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INTRODUZIONE

Il furto di opere d’arte consiste nella sottrazione illecita di un’opera d'arte, come un quadro, o
parte di essa, che solitamente si tenta di rivendere o di utilizzare per fini estorsivi. Da
sempre i furti d’arte sono stati all’ordine del giorno. Ora, una importante rivista statunitense
ha stilato una lunga classifica di quelli più famosi. Sebbene ci siano numerosi furti, non tutti
sono passati alla storia. Molti fra misteri e aneddoti, hanno reso l’opera trafugata ancora più
famosa sia per il modo che per il motivo per cui sono state portate via dal loro luogo
d’origine. Ci sono opere di inestimabile valore che, nonostante tutti i sistemi di sicurezza,
sono state trafugate grazie a stratagemmi e vere e proprie magie illusionistiche. Insomma
l’arte dell’appropriazione indebita è anch’essa un’ arte. Per questo motivo oggigiorno è ancor
più bello scoprire non solo come sia nata una determinata opera d’arte e quale messaggio
volesse diffondere il suo autore, ma anche quale storia vi si nasconda dietro e quali aneddoti
o leggende l’abbiano accompagnata nel tempo. Come anticipato precedentemente, il furto di
opere d’arte ha diverse finalità. Infatti, occorre sottolineare che in ambito artistico vi è un
vero e proprio mercato nero di opere d’arte e reperti archeologici che viene equiparato a
quello legato alla droga e alle armi. Il giro d’affari che esso produce è inestimabile, ma
solitamente si aggira intorno ai sei miliardi di euro. I criteri con cui i delinquenti scelgono i
loro bersagli sono vari e riguardano soprattutto il valore economico dell’opera, la sua
richiesta nel mercato clandestino, il livello di protezione e l’occultabilità. Secondo alcuni
esperti, in Europa questo tipo di furti sono spesso eseguiti da piccoli gruppi di malviventi che
mantengono i contatti tra di loro, anche per agevolarsi in uno degli aspetti più difficili della
loro attività, ovvero la rivendita delle opere rubate, ma possono compiere un furto d'arte
anche singoli individui o, al contrario, grandi organizzazioni criminali. Nella storia dei furti di
opere d’arte ci sono persino esempi di estorsione di denaro o altri favori in cambio della
restituzione di capolavori rubati, come quando la Mala del Brenta (un’organizzazione
mafiosa veneta) tentò di ricattare lo Stato italiano dopo aver sottratto dalla Galleria Estense il
ritratto di Francesco I d'Este realizzato da Diego Velázquez.

GIOCONDA
La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto di Leonardo Da Vinci a olio su
tavola di legno di pioppo realizzato da Leonardo da Vinci, databile al 1503-1504 circa e
conservato nel Museo del Louvre di Parigi. Opera enigmatica della pittura mondiale, si tratta
sicuramente del ritratto più celebre della storia nonché di una delle opere d'arte più note in
assoluto. La Gioconda viene ammirata ogni giorno da circa trentamila visitatori, ovvero l'80%
dei visitatori del Museo del Louvre in cui è esposta, tanto che nella grande sala in cui si
trova, un cordone deve tenere a debita distanza le persone. Nella lunga storia del dipinto
non sono però mancati i tentativi di vandalismo che ne hanno alimentato la popolarità. Nella
notte tra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo, la
Gioconda venne rubata. Della sottrazione si accorse il 22 agosto un copista, Louis Beroud
che aveva avuto il permesso di riprodurre l'opera. La notizia del furto fu ufficializzata solo il
giorno dopo, anche perché all'epoca non era infrequente che le opere venissero
temporaneamente rimosse per essere fotografate. Era la prima volta che un dipinto veniva
rubato da un museo, per di più dell'importanza del Louvre, e a lungo la polizia cercò dei
sospettati. Uno di loro fu il poeta francese Guillaume Apollinaire, che venne arrestato dopo
aver dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all'arte nuova, e
anche Pablo Picasso venne interrogato. In realtà, un ex-impiegato del Louvre, Vincenzo
Peruggia, proveniente da un paesino in provincia di Varese, convinto che il dipinto
appartenesse all'Italia poiché sottratto da Napoleone, lo aveva rubato, rinchiudendosi
nottetempo in uno sgabuzzino e, trascorsa la notte, staccando il dipinto di prima mattina e
uscendo dal museo con il ritratto sotto il cappotto; egli stesso ne aveva montato la teca in
vetro, quindi sapeva come smontarla per sottrarlo. Uscì in tutta calma e, messa l'opera in
una valigia, la custodì per 28 mesi e successivamente la portò nel suo paese d'origine, a
Luino, con l'intenzione di "regalarlo all'Italia", dopo aver ottenuto da qualcuno la garanzia
che il dipinto sarebbe rimasto lì; come accennato precedentemente, riteneva infatti
erroneamente che l'opera fosse stata rubata durante i furti napoleonici.
Ancora oggi alcuni ritengono che sia Napoleone il vero autore del furto della Gioconda, ma
si tratta solo di una notizia inattendibile. C’è però un forte legame con Bonaparte, infatti pare
che amasse quest’opera tanto da metterla nella camera della moglie.

NAPOLEONE
Napoleone Bonaparte è stato un politico e generale, fondatore del Primo Impero francese.
Le spoliazioni napoleoniche note anche come furti napoleonici, furono una serie di
sottrazioni di beni, in particolare opere d'arte, attuate dall’esercito francese in Italia, Spagna,
Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, ed Europa centrale durante l'età napoleonica (XVIII secolo).
Questi furti vennero costantemente compiuti nell'arco di venti anni, dal 1797 fino al 1815.
Questi venti anni di spoliazioni continue privarono il territorio italiano di opere grandiose
come il celeberrimo Laocoonte e l’Apollo del Belvedere. Il primo, realizzato nel I secolo a.C.
in marmo e conservato nel Museo Pio-Clementino nella città del Vaticano, rappresenta
Laocoonte, sacerdote troiano stritolato con i due figli da due mostruosi serpenti usciti dal
mare, raffigurato al centro della composizione seduto sull’altare. Il suo corpo muscoloso
disegna una grande diagonale e il braccio destro si piega all’indietro, seguendo il movimento
della testa. Quest’opera appartiene all’arte ellenistica ed è infatti caratterizzata da un grande
realismo, come si può notare dai capelli resi con profondi chiaroscuri, dallo sguardo rivolto
verso l’alto e dalla bocca aperta in una disperata smorfia di dolore. Ai lati i figli, già avvolti dai
serpenti, che con il loro movimento conferiscono unità a tutto il gruppo, rivolgono lo sguardo
atterrito verso il padre, che non può aiutarli. L'Apollo del Belvedere invece, anche noto come
Apollo Pitico, è una celebre statua marmorea risalente al periodo post-ellenistico (seconda
metà del II secolo d.C.) quando i Romani avevano conquistato tutta la Grecia antica. È
tutt'oggi considerata per l'armonia delle proporzioni una delle più belle opere di tutta
l'antichità. La statua di marmo bianco, alta 224 centimetri,rappresenta il dio greco Apollo,
che ha appena ucciso con le frecce del suo arco il serpente Pitone, divinità originaria di
Delfi. La muscolatura, ancora tesa, lascia intendere lo sforzo che segue alla battaglia contro
Pitone, mentre i capelli a boccoli ricadono sul collo. Il dio è interamente nudo, ad eccezione
della faretra a tracolla, dei sandali e del mantello sulla spalla destra.
Delle 506 opere trafugate registrate, ben 248 ancora oggi rimangono in territorio francese
mentre 9 sono date per disperse. Secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni
napoleoniche rappresentarono "il più grande spostamento di opere d'arte della storia". Fu in
quel momento che Antonio Canova, un celebre scultore italiano, svolse un ruolo
fondamentale. Il papa lo incaricò infatti di occuparsi del recupero delle opere saccheggiate a
Roma.

HITLER
Durante il terzo reich (1933-1945) Adolf Hitler ha confiscato numerosi beni di valore artistico
e culturale. Gran parte di questo tesoro (1500 opere per un valore di oltre un miliardo di
dollari) che si pensava ormai fosse andato perduto, è stato ritrovato a Monaco di Baviera in
un appartamento nel novembre 2013. Infatti, il figlio di Hildebrand Gurlitt, ladro di opere
d’arte per conto di Hitler, fu trovato con migliaia di euro cuciti nella giacca e si scoprì che,
nonostante le pessime condizioni di vita, vendeva illegalmente parti di questo inestimabile
tesoro che era stato dato per distrutto nel rogo di Dresda, in Germania. Tuttavia, soltanto 14
delle 1500 opere sono state restituite ai legittimi proprietari. In Italia furono trovati a
Camaiore (Lucca), tre dipinti del XV secolo rubati dai nazisti durante la seconda guerra
mondiale. Le opere ritrovate sono state recuperate dai carabinieri del Comando Tutela
Patrimonio Culturale di Monza e affidate alla Pinacoteca di Brera:
● un olio su tela, raffigurante la "Madonna con Bambino", attribuito a Giovanni Battista
Cima, in arte "Cima da Conegliano";
● un dipinto, tempera su tavola, fondo oro, raffigurante la "Trinita'", attribuito ad
Alessio Baldovinetti;
● un dipinto, olio su tela, raffigurante la "Circoncisione di Gesu' al Tempio", firmato in
cartiglio in basso al centro "Jeronimus ex libris", Girolamo Dai Libri.
Il primo, proviene dalla collezione Borbone Parma è stata rintracciata nella casa di una
famiglia milanese che l'aveva ereditata da un avo collezionista. Nello stesso contesto è stata
individuata anche la "Trinita'" e poi il terzo dipinto, la "Circoncisione di Gesù al Tempio", in
possesso di un altro collezionista milanese, deceduto nel 1945, e poi ereditato dai familiari.
In Italia un ruolo chiave per il salvataggio di opere d'arte lo ebbe Rodolfo Siviero, agente
segreto, storico dell'arte e intellettuale. A lui fu attribuito il salvataggio dell'Annunciazione di
Beato Angelico, conservata nel Museo del Prado a Madrid.
MONUMENTS MEN
Secondo le stime ufficiali, i nazisti si appropriano di 150.000 opere d'arte in Europa
occidentale e di circa 500.000 in Europa orientale e centrale. Non mancarono però grandi
atti di ribellione a parte di studiosi e persone interessate d’arte. Il simbolo di queste azioni
sono i 'Monuments Men' da cui l'omonimo film prodotto e diretto da George Clooney nel
2014. Nel film sono riprodotte le scene di due importanti ritrovamenti nella miniera di sale di
Altaussee in Austria nel 1945. Il 'Monuments, Fine Arts, and Archives' è stata una task force
militare organizzata dagli 'Alleati' (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica e
Cina) durante la seconda guerra mondiale per proteggere i beni culturali e le opere d'arte
nelle zone di guerra. Si trattò di un gruppo composto inizialmente da ufficiali dell'esercito
americano e britannico, affiancati poi da studiosi d'arte e direttori di musei. Fra loro si
annoverano molte tra le più grandi figure del panorama artistico americano degli anni '50 e
'60: il direttore del Fogg Art Museum, il fondatore del New York City Ballet e l'allora direttore
del Metropolitan Museum.
● Madonna di Bruges di Michelangelo. Statua scolpita tra il 1503 e il 1505 per la
famiglia Mouscron. Inizialmente fu portata segretamente a Livorno per poi essere
rubata da Napoleone e restituita nel 1815. Fu rimossa nel 1944 e portata in
Germania dai nazisti. Fu infine ritrovata in una miniera ad Altaussee. La particolarità
di quest’opera è proprio il rapporto tra madre e figlio che l’autore è riuscito a
rappresentare: Gesù viene rappresentato in piedi, quasi privo di sostegno tenuto
solamente dal braccio sinistro della madre, e in posizione come se stesse muovendo
i primi passi verso il mondo. Lo sguardo di Maria, caratterizzato da una fredda
compostezza, non è rivolto al figlio, ma, quasi assente, guarda verso il terreno, come
se la Madonna intravedesse già il suo destino.
● Vaso di fiori del pittore olandese Jan van Huysum. All'inizio della Seconda guerra
mondiale, l'opera fu trasferita nel 1940 nella villa medicea di Poggio a Caiano e nel
1943 fu spostata e collocata nella villa Bossi Pucci dove fu prelevata dalle truppe
tedesche durante la ritirata. Come in altri casi, il dipinto fu dimenticato e ritrovato
solamente anni dopo: in particolare, il quadro di van Huysum ricomparve nel 1991 e
attualmente si trova nelle mani di una famiglia tedesca.
RESTITUZIONI IMPORTANTI
Una delle prime restituzioni avvenne sotto i riflettori mondiali: un Matisse tornò a Anne
Sinclair, famosa giornalista francese, ex moglie di Dominique Strauss-Kahn, e discendente
del mercante d’arte parigino Paul Rosenberg. L’ultima è “Das Klavierspiel” (“Il pianoforte”),
un disegno di Carl Spitzweg che era appartenuto a Henri Hinrichsen, morto ad Auschwitz. I
suoi eredi hanno chiesto al governo tedesco di consegnare il disegno a Christie’s per
metterlo all’asta.

VAN GOGH
Vincent Van Gogh, precursore dell’Espressionismo, nasce nel 1853 nei Paesi Bassi e muore
nel 1890 in Francia. Tra le numerose opere di questo artista ricordiamo le principali oggetto
di diversi furti compiuti principalmente intorno agli anni 2000. Il Giardino della canonica a
Nuenen in primavera, o chiamato semplicemente Giardino di primavera, è il primo quadro ad
olio su tela del pittore olandese Vincent van Gogh, di dimensioni 57x25 cm,realizzato nel
1884 mentre viveva con i suoi genitori a Nuenen (Paesi Bassi). Nel dipinto è raffigurato il
giardino della canonica nel quale compaiono diversi alberelli caratterizzati dalle prime foglie
primaverili che coprono il cielo. Al centro è invece raffigurata la figura di una donna vestita di
nero che attraversa una passerella in legno; e,sul fondo, si vede infine il campanile. La tela
fu ospitata dal Groninger Museum dal 1962 fino al 2020. Il dipinto è stato rubato il 30 marzo
2020 dal museo Singer Laren (a Laren nei Paesi Bassi), mentre l'edificio museale era stato
chiuso al pubblico a causa pandemia di coronavirus del 2019-2020.
Tra le molte opere rubate di Van Gogh ricordiamo anche I Papaveri, di dimensioni 55x54 cm
e realizzata in colore ad olio nel 1887. Osservando rapidamente il quadro, si nota che il
soggetto è semplicemente un vaso di papaveri rossi e verdi, colmi di colori forti e vivaci e
che contrastano pesantemente con lo sfondo oscuro alle spalle della composizione floreale.
L’opera è stata rubata nel 2010 dal Museo Mohamed Mahmoud Khalil del Cairo e ancora
oggi non è stata ritrovata. Il suo valore stimato è di circa 50 milioni di dollari ed è
interessante notare che lo stesso quadro era già stato rubato nel 1977, ma poi recuperato in
Kuwait (Medio Oriente).
Inoltre, tra i furti clamorosi effettuati nell’ultimo ventennio, è da citare senz’altro quello
avvenuto nel 2002 al Van Gogh Museum di Amsterdam, dal quale erano state trafugate il 7
dicembre “Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen” e “La spiaggia di
Scheveningen prima di una tempesta”. “Una congregazione lascia la Chiesa riformata di
Nuenen”, è un’opera del 1884 realizzata ad olio su tela e risale al periodo in cui Van Gogh si
trasferì dai genitori a Nuenen, un piccolo villaggio contornato da magnifiche foreste e
praterie, per prendersi cura della madre che si ruppe il femore. “La spiaggia di
Scheveningen” è invece del 1882, di dimensioni 34,5x51 cm e realizzata a colore ad olio.
Questo particolare dipinto non riporta i consueti colori che lo caratterizzano in alcune delle
sue opere più importanti. Il quadro infatti inscena una giornata uggiosa e ventosa.
I due dipinti erano stati rubati poco prima che il museo aprisse al pubblico e i ladri avevano
utilizzato una scala per arrampicarsi fin sopra il tetto e da lì calarsi all’interno evitando i
sistemi di sicurezza. Alcuni componenti della banda ritenuta responsabile del furto, erano
stati arrestati circa un anno dopo, ma la refurtiva non era stata recuperata. Per sapere che
fine avesse fatto bisognerà attendere quattordici anni dopo, il 2016, quando le due opere
vengono recuperate dalla Guardia di Finanza a Castellammare di Stabia (Campania), nella
casa di un boss della camorra. Per essere certi della loro autenticità, la Guardia di Finanza
ha invitato in Italia un esperto del museo Van Gogh, e secondo fonti investigative il valore
dei due quadri si aggira intorno ai 100 milioni di dollari.

L’URLO
Uno dei furti indimenticabili e famosi della storia è quello che riguarda L’urlo di Munch. L’urlo
è una celebre opera del pittore norvegese Edvard de Munch, realizzata con tempera e
pastello su cartone di dimensioni 91x73,5 cm e ubicata nella Galleria Nazionale di Oslo.
L’urlo, grazie alla sua efficace sintesi simbolica, divenne icona della sofferenza umana,
personale e collettiva, del Novecento. L’Urlo di Munch mostra in primo piano il volto di un
essere umano totalmente sfigurato, con la carnagione di un colore tra il giallo e il
verdognolo. I suoi lineamenti sono così alterati e scarnificati da rendere impossibile
distinguere se si tratti di un uomo o di una donna. Le braccia sono piegate, le mani
appoggiate al volto in un gesto che allo stesso tempo sembra suggerire la volontà di
sostenere la testa e di chiudere le orecchie, come se la stessa persona non fosse in grado di
sostenere il grido che lei stessa sta emettendo. Il Museo possedeva tre versioni del dipinto,
realizzate tra il 1893 e il 1910, una esposta, altre due conservate in magazzino. Ben due
volte, a dieci anni di distanza, dei ladri professionisti sono riusciti a venirne in possesso.
1 FURTO
Il primo furto avvenne il 12 febbraio 1994, quando il dipinto è stato trafugato il giorno
dell’inaugurazione dei XVII Giochi Olimpici invernali. I malviventi entrarono indisturbati
all’interno del museo, sfondando solo una finestra per accedervi. Gli investigatori provarono
a ricostruire i fatti: l’allarme scattò subito, ma il custode non ebbe il tempo di intervenire.
Bastarono solo 50 secondi per rubare L’Urlo di Munch, i ladri al suo posto lasciarono un
biglietto, a dir poco insolente, con scritto «Grazie per le misure di sicurezza così scarse».
Fortunatamente l’opera venne ritrovata integra, senza alcun danno, tre mesi dopo in un
albergo in Norvegia. Alcune cronache dell’epoca narrano che, il colpo fu rivendicato da un
movimento antiabortista, che avrebbe restituito il dipinto solo fosse stato trasmesso, in
televisione, un documentario contro l’aborto, intitolato l’Urlo Silenzioso. Non sappiamo se la
proposta di scambio venne accettata o no, ma quel che è certo è che il dipinto riprese il
proprio posto per merito del lavoro di due poliziotti in incognito: gli agenti si finsero
interessati all’ acquisto del dipinto per 250 mila sterline.
2 FURTO
Il secondo furto avvenne nel 2004, un gruppo di sconosciuti trafugò due dipinti di Munch:
L’Urlo e la Madonna. I ladri entrarono durante regolare orario di lavoro, erano mascherati e
armati di lupara minacciarono i visitatori del museo e costrinsero le guardie a eseguire i loro
ordini, rischiando di provocare feriti se non morti. La polizia norvegese fece del ritrovamento
dei dipinti una priorità assoluta, fermando molte persone in quanto presunti complici del
furto, e arrestandone cinque. Il tribunale di Oslo condannò tre uomini a pene da quattro a
otto anni per il loro coinvolgimento del furto. Due dei tre accusati furono inoltre condannati a
versare un risarcimento di 122 milioni di dollari. Nel 2006, a distanza di due anni, la polizia
norvegese ha recuperato i dipinti. La polizia si affrettò a puntualizzare di non aver pagato
alcun riscatto, affermando anche che, al ritrovamento le opere vertevano in buono stato, ma
in realtà i quadri furono danneggiati a causa delle inadatte condizioni di conservazione e
dall’umidità. I due dipinti fecero ritorno nel museo nel 2008, dopo un restauro che restituì
loro l’aspetto originale, anche se compromesso a causa dell’umidità e dal cattivo stato
conservativo.
CARAVAGGIO
Caravaggio nacque nel 1571 a Milano. Egli fu molto criticato per via delle sue opere che
spesso ritraevano figure nude e modelli presi per strada. Nell’autunno del 1969, a Palermo,
un gruppo di uomini irruppe nell’oratorio di San Lorenzo, tagliò con una lama la “Natività”,
del Caravaggio, la arrotolò e la infilò a bordo di un autocarro. “Natività con i Santi Lorenzo e
Francesco d'Assisi” è un dipinto a olio su tela, realizzato nel 1600 che racconta, come
suggerisce il titolo, la nascita di Cristo. Il suo valore di mercato si aggira intorno ai 20 milioni
di dollari secondo l'FBI ed è inserita da quest'ultima nella lista mondiale dei dieci capolavori
rubati più importanti.
L’opera non è stata mai ritrovata ma successivamente nacquero una serie di ipotesi secondo
una delle quali fu rubato dalla mafia che lo offrì come merce di scambio. Tuttavia ci sono
diverse altre teorie: ad esempio o che il dipinto si rovinò mentre veniva rubato e fu quindi
distrutto, o che fu nascosto in un casale di campagna dove venne divorato dai topi oppure
che un giornalista tentò di acquistarlo, spiegando però che l’incontro decisivo saltò a causa
del terremoto in Irpinia (Campania). Infine, esistono numerosi libri e film che tentano la
ricostruzione degli eventi, come il film di Roberto Andò, “Una storia senza nome”.

LEGGENDE E CURIOSITà
Come già detto precedentemente, molti furti di opere d’arte hanno reso l’opera trafugata
ancora più famosa grazie a misteri, aneddoti e leggende su di essa. Troviamo infatti
interessante analizzare non solo le opere in sé ma anche gli stratagemmi e i metodi utilizzati
dai ladri per potersene appropriare.
-Un esempio è “Impressione levar del sole”, opera realizzata nel 1872 dal pittore francese
Claude Monet, esposta al Musée Marmottan Monet di Parigi. Durante l’ottobre 1985
quest’opera e altre otto (di Monet ma non solo) furono rubate durante uno dei “furti d'arte più
audaci di sempre” secondo ArtNews, un’importante rivista statunitense. I ladri entrarono nel
museo in pieno giorno e, dopo aver pagato il biglietto, rubarono le opere tenendo in ostaggio
9 guardie e 40 visitatori, con le armi che avevano portato con sé. Le indagini portarono
all’arresto di un membro della yakuza (organizzazione criminale giapponese) che aveva
avuto legami con la Francia e che in casa aveva due dei nove dipinti rubati e un catalogo
d’arte su cui erano state contrassegnate le opere trafugate. Le altre furono ritrovate nel
dicembre 1990 in una villa in Corsica.
-Un altro esempio riguarda Il furto al Museo d’Arte moderna di Parigi. Di questo furto si sa
ogni dettaglio perché l’autore, Vjeran Tomic, li raccontò al New Yorker (periodico
statunitense). Nel 2010 Tomic, che aveva già precedenti penali, stava passeggiando lungo la
Senna quando notò che le finestre del Museo d’Arte moderna erano simili a quelle di un
appartamento in cui era entrato anni prima. Entrò nel museo come visitatore per studiarle un
po’ anche dall’interno rimanendo piuttosto stupito dal fatto che nessuno avesse mai tentato
un furto, in quanto secondo lui era un luogo vulnerabile. Intorno alle tre di notte del 20
maggio 2010, Tomic entrò nel museo, prese il quadro per il quale aveva già un acquirente e,
data la scarsa attenzione alla sicurezza, prese anche un dipinto di Matisse, un quadro di
Picasso e uno di Braque. Scrisse che avrebbe potuto prendere anche altri quadri ma che
non se la sentì. Tomic fu preso nel 2011, dopo che la polizia si accorse che la sua segreteria
telefonica diceva «se vuoi comprare quadri, opere d’arte o gioielli, sono disponibile, tra l’altro
ho anche cinque quadri di grande valore». Non sappiamo, però, dove siano quei quadri.
L’ultimo che si pensa li abbia avuti tra le mani dice di averli distrutti, ma ci credono in pochi e
Tomic non è tra questi.
-Infine, vi è una curiosità su Walter Sickert, considerato da molti il più importante pittore
inglese dopo la morte di Turner. Nel 1885 sposa Ellen Cobden, un matrimonio conveniente,
che gli garantisce un alto tenore di vita, così comincia a frequentare diversi locali molti dei
quali si trovano proprio a Whitechapel, il quartiere londinese dei delitti di Jack lo squartatore
(sconosciuto assassino seriale). L’ identità di Jack the Ripper non è stata mai scoperta, ma
sono tante le teorie che negli anni sono state formulate a riguardo. Secondo la famosa
giallista Patricia Cornwell le analogie tra il pittore e il serial killer sarebbero molte. Tutto
comincia dall’analisi di una serie di quadri chiamata “Camden town murders”, titolo già di per
sé inquietante, che richiama un altro famoso caso di cronaca, l’omicidio della prostituta
Emily Dimmock avvenuto appunto nel quartiere di Camden Town a Londra. La serie ha
come soggetto delle donne distese su un letto di ferro, nude, apparentemente senza vita.
Apparentemente perché, se non fosse per il titolo esplicativo, potrebbero tranquillamente
sembrare delle figure dormienti. Nella stanza le donne sono accompagnate da un uomo
vestito, probabilmente il killer. La scena è rappresentata in modo che ci sembri di osservarla
da una porta lasciata socchiusa o dal buco di una serratura, un effetto che aumenta il senso
di orrore di fronte a quello che stiamo guardando. Secondo la Cornwell le posizioni in cui
sono dipinte le donne richiamerebbero in maniera inequivocabile i corpi delle vittime di Jack
lo squartatore in particolare quello di Mary jane Kelly e Catherine Eddowes. In effetti se si
confrontano le immagini dei delitti con i quadri la somiglianza è innegabile, ma ovviamente
questo non basta a confermare una teoria tanto ambiziosa. Ci sono però diversi indizi a
carico del pittore, molti dei quali raccolti proprio da Patricia Cornwell, che ha acquistato ben
32 opere del pittore e diverse lettere sue e di Jack lo squartatore per confrontarle. Il solo
risultato ottenuto fu un esigua percentuale di DNA compatibile, pari all’1% di possibilità che
si tratti della stessa persona. Ovviamente la teoria della Cornwell non è stata accettata dalla
comunità scientifica però il dubbio su come sia possibile una tale somiglianza rimane. Se
sarà dunque Walter Sickert il vero jack lo squartatore non lo sapremo mai.

BIBLIOGRAFIA
https://www.ilpost.it/2021/03/07/10-furti-arte-storia/
https://www.kappuccio.com/2021/01/14/opere-darte-rubate-italia/
https://www.repubblica.it/esteri/2021/01/14/news/germania_l_arte_rubata_da_hitler_restituito
_l_ultimo_quadro_identificato_del_tesoro_di_gurlitt-282518645/
https://www.agi.it/cultura/quei_tesori_rubati_da_hitler_e_salvati_dai_monuments_men-7045
06/news/2016-04-18/
https://www.arte.it/bruges/loc/michelangelo-buonarroti-madonna-col-bambino-2227
https://ilbolive.unipd.it/it/news/lodissea-tesori-darte-rubati-dai-nazisti
https://www.artenews.it/i-furti-darte-piu-famosi-fra-storia-aneddoti-e-curiosita-sullarte-dellapp
ropriazione-indebita/
https://michelangelobuonarrotietornato.com/2021/05/04/napoleone-quelle-opere-rubate-e-m
ai-restituite/
Dossier arte volume primo, “Dalla Preistoria al Gotico”; a cura di Claudio Pescio, Giunti TVP
editori, treccani

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