti quelli
Lo spirito dei miei sua vita precedenti al suo arrivo –, solo per scoprire po- che, come S., volevano qualcosa e non l’avevano, men-
padri si innalza nella co dopo essersi trasferita che *osario era priva di una tre altri avevano qualcosa di cui i primi sentivano la
pioggia (Guanda 2013) vera e propria scena musicale, al punto che pur essendo mancanza e desideravano qualcosa che avevano altri, e
e Non spargere lacrime in città già da diversi mesi quando la conobbi, non era pensavamo ai malintesi e ai brevi e fortuiti incontri che
per chiunque viva in ancora riuscita a trovare un solo contrabbassista anche avvenivano tra queste persone e a come questi fatti for-
queste strade (Gran
se aveva aisso avvisi nella scuola di musica e nelle sale mavano strane catene di eventi non sempre soddisfa-
vía 2018). Il titolo
prova e nei bar, avvisi minuscoli che S. scriveva a mano centi; naturalmente, arrivati a questo punto, entrambi
originale di questo
racconto è Algo de
e di cui tagliava il bordo inferiore in una mezza dozzina ricordavamo il racconto di O. Henry che avevamo letto
nosotros quiere ser di linguette di carta che gli interessati avrebbero potuto anni prima in modo quasi simultaneo seppure in luoghi
salvado. La staccare e portare con sé per poi chiamarla, anche se diversi e senza avere notizia l’uno dell’altro: nel raccon-
traduzione è di nessuno rispose mai a quegli annunci, per cui S. passava to c’era una donna che aveva un dollaro e ottantasette
Francesca Rossetti. i pomeriggi nella sua camera – minuscola, appena un centesimi per comprare al marito un regalo di Natale;
aveva pensato a una catenina d’oro per l’orologio del cameriere e nell’appartamento a ianco un economista
marito, che prima era appartenuto a suo padre e prima che odia il suo lavoro e che farebbe volentieri a cambio
ancora a suo nonno, e decideva – e questa era la prima con il cameriere, che ha una idanzata bellissima che
svolta del racconto – di rinunciare alla sua lunga capi- però non ama, perché in fondo gli piacciono gli uomini,
gliatura per ottenere i soldi di cui aveva bisogno per il e c’è un uomo tre piani sopra a cui piace il cameriere:
regalo; anche il marito, dal canto suo, era alla ricerca di basterebbe che tutti riconoscessero quello che vogliono
un regalo per la moglie e anche lui era a corto di soldi; per essere felici”, diceva S., e ogni volta io lasciavo che
chiaramente aveva pensato di regalarle un set di pettini si trastullasse in quel pensiero per un minuto o due pri-
per capelli, e lo aveva comprato – e questa era la secon- ma di dirle che, secondo me, sarebbe bastato che qual-
da svolta del racconto – vendendo l’orologio che era cuno di loro avesse ottenuto ciò che desiderava – che
stato del padre e del nonno; con dei pettinini inutili nel- quella donna avesse un bambino, per esempio – perché
le mani lui e una catena assurda nelle mani lei, verso la nel giro di poco tempo reclamasse quello che aveva per-
ine del racconto, il narratore allontanava pudicamente duto, e che la sua proposta di dare a una persona quello
lo sguardo dalla coppia, che si abbracciava in una came- che l’altra aveva in eccesso o disprezzava non era del
ra da otto dollari alla settimana, in cui – diceva O. Henry tutto logica, giacché, per esempio, bastava che l’uomo
– c’era una cassetta delle lettere dove non entrava mai a cui piaceva il cameriere fosse interessato a lui perché
nessuna lettera, e un campanello elettrico che nessuno era molto mascolino perché perdesse l’interesse verso
suonava, esattamente come succedeva a S., che a que- di lui venendo a sapere che, in realtà, al cameriere pia-
sto punto si tirava su e guardava l’ediicio che si trovava cevano gli uomini, e forse poteva succedere la stessa
davanti al parco dove ci vedevamo di solito e comincia- cosa al cameriere, e forse – le dicevo – era proprio l’im-
va a indicare le sue inestre – quasi sempre chiuse, per- possibilità che ognuno degli inquilini di quell’ediicio
ché questo succedeva soprattutto nel pomeriggio, soddisfacesse i suoi desideri a mantenere le loro vite al
quando il sole batteva sulla facciata dell’ediicio ed era loro posto e quell’ediicio sulle sue fondamenta, come
bene chiudere le persiane perché gli appartamenti non una sorta di puzzle di vite mal riuscite e di aspirazioni
si riscaldassero troppo – e diceva: “Lì vive una donna incompiute dove ogni parte riposava sulle altre; quando
che vuole un iglio, e all’altra inestra, due piani sotto, dicevo questo, invariabilmente, S. rideva ed era chiaro
vive un uomo che ha un iglio e non lo vuole e rimpiange che pensava che io stessi esagerando e si alzava per an-
la libertà della donna dei piani superiori, che non cono- dare a comprare un’altra bottiglia o, se non avevamo
sce; e lì c’è uno studente di economia che lavora come più soldi – cosa che succedeva con frequenza –, per tor-
Senza
origine
azz moderno. Non erano mai stati lì prima. afascinante per i passanti diretti alla loro sessione di
J Poi sul marciapiede davanti alla più grande shopping. Invece no, i due avevano deciso di eseguire
banca di avenida Rivadavia, accanto solo con sax e batteria una melodia del tutto estranea
all’entrata della metropolitana nel quartie- alla ridotta memoria musicale su cui potevano contare
re Caballito, un sabato pomeriggio erano a quell’ora, con quel pubblico e in quella strada.
apparsi all’improvviso i due musicisti. Come se fossero su un piccolo palcoscenico e come
Quando voltai l’angolo, ero più o meno a trenta metri, se il rumore dell’avenida, cadenzato dall’alternarsi dei
sentii il suono di un sax. Pensai che il negozio di dischi colori del semaforo, non si sentisse proprio, il batterista
aveva chiuso da mesi e che diicilmente il suono poteva guardava il sassofonista, che leggeva il suo spartito. Lo
superare il rumore del traico e provenire dalla libreria guardava con aria sospesa, come un musicista osserva
che c’era di fronte. Il sax mi arrivava da davanti e qual- l’altro mentre lo segue e deve improvvisare sui suoi fra-
che secondo dopo lo vidi: eccolo lì, ac- seggi, le sue armonie, gli eventuali inter-
compagnato da una batteria. La melodia Non avevo mai venti che apporta alla musica scritta. Il
non era immediatamente riconoscibile; sentito suonare del sax, invece, indipendente dalla batteria,
mi sembrò che il sax improvvisasse con jazz in quella strada suonava con la certezza di essere il capo
la dovuta competenza, come si fa nel dove il rumore del duo e che il batterista l’avrebbe segui-
jazz. Mi fermai ad ascoltare. C’era un leg- domina su tutto e to. Tutto scorreva alla perfezione.
gio per il sax, e capii che stava provando dove, quando il Ricordai allora il racconto di un amico
un assolo che seguiva sullo spartito. Non negozio di dischi era che aveva fatto l’artista di strada in Euro-
si trattava di jazz tradizionale, ma di jazz pa. L’importante era che la musica o il
ancora aperto,
moderno. microspettacolo fossero buoni e che va-
si sentiva la peggiore
BEATRIZ SARLO Era stranissimo. Non avevo mai sen- riassero con il passare delle settimane. A
tito suonare del jazz in quella strada dove
musica pop queste condizioni era possibile guada-
è una giornalista,
scrittrice e critica il rumore domina su tutto e dove, quando gnarsi da vivere. Avevo sempre avuto
culturale nata a il negozio di dischi era ancora aperto, si sentiva la peg- questa impressione con i musicisti di strada in città co-
Buenos Aires nel giore musica pop nazionale e internazionale, falso rock me New York, dove ogni duo, trio e perino i gruppi più
1942. In Italia ha melodico, vecchi suonatori di boleros messicani e quasi grandi hanno una qualità sempre al di sopra della nor-
pubblicato Una tutta la musica commerciale, cumbia compresa. Perciò ma. E all’improvviso, in un quartiere di Buenos Aires, il
modernità periferica. un sax e una batteria sembravano strumenti extraterre- duo sax e batteria, con un pubblico di due persone ap-
Buenos Aires 1920- stri, arrivati da un pianeta musicale remoto, complesso pena, sembrava avere quelle stesse caratteristiche, ben
1930 (Quodlibet
e minoritario. Il ragazzo del sax avrebbe potuto suonare diverse da quelle dei suonatori di bandoneón delle vie
2005). Il titolo
qualsiasi altra cosa: quello che stava suonando era dav- turistiche, che raccolgono intorno a sé anziani che non
originale di questo
racconto è La ciudad,
vero diicile e per lui sarebbe stato uno scherzo seguire hanno mai saputo nulla di musica o che l’hanno dimen-
sus músicas, sus la melodia di una canzone conosciuta o di un classico di ticata e giovani il cui apprezzamento e gusto per il tango
músicos. La Sinatra, che gli avrebbe permesso di conquistare il pub- non ne compensano l’imperizia. Nel centro della città è
traduzione è di Sara blico della terza età. E il batterista l’avrebbe potuto ac- possibile ascoltare musica davvero brutta, senza nean-
Cavarero. compagnare in quell’impresa, senza dubbio molto più che doverla cercare.
Due giorni dopo, nello stesso isolato dell’avenida jazz, si trasformerebbero in standard, ovvero in grandi
Rivadavia, che è lontana dal circuito turistico, si senti- melodie su cui altri musicisti tornano per arrangiarle e
rono un bandoneón e una chitarra che suonavano un suonarle in modi a volte così diversi da renderle quasi
tango famoso, ma in una versione che faceva di tutto irriconoscibili. Lo standard è un luogo comune della
per sfuggire alla routine di una melodia nota. Anche in tradizione musicale jazzistica. Un punto d’incontro.
questo caso due ragazzi, vestiti di marrone, con i capel- My funny Valentine ne è un esempio famossissimo.
li chiari, isicamente simili a quelli del sax e della batte- Non tutto ciò che diventa popolare si trasforma in uno
ria, occupavano lo stesso punto del marciapiede della standard; molte canzoni, che pure continuiamo a ri-
banca. Stranamente, sembravano il doppione o i fratel- cordare, inspiegabilmente non vengono omaggiate
li musicali dei jazzisti del sabato. Dopo quelle appari- con variazioni e reinterpretazioni e non raggiungono
zioni stellari non tornò più nessuno. tale gloria.
La barcarola che dà inizio al quarto atto dei Raccon- Come se fossero rinchiusi in una specie di baule dei
ti di Hofmann, l’opera di Jacques Ofenbach, è una di ricordi comuni, anche frammenti di alcune opere, di
quelle musiche che, se appartenessero al mondo del alcune sinfonie, hanno raggiunto questo massimo ri-
conoscimento che è l’anonimato: due o tre temi sinfo- tato non è esattamente una fusione musicale, ma una
nici di Beethoven, la Cavalcata delle valchirie di Wa- specie di pop internazionale in salsa andina. Chi resta
gner, la Piccola serenata notturna di Mozart, La donna afascinato da questa salsa non darà importanza alla
è mobile di Verdi o Una furtiva lagrima di Donizetti. canzone pop.
In calle Florida, un gruppo con abiti che evocano Gli studiosi delle culture popolari chiamano queste
una sorta di altipiano andino a misura di turista euro- salse ibridazioni culturali, anche se ci si potrebbe chie-
peo o nordamericano, con un gran dispiego di cavi dere se si tratta di una mescolanza – come alla poesia
elettrici, tastiere e vistosi strumenti a percussione tipi- gauchesca si sono mescolate la tradizione creola me-
camente andini, ha in repertorio Chiquitita degli Ab- ticcia e quella spagnola – o di un’aggiunta, in una spe-
ba, in una versione condita con gli ingredienti classici cie di torta a due piani, con la melodia nella parte infe-
di un folclore evocativo delle Ande sudamericane. I riore e le decorazioni di zucchero colorato in quella
turisti ascoltano in religioso silenzio e mi sono sempre superiore. Comunque sia, questa versione andina di
chiesta se si fermino perché hanno riconosciuto la Chiquitita è molto lontana dal lavoro sulla tradizione
canzone degli Abba o proprio per il contrario. Il risul- che i musicisti jazz fanno con gli standard, in primo
luogo perché non tutte le canzoni di successo hanno della sierra peruviana che, da lì, tracimò a sud, ino a
una qualità musicale tale da permettere di trasformar- raggiungere i vagoni di questa metropolitana.
le nella base di variazioni signiicative. L’efetto di riconoscimento fu davvero straordina-
Nella mia ultima esperienza come pubblico di un rio, perché la melodia di Ofenbach era anche nella
musicista di strada che lavora in una metropolitana testa di noi che eravamo a bordo in quel momento. E lo
dell’ovest di Buenos Aires, quando meno me l’aspetta- fu ancora di più quando il musicista, inito il suo giro,
vo alla lista di brani privilegiati si aggiunse la barcarola se ne andò, e accanto a me qualcuno continuò a i-
di Ofenbach, in uno scenario veneziano da teatro ro- schiettare l’huayno di Ofenbach che, ovviamente,
mantico. non era più né di Ofenbach né di nessun altro.
Il musicista della metropolitana aveva ripescato La melodia si era trasformata in un bene senza ori-
una melodia da un angolo della memoria, da un fuga- gine a cui si potevano aggiungere varianti alternative;
ce passaggio alla radio o in tv, da qualcuno che l’aveva in quel vagone della metropolitana qualcuno la ricor-
canticchiata in sua presenza. Era la barcarola, ma il dava proprio per le sue varianti e non per un “origina-
musicista, che suonava il charango e il siku, il tipico le” da cui l’huayno si era discostato; quello del musici-
lauto andino, annunciò la sua interpretazione con la sta non era stato un atto di deliberato allontanamento,
frase: “E adesso segue un huaynito”, forma originaria ma un utilizzo che non conosceva le remote esperien-
Questa storia è un estratto di Il pastrano dell’oblio, la prima delle quattro parti che compongono Perramus, una delle opere
più importanti del fumetto argentino. Perramus fu realizzato tra il 1982 e il 1989 da Juan Sasturain, scrittore, docente
universitario e giornalista specializzato in fumetti, e da Alberto Breccia, fumettista morto nel 1993. L’edizione integrale è
stata ristampata in Italia nel 2018 da 001 Edizioni.
I.I.saber
saperey enonon
saber
sapere
mi hanno
trovato!!
ci faranno
a pezzi!
salgono!
* Versi della canzone Pedro Navaja, composta da Rubén Blades nel 1978, ndt.
questa è
la cura
migliore per
il tuo male,
ragazzo.
che ti
prende,
ragazzo?
sto malissimo e
voglio morire…
voglio
dimenticare...
rosa, la
fortuna...
dimenticherai...
maría è il
piacere...
l’oblio.
margarita,
l’oblio...
metti questa.
era di un mari/
naio svedese.
sbrigati.
non so nulla…
ma credo di
amarti.
svelti, che
salpiamo tra
qui ce n’è un dieci minuti!
altro. avanti,
portatevelo
via!!
non si sa.
se ne è dimenti/
cato, dice.
* In spagnolo largo signiica “lungo”. Il soprannome si potrebbe dunque tradurre con “Spilungone”, ndt.
li portano al largo
e li buttano a mare.
spariscono senza
guarda! lasciare tracce.
chi sono?
no…
meglio così,
“perramus”,
meglio così…
la mia parte,
sì? questa volta?
aha!
è un’attività da
coltivare, chu/ pulita,
pete… sicura soprattutto.
il solito. e pulita.
in dollari,
depositati
all’estero.
per fortuna
era l’ultimo.
abbiamo finito.
dico a chupete
che hanno finito.
ora dobbiamo
occuparci di
questi.
quale
piano?
esatto: il 46.
di’pure addio al