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Afrodite Cnidia: la statua più seducente dell’antichità

Afrodite Cnidia, Copia romana da originale del 330 a.C. ca., marmo, altezza 215 cm. Città del
Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino

Questa meravigliosa Venere fu commissionata dagli abitanti di Cnido, un’antica città greca
collocata sull’estrema punta della Caria, nell’attuale Turchia.
Prassitele, uno dei più famosi scultori dell’antichità, capace di dare al marmo morbidezze mai viste,
la realizzò per la cella del tempio dedicato ad Afrodite Euploia, “della buona navigazione”. Inutile
sottolineare quanto fosse importante il commercio marittimo per le città greche collocate in queste
regioni.
La statua venne celebrata come una pietra miliare: era la prima raffigurazione ad altezza naturale di
un nudo femminile, dopo secoli in cui le divinità erano raffigurate vestite.
L’originale è andato perduto da molto tempo: le fonti ci dicono che venne trasportato a
Costantinopoli, dove andò distrutto in un incendio nel V secolo d.C.
Questa scultura incontrò subito un successo tale che ne vennero realizzate ovunque repliche, a
grandezza naturale e in miniatura, e venne raffigurata anche su alcune monete. La copia conservata
nei Musei Vaticani (detta Afrodite Cnidia Colonna) è considerata una delle migliori. Altre versioni
di questa Venere sono conservate ancora a Roma (una a Palazzo Altemps e una ai Musei Capitolini)
e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La dea è sorpresa durante il momento del bagno: non sappiamo se prima o dopo. Con la mano
destra copre la zona del pube, mentre con la sinistra posa o afferra la veste da un’idria (un vaso),
poggiata su una base.
La scelta della raffigurazione di una divinità nuda è stata ben più di una rivoluzione estetica: la
provocazione non sta solo nella semplice nudità, ma nel rapporto che si crea fra la statua di una
donna e un presunto osservatore maschio, tutta compresa in quel gesto, il coprirsi le parti intime,
che è sia pudico che sottilmente erotico. La famosa studiosa Mary Beard l’ha paragonata alle
provocazioni di artisti come Marcel Duchamp o Tracey Emin.
E gli antichi ne erano ben consapevoli: la statua divenne un’oggetto di culto, non solo religioso, ma
voyeuristico, se - come racconta Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XXVI, 4, 20) – “ molti sono
andati per nave a Cnido semplicemente per vederla”.

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