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Da Tristano Martinelli a Antonio Sacco

Tristano e il fratello Drusiano Martinelli sono i primi Arlecchini conosciuti.


Drusiano partì alla fine del Cinquecento per una tournée in Spagna, mentre il
fratello Tristano ebbe la buona ventura di essere incluso nella compagnia dei
comici che il Duca di Mantova inviò nel 1600 alla corte di Francia per allietare le
nozze di Enrico IV di Francia e Maria de' Medici.

La compagnia, che si chiamava dei comici Accesi, era una compagnia particolare,
perché per l'occasione dei festeggiamenti parigini era composta dal gotha dei
comici italiani: fra questi Nicolò Barbieri in arte Beltrame, Piermaria Cecchini in
arte Frittellino e altri comici famosi.

Tristano Martinelli, che non aveva la notorietà degli altri, non tardò ad imporsi
con lazzi particolarmente apprezzati dalla reale coppia e dai cortigiani.

Spesso Arlecchino usciva di scena e dialogava col pubblico, accettava suggerimenti


e la cosa spiacque non poco agli altri attori della compagnia degli Accesi. Il
Cecchini decise quindi ad un certo punto di sciogliere la compagnia, ma il Duca di
Mantova per tutta risposta nominò Arlecchino nuovo capocomico.

La forte presenza scenica di Martinelli, Arlecchino come continuerà a firmarsi fino


alla morte, fu sempre un ostacolo alla buona pace delle compagnie comiche.
Antoine Watteau - Commedianti Italiani (al centro l'Arlecchino Tommaso Visentini)

Altri arlecchini divennero molto famosi nel corso dei secoli. Attori come Dominique
Biancolelli, Evaristo Gherardi e Tommaso Visentini ebbero gran fama, ma uno dei più
importanti arlecchini della storia del teatro fu senz'altro Antonio Sacco o Sacchi.

In realtà il nome in arte di Sacco era Truffaldino, ma è evidente che questa non è
che una sottigliezza per evitare di essere confuso con un Arlecchino suo
contemporaneo.
Antonio Sacco è stato l'ultimo grande Arlecchino della Commedia dell'Arte, colui
che ha incontrato sulla sua strada Carlo Goldoni, che ha scritto tanti capolavori
per il suo personaggio.
Sostituto di Sacco in Italia, e poi di Bertinazzi in Francia, anche Carlo Coralli
interpreterà il ruolo di Arlecchino, ma con minor fortuna, stando a quanto
riferisce proprio Goldoni, accennando ad una non brillante edizione dell'“Arlequin
Electricien”, scenario “pirotecnico” certamente allestito dai fratelli Ruggeri[4]
per le maschere della Comédie-Italienne.[5]

La riforma goldoniana, però, prevedeva il lento declino delle maschere in scena


fino alla loro pressoché totale scomparsa. Antonio Sacco trovò allora in Carlo
Gozzi un estimatore dell'antica Commedia dell'Arte e Arlecchino continuò ad andare
in scena almeno fino agli ultimi decenni del XVIII secolo.

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