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Il cerchio sacro di Milano

#Iorestoacasa

Guardiamo il passato per costruire il futuro. Parole importanti, ma a volte, la curiosità verso le
origini dei luoghi che abitiamo può aiutarci a capire dove dovremmo e potremmo andare.
Milano, pur nella paralisi che il virus ha generato, è simbolo di novità, movimento, sviluppo
commerciale e industriale.
Ma la storia di questa città è lunga e antica. Lo storico romano Livio, nel V libro delle sue Storie,
scrive che i primi Celti a invadere l’Italia furono una coalizione di varie tribù, raccolte sotto la guida
di Belloveso, figlio del re dei Biturigi. Giunti nella zona di Milano, “avendo appreso che erano nel
paese degli Insubri” vi si fermarono interpretando come segno favorevole il nome, che era uguale a
quello di un villaggio degli Edui, una delle popolazioni che faceva parte della coalizione di
Belloveso.
Per Livio, insomma, i Celti chiamati Insubri abitavano la zona di Milano già prima dell’invasione
gallica di cui parlano le fonti.
Come spesso è accaduto nella storia, molto probabilmente, più che invasioni vere e proprie, si sono
verificate emigrazioni, scambi, fusioni di culture diverse. La cosiddetta “calata” di Belloveso in
Italia e la conquista di Milano, è stata molto probabilmente un trasferimento di una compagnia di
guerrieri erranti, un’élite di guerrieri e aristocratici, che si fusero con le popolazioni locali,
mantenendo addirittura il nome precedente dell’insediamento: Milano, o “Medhelanon”, in lingua
celtica.
Milano, oltre a essere attraversata da vari corsi d’acqua e ricca di sorgenti, sorge alla confluenza di
una serie di strade: quella che discende dal passo del Sempione seguendo la val d’Ossola e le
sponde del Lago Maggiore, la strada che percorre la valle del Ticino e che mediante i passi del
Lucomagno e del San Bernardino conduce alle città del bacino superiore del Reno e per finire
quelle del lago di Como e della valle dell’Adda.
Questo fatto ha suggerito a vari studiosi che il nucleo originario di Milano sia nato per precisi
motivi di controllo del territorio.
La più nota ipotesi sull’origine del nome è quella che vede nell’etimologia il significato di “terra di
mezzo”, ma c’è chi intende “Medhelanon” come “santuario centrale” (da Medhe, “mezzo” e lanon,
“santuario”).
Il santuario celtico era un “nemeton”, un luogo di culto a cielo aperto, delimitato da un recinto sacro
circolare con un’orientazione astronomica. Il recinto poteva essere anche un semplice cerchio di
rose selvatiche o di biancospino, pianta sacra alla dea celtica Belisama. Qualcuno ha localizzato
questo nemeton nella zona dell’attuale Piazza della Scala.
Il cronista Bonvesin della Riva parla ancora, in pieno Medioevo, di cinta di mura fiorite di
biancospino.
Alla luce degli ultimi elementi emersi sembra confermarsi un modello di città sviluppatasi attorno
ad una zona – santuario che aveva funzioni molteplici: religiose, giudiziarie, amministrative e
commerciali.
Secondo alcuni studiosi, nel tessuto urbano di Milano sarebbe riconoscibile una seconda zona
ellittica, attorno al quartiere dove sorge la Biblioteca Ambrosiana, in piazza San Sepolcro, settore
nel quale peraltro sarebbe sorto il foro della Mediolanum romana.
Tutto si stratifica, i luoghi e gli edifici simbolici vengono riutilizzati, rifunzionalizzati,
reinterpretati: sotto il Duomo sorgono i resti della basilica di Santa Tecla. Gli scavi archeologici
degli anni ’60 avevano scoperto alcune imponenti murature che a loro volta erano state inglobate
nella navata centrale di Santa Tecla. La tradizione ha suggestivamente identificato queste strutture
come appartenenti al tempio della divinità originaria celtica di Milano, poi reinterpretata dai
Romani come Minerva. Purtroppo queste testimonianze sono andate distrutte, e l’enigma ora resta
senza soluzione.

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