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COLLEZIONI A CONFRONTO

Nel continuo disgregarsi e ricomporsi delle collezioni, di cui i dipinti sono gli elementi costitutivi, è
possibile individuare per alcuni di essi la provenienza prima di confluire in casa Susani, e in altri
casi la successiva destinazione dopo la dispersione. Concentrando l’attenzione sulle piazze di
Mantova e Milano, che sono i mercati più probabili, è stato possibile identificare con relativa
certezza il passaggio di alcuni quadri.

La collezione Bottani

Di grande aiuto si è rivelata la recente pubblicazione dell’inventario post mortem del pittore
Giovanni Bottani datato 1 aprile 1803 1, che integra le precedenti Nota de’ Quadri e Nota de’
disegni, entrambe conservate presso l’Archivio di Stato di Milano 2 e compilate dal più noto fratello
Giuseppe, tra il 1784 e il 1790, con l’intento di lasciare alla R. Imperiale Accademia di Mantova (di
cui entrambe i fratelli, in successione, erano stati direttori) la propria collezione in cambio di un
assegno vitalizio alla moglie e ai figli. L’Accademia aveva declinato l’offerta e le opere, passate al
fratello Giovanni restano quindi disponibili per una vendita al dettaglio, come precisato nel
testamento olografo dello stesso (..e che capitando incontro di poterle esitare do allo stesso e agli
esecutori testamentari la facoltà di poterli vendere, impiegando il ricavato…). Susani, ormai
compiuti i trent’anni d’età e già impiegato nei ranghi del tribunale, può permettersi di acquistare
diversi dipinti, tra cui è facilmente riconoscibile al n° 329 dell’inventario Bottani l’opera celebrativa
Quadro alto palmi 2 1/2 e largo 1 2/3 esprimente il risorgimento della Pittura in Mantova per opera
di S.M.I. Teresa che nel Catalogo di casa Susani compare al n° 98 del Gabinetto col titolo Il
risorgimento dell’Accademia di Mantova sotto gli auspici dell’Imperatrice Maria Teresa. Nel 1868 a
Parigi tra il centinaio di opere in vendita, il dipinto compare con la corretta attribuzione a Bottani e
col titolo Allegoria della riorganizzazione dell'Accademia di Belle Arti di Mantova. Condivido
3
l’opinione di Nigrelli che il dipinto corrisponda al quadro attualmente nella collezione della
Fondazione Banca Agricola Mantovana. Si tratta di un bozzetto del quadro originale, realizzato per
il Plenipotenziario Kaunitz ed inviato in Austria e finora considerato disperso. Segnalo che è
attualmente conservato presso il monastero austriaco di Lilienfeld ed è stato pubblicato sul
Bollettino del Museo di Salisburgo nel 1995 dopo esser stato sottoposto a restauro 4. L’articolo è

1
Gianni Nigrelli NOVITA’ PER GIOVANNI BOTTANI (1725-1803): IL TESTAMENTO E L’INVENTARIO DEI BENI
ATTI E MEMORIE Nuova serie Volume LXXXIX (2021) pg 85 – 135
SITOGRAFIA https://www.accademianazionalevirgiliana.org/biblioteca/attiememorie/89.pdf
2
ASMi, Fondo Studi, p.a., b. 10, fasc.7. cfr Nigrelli ibidem nota 31
3
cfr Nigrelli ibidem nota 50 che riassume anche la bibliografia precedente. Nei passaggi collezionistici resta da
ricostruire la lunga storia dall’asta parigina del 1868 alla Biennale dell’antiquariato di Firenze del 1994 in cui il dipinto
riaffiora.
4
Manfred Koller, Zur maltechnischen Lehre an der Wiener Kunstakademie im 18. Jahrhundert, pg. 417–427 in
Barockberichte Nr. 11/12, Salzburger Barockmuseum 1995
fortunatamente corredato da una discreta riproduzione a colori (fig ) che permette di valutare la
qualità superiore rispetto al bozzetto mantovano e le varianti in qualche dettaglio. Altra notevole
coincidenza di un soggetto piuttosto particolare, che suggerisce una provenienza dalla collezione
Bottani si riscontra nel primo dipinto del Catalogo Susani Enea addormentato sulle sponde del
Tevere che potrebbe corrispondere al n° 20 della Nota de’ Quadri Veduta del Tevere con lo
stesso Fiume figurato che parla ad Enea. Questo dipinto, così come quello intitolato l’Incredulità di
san Tommaso che compare a sua volta nella Nota dei Quadri e che è presente con identico titolo
al n° 33 della Camera A di casa Susani non rientrano invece nell’inventario post mortem di
Giovanni Bottani. Si può desumere che il passaggio di proprietà di questi dipinti fosse stato trattato
da Giovanni direttamente quand’era ancora in vita. Nella Camera B Susani conservava al n° 11 La
cena di Gesù Cristo cogli apostoli (abbozzo) e sempre un piccolo bozzetto che rappresenta la
Cena Domini compare al n° 330 dell’Inventario Bottani. Il soggetto non è certo inconsueto, ma lo
stato di esecuzione incompiuto suggerisce che possa trattarsi del medesimo dipinto. Un ritratto di
Giulio Romano della collezione Bottani è descritto come Un Disegno con sua cornice, e cristallo a
lapis nero rapp(resentant).e il Ritratto di Giulio Romano e anche Susani (n° 97 del Gabinetto)
conserva un Ritratto del celebre pittore Pippi Giulio ma in mancanza di ulteriori elementi sarebbe
avventato suggerirne la coincidenza. In un altro quadro che raffigura il Ritratto del pittore Giuseppe
Bottani (Lettera F dell’Appendice) in casa Susani è sensato riconoscere uno dei tre diversi
autoritratti pubblicati da Roberta Piccinelli 5, il soggetto personale per antonomasia non sarebbe
potuto uscire da nessun’altra bottega! Per altre tipologie di soggetti troppo generici la presenza di
numerosi esemplari in entrambe le collezioni potrebbe celare qualche caso di acquisto da parte di
Susani, ma resta una mera ipotesi. Il dato certo è che testimoniano una convergenza del gusto
collezionistico. Ad esempio una dozzina di ritratti anonimi nell’eredità Bottani trovano un parallelo
in trentadue ritratti incogniti della collezione Susani. Lo stesso vale per i temi religiosi, i paesaggi,
le nature morte e le scene di genere numerosi in entrambe le raccolte ma destinati quasi
sicuramente a restare non identificati.

La famiglia Susani acquisisce dipinti anche al di fuori di Mantova. Il catalogo notarile, sempre
telegrafico nell’elencare i dipinti, solo nel caso di Un paesaggio con figure dipinto nel 1824 per
l’esposizione nell’ I.R. Accademia di Belle Arti in Milano , il sesto dell’elenco, aggiunge il dettaglio
della data e della provenienza. Evidentemente l’acquisto presso le aste del museo milanese è
motivo di vanto. E lo sarà ancora nell’asta parigina del 1868, che rivela l’autore VILLENEUVE 97 -
Paesaggio. Stile di Claude. Dipinto per l'Esposizione del Museo di Bréra di Milano, nel 1824. La

5
Piccinelli 2022
conferma di autografia e provenienza si può riscontrare nel database delle esposizioni di Brera che
per il 1824 riporta un dipinto sotto la dicitura Villeneuve un paesaggio con frati. 6

La collezione Firmian

Sempre a Milano era stata dispersa, in alcune tornate d’asta tra il 1783 e il 1785, la collezione del
Ministro Plenipotenziario Carlo conte di Firmian. Gaetano Susani era ancora un ragazzo ma il
padre Luigi potrebbe aver partecipato come acquirente. Sono due i dipinti che sembrano essere
passati tra le collezioni. Innanzitutto il ritratto dello stesso conte Firmian, che compare nella
Stanza C di casa Susani al n° 22. I ritratti conosciuti del ministro plenipotenziario sono meno di
una decina 7, e l’unico di cui non sia nota la storia collezionistica è quello recentemente identificato
in una collezione privata di Rovereto dopo essere passato ad un asta Pandolfini del 13 febbraio
2018 con la dicitura RITRATTO DI GENTILUOMO CON ONOREFICENZA DEL TOSON D'ORO
Scuola nord europea, sec. XVIII 8. E’ ora invece attribuito all’esecuzione del fratello del conte,
Francesco Lattanzio Firmian. Un ritratto di famiglia in cui un fratello raffigura l’altro difficilmente
poteva esser stato ceduto, se non dopo la scomparsa del conte. La collocazione in un’anonima
collezione privata rende ardua la ricerca di eventuali note e segni di possesso che potrebbero
corroborare l’ipotesi. Un’altra coincidenza suggestiva di autore e soggetto riguarda il dipinto che
nel Gabinetto Firmiano è descritto al numero A 101 9 Ritratto di Donna Sedente figura al ginocchio
di Sofonisba Anguissola con cornice intagliata dorata alto Braccia 1 once 6 largo Braccia 1.2 Nel
catalogo nell’asta parigina della collezione Susani si trova il n° 3 ANGUISSOLA (SOFONISBA)
Ritratto di Eleonora Gonzaga, moglie dell'imperatore Ferdinando III. È ritratta in piedi e a mezzo
busto. Il suo abito è estremamente ricercato, il suo alto copricapo è decorato con nastri, gioielli e
piume... L’identificazione del soggetto con la terza moglie dell’imperatore del Sacro Romano
Impero costituisce ancora una volta un’incongruenza cronologica, Eleonora Maddalena Gonzaga-
Nevers nasce quando la pittrice cremonese era già morta da cinque anni. Il tentativo maldestro di
ricondurre il dipinto alle collezioni gonzaghesche è evidentemente finalizzato ad ingraziarsi i
compratori. Eppure un ritratto femminile a mezzo busto con attribuzione all’Anguissola in entrambe
le collezioni potrebbe costituire più di una semplice coincidenza. Tra le opere conosciute
dell’artista non è possibile isolare un ritratto che possa corrispondere, e anche nella bibliografia
relativa alla collezione Firmian non si trovano ipotesi identificative. Probabilmente l’attribuzione
troppo ambiziosa non ha seguito l’opera nei passaggi di proprietà successivi.

6
https://www.rete800lombardo.net/database-esposizioni-brera/
7
Un regesto completo dell’iconografia firmiana a cura di Roberto Pancheri è disponibile all’indirizzo
https://www.youtube.com/watch?v=C-KiT0u94P8
8
https://www.pandolfini.it/it/asta-0223/scuola-nord-europea-sec-xviii.asp?pback=results-list&pagBack=1
9
Ferrari Stefano Anatomia di una collezione d’arte: i dipinti e le sculture del conte Carlo Firmian Studi Trentini. Arte
a. 91 2012 n. 1 pagg. 93-140
La collezione d’Arco e i rapporti col conte Carlo

La figura del conte Carlo d’Arco (Mantova 1799 –1872) 10 incrocia per quasi quarant’anni la vita di
Gaetano Susani. Le prime note di un interesse del nobile mantovano per il concittadino, di 27 anni
più anziano, si riscontrano, come già accennato, in merito alla polemica seguita alla pubblicazione
della guida cittadina di Susani nel 1818. Dopo il suo rientro a Mantova dai soggiorni milanesi e
romani della giovinezza il conte d’Arco sembra però adottare una frequentazione della collezione
Susani improntata a rispetto e ammirazione. Ne sono prova i riferimenti ad opere appartenenti alla
collezione inseriti nei propri testi accompagnandoli in diversi casi con le incisioni degli stessi. Va
notato che l’abitazione Susani dista pochi passi dalla dimora dei d’Arco e la fase di disegno delle
opere da riprodurre implicava una frequentazione della galleria di Gaetano. Nel pubblicare i
Monumenti di pittura e scultura trascelti in Mantova o nel suo territorio nel 1827 Carlo d’Arco
sceglie come opera d’apertura l’incisione della Presentazione di S. Giovanni Battista con
attribuzione a Francesco Francia dalla galleria del suo vicino con una nota che recita “Questa
tavola, conservatissima com'è, sta presso il sig Gaetano Susanni benemerito cittadino mantovano
che, prima assai di entrarne in brama per la sua copiosa raccolta , vide il mercante nelle cui mani ,
non si sa bene dietro quali vicende , era caduta cancellare la marca FFA dal manico della croce
nella lusinga di spacciarla poscia per opera raffaellesca. Ma quando gl' intelligenti concordemente
11
riscontrano in un quadro il fare di un dato autore, ogni altra testimonianza è soverchia .” Per le
vicende del dipinto vedi a pag.

Anche nell’opera Delle arti e degli artefici di Mantova: notizie raccolte ed illustrate con disegni e
con documenti del 1857, tre anni dopo la scomparsa di Susani, D’Arco riproduce un’opera dalla
12
collezione, ormai in mano alle eredi . Si tratta di una serie di sei tavolette con figure di santi
(fig. ), provenienti dalla chiesa mantovana di San Silvestro e oggi conservate al Museo Poldi
Pezzoli 13.

10
Per la figura del conte Carlo d’Arco si rimanda alla voce omonima in Dizionario biografico degli italiani, vol. 3,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. Un approfondimento dei diversi aspetti della sua attività di storico,
politico, artista si trova in Giornata di studio in onore di Carlo D'Arco nel secondo centenario della nascita (1799-
1999) e nel ventesimo anniversario dell'attività della Fondazione D'Arco - Sometti - Mantova - 2001
11
Carlo d’Arco Monumenti di pittura e scultura trascelti in Mantova o nel suo territorio Tipografia all’Apollo
Mantova1827 pg. 1 Ma va sottolineato che la scheda dell’opera era stata compilata e inviata al conte d’Arco dal già
citato esperto d’arte Moisè Susani, (omonimo ma non parente di Gaetano), come si legge nella lettera in ASMn,
Documenti Patrii, busta 208 carte 2015 - 2021.
12
Carlo d’Arco Delle arti e degli artefici di Mantova: notizie raccolte ed illustrate con disegni e con documenti, Ed.
Agazzi, Mantova 1857 pg. 23
13
Per una bibliografia aggiornata e un’ analisi storico-artistica dei dipinti vedi Stefano L’Occaso Restituzioni
2004,Vicenza, 2004
Nella stessa pubblicazione, all’immagine n° 32 è riprodotta una tavola raffigurante la Morte del
Beato Bartolomeo Fanti, (fig.) di cui a pg 52 è data un’entusiasta descrizione 14. Oggi il quadro è
conservato a Palazzo d’Arco ed evidentemente il conte Carlo è riuscito ad acquisirlo alla propria
collezione. La provenienza della tavola è 15,

C.16, es 17.

14
…Il secondo quadro attribuito allo Spagnuoli ( da noi dato in disegno alla tavola 32 ) fu un tempo collocato sopra la
bara entro cui furono riposte le spoglie mortali del beato Bartolomeo dei Fanti , amico e compagno al suddetto
Spagnuoli. Crediamo che non prima dell'anno 1495 fosse operata della pittura perchè in quell'anno appunto avvenne la
morte del Fanti frate Carmelitano. In questo grazioso quadretto appajono modi non comuni ad usarsi a quell' epoca , ed
in esso si racchiudono concetti poetici , mistici e mitologici i quali mescolali tutti insieme a capriccio usò il pittore per
eseguirne un lavoro cristiano. Nulla ostante in detta opera sembra a noi che appariscano gli indizii di ingegno svegliato
ed originalità di pensiero, onde se pure è a credersi che l'artefice pervenisse nell'arte a buon grado per lo studio e per
molta erudizione, per entro si traveggono però le emanazioni di certi principii che persuadono non avere le discipline
scolastiche potuto soffocare in lui intieramente le ispirazioni suggerite dal cuore . Qui fu posto il cadavere del. Fanti con
il capo sorretto da un angelo, e l'anima di lui , in forma di piccola e nuda figura sostenuta da un Genio , al modo che
usarono i Greci, si innalza fra lo splendore di vivissima luce verso la sede beata del cielo. Molli angioletti e cherubini,
tinti del colore dell'aria, spessi svolazzano entro la povera cella per tanti anni abitata dall' umile frate, ed allegri e
festevoli palesano la gioja di quel beato trionfo. Del quale trionfo non mostrano avvedersi i cinque frati dell'ordine
Carmelitano che riverenti in atto di chinarsi devotamente avanti l'uomo santo, preparati ad esercitare gli ufficii funebri e
fortemente commossi per naturale affezione al compagno. Dopo avere accennato cosi ciò che ci parve di rilevare di
buono e di difettoso nel dipinto testė ricordato… Carlo d’Arco Delle arti e degli artefici di Mantova cit. pg 52
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Tesi Biggi Ms. Teresiana
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