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I FURTI D’ARTE NELLA STORIA.

A cura di: Bassanesi Benjamin, Delle Macchie Kevin, Salimbeni Alessio e Visconti Matteo
COSA SONO I
FURTI D’ARTE?

I furti d’arte consistono nella sottrazione


illecita di un’opera d’arte, che poi viene
venduta o utilizzata per ricevere un
riscatto. sono attività criminali poste in
essere per diversi scopi, che vanno dal
guadagno monetario al riscatto sociale
degli individui che lo compiono, nonché
dei loro interessi e ideali.
IL PRIMO FURTO
D’ARTE DELLA
STORIA.

Il primo furto d’arte documentato risale all’anno 1473 d.C.,


quando dei pirati polacchi rubarono da una nave mercantile
diretta a Firenze il Giudizio Universale, anche detto Trittico Di
Danzica (olio su tavola), del pittore tedesco Hans Memling, per
poi donarlo alla cattedrale della propria città. Il quadro era stato
commissionato da un banchiere fiorentino, e, dopo il furto, non
venne mai restituito, (il quadro fu infatti spostato solo nel XX
secolo).
CONSEGUENZE DEI FURTI D’ARTE SULLA
SOCIETA’.

I furti d’arte hanno un forte impatto nella società,


perché possiedono un grande “effetto scenico”.
Grazie a questo sono un ottimo modo di guadagnare
visibilità. Per questo motivo, gli attacchi e i furti alle
opere d’arte sono messi in atto da soggetti che
vogliono lanciare un messaggio come movimenti
attivisti e, ahimè, anche terroristi.
FURTO DI “IMPRESSIONE, LEVAR DEL SOLE” E ALTRE
OPERE.
Il dipinto del 1872 di Claude Monet, che fece da apripista Nell’ottobre del 1985, “Impressione, levar del sole” e
al movimento impressionista, è oggi esposto al Musée altre otto opere impressioniste furono rubate in quello
Marmottan Monet di Parigi. Il museo esiste dal 1934, ma che ArtNews definisce «uno dei più audaci furti di
il grosso delle opere di Monet arrivò nella seconda metà sempre». I ladri entrarono nel museo in pieno giorno,
degli anni Sessanta, donate dal secondo figlio del pittore. dopo aver pagato i biglietti e nascondendo delle armi.
Rubarono le opere dopo aver tenuto in ostaggio 9
guardie e 40 visitatori. Le successive indagini portarono
all’arresto di un membro della Yakuza che aveva avuto
legami con la Francia e che in casa aveva un catalogo
d’arte su cui erano state segnate proprio le opere rubate,
e soprattutto due dei nove dipinti rubati. Le altre furono
ritrovate nel dicembre 1990 in una villa in Corsica.
LO SPOGLIO DEI MARMI ROMANI PER LE CHIESE

Lo spoglio, sebbene, non documentato come vero e proprio


Per le chiese, venivano depredati soprattutto alcuni elementi
furto, è comunque la spoliazione di edifici classici e
architettonici: i cippi utilizzati come contenitori per l’acqua santa, le
cristiani per il riutilizzo, privato e non, dei loro materiali
conche,delle terme e delle fontane come fonte battesimale, travi e
architravi con fregi e scritture, spesso scalpellati per cancellare le
decorazioni o girati per non mostrarle e i marmi pregiati da
pavimentazioni e pareti.

Quando era troppo costoso radere al suolo si innestavano chiese


cristiane sui templi antichi, anche per evitare, come accadeva, che la
gente andasse a pregare sui templi distrutti, e/o si sostituiva il nome
della divinità pagana con uno affine di un santo, esistito o meno.

Fori imperiali a Roma: prima e dopo


IL FORO DI NERVA

Casa del periodo


Carolingio usata come
abitazione, cava e
fabbrica di malta (con
annessa distruzione delle
colonne del foro)

Foro di Nerva 97 d.C.


Foro di Nerva VIII-IX secolo

Due incisioni del Foro, (sinistra) una risalente al XVI


sec. in cui il tempio di Minerva è ancora visibile e
(destra) quello che rimane, ossia le “Colonnacce” dopo
lo spoglio agli inizi del XVII sec.
“Dov’è”ora il foro di Nerva?
CAPPELLA BORGHESE NELLA Tempio di Minerva, di cui
BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE rimane solo il basamento
(1606-1612)

FONTANA DELL’ACQUA I resti del foro di Nerva


PAOLA AL GIANICOLO con ricostruzione della
(1612) piantina
IL FURTO DELLA
GIOCONDA

Nel 1911 avvenne un tentativo di furto che


mirò al quadro più conosciuto al mondo, la
Gioconda, ad opera di un cittadino italiano,
il decoratore Vincenzo Peruggia. Questo si
nascose all’interno del museo del Louvre,
aspettandone la chiusura e rubando il
capolavoro durante la notte. Peruggia
dichiarò in seguito che la sua fu un’azione
patriottica, mossa dal desiderio di restituire
l’opera alla sua nazione d’origine, l’Italia.
FINE

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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