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Mirò compose questo quadro prima che Breton scrivesse il manifesto surrealista, ma
in esso applica già la tecnica surrealista dell'automatismo psichico, che prevede
di mettere a dura prova il corpo per permettere all'immaginazione di perdersi in
visioni fantastiche e surreali.
L'artista non rappresenta più, come nel precedente La fattoria, la realtà visibile,
ma quella del suo inconscio. Compare ancora una volta la scala a pioli, ricorrente
nelle opere di Mirò. La scala rappresenta un trampolino di lancio che parte dalla
realtà e va oltre: è la fantasia, il surreale.