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LORO DI NAPOLI

SAN GENNARO
BATTE ELISABETTAII:
HA IL TESORO PIÙ RICCO
IL VERDETTO DI UN POOL DI ESPERTI CHE HANNO VALUTATO
I VENTUNOMILA GIOIELLI CONSERVATI NEL CAVEAU DI UNA BANCA:
IL PATRIMONIO DEL SANTO PARTENOPEO È IL PRIMO AL MONDO
di ANGELO CAROTENUTO

IO SALVI la regina. Per- poli, più pregiato degli ori di Elisabetta.


ché potrebbe prenderla «Vale di più». Solo che nessuno lo cono-
male. Ma i gioielli della co- sce. Sono i gioielli del martire Gennaro,
rona d'Inghilterra, coi dia- la faccia 'ngialluta insultata dalle vecchie
manti più celebrati al mon- perché il suo sangue si sciolga nel duomo
do, il Koh-i Noor e la Gran- di Napoli tre volte all'anno, il santo de-
de Stella d'Africa, non sono i più preziosi pennato dal calendario e retrocesso in
sulla terra. C'è un tesoro di maggior valo- serie B dal Concilio Vaticano IL Un teso-
re, chiuso in un caveau del Banco di Na- ro custodito nel cuore della più in- *m

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Italia
LORO DI NAPOLI

felice, affamata, umiliata e torturata città


d'Europa, come Curzio Malaparte chia-
mava Napoli. «Sì, San Gennaro è più ric-
co della regina». Via Toledo batte Tower
of London. Una certezza dopo quasi tre
anni di ricerche, sul punto di essere pre-
sentate al pubblico, proprio mentre la
città misura la perdita del suo orgoglio in
tonnellate di monnezza.
Ci ha lavorato un pool composto da
due storici dell'arte, una storica di archi-
vi e tre gemmologi. Una investigazione
sulle pietre, la loro provenienza, docu-
menti, mandati di pagamento, persine
sulle ore di lavorazione impiegate all'epo-
ca. Lo Sherlock Holmes dei diamanti si
chiama Ciro Pachilo, docente di gemmo-
logia a La Sapienza di Roma. «La cifra
complessiva del valore dei gioielli di San
Gennaro, ferò, non la faccio. Non in un 1 UNA SALA DEL MUSEO Dì SAN GENNARO NEL QUALE È ESPOSTA UNA PARTE DEL TESORO DEL SANTO

momento così delicato per la città». Ven- 2 LA COLLANA CHE ADORNA IL BUSTO DEL SANTO: È IL FRUTTO DI DONI DELLE CASE REGNANTI EUROPEE
3 LA STATUA IN BRONZO DEDICATA A SANTA CHIARA CONSERVATA IN UNA DELLE SALE DEL MUSEO
tun mila oggetti. «Pensavo di trovarmi di
fronte un mucchio di collanine, manine
ed ex-voto» E invece. Paolillo-Holmes e i
suoi Watson sono mo titolare di un porto d'armi a Napoli
entrati nel caveau. dopo la Liberazione. Ci hanno fatto un
Oggetti «Un caldo inferna- film con la sceneggiatura di John Fante.
inestimabili
giunti dalle le». Camici bian- Riportò indietro tutto. Il calice in oro,
Americhe chi, guanti da chi- diamanti e rubini commissionato da Fer-
ai tempi delle rurgo, un laborato- dinando di Borbone. La pisside in brillan-
conquiste rio trasferito den- ti, zaffiri e smeraldi. L'ostensorio in ar-
spagnole tro la banca. Mi- gento e pietre preziose donato da Maria
croscopi, raggi ul- Teresa d'Austria. E soprattutto le mera-
"NT travioletti, lenti e
luci. E le guardie
viglie: la mitra e la collana. La prima in
argento dorato, 3.328 diamanti, 198 sme-
armate sempre addosso, mentre loro raldi e 168 rubini, un prodigio realizzato
scoprivano smeraldi dell'epoca Maya, ta- nel '700 da un orafo trentenne, Matteo
gliati in Colombia, portati a Napoli dai Treglia. Racconta Paolillo: «I Medici
conquistadores spagnoli attraverso il por- hanno esaltato Cellini, ma questo artigia-
to di Genova. «Gli altri tesori? Briciole di no semisconosciuto non era da meno.
polvere rispetto a un elefante». Completò un lavoro da 20 mila ducati.
Ma, soprattutto, non ce n'è uno che Per farsi due conti, mezzo secolo prima
racconti la Storia come quello di Genna- la peste costava alla città 650 ducati a
ro, il più noto fra i 52 santi patroni di Na- settimana». Traduzione: «E* un pezzo da
poli: un'accumulazione di doni giunti nei 7 milioni di euro». Il calice in oro zecchi-
secoli da re, regine, imperatori e papi. no donato da papa Pio IX ai napoletani
Un tempo i gioielli adornavano il busto per ringraziarli dell'ospitalità ricevuta
del santo voluto dagli Angiò durante le durante i moti mazziniani, a metà Otto-
processioni. Poi sono spaiiti. Nascosti in cento ne valeva 3.000 ducati. Cifra con la
Vaticano, durante l'ultima guerra, e ri- quale, allora, si comprava la Ferrari di
trasferiti a Napoli, nel 1947, da tale Giu- tutte le carrozze. «Ma il valore storico
seppe Navarra, sommozzatore, detto il del dono come si stima?». Vuoi mettere
re di Poggioreale, descritto da Giuseppe la collana. Tredici maglie d'oro e pietre
Maretta come un mezzo guappo, il pri- preziose cui, dal Settecento, si ag- M>

3 DICEMBRE 2010 61
RODI NAPOLI

seria. Le nomine erano controfirmate


dai re, ora passano da Quirinale e Vimi-
nale. La presidenza è del sindaco, il vice
si chiama don Riccardo Carafa duca
d'Andria, da cinquant'anni fra gli eletti,
da uno al vertice.
Ai guardiani di San Gennaro, il teso-
ro l'hanno sfilato sotto gli occhi solo Ni-
no Manfredi e la sua scalcagnata banda
nel film di Dino Risi. Volevano compra-
re il calciatore Eusebio. «Dio mio, quel
film», si sente orrore nella voce di Ca-
rafa. «Non ne sapevamo niente della
sua realizzazione. Lo diciamo?». Dicia-
molo. «Non ci fece piacere. Poteva esse-
re un incentivo al furto». Nessuno ci ha
mai provato, neppure ora che cinque
delle meraviglie sono esposte al museo
della cappella. «Un rubino è quasi a
1 UN'ALTRA IMMAGINE DELLA PARTE DI TESORO ATTUALMENTE VISIBILE NEL MUSEO portata di mano. In realtà il vero anti-
2 LA MITRA IN ARGENTO DORATO: 3328 DIAMANTI, 198 SMERALDI E168 RUBINI. UN PRODIGIO REALIZZATO NEL 700
furto sono i napoletani: il tesoro è di
DA UN ORAFO TRENTENNE, MATTEO TREGUA, PARAGONATO DAGLI ESPERTI A BENVENUTO CELLINI
tutti», racconta Paolo Jorio, direttore
del museo, che si prepara alla grande
esposizione di aprile-maggio 2011. Tut-
giunsero croci e fermagli in brillanti, ru- te insieme le dieci
bini, zaffiri e crisoliti donati da tutte le meraviglie. «Il ve-
case regnanti d'Europa. «La singola cro-
Quel film
ro problema di si- cu Manfredi
ce regalata da Bonaparte è di smeraldo curezza si porrà su un furto
senza inclusioni. Di quelle che da Chri- quando portere- impossibile.
stie's si battono per un milione di euro a mo la mostra fuo- Nella realtà,
carato. E in questo caso siamo a 26 cara- ri». In progetto un a vigilare sono
ti». Cifre ipotetiche, dice la gemmologia allestimento a Ro- i napoletani
investigativa. «Un tesoro si valuta davve- ma, Castel San-
ro solo nel momento in cui si vende». t'Angelo. Intanto il
Solo che qui non c'è nessuno che ven- lavoro dei gem-
da. H tesoro appartiene alla città e ne è mologi è documentato in un elegante
custode la Deputazione della cappella volume (Le dieci meraviglie del tesoro di
del tesoro, una delle istituzioni più singo- San Gennaro, Libreria dello Stato).
lari d'Italia. Quando si dice Deputazione, L'ultimo dono è arrivato pochi mesi
la pi-ima cosa da fare è tenere i pensieri fa. Un paio di occhiali. Una montatura
lontano da funzioni religiose, chiese e semplice semplice. Un uomo ha bus-
cardinali. È un'istituzione laica. Nasce sato alla porta della cappella e ha rac-
perché, nel 1527, Napoli si trova schiac- contato che sua figlia, con una seria
ciata fra la peste e la guerra dei francesi malattia alla vista, aveva sognato San
a Carlo V E, prima ancora che la mano Gennaro. La mattina dopo era guari-
di Dio, il popolo invoca l'aiuto di San ta. «Cosi almeno racconta lui», alza le
Gennaro. Con la promessa di edificargli mani Carafa. Ma nel nome di San
una cappella più grande all'interno del Gennaro, l'abate ha sorriso all'uomo
duomo. Faccia "ngialluta esaudisce, il vo- venuto dal Nord Italia, l'ha ringrazia-
to va sciolto. Ci pensano gli Eletti della to e ha trovato un posto ai piccoli oc-
città. Uomini nobili e del popolo. Dal 1601 chiali in acetato di cellulosa. Accanto
a oggi, la Deputazione garantisce l'invio- ai calici dei re. Roba che a Buckin-
labilità delle ampolle col sangue del san- gham Palace se la sognano
to e l'amministrazione del tesoro. Roba ANGELO CAROTENUTO

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