Facoltà di Economia
TESI DI LAUREA
Relatore Candidata
Prof. ssa Anna Rossi-Doria Giovanna Vingelli
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SOMMARIO
Pagina
INTRODUZIONE......................................................................................4
CAPITOLO 0
...............................................................................................................124
CAPITOLO 0
INTRODUZIONE
CAPITOLO 0
nasconde tra le righe l'annuncio del mutato corso del regime . In primo 5
il governo fascista non pensò mai, né pensa adesso, a prendere misure politiche,
economiche, morali, contrarie agli ebrei in quanto tali, salvo, beninteso, nel caso
in cui si trattasse di elementi ostili al regime.
Ma soprattutto:
5Cfr.Documento 1 in Appendice B.
6Cfr.R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1988,
4a ed., pag. 277.
10
c'è traccia di una sua smentita nell'articolo che Pende scrisse su "Vita
Universitaria" e che Momigliano cita a suo favore . 11
abitanti, per cui il motivo dell'"uno per mille" diventò la falsariga della
prima impostazione legislativa.
Al Manifesto fecero seguito i primi provvedimenti che miravano ad
eliminare gli ebrei dalle scuole ed a colpire gli ebrei stranieri. Soprattutto
il Ministero dell'Educazione Nazionale assunse un ruolo di primo piano
nella nuova campagna del regime. Vennero esclusi dalle scuole di ogni
ordine e grado gli insegnanti e gli alunni di razza ebraica, mentre i
membri ebrei di accademie ed istituti di cultura vennero allontanati. I
nuovi orientamenti miravano alla "difesa della razza nella scuola
italiana" . 13
Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra
appartengono a nazionalità nemica.
la fase «burocratica» della persecuzione era infatti già compiuta l'8 settembre del
1943: il condizionamento in senso antiebraico dell'opinione pubblica, la
legislazione stessa, il costante aggiornamento della schedatura degli ebrei, la
creazione di un organismo deputato al regolamento e alla esecuzione pratica della
politica antiebraica come la Direzione Generale per la Demografia e la Razza del
Ministero dell'Interno...Ma in Italia i primi mattoni dell'edificio antisemita furono
comunque posti dal fascismo monarchico e non dal nazismo. Anche se fra i due
regimi, fascista e nazista, non vi fu coordinamento, né intenzione di continuità, né
tantomeno, una dinamica di causa ed effetto, occorre sottolineare con forza che
20
21L.Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia (1943-
1945), Milano, Mursia, 1991, pag. 810.
21
CAPITOLO 0
3Giovanni Preziosi fu sicuramente l'antisemita italiano più coerente del periodo. Egli
cercò di motivare con la tesi della congiura ebraica la realtà del dopoguerra, che
aveva visto la "vittoria mutilata" e la prevalenza della "plutocrazia" e
dell'"imperialismo" sulle nazioni più povere come l'Italia. Attraverso la rivista "La
Vita Italiana", Preziosi cercò di dare una giustificazione irrazionale al fallimento
politico del dopoguerra, utilizzando per i suoi scopi gli apocrifi Protocolli dei Savi
Anziani di Sion, che lui stesso tradusse in italiano nel 1920, usandoli come materiale
propagandistico sino al 1945.
23
Già nel 1961 Delio Cantimori nella sua Prefazione alla prima
edizione del libro di De Felice aveva criticato questa posizione: gli autori
che cita De Felice possono infatti avere nel loro antisemitismo un limite e
non certo un valore.
colui che è nato da genitori di razza ebraica anche se professi religione diversa da
quella ebraica .
7
6Il falso dei "Protocolli", culmine della teoria sulla cospirazione ebraica, fu fabbricato
negli ambienti della polizia segreta russa ai primi del '900: secondo il testo i saggi
anziani di Sion, riuniti periodicamente nel cimitero di Praga, avrebbero discusso del
futuro dominio del mondo, che si sarebbero assicurati attraverso la diffusione delle
dottrine liberali e socialiste: cfr. G. L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini
all'Olocausto, Roma-Bari, Laterza, 1985, pp. 192-193 e N. Cohn, Licenza per un
genocidio. I "Protocolli degli Anziani di Sion": storia di un falso, Torino, Einaudi,
1969.
7Regio Decreto legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728, Art. 8.
26
creduto, subirono la svolta antisemita come una ferita morale più che
materiale. Anche per i meno assimilati la scelta conseguente non fu
comunque subito l'antifascismo. Per De Felice non si può parlare di un
antifascismo ebraico prima e dopo il 1938, quanto piuttosto di antifascisti
9Cfr. R. Finzi, Gli Ebrei nella società italiana dall'Unità al fascismo, in "Il Ponte",
nov.-dic. 1978, pag. 1407.
10Cfr. A. Spinosa, Le persecuzioni razziali in Italia. L'azione della stampa, in "Il
Questa tesi è contestata fra gli altri da Meir Michaelis, che rileva come la
percentuale di ebrei nelle file dell'antifascismo, anche prima del 1938,
fosse preponderante rispetto alla popolazione generale . Ma lo stesso
13
concentrati in poche città del Nord Italia e a Roma. Secondo la propaganda antisemita
questo rapporto nascondeva in realtà un peso schiacciante, in quanto erano gli ebrei a
manovrare i centri vitali della società italiana. In realtà, come numerosi studi hanno
indicato, gli ebrei in Italia non detenevano affatto le leve del potere economico e
politico: cfr. C. Vivanti, Nell'ombra dell'Olocausto, in "Studi Storici", 1988, n. 3-4,
pag. 809, R. De Felice, op. cit., e M. Michaelis, op. cit., fra gli altri.
16D. Cantimori, Prefazione, in R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il
fascismo, Torino, Einaudi, 1961, 1a ed., pag. XII.
17Cfr. A. Léon, Il marxismo e la questione ebraica, Roma, Samonà e Savelli, 1968.
18Cfr. G. Fubini, La condizione giuridica dell'ebraismo italiano. Dal periodo
riguardano solo il piano politico, essendo quello italiano più teso alla
discriminazione che alla persecuzione e più legato al mutamento dei
rapporti di forza internazionali. Dunque, un'esclusiva motivazione di
politica estera. La legislazione fascista fu dovuta all'interferenza indiretta
della Germania, quindi imposta dalla situazione internazionale, e non fu il
19Ibid.,pag. 22.
20U. Caffaz, Introduzione in Assimilazione e persecuzione degli Ebrei nell'Italia
fascista, Firenze, Giuntina, 1988, pag. 11.
21Cfr. M. Michaelis, Mussolini e la questione ebraica, cit.
31
Bisogna dire che la massa del popolo italiano si è rivelata quella "zona grigia" di
cui parla Primo Levi. Ancora oggi si dice che le leggi razziali però furono una
buffonata. Non furono una buffonata. Ci fu gente che moriva di fame, ci furono
dolori tremendi, ci furono suicidi.27
Si è voluto far credere in Italia che tutto fosse facile, un fascismo sorridente, una
popolazione che non ha sentito. Io devo dire che è vero: la popolazione non ha
sentito, e non ha sentito fino all'ultimo momento. E non ha sentito al punto tale
che, dopo la guerra, quando sono arrivate le notizie di Auschwitz, quando si
sapeva che gli ebrei erano stati venduti per 3000 lire dal portiere, dal vicino di
casa, si disse: "Beh, ma adesso è tutto finito, non pensiamoci più,
dimentichiamo". Questo non è giusto, perché chi dimentica può commettere le
stesse cose .
28
Io per anni sono stata l'unica ebrea della mia classe, nessuno ha mai detto la
minima parola offensiva, o pensato che fossi "diversa". Altri hanno agito in
modo differente...Riguardo agli atteggiamenti bisogna essere obiettivi: ci fu
indifferenza da parte della maggior parte delle persone: si viveva comunque in un
regime totalitario, dove potevi essere mandato al confino per un nonnulla.
L'indifferenza però c'è stata, è mancata la voglia di ribellarsi per l'assurdità del
gesto .29
Alle elementari avevo avuto una maestra fascista che mi diceva "Fuori di classe,
brutta ebrea", quindi sapevo benissimo cosa era la "diversità"...Rimane il fatto
che nessuna compagna di scuola, né mia, né di mia sorella, si è fatta viva per dire
"Come mi dispiace!". Se ne fregavano. Se ne fregavano totalmente: non le
interessava, oppure erano imbarazzate, nel migliore dei casi .30
Poi c'è un fatto. Anni, secoli di educazione a vedere l'ebreo come una persona,
magari religiosamente, inferiore o diversa, di cancellazione, di deturpazione della
tradizione e della cultura ebraica, questo rende la gente infinitamente più
insensibile .
31
cinquant'anni dalle leggi razziali in Italia. (1938-1988), Torino, Meynier, 1988, pag.
222 e sgg.
34 I versi di Dante Uomini siate, e non pecore matte / sì che il Giudeo fra voi di voi
non rida furono per anni riportati in copertina da "La Difesa della Razza", con
intenzioni evidentemente differenti.
35Cfr. A. Cavaglion - G. P. Romagnani, op., cit., pp. 179-220.
36
36Cfr.M. Sarfatti ( a cura di), 1938. Le leggi contro gli ebrei, cit.
37La persecuzione antiebraica vista da vicino, articolo non firmato in "Giustizia e
Libertà", 2 dicembre 1938, cit. in M. Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei, cit., pag. 5.
37
"bravo italiano", in 1938. Le leggi contro gli ebrei, cit., pag. 33 e sgg.
39
posizioni che gli ebrei lasciavano libere. In generale mancò in Italia una
solidarietà organizzata, che permettesse agli ebrei di sfuggire
all'isolamento. Se non vi è stato consenso di fronte alle leggi razziste, vi è
stata comunque un'accettazione diffusa da parte di una popolazione che
reagiva sommessamente, perché le leggi colpivano persone che la
propaganda aveva già reso diverse. La visione idilliaca che presenta il
popolo italiano come prima incolpevole della scelta del regime ed in
seguito solidale con gli ebrei perseguitati appare un parziale falso storico.
La stessa giurisprudenza aveva elaborato una "nuova concezione del
diritto", basata sul principio politico-giuridico della razza, per cui tutto
era subordinato all'appartenenza ad una stirpe piuttosto che ad un'altra.
Alessandro Galante Garrone ricorda che quelle leggi furono "a
prescindere da ogni considerazione morale e politica, una lacerazione dei
principi generali dell'ordinamento (che) balzava agli occhi di un qualsiasi
giurista in buona fede non sprovveduto" . 48
nazionale degli ebrei si era formata parallelamente a quella di tutti gli altri
italiani .53
Fu una pugnalata nella schiena. Non un "fulmine a ciel sereno", perché già da
qualche parte, da qualche tempo, c'erano delle cose per cui si poteva aspettarlo.
L'alleanza con la Germania, per esempio, e con quello che succedeva in
Germania era possibile aspettarsi di tutto. Comunque non fu uno scherzo, né una
cosa da nulla . 57
53Cfr. A. Momigliano, op. cit., pag. 237;A. Gramsci, Quaderni dal Carcere, vol. III,
"Il Risorgimento", Torino, 1966, cit. in G. Mayda, cit., pag. 27.
54Cfr. H. Stuart Hughes, op. cit., pag. 13.
55Intervista alla signora Giacoma Limentani.
56Intervista alla signora Anna Blayer.
57Intervista alla signora Pupa Garriba.
43
disinvoltamente tale tesi . Nello stesso articolo del 1919 egli afferma che
60
63Cit.
in R. De Felice, Storia degli ebrei italiani, cit., pag. 137.
64C.
Berneri, Mussolini il "normalizzatore" e il delirio razzista, Pistoia, Ed. Archivio
Famiglia Berneri, 1986, pag. 39.
46
vero, sì, che il Duce non ha sentito finora il bisogno di fare in Italia
distinzione di razze o di religioni, ma sono proprio alcuni ebrei italiani
che tengono a distinguersi dagli altri italiani..." . 65
richiama alle posizioni di Hannah Arendt, che, nel 1963, aveva accusato
parte della classe dirigente ebraica di essersi resa colpevole di complicità
nella "distruzione del (suo) stesso popolo" . Anche secondo Katz la
69
CAPITOLO 0
alle forze armate risale al 404, mentre del 425 è il primo divieto di
esercizio della professione di avvocato. Nel 438 fu proibito agli ebrei
l'ingresso nelle pubbliche amministrazioni. La limitazione delle proprietà
fu sancita a Padova nel 1423, a Firenze nel 1437, a Roma nel 1555, in
Piemonte nel 1706 e riconfermata a Torino nel 1814. La non ammissione
degli ebrei nelle scuole si ritrova nella Costituzione del Ducato di
Modena del 1771. Solo la Rivoluzione francese, il '48 e il Risorgimento
avevano sancito la libertà e l'uguaglianza dei diritti per i non cattolici,
mentre a Roma solo nel 1870 veniva chiuso l'ultimo ghetto europeo.
Questi precedenti sono stati utilizzati per sostenere che la svolta
antisemita di Mussolini aveva un importante retroterra storico-culturale e
che l'antisemitismo, nonostante il cammino percorso dai regimi liberali
dell'800, non era completamente estraneo alla tradizione italiana . 3
Ogni cosa deve essere negata agli ebrei come nazione, tutto deve essere loro
concesso come individui. Essi sono obbligati a diventare cittadini. Alcuni dicono
che essi non lo vogliono essere. Che lo dicano pure essi stessi e li espelleremo.
Non possono costituire una nazione entro la nazione . 4
Oggi che la persecuzione è finita lo sforzo degli ebrei dovrebbe essere quello di
fondersi sempre meglio con gli altri italiani procurando di cancellare quella
distinzione e divisione nella quale hanno persistito per secoli, cioè la loro
differenza, che, come ha dato occasione e pretesto in passato alle persecuzioni, è
da temere che ne dia ancora in avvenire.
7Cit.
in A. M. Canepa, Cattolici ed Ebrei nell' età liberale (1870-1915), in
"Comunità", aprile 1978, pag. 103.
53
il '300 rappresenta una soglia significativa non solo per la storia della presenza
ebraica, ma anche per quella della costruzione e del consolidamento del
pregiudizio antisemita .
8
ebrei non sono più posti di fronte alla scelta fra morte e conversione: il
male che essi rappresentavano non poteva essere cancellato neppure dal
battesimo. La loro naturale malvagità diventava turbamento dell'ordine
naturale cristiano, per cui la "contaminazione" non era più provocata dal
loro errore, ma dalla loro natura.
Attraverso questa costruzione di uno stereotipo fisico si consolida un
senso di angoscia irrazionale che vede nel "diverso" il maligno:
Il cristianesimo delle origini, a causa della comune matrice fra le due religioni,
aveva costruito la sua teologia sulla necessità di differenziarsi dall'ebraismo, di
costituirne il superamento. L'identità cristiana si era definita, di fatto, in
8A. Foa, Ebrei in Europa. Dalla peste nera all'emancipazione, Roma-Bari, Laterza,
1992, pag. 16.
9Ibid.
10Ibid., pag. 24.
54
11L. Picciotto Fargion, Per ignota destinazione. Gli ebrei sotto il nazismo, Milano,
Mondadori, 1994, pag. 15.
12Ibid., pag. 16.
13Cfr. N. Cohn, op. cit.
55
un corpus separato dai cristiani fra cui vivevano, e che quindi ogni aumento di
ricchezza per gli ebrei rappresentava un corrispondente impoverimento per i
cristiani .
15
16G. Miccoli, Santa Sede e Chiesa italiana di fronte alle leggi antiebraiche, in "Studi
Storici", n. 3, 1988, pag. 826.
17A. Spinosa, Le persecuzioni razziali in Italia, cit., L' atteggiamento della Chiesa,
Cos'è avvenuto che la Chiesa ufficiale si sente oggi non più antisemita, ma
filosemita?...Noi non possiamo nel giro di poche settimane rinunciare a quella
coscienza antisemita che la Chiesa ci ha formato lungo millenni. Ma supereremo
questa nostra tragedia, coscienti della nostra missione politica. Noi ricordiamo
che lo spirito cristiano è l'energia più alta che sostiene gli uomini e i popoli
europei e li conduce al combattimento per il servizio di Dio .
19
Tragica, senza dubbio, e dolorosa, la situazione di coloro che non possono far
parte, e per il loro sangue, e per la loro religione, di questa magnifica Patria;
tragica situazione in cui vediamo, una volta di più, come molte altre nei secoli,
attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la
quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace in una Patria, mentre
le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo . 20
VIII, n. 7.
61
argomentazioni antisemite.
D'altronde anche Cantimori affermava l'insostenibilità della tesi per
la quale l'Italia non avrebbe conosciuto l'antisemitismo dall'Unità in poi , 29
cita a questo proposito l'esempio del deputato liberale Pasqualigo che nel
1873 si oppose alla nomina di un ministro ebreo alle finanze con la
giustificazione che "gli ebrei servono due patrie".
Anche Vivanti sottolinea le manifestazioni di antisemitismo liberale
e radicale, le cui tradizioni invocano religioni non confessionali ma
nazionali e, come Cantimori, evoca le affinità fra le manifestazioni di
30
CAPITOLO 0
5Cfr. Y. Chevalier, L' antisemitismo. L' ebreo come capro espiatorio, Milano, IPL,
1991.
68
7U. Caffaz, L' antisemitismo italiano sotto il fascismo, Firenze, La Nuova Italia,
1974, pag. 23.
70
realtà riassunse la posizione del duce. Nella seconda metà del 1933 una
serie di articoli comparsi su questo giornale deplorava da una parte gli
eccessi antisemiti di Hitler, ma nello stesso tempo sottolineava la
necessità di controllare gli ebrei, anche suggerendo il numero chiuso.
Queste prime prese di posizione non preoccuparono la comunità
ebraica italiana. L'inizio degli anni '30 sembrava infatti rappresentare il
momento di massima vicinanza tra il fascismo e l'ebraismo, né la
propaganda aveva assunto un carattere marcatamente razzista. Alcuni
articoli attribuibili a Mussolini apparsi nel 1932 sul "Popolo d'Italia"
affrontano la questione dell'"alta banca" ebraica, ma sono il frutto di
luoghi comuni piuttosto frequenti in quel periodo a livello internazionale,
e non il sintomo di un antisemitismo già maturo. Anche nel 1934, quando
più dura fu la polemica antisionista, preoccupazione di Mussolini, che
pure era avverso all'internazionalismo ebraico, fu quella di stabilire buone
relazioni con il movimento sionista, soprattutto in funzione antinglese.
Mentre "Il Tevere" attaccava il sionismo, sul "Popolo d'Italia" appariva
un commento positivo sul congresso sionista di Praga, nel corsivo
Saggezza dell'8 settembre: "Il problema degli ebrei non può avere che una
soluzione: lo Stato ebraico in Palestina. Le affermazioni di Praga, nelle
quali si è condannata ogni assimilazione e si è proclamato nettamente che
l'ebraismo non è una religione ma un popolo, spingono sempre più verso
questa soluzione". Già il 17 febbraio sullo stesso giornale era apparso un
articolo, Una soluzione, che caldeggiava la creazione in Palestina di uno
Stato vero e proprio, e non solo di un "focolare", secondo l'espressione
della Dichiarazione di Balfour del 1917.
In definitiva le uniche prese di posizione chiaramente antisemite
provenivano da Preziosi, mentre "Il Tevere" si mostrava sempre più
73
La razza dello spirito: la STIRPE nel senso più elevato e sicuro della parola, è un
termine ben più aderente al concetto di Nazione che non la razza del
sangue...Tanto più che le razze pure nella filogenesi non esistono: come la razza
latina è sorta dalla fusione di elementi aborigeni con gli etruschi, i sanniti, i
romani, così la razza tedesca è un crogiuolo di ceppi vandali, goti e slavi .
12
Questo concetto era ribadito dallo stesso Mussolini nel suo discorso
alle Camicie Nere fiorentine del 24 ottobre, ripreso dal "Corriere della
Sera". Oltre alla priorità ed inconfondibilità della dottrina fascista, il duce
ribadisce che la questione della razza deve essere affrontata
L'ebreo non si assimila, perché nell'assimilazione vede una diminuzione della sua
personalità e un tradimento della sua razza;...l'ebreo esige una doppia nazionalità
- diciamo pure una doppia patria - per rimanere "elemento produttivo", cioè per
fare i suoi affari e avere oltre i confini un centro d'attrazione e di propulsione
supernazionale.
razzismo al cento per cento. Contro tutto e contro tutti: ieri contro la civiltà
cristiana; oggi contro la civiltà latina; domani, chissà, contro la civiltà di tutto il
mondo! Ma una politica di questo genere, una politica che non può essere
oscurantista, così come già è esclusivista, sciovinista e imperialista, non può
essere politica da ventesimo secolo...questo razzismo nazionalsocialista, così
carico di bellicosità appiccicaticce.
Non esiste una razza, ma solo un popolo ed una nazione italiane; non esiste una
razza, né una nazione ebrea, ma un popolo ebreo; non esiste - errore più grave di
tutti - una razza ariana (o meglio aria), ma esistono solo una civiltà ed una lingua
ariane.
Una nuova fase nei rapporti fra ebraismo e fascismo, e quindi una
nuova campagna antiebraica sulla stampa, si aprì nel 1936, in occasione
della guerra d'Etiopia. Le sanzioni imposte dalla comunità internazionale
vennero accolte come una sfida dell'"ebraismo internazionale" da parte di
Preziosi ed altri corifei dell'antisemitismo italiano. La polemica sulle
sanzioni, che, oltre a non essere efficaci, aumentarono la popolarità di
Mussolini in Italia , assunse subito connotazioni antiebraiche. Durante la
13
13Cfr.L. Salvatorelli e G. Mira, Storia d' Italia nel periodo fascista, Torino, Einaudi,
1964, pp. 863-8.
80
la Stefani da Forlì con le parole del Duce va messa in palchetto, con grande
evidenza; titolo su otto colonne e soltanto sulla prima frase: Noi tireremo diritto
sulla questione della razza. Non citare nel titolo la seconda frase: Non abbiamo
imitato nessuno. Nessun commento . 16
16F. Flora, Stampa dell' era fascista, Milano, Mondadori, 1945, pp. 8-9.
88
l'annuncio delle leggi razziali innescò la polemica sul confronto fra arte
moderna e tradizionale, fra cultura internazionalista e nazionale. L'attacco
che ne seguì al modernismo, visto come prodotto decadente
dell'ebraismo, ricalcava l'offensiva nazista contro l'arte moderna in
Germania.
Le terze pagine dei giornali diventano gli spazi in cui questa
polemica è più accesa. Guido Piovene sul "Corriere della Sera" del 15
dicembre 1938 avrebbe così riassunto queste posizioni :
Si deve sentire distante, e quasi per l'odore,...quello che c'è di giudaico nella
cultura.
11 settembre 1938.
89
pericolo attuale e concreto perché gli ebrei "vantano diritti anziché offrire
meriti, falsano la storia,...minacciano boicottaggi".
98
CAPITOLO 0
luogo, la rilevazione del numero esatto degli ebrei italiani, ottenuto grazie
alla richiesta degli elenchi alle comunità ed al censimento del 22 agosto;
in secondo luogo si era formata una struttura, la Demorazza, che
procedeva all'identificazione degli ebrei su base strettamente "biologica"
ed alla verifica delle "arianizzazioni". Questa burocratizzazione della
persecuzione favorì senza dubbio un sentimento di indifferenza verso i
perseguitati, la cui impersonalità paradossalmente creava la diversità.
Anche dopo febbraio la campagna di propaganda rimane tuttavia
presente sulle pagine dei giornali, attraverso la cronaca puntuale dello
scontro fra ebrei ed arabi in Palestina. Secondo la stampa italiana, il
programma di insediamenti ebraici, utile agli interessi del capitalismo
britannico e della Società delle Nazioni, non salvaguarda però i diritti
degli arabi, ed è un pericolo immediato per la pace mondiale. Gli articoli
sulla situazione palestinese aumenteranno di frequenza e dimensione per
tutto il 1938, con toni sempre più polemici verso gli ebrei. Soprattutto in
luglio si rincorrono le notizie di azioni terroristiche cruente, le cui vittime
sono per la maggior parte arabi. L'Alto Commissariato britannico è
accusato frequentemente di lassismo e permissività verso gli ebrei, unici
colpevoli dei più recenti atti di violenza. La stampa italiana è in prima fila
nel richiedere agli inglesi lo stesso rigore usato nei confronti degli arabi
che si erano macchiati di delitti simili, mentre l'Impero britannico è
considerato il principale responsabile di questa esplosione di odio. La
Gran Bretagna avrebbe infatti permesso la creazione del focolare ebraico
in un territorio abitato dagli arabi per venti secoli, allo scopo di ripagare i
debiti di guerra contratti nei confronti dei gruppi economici ebraici. Il
sionismo avrebbe offeso profondamente la tradizione e la fierezza degli
arabi, mentre gli insediamenti recenti avrebbero contribuito alla rovina
100
2Cfr. F. Bellotti, Maometto e gli ebrei, "Popolo d' Italia", 4 ottobre 1938.
101
questa può essere una sorpresa solo per gli inglesi, dato che gli italiani
sono ben consapevoli della loro appartenenza alla razza ariana:
autonomia del fascismo nelle sue scelte interne, rispondendo così alla
polemica della stampa estera ed antifascista secondo la quale il Manifesto
era una mera riproposizione dei concetti razziali tedeschi. Secondo la
concezione italiana la razza è un fatto biologico, ma anche mentale. La
razza italiana si è rivelata storicamente nella sua individualità prima
ancora che l'antropologia e la biologia ne definissero i caratteri. La razza
e la mentalità italiane non possono così confondersi con quelle
germaniche, nonostante i numerosi e proficui contatti e le reciproche
influenze dei due popoli. L'unità della razza deve essere preservata per
diffondere le sue conquiste ed affermare la sua forza, per cui l'intento del
fascismo non è disprezzare le altre razze, ma differenziare la razza
italiana da ogni altra, per non inficiarne la qualità e l'originalità. Per
questo motivo il fascismo deve liberare l'Italia dal dominio spirituale di
altre razze che lo hanno sempre combattuto.
Il 31 luglio vede la comparsa sulla stampa della polemica a distanza
fra Santa Sede e Mussolini, il quale risponde alle prudenti critiche del
Vaticano con il perentorio Anche nella questione della razza noi tireremo
diritto. Il 29 luglio l'"Osservatore Romano" aveva infatti pubblicato un
discorso di Pio XI che conteneva la seguente affermazione: "Ci si può
quindi chiedere come mai, disgraziatamente, l'Italia abbia avuto bisogno
di andare ad imitare la Germania". Come indicato dalla "Nota di
Servizio" del Ministero, tutti i quotidiani dedicano alla frase del duce
l'apertura. La difesa dell'autonomia ideologica del fascismo è affidata a
Nicola Pende, che dalle colonne del "Popolo d'Italia" dedica il suo
articolo La purezza della progenie di Roma a quello che sarebbe il
principio direttivo del fascismo: il riconoscimento di un tipo italico come
tipo spirituale su basi biologiche. In maniera piuttosto confusa Pende
106
Scopo del regime fascista nella battaglia che esso ingaggia su questo fronte
interno o internazionale è di rivendicare i nostri diritti storici agli occhi del
mondo e di infondere nel popolo italiano d'oggi l'orgoglio del sangue e la sicura
coscienza di non avere nulla da invidiare, nulla da copiare dai popoli d'oltre Alpe
e d'oltremare.
si può vedere in ciò un carattere di razza, benché difficile sia parlare di una razza
ebrea: gli ebrei sono una lega religiosa, e quindi nemmeno una Nazione. Il loro
vivere separati e la loro endogamia più che millenaria ha però favorito il
conservarsi di alcune caratteristiche somatiche riconoscibili...assieme a gesti ed
attitudini particolari.
Nel corso dei secoli gli ebrei si sono così specializzati in attività
sedentarie fra cui il commercio, in cui si dimostrano insuperabili:
denotano un tenace spirito di adattamento, l'attitudine ad inserirsi
velocemente in ogni ambiente, il restare uniti indissolubilmente anche di
fronte alle avversità peggiori. La precocità infantile, tipica degli ebrei,
avrebbe prodotto uomini di genio (Spinoza ed Einstein, fra gli altri), ma
confermerebbe l'attitudine semitica a vivere in un mondo di idee. Per
questo motivo la tendenza verso i movimenti sovversivi, caratteristica
giudaica irrinunciabile, non è accompagnata da un eguale coraggio delle
azioni. L'ebreo, infatti, "quando può, schiva il compito che magari lui
stesso, con arti subdole, ha scatenato, e si mantiene armeggiatore
nell'ombra per profittare". All'atavismo, e quindi a puri fattori biologici
più che alla loro stessa cultura e religione, sarebbe da attribuirsi la
millenaria persistenza delle qualità e dei difetti che hanno caratterizzato
gli ebrei in qualunque paese del mondo. Secondo Cipriani non v'è da
sperare che queste caratteristiche si attenuino o si modifichino: esse "tutte
convergono, può dirsi, in un medesimo punto: il denaro".
111
anche allora...si erano rivelati, per ingorda voglia di lucro, sovvertitori dell'ordine
e crudelmente ostili agli altri popoli e che appunto perciò avevano fatto
condannare Gesù per non aver saputo essi accettare il nuovo precetto dell'amore
evangelico, giacché, come dice Leopardi, "lo spirito della legge giudaica non
contempla l'amore, ma l'odio verso chiunque non fosse giudeo".
8Cfr. I santi della Chiesa e gli ebrei, s.f., "Giornale d' Italia", 21 agosto 1938.
9ivi, La Chiesa e gli ebrei, s.f., 24 agosto 1938.
115
Gli ebrei (non potevano) abusare dell'ospitalità dei paesi cristiani. A fianco delle
ordinanze di protezione, esistevano, a loro riguardo, decreti di restrizioni e di
precauzioni. Il Sovrano civile era d'accordo con la Chiesa in questo, perché
"l'uno e l'altra...avevano interesse d'impedire che le nazioni fossero invase
dall'elemento giudaico rischiando di perdere così la direzione della società". Se si
proibiva ai cristiani di forzare gli ebrei ad abbracciare la religione cattolica, di
turbare le loro sinagoghe, i loro sabati e le loro feste, si proibiva d'altra parte agli
ebrei di coprire ogni pubblica carica, civile e militare, e tale incapacità era estesa
anche ai figli di ebrei convertiti. Le precauzioni riguardavano gli esercizi
professionali, l'insegnamento e perfino il commercio.
I giudei non possono sentire la necessità mistica della battaglia autarchica perché
stranieri di fatto e di spirito...Vi sono uomini non ariani a capo di riviste per
bambini e di varietà; giudei sono molti direttori di periodici medici, e, in genere,
scientifici...Occorre, dunque, epurare questo ambiente prima di ogni altro.
13Decisa azione razzista contro l'invadenza giudaica, s.f., "Corriere della Sera", 3
settembre 1938.
122
e sgg.
124
Solo nel corso degli anni si vide che era realmente così, e che l'apparente
contraddizione fra una politica capitalistica e sfruttatrice ed una politica sedicente
proletaria e rivoluzionaria si spiegava col duplice contrastante aspetto degli
interessi ebraici, che in certi Paesi e in certi momenti tendono a conservare ed
accumulare, in altri a demolire e disperdere; sempre per il vantaggio del ghetto e
della sua crescente potenza.
L'azione fascista resta fedele a se stessa. Essa arriva, talora con qualche ritardo,
ma arriva sempre.
degli italiani. Questo scopo verrà perseguito con attacchi sempre più
personali e volgari. Le riviste, ma anche molti quotidiani, pubblicheranno,
soprattutto durante la guerra, vignette e foto che sottolineano l'aspetto
fisico degli ebrei, con i tipici caratteri loro attribuiti: statura bassa o
media, naso lungo e adunco, carnagione scura, capelli neri e spesso
ondulati, labbra grosse, piedi piatti e tendenza alla pinguedine nelle
donne. Un articolo del "Popolo di Roma" del 1941 è l'esempio lampante
di questa procedura. Secondo il titolo, Più che dalla stella gialla gli ebrei
si riconoscono dalla ferocia dello sguardo: "gote livide, bocche ferine,
occhi di fiamma ossidrica, spinti e perforanti dal sotto in su". Il sindaco di
New York, La Guardia, è un "ratto di fogna", mentre "il più sozzo, il più
ripugnante, il più disumano e nemico" è nientemeno che Charlie Chaplin.
Inoltre i criminali ebraici ed i loro trucchi sono sempre identificati
"attraverso i segni inconfondibili della loro razza" 19
∗ ∗ ∗
Sulla base dello spoglio analitico della stampa fascista che abbiamo
sin qui condotto, cerchiamo ora di trarre qualche conclusione generale
sulle caratteristiche della propaganda antisemita sui giornali fascisti.
Durante la campagna antiebraica, la stampa fascista si riconferma
strumento di un progetto politico funzionale agli interessi dello Stato.
Tutti i giornalisti si sentono impegnati in prima linea nella nuova battaglia
del regime, si considerano militanti di un importante servizio pubblico,
responsabili all'interno di un meccanismo unitario.
Le caratteristiche del giornalismo fascista sembrano essere la
selezione acritica delle notizie e la loro manipolazione essenzialmente
politica, mentre il linguaggio si caratterizza per il carattere rituale, la
ripetitività delle espressioni e la retorica degli slogans. Proprio questa
particolare forma di linguaggio ci consente di analizzare il risultato delle
132
Giornale d'Italia", "Il Popolo d'Italia" e "Il Corriere della Sera". Il primo,
quotidiano romano fondato nel 1901, si distingue per l'esaltazione della
missione della "nuova Italia" e per la costruzione del "mito del Duce". Il
suo direttore, Virginio Gayda, è un esperto di problemi internazionali, ed
è considerato il portavoce ufficioso del Ministero degli Esteri. Non a
caso, quindi, i suoi frequenti interventi sulla questione ebraica sono
accolti come una posizione ufficiale del regime. Il "Popolo d'Italia",
fondato nel 1914 dallo stesso Mussolini, è il giornale ufficiale del duce,
ed è considerato "il supremo organo di orientamento politico" . Il 29
come incarnazione di tutto ciò che veniva avversato, temuto o disprezzato. Egli
risultava un portatore del bolscevismo, ma, abbastanza curiosamente, era nello
stesso tempo un difensore dello spirito liberale delle corrotte democrazie
occidentali. Sul piano economico era contemporaneamente capitalista e
socialista. Veniva accusato di indolente pacifismo ma, per una starna
coincidenza, era anche un eterno fomentatore di guerre .30
Nel produrre informazioni sui gruppi etnici, la gente non fornisce semplicemente
evidenze basate su modelli interpretativi, ma costruisce evidenze a partire da
preesistenti attitudini. E' lo stereotipo generale negativo che mi dice che io devo
aver avuto solo esperienze negative. Noi troviamo che le opinioni sui gruppi
etnici sono elaborate in modo circolare: un'esperienza negativa viene
generalizzata fino a diventare un'opinione attitudinale generale, e l'opinione
generale, viceversa, garantisce che alla fine si trovino esempi che la
convalidano .
35
CAPITOLO 0
sembra piuttosto che "Calabria fascista" sia in prima linea nella polemica
antisemita, e che il suo tono pesantemente squadristico ed intimidatorio
abbia seguito l'orientamento della stampa nazionale più radicale.
Il "Bollettino", redatto personalmente dall'Arcivescovo del periodo,
mons. Roberto Nogara, condanna esplicitamente le teorie razziste del
nazionalsocialismo, e la politica del Terzo Reich verso la Chiesa in
Germania. Il mensile pubblicherà integralmente, nel maggio 1937,
l'enciclica Mit Brennender Sorge di Pio XI, sottolineando in questo modo
l'immagine negativa del nazismo negli ambienti ecclesiastici. Ma accanto
a queste posizioni manca, anche sulla stampa cattolica cosentina, ogni
riferimento diretto all'antisemitismo ed alle persecuzioni naziste nei
confronti degli ebrei. La polemica è spesso rivolta verso i fondamenti
biologici del razzismo nazista, mentre la questione ebraica rimane in
secondo piano. Il nazismo veniva attaccato nella sua pretesa di sostituirsi
alla Chiesa cristiana, diventando esso stesso una religione. Tuttavia il
razzismo nazista si manifestò soprattutto come antisemitismo, ma la
Chiesa sembrò non accorgersene. E' in questa prospettiva che risalta la
figura di don Nicoletti, che riserverà a tale questione uno spazio non
marginale, con toni lontani da ogni cautela. L'appoggio personale
dell'Arcivescovo, che aveva affidato a don Nicoletti importanti incarichi
nonostante le sue palesi posizioni antifasciste, sarà inutile proprio in
occasione della polemica sulle leggi razziali, ancora a sottolineare
3Cfr. R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano, Feltrinelli, 1962,
pag. 485.
145
trova i suoi fondamenti nella scienza e non contraddice in alcun modo né alla
religione, né alla filosofia spiritualistica, perché il suo dato è esclusivamente
biologico. Dal momento che esiste una razza italiana, mantenutasi inalterata
durante almeno dieci secoli, è evidente che abbiamo il dovere di difenderla e
presidiarla e, insieme,...il diritto di andarne orgogliosi.
Per essere sinceri dobbiamo convenire che il nostro popolo non guardava col
dovuto interesse alla faccenda, e più ancora l'avrebbe trascurata se non si fosse
intervenuti per inculcargli l'amore verso se stesso, verso le sue origini ed il suo
progressivo perfezionamento.
Una Rivoluzione, infatti, non sopporta ostacoli sul suo cammino e molte volte i
suoi scopi e i suoi bersagli si precisano attraverso la polemica dei suoi avversari.
L'Italia fascista si libera degli ultimi miasmi che potevano incrinare il cristallino
divenire dei suoi alti destini; si disfà dopo le sue esperienze e gli insegnamenti
prodigatele dalla campagna sanzionista, in cui l'internazionale ebraica ha giocato
le carte migliori, di un peso che diveniva sempre più pericoloso...Il fascismo è
uno col concetto di Patria e coll'espressione del popolo; Patria, Popolo e
Fascismo formano cioè delle unità inscindibili. Non è come il bolscevismo che
tenta tutte le infiltrazioni e tutti i processi dissolvitori...Ecco perché tra noi e gli
ebrei, i quali rappresentano un nucleo precipuo del settarismo sovietico, doveva
fatalmente intervenire una resa dei conti.
Ma ciò che noi oggi vogliamo rilevare non è soltanto l'ipocrita solidarietà
dimostrata dal direttore di "Parola di Vita" coi lividi guerrafondai delle varie
internazionali comuniste, giudaiche, massoniche che sperano, attraverso la
guerra, di distruggere il Fascismo...ma anche il fatto non trascurabile che alla
direzione di un giornale cattolico che si pubblica nel tempo fascista, di un
giornale che dovrebbe portare nelle famiglie la parola serena della concordia,
della pace, della giustizia, vi sia un uomo a tutti noto per il suo passato di
avversario del Fascismo, un uomo che si dimostra contrario alla stessa morale
cattolica, un uomo che, sentendosi sicuro sotto la veste di religioso, continua
tuttora a svolgere attraverso il giornale che gli è stato affidato dalle autorità
ecclesiastiche opera settaria e di denigrazione all'indirizzo di quel Regime che ha
posto la religione di Cristo all'apice della vita nazionale e ha fatto del popolo
italiano un popolo di credenti e di devoti.
6Fra gli articoli apparsi nel 1935, i più importanti sono sicuramente L' iniqua
parabola di F. Sorbaro (1 marzo); Il neo-paganesimo germanico, non firmato (11
marzo); Neo-paganesimo di L. Nicoletti (23 marzo); Apoteosi di forti dello stesso
Nicoletti (29 maggio).
7 Comunismo e nazismo, s.f., "Parola di Vita", 29 agosto 1936.
158
cristiano significa la parola di Dio agli uomini. Usare questo stesso termine per
suggestioni provenienti dal sangue e dalla razza, per le irradiazioni della storia di
un popolo è, in ogni caso, causare disorientamento .10
Nel giugno 1937 appariva sul "Bollettino" il testo del decreto con
cui si inseriva nell'Indice dei libri proibiti Il razzismo di G. Cogni, seguito
dal commento dell'"Osservatore Romano". Una nota dell'Arcivescovo
chiariva che tale commento veniva riportato perché "i nostri Sacerdoti
conoscano sempre meglio l'aberrazione di certe dottrine". L'atteggiamento
di mons. Nogara appare chiaro: non potendosi schierare direttamente
contro il fascismo e la sua politica, manifesta comunque il suo dissenso
attraverso la pubblicazione di articoli dell'"Osservatore Romano" e degli
scritti del Papa, autorevoli ed inattaccabili persino dal regime. Questo
accorgimento sarà utilizzato anche nel 1938:
8L. Intrieri, La crisi delle casse rurali e i rapporti di Mons. Roberto Nogara con don
Carlo de Cardona e don Luigi Nicoletti in "Rivista storica calabrese", anno VIII,
Gennaio-dicembre 1987, pag. 341.
9La situazione della Chiesa Cattolica in Germania, in "Bollettino Ufficiale
non si può fare della Chiesa un dicastero coreografico dello Stato...Se lo Stato
fosse cristiano ed agisse da cristiano, non ci sarebbero conflitti possibili.
è scesa al ruolo del più disonesto ciarlatanismo, la dottrina del primo popolo del
mondo è un'impostura, una specie di stupefacente che stordisce e inebetisce gli
spiriti, creando automi.
molti lettori fin qui digiuni della materia e molti altri, obnubilati da certe
magniloquenti parafrasi degli spropositi neoteutonici intorno al sangue nordico,
all'anima dipendente dal sangue, alla razza pura tedesca, alla superiorità ed
inferiorità di queste o quelle razze, possono apprendere e comprendere da questo
libro quanto di antiscientifico, di tendenzioso, di assurdo si maschera di scienza e
di politica nelle nuove "dottrine nordiche", troppo benevolmente propinate al
nostro pubblico dalla stampa quotidiana e anche da autori poco scrupolosi della
17La parola del Santo Padre agli alunni del Collegio di Propaganda Fide: la Chiesa
Cattolica nella vita e nell'azione, ibid., settembre 1938, pp. 266-7.
18Cfr. G. Miccoli, op. cit., pag. 185.
164
Questa idea della razza, certo, è propria del Duce, ed ha servito in Italia per la
"tutela della razza", per farla più sana, più forte di costituzione e di numero. Vi
sono dichiarazioni di lui inequivocabili in proposito. Ma tutto questo non si
accorda né con alcuni dei principi pubblicati il 14 luglio, né con gli sviluppi
politici accennati nelle dichiarazioni del Segretario del Partito e nei commenti dei
giornali .
20
per ogni gente della famiglia umana ...Tanto che là ove l'"ebraismo" volesse
essere forza di egoismo, di dominio, di persecuzione esso non potrebbe temere
più grave monito; là ove l'ebraismo è miseria, è pena, e vittima, a sua volta, di
persecuzione, certo non poteva augurarsi migliore tutela .
22
pag. 286.
21Cfr. ibid., pag. 287.
22Ibid., pp. 287-8.
165
di non fare questioni sul razzismo e o non razzismo, perché c'è una facilità
enorme a scambiare le parole. Recentemente si è fatto molto parlare il Papa sul
razzismo, quando invece, Egli ha parlato soltanto di nazionalismo esagerato...il
Santo Padre non ha inteso di fare un discorso sul razzismo: ha voluto soltanto
parlare delle varietà umane, lodando quelli che vogliono andare verso di esse per
renderle partecipi dei tesori della nostra civiltà, della nostra cristiana, cattolica
civiltà, l'unica vera civiltà capace di fare del bene all'uomo
23
Gli Ariani esistono allo stesso grado di consistenza degli Iperborei, dei
Lillipuziani e dei Giganti danteschi: sono, cioè, spiritose invenzioni di poeti e di
altri sapienti fantasiosi.
23Il Maestro della verità ai maestri Cristiani, ibid., novembre 1938, pp. 360-363.
166
la sua attività politica ai tempi - non così lontani da essere già dimenticati - di
Don Sturzo, di Miglioli, delle leghe bianche e dei segretariati del pipì.
Che fosse davvero troppo tardi per Nicoletti si capisce dalla parte
finale dell'articolo, in cui si ricorda al "vecchio e acceso esponente del
Partito Popolare" che gli accordi del 1931 hanno fatto divieto a coloro che
avessero militato in partiti avversi al regime di occupare posti direttivi
nelle organizzazioni cattoliche. In questa prospettiva l'articolista si chiede
se Nicoletti
non ritenga opportuno lasciare la direzione di "Parola di Vita". Per fare della
buona propaganda cattolica ci sono tanti bravi sacerdoti, immuni da vincoli coi
vecchi partiti antifascisti, degli altri sacerdoti che, per la loro indubitabile buona
fede, potrebbero lavorare più efficacemente e senza dar luogo a sospetti. Lasci
stare la politica il sacerdote professore Luigi Nicoletti. E' un terreno molto
pericoloso per lui.
168
delle altre persecuzioni che si fanno per odio antireligioso e dovrebbe condannare
anche quelle. Quando si ignorano le persecuzioni contro i cattolici nella Russia,
24Don Eugenio Romano, che ringrazio per avermi concesso la visione del suo
archivio personale, ebbe un significativo scambio epistolare con don Nicoletti. In una
lettera del 20 dicembre 1938 don Romano esprime al suo predecessore la sua "viva,
profonda, filiale devozione e...forte solidarietà". Nella stessa lettera don Romano
sottolinea l'importanza della presenza, anche scomoda, di un giornale come "Parola di
Vita", perché, a suo giudizio, "è sempre preferibile - nonostante i tempi e appunto per
i tempi che corrono - (che)vi sia una voce che, seppure in sordina, faccia sentire una
nota di verità, apra qualche raggio di luce alle coscienze". La risposta di don
Nicoletti, datata 21 dicembre 1938, è insieme un'esortazione ed un avvertimento:
"L'efficacia della tua opera dipenderà dal motivo che ha determinato la Federazione
ad attaccarmi. Se volevano eliminare me per un ripicco personale, tutto andrà bene, se
invece miravano all'opera allora bisogna temere che non ti lasceranno far nulla. Spero
che la seconda ipotesi sia da eliminare. perché fare un giornale di pura cronaca o di
servile propaganda non sarebbe certo un'opera utile". Anche don Eugenio Romano,
come il suo predecessore, dovette tuttavia subire gli attacchi di "Calabria fascista"
che, in un articolo anonimo del 21 ottobre 1939, lo definisce "un catoncello...dalla
prosa velenosa e disfattista", mentre le sue idee sono "inconsistenti insinuazioni di un
pover uomo, dotato di un'intelligenza a mezza razione". Don Romano aveva infatti
criticato la scuola fascista e la GIL, e nel 1940 sarà schierato contro il conflitto e
l'entrata in guerra dell'Italia. Questa sua posizione provocherà la temporanea
soppressione di "Parola di Vita"; cfr. Appendice A.
169
i pogrom dei quali i membri della loro razza furono vittime sono sciocchezze in
confronto agli spaventosi massacri che essi provocarono: sono semplicemente
gesti di legittima difesa da parte di quei popoli che ebbero l'imprudenza di
accoglierli.
Gli ebrei hanno sempre scatenato i popoli gli uni contro gli altri,
favorendo i dissidi religiosi e dividendoli per mezzo di dottrine miranti
alla distruzione della civiltà.
Lo stesso giorno l'articolo Neo-pipismo di Fez Nero riprende la
polemica nei confronti di Nicoletti, ma obiettivo dell'attacco è stavolta il
suo articolo Gli Ariani ed il loro inventore. Fez Nero non entra nel merito
delle argomentazioni di Nicoletti, piuttosto riafferma che
Vero è che una sola noce non fa rumore in un sacco. Ma sarebbe sempre bene, ad
evitare la cosiddetta proliferazione per germinazione, che tale noce venisse
schiacciata...Consigliamo il sacerdote professor Luigi Nicoletti di modificarsi,
giacché, persistendo nelle sue sorpassate e decedute teorie, scalfirebbe il granito,
e qualche scheggia potrebbe rimbalzargli negli occhi.
Fin dal 1919 il Duce sapeva che la finanza mondiale era in mano agli ebrei, e se
ha tollerato gli ebrei fino a oggi persino nella compagine dello Stato, vuol dire
che, in cuor suo, ha dovuto pensare alla possibilità di indurre gli ebrei ad un
atteggiamento che tuttavia essi si sono ben guardati dall'assumere, accentuando
invece, in ogni tempo ed in ogni evento, la loro avversione al Fascismo ed a tutta
l'opera del regime...Noi vogliamo essere padroni in casa nostra. Noi vogliamo
evitare ogni confusione di sangue, ogni frammischiamento di
nazionalità...Vogliamo mantenere integra la purezza della nostra razza per
assicurare alla Nazione la sua potenza avvenire.
un nuovo ordine europeo e mondiale in cui non potranno certo trovar posto i
fautori del disordine e del caos e quei miserabili ebrei che, battuti in pieno dalla
politica razziale dell'Italia e della Germania, ricorrono alla violenza ed al
delitto...Chi non l'ha ancora capito lo capirà presto a proprie spese.
manifesta quel rispetto per la forma, quella serenità di concezione e quel respiro
di poesia che è opposto al culto del disfacimento, allo spappolamento della
175
Dicono che siamo stati noi a tirargli i piedi. Non vogliamo crederci...Comunque
attenti alla successione.
Fare dell'antirazzismo diretto oppure fare delle ibride confusioni tra razzismo
fascista e altri razzismi perché, combattendo quelli, si può combattere il primo,
significa essere antifascisti. E siccome la Rivoluzione ha liquidato don Sturzo ed
i suoi indegni proseliti col manganello e l'olio di ricino, non ci rimane che
concludere con un memento a tutti gli sturziani che credevano di poter rinascere
nientemeno che nell'anno 17° dell'era fascista.
176
APPENDICE 0
INTRODUZIONE
Per quello che lei può ricordare, in famiglia parlavate di quello che
visto. La cosa non era così facile, e non lo è stata fino alla fine della
guerra. Non sarà poi facile andare in Palestina, niente è mai facile.
casa di una conoscente, che tra l'altro è una delle più grandi
scrittrici femministe dell'Italia di oggi, tenuta in grande
considerazione, e vedevamo un filmato di palestinesi profughi, uno
spettacolo tremendo, ed io mi misi a piangere. E lei mi disse: "E tu,
perché piangi adesso?", perché io, in quanto ebrea, dovevo essere
contenta di vedere quelli che scappavano, "E tu perché piangi, che
avete vinto!". Ed io risposi: "Le vittorie si vedono alla fine, tanto per
cominciare, ed in secondo luogo, per la mia tradizione, ho visto
tanti di quei profughi che vederne ancora, chiunque siano, mi fa
male". E lei disse: "Ma quelli erano ebrei!", come se ci fosse una
possibilità di sensibilità diversa. Gli ebrei erano un'altra cosa e
quindi io, in quanto ebrea, vendicativa, avrei dovuto essere
contenta, era sciocco che piangessi...Se dopo la Shoà ci sono
ancora queste reazioni, ed una persona che passa per persona
civilissima fa questi discorsi, ti rendi conto che anche allora c'era
questa pubblicità, questa informazione sicuramente tendenziosa
fatta con questi orribili giornali e queste orribili foto. Naturalmente,
siccome gli ebrei erano molto integrati nella vita italiana, si
sentivano profondamente italiani, soprattutto quelli che
appartenevano alle classi più colte e agiate, anche se con estrema
discrezione, ti invitavano a pranzo, ti parlavano con delicatezza,
come se facessero una delicatezza nei nostri confronti per quello
che era il loro...non imbarazzo...forse non capivano, si rendevano
poco conto della difficoltà in cui si trovava gente che da un giorno
all'altro non aveva una scuola dove mandare i figli. Coloro che , per
esempio, avevano fatto la carriera militare, cosa facevano dopo?
Oppure i medici, i professionisti, gli avvocati, che non potevano più
182
antifascista?
Per molti autori le leggi razziali furono il primo momento in cui gli italiani
Quindi non è vero, come molti hanno scritto, che gli italiani rimasero
Veniamo al '43...
Mio padre si rese conto che non era più possibile restare a
Roma: Venivano tutti i giorni per sfasciare tutto. Era una cosa
tremenda, era stato tremendo prima...
leggi razziali?
Prima del Concordato, non so. Era lo stesso rapporto che c'era
con gli altri italiani. La gente perbene è gente perbene, i fanatici
sono fanatici. Fra gli ebrei c'erano fascisti scatenati come
antifascisti. Io credo che ad un certo punto fra le persone...c'è una
linea trasversale che collega le anime delle persone, non il loro
credo. Quindi potevi trovare aiuto e comprensione da uno che
magari in buona fede era fascista e che però non capiva perché
dovevano violentare una ragazzina. Si potevano trovare degli
improvvisi sprazzi di luce, con dei gesti di coraggio incredibili, e poi
persone colte che neppure se ne accorgevano. Era sempre una
sorpresa, una sorpresa anche pericolosa.
Indubbiamente la Chiesa ha molto aiutato, ci sono state delle
figure splendide. Ma, forse perché i conventi erano poveri e non
potevamo più pagare, ci hanno mandato via, e sapevano benissimo
dove ci mandavano. E le rette dei conventi, dove si moriva di fame,
erano esorbitanti.
E' l'individuo che conta, e specialmente in condizioni di questo
genere, dove ci vuole una coscienza profonda...E poi c'era sempre
questo fatto: io ti salvo, però tu ti converti. Era rarissimo entrare in
un convento dove non ti chiedessero questa tassa. Ci sono
persone che si sono convertite, se per questo anche subito dopo il
188
Vita"?
A cosa si riferisce?
192
erano andati via. I ghetti c'erano in altra città d'Italia, però anche
quando furono chiusi gli ebrei continuarono a vivere insieme. Sono
una comunità molto forte anche adesso, molto legati alle loro
tradizioni, e c'erano molti pregiudizi, si sono dette tante cose, non
so quali sono vere e quali sono false, non voglio parlarne. E poi ci
sono tanti luoghi comuni...ma la Chiesa è al di sopra delle parti,
però dalla parte della verità. Secondo me si dovrebbe tornare a
prima del Concilio Vaticano II, oggi si sono persi i veri valori, si è
voluto per forza modernizzare. La Chiesa non era contro gli ebrei,
però bisogna dire le cose come stanno, non c'è dialogo, loro
negano il Messia, non hanno accolto il Salvatore, è un errore
questo, non è vero?
Io sono per il tradizionalismo, oggi la vita è diventata
impossibile, non ci sono più valori. ma tu vuoi parlare di
ebrei...ecco, io non capisco gli ebrei che vivono in Italia. Devi
chiederlo tu che stai studiando queste cose, qual'è il loro paese? Io
non sono contro di loro, però non capisco. L'Italia è un paese
cattolico, ma oggi non mi meraviglia più nulla, hanno tolto pure il
crocefisso dalle scuole, nessuno parla di religione, eppure in Italia
c'è il Vaticano. E ci sono tante religioni, oggi c'è la moda del
buddismo, poi leggevo che a Roma c'è la moschea più grande
d'Europa, proprio a Roma.
Per me gli ebrei sono in errore, ma io non ho mai scritto nulla
contro di loro. Ho fatto tante battaglie con "Parola di Vita",
soprattutto contro il comunismo, vedi ora come è finito. Questo era
l'errore più grande per gli uomini, ora però è finito. Non ricordo altre
195
APPENDICE 0
DOCUMENTO 1
DOCUMENTO 2
5. E' una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo
l'invasione dei Longobardi non ci sono state in Italia altri movimenti di
popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della Nazione. Da ciò
deriva che, mentre per le altre Nazioni europee la composizione razziale è
variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi
linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille
anni fa: i 44 milioni di italiani di oggi rimontano quindi nell'assoluta
maggioranza a famiglie che abitano in Italia da un millennio.
6. Esiste ormai una «pura razza italiana». Questo enunciato non è basato
sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico
linguistico di popolo e di nazione, ma sulla purissima parentela di sangue
che unisce gli italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano
l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà
della Nazione Italiana.
7. E' tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera
che ha fatto finora il Regime in Italia è in fondo del razzismo.
Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti
di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un
punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose.
La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana
e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuol dire però introdurre in Italia le
teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli italiani e gli
scandinavi sono la stessa cosa. ma vuole soltanto additare agli italiani un
modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi
caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze
extraeuropee. Questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore
coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei
secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale
è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato
all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di
assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano
l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è
costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli
elementi che hanno dato origine agli italiani.
10.I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono
essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito
delle razze europee, nel qual caso non si deve parlare di vero e proprio
ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un corpo comune e
differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi
altri. Il carattere puramente europeo degli italiani viene alterato
dall'incrocio con qualsiasi altra razza extraeuropea e portatrice di una
civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
200
DOCUMENTO 3
DOCUMENTO 4
Ebrei ed ebraismo.
Cattedre di razzismo.
BIBLIOGRAFIA
effettuato lo spoglio
"Bollettino Ufficiale
dell'Archidiocesi di Cosenza" 1935-1938
"Calabria fascista" 1933-1938
"Cronaca di Calabria" 1933-1938
"Il Corriere della Sera" 1933-1938
"La Difesa della Razza" agosto-dicembre 1938
"Il Giornale d'Italia" 1933-1938
"Parola di Vita" 1933-1938
"Il Popolo d'Itala" 1933-1938
Interviste