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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA

FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN

Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo


TESI IN

Economia e gestione delle imprese editoriali

Editoria verde e comunicazione ambientale in Italia: dalle prime riviste alle edizioni on line
Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Luisa Capelli

Laureanda: Ilaria Sgr Matr. 0121690

Correlatrice: Chiar.ma Prof.ssa Francesca Vannucchi Anno Accademico 2010/2011

Quando avrete abbattuto l'ultimo albero, quando avrete pescato l'ultimo pesce, quando avrete inquinato l'ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si pu mangiare il denaro. Ta- Tanka I- Yotank (Toro Seduto)

A chi c' stato, a chi c' e a chi ci sar.

Indice
p. 9 15 19 24 35 Introduzione Capitolo primo Il contesto storico ed editoriale in cui si inscrive la questione ambientale 1.1. Preludi editoriali all'interesse ambientale (1900-1959) 1.2. Il contesto storico-politico in cui nasce l'interesse per la questione ambientale. Dagli anni Sessanta fino ai primissimi anni Settanta 1.3. Il contesto storico-editoriale dagli anni Sessanta alla fine del secolo scorso Capitolo secondo I contributi pi significativi in prospettiva di una editoria ambientale: autori, testate e opere 2.1. La prima met del Novecento e le prime denunce dalle riviste di interesse naturalistico 2.2. Antonio Cederna: il primo ambientalista italiano per eccellenza 2.3. Le riviste del WWF, Terra Nuova, Airone e La nuova ecologia 2.4. I contributi stranieri: dalla primavera silenziosa di Rachel Carson al superamento dei limiti di sviluppo dei ricercatori del MIT

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83 99 111 129 2.5. La storia dell'ambientalismo italiano nei testi di Edgar Helmut Meyer, Roberto Della Seta, Alberto Caracciolo 2.6. La questione ambientale nella stampa quotidiana: il lavoro di Francesca Tellone 2.7. L'editoria ambientale nel nuovo secolo Capitolo terzo La struttura dell'editoria tradizionale in Italia e il suo incontro con l'era digitale. Uno sguardo allinterno delle case editrici verdi. Il confronto (inevitabile) con alcuni paesi europei 3.1. La struttura del settore editoriale italiano: attivit e attori della filiera editoriale 3.2. La sfida dell'era digitale: cambiamenti della struttura tradizionale, nuovi orizzonti e mestieri da reinventare 3.3. Uno sguardo all'interno delle case editrici italiane virtuose: da Edizioni Ambiente ai reparti editoriali delle associazioni ambientaliste pi conosciute 3.3.1. Edizioni Ambiente: editoria verde al 100% 3.3.2. Il Verde Editoriale: la seconda verde casa editrice italiana 3.3.3. Terra Nuova Edizioni e la sua presenza capillare 3.3.4. Da verde nasce verde: La Nuova Ecologia e i reparti editoriali delle pi grandi associazioni ambientaliste italiane 3.3.5. Le attivit editoriali di Greenpeace, Italia nostra, LifeGate, WWF 3.4. Un'editoria europea possibile? Confronti tra il sistema editoriale italiano e quello di alcuni paesi europei

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204 3.4.1. Gran Bretagna, Germania e Francia: le pochissime case editrici specializzate in ambiente e sostenibilit Capitolo quarto Dall'editoria alla comunicazione ambientale: l'eco-rivoluzione in cui tutto diventa verde 4.1. Premessa storico-politica sull'interesse alla questione ambientale 4.2. I green-media insospettabili: televisione, teatro, cinema 4.2.1. Il cuore verde del cinema: film e documentari di inchiesta ambientale 4.2.2. I festival dell'eco-cinema 4.2.3. Televisione ambientale: tra divulgazione e inchiesta 4.2.4. Le verdi luci della ribalta: il teatro civile e la denuncia ambientale 4.3.Un'onda verde travolge e non risparmia nessuno: istruzione, eventi, fiere, iniziative 4.3.1 Universit, master e formazione specializzata 4.3.2. Fiere specializzate, iniziative ed eventi environment friendly 4.4. Le associazioni ambientaliste, i siti internet, i partiti e i personaggi politici verdi 4.4.1. Le principali associazioni ambientaliste in Italia 4.4.2. I Verdi e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 4.4.3. I principali siti internet dedicati all'ambiente

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Conclusioni Appendice Bibliografia Sitografia

INTRODUZIONE

Introduzione La difficolt riscontrata nella stesura di questo lavoro lo specchio di una realt con la quale ci ritroviamo a convivere quotidianamente: libri datati, riviste dalle collocazioni introvabili o irraggiungibili, informazioni ricche ma frammentarie provenienti da volantini, brochure, siti internet e colloqui informali con appassionati dell'argomento. Il risultato volutamente riflette questa difficolt, per aiutare a comprendere quanto ancora oggi sia difficile costruire un'analisi precisa sull'interesse alla questione ambientale nell'editoria italiana. Per quanto attualmente ogni campo della comunicazione (come dimostra il quarto capitolo di questo lavoro) si impegni a fornire il proprio contributo, ancora non abbastanza. Nel nostro paese non si pu parlare tecnicamente di editoria ambientale, in quanto non esiste a riguardo una tradizione n tantomeno una documentazione facilmente rintracciabile nel caso si fosse intenzionati a volerla creare ex novo. Si possono trovare esempi sparsi nei diversi ambiti comunicativi, spesso si tratta di tributi seriamente interessati che trovano, a volte, anche un discreto seguito; nella maggior parte dei casi, purtroppo, se ci si volesse imbattere in una qualsiasi ricerca sull'argomento, ci ritroviamo di fronte a uno scenario desolato e a dir poco imbarazzante. Rispetto al passato, bisogna comunque rendere conto del crescente interessamento dell'editoria e dell'ambito mediatico in generale

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alle questioni di sostenibilit ambientale e alle problematiche connesse: si pensi soltanto a tutte le case editrici, dalle pi note alle pi sconosciute, che hanno dedicato delle collane all'argomento. Anche il giornalismo (a stampa, radiotelevisivo, su web), si dimostra attento alle problematiche che ci riguardano ormai da sempre pi vicino; si moltiplicano articoli, magazine e blog a sfondo ambientale. Diffusi e in continua espansione, sono moltissimi eventi a carattere eco-sostenibile, che vanno dall'organizzazione di fiere fino alla creazione di appositi spazi urbani nei quali possibile ricevere un'informazione adeguata e capillare su tutto ci che riguarda la sostenibilit. Si registra un maggiore impegno e interesse anche nell'ambito istituzionale, nonch nell'ambito della formazione universitaria e professionale: tutti segnali che fanno sperare non solo in un cambiamento di rotta, ma anche in una necessaria e adeguata preparazione da fornire a chiunque decida di volere intraprendere un mestiere sostenibile. Il quadro italiano di difficile delineamento: l'impegno di istituzioni, universit, stampa e case editrici in particolare comincia a farsi strada in un mare di comune indifferenza e, spesso e volentieri, ignoranza sull'argomento. Ci che capita pi frequentemente non la mancanza di iniziative e/o proposte, bens la scarsa partecipazione oppure la loro parziale applicazione (sebbene in teoria dimostrino un impegno e una struttura organizzativa ineccepibili). La loro utilit esiste e pu essere rinvigorita con un cambio di mentalit di tutte le parti in gioco: una editoria ambientale possibile se dapprima

INTRODUZIONE

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un'istituzione governativa si impegna seriamente a educare i suoi cittadini tramite i propri canali di informazione e istruzione. Questi, a loro volta, saranno capaci di sensibilizzare maggiormente (anche tramite eventi, manifestazioni ecc.) menti gi aperte ed educate al rispetto e alla tutela dell'ambiente, nonch al suo sviluppo sostenibile per evitare, in un paese poco avvezzo alle novit come il nostro, di essere tacciati di pazzia avendo voluto trattare un argomento con cos poco seguito (invece di essere, magari, considerati come pionieri sempre per lo stesso motivo). Bisogna anche saper procedere per piccoli passi, seguendo il corso naturale degli eventi e partire innanzitutto da ci che gi si possiede: si tratter, in questo caso, di tentare una riorganizzazione del materiale che riguarda l'interessamento dell'editoria alle tematiche ambientali nonch delle altre aree di comunicazione. In questo lavoro si cercato di delineare una sorta di storia dell'editoria ambientale, rendendo omaggio alle pochissime case editrici specializzate in questioni ambientali e ai primissimi contributi riscontrati in altri ambiti della comunicazione. Quello che si cercher dunque di fare, sar provare a tracciare, tramite alcuni testi fondamentali per una cultura ambientale di base, una sorta di editoria ambientale o, quantomeno, di un proliferare di interesse editoriale sull'argomento a partire dalla fine degli anni Sessanta fino pi o meno ai giorni nostri, con qualche accenno ai primi tentativi storici di interesse naturalistico agli inizi del secolo scorso. Il primo e il secondo capitolo partono da un lavoro precedentemente svolto dal giornalista Edgar Helmut Meyer in

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collaborazione con Carab Edizioni e la biblioteca Cassina Anna di Milano: si tratta della prima mostra di storia della editoria ambientale italiana del Novecento, allestita nel 2002. La ricerca ha prodotto una raccolta di articoli, nomi, testi che sono stati i primi ad essersi occupati di natura e ambiente, non solo in quanto patrimonio da tutelare da un punto di vista estetico, ma anche come bene da salvaguardare contro le continue minacce di deturpamento da parte dell'umanit. Nel primo capitolo viene offerto un breve quadro storico-editoriale dagli inizi fino alla fine del secolo scorso, con un'attenzione particolare rivolta al periodo storico relativo alla fine degli anni Sessanta; in quel momento il tema comincia a diventare di dominio pubblico, o meglio, di coscienza pubblica, proprio in concomitanza delle maggiori contestazioni sociali. Un piccolo cenno storico-politico di quel periodo viene fornito al fine di ricordare brevemente quali fossero le condizioni italiane nel contesto europeo e internazionale; il quadro storicoeditoriale prosegue fino alla fine degli anni Novanta. Il secondo capitolo si concentra, come suggerisce chiaramente il titolo, su tutti i contributi editoriali pi significativi, dalle prime riviste degli inizi del secolo fino ai titoli pi contemporanei, passando per le figure-chiave dell'ambientalismo e i materiali sulla questione ambientale (italiani e non solo). Riguardo la scelta dei volumi di pi recente edizione (ma di particolare interesse a livello contenutistico), essa stata compiuta a titolo personale a partire dai titoli presenti all'interno dell'ecoteca della biblioteca

INTRODUZIONE

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Cassina Anna: questa raccoglie i libri basilari per una cultura sulla questione ambientale e, probabilmente, l'unica nel suo genere in Italia. Il terzo capitolo propone un quadro generale del funzionamento della filiera editoriale classica e dei cambiamenti che essa ha dovuto affrontare nel suo incontro con l'era digitale: un'introduzione all'argomento per meglio comprendere il funzionamento delle case editrici specializzate in ambiente analizzate nel capitolo. Un occhio di riguardo viene dedicato alla casa editrice Edizioni Ambiente, la quale rappresenta il perfetto e calzante esempio di ci che si intende quando si parla di editoria specializzata in questioni ambientali e problematiche connesse all'ambiente. Infine viene rivolta una riflessione sulla differenza tra l'Italia e il resto del continente europeo, prendendo in considerazione solo quei paesi che hanno un sistema editoriale affine a quello italiano. Vengono elencate e analizzate le principali case editrici specializzate in questioni ambientali, con piccoli accenni ad altre pi piccole incentrate su argomenti non strettamente ambientali ma comunque affini alla sostenibilit. Il quarto e ultimo capitolo prende in considerazione un periodo storico differente rispetto al primo capitolo: si parte dagli inizi degli anni Novanta per finire quasi ai giorni nostri, salvo qualche rarissimo cenno al passato. Il motivo riguarda semplicemente la tardiva presa di coscienza da parte dei campi della comunicazione e dell'informazione rispetto al campo editoriale. Questo capitolo ha il compito di dimostrare come in Italia l'interesse nei confronti delle tematiche

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ambientali sia sorto in settori della comunicazione non propriamente deputati alla trattazione di argomenti sull'ambiente e la sua sostenibilit. Il cinema, la televisione, il teatro sono media che hanno voluto prestare la propria attenzione a un patrimonio collettivo in seri problemi di devastazione, non solo attraverso l'elogio delle sue bellezze e la divulgazione scientifica a scopo informativo, ma anche tramite inchieste e denunce sugli scempi che l'hanno visto protagonista senza possibilit di scelta. L'importanza di educare al rispetto e alla tutela dell'ambiente una delle molle principali che ha fatto scattare l'impulso verso la creazione di una coscienza civica e ferrata sull'argomento. Verranno citati anche i contributi in ambito politico e in ambito fieristico, gli eventi e le iniziative di carattere sostenibile che continuano a nascere e moltiplicarsi in ogni angolo della penisola. In merito alle associazioni ambientaliste e ai siti internet dedicati all'argomento ambientale, si scelto di citare solo quelli storicamente pi incisivi e attualmente pi importanti.

IL CONTESTO STORICO ED EDITORIALE IN CUI SI INSCRIVE LA QUESTIONE AMBIENTALE

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Capitolo primo Il contesto storico ed editoriale in cui si inscrive la questione ambientale Parlare di editoria ambientale oggi ancora parecchio difficile. Nonostante l'interesse alla questione ambientale sia diventato fortemente pervasivo, non esiste una branca dell'editoria che sia di ruolo. Esistono pochissime case editrici specializzate sull'argomento, la maggior parte delle volte queste hanno collane ad esso dedicate e spesso e volentieri i contributi sono catalogati sotto la categoria scientifica, quella di natura e paesaggio, di ecologia, di storia dell'ambientalismo, di inchiesta e via dicendo. Per l'importanza che il tema della sostenibilit ambientale sta assumendo in questi ultimi quarant'anni, l'istituzione di una editoria ambientale forse sarebbe d'obbligo. Solo pochissimi, editorialmente parlando, lo hanno fatto e altrettanti pochi altri hanno cercato di ricostruire plausibili storie di editorie ambientali. In questo capitolo si parte dagli sforzi precedentemente compiuti da questi altri, citando i documenti che concorrono a creare una storia di tale editoria ambientale, dai pionieri ai pi importanti contributi nel periodo storico di maggiore interesse per questo lavoro. L'attenzione all'ambiente non strettamente estetica, bens dal punto di vista della salvaguardia, nasce verso la fine degli anni Sessanta, periodo di contestazioni sociali di ogni tipo: viene

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presentato in questo lavoro un piccolo quadro storico-politico di quegli anni (precisamente dagli anni Sessanta ai primissimi anni Settanta), per facilitare la comprensione del contesto in cui nasce questo nuovo tipo di interesse verso l'ambiente. Il periodo storico-editoriale trattato procede invece fino alla fine degli anni Novanta, con un breve cenno a quello della prima met del secolo in quanto importante contestualizzare anche i primissimi (e rarissimi) articoli e libri di denuncia di scempi ambientali (che saranno investigati nel capitolo successivo). inevitabile in questo ambito l'intreccio con la storia dell'ambientalismo italiano in quanto, ancora oggi, rappresenta la ricerca pi vasta e accurata sul tema ambientale. Ma anche qui non siamo esenti da difficolt: come Giorgio Nebbia (in Meyer 1995, pp. 11-12) afferma,
una storia della contestazione ecologica molto difficile da scrivere: molte testimonianze sono andate perdute; gran parte della documentazione dispersa in articoli di giornale, in volantini, in periodici di limitatissima circolazione () non mai stato realizzato, come molte volte auspicato, un archivio storico del movimento ecologico, a differenza di quanto fortunatamente avvenuto per altri grandi movimenti popolari (). Le stesse associazioni ecologiche principali hanno degli archivi soltanto parziali e incompleti.

La storia dell'editoria italiana (intesa dalla nascita dell'Italia come Stato) ricca di esempi e personalit che hanno contribuito a tesserne il racconto. Sebbene essa abbia visto una

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fiorente produzione, si pu dire con certezza che la definizione di italiana di comodo, in quanto essa ha riguardato alcuni centri in particolare (Milano, Torino, Firenze, Roma ma anche, in un secondo momento, Napoli e Bari) e soltanto recentemente tutto l'intero stivale. Questo probabilmente perch anche la definizione stessa di popolo italiano e di cultura italiana, ha stentato a formarsi uniformemente, poich questo paese si presentava fatto di molteplici culture e popolazioni, raggruppato in fretta e in furia da un'oligarchia governante che aveva l'interesse di procurarsi una nazione tutta propria sulla quale estendere il proprio dominio. Estendere tale cultura omogenea a prescindere dai differenti usi, costumi, tradizioni, ma soprattutto a prescindere dai diversi idiomi parlati. L'italiano non poteva di certo essere considerata la lingua che accomunava tutti, soprattutto nelle regioni meridionali l'utilizzo di forme dialettali rappresentava la quotidianit e, malgrado l'intento mazziniano del fatta l'Italia, adesso facciamo gli Italiani, questo non parso essere stato un obiettivo di facile attuazione. Si cercava di costruire un'identit nazionale anche tramite la letteratura che venne, per l'occasione, inventata da Giuseppe De Santis; il problema di inventare questa tradizione culturale fu affrontato, tra gli altri, dall'intellettuale cosmopolita Alessandro Manzoni il quale si auto-commission non solo la costruzione di una lingua nazionale moderna e condivisa, ma soprattutto la creazione di un romanzo nazionale popolare: i Promessi sposi. Come ci ricorda Raul Mordenti si trattava di

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Un'operazione politico-culturale grandiosa () e tuttavia operazione solo parzialmente vittoriosa. () bisogna tuttavia ammettere che la nascente comunit nazionale non si poteva riconoscere tutta intera, e senza residui, in quel romanzo: insomma non poteva essere neppure il romanzo di Manzoni l'opera fondativa della nazione italiana (Mordenti 2007, p. 75).

La storia di tale editoria ambientale si colloca in questo scenario, confermando pienamente le problematiche da diffusione enunciate riguardo la storia dell'editoria italiana: la maggior parte delle case editrici, delle associazioni, degli scrittori ruotano tutti attorno al Centro-Nord (principalmente intorno a Milano), con qualche rarissima eccezione che vede protagonista il Centro-Sud. Lo spaccato culturale al quale De Santis e Manzoni assistettero alla fine del XIX secolo, un problema ancora adesso centrale nella storia di questo Paese, nonostante qualche miglioramento. Un Paese frammentato, ricco di piccole identit culturali diversissime tra loro, trattate troppo a lungo come facenti parte di un unico Paese dalle comuni tradizioni, nonch dall'uso quotidiano della stessa lingua. Si potrebbe prendere esempio da ci che Clifford Geertz suggeriva di fare in ambito di teoria politica: non si pu parlare globalmente accorpando tutte le differenze (culturali e non solo), ma bisogna soffermarsi sulle individualit, le discontinuit, i contrasti e sulla profonda variet senza occultare la differenza; l'identit va intesa come una sintesi di affinit e differenza (Geertz 1999). Questa riflessione potrebbe

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essere applicata al campo editoriale in quanto questo, nella sua vastit, ha inglobato tutti i contributi alla questione ambientale, non concentrandosi sulla nascita di una editoria ambientale come filone a s stante: come se l'editoria avesse mancato di considerare i particolarismi presenti al suo interno. Questo potrebbe rappresentare un obiettivo per il futuro. 1.1. Preludi editoriali all'interesse ambientale (1900-1959) Dalla nascita dello Stato Italiano l'editoria italiana si caratterizza come un campo ricco e diversificato, in cui sono presenti alcune figure-chiave come editori intorno ai quali ruotano produzioni e distribuzioni diverse per ogni tipo di pubblico (dal romanzo storico alla letteratura straniera, passando per i testi di informazione tecnico-scientifica). Figure come quelle di Treves e Hoepli rappresentavano una grossa spinta per il mercato editoriale, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Il secolo scorso si apriva con una profonda crisi letteraria intesa come caduta di produzione e disgelo di una serie di generi; presente di pari passo a una crisi del contesto sociale che mutava al suo interno. Si affermavano nuovi canali comunicativi, il sistema informativo diventava il centro della cultura del tempo e diveniva sempre pi chiara l'importanza che tendeva ad assumere la comunicazione (di testi scritti) come consumo (Ragone 1999). Il pubblico cresceva e si diversificava, sebbene si parlasse del pubblico

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cittadino (grazie anche alla incipiente stratificazione dei ceti), vista la scarsa alfabetizzazione presente nelle campagne. In questo periodo videro la luce le primissime prese di coscienza in ambito ambientale; il contesto quello delle riviste ambientaliste o dell'editoria scientifica in generale. La loro importanza risiede nel fatto che rappresentarono anche i primi passi verso la denuncia dell'impatto ambientale: si trattava della rivista Emporium e di quelle del Touring club italiano. I primi vent'anni del 1900, nonostante la carenza di carta nell'immediato dopoguerra e il problema della censura, rappresentano un momento florido per l'editoria per cui
da un lato si rafforza lo sviluppo di una produzione destinata ai nuovi ceti sociali interessati al libro e alla lettura, dall'altro si incrementavano gli sforzi per un rinnovamento politico e culturale (Cadioli, Vigini 2008, p. 47).

La situazione nel ventennio fascista fu drammatica per l'economia in generale, quindi il campo editoriale ne risent di riflesso; si necessitava di un'editoria nazionale e modernizzata, oscillando tra coloro che venivano affascinati dall'idea dell'industrializzazione dell'attivit editoriale e altri che rimanevano vicini all'idea di un alto artigianato editoriale. Il mondo editoriale, nonostante le difficolt, dimostr di essere vivo e opulento, la narrativa straniera e la saggistica andavano per la maggiore e nascevano nuove figure editoriali importanti vicino a quelle ormai consolidate. Resistevano la letteratura straniera e quella italiana, si diffondeva la saggistica, la

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narrativa e il libro unico per le scuole elementari: lo scopo era quello di nazionalizzare l'Italia attraverso una cultura comune e un'unica tradizione condivisa. In questo periodo l'editoria scientifica (in cui pi comodamente veniva inserita quella ecologico-ambientale), non godeva di grandi spazi a sua disposizione; si trattava di brevi narrazioni, dal contenuto indiscutibile e destinate a un pubblico per lo pi specialistico ed esclusivamente nazionale. Verso la fine degli anni Venti nascono altre riviste dedicate agli amanti della natura e dell'ecologia come L'Alpe, la Rivista Forestale Italiana fondata dalla Societ Emiliana Pro Montibus et Sylvis e Il Bosco, il Pascolo, il Monte; l'intento quello informativo, sebbene anche in questi periodici si riescano a intravedere dei cenni di preoccupazione sul futuro del patrimonio naturalistico italiano, oggetto involontario dell'incuria e del disinteresse dell'uomo. Nel 1930 il contesto editoriale generale conta molti pi titoli pubblicati, ma assiste al declino di alcune grandi case editrici dell'epoca e all'ascesa di alcuni nomi del calibro di Bompiani, Einaudi e Rizzoli. Il fascismo continua ad avere un ruolo determinante nei confronti di questo mercato: si diffonde l'editoria di ispirazione cattolica, si lotta costantemente con la censura imposta dal regime e si perpetua l'intenzione della cultura italiana comune. Il destinatario di questo progetto
un individuo solo, pure se si trova nella massa radunata, di fronte al punto di vista unico: quel sistema era fatto di codici omologhi, di paradigmi comunicativi che postulavano emittenti identici e destinatari immaginati come entit omogenee, non

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provocando, in linea di massima, traduzioni reciproche, ma eterne ripetizioni, ossessive analogie (p. 151).

Nonostante l'impegno e i buoni propositi, il fascismo non riusc a confezionare questo progetto come desiderato, o meglio, non vide sortire l'effetto che avrebbe voluto. Si cercava di indirizzare il pubblico verso il romanzo popolare che esaltasse dei prototipi di eroi molti vicini all'idea di romanit voluta dal regime: ma i gusti del pubblico andavano sempre pi verso generi diversi come la scienza e la tecnica. I numeri degli iscritti alle associazioni come il TCI o dei soci alle varie riviste di interesse naturalistico in quel periodo, non possono che essere una conferma di tale situazione. Verso la fine degli anni Trenta l'operazione di bonifica della cultura stava creando dei veri e propri fronti opposti, ognuno dei quali veniva occupato da posizioni contrastanti (gli integralisti sostenitori del regime da un lato e gli oppositori dall'altro). Il decennio successivo inizia con un calo della produzione, dovuto alla mancanza dell'approvvigionamento di carta per via della guerra in corso. Subito dopo la fine della guerra si assiste a una ripresa della produzione e del mercato editoriale, all'importazione di molta editoria francese, all'editoria di matrice cristiana, all'incremento e al miglioramento dell'editoria scolastica e anche alla nascita del fenomeno delle edizioni economiche iniziato dalla Rizzoli. Durante la seconda guerra mondiale si diffondeva un comune senso di ripresa delle tradizioni e dei dialetti regionali, come contestazione all'imposizione fascista della cultura

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unica, soprattutto nella comunicazione orale. Nei programmi culturali della neonata resistenza venivano privilegiate forme di comunicazione come la rivista; se al Nord la tendenza era verso l'unit al Sud, occupato dalle Truppe Alleate, una serie di piccoli editori si organizzarono per creare un'editoria di tipo semi-giornalistico in cui i libri dovevano contribuire alla diffusione della libert d'opinione finalmente possibile dopo anni di censura del regime. Dopo la guerra il contesto era profondamente cambiato, il ritorno ai particolarismi popolari e regionali impazzava tanto quanto le mode d'oltre oceano, cresceva la richiesta di testi scritti; andava, inoltre, creandosi un pubblico di massa in contrapposizione al quale si ponevano gli intellettuali di sinistra e i cattolici che rimanevano fermi in posizioni pi arretrate e critiche nei confronti delle novit incalzanti. Il consolidamento della ripresa del mercato editoriale comunque avvenne, soprattutto data la nascita di altri editori importanti e di collane editoriali pronte a diventare oggetto di largo consumo. Sono gli anni in cui Editori Riuniti, il Mulino, Feltrinelli (giusto per citarne alcuni) si affermarono nel contesto editoriale per rimanerci fino ai giorni nostri. Negli anni Cinquanta le culture regionali e di provincia cominciano a scomparire, si afferma una tendenza orientata all'omogeneit. La narrativa straniera, la saggistica, l'editoria scientifica e i romanzi erano i generi pi venduti, in quanto rispondevano maggiormente ai gusti del pubblico italiano. L'editoria di cultura viveva una grande rivoluzione e la produzione editoriale in generale fu talmente prospera che si pens a nuovi

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canali di distribuzione per coprire in maniera capillare tutti i punti della penisola. Difatti venne introdotta, verso la fine degli anni Cinquanta, la vendita per corrispondenza: un canale che fu sfruttato da subito e intensamente da parte delle associazioni ambientaliste per inviare ai propri lettori le riviste in abbonamento. Giunti alla met del 1900, le riviste e i contributi si fecero sempre pi numerosi: oltre la rivista Monti e Boschi, nasceva un altro settimanale, Il Mondo, importante soprattutto per la figura di spicco di uno dei suoi fondatori: il giornalista Antonio Cederna, figura-chiave del moderno ambientalismo italiano, autore anche de I vandali in casa e de La distruzione della natura in Italia, testi di denuncia fondamentali in quanto assolutamente anticipatori. Un'altra rivista di grande diffusione che nacque in quegli anni fu Italia Nostra, bollettino omonimo dell'associazione ambientalista che dal 1957 (anno della sua nascita), veniva inviato a tutti gli associati e rappresentava il manifesto delle attivit dell'associazione. 1.2. Il contesto storico-politico in cui nasce l'interesse per la questione ambientale. Dagli anni Sessanta fino ai primissimi anni Settanta L'Italia agli inizi degli anni Sessanta si presentava al suo interno in uno stato di deterioramento riguardo le sue principali aree. L'impresa pubblica gravava profondamente sullo Stato,

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l'amministrazione pubblica era paralizzata da una burocrazia lenta, si consolidava il clientelismo nel Meridione, la sinistra italiana si ritrovava disorientata dopo la morte dell'allora segretario del partito comunista Palmiro Togliatti (avvenuta nel 1964), a cavallo tra la fine del primo e l'inizio del secondo governo di Aldo Moro. Tra il 1962 e il 1968 il centro-sinistra non fu in grado di rispondere alle esigenze di un'Italia in cambiamento, aveva parlato troppo di riforme e lasci poi deluse quasi tutte le aspettative. Il 1968 viene ricordato come il periodo di pi vasto fermento sociale e di pi grande azione collettiva nella storia della Repubblica italiana (che, per quanto non riusc a eguagliare per intensit e potenziale il maggio francese, fu sicuramente il movimento pi profondo e pi duraturo d'Europa). Le motivazioni dietro allo scatenarsi del movimento studentesco vanno ricercate tra le riforme apportate al sistema scolastico negli anni Sessanta. La scuola dell'obbligo veniva estesa fino ai quattordici anni, ma ancora il sistema scolastico era lacunoso, mancavano aule e libri di testo, gli insegnanti non potevano considerarsi aggiornati e via dicendo. Coloro che decidevano di proseguire gli studi fino all'universit, si ritrovarono di fronte a un mondo in disfunzione gi da tempo, con pochi docenti e anche molto assenteisti, che esplose nel momento in cui venne deciso di liberalizzarne l'accesso. Lo Stato non aiutava con i sussidi, c'erano moltissimi studenti lavoratori che a stento riuscivano a mantenersi e la prospettiva di un futuro lavorativo, anche con una laurea in mano, era tutt'altro che garantita: queste erano le

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basi materiali per la rivolta, mentre le basi ideologiche riguardavano il forte disagio che la nuova generazione provava nei confronti dei valori veicolati dalla cultura post miracolo economico (individualismo, consumismo sfrenato, esaltazione della famiglia), lontani dall'esigenza di viaggiare, ascoltare musica rock, vestire diversamente dalle mode imposte. Il pensiero marxista rivisse una seconda giovinezza in quel periodo, utilizzato per contrastare i dettami della cultura capitalistica dominante; una sorta di rivolta etica per evitare l'interiorizzazione delle ideologie della societ dominante. Moltissimi si ritrovarono ad aderire a tale rivolta in quanto uno dei principali miti del periodo stava crollando proprio dinanzi ai loro occhi: la guerra in Vietnam fece rapidamente cambiare il modo in cui si guardava agli Stati Uniti e al mito che essi rappresentavano. Contemporaneamente ne sorgeva uno nuovo per il socialismo: Mao Tse Tung e la rivoluzione culturale che impervers nell'allora Repubblica Popolare Cinese. Infine un altro grande e triste evento segn la coscienza collettiva: la morte di Ernesto Guevara detto il Che. Sempre rimanendo in Sudamerica, anche gli insegnamenti dei preti rivoluzionari illuminarono le menti dei giovani italiani, che cercavano una riconciliazione tra il cattolicesimo e il marxismo (Ginsborg 1989). Le prime agitazioni in Italia si hanno intorno al 19661967, ma fu nel Sessantotto che si occup seriamente la prima universit, quella di Trento; la seconda fu la Cattolica di Milano e a seguire quella di Torino. Tutte erano unite dal medesimo scopo: contestazione nei confronti della proposta di

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riforma universitaria di Luigi Gui (introduzione di alcuni limiti di accesso e di differenti livelli di laurea). Sebbene da Nord a Sud tra universit e scuole superiori si registr una fervida partecipazione, lo stesso non lo si poteva dire per il corpo docente. L'occupazione pi significativa risult essere quella di Roma dove gli studenti, scacciati dalla polizia, decisero di riprendersi la facolt di architettura e ci fu il primo e serio scontro con la polizia passato alla storia come la battaglia di Valle Giulia. Il movimento era caratterizzato da un forte rifiuto nei confronti dell'autorit e delle istituzioni, prima fra tutte la famiglia (sebbene in realt pochi la rifiutarono totalmente). Venivano anche messi in discussione i vecchi pilastri della politica di sinistra italiana, in particolar modo il Partito comunista. Il movimento non aveva un programma, ma seguiva dei principi-guida come la democrazia diretta (ispirata alla Comune di Parigi del 1867), la diffusione delle comuni, il riferimento alla libert dell'individuo in ogni contesto e situazione. Rimase, tuttavia, un movimento strettamente maschilista nel senso che le donne, sebbene partecipassero e condividessero molte delle ideologie, rimanevano in posizioni subalterne. Si prediligeva l'azione alla conoscenza e si connot come un movimento incline alla violenza come risposta a quella capitalista. La reazione del resto della societ al movimento fu di panico morale: dalla politica alla gente comune, passando per gli intellettuali del tempo, il movimento non riscosse grandi successi e non trov forti appoggi. Cominciava a essere chiaro che per la riuscita del movimento,

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occorreva coinvolgere anche la classe operaia per combattere le battaglie decisive. I problemi che caratterizzavano quell'epoca, nonostante le proteste, non avevano cessato di esistere. La migrazione massiccia dal Sud verso il Centro-Nord, iniziata intorno alla met degli anni Cinquanta, non si arrestava e le condizioni dei primi immigrati erano discutibili anche perch non si erano creati, nonostante la crescita economica, posti di lavoro sufficienti per tutti e per molti di questi era necessario un minimo di qualifica. Gli operai delle fabbriche cominciarono a interessarsi alla protesta non solo per le loro condizioni, ma anche per la scarsa fiducia che riponevano nei sindacati i quali avrebbero dovuto rappresentarli. Le prime battaglie operaie si verificarono nel Sessantotto non nelle principali fabbriche ma nelle aree periferiche, spinte anche loro dalla grande impressione che il movimento gemello francese stava fornendo. La sinistra italiana subiva un cambio radicale al suo interno, ma pi che somigliare a un passo in avanti sembrava uno verso il passato, vista la forte ispirazione di stampo leninista. I gruppi rivoluzionari che costituivano questa nuova sinistra erano gi fatalmente segnati dall'inizio per il loro settarismo ideologico, presuntuosamente votati alla leadership, ambigui verso la violenza e convinti di un'imminente rivoluzione occidentale. Ma ancora tra il 1968 e il 1969 non sarebbero emersi questi limiti e il movimento viveva il suo periodo migliore. Gli operai avanzarono sempre pi richieste, talvolta anche sovversive, attuarono diversi tipi di sciopero indetti nelle assemblee (riunite per prendere le

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decisioni pi importanti), in cui il picchettaggio fuori dalle fabbriche venne sostituito con le occupazioni delle fabbriche stesse. Il culmine di questi scioperi si ebbe nel 1969 alla Fiat di Torino: la tensione era alta e, diversamente dal movimento francese, qui sembrava che ci fosse una vera alleanza rivoluzionaria tra studenti e operai. Era iniziato un processo rivoluzionario, e i gruppi erano convinti che l'autunno del 1969 l'avrebbe visto espandersi rapidamente (p. 428). Ma lo sviluppo di questo autunno caldo si rivel diverso dalle aspettative, soprattutto perch venne ignorato quanto la coscienza anti-capitalista non fosse cos diffusa e la fedelt delle classi operaie ai sindacati difficilmente sarebbe venuta meno (anche perch tutti i sindacati dimostrarono di saper reggere e adattarsi ai cambiamenti delle condizioni dellattivismo operaio). E nel 1969 i sindacati riportano la prima vittoria con la firma del nuovo contratto nazionale, riconfermando la loro vecchia leadership. L'interesse per la questione ambientale, in termini di tutela e salvaguardia, nasce proprio in questo momento, ovvero nel periodo in cui avvengono le maggiori contestazioni a livello mondiale. Dagli inizi degli anni Settanta la rivolta si estese anche ad altri settori di produzione, il che signific un grande sconcerto per il settore imprenditoriale il quale credeva di aver chiuso la faccenda delle proteste dopo la firma del contratto. Nacquero i primi consigli di fabbrica, visti come strumenti pi veloci e democratici, e la crescita dei sindacati sembrava non dovesse arrestarsi: ma il movimento fall nel tentativo di far attivare

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delle riforme da tempo promesse dal governo (sebbene qualche piccolo successo in merito era stato ottenuto). Tra il 1971 e il 1973 dall'attacco si pass alla difesa per il mantenimento dei diritti ottenuti, nonostante le lotte continuarono a imperversare (ma porteranno, in alcuni casi, ad altre vittorie soprattutto in ambito contrattuale). Anche il Mezzogiorno, sebbene in maniera meno incisiva del Centro e del Nord, contribu con le proprie lotte a sostenere il movimento. Gli operai in Meridione erano pochi, perci molte rivolte si costituirono nelle campagne; la maggior parte della forza lavoro era emigrata al Centro-Nord e all'estero. La disoccupazione cresceva, le organizzazioni criminali si sostituivano a uno Stato assente e le lotte laceravano il Sud al suo interno. La lotta pi significativa fu quella, nel 1970, di Reggio Calabria che vide Catanzaro diventare capoluogo di regione, nonostante le promesse fatte in merito. Cominciarono giorni di sciopero, di presidi, di scontri con la polizia che la sinistra condannava e che la destra appoggiava. Il governo reag concedendo a Reggio Calabria la sede dell'Assemblea regionale e annunci la costruzione del porto di Gioia Tauro per ovviare in parte al problema della disoccupazione. La piana di Gioia Tauro, un'immensa e ricca distesa di agrumeti e oliveti fu quasi completamente spianata per erigere, al suo posto, un porto di prima grandezza (p. 459). Un po' dappertutto in questo periodo sorsero gruppi che contestavano la gestione del potere, la distribuzione delle risorse e i rapporti di classe esistenti: per la prima volta venne messo in discussione il modus operandi di numerosi settori

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dell'apparato statale. Negli stessi anni nacquero le prime associazioni ambientaliste, i primi partiti politici verdi in Europa e, di conseguenza, tutti i mezzi di comunicazione (soprattutto giornali, riviste e testi), cominciarono a dedicare sempre pi spazio agli argomenti riguardanti l'ambiente, non solo in chiave divulgativa ma anche e, soprattutto, in chiave di denuncia. I gruppi rivoluzionari porsero l'attenzione su due punti principali, mai toccati in precedenza: l'esercito e le carceri, per la pessima condizione in cui versavano caserme e celle sovraffollate. La coscienza sociale si svegliava a livello generale e la prova fu il fatto che proprio nella societ civile, e non nelle istituzioni pubbliche, si diffusero pi rapidamente alternative radicali:
mercati, asili () centri sociali rossi, vennero aperti (e spesso chiusi) in continuazione. Loro obiettivo era di organizzare la vita sociale secondo nuove modalit, miranti non solo a combattere l'individualismo e la frammentazione della societ moderna, ma anche a rompere il guscio della vecchia cultura della sinistra tradizionale (p. 438).

L'iniziativa pi importante fu il movimento per la casa, allo scopo di ottenere alloggi migliori e affitti pi equi; dietro l'iniziativa stavano organizzazioni politiche e sindacali che seguivano le richieste e promuovevano anche atti di occupazione, lottavano contro gli sfratti e chiedevano di destinare pi edifici a scuole e asili. L'azione collettiva venne resa difficile soprattutto dalla mancanza di compattezza tra la

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popolazione. La politica stava subendo anch'essa al suo interno numerosi cambiamenti: il PCI registrava di nuovo molti consensi, il PSI li perdeva e la DC era attraversata da lotte interne. In generale ogni singola forza politica non poteva ignorare le richieste di cambiamento, perci si apr un periodo di mediazione: il primo passo fu quello di attivare il processo di decentramento regionale per altre quindici regioni (ce n'erano gi cinque a statuto speciale), il secondo quello di introdurre la pratica del referendum abrogativo. Passi importantissimi, ma ancora si era molto lontani dal sogno della democrazia diretta. Altre riforme riguardarono le pensioni (in cui si garantiva il 74% del salario medio degli ultimi cinque anni di lavoro), l'approvazione dello statuto dei lavoratori, l'introduzione del divorzio, lo stanziamento di diversi miliardi per uno nuovo piano di edilizia pubblica nell'ambito di una riforma sulla casa (che per risult poco efficace per scarsa coordinazione tra politica e sindacati). L'economia viveva un momento di tensione, all'aumento salariale si rispose con una politica deflazionistica moderata che non fece altro che scoraggiare ancora di pi gli imprenditori gi intimoriti dalle proteste operaie e dubbiosi sull'appoggio da parte del governo. Gli imprenditori statali tentarono di scendere a compromessi con la nuova situazione nelle fabbriche, mentre quelli privati reagirono in maniera negativa e pi tradizionale. Nel frattempo, tra il 1972 e il 1973, ci fu una piccola ripresa economica, seguita da una subitanea ricaduta, che port alla svalutazione della lira e all'innalzamento del costo delle importazioni,

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nonch all'aumento del tasso d'inflazione. La risposta dei movimenti rivoluzionari cambi il suo stile e nel frattempo inizi la tragica fase che storicamente viene ricordata come strategia della tensione: il primo episodio fu la bomba esplosa alla Banca nazionale dell'agricoltura in piazza Fontana a Milano, per cui vennero accusati dapprima gli anarchici (in particolare il ballerino romano Pietro Valpreda e il ferroviere milanese Giuseppe Pinelli) e poi i neo-fascisti veneti (ignorati inizialmente per i rapporti che pareva stessero intessendo con il Servizio informazioni della difesa). In seguito a tali avvenimenti, l'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat decise di aprire un'inchiesta sull'attivit dei Servizi segreti, anche se le altre massime autorit statali spingevano per ottenere l'insabbiamento. Un anno dopo, nel 1970, Junio Valerio Borghese, comandante al tempo della Repubblica di Sal, tent un colpo di stato che fall miseramente (quattro anni dopo, Borghese e i suoi complici vennero tutti assolti). Nel frattempo, su proposta della DC, venne eletto l'avvocato napoletano Giovanni Leone alla presidenza della Repubblica, il quale decise di indire le elezioni politiche prima della fine del mandato del vecchio governo. Nel 1972 la DC, con a capo Giulio Andreotti, form un governo di centro-destra che, a causa di lotte interne e movimenti operai, cadde dopo solo un anno e condusse alla formazione di una nuova coalizione di centro-sinistra che comprendeva DC, PSI, PRI, PSDI. Due questioni principali emersero dal bilancio di questo periodo: la prima fu il fallimento della lotta studentesca e operaia

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nell'intenzione di trasformare la societ e la politica italiana; la seconda riguard la mancata attuazione delle riforme. Il fallimento probabilmente dovuto alle negligenze dei rivoluzionari stessi, al loro ristretto numero, agli ideali molto vaghi ai quali spesso si aveva difficolt a conformarsi. Sotto questo aspetto questa rivoluzione culturale
Appare come un tentativo straordinario ma vano di sfidare i valori dominanti di una societ in rapido cambiamento. Il movimento prese slancio dalla congiuntura internazionale veramente unica di quell'anno; venne rafforzato dalle tradizioni della Resistenza e dall'attivismo operaio; ottenne appoggi a causa del modo drammatico e disordinato con cui si era urbanizzata l'Italia; in fin dei conti, per, esso era in diretto conflitto con il percorso della modernizzazione italiana (p. 463).

Il movimento, quindi, non ebbe influenza sul cammino dell'Italia verso la modernit; ancor di pi le riforme proposte non riuscirono a vedere l'attuazione sia per la mancanza di azione dei rivoluzionari rispetto ai sindacati (i quali, quantomeno, videro ottenere dei frutti dalle loro battaglie), sia perch non si era riusciti a risolvere il grande problema italiano a monte di ogni tipo di richiesta e/o proposta: la burocrazia.

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1.3. Il contesto storico-editoriale dagli anni Sessanta alla fine del secolo scorso Nei primi anni Sessanta la societ italiana conosceva un grande sviluppo sotto il profilo economico, industriale e culturale e di pari passo l'editoria si espandeva e si irrobustiva.
Comunque si interpreti la storia letteraria della prima met del decennio, risulta evidente la velocit del sommovimento che si era gi presentato negli anni '50: l'alta cultura tradizionale si rinserrava in pochi bastioni specialistici, mentre si sviluppava a ritmo accelerato una nuova zona della ricerca, e non pi solo attraverso le traduzioni (Ragone 1999, p. 206).

Nascevano nuove case editrici (come la Dedalo e la Marsilio) che rispondevano alle nuove esigenze di mercato e anche la scuola, nel suo processo di rinnovamento, contribuiva a trasformare l'editoria. I due fenomeni pi caratteristici di questi anni furono l'introduzione dell'editoria a dispense e di quella tascabile; per entrambe, dopo qualche tempo, si present la crisi con la conseguente saturazione del mercato. Stava mutando anche l'universo della comunicazione, la sua natura stava per essere stravolta da una vera e propria crisi in cui la lingua media avrebbe ucciso i dialetti, la plurivocit, il tutto per lasciare lo spazio a un flusso linguistico appiattito, devitalizzato, impoverito (ib.). Questa nuova lingua omologava

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tralasciando solo qualche zona come l'universit e qualche salotto borghese, infiltrandosi in tutti gli strati linguistici. Al contempo la lingua scritta doveva fare i conti con il rapido mutamento di quella orale che era sempre pi veicolata dal cinema (in continua espansione). Si stava migrando verso un nuovo universo culturale in cui i movimenti letterari venivano contestati, sebbene continuassero a prodursi, sia come tentativo neoavanguardistico, sia come tentativo di sviluppo del romanzo tradizionale. Si assisteva a un periodo di aumento delle rese e subitaneo e precipitoso calo delle tirature. La seconda met del decennio si apriva con una nuova fase editoriale: si cercava di capire il periodo che la societ stava attraversando e di rispondere al meglio ai gusti del pubblico. Anche due grandi associazioni ambientaliste come Italia nostra e il WWF intuirono che, per coinvolgere il pubblico di massa lontano da linguaggio pomposo e accademico dei convegni e delle istituzioni, bisognava dirottarsi verso uno stile pi comprensibile e alla portata di tutti: nacquero perci, nel 1957 il bollettino Italia Nostra per l'omonima associazione e nel 1966 Panda per il WWF. Gli anni Sessanta si dimostrarono un periodo di grande fermento anche per la Chiesa cattolica; l'editoria si fece portavoce anche di questi fervori, regalando rinnovamento e un periodo rigoglioso anche sotto il profilo commerciale. Sorgeva un problema tra la comunicazione di massa, che aveva evidentemente modificato la funzione della parola scritta, e il testo letterario. Il medium scritto, fino ad allora culla della lingua letteraria, stava viaggiando di pari passo alla cultura di

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massa, rappresentata anche dagli altri media di maggiore diffusione. Il pubblico attuava processi di riconoscimento e immedesimazione nel romanzo di massa, tali da consacrarne il ruolo predominante nel campo editoriale. Nelle loro versioni tascabili, i pocket e i romanzi, vedevano la loro massima diffusione in questo periodo (anche qui si trattava di un'influenza squisitamente americana), ma questi veicolavano anche tanta spazzatura che dava la sensazione di un raffreddamento della cultura. Con tale fenomeno l'universo della lettura si era riorganizzato totalmente, per cui da una parte albergavano la saggistica e la letteratura classica e sperimentale, dall'altra il testo industriale per diversi ceti e situazioni; in mezzo stava il romanzo di qualit. Ma non bisogna trascurare il fatto che la fine degli anni Sessanta, con i suoi fermenti culturali e le sue proteste, regalava universi e interessi fino ad allora quasi sconosciuti e, di conseguenza, nascevano nuove case editrici che si presero la briga di veicolare questa nuova e sfaccettata ondata culturale nei propri cataloghi. Il libro veniva utilizzato sempre pi come strumento, come finestra sul mondo, si apriva al presente; anch'esso stava perdendo la sua aura (secondo l'idea di Walter Benjamin) nel suo processo di massificazione. L'editoria di sinistra viveva un grande periodo, sebbene ci si ritrovasse di fronte al problema ideologico della doppia natura di questo prodotto: l'essere al contempo un prodotto d'autore e un prodotto del capitale. Le librerie tradizionali subivano una crisi, a differenza dell'editoria industriale, per stavano nascendo piccole librerie di

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movimento che erano anche case editrici in proprio. Ma la vera e propria crisi delle vendite si ebbe tra la fine del 1960 e gli inizi del 1970; a contrastare le scritture seriali di massa erano rimasti solo alcuni classici letterari e filosofici, rispolverati dal movimento studentesco e operaio il quale richiedeva la ristampa del libro di una volta, povero e antiquato ma vero (e non prodotto del capitalismo industriale). In questo periodo, precisamente nel 1972, nell'ambito del Club di Roma venne presentato per la prima volta un documento sui limiti dello sviluppo del pianeta Terra dai ricercatori Donella e Davis Meadows e Jorgen Randers del Massachusetts institute of technology (MIT). Il progetto venne creato tra il 1970 e il 1972 nell'ambito del System dynamics group della Sloan school of management e il gruppo di lavoro utilizz la dinamica dei sistemi e la simulazione al calcolatore per analizzare le cause e le conseguenze a lungo termine della crescita della popolazione e dell'economia materiale su scala globale. Ne scatur un libro, The Limits to Growth (I limiti dello sviluppo), che per la sua importanza venne poi ripreso e aggiornato nel 1992 (Beyond the Limits - Oltre i limiti) e nel 2004 (Limits to growth: The 30-Year Update - I nuovi limiti dello sviluppo). L'editoria scientifica in Italia stentava a colmare quel divario tra massiccia specializzazione dei propri testi e bisogno diffuso del pubblico di conoscenza. Una famosa biologa marina americana, Rachel Carson, pubblic nel 1962 un manuale che utilizzava un linguaggio chiaro e semplice, ma al contempo

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accademico, rivolto alla diffusione delle informazioni scientifiche. Il libro in questione Silent Spring (Primavera silenziosa), il quale venne edito in Italia da Feltrinelli soltanto undici anni dopo, nel 1973. L'editoria rifletteva una societ scossa dal periodo di tensione socio-politica e disorientata nel suo tentativo di metabolizzare i vari e nuovi fermenti. L'offerta era scadente ed eccessiva rispetto alle capacit di assorbimento del mercato, senza contare il fatto di non essere sostenuta da un'adeguata promozione e distribuzione. Dal 1973 in poi riprese la crescita editoriale, anche sull'onda del movimento studentesco e operaio, sebbene l'aspetto fosse mutato: si era passati a una struttura manageriale dell'editoria e molti editori dell'epoca abbandonarono il proprio campo proprio in virt degli eccessivi mutamenti che tale figura stava subendo. Ragone (p. 216) ci avvisa che a cambiare non era solo il libro ma
tutto il campo della parola scritta: insieme alla nuova generazione del tascabile, mutarono forma i quotidiani e, con grande dinamicit, dove si apriva un dialogo tra i modelli testuali dell'intellettualit giovane e di massa, quelli della saggistica pi avanzata e recente, le strutture magmatiche di un nuovo immaginario e di un nuovo consumo.

Si era venuta a creare una frattura tra grande e piccola editoria, tra editoria industriale ed editoria di sinistra dove quest'ultima temeva il ristagno e il mancato sviluppo del mercato editoriale: a tale scopo nel 1974 nacque la Lega per

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l'editoria democratica, allo scopo di contrapporre le piccole e medie case editrici al monopolio delle grandi. Al suo interno, per, non mancarono le divisioni tra gli editori che tentavano di creare una cultura basata sui nuovi movimenti della societ e quelli che non volevano ridurre la cultura alla stregua di una merce di consumo (questo convegno decreter la fine della cosiddetta editoria di sinistra). Nonostante lo schiacciante oligopolio dei grandi gruppi, nacquero piccole case editrici in settori mai coperti sino ad allora come la medicina, la finanza, il diritto. Ad ogni modo anche la grande editoria non viveva momenti gaudiosi, visto che era contrastata al suo interno e selettiva. Nel 1977, poco prima di un'altra crisi, si cambiava mito: dall'America si passava alla Francia, la quale promuoveva una nuova veste della contro-cultura. La seconda met del decennio avrebbe visto la ripresa dei grandi gruppi che dialogavano moltissimo con il mercato televisivo. E non solo: si assisteva, in generale, a un miscuglio tra lettere, voci e immagini di massa con la deriva verso la voce, dovuta alla diffusione massiccia non solo della televisione, ma anche del cinema e della radio (anche se il Sessantotto aveva utilizzato fortemente la parola scritta, giudicata essenziale per il racconto reale degli eventi). Questi anni sono caratterizzati da uno scenario metropolitano, dalla comunicazione scritta secca e breve e pi propensa a quella orale, quindi l'editoria non poteva che riflettere questo contesto (in questo periodo, precisamente nel 1977, vede la luce la rivista Terra Nuova, dell'omonimo gruppo editoriale).

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Il terreno fertile per il proliferarsi delle inchieste, della diffusione dell'informazione tramite quotidiani e periodici, il linguaggio sempre pi vicino alla commistione delle diverse forme di comunicazione mediata, si mescola e si fonde in uno unitario che ha dentro di s richiami riconoscibili. La narrativa, sia italiana che straniera, era il genere pi consumato e la situazione non sarebbe mutata anche nel decennio successivo. Negli anni Ottanta si determinarono le condizioni per uno scambio tra il pubblico televisivo e il libro purch, quest'ultimo, non fosse di grandi pretese; la narrativa diventava sempre pi di intrattenimento, poich il pubblico era realmente desideroso di evadere da un contesto fin troppo opprimente in quel periodo. Esso manifestava tramite il consumo di questo particolare genere
l'esigenza di entrare nuovamente nel regno della fantasia, della creativit, del sogno, dopo anni di compressioni ideologiche. Non importavano troppo i codici letterari usati: importava la macchina narrativa in s (Cadioli, Vigini 2004, p. 133).

Non c' pi quella crescita culturale che aveva caratterizzato i due decenni precedenti, il medium televisivo stava per vedere la nascita dei canali commerciali, a colori e ricchi di contenuti meno impegnativi e cominciava a diffondersi anche l'informatica (in questo periodo, precisamente nel 1981, nasce un'altra importante rivista ambientalista: Airone). L'editoria, salvo il periodo degli anni di piombo, crebbe a sua volta anche se fu il giornalismo a interpretare la parte del leone in tale

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crescita. I volumi in serie e i romanzi rosa, come la famosissima serie Harmony, furono i soggetti editoriali di maggiore diffusione, anche se riprendeva vigore il predominio del libro nella cultura, inteso come campo privilegiato per una dimensione conoscitiva autonoma. C'era in corso una crisi di proporzioni mai viste e il pensiero diffuso era pi quello di evitare di affondare piuttosto che puntare verso il rinnovamento. Proprio in questo momento avvengono episodi che avrebbero mutato radicalmente l'interno del settore: maggiore afflusso di capitali e manager di provenienza extraeditoriale, potenziamento incisivo delle strutture commerciali, pi novit sotto il profilo della razionalizzazione della produzione e degli organici, rinnovamento degli impianti. Anche se in qualche ambito pareva migliorare, la situazione editoriale globale era tutt'altro che rassicurante, tanto da assistere al costante decesso di molte piccole e medie case editrici, incapaci di rivaleggiare con i grandi gruppi. Nel 1985 avvenne una timida ripresa, nonostante non mancassero dubbi e incertezze di ogni sorta; si rinnovarono i metodi promozionali e la figura dell'editore venne in un certo senso sostituita dalla presenza del catalogo (con la conseguente perdita di identit di alcune case editrici e della suddivisione del pubblico in gruppi con interessi comuni riconducibili a diversi cataloghi). La caratteristica maggiore degli anni Ottanta fu la frammentazione del pubblico, che si orientava verso gusti tra i pi disparati e che consumava sempre pi le edizioni tascabili ed economiche (anche se ci fu una ripresa dell'editoria di cultura in questa

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versione). Questi anni si chiusero in una maniera decisamente migliore rispetto a quella in cui si erano aperti e, perci, lasciavano presagire buone prospettive per il decennio successivo. Ma la realt si rivel ben presto diversa: gli anni Novanta cominciarono con una discesa per questo mercato, con stasi in una situazione difficoltosa. Molte case editrici riproposero i tagli su tutte le voci di costo nella convinzione, come nel decennio precedente, che il primo modo per guadagnare fosse quello di non perdere, provando a puntare pi sul miglioramento del catalogo che sulla promozione delle novit e investendo con la dovuta prudenza. Ma la sete di lettura e di sapere si manifest comunque tramite la diffusione della collana Millelire, un'idea promossa dalla casa editrice romana Stampa Alternativa in cui venivano raccolte in poche pagine alcuni tra i principali classici di letteratura, narrativa e saggistica. Questa operazione fu la prima di una lunga serie, in quanto il suo fruttuoso esempio incoraggi molte altre case editrici a realizzare collane di edizioni economiche da mettere sul mercato. Lo sviluppo di questo tipo di editoria tascabile era dovuta soprattutto ai segni di recessione dimostrati dall'economia editoriale, per cui si punt pi sui prezzi contenuti dei titoli al fine di aumentarne le vendite, con il conseguente sbilanciamento verso il tascabile. Si cercava di imitare i grandi gruppi editoriali europei e statunitensi che avevano attuato piani di integrazione globale e posizionamento strategico, in cui venivano acquistate non solo piccole e medie case editrici, ma anche quelle pi grandi. Ne conseguiva un

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notevole movimento del mercato e anche una certa instabilit, dato che andavano a mutare i rapporti di forza creatisi e nascevano politiche commerciali ed editoriali che incidevano sull'offerta, influenzando inevitabilmente la domanda. L'Italia si mosse anch'essa su una politica di rinnovamento e riorganizzazione delle reti di vendita: questo clima di novit si riflett anche all'interno del WWF e di Legambiente dove, nel 1995, nacquero, rispettivamente due riviste: Attenzione per il WWF e La nuova ecologia per Legambiente. Sempre dello stesso anno il volume di Edgar Helmut Meyer I pionieri dell'ambiente, non esattamente il primo ma, di certo, uno dei pi importanti contributi per la tessitura del racconto della storia dell'ambientalismo italiano; del 1988 invece un altro importante contributo alla storia dell'ambientalismo, L'ambiente come storia di Alberto Caracciolo. Sul finire degli anni Novanta l'editoria sembrava arrivata a un decisivo punto di svolta. C'era stata una sorprendente accelerazione nei processi di integrazione tra editoria tradizionale, editoria elettronica e multimediale e l'idea che aleggiava era quella che, di l a poco, ci sarebbe stata un'unica entit produttiva e di mercato; l'editoria elettronica e multimediale sarebbe stata non solo l'altra faccia di quella editoriale, ma anche il mezzo attraverso il quale sarebbero stati veicolati i suoi contenuti. L'ebook1, venne presentato come la
1 Si pu parlare di ebook davanti ad un testo elettronico ragionevolmente esteso, compiuto ed unitario, opportunamente codificato ed eventualmente accompagnato da metainformazioni descrittive, accessibile attraverso un dispositivo hardware e

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nuova frontiera del libro, negli Stati Uniti venne accolto dapprima debolmente, poi venne utilizzato maggiormente (tanto che oggi questa nazione pu parlare di una storia del suo utilizzo); in Italia agli inizi stent a decollare, ma negli ultimi anni del nuovo secolo pare che si stia assistendo a un'inversione di rotta. Si ha a che fare con un'epoca dai fortissimi e velocissimi cambiamenti, i quali hanno carattere simultaneo e occasionale. Questa epoca di nomadismo editoriale (Cadioli, Vigini 2004, p. 154), port gli editori a guardare costantemente sia al passato che al futuro e a verificare puntualmente le proprie scelte e le proprie idee, cercando di ridurre il pi possibile i rischi e di sfruttare al meglio le occasioni che si presentavano. Di questo nuovo assetto dell'editoria si discuter ampiamente nel terzo capitolo di questo lavoro, in cui si entrer nello specifico dell'industria editoriale italiana e dei cambiamenti che essa ha dovuto e deve tuttora affrontare. Degli inizi del nuovo secolo, precisamente del 2000, il volume di Roberto Della Seta, La difesa dell'ambiente in Italia. Storia e cultura del movimento ecologista, mentre del 2002
un'interfaccia software che consentano, da una parte, una lettura agevole, dall'altra una fruizione completa e soddisfacente dal punto di vista dell'ergonomia dell'interfaccia e dagli strumenti di emulazione implementati. Il primo esperimento di creazione di un ebook risale agli anni Sessanta nei laboratori della Xerox a Palo Alto, dove Alan Kay svilupp l'idea rivoluzionaria del Dynabook, una sorta di piccolo computer portatile dalla grandezza simile a quella di un libro (Reitano L. e Reitano L., in Ragone 2005).

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l'importantissimo Ambiente e Stampa di Francesca Tellone, testo fondamentale in quanto ripercorre l'interesse della stampa quotidiana (precisamente di quattro testate in particolare) dalla met del 1970 sino alla met del 1990, illustrando come e quanto questo interesse sub trasformazioni nel corso degli anni e in base ai diversi quotidiani in questione.

I CONTRIBUTI PI SIGNIFICATIVI IN PROSPETTIVA DI UNA 47 EDITORIA AMBIENTALE: AUTORI, TESTATE E OPERE

Capitolo secondo I contributi pi significativi in prospettiva di una editoria ambientale: autori, testate e opere I nomi di riviste e di libri di autori citati nel precedente capitolo rappresentano i titoli da cui partire per tentare di creare una sorta di mappatura di questa editoria ambientale. L'ipotesi qui formulata basata sul lavoro di Edgar Helmut Meyer, il quale fu il primo (e, probabilmente, ancora il solo) a parlare di editoria ambientale italiana e a raccogliere i materiali pi significativi. In proposito utile menzionare l'importantissima mostra sulla editoria ambientale in Italia, curata dallo stesso Meyer e organizzata in collaborazione con la biblioteca Cassina Anna di Milano 1. Non si tratta di elencare tutte le riviste, i quotidiani e i libri che hanno trattato argomenti di interesse ambientale, giacch ne esistono e ne sono sempre 1Si tratta della mostra Editoria e giornalismo ambientale. 100 anni di
storia, curata da Edgar H. Meyer in collaborazione con la casa editrice milanese Carab Edizioni e realizzata nel settembre del 2002 presso la biblioteca Cassina Anna di Milano. L'evento, primo nel suo genere, si tenne all'interno della seconda mostra-mercato dell'editoria ecologica pagine in fiore ed ebbe come scopo quello di mostrare tutti i contributi editoriali e giornalistici che, dagli inizi del 1900, vennero dati alla questione ambientale. Sul sito web dell'associazione LifeGate www.lifegate.it, possibile avere qualche informazione ulteriore in merito alla mostra in questione, nella sezione ad essa dedicata.

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esistiti moltissimi. Soprattutto per quanto riguarda la prima met del secolo scorso, Meyer ha ricercato quali siano stati i primi articoli in cui si manifestava un interesse per la tutela e la salvaguardia dell'ambiente, non solo da un punto di vista estetico ma anche da un punto di vista allarmistico (riguardo le sue sorti e, di conseguenza, quelle del genere umano). Dagli anni Sessanta in poi, come gi precedentemente detto, questo interesse tese ad aumentare e cominciarono a intravedersi anche i primi libri che denunciavano i diversi soprusi subiti dall'ambiente fino alla fine del secolo scorso. Rispetto all'elenco fatto da Meyer sono stati aggiunti altri due manuali sulla storia dell'ambientalismo italiano, ritenuti importanti per questo lavoro, in quanto impossibile provare a tessere le trame di una storia di un'ipotetica editoria ambientale senza parlare della storia dell'ambientalismo italiano. Nel capitolo ci si sofferma anche sulla figura di Antonio Cederna, considerato all'unanimit il primo ambientalista italiano, il quale si interessa di denunciare, prima tramite la rivista Il Mondo e poi attraverso alcuni suoi libri, gli scempi compiuti in Italia a livello artistico-ambientale. Le associazioni ambientaliste utilizzano il mezzo cartaceo come via preferenziale per la comunicazione delle proprie iniziative e delle informazioni sulla questione: prima fra tutti Italia nostra, negli anni Cinquanta e, nei decenni a seguire, WWF e Legambiente. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, come gi detto nel precedente capitolo, due importantissimi volumi stranieri (Primavera silenziosa di Rachel Carson e I

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limiti dello sviluppo dei ricercatori del MIT), si imposero al pubblico italiano (e, pi in generale, a quello internazionale) per i contenuti assolutamente innovativi delle loro ricerche: questi libri sarebbero diventati i manuali di inchiesta ambientale dalla quale, di l in poi, non sarebbe stato pi possibile prescindere. E, infatti, si tratta di volumi citatissimi nelle opere oggetto di questo capitolo, sia in quelle pi incentrate sulla storia del movimento ambientalista italiano, sia nelle altre che trattano la questione ambientale sotto altri punti di vista. La fine del capitolo dedicata all'opera di Francesca Tellone e ad alcuni volumi sull'argomento che, come precedentemente annunciato, vengono inseriti in questo lavoro per la particolarit dei contenuti da essi trattati. La costruzione di un quadro generico su come tale questione venisse percepita e trattata da alcuni quotidiani italiani, l'argomento principale del lavoro della Tellone: un excursus tra nomi importanti, date e luoghi tristemente famosi per l'ambiente e tutte le note firme che ne hanno raccontato la storia. I titoli trattati nell'ultimo paragrafo, hanno tutti anni di pubblicazione recentissimi; la volont di prendere come esempio alcune delle pubblicazioni avvenute nel nuovo millennio, risponde alla necessit di presentare a grandi linee quella che la situazione attuale di questa editoria ambientale. Tutti libri che rispecchiano i vari filoni in cui la questione ambientale viene inserita: dal romanzo-inchiesta alla trattazione filosofico-spiritualista dell'argomento passando

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attraverso i vademecum obbligatori per una cultura di base sull'ambiente e la sostenibilit. 2.1. La prima met del Novecento e le prime denunce dalle riviste di interesse naturalistico La primissima presa di coscienza in ordine cronologico attribuita alla penna di Corrado Ricci (all'epoca sovrintendente ai monumenti di Ravenna, direttore delle gallerie di Firenze prima e direttore generale delle Antichit e belle arti del Ministero della pubblica istruzione dopo), il quale elogiava la pineta del ravennate come una sorta di paradiso terrestre, apparentemente citata da poeti del calibro di Dante e Boccaccio. Venne ripercorso l'iter delle prime tre battaglie vinte dagli ecologisti (la salvaguardia delle cascate delle Marmore, l'evitata distruzione delle mura di Lucca e il mancato taglio della pineta di Ravenna), che port il Parlamento italiano ad emanare, nel 1905, la prima legge di tutela di un bene naturalistico (legge n. 411 del 16 luglio, anche nota come legge Rava). Tale legge tuttavia non sottendeva concetti di tutela del territorio n tanto meno criteri di integrit ambientale, limitandosi alla mera applicazione dei valori estetici e culturali che erano maturati nell'ambito della tutela dei monumenti.
Non vogliamo perci ricominciare e nemmeno riassumere la polemica che si diffuse poche settimane or sono su pei giornali, e parve un vecchio strascico delle vecchie lotte tra veristi e

I CONTRIBUTI PI SIGNIFICATIVI IN PROSPETTIVA DI UNA 51 EDITORIA AMBIENTALE: AUTORI, TESTATE E OPERE idealisti. Idealisti fortunati -nel caso nostro- perch combattenti in favore d'una celebre e maravigliosa foresta; veristi arditi e feroci, perch sostenitori di quell'utilit materiale che oggi costituisce (usiamo pure le brutte parole moderne) la piattaforma elettorale amministrativa e politica. Il motto antico De solo pane non vivitur, corretto in De solo pane vivitur, risponde al programma dei secondi, e quindi inutile che i primi si arrovellino a discutere2.

Con queste parole Ricci port avanti la sua campagna in favore della pineta di Ravenna, sottolineando pi avanti nell'articolo la sua preoccupazione rivolta a un particolare atteggiamento tutto italiano, interessato a misurare l'area dei monumenti per dimostrare quanto vantaggio in pi tale area darebbe se fosse coltivata a ortaggi. Nei primi decenni del XXI secolo videro la nascita alcune riviste ambientali ancora oggi esistenti: stiamo parlando de L'Alpe e de Il Bosco, il Pascolo, il Monte. La prima viene considerata la capostipite delle riviste ambientali in Italia; si trattava di una serie di volumetti di tecnica e propaganda forestale e agricola, edita dall'associazione emiliana Pro montibus et sylvis (anch'essa la prima associazione ambientalista d'Italia). Gi dall'inizio, nella presentazione del primo e del secondo numero, veniva espressa dai nuovi redattori la volont di contribuire alla divulgazione degli studi forestali allo scopo di formare
2 Ricci C., 1905, Per la bellezza artistica d'Italia, Emporium, n. 124, vol. XXI, pp. 294-295.

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un'opinione pubblica illuminata, che veda i problemi forestali non attraverso le lenti deformatrici della retorica e delle frasi fatte, ma con occhio limpido e penetrante, in una sincera visione della realt3.

E gli stessi redattori, nella presentazione dell'ultimo volume del medesimo anno, chiedevano ai lettori se essi stessi avessero tenuto fede alle promesse fatte all'inizio dell'anno, concludendo di volersi dedicare maggiormente, nell'anno venturo, al miglioramento dello stato dei patrimoni comunali e dell'economia dei comuni di montagna, sia a livello quantitativo che qualitativo. Verso la fine degli anni Venti nacquero le prime riviste dedicate agli amanti della natura e dell'ecologia; l'intento era quello informativo, sebbene anche in queste si riuscivano a intravedere degli accenni di preoccupazione sul futuro del patrimonio naturalistico italiano. Dopo alcuni anni dalla sua nascita, L'Alpe divenne l'organo ufficiale del Regio istituto forestale nazionale di Firenze e dal 1928 venne redatta dal Touring club italiano con l'intestazione Rivista Forestale Italiana fondata dalla Societ emiliana pro montibus et sylvis. Attualmente la rivista redatta dalla casa editrice Priuli&Verlucca e viene distribuita a cadenza trimestrale. Il Bosco, il Pascolo, il Monte un'altra rivista del Touring club italiano, che venne distribuita gratuitamente la prima volta nel 1911 agli oltre 100.000 soci assieme a un'altra
3 Citazione tratta dalla presentazione della rivista, 1914, L'Alpe, n. 12, pp. 1-2.

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monografia intitolata Il bosco contro il torrente. Le due monografie di argomento forestale facevano parte del vasto programma di sensibilizzazione, varato dal sodalizio milanese nel 1909, sulla crisi della montagna e sulla necessit di ricostruire il patrimonio boschivo italiano. L'iniziativa editoriale ebbe cos tanto successo che il Ministero dell'agricoltura ne richiese varie migliaia di copie. Le due pubblicazioni ponevano in primo piano la ricostituzione del patrimonio forestale e dei pascoli montani in quanto la montagna, privata del suo manto boschivo, stava pian piano franando trascinando con s i pascoli e arrivando a devastare il terreno a valle4. Nel primissimo numero della rivista (si parla del gennaio del 1911), venne descritta quella che sarebbe stata la politica seguita per tutta la durata dell'edizione della rivista: abbinare un'informazione dettagliata e precisa all'importanza del materiale fotografico ritraente i soggetti trattati negli articoli relativi. L'articolo inizia con la celebrazione della seconda seduta della Commissione nazionale di propaganda per il bosco e per il pascolo. Un grande problema fu quello di trovare il materiale fotografico adatto ma, data la collaborazione di diversi enti e club affini al TCI, fu possibile superare tale difficolt. Luigi Vittorio Bertarelli, nel primo articolo del primo numero, conferma la tendenza della rivista a voler accattivare i lettori sia da un punto di vista meramente
4 Edgar Helmut Meyer, dalla brochure informativa della mostra sull'editoria e il giornalismo ambientale citata nell'introduzione di questo capitolo.

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estetico sia da uno informativo, adeguato ai gusti del pubblico di massa poco avvezzo alle lunghe trattazioni scientifiche.
Perch se l'occhio vi ha una gran parte, se all'estetica si voluto dare una larga soddisfazione (), abbiamo per anche voluto che il testo rispondesse come severit di fondamento e vivacit di forma al bisogno di una pubblicazione popolare. Sappiamo bene che il gran pubblico non ha mai voglia di trangugiare dei trattati!5.

Un anno dopo usc un altro interessante articolo nella rivista mensile del TCI dove Giuseppe Castelli, autore del testo e direttore generale dell'Istituto nazionale artistico di Roma, sollecitava la costituzione (per la prima volta in Italia) di un organo di vigilanza e tutela per i paesaggi italiani, responsabile del coordinamento dell'attivit di apposite giunte locali. Nonostante la legge Rava avesse introdotto la preoccupazione verso la tutela del paesaggio, Castelli lamentava gli innumerevoli tagli e le remore che a tale legge vennero fatti successivamente, tanto da domandarsi se ancora questa potesse avere efficacia sul patrimonio naturalistico e paesaggistico. Il patrimonio italiano, pi volte decantato dai poeti maggiori per le sue indiscutibili bellezze, doveva inoltre essere tutelato da un altro avversario:
dalla nevrosi dei dilettanti, dai vaniloqui di acquarellisti, di archeologi, di architetti da strapazzo, che vociano, minacciano,
5 Bertarelli L. V., 1911, Presentazione, Il Bosco, il Pascolo, il Monte, n.1, pp. 1-5.

I CONTRIBUTI PI SIGNIFICATIVI IN PROSPETTIVA DI UNA 55 EDITORIA AMBIENTALE: AUTORI, TESTATE E OPERE insultano ogni qual volta governo, province, comuni, opere pie, privati, per evidenti ragioni edilizie e per gravi necessit () sono costretti ad abbattere un muro cadente, a rompere un selciato(). Sono eccessi, sono esagerazioni, che infastidiscono tutti e precipitando sempre e rapidamente nel ridicolo travolgono spesso con s le cause buone di tutela e di rivendicazione6.

Sempre dalla stessa rivista, ma del 1913, arriva finalmente l'omaggio dell'uomo al quale si deve la prima legge sulla tutela del patrimonio artistico italiano: Luigi Rava. Da poco ex ministro della Pubblica istruzione, egli mise al servizio dell'associazione tutta la sua cultura, nonch la sua influenza parlamentare. In questo articolo viene annunciata la costituzione, con Rava stesso presidente, del Comitato nazionale per la difesa del paesaggio sotto l'egida del Touring club. Ci sono diverse problematiche attorno alla difesa delle bellezze naturali e dei monumenti: possono riguardare l'economia tanto quanto la rclame, quest'ultima da evitare con tasse salate in quanto deturpante e offensiva. Per Rava, allora, occorreva chiedere allo Stato italiano l'impegno a tutelare le bellezze, dando il buon esempio e non cedendo per denaro altri pezzi del suo patrimonio. E conclude con questo auspicio:
Mettiamo ciascuno in luce i nostri bisogni. Le nostre aspirazioni, i nostri timori, la pubblicit fatta con amore di bene, lo studio delle soluzioni possibili, l'opportunit di far conoscere i luoghi belli e
6 Castelli G., 1912, Per il paesaggio e la civilt, Rivista Mensile del Touring Club Italiano, n. 12, p. 681.

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reconditi () formeranno la coscienza del problema; cos noi diremo: in hoc signo vinces7.

Sullo stesso argomento scrive l'avvocato Luigi Parpagliolo su un'altra rivista redatta dal Touring club, Le vie d'Italia. Sono passati poco pi di vent'anni dall'articolo di Rava e trenta dalla sua omonima legge e ancora si ritiene necessario discutere sulla tutela delle bellezze naturali. Parpagliolo, gi autore precedentemente di due articoli sul paesaggio in altre riviste, si preoccupa di discutere della parte giuridica relativa alla suddetta tutela. La rivista la sostituzione della precedente rivista mensile la quale, proprio nel 1935 (stesso anno dell'articolo in questione), raggiunge la quota di 445.000 soci, a dimostrazione della forte crescita del sodalizio e della sua capacit di creare un'opinione pubblica. Giunti alla met del 1900, le riviste e i contributi si fanno sempre pi numerosi. Esattamente nel 1950 vede la luce un'altra importante rivista: Monti e Boschi. Tra le sue firme una in particolare viene ricordata per la sua attenzione ai beni naturalistici, non solo in quanto bellezze da ammirare ma anche in quanto beni da tutelare e salvaguardare. Lorenzo Senni, in un articolo in particolare di uno dei primi numeri della rivista, fornisce alcune delucidazioni in merito alla situazione italiana prima del 1861.

7 Rava L., 1913, Per la difesa del paesaggio e dei monumenti italici, Rivista Mensile del Touring Club Italiano, n. 6, p. 314.

I CONTRIBUTI PI SIGNIFICATIVI IN PROSPETTIVA DI UNA 57 EDITORIA AMBIENTALE: AUTORI, TESTATE E OPERE Prima della costituzione del Regno, i non molto numerosi -meglio sarebbe dire pochi- studi forestali si trovano qua e l sparsi negli atti delle Accademie e Istituti scientifici dei vari Stati che allora componevano l'Italia. Tali studi in genere trattavano di due branche speciali della Selvicoltura (), del buon regime delle acque o della descrizione botanica e della diffusione delle piante arboree. In minor grado si hanno discussioni sugli usi civici dei boschi e sulle quotazioni di essi in relazione alle leggi eversive della feudalit, promanate dopo la rivoluzione francese8.

Enumerava i pochissimi studi precedentemente compiuti e i loro contenuti, dando molto spazio descrittivo ed elogiativo alla rivista L'Alpe. Dopo la carrellata di nomi arrivava ad augurare alla rivista, per la quale scriveva, di continuare il compito e completare, migliorando, l'opera gi iniziata dalle altre colleghe. Tale periodico, che riprendeva la collaborazione con i migliori studiosi dei problemi forestali e montani, intendeva formare un'opinione pubblica sui progressi della scienza forestale italiana, sulle capacit produttive della montagna e sulla necessit di arginare lo spopolamento montano, operando un'azione informativa e di propaganda. I disastri ambientali, che a partire dagli anni Cinquanta si manifestarono a cadenza quasi annuale, sarebbero stati evitati se solo si fosse seguito il programma di rimboschimento e sistemazione orografica che la rivista invocava sempre e
8 Senni L., 1950, Le riviste forestali italiane e la selvicoltura, Monti e Boschi, n. 2, vol. I, p. 65.

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costantemente. Il 1950 si rivela essere un anno proficuo: questo anno in particolare vide i natali di un altro settimanale molto importante per l'argomento ambientale, fondato da un illustre giornalista, nonch uno dei grandi pionieri dell'ambientalismo moderno: si parla di Antonio Cederna e della rivista Il Mondo. Cederna inizi la sua opera di denuncia contro la convulsa e disordinata attivit edilizia italiana sulle pagine del periodico dal 1950 al 1966, sotto la direzione di Mario Pannunzio. Nell'arco di sedici anni firm 440 articoli, alcuni dei quali divennero la base per le sue celebri pubblicazioni (le quali verranno analizzate successivamente). Mario Fazio, ne Le Vie d'Italia, si concentra sull'aggressione edilizia nei confronti della riviera ligure. Il futuro presidente dell'associazione ambientalista Italia nostra, denuncia l'accanimento dell'abusivismo sulla riviera, la quale come zona costiera detiene il triste primato nell'ambito. Nell'articolo in questione rende noto uno sviluppo edilizio sfrenato e incontrollato: solo 27.000 vani sono sorti a Rapallo tra il 1947 e il 1957, giusto per fare un esempio 9. La Liguria, sebbene detenga il primato, non purtroppo un caso isolato nella penisola; l'abusivismo edilizio non solo diffuso in
9 Nell'ottobre del 2011 un nubifragio di portata eccezionale ha devastato e messo in ginocchio la provincia spezina, le Cinque terre e la Lunigiana. I danni ambientali sono ancora adesso incalcolabili e il disastro ha provocato anche morti e dispersi. Questo triste avvenimento la dimostrazione di come l'abusivismo edilizio sulla riviera ligure denunciato da Fazio, non sia comunque servito alle generazioni successive per cercare di evitare un disastro annunciato.

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maniera capillare, ma anche un fenomeno difficile da evitare e da gestire. Fazio stesso ammette che
impossibile frenare lo slancio edilizio e l'espansione dei centri abitati. Si intende piuttosto che questo avvenga senza alterazioni profonde e irreparabili del paesaggio naturale e artistico10.

La rivista vedr sempre comparire le svariate inchieste di Fazio sull'argomento abusivismo edilizio. In esse emergeranno in maniera disarmante le cause di ordine economico e morale del fenomeno, legate all'espansione del turismo di massa e all'impreparazione delle autorit locali. Conosci l'Italia, articolata in diversi volumi dai titoli differenti, un'altra collana editoriale del Touring club anticipatrice dei tempi, in quanto proponeva una documentazione che intendeva rappresentare soprattutto un richiamo alle responsabilit di conoscere e gestire il patrimonio artistico e naturale italiano. La collana si avvaleva della collaborazione dei pi prestigiosi nomi nel campo della scienza geografica, botanica e zoologica, il quale contributo giov a mantenere alto il livello culturale e scientifico delle pubblicazioni, nel quadro di un'operazione di carattere divulgativo. I volumi costituiranno, con le loro 400.000 copie a testa, un contributo senza precedenti alla creazione di una migliore coscienza ambientale11. Anche l'associazione
10 Fazio M., 1958, Paesaggi da salvare: la Riviera Ligure, Le vie d'Italia, n. 5, p. 570. 11 Meyer E. H., ib.

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ambientalista Italia nostra nel 1957 fond il suo organo editoriale: il bollettino bimestrale omonimo Italia Nostra (riservato ai soci) che, come per ogni associazione, anche per questa era lo strumento di diffusione delle ideologie e delle attivit dell'associazione. La rivista, edita tuttora, il punto d'incontro di tutti i soci e comprende editoriali, inchieste, segnalazioni fotografiche e attivit delle sezioni. Ogni numero ospita un dossier su temi di particolare interesse per l'associazione e si possono trovare anche articoli di diversa natura, informazioni su mostre e convegni e comunicazioni ufficiali dell'associazione. Oltre alla rivista e agli atti dei convegni, venne pubblicata la serie Documenti, una raccolta di notizie, commenti e documenti che negli anni Settanta venne sostituita dai numeri monografici dei bollettini e dagli Studi (opere commissionate a Italia nostra dall'Ufficio del programma economico nazionale); a questi si aggiunsero i Quaderni di educazione ambientale, iniziativa dedicata principalmente al mondo della scuola e, in particolar modo, agli insegnanti. 2.2. Antonio Cederna: il primo ambientalista italiano per eccellenza La figura di Antonio Cederna storicamente centrale per quanto riguarda questo lavoro. Di sicuro la sua firma, tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, fu quella pi insidiosa e

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graffiante in merito alla contestazione ecologica. Laureato in archeologia, per moltissimi anni membro di Italia nostra, Cederna sferrava numerosi attacchi giornalistici circa l'urbanistica in Italia, dove le amministrazioni pubbliche e comunali permettevano scempi per l'adeguamento di molti centri medievali alle esigenze di espansione edilizia moderna. La soluzione proposta era, invece, quella di un'illuminata urbanistica che avrebbe teso ad allontanare dal centro storico il traffico e gli uffici, garantendo alle citt razionali possibilit di ampliamento. Dal 1950 al 1966 collabor con la rivista Il Mondo e i libri che scrisse in questo periodo costituiscono grossomodo una raccolta degli scritti pubblicati sulla testata. Si concentr moltissimo sulla situazione romana, in particolare sul periodo fascista e sugli scempi architettonico-urbanistici ed edilizi che il regime riusc a compiere. Lasciato il settimanale, dal 1967 fino al 1981 scriver per il Corriere della Sera e poi dal 1981 al 1996 (anno della sua morte), collaborer con la Repubblica e l'Espresso. Le opere che maggiormente interessano l'oggetto di questo lavoro sono due titoli in particolare: I vandali in casa (1956) e La distruzione della natura in Italia (1975). Per quanto riguarda il primo volume (edito da Laterza), si fa riferimento a un'edizione del 2006, in quanto quella del 1956 introvabile. Gi dall'introduzione, Cederna tiene a precisare che il titolo non deve trarre in inganno il lettore: i vandali che all'epoca dell'Impero Romano arrivarono in Italia non hanno nulla a che vedere con i vandali contemporanei ai quali egli si riferisce. C'entrano con coloro i

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quali vilipendiano l'antico e il naturale non per opporgli la modernit, ma solo perch hanno in mente un'idea di citt e di sviluppo, la quale pi che moderna urbanisticamente distorta. Agli inizi degli anni Cinquanta l'Italia, come molti altri paesi europei, doveva fronteggiare il problema della ricostruzione post seconda guerra mondiale; le zone industriali e le citt erano state gravemente colpite e la condizione abitativa era precaria, in quanto vi erano molti pi abitanti che vani. L'attenzione di Cederna rivolta soprattutto a citt come Roma, Venezia, Milano, culle di patrimoni artistici e ambientali inestimabili ma che, negli anni successivi alla ricostruzione, dovettero far fronte alla cattiva e incapace gestione di classi dirigenti lontane anni luce dall'idea di tutela, ma vicinissime all'idea di ammodernamento e profitto. Il confronto con il resto dell'Europa arriva puntuale: l'idea di modernit delle grandi citt europee porta verso una pianificazione urbanistica che dovrebbe tutelare gli interessi comuni ed essere coercitiva
contro le insensate pretese dei vandali, che hanno strappato da tempo l'iniziativa ai rappresentanti della collettivit, che intimidiscono e corrompono le autorit, manovrano la stampa e istupidiscono l'opinione pubblica (Cederna 2006, p. 20).

Preliminare per l'azione demolitrice sempre la motivazione igienico-moralistica: i centri storici sono visti come attraversati da sudicie viuzze, luride catapecchie e risanare quartieri antichi un'impresa ardua che va trattata particolarmente, non alla stregua degli altri quartieri pi moderni. Purtroppo quella della

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distruzione una storia che si ripete: durante il Medioevo vennero distrutti meravigliosi monumenti classici, nel Rinascimento, oltre a quelli classici, vennero distrutti anche quelli medioevali e via dicendo nelle epoche successive. La storia ci insegna che oggi si pu fare tesoro di quanto accaduto in passato e rispettare le testimonianze di questa; ma siamo una societ basata sul semplicismo e l'approssimazione, un popolo con memoria storica cortissima in tutti gli ambiti. L'attivit incessante e impunita di questi vandali altro non che figlia della nostra cultura, fatta di architetti, ingegneri e urbanisti convinti che costruire case un gioco da ragazzi, basandosi sulle lacunose e insufficienti cognizioni tecniche apprese durante l'universit. Una fetta di colpa per Cederna ce l'ha anche lo stuolo di studiosi di archeologia e storia dell'arte, in quanto non si sono mai dedicati allo studio dei centri storici in relazione agli sviluppi moderni delle citt che sorgevano intorno a loro, puntando semplicemente all'estrazione e all'isolamento del patrimonio artistico da queste. Gli articoli raccolti nel libro sono incentrati quasi totalmente sul patrimonio storico-artistico di diverse citt italiane e di Roma in particolare: ma quando parla dello sventramento e della devastazione dell'Appia Antica che si ricollega all'argomento interessante per il discorso di questo lavoro. I suoi articoli non sono sfoggi declamatori ma rappresentano un baluardo contro la trasformazione dell'Appia Antica in un quartiere residenziale medio-alto-borghese, basati su dati certi e documentati e proponenti una svolta verso una pianificazione urbanistica

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illuminata e rispettosa di quanto quella strada ancora riesce a offrire.


Le lottizzazioni da sporadiche si vanno facendo organizzate, stringendosi a soffocare tutta la via in un abbraccio mortale, la campagna assume un aspetto da stazione climatica, gli edifici () sono e saranno tutti visibili dalla via: il gioco degli interessi stronca in partenza qualsiasi iniziativa sensata (p. 103).

Queste le considerazioni di Cederna (alle quali allega proposte concrete per il miglioramento della condizione dell'Appia Antica), dopo un viaggio approfondito e minuzioso lungo tutti i chilometri che costituiscono questo meraviglioso connubio tra storia, arte e natura. Il malgoverno del territorio, il disfacimento delle citt, l'abrogazione del paesaggio, la distruzione della natura, l'eliminazione dello spazio fisico necessario alla salute pubblica, lo smantellamento di un'immensa e insostituibile eredit di cultura, la privatizzazione sistematica del suolo nazionale in nome della rendita parassitaria: questi erano i principali mali che, a parere di Cederna, attanagliavano la penisola italiana e che venivano denunciati nel suo La difesa della natura in Italia. La premessa al libro (edito da Einaudi), scritta dallo stesso Cederna, uno sfogo sincero e rabbioso, che non risparmia nessuno in quanto a responsabilit. La corruzione di classi dirigenti non ha fatto altro che favorire il proliferare di questi mali tanto da far sembrare, a volte, che la situazione fosse senza speranza. I politici italiani dalla cultura

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discutibilmente povera (per non dire inesistente), si dimostravano praticamente immuni alla preoccupazione che il loro cieco operato potesse avere delle conseguenze catastrofiche nel futuro; con la loro ignoranza si sposava perfettamente l'analfabetismo di molti amministratori locali che diedero il colpo decisivo agli atti dannosi precedentemente attuati. Ma politici e amministratori locali riflettevano anche il livello della cultura italiana, compresa quella fatta di studiosi e intellettuali il cui massimo sforzo fu quello di ridurre la natura a paesaggio e questo, a sua volta, a stato d'animo. Costituiscono la cornice di questo quadro architetti, ingegneri, geometri i quali vedevano nel costruire un'espressione della propria personalit e la loro presunzione non permise loro di vedere la differenza con gli altri paesi nel resto del mondo. Si facevano tante chiacchiere intorno agli esempi d'oltralpe da prendere come modelli, ma per un motivo o per un altro questo non avvenne e si aspett che accadessero le catastrofi per intervenire dove si sarebbe dovuto prevenire. Nonostante tutto, gruppi di cittadini, associazioni, organizzazioni politiche si battevano per prevenire o contrastare questi disastri, ma ci si scontrava puntualmente contro l'inerzia e il cinismo della politica governante; per riuscire a ottenere qualche risultato, seppure minimo, occorreva secondo Cederna (1975) che ci fosse una forte pressione popolare, unita alla rivendicazione della propria volont. Egli si soffermava a lungo sull'enorme problema del vuoto legislativo e dell'immobilismo dei governanti, sostenendo che la distruzione della natura in Italia

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causata dalla mancanza di leggi moderne e dall'esistenza di altre anacronistiche, nonch dall'ignoranza diffusa a tutti i livelli che permise di considerare il territorio come una merce da barattare. Dopo la legge Rava non vennero formulate pi leggi a tutela del patrimonio naturalistico; nel 1946 venne fatta una prima proposta di legge in cui esso potesse essere considerato patrimonio nazionale e, perci, sotto tutela dello Stato italiano ( utile ricordare che il Ministero dell'ecologia in Italia nascer solo nel 1973 e quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 1986). La conseguenza logica che la natura non veniva tutelata come un bene territoriale e ambientale, ma come un qualcosa alla stregua di un artefatto artistico o monumentale. Con questa situazione legislativa poco precisa chiaro che si predisponeva al meglio la cornice entro cui muoversi irrazionalmente, preparando il terreno a delle catastrofi annunciate che, scioccamente, nel linguaggio comune sono dette naturali. L'allarme che veniva lanciato era quello che, con queste leggi (o non-leggi), di l a poco l'Italia si sarebbe trasformata in un'unica ininterrotta crosta edilizia e lo sbigottimento stava nel fatto che tutto quello che si poteva ammirare era solo provvisoriamente incontaminato. La maggior parte dei paesi civili aveva inaugurato da tempo la scienza della conservazione della natura e delle sue risorse per diversi motivi: perch un territorio protetto dona garanzie contro le calamit naturali e perch conservare la natura significa anche offrire alla collettivit un impiego migliore del

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proprio tempo libero (altro grande problema del mondo moderno).


Straordinario, in tutto ci, lo scarso interesse che la nostra cultura, per una vecchia e radicata boria italica (), ha costantemente mostrato in tutti questi anni per quanto hanno saputo fare gli altri paesi, in particolare per quel che riguarda il problema di come garantire la qualit dell'ambiente di vita quotidiano nelle grandi aree metropolitane. un disinteresse motivato, a destra, dal rifiuto di prendere atto di una politica che pu mettere in discussione speculazione e rendita fondiaria; a sinistra da un ideologismo semplificatore e manicheo, che attende a mani conserte la palingenesi, con conseguente sommaria condanna del sistema (p. 78).

Conservare la natura significa, in sintesi, conservare l'essere umano e il suo ambiente garantendo comunque un progresso economico, culturale e sociale. Un imperativo nobilissimo che si scontrava non solo con la politica ma anche con la formazione: lo Stato non stanziava per la ricerca fondi necessari, dimostrava il suo disprezzo per la questione ambientale e naturalistica gestendo pessimamente la tutela dei boschi e demolendo parchi nazionali. Un bene che gli statunitensi, ad esempio, seppero gestire e tutelare lodevolmente nelle loro nazioni, a cui i russi e i francesi dedicarono mila e mila ettari ogni anno; persino in India (che all'epoca del libro aveva da poco conquistato l'indipendenza) ci si preoccupava da subito di salvaguardare la natura. In Italia non bastava devastare suolo, verde cittadino e paesaggistico;

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anche le coste diventarono teatro di abusivismo edilizio e di deturpamento del territorio, causando un fortissimo impatto sull'ambiente circostante. L'edilizia marittima si svilupp in corrispondenza di una forte domanda turistica, che invece di valorizzare i patrimoni naturalistici gratuitamente a disposizione, devastava un territorio per costruire case, alberghi, villaggi, porti turistici e tutto l'occorrente per il turismo di massa. I risvolti economici portarono anche alla moltiplicazione degli impianti industriali vicino le coste, all'asfaltamento selvaggio di strade per facilitare percorsi, all'abbattimento degli alberi che sorgevano lungo le strade, alla bonifica delle paludi. Nel complesso l'Italia era un paese dai pochissimi spazi verdi, dai ridotti servizi sociali offerti alla propria popolazione e dalla scarsissima legislazione non solo sull'ambiente, ma anche sui servizi che lo avrebbero migliorato e che, di conseguenza, avrebbero migliorato anche la vita dei cittadini italiani. Cederna dedic moltissime pagine del suo libro alla denuncia degli scempi operati nei maggiori parchi nazionali italiani, nelle riserve naturali e nei pi famosi patrimoni naturalistici; come se fosse assurdo da credere che meraviglie naturali invidiate dal mondo intero vengano devastate da un'oligarchia di ignoranti speculatori abbagliati dal progresso e dal desiderio di guadagno. L'augurio era quello di fare al pi presto le riforme necessarie per la tutela del patrimonio naturalistico, affinch finalmente si sarebbe potuto dimostrare di tenere davvero ad un paese che, almeno a parole,

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tutti dicono di amare ma che, nei fatti, sembra essere il contrario.


Il disprezzo delle esigenze primarie dell'uomo e il culto del lotto edificabile sembrano quindi i sentimenti pi saldi su cui si regge l'Italia: la mancanza di verde e di impianti ricreativi alla portata di tutti non che un aspetto della povert di attrezzature sociali e collettive, da quelle scolastiche a quelle assistenziali e sanitarie, da quelle culturali a quelle per i trasporti pubblici, il frutto della nostra madornale arretratezza urbanistica, e quindi politica (p. 344).

2.3. Le riviste del ecologia

WWF,

Terra Nuova, Airone e La nuova

Nel 1966 videro la luce la rivista Panda e il bollettino ufficiale del WWF il quale ebbe pi avanti, nel 1983, anche una sua versione per i lettori pi piccoli (Panda Junior). Nata con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica alla conoscenza e al rispetto della natura, Panda vedr crescere di anno in anno la sua popolarit, nonch il numero dei soci del WWF: solo nel 1972 l'associazione contava circa 17.000 iscritti. Il mensile, che prende il nome dal logo dell'associazione, inizialmente veniva inviato gratuitamente a tutti i soci e, fino agli inizi degli anni Novanta, si conferm essere la rivista ambientalista (insieme alla versione per ragazzi) pi letta nel panorama italiano. Panda una rivista ricca di riflessioni, rubriche utili e d moltissimo spazio alle notizie non solo italiane ma anche

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internazionali. Fornisce, nella maggior parte dei casi, moltissime informazioni politico-legislative in ambito ambientale. In questo probabilmente risiede la peculiarit del mensile, in quanto la maggior parte delle riviste dedica all'argomento timidi cenni con decreti legislativi citati all'occorrenza, mentre qui probabile imbattersi in diverse pagine contenenti in maniera breve e concisa i contenuti dei diversi emendamenti citati e le venture operazioni politiche in ambito ecologico (e non solo). Panda Junior nascer sotto la richiesta del pubblico pi giovane, che esigeva una versione della rivista con le stesse informazioni ma meno da adulti. La rivista infatti si presenta ricca di immagini, rubriche, giochi a tema, notizie, schede da ritagliare e raccogliere in una cartella regalata in omaggio con l'abbonamento; il tutto raccontato in maniera colorata, creativa e divertente allo scopo di informare senza annoiare12. Nel 1995 nacque una nuova rivista trimestrale, Attenzione, supplemento alla rivista Panda (edita dalla casa editrice Edizioni Ambiente). Nella premessa al numero zero Grazia Francescato, direttrice responsabile, spiega quanto fosse necessario far nascere una nuova rivista; essa doveva essere intesa come uno spazio editoriale idoneo ad aprire un confronto con coloro che prendono le decisioni politiche e istituzionali, nel quale le loro idee e quelle della rivista potessero essere presentate al pubblico insieme ai rispettivi modelli culturali e alle strategie operative. La collaborazione
12 Meyer E. H., ib.

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con Edizioni Ambiente e il nome stesso della rivista, rispecchiano la necessit di agire con un approccio precauzionale ma con profonda sensibilit ecologica e sociale unita all'esperienza divulgativa in ambito ambientale. Divisa tra dossier, rubriche, articoli e anche parti dedicate alla legislatura a riguardo, ogni articolo presenta una bibliografia precisa e, sovente, ci si imbatte in tabelle e schemi esplicativi di dati, necessari alla migliore comprensione dell'argomento trattato. La rivista ha cessato la sua pubblicazione nel 2003 13. Una breve parentesi per ritornare un attimo indietro nel tempo e ricordare che, nel 1977 nasceva la rivista Terra Nuova, mensile omonimo del gruppo editoriale; essa tratta i temi pi svariati che vanno dalle energie rinnovabili, all'agricoltura e all'alimentazione biologica, passando per l'ambiente, l'energia, il consumo critico e la bioedilizia. La rivista distribuita tramite abbonamento, nelle librerie e nei punti vendita specializzati; da pi di trent'anni un punto di riferimento non solo per coloro che possono considerarsi come esperti dei settori interessanti alla rivista, ma anche per tutti quelli che sono cultori della materia o che hanno intenzione di perseguire uno stile di vita sostenibile (la distribuzione nei punti vendita specializzati non sembra, infatti, essere una scelta a caso). Il periodico, stampato 100% su carta riciclata, dal 2003 disponibile anche nella versione ebook; sul sito

13 Francescato G., 1995, Perch una nuova rivista n. 0, p. 1.

WWF,

Attenzione

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dell'associazione possibile richiedere gli arretrati da quell'anno in poi. Ritornando agli anni Novanta, precisamente nel 1995, un'altra grande associazione ambientalista italiana, Legambiente, pubblica La Nuova Ecologia, rivista mensile distribuita tramite abbonamento ai soci e anche attraverso le librerie. Il mensile ricco di notizie, informazioni, inchieste e approfondimenti su cambiamenti climatici, organismi geneticamente modificati, inquinamento, agricoltura, parchi e salute. Il titolo omonimo del gruppo editoriale, una societ cooperativa senza scopi di lucro fondata da Legambiente per gestire le diverse riviste e altre iniziative collegate ad essa. Oltre a questo mensile, le altre riviste sono Qualenergia, che si occupa di tematiche energetiche, fonti rinnovabili, efficienza e sviluppo sostenibile e Rifiuti Oggi, semestrale che, come suggerisce lo stesso titolo, tratta temi connessi al recupero e alla gestione dei rifiuti, offre novit normative e aggiornamenti tecnici14. Del 1981 invece Airone, importante periodico che si occupa di natura e ambiente e che oper una piccola rivoluzione nel panorama editoriale e culturale italiano. Fondata da Egidio Gavazzi, la rivista ospita nel suo ricco ventaglio di argomenti articoli e dossier su natura, parchi, astronomia, inchieste, itinerari, guide, animali e fotografie. Il periodico si connota subito come un prodotto di comunicazione
14 Dalla presentazione www.lanuovaecologia.it. delle riviste presente sul sito

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capace di ben combinare scientificit ed emozione, razionalit e fantasia, attualit e memoria senza dimenticare bellezza, impegno e un pizzico di ironia e provocazione. L'eleganza classica che contraddistingue l'abito della rivista, la trasforma velocemente nel giornale leader del suo settore. Nel 1995 arriva a contare circa due milioni e mezzo di fedelissimi lettori, tutte persone che credono nella possibilit di un'armonia tra le esigenze della nostra specie e quelle del suo pianeta-madre 15. 2.4. I contributi stranieri: dalla primavera silenziosa di Rachel Carson al superamento dei limiti di sviluppo dei ricercatori del MIT I due libri citati in questo paragrafo, nonostante non riguardino l'editoria italiana, vengono comunque presi in considerazione in base alla loro importanza; non solo furono anticipatori in un contesto internazionale, ma furono anche fonte di ispirazione e base di ricerca per gli autori italiani trattati in questo lavoro. Perch tacciono le voci della primavera in innumerevoli contrade d'America? quanto cercher di spiegare in questo libro (Carson 1963, p. 11) si conclude cos il primo capitolo di Primavera silenziosa, raccontando con toni morbidi e favolistici un'epifania di quanto potrebbe accadere in una qualsiasi citt americana. Il libro quando usc rappresent una novit inaudita e senza precedenti:
15 Meyer E. H., ib.

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si trattava della prima volta in cui veniva dichiarata su carta stampata l'opposizione all'uso indiscriminato di antiparassitari ed erbicidi che, come i composti organici clorurati o anche i derivati dell'acido fenossioacetico, determinano alcune alterazioni ecologiche irreversibili. Anche in Italia il libro divent ben presto un manuale-guida, sia per il mondo accademico che per un pubblico sensibile alle questioni ambientali. Nel libro viene teorizzato un possibile avvelenamento globale della biosfera da parte dei pesticidi, fino ad arrivare all'estinzione di tutti i volatili e, di conseguenza, alle primavere silenziose (temute dall'autrice) senza cinguettii alcuni. Solo dall'inizio del secolo scorso, l'essere umano riuscito a mutare notevolmente il contesto ambientale con una velocit superiore rispetto alla normale e naturale trasformazione del pianeta Terra stesso. Ha contaminato terra, fiumi, mari, laghi e soprattutto lo ha fatto con agenti chimici altamente nocivi anche per l'essere umano stesso. Gli insetticidi sono stati creati dall'industria nell'immediato secondo dopo guerra, mentre aggressivi chimici venivano sperimentati per uso bellico; dall'esperimento, invece, ne usc fuori una sostanza letale per insetti. Da l in poi l'industria che produceva insetticidi si allarg a dismisura, creando un mercato ampissimo che port l'essere umano, per la prima volta nella storia, a essere a contatto con pericolose sostanze chimiche dal momento della nascita fino a quello della morte. L'inquinamento delle falde acquifere, superficiali e sotterranee, non un fenomeno preoccupante finch non si

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manifesta chiaramente con la morte delle specie floristiche e faunistiche presenti in esse; nessun chimico, che sa anche quanti miscugli tossici possano esserci anche in un semplice bicchiere d'acqua, ricreerebbe mai questi composti nel suo laboratorio. Per non parlare del suolo: i microrganismi che lo abitano, importantissimi per le funzioni vitali di esso, vengono a contatto con gli insetticidi, sia per infiltrazione tramite piogge o per immissione diretta. La loro persistenza nel suolo si misura in anni ed di facile deduzione in quanto essi, assorbiti dal terreno, si introducono nei tessuti vegetali. La deforestazione, la sostituzione di colture vegetali con altre pi fruttuose economicamente, ha avuto un impatto enorme non solo nel mondo vegetale, ma anche in quello animale in quanto ne ha condizionato pesantemente modi e abitudini, modificandone l'habitat naturale; e dove non ha agito indirettamente, l'uomo ci arrivato con la caccia prima e con lo spargimento indiscriminato degli insetticidi nel suolo, dopo. Il testo cre un enorme dibattito, negli anni successivi alla sua pubblicazione, tale da portare al divieto dell'uso di DDT in agricoltura. L'analisi della situazione fatta dall'autrice americana fu allora assolutamente anticipatrice, tale da renderla oggi un classico dal quale non possibile prescindere. A causa della disinfestazione di diverse specie di alberi moltissimi volatili (che prima annunciavano la fine o l'inizio delle stagioni), sono stati avvelenati in quanto si nutrivano dal terreno ad essi sottostante e costruivano nidi sui rami la cui corteccia ormai intrisa di veleno. Nonostante ci fu qualche

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Stato americano virtuoso che utilizz alcune specie di volatili nemiche di determinate insetti o elimin il materiale legnaio pi favorevole alla riproduzione di questi, la situazione generale ha incredibilmente preferito chiudere gli occhi dinanzi agli sconcertanti esiti, continuando a utilizzare in maniera incosciente e indiscriminata gli insetticidi. Perci, l'autrice, si chiedeva come mai era stato possibile tutto questo, chi aveva autorizzato questa progressiva intossicazione senza interpellare la popolazione intera che ne avrebbe pagato le conseguenze:
la temporanea intrusione di un principio autoritario nell'esercizio del potere () tradisce la buona fede di milioni di cittadini, per i quali la bellezza e l'ordine del mondo naturale hanno ancora un significato profondo ed inalienabile (p. 127).

Dal suolo alle coste e ai mari la strada breve: i pesci e i crostacei sono eccezionalmente sensibili all'azione degli idrocarburi clorurati che costituiscono il grosso dei moderni insetticidi; il danno sarebbe stato ancora pi evidente solo quando si sarebbero riusciti a valutare gli effetti invisibili allora ancora ignoti degli antiparassitari che raggiungevano gli estuari in maniera indiretta, trasportati dai corsi d'acqua e dai fiumi. Quotidianamente vengono acquistati prodotti per usi domestici altamente nocivi, ma non c' segnalazione alcuna sull'etichetta dei veleni che contengono perch si fa ben poco per avvertire i consumatori di avere a che fare con sostanze velenose. Cos facendo ci si ritrova di fronte a problemi di natura sanitaria e igienica mai riscontrati prima, dai quali ci si difende con

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prodotti e vaccini che fanno parte del medesimo circolo vizioso. L'ambiente in cui l'uomo vive ormai modificato, tra gli altri, dalla radioattivit in tutte le sue forme e dall'uso di prodotti chimici; le cellule degli organismi viventi arrestano la loro naturale ossidazione (ossia la trasformazione di materia in energia) quando si trovano di fronte a un qualsiasi agente chimico degli insetticidi, provocando un danno dalle gravissime conseguenze. stato dimostrato quanto molti insetticidi siano cancerogeni, ma solo testandoli in laboratorio su esseri animali; per ovvi motivi non stato potuto verificare il dato sugli esseri umani. Ma ci non ha impedito di escludere la realt dei fatti, ossia che gli uomini vivono in un mondo ricco di elementi cancerogeni con cui sono a contatto costantemente e che, probabilmente, aiutano l'insorgere di tumori e malattie. Oltre il danno, la beffa: l'uomo, dopo aver lavorato per modificare a suo piacimento la Terra, non raggiunge lo scopo che si era prefissato. Questo perch gli insetti stanno trovando il modo di sventare l'attacco degli insetticidi, hanno sviluppato una forte resistenza ad essi, oltre a possedere la capacit intrinseca di riprodursi nonostante la resistenza dell'ambiente venga indebolita (in questo caso dai veleni degli insetticidi). Il lavoro si conclude con una saggia riflessione dell'autrice sul perch queste primavere, una volta spiegati i motivi per cui sono terribilmente silenziose, mancano dei suoni annunciatori dei volatili. Allora (ma si potrebbe azzardare l'ipotesi che la riflessione valga anche adesso), ci si ritrovava di fronte a un bivio: scegliere la strada facile e veloce

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verso un disastro sicuro o tentare quella pi tortuosa e meno battuta verso una probabile salvezza. Controllare la natura un atto impossibile, nonch gravido di presunzione: chi ha prodotto gli insetticidi ha avuto questo atteggiamento costantemente. Ma esistono delle alternative valide e perseguibili che sono tutte legate da un unico filo conduttore:
la consapevolezza di dover venire a patti con la vita stessa con tutte le popolazioni che incalzano o sfuggono, risorgono e decrescono. Soltanto se teniamo conto di queste forze vitali e cerchiamo di guidarle con cautela in una direzione a noi favorevole possiamo sperare di raggiungere un ragionevole compromesso con le legioni di insetti che ci circondano (p. 288).

Chiss cosa penserebbe oggi Rachel Carson nel sapere che la situazione del pianeta Terra peggiorata, nonostante i suoi apprezzabilissimi sforzi per contribuire alla divulgazione di informazioni ambientali importantissime per ogni singolo abitante di questo pianeta. I nuovi limiti dello sviluppo, come precedentemente accennato, l'ultima versione aggiornata del volume del 1972 I limiti dello sviluppo; in questo ambito verr presa in considerazione la versione del 2004. La ricerca venne presentata nell'ambito del Club di Roma16 nel 1972 e fu la prima nel suo genere: nel documento ci si chiedeva se le
16 Associazione di scienziati, economisti e manager che si proponeva di elaborare analisi e proposte, capaci di orientare l'opinione pubblica sulle grandi scelte per il futuro.

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politiche attuali avrebbero portato a un futuro sostenibile o al collasso e cosa si sarebbe potuto fare per creare un'economia che provvedesse ai bisogni dell'umanit intera. Veniva posto l'accento sui vincoli ecologici globali riguardanti l'uso di risorse e le emissioni che avrebbero influenzato profondamente il futuro del pianeta nel XXI secolo. L'umanit si sarebbe vista costretta a dirottare capitale e forza lavoro per contrastare l'azione di questi vincoli, al punto tale che forse il tenore di vita medio sarebbe diminuito; non veniva precisato con esattezza quali risorse e quali emissioni andassero ridotte, data l'impossibilit di prevedere effetti su un sistema economicoambientale cos vasto e dettagliato. I limiti della crescita hanno molte forme, ma questa ricerca era concentrata sui limiti fisici del pianeta, sulla finitezza delle risorse naturali e sull'altrettanto limitata capacit della Terra di assorbire le emissioni industriali e agricole. Nel XXI secolo la crescita si sarebbe dovuta arrestare e avrebbe dovuto assumere diverse forme: un collasso, un adattamento morbido dell'impronta ecologica umana alla capacit di carico della Terra. necessario chiarire il concetto di impronta ecologica: stato utilizzato per sottolineare la necessit di un termine che designi la relazione fra quanto l'umanit richiede al pianeta e la capacit del pianeta di provvedervi. Le questioni in gioco sono complesse. I dati sono spesso mediocri e lacunosi. Sui risultati scientifici conseguiti non c' consenso tra i ricercatori, men che meno tra i politici (Meadows, Randers 2004, p. 23). Questa era la realt dei fatti, una realt in cui bisognava (e bisogna tuttora)

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combattere contro un'economia votata alla crescita intesa come sviluppo e un impatto sull'ambiente sempre pi accentuato; anche nello stesso mondo accademico portare avanti determinate ricerche non sempre trovava tutti d'accordo su uno stesso punto e non sempre le operazioni svolte e i dati a disposizione potevano essere presi per buoni. Ad ogni modo l'augurio dei ricercatori del MIT nel lontano 1972 era quello che, con questi dati, l'umanit avrebbe agito per rendere il collasso meno probabile. Bisogna chiarire per che la crescita non conduce necessariamente al collasso; questo accade solo quando la crescita va oltre dei limiti di sostenibilit. Vent'anni dopo, al momento della ripresa della ricerca precedente, in concomitanza del summit sul destino della Terra tenutosi a Rio de Janeiro, si confermavano gli stessi studi con la presentazione di un nuovo e importantissimo risultato: l'umanit aveva gi superato i limiti di crescita che la Terra poteva tollerare. La distruzione sistematica delle foreste pluviali, l'allargamento del buco dell'ozono, l'aumento della popolazione e il surriscaldamento globale concorrevano alla dimostrazione della teoria degli studiosi; bisognava rientrare, ad ogni modo, nei limiti di sostenibilit del pianeta. Otto anni dopo l'ultima relazione e trenta dopo la prima c'era molta pi consapevolezza delle questioni ambientali, ma si rimaneva ancora distanti dal riuscire a fare proprio il concetto di sostenibilit, un termine che ancora oggi, dal momento in cui il primo ministro norvegese Brundtland lo coni nel 1987, resta ambiguo e, per certi versi, anche abusato. Sono state introdotte

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nuove terminologie e nuove misure quantitative del superamento dei limiti, ma ancora ci vorr molto tempo finch si riesca ad arrivare al cambiamento di valori politici ed individuali di modo da invertire le tendenze attuali che porteranno inesorabilmente al collasso.
Per raggiungere la sostenibilit, il livello di consumo dei paesi poveri deve aumentare e, al tempo stesso, l'impronta ecologica globale dell'umanit deve ridursi. Sono necessari progressi tecnologici, cambiamenti individuali e orizzonti di pianificazione pi vasti (p. 12).

Questo il monito lanciato dai ricercatori che, ad essere ottimisti, ci vorrebbero decenni affinch si realizzi visto che, nel frattempo, l'impronta globale si espande a vista d'occhio. Il problema che, rispetto al 1972, ora il pessimismo dilagante; nonostante le visioni divergenti dei tre studiosi, la speranza comune che se si dovesse continuare con lo sforzo pedagogico, l'umanit forse riuscir a imboccare la giusta strada del rispetto di s stessi e dell'ambiente circostante. La ricerca non stata scritta per tentare di predire il futuro, ma solo per cercare di delineare gli scenari alternativi che l'umanit si ritroverebbe mentre il 2100 si avvicina. I vincoli proposti nel 1972 hanno animato i mass media, smosso l'attenzione del pubblico e dei politici, mettendo d'accordo tutti sul fatto che quelli sulla crescita fisica sono vincoli importanti nell'ambito del dibattito politico globale: le stime fatte da

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World317 riguardo gli scenari possibili nel 2000 erano quasi esatte. In virt di questa e di altre motivazioni, gli studiosi decisero di scrivere il nuovo capitolo della ricerca per riformulare pi chiaramente la posizione di trent'anni prima e per offrire materiali pi aggiornati a chi avesse utilizzato il volume per motivi di studio. Evitare il superamento dei limiti ancora possibile usando una politica illuminata, proponendo dati e analisi contrastanti, sostenendo la tesi che l'umanit nel XXI secolo sulla strada giusta, spingendo i cittadini e i politici a rendersi conto delle conseguenze delle loro azioni a lungo termine, proponendo il modello di World3 alle nuove generazioni e illustrando i progressi compiuti dal 1972 ad oggi. Si cercano di evitare alcuni futuri possibili: d'altronde il lavoro di questi studiosi da sempre ha aiutato moltissime persone a dedicarsi a studi sull'ambiente e ha sensibilizzato un quantitativo sempre maggiore di individui. E la presa di coscienza individuale il primo passo verso un'inversione di tendenza di stampo sostenibile. Il concetto di limite di crescita stato troppo spesso usato in maniera semplicistica, soprattutto in ambito economico dove viene perseguito ciecamente il concetto di libero scambio.
17 World3 un modello matematico che rappresenta dati e relazioni sotto forma di equazioni sviluppato dai ricercatori del MIT per simulare il futuro del pianeta Terra, inserendo i parametri della crescita della popolazione, crescita industriale, impronta ecologica e facendoli interagire tra loro. Lo scopo non era quello di fare predizioni puntuali, ma comprendere il comportamento del sistema nelle sue grandi linee, nelle sue tendenze di fondo (p. 175).

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L'idea che possano esservi limiti alla crescita , per molti, inconcepibile. I limiti sono politicamente innominabili e, sul piano economico, impensabili. La cultura dominante tende a negare la possibilit stessa del limite, pervasa com' da una fede profonda nel potere della tecnologia. Nei meccanismi del libero mercato, nella crescita dell'economia come soluzione di ogni problema, compresi i problemi creati dalla crescita stessa (p. 245).

Il superamento dei limiti si ha quando una societ non si prepara adeguatamente e sufficientemente al futuro; finch si seguir la logica economica del libero scambio e la crescita sar osannata, il mondo andr sicuramente incontro al proprio collasso cogliendo tutti di sorpresa. Il nuovo augurio degli studiosi quello di ritrovarsi, all'aggiornamento dell'edizione del 2012, con la consapevolezza che le ricerche precedenti siano servite a smuovere la presa di coscienza individuale e collettiva sul tema in discussione. 2.5. La storia dell'ambientalismo italiano nei testi di Edgar Helmut Meyer, Roberto Della Seta, Alberto Caracciolo Come precedentemente anticipato, difficile parlare di editoria ambientale senza imbattersi nella storia dell'ambientalismo italiano; sebbene anche questa sia stata di difficile stesura, sicuramente molto pi documentata. Le associazioni ambientaliste rivestono un'importanza fondamentale in Italia (e non solo), in quanto hanno costituito

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la molla che ha fatto scattare l'interesse per le pi disparate questioni ambientali e da sempre portano avanti una non facile battaglia per imporre costantemente all'ordine del giorno i problemi che riguardano la natura e l'ambiente che ci circonda. I tre libri qui citati sono i pi validi strumenti per avere un'idea di base della storia dei movimenti e delle associazioni ambientaliste e verranno discussi in ordine cronologico d'edizione. Il primo volume L'ambiente come storia, di Alberto Caracciolo edito nel 1988 dalla casa editrice il Mulino: si tratta di un testo molto particolare, in cui la storia della difesa dell'ambiente viene vista pi da un punto di vista filosofico, in cui l'autore si chiede se lo storico non debba anche comportarsi come un archeologo dato che l'oggetto della sua ricerca deve accompagnarsi a un'indagine su campo. Non si pu pi prescindere dalla questione ambientale in nessun campo, anche agli storici capita sempre di imbattersi in argomenti di tipo ambientale sebbene questi, magari, stessero studiando campi apparentemente distanti. L'autore si interroga su quale degli eventi plateali (da Cernobyl a Seveso, passando per le calotte dell'Antartide) sia stato la molla che abbia fatto scattare il discorso ecologico di massa: il problema esiste per tutti anche se non si sa dove e quando sia partito. Grandi scossoni all'avanzamento dell'interesse sul problema vengono dati da paesi come gli Stati Uniti e la Germania, dove il primo paese ha un vero e proprio movimento di salvaguardia (spesso e volentieri guidato da personalit femminili), ma che rimane di

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frequente una questione nazionale cos come accade nel secondo. Rimanendo nel contesto internazionale, l'autore invita innanzitutto a porre la differenza tra i termini ecology e environment, che in inglese, come in altre lingue, distinguono ecologia da ambiente: il primo termine ha un significato restrittivo, mentre il secondo pi utile e pi rappresentativo. In Italia pi che poca distinzione tra questi due termini c' poca distinzione tra storia e storiografia; addirittura si provato a coniare nuovi termini come ecostoria, in cui si cercava di inserire in maniera compattata tutte le diverse materie concernenti l'argomento. Ci si concentra pi sul termine ambiente che in s porta il significato di natura da sempre contrapposto all'uomo, ma non utile perch nessuna parte pu essere intesa senza l'altra n concettualmente n storicamente; anche perch le scienze naturali da sempre hanno sottolineato che uomini e natura sono parte di uno stesso sistema, precisamente di un ecosistema. L'attenzione va puntata sull'azione dell'uomo, quella che possiede lo stesso grado di irreversibilit di quei mutamenti presentatisi nelle epoche precedenti sotto forma di nascite di nuove biodiversit, cambiamento di un contorno marino ecc. Bisogna porre l'accento anche su quelle variazioni che apparentemente piccole hanno fatto spazio a trasformazioni di portata enorme. Serve mettere in atto un cambio di cultura non solo da parte di tutti, ma soprattutto
da parte dello studioso di societ che hanno attraversato la cosiddetta rivoluzione industriale, hanno introdotto l'uso di fonti

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di energia minerale (poi nucleare) non rinnovabili, hanno accelerato un processo di manipolazioni, di innovazioni, di consumi che implicano nel loro ambiente fenomeni di degrado rapidi e vistosi (Caracciolo 1988, p. 21).

Nei secoli precedenti stato facile non accorgersi del problema della preservazione delle risorse o, quantomeno laddove ci se ne accorgeva, il problema era facilmente arginabile dato che la societ era ancora, fino al Settecento, agro-pastorale o agro-mercantile. Fu proprio la rivoluzione industriale a porre il problema dell'incombente scarsit di risorse, sebbene fosse avanzata in una prospettiva di lungo periodo e si legasse alla teoria progressista ottocentesca (ossia della fiducia illimitata nella tecnica). Gli ultimi trent'anni del Novecento hanno visto crescere, dunque, questo interesse verso la storia dell'ambiente e la sua preservazione, stabilendo la necessit degli interessati di definirsi come storici ambientalisti. Il problema che la storia ambientalista nasce non solo fuori ma in polemica rispetto alla storia, all'economia, sulla sua premessa antropocentrica. Tutte le discipline sono antropocentriche e la storia ambientalista avanza questa rottura di orientamento. La storiografia ambientale, per distinguersi, punta (o dovrebbe farlo) sulla promozione di una consapevole storia della percezione; oggi pare che ci si concentri pi su oggetti ecologici, ristretti in un determinato arco temporale: in questo modo non si tratta pi solo di ecologia, bens ecologia storica. Spesso si abituati a contrapporre la coscienza e la saggezza delle societ del passato rispetto a quelle moderne,

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nell'aver saputo essere pi attente a gestire un intervento sull'ambiente. Ma anche vero che un intervento spesso e volentieri avrebbe potuto sfavorire qualcuno per accontentare altri, perci bisognava tenere a mente che nelle mentalit dell'epoca non ci fossero una coscienza ecologica e una normativa ambientale cos mature come si potrebbe essere portati a credere. Bisogna perci avvalersi dell'utilissimo strumento della ricerca, onde evitare la creazione di falsi miti. La storia del paesaggio in Italia si presenta molto spesso come sinonimo di quella dell'ambiente; ultimamente si passato il testimone ad un altro tipo di studio, la cosiddetta archeologia forestale, rilanciato e affermato da Diego Moreno e dal suo gruppo di studiosi, arricchito di contributi provenienti dall'estero (inglesi e francesi). Con il termine archeologia per Moreno
si sottolinea l'irruzione di una pratica di indagine sul campo e di un'assunzione di quelli che sono i resti, le tracce di popolamenti animali e vegetali (viventi e sub-fossili) quali momenti centrali dell'indagine stessa (p. 62).

Il pregio di questo metodo sta nel fatto che prende le distanze dal valore dato a certi interventi umani sull'ecosistema. Ma se l'architettura forestale vuole essere realistica, non pu nemmeno accantonare l'immaginario storico che c' nel bosco e le valenze culturali entro cui si colloca. Anche Caracciolo ricorda il fondamentale apporto della ricerca degli studiosi del MIT, sottolineando anche l'importanza del

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seminario di Bad Homburg18. Il compito che bisogna imporsi quello di analizzare i comportamenti ambientali nel corso della storia, individuare le radici storiche dei problemi e accertare il grado di consapevolezza degli esiti futuri di un proprio determinato intervento ecologico. In quella sede si sottolineata l'importanza di non cadere su discorsi ripetuti da sempre e di non classificare eventi in modo sofisticato, tale da allontanarsi dalla specificit della crisi. L'autore illustra inoltre la moltiplicazione delle eco-discipline alle quali si possono aggiungere quelle che si distendono verso il futuro: le ecofuturologie. C' l'eco-sviluppo di Ignacy Sachs secondo il quale nei sistemi avanzati bisogna occuparsi di nuovo non solo dei pericoli derivanti dall'aumento di entropia, ma anche delle ricadute ecologiche disastrose cui darebbe luogo un arresto brutale dello sviluppo socio-economico in atto. Infine Caracciolo cerc di evitare il puro e semplice catastrofismo, portando avanti la sua tesi e avvalendosi delle teorie di due studiosi: Napoleoni e Lasch. Il primo non nasconde
18 Nel 1988 viene tenuto a Bad Homburg il primo seminario internazionale europeo di storia dell'ambiente dove ogni gruppo l presente espose le diverse relazioni sulle tematiche trattate. Un primo gruppo affront i fondamentali argomenti metodologici in rapporto alla storia dell'ambiente; un secondo si pose a mettere a fuoco l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del terreno nei processi di modernizzazione; un terzo indag la storia dei flussi materiali ed energetici e dei loro apporti ai modi di riproduzione della societ; infine un quarto si concentr sulla percezione dell'ambiente nelle societ passate e presenti. Al termine del seminario i partecipanti decisero di dare vita a una Associazione europea per la storia dell'ambiente.

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preoccupazione sull'andazzo della societ industrialepostindustriale che vede l'uomo occidentale dominante il mondo; per proprio la crisi generata da questa peculiarit occidentale del dominio potrebbe aprire la via a un'ulteriore mobilitazione della plasticit umana, portatrice di invettiva e valori riformatori. Soprattutto se a questo progetto vi partecipa la componente femminile, aggiunge Lasch; forse rilanciando la questione al di l dell'economia politica potrebbero trovarsi speranze per la specie e di prosecuzione per la storia (p. 113). Del 1995 I pionieri dell'ambiente, testo di Edgar Helmut Meyer edito dalla milanese Carab Edizioni e incentrato sulla storia delle prime e pi grandi associazioni ambientaliste italiane: Italia nostra, Touring club italiano e WWF. Anche Meyer si interroga circa la difficolt di stabilire la storia di un movimento ecologista-ambientalista italiano, nonostante esso abbia alle sue spalle pi di trent'anni di militanza. La difficolt sta anche nelle terminologie usate, in quanto spesso storia ambientale viene confusa con storia ecologica, dove la prima si usa per lo pi per indicare la storia della citt, del paesaggio e della sua evoluzione. Alberto Silvestri nel suo I verdi alla ribalta scriveva:
si cercato di ricostruire la storia, ma diremmo piuttosto che si abbozzata una sorta di storia, scritta anche piuttosto male in quanto coloro che scrivono () sono per lo pi giornalisti non addetti ai lavori, che nella migliore delle ipotesi conducono un'indagine affrettata () Col risultato che tutto quello che ne scaturisce cronaca e non storia (Silvestri 1986 p. 9).

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Nasce la presa di coscienza di nuovi diritti, in quanto si riconosce l'ambiente come un bene comune devastato dagli inquinatori. Meyer ricorda le parole di Giorgio Bassani sull'associazione Italia nostra: Italia Nostra () esisteva soltanto perch non esisteva e non esiste in Italia uno stato, inteso come struttura che opera 'pro bono pubblico', nell'interesse dei cittadini e della collettivit (Meyer 1991, p. 9). Il giorno in cui l'Italia avr uno stato, Italia nostra potr sciogliersi, concludeva Bassani. Alberto Caracciolo e Diego Moreno lamentano una mancanza di storiografia ecologica italiana; questi fanno parte di un esiguo gruppo di autori che muove i primi passi verso la costruzione di questa. Dagli anni Settanta in poi si cominciano ad imporre i temi riguardanti i limiti dello sviluppo anche in Italia: se prima si trattava di una lotta di salvaguardia, adesso venivano aggiunti nuovi termini come quello di impatto ambientale e di diversit biologica. Per la storia dell'ambientalismo Meyer sceglie di dedicarsi principalmente a una manciata di nomi di spicco e tre illustri associazioni: TCI, WWF e Italia nostra (le quali saranno argomento di indagine dettagliata del quarto capitolo di questo lavoro). Gran parte del materiale raccolto in questo volume stato gi citato in uno dei paragrafi precedenti, in quanto si trattava del materiale presentato durante la mostra sulla editoria ambientale in Italia. accertato storicamente che l'interesse alla tutela della flora e della fauna ha origini antichissime; in Italia dall'Unit in poi si registra un vivo e

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sempre crescente interesse sull'argomento. Nei primi anni del Novecento si annotano le prime lamentele scritte, come quella gi citata di Parpagliolo, la quale suscit pesanti dibatti tra gli ambientalisti e coloro che difendevano il progredire di una societ industriale. Il primo ventennio vide un forte interesse all'argomento, supportato anche dalla sensibilizzazione alla causa ambientale persino nelle scuole; nel periodo successivo al ventennio ci fu, invece, un affievolimento, abbinato allo sventramento urbanistico e all'innalzamento di valori umanistici e tecnologici, tipici del periodo fascista. Meyer ricorda che nel ventennio fascista, rispetto al resto dell'Europa, la situazione delle associazioni ambientaliste italiane era diametralmente opposta:
alle associazioni continuava a mancare, diversamente da quanto succeder a partire dal secondo dopoguerra, un forte radicamento sociale. I tentativi di copiare le robuste aggregazioni svizzere e tedesche con le loro migliaia di iscritti oppure gli organismi inglesi con le loro capacit di lobbying fallirono, sia per l'arretratezza della cultura civica italiana rispetto a quella dei paesi nordeuropei, sia per limiti organizzativi e concettuali (p. 28).

Ad ogni modo negli anni del fascismo ci furono dei piccoli movimenti in favore della salvaguardia dell'ambiente; per lo pi si trattava di gruppi spontanei e di iniziativa popolare, come nel caso della costituzione della SIDA o delle Tre Venezie (per la prima nel 1930 nacque una commissione d'inchiesta).

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All'epoca il conflitto ecologico vedeva come protagonisti: - i contestatori (quelli che oggi corrispondono ai movimenti di protesta che avevano e hanno il limite della difficolt nella continuit); - gli inquinatori (responsabili di violazioni ambientali e non, i quali si difendono tutti alla stessa maniera, negando l'accusa col sostegno di scienziati e delle istituzioni per via dell'influenza che essi hanno su queste. Provvedono, nella maggior parte dei casi a fornire soluzioni per il danno, nonostante lo neghino); - gli inquinati (coloro che dovrebbero trarre vantaggio dalle rivendicazioni dei contestatori e in linea teorica dovrebbero essere d'accordo con questi. Spesso, a causa di ricatti occupazionali e di altro tipo da parte degli inquinatori, sono dalla parte di questi ultimi ma, altrettanto spesso, sono dalla parte dei contestatori); - le istituzioni (che dovrebbero mediare tra le parti ma spesso sono pi a favore dei contestatori, sebbene ci siano stati casi in cui l'unione tra inquinati e contestatori ha potuto generare forti pressioni su esse). Grandi assenti in questo modello sono le associazioni ambientaliste che saranno presenti a partire dagli anni Sessanta. Dal 1945 (precisamente dal 1947), si gettano le basi della nuova ripianificazione e riqualificazione urbana. Il governo italiano adotta un tipo di politica liberale e ogni coalizione propone i propri modelli, dove quello di destra porta arretratezza ma risveglia inconsciamente gli interessi nei

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confronti della tutela dell'ambiente. Nel 1948 a opera dei fratelli Videsott e dei fratelli Betta nasce il MIPN, Movimento italiano per la protezione della natura, con lo scopo di tutelare e salvaguardare i beni naturalistici. Il messaggio di uno dei Videsott, Renzo, era quello di tutelare alcuni beni naturali in particolare in quanto possedevano una rara bellezza equiparabile a un'opera d'arte; qui Meyer si richiama alle considerazioni di Cederna secondo il quale il bene naturalistico viene ridotto a monumento naturale. I propositi del MIPN erano comunque nobili, si cercava di ristabilire l'equilibro tra uomo e natura evitando comportamenti dannosi e proponendo divulgazione informativa tramite ogni mezzo a disposizione. Soprattutto si puntava sui parchi nazionali sia per tutela, sia per aumento dell'occupazione, sia per contrasto dello spopolamento montano, mirando soprattutto a favorire il collegamento tra enti italiani e stranieri che agivano nella stessa direzione. La MIPN si inser nella conferenza del 1948 dell'UNESCO; in questa sede Videsott sottoline l'impegno protezionistico nei confronti della natura, educando giovani e adulti e proteggendo specie a rischio. Dal 1949 in poi costitu sezioni in Trentino e a Torino, entrambe attive in battaglie locali; soprattutto quella di Torino resistette negli anni Cinquanta, nonostante il MINP stesse subendo una piccola crisi dovuta allo sfavore politico nei confronti della causa ambientalista e al disinteresse all'argomento della nuova societ consumistica di massa. Questo affievolimento continu fino agli anni Sessanta: una della cause principali fu anche il

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mancato radicamento sociale delle associazioni, cosa che invece nelle vicine nazioni europee non succedeva. Fu, per, proprio in questo periodo che emersero le due figure maggiori del movimento ambientalista italiano: Renzo Videsott e Alessandro Ghigi. Il primo, personalit di spicco nell'ambito ambientalista, punt la sua attenzione sulla tutela dei parchi, sostenendo il cattivo mantenimento di questi fino ad allora, giudicandolo un mantenimento politico e non tecnico. Nel periodo post-bellico Videsott promise e mantenne la riorganizzazione amministrativa e la ricostruzione dei servizi di protezione per arginare lo stato di abbandono, comprendendo la necessit di trasformarlo in ricchezza fruibile da tutti. Negli anni a seguire rivest cariche da direttore e sovrintendente. L'importanza della sua figura sta non solo nel suo interesse appassionato all'argomento ma anche nell'aver promosso, insieme a Ghigi, l'unione tra il movimento ambientalistico italiano e quello internazionale; fu una grande personalit carismatica che gener proselitismo sul concetto di protezione di flora e fauna. Alessandro Ghigi, perno delle prime forze conservazioniste, grande scienziato e organizzatore, fu il promotore di due importantissimi convegni nel 1959 e nel 1964 sulla protezione della natura e del paesaggio. I problemi ambientali trattati dovevano avere come soluzione la necessit di creare una forte opinione pubblica in merito e una classe dirigente consapevole e sensibile alle problematiche. Attento ai problemi di salvaguardia e protezione, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi, insisteva nel sottolineare i pericoli legati alla

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sistematica deturpazione delle bellezze naturali e alla dilapidazione delle risorse. La sua azione principale fu nel 1951 con la costituzione di una commissione di studio in seno al CNR, con approccio conservazionista ma comunque moderno. La commissione era strutturata in sottocommissioni, ognuna delle quali si occupava di una determinata materia; una sull'educazione ambientale nelle scuole, ripristinando lo studio delle scienze naturali; un'altra sull'approfondimento e/o ripristino di aree di cultura ambientali come parchi, orti botanici, musei naturali ecc.; un'altra sulla tutela della macchia mediterranea; un'altra ancora che si impegnasse a richiedere l'aggiornamento della legge del 1939 sulla tutela delle bellezze naturali; un'ultima impegnata con la divulgazione mediatica. Anticipatore, denunciatore di stupri e scempi ecologici, il suo grande merito fu quello di aver destato per la prima volta cos tanto interesse del mondo scientifico verso la questione ambientale. Dal conservazionismo di Ghigi si passa all'ambientalismo delle principali associazioni italiane, le quali vedono mutare radicalmente il proprio assetto negli anni Settanta, partecipando alla rivoluzione culturale di quegli anni. Concludendo Meyer (1995) afferma che il movimento ambientalista, prendendo le mosse dagli elementi di distruzione che la crescita e lo sviluppo avevano generato, aveva fornito a questa rivoluzione culturale un contributo di notevole spessore. Ultimo, ma non di certo per importanza, La difesa dell'ambiente in Italia, libro scritto da Roberto Della Seta ed edito nel 2000 da Franco Angeli Editore.

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Chi sfoglia un dizionario di qualche anno fa non trova la parola ecologia. La parola e il concetto sono entrati nell'uso corrente solo in anni recenti e sono diventati perfino una moda. () l'ecologia trionfa come discorso, anche se continuiamo a vivere e a operare come se il problema non esistesse; le esigenze ecologiche sono gridate continuamente e quotidianamente violate (Scoppola in Della Seta 2000, p. 7).

All'inizio non c' una consapevolezza vera e propria del problema ecologico, visto che questo spesso e volentieri si intreccia con la difesa del patrimonio artistico e ambientale. Dagli anni Sessanta in poi comincia a maturare una coscienza relativa ai danni e alle problematiche annesse all'ambiente e alla sua deturpazione fino al 1970, quando la coscienza di questi totale grazie alla famosa relazione sui limiti dello sviluppo del MIT. Della Seta analizza tale problema soprattutto dal punto di vista politico, considerando una prerogativa delle sinistre europee l'interesse verso la cultura ambientale. Il movimento ambientalista nasce tra il 1970 e il 1972 negli Stati Uniti quando il 22 aprile 1970 per la prima volta a New York si scende in piazza per celebrare l'earth day. Sebbene i mali contro i quali ci si scaglia siano diversi per ogni citt, ci sono due fattori comuni che rappresentano una svolta: la massiccia partecipazione alle manifestazioni e la portata politica di queste. Bisogner aspettare due anni perch questa coscienza ambientale sbarchi in Europa. Il 5 giugno del 1972 si apre a Stoccolma la conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente;

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grande evento mediatico che ebbe il merito di porre l'attenzione su un problema fin troppo trascurato ma che vide emergere la difficolt di superare rivalit e diffidenze tra le diverse aree geopolitiche che, allora, costituivano l'Europa. Alla controconferenza organizzata parallelamente a quella di Stoccolma, tra i tanti partecipanti spicc il nome di un economista italiano: Aurelio Peccei. Il suo nome importante in quanto, alla fine degli anni 1960, diede vita al famoso Club di Roma. Della Seta (2000) ricorda come il libro I limiti dello sviluppo in Italia non ebbe l'accoglienza che meritava, soprattutto da parte della sinistra la quale, convinta che la tesi della crescita zero volesse dire rendere i ricchi pi ricchi e i poveri pi poveri, non ne riusc a cogliere la portata rivoluzionaria. In merito a questa situazione, l'autore ricorda l'uscita di un libro nel 1972 dal titolo L'imbroglio ecologico di Dario Paccino, nel quale veniva espressa la diffidenza un po' sprezzante di gran parte della sinistra verso i difensori della natura. Paccino scriveva che il libro era dedicato a coloro che per guadagnarsi il pane devono vivere in habitat che nessun ecologo accetterebbe per gli orsi del Parco nazionale d'Abruzzo e gli stambecchi del Parco nazionale del Gran Paradiso: gli operai delle fabbriche e dei cantieri (quindi risulta chiara la provocazione nei confronti delle fazioni politiche di sinistra). La tesi di Paccino, ricorda Della Seta, che gli operai sono le principali vittime dell'inquinamento e la distruzione dell'ambiente altri non che un aspetto del dominio capitalistico; perci necessario che la lotta operaia si saldi con l'ecologia. Il fenomeno ecologista dei

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primi anni Settanta non contribu solo a sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi ambientali ma produsse anche fatti concreti: per citarne alcuni, in diverse zone del Centro-Nord, vennero creati i servizi di medicina dell'ambiente di lavoro (che successivamente confluiranno nelle USL), il Parlamento nel 1976 approv la legge Merli, primo testo anti-inquinamento che fissava limiti tassativi alla presenza di sostanze inquinanti negli scarichi civili e industriali. Nel 1973 venne addirittura istituito il Ministero dell'ecologia; nonostante questo accenno l'apprensione e l'attenzione sociale all'argomento rimangono timide e prova ne fu il fatidico 10 luglio del 1976, giorno in cui da un reattore dell'Icmesa a Seveso fuoriusc della diossina.
A distanza di un quarto di secolo, l'incidente di Seveso resta una data importante nella storia dell'ambientalismo, italiano e non solo. Perch impose all'attenzione dell'opinione pubblica e dei governi il problema del rischio industriale (nel 1982 venne varata una direttiva europea, chiamata appunto direttiva Seveso, sulla prevenzione degli incidenti negli impianti industriali pericolosi); e perch da quella vicenda gli ambientalisti italiani impararono che le loro battaglie, per essere vincenti, dovevano fare i conti con i bisogni e con gli interessi concreti dei cittadini (Della Seta 200, p. 38).

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2.6. La questione ambientale nella stampa quotidiana: il lavoro di Francesca Tellone Un lavoro lodevole ed esemplare di raccolta di materiale giornalistico sull'ambiente stato compiuto dall'avvocatessa Francesca Tellone (curato da Edgar Helmut Meyer) la quale, nel suo libro Ambiente e Stampa (edito da Carab Edizioni), ripercorre circa vent'anni di giornalismo ambientale italiano (dal 1976 al 1996), seguendo quattro testate in particolare la Stampa, la Repubblica, Corriere della Sera e il Giornale. Si pu affermare con quasi totale certezza che attualmente non esiste un altro lavoro come questo, quindi si tratta di un documento importantissimo per questo tipo di ricerca, nonch di un manuale al quale fare riferimento in pi occasioni. Per quanto concerne i quotidiani, l'attenzione alla causa ecologica parte dalla met degli anni Settanta, in quanto proprio in quel momento che questi vivono il loro risveglio e intuiscono che giunta l'ora di interessarsi all'ambiente in maniera seria e definitiva. Entro l'arco di tempo considerato, l'interesse dei quotidiani subisce una progressiva metamorfosi, precisandosi nel linguaggio e nella propriet concettuale, arricchendosi negli spazi e nel numero di riflessioni. In questo periodo l'interesse giornalistico rivolto soprattutto alle emergenze su scala ridotta, alle realt critiche ben localizzate (privilegiando i problemi dell'inquinamento industriale e

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idrico), alla questione urbanistica (destinata a ridimensionarsi fortemente negli anni successivi) e alla profonda piaga italiana della speculazione edilizia. I giornali si dedicano con cura all'informazione intorno ai dibattiti sui piani regolatori di citt e regioni, promuovono inchieste sul decadimento del tessuto urbano e sulla rovina dei centri storici, sostengono iniziative in favore della realizzazione di parchi cittadini e del recupero di quartieri fatiscenti, deplorano il dilagare del cemento sui litorali italiani, denunciano con una certa veemenza il fenomeno dell'abusivismo e le connivenze politiche che lo sorreggono. Il tema ecologico viene affrontato dai giornali in forma frammentaria e soprattutto grazie alla sollecitazione di emergenze immediate. Alcuni giornalisti vengono ricordati come i pionieri di una sensibilizzazione ambientale pi organica e motivata: Mario Fazio e Adriano Buzzati Traverso su la Stampa, Antonio Cederna (fino al 1981 sul Corriere della sera e poi su la Repubblica, dove firma i pi appassionati articoli di denuncia contro lo sperpero del territorio e la razzia del patrimonio paesaggistico), Alfredo Todisco e Fulco Pratesi sul Corriere della Sera (quest'ultimo, divenuto anche presidente del WWF, si occupa quasi esclusivamente della salvaguardia faunistica) 19. Fu soprattutto un evento in particolare a scuotere enormemente le coscienze degli italiani, in quanto costrette a rendersi conto di quali mali attanagliassero la propria nazione:
19 Meyer E. H., ib.

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l'episodio di Seveso del 1976. La percezione delle questioni ecologiche sempre pi diversificata e globale, cambia il linguaggio e la presa di coscienza pervasisva: Seveso, dunque, costituisce in quel periodo una sorta di spartiacque per l'Italia e
chiarisce definitivamente a livello di massa il significato reale di emergenza ambientale, prima occasione concreta di riflessione sul rischio tecnologico e punto di non ritorno nella presa di coscienza dei pericoli connessi allo sviluppo produttivo scisso dalla preoccupazione territoriale, ponendosi inoltre come prezioso momento di verifica delle capacit strategiche del movimento ambientalista (Tellone 2002, p. 84).

Alle 12:40 del 10 luglio 1976, nel reattore del reparto B dello stabilimento chimico Icmesa, per un'abnorme reazione esotermica, la valvola di sicurezza si rompe, consentendo lo sfiato violento nell'atmosfera di gas tossici. La mistura di vapori, sospinta dalle correnti di vento, si propaga sul territorio circostante, depositando il suo carico venefico sui comuni di Meda, Seveso, Cesano Maderno e Desio, per un'area di circa sei chilometri. L'aria s'impregna di un forte odore di medicinale, gli abitanti del quartiere San Pietro, vicino alla fabbrica, avvertono un bruciore acuto agli occhi ma la nuvola biancastra che molti hanno visto alzarsi in cielo, non suscita alcun allarme: pi volte, in passato, si erano verificati casi d'inquinamento dovuti all'attivit dello stabilimento. A partire dal 12 luglio, le modalit di trasmissione delle notizie

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sull'incidente si diversificano, comprendendo anche il canale scritto (lettera, comunicato e ordinanza) e raggiungono interlocutori molteplici. Eppure, i giornali tacciono: bisogner attendere il 17 luglio (una settimana dopo il verificarsi del guasto) perch il Corriere della Sera pubblichi, nella sezione locale, un primo articoletto sulla vicenda. I quotidiani rispecchiano il percorso di crescita lenta e progressiva dell'interesse (e dei timori) dimostrato dalle autorit verso l'inquinamento verificatosi e ne divengono spesso i referenti presso l'opinione pubblica. Essi rappresentano in questa fase di confusione e disorientamento l'unico riferimento per l'opinione pubblica: documentando spesso anche il versante non ufficiale della tragedia (le reazioni popolari, l'atteggiamento psicologico degli sfollati, il destino delle attivit artigianali e rurali della zona), essi conferiscono alle discussioni inconcludenti e interminabili delle autorit sanitarie e politiche la concretezza del dramma umano. In particolare emerge l'attitudine prevalente dell'informazione giornalistica all'enfasi catastrofista, all'allarmismo scomposto e infondato che caratterizza buona parte delle cronache sull'inquinamento dell'Icmesa. Enzo Biagi commentava cos sul Corriere della Sera:
Le foglie avvizziscono, diventano rigide come una vecchia carta pergamena, poi cadono. I gatti fanno occhi allucinati, rinsecchiscono, le guardie zoofile tengono in mano un grumo di pelle senza forma. La gente ricorda una nuvola grigia, l'odore del cassetto dei medicinali, poi le rondini trovate con le ali a croce

I CONTRIBUTI PI SIGNIFICATIVI IN PROSPETTIVA DI UNA 103 EDITORIA AMBIENTALE: AUTORI, TESTATE E OPERE sulle strade e nei campi () Seveso diventa il simbolo di un'angoscia universale, perch nasconde i mali che non si vedono, le conseguenze impreviste, violenze non tanto lontane20.

Francesca Tellone insiste su una motivazione principale legata alla mancata diffusione capillare della cultura ecologia, dovuta a
precise condizioni culturali italiane; un confronto con l'affermazione della problematica ambientale sui giornali stranieri, nello stesso periodo, si riduce alla constatazione dell'arretratezza e del provincialismo della realt nostrana (p. 231).

Nonostante il problema culturale, i quotidiani non demordono. In un periodo in cui si diffonde uno dei maggiori fautori degli scempi ambientali (il turismo di massa), essi dedicano diverse cronache giornalistiche ai danni subiti dalla natura e dal paesaggio a causa di questo tipo di turismo incontrollato e disinformato. Successivamente si divulgano inchieste e servizi sulle escursioni alternative nei parchi nazionali, sulle attivit di svago a contatto con la natura, sugli itinerari agrituristici e sulle mappe delle bellezze naturali da contemplare per tentare di ovviare a problemi altrimenti ingestibili. Nel corso degli anni Ottanta, sulla spinta delle catastrofi ambientali e dell'impegno delle associazioni
20 Biagi E., 1976, Non bisogna lasciarle sole, Corriere della Sera, 1 agosto, p. 7.

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ambientaliste, si diffonde progressivamente nell'opinione pubblica una sensibilit pi acuta nei confronti del territorio e delle ricchezze faunistiche; a questo processo partecipano anche le testate giornalistiche. Cresce il numero degli articoli di denuncia ma, soprattutto, matura il discorso ecologico in direzione di una coscienza pi complessa della questione ambientale, che coinvolge valutazioni morali, sociologiche e culturali, in un'analisi finalmente sottratta ai caratteri dell'estemporaneit e della genericit. Inoltre il messaggio ecologico perde progressivamente il suo carattere specialistico (e la sua collocazione quasi esclusiva nel settore scientifico) a vantaggio di un tono pi divulgativo e accessibile, conquistando la prima pagina di alcuni giornali e altre posizioni privilegiate. Con l'istituzione del Ministero dell'ecologia nel 1983 e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 1986, si profila un'iniziativa istituzionale pi concreta, che i quotidiani accompagnano con i loro auspici e un maggiore interesse per il dibattito parlamentare; nello stesso tempo, cresce il numero degli articoli di denuncia sulle inadempienze legislative, soprattutto in materia di prevenzione territoriale. La testata che risulter meno votata all'informazione e alla denuncia negli articoli riguardanti il tema ambientale sar il Giornale, il quale invece proporr molte pi riflessioni (e attacchi) dal punto di vista politico-legislativo. In un famoso editoriale, Giovanni Arpino, in merito al problema delle acque inquinate in Italia tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli

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anni Novanta e l'apparente immobilit degli ambientalisti e dei Verdi, defin questi ultimi verdi di bile (arriv addirittura a invocare un 'anno sabbatico', di completa licenza, la natura ci perdonerebbe, riacquisterebbe fiducia )21. In un altro editoriale Marcello Veneziano parl di 'ipocrisia pacifondaia' dei 'bambocci' schierati contro Chirac 22, riferendosi alle proteste degli ambientalisti contro i test nucleari che l'ex presidente francese Jacques Chirac speriment nell'atollo di Mururoa nel 1995. Una svolta brusca nella percezione del problema ambientale si compie in seguito al disastro nucleare di Chernobyl: dopo l'incidente ucraino, infatti, la coscienza pubblica della precariet degli equilibri ecologici si fa acuta; accanto all'emotivit e ai timori irrazionali, si radica nel sentimento collettivo un'esigenza di informazione pi capillare e circostanziata.
Era la prima serata di tepore primaverile dopo un inverno rigido e interminabile. E questa fu la nostra disgrazia. Molta gente di Chernobyl indugi fino a tardi per le strade e sui davanzali delle finestre. I bambini tiravano a lungo le cose da fare prima di andare a dormire. Non li rimproverammo perch anche loro, come noi, avvertivano il piacere di una primavera finalmente arrivata. E l'indomani non sarebbero andati a scuola. Tutto accadde come in una favola arcana. Nel cielo, altissime,
21 Arpino G., 1987, Sorella acqua avvelenata, il Giornale, 3 aprile, p. 9. 22 Veneziani M., 1995, Bombe e bambocci, il Giornale, 13 luglio, p. 4.

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comparvero all'improvviso girandole di stelle enormi che sembravano accendersi e poi improvvisamente spegnersi cadendo come in un gigantesco fuoco d'artificio. Rimanemmo affascinati a guardare quello spettacolo insolito e bellissimo. E chiamammo i bambini perch anche loro ne godessero. Ci sembr che qualcosa fosse accaduto nella natura o forse al confine col sovrannaturale. Non capimmo cosa fosse, ma non riuscimmo a staccare gli occhi dal cielo. Poi le stelle scomparvero e rimase soltanto una scia di fumo che ogni tanto si colorava di fuoco. E allora ce ne andammo a dormire con la speranza che la sera successiva il fenomeno avrebbe potuto ripetersi23.

Inizia cos l'articolo di Alberto Jacovello de la Repubblica, col racconto di una donna di Pripjat. Da quel momento in poi lo spauracchio dell'atomo comincia a imperversare per tutta l'Europa, i cittadini sono in preda allo sgomento generale dovuto soprattutto all'altalenante informazione riservata all'argomento da parte dei governi nazionali (che oscillano tra allarmismo e rassicurazione). Nonostante il clima di assoluta incertezza, i cittadini italiani dimostrano di volersi informare il pi possibile sull'argomento, comprovando di essere non solo realmente preoccupati per le conseguenze dell'uso dell'energia nucleare in generale, ma anche per l'impossibilit del territorio italiano di poter accogliere centrali nucleari e poterle, soprattutto, costruire a norma. L'autrice nota che in questo periodo si compie un
23 Jacovello A., 1986, Quel fuoco nel cielo di Chernobyl, la Repubblica, 22 maggio, p. 3.

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processo di maturazione concettuale e tematica; la questione ambientale si trasforma da semplice problema tecnico a prodotto culturale della societ postmoderna. L'ecologia diviene infatti, nei commenti giornalistici, un nuovo discrimine politico se non addirittura uno degli assi centrali per la riforma della politica, dell'economia e della societ e viene proposto un modello di sviluppo alternativo in grado di sanare e rimodernizzare il paese. Pur tra le semplificazioni, la tendenza allarmistica, la propensione a privilegiare l'emergenza piuttosto che la quotidianit del degrado ambientale, i giornali raggiungono una critica nell'analisi della questione ecologica; si dotano, per l'approfondimento, di inserti o di pagine specifiche e dedicano sempre pi spesso editoriali in prima pagina ai temi ambientali. Lo scontento popolare sfoci nel referendum abrogativo del 1987 dove, tra i cinque quesiti proposti, tre ebbero argomenti riguardanti il nucleare e gli italiani scelsero di non permettere all'Enel di partecipare ad accordi sulla costruzione di centrali nucleari, di impedire ai comuni di ricevere dei compensi per ospitare centrali nucleari (o a carbone) e infine di vietare al CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali (nel caso in cui gli enti locali non avessero deciso entro tempi stabiliti) . Il 1988 impone una svolta fondamentale nel giornalismo ecologico, anche grazie allo straordinario addensarsi di emergenze ambientali: lo scandalo dei traffici clandestini di scorie industriali, la fase pi acuta delle lotte industriali, l'allarme per

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lo smog a Milano, animano il dibattito scientifico e sollecitano la riflessione sul rapporto fra azione umana ed ecosistema. L'impatto della crescita informativa sull'opinione pubblica, unitamente alla diffusione della coscienza di un declino prossimo e inarrestabile, suscita una preoccupazione unanime, alimentando per anche sentimenti di rassegnazione; all'estensione dell'angoscia e del fatalismo popolare non sono per estranee le cronache giornalistiche, che propendono spesso per lo scenario catastrofico, la titolazione enfatica e un corredo di immagini volte a suggerire l'idea della desolazione futura. L'inedita rilevanza attribuita alla questione ecologica trapela in occasione del summit di Rio de Janeiro del 3 giugno 1992, nel ventennale della conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente di Stoccolma (3 giugno 1972), prima occasione per la formulazione di una politica ambientale unitaria. A Stoccolma, oltre alla fondazione del programma ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), con il ruolo di coordinatore delle iniziative ecologiche all'interno dei paesi aderenti era stato istituito un Piano d'azione, che comprendeva provvedimenti di monitoraggio della salute ambientale, attivit di ricerca locale ed internazionale, interventi di pianificazione territoriale e altre misure di educazione ambientale e diffusione informativa. La conferenza di Stoccolma segna una svolta nella concezione ecologica, testimoniando la necessit di una cooperazione sovranazionale in nome della salvaguardia ecologica, esercitando un forte impatto emotivo sull'opinione pubblica. Il summit di Rio si presenta in maniera ancora pi

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imponente, tanto da divenire sui giornali un evento anticipato con inchieste, articoli a tema e bilanci sulla politica ambientale attuata nel mondo, con un'attenzione prolungata e approfondita che ne fa uno degli eventi ecologici recenti pi seguito in particolare dalla stampa. Proprio nello stesso giorno in cui aveva luogo il summit, cos Gianluca Bevilacqua esprimeva le sue perplessit in merito:
A poche ore dall'inizio, il timore che la grande assise, si risolva in una festa di beneficenza per l'Amazzonia. E questo era l'obiettivo degli Usa. Tanto vero che in origine non si prevedeva affatto la presenza dei Capi di Stato. L'Europa e i Paesi in via di sviluppo sono riusciti a trasformarla in un evento quasi biblico: ma forse solo fino alla vigilia24.

La convenzione sul clima rappresenta in realt una prima delusione delle speranze ambientali giacch, promosso con l'intento di fissare un programma per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il documento alla fine non arriva a imporre una limitazione precisa, n fissa le scadenze esatte per l'adeguamento ai nuovi termini di legge. In questo parziale fallimento, una forte responsabilit spetta all'operato degli Stati Uniti, avverso a qualunque vincolo rigido sulla produzione industriale. La convenzione, di fatto, si risolve in una delega alle politiche nazionali per la stabilizzazione delle emissioni. L'evento di Rio de Janeiro preparato con cura dai
24 Bevilacqua G., 1992, Oggi i grandi a Rio per salvare la Terra, la Stampa, 3 giugno, p. 9.

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giornali nei mesi precedenti e seguito con dovizia di particolari nel suo svolgimento. Sin dalla vigilia, tuttavia, i quotidiani avvalorano l'impressione di una certa futilit nella celebrazione del vertice brasiliano, sottolineando precisamente le reticenze all'approvazione di misure drastiche e integrali, la manipolazione probabile dell'esito conclusivo e i vincoli posti dai paesi industrializzati che vanificano preventivamente il dibattito. Attraverso la comunicazione globale, nondimeno, la popolazione mondiale assistette allo svolgimento di un incontro storico tra un nutrito gruppo di rappresentanti di tutti i paesi, impegnati a discutere intorno al destino probabile del pianeta. I bilanci sulla conferenza di Rio, stilati dai quotidiani italiani, oscillano tra lo sconforto per l'esito parziale dell'incontro e la speranza in un nuovo corso di politica ambientale, incoraggiato dalla discussione mondiale. Francesca Tellone (2002) invita a osservare come, nella parabola del discorso giornalistico sull'ecologia, accade il progressivo sfilacciarsi dell'attenzione verso una molteplicit di direttrici di pi ampio respiro, il compiersi di un processo di maturazione concettuale e tematica, la trasformazione della questione ambientale da semplice problema tecnico a prodotto culturale della societ post moderna. A partire dalla fine degli anni Ottanta sino ai primi anni del nuovo secolo, dunque, la stampa compie una profonda trasformazione contenutistica in ambito ecologico, che rispecchia l'emergere di nuovi bisogni sociali e della dimensione globale della comunicazione mediatica. Al posto delle tradizionali emergenze circoscritte

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territorialmente, i giornali si occupano degli squilibri planetari, delle variazioni climatiche, dei limiti dello sviluppo umano, dei rapporti tra economie industriali e paesi in via di sviluppo, della crisi demografica, della scarsit di risorse energetiche in rapporto al ritmo del progresso tecnologico occidentale, delle migrazioni dei popoli, della scomparsa delle foreste, dell'estinzione di specie viventi, di catastrofi ambientali, dell'affermazione di nuove potenze. Purtroppo, la denuncia si sofferma con enfasi sproporzionata quasi sempre sulle colossali minacce alla sopravvivenza planetaria, trascurando la dimensione locale dell'emergenza; si crea in tal modo una sensibilit comune pi attenta alle catastrofi eventuali e future, piuttosto che alle reali condizioni di dissesto sul proprio territorio, di violenza alla natura, di arbitrio speculativo. 2.7. L'editoria ambientale nel nuovo secolo La situazione attuale, da un decennio a questa parte, molto cambiata, in parte perch molte menti prima assopite adesso si sono risvegliate e in parte perch oggi la diffusione delle informazioni costante, facile, veloce, accessibile e sotto gli occhi di chiunque. L'oggetto del lavoro, e del capitolo in particolare, riguarda strettamente gli articoli, i periodici, i volumi e i personaggi che hanno, in un certo senso, creato una storia di tale editoria ambientale. Quello del naturalista Alberto Silvestri, un lavoro che richiama moltissimo la sua

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formazione accademica e propone una raccolta di documenti e informazioni su alcune specie animali e vegetali, vittime dell'azione antropica. Uomini Animali Ambiente, edito nel 1999 da Carab Edizioni, la raccolta della sua esperienza su campo di naturalista, impegnato nell'osservazione continua e costante dei territori oggetti dei suoi studi (in particolare l'Appennino romagnolo), dove ha potuto constatare di persona la veridicit di alcune teorie sull'evoluzionismo e sulla genetica acquisite durante gli anni accademici. Secondo Silvestri i primi studiosi a percepire il cambiamento dell'ambiente all'inizio di questo secolo furono i botanici e gli zoologi, i quali si accorsero dal loro lavoro che l'ecosistema stava cambiando e pensarono bene di avvertire da subito classi dirigenti e intellettuali circa il cambiamento (in quanto avrebbe riguardato anche l'uomo). I meravigliosi paesaggi e l'equilibrio tra uomo e natura presenti ai tempi della poesia Paolo Uccello di Giovanni Pascoli (citata in questo libro), sono stati sconvolti dalla meccanizzazione dell'agricoltura e dall'uso di agenti chimici. Se il contadino tagliava i boschi lo faceva per vivere, mentre l'uomo opulento di questo scorcio di millennio lo fa per edonismo o per ignoranza (Silvestri 1999, p. 24). Gli zoologi constatavano che la fauna italiana, gi agli inizi del Novecento, andava diminuendo e a met del secolo la situazione sarebbe solo peggiorata a causa della caccia e dell'agricoltura intensiva che modificavano gli habitat naturali di molte specie animali. Il rapporto dell'uomo con essi peggiora ulteriormente, in quanto diventano anche l'oggetto preconfezionato di molti villaggi e

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zoo per un turismo di massa incurante del danno causato con le loro semplici visite; solo nel 1982 a Bordeaux stato promosso un convegno internazionale per mettere a confronto i problemi degli animali nei paesi partecipanti, i quali ne hanno fatto scaturire uno statuto per i diritti degli animali comune per tutte le nazioni. Il libro si conclude con un breve excursus storico delle prime associazioni ambientaliste italiane, elencando nomi e sottolineando etiche comportamentali che possano aiutare a capirne gli intenti principali. Anche Silvestri come molti altri autori qui citati, si preoccupa molto dell'interesse politico che l'argomento sostenibile deve avere, in quanto necessaria una restaurazione ambientale al fine di porre un freno all'attivit incontrollata dell'uomo. Lascia un monito soprattutto alle generazioni future: quello qui vergato veramente l'appello di un vecchio naturalista che si preoccupa di lasciare un messaggio ai giovani. questo il mio impegno. Spero di esserci riuscito (p. 163). Finora si parlato moltissimo di diversi termini-chiave, la cui comprensione deve essere chiarita per meglio capire il lavoro nella sua totalit. Di grande utilit si rivela a proposito un piccolo manuale della collana Farsi un'idea della casa editrice il Mulino, in quanto in poche pagine offre una visione esaustiva dei concetti di sostenibilit e sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile di Alessandro Lanza un libricino del 1997 che spiega in maniera lineare e semplice come nasce l'idea di uno sviluppo sostenibile, chi sono gli attori della minaccia alla sostenibilit, qual il ruolo della politica e

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dell'economia in questo ambito e quale quello della tecnologia. La metafora proposta da Lanza per approcciare al tema della sostenibilit quella di un puzzle e del metodo usato per comporlo: si inizia con piccole tessere mentre ancora il resto un grande caos indefinito, ma pian piano la massa comincia a prendere significato e a diventare un unico pezzo. Come in un puzzle, anche nel ragionamento sullo sviluppo sostenibile gli elementi che prima sembrano sconosciuti e portatori di confusione, una volta combinati con quelli giusti, chiariscono il contesto entro il quale si opera. Innanzitutto bisogna spiegare cosa si intende quando si parla di sostenibilit: il concetto proviene dalla letteratura scientifica e naturalistica e, come suggerisce Lanza, si definisce
sostenibile la gestione di una risorsa se, nota la sua capacit di riproduzione, non si eccede nel suo sfruttamento oltre una determinata soglia. () In generale, il tema della sostenibilit riferito alle risorse naturali rinnovabili, quelle cio che hanno capacit di riprodursi o rinnovarci: la pesca e gli alberi sono, ad esempio, risorse rinnovabili. Le risorse che non hanno questa caratteristica, come ad esempio le risorse minerarie, sono invece definite esauribili. Per le risorse esauribili, pi che di sostenibilit si pu parlare di tempi e condizioni dello sfruttamento ottimale della risorsa (Lanza 1997, p. 11).

Il concetto di sviluppo sostenibile nasce all'interno delle scienze sociali e investe ambiti molto disparati, ma i pi importanti sono essenzialmente tre: l'ambito demografico (in

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merito al rapporto tra la popolazione e le capacit ospitanti della Terra), l'ambito naturalistico (in merito ai problemi di inquinamento e deturpamento delle risorse naturali) e l'ambito economico (in merito alla crescita del reddito e della sua equa distribuzione tra i cittadini di tutto il mondo). Questi sono, dunque, gli ambiti entro i quali sorgono le minacce maggiori a questo tipo di sviluppo. Il problema dello sviluppo sostenibile complesso perch
composto da aspetti che richiedono saperi differenti e complementari. Inoltre () non esiste una soluzione asetticamente tecnica al problema dello sviluppo sostenibile, che va affrontato anche con gli strumenti della politica e delle istituzioni internazionali (p. 65).

L'insufficienza politica, nonostante i vari trattati, le conferenze e le azioni legislative, ancora una durissima realt che continua a essere parte integrante del mancato raggiungimento dello sviluppo sostenibile; dall'altra parte lo sviluppo tecnologico e quello economico devono fare in modo di camminare insieme ai concetti di sviluppo sostenibile, in quanto impensabile arrestarne la crescita, ma auspicabile che essa avvenga secondo criteri sostenibili. Lo sviluppo, quindi, sar sostenibile se soddisfer i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilit per le generazioni future di soddisfare i propri. I tre testi che seguono sono stati selezionati per il punto di vista particolare che offrono: ripercorrendo sempre la storia del

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rapporto tra uomo e ambiente e chiedendosi quale sia stato il motivo che abbia portato il primo a incidere negativamente sulla salute del secondo, offrono delle risposte che cercano di spiegare alcune azioni tramite assunti filosofici e religiosi.
Il presente lavoro, attraverso un'attenta analisi storico-filosofica dell'evoluzione del rapporto Uomo-ambiente e della relazione fra sviluppo economico e tutela ambientale, si pone l'obiettivo di fornire al lettore una base conoscitiva adeguata per valutare autonomamente quale mix energetico possa assicurare la sostenibilit dello sviluppo e per poter leggere, in maniera critica, le strategie e le politiche energetiche attuali e future (Giardi, Trapanesi 2006, p. 9).

Questa una parte dell'introduzione presente nel libro Uomini Ambiente e Sviluppo di Dario Giardi e Valeria Trapanesi i quali, nel 2006, proposero una ricerca storicoambientale partendo dal Medioevo, passando per le teorie economiche pi comuni e le soluzioni che esse davano ai problemi ambientali, per finire con la descrizione del quadro energetico mondiale. Ma in questo caso verranno indagati solo i capitoli relativi al rapporto tra uomo e natura nel corso della storia. Partendo dalla definizione di ecologia data nel lontano 1866 da Ernst Haeckel, essa viene intesa non solo come studio della natura ma anche come rapporto tra questa e l'uomo. Gli autori cercano di spiegare come nelle diverse epoche sia mutata la relazione tra questi, partendo dalla preistoria, passando attraverso il periodo rurale e preindustriale, fino ad arrivare

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all'industrializzazione e al periodo contemporaneo definito nel testo socialdemocratico, in quanto la natura e la sua progettazione acquisiscono una valenza sociale. Lo sviluppo fondamentale avvenuto in questo periodo stato l'estendersi dell'aspirazione alla natura da parte di ogni individuo fino a diventare il desiderio di passare tutto il proprio tempo libero fuori dalle citt e ottenere un accesso illimitato a tutti i beni naturali fruibili. Interessante in questo volume la menzione della cosiddetta Ipotesi Gaia formulata dal biofisico James Lovelock. Lo scienziato ci arriv nel 1979, dopo una lunga riflessione sul fatto che per millenni l'umanit ha vissuto sulla Terra come parassita, risucchiando tutte le risorse possibili, vivendo a sue spese e ricambiando tutto questo con inquinamento, devastazioni e tutte le altre peggiori azioni che possano essere state compiute. Lovelock consiglia di non superare il famoso punto di non ritorno in quanto potrebbero non presentarsi ancore di salvezza. In questa Ipotesi Gaia la Terra un vero e proprio organismo vivente che, grazie all'energia solare che lo fa respirare trasforma la propria biomassa ed capace di difendersi dalle aggressioni esterne; visto che l'evoluzione vista da Lovelock come un processo cooperativo e non competitivo tra gli elementi questi, interagendo tra loro, garantirebbero la sopravvivenza del pianeta che diventa una sorta di superorganismo che funziona come un unico sistema autoregolante. Pi spirituale e meno scientifica la versione del professor Ignazio Musu nel suo Uomo e natura verso il nuovo millennio,

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edito nel 1999 dalla casa editrice il Mulino. L'autore si chiede quale tra tutti i tipi di relazione esistenti tra uomo e natura sia quella corretta: per scoprirlo, egli si pone il compito di investigare il ruolo della scienza, della filosofia e della religione in seno alla relazione. Il libro spiega come le principali religioni orientali e occidentali possano avere influenzato la relazione tra l'uomo e la natura. Le religioni orientali, da sempre note per l'estrema considerazione nei confronti della natura, hanno una base concettuale che porta a condannare le attivit umane le quali, per ottenere lo sviluppo economico, sacrificano la natura e l'ambiente. Ebraismo e cristianesimo sono stati determinanti nella formazione della cultura che ha portato allo sviluppo delle economie pi avanzate; l'islam fa riferimento a un insieme di sistemi economici che, almeno in larga parte, possono essere ancora considerati in via di sviluppo. Comune a queste ultime tre religioni menzionate il riconoscimento del predominio di Dio nei confronti della natura; non c' l'immanentismo presente nelle religioni orientali. utile concentrarsi principalmente sulle religioni professate nel mondo occidentale, considerando che l'oggetto del lavoro (l'editoria ambientale in Italia) ha sede nella nazione in cui la principale religione cattolicocristiana. Nel mondo occidentale l'uomo, in quanto immagine di Dio sulla Terra, probabilmente si considerato anch'egli come dominatore contrapposto al mondo come oggetto passivo e, quindi, di dominio. La visione religiosa occidentale assolutamente antropocentrica; il potere coinvolgente della

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religione risaputo, perci l'autore insiste nell'affermare che tutte le religioni, se si unissero in un unico dialogo, potrebbero determinare una grande affermazione di valori che possano stimolare l'umanit all'adozione di un modello di sviluppo caratterizzato da compatibilit e non da contrapposizione con la preservazione dell'ambiente e con la conservazione della natura. Il problema, purtroppo, un altro: siamo di fronte ad un'epoca affetta da secolarizzazione, dove nietzscheanamente parlando, Dio morto e la totalit dell'essere pensata come costituita solo dall'uomo e dal suo mondo. L'uomo chiede di essere salvato e al contempo dovrebbe essere il salvatore della natura: Musu conclude il suo libro con questa ipotesi ambigua e circolare che svela i limiti delle proposte precedentemente enunciate.
Non , invece, sensato e saggio percorrere una sorta di via media, in cui uomo e natura siano entrambi oggetto di cura responsabile? Ma chi pu essere responsabile della cura, se non un essere umano? Il quale, per, ha bisogno di cura. E qui si fa chiaro che il cerchio della totalit non pu essere saturato dal solo rapporto tra l'uomo e la natura (Musu 1999, p. 223).

Di sicuro errato negare l'influsso culturale e religioso nel rapporto fra l'uomo e il mondo fisico: non bisogna per dimenticare che il convincimento religioso non stato l'unica cultura a ispirare l'uomo nel corso dei secoli. Esordisce cos Piero Bevilacqua nel suo La Terra finita, un libro edito da Laterza nel 2006 che si potrebbe collocare idealmente tra gli

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altri due testi sopra raccontati. Per due ragioni principali: sia perch ricerca la spiegazione religiosa e spirituale di un rapporto secolare tra uomo e natura e sia perch lo fa attraverso il corso delle diverse epoche succedutesi nella storia, soffermandosi sulle modalit con cui vengono consumate le risorse, su quali sono i procedimenti legislativi che tutelano (o dovrebbero tutelare) il patrimonio naturalistico e sulla condizione dell'ambiente in Italia. Le questioni ambientali vengono esaminate in modo accademico e puntuale, le problematiche sono annoverate tra i peggiori mali dai quali afflitto il pianeta Terra e vengono messi in risalto, nell'argomentazione di questi, alcuni valori fondamentali e irrinunciabili per il futuro dell'umanit. L'ecologia e le scienze naturali in generale non sono mai state ascoltate a dovere; da sempre esse hanno posto l'accento sul paradosso che costituiva questa corsa forsennata verso il progresso: vengono distrutte risorse naturali autentiche e, in un certo senso, gratuite per crearne altre artificiali e dai costi spesso e volentieri elevati. In tutte le epoche oggetto di studio del libro, in uno scenario che riguarda sia l'Italia che l'Europa intera, vengono descritti i fenomeni che risultano dalla mancata difesa e tutela del proprio territorio. Si d molto spazio al racconto delle battaglie e dei movimenti che hanno caratterizzato qualche vittoria (in mezzo alle numerose sconfitte) sul futuro dell'ambiente; lo scenario che Bevilacqua propone tutt'altro che pessimista. Qualcosa si pu fare ed egli ne fermamente convinto, ma solo puntando sull'educazione ecologica, sulla diffusione capillare di tutte le

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informazioni utili, sul risveglio delle classi dirigenti (a tutti i livelli) dal loro stato di torpore e di lenta e inesorabile obsolescenza. Solo cos si pu fare tesoro di quanto la rivoluzione culturale, che avvenuta nel secolo scorso, ha donato all'umanit; perch
l'ambientalismo che noi oggi conosciamo, organizzato a livello mondiale e locale in una molteplicit straordinaria di sigle, figlio di questa profonda trasformazione culturale (Bevilacqua 2006, p. 137).

Il paragrafo si conclude con tre libri che fanno parte di una stessa collana e che, quindi, hanno tutti lo stesso stile narrativo. Verdenero una collana della casa editrice Edizioni Ambiente (il migliore esempio di casa editrice ambientalista al quale verr dedicato un ampio spazio nel capitolo successivo), che propone inchieste romanzate e noir di ecomafia, aggiungendo documenti e dati per comprovare le storie narrate. A rappresentare questa collana in questo lavoro sono Amianto. Storia di un serial killer di Stefania Divertito, La citt delle nuvole di Carlo Vulpio e Guerra alla Terra del collettivo di giornalisti PeaceReporter, tutti editi nel 2009. La prima opera di una giovane e impegnatissima giornalista italiana, la quale decide di addentrarsi nei meandri di una storia vecchia per la nostra penisola ma sempre attuale, in quanto a danni irreparabili umani e ambientali. Un'inchiesta profonda e sensibile che racconta come l'asbesto, meglio noto come amianto, sia stata la causa di moltissime morti dietro le quali i

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colpevoli sono tutt'altro che ignoti. Le storie narrate sono le pi disparate e viaggiano da una parte all'altra della penisola italiana. Ci sono i marinai spezini che gi dagli anni Ottanta tentavano di inoltrare la domanda per ottenere i benefici previdenziali in quanto esposti all'amianto (anche perch in quegli anni, quando si cominciavano a costruire cantieri navali e case, si facevano lavori di ristrutturazione senza sospettare che l'amianto potesse causare danni). Viene evidenziata la data del 6 aprile 2009, giorno in cui presso il tribunale di Torino venne intentata la pi grande causa di lavoro collettiva (2.889 vittime dellamianto) contro i proprietari della fabbrica svizzera Eternit25. Ci sono le denunce delle white di Milano
25 La causa si conclusa il 13 febbraio del 2012 con la condanna a sedici anni di reclusione per i due magnati dell'Eternit, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier (sebbene la loro difesa abbia giudicato il verdetto finale totalmente incomprensibile). L'accusa era stata quella di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure infortunistiche, per la quale erano stati chiesti vent'anni di reclusione. Il giudice ha inoltre disposto una serie di risarcimenti: 70mila euro per l'associazione Medicina democratica e per il WWF, 100mila euro per l'Associazione nazionale esposti amianto, 4milioni di euro per il comune di Cavagnolo, 15milioni di euro per l'Inail, 100mila euro per ogni sigla sindacale costituitasi parte civile nel processo, 25milioni di euro per il comune di Casale Monferrato, 30mila euro per ogni congiunto di ciascuna vittima e 35mila euro per ogni ammalato. La sentenza ha posto una distinzione tragli stabilimenti italiani, dichiarando la colpevolezza della multinazionale solo per Cavagnolo e Casale Monferrato, mentre il reato sarebbe estinto per prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera in Emilia Romagna e Bagnoli in Campania. Ad ogni modo questa sentenza risulta essere un

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Rogoredo, le polveri presenti in quasi tutta la periferia Sud-Est (si calcola che in Lombardia c' un metro cubo di amianto per ogni quattro abitanti), da parte di uno dei medici curanti di zona (Giuseppe Fagone) al quale diverse famiglie si sono rivolte in quanto vittime di malattie dovute alla respirazione di polvere d'amianto. Ci sono anche gli immigrati che rappresentano forza lavoro a basso costo e sono costretti a vivere in Calabria (ma anche in Puglia, Campania, Sicilia) in vecchi edifici senza luce ed elettricit, con i tetti rigorosamente in amianto. Tutte queste storie aiutano ad aprire una sorta di finestra sul mondo di quelli che vengono presentati come l'alternativa all'amianto: i nanotubi26 (viene taciuto il fatto che questi se ingeriti o inalati possono anch'essi comportare rischi per la salute), presentati nelle varie conferenze mondiali ed europee fatte per bandire l'estrazione e la produzione di amianto. La Divertito, comunque, chiude con un epilogo positivo riferendosi al piano asbesto free varato dalla regione Abruzzo e articolato in undici punti per rimuovere entro il 2020 i tetti in eternit, sostituirli con impianti fotovoltaici e ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica. Gli studi e i controlli costano molto di pi delle opere di bonifica che sarebbero
passo storico nella giustizia italiana, in quanto pu fungere da esempio per le successive sentenze sul medesimo argomento. 26 Nel 1985 il chimico americano Richard E. Smalley scopr che, in particolari situazioni, gli atomi di carbonio compongono delle strutture ordinate di forma sferica, i fullereni. Tale struttura, dopo un successivo rilassamento, tende ad arrotolarsi su se stessa, ottenendo la tipica forma cilindrica.

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necessarie nei luoghi interessati dove la gente mangia, respira, vive e si ammala d'amianto. Significativa in questo caso l'immagine descritta dalla Divertito della manifestazione del 11 ottobre 2008 a Parigi, dove migliaia di vittime (e familiari di queste) sfilavano silenziose dinanzi al Ministero della giustizia
esibendo due grandi manichini raffiguranti rispettivamente la Giustizia e una vittima dell'amianto in tenuta da ospedale. Certamente un'allegoria significativa di quello che accade nel mondo dei contaminati (Divertito 2009, p. 173).

Altra citt, altro orrore: il sottotitolo de La citt delle nuvole recita a chiare lettere viaggio nel territorio pi inquinato d'Europa. La citt in questione Taranto, da circa cinquant'anni devastata da un cancro chiamato Italsider (oggi Ilva), l'impianto siderurgico pi vasto d'Europa. Vulpio, vecchia firma del Corriere della Sera, nota per i suoi intensi articoli, racconta con partecipazione commossa e attiva il disastro ambientale e umano che si nascondeva dietro la promessa di migliaia di posti di lavoro, sfruttando ignobilmente la disperazione di chi vive il disagio di arrivare a fine mese (insieme a una mancata coscienza di ci che avrebbe significato questo tipo di industria nel futuro). Le nuvole che stazionano principalmente sul quartiere Tamburi (il pi colpito perch il pi vicino all'Ilva) sono ricche di diossina e solo nella citt pugliese si produce il 92% di diossina italiana e l'8,8% di quella europea. Percentuali spaventose, soprattutto se si pensa che dopo l'incidente dell'Icmesa di Seveso nel 1982 in Europa

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in vigore la direttiva Seveso che impone agli stati membri di identificare i siti industriali a rischio. Essa stabilisce il limite di emissione a 0,4 nanogrammi che nel 2014 dovrebbe scendere a 0,2 nanogrammi, secondo quando stabilito nel protocollo di Aarhus (protocollo sugli inquinanti organici persistenti della convenzione del 1979 sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza). Il ragionamento pi facile e intuitivo sulle vittime di questi danni, riguarda il personale che lavora all'interno dell'impianto industriale e l'ambiente ad esso circostante. Il problema proprio questo, questo ecomostro ha devastato terreni ancora prima di essere costruito, ha contribuito a intossicare ambienti anche a diversi chilometri di distanza e ha portato all'abbattimento di migliaia di capi di bestiame contaminati da diossina (pagando irrisori compensi monetari per compensare la perdita economica). Non sono bastate le proteste dei cittadini locali i quali si sono rivolti a tutte le forze politiche di ogni orientamento; nessuna risposta, nemmeno formale, solo tanti cupi silenzi che nascondono il menefreghismo delle classi dirigenti. Il centro siderurgico un mostro che non dorme mai, un 'drago', come lo chiamano qui, che allunga le sue enormi zampe fino al mare (Vulpio 2009, p. 61) racconta il giornalista: dopo le toccanti storie degli allevatori vittime indirette di questo flagello, si passa a quantificare e a constatare con i propri occhi i danni subiti dal mare, una delle pi grandi ricchezze per i tarantini. L'impressione quella che la cittadella siderurgica, un ammasso di acciaio e ruggine in prossimit del mare, contenga

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la citt di Taranto, soprattutto se si pensa che copre 1.500 ettari di territorio (e la citt di Taranto 2.600). Nel 2008 la Regione Puglia ha dovuto varare un provvedimento di legge che stabilisse l'abbassamento delle emissioni a 2,5 nanogrammi a partire dal 1 aprile del 2009, fino ad adeguarsi alla media europea degli 0,4 nanogrammi entro il 31 dicembre del 2010. Lo scetticismo tanto, l'informazione televisiva e giornalistica scarsa e disinteressata, i morti che camminano (cos vengono chiamati gli abitanti del quartiere Tamburi) insieme all'ambiente circostante e a tutti quelli che lo vivono continuano a pagare il nulla che hanno commesso. Amianto, diossina, sono storie che si intrecciano pesantemente e drammaticamente sempre troppo spesso con la storia italiana: ma queste non sono che una parte di un macromeccanismo che riguarda tutti a livello globale. Perch le industrie che qui in Italia o in qualsiasi altra parte del mondo vengono erette a discapito della natura e degli uomini, servono a ristrette oligarchie per portare avanti le loro subdole guerre alla conquista di uno Stato al quale imporre il proprio dominio economico-politico e che sia, possibilmente, un territorio dalla posizione geografica strategica, ricco di risorse naturali di cui appropriarsi a qualsiasi costo. Guerra alla Terra racconta esattamente i retroscena dei pi importanti conflitti scoppiati per la conquista delle risorse e di quelli che si pensa scoppieranno a breve. Il collettivo di giornalisti illustra come, in quattro casi particolari, le guerre non venivano intentate per le motivazioni che sommariamente adducevano i media alle

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notizie di queste; c'erano in ballo risorse ben pi significative. Il conflitto arabo-palestinese non scoppi nel 1967 come venne dichiarato pubblicamente ma circa due anni e mezzo prima, quando gli ingegneri siriani cominciarono a deviare il corso del fiume Giordano verso lo stato di Israele. Da allora in poi la Palestina stata privata della sua stessa acqua, si rifornisce negli unici e sudici pozzi rimasti a disposizione di una popolazione troppo numerosa per essere equamente soddisfatta e l'acqua viene controllata da due enti pubblici israeliani (Mekorot e Tahal), che gestiscono la costruzione degli impianti, regolamentano il mercato e rivendono l'acqua ai palestinesi a prezzi carissimi. In Bolivia, invece, la risorsa contesa tra l'America del Nord e la Francia il litio, il quale rappresenta una fortuna visto l'uso che se ne fa nell'industria elettronica e farmaceutica. In questo caso il popolo boliviano, memore di precedenti sfruttamenti per acqua e gas, insorto contro le mani straniere che avrebbero voluto appropriarsi del loro litio, anche perch ha trovato nel nuovo presidente indio Evo Morales una figura vicina al paese e interessata ai suoi problemi. A partire dal 2015 l'industria funzioner pienamente, la Bolivia regolamenter le estrazioni in suo favore e far in modo di rendere fede alla sostenibilit dei suoi progetti. Il delta del fiume Niger invece, nella Nigeria meridionale, purtroppo stato teatro di una guerra dimenticata. Pozzi e piattaforme, per estrarre il petrolio, da cinquant'anni non hanno fatto altro che portare in quella zona povert, inquinamento,

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corruzione dei governi locali, pestaggi dei poliziotti. Nessun civile nigeriano ha mai guadagnato da tutto questo, eccezion fatta per quella fetta di ribelli (il MEND, Movement for the emancipation of the Niger delta) che durante la notte provocava dei buchi negli oleodotti scoperti per rubare petrolio e rivenderlo clandestinamente. Infine ci sono le mine in Afghanistan, un luogo dove le fabbriche sono state trasferite per i bassi costi di manodopera, dove i rottami e le lamiere dei camion e dei carri armati di guerra sono abbandonati negli stessi luoghi dove ancora poche bestie pascolano. Una zona strategica per presidiare uno dei nemici del futuro (l'India), un luogo in cui prima c'erano dei paesaggi da ammirare e popolazioni che vivevano in pace e di cui ora rimane solo un triste panorama accompagnato da un'aria irrespirabile. il profumo del progresso 27.

27 Si tratta di un'affermazione fatta da un autista afghano, Hamed, riportata dagli autori del libro (PeaceReporter 2009, p. 124).

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ALCUNI PAESI EUROPEI

Capitolo terzo La struttura dell'editoria tradizionale in Italia e il suo incontro con l'era digitale. Uno sguardo all'interno delle case editrici verdi. Il confronto (inevitabile) con alcuni paesi europei Nel capitolo precedente sono stati analizzati i contributi editoriali italiani (e internazionali) pi significativi in merito alla questione ambientale, sia da un punto di vista contenutistico che, soprattutto, da uno storico-editoriale. In questo capitolo l'attenzione sar strettamente posta su quelle case editrici che in questo paese rappresentano al meglio l'idea di editoria verde, con massimo esempio nella casa editrice milanese Edizioni Ambiente. Non prima, per, di aver dedicato alcune pagine alla struttura della filiera editoriale, alla situazione del mercato editoriale italiano, all'impatto che i nuovi media stanno avendo sull'editoria tradizionale: necessario fornire un quadro generale, nonch termini chiave, per la successiva descrizione della struttura e dell'operato delle case editrici italiane oggetto di analisi dettagliata. L'editoria menzionata nel precedente capitolo di tre tipi (libraria, periodica e quotidiana) e fino agli anni Ottanta questi avevano in comune le caratteristiche del contenuto e l'uso della carta come mezzo per veicolare informazioni; l'unica differenza

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stava, oltre che nelle caratteristiche fisiche, anche nel ciclo di vita dell'oggetto. La mancata sinergia tra le diverse case editrici ha portato alla nascita di diverse strategie editoriali (in base ai diversi comportamenti che ogni casa assumeva), tutte riconducibili a due grandi archetipi: c'erano le case editrici che puntavano di pi sulle vendite e che cercavano di avvicinare alla lettura ampie fasce di mercato e quelle che si concentravano di pi sulla qualit, destinando i propri prodotti a ristrette nicchie culturali. Le ripercussioni negative sui risultati non si sono fatte attendere e hanno visto, in generale, una scarsa attenzione ai gusti del pubblico e alle promozioni (soprattutto per i settori scientifici), un aumento dei titoli in catalogo solo a livello quantitativo (incidendo sul ciclo di vita dei titoli e sui costi di produzione e distribuzione del libro). Con l'era digitale il contesto dell'editoria tradizionale muta in molti suoi aspetti: se si moltiplicano i supporti sui quali veicolare le informazioni, rinnovando i processi produttivi, vero anche che ci si ritrova a dover modificare l'assetto strategico presente e futuro. Le strategie che vennero inizialmente messe in atto riguardarono la riduzione del catalogo (con relativa politica commerciale pi attenta rispetto al passato), la competizione in un dato settore (rafforzando le competenze esistenti e includendone nuove) e lo sfruttamento delle nuove tecnologie per individuare nuovi segmenti di mercato. Cos Paola Dubini (2001, p. XXI) descriveva lo stato dell'editoria italiana agli inizi del nuovo secolo:

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ALCUNI PAESI EUROPEI

una fase di profonda trasformazione, in cui risulteranno avvantaggiate, sul piano competitivo ed economico finanziario, le aziende che riescono a porre in atto strategie creative di valorizzazione delle proprie competenze distintive e di arricchimento della propria base di competenze in un ambito competitivo che va allargandosi in modo notevole. Questo richiede da un lato un ripensamento della relazione con il cliente e delle relazioni all'interno della filiera, nonch un atteggiamento innovativo nei confronti del sistema di prodotto.

I cambiamenti che il settore editoriale chiamato ad affrontare riguardano soprattutto le case editrici analizzate in questo capitolo: hanno tutte anni di fondazione relativamente recenti e, di conseguenza, hanno potuto pi facilmente adeguarsi alle nuove logiche di mercato. Trattando anche un argomento di interesse sostenibile, hanno sposato vivamente la pratica dell'ebook e, in misura limitatissima, della print on demand1 sia per motivi etici sia per ragioni puramente economico-burocratiche. Quest'ultimo metodo era considerato risolutivo e all'avanguardia fino a circa dieci anni fa, quando si
1 Per print on demand si intende la possibilit di produrre al momento, e nella quantit richiesta o necessaria, un libro attraverso l'uso di una stampante digitale. Pi in generale oggi, con questa espressione, si indicano diverse modalit di produzione, stoccaggio e distribuzione dei libri, tramite la connessione delle nuove tecnologie di stampa con le potenzialit comunicative e distributive della rete.

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credeva che lo sviluppo di stampanti digitali sempre pi veloci, anche in versione tascabile, avrebbe potuto favorire la diffusione dell'uso del print on demand. Ma proprio qui risiedeva uno dei limiti di questo metodo, ossia l'elevato costo dei sistemi di stampa digitali e il mancato sviluppo di un network di queste, insieme alla qualit tipografica del libro e al diffusissimo pregiudizio secondo il quale il risultato non fosse comparabile a un libro vero. Il libro nella nostra cultura un oggetto familiare, tutto quanto stato veicolato tramite questo mezzo, onnipresente dal momento della sua nascita. Fino a poco tempo fa sembrava un mezzo insostituibile, nonostante cominciassero a intravedersi le prime forme di libri elettronici: pareva esserci un vantaggio particolare nel libro cartaceo, secondo Ragone, che riguarderebbe strettamente la sua
chiusura di cui abbiamo bisogno per 'bloccare' il tempo: per fissare, almeno quando ci indispensabile, delle coordinate, e per distanziarci dalla nostra stessa esperienza estetica (Ragone 2005, p.111).

Con l'arrivo del digitale la situazione oggi cambiata, i supporti sono diversi, le parole si trasformano in bit e la pagina sostituita da uno schermo. Stiamo vivendo la quarta rivoluzione la quale, rispetto a quelle precedenti, quella in cui pi difficile orientarsi e in cui pullulano gli interrogativi sul fatto se il digitale rappresenti un'evoluzione oppure una minaccia.

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ALCUNI PAESI EUROPEI

L'editoria italiana si riflette in un contesto pi ampio, quello europeo, con il quale d'obbligo il confronto: soprattutto con le case editrici specializzate in ambiente, per avere un'idea generale di com' la situazione d'oltralpe rispetto ad alcuni paesi europei (in questo caso Regno Unito, Germania e Francia per motivi che saranno delineati nel corso del capitolo). 3.1. La struttura del settore editoriale italiano: attivit e attori della filiera editoriale La filiera2 tradizionale dell'editoria libraria in Italia costituita da diversi segmenti con caratteristiche e tassi di crescita differenti tra loro. L'insieme delle attivit che necessitano di essere svolte per soddisfare bisogni di lettura per svago, formazione o aggiornamento non periodico delle persone (in sintesi, il sistema di creazione di valore), comprende queste attivit principali: - redazione/edizione del prodotto; - stampa;
2 Il termine filiera definisce un insieme di aziende legate fra loro da relazioni cliente/fornitore; parlando della filiera del libro si fa quindi riferimento all'insieme di autori, editori, tipografi, distributori intermedi e distributori finali di vario tipo. () Il termine rete di valore () definisce una specifica scelta di configurazione delle attivit da parte di uno o pi attori (p. 4).

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- distribuzione; - gestione dei resi; - consumo libri. Gli attori principali che operano all'interno di questo sistema sono gli autori, le case editrici, i tipografi, i distributori intermedi, i grossisti e i dettaglianti; a questi si aggiunge una piccola branca di altri attori, cosiddetti specializzati, costituita da traduttori, grafici e societ di editing i quali confini mutano in base alle dimensioni delle societ (nelle pagina seguente verr schematizzato tutto il sistema di creazione di valore tradizionale nell'editoria libraria) 3. Nella prima attivit i principali attori sono l'autore, la redazione delle case editrici e gli attori specializzati: il primo, supportato dalla seconda, sviluppa i contenuti che saranno poi composti, dopo una serie di trattamenti, in pellicole per la stampa. La progettazione l'attivit che principalmente caratterizza l'immagine dell'editore: tramite questa, la casa editrice ha la possibilit di capire quali sono i filoni sui quali investire e si assicura un certo numero di autori promettenti. Ricerca, selezione degli autori e dei titoli che costituiranno il
3 Lo schema lo stesso presente nel capitolo sull'editoria libraria in Italia in Voltare Pagina di Paola Dubini. L'autrice, a sua volta, per la creazione del suddetto schema, ha seguito le indicazioni suggerite da Cinzia Parolini in Rete del valore e strategie aziendali: in particolare, le linee tratteggiate indicano i flussi di informazioni mentre quelle intere i flussi di merci, le caselle a linea continua rappresentano le attivit di realizzazione mentre quelle a linea tratteggiata le attivit di supporto (ib.)

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EUROPEI

IL SISTEMA DI CREAZIONE DI VALORE TRADIZIONALE NELL'EDITORIA LIBRARIA

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catalogo (primo strumento di marketing della casa), collocazione delle opere in una determinata collana, negoziazione dei diritti e dell'uso delle immagini, impostazione della copertina e degli interni del volume, progetto grafico di questo, eventuale traduzione, inserimento di apparati redazionali, composizione e correzione delle bozze: queste attivit rappresentano la fase di ricerca, sviluppo e prima industrializzazione del prodotto. Tali azioni vengono presidiate dalla direzione editoriale da cui dipende la redazione, responsabile delle relazioni con gli autori e con i fornitori di servizi editoriali e della definizione e predisposizione del testo (in alcuni casi la gestione dei fornitori affidata agli enti tecnici che sono responsabili delle attivit di stampa). Per ragioni economiche, dalla fine degli anni Settanta e fino alla fine degli anni Ottanta, molte case editrici decisero di confinare a societ esterne alcune attivit non strettamente legate a quella editoriale nello specifico; ci accadde fino agli anni Novanta, quando anche questo processo risult eccessivo rispetto al tipo di libri richiesti dal mercato (i quali non necessitavano di una struttura redazionale numerosa, costosa e rigida). L'attivit di composizione del catalogo differenziata in base alle case editrici: alcune tendono a privilegiare i titoli ad alta rotazione ma con basso ciclo di vita (come i best seller), mentre altre promuovono di pi quelli a bassa rotazione con alti cicli di vita (come i classici). I primi richiedono alte tirature di lancio e molta attenzione nella fase logistica, mentre i secondi sono spesso promossi da piccole case editrici che

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ALCUNI PAESI EUROPEI

puntano maggiormente sul proprio nome e sulla propria immagine e curano pi dettagliatamente questa fase (Dubini 2001). I costi di progettazione rappresentano circa il 20% del fatturato e quelli pi incisivi sono rappresentati dai diritti d'autore, dai costi d'impianto, da quelli redazionali e amministrativi. Generalmente si tratta di costi fissi ma gli editori, al fine di ridurre l'impatto sulla propria economia, tendono a trasformarli in costi variabili e ad esternalizzare alcune attivit e a massimizzare i volumi di produzione e di vendita. La seconda fase, quella di produzione dei contenuti, prevede la stampa del libro e la rilegatura del volume. Le tirature vengono stampate in un numero di copie minimo di circa 1.500-2.000 per due motivazioni principali: sia perch i costi unitari della tecnologia di stampa tradizionale sono alti per tirature limitate e sia perch bisogna stampare un numero sufficiente di copie se l'intenzione quella di farne arrivare una o due in un discreto numero di librerie. Spesso le tirature sono in numero pi elevato rispetto alla domanda reale e questo comporta spese pi alte di progettazione e di magazzino. Prima questa attivit era di competenza dell'editore, mentre ora si tende ad esternalizzarla: i costi di stampa e rilegatura (intorno al 15-20% circa), incidono sul prezzo del libro in base alle caratteristiche fisiche di questo, alla qualit dei materiali utilizzati, alla modalit di rilegatura e all'eventuale presenza di illustrazioni a colore. Purtroppo un editore non libero nel

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decidere quando e quanti titoli; ci costituisce un fattore di estrema rigidit, per cui si rende necessario l'accostamento di collane pi agili dal punto di vista del procedimento di stampa per consentire all'editore un controllo parziale dello stato dei prodotti in magazzino. Subito dopo la stampa c' la fase della distribuzione in cui i libri vengono, appunto, distribuiti attraverso molteplici canali che non si escludono l'un l'altro; i libri possono essere inviati direttamente nei magazzini degli editori o in quelli dei distributori intermedi e, in certi casi, direttamente anche alle librerie (a volte, invece, possono subire passaggi pi lunghi tra editori, distributori intermedi e grossisti prima di arrivare al dettagliante). Rappresenta la voce di costo pi significativa per le case editrici e, dato che spesso la diffusione e la promozione sono attivit esternalizzate, si usa includere le spese di promozione in quelle di distribuzione. Per prima cosa, vengono trasmessi gli ordini da parte del libraio ai magazzini dei distributori; spesso non viene concessa la giusta attenzione alla fase di distribuzione e vengono trasmessi ordini inadeguati per diverse ragioni. L'editore pu, in tal caso, avvalersi del diritto di resa che per, dati gli elevati costi e dato il danneggiamento fisico del libro dovuto ai vari trasporti e varie giacenze nei magazzini, si rivela una soluzione costosa nonch declassante (riguardo il valore del libro). fondamentale che la distribuzione si riveli efficiente per la sopravvivenza delle case editrici; nei paragrafi successivi verr illustrata la problematica

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legata alla distribuzione, soprattutto nella fase digitale del mercato editoriale. L'attivit di promozione riguarda specificamente l'editore di varia che distribuisce a librai e insegnanti: l'esternalizzazione dell'attivit dipende dalle dimensioni della casa editrice, piuttosto che da ragioni economiche. Il promotore presenta le novit (la fase pi delicata perch la pi ricca di informazioni sul libro), riceve le prenotazioni e autorizza le rese. Spesso e volentieri il ruolo del promotore non viene discostato molto da quello di un comune venditore, che spinge la vendita del prodotto andando oltre le reali potenzialit di questo. Quando il distributore a fornire anche l'attivit di promozione, questi svolge anche azione di recupero crediti, gestione delle rotture di stock4 e composizione dell'assortimento della libreria, arrivando ad un costo comprensivo del servizio pari a minimo 45 e massimo 63% del costo del libro. Di norma si investe di pi in pubblicit per i best seller, puntando a mezzi meno costosi e pi capillari: uno di questi la recensione, rivolta sia ai critici, che agli addetti ai lavori e, non ultimo, al pubblico. Mezzo osannato in moltissimi ambienti culturali, la recensione occupa gli spazi pi disparati su riviste specializzate e non solo; le recensioni creano un filtro tra il lettore e il libro, sono un'intercapedine spesso ingombrante per la fruizione (Liguori in Ragone 2005, p. 233).
4 Per rotture di stock si intendono le scorte insufficienti per far fronte alla media delle vendite.

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Infine c' l'ultima attivit di questo sistema che quella che maggiormente denota l'inefficienza della distribuzione: la gestione dei resi. Spesso i distributori intermedi e i dettaglianti acquistano copie di libri dei quali non riescono a stimare le potenzialit di vendita e ne consegue che i librai non riescono, proprio per questo motivo, ad accettare le novit e a valorizzarle sul punto vendita. Perci nato il diritto di resa, secondo il quale un libro rimasto troppo a lungo invenduto, a discrezione del dettagliante, pu ritornare all'editore (con costi considerevoli per tutti gli attori coinvolti nel processo di resa). Un ruolo tecnicamente al di fuori della filiera (ma non per questo meno importante), costituito dal consumatore finale in quanto, oltre alla lettura, esso partecipa attivamente all'aggiornamento delle novit e all'attivit di raccolta delle informazioni e di selezione dei titoli (in questo caso il potere del passaparola ha un'importanza schiacciante); il tutto per sopperire alla mancanza del sistema di fornire informazioni adeguate oltre a quelle gi insite nel libro stesso. Innanzitutto occorre porre una distinzione tra i lettori e i consumatori, in quanto spesso gli acquisti dei libri vengono fatti a scopo di regalo a terzi o, pi semplicemente, vengono acquistati e non letti (senza contare i libri presi in prestito nelle biblioteche). La domanda di lettura influenzata da diversi parametri che sono il livello di istruzione, il reddito, l'et, l'ambiente familiare, il lavoro e il suo contesto, il tempo libero (inteso come gestione e quantit soggettiva), la disponibilit di altri mezzi di

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ALCUNI PAESI EUROPEI

informazione. Convenzionalmente i lettori sono suddivisi in diverse categorie. I non-lettori sono coloro che non hanno letto alcun libro nell'arco di tempo di un anno. La decisione di non leggere sempre pi una scelta consapevole; sebbene questi siano rappresentati da molti anziani, dai meno scolarizzati e dagli abitanti di zone geografiche meno agevoli, tra essi si inseriscono anche gruppi che, teoricamente, dovrebbero essere legati al mondo della cultura. I lettori deboli (o saltuari), leggono mediamente un libro ogni due mesi: acquistano i libri d'impulso e sono pi orientati verso il consumo di altri media elettronici. I lettori abituali (o forti), i quali leggono almeno un libro ogni mese, rappresentano i lettori pi consapevoli in quanto, nel loro caso, la lettura un'abitudine quasi quotidiana. Sebbene simili per alcuni versi ai lettori saltuari, essi si differenziano per via di un atteggiamento pi attivo, un quantitativo maggiore di libri letti e una diversa gestione del tempo libero. Infine ci sono i lettori fortissimi, ossia coloro che leggono pi di due libri al mese, rappresentati dalle fasce d'et pi alte che, statisticamente, dispongono di pi tempo libero per questo ritmo di lettura.

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3.2. La sfida dell'era digitale: cambiamenti della struttura tradizionale, nuovi orizzonti e mestieri da reinventare Almeno un decennio prima dell'avvento dell'era di internet
il nuovo ciclo dei media abbandona la linearit prospettica carta/ occhio/ cervello/ emozione-informazione/ (sentimento)-pensiero, e la specificit dei media editoriali viene inclusa e rimodellata in un sistema unificato di comunicazione e di consumo (Ragone 2005, p. 84).

Gli anni Ottanta e Novanta vivono il processo di terza generazione, un ciclo che
port l'Italia nell'ambito della sua terziarizzazione il quale corrisponde alla generalizzazione di processi semiotici in vario modo definibili come 'post-moderni', e a un movimento di deriva che integra i media, verso un unico sistema dell'informazione e della comunicazione (ib.).

Gi all'inizio degli anni Ottanta il mercato editoriale si trovava in un momento di profonda crisi, per cui calavano le tirature, i prezzi si alzavano e si intensificavano le concentrazioni; questo ciclo vide la trasformazione della figura dell'editore, che da responsabile unico delle strategie venne sostituito, nelle grandi aziende, da manager e responsabili di

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varia provenienza. La concentrazione ha portato i grandi gruppi ad esigere grossi tassi di rendimento, portando gli editori a modificare la natura del proprio lavoro e a puntare principalmente sui best seller; prima gli editori avevano stipendi modesti, il loro era considerato un mestiere da gentlemen, mentre con la concentrazione c' la tendenza a imitare lo stile di vita dei loro omologhi di Hollywood. La scelta editoriale non viene pi compiuta dagli editori ma da un comitato editoriale, in cui il ruolo principale costituito da finanziari e commerciali: se pare che un libro rischi di non vendere, allora si afferma che la societ non pu permettersi di farlo uscire (Schiffrin 1999). La primissima reazione pi diffusa e condivisa nel passaggio all'era digitale (e che, tuttora, continua a persistere), fu quella del paragone tra libro cartaceo e ebook: i nostalgici contrapponevano frequentemente le qualit tattili e percepibili di un buon libro cartaceo a quelle fredde e inconsistenti di un libro elettronico. Ma l'andamento del mercato editoriale impone di superare la dicotomia tra tradizione e innovazione, in quanto ci che sta accadendo attualmente all'editoria accadde gi diversi anni fa per musica e cinema. Questi due tipi di editoria (tradizionale e digitale) si stanno separando sempre pi nettamente: quella tradizionale, che in Italia va per la maggiore e ha radici consolidate nella cultura, vede nel digitale una minaccia e la scelta di veicolare informazioni tramite questa via, stata presa per lo pi per costrizioni esterne che

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per effettiva convinzione. L'altra editoria, quella digitale, fortemente innovativa e vicina al mondo dei social reading e social network e sperimenta sia nuove strade che nuovi contenuti. Il mondo editoriale italiano in mano a cinque grandi editori (in ordine Mondadori, Rcs, GeMS che fa capo a Messaggerie, Giunti e Effe 2005, la holding di Feltrinelli), che si spartiscono circa il 60% del mercato editoriale e tre di questi hanno il controllo delle tre principali catene di librerie. A questo quadro, si aggiunge anche quello delle librerie on line dove Giunti&Messaggerie con Internet Bookshop leader sia nelle vendite che nella distribuzione (il secondo PDE di propriet del gruppo Effe 2005). Il processo di concentrazione non visibile al consumatore finale, in quanto prassi mantenere i marchi delle aziende assorbite: la preoccupazione rimane, per, quella che la circolazione di pi idee possa essere frenata dal fatto che il mercato editoriale sia in mano a poche aziende. Per i piccoli editori la situazione un po' diversa: il lavoro viene portato avanti sulla spinta della volont di diffusione della conoscenza e di contenuti innovativi, anche se ci significa, spesso e volentieri, far pubblicare quasi gratuitamente gli autori. Inoltre le grandi catene impongono percentuali per la vendita di libri di piccole e medie case editrici che, raramente, scendono sotto il 40%, costringendo queste a saltare la grande distribuzione e a optare per la vendita diretta; alcune di queste spariscono oppure vengono assorbite dai grandi gruppi editoriali. Romano Gobbi, editore della

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ALCUNI PAESI EUROPEI

libreria Romagnosi di Piacenza, circa un anno fa fond l'associazione Liberi librai (di cui presidente), allo scopo di tutelare e dare voce alle librerie e agli editori indipendenti, rendendoli concorrenziali rispetto alla grande distribuzione e alle catene di librerie. In queste librerie non si vendono libri di grido, n tantomeno ci sono enormi quantit di libri: si punta alla qualit, alla promozione di autori spesso poco conosciuti, alla relazione libraio-lettore e alla capacit di creare cultura. Rispetto ai prodotti cartacei, quelli multimediali sono sistemici e la qualit di questi dipende non solo dai contenuti che veicolano ma anche dalla potenza dell'hardware; la sistematicit riguarda anche il mercato e spesso accade che i prodotti multimediali cannibalizzino quelli cartacei. Pu succedere anche che, se una casa dispone dei prodotti multimediali, essa non sia titolare dei diritti di riproduzione e pubblicazione sui nuovi supporti elettronici: la possibilit di vendere un nuovo servizio significa per gli editori rivedere la propria relazione col cliente finale e con tutto il sistema logistico. Gino Roncaglia propone in merito una tesi interessante che riguarda la natura del supporto testuale (che chiama interfaccia di lettura5), sostenendo il fatto che non
5 Qualunque strumento che ci aiuti a interagire col mondo intorno a noi in modi il pi possibile adatti alla nostra conformazione fisica e sensoriale, alle nostre abitudini di comportamento, alle nostre convenzioni culturali e sociali svolgendo dunque una funzione di

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esiste testo senza il supporto che lo offre alla lettura e senza la circostanza in cui esso viene letto: il supporto, inoltre, non neutrale, anzi, le sue caratteristiche costituiscono l'orizzonte entro cui alcune forme di testualit e certi tipi di lettura risultano possibili.
Il supporto non determina il testo, il medium non determina il messaggio. A essere determinato o meglio, ad essere aperto uno spazio di possibilit, che pu essere riempito in modi e forme diverse ma che ha una sua specificit, un po' come una funzione matematica che ammette certi valori ma non altri (p. 21).

La funzione di interfaccia di importanza fondamentale nel rapporto tra il testo e il lettore: le sue caratteristiche dimensionali devono permettere di usarlo, trasportarlo e fruirlo facilmente, il carattere deve anch'esso avere dimensioni adeguate alla distanza tra libro e occhi, la rilegatura non dev'essere troppo pesante ma deve essere resistente e deve permettere di sfogliare il libro con facilit. Ecco perch vengono mosse cos tante critiche fisiche al libro elettronico in paragone a quello cartaceo. Un grande vantaggio dei libri elettronici costituito dalla maggiore visibilit di cui essi dispongono rispetto ai libri cartacei. Nelle librerie tradizionali vengono venduti soprattutto quei libri facenti parte di classifiche di libri consigliati o quelli con pi visibilit negli scaffali o in punti strategici: si tratta di
mediazione fra noi e il mondo pu essere considerato una interfaccia (Roncaglia 2010 p. 22).

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ALCUNI PAESI EUROPEI

una strategia economica precisa, dove gli editori incassano dopo circa quattro mesi dalla produzione, mentre l'Iva viene assolta anticipatamente dall'editore sulla base del numero di copie stampate e non su quelle vendute. La scelta di esporre un best seller rispetto a un classico dipende solo da accordi commerciali: la realt che molte vetrine sono gestite direttamente dai direttori, i quali tendono a promuovere libri che loro ritengono interessanti o promettenti, basandosi sul proprio gusto o sulle segnalazioni di esperti librai. Se un libro non dovesse vendere, che sia esso best seller o meno, nel giro di qualche settimana sparisce dallo scaffale; chi fosse intenzionato ad acquistare un libro di una casa editrice indipendente, deve armarsi di pazienza ed effettuare da solo la sua ricerca in libreria. Il giornalista Chris Anderson, in un articolo del 2006 comparso sulla rivista Wired (che sarebbe poi diventato un libro), prova a fornire un'alternativa alla sopravvivenza dei prodotti culturali (musica, video e libri) nell'approccio con l'era digitale. Se si applicasse ai libri la sostituzione del cartaceo con file digitali, i vincoli della scarsit di spazio negli scaffali verrebbero ridotti e aumenterebbero le possibilit di maggiore visibilit e vendita. Nella curva proposta da Anderson (schema disponibile nella pagina seguente) possibile vedere come cambia il rapporto tra offerta e popolarit dei prodotti nel passaggio al sistema digitale: all'estrema sinistra della curva ci sono i pochi prodotti molto popolari, venduti in un notevole

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numero di copie tramite i canali tradizionali; nella fascia intermedia ci sono i prodotti analogici venduti tramite canali digitali e nella terza fascia si trovano i prodotti digitali venduti tramite canali digitali.

In una libreria on line l'organizzazione della visibilit dei prodotti sar diversa rispetto a quella tradizionale: saranno presenti un numero illimitato di copertine, purch i libri siano fisicamente reperibili. In uno store digitale che vende contenuti digitali, il numero di copertine esposte sar altrettanto illimitato ma il processo di ricerca, scelta, acquisto e recapito avverr in tempi limitatissimi e direttamente dal supporto scelto (pc, smartphone, tablet, e-reader). La famosa regola dell'80/20,

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ossia la regola economica di Vilfredo Pareto6, pu valere per le librerie tradizionali ma non applicabile ai contesti digitali: i prodotti sono in numero maggiore rispetto alle librerie tradizionali, le novit determinano un'importante redistribuzione dei ricavi e i profitti si riequilibrano. Questo possibile grazie alla disponibilit di prodotti a costi unitari minimi, ai costi di distribuzione e produzione stoccati e alla possibilit di reperimento dei prodotti di nicchia al margine della curva (Capelli 2011). La distribuzione, nell'editoria tradizionale, ha sempre costituito il punto debole della filiera: per raggiungere i punti vendita pi disparati e tutti i tipi di lettori, si producono quantit di libri superiori alla domanda ed sempre pi diffuso il ricorso al macero. La ricercatrice Federica Seneghini, in un articolo del 31 agosto 2011 presente sul sito web www.altreconomia.it, sottolinea come la distribuzione sia quella fase intermedia a incassare di pi rispetto a tutti gli altri attori della filiera.

6 Nel 1897 Vilfredo Pareto stava studiando l'andamento del benessere e del reddito nell'Inghilterra del XIX secolo e si ritrov a scoprire che la ricchezza non era distribuita in maniera equa, anzi, l'80% della ricchezza stava nelle mani del 20% della popolazione. La sua fu un'intuizione grandiosa: aveva scoperto l'esistenza di un rapporto algebrico prevedibile tra ricchezza e popolazione, che rimaneva inalterato nel tempo e nel confronto con altri paesi.

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La distribuzione trattiene circa il 50% del prezzo di copertina del libro, che si raggiunge con i costi delle rese e i maggiori sconti praticati quasi sempre dagli editori e che comprende anche il 3540% delle librerie. Poi ci sono i venditori, cui resta circa l'8-10% e l'editore cui va il 40% con cui deve pagare i costi di stampa, il lavoro di redazione, i diritti d'autore e i costi fissi di gestione della casa editrice7.

In questo scenario, se il libro non ha successo, le rese possono arrivare anche all'80% della produzione e, per coprirne i costi, gli editori continuano a immettere titoli sul mercato (ingrassando ulteriormente le tasche dei distributori). Prima di continuare l'analisi di questo passaggio al digitale e delle sue conseguenze nell'editoria, necessario fare il punto della situazione della lettura in Italia: le statistiche mostrano dei miglioramenti nel corso degli anni, ma ancora l'Italia stenta a tenersi al passo delle altre nazioni europee e del mondo occidentale in generale. Secondo i dati del rapporto L'Italia dei libri, realizzato da Nielsen company per il libro e la lettura e relativo al periodo ottobre 2010-dicembre 2011, il numero degli acquirenti si aggira intorno al 44%, mentre quello dei lettori sta al 49%. Tra i lettori le donne sono in numero superiore rispetto agli uomini (10 punti percentuali di scarto), i giovani leggono di pi degli anziani e i laureati anche rispetto a coloro che posseggono titoli di studio inferiori; un altro notevole scarto esiste tra lettori forti
7 Citazione di Luisa Capelli contenuta nell'articolo.

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e lettori fortissimi e aumenta anche il numero dei lettori deboli. L'Italia rimane sempre il fanalino di coda dell'Europa, nonostante i grandi passi compiuti, e il 5% della popolazione consuma il 41% dei libri venduti. Il rapporto Nielsen ci informa anche sul tracollo delle vendite: il numero di acquirenti diminuito del 10%, il numero dei lettori deboli diminuito del 6%; anche i lettori forti diminuiscono (meno 20% negli acquisti e meno 18% nella lettura). A questo si aggiunge l'acquisto di libri con prezzi pi economici: il tutto porta ad una diminuzione complessiva del 20% dell'acquisto di libri. Nel 2010, secondo le indagini dell' AIE (Associazione italiana editori) e i dati forniti dall'Istat, il mercato editoriale sembrava, invece, dimostrare segnali di ripresa rispetto a quelli dell'anno precedente. Il 46,8% della popolazione dai sei anni in su dichiarava di aver letto, per motivi diversi da impegni scolastici e/o professionali, almeno un libro all'anno; nel 2009 la percentuale dei lettori si aggirava intorno al 45,1%. Leggevano sempre pi le donne rispetto agli uomini (53,1% contro il 40,1%) e si leggeva pi al Nord e al Centro (pi del 50% dei lettori complessivi) che al Sud e nelle isole (la percentuale dei lettori scendeva sotto il 37%). Il 44,3% della popolazione ha dichiarato di aver letto fino a tre libri in un anno, mentre solo il 15,1% ne ha letti dodici o pi. Il settore editoriale cresceva dello 0,3%, i lettori italiani aumentavano del 1,7% e anche il mercato degli ebook lievitava considerevolmente. Le piccole case editrici sorprendevano nel

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loro giocare un ruolo notevole nel fatturato complessivo: 13,6% di 3,4miliardi di euro di fatturato complessivo del mercato. Tra i canali di vendita, le librerie tradizionali confermavano la loro posizione incontrastata come via preferenziale (rappresentavano il 51% del mercato), sebbene le librerie on line vedevano aumentare la loro crescita del 24,5%. Con il boom delle librerie on line aumentavano di pari passo le vendite on line (+ 25%) e questo non solo per l'ingresso di nuovi operatori o per le politiche di promozione, ma anche per i cambiamenti da parte del pubblico nei comportamenti d'acquisto. La GDO (Grande distribuzione organizzata) cresceva del 3% e cresceva anche la vendita nelle fiere del libro (+5%). La produzione era l'unica a vedere alcuni cali: i titoli scendevano da 58mila a 57mila e le copie stampate da 213milioni a 208milioni (aumentava solo il numero di libri per bambini e ragazzi). Crescevano le coedizioni (+86%) e l'export di libri cartacei rimaneva sostanzialmente stabile (1,2%); per quanto riguarda la piccola e media editoria, nel 2010 essa subiva una perdita del 1,3% rispetto all'anno precedente 8. Le spiegazioni sono tra le pi disparate ma Gino Roncaglia, in un articolo presente su Nazione Indiana e curato da Gherardo Bortolotti9, ne adduce una parecchio significativa. In
8 Tutti i dati sono stati presi dal rapporto sullo stato dell'editoria italiana del 2011 (riferita all'anno 2010) della piccola e media editoria dal 2005 al 2010 a cura dell'Associazione italiana editori. 9 L'articolo in questione dal titolo L'editoria fra cartaceo e digitale: i numeri e le ragioni di una crisi disponibile interamente sul sito www.nazioneindiana.com.

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questi ultimi anni in moltissimi settori che, come quello editoriale, hanno subito perdite notevoli, si era soliti dare la colpa alla crisi economica mondiale. Secondo Roncaglia la crisi economica ha sicuramente il suo peso, ma non la causa principale (giacch questa si manifestata prima del 2011, inoltre nel 2009 il calo del PIL era stato pi significativo e, nonostante tutto, il mercato del libro non aveva dimostrato nessun recesso). C' una coincidenza interessante tra il calo dei libri e la data del primo settembre 2011, ossia dell'entrata in vigore della legge Levi che impone un tetto agli sconti librari: una legge che, nella situazione attuale, rischia di risultare controproducente soprattutto per quei soggetti che tale legge si premuniva di tutelare (piccola e media editoria e librerie indipendenti). In passato molti hanno fatto dipendere la crisi dal carattere anticiclico del libro: esso per legatissimo alla percezione che del valore e delle caratteristiche di quel bene hanno i consumatori. Perci la legge Levi stata interpretata come uno sconto non pi esistente sui libri, indi avvertita come rincaro del prezzo di questi. E' vero che solo pochi italiani erano a conoscenza di tale legge, per non solo bisogna considerare che il mercato editoriale italiano dipende largamente da questa ridotta percentuale di lettori forti, ma anche che la legge influisce sul modo in cui il libro viene presentato dai rivenditori. Il risultato che

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in un momento di forte crisi economica, quando si sarebbe dovuta semmai sottolineare la capacit del libro di assicurare una soddisfazione protratta in cambio di una spesa relativamente bassa, si invece finito per far percepire il libro come un bene costoso10.

Gli sconti, le campagne 3x2, sono tutte strategie commerciali che sminuiscono il valore del libro, ma non solo; sono pratiche alle quali siamo stati abituati dalle grandi catene (le piccole case editrici tendono ad applicare uno sconto che va dal 4 al 9%, a seconda della spesa). Esiste una nuova disciplina sul prezzo dei libri, approvata il 2 marzo 2011 in Senato, che prevede uno sconto massimo sui volumi pari al 15%, un limite di sconto del 25% sulle promozioni degli editori e la non reiterabilit delle campagne promozionali: un lavoro che ha visto la collaborazione e la mediazione tra diversi soggetti tra cui l'AIE e l'ALI (Associazione italiana librai). La crisi economica e la legge Levi sono una concausa del crollo: la crisi delle vendite legata anche all'aumento del consumo delle informazioni in formato digitale. I media non sono necessariamente concorrenziali, ma i dispositivi elettronici offrono molteplici funzioni oltre a quello della lettura e sono piccoli, comodi e pratici come un libro. In molti paesi dove la cultura degli ebook diffusa ormai da tempo, viene colmata la lacuna del calo delle vendite dei libri cartacei con l'acquisto dei libri elettronici; in Italia, non essendo
10 Ib.

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potenziato e pubblicizzato a dovere questo mercato (anche perch non esistono moltissime versioni in italiano di ebook), non si pu dire lo stesso. Secondo il rapporto Nielsen la percentuale di lettori che hanno acquistato almeno un ebook nel corso del 2011 circa 1,1% (nel 2010 era dello 0,1%), mentre la percentuale dei lettori si aggira intorno al 2,3%; non sono grosse percentuali ma suggeriscono l'andamento sempre superiore di una nuova tendenza (per il 2012 si ipotizza anche l'1%, mentre per il 2013 si pensa di raggiungere il 4-5%) . Lo scarto tra queste due percentuali ha due motivazioni: la grande diffusione di ebook fuori diritti e l'incidenza della pirateria (in quanto l'ebook pirata pi comodo da usare di quello legale, per via dei duri meccanismi di protezione dei diritti d'autore). Ad ogni modo si tratta un pessimo segnale per l'editoria: il consumo di ebook fuori diritto non significa una riscoperta dei classici, bens una mancanza d'offerta di altri titoli e il consumo di quelli pirata significa che sono stati commessi diversi errori nella distribuzione legale. Bisogna comunque dire che in una famiglia difficilmente presente pi di un e-reader e molti editori, per promuovere gli ebook, hanno offerto titoli in omaggio.
La questione veramente delicata capire se questa divisione del mercato editoriale digitale pur nei suoi piccoli numeri in due realt fra loro poco o nulla comunicanti non rischi di rappresentare un pericolo per l'evoluzione di un ecosistema

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digitale maturo. L'editoria digitale ha bisogno insieme di capacit editoriali consolidate e di forti capacit di innovazione: dividere queste competenze in soggetti radicalmente eterogenei, poco capaci di sinergie, potrebbe sul medio periodo costituire un problema notevole, che rischia di indebolire il nuovo ecosistema digitale11.

Occorre che le strategie per risolvere la crisi mirino sia a produrre azioni capaci di interessare editoria tradizionale che digitale, sia che si direzionino ad entrambe singolarmente. Soprattutto bisogna restituire alla lettura e al libro quel ruolo sociale ormai perso, partendo da una massiccia opera di rieducazione a livello scolastico-istituzionale e incentivando l'uso delle biblioteche. Per l'editoria tradizionale necessario abolire la legge Levi e far rivivere il carattere anticiclico del libro con apposite iniziative che puntino ad aumentare gli sconti, a sponsorizzare maggiormente i libri in televisione, introdurre meccanismi di sgravio fiscale per l'acquisto di libri da parte di insegnanti e studenti e aiutare le librerie in difficolt. Riguardo l'editoria digitale, la sola esistenza degli ebook non basta, necessario che questi siano ben visibili e ben promossi e che il contesto che ruota intorno ad essi sia usabile, produttivo e sostenibile. La soluzione pi logica sarebbe quella di integrare la tecnologia nella filiera editoriale, ma non sono poche le perplessit a riguardo. I cambiamenti non sono mai ben accetti, anche perch delle volte possono minare delle sicurezze
11 Ib.

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consolidate; soprattutto in un paese come l'Italia, attaccato alla tradizione e troppo spesso refrattario all'innovazione, che ridicolizza o minimizza le novit e che non supportato da classi dirigenti, enti e istituzioni di competenza. Molti temono che possano introdursi nel settore editoriale alcune figure che non c'entrano col campo oppure che tali cambiamenti siano difficili da applicare in case editrici medio-grandi rispetto alle piccole. In questo discorso si inserisce ad hoc l'articolo di Maria Cecilia Averame, pubblicato sul suo blog dal titolo Pubblicare meno pubblicare meglio...Pubblicare digitale? Il 25 luglio 2011, in cui manifesta il suo timore nei confronti del digitale con sarcasmo e riflessione, tentando di offrire una spiegazione sulla motivazione legata alla scelta del digitale.
Il mercato richiede di pubblicare il maggior numero di titoli possibile per avere maggiore visibilit: a volte i meccanismi degli store che vendono ebook comprendono anche il numero di titoli in vendita per comparire ai primi posti (peraltro uno fra i meccanismi meno oscuri). Inoltre, allo stato dei fatti, digitalizzare pi testi pubblicandoli automaticamente porterebbe probabilmente un ricavo maggiore che perdere tempo con pochi attraverso editing, progettazioni e revisioni. Ma non sarei pi editore, e probabilmente sulla lunga distanza il nome ne risentirebbe. Su questo potrebbe essere utile, passato il tempo delle grandi analisi sul digitale e sugli scenari a venire, una critica o un interesse della critica sui contenuti proposti in digitale, che potesse fornire al lettore qualche strumento di scelta e valutazione

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di ebook che si acquistano senza nemmeno poterli sfogliare (se non proponiamo soluzioni alternative) e, ancora una volta, maggior ascolto e considerazione per le richieste dei lettori12.

Il digitale consente una sperimentazione su produzione, progettazione e contenuti, avvalendosi di pi collaborazioni provenienti anche dall'editoria tradizionale: i contenuti, soprattutto, sono apparentemente gli stessi di quelli del formato cartaceo ma, in realt, sono soggetti a nuovi modi di presentazione e fruizione possibili grazie alla natura del mezzo tramite cui vengono veicolati. Sottolinea Averame come le regolamentazioni dell'odierno mercato editoriale non siano pensate per un mercato digitale (risultando inadeguate e obsolete) e come gli editori difficilmente dialoghino direttamente coi propri lettori, avvalendosi di figure e strumenti terzi per conoscere le informazioni necessarie relative all'andamento del mercato editoriale. Un'altra opposizione comunemente mossa al passaggio all'era digitale, riguarda il problema della propriet intellettuale e dei diritti d'autore. La prima una delle questioni pi spinose nell'ambito dell'editoria digitale: il contenuto dei libri non cambia dal cartaceo al digitale, ma possibile tutelare la propriet intellettuale degli autori utilizzando diverse tipi di licenze (alcuni esempi sono Creative Commons, Gnu General Public License ecc.). Dato che essenziale che la conoscenza sia avvertita come un bene comune e che la rete sia davvero
12 Tratto dall'articolo sopra citato di Maria Cecilia Averame disponibile sul blog www.mariaceciliaaverame.wordpress.com.

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libera, necessario capire se sia preferibile blindare i saperi e i contenuti oppure renderli fruibili da tutti in quanto diritto di collettivit. In questo processo ognuno soggetto protagonista e tutti sono chiamati a partecipare attivamente alle decisioni sulle delibere delle informazioni della Pubblica Amministrazione, a partire da quanto stabilito nella carta per l'innovazione, la creativit e l'accesso alla conoscenza sottoscritta a Barcellona nel novembre del 2009 13. Gli autori e gli editori, da parte loro, devono individuare
forme di accesso libero e gratuito ai contenuti che ne garantiscano la permanenza nel tempo e non recinzione e che coesistano con la vendita dei file digitali dei libri a prezzi competitivi con il mercato delle fotocopie. Il punto spinoso, poich anche l'editoria digitale, che altrove sta gi offrendo un'alternativa fondamentale alle perverse regole del mercato tradizionale, si trover a sua volta a fare i conti con forme di concentrazione altrettanto potenti giocate dai grandi player globali Amazon, Google, iTunes (e tale possibilit mi pare assai pi realistica della paventata deriva in cui ciascuno si trovasse a leggere solo se stesso)14.
13 La carta stata promossa e sottoscritta dopo tre giorni di riunione tra le oltre cento organizzazioni provenienti da quattro continenti diversi nell'ambito del Free culture forum tenutosi a Barcellona nel 2009, al fine di creare una coalizione globale per il rispetto dei diritti civili dei cittadini e degli artisti nell'era digitale. 14 Tratto dal post di Luisa Capelli Pubblicare meno, pubblicare meglio.

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Per quanto riguarda i diritti d'autore, risulta fondamentale una ricerca compiuta dallo statunitense Richard Waters, in un articolo per il Financial Times, che riassumeva la stima dello stato della ripartizione, relativamente alla situazione del copyright, delle opere presenti nel patrimonio bibliotecario statunitense.
su circa 40 milioni di opere complessivamente presenti, circa 8 milioni rappresentano opere per cui il copyright scaduto (entrate, quindi, nel pubblico dominio) e gli altri 32 milioni sono titoli ancora formalmente sotto copyright. Ma di questi 32 milioni solo 7-9 milioni sono opere tuttora in stampa, risultando essere tra i 23 e 25 milioni le opere fuori catalogo. Inoltre, all'interno di questi 23-25 milioni di opere fuori catalogo (bench coperte da copyright), ve ne sono fra i 2,5 e i 5 milioni per le quali impossibile rintracciare i detentori del copyright (le cosiddette opere orfane) (Capelli 2012, p. 6).

Il famosissimo motore di ricerca (e non solo) Google fu uno dei partner che realizz la ricerca qui sopra citata: nel 2004 Google avvi un processo di digitalizzazione del patrimonio librario statunitense, previo accordo con le biblioteche. Un anno dopo arriva la reazione di autori ed editori, con citazione in giudizio di Google per violazione del copyright (causa che venne rinviata al marzo del 2011) e le associazioni europee degli editori (tranne qualche editore che sottoscrisse l'accordo
Lettera aperta a Marco Cassini disponibile sul blog all'indirizzo www.luisacapelli.eu/blog.

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con Google), si opposero anch'esse a questa iniziativa. Le trafile giudiziarie serviranno solo a rallentare questo processo, ma non a bloccarlo: il beneficio stato tratto soprattutto dai grandi editori, ma non dagli autori semi-sconosciuti (che continueranno a ricevere diritti pari quasi a zero e le loro opere non circoleranno) e dall'editoria indipendente che avrebbe potuto negoziare, tramite la mediazione di governi e istituzioni, le condizioni per permettere a Google di acquistare contenuti in cambio di garanzie sulla disponibilit delle opere. Nel mercato mondiale degli ebook sono tre i leader incontrastati, i quali hanno proposto a loro volta tre modelli diversi. Il progetto Google books (Google libri in Italia) prevede che i libri digitalizzati siano fruibili dagli utenti, in parte o totalmente a seconda degli accordi con gli autori, e che possano essere acquistati in degli store on line elencati nelle colonne di servizio. Amazon, propostasi inizialmente come la prima libreria on line al mondo nel 1995 (la prima in Italia fu Internet Bookshop nel 1997), diventato un rivenditore di una diversa variet di prodotti: la sua attivit principale rimane comunque il commercio dei libri e Amazon fu la prima a produrre e commercializzare ebook formattati per essere letti nel Kindle (e-reader basato sulla tecnologia a inchiostro elettronico e dedicato alla lettura di testi). La problematica sta nel fatto che questi ebook sono in un particolare formato (mobi) e sono leggibili solo sul Kindle il quale, a sua volta, pu leggere solo file con quella estensione: tuttavia si rivel un

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sistema funzionante. Infine c' il modello di Apple che commercia i propri contenuti culturali (libri, musica, video) sullo store di iTunes, i quali possono essere letti dai famosi prodotti della societ (iPhone, iPad e iPod); Apple, come Amazon, ha stipulato accordi specifici con gli editori per la vendita degli ebook, contrattando percentuali che rispettano lo standard previsto dalle librerie. Secondo Luisa Capelli (p. 9) la chiave del successo di queste aziende sta
nell'impegno a offrire il servizio migliore possibile agli utenti e ai lettori: disponibilit dei titoli con programmi e applicazioni che rendono la lettura un'esperienza sempre migliore, funzioni di ricerca sofisticate, partecipazione attraverso recensioni e valutazioni, integrazione di funzioni accessorie come la consultazione in linea di dizionari, la possibilit di sottolineare, scrivere note, estrapolare brani e molte altre.

In Italia il mercato degli ebook ha cominciato a vivere una discreta attivit intorno la met del 2010, pur restando un mercato marginale; ad ogni modo esistono quattro attori principali nella scena del libro elettronico. Stealth una piattaforma inaugurata nel 2006 dalla book farm Simplicissimus, che offre servizi agli editori, vende alcuni modelli di e-reader e svolge attivit di formazione dedicata agli editori. Bookrepublic, che insieme a Stealth rappresenta l'iniziativa pi dinamica e innovativa, una libreria on line nata nel 2010, dedicata esclusivamente alla vendita di ebook e offre anch'essa diversi servizi agli editori. Edigita e Biblet sono due

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piattaforme che godono dei vantaggi dovuti ai grandi gruppi che le hanno promosse (rispettivamente RCS Libri, Messaggerie Italiane e Feltrinelli per la prima e Telecom e Mondadori per la seconda); entrambe offrono diversi servizi agli editori e producono e vendono il proprio e-reader (si chiama Leggo quello di Edigita mentre quello di Biblet omonimo). Per quanto riguarda la scelta di sistemi di protezione dei file digitali, molti autori ed editori hanno optato per un sistema che utilizza chiavi Digital right management Adobe, una sorta di filigrana che impedisce la copia e/o lo spostamento dei documenti digitali; le reazioni degli utenti sono state negative, in quanto questi lamentano di non poter usufruire dell'ebook allo stesso modo in cui usufruiscono del libro cartaceo. Ancora oggi aperta la discussione sul diritto d'autore in quanto, come gi accennato in precedenza, le regolamentazioni stipulate per il mondo fisico non sono ancora state adeguate a quello digitale. Per una maggiore diffusione degli ebook in Italia occorre che vengano abbassati i prezzi di questi e degli ereader e che si tenga sempre in considerazione il bassissimo tasso di lettura del paese.

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3.3. Uno sguardo all'interno delle case editrici italiane virtuose: da Edizioni Ambiente ai reparti editoriali delle associazioni ambientaliste pi conosciute Le case editrici che in Italia si occupano esclusivamente di tematiche ambientali sono in numero esiguo: quelle oggetto di analisi in questo lavoro sono quattro e tutte indipendenti. Tutte le altre case editrici non sono state prese in considerazione, in quanto il catalogo di queste non era dedicato solamente all'argomento ambiente ed ecologia, ma anche ad altri temi di natura differente. Stiamo parlando di Edizioni Ambiente, Il Verde Editoriale, Terra Nuova, La Nuova Ecologia. Un discorso a parte va fatto per le cinque grandi associazioni ambientaliste (Legambiente, Italia nostra, LifeGate, Greenpeace e WWF), le quali hanno tutte un'attivit editoriale basata su magazine e pubblicazioni fatte sia con il marchio dell'associazione, sia appoggiandosi ad altre case editrici. Si tratta di un'attivit editoriale atipica in quanto producono libri, riviste e altro materiale editoriale ma, prevalentemente per motivi economici e legali, non sono strutturate per la distribuzione in libreria. Un altro motivo non meno importante la natura di alcune di loro come ONLUS15: la normativa sulle
15 Nell'ordinamento italiano l'espressione organizzazione non lucrativa di utilit sociale, meglio nota con l'acronimo ONLUS, indica una categoria tributaria alla quale appartengono determinati enti di carattere privato, anche privi di personalit giuridica, i cui statuti o atti costitutivi

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impedisce di vendere libri, ma consente la collaborazione con altri editori in linea con la missione delle associazioni. Un'attenzione particolare viene concessa alla milanese Edizione Ambiente la quale, come gi detto in precedenza, rappresenta il massimo nonch migliore esempio per ci che con questo lavoro si intende per editoria ambientale specializzata; anche le altre case editrici non sono di certo da meno ma Edizioni Ambiente (forse anche perch la pi grande e la pi nota tra queste), possiede tutti i parametri per aggiudicarsi in pieno il meritato titolo. Nelle pagine seguenti vengono illustrati, tramite una tabella riassuntiva, i dati relativi ad alcune delle principali attivit delle case editrici; nella tabella non vengono prese in considerazione le sezioni editoriali delle associazioni ambientaliste in quanto queste, oltre ad appoggiarsi ad altre case editrici per la maggior parte delle loro pubblicazioni, non posseggono dati certi in merito alle loro attivit. Esiste un aspetto interessante da sottolineare: la maggior parte di queste case editrici (ad eccezione de La Nuova Ecologia) hanno tutte sede nel Centro-Nord italiano. Anche la maggior parte delle altre case editrici, non menzionate direttamente in questo lavoro ma inerenti per affinit al tema della sostenibilit (tecnologie ecosostenibili, bioedilizia, bioagricoltura, ecc.), hanno sede in questa zona
ONLUS

rispondono ai requisiti elencati nello stesso articolo.

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(stesso discorso per le diverse iniziative a sfondo sostenibile che vanno dall'organizzazione di fiere ed eventi alla creazione di ecoteche nelle biblioteche). Questo sta a significare che esiste tutta una parte dell'Italia che fatica a stare al passo con la rivoluzione ecologica la quale, seppure a stento, sta investendo non solo il settore editoriale, ma anche tutti quelli in cui possibile proporre soluzioni sostenibili. Solo alcune delle principali associazioni ambientaliste hanno sede a Roma: ma si tratta di una magra consolazione, giacch si parla di sedi amministrative che, probabilmente, hanno preferito o dovuto organizzare la sede nella capitale per ragioni di convenienza. Nei paragrafi precedenti si voluto dare un'idea di come sia organizzata la struttura della filiera tradizionale e di come questa mutata con l'avvento dell'era digitale: lo scopo quello di fornire non solo termini chiave, ma anche di delineare situazioni tipiche editoriali che verranno utilizzate per la descrizione di queste case editrici (evitando di dare per scontate parole e attivit che si presumono conosciute). Prima di addentrarsi nella descrizione della struttura e dell'operato di tali case editrici, opportuno fare una breve considerazione in merito alla realt della quale esse fanno parte. Eccezione fatta per quelle di medie dimensioni, le altre sono piccole o piccolissime case editrici, le cui sedi sono situate in luoghi ristretti, quanto ridotto il numero del personale che vi lavora all'interno. Oltre all'editore, ci sono giusto un altro paio di figure che decidono spesso di non percepire dei guadagni e di reinvestire il tutto nella casa editrice per mantenerla in vita; per

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questo motivo, di frequente, si ritrovano a fare altri lavori per arrivare alla fine del mese. Una triste realt che riguarda molte case editrici di piccole e medie dimensioni, le quali vivono dei guadagni provenienti dalle vendite dei titoli in catalogo, cercando di sfruttare al meglio tutti i canali distributivi e le occasioni a disposizione per la promozione e la vendita dei propri prodotti.

Case editrici

Anno di N. titoli N. uscite Canali di distribuzione e fondazio in per anno di vendita ne catalogo 150 38 - Librerie; PDE; - Internet GDO

Edizioni 1993 Ambiente Il Verde 1985 Editoriale Terra Nuova 1977

tramite

32

- Librerie; - Edicole; - Abbonamenti; - Internet; - Fiere specializzate - Abbonamenti - Centri di alimentazione naturale; - Librerie specializzate; - Botteghe del Mondo; - Internet - Librerie; - Abbonamenti; - Internet

85

19

La Nuova 1995 Ecologia

Archivio numeri non definito

18

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3.3.1. Edizioni Ambiente: editoria verde al 100% L'esempio migliore di ci che qui si inteso con casa editrice specializzata in questioni ambientali, offrendo contenuti provenienti da altri ambiti tutti al servizio dell'ambiente e della sua sostenibilit, la casa editrice milanese Edizioni Ambiente.
Edizioni Ambiente nata nel 1993, quando il concetto di sviluppo sostenibile ancora stentava a conquistarsi uno spazio nell'agenda politica mondiale, nella cultura e nell'informazione. Dunque una scelta di campo coraggiosa per quei tempi, soprattutto per l'approccio culturale che da sempre caratterizza il gruppo di lavoro: ambiente non solo inteso come capitale naturale, ma anche come dinamiche economiche, sociali, politiche che ruotano intorno alle risorse e alla convivenza tra esseri umani. Un taglio che impone di coniugare creativamente diverse scienze e discipline e di rinunciare alle scorciatoie ideologiche16.

Chiarezza e sintesi sono le chiavi di lettura giuste per interpretare la politica della casa editrice, come si pu notare anche nelle parole usate per la presentazione di questa. Edizioni Ambiente una casa editrice di dimensioni medie, con un catalogo di circa 150 titoli e una proposta di novit di trentotto titoli l'anno. La distribuzione esternalizzata e affidata al consorzio PDE (Produzione e distribuzione
16 Citazione tratta dalla pagina di presentazione del sito della casa editrice.

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editoriale), che distribuisce e promuove per la casa editrice nelle librerie di alcune regioni italiane. I canali di vendita utilizzati da Edizioni Ambiente sono le librerie, le fiere editoriali (e anche quelle aventi come tema l'ambiente e la sostenibilit pi in generale), nonch la vendita su internet tramite il sito stesso. La casa editrice presenta aspetti positivi a partire gi dalla struttura della home page del sito, in base alle caratteristiche che una buona home page deve avere, enunciate dall'esperto di web usability statunitense Steve Krug. Questa risulta aver un'ottima gerarchia dei contenuti, in quanto ogni elemento informativo offerto messo ben in evidenza, presentando anche delle scorciatoie (ossia dei link verso i contenuti pi frequentemente richiesti come, ad esempio, il link al blog Verdenero). La casella per le ricerche anch'essa posta in evidenza, come il link per il form di registrazione/accesso per i nuovi utenti e per quelli gi iscritti. La promozione dei contenuti interni efficace, i banner pubblicitari sono diversi e dislocati su vari punti strategici della home page. La promozione si concentra sui testi migliori e sulle funzionalit del sito; vengono anche promossi i vantaggi dell'iscrizione al sito e delle numerose attivit che la casa editrice svolge (attivit di formazione, possibilit di tracciabilit di rifiuti per specialisti del settore, ecc.). Il sito costantemente aggiornato in tutti i suoi contenuti, dimostrando un acceso interesse a mantenere alta la qualit dei servizi offerti; un sito strutturato

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in modo tale da invogliare l'utente a ricercare contenuti che non era intenzionato a cercare, ma ai quali potrebbe essere potenzialmente interessato (Krug 2006). Nonostante manchi di un'efficace tagline e di un welcome blurb17, la comunicazione del sito riesce in tutte le sue parti, garantendo la trasmissione dei vantaggi che esso pu offrire, solo grazie a un nome ormai divenuto familiare nel contesto editoriale italiano e a una struttura impeccabile ed esaustiva (nonostante Krug consigli sempre di utilizzare una tagline per comunicare velocemente all'utente il vantaggio della scelta del proprio sito rispetto ad un altro). Edizioni Ambiente ha da sempre collaborato con alcune delle principali associazioni ambientali (tra cui Legambiente, WWF, Lega anti vivisezione), per le quali pubblica riviste e titoli. Inizialmente la sua specializzazione era su tematiche di legislazione ambientale; venivano (e vengono) pubblicati manuali sull'argomento e nel sito presente anche una newsletter settimanale gratuita che informa gli utenti su tutte le novit in materia di normativa ambientale. Successivamente, a
17 La tagline una frase stringata che caratterizza l'intera iniziativa di un sito web, sintetizzandone in maniera chiara e concisa i pregi. Una buona tagline costituita da circa circa sei/otto parole, trasmette differenziazione e un chiaro beneficio, ha un bell'aspetto, vivacit e ingegnosit; le cattive tagline sono vaghe, troppo lunghe, generiche e rischiano di confondersi con i motti. Il welcome blurb una concisa descrizione del sito web, un blocco di testo a s stante sulla home page; un buon welcome blurb anch'esso breve e nitido, descrive i vantaggi del sito evitando l'utilizzo del gergo aziendale (Krug 2006).

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questo filone si aggiunse quello sulla sostenibilit ambientale (ogni filone ha la propria redazione specializzata) che spazia in diversi ambiti, dall'architettura sostenibile agli studi sulle energie rinnovabili e i cambiamenti climatici e, ultimamente, alle ricerche (svolte per conto di consorzi e aziende) sul tema degli imballaggi e del riciclo. La casa editrice, sin dal momento della sua nascita, dimostra di avere una particolare attenzione verso la tematica dei rifiuti: riviste, attivit, seminari, portali web, tutti creati per essere dedicati ai professionisti del settore ambientale e ai privati sensibili all'argomento. La prima rivista pubblicata da Edizioni Ambiente Rifiuti-Bollettino di informazione normativa, un mensile rivolto agli specialisti del settore ambientale e giuridico nonch a docenti e decisori pubblici e privati. Il mensile, disponibile in abbonamento sia cartaceo che on line, raccoglie interventi monografici su tematiche normative scritti da autori disparati. I riferimenti legislativi sono riportati fedelmente con tanto di commenti, insieme alle sentenze e agli atti giudiziari nazionali ed europei. Sono anche riportate le circolari, le risoluzioni e gli atti di indirizzo e, infine, vi uno spazio dedicato a rubriche di approfondimento su temi che stanno pi a cuore agli operatori del settore. La rivista diretta dalla giurista ambientale Paola Ficco, giornalista e docente di Scienze giuridiche dell'ambiente presso la Facolt di giurisprudenza dell'Universit la Sapienza di Roma. Dell'esperienza e della professionalit di Paola Ficco, Edizioni Ambiente usufruisce soprattutto per le questioni di

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normativa ambientale e per le reti che si occupano della gestione dei rifiuti e dei servizi in merito (la Ficco, tra l'altro, autrice di numerosi testi editi dalla casa editrice e curatrice di molti altri sempre a sfondo giuridico-ambientale). Qualche anno dopo la nascita della casa editrice, quando ancora internet non era una realt diffusa in maniera capillare, nasce il primo dei portali gestiti da Edizioni Ambiente: www.reteambiente.it, un sito che diventa da subito una sorta di rivista on line per chi opera nel settore ambientale a livello giuridico. Il sito, gi nella struttura della sua home page, si dimostra ricco di informazioni, news, commenti; tutti di argomento ambientale, con firme autorevoli (come, appunto, quella di Paola Ficco) e con collegamenti a siti partner esterni che propongono ulteriori contenuti informativi, offerte di formazione professionale ed eventi e proposte inerenti all'argomento. Il menu, altamente accessibile e intuitivo, permette di individuare con facilit gli argomenti di interesse, in quanto le sezioni sono ben distinte tra loro e a loro volta suddivise in sotto-menu, aiutando ulteriormente l'utente a raffinare le proprie ricerche. Le news sono suddivise tra editoriali, approfondimenti, aggiornamenti normativi, ultimissime e sono dotate di un proprio archivio: uno strumento completo e preciso per l'aggiornamento costante ed esaustivo sull'argomento normativo-ambientale. Un elemento importantissimo di questo portale sono gli strumenti e i servizi qui proposti, primo fra tutti l'osservatorio di normativa ambientale: questo strumento offre lo scenario completo delle

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normative nazionali ed europee in merito alle principali tematiche ambientali. Ogni area tematica di riferimento suddivisa in diversi settori: tutti i provvedimenti presenti nei settori normativa vigente e prassi, sono testi vigenti e annotati, ossia integrano nel testo tutte le modifiche successivamente apportate da altri provvedimenti e riportano in nota i riferimenti agli altri atti citati. I bollettini sono spesso accompagnati da alcuni Speciali (ai quali dedicato un settore specifico del menu per una maggiore visibilit), che rappresentano una porta d'ingresso privilegiata ai documenti dell'osservatorio. Ogni testo contrassegnato da una serie di parole-chiave, organizzate in forma gerarchica, che consentono di cogliere a colpo d'occhio i principali argomenti trattati 18. L'osservatorio coordinato da un comitato scientifico (presieduto, anche questo, da Paola Ficco), il quale provvede alla creazione di competenze specifiche, ad assicurare la conoscenza approfondita dei temi tratti e alla garanzia dell'affidabilit dei propri contenuti (visto che al suo interno sono presenti rappresentati di organismi normativi e dei principali organi pubblici di vigilanza e controllo). Alcuni contenuti sono accessibili solo tramite un abbonamento on line (semestrale o annuale), il quale viene proposto anche combinato (pi servizi in un unico abbonamento), per andare incontro agli utenti dal punto di vista economico. Uno di questi
18 Ib.

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il servizio adempimenti ambientali, dedicato a imprese e operatori del settore, il quale fornisce gli strumenti necessari per capire a quali obblighi di legge si soggetti e quali mezzi utilizzare per assolverli. Di facile consultazione, presenta un settore per ogni specializzazione in cui possibile trovare, oltre ai contenuti riguardanti le norme e le novit, anche preziose indicazioni e documentazioni complementari specifiche; ai non abbonati concessa la consultazione di una parte di documenti (si tratta per lo pi di introduzioni). Date le innumerevoli informazioni proposte e la probabile confusione che pu nascere nel tenerle tutte sotto controllo, il sito propone un'utilissima sezione dedicata alle scadenze ambientali di bandi, norme, formazioni ecc. divise per mese e per argomento. Lo scopo di Edizioni Ambiente quello di
istituire un nucleo di attivit e di competenze che diventi baricentro culturale tra i vari interessi e i vari interpreti dello scenario e che affermi le dottrine pi affidabili sotto il profilo sia tecnico che scientifico19.

Viene dedicato un ampio spazio alle proposte sulla formazione professionale dei mestieri ambientali, proprio per andare a colmare lacune presenti in quest'ambito a livello nazionale: dal 2005 si organizzano seminari e corsi per la formazione sulla gestione dei rifiuti, sulle norme che li regolamentano e sulle energie rinnovabili. La formazione
19 Ib.

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permanente sui rifiuti prevede seminari di consolidamento per le materie di base e seminari pi avanzati nel momento in cui vengono proposte novit legislative che impongono revisioni concettuali della disciplina. La formazione sul SISTRI20, prevedeva la formazione sulle tecnologie e la gestione del sistema di controllo e la tracciabilit dei rifiuti: nonostante sia nato da poco (nel 2010), in seguito all'abrogazione dell'organo e alla sua successiva reintroduzione, il corso non momentaneamente disponibile per motivi adducibili al cambiamento del suo funzionamento interno. Il corso di formazione sulle energie rinnovabili dedicato a tutti gli esperti del settore, amministratori locali, imprese che necessitano e richiedono informazioni e aggiornamenti su questo tipo di energie: sono illustrati i cambiamenti pi significativi in materia soprattutto a livello normativo e si lascis anche molto spazio ai quesiti dei partecipanti. Nel sito anche presente una utilissima guida concreta d'intervento:
20 Il SISTRI (sistema di controllo della tracciabilit dei rifiuti) nasce nel 2009 su iniziativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel pi ampio quadro di innovazione e modernizzazione della Pubblica amministrazione, per permettere l'informatizzazione dell'intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani per la Regione Campania. Il sistema semplifica le procedure e gli adempimenti, riducendo i costi sostenuti dalle imprese e gestisce in modo innovativo ed efficiente un processo complesso e variegato con garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell'illegalit.

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viene dedicata un'area alla possibilit dello smaltimento e/o riciclaggio dei pneumatici fuori uso, con indicazioni su luoghi e metodi da seguire anche per demolire auto o per comprare nuovi pneumatici. La newsletter di reteambiente ci porta direttamente a uno dei cinque portali di Edizione Ambiente: www.nextville.it. Una funzionale tagline informa da subito l'utente che il sito raccoglie tutte le novit su energie rinnovabili ed efficienza energetica: anche in questo portale si pu constatare gi dalla home page un'organizzazione precisa per contenuti, con un menu strutturato in maniera da facilitare la ricerca delle informazioni desiderate. Come in reteambiente, l'accento posto sulle normative e la politica intorno, in questo caso, alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica: notizie aggiornate, informazioni utili su cosa sono e come si possono sfruttare queste nuove energie e che incentivi e agevolazioni possibile ricevere ( presente anche una sezione dedicata a tutte le autorizzazioni e i dossier regionali che illustrano le disposizioni nazionali e regionali sulle materie in questione). Sotto il menu principale messo ben in evidenza un piccolo sotto-menu che illustra quali siano i servizi a pagamento offerti dal sito: come per reteambiente, anche per nextville esiste un osservatorio sulla normativa energetica il quale, sotto la voce gestione incentivi (corpo a pagamento), fruibile in abbonamento semestrale o annuale tramite la registrazione sul sito. Anche in merito alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica prevista un'attivit formativa che offre una

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sequenza di corsi e seminari dedicati a temi e metodologie di intervento specifici. I banner dedicati agli spazi pubblicitari sono numerosi e riguardano non solo i portali della casa editrice, ma anche i moltissimi siti partner che si occupano di medesimi argomenti o ad essi affini. Una sezione di questo sito colpisce in particolare: si tratta della sezione visione d'insieme, in cui si riflette sulla dispersivit dell'argomento in s e della trattazione di qualsiasi argomento su un sito web che tende a razionalizzare e separare le informazioni, creando difficolt di orientamento anche agli utenti pi attenti e curiosi. Per ovviare a queste difficolt, la sezione in questione si propone di offrire commenti, articoli, elementi di dibattito in grado di fornire un quadro complessivo di quella che la situazione nel settore energetico italiano diviso, a sua volta, in altre piccole sezioni per argomento. Un altro sito della grande famiglia di Edizioni Ambiente www.verdenero.it, il quale prende il nome dall'omonima collana della casa editrice nata nel maggio del 2007. Cos descritta in parole povere questa nuova avventura:
Con questa iniziativa la casa editrice infrange il clich secondo il quale fare cultura della sostenibilit significa obbligatoriamente svolgere temi difficili e che spesso scoraggiano i non addetti ai lavori.Viene cos affrontato un tema di grave impatto, quello della legalit ambientale, portandolo su un terreno pi facilmente fruibile, quello della narrativa. E questo grazie a una fruttuosa

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collaborazione con Legambiente, da anni impegnata a denunciare i fenomeni di ecomafia. Ma soprattutto grazie all'adesione dei migliori autori del noir italiano, che hanno accettato di impegnarsi in prima persona in un progetto di rilevanza collettiva. Successivamente sono nate le collane Inchieste e Romanzi21.

Il portale ha una grafica semplice e pratica (quanto il titolo della collana), sponsorizza solo i suoi testi con relativi autori e gli eventi ad essi dedicati: fornisce i link a tutti i social network22 in cui possibile ritrovare uno spazio dedicato a questa collana. Un ristretto menu sulla sinistra della home page informa gli utenti sul catalogo, i suoi autori e le novit in uscita; inoltre c' uno spazio riservato al calendario delle presentazioni dei libri in diverse parti d'Italia e un altro per il merchandising del blog. Rispetto agli altri portali, questo potrebbe risultare misero nella struttura e nei contenuti: non bisogna dimenticare che si tratta del blog di una collana editoriale e, quindi, di uno strumento specifico a s stante.
21 Ib. 22 I social network, intesi come rete sociale, sono insiemi di individui collegati tra loro da un qualche tipo di relazione che condividono interessi, idee e informazioni e sono interessati alla collaborazione reciproca. In ambito del web (definizione che interessa nel caso di questo lavoro), i social network sono dei siti che rendono possibile la creazione di una rete sociale virtuale, favorendo la nascita e/o il mantenimento delle relazioni sociali in base a diverse motivazioni (interessi, affetti, partecipazioni a gruppi interattivi ecc.). I pi famosi e i pi utilizzati sono Facebook e Twitter.

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Infine gli ultimi due siti di Edizioni Ambiente sono www.puntosostenibile.it e www.gestionerifiutionline.it: il primo la newsletter di Edizioni Ambiente, dalla cui homepage possibile avere uno sguardo generale sugli editoriali, le novit, gli extra, gli appuntamenti e le buone notizie (nonch possibile dare un'occhiata ai libri consigliati dalla casa editrice, gli eventi sostenibili in programmazione e i collegamenti utili agli utenti interessati all'argomento). Il secondo portale la parte pratica della proposta sulla tracciabilit dei rifiuti e della sua gestione menzionata nel sito di reteambiente: in esso possibile venire a conoscenza minuziosamente dei servizi offerti, dei diversi abbonamenti e dei pacchetti per una migliore gestione dei rifiuti (i servizi sono offerti, come detto in precedenza, a professionisti del settore). Edizioni Ambiente il presente e il futuro. L'esempio da cui partire per riempire il filone scarsamente colmo di questa editoria ambientale specializzata (oppure, per essere pi precisi, delle case editrici specializzate in tematiche ambientali e sostenibilit). Il nome di questa casa editrice rappresenta oggi un'altissima fonte di garanzia per i suoi prodotti e per le attivit che le vengono attribuite (non ultima, Edizione Ambiente dal 1998 autorizzata alla pubblicazione dell'edizione italiana di state of the world, il rapporto annuale sullo stato del pianeta elaborato dal Worldwatch institute e dell'annuario rapporto ambiente Italia di Legambiente); il segreto che sta dietro la sua solidit la determinazione con la quale ha portato avanti con

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devozione il suo pi che evidente (e unico) interesse verso la causa ambientale e le questioni ad essa affini. 3.3.2. Il Verde Editoriale: la seconda casa editrice verde italiana Ventisei anni di piena attivit di un'altra eccellente casa editrice verde del milanese: Il Verde Editoriale propone contenuti per i tecnici e i professionisti del settore ambientale, garantendo aggiornamenti costanti su tutto ci che concerne la loro realt lavorativa e offrendo professionalit e attenzione alla cultura del rispetto ambientale. La casa editrice dispone di un catalogo con pi di trentadue titoli e circa sei novit proposte ogni anno: il catalogo organizzato in una maniera inconsueta ma funzionale, in quanto alla voce descrittiva di ogni libro abbinato il link con il simbolo del carrello (identifica la possibilit di acquisto di un prodotto), facilitandone l'acquisto ed evitando di recarsi in apposite pagine per farlo. Oltre ai libri, la casa editrice pubblica (sempre dal 1985) una rivista bimestrale tecnico-scientifica, ACER, rivolta ai professionisti del verde e diventata, nel corso del tempo, portavoce delle pi importanti associazioni del settore. ACER fornisce informazioni complete e aggiornate per la progettazione, costruzione, manutenzione, gestione di verde pubblico, verde sportivo, verde industriale e commerciale. La rivista inoltre tratta di arboricoltura ornamentale, recupero ambientale, meccanizzazione, irrigazione, reti ecologiche, compostaggio, inserimento paesaggistico di strutture e

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infrastrutture. possibile abbonarsi alla rivista direttamente dal sito internet e gli abbonati, oltre ai numeri, riceveranno anche alcuni speciali (quando previsti) chiamati Speciali di Folia (un'iniziativa che prende piede nel 2000): si tratta di supplementi monografici, realizzati su commissione per comuni, province, regioni o enti e dedicati agli aspetti architettonici del paesaggio e al territorio (oppure possono trattare argomenti individuati insieme al committente). Nel 2005 nasce un altro supplemento di ACER, Paesaggio Annual, il quale raccoglie tutti i progetti che prendono parte al premio la citt per il verde. Per un breve periodo (dal 1999 al 2006) la casa editrice ha pubblicato un'altra rivista: Parchi e Riserve Naturali, un giornale inizialmente dedicato solo alla Regione Lombardia ma che, successivamente, ha cominciato a trattare in maniera divulgativa le informazioni su tutte le aree protette d'Italia (dal 2006 la rivista verr pubblicata dalla casa editrice Edinat). I canali di distribuzione utilizzati da Il Verde Editoriale sono le classiche librerie, le edicole e le fiere dedicate ad argomenti affini: possibile acquistare in queste sedi tutte le sue pubblicazioni, oltre che direttamente su internet e, come gi detto, tramite abbonamento. Anche nel caso di questa casa editrice, la struttura della sua home page (secondo le regole di Krug) risulta essere pratica e intuitiva come quella della sua collega Edizioni Ambiente: menu visibile ed essenziale, diversi banner dislocati nel sito (che pubblicizzano sia i

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prodotti, sia gli eventi propri che i siti partner), casella per la ricerca, opzione di registrazione/accesso per gli utenti bene in vista, link ai contenuti pi cliccati nel sito. Anche in questo caso manca una tagline che sintetizzi l'offerta del sito: avrebbe potuto esserlo l'headline23, menzionata solo nel profilo della casa editrice, la quale recita: dal 1985 comunichiamo ai professionisti e agli amanti del verde. La casa editrice promotrice di moltissimi eventi e premi, descritti ampiamente nelle sezioni eventi e agenda del menu del sito. I principali vengono organizzati annualmente e con la partecipazione diretta de Il Verde Editoriale. Nel 1995, in collaborazione con la fondazione fiera di Milano, nasce il premio Miflor, ossia un riconoscimento annuale ai comuni italiani che si sono maggiormente distinti nella progettazione e nella gestione del verde pubblico. L'anno dopo viene organizzato per la prima volta (e ancora uno dei due eventi messo in piedi annualmente dalla casa editrice) il convegno nazionale Paradeisos, dedicato al paesaggio naturale e al suo rapporto con il mondo del verde professionale; nel sito presente anche un archivio contenente tutte le brochure delle edizioni degli anni precedenti. Nel 1999 il premio Miflor si 23 Una headline un breve testo che apre il messaggio e che viene
messo in risalto, usando tra l'altro caratteri di stampa pi grandi (e di solito in maiuscolo) per attirare l'attenzione. Solitamente sintetizza il tema della comunicazione o della campagna. La tagline viene talvolta confusa con l'headline, poich alcune campagne vengono presentate solo con l'una o l'altra. Se la frase viene presentata vicino al logo, come se ne fosse una parte integrante, quasi certamente una tagline.

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trasforma nel premio La citt per il verde, promosso oltre che dalla casa editrice e dalla fondazione fiera di Milano, anche da Padova fiere: il premio esteso anche alle province e attribuisce prestigiosi riconoscimenti a tutte le amministrazioni pubbliche che hanno investito sapientemente le loro forze e il loro impegno nel verde pubblico, in conformit ai dettami della convenzione europea del paesaggio24. Anche per questo evento previsto un archivio con tutti i link verso le pagine dedicate alle edizioni precedenti. Infine nel 2005 nasce l'ultimo dei premi, il premio Porcinai, dedicato alla memoria del paesaggista Pietro Porcinai con cui viene premiato, a giudizio insindacabile della giuria, un saggio, un progetto, un lavoro che abbia contribuito significativamente all'approfondimento e all'affermazione dell'architettura del paesaggio in Italia. Come molte piccole case editrici, anche ne Il Verde Editoriale si pu notare la cura e la passione con la quale si
24 La convenzione europea del paesaggio un documento adottato dal Comitato dei ministri della cultura e dell'ambiente del Consiglio d'Europa del 19 luglio 2000, firmato da ventisette stati della Comunit Europea e ratificato da dieci (tra cui l'Italia). Oltre a dare una definizione univoca e condivisa di paesaggio, la convenzione dispone i provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela, che gli stati membri si impegnano ad applicare. Vengono definite le politiche, gli obiettivi, la salvaguardia e la gestione relativi al patrimonio paesaggistico, viene riconosciuta la sua importanza culturale, ambientale, sociale, storica quale componente del patrimonio europeo ed elemento fondamentale a garantire la qualit della vita delle popolazioni.

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porta avanti un tipo di informazione dai contenuti settoriali, quasi difficili per un mercato editoriale generale che guadagna per lo pi dalla narrativa, dalla saggistica e dall'editoria per ragazzi. Ma la determinazione con la quale continua a proporre nuove pubblicazioni, a partecipare e creare eventi nobili e di pubblica utilit, ad avere imperativi etici (dal 2011 la casa editrice pubblicher la sua rivista ACER su carta certificata FSC, ossia con garanzia di produzione di carta sostenibile), non fa che aumentare le speranze e i propositi positivi verso un definitivo riconoscimento del verde editoriale specializzato. 3.3.3. Terra Nuova Edizioni e la sua presenza capillare Terra Nuova Edizioni nasce nel 1977 in contemporanea con la sua famosissima e omonima rivista, vantando grandi numeri tra anni di intensa attivit e abbonati. Il portale della casa editrice si presenta in maniera leggermente confusionaria e bizzarra: il sito principale dedicato quasi interamente al mensile e agli speciali che di volta in volta questo propone e soltanto cliccando sul catalogo, possibile arrivare sulla home page di quello che sembra essere il sito della casa editrice. Terra Nuova Edizioni si propone da sempre di offrire controinformazione sulle tematiche di alimentazione e medicina naturale, agricoltura biologica e biodinamica, bioedilizia, ecoturismo, consumo critico, energie rinnovabili, finanza etica e pi in generale ambiente ed ecologia. Il sito sponsorizza e propone contenuti di integrazione alle tematiche

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affrontate dal mensile con collegamenti al proprio catalogo di libri e a siti tematici. I titoli presenti in catalogo sono circa ottantacinque e le uscite per anno sono una ventina (comprese le riviste, invece le novit in merito ai libri sono otto): i libri e le riviste non vengono distribuiti nelle edicole ma nelle librerie specializzate, nei centri di alimentazione naturale e nelle Botteghe del mondo (botteghe dell'Altromercato dove si vendono prodotti del Commercio equo e solidale25). La rivista il punto forte di questa casa editrice: disponibile anche tramite abbonamento, stampata su carta 100% riciclata, essa diventata negli anni il punto di riferimento delle buone pratiche per uno stile di vita solidale e a basso impatto ambientale. Il sito, come accennato in precedenza, ha una struttura che a primo impatto risulta dispersiva e caotica: in realt esso ricco non solo di tutti gli elementi caratterizzanti una buona home page, ma possiede anche una serie di piccoli servizi in pi che possono solo significare una maggiore fidelizzazione degli utenti. A questi ultimi viene posta un'attenzione particolare: nella home page sono proposti sondaggi, la possibilit di lasciare commenti e scrivere articoli (con una casella dedicata a quelli pi recenti), una bacheca di annunci per servizi tematici
25 Ctm Altromercato un consorzio non profit di Botteghe del mondo, i cui soci sono cooperative e associazioni attive nel Commercio equo e solidale. Quest'ultimo una partnership economica basata sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che mira ad una maggiore equit tra Nord e Sud del mondo attraverso il mercato internazionale.

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e, per sottolineare il carattere di antica saggezza, un link che porta ad una simpatica pagina dedicata all'almanacco quotidiano. La gerarchia dei link e dei contenuti rappresenta il punto debole del sito: banner, casella per la ricerca, form per la registrazione/accesso degli utenti, sono tutti presenti ma dislocati in una home page che sembra interminabile e cos piena di spunti (comunque interessanti), da creare non poca confusione negli utenti. Vengono sponsorizzati soprattutto eventi di carattere biologico e/o sostenibile e i propri prodotti (oltre ai libri e alla rivista); messo, invece, ben in evidenza un menu sulla sinistra della home page che raccoglie, per ambito tematico, vari articoli su diversi argomenti, come se fosse una sorta di rassegna stampa i cui gli articoli sono divisi per contenuto. Alcuni di questi sono offerti anche sotto forma di intervista nella sezione dedicata ai video; presente anche un fitto e ricco calendario con tutti gli eventi, i corsi e i seminari presenti giorno per giorno su territorio nazionale. Come gi detto, cliccando sul catalogo si arriva al sito pi burocratico di Terra Nuova Edizioni: semplice, formale, lineare, essenzialmente dedicato alla mostra dei prodotti contenuti nel catalogo, alle informazioni e alla stipula degli abbonamenti, alla possibilit di affiliazione nella vendita dei prodotti della casa da parte di altri siti. Terra Nuova Edizioni sembrerebbe essere una casa editrice i cui prodotti sono fruiti solo da esperti e professionisti del settore: ma diversi fattori come la sua atipica distribuzione (atipica nel senso che i prodotti della casa vengono distribuiti in luoghi non deputati per

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consuetudine a libri e riviste), l'interesse e la concentrazione sull'utente/lettore (di qualsiasi tipo) e il linguaggio utilizzato negli articoli sia del sito che della rivista, fanno di questa casa editrice un altro saggio esempio di come un argomento apparentemente finalizzato a una determinata categoria possa, invece, coinvolgere un pubblico pi vasto. Soprattutto la lodevole (e strategica?) decisione di vendere libri e riviste nei negozi che commercializzano alimenti biologici, nelle librerie specializzate e nelle botteghe del Commercio equo e solidale non solo offre una grande visibilit alla casa editrice, ma insiste ancora una volta su una questione fondamentale: sostenibilit qualcosa che riguarda moltissimi settori e moltissimi aspetti della vita quotidiana degli individui, di ogni individuo (e non solo quello degli addetti ai lavori) e la cooperazione e l'interscambio tra le diverse culture che perseguono la sostenibilit fondamentale e sempre pi necessaria. 3.3.4. Da verde nasce verde: La Nuova Ecologia e i reparti editoriali delle pi grandi associazioni ambientaliste italiane Le grandi associazioni ambientaliste italiane (o le sedi italiane di quelle internazionali) per pubblicare le proprie riviste e i propri libri si sono sempre per lo pi appoggiate a case editrici esterne. Anche quando posseggono un loro logo editoriale, si tratta di casi eccezionali e ristretti non classicamente riconoscibili come case editrici: La Nuova Ecologia, giornale di Legambiente e societ cooperativa

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fondata dall'associazione stessa, un esempio di quest'ultimo caso. Costituita nel 1995 per la gestione delle riviste dell'associazione e di numerose altre iniziative ad essa collegate, essa nasceva con la ferma convinzione che
l'informazione, la formazione e la comunicazione ambientali siano strumenti fondamentali nella politica dello sviluppo sostenibile. () Alla base del lavoro svolto c' un costante impegno alla tutela e alla valorizzazione di principi etici nei rapporti economici e sociali26.

La Nuova Ecologia, oltre all'omonima rivista e alle altre due (Rifiuti e QualEnergia), pubblica una collana di libri, la Collana del Cigno, a carattere scientifico-divulgativo, dove ogni libro rappresenta uno strumento per portare avanti battaglie di civilt e di rispetto per l'ambiente (attualmente la pubblicazione della collana risulta sospesa). Altri libri e iniziative editoriali di Legambiente vengono pubblicati, come gi precedentemente detto, in collaborazione con la casa editrice Edizioni Ambiente. La societ non possiede un reale catalogo: la redazione del sito informa che l'archivio dei numeri presenti in catalogo non aggiornato per diverse motivazioni (tante e dispersive pubblicazioni, a volte fatte appoggiandosi ad altre case editrici, giusto per citarne alcune), perci si basano pi che altro sulle edizioni dei periodici. Anche le novit riguardano esclusivamente i periodici: diciotto
26 Dalla presentazione della societ presente nel sito internet della casa editrice La Nuova Ecologia.

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il numero totale delle uscite in un anno di tutte le riviste. I periodici vengono distribuiti nelle librerie e nelle fiere di settore e venduti in questi spazi, oltre che tramite abbonamento (effettuabile on line tramite carta di credito o conto corrente postale). Il portale della societ ha tutte le carte in regola per essere un ottimo specchio di questa: l'unica pecca (se proprio necessario trovarne una), la mancata visibilit del form di registrazione/accesso per gli utenti. La barra del menu principale offre le informazioni di base e, in un certo senso, pi pratiche: oltre alla sezione abbonamenti, le altre sezioni riguardano le attivit e gli eventi promossi dalla societ o con i quali essa collabora. Insieme alla prevalente attivit editoriale, La Nuova Ecologia organizza anche convegni e seminari, corsi di giornalismo e di formazione, manifestazioni, rassegne cinematografiche e cura l'ufficio stampa per conto di aziende private e di enti pubblici. La casa editrice propone due tipi di formazione (un corso e una scuola), in collaborazione con altri enti promotori: si tratta del corso di giornalismo ambientale intitolato a Laura Conti e della scuola di comunicazione ambientale intitolata ad Antonio Cederna: entrambi rivolti a esperti e giornalisti, ma aperti anche a giovani laureati intenzionati a conoscere e/o approfondire le tecniche di comunicazione ambientale. Una delle sezioni dedicata al Club Nuova Ecologia, uno strumento rivolto alle aziende che sancisce la partnership rivista-impresa, per rafforzare l'approccio strategico e globale alle tematiche ecologiche, alla

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loro promozione e comunicazione: le aziende aderenti usufruiranno di un vantaggioso piano di comunicazione basato su promozione, convegni, elaborazione di brochure, edicole itineranti e bollini verdi. L'altro menu, situato sulla parte destra della home page, invece dedicato ai materiali informativi di contenuto ecologico ambientale e divisi in base alla natura del prodotto: presente anche una sezione in cui sono inseriti tutti gli eventi interessanti per l'argomento in questione. Anche questa societ punta moltissimo sull'attenzione agli utenti: essi hanno una libert di espressione e partecipazione molto vasta, tramite l'utilizzo di commenti, recensioni, del collegamento ai pi noti social network e possono integrare le informazioni tramite i collegamenti a blog e ai siti partner che offrono contenuti simili. Altri eventi organizzati dalla societ sono il clorofilla film festival e il festambiente ragazzi: il primo una manifestazione cinematografica che si svolge nella cornice del secondo, un evento estivo per ragazzi volto a sensibilizzare la conoscenza in materia ecologico-ambientale (ma anche rivolto a un pubblico di adulti). Inoltre organizza l'edizione di un premio editoriale, Libro per l'ambiente, un evento unico nel suo genere dove i partecipanti non sono solo case editrici, ma anche istituti scolastici, parchi, imprese, enti e associazioni, giudicati da una giuria particolare in quanto tutta composta da giovani. La Nuova Ecologia offre anche altri servizi ad aziende e diverse realt pubbliche e private: tramite un osservatorio sulla comunicazione etico-ambientale d'impresa, controlla l'impegno

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delle aziende in tema di sviluppo sostenibile e offre anche un servizio d'ufficio stampa competente e professionale per chi ha come obiettivo primario lo sviluppo economico sostenibile. Rispetto agli altri siti, il pregio di questo sta proprio nello sfruttare in maniera geniale l'interazione con i social network e, quindi, di averne compreso le potenzialit: nella home page si pu interagire a conversazioni, tramite Twitter, di un determinato argomento in un'apposita casella, dove scorrono messaggi in continuazione provenienti da utenti connessi da ogni parte del globo terrestre. In questo tiene fede a quelli che sono gli scopi primari enunciati dalla societ stessa: offrire contenuti accessibili a tutti usando ogni mezzo comunicativo a disposizione, in quanto l'importante non il mezzo utilizzato ma il messaggio da veicolare. 3.3.5. Le attivit editoriali di Greenpeace, Italia nostra, LifeGate, WWF La maggior parte dell'attivit editoriale di queste associazioni ambientaliste si riduce alla pubblicazione dei magazine informativi destinati ai soci e a qualche pubblicazione sporadica fatta in collaborazione con alcune case editrici. Sulle copertine di questi libri sempre presente il logo dell'associazione che pu trarre in inganno, in quanto posizionato spesso vicino quello della casa editrice di turno, facendo pensare all'esistenza di una vera e propria dell'associazione. In questo paragrafo si terr conto

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esclusivamente dell'attivit editoriale delle associazioni, in quanto nel quarto capitolo di questo lavoro si parler in maniera pi dettagliata di queste. Greenpeace Italia rientra pienamente in questa descrizione. Greenpeace News la rivista ufficiale dell'associazione che nasce un anno dopo la fondazione stessa di Greenpeace (1986) e viene inviata trimestralmente da venticinque anni a tutti i soci dell'associazione. Non esistono perci n cataloghi n canali di distribuzione, visto che i pochissimi libri sono pubblicati con case editrici diverse di volta in volta e il periodico viene spedito tramite posta ai soci (anche se prevista l'edizione on line a breve). Stesso discorso si pu fare per LifeGate Italia: la testata mensile (a volte bimestrale) nasce nel 2001 ed disponibile semplicemente scaricandola dal sito web dell'associazione (al momento possibile scaricare solo gli ultimi ventiquattro numeri). LifeGate fa del suo slogan un imperativo applicabile totalmente al suo operato: tramite il progetto impatto zero, LifeGate si propone di pubblicare contenuti solo on line e libri solo in versione ebook. Il progetto stato creato per compensare le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera generate dalla propria attivit e per favorire la creazione e la tutela di oltre 1.800 metri quadrati di foreste in diversi punti del pianeta Terra (ci sono molte case editrici e librerie on line e non che, pur non essendo specializzate in editoria ambientale, aderiscono a questo progetto).

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Italia nostra una delle associazioni ambientaliste italiane pi conosciute; a due anni dalla sua fondazione (1955) pubblica il suo primo bollettino dal titolo omonimo e con cadenza bimestrale. Insieme ai convegni e alle conferenze, diventa l'altro principale strumento dell'associazione con il quale diffondere informazioni sulle proprie attivit e campagne. In particolare il bollettino d molto spazio alle relazioni e alle mozioni presentate nei convegni e nelle conferenze e, pi in generale, illustra l'attivit dell'associazione (Meyer 1995). Nel sito internet dell'associazione una sezione del menu principale dedicata all'archivio dei numeri del bollettino, dei Quaderni e dei libri: i Quaderni sono per lo pi resoconti di convegni e conferenze o ricerche su argomenti in particolare mentre per quanto riguarda i libri, essi sono presenti in questa sezione (in quanto non esiste la voce catalogo sul sito), in cui possibile scaricare le pagine delle premesse e degli indici. L'archivio dei bollettini consta di pi di trecento numeri (alcuni rilegati e conservati nell'archivio tradizionale, altri disponibili su quello digitale), mentre per quanto riguarda i Quaderni e i libri non viene fornito un numero preciso in quanto non hanno uscite regolari e, al momento, l'associazione sta effettuando un passaggio al digitale sia per quanto riguarda l'archivio sia per quanto riguarda l'abbonamento (lo stesso discorso vale per il numero di uscite effettuate in un anno, non vengono forniti numeri certi). I prodotti vengono distribuiti nelle biblioteche, tramite librerie commissionarie e, a volte, in

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occasione di determinati convegni: possibile effettuare gli acquisti solo tramite abbonamento postale. L'altra grande associazione storica italiana, il WWF, come gi anticipato nel primo capitolo, pubblica (e ha pubblicato) diverse riviste. L'attivit editoriale dell'associazione combacia con l'anno di fondazione della stessa (1966) e viene inaugurata con quello che, ancora adesso, l'organo ufficiale d'informazione del WWF: la rivista Panda (nel 1983 sar affiancata dalla versione per ragazzi della rivista, Panda Junior). Successivamente nasceranno altre riviste come Attenzione e Ecomondo, ma ad oggi la loro pubblicazione risulta cessata. Non esiste un vero e proprio catalogo, ma i numeri delle riviste possono essere richiesti dai soci direttamente dal sito www.pandaweb.it a essi esclusivamente riservato: una volta effettuato l'accesso, ogni abbonato pu consultare i numeri di tutte le riviste pubblicate dal WWF nel corso della sua attivit. Ogni anno l'associazione pubblica dossier, libri, pubblicazioni scientifiche e divulgative sui temi del programma del WWF: come le altre associazioni, anche questa si appoggia ad altre case editrici come Edizioni Ambiente o il Touring Club Editore (soprattutto per le guide turistiche e le guide alle oasi WWF). I soci dell'associazione ricevono tramite abbonamento postale le riviste, quindi non esiste una distribuzione n in libreria n in edicola: si possono trovare in libreria esclusivamente quei titoli realizzati in collaborazione con le altre case editrici.

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3.4. Un'editoria europea possibile? Confronti tra il sistema editoriale italiano e quello di alcuni paesi europei Una storia dell'editoria europea un'impresa di ardua riuscita, data la diversit non solo linguistica (con conseguenti problemi di traduzione e adattamento), ma anche culturale presente al suo interno. Fu proprio il sapere scritto di ogni singolo stato, per, a fornire omogeneit all'Europa e fu la sua egemonia che aiut a stabilire una misura di unit culturale su una vasta popolazione e a frenare le tendenze alla diversificazione e alla differenziazione tipiche della cultura orale. In questo ambito gli editori giocarono un ruolo fondamentale: viaggiando da paese in paese, ebbero l'occasione di parlare un'unica lingua, quella del pensiero europeo: quello che essi capirono fu che le culture nazionali, nel loro insieme, disegnavano l'Europa perch erano l'Europa. L'editoria colta europea ha compreso che la modernit va conquistata a prescindere dall'idea che creare un libro non sia la stessa cosa che fare un non libro (sebbene sia pieno di editori i quali credono che la modernit sia caos e produrre libri in quantit sia un guadagno e non un suicidio della cultura). Un grandissimo problema del mercato editoriale la distribuzione: la rivoluzione tecnologica ha particolarmente inciso sulla filiera editoriale di ogni singolo stato ma in maniera diversa.

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In Germania, in Francia e in Inghilterra la distribuzione ha una tradizione e delle regole ben articolate rispetto al problema di una produzione policentrica. In Italia e in Spagna c' un grave scollamento fra distribuzione centrale e irradiazioni periferico/regionali () Particolarmente in Italia la grande distribuzione non ha saputo studiare nuove leggi di mercato, anche perch ancora oggi essa suppone che grande distribuzione significhi esclusivamente grande consumo (Recchia in AA. VV. 1995, p. 20).

Tedeschi e francesi hanno saputo rimediare alla diffusione ragionata dei loro prodotti; in Italia, nonostante ci sia stata la stessa produzione annua di quella francese, i grandi distributori tendevano a non cercare rimedi o progressi in quanto credevano di avere ancora a che fare con grandi fette di popolazione analfabeta. Se per possibile parlare in qualche modo di una storia dell'editoria europea, questo lo si deve a piccole lite culturali che ne hanno favorito la nascita e la crescita. Vladimira Zemanova prova a far partire la nascita di un discorso culturale europeo da un'lite molto particolare e fervida: la citt di Praga, precisamente nel 1929, anno in cui venne fondato il Circolo linguistico di Praga. Il manifesto del Circolo raccoglieva grandi nomi, non solo legati all'editoria, ma anche all'arte figurativa; una mescolanza di linguaggi, arti e personalit che veniva condivisa con un'altra grande citt dalla grande vivacit culturale: Parigi. Erano due citt che portavano avanti idee e

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discorsi superiori sullo stato dell'arte e ne favorivano la diffusione e lo sviluppo. In un congresso di scrittori sovietici a Mosca, per la prima volta venne messo in luce uno dei maggiori problemi dell'epoca: la censura. Molti paesi spaventavano gli scrittori e l'Italia era uno di questi, per via del fascismo. Questa grande paura, pur rendendo incerta la realt, vide il suo lato positivo: fece nascere il desiderio verso la modernit e la scoperta di grandi verit del proprio tempo. Erano tempi in cui nei caff parigini nasceva l'esistenzialismo francese, ad Amsterdam con la birra si faceva poesia e a Madrid i lustrascarpe leggevano ai clienti le poesie (Zemanova in AA. VV. 1995). Finch le grandi correnti artistico-culturali sono esistite, ogni singola citt che in esse abbia avuto un ruolo, ha goduto del sentirsi parte di un grande movimento che faceva dimenticare i confini nazionali. Oggi potrebbe sembrare che esse non esistano pi perch ci si pu muovere con facilit in tutto il continente, comunicare e condividere; ma lo stesso non vale per quanto riguarda il comune orizzonte mentale e culturale. L'editoria, afferma Enrico Mistretta, ha il limite di produrre certe parole, scritte e nella lingua di un determinato paese; quindi, per dimostrare di essere il mediatore indispensabile nella problematica della diffusione della cultura europea, deve
affermare con convinzione il proprio ruolo insostituibile e rivendicare quella specificit culturale che le garantisca

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un'attenzione particolare e un preciso impegno comunitario, nell'ottica di quel mercato unico delle idee di cui molti hanno parlato (Mistretta in AA. VV. 1995, p. 97).

Nei primi anni del nuovo secolo nell'ambito dell'Unione Europea, si dibattuto pi volte della questione dell'identit del vecchio continente; in questo contesto l'editoria costituisce un osservatorio privilegiato in quanto si pone come sistema di circolazione culturale complessa e al contempo disomogenea e contraddittoria. Ancora oggi difficile trovare un modello editoriale che possa definirsi come europeo. Agli inizi degli anni Ottanta si parlava di una nuova fase dell'editoria europea, molti paesi vantavano una grossa produzione di titoli alla quale corrispondeva un notevole fatturato; a capo delle classifiche c'erano sempre la Germania e la Gran Bretagna. All'inizio della terza generazione, il mercato editoriale non era ancora stato investito fortemente dai media digitali, ma aveva subito il processo di omogeneizzazione coatta che comport il moltiplicarsi delle catene dei punti vendita, la mutazione della struttura della distribuzione e un cambiamento radicale delle tipologie in cui il pubblico era suddiviso. Come suggerito da Fabio Tarzia ( necessario tenere a mente che si tratta di dati relativi al 2005), il confronto tra l'Italia e l'Europa verr posto solo con alcuni paesi che hanno una storia editoriale molto pi documentata come la Germania, la Gran Bretagna e la Francia. Svezia e Olanda hanno una struttura centro-europea molto diversa dai paesi qui citati, sicuramente esemplare. Un discorso a parte va fatto per Spagna e Portogallo, dei quali difficile

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parlare delle rispettive editorie nazionali senza tenere conto dell'America del Sud. La Gran Bretagna ha una struttura editoriale molto particolare, nonch una radicata tradizione della lettura pubblica; i britannici sono grandissimi fruitori delle biblioteche pubbliche e prova ne l'altissima percentuale di volumi presi in prestito e l'altissimo numero di biblioteche presenti su territorio. Questo possibile in un paese dove la domanda di lettura costantemente alta; in Italia la situazione diversa, sia perch le biblioteche non sono distribuite in maniera capillare e uniforme e sia perch non c' una domanda di lettura tale da incentivarne una diffusione maggiore. Questa situazione si riflette nelle differenze tra i vari paesi europei in merito alle percentuali di lettori: in Germania i lettori erano al 52% su una produzione di 64mila titoli nuovi; a seguire Gran Bretagna (60% su 48mila), Francia (56% su 32mila), Spagna (40% su 24mila) e, infine, Italia (34% su 12mila) 27. La produzione di testi nel Regno Unito in questa terza generazione del mercato editoriale florida e in continua crescita: solo nel 1999 la spesa per il libri era pari allo 0,25% del PIL, quello della Germania era invece allo 0,3% e Francia allo 0,24%. Sul versante della distribuzione, le librerie rimangono il principale canale, mentre le grandi catene nel 2000 avranno il controllo del mercato, a discapito di quelle
27 I dati riportati qui e in seguito in tutto il paragrafo, sono stati raccolti da Fabio Tarzia nel suo saggio Tendenze europee ed italiane, contenuto nel volume di Giovanni Ragone del 2005.

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indipendenti (la diminuzione dal fatturato di queste scender dal 27,8% del 1995 al 17% del 2000). Nonostante il predominio delle librerie, nascono canali distributivi alternativi e la vendita on line fa la parte del leone: solo il celebre sito Amazon copre il 4,1% del fatturato totale del mercato inglese. Francia e Germania si muovono per lo pi sulla stessa linea; in entrambi i casi si assiste ad un'altissima concentrazione delle case editrici (in Francia nel 1999 solo due gruppi editoriali rappresentavano il 60% della produzione e in Germania il 69% degli editori si definiva tale per hobby). In Germania, inoltre, vige un nuovo sistema, ossia quello delle cosiddette sigle editoriali, in cui ogni sigla pu pubblicare annualmente un numero limitato di titoli dato che le librerie pongono un limite di quota per ogni sigla (Tarzia in Ragone 2005). Cos facendo si aumenta il numero delle pubblicazioni perch, aumentando le sigle, le potenzialit di uscita si moltiplicano. In Francia e in Germania il libro occupa ancora una posizione centrale nelle rispettive culture nazionali: in Francia la percentuale dei lettori molto alta e questo grazie anche al fatto che la cultura della fruibilit della biblioteca ben radicata nel contesto francese. Riguardo al cosa si legge il discorso si fa pi complesso: in generale nel 2000 la pi venduta era la letteratura (14.997 titoli), a seguire le scienze applicate (3.923), le discipline umane (geografia e storia, 3752; filosofia, 2.012; religione, 1.306) e, all'ultimo posto, le scienze dell'informazione (1.230). Vista singolarmente, la situazione ovviamente differente: in Germania al primo posto in classifica c'erano le scienze sociali

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(25,5%), in Francia vedevano la rimonta generi come le scienze naturali (+13%), dell'informazione (+11%) e quelle applicate (+7%). Francia e Germania hanno attuato una politica molto vantaggiosa, quella dei prezzi unici, con lo scopo di difendere la piccola e media editoria; secondo alcune associazioni di editori, senza questa politica, sarebbe stata favorita la pubblicazione dei soli best seller. Il mercato editoriale europeo costituito da una sorta di modello tripartito: quello di stampo anglosassone-americano, quello centro-europeo e quello svedese (in quest'ultimo l'editoria inserita in una pi ampia politica sociale che si interessa di curare particolarmente l'informazione del cittadino). L'impatto delle nuove tecnologie multimediali con questi modelli stato diverso per ogni paese. Il modello britannico, leader nelle vendite in Europa, vede la sua fortuna nella radicata abitudine alla lettura degli inglesi e su questa scia anche le vendite su web confermano questo successo: nascono comunit di lettori, l'offerta pi che mai diversificata e la piccola editoria riesce a tenersi in vita grazie alla centralit che il medium libro continua ad assumere. Questo processo di ibridazione e integrazione si notava ancora di pi nei modelli tedesco e francese, dove le piccole case editrici ancora resistevano all'avanzare della tecnologia multimediale per le loro caratteristiche qualitative. La situazione italiana, ampiamente investigata nei precedenti paragrafi, anche all'epoca della ricerca di Tarzia, era

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catastrofica rispetto a quella delle altre nazioni europee: nel 2005 l'Italia, con 0,95% di titoli pubblicati ogni mille abitanti, era al terzultimo posto in Europa, preceduta da Regno Unito (1,85%), Spagna (1,60%), Svezia (1,45%), Finlandia (1,26%), Germania (1,01%), Francia (0,97%) e seguita solo da Portogallo (0,90%) e Grecia (0,62%). Il panorama complessivo nel 2003, in base ai generi pubblicati, vedeva la letteratura occupare il primo posto (127.021 titoli), a seguire le scienze sociali (96.927), scienza e tecnica e arti (65mila a testa), religione (45.601), filosofia (29.891), storia (28.807), geografia (20.215). Il settore che per dimostrava dare pi segnali di novit era quello della distribuzione: la vendita indiretta (che comprende librerie, edicole, remainder, grande distribuzione, ecc.) aumentava del 5,6%, mentre quella diretta (via internet, per corrispondenza, ecc.) diminuiva del 2,1%. Per quanto riguarda la lettura l'Italia, agli inizi del nuovo secolo, rappresentava ancora il fanalino di coda con crescita dei lettori solo dell'1,1%, (tra le pi basse d'Europa) e con squilibri interni tra Nord (50%) e Sud (2932%). Rimaneva alto il dislivello tra coloro che formano il proprio bagaglio culturale tramite i media audiovisivi e tra coloro che lo fanno tramite i libri; soprattutto i giovani si dimostravano dei fruitori occasionali e all'alto possesso di libri non ne corrispondeva l'altrettanto alto livello di consumolettura. Il prestito bibliotecario, fortissimo nel resto d'Europa, in Italia restava un fenomeno dalle ristrette percentuali: l'arrivo dei nuovi media segn un momento decisivo nella modalit di

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apprendimento e informazione del popolo italiano e vide perdere di peso l'importanza del medium libro. Il vero motivo di confronto tra Italia ed Europa sta, quindi, nella questione della lettura: la radicata cultura delle biblioteche, il sostegno statale di queste tramite dei ticket sul prestito (che lo stato d su ogni prestito in base all'affluenza in biblioteca), sono dinamiche che in Italia non sono diffuse come dovrebbero. Soprattutto, sempre rispetto all'Europa, la cultura della lettura non diffusa nella fascia infantile e adolescenziale:
se la formazione di una identit europea passa attraverso il libro per la strutturazione di un immaginario costruito sin dalla prima fase, quella del cittadino-bambino-adolescente, in Italia questo processo in crisi, o perlomeno in stallo (p. 152).

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Case editrici

Anno di Numero Numero Canali di fondazione titoli uscite per distribuzione e di presenti in anno vendita catalogo 1990 500 30 - Librerie; - Fiere ed eventi specializzati; - Internet - Librerie; - Fiere ed eventi specializzati; - Internet - Librerie; - Fiere ed eventi specializzati; - Internet / /

UK Green Books

UK 1987 Earthscan DE Oekom FR 1990

1.200

83

300

16

3.4.1. Gran Bretagna, Germania e Francia: le pochissime case editrici specializzate in ambiente e sostenibilit Germania, Gran Bretagna e Francia sono le realt editoriali che verranno confrontate con l'Italia, secondo quanto gi spiegato precedentemente in merito alla ricerca di Tarzia. Lo scopo di sottolineare l'esistenza, nonch l'importanza, di case editrici specializzate esclusivamente in tematiche ambientali. La ricerca, rilevatasi difficoltosa per l'Italia, lo stata ancor di pi per questi paesi. Ma emerge un dato positivo per il nostro paese, in quanto in Italia stato dimostrato che esistono almeno quattro case editrici totalmente specializzate in

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questioni ambientali. Nelle altre nazioni oggetto di ricerca compaiono un solo nome, forse due per la Gran Bretagna: il beneficio del dubbio rimane data la modalit di ricerca, sebbene siano stati interpellati gli editori stessi i quali, a loro volta, hanno fornito le uniche informazioni a riguardo. Un particolare caso rappresentato dalla Francia: paese virtuoso per i progressi negli studi delle scienze sociali, dell'altraeconomia e pioniera nella costituzione di un Ministero per l'ambiente ma anche per lo sviluppo sostenibile, non ha nemmeno una casa editrice specializzata in argomenti inerenti l'ambiente. Nonostante siano stati interpellati anche in loco associazioni ambientaliste, personalit del calibro di Alice Audouin28 e case editrici filo-ambientaliste, le poche risposte pervenute convenivano tutte sulla mancata esistenza di questo tipo di casa editrice. Il lungo e tortuoso iter di ricerca delle informazioni e lo scarso risultato (per non dire nullo) ottenuto, non fanno che dimostrare quanto ancora ci sia da fare in ambito di sostenibilit ambientale; e se vero che l'editoria il principale mezzo con cui la cultura generale viene veicolata, assolutamente necessario che case specializzate in tematiche
28 Alice Audouin manager del Dipartimento di sviluppo sostenibile di una della maggiori agenzie di comunicazione al mondo. Instancabile attivista e organizzatrice, ha contribuito a fondare AdWiser, un'associazione di donne che operano nel mondo della comunicazione che si prefigge l'obiettivo di diffondere in quel settore una reale consapevolezza rispetto alle tematiche ambientali.

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ecologiche e sostenibilit ambientale esistano e anche in numero sufficiente. Riguardo la Gran Bretagna, la prima casa editrice in ordine di grandezza la Green Books; l'etica alla base della casa editrice e la maggior parte dei titoli nel catalogo ne farebbero un esempio ideale, ma essa non specializzata come questo tipo di lavoro richiede. Tuttavia stata suggerita in quanto viene genericamente considerata come la pi grande e importante casa editrice di studi sull'ambiente, sui suoi problemi e sullo sviluppo sostenibile. Nasce circa ventuno anni fa da un'idea degli attuali direttori della casa Satish Kumar, Michael Holloway, Michael Bennie, Kay Dunbar, Rob Hopkins and John Elford membri del Circolo Schumacher, un collettivo di organizzazioni che, sempre nel Regno Unito, stato ispirato dal pensiero di E. F. Schumacher (economista e filosofo tedesco, il quale incoraggiava a vedere le connessioni tra i pi disparati argomenti e ambiti) e ne ha fatto un punto di partenza per il sostegno e lo sviluppo coerente con le tematiche sulla sostenibilit ambientale. Gli inizi sono stati difficili, pochi soldi e piccoli spazi (si lavorava nella casa di Satish Kumar) ma, infine, il successo arrivato. Il catalogo comprende quasi 500 titoli (comprese le circa trenta novit offerte ogni anno) e le categorie, dall'alimentazione alla letteratura passando per le guide turistiche, sono quasi tutte eco-compatibili, nel senso che vengono argomentate su una base ambientale. I libri sono tutti stampati su carta 100% riciclata, con inchiostro a base vegetale, molti sono anche in versione ebook e si predilige il

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metodo del print on demand per ridurre l'utilizzo di carta in sovrabbondanza ed eliminare il problema delle tirature eccessive. La casa distribuisce in tutto il Regno Unito tramite classici canali di vendita (fiere, librerie) e nel resto dell'Europa e del mondo tramite rappresentanti; in Canada e negli Stati Uniti tramite case editrici partner. Un'altra casa editrice britannica, forse pi vicina al modello ricercato in questo lavoro ma pi piccola rispetto alla Green Books, la Earthscan. Anche questa casa opera da pi di vent'anni e pubblica libri sui cambiamenti climatici, sviluppo sostenibile e tecnologia ambientale per un pubblico non solo accademico e professionale, ma anche non specializzato. Venne fondata originariamente dall'Istituto internazionale per l'ambiente e lo sviluppo nel 1987 con il quale continua a pubblicare (oltre che con diverse associazioni per l'ambiente e lo sviluppo in tutto il mondo). Uno degli imperativi principali quello di riuscire a ridurre sempre in maniera maggiore l'impatto ambientale delle proprie attivit, anche se gi viene compensata pienamente l'emissione di carbone risultante dal loro lavoro; c' una sezione del loro sito internet appositamente dedicata alla spiegazione del tipo di impatto che la casa ha sull'ambiente. EarthScan distribuisce tramite rappresentanti in tutto il mondo, anch'essa si avvale del metodo del print on demand e i libri del catalogo sono la maggior parte disponibili anche nella versione ebook. La casa editrice vanta una produzione di pi di 1.200 titoli in vent'anni; il ricchissimo

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catalogo suddiviso in diverse categorie, ognuna delle quali ha il proprio, anche per quanto riguarda le novit di queste (circa 83 all'anno). EarthScan produce anche undici riviste, di cui nove sono trimestrali, una bimestrale e un'altra annuale. Anche per questa casa editrice i canali di distribuzione sono quelli classici oltre che quelli via internet. Riguardo la Germania, anch'essa nazione virtuosa sotto molteplici aspetti, la ricerca ha prodotto un unico risultato, arrivato a fatica dopo innumerevoli contatti passati da persona in persona: si tratta di una piccola casa editrice, talmente piccola da non avere nemmeno la versione in inglese del sito. A grandi linee quello che traspare da questo, unito a qualche informazione ricevuta da ambientalisti che conoscono la casa editrice, il lavoro di una piccola casa, appartenente ad un gruppo editoriale pi vasto (Blackwell Publishing), che mira a produrre libri e riviste al fine di contribuire alla creazione di una societ totalmente sostenibile in tutti i suoi aspetti. Oekom la parte del gruppo Blackwell Publishing che pubblica per la Germania da pi di vent'anni un catalogo di titoli ecologicamente orientati nelle diverse categorie. Anche Oekom stata fondata da un membro del Circolo Schumacher, precedentemente nominato in ambito britannico. L'etica di questa casa editrice oltre il lodevole: pratiche commerciali ecologicamente consapevoli, ridotto impatto ambientale del proprio lavoro, stili di vita sostenibili applicati anche al proprio personale (turni di lavoro compatibili con gli impegni familiari), il tutto per offrire prodotti di qualit superiore per un

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pubblico esigente ed interessato all'ambiente e alla sostenibilit. Il catalogo contiene circa trecento titoli, le novit presentate ogni anno sono sedici e pubblica otto riviste trimestrali: anche per questa casa i canali di distribuzione sono quelli di vendita diretta e indiretta. Il sito contiene anche una voce utilissima, una sorta di vocabolario della sostenibilit per aiutare a colmare eventuali lacune degli utenti gi informati o per incuriosire e attirare gli utenti digiuni in materia di ambiente e sostenibilit.

DALL'EDITORIA ALLA COMUNICAZIONE AMBIENTALE: L'ECO-RIVOLUZIONE IN CUI TUTTO DIVENTA VERDE

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Capitolo quarto Dall'editoria alla comunicazione ambientale: rivoluzione in cui tutto diventa verde

l'eco-

Dopo un excursus sulla situazione editoriale italiana, sulla sua situazione storico-politica e su come abbia approcciato alle tematiche ecologiche e ambientali, necessario rivolgere lo sguardo anche al resto della comunicazione. Le motivazioni principali sono due: sia perch ormai l'editoria, come altri settori, lavora collaborando con altri media e sia perch nel corso del lavoro sono stati tirati in ballo protagonisti non strettamente legati al campo editoriale, ma fondamentali per la diffusione e la divulgazione delle informazioni sull'argomento. La comunicazione, sin dalla nascita dei primi media di largo consumo, non ha potuto pi considerarsi fruibile e oggetto di diffusione solo attraverso mezzi cartacei: era chiaro gi dagli inizi del secolo scorso, che i piani si sarebbero intersecati e la collaborazione/coesistenza sarebbe stata inevitabile.
Cos, sul piano della comunicazione, l'Italia tra le due guerre sembra essere interessata quasi contemporaneamente da due processi sovrapposti; uno di tipo meccanico, industriale, tayloristico, integrato con il trasferimento dell'informazione a distanza attraverso la stampa, e connesso all'alfabetizzazione di massa nelle citt; il secondo fondato sui nuovi media elettrici, la radio, il cinema e le nuove tecniche di riproduzione

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EDITORIA VERDE E COMUNICAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA: DALLE PRIME RIVISTE ALLE EDIZIONI ON LINE dell'immagine, dalla fotografia al rotocalco (Ragone 1999, p. 144).

Rispetto al mondo editoriale, quello mediatico viene investito solo pi tardi dall'interesse alla questione ambientale: salvo qualche timido cenno vistosi nel settore televisivo, la maggior parte dei contributi mediatici, negli eventi e nella formazione si hanno solamente nell'ultimo decennio del secolo scorso. Proprio quando l'ormai celebre summit di Rio de Janeiro, con la sua portata mediatica non indifferente, impone la presa di coscienza collettiva, dove ogni singolo reparto della comunicazione e della formazione avrebbe fatto (o cominciato a fare) il suo dovere di raccontare, quanto pi possibile, lo stato attuale del pianeta Terra (anche se, utile ricordarlo, gli effetti post summit non furono quelli che ci si aspettava di avere). Ad ogni modo l'earth day di Rio ha scatenato una vera e propria rivoluzione mediatica: cominciano a nascere e moltiplicarsi iniziative, eventi, portali web, corsi di formazione universitaria e specializzata, spettacoli teatrali, documentari, programmi televisivi tutti incentrati sull'ambiente e le sue problematiche. Quello che pi colpisce che la trattazione dell'argomento, rispetto agli inizi del secolo scorso, quasi totalmente dedicata all'inchiesta e alla denuncia dei disastri ambientali e degli scempi compiuti dall'uomo: salvo qualche programma televisivo pi concentrato sull'aspetto divulgativo, la norma quella di utilizzare ogni mezzo a disposizione per sensibilizzare e curare (l dove non si potuto prevenire) un pubblico maleducato e assopito nelle cattive abitudini.

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Dall'epoca fascista in poi, viene compreso in Italia il potere comunicativo e massificante dei nuovi media: radio e cinema vengono utilizzati come mero strumento politico al fine di plasmare le menti del popolo, inebriato dalla novit costituita dal nuovo mezzo. La televisione, dalla sua nascita e in particolar modo dal momento in cui essa diventer a colori e commerciale, costituir pi di tutti il mezzo privilegiato di comunicazione: la classe dominante intuisce da subito che il popolo italiano, inerte e volubile, si affezioner subito al tubo catodico. Con questi precedenti, chiaro che la comunicazione ambientale avrebbe utilizzato soprattutto i nuovi media: una rivoluzione per i classici mezzi di comunicazione cartacei. Come ci ricorda Ragone (p. 203) la lingua scritta
resta nel Novecento il fondamento del sistema, ma questa funzione tende a trasmigrare, cambiando la stessa struttura dello scritto, dal medium libro alle forme pi simultanee del giornale e poi della radio, del cinema, del rotocalco. E si innesc un cambiamento ulteriore (); il linguaggio televisivo variava ancora il sistema metalinguistico, in un nuovo intreccio dialogico tra i media.

Anche il teatro si erge a favore della causa ambientale: sempre pi diffusi, nell'ambito del teatro civile, sono gli spettacoli di denuncia di ingiustizie e disagi sociali, malfunzionamenti di organi istituzionali e disastri ambientali. Da qui in poi il passo verso gli eventi, le fiere, le iniziative a sfondo ambientale breve: tutte manifestazioni che spesso e

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volentieri partono da un lavoro gi iniziato dalle principali associazioni ambientaliste italiane e dai partiti politici verdi. Riguardo questi ultimi e riguardo anche i siti web, verranno citati solo quelli principali, in quanto da questo punto vista non c' stato un risveglio tardivo, anzi, il numero delle associazioni, delle attivit politiche e dei siti internet volti alla sensibilizzazione sulla questione ambientale pi che accettabile. Anche la formazione e l'educazione civica degli italiani sembra che stia diventando un argomento di interesse nazionale, dato il numero sempre maggiore di corsi universitari, master, corsi di formazione specializzata e programmi a livello comunale e/o provinciale per l'educazione ambientale: segni di un percorso verso il miglioramento della situazione generale, ma ancora molto distanti da una situazione che possa definirsi accettabile nei suoi effetti. 4.1. Premessa storico-politica sull'interesse alla questione ambientale La questione ambientale sempre pi viva e presente nella coscienza degli individui. Pi correttamente, dovrebbe essere tale data la quantit sempre maggiore d'informazioni veicolate quotidianamente dai media di ogni tipo. Gli allarmismi sul futuro del pianeta Terra sono cominciati a nascere intorno agli anni Settanta i quali, come abbiamo visto in precedenza, hanno

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fatto da palcoscenico alle maggiori proteste e rivoluzioni degli ultimi quarant'anni. Fu per con la conferenza sull'ambiente e lo sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, che la questione diventa formalmente di interesse e preoccupazione generale, quantomeno a livello mediatico. L'improrogabile necessit di individuare un percorso universale per costruire uno sviluppo sostenibile, conduce la comunit mondiale a riunirsi; i paesi aderenti riconoscono che le problematiche ambientali devono essere affrontate in maniera universale e che le soluzioni devono coinvolgere tutti gli Stati. Gli argomenti che vennero trattati furono: - lo scrutinio sistematico dei modelli di produzione (in particolare per limitare la produzione di tossine, come il piombo nel gasolio o i rifiuti velenosi); - le risorse di energia alternativa per rimpiazzare l'abuso di combustibile fossile ritenuto responsabile del cambiamento climatico globale; - un quadro sui sistemi di pubblico trasporto, con il fine di ridurre le emissioni dei veicoli, la congestione nelle grandi citt e i problemi di salute causati dallo smog; - la crescente scarsit di acqua. Un importante risultato della conferenza fu un accordo sulla convenzione quadro delle Nazioni Unite riguardo i cambiamenti climatici1 che port alla stesura, a sua volta, del
1 Il trattato punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra, sulla base dell'ipotesi di riscaldamento globale. Come stipulato originariamente, non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle nazioni individuali; era quindi legalmente non vincolante. Invece, esso

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protocollo di Kyoto. Tra i documenti ufficiali prodotti, di particolare importanza fu la cosiddetta agenda 21: tutti gli Stati partecipanti tennero come riferimento questo testo per capire quali sarebbero dovuti essere le iniziative necessarie da intraprendere per uno sviluppo sostenibile nel XXI secolo (infatti 21 sta ad indicare la data del Terzo Millennio, come termine improrogabile entro il quale si sarebbero dovuti raggiungere risultati ragionevoli riguardo l'uso di energie esauribili e la produzione di inquinamento). L'obiettivo dell'efficienza condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo sostenibile. Questo mutamento pu essere realizzato gradualmente introducendo strumenti economici (ad esempio le tasse ambientali), informativi (come l'etichetta ecologica) ed educativi (educazione ambientale nelle scuole), atti a orientare le scelte di acquisto e gli stili di vita. Tutti obiettivi che possono essere riuniti nel concetto del filosofo economista francese Serge Latouche quando parla della necessit di attuare una decrescita serena2, intendendo non il
includeva previsioni di aggiornamenti (denominati protocolli) che avrebbero posto i limiti obbligatori di emissioni. Il principale di questi il protocollo di Kyto, che diventato molto pi noto della stessa UNFCCC. 2 Il concetto di decrescita stato introdotto nel dibattito economicoambientalista per la prima volta dall'economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore dell'economia ecologica in ambito del Club di Roma. Si tratta di una teoria basata su principi ecologici, biologici, sociali e culturali, che prefigurano un nuovo paradigma di civilt, in contrapposizione con quelli che regolano i sistemi vincolati alla crescita economica. La teoria ha visto molti sostenitori

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ritorno ad una sorta di et della pietra della civilt (esito temuto da tutte le posizioni politiche ed economiche), bens una crescita pi moderata, pi vicina ai bisogni dell'uomo e dell'ambiente (Latouche 2007). Per fare questo, secondo le Nazioni Unite, occorre che la societ si muova verso la costruzione di un programma che preveda l'emanazione di regole e norme efficaci, la formulazione delle politiche necessarie per la programmazione e la gestione delle azioni di sviluppo sostenibile. I sostenitori dell'acrescita sono, per, contrari al concetto di sviluppo, anche se abbinato a quello di sostenibile; non funziona in quanto
si tratta al tempo stesso di un pleonasmo al livello della definizione e di un ossimoro al livello del contenuto. Pleonasmo perch lo sviluppo gi di per s una self-sustaining growth (crescita autosostenuta), secondo la definizione di Walt Rostow. Ossimoro, perch in realt non n sostenibile n durevole. () Lo sviluppo una parola tossica, quale che sia l'aggettivo che gli viene applicato (p. 20).

Non ultima, la consapevolezza che l'ambiente sia considerato come capitale naturale (valutando, perci, a livello economico i danni ambientali). Quindi necessario che il maggior numero dei soggetti sia coinvolto partendo dai governi statali, passando per le organizzazioni non governative e le associazioni ambientaliste, per arrivare alle autorit locali e ai
successivamente, tra i quali Paolo Cacciari, Serge Latouche, Thierry Paquot, Ivan Illich.

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singoli cittadini. Proprio per questo motivo sono nate le local agenda 21, ossia programmi di esecuzione dell'agenda 21 a livello locale, come viene raccomandato nel capitolo ventotto del documento:
Because so many of the problems and solutions being addressed by Agenda 21 have their roots in local activities, the participation and cooperation of local authorities will be a determining factor in fulfilling its objectives. Local authorities construct, operate and maintain economic, social and environmental infrastructure, oversee planning processes, establish local environmental policies and regulations, and assist in implementing national and subnational environmental policies. As the level of governance closest to the people, they play a vital role in educating, mobilizing and responding to the public to promote sustainable development3.

3 Dato che i problemi e le soluzioni che sono stati indirizzati all'agenda


21 hanno le loro radici nelle attivit locali, la partecipazione e la cooperazione delle autorit locali sar un fattore determinante nell'adempimento dei suoi obiettivi. Le autorit locali costruiscono, operano e sostengono le infrastrutture economiche, sociali e ambientali, sovrintendono i processi di pianificazione, stabiliscono le politiche e i regolamenti locali ambientali e assistono alla realizzazione nazionale e subnazionale delle politiche ambientali. Come livello di governance pi vicino al popolo, giocano un ruolo fondamentale nell'educazione, nella mobilitazione e nella risposta del pubblico per promuovere lo sviluppo sostenibile. Mia traduzione dal testo dell'agenda 21, pubblicato sul sito delle Nazioni Unite www.un.org.

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L'idea di pensare al globale partendo dal locale sposata anche dal programma dello stesso Latouche il quale, parlando delle fasi del proprio progetto di decrescita serena, si sofferma sull'importanza della rilocalizzazione, della creazione di eco-regioni, ognuna attenta alla tutela del proprio contesto sia economico e sociale ma soprattutto ambientale, in quanto il problema sociale non si risolver senza risolvere la crisi ecologica (p. 94). Cinque anni pi tardi nella citt di Kyoto verr firmato il protocollo omonimo, ideale proseguimento degli imperativi descritti nell'agenda 21, sottoscritto da pi di 160 paesi nel dicembre del 1997 in ambito della conferenza della convenzione quadro delle Nazioni Unite ed entrato in vigore nel febbraio del 2005, in seguito alla ratifica anche da parte della Russia4. Il documento prevede l'obbligo per i paesi industrializzati alla riduzione delle emissioni di elementi inquinanti nel periodo 2008-2012, in una misura non inferiore del 5% rispetto alle emissioni registrate nel 19905. Le Nazioni
4 Durante l'ultimo summit tenutosi in Sudafrica, a Durban, nel novembre del 2011, un paese in particolare ha creato subbuglio e incredulit generale alla comunicazione della propria uscita dal protocollo di Kyoto: stiamo parlando del civilissimo Canada. La motivazione data dal ministro dell'ambiente, riguarda il fatto che tale protocollo stato firmato dal vecchio governo e, quindi, appartiene al passato: dato che i pi grandi inquinatori mondiali, Stati Uniti e Cina, non sono ancora coperti dall'accordo di Kyoto, l'ideale per tutti sarebbe quello di perseguire un nuovo trattato che permetta una prosperit economica e un rispetto delle emissioni realistico per ogni paese firmatario. 5 Questo obbligo non riguardava paesi in via di sviluppo (nonostante la

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Unite hanno tenuto diciannove conferenze delle parti ( COP) nel corso degli anni trascorsi dal 1992 (anno del summit tenutosi a Rio de Janeiro) fino ad arrivare ai giorni nostri, precisamente a novembre del 2011, periodo in cui si tenuto il summit di Durban (COP 17): il terzultimo, quello tenutosi a Copenaghen (COP 15), insieme a quello di Rio de Janeiro e quello di Kyoto, stato considerato uno dei principali vertici sul cambiamento climatico. La motivazione la seguente: a differenza del summit di Kyoto, a Copenaghen gli attori principali furono proprio i paesi in via di sviluppo precedentemente esonerati dagli obblighi come Cina e India e anche gli Stati Uniti che, con Barack Obama, promisero di raggiungere un 80% di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2050 (mentre nel 1997 George W. Bush ritir l'adesione precedentemente accordata dal ex-presidente Bill Clinton). Il vertice di Copenaghen venne considerato come successore di quello di Kyoto. Al suo interno stato discusso il grado di volont dei paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo riguardo la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra6; stato discusso
loro ratifica) come Cina e India, in quanto non venivano giudicati responsabili dell'emissione degli agenti inquinanti durante il periodo di industrializzazione che si crede abbia provocato l'odierno cambiamento climatico. Gli Stati Uniti, invece, non partecipano al protocollo anche se alcuni stati e alcune grandi municipalit stanno studiando un metodo per l'applicazione del trattato a livello locale. 6 L'effetto serra l'andamento di aumento delle temperature medie sulla superficie terrestre dovuto all'accumulo di gas nell'atmosfera che intrappolano l'aria calda che si alza dalla terra (come, appunto, accade nelle serre).

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anche quale sarebbe dovuto essere l'aiuto destinato ai paesi in via di sviluppo per questa riduzione, come sarebbe stato finanziato l'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici e come sarebbe stato gestito il denaro. Allora la percentuale di riduzione dei gas a effetto serra venne fatta salire all'80% entro il 2050 e si sarebbe dovuto iniziare a diminuire le emissioni gi a partire dal 2015. L'impegno richiesto ai governi era sempre maggiore e, considerati gli scarsi risultati ottenuti fino a quel momento, sembrava trattarsi di una missione quasi impossibile. Come viene sostenuto in un articolo nella rivista AQVA,
un sondaggio inglese ha rivelato che quasi nove scienziati del clima su 10 non credono che gli sforzi politici per limitare il riscaldamento globale a due gradi in pi avr successo () Ai governi dimostrare che gli scienziati, talvolta, si sbagliano7.

La sfida lanciata da questa rivista avrebbe dovuto essere raccolta nel penultimo summit svoltosi nel dicembre del 2010 a Cancn in Messico, nel quale vennero ribaditi il quadro di riferimento in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e le aspettative sulle riduzioni delle emissioni enunciate nei precedenti vertici. Inoltre si parlato di meccanismi per la cooperazione tecnologica e per la condivisione del know how fra Nord e Sud del pianeta Terra, di un aumento della capacit di gestione del fenomeno (capacity building) tramite le istituzioni e, infine, della riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado nei paesi in via di sviluppo. I
7 COP15: qui si gioca il dopo-Kyoto, AQVA, 2009, n. 244, p. 7.

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propositi enunciati sono sempre pi ambiziosi e pi nobili, ma questi stonano con le considerazioni sugli esigui risultati ottenuti nel corso di ben sedici conferenze sui cambiamenti climatici del pianeta Terra. La speranza che era stata riposta nel summit di Durban sembra anch'essa vanificata: oltre all'uscita del Canada, alla mancata adesione di Russia, Cina e Stati Uniti al protocollo di Kyoto, l'esito stato genericamente sconfortante. Molti paesi hanno chiesto un nuovo accordo al posto di quello di Kyoto (in scadenza nel 2012) e la preoccupazione dei paesi partecipanti stata quella di salvare i colloqui sul clima ma non quella di condannare l'intero pianeta (e in modo particolare le persone che vivono in condizioni di povert) a un nuovo riscaldamento aumentato di 2C (in quanto questi paesi continuano a ritardare l'azione necessaria dell'abbassamento delle emissioni). Finora si assistito a trattative finanziarie, pi che a scelte politiche strategiche, per invertire la tendenza sui modelli di sviluppo responsabili del riscaldamento globale. Ci sono stati passaggi di denaro e di tecnologie tra Nord e Sud del mondo, ma non accordi giuridicamente vincolanti da far subentrare al protocollo di Kyoto. 4.2. I green-media insospettabili: televisione, teatro, cinema I vertici sul futuro del pianeta Terra hanno scosso non solo le coscienze delle oligarchie governanti, ma anche quelle dei

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comuni cittadini. Questa dissuasione stata possibile soprattutto grazie alla divulgazione sempre maggiore, intensiva e specializzata, dei media di maggiore consumo. Dato che la diffusione capillare di internet viene fatta risalire tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, si pu dire che i pionieri dell'informazione ambientale siano stati (oltre alla stampa e all'editoria) il cinema e la televisione. Innumerevoli servizi, documentari, film e programmi sono stati dedicati all'argomento, in particolare nell'ultimo decennio del secolo scorso (sebbene la televisione abbia dedicato programmi anche prima, ma solamente a scopo scientifico-divulgativo). Quello che interessante che l'accento viene posto non tanto sull'ambiente e le sue particolarit naturali, le sue bellezze, i suoi prodotti, ma quanto sul problema del riscaldamento globale, sull'inquinamento dovuto ai pi disparati motivi, sulle tragedie naturali e umane che la disattenzione e il menefreghismo dell'uomo hanno causato oltrepassando il limite imposto dalla natura. Il teatro, sempre negli stessi anni, comincia a diventare anch'esso una sorta di piazza popolare che d voce e corpo a storie di disastri spesso e volentieri dimenticati, diventando un'ennesima occasione per dire e raccontare un argomento troppo poco detto e raccontato.

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4.2.1. Il cuore verde del cinema: film e documentari di inchiesta ambientale Subito dopo la stampa e l'editoria, il cinema stato sicuramente il veicolo mediatico pi utilizzato per la trattazione di tematiche ambientali. Il forte interesse da parte di questo medium, viene probabilmente dal ruolo che esso occupa nella societ odierna. Spesso e volentieri molti preferiscono la visione di un film alla lettura di un libro, perci l'idea di tramutare, ad esempio, un'inchiesta giornalistica sui disastri ambientali in un documentario ricco di immagini, suoni e parole forse una delle motivazioni dell'aumento di opere in video in questi ultimi decenni di fine/inizio secolo. Lo spiega molto bene Giovanni Ragone, in termini sicuramente pi istituzionali, quando, riflettendo sul paragone tra l'effetto del linguaggio scritto e quello del linguaggio visuale, afferma che
Lo sguardo ricostruisce continuamente e contemporaneamente configurazioni in movimento, rapporti interni alle inquadrature e tra le inquadrature; la voce fluisce in un insieme di fattori cooperanti, anche se i processi logici fondano insieme ad altri la struttura testuale. Tra i due princip che si associano (la dialogicit e il plurilinguismo rappresentativo della grande arte romanzesca e l'obiettivo che scorre, con i propri sistemi di senso, della macchina da presa) il secondo, con la densit semantica della visione e del suono, offre al ricevente una pi immediata possibilit di identificazione, rispetto allo schema letterario, alla sua convenzionalit direzionale e spaziale, gerarchica e assiologica (Ragone 1999, p. 150).

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Inoltre il cinema, molto pi di un racconto o di un'immagine fotografica in questo caso, sbatte crudamente la realt dei fatti in faccia al pubblico. Non solo verso coloro che vogliono vedere con i propri occhi gli scempi che l'uomo e i suoi prodotti stanno compiendo sull'ambiente circostante, ma anche verso quelli che sono assopiti nella loro ignoranza, accontentandosi di sapere le menzogne rassicuranti che vengono impacchettate ad hoc onde evitare che la gente comune domandi troppi perch. La storia del cinema, che in questo caso si interseca spessissimo con quella della televisione, ha visto numerosi contributi per quanto riguarda l'ambiente e la natura in generale, non solo a livello internazionale (di cui si ricordano i pionieri Robert J. Flaherty e Joris Ivens), ma anche a livello nazionale, di cui l'archivio dell'Istituto luce possiede ancora le testimonianze. In suddetto archivio possibile visionare tutto il materiale a disposizione tramite i lettori multimediali pi utilizzati senza la necessit di un'iscrizione. Sono presenti centinaia di cinegiornali, nonch una folta schiera di documentari che hanno accompagnato e documentato eventi ambientali significativi per il paese. Moltissimo materiale riguarda il tema del nucleare: dai cinegiornali ai documentari, viene dimostrato un vivo interesse non solamente a livello puramente descrittivo (come un cinegiornale del marzo del 1939 sul primo impianto di produzione di sostanze radioattive), ma anche a livello critico in base agli effetti che esso produceva sul contesto socio-ambientale (si vedano documentari come Vivere con la

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bomba di Carlo Carlo del 1963 o Fungo Atomico, documentario senza data n autore specificati) 8. Sebbene ci siano stati questi timidi inizi, gli esempi maggiori riguardano tutti l'ultimo decennio del secolo scorso e quello appena trascorso del secolo attuale. Quello che viene considerato il documentario pi influente su questioni ecologico-ambientali un'opera statunitense che merita di essere citata in questa sede (nonostante si stia parlando esclusivamente di produzioni nazionali), in quanto capostipite di una serie di documentari sul tema in tutto il mondo. Il documentario in questione An Inconvenient Truth (tradotto in Italia come Una Scomoda Verit), opera di 100 minuti circa girata nel 2006 da Davis Guggenheim ma ideata, scritta, voluta e recitata da Albert Arnold Gore Jr., meglio noto come Al Gore 9. Il documentario, narrato sotto forma di lezione-conferenza dinanzi una platea di ragazzi, una denuncia aperta e profonda, ricca di dati, ricerche e tesi comprovate da basi scientifiche certe ai problemi 8 Tutti i materiali citati sono disponibili sul sito dell'archivio dell'Istituto
luce www.archivioluce.com. 9 Al Gore stato stato il 45 vicepresidente degli Stati Uniti d'America (1993-2001) durante la presidenza di Bill Clinton. Nel 2001 ha concorso alle elezioni presidenziali sfidando il repubblicano George W. Bush (che vinse, in ultimo, le elezioni). Gore stato insignito del premio Nobel per la pace e del premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale, entrambi nel 2007, per il suo impegno in difesa dell'ambiente. Nel 2005 fond insieme all'avvocato e imprenditore Joel Hyatt Current TV, un network televisivo internazionale di informazione indipendente, lanciato successivamente in altri paesi al di fuori dagli Stati Uniti.

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che il riscaldamento globale causer se l'intera umanit non effettuer un cambio di rotta dal punto di vista climatico. A cominciare dai governi e dalle loro scelte politiche, i primi responsabili di azioni inopportune e di scarsa educazione civica e ambientale dei rispettivi stati. An Inconvenient Truth riscosse un successo notevole, vincendo addirittura due Oscar nel 2007, ma suscitando non poche polemiche da parte di quella classe che Gore aveva giudicato responsabile di perpetuare un cattivo atteggiamento nei confronti dell'ambiente in cui viviamo. Congiuntamente al film venne pubblicato nello stesso anno il libro dall'omonimo titolo, un testo dedicato alla spiegazione del riscaldamento globale rivolto ai ragazzi, ricco di immagini e fotografie esplicative. Il linguaggio semplice e diretto e le informazioni sono essenziali: lo scopo di parlare al pubblico dei giovani cercando di interessarli senza annoiarli con lunghe elucubrazioni scientifiche. Al Gore punta sulla generazione odierna perch, come sostiene nell'introduzione del libro,
cresciuta con una maggiore consapevolezza dei problemi ambientali. Sapete gi che il nostro rapporto con la natura non di contrapposizione. Sapete che facciamo tutti parte dello stesso ecosistema, che siamo tutti coinvolti (Gore 2007, p. 11).

In Italia il problema di raccontare l'ambiente sempre pi legato al mondo dell'inchiesta: si tratta per lo pi di documentari, in quanto un film forse stato reputato il meno adatto a raccontare le tragedie dei disastri ambientali (visto che pur sempre finzione, in un certo senso). Ma esistono due

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eccezioni autorevoli. La prima costituita dal film del 2001 Vajont La diga del disonore, terzo lungometraggio di Renzo Martinelli il quale affronta, in maniera sofferta e coinvolta, la tragedia della diga del Vajont10. Il film, del quale Martinelli anche sceneggiatore, produttore e operatore di ripresa, racconta il periodo che vide la costruzione della diga e si concluse con la notte della catastrofe: carrellate di immagini ricche di pathos e di enfasi che descrivono i luoghi, i volti, le sensazioni di chi visse realmente quell'incubo cinquantasei anni fa, come il personaggio realmente esistito di Tina Merlin (interpretato da Laura Morante), inviata del quotidiano l'Unit, la quale fu una delle prime persone a nutrire perplessit sul progetto e a denunciare soprusi e malefatte. Come ricorda Alberto Crespi in un suo articolo
10 Nel 1956 vengono iniziati i lavori per la costruzione di una diga sul torrente Vajont che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno. Sin dall'inizio della sua costruzione (peraltro iniziata senza aver richiesto alcuna autorizzazione), il progetto si rivela fallimentare e pericoloso per la friabilit elevata del terreno, che avrebbe potuto causare danni ingenti alla popolazione e al territorio circostanti. Nonostante le preoccupazioni e le segnalazioni di probabili disastri, i lavori vengono portati a termine nel 1960. Prima di questa data due importanti episodi scossero l'opinione pubblica e gli stessi addetti ai lavori: la frana di Pontesei del 22 marzo 1959 e il crollo della diga del Frejus del 2 dicembre 1959. Il 9 ottobre del 1963 una serie di cause (presenza di argille situate lungo il piano di faglia che agirono da cuscinetto per la massa soprastante, piogge sopraeccitate), provocarono un'ondata anomala che comport il franamento della diga e che invase tutto il territorio causando migliaia di morti e danni civili e ambientali.

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il giornale letteralmente un "personaggio" del film, perch la nostra cronistoria Tina Merlin fu l'unica a segnalare la pericolosit della diga gi quattro anni prima che venisse inaugurata11.

Il racconto viene comunque farcito da una storia d'amore, totalmente inventata, tra il geometra Olmo Montaner (protagonista del film) e Ancilla Teza una ragazza di Longarone inserita probabilmente per addolcire l'amara narrazione di un episodio cos difficile e doloroso da raccontare. Molto difficile perch, come sosteneva giustamente Maurizio Cabona de il Giornale,
fare oggi un film su quella tragedia significa fare un film sul potere e sull'uso che ne fanno le classi sociali e politiche che lo detengono. sorprendente che in questi quarant'anni nessun cineasta abbia sentito il dovere di raccontare la storia del Vajont12.

Per quanto riguarda i documentari, si pu parlare di un periodo d'oro dal 2006 al 2009, il quale ha visto il proliferare di opere di qualsiasi durata (cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi) riguardanti tematiche ambientali. L'unica eccezione in questo contesto costituita da Il valzer dei veleni ma soltanto per una questione di data d'uscita (avvenuta nel 2004). Nel film inchiesta di Sigfrido Ranucci, meglio noto
11 Crespi A., 2001, Vajont: buco nell'acqua, l'Unit, 24 ottobre, p. 23. 12 Cabona M., 2001, Una pellicola scritta e recitata male, 17 ottobre, p. 19.

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come giornalista inviato della trasmissione televisiva Report, viene seguito l'iter di un carico di ceneri velenose provenienti dal Nord-Est e smaltite con una documentazione falsa sui campi degli allevamenti delle bufale da latte nel casertano. Nell'inchiesta vengono alla luce anche altri metodi di smaltimento: i rifiuti vengono smaltiti sotto la pavimentazione delle strade, nei mattoni con cui vengono costruite le scuole, addirittura nei forni dei panettieri. Il racconto parte da Marghera, un anno dopo la sentenza di assoluzione per le vicende del Petrolchimico, dimostrando come quel disastro ambientale non sia purtroppo servito 13. Le tragedie nazionali sono quelle che suscitano maggiormente interesse, perci i lavori a esse dedicati sono in numero nettamente maggiore. Uno degli episodi pi dolorosi della storia nazionale, gi precedentemente menzionato in questo lavoro, la tragedia di Seveso. In realt, sebbene in questo ambito si sia parlato di prodotti nazionali, merita una menzione il lavoro di una regista svizzera, Sabine Gisiger. Gambit, uscito nel 2005, propone una lettura diversa dei tragici eventi di Seveso attraverso il racconto di uno dei reali protagonisti, Jrg Sambeth, direttore tecnico della Givaudan di
13 Il 13 marzo 1998 venne intentato, presso l'aula bunker di Mestre, il processo contro i vertici di Enichem e Montedison per le morti causate dalle lavorazioni di CVM e PVC al Petrolchimico di Porto Marghera e per i danni ambientali provocati. L'indagine fu aperta in seguito alla denuncia di un gruppo di lavoratori e di ambientalisti dell'associazione Medicina democratica, ma la sentenza si conclusa con l'assoluzione degli imputati per assenza di reato.

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Ginevra (filiale del gigante svizzero della chimica Roche), di cui l'Icmesa di Seveso era una societ affiliata. Il documentario di Sabine Gisiger indica come Jrg Sambeth, condannato a cinque anni di reclusione per aver intenzionalmente trascurato le misure di sicurezza nella fabbrica, fosse in realt una pedina (gambit) in un gioco molto pi grande di lui. Si tratta di avere una versione oltralpe, ma comunque partecipata, al disastro della cittadina brianzola. Tornando ai prodotti nazionali, nel 2006 esce La fabbrica e il bosco: Seveso, 30 anni dopo, un documentario diretto da Jean Marc Viel il quale narra, tramite il racconto-intervista dei diretti protagonisti, quel lontano 10 luglio del 1976 quando nello stabilimento chimico dell'Icmesa una valvola di sicurezza del reattore A-101 esplose provocando la fuoriuscita di diversi chili di diossina nebulizzata. Dopo trent'anni il network SAT2000 decide di finanziare la raccolta delle testimonianze di quello che
non solo un caso di cronaca: a parte il dramma di chi colpito e il problema dei nascituri, per la prima volta si mette sotto accusa l'impatto di un'industrializzazione che, da decenni, non rispetta l'ambiente14.

Seveso 1976. Memorie del sottobosco e Seveso 10 luglio 1976: una storia da raccontare sono entrambe due opere di Fabio Tosetto, precisamente il primo il titolo di un cortometraggio estratto dal secondo (che , invece, un film
14 Pezzotta A., 2006, Seveso trent'anni dopo. Per non dimenticare, Corriere della Sera, 9 novembre 2006, p.20.

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documentario), usciti entrambi nel 2007. La scelta della realizzazione di un corto stata effettuata per la partecipazione ai festival dedicati all'argomento come sponsor del progetto Il ponte della memoria, in collaborazione con Legambiente: dal 2001 esso punta a riprendere in mano la memoria di quanto accaduto, tramite la ricerca storico-scientifica volta alla ricostruzione del caso Seveso. Il film viene distribuito in allegato al libro di Massimiliano Fratter Seveso: memorie da sotto il bosco, edito nel 2006. Il documentario, a partire dal materiale originale ripreso da un cineamatore durante le angosciose ore seguenti l'evento, si sviluppa come un viaggio nella memoria delle persone che hanno attraversato quel periodo, con l'abbandono delle case, la quotidianit radicalmente mutata da un incidente che si voleva minimizzare e insabbiare, fino a mostrarci come Seveso oggi, a pi di trent'anni da quei drammatici fatti. Un contributo importante a riguardo stato dato dal Corriere della Sera, il quale ha messo a disposizione a Legambiente, alla fondazione Corriere della Sera, al comune di Seveso e alla fondazione Lombardia per l'ambiente il proprio archivio storico per la consultazione di articoli (pi di 2100) e la visualizzazione di immagini fotografiche d'epoca per la realizzazione di un libro-digitale in dvd sul drammatico episodio di Seveso. Diego Colombo in un articolo descrive pienamente l'intento delliniziativa:
Il Dvd ricostruisce nei dettagli anche la storia dell'Icmesa di Meda prima del disastro, per dimostrare che gi dal 1945 l'impatto

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sull'ambiente della fabbrica dei profumi era tutt'altro che innocuo. Dopo anni di polemiche e tentativi di rimozione spiega Massimiliano Fratter di Legambiente, ideatore del progetto Il Ponte della Memoria - vorremmo trasformare il disastro che ha reso famosa Seveso nel mondo in un'opportunit per farla diventare un luogo simbolico del riscatto dell'uomo e della tutela dell'ambiente. Ricordare quel che accaduto 28 anni fa forse l'unico modo per superare il trauma14.

Sempre del 2007, ma spostandoci a sud della penisola, un'opera di un collettivo di registi, precisamente Alessandro Gagliardo, Antonio Longo e Christian Consoli: 13 Variazioni su un tema barocco, Ballata ai petrolieri in Val di Noto, una denuncia contro i giganti americani del petrolchimico, autorizzati dai governatori locali a fare un'ispezione sui pozzi in diverse zone della Sicilia con particolare riferimento alla Val di Noto (nota per la sua magnificenza, tanto da far parte del patrimonio dell'umanit dell'UNESCO). Il film ha la possibilit di essere visionato sul sito www.arcoiris.tv ed un progetto che ha potuto essere prodotto e distribuito dal sito web www.produzionidalbasso.com15.
14 Colombo D., 2004, Dall'incubo diossina alla rinascita, la storia di Seveso in Dvd, Corriere della Sera, 13 maggio, p. 54. 15 Nel 2004 venne creata una piattaforma neutrale che metteva in rapporto il progetto artistico con chi interessato a fruirne. un sistema semplice e diretto, chi ha un'idea da produrre ne pubblica una sintesi, ne decide i costi da recuperare, la quantit di copie da produrre, la quota da sottoscrivere. Gli autori della piattaforma rimangono dietro le quinte, esercitano un controllo statistico, tengono coperti i dati degli utenti fino

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Il 2008 risulta essere un anno pieno di opere a carattere regionale, in quanto l'attenzione viene posta maggiormente su eventi riguardanti una determinata regione o una determinata zona d'Italia. Ma non solo. Il 2008 anche l'anno in cui un documentario vede la distribuzione su tutto il territorio nazionale, riscuotendo anche un certo successo dato l'argomento di forte attualit: l'ecomafia e lo smaltimento dei rifiuti in Campania. La montatrice Esmeralda Calabria, il regista Andrea D'Ambrosio e l'esperto di Legambiente Peppe Ruggiero, decidono di raccontare col video una delle vicende pi scottanti e pi pericolose che, in quel periodo, stava costituendo un serio problema nazionale. Stiamo parlando di Biutiful Cauntri, breve e precisa presa diretta di ci che stava accadendo nelle discariche campane (precisamente nella zona di Acerra, Qualiano, Giugliano e Villaricca, a venti chilometri dalla citt di Napoli) e dei danni che, a suo tempo, l'apertura di tali discariche fece e continua a fare. Nel documentario si da larghissimo spazio a quelli che sono i reali protagonisti: allevatori di bestiame, contadini, educatori ambientali, sindaci, gente comune, tutti uniti nella protesta contro la discarica non a
al raggiungimento dell'obiettivo: la prenotazione del numero di copie previste. Solo allora il produttore pu ricevere i dati dei sottoscrittori e contattarli per raccogliere le quote e consegnare in seguito il prodotto finito. Nel frattempo la comunicazione possibile con gli utenti/coproduttori di tipo non invasivo. Quindi si tratta di una transazione di carattere orizzontale, senza intermediari ma che garantisce la privacy degli utenti.

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norma di legge (quella ufficiale) e contro le altre discariche (quelle ufficiose), abusive e non, che continuano a intossicare i terreni, i fiumi, gli animali e non ultimi, i cittadini. Una sintesi precisa viene fatta da Paolo D'Agostini de la Repubblica a proposito del film e dell'ironia insita nel titolo:
Le didascalie poste in apertura del documentario che i tre autori () hanno con macabra ironia intitolato Biutiful Cauntri, inquadrano subito la questione. Vi si spiega che sul territorio campano tutte le responsabilit relative ai settori che interessano le condizioni ambientali sono sottoposti a commissariamento straordinario. Tra questi: rifiuti e acque16.

Non si fa altro che ribadire per l'ennesima volta la condizione in cui la regione Campania versa da pi di quindici anni (precisamente dal 1994, anno in cui viene dichiarato per la prima volta lo stato di emergenza relativo allo smaltimento ordinario dei rifiuti solidi), l'indolenza e l'incapacit dello Stato Italiano in tutte le sue rappresentazioni (Regione, Provincia, comuni, Protezione Civile, Esercito) di agire repentinamente e adeguatamente alle richieste estenuanti di una popolazione che continua a vedere morire davanti a s il proprio territorio, il proprio futuro, la propria vita e quella dei propri figli. La camorra ha un ruolo preponderante in questo (come in moltissimi altri d'altronde) triste episodio di una personalissima Chernobyl italiana: garantisce lo smaltimento di rifiuti solidi e
16 D'Agostini P., 2008, L'emergenza rifiuti ci riguarda tutti, la Repubblica, 7 marzo, p. 63.

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tossici di altri, di gente del Nord, provocando, con le discariche abusive, fenomeni come il proliferarsi della diossina, tumori di vario genere, perdita di aree destinate alla coltivazione e all'allevamento degli animali nonch all'abitazione dei cittadini. Il merito di questo lavoro consiste nel fatto che, come sostiene Silvana Silvestri de il Manifesto,
A un mare di parole sull'emergenza rifiuti (dovremo, faremo...) si arriva ai fatti con Bitiful Cauntri di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio, Peppe Ruggiero, () uniti con l'obiettivo di smistare almeno un po' teoricamente queste discariche, pantani inquinati, copertoni nascosti dalle frasche, animali avvelenati. Quello che non ci dice mai la televisione pur con i suoi continui servizi che aggiungono ulteriore immondizia mediatica (la colpa dei napoletani, sembra essere sempre la conclusione) ce lo pu dare il cinema17.

Un altro importantissimo contributo alla questione ambientale e ai danni provocati dall'industria sull'ambiente costituito da Oil, un documentario d'inchiesta del 2008 di Massimiliano Mazzotta sulla raffineria Saras in localit Sarroch vicino alla citt di Cagliari. Il tema molto attuale e duro: i rischi che corrono i lavoratori e le popolazioni che abitano nelle immediate vicinanze di una delle pi grandi raffinerie d'Europa posseduta dalla famiglia Moratti, la quale ha recentemente installato anche una centrale elettrica (la Sarlux)
17 Silvestri S., 2008, Lotta senza quartiere contro gli ecocriminali, il Manifesto, 7 marzo, p. 13.

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che produce energia tramite gassificazione degli idrocarburi e scarti della lavorazione del petrolio. Oil parte da una sorta di vecchio cinegiornale a colori dedicato alla raffineria, per poi raccontare le storie di alcuni abitanti della cittadina morti a soli trent'anni come Gigi Vaccargiu, e numerosi altri, di rare forme di tumore. Immagini, testimonianze, umori della popolazione, pareri di esperti e indignazione dell'associazione ecologista Aria noa, si alternano ai volti di Gianmarco Moratti che durante un evento per la raffineria disquisisce sulle grandi eccellenze compiute dalla Saras, mentre canta con Adriano Celentano per il centenario dell'Inter. Il documentario, a giudicare dal malcontento tangibile dei vari blogger locali, non ha suscitato l'interesse della maggiore testata regionale (l'Unione Sarda), che pare abbia solo dedicato un trafiletto d'annuncio dell'uscita del film, senza addurre commenti di alcuna sorta. Si tratta di un documentario senza documenti, come suggerisce ironicamente un blogger locale per l'appunto. Ma fortunatamente le nuove tecnologie permettono la diffusione di opere indipendenti (in questo caso il merito va alla celebre piattaforma web YouTube per la condivisione di video su internet), nonch la condivisione di immagini e commenti su spazi virtuali e mediatici. Infatti Oil risulta essere uno dei documentari pi discussi e visualizzati tra quelli riguardanti le inchieste sui disastri ambientali. Di particolare interesse e anche di grande utilit sono le note di regia del documentario Oil. Il film, pubblicate dal regista stesso sul sito www.cinemaitaliano.info, una sorta di diario di bordo nel

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quale vengono riportate a grandi linee le fasi di ripresa e montaggio, nonch le vicissitudini che hanno accompagnato tutta la troupe tra richieste di permessi, intimidazioni, proiezioni vietate, minacce. Ma come lo stesso Mazzotta sostiene
Gli argomenti focalizzati da Oil, in realt, non sono una novit: la tutela dell'ambiente, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la salute dei lavoratori e degli abitanti dei paesi vicini (a volte troppo vicini). Se ne parla, se ne scrive, se ne legge da parecchi anni e stop. In sospeso resta forse un leggero senso di irresponsabilit o superficialit nell'aver permesso l'ingresso in Saras a tre emeriti sconosciuti, senza aver eseguito il bench minimo controllo sulla nostra attrezzatura, di non aver interrotto le interviste e mandarci fuori dalle balle quando forse, lo potevano fare18.

Polveri alle stelle (di Vittorio Vespucci e Monica Nitti) e Arrivederci a Taranto (di Roberto Paolini) sono due opere dedicate al medesimo argomento: la storia della citt di Taranto sullo sfondo delle devastazioni ambientali provocate dall'Ilva (ex Italsider) che dal 1965, con le emanazioni di diossina e polveri sottili. ha contribuito al degrado della zona. La struttura dei documentari simile, viene lasciato spazio a quelli che ne furono volenti o meno i protagonisti e ai diretti interessati della vicenda, fornendo testimonianze significative e importanti; lo scopo era quello di far sapere quanto pi possibile ci che
18 Citazione tratta dall'articolo Note di regia sul documentario Oil. Il film.

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accadeva e continua ad accadere nel tarantino. Infatti per entrambi i lavori potrebbe valere la descrizione fatta in un articolo del quotidiano locale all'epoca, secondo il quale la denuncia viene fatta tramite l'analisi delle cause legate alla grande industria, tramite immagini suggestive e altamente evocative, unite ad interviste fatte ad alcuni dei protagonisti della lotta tarantina 19. Per finire, si pu citare una casa di produzione, la MultiMedia Records, la quale ha finanziato numerosi progetti di denuncia di scempi ambientali non solo italiani ma anche internazionali. Nella sezione video del suo sito web si possono trovare diversi mediometraggi e lungometraggi come Venezia crepa, presentato alla mostra del cinema di Venezia del 2008, il quale documenta gli usi devastanti di Venezia e della sua laguna20 che hanno portato alla costruzione del M.O.S.E., nonch alla riduzione del particolarissimo capoluogo veneto a un mero parco dei divertimenti per turisti e ricchi (investitori/inquinatori). Un altro interessante documentario Pitelli. Uno scandalo da non dimenticare, triste racconto della trasformazione di un paesaggio meraviglioso del Levante ligure in una discarica abusiva di rifiuti tossici della zona industriale e della polveriera di Vallegrande. Anche il 2009 si presenta come un anno ricco di produzioni e tributi, prima fra tutti da menzionare l'opera di un
19 Polveri alle stelle, l'emergenza ambientale in un filmdocumentario, 2008, Corriere del giorno, 25 agosto, p. 8. 20 Vitucci A., 2008, Venezia Crepa, oggi il film denuncia, La Nuova, 29 agosto, p. 39.

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grandissimo cineasta italiano, che ha deciso di girare un lungometraggio da destinare al grande pubblico del cinema per la sua visione. Stiamo parlando di Terra Madre, un tributo di Ermanno Olmi a chi ha dedicato la propria vita all'amore per la terra, alla coltivazione di questa e alla sua preservazione; l'elogio di chi ha scelto uno stile di vita pi lento e naturale, il tutto narrato attraverso le tre edizioni dell'omonimo convegno torinese sul tema. Un inno alla Natura, e alle mani dell'uomo, raccontato con un tale grazia e con un senso cos acuto dei tempi e delle materie, che pare di sentire l'odore della terra e dei frutti21, conclude cos Fabio Ferzetti nel suo articolo sul film. Una pellicola di denuncia delle sopraffazioni che, anche in questo campo, non si scontrano con i rigori della legge perch il mercato che detta le non regole del liberismo pi sfrenato. La trama si sviluppa tra la storia di un uomo vissuto al di fuori della civilt per lunghissimi anni senza nessuna comodit o benessere moderni (e che continua a coltivare il suo pezzo di terra rifiutando costantemente la sua consumistica societ perch, infondo, pur non possendo nulla ha lo stretto necessario per la sopravvivenza) e i convegni di Terra Madre (con particolare attenzione a quello del 2006) con, all'interno, i comizi di Carlo Petrini, fondatore di Slow food Italia, il cinema militante di Maurizio Zaccaro e la poesia di Franco Piavoli. Roberto Silvestri da una descrizione significativa sia del film che della fiera-evento:
21 Ferzetti F., 2009, Olmi e Piavoli, profumo di terra, il Messaggero, 8 maggio, p. 26.

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Ermanno Olmi riprende, ancor pi indignato, il filo rosso lanciato 40 anni fa da Rossellini, profetica Cassandra di un'imminente catastrofe socialecologica, e aizzatore di moltitudini ribelli quando ammoniva i giovani filmaker: basta col cinema contastorie, documentiamo con le immagini il disastro, per cambiare la storia. Cos la leggenda vivente del nostro cinema poetico e non futile, per sintetizzare nel suo documentario omonimo (girato in collettivo) cos' Terra Madre, questo Tribunale Russell dell'alimentazione non avvelenata che si svolge annualmente a Torino dal 2005, d la parola e molti primi piani a Vandana Shiva, sublime affabulatrice, la visionaria indiana dell'economia sostenibile, che agguerrita militante della globalizzazione dal basso, miscela esplosiva di humus + humour22.

Nicola Dall'Olio il regista de Il suolo minacciato il quale, pi che film, si pu definire come un grande progetto divulgativo su come, col passare degli anni, diminuisce il terreno destinato a colture e pascoli per lasciare il posto a espansione infrastrutturale, urbana e industriale. Nel sito omonimo possibile non solo vedere tutto l'intero documentario, ma anche scaricare tutti i dossier e i documenti redatti dalle associazioni ambientaliste sul consumo del suolo, nonch la bibliografia servita da base documentativa per il film. Come per la maggior parte dei documentari qui citati,
22 Silvestri R., 2009, Questa la mia terra. Ermanno Olmi e lo slow film, il Manifesto, 8 maggio, p.13.

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anche in questo la parola viene data esclusivamente ai protagonisti, come spiega Antonio Bertoncini nel suo articolo:
Se qualcuno si aspettava di trovarsi davanti ad una specie di puntata di Report in salsa parmigiana, andato deluso. Il documentario non porta commenti dell'autore, non ha voci fuori campo: fa semplicemente parlare le immagini e d voce ai personaggi intervistati. Attore protagonista Luca Mercalli, che attraversando la food valley da un capo all'altro commenta quello che vede con l'occhio del tecnico che si trova di fronte ad una specie di disastro annunciato: il consumo del territorio23.

Un discorso simile, strutturalmente parlando, lo si pu fare per quanto riguarda Rifiuti Connection, documentario che nasce dall'inchiesta giornalistica presente nel sito-progetto dall'omonimo titolo e che riguarda lo smaltimento illecito dei rifiuti in Basilicata. Anche qui si da molto spazio ai cittadini e alla gente comune, stavolta non soltanto nel racconto e nelle testimonianze, ma anche riguardo l'altra parte del video: l'imperativo quello di fare un lavoro il pi possibile aperto a tutti e, di conseguenza, pi trasparente. L'argomento ben descritto nell'inchiesta giornalistica dove si parla di un sistema (quello dei rifiuti connection) insostenibile per il territorio e l'ambiente, ma economicamente sostenibile per le lobby. Si va dall'ampliamento delle discariche alla contaminazione delle aree industriali, dagli inceneritori camuffati da centrali a
23 Bertoncini A., 2010, Sempre pi cemento nella Food Valley, Repubblica.it-Parma, 5 febbraio.

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biomassa e cementifici, al traffico dei rifiuti, nazionale e internazionale. Tante voci, testimonianze dirette di chi vive, soffre, racconta e tenta di combattere questo sistema 24. Un altro progetto prodotto con la logica di Produzioni dal basso stato Storia di un documentario su un'isola di un collettivo di giovani chiamati Atra Isola, uniti dal desiderio di raccontare il sacco di Favignana: fogne che scaricano direttamente a mare, riserva marina abbandonata a s stessa, cave di tufo dal valore archeologico inestimabile ricoperte di cemento per la costruzione di multipropriet, privatizzazioni folli di enormi pezzi di costa, speculazioni edilizie. Il lavoro ha visto il sostegno di numerosi artisti gi noti nel mondo del cinema e della musica, nonch l'appoggio di diverse associazioni ambientaliste sia locali che nazionali. Chiude l'elenco dei documentari gi usciti Toxic di Francesca Romana Del Sette, che sposta l'attenzione verso un punto di vista che andrebbe preso in considerazione seriamente nell'ipotesi di un mondo migliore: quello dei bambini e quello dei malati. Perch se si considerassero in maniera prioritaria le loro esigenze, riusciremmo di certo a interessarci attivamente a cosa mangiamo, a cosa nascondono i detersivi che usiamo quotidianamente, a cosa potremmo cambiare nelle nostre abitudini viziate. La Del Sette ci invita a notare come il toxic, appunto, sia presente nella nostra vita anche se noi non ce ne accorgiamo e quindi, di conseguenza, quelle categorie sopracitate che sono nostra responsabilit, sono sottoposte a
24 Tratto dall'inchiesta presente sul sito www.rifiuticonnection.it.

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pericoli pi grandi di ci che ci immaginiamo. Ma pochi fanno questi nobili pensieri e troppi pagano le conseguenze di questa intossicazione pervasiva. Del 2010 La Selva di Chiaiano, il parco delle sorprese, di Cecilia Anesi e Giulio Rubino, prodotto dal basso e incentrato sulle cave utilizzate come discariche abusive nella Selva di Chiaiano, una delle poche aree verdi rimaste intorno alla zona di Napoli. Quello delle cave sempre stato uno dei business principali della camorra: si scava e, quando non si pu pi scavare, si riempie. Purtroppo difficile individuare gli sversamenti pi pericolosi senza una ricerca puntuale e ben focalizzata, perch i rifiuti tossici vengono nascosti bene, con tecniche che continuano ad affinarsi: la pi comune quella di seppellirli nel cuore di ingenti accumuli di scarti edili. Un'iniziativa interessante rappresentata dal progetto di Itali@ambiente e Telecom Italia, diffuso tramite il sito web www.avoicomunicare.it, con lo scopo di mettere a disposizione della rete alcune risorse per la produzione di un documentario che descriva e testimoni lo stato di salute ambientale dell'Italia. un progetto che in Italia, con queste modalit, non stato ancora mai realizzato. L'idea quella di farlo nascere sulla rete per poi distribuirlo su circuiti televisivi e cinematografici, ponendo l'accento su argomenti di grande attualit fin qui elencati in tutti i documentari (perdita del suolo, discariche abusive, smaltimento rifiuti tossici, perdita biodiversit, inquinamento industriale ecc.). Un invito alla partecipazione di

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tutti, esperti e non, perch chiunque pu dare il proprio contributo attivo, giacch l'argomento di interesse comune. 4.2.2. I festival dell'eco-cinema. La presenza di numerosi festival sottolinea la tendenza di un sempre pi partecipato interesse alle questioni ambientali. La cosa pi importante che si tratta di festival dedicati esclusivamente al cinema ambientale, che si dato spazio totale a tematiche verdi e sostenibili anche in ambito cinematografico. In un mare di pessimismo dove si sempre pronti al peggio, sono tipi di notizie che lasciano intravedere quel barlume di speranza nel quale tutti vorremmo, almeno un poco, credere. Il primo festival a nascere in Italia in ordine cronologico la selva di Chiaiano, il parco delle sorprese, creato nel 1996 dalla collaborazione tra Legambiente e La Nuova Ecologia: il festival, che nelle sue edizioni ha visto spostarsi in diverse zone d'Italia dalla Maremma toscana alla Puglia, un evento che si inserisce da qualche anno all'interno del festambiente (il pi grande evento estivo a sfondo ambientale per ragazzi). Peculiarit del festival l'apertura verso molte delle manifestazioni cinematografiche presenti sul territorio nazionale: una rassegna cinematografica itinerante, realizzata con l'obiettivo di far crescere la sensibilit e la conoscenza delle tematiche legate all'ecologia; ogni anno vengono presentati cortometraggi e film d'autore che esplorano

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l'ambiente familiare, lavorativo, scolastico e sociale, abbracciando un pubblico al contempo adulto e giovanile 25. Il festival pi noto sicuramente cinemAmbiente, che si tiene ogni anno dal 1998 nella citt di Torino. Esso nasce con l'obiettivo di presentare i migliori film ambientali a livello internazionale e contribuire, con attivit che si sviluppano nel corso di tutto l'anno, alla promozione del cinema e della cultura ambientale. Fondato e diretto da Gaetano Capizzi, il festival organizzato dal 2006 dal Museo nazionale del cinema, dalla fondazione Maria Adriana Prolo ed membro fondatore dell'environmental film festival network, associazione che attraverso il progetto green film network riunisce i pi importanti festival cinematografici internazionali a tematica ambientale. Al festival si affiancano due importanti attivit che completano il lavoro di promozione del cinema a tema ambientale in Italia: cinemAmbiente tour e CinemAmbiente TV-Film. Il primo un progetto di distribuzione non commerciale dei film presentati al festival; l'associazione CinemAmbiente, con centinaia di proiezioni sul territorio nazionale, il principale punto di riferimento in Italia per il reperimento di film a tema ambientale. Il secondo un progetto-film per l'educazione ambientale: un'iniziativa dedicata alle scuole e unica nel suo genere a livello internazionale. Attraverso un apposito sito internet gli insegnanti possono proiettare in classe in alta qualit centinaia
25 Descrizione del festival tratta dal sito www.lanuovaecologia.it.

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di film selezionati per argomento ed et degli studenti 26. A partire dal primo anno della sua nascita, si articolato in pi settori e la sua fama andata crescendo col tempo; il festival sta diventando un punto di riferimento sempre pi importante per la produzione cinematografica dedicata ai problemi ambientali. L'ultimo cambiamento strutturale riguardava il cambio di stagione, avvenuto l'anno scorso per celebrare la giornata internazionale dell'ambiente istituita dalle Nazioni Unite il 5 giugno del 1976. Un festival in continua evoluzione e apertura, ma sempre con le radici ben piantate negli ideali di cinema di qualit e rigore scientifico. Il festival torinese anche co-organizzatore di rassegne e altri festival che si svolgono in altre zone d'Italia, precisamente di due festival in Sardegna, uno in Sicilia e un altro nella vicina Lombardia. In Sardegna, dal 2010 vengono organizzati la rassegna cinematografica cinemAmbiente a Pula e il sardinian sustainability film festival nella provincia di Oristano, entrambi volti alla partecipazione attiva dei cineasti in collaborazione con esperti ambientalisti. In Sicilia dal 2009 si organizza il siciliambiente film festival, il quale si propone di essere un momento concreto di sensibilizzazione e di attivit ambientali attraverso alcune iniziative che mirino allo sviluppo sostenibile e che passino attraverso la comunicazione fotografica e cinematografica, il tutto in collaborazione con associazioni ed esperti del settore. Infine in Lombardia, il forum Giovani
26 Tratto dalla presentazione www.cinemaambiente.it. del sito web del festival

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ambiente ha organizzato nel 2010 la rassegna ambient'azioni, con lo scopo di informare ed educare alla sostenibilit, lasciando spazio ai dibattiti sull'argomento alla fine di ogni proiezione. A Roma dal 2004 si tiene il festival audiovisivo della biodiversit, espressione di un sistema di valori che guarda a uno sviluppo non provocato dall'esterno, ma sostenuto in loco. All'azione globale, privata e multinazionale incentrata sul profitto, si oppone l'esigenza di qualificare e difendere tutti quei beni naturalmente collettivi. l'indirizzo che segue nella realizzazione dei propri progetti, da oltre cinquant'anni, il Centro internazionale crocevia, organizzatore del festival. Sempre a Roma nel 2007 si tenuto l'ecoCinema festival nelle due sale dello storico cinema Filmstudio della capitale; i film sono stati raccolti da ogni parte del mondo e, per la selezione, Filmstudio si avvalso della collaborazione dei pi importanti festival internazionali di cinema d'ambiente (molti dei film in programma sono stati infatti premiati o presentati in questi festival). A Montopoli in Sabina nel 2010 stato organizzato il cineforum ambiente dall'associazione culturale Il fanfaraccio e con il patrocinio dell'assessorato all'ambiente del comune di Montopoli; nel 1999 a Teramo venne organizzato il festival internazionale del cinema naturalistico e ambientale nella Regione dei parchi in Abruzzo, il quale si proponeva di raccogliere il meglio del documentarismo italiano e della divulgazione scientifica, in un contesto vivo ed attento alle

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problematiche ambientali e scientifiche (l'ultima edizione fu nel 2005). Nel trevigiano l'associazione locale Aria nova organizza dal 2009 il MOFFE (monnezza film festival), il quale si caratterizza per essere un piccolo cineforum itinerante, dato che le pellicole vengono proiettate nei diversi borghetti delle frazioni del comune di Pederobba, grazie alla collaborazione e all'ospitalit di alcune famiglie. Un modo, questo, per far conoscere i luoghi caratteristici del comune, ma anche per portare cinema e ambiente direttamente nei cortili e nelle piccole piazzette paesane. 4.2.3. Televisione ambientale: tra divulgazione e inchieste Se il cinema potrebbe essere stato utilizzato come mezzo per tentare di dissuadere le coscienze degli individui, la televisione rappresenta ancor di pi un passo in avanti verso l'obiettivo della sensibilizzazione delle masse. I programmi incentrati sull'ambiente sono presenti nel palinsesto televisivo italiano sin dal primo giorno della sua era televisiva; i pi noti sono quelli che si sono occupati del lato conoscitivo dell'ambiente, della natura e delle bellezze che possono offrire mentre per denunce, inchieste e quant'altro bisogna fare riferimento ad altri programmi che non sono per focalizzati sull'argomento (salvo poche eccezioni). Come per l'ambito cinematografico e documentaristico, risulta molto difficile citarli tutti per via del loro discreto numero.
Il lungo percorso in cui si intrecciano la storia del servizio pubblico radiotelevisivo e la storia del patrimonio artistico e

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EDITORIA VERDE E COMUNICAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA: DALLE PRIME RIVISTE ALLE EDIZIONI ON LINE culturale del nostro paese costellato di documentari, rubriche specialistiche, programmi-contenitore, sceneggiati, ma anche da servizi informativi e pillole sparse nella programmazione quotidiana: impossibile catturarli tutti (Bolla, Cardini 1999, p. 11).

I primi della lista sono i famosissimi Linea Verde e Superquark, entrambi mandati in onda per la prima volta nel 1981. Linea Verde un viaggio lungo tutta l'intera penisola con i suoi usi, costumi e tradizioni raccontati attraverso il mondo dell'agricoltura e dei piatti tipici. Sullo sfondo delle delizie culinarie e dei metodi di coltura descritti, viene presentato l'ambiente della zona interessata in tutta la sua ricchezza e belt. Va in onda tutte le domeniche durante la mattina, preceduto dalla rubrica Orizzonti che parla delle bellezze e delle diverse realt del nostro paese; all'interno del programma trovano spazio anche le news dell'intera industria alimentare e dell'industria agricola italiana. L'alter ego di Linea Verde su Mediaset rappresentato da Melaverde, una trasmissione nata molto pi tardi (nel 1998), ma dalla struttura parecchio simile a quella dell'emittente nazionale; infatti anche in Melaverde ambiente, culture popolari e tradizionali sono al centro delle puntate dedicate di volta in volta a un diverso luogo della nostra penisola. Un'altra trasmissione molto simile a Linea Verde Sereno Variabile, magazine in onda da pi di trent'anni, incentrato sulla descrizione di manifestazioni storiche, ambienti naturali, itinerari religiosi, tramite le rubriche trasmesse all'interno

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stesso del programma (come l'Italia dei misteri, I luoghi solitari, Weekend a tema). Ancora pi nota la creazione di Piero Angela Quark (rubrica scientifica nata nel 1981 che dal 1995 diventa la trasmissione televisiva SuperQuark), la quale ha permesso per anni di vedere anche in Italia i documentari della BBC. Il titolo, apparentemente bizzarro per i non addetti alla materia, viene dal nome di una particella fondamentale della materia scoperta nel 1961 tra gli altri da Murray Gell-Mann, che ne invent il nome. Il programma propone dei viaggi nella scienza, costituiti da documentari e animazioni presentati con chiarezza e semplicit, con l'obiettivo di portare la scienza e la tecnologia alla portata di tutti. L'intenzione era di puntare alla pi alta soglia dei contenuti con la pi semplice versione del linguaggio, in quanto solo in questo modo si pu arrivare alle pi disparate fasce di pubblico. Lo stesso Angela, in un'intervista rilasciata al quotidiano la Stampa nel primo mese della messa in onda del palinsesto, spiega cos i motivi del successo della trasmissione:
Ho sempre cercato di raccontare i fatti in maniera semplice, perch sia comprensibile a tutti, ma rigorosa. Il tutto in maniera piacevole, divertente e stimolante. Il pubblico gradisce ci che capisce e che lo coinvolge, stimolando la sua curiosit. Cerco sempre di fare in modo che tutti partecipino ai miei discorsi, che non sono mai riservati agli addetti ai lavori27.
27 Ghibaudi B., 1981, Piero Angela spiega il segreto del successo con la scienza in tv, la Stampa, 22 marzo, p. 19.

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L'intento di divertire ma, al contempo, informare ben visibile nelle diverse rubriche che negli anni ha ospitato al suo interno, fra cui quella di educazione civica, insegnata attraverso gli splendidi cortometraggi animati, diretti da Bruno Bozzetto. Il 1994 l'anno di Linea Blu, una trasmissione che offriva agli esordi uno sguardo pi tecnico sui diversi aspetti del mondo marino e marittimo, ma che nel tempo ha lasciato spazio a una linea editoriale pi turistico-balneare. L'intento del programma viene descritto esaustivamente nelle parole dell'attuale conduttrice Donatella Bianchi, in merito all'edizione del programma del 2001:
Il nostro obiettivo quello di sviluppare la cultura del mare, ponendo sempre grande attenzione ai problemi ambientali ed alla sicurezza; valorizzando le diverse culture marinare, raccontando le storie di coloro che quotidianamente vivono con grande rispetto il mare. Un mare diverso, un mare fonte di lavoro e di vita, per lo pi sconosciuto alla maggior parte dei nostri telespettatori. Sar, quindi nostro compito raccontare tutto quello che avviene sotto e sopra le coste italiane, ponendo l'accento sulla bravura dei nostri pescatori e subacquei che non sono secondi a nessun'altra marina al mondo28.

Se Melaverde costituisce un alter ego per Mediaset di Linea Verde, Pianeta Mare senz'altro quello di Linea Blu.
28 Tratto dalla scheda sul programma presente nell'archivio storico della RAI all'indirizzo www.archivio.raiuno.rai.it.

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Nato nel 2003, presenta la stessa esclusivit di Linea Blu in quanto si occupa, come suggerisce d'altronde lo stesso titolo, dei mari, della pesca e del mondo dei pescatori; attualmente possiede un'ottica pi vicina ai temi dello sport e del turismo marittimo. Sempre in ambito turistico-scientifico ci sono due trasmissioni in particolare degne di menzione: si tratta di Geo&Geo e Gaia-Il pianeta che vive, entrambe trasmesse su Rai3 e presenti nel palinsesto italiano dal 1995 la prima e dal 2001 la seconda. Geo&Geo un programma che parla con molta semplicit di natura e scienza, con chiara intenzione didattica e divulgativa; dal 2001 stato diviso in due parti e la prima, Cose dell'altro Geo, dedicata ai quiz, agli ospiti e alla scelta dei documentari che verranno trasmessi successivamente su Geo&Geo. Gaia - Il pianeta che vive un programma di informazione scientifica con puntate monotematiche, che si caratterizzano per il ritmo incalzante dei servizi (arricchiti da effetti speciali) e il coinvolgimento e la competenza del conduttore (Mario Tozzi, geologo del CNR). Dal 2003 va in onda un'edizione in formato ridotto, Gaia Files, che approfondisce alcune tematiche. Dal 2006 il programma non viene pi trasmesso; al suo posto troviamo il programma Terzo pianeta, che dal 2007 sino ad ora non ha avuto nuove puntate. Terzo Pianeta era un'evoluzione di Gaia, condotto sempre dall'esperto geologo Mario Tozzi, il quale riprendeva argomenti talvolta gi trattati nel programma precedente.

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Sulla stessa frequenza viaggia il programma King Kong. Un pianeta da salvare il quale da quasi quindici anni si propone di affrontare le emergenze ambientali e umane, con la consapevolezza che uomini e natura rappresentino elementi di uno stesso ordine. Nella trasmissione vengono spiegate non solo le cause e i possibili rimedi di un problema, ma anche il modo in cui poterlo risolvere avvalendosi anche dell'aiuto di associazioni di volontari che descrivono le loro esperienze. Preambolo della trasmissione S.O.S. King Kong, una breve rubrica che tratta i temi ambientali, dei danni all'equilibrio ecologico individuandone cause e rimedi (pp. 70-71). Anche la rete La7 ha dato il suo contributo con Missione Natura, una rubrica di divulgazione scientifica in onda dal 2006 che, come si deduce dal titolo stesso della trasmissione, presenta documentari su animali e fenomeni naturali. Uno dei contributi pi importanti alle inchieste in ambito ambientale ed ecologico, viene senz'altro dalla famosa rubrica Ambiente Italia del telegiornale regionale di Rai3. Senza studi a far da filtro, con il conduttore che sta fisicamente nel cuore del problema, quasi a rimarcare la scelta della trasmissione di stare comunque dalla parte di chi aspetta risposte, per poi tornare a verificarne l'esito. Ma la complessit degli argomenti, la necessit di approfondire, di scoprire e mettere in relazione fra loro situazioni analoghe da Nord a Sud, richiede un impegnativo lavoro di indagine; cos gli inviati costruiscono di settimana in settimana i pilastri di ciascuna puntata (inchieste attorno a spinte speculative e manomissioni, al ramificarsi di

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racket ed ecomafie), portando alla ribalta quell'illegalit capillare che ha consentito profonde e talvolta irreparabili offese al paese. Senza dimenticare che una delle forze della trasmissione sempre stata la rete delle redazioni regionali: tutte le sedi Rai hanno negli anni collaborato con Ambiente Italia. Da ciascuna redazione la trasmissione ha, addirittura, di volta in volta attinto per collegamenti, servizi, contributi di immagini; ci sono giornalisti, nelle diverse sedi, che si sono specializzati nelle tematiche ambientali, divenendo terminali, punti di riferimento, redattori esperti. In questo modo essi lavorano per Ambiente Italia e quei loro servizi finiscono pure, opportunamente rimaneggiati, nelle diverse edizioni dei telegiornali locali.
La rubrica, in onda da 15 anni, ha lasciato e lascia un segno nel palinsesto della terza rete. Non a caso il sabato di Raitre si sempre pi colorato di "verde", affiancando alla rubrica del Tgr documentari e programmi di prima serata volti ad esaltare l'amore per la natura e per il paesaggio29.

Nel 2007 Ambiente Italia ha trasmesso il video di un'iniziativa organizzata da comitati di attivisti e giornalisti italiani. Si parla dello Spazzatour30, un originale tour nelle zone
29 Tratto dalla presentazione del programma disponibile all'indirizzo www.ambienteitalia.blog.rai.it. 30 Spazzatour anche un canale della piattaforma YouTube, che si occupa non solo di inchieste ambientali ma anche di inchieste su altri argomenti di interesse pubblico (politica, libert fondamentali, iniziative

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strategiche di interesse militare per l'emergenza rifiuti in Campania, destinato ai giornalisti corrispondenti delle testate estere. Si tratta di un itinerario alternativo a quello ufficiale organizzato nella citt di Napoli dalla Protezione Civile, che aveva come scopo quello di dimostrare come il suo intervento, congiuntamente a quello del governo, avesse risolto i problemi dell'immondizia nelle strade. Lo Spazzatour, invece, ha mostrato agli occhi (increduli) dei corrispondenti la gravosa situazione delle campagne circostanti e della provincia (Lo Uttaro, Marigliano, Nola, Acerra, Caivano), fino ad arrivare alla vicina provincia di Salerno a Serre. Altre rubriche importanti sono Mediterraneo, Italia Agricoltura e NeaPolis, tutte rubriche del Tg3 messe in onda, rispettivamente, la prima nel 1995 dalla sede regionale di Palermo, la seconda nel 1991 da quella di Bologna e la terza nel 1999 da quella di Napoli. Mediterraneo la prima trasmissione della Rai a rientrare nel progetto med-media dell'Unione Europea. Si occupa di emergenze ambientali e in generale delle problematiche naturalistico-culturali del bacino del Mediterraneo. Italia Agricoltura la continuazione di un filone sulle tradizioni agricole italiane iniziato nel 1955 con La tv degli agricoltori (la quale, a sua volta, era erede della trasmissione radiofonica Vita nei campi), ribattezzata successivamente A come agricoltura nel 1970 e poi Agricoltura domani nel 1977. NeaPolis la pi breve rubrica tra quelle finora citate (ha una durata di quindici minuti) e si
popolari, manifestazioni), volte alla contro-informazione dei cittadini.

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occupa, tra gli altri, di argomenti riguardanti l'attualit ambientale e il patrimonio artistico-culturale, con particolare attenzione al target giovanile (pp. 74-76). Infine per ultimi, ma non di certo per importanza, meritano una menzione particolare i programmi di Rai3 Report e Presa Diretta, sebbene non trattino esclusivamente l'argomento ambiente, ma sono state numerose e importanti le inchieste da loro svolte. Report, in onda dal 1997 e condotto dalla giornalista di lodevole tenacia Milena Gabanelli, si impegna a portare alla luce, con straordinari servizi di giornalismo investigativo, i grandi e piccoli scandali politici, economici, ambientali che purtroppo funestano la nostra quotidianit. Sulla home page del sito di Report ci sono sei sezioni che rimandano a tutti i servizi-inchiesta fatti dal programma e che sono divisi per argomento. Una di queste la sezione ambiente, che presenta pi di sessanta servizi dal 1997 ad oggi sui pi disparati argomenti, a cominciare dal primissimo riguardo gli effetti dell'elettrosmog sulla nostra salute, passando per l'immondizia, il riscaldamento globale, la privatizzazione dell'acqua, le energie alternative, il nucleare, le sostanze e i materiali tossici, la pesca illegale. Come in ogni puntata il programma si conclude con la buona notizia, ossia un evento positivo che tenda a risollevare l'ottimismo dei telespettatori e che funga da zucchero per fare ingoiare l'amara pillola rappresentata dalle verit dei propri servizi. Presa Diretta un programma di inchiesta condotto e ideato (tra gli altri) dal perseverante giornalista Riccardo Iacona ed strutturato come

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Report: il giornalista-conduttore introduce gli argomenti trattati nei servizi che verranno mostrati durante il corso del programma, i quali vengono realizzati dagli altri reporter del team della trasmissione. Dal 2009, data di nascita del programma, sono stati dedicati al tema ambientale diversi servizi, in aumento nel corso dell'ultimo anno della trasmissione. La primissima fu un'inchiesta, Oro Buttato, nella quale si affrontava l'annoso tema del degrado e dello stato di abbandono del nostro patrimonio storico-artistico e archeologico. In Acqua Rubata ci si chiede quale potr essere il futuro dell'acqua pubblica in Italia facendo un confronto con la vicina Francia, che sembra marciare nella direzione opposta; Sole Vento Alberi una puntata-elogio alla Germania e alla sua soluzione verde (economia verde e energia pulita), in risposta alla crisi che impazza in tutto il mondo; in Spazzatura si unisce al coro delle denunce sugli scempi provocati in Campania con le discariche abusive e lo smaltimento illecito dei rifiuti (giusto per citarne alcune). 4.2.4. Le verdi luci della ribalta: il teatro civile e la denuncia ambientale. Nel mondo teatrale italiano non esiste un autore e/o una compagnia che risulti essere specializzata in spettacoli con tematiche ambientali. Forse i tempi non sono ancora maturi per un evento del genere, ma il fatto che esistano alcuni spettacoli dedicati specificamente alla denuncia ambientale di sicuro un segno di buon auspicio. Sebbene non ci sia questa esclusivit,

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esiste un autore in particolare in questo mondo che va nominato per aver fatto, nel suo repertorio, alcune inchiestespettacolo su temi di degrado e disastro ambientale in Italia. Stiamo parlando del veneto Marco Paolini, autore impegnato e di notevole successo non solo nel mondo del teatro, ma anche in quello del cinema e della televisione. Un testo molto interessante dal titolo Teatro civile. Nei luoghi della narrazione e dell'inchiesta, raccoglie tutti contributi degli autori italiani di teatro su argomenti di denuncia, temi che necessitano di essere ricordati, disastri umani e ambientali. Il teatro civile un teatro militante, una coscienza allenata al racconto per non dimenticare ci che stato; uno spettacolo di teatro civile racconta storie vere, spesso dimenticate, crea collegamenti tra passato e presente, costruisce ponti di memoria viva tra generazioni (Paolini in Biacchessi, 2010, p. 10). L'autore veneto pare essere l'inventore/iniziatore di questo tipo di teatro che vanta, comunque, diversi e noti rappresentanti del settore; nel libro in questione, l'argomento del teatro civile viene suddiviso per tema trattato (lavoro, ambiente, memoria) e nella sezione dedicata all'ambiente il nome di Paolini spicca pi volte, come a sottolineare il suo fondamentale contributo al tipo di teatro. Oliviero Ponte di Pino nella prefazione al testo spiega:
quando ne parla, Paolini tiene a precisare che il teatro civile anfibio, nasce e respira fuori dall'edificio teatrale: risponde dunque al bisogno di superare i modi produttivi e distributivi ma anche le censure implicite del sistema teatrale. Il quale non viene

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EDITORIA VERDE E COMUNICAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA: DALLE PRIME RIVISTE ALLE EDIZIONI ON LINE rinnegato ma integrato ad altre possibilit e modalit di comunicazione (ib.).

Gli spettacoli-inchiesta di Paolini sono Parlamento chimico, Storie di plastica e Il racconto del Vajont. Il primo, del 2002, il racconto dell'ideazione e costruzione del nuovo porto di Marghera a Venezia, una storia raccontata dagli inizi pi reconditi, ossia dal 1917, anno in cui il conte Volpi di Misurata riesce a ottenere i permessi per costruire il nuovo porto di Venezia, a Marghera appunto, sognando di rinnovare lo splendore dell'antica Venezia grazie alla nuova citt futurista, solo industrie, ciminiere e velocit. Paolini sottolinea questa smania di innovazione e modernit rappresentata dalla chimica; come osserva Nico Nanni
Sembra, infatti, che la chimica fosse il simbolo stesso di nuovo, di futuro, in Italia e nel mondo. E cos, quando nel secondo dopoguerra l'Italia si lanci sulla chimica, la superficie di Porto Marghera pass dall'equivalente di 400 campi di calcio a una cifra pi che tripla e le lavorazioni, gi ritenute pericolose, venivano compensate con una gratifica, che i lavoratori accettavano. Dal 1973 tutto doveva cambiare: le fabbriche divenire pi sicure e le lavorazioni tutelate, ma... Qui Paolini comincia un'altra storia: quella di finanzieri, politici, imprenditori, di industria pubblica e di industria privata, che per strane alchimie (chimiche, appunto!) a un certo punto si confondono. Se prima c'erano Eni e Montecatini (poi Montedison), alla fine ci sar "Enimont": ma non la stessa accusata di aver dato vita alla "madre di tutte le tangenti?". E con quali fondi (neri) ha corrotto tutta la classe

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politica italiana? Ma con quelli che dovevano servire (dal 1973) a risanare Marghera31.

Il merito pi grande di Paolini la sua straordinaria capacit di raccontare a un pubblico, senza lasciarlo a domandarsi sul trascorrere del tempo. I fatti, i nomi, i luoghi menzionati non sono soltanto parole o numeri, ma prendono realmente forma diventando protagonisti della scena; per usare le parole di una notevole critica di Rodolfo di Giammarco, in questa opera
Paolini sfoggia un elmetto di plastica e uno snodo di tubature, chiamando in causa la foto di un bambino giapponese trasformato in larva dall'inquinamento. Straordinari gli effetti di buio e di luce, in un testo dove l'angiosarcoma epatico un personaggio, pi che un tumore. E il macabro poesia della consapevolezza32.

Paolini si inserisce nel racconto non solo come teatrante ma anche come cittadino, senza pretese di portare alcun tipo di soluzione ma soltanto per dare voce ai racconti, di per s complicati, per prendere in mano la sfida della narrazione della complessit di tali storie. Di nove anni prima l'altra opera in questione, Il racconto del Vajont, orazione civile di impegno corposo sulla gi menzionata tragedia della diga del Vajont. Tre ore di racconti, spiegazione di fenomeni, riflessioni,
31 Nanni N., 2003, Il dramma di Marghera, il Gazzettino di Pordenone, 3 maggio, p. 23. 32 Di Giammarco R., 2002, Le tragedie sociali dell'implacabile Paolini, la Repubblica, 7 dicembre, p. 15.

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congetture, tutte interpretate come se si trattasse di una lunga e approfondita lezione dove il pubblico quasi obbligato a riflettere attivamente su quanto viene detto. Si tratta di un'opera fondamentale per la carriera di Paolini, in quanto viene sancito il suo ruolo di narratore civile. Lui stesso, nelle pagine del suo sito web lo afferma:
Dopo VAJONT sono diventato narratore civile, continuamente mi vien chiesto di raccontare questa o quella storia italiana. Ho cercato di ribellarmi al ruolo, ho provato altre strade, altre chiavi di racconto, altri soggetti , ma dentro di me il ruolo vive33.

Lo scopo di questo lavoro, oltre alla denuncia presente e costante, soprattutto quello di riportare alla memoria gli eventi (elemento tipico del suo teatro in generale), perch dimenticarli sarebbe come annullarne l'esistenza. Un lavoro particolare e scrupoloso, talmente innovativo che anche Renato Palazzi nel 1995 lo defin
un fatto teatrale unico. Anzi gi collocarlo nell'ambito del teatro forse una forzatura, perch si tratta piuttosto di una cerimonia laica, di un momento di nobilissima riflessione civile condotta ad alta voce34.

33 Tratto dalla storia dell'opera disponibile sul sito www.jolefilm.it. 34 Palazzi R., 1995, Ogni mese in memoria del Vajont, Domenica, 17 maggio, p. 13.

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O come osserva anche Luciana Libero in un articolo del 1996:


il suo Vajont non solo la lucida cronaca di una morte annunciata, palpitante di sdegno e di passione civile. Ma soprattutto la riappropriazione di antiche e perdute funzioni del teatro: della memoria, dell'impegno, dell'affabulazione e del racconto35.

Daniele Biacchessi, oltre a essere giornalista e scrittore, ha dato nel 1996 il suo contributo teatrale all'argomento con lo spettacolo La fabbrica dei profumi, un monologo tratto dall'omonimo libro dello scrittore sull'episodio (gi descritto precedentemente) di Seveso. Il titolo si riferisce al modo in cui gli abitanti di Seveso chiamavano l'Icmesa in quanto questa, almeno ufficialmente, produceva profumi e prodotti aromatizzati. La narrazione dell'evento, accompagnata dalla musica dal vivo del sassofonista Michele Fusiello, ha per Biacchessi (p. 49) uno scopo ben preciso:
La ricerca di una giustizia sulla catastrofe di Seveso sta alla base dello spettacolo La Fabbrica dei Profumi (), frutto di diciannove anni di indagini su documenti e testimonianze inedite.

Ulderico Pesce, scrittore e autore sia teatrale che televisivo, preferisce raccontare un male della nostra societ attraverso una storia d'amore, che ha come sfondo l'inchiesta sull'amianto
35 Libero L., 1996, I fantasmi del Vajont, la Nazione, 29 marzo, p. 23.

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in Italia. Come ci informa Stefania Divertito nel suo romanzoinchiesta, dal secondo dopoguerra fino alla messa al bando del 1992, in Italia sono stati usati pi di 20milioni di tonnellate di amianto e prodotte 3,75milioni di tonnellate di amianto grezzo. Venivano estratte fibre a ritmi forsennati fino alla met degli anni Settanta e si continu con ritmi serrati (anche per quanto riguardava l'esportazione di questo) fino al 1992 (Divertito, 2009). A come Amianto parla di Nino e Maria, lui giornalista d'inchiesta lei aspirante cantante, divisi per il lavoro di Nino che lo porta dal Nord al Sud della penisola per trovare testimonianze sulla nocivit dell'amianto che soltanto nel 1992, a livello istituzionale, viene riconosciuto come altamente cancerogeno. E cos ritroviamo Nino in luoghi come Casale Monferrato dove la Eternit, fabbricava per l'appunto l'eternit, dal latino aeternitas, eternit, un miscuglio di cemento e amianto, che costava poco, aveva un'alta lavorabilit ed era isolante dal freddo e dal fuoco; veniva usato per le coperture delle case e dei capannoni, per fabbricare tubature idriche di cui sono ancora pieni gli acquedotti italiani. I due approfondiscono la storia d'amore in giro per l'Italia: a Monfalcone, dove si fabbricano navi coibentate con l'amianto; a Balangero, dove c' la pi grande cava di amianto di tutta Europa; a Biancavilla, una cittadina di 23mila abitanti, circondata da rocce ricche di amianto; a Sesto San Giovanni dove grandi fabbriche quali la Breda, la Falk, la Magneti Marelli, hanno utilizzato l'amianto sin dagli inizi del

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Novecento36. L'impegno di Pesce lodevole in ambito ambientale anche perch, sempre secondo Biacchessi (p. 58),
il suo lavoro drammaturgico si incrocia con le battaglie di Legambiente e Libera, associazioni impegnate nella tutela dell'ambiente e nel rispetto della legalit contro le ecomafie. Da anni Pesce si batte perch venga introdotto nel Codice di Procedura Penale il reato ambientale.

Meno noti al pubblico non propriamente affezionato ma di sicuro non meno importanti, sono gli ultimi due autori che verranno citati qui di seguito. Stiamo parlando di Alessandro Langiu e Elena Guerrini. Il primo un attore-autore tarantino il quale, durante la sua carriera, ha deciso di dedicare nel 2003 un'inchiesta al malanno e alla vergogna della sua terra natale: l'Ilva (ex Italsider). Langiu propone un interessante monologo sui danni derivanti da emissione di monossido di carbonio, per cui le centrali tarantine e soprattutto il rione Tamburi, detengono un triste primato italiano ed europeo, raccontando le storie di gente comune abituata a lottare quotidianamente contro le polveri rosse provenienti dall'Ilva37. A Taranto il
36 Tratto dalla scheda tecnica dello spettacolo disponibile sul sito web dell'autore www.uldericopesce.it. 37 Taranto la citt che produce il 70% di monossido di carbonio italiano ed il 10% europeo. La presenza della diossina alle stelle. Nel 2001 l'Organizzazione mondiale della sanit ha dichiarato il rione Tamburi priorit mondiale per le neoplasie alle vie respiratorie. L'incidenza due volte e mezzo superiore a quella nazionale (Vulpio 2009).

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rapporto tra uomo e ambiente proprio non funziona. Forse perch il mare non ce la fa pi a vivere con le ciminiere dell'Ilva cos vicine. E anche le persone cominciano a stancarsi aggiunge Daniele Biacchessi, (p. 63) nella descrizione dell'opera dell'autore pugliese. Elena Guerrini, prorompente attrice e autrice toscana, con il suo Orti Insorti, propone un racconto con metodi e luoghi quasi sperimentali o, per la precisione, non usuali: come viene suggerito nel blog omonimo dedicato alla sua opera,
un monologo con musica dal vivo, vino e minestrone, scritto e raccontato da Elena Guerrini. Ha debuttato nel Luglio 2008, al festival di Armunia a Castiglioncello, ed stato rappresentato in oltre 100 repliche in numerosi orti, giardini, poderi, mercati, parchi, scuole, festival, musei, orti botanici, cascine, rive di fiumi, fattorie, vigne, valli, campi di grano, prati e boschi e anche in qualche teatro particolarmente sensibile in : Italia, Svizzera e Stati Uniti38.

Un insieme di riflessioni divertenti e importanti su quello che di buono il nostro tempo ha perso (come le api, i semi fatti in casa) e su quello che di cattivo, purtroppo, ha guadagnato (coltivazioni OGM, profonde trasformazioni dell'agricoltura). Nel suo viaggio la Guerrini incontra numerosi personaggi che saranno fondamentali per la ricerca di una sorta di via d'uscita dal corrotto nuovo mondo: Fukuoka, il saggio che professa la cultura della non azione, giardinieri rivoluzionari,
38 Tratto dal blog dello spettacolo www.ortiinsorti.blogspot.com.

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Vandana Shiva39, sono alcuni tra i nomi che si susseguono sul palcoscenico ecologico improvvisato, per accompagnare l'autrice nel suo cammino eco-sostenibile. Quasi a dare l'illuminazione tanto agognata da chi, teatrante e non, persegue la ricerca di una vita criticamente sostenibile. 4.3. Un'onda verde travolge e non risparmia nessuno: istruzione, eventi, fiere, iniziative Il tipo di organizzazione sociale prevalente nella nostra epoca, sta conducendo l'intero pianeta Terra verso un'imminente e sicura catastrofe ecologica: l'uomo continua a non tenere conto dell'impatto ambientale che il progresso e il proprio stile di vita avranno sul futuro dell'ambiente naturale.
39 Vandana Shiva un'attivista e ambientalista indiana. Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award, il premio Nobel alternativo. Laureatasi in fisica in Canada sulla teoria quantistica, successivamente si occupata di ricerca interdisciplinare all'Indian Institute of Science e all'Indian Institute of Management di Bangalore. Nel 1982 ha fondato il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy. Si battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si occupata anche dei diritti sulla propriet intellettuale, di biodiversit, biotecnologie, bioetica, ingegneria genetica e altro. Attualmente vicepresidente di Slow Food e collabora con la rivista di Legambiente La Nuova Ecologia. Tra i suoi numerosissimi lavori, ha pubblicato per Feltrinelli: Il mondo sotto brevetto (2002); Le guerre dell'acqua (2004); Il bene comune della Terra (2006).

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Proprio per questo motivo enti, associazioni no profit, organismi, istituzioni, organi accademici ecc.,
si sono preoccupati di offrire alternative economiche, sociali o culturali al modello dominante con il comune obiettivo di affrontare l'emergenza delle risorse naturali in graduale esaurimento (Previ, Puggelli in Gatti, Puggelli 2006, p. 123).

I metodi di diffusione di queste culture sono essenzialmente due: campagne di informazione/comunicazione tramite i principali media ed educazione ambientale, unite spesso ad azioni simboliche per una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Le fiere specializzate, gli eventi e le iniziative utilizzano tutti metodi simili, molti di questi incorporano anche fasi di educazione ambientale; quest'ultima, per, viene presa pi in considerazione dalle istituzioni e dagli organi strettamente deputati. L'espressione educazione ambientale viene utilizzata per indicare la volont di insegnamento di questo tema, principalmente all'interno della scuola primaria e secondaria italiana, ma anche all'interno del mondo universitario e della formazione professionale. Al giorno d'oggi esistono (fortunatamente) moltissimi corsi di laurea e di formazione professionale, progetti di educazione ambientale, eventi, fiere, iniziative, tutti specializzati in tematiche ambientali. Nell'impossibilit di citarli tutti, sono stati presi in considerazione quelli pi noti e/o pi coerenti con il tema di questo lavoro.

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4.3.1. Universit, master e formazione specializzata Il ruolo delle istituzioni accademiche in questi ultimi anni, stato di un'importanza rilevante nell'intenzione di creare corsi di laurea e master che garantissero una formazione classica con un'impronta sostenibile. I corsi universitari che in ogni facolt sono stati (e vengono tuttora) dedicati alle questioni legate alla tutela dell'ambiente, sono in numero sempre crescente e dimostrano quanto sia impossibile oramai prescindere da logiche sostenibili. Risulta difficile stabilire quale universit sia stata la prima a lanciare questa moda; ad ogni modo la cosa importante venire a conoscenza del fatto che esiste un ricco ventaglio d'offerta. Da diversi anni a questa parte si sono moltiplicati i corsi di laurea e i master dedicati alla sostenibilit ambientale, soprattutto in campo economico, scientifico, ingegneristico e architettonico. Riguardo il campo umanistico si riscontra un'arretratezza in materia, in quanto i master dedicati alla comunicazione ambientale sono spesso svolti al di fuori delle universit e non esistono corsi di laurea sostenibili. Ma ci sono ovviamente alcune eccezioni: ad esempio, nell'Universit di Bergamo, possibile studiare per diventare insegnanti con indirizzo in educazione ambientale e alla sostenibilit; nell'Universit degli studi di Milano all'interno del dipartimento di geografia e scienze umane dell'ambiente, stata attivata la laurea magistrale in culture e comunicazione dell'ambiente e del paesaggio (per lo pi i corsi di educazione

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alla sostenibilit ambientale sono tutti all'interno della Facolt di scienze naturali o scienze ecologiche). Per il resto delle facolt, esiste una variet di opzioni che vanno dall'architettura bioecologica e sostenibile (con corsi attivati nell'Universit di Roma Tor Vergata, al Politecnico di Torino, nell'Universit degli studi di Pescara ecc.), alla sostenibilit ambientale dei sistemi economici e fisico-matematici (con corsi attivati nelle universit di Firenze, Pisa, Ancona e Roma), passando per l'ingegneria eco-sostenibile (con corsi attivati nelle universit di Modena, Latina, Bologna ecc.) e lo sviluppo rurale con tecniche sostenibili (con corsi attivati nelle facolt di Agraria delle universit di Bari, Bologna, Firenze, Perugia e della Tuscia). I master ci pongono dinanzi a una situazione differente: sono moltissimi quelli attivati negli ultimi anni, soprattutto da parte di enti e organismi al di fuori del circuito universitario, i quali garantiscono una copertura sostenibile su tutti i settori di studio e di lavoro. Nell'ambito umanistico, come gi indicato, esistono molti pi master che corsi di laurea universitari; alcuni di questi sono gi noti a tutti gli interessati all'argomento ambientale e diversi sono stati gi citati nel corso di questo lavoro. Primo fra tutti (soprattutto perch totalmente inerente all'argomento di questo lavoro), il master in comunicazione ambientale del Centro studi del CTS (Centro turistico studentesco). Il master, alla sua sesta edizione, si propone di creare figure professionali specifiche (nell'ambito di giornalismo ambientale, social media, divulgazione e green

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economy40) in grado di conoscere in maniera approfondita gli argomenti da utilizzare nel proprio lavoro, con tutti gli strumenti fruibili nel mondo della comunicazione, entrando anche in contatto con le imprese, gli enti e gli organismi specializzati nel settore. I patrocinanti del master sono di tutto rispetto, tanto quanto lo sono i membri del corpo docente: nomi illustri nell'ambito dell'informazione e della cultura ambientalista, dal giornalista Antonio Cianciullo, al presidente onorario di WWF Fulco Pratesi e al ricercatore e conduttore del programma televisivo Gaia Mario Tozzi. Il programma del master organizzato in cinque laboratori specialistici (divisi in laboratorio di giornalismo ambientale, dei social media, di divulgazione, di green economy e di comunicazione efficace), integrati con un project work (ossia un progetto comunemente realizzato da tutti gli studenti e presentato alla fine del master) e con quattro mesi di stage formativo (in tema di sostenibilit il suddetto Centro Studi organizza anche un master in Imprenditorialit e management del turismo sostenibile e responsabile).
40 Si definisce con green economy (in italiano economia verde), un modello teorico di sviluppo economico che parte da un'analisi econometrica del sistema economico la quale, oltre al PIL, prende in considerazione anche l'impatto ambientale. Tale analisi propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche ed educative in grado di ridurre il consumo delle energie e delle risorse naturali. Lo scopo quello di limitare i danni ambientali, di promuovere lo sviluppo sostenibile, l'uso delle energie rinnovabili, la diminuzione delle emissioni di gas serra e dell'inquinamento e di puntare verso una vera e propria economia sostenibile.

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I corsi di formazione professionale e le scuole (o quelli che riguardano strettamente l'ambito giornalistico-editoriale, eccezion fatta per quelli organizzati da Edizioni Ambiente), sono quelli gi citati all'interno di questo lavoro. Il corso euromediterraneo di giornalismo ambientale Laura Conti41, alla sua undicesima edizione, nasce in collaborazione tra Legambiente, La Nuova Ecologia e col partenariato dell'Istituto nazionale di geologia e vulcanologia e si svolge in Liguria nel campus universitario di Savona. Il corso tenuto da giornalisti specializzati e docenti universitari ed rivolto a giornalisti professionisti e pubblicisti intenzionati ad approfondire l'argomento (il corso comunque aperto a laureati e diplomati interessati ad apprendere le tecniche di base dell'informazione ambientale). Le ore di lezione sono organizzate tra pratica e teoria e gli studenti partecipano a laboratori redazionali per redigere articoli finalizzati anche alla pubblicazione di un numero speciale della rivista La Nuova Ecologia; il corso prevede un workshop finale di una settimana. Anche in questo caso troviamo nomi tecnici nel corpo docente che vanno dai giornalisti specializzati (come Antonio Cianciullo e Annalisa Bucchieri), a docenti universitari e specialisti del settore (come il docente di ecologia e bioscienze dell'Universit della Valle
41 Laura Conti, nata a Udine nel 1921, stata una scienziata e scrittrice, studiosa dei problemi ambientali. Oltre che giovane partigiana, stata anche deputata e la sua vita fu un intreccio di impegni e interessi: dalla scienza alla pedagogia, passando per l'ambiente, diventando un nome importante nell'ambito delle lotte civili e culturali degli ultimi quarant'anni.

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d'Aosta Giuseppe Barbiero e il responsabile nazionale delle guardie zoofile Marco Bravi). Fino a tre anni fa il corso veniva svolto nella Scuola di formazione ambientale Antonio Cederna: al suo interno un'altra iniziativa veniva promossa da Legambiente e La Nuova Ecologia, ossia il corso di Comunicazione ambientale. La scuola, che ha sede nel Parco della Maremma, organizza diversi corsi di specializzazione rivolti per lo pi a imprese, enti e soggetti istituzionali interessati alla formazione e all'aggiornamento dei propri dipendenti e collaboratori, ma anche a giovani laureati che intendono approfondire questo tipo di argomento (alcuni di questi corsi non risultano, per, essere stati pi attivati). Gli altri corsi di formazione professionale menzionati in questo lavoro sono quelli organizzati dalla casa editrice Edizioni Ambiente in collaborazione con Paola Ficco e il suo Comitato scientifico: dal 2006 viene organizzato un corso di formazione permanente sui rifiuti, articolato in una sequenza di seminari i quali trattano ciascuno un argomento specifico (veniva organizzata anche la formazione sul SISTRI ma, come gi detto nel precedente capitolo, essa risulta temporaneamente sospesa). Un altro corso di formazione il green energy audit, dedicato a professionisti e tecnici esperti in energie rinnovabili e all'efficienza energetica, pensato per fornire competenze essenziali agli organismi edilizi che devono gestire un progetto, in modo da rispondere ai requisiti della certificazione energetica e ambientale. Un'altra attivit sempre promossa da Edizioni Ambiente sono i seminari sugli impianti a fonti

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rinnovabili e sull'efficienza energetica: si tratta di incontri promossi in relazione ai mutamenti significativi nello scenario normativo di riferimento. Negli ultimi anni viene dedicato moltissimo spazio all'educazione ambientale: soprattutto nelle scuole e per le scuole primarie (ma non solo), vengono attivati corsi di educazione all'ecologia e alla sostenibilit, nel tentativo di inculcare sani principi in menti ancora giovani e, quindi, pi recettive. All'interno dei principali parchi naturali d'Italia vengono tenuti numerosissimi corsi e iniziative istruttive a sfondo ambientale, che coinvolgono i bambini e i ragazzi con giochi ed escursioni didattiche alla scoperta di luoghi e paesaggi da tutelare. Esistono moltissime iniziative e sarebbe impossibile elencarle tutte: ad ogni modo nel sito www.parks.it nella sezione educazione ambientale sono raccolti i numerosissimi eventi dedicati sia ai pi giovani che agli adulti. Anche il WWF organizza, tramite associazioni e organismi esterni, iniziative volte all'educazione ambientale, nella consapevolezza che questo sia il migliore modo per cambiare la situazione attuale. In particolare collabora con la cooperativa Palma nana, la quale nacque nel 1983 per tutelare e salvaguardare l'ambiente tramite la sensibilizzazione e, per conto del WWF, gestisce ed organizza attivit di educazione ambientale e turismo responsabile. Lo scopo quello di invogliare i partecipanti ad assumere atteggiamenti pi rispettosi nei confronti dell'ambiente circostante, stimolando

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interesse e amore verso questo; il tutto tramite laboratori, corsi, stage, escursioni, vacanze-natura e stili di vita alternativi. Un istituto importantissimo nell'ambito educativo L'Istituto per l'ambiente e l'educazione Schol Futuro, un organo creato senza fini di lucro e presente in molte regioni italiane. Nato nel 1982 l'istituto sviluppa un'attivit di divulgazione, promozione culturale, ricerca, progettazione, formazione, consulenza, soprattutto nel ramo della tutela ambientale (anche attraverso lo strumento dell'educazione all'ambiente e allo sviluppo sostenibile) e del patrimonio culturale e delle educazioni trasversali in genere. L'associazione opera attraverso strumenti di comunicazione educativa e ambientale e attraverso progetti, realizzati in collaborazione con amministrazioni locali, aziende, autorit e istituti scolastici, organismi governativi e non, italiani, europei ed extraeuropei 42. Il termine educazione sostenibile venne per la prima volta introdotto dal professore inglese Stephen Sterling, il quale intendeva indicare un tipo di educazione che porti le persone ad affrontare in maniera critica i cambiamenti e le difficolt posti dalla vita, verso la costruzione di una societ migliore e pi pacifica che assicuri un pieno sviluppo dell'essere umano. Il termine educazione non va inteso in senso restrittivo, come accade nella lingua italiana, bens gli vanno attribuiti diversi significati come informazione, formazione, educazione (il termine inglese education , infatti, polisemico). Lo scopo
42 Tratto dalla presentazione dell'istituto disponibile sul sito www.educazionesostenibile.it.

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dell'istituto quello di creare una societ che rispetti l'ambiente e si basi sull'equa distribuzione delle risorse disponibili tramite l'educazione, la formazione e la comunicazione delle teorie sulla sostenibilit (teorie nate da un intreccio tra ecologia, economia e politica). L'istituto, inoltre, fornisce la possibilit di concedere diverse forme di collaborazione (dal partenariato all'affidamento di attivit) con enti pubblici e privati sia profit che non profit, interessati alla sensibilizzazione sul tema della sostenibilit e dell'educazione a questa; il sito dell'istituto inoltre aperto a tutte le istituzioni, le organizzazioni, gli educatori ambientali e volontari che vogliano approfittare della visibilit e delle sinergie che il portale consente. Le iniziative proposte da questo sito sono varie e spaziano nei diversi campi riconducibili al macro ambito ambientale: l'intento e l'impegno di questo istituto e della sua attivit tramite il portale sull'educazione sostenibile, sono largamente riconosciuti in Italia e l'augurio quello che un esempio simile possa essere esteso a tutte le regioni che compongono lo stivale (e non solo ad alcune). Infine utile menzionare anche l'impegno del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'ambito dell'educazione ambientale e alla sostenibilit: questo tipo di educazione non un semplice studio dell'ambiente naturale, ma cerca di promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti individuali e collettivi. L'educazione ambientale, pi tardi evolutasi in educazione allo sviluppo sostenibile, non riguarda strettamente l'ambiente, ma tutti

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quegli ambiti e aspetti della vita in cui necessario intraprendere un approccio sostenibile. Le attivit del Ministero nel campo dell'educazione ambientale sono diverse e hanno visto la collaborazione sia con altri ministeri che con enti pubblici e associazioni; le collaborazioni erano volte alla realizzazione di documenti e carte che assicurino delle linee guida da seguire e rispettare, per uno svolgimento totale e preciso degli obblighi in essi contenuti. 4.3.2. Fiere specializzate, iniziative ed eventi environment friendly In questi contesti il discorso ambientale ha trovato terreno fertile, talmente tanto da risultare difficile riuscire a elencare tutto quanto esiste oggi in Italia riguardo fiere, eventi e iniziative: come in altri casi, verranno citati soltanto quelli principali e pi noti. Di fiere specializzate in ecologia e ambiente ne esistono pi di una ventina in Italia e sono promosse lungo tutto l'arco di un anno: la prima degna di menzione quella che ha ospitato l'esposizione che ha consentito gran parte di questo lavoro, ossia la mostra-mercato di editoria ecologica pagine in fiore. La fiera, la cui prima edizione si tenne nel 2001 (e pare che, dopo il 2003, risulti cessata), si teneva nella cornice della biblioteca Cassina Anna di Milano con la collaborazione e la partecipazione di associazioni, case editrici ed enti tutti specializzati in tematiche ambientali.

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Pagine in fiore, ovvero mostra-mercato dell'editoria ecologica. Non quella pi nota: qui il trionfo di testi che spesso non trovano spazio nelle librerie, la riscossa di quei piccoli editori che hanno poca visibilit ma non per questo sono meno interessanti43

Esposizione e vendita di libri, mostre interattive, servizi d'informazione, tavola rotonda, seminari, biciclettate, manutenzione gratuita della bicicletta, percorsi multimediali, intrattenimenti per ragazzi, punto ristoro: queste sono le principali attivit della fiera la quale, nell'edizione del 2002, ospit la gi citata mostra sull'editoria e il giornalismo ambientale in Italia, curata da Edgar Helmut Meyer in collaborazione con la casa editrice Carab Edizioni. Oltre a questa, altre mostre interattive vengono ospitate al suo interno: una mostra ludico-didattica per adulti e ragazzi sui pipistrelli, un racconto storico sull'urbanistica in rapporto al territorio, un'esposizione di quadri che mostrano come costruire e arredare una sana e confortevole casa, un'esposizione per conoscere l'agricoltura biologica, una mostra itinerante di didattica ambientale (MIDA) per mostrare le possibilit di un futuro sostenibile. Inoltre la fiera si avvale di video-proiezioni di documentari su parchi, sport estremi sui fiumi e produzione di gas che generano l'effetto serra. Tra le iniziative, trovano posto anche dei seminari su discipline sportive e tavole rotonde sull'inquinamento atmosferico: il tutto per far trascorrere agli
43 Cirillo A., 2002, Fioriscono in cascina i piccoli editori verdi, la Repubblica, 15 settembre, p. 10.

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abitanti delle zone periferiche di Milano (e non solo) una piacevole domenica all'insegna di una migliore qualit della vita. La manifestazione dura solo un giorno, ma il suo intento quello di insegnare ai milanesi qualcosa da tenere a mente molto pi a lungo: come migliorare la qualit della propria vita44. Tre fiere in particolare, molto famose in Italia, sono specializzate sul medesimo argomento (agricoltura biologica e prodotti a chilometro zero, ossia venduti da produttori locali): stiamo parlando della biofiera di Roma (attiva dal 2006 al 2009), la fiera sana di Bologna (attiva dal 1989) e la fiera biolife di Bolzano (attiva dal 2004). Tranne la prima (in quanto non viene pi allestita dal 2009), le altre due rappresentano i fiori all'occhiello dell'agricoltura e della produzione biologica: tutte hanno come scopo quello di dare voce alle eccellenze nell'ambito dell'agricoltura e dell'alimentazione biologica, puntando anche sui settori professionali (sana), promuovendo la piccola produzione alimentare italiana di valore (biolife) e rendendo familiari e a portata di tutti la freschezza e la stagionalit dei prodotti di migliaia di aziende biologiche locali (biofiera). Altre due fiere sono, invece, famose per altri motivi: una per il divieto di sfruttamento intensivo del terreno (con sostegno verso piccoli produttori) e l'altra per sostenere l'orientamento verso il recupero di materiali riciclabili e l'uso di energie
44 Memeo F., 2002, L'editoria ecologica va in mostra. Progetti per un futuro sostenibile, la Stampa, 15 settembre, p. 8.

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rinnovabili: si tratta della fiera terra madre di Torino (attiva dal 2004) e della fiera ecomondo di Rimini (attiva dal 1996). La prima, nata da un'idea dell'associazione Slow food in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, la Cooperazione italiana allo sviluppoMinistero affari esteri, la Regione Piemonte e la citt di Torino, stata creata per
organizzare e finanziare gli incontri internazionali e le iniziative che ne derivano, per assicurare continuit al progetto e coordinare tutti i partner che sostengono questa grande avventura45.

La manifestazione nasce per dare voce a quei contadini, piccoli produttori agricoli, allevatori, pescatori offuscati dalla logica moderna di produzione, distribuzione ed economia di scala; l'imperativo anche quello di vietare, ove possibile, lo sfruttamento dei terreni con colture intensive, la pesca a strascico e l'ingrassamento artificiale di animali nella convinzione che mangiare un atto agricolo e produrre un atto gastronomico46. Ecomondo, come recita l'efficace tagline del suo sito, la piattaforma per soluzioni verdi: una fiera in cui vengono premiati i comuni virtuosi in merito a soluzioni sostenibili e gestione dei rifiuti, un luogo in cui vengono proposti i mezzi tecnologici pi all'avanguardia per una corretta gestione e
45 Citazione tratta dalla presentazione della manifestazione disponibile sul sito www.terramadre.org. 46 Ib.

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valorizzazione dei rifiuti in tutte le sue tipologie. Soprattutto questo evento uno strumento di informazione e formazione per i professionisti del settore e un momento di incontro e scambio tra impresa e ricerca delle migliori soluzioni per un tipo di business etico e responsabile. Oltre alle fiere, esistono numerose iniziative ed eventi che hanno come principio la tutela dell'ambiente: eventi come m'illumino di meno, l'earth day, la giornata mondiale dell'acqua e la giornata mondiale della lentezza, tutti della durata di un giorno intero, sono a cadenza annuale e si propongono di chiedere all'umanit intera di limitare lo spreco di una risorsa specifica o di vivere secondo dettami pi consoni a uno stile di vita sostenibile, almeno per ventiquattro ore (molte di queste, anche quelle non citate in questo caso, sono nate circa vent'anni fa). Alcune iniziative non sono specificamente di argomento ambientale, ma si muovono in favore di un ambiente pi salubre in cui vivere, un modus vivendi diverso rispetto a quello canonico frenetico per riprendersi spazi e tempi negati dalle societ consumistiche: una di queste la celebre critical mass. Nasce a San Francisco nel 1992 come una libera associazione di ciclisti con una forma d'aggregazione senza gerarchie interne, senza regole n programmi: si stabilisce luogo e ora d'incontro (in Italia coincide sempre con l'ultimo venerd del mese), di solito ubicato nel centro della citt e si parte in massa verso le strade pi trafficate per bloccare il flusso automobilistico. Dal 2004 a Roma, una volta l'anno (di solito nei mesi di Maggio o Giugno)

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ha luogo la ciemmona, ossia una critical mass interplanetaria della durata di tre giorni, nata dall'idea di alcuni partecipanti alla critical mass romana. Gli eventi qui citati hanno come scopo quello di migliorare la qualit della vita, in un'ottica ottimistica in cui si prenda coscienza delle conseguenze del degrado ambientale e si cerchino rimedi per evitarlo; il loro denominatore comune
la concezione di una societ in cui dominano i valori del consumo e del guadagno a discapito, oltre che dell'ambiente naturale, anche della salute mentale e psicofisica. () Essi pongono l'accento proprio su queste problematiche attraverso iniziative simboliche che vogliono stimolare e sensibilizzare l'opinione pubblica a intraprendere strade realmente alternative alla visione consolidata e passivamente accettata dalla nostra societ (p. 135).

Esistono due esempi molto importanti e, in un certo senso, molto particolari in ambito di iniziative permanenti, dove si cercato (e si cerca tuttora) di sperimentare nuove vie per la creazione di realt sostenibili cittadine: in questo caso la capitale prende in pieno il merito, in quanto ospita sia la Citt dell'Altra economia che la Citt dell'utopia. La prima un progetto che nasce all'interno dell'ex mattatoio sito nel cuore degli spazi restaurati di Campo Boerio, nella zona di Testaccio: una vasta collaborazione tra cooperative, enti, associazioni, al fine di restituire alla citt di Roma le antiche funzioni di accoglienza, reciprocit e dialogo, tipiche di quello spazio. L'idea della Citt nasce dall'esigenza di rendere permanente un

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luogo di studio, ricerca, riflessione e pratica dell'Altra economia. Nel 1999 il gruppo di lavoro romano sull'Altra economia, insieme al Comune e a pi di sessanta associazioni danno luogo, sempre nello spazio sopra citato, alla prima edizione di equoRoma-consumare meno, consumare meglio: una serie di proposte per un consumo critico, una mostra mercato del Commercio equo e solidale e dell'agricoltura biologica. Nel 2001 questa iniziativa verr riproposta come festa dell'Altra economia e si cominceranno a gettare le basi ideali per la nascita della Citt. Un laboratorio sperimentale gestiva le fasi di progettazione: una prova di integrazione tra diversi organismi che porter, nel 2007, alla fondazione del consorzio della Citt dell'Altra economia,
uno spazio pubblico, un luogo di partecipazione e di accrescimento della consapevolezza delle persone, della consapevolezza di appartenere a una comunit e di poter incidere sulle decisioni ed essere quindi portatori di cambiamento, perch l'Altra Economia diventi anche la base di un'altra societ. () parlare di pace, diritti, rispetto dell'uomo e dell'ambiente, di solidariet e cooperazione ma anche di equit e giustizia ormai un obbligo non pi trascurabile47.

La Citt dell'utopia, come lo stesso nome suggerisce, un progetto, in un certo senso, ancora pi fuori dalla realt: un laboratorio sociale internazionale e culturale in cui vengono
47 Citazione tratta dalla brochure informativa sulla storia e il progetto del consorzio Citt dell'Altra economia.

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affrontati i principali temi legati a un nuovo modello di sviluppo locale e globale che sia equilibrato, sostenibile e giusto.
Il modello di sviluppo locale che il progetto vuole perseguire basato sull'idea di capitale sociale, ovvero un modello secondo il quale la ricchezza di un territorio non si misura con indici economici ma sulla sua capacit di produrre coesione sociale, inclusione, solidariet. "La citt dell'utopia" un esperimento di educazione ed autoapprendimento alla cittadinanza attiva, alla partecipazione individuale e collettiva alla vita del proprio ambiente48.

Il progetto, unico nel suo genere, si articola in diversi punti e iniziative, svolti all'interno di un casale settecentesco nella zona di San Paolo: un edificio rurale nel bel mezzo di file di palazzine moderne. Moltissime associazioni, gruppi e istituzioni collaborano all'interno della struttura tramite proposte culturali, formative e ricreative, al fine di contribuire alla creazione di una societ migliore, pacifica, solidale, multiculturale e attenta allo sviluppo sostenibile e all'inclusione sociale.

48 Citazione tratta dalla presentazione del progetto disponibile sul sito www.lacittadellutopia.it.

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4.4. Le associazioni ambientaliste, i siti internet, i partiti e i personaggi politici verdi Dalla fine degli anni Sessanta in poi, con la diffusione massiccia dei media e l'uso sempre pi frequente di internet, il discorso ambientale sfrutta nuovi e vecchi canali per tentare di imporsi al centro dei pi disparati dibattiti. Le associazioni ambientaliste saranno le prime a tagliare il traguardo dell'interesse e della divulgazione: grazie a esse moltissime notizie, azioni collettive, informazioni vengono rese note e, a volte, attuate in quanto risultano essere anche le prime a prendersi la briga di dialogare con i governi. Le prime leggi sull'ambiente in Italia (eccetto quelle gi citate nel primo capitolo, le quali avevano uno scopo di tutela pi da bene culturale che da bene naturale), risalgono alla met degli anni Sessanta; per il Ministero dell'ambiente e i primi partiti verdi bisogner attendere gli anni Ottanta. In Italia non esiste una storia della politica ambientale, n tantomeno sono esistiti molti esempi di personalit politiche che seppero battersi in favore dell'ambiente (e quei pochi sono pressoch sconosciuti): come osserva giustamente Giorgio Nebbia, la difesa dell'ambiente
presupponeva non solo l'applicazione delle leggi gi esistenti, ma l'elaborazione di una nuova teoria del diritto capace di formulare nuove leggi e di dare indicazioni di comportamento ai governi.

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EDITORIA VERDE E COMUNICAZIONE AMBIENTALE IN ITALIA: DALLE PRIME RIVISTE ALLE EDIZIONI ON LINE Manca una storia dei dibattiti sulla preparazione delle prime leggi, in Italia, contro l'inquinamento dell'aria, e poi delle acque, e una storia dell'intervento di quelli che furono chiamati i "pretori d'assalto", i magistrati che seppero riconoscere gi nelle leggi esistenti e nei principi generali del diritto, compreso il dettato della Costituzione repubblicana, gli strumenti per combattere le violenze ambientali. Anche in questo caso la nuova attenzione per un diritto dell'ambiente stata cavalcata a livello accademico con la creazione di cattedre universitarie, nell'ambito delle discipline giuridiche, con appiccicato l'aggettivo ambientale, coperte spesso da persone che erano state estranee al dibattito49.

La grande fortuna di questi ultimi vent'anni stato il proliferare delle informazioni su internet, fenomeno che non poteva non riguardare anche le tematiche ambientali; difatti nel giro di pochissimi anni si sono moltiplicati il numero di siti web green. Oltre a quelli gi citati nei precedenti capitoli, verranno elencati altri che hanno contribuito fortemente alla ricerca di materiale per la realizzazione di questo lavoro. 4.4.1. Le principali associazioni ambientaliste in Italia Il merito principale della diffusione di informazioni e sensibilizzazione alla causa ambientale detenuto sicuramente dalle associazioni ambientaliste. Sia quelle italiane d'origine che quelle d'adozione, hanno combattuto (e combattono) sin dalla loro fondazione per la divulgazione e l'interesse alla tutela
49 Tratto dall'articolo Per una definizione di storia dell'ambiente di Giorgio Nebbia disponibile sul sito www.scribd.com.

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dell'ambiente, per la denuncia di incurie e abusi e per la possibilit di lavorare collettivamente al fine di vivere in una societ eco-sostenibile. Le associazioni furono di importanza fondamentale in Italia, soprattutto per le battaglie politicoambientali in quanto, come si vedr nel paragrafo successivo, i primi partiti verdi non nasceranno prima degli anni Ottanta. Intorno agli anni Settanta, con l'istituzione di un Consiglio per l'ambiente composto, tra gli altri, dalle rappresentanze pi significative delle associazioni, i governi italiani offrivano la possibilit (quantomeno apparente) di ascolto delle iniziative delle associazioni, dando l'impressione di volere quasi incoraggiare e finanziare i progetti di queste. In virt di questo atteggiamento, le associazioni cominciarono ad affievolire il controllo e la critica sull'operato dei governi, diventandone collaboratrici; da parte loro i governi approfittarono di questa volont collaborativa, la quale avrebbe dovuto mettere a disposizione di questi utili competenze e guide tecnicoscientifiche ma che, nella realt dei fatti, si concretizz nella quasi totale cancellazione della contestazione da parte delle associazioni ambientaliste 50. In ordine di anzianit il primo fra tutti l'autoctono Touring club italiano, associazione fondata a Milano nel 1894 da Federico Johnson e Luigi Bertarelli, con lo scopo di fornire ai propri associati sia servizi che informazioni culturali. Il TCI si differenzia dalle altre associazioni in quanto un'associazione collaterale dell'ambientalismo: essa nasce come associazione
50 Ib.

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ciclistica (infatti la sua prima denominazione fu Touring club ciclistico italiano) e solo nel 1969 verr inserito nel suo statuto un paragrafo dedicato alla salvaguardia ambientale. Ad ogni modo, nei suoi primi cinquant'anni di vita, il TCI stato un pioniere nel campo ambientale, dato che il concetto di ambiente in quel periodo non era ancora ben sviluppato e le istanze di tutela non erano rappresentate da organismi specifici. L'azione principale del Touring fu la pubblicazione delle guide turistiche (la prima nel 1896), uno strumento al contempo di divulgazione e patriottismo, creato al fine di rendere gli italiani consapevoli del proprio patrimonio artistico e naturale. Oltre all'attivit editoriale e a quella legata alla produzione di cartografie, l'associazione intraprese un'azione conservazionista diretta per sopperire alla mancanza di organismi di tutela; nel 1913 venne costituito un Comitato nazionale per la difesa del paesaggio e dei monumenti italici presieduto da Luigi Rava (lo stesso gi citato precedentemente in merito alla prima legge sulla tutela del patrimonio artistico e culturale), che includeva diverse personalit provenienti dal mondo politico, dal mondo artistico-culturale, dal Touring stesso e dal mondo ambientale. Il Comitato continu la sua azione anche durante il ventennio fascista, la quale fu proficua nonostante le digressioni col regime. In quegli anni il Touring fu uno dei promotori della costituzione dei quattro parchi nazionali storici: nel 1922 nacque il parco del Gran Paradiso, nel 1923 quello nazionale d'Abruzzo, nel 1934 il parco nazionale del Circeo e nel 1935 quello dello Stelvio. Subito dopo la fine della guerra, lo

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scenario si poneva a favore di una svolta nell'ambito della tutela naturalistica, sebbene la borghesia industriale stesse approfittando della ricostruzione per imporre il proprio modello di espansione incondizionata che poco si curava della tutela dei centri storici. Il Touring club si fece portavoce di questi modelli che ispiravano la politica economica governativa mentre, dall'altra parte, Italia nostra si batteva per il mantenimento dell'urbanistica originale dei centri storici. Il TCI stava attraversando una fase di ripiegamento culturale:
la volont di riscatto e la fiducia nel progresso, di cui il TCI era sempre pi parte integrante, si esprimevano, sulle riviste del sodalizio, in una sempre maggiore attenzione nei confronti del processo di motorizzazione in atto in Italia e dell'industria automobilistica, la quale viveva una fase di grande espansione (Meyer 1995, pp. 96-97).

L'associazione tornava a occuparsi nuovamente di promozione turistica e divulgazione, mentre Italia nostra registrava fedelmente passo dopo passo le trasformazioni e il progressivo degrado di paesaggio e monumenti; con la nascita delle associazioni ecologistiche monotematiche, l'azione di salvaguardia dei beni naturali e artistici del TCI sarebbe passata totalmente in secondo piano. Tuttavia il periodo vide alcune iniziative a scopo salvaguardistico che non riguardano solo il campo editoriale, ma anche quello della propaganda: l'associazione promosse campagne contro gli eccessi della pubblicit, contro l'inquinamento ottico, contro i rumori

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molesti ecc. Un miglioramento all'interno dell'associazione venne apportata dalla presenza di autorevoli personalit come Ghigi e Cederna, i quali entrarono a farne parte verso la fine degli anni Sessanta. L'approccio conservazionista sar quello che caratterizzer sempre l'azione salvaguardistica promossa dal TCI tramite le guide, i bollettini e le riviste. Ad ogni modo tale approccio contemplava anche azioni di pressione e consulenza, in grado di orientare le scelte dei centri di potere (ad esempio, venne proposta una legge-quadro sui parchi nazionali che suggeriva l'istituzione di fasce differenziate in rapporto ai molteplici scopi che i parchi si prefiggevano) e un sodalizio con la federazione delle associazioni Pro natura italica per la promozione di una mostra contro l'indiscriminato abbattimento delle alberate stradali. Un'altra mostra venne promossa in collaborazione con Italia nostra a Milano nel 1967: Italia da salvare, mostra itinerante che documentava lo stato del patrimonio artistico e naturale italiano, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica oltre che gli organi amministrativi responsabili. Il TCI rimase, dalla fine degli anni Settanta fino ad oggi, un'associazione legata alla promozione turistica, alla tutela del patrimonio artistico e naturale, incrementando la propria attivit con l'utilizzo del mezzo internet: come si trova scritto nella presentazione del sito del club
la bicicletta, che affascinava e a tratti spaventava i pi conservatori, ora il computer con cui state navigando queste pagine. Le lettere dei Soci sono i contributi e i commenti che

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potete inviare a portata di click. La sfida sempre uguale e non finisce: diffondere un modo consapevole di essere viaggiatori51.

L'altra storica associazione 100% italiana la gi citata Italia nostra: nel 1955 un gruppo di intellettuali, preoccupati delle condizioni di degrado del patrimonio nazionale e decisi a suscitare un pi vivo interesse nei confronti della tutela del patrimonio artistico e naturale (soprattutto in relazione all'urbanistica moderna), fonda a Roma l'associazione. La persona che venne chiamata a rivestire il ruolo di presidente fu Umberto Zanotti Bianco, gi noto per essere tra i fondatori dell'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia; successivamente il ruolo di presidente venne affidato a Giorgio Bassani. La maggioranza delle personalit intorno alle quali si form Italia nostra, proveniva da ambienti aristocratici e dalla colta borghesia: probabilmente questo fu uno dei motivi per cui l'azione conservazionista di questo gruppo (e di altri come questo) si basava su una strategia di lobby democratica:
Italia nostra fu accusata di essere una congrega di contesse, di benestanti, di nemici del progresso, intenti solo ad assicurare a se stessi condizioni di mare pulito e di aria pulita senza alcun rispetto per i nuovi bisogni della motorizzazione, per l'occupazione che le raffinerie e le fabbriche inquinanti assicuravano (Nebbia in Meyer, 1995, p. 140).

51 Citazione tratta dalla presentazione del TCI disponibile sul sito www.touring.it.

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L'associazione si deline come gruppo di pressione sia diretto, facendo leva su azioni di lobby democratica per arrivare ad influenzare le istituzioni, sia indiretto, puntando sulla sensibilizzazione dell'opinione pubblica. La sua azione si connot secondo due distinte fasi: la prima riguardava il territorio urbano, la seconda riguardava invece le aree extraurbane protette, i parchi nazionali e le zone costiere. L'associazione non intendeva contrastare il progresso economico, come gli oppositori sostenevano, anzi si impegnava alla razionalizzazione dello sviluppo al fine di evitare le degenerazioni. Una tappa significativa per Italia nostra fu il 1958, in quanto acquis la personalit giuridica, con tanto di decreto dell'allora presidente della Repubblica Gronchi: l'associazione, perci, comincia a voler assumere un carattere nazionale nei propri impegni e nelle proprie missioni. L'interesse misto per la salvaguardia sia dell'ambiente che dei centri storici, era motivato dal fatto che entrambi fossero un qualcosa di inscindibile, in contrasto con la visione accademica che considerava i monumenti come qualcosa a parte rispetto all'ambiente loro circostante. Nel 1960 iniziarono le campagne in sostegno del verde pubblico, prima fra tutte quella denominata Difesa del verde; si trattava di un argomento che si sarebbe posizionato tra quelli principali in merito alle azioni dell'associazione (problema che non sar circoscritto solo alle citt ma che, in avanti, porter Italia nostra a interessarsi anche dei parchi nazionali). La battaglia contro l'abusivismo edilizio, soprattutto sui litorali italiani, costituir un'altra

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importantissima missione dell'associazione: essa ottenne che il problema non fosse pi considerato come comune amministrazione, ma che venisse debitamente e puntualmente denunciato. Dagli anni Settanta fino ai giorni nostri, l'associazione ha svolto un'attivit piena e presente, riconosciuta nell'ambito dell'informazione e meritevole di aver cominciato a far discutere di problematiche tuttora all'avanguardia, come il risparmio energetico e i limiti dello sviluppo. Si anche mossa per la promozione dell'educazione ambientale, ha intessuto rapporti internazionali con la fondazione di Europa nostra, federazione di 220 associazioni europee e ha lavorato per la partecipazione al BEE (Bureau europeen de l'environnement). Trasformatasi in ONLUS, Italia nostra ha deciso di impegnarsi sia in fatto di memoria e di tutela, sia in fatto di promozione, anche attraverso i nuovi strumenti della comunicazione 52. Nel 1961 un gruppo di naturalisti, scienziati ed esperti di fama internazionale decise di riunirsi a Morges in Svizzera nella sede dell'Unione internazionale per la conservazione della natura, al fine di stilare un documento (il manifesto di Morges) che divenisse uno strumento di propaganda, raccolta fondi e finanziamento per far fronte alle carenze in merito alla conservazione della natura. Alcuni mesi pi tardi la concretizzazione dell'idea port alla nascita internazionale del WWF, con sede legale in Svizzera: nel 1965 il segretario
52 Tratto dalla presentazione dell'associazione disponibile sul sito www.italianostra.org.

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generale del WWF, Fritz Vollmar, condusse alcuni sondaggi per l'eventuale apertura di una sede anche in Italia; nel 1966 venne ufficialmente inaugurata la sede italiana con Fulco Pratesi alla presidenza. Un grande merito dell'associazione fu quello di sensibilizzare la collettivit (di cui larga prova furono le costanti massicce adesioni) alla questione ambientale, grazie soprattutto a consistenti campagne pubblicitarie sui mezzi d'informazione e attivit all'interno delle scuole. Come per Italia nostra, anche nel WWF si riscontravano parecchi rappresentanti della nobilt nel consiglio direttivo: oltre a nomi come quelli di Renzo Videsott, Giorgio Bassani, Alessandro Ghigi, presenti per merito, gli altri venivano dall'aristocrazia, sensibile alle problematiche legate all'ambiente. Le motivazioni di questa eterogenea composizione erano legate a due cause:
da un lato la societ italiana era ancora talmente nella presa di coscienza delle tematiche ambientali, che queste erano ancora patrimonio quasi esclusivo di una piccola parte particolarmente sensibilizzata della lite culturale e sociale italiana. Dall'altro lato, la forte presenza di membri influenti della societ italiana era la prima spia del particolare senso pragmatico che la sezione italiana del WWF dimostrer sempre di possedere (p. 165).

Una critica a questo elitarismo, caratteristica profondamente italiana, venne da Dario Paccino il quale accus l'associazione di razionalizzare l'ecologia, ossia di occuparsi della tutela ambientale senza considerare il problema in una pi ampia ottica sociale. La critica non sminu il successo del WWF,

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che dopo soli tre anni dalla nascita aveva raddoppiato il numero dei propri soci: le prime battaglie cominciavano a essere seguite anche dal settore dall'informazione pubblica e l'andamento del successo era cos favorevole che nel 1970 vennero istituite diverse sedi del WWF in Italia. Il tratto distintivo rispetto ad altre associazioni fu quello degli incessanti appelli per la raccolta di fondi che sarebbero serviti per progetti di salvaguardia, in particolar modo di quella della fauna selvatica. Importantissima fu l'azione di gestione delle oasi naturalistiche: scegliendo di operare in maniera diretta, l'associazione intendeva incidere maggiormente sulla crescita culturale della popolazione italiana e su una sempre maggiore sensibilizzazione. Si trattava di una politica diversa da quella conservazionista tradizionale: invece di organizzare dibatti, congressi e convegni, il WWF sceglieva di passare direttamente ai fatti agendo sul territorio. L'uso massiccio dei mezzi di comunicazione gli accord un successo e una notoriet che le altre associazioni non riuscirono ad avere: la decisione di puntare su campagne pubblicitarie particolari (come quella degli adesivi con il notissimo logo dell'associazione, il panda), contribu a rendere familiare a milioni di italiani l'associazione e il suo operato. La decisione di interessarsi principalmente circa la tutela della fauna selvatica e dell'ecosistema a essa circostante, port inizialmente l'associazione a concentrarsi pi su mammiferi e uccelli che su tutte le specie indistintamente: ne scatur un elenco con tutte le specie rare e a rischio d'estinzione. Negli anni seguenti vennero promosse diverse

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campagne rivolte anche all'infoltimento del manto boschivo, in quanto la distruzione dei boschi era stata individuata come causa dell'estinzione di molti uccelli e mammiferi. La discussione sui limiti dello sviluppo interess anche il WWF il quale, nonostante si occupasse di tutela di animali in via d'estinzione e natura, si espresse sul problema della crescita demografica in maniera pi chiara e incisiva rispetto a molte altre associazioni; organizz anche campagne di sensibilizzazione sugli effetti dell'utilizzo dell'energia nucleare. La svolta degli anni Settanta dell'associazione rappresentava, e rappresenta tuttora, una piccola rivoluzione nella cultura occidentale, proiettata ciecamente senza crisi di coscienza verso la crescita dei mezzi tecnici e verso l'aumento della produzione (p. 189). Nel 1971 un gruppo di attivisti ecologisti (rispettivamente Jim Bohlen, Irving Stowe e Paul Cote) si imbarc a Vancouver su un piccolo peschereccio per denunciare i test nucleari segreti effettuati dagli Stati Uniti ad Amchitka: questo equipaggio sarebbe diventato il consiglio direttivo di Greenpeace international. La prima missione riesce solo a rinviare il test ma non ad evitarlo: tuttavia l'impresa ottiene una considerevole attenzione mediatica. Le successive missioni, ossia la campagna contro i test nucleari francesi nell'atollo di Mururoa del 1972 e la campagna per la difesa delle balene del 1975, ottennero invece, dopo anni di lotte e proteste, i risultati sperati: nel 1974 la Francia rinuncia ai test nucleari e nel 1985 venne imposta una moratoria sulla caccia commerciale alle

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balene (tuttora in vigore). Nel 1985 la Rainbow Warrior, ossia l'imbarcazione utilizzata da Greenpeace per una missione in Nuova Zelanda, mentre si sarebbe dovuta dirigere nuovamente a Mururoa, venne fatta esplodere nel porto di Auckland: l vi perse la vita un fotografo membro di Greenpeace, Fernando Pereira. Insieme a Greenpeace international con sede in Amsterdam, lavorano una serie di uffici nazionali e regionali interdipendenti: il loro ruolo quello di avviare e coordinare i programmi e le attivit di campagna, mentre i fondi provengono da uffici nazionali i quali, a loro volta, vivono delle donazioni fatte dai sostenitori nei rispettivi paesi.
Greenpeace un'associazione non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. Greenpeace indipendente e non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici53.

Recita cos il welcome blurb del sito dell'associazione: in Italia la sede verr inaugurata nel 1986 a Roma (solo l'anno scorso stata aperta un'altra sede operativa a Milano, ma si tratta semplicemente di una sorta di appoggio a quella romana). In un articolo non firmato de l'Unit del 1986 veniva delineata l'organizzazione della futura sede italiana dell'associazione:
53 Citazione tratta dalla presentazione dell'associazione disponibile sul sito www.greenpeace.org.

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Venerd sera, a Verona, nella sala del museo archeologico dell'istituto dei Padri Combontani, l'organizzazione uscita allo scoperto con una conferenza pubblica, la prima di un ciclo che toccher inizialmente soltanto il Veneto ed in seguito via via quasi tutte le regioni italiane. Oltre 200 veronesi, in gran parte giovani, hanno risposto all'appello di Greenpeace nonostante una fastidiosa nevicata, attirati dalla fama del gruppo e probabilmente dalle immagini di eroici avventurieri al servizio della patria verde che i guerrieri dell'arcobaleno hanno alimentato in questi anni, con le loro imprese. Ad accoglierli hanno trovato il responsabile dell'ufficio svizzero, aperto da circa un anno e mezzo e Gian Carlo Branascky, specializzato in marketing e pubblicit, nominato responsabile per l'Italia, che in giacca e cravatta con stile manageriale ha spiegato la storia e le caratteristiche di Greeenpeace. Siamo l'unica organizzazione ecologistica veramente internazionale ha detto Branascky capace di guardare al di l dei confini di ogni singolo paese, e crediamo ciecamente nella non violenza.

Imperativi presenti anche nello statuto della fondazione della sede italiana: l'associazione dichiara di operare senza scopo di lucro, al fine di promuovere equamente ed ecologicamente la protezione della natura, il disarmo nucleare e la pace anche per le generazioni future. La pi giovane tra tutte le associazioni Legambiente, nata nel 1980 all'interno dell'Arci (confederazione delle associazioni culturali di sinistra), la quale fino al 1989 manterr il nome di Lega per l'ambiente. Divenuta indipendente dall'Arci nel 1986,

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Legambiente ha affermato in Italia un modello di ambientalismo in cui l'attenzione costante per il rigore scientifico di posizioni e proposte si salda con la scelta di costruire un'associazione aperta alle forme pi svariate di impegno per la difesa dell'ambiente: con una spiccata attenzione per la tradizione politica dei valori ambientalisti, per il miglioramento della qualit ambientale e per la promozione della partecipazione dei cittadini. Tra i meriti di Legambiente e di tutto il movimento ambientalista, va segnalato quello di aver imposto come priorit nazionale l'azione di contrasto nei confronti dell'abusivismo edilizio. Accanto a questi meriti si affiancano alcuni momenti di declino del suo operato, soprattutto in ambito politico, in quanto l'associazione non riuscita a imporre i propri valori come criteri discriminanti delle grandi scelte sul futuro dell'Italia. Queste grandi forze politiche restano comunque estranee alla riflessione ambientalista e continuano a vedere nella difesa dell'ambiente pi un vincolo che non la base per risposte innovative ai principali problemi italiani (Della Seta 2000). 4.4.2. I Verdi e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare I governi italiani hanno cominciato a interessarsi alle questioni ambientali, sotto la pressione dell'opinione pubblica, intorno la met degli anni Sessanta: sono di quel periodo le prime leggi contro l'inquinamento dell'aria (a partire dalla legge n.615 del 1966), delle acque (a partire dalla legge n.963

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del 1965, passando per la n.319, meglio conosciuta come legge Merl del 1975) e leggi sulla biodegradabilit di detersivi. Nel 1970 l'allora presidente del Senato Amintore Fanfani costitu una commissione speciale composta sia da senatori che da studiosi dei problemi dell'ecologia, che port alla produzione di tre volumi di atti, oggi praticamente introvabili. Dalla met degli anni Settanta nasce il primo Ministero dell'ecologia, il quale cambier denominazione nel corso degli anni. Negli ultimi anni in Italia continuano a nascere e a formarsi associazioni politiche e partiti, che hanno come scopo quello di perseguire la sostenibilit ambientale e l'ecologia: essendo ancora formazioni molto giovani difficile tracciare una storia di questi nonostante alcuni, come il partito Sinistra, ecologia e libert, fondato nel 2009 dalla fusione di quattro partiti, siano particolarmente familiari e abbiano, quindi, un certo seguito. In questo caso ci si limiter a parlare dello storico partito specializzato nella politica sostenibile (sia qui che all'estero) e del Ministero dell'ambiente. Sono considerati i Verdi l'insieme dei partiti e delle forze politiche che si richiamano ai valori dell'ambientalismo. Il primo esordio di un candidato politico ecologista si ha in Francia nel 1974, mentre il primo partito verde si ebbe nell'allora Germania dell'Ovest nel 1983. In Italia i primi cenni politici nascono intorno agli anni Ottanta: nel 1986 a Finale Ligure nasce la Federazione delle liste verdi, al fine di raggruppare sotto un unico partito tutte le liste verdi esistenti, adottando il noto simbolo del sole che sorride, mutuato

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direttamente dai Verdi danesi. I movimenti e i partiti verdi hanno avuto ricambi rapidi e mutamenti interni di persone e denominazioni, che rendono difficile l'analisi delle dinamiche e dell'operato. Dopo i primi piccoli successi elettorali a livello amministrativo e regionale, si presentano per la prima volta alle politiche nel 1987 (ottenendo quasi un milione di voti e conquistando tredici deputati e due senatori). Il primo capogruppo dei Verdi alla Camera fu Gianni Mattioli, leader delle battaglie antinucleariste; nel 1989 si presentano per la prima volta alle elezioni europee, ottenendo il 3,8% e tre eurodeputati. L'anno successivo la Federazione delle liste verdi e i Verdi arcobaleno diedero vita all'attuale Federazione dei Verdi e nelle elezioni politiche del 1992 ottennero il 2,8%, l'elezione di sedici deputati e quattro senatori. Nel 1993 elessero come portavoce Carlo Ripa di Meana (riconfermato nel 1995, divent anche uno dei tre eurodeputati nel 1994) e nella seconda met del 1995 venne varata la prima campagna di adesione alla coalizione. Nel 1996 ottennero il loro primo risultato significativo: quattordici deputati e senatori eletti, 2,5% al proporzionale e la partecipazione al governo con un ministro e quattro sottosegretari. Dal 1996 al 1999 Luigi Manconi fu il portavoce succeduto a Carlo Ripa di Meana; in seguito all'insuccesso delle elezioni europee del 1999 present le dimissioni e al suo posto, volendo apportare un certo rinnovamento, venne eletta Grazia Francescato (gi portavoce del WWF international). La ventata di cambiamenti giov alla coalizione e la port ad ottenere nuovamente percentuali

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importanti gi nel 2000 (2,4% rispetto all'1,8% del precedente anno). Dal 2001 al 2008 la Federazione elesse come suo presidente Alfonso Pecoraro Scanio, mentre nel 2009 fu il turno di Angelo Bonelli (tuttora in carica). Le iniziative dei Verdi sono sempre state molteplici e diversificate, mirate non solo alla tutela e salvaguardia dell'ambiente ma rivolte anche a tematiche strettamente politiche (o iniziative politiche che potessero riguardare l'ecologia, l'ambiente, le energie rinnovabili ecc.). Nonostante i buoni propositi, le belle parole e l'impegno sia dei componenti del partito che dei suoi elettori, i Verdi non hanno avuto in Italia quella risonanza che continuano ad avere invece all'estero, sia tra la popolazione che all'interno stesso della politica: soprattutto se accade che ex esponenti del partito vengono indagati per truffa e atti illeciti, situazioni che ledono l'immagine e la credibilit di un partito 54.
54 Si fa riferimento allo scandalo dei fondi pubblici utilizzati per la costruzione di centrali elettriche a turbogas a Scandale (KR) e Rizziconi (RC), per la quale vennero indagati, tra gli altri, l'allora presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e l'ex assessore regionale all'ambiente Diego Tommasi. L'inchiesta fu condotta da Luigi De Magistris, il quale configur un sistema finalizzato a controllare e filtrare l'accesso ai finanziamenti pubblici e all'ottenimento delle autorizzazioni nel settore dell'energia in Calabria. I capi d'accusa erano associazione a delinquere, truffa, falso, concussione, ricettazione e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, ma non riguardarono tutti e sedici gli indagati: la maggioranza dei reati vennero contestati all'ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Chiaravalloti, all'ex sottosegretario alle attivit produttive Giuseppe Galati e al giudice del TAR della Calabria della sezione di Catanzaro Giovanni Iannini. L'inchiesta si allargher

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Come detto precedentemente, furono le pressioni dell'opinione pubblica a portare i vari governi italiani a intraprendere azioni in favore dell'ambiente. Dopo le prime leggi sopra citate, nel 1974 fu la volta del primissimo Ministero dell'ecologia il quale, dopo una breve esistenza, divent Ministero dei beni culturali e ambientali. Nel 1983 grazie ai liberali si ottenne nuovamente un Ministero dell'ecologia; soltanto nel 1986 diventer un dicastero autonomo grazie ai socialisti. La storia di tale Ministero tortuosa e instabile, fatta di avvicendamenti repentini e iniziative prima permesse e poi bloccate. Il primo ministro dell'ambiente con portafoglio fu il liberale Francesco De Lorenzo (1986-1987), il quale inizia ad affrontare questioni urgenti in merito alla protezione ambientale come la qualit dell'acqua, dell'aria e lo smaltimento dei rifiuti. Il periodo era quello in cui si tentava di delineare a livello europeo una sorta di diritto ambientale, al fine di porre rimedio alle contraddizioni delle normative vigenti. Dal 1987 al 1992, con Giorgio Rufolo come ministro, le politiche ambientali assunsero per la prima volta un carattere preciso, in quanto si rifacevano alle direttive europee sulla sostenibilit, nel tentativo di ancorare la politica ambientale italiana a quella europea e di cercare di incardinare le politiche ambientali nelle politiche di sviluppo (con un approccio volto all'integrazione delle varie politiche). Nel 1990 l'Italia assunse la presidenza dell'Unione Europea e si riuscirono a far
anche all'Abruzzo e verr poi sottratta a De Magistris, per presunte irregolarit processuali, dal procuratore Mariano Lombardi.

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approvare direttive introducenti il criterio delle performance ambientali come base per la costruzione dei motori delle automobili: uno dei punti di forza di Ruffolo fu quello di occuparsi al contempo di tematiche ambientali classiche e di lavorare allo sviluppo della nazione (con Ruffolo venne anche concepito e siglato insieme a Enimont il piano nazionale per la riqualificazione ambientale della chimica). Nel 1992 a Ruffolo successe Carlo Ripa di Meana, il quale si ritrov dinanzi a una situazione diversa, in cui servivano soluzioni immediate a problemi di lunga durata: ad esempio, in quel periodo scoppi l'emergenza dei rifiuti, gestita razionalmente a livello europeo ma non a livello nazionale e il Ministero perse credibilit. Dopo Francesco Rutelli e Valdo Spini rispettivamente nel 1993 e nel 1994, fu la volta dell'indipendente Paolo Baratta il quale, nel biennio 1995-1996, riusc a far riemergere l'attivit e la figura del Ministero; nonostante le sue buone intenzioni ebbe problemi a livello locale, soprattutto con quelle regioni dallo stato d'emergenza costante. Dal 1996 al 2000 venne eletto come Ministro dell'ambiente il verde Edo Ronchi, il quale tent di riprendere la linea di Ruffolo, ossia quella dell'inclusione delle politiche ambientali all'interno della programmazione nazionale: nonostante la sua bravura politica, queste politiche non riuscirono a integrarsi nel quadro complessivo. Nel biennio 2000-2001 Willer Bordon, nuovo ministro, non riusc ad avere mordente tanto che nel 2001 gli successe Altero Matteoli il quale, invece, riport le tematiche ambientali al centro delle politiche pubbliche, riuscendo a far recepire tutte le direttive

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europee in materia. Nonostante l'Italia sembrava ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto a livello internazionale, essa dovette scontrarsi con la sua frammentazione interna a livello locale, per cui vigeva la politica del NIMBY55; Matteoli non fu in grado di gestire la situazione anche perch, internamente al governo, si diffuse la convinzione che tali fenomeni di dissenso fossero uno strumento per raccogliere consenso. Dal 2006 al 2008 fu il turno di Alfonso Pecoraro Scanio, il quale assecond qualsiasi istanza ambientalista, relegando il Ministero a un ruolo marginale. Nonostante ci, venne varata in quegli anni una politica di incentivazione delle energie rinnovabili, che consisteva nel dirottare i soldi esclusivamente sulla produzione di elettricit, investendo su tecnologie provenienti dall'estero. Il Ministero continu la sua discesa verso una posizione d'ombra con una ministra, Stefania Prestigiacomo e il cambio di denominazione che diventa Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La Prestigiacomo si ritrov dinanzi a problematiche importanti e di lunga tradizione: primo fra tutti il problema dei rifiuti, la cui gestione fu irrisoluta e fallace, quando sarebbe stato necessario bonificare siti inquinati applicando normative europee e non quella severissima italiana, come reclamava Confindustria all'epoca dei fatti. In quegli anni, al Tavolo dello sviluppo, il risultato ottenuto fu, nella discussione sulle modalit di superamento
55 NIMBY un acronimo inglese che sta per not in my back yard (non nel mio cortile), una forma di protesta cittadina per cui un'opera di interesse pubblico necessaria non sarebbe stato possibile realizzarla nel proprio territorio.

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della crisi economica, l'assenza del suddetto Ministero. Nonostante le diverse iniziative volte alla diffusione di un piano d'azione ambientale in tutti i campi, dall'educazione ambientale allo sviluppo sostenibile, passando per i programmi comunitari e gli acquisti verdi (tutte iniziative presenti e documentate sul sito del Ministero), la storia decrescente di questo organo altro non che lo specchio di una situazione omologa della politica italiana. Come osserva l'attuale Ministro Corrado Clini (in carica dal 2011), se solo il Ministero, ad esempio, tre anni fa avesse varato
il programma nazionale per la sicurezza del territorio e la protezione del paesaggio, indicando una strategia incardinata come politica di sviluppo, e due anni fa avesse portato al Cipe (Comitato interministeriale, per la programmazione economica, n.d.a.) la proposta di riqualificazione energetica nazionale, per rispondere agli obiettivi di Kyoto, oggi il ministero dell'Ambiente sarebbe un punto di riferimento per tutti56.

4.4.3. I principali siti internet dedicati all'ambiente La conclusione del lavoro spetta a quei siti web pi conosciuti e pi importanti nell'ambito delle informazioni e delle tematiche ambientali. Esistono moltissimi siti e blog sull'argomento perci, come gi ribadito precedentemente, non verranno presi in considerazione tutti quanti. Una menzione
56 Citazione tratta dal racconto di Corrado Clini sulla storia del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in un articolo di Ilaria Donatio disponibile sul sito www.greenews.info.

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doverosa va principalmente a due blog, in particolare per l'importanza delle firme di questi: stiamo parlando del blog di Giorgio Nebbia e di Eco-logica, il blog di Antonio Cianciullo, entrambi denotati da uno stile per nulla accademico, ma essenziale e diretto. Il primo blog pi che essere noto e seguito per la sua forma e i suoi contenuti (in tre anni di vita conta poco pi di 3.000 visite), famoso per essere l'ultima frontiera di comunicazione del prof. Giorgio Nebbia, uno dei primi storici ambientalisti italiani, il quale con le sue innumerevoli pubblicazioni in tema ambientale contribuisce, dalla met degli anni Sessanta fino ai giorni nostri, all'informazione e alla divulgazione dei saperi in ambito di sviluppo sostenibile, energia solare, gestione dei rifiuti e storia dell'ambientalismo italiano. Tutte tematiche trattate nei diversi post del suo blog, divisi per categorie; attualmente Nebbia ha all'attivo altri blog, un altro dei quali sulle tematiche dell'energia solare (aperto nel 2010). Tutte le pubblicazioni e le opere di Nebbia sono disponibili nel centro di storia dell'ambiente della Fondazione Luigi Micheletti. Quello di Antonio Cianciullo uno dei diversi blog del sito web del quotidiano la Repubblica, pi visitato e fruito del primo probabilmente per via della sua collocazione all'interno del sito del noto giornale. Cianciullo ha alle sue spalle venticinque anni di onoratissima carriera, in cui stato (ed tuttora) giornalista de la Repubblica e ha all'attivo diverse pubblicazioni: rispetto a Giorgio Nebbia, Cianciullo ha incentrato il suo lavoro esclusivamente sull'ambiente e le

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problematiche ad esso connesse ( vero che Nebbia viene considerato uno dei principali studiosi di tematiche ambientali, ma egli anche laureato in chimica e professore di merceologia, temi dei quali si occupa e si sempre occupato). In Eco-Logica possibile notare questa specializzazione in base alle categorie nelle quali sono raggruppati i suoi post: tranne qualcuna in particolare, tutte le altre, gi a colpo d'occhio, rimandano a temi di strettissima attualit in merito all'ambiente, le energie rinnovabili, lo sviluppo sostenibile, i rifiuti. Cianciullo, prima di aprire il blog nel 2008, ha sempre e solo scritto d'ambiente; il blog pare sia nato da un'esigenza di riportare per intero le proprie indagini, cosa spesso impossibile per via dei limiti fisici imposti dall'articolo di giornale. Esistono molti altri blog, che vanno dalla possibilit di costruirsi una cultura ecologica alle riflessioni sulle problematiche ambientali, passando per argomenti in particolare (utilizzo del petrolio, alternativa ai mezzi di trasporto considerati inquinanti, energie rinnovabili ed energia nucleare): ribadendo l'impossibilit di elencarli tutti, all'indirizzo www.cultcorner.info/informazione-pulita possibile trovare una lista di quelli principali. A parte i siti web gi citati in questo lavoro in quanto riferiti alle principali case editrici, associazioni ambientaliste, formazioni partitiche ecc., esistono una miriade di siti web di diversa grandezza e importanza che vivono una diffusione capillare, soprattutto grazie ai social network pi utilizzati e si rivelano essere utili strumenti di divulgazione e di consigli per

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la vita quotidiana. Uno dei principali portali italiani il gi citato LifeGate, un network di comunicazione che include un magazine (LifeGate Magazine), un portale e una radio (LifeGate radio). Il progetto, fondato nel 2000 dall'esperto in agricoltura biodinamica Marco Roveda, persegue a 360 obiettivi di sostenibilit e di attivit a impatto zero (come recita il titolo di uno dei suoi progetti), nel rispetto di quanto stabilito dal protocollo di Kyoto: LifeGate compensa ogni emissione di anidride carbonica generata dalla propria attivit e da quella dei propri utenti con la tutela di metri quadrati di foreste in crescita (il tutto tramite la piattaforma YouImpact, lanciata su web pochi anni fa da LifeGate). Il magazine disponibile solo in versione elettronica, sul sito o in versione scaricabile per tablet. LifeGate energy e Life Gate engineering sono operatori energetici facenti parte del progetto i quali offrono, rispettivamente, informazioni e opere di realizzazione di impianti a energia rinnovabile: tutte azioni oltre il lodevole che fanno di questo progetto tutto italiano un esempio da imitare. Per quanto riguarda i siti web che verranno menzionati di seguito, si tratta di siti utili per una cultura ambientale di base sotto forma di notizie, sapere generico, sostenibilit a livello economico e quotidiano (i siti sono tra quelli utilizzati per lo svolgimento di questo lavoro e per il reperimento di gran parte delle informazioni: per un approfondimento, si veda la sitografia). Moltissimi sono dedicati all'informazione ambientale, alla cultura ecologista e alle riflessioni sulle azioni quotidiane: www.ecorevolution.it, del giornalista ambientale

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Lorenzo Del Sordo, come il sito www.ecologiaprofonda.com e il blog www.ecoalfabeta.blogosfere.it, invita i propri utenti a una riflessione culturale a partire da notizie sull'impatto ambientale, mentre il sito siciliano www.informambiente.it punta a distribuire quotidianamente informazioni di carattere nazionale e internazionale, tutte rigorosamente incentrate sull'ambiente, inserendo curiosit, immagini, consigli utili e opinioni di esperti. Il sito www.greenews.info un vero e proprio magazine on line ricco di informazioni dettagliate su qualsiasi argomento, che possono concernere l'ambiente e l'ecologia, offrire spunti per nuove idee sostenibili e consigli di esperti; sulla stessa linea, ma pi focalizzato sulle energie rinnovabili, www.unmondodifferente.com che raccoglie tutte le informazioni, i consigli e le iniziative utili all'utilizzo razionale delle energie, alla mobilit sostenibile e al conseguente risparmio economico dei cittadini. Due siti web in particolare si offrono come voce del popolo in ambito ambientale: www.ecoage.it un sito fondato nel 2004 che rappresenta un'iniziativa di cittadinanza attiva a sostegno dello sviluppo sostenibile e propone un nuovo tipo di ambientalismo, volto a coniugare l'uomo alla propria societ in un contesto di sostenibilit; anche www.spazioambiente.org il sito di un'associazione culturale omonima che organizza vari tipi di iniziative al fine di offrire ai cittadini e a tutti gli utenti risposte ecologiche corrette e concrete, invitandoli a incontrare realmente i personaggi della pubblica amministrazione, degli

DALL'EDITORIA ALLA COMUNICAZIONE AMBIENTALE: L'ECO-RIVOLUZIONE IN CUI TUTTO DIVENTA VERDE

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enti, delle associazioni e dei professionisti del settore ambientale. Altri siti web propongono informazioni pi pratiche, rivolte sia a esperti del settore, che ad aziende e agli utenti interessati all'argomento: www.greenme.it, www.tuttogreen.it, www.italiaecosostenibile.it, www.greenreport.it, www.greenplanet.net, sono tutti portali molto simili tra loro, impegnati nella diffusione della green economy tramite tutti i mezzi a disposizione (notizie, consigli utili, forum di discussione, link a servizi utili ecc.). Anche www.ecocentrico.it viaggia sulla stessa linea d'onda dei precedenti, con l'unica differenza che questo offre servizi anche alle aziende interessate e mette in contatto tutte quelle che lavorano secondo principi di sostenibilit ambientale.

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DALLE PRIME RIVISTE ALLE EDIZIONI ON LINE

Conclusioni Durante il festival internazionale del giornalismo di Perugia del 2010, in uno degli incontri dedicato alle tematiche ambientali dal titolo Ambiente e nuova ecologia. Dietro le quinte di Copenhagen e del business verde, i giornalisti Antonio Cianciullo, Alice Audouin e Fabio Tamburini discutevano, in merito all'allora recente summit di Copenhagen, sull'impatto che la questione ecologica avesse sulla popolazione a livello internazionale. Partendo dalle realt delle rispettive nazioni di provenienza, ogni giornalista ragionava sulle differenze e le affinit di percezione del cosiddetto Climate gate e del flop di Copenhagen. Se sia in Francia che in Italia la classe politica contestava la divulgazione di informazioni ambientali da parte dei climatologi, sostenendo che non fosse loro competenza, principalmente in Italia pareva che si stesse affermando una mozione ecoscettica, utilizzando un'espressione di Cianciullo; indubbiamente c' molta pi sensibilit verso questo tipo di notizie rispetto agli anni precedenti, ma esistono problemi di fondo riguardanti sia chi dice le notizie di mestiere, sia chi le riceve. Tamburini, noto volto del Tg5, parlava di una difficolt, presente nelle redazioni dei telegiornali televisivi, a veicolare informazioni ambientali di ogni scuola di pensiero: spesso molte notizie che riguardano disastri e/o disgrazie ambientali, secondo una logica

CONCLUSIONI

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squisitamente televisiva, non vengono divulgate, in quanto mancano le vittime in carne e ossa. Come se si trattasse della condicio sine qua non per ritenere importante la diffusione di una certa notizia rispetto a un'altra. E le modalit di trasmissione risultano altrettanto discutibili. Non solo non si tiene conto del fatto che il pubblico non ferrato sull'argomento, ma si sfrutta lo spauracchio della catastrofe e i suoi possibili rimedi dell'austerit fittizia che incute timore: l'unico risultato ottenuto quello di aver generato una diffusa insofferenza popolare nei confronti degli ecologisti e una conseguente paura di dover mutare la propria vita e le proprie abitudini, magari ritornando a una sorta di et della pietra (Cianciullo suggeriva di contestare nell'informazione giornalistica il concetto di emergenza). I giornalisti proponevano come un'ipotetica soluzione quella di aumentare l'informazione ambientale e di chiedere alla societ di convertirsi gradualmente alla green economy, proponendo sistemi a basso tasso di inquinamento e ad alto tasso produttivo (Cianciullo). Per farlo, occorrerebbe puntare sull'educazione ambientale, sulle leggi e sulle multe per correggere i comportamenti viziosi: la televisione non pu aiutare i cittadini in quanto, a differenza della stampa, nella sua organizzazione quotidiana, difficile che doni spazio a una rubrica dedicata all'ambiente e che dimostri, quindi, un interessamento costante (Tamburini); ma anche se la nostra una cultura carente di tempo, per contro questo lo si pu trovare per (quasi) ogni cosa, purch ci sia dietro la volont di farlo (Audouin).

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Difficilmente si riesce a tenere conto dell'impatto ambientale, prova ne il fatto che nonostante libri, iniziative, informazioni, eventi, attivit delle associazioni, stiamo comunque dirigendoci verso un punto di non ritorno. Non vediamo la connessione tra le nostre azioni e il degrado ambientale, in quanto spesso non si verificano prove immediate e tangibili di tale conseguenza. Da quando la coscienza sui disastri ambientali ha cominciato a rendersi viva attraverso i mezzi di comunicazione, come stato documentato nel corso di questo lavoro, la situazione leggermente migliorata; ma uno dei problemi principali con i quali bisogna fare i conti, e forse non lo si considerato abbastanza, quello della societ che da quarant'anni a questa parte si formata. Una societ impostata, come osserva sagacemente il sociologo George Ritzer, sul modello americano della mcdonaldizzazione, il quale impone l'omologazione degli stili di vita e il consumo, continuo e costante, di beni artificiali e di breve durata; per il sistema americano razionalit economica, ma nella realt dei fatti questo atteggiamento si traduce in disincanto, disgregamento dei rapporti interpersonali e omologazione culturale. I valori sociali e umanitari non rispondono pi alle nuove esigenze della societ, bombardata da azioni di marketing e informazioni contrastanti; l'individuo singolo si ritrova solo, spaesato, senza pi punti di riferimento sani, che non siano dettati da una logica pragmatica e amorale. E in una societ dai valori corrotti pu risultare davvero arduo diffondere l'interesse nei confronti dell'ambiente che ci

CONCLUSIONI

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circonda. Sarebbe utopico proporre soluzioni che riguardassero solo un potenziamento dell'educazione ambientale, delle iniziative che coinvolgano attivamente la popolazione, di tutto quanto fatto finora; allo stato attuale occorrono soluzioni pratiche ma, soprattutto, realistiche. Si prenda, ad esempio, uno dei principali problemi dell'Italia (principalmente del Sud Italia), ovvero quello legato allo smaltimento dei rifiuti: come si pu promuovere e investire solo sulla raccolta differenziata quando nella maggior parte delle citt del Meridione la spazzatura indifferenziata alberga indisturbata nelle strade per lunghi periodi, in quanto gli addetti alla raccolta dei rifiuti non percepiscono lo stipendio da mesi e le discariche sono state chiuse per commissariamento? E come parlare di raccolta differenziata e proporla nei comuni senza istruire prima la popolazione sulle modalit di smistamento dei rifiuti domestici? Pu sembrare un esempio fuorviante, ma aiuta a capire il nocciolo del discorso: prima di ricorrere a soluzioni comuni per problemi comuni, occorre studiare e analizzare le situazioni caso per caso e risolverle nel modo pi realistico e meno utopistico possibile. L'Italia vive ancora problemi che in molti paesi sono risolti da tempo, infatti la raccolta differenziata una realt in molti di questi: in diverse zone del nostro paese necessario risolvere il problemabase, per poi poter ragionare su una sua soluzione sostenibile. Finch ogni caso non verr trattato singolarmente, finch ogni individuo non decider di compiere la propria rivoluzione personale, sar difficile assistere ai mutamenti degli scenari attuali: si tratta di un lavoro al quale la

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partecipazione dovr essere compatta da parte di tutti. La societ dovr essere in grado di restituire alle persone un contesto sociale, politico, economico e ambientale in cui si riescano a riscoprire i valori del vivere con lentezza, delle piccole produzioni locali, del consumo parsimonioso dei beni artificiali, dell'abolizione della sovrapproduzione e del rispetto dell'ambiente in primo luogo, poich la natura ci che rende possibile, prima di tutto, la vita sul pianeta Terra. E come condurre questo cambiamento se non tramite i libri, i giornali, internet e tutta la comunicazione in generale? Auspicare una creazione e/o diffusione dell'editoria ambientale pu rivelarsi un'azione utilissima per tali intenti di cambiamento; ma bisogna tener conto del fatto che viviamo in una societ fortemente connotata dal consumo di media di ogni tipo, perci necessario che la comunicazione ambientale si muova di pari passo, accogliendo tutte le nuove sfide a livello di forma e contenuto. Il libro non un ente chiuso alla comunicazione: una relazione, un asse di innumerevoli relazioni diceva Jorge Luis Borges e, in quanto tale, va sfruttato. L'augurio posto con la conclusione di questo lavoro quello che esso possa servire in futuro a chi abbia intenzione di avere un'infarinatura generale su quella che in questo contesto chiamiamo editoria ambientale e di come anche, attualmente, gli altri media se ne sono occupati; con la consapevolezza che si tratta di spunti da cui partire per necessari approfondimenti successivi.

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Appendice Principali eventi, associazioni, appuntamenti internazionali, trattati e protagonisti in tema di tutela ambientale
Agenda 21: si tratta di un documento che consta di quattro capitoli al
quale aderirono tutti gli Stati che parteciparono al summit di Rio de Janeiro, tenendolo come riferimento per capire quali dovessero essere le iniziative necessarie da intraprendere per uno sviluppo sostenibile nel XXI secolo (infatti 21 sta ad indicare la data del Terzo Millennio come termine improrogabile entro il quale si sarebbero dovuti raggiungere risultati ragionevoli riguardo l'uso di energie esauribili e la produzione di inquinamento). L'obiettivo dell'efficienza condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo sostenibile. Questo mutamento pu essere realizzato gradualmente introducendo strumenti economici (ad esempio le tasse ambientali), informativi (come l'etichetta ecologica) ed educativi (educazione ambientale nelle scuole), atti ad orientare le scelte di acquisto e gli stili di vita. Proprio per questa necessit nacquero le local agenda 21, ossia programmi di esecuzione dell'agenda 21 a livello locale.

Cederna Antonio: nato nel 1921 a Milano e morto a Ponte in Valtellina


nel 1996, Antonio Cederna viene considerato come uno dei pi grandi pionieri del moderno ambientalismo. Laureatosi nel 1947 in archeologia, quasi subito abbandon questo campo per dedicarsi alla tutela del patrimonio naturale e culturale italiano: inizi la sua opera di denuncia dell'abusivismo edilizio nel 1950 nelle pagine del settimanale Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio, per il quale scrisse per circa sedici anni. Per molti anni fu anche membro dell'associazione Italia nostra e si occup principalmente della denuncia dell'urbanistica moderna, che sventrava i centri storici senza migliorare le condizioni di traffico e sovraffollamento. In particolare si occup del centro storico delle principali citt d'arte italiane

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(soprattutto di quello romano e della famosa Appia Antica) e della distruzione della natura nella penisola. Nel 1970 ricevette il premio SaintVincent come migliore giornalista e nel 1994 ricevette la medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte. Tutta la sua produzione editoriale si incentr su tematiche ambientaliste e dei beni culturali: per Laterza pubblic nel 1956 il suo primo volume, I vandali in casa (di cui si pubblic una seconda edizione nel 2007) e nel 1979 Mussolini urbanista (di cui si pubblic una seconda edizione nel 2006 per Corte del Fontego); per Einaudi pubblic tra il 1957 e il 1965 Mirabilia Urbis: cronache romane e nel 1975 La distruzione della natura in Italia; per Mondadori pubblic nel 1976 Italo Insolera; Fulco Pratesi, La difesa del territorio. Testi per Italia Nostra e infine per Newton Compton nel 1991 pubblic Brandelli d'Italia. Come distruggere il bel paese: sventramento di centri storici, lottizzazioni di foreste, cementificazione. Cianciullo Antonio: un inviato del quotidiano la Repubblica per conto del quale segue da oltre venticinque anni i temi ambientali e ha partecipato ai principali appuntamenti internazionali: dalle conferenze sull'ozono negli anni Ottanta al summit di Rio de Janeiro del 1992, dai reportage sui grandi disastri petroliferi ai vertici sul cambiamento climatico. laureato in filosofia e per la sua attivit ha vinto numerosi premi. Tra i suoi libri Atti contro natura (Feltrinelli, 1992), Ecomafia (Editori riuniti, 1995, con Enrico Fontana), Far soldi con l'ambiente (Sperling & Kupfer, 1996, con Giorgio Lonardi), Il grande caldo (Ponte alle grazie, 2004), Soft economy (Rizzoli, 2005, con Ermete Realacci).

Club di Roma, MIT, I limiti dello sviluppo: Il Club di Roma


un'organizzazione no profit nata a Roma nel 1968 che riunisce un certo numero di pensatori dediti ad analizzare i cambiamenti della societ contemporanea. Nel suo ambito nel 1972 venne presentato per la prima volta un documento sui limiti di sviluppo del pianeta Terra dai ricercatori Donella e Davis Meadows e Jorgen Randers del Massachusetts institute of technology (MIT). Il progetto venne creato tra il 1970 e il 1972 nell'ambito del System dynamics group della Sloan school of management e il gruppo

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di lavoro utilizz la dinamica dei sistemi e la simulazione al calcolatore per analizzare le cause e le conseguenze a lungo termine della crescita della popolazione e dell'economia materiale su scala globale. I limiti della crescita hanno molte forme, ma questa ricerca era concentrata sui limiti fisici del pianeta, sulla finitezza delle risorse naturali e sull'altrettanto limitata capacit della Terra di assorbire le emissioni industriali e agricole. Nel XXI secolo la crescita si sarebbe dovuta arrestare e avrebbe assunto diverse forme: un collasso, un adattamento morbido dell'impronta ecologica umana alla capacit di carico della Terra. Ne scatur un libro, The Limits to Growth (I limiti dello sviluppo), che per la sua importanza, venne poi ripreso e aggiornato nel 1992 (Beyond the Limits - Oltre i limiti) e nel 2004 (Limits to growth: The 30-Year Update - I nuovi limiti dello sviluppo).

Conferenza di Stoccolma: fu la prima occasione per la formulazione di


una politica ambientale unitaria in occasione del ventennale della conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente di Stoccolma del 3 giugno 1972. A Stoccolma, oltre alla fondazione del programma ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), con il ruolo di coordinatore delle iniziative ecologiche all'interno dei paesi aderenti, era stato istituito un piano d'azione che comprendeva provvedimenti di monitoraggio della salute ambientale, attivit di ricerca locale ed internazionale, interventi di pianificazione territoriale e altre misure di educazione ambientale e diffusione informativa. Tale conferenza segna una svolta nella concezione ecologica, testimoniando la necessit di una cooperazione sovranazionale in nome della salvaguardia ecologica ed esercitando un forte impatto emotivo sull'opinione pubblica.

Convenzione quadro: tale trattato punta alla riduzione delle emissioni


dei gas serra, sulla base dell'ipotesi di riscaldamento globale. Come stipulato originariamente, non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle nazioni individuali; era quindi legalmente non vincolante. Invece, esso includeva previsioni di aggiornamenti (denominati protocolli) che avrebbero posto i limiti obbligatori di emissioni. Il principale di questi il protocollo di Kyto, che diventato molto pi noto della stessa UNFCCC.

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Earth day di Rio de Janeiro: viene considerata la conferenza
sull'ambiente cruciale nell'ambito dell'interesse alla questione ambientale, in quanto al suo interno tale questione diviene formalmente una preoccupazione generale. Nel 1992 gli Stati si incontrano per discutere sulla possibilit di dare luogo a un comune percorso verso una societ basata sullo sviluppo sostenibile. Gli argomenti che vennero trattati furono: lo scrutinio sistematico dei modelli di produzione; le risorse di energia alternativa per rimpiazzare l'abuso di combustibile fossile ritenuto responsabile del cambiamento climatico globale; un quadro sui sistemi di pubblico trasporto con il fine di ridurre le emissioni dei veicoli, la congestione nelle grandi citt e i problemi di salute causati dallo smog; la crescente scarsit di acqua. Un importante risultato della conferenza fu un accordo sulla convenzione quadro delle Nazioni Unite riguardo i cambiamenti climatici che port alla stesura, a sua volta, del protocollo di Kyoto e anche la produzione della cosiddetta agenda 21.

Editoria e giornalismo ambientale. 100 anni di storia: mostra


allestita nel 2002 all'interno di Pagine in fiore, curata da Edgar Meyer in collaborazione con la casa editrice milanese Carab Edizioni presso la biblioteca Cassina Anna di Milano. L'evento, primo nel suo genere, ebbe come scopo quello di mostrare tutti i contributi editoriali e giornalistici che dagli inizi del 1900 vennero fatti sul tema ambientale. La fiera Pagine in fiore ha visto la partecipazione di associazioni, case editrici ed enti tutti specializzati in tematiche ambientali; si trattava di una mostra-mercato dell'editoria ecologica in cui trovavano spazio quei testi e quei piccoli editori dalla poca visibilit nelle librerie (ma non per questo meno interessanti degli altri).

Edizioni Ambiente: Edizioni Ambiente nata nel 1993, quando il


concetto di sviluppo sostenibile ancora stentava a conquistarsi uno spazio nell'agenda politica mondiale, nella cultura e nell'informazione. una casa editrice di dimensioni medie, con un catalogo di circa 150 titoli e una

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produzione di circa trentotto titoli l'anno . Edizioni Ambiente ha da sempre collaborato con alcune delle principali associazioni ambientali (tra cui Legambiente, WWF, Lega anti vivisezione), per le quali pubblica riviste e titoli. Inizialmente la sua specializzazione era su tematiche di legislazione ambientale; venivano (e vengono) pubblicati manuali sull'argomento e nel sito presente anche una newsletter settimanale gratuita che informa gli utenti su tutte le novit in materia di normativa ambientale. Successivamente, a questo filone, si aggiunse quello sulla sostenibilit ambientale (ogni filone ha la propria redazione specializzata) che spazia in diversi ambiti, dall'architettura sostenibile agli studi sulle energie rinnovabili e i cambiamenti climatici e, ultimamente, alle ricerche (svolte per conto di consorzi e aziende) sul tema degli imballaggi e del riciclo. La casa editrice, sin dal momento della sua nascita, dimostra di avere una particolare attenzione verso la tematica dei rifiuti: riviste, attivit, seminari, portali web tutti creati per essere dedicati ai professionisti del settore ambientale e ai privati sensibili all'argomento. La prima rivista pubblicata da Edizioni Ambiente Rifiuti-Bollettino di informazione normativa, un mensile rivolto agli specialisti del settore ambientale e giuridico nonch a docenti e decisori pubblici e privati, diretta dalla giurista ambientale Paola Ficco. Qualche anno dopo la nascita della casa editrice, quando ancora internet non era una realt diffusa in maniera capillare, nasce il primo dei portali gestiti da Edizioni Ambiente: www.reteambiente.it un sito che diventa da subito una sorta di rivista on line per chi opera nel settore ambientale a livello giuridico. Altri due siti di Edizioni Ambiente sono www.nextville.it, che raccoglie tutte le novit su energie rinnovabili ed efficienza energetica, e www.verdenero.it, il quale prende il nome dall'omonima collana della casa editrice nata nel maggio del 2007 (in cui viene affrontato il tema della legalit ambientale, portandolo sul terreno della narrativa, con la collaborazione di Legambiente). Gli ultimi due siti di Edizioni Ambiente sono www.puntosostenibile.it e www.gestionerifiutionline.it: il primo la newsletter di Edizioni Ambiente, dalla cui homepage possibile avere uno sguardo generale sugli editoriali, le novit, gli extra, gli appuntamenti e le buone notizie. Il secondo portale

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la parte pratica della proposta sulla tracciabilit dei rifiuti e della sua gestione di abbonamenti e dei pacchetti per una migliore gestione dei rifiuti. Edizione Ambiente dal 1998 autorizzata alla pubblicazione dell'edizione italiana di state of the world, il rapporto annuale sullo stato del pianeta elaborato dal Worldwatch institute e dell'annuario rapporto ambiente Italia di Legambiente.

Greenpeace: nel 1971 un gruppo di attivisti ecologisti (rispettivamente


Jim Bohlen, Irving Stowe e Paul Cote) a Vancouver si imbarc su un piccolo peschereccio per denunciare i test nucleari segreti effettuati dagli Stati Uniti ad Amchitka: questo equipaggio sarebbe diventato il consiglio direttivo di Greenpeace international. La prima missione riesce solo a rinviare il test ma non a evitarlo: tuttavia l'impresa ottiene una considerevole attenzione mediatica. Le successive missioni, ossia la campagna contro i test nucleari francesi nell'atollo di Mururoa del 1972 e la campagna per la difesa delle balene del 1975, ottengono invece, dopo anni di lotte e proteste, i risultati sperati: nel 1974 la Francia rinuncia ai test nucleari e nel 1985 viene imposta una moratoria sulla caccia commerciale alle balene (tuttora in vigore). Nel 1985 la Rainbow Warrior, ossia l'imbarcazione utilizzata da Greenpeace per una missione in Nuova Zelanda, mentre si sarebbe dovuta dirigere nuovamente a Mururoa, viene fatta esplodere nel porto di Auckland: l vi perse la vita un fotografo membro di Greenpeace, Fernando Pereira. Insieme a Greenpeace international con sede in Amsterdam, lavorano una serie di uffici nazionali e regionali interdipendenti: il loro ruolo quello di avviare e coordinare i programmi e le attivit di campagna, mentre i fondi provengono da uffici nazionali i quali, a loro volta, vivono delle donazioni fatte dai sostenitori nei rispettivi paesi. Greenpeace un'associazione non violenta, indipendente, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace; non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici. In Italia la sede verr inaugurata nel 1986 a Roma (solo l'anno scorso stata aperta un'altra sede operativa a Milano, ma si tratta semplicemente di una sorta di appoggio a quella romana) e da subito venne pubblicato il bollettino ufficiale

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dell'associazione, Greenpeace News, distribuito gratuitamente a tutti i soci. L'associazione dichiara di operare senza scopo di lucro, al fine di promuovere equamente ed ecologicamente la protezione della natura, il disarmo nucleare e la pace anche per le generazioni future.

Il Verde Editoriale: casa editrice nata nel 1985 per proporre contenuti a
tecnici e professionisti del settore ambientale, garantendo aggiornamenti costanti su tutto ci che concerne la loro realt lavorativa e offrendo professionalit e attenzione alla cultura del rispetto ambientale. Il Verde Editoriale dispone di un catalogo con pi di trentadue titoli e circa sei novit proposte ogni anno. Oltre ai libri, la casa editrice pubblica (sempre dal 1985) una rivista bimestrale tecnico-scientifica, ACER, rivolta ai professionisti del verde e diventata, nel corso del tempo, portavoce delle pi importanti associazioni del settore. ACER fornisce informazioni complete e aggiornate per la progettazione, costruzione, manutenzione, gestione di verde pubblico, verde sportivo, verde industriale e commerciale. possibile abbonarsi alla rivista direttamente dal sito internet e gli abbonati, oltre ai numeri, riceveranno anche alcuni speciali (quando previsti) chiamati Speciali di Folia (un'iniziativa che prende piede nel 2000): si tratta di supplementi monografici, realizzati su commissione per comuni, province, regioni o enti e dedicati agli aspetti architettonici del paesaggio e al territorio (oppure possono trattare argomenti individuati insieme al committente). Nel 2005 nasce un altro supplemento di ACER, Paesaggio Annual, il quale raccoglie tutti i progetti che prendono parte al premio la citt per il verde. Per un breve periodo (dal 1999 al 2006) la casa editrice ha pubblicato un'altra rivista: Parchi e Riserve Naturali, un giornale inizialmente dedicato solo alla Regione Lombardia ma che, successivamente, ha cominciato a trattare in maniera divulgativa le informazioni su tutte le aree protette d'Italia (dal 2006 la rivista verr pubblicata dalla casa editrice Edinat). La casa editrice promotrice di moltissimi eventi e premi, di cui i principali vengono organizzati annualmente e con la sua partecipazione diretta.

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Italia nostra: storica associazione italiana, venne fondata a Roma nel
1955 da un gruppo di intellettuali, preoccupati delle condizioni di degrado del patrimonio nazionale e decisi a suscitare un pi vivo interesse nei confronti della tutela del patrimonio artistico e naturale (soprattutto in relazione all'urbanistica moderna). La persona che venne chiamata a rivestire il ruolo di presidente fu Umberto Zanotti Bianco, gi noto per essere tra i fondatori dell'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia; successivamente il ruolo di presidente venne affidato a Giorgio Bassani. Due anni dopo nasce la rivista omonima dell'associazione, che rappresenter lo strumento principale di informazione e divulgazione delle proprie idee e del proprio operato. La maggioranza delle personalit intorno alle quali si form Italia nostra, proveniva da ambienti aristocratici e dalla colta borghesia: probabilmente questo fu uno dei motivi per cui l'azione conservazionista di questo gruppo (e di altri come questo) si basava su una strategia di lobby democratica. La sua azione si connot secondo due distinte fasi: la prima riguardava il territorio urbano, la seconda riguardava invece le aree extraurbane protette, i parchi nazionali e le zone costiere. Una tappa significativa per Italia nostra fu il 1958, in quanto acquis la personalit giuridica, con tanto di decreto dell'allora presidente della Repubblica Gronchi: l'associazione, perci, comincia a voler assumere un carattere nazionale nei propri impegni e nelle proprie missioni. L'interesse misto per la salvaguardia sia dell'ambiente che dei centri storici, era motivato dal fatto che entrambi fossero un qualcosa di inscindibile, in contrasto con la visione accademica che considerava i monumenti come qualcosa a parte rispetto all'ambiente loro circostante. Nel 1960 iniziano le campagne in sostegno del verde pubblico, prima fra tutte quella denominata difesa del verde; si tratta di un argomento che si posizioner tra quelli principali in merito alle azioni dell'associazione (problema che non sar circoscritto solo alle citt ma che, in avanti, porter Italia nostra a interessarsi anche dei parchi nazionali). La battaglia contro l'abusivismo edilizio, soprattutto sui litorali italiani, costituir un'altra importantissima missione dell'associazione: essa ottenne che il problema non fosse pi considerato come comune amministrazione, ma che venisse

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debitamente e puntualmente denunciato. Dagli anni Settanta fino ai giorni nostri, l'associazione ha svolto un'attivit piena e presente, riconosciuta nell'ambito dell'informazione e meritevole di aver cominciato a far discutere di problematiche tuttora all'avanguardia, come il risparmio energetico e i limiti dello sviluppo. Trasformatasi in ONLUS, Italia nostra ha deciso di impegnarsi sia in fatto di memoria e di tutela, sia in fatto di promozione, anche attraverso i nuovi strumenti della comunicazione.

Legambiente: nata nel 1980 all'interno dell'Arci, la confederazione delle


associazioni culturali di sinistra, fino al 1989 manterr il nome di Lega per l'ambiente. Divenuta indipendente dall'Arci nel 1986, Legambiente ha affermato in Italia un modello di ambientalismo in cui l'attenzione costante per il rigore scientifico di posizioni e proposte si salda con la scelta di costruire un'associazione aperta alle forme pi svariate di impegno per la difesa dell'ambiente: con una spiccata attenzione per la tradizione politica dei valori ambientalisti, per il miglioramento della qualit ambientale e per la promozione della partecipazione dei cittadini. Soltanto nel 1995 pubblicher la sua prima rivista, La Nuova Ecologia, in collaborazione con l'omonima casa editrice; in seguito pubblicher altre due riviste, Qualenergia e Rifiuti oggi. Tra i meriti di Legambiente e di tutto il movimento ambientalista va segnalato quello di aver imposto, come priorit nazionale, l'azione di contrasto nei confronti dell'abusivismo edilizio. Accanto a questi meriti si affiancano alcuni momenti di declino dell'ambientalismo, soprattutto in ambito politico, in quanto l'associazione non riuscita a imporre i propri valori come criteri discriminanti delle grandi scelte sul futuro dell'Italia.

LifeGate: un network di comunicazione che include un magazine


(LifeGate Magazine), un portale e una radio (LifeGate radio). Il progetto, fondato nel 2000 dall'esperto in agricoltura biodinamica Marco Roveda, persegue a 360 obiettivi di sostenibilit e di attivit a impatto zero (come recita il titolo di uno dei suoi sotto-progetti), nel rispetto di quanto stabilito dal protocollo di Kyoto: LifeGate compensa ogni emissione di anidride

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carbonica generata dalla propria attivit e da quella dei propri utenti con la tutela di metri quadrati di foreste in crescita (il tutto tramite la piattaforma YouImpact e il progetto impatto zero). Il magazine disponibile solo in versione elettronica, sul sito o in versione scaricabile per tablet. LifeGate energy e Life Gate engineering sono operatori energetici facenti parte del progetto i quali offrono, rispettivamente, informazioni e realizzazione di impianti a energia rinnovabile: tutte azioni oltre il lodevole che fanno di questo progetto tutto italiano un esempio da imitare. La testata mensile (a volte bimestrale) nasce nel 2001 ed disponibile semplicemente scaricandola dal sito web dell'associazione (al momento possibile scaricare solo gli ultimi ventiquattro numeri).

Meyer Edgar Helmut: giornalista pubblicista, si laureato in lettere


moderne all'Universit di Milano con una tesi sul movimento ecologista italiano. Ha fatto dell'ambientalismo e dell'animalismo una scelta professionale e di vita. Fondatore di Sto, un centro studi sulla storia dell'ambiente e dell'ambientalismo, ha pubblicato alcuni saggi scientifici di ecostoria e storia dell'inquinamento. Si occupa della rassegna stampa dell'associazione Diamoci la zampa e scrive per la rivista Quattro zampe; ha contribuito alla fondazione della ONLUS Gaia-animali e ambiente, di cui attualmente presidente. Collabora attivamente con le maggiori associazioni ambientaliste italiane ed coordinatore della collana Ecoalfabeta della casa editrice Stampa Alternativa. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo I pionieri dell'ambiente, pubblicato nel 1995 per Carab Edizioni, Storia ambientale. Una nuova frontiera storiografica, pubblicato nel 2001 insieme ad Andrea Filippo Saba per Teti Editore, Il Parco delle Meraviglie. Eccellenze di sviluppo sostenibile del parco agricolo sud Milano, pubblicato nel 2007 insieme a Stefano Apuzzo per Stampa Alternativa e Fido non si Fida. Come difendersi dalla scatoletta pazza, pubblicato nel 2002 sempre con Apuzzo e per Stampa Alternativa.

Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:


nel 1974 venne istituito del primissimo Ministero dell'ecologia il quale, dopo una breve esistenza, divent Ministero dei beni culturali e ambientali.

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Nel 1983, grazie ai liberali, si ottenne nuovamente un Ministero dell'ecologia; soltanto nel 1986 diventer un dicastero autonomo grazie ai socialisti. La storia di tale Ministero tortuosa e instabile, fatta di avvicendamenti repentini e iniziative prima permesse e poi bloccate. Il primo ministro dell'ambiente con portafoglio fu il liberale Francesco De Lorenzo (1986-1987), il quale inizia ad affrontare questioni urgenti in merito alla protezione ambientale come la qualit dell'acqua, dell'aria e lo smaltimento dei rifiuti. Dal 1987 al 1992, con Giorgio Rufolo come ministro, le politiche ambientali assunsero per la prima volta un carattere preciso, in quanto si rifacevano alle direttive europee sulla sostenibilit, nel tentativo di ancorare la politica ambientale italiana a quella europea e di cercare di incardinare le politiche ambientali nelle politiche di sviluppo (con un approccio volto all'integrazione delle varie politiche). Nel 1992 a Ruffolo successe Carlo Ripa di Meana, il quale si ritrov dinanzi a una situazione diversa, in cui servivano soluzioni immediate a problemi di lunga durata. Dopo Francesco Rutelli e Valdo Spini rispettivamente nel 1993 e nel 1994, fu la volta dell'indipendente Paolo Baratta il quale, nel biennio 19951996, riusc a far riemergere l'attivit e la figura del Ministero; nonostante le sue buone intenzioni, ebbe diversi problemi a livello locale. Dal 1996 al 2000 venne eletto come Ministro dell'ambiente il verde Edo Ronchi, il quale tent di riprendere la linea di Ruffolo. Nel biennio 2000-2001 Willer Bordon, nuovo ministro, non riusc ad avere mordente tanto che nel 2001 gli successe Altero Matteoli il quale, invece, riport le tematiche ambientali al centro delle politiche pubbliche, riuscendo a far recepire tutte le direttive europee in materia. Dal 2006 al 2008 fu il turno di Alfonso Pecoraro Scanio il quale assecond qualsiasi istanza ambientalista, relegando il Ministero a un ruolo marginale. Il Ministero continu la sua discesa di popolarit verso una posizione d'ombra con una ministra, Stefania Prestigiacomo e il cambio di denominazione che diventa Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Attualmente il Ministero presieduto da Corrado Clini, in carica dal 2011.

Nebbia Giorgio: nato nel 1926, si laureato in chimica nel 1949, stato
professore di merceologia all'Universit di Bari dal 1953 al 1995,

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parlamentare della Sinistra indipendente alla Camera (1983-1987) e al Senato (1987-1992) e insignito della laurea honoris causa nelle Universit del Molise, di Bari e di Foggia. Insieme ad Antonio Cederna viene considerato uno degli storici ambientalisti italiani, da sempre in prima linea nella tutela dei beni ambientali e nella denuncia degli scempi. Giorgio Nebbia ha svolto attivit di ricerca nell'ambito della merceologia, con particolare riferimento all'analisi del ciclo delle merci. Si poi occupato di risorse naturali, studiando l'energia solare, la dissalazione delle acque e il problema dell'acqua, temi sui quali ha pubblicato numerosi contributi scientifici. L'archivio Giorgio e Gabriella Nebbia ospitato presso il centro di storia dell'ambiente della fondazione Luigi Micheletti. Tra le sue pubblicazioni di interesse ambientale si trovano L'energia solare e le sue applicazioni, scritto con Guglielmo Righini nel 1966 ed edito da Feltrinelli, La societ dei rifiuti, scritto nel 1981 ed edito da Laterza, Lo sviluppo sostenibile, scritto nel 1991 ed edito da Edizioni Cultura della pace e Produzioni di merci a mezzo di natura, scritto nel 2006 ed edito da Aracne.

Primavera silenziosa, Rachel Carson: famosa biologa marina


americana, pubblic nel 1962 un manuale che utilizzava un linguaggio chiaro e semplice ma al contempo accademico, rivolto alla diffusione delle informazioni scientifiche. Il libro in questione Silent Spring (Primavera silenziosa), il quale venne pubblicato in Italia da Feltrinelli soltanto undici anni dopo, nel 1973. Il libro quando usc rappresent una novit inaudita e senza precedenti: si trattava della prima volta in cui veniva dichiarata su carta stampata l'opposizione all'uso indiscriminato di antiparassitari ed erbicidi che, come i composti organici clorurati o anche i derivati dell'acido fenossioacetico, determinano alcune alterazioni ecologiche irreversibili. Anche in Italia il libro diventer ben presto un manuale-guida sia per il mondo accademico che per un pubblico sensibile alle questioni ambientali. Nel libro viene teorizzato un possibile avvelenamento globale della biosfera da parte dei pesticidi, fino ad arrivare all'estinzione di tutti i volatili e, di conseguenza, alle primavere silenziose (temute dall'autrice) senza cinguettii alcuni.

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Protocollo di Kyoto: firmato nel 1997, rappresenta lo strumento tecnico
attuativo della convenzione quadro sui cambiamenti climatici. Fissa i limiti delle emissioni che i paesi dovrebbero rispettare per evitare un peggioramento dei cambiamenti climatici. In realt, da quella data in poi, la maggior parte dei paesi ha continuato ad aumentare le proprie emissioni, con rarissime eccezioni. Perch diventi uno strumento vincolante per tutti i paesi firmatari, necessario che il testo venga ratificato da almeno il 55% di questi. Gli Stati Uniti e gli ex paesi in via di sviluppo (ora nuove potenze) come Cina e India non hanno mai accettato di firmare il protocollo e attualmente anche il Canada ha deciso di uscirne.

Terra Nuova Edizioni: nasce nel 1977 in contemporanea con la sua


famosissima e omonima rivista, vantando grandi numeri tra anni di intensa attivit e abbonati. Terra Nuova Edizioni si propone da sempre di offrire controinformazione sulle tematiche di alimentazione e medicina naturale, agricoltura biologica e biodinamica, bioedilizia, ecoturismo, consumo critico, energie rinnovabili, finanza etica e pi in generale ambiente ed ecologia. Il sito sponsorizza e propone contenuti di integrazione alle tematiche affrontate dal mensile con collegamenti al proprio catalogo di libri e a siti tematici. I titoli presenti in catalogo sono circa ottantacinque e le uscite per anno sono una ventina (comprese le riviste, le novit in merito ai libri sono otto): i libri e le riviste non vengono distribuiti nelle edicole ma nelle librerie specializzate, nei centri di alimentazione naturale e nelle Botteghe del mondo. La rivista il punto forte di questa casa editrice: disponibile anche tramite abbonamento, stampata su carta 100% riciclata, essa diventata negli anni il punto di riferimento mondo del naturale e delle buone pratiche per uno stile di vita solidale e a basso impatto ambientale. Terra Nuova Edizioni sembrerebbe essere una casa editrice i cui prodotti sono fruiti solo da esperti e professionisti del settore: ma diversi fattori come la sua atipica distribuzione (atipica nel senso che i prodotti della casa vengono distribuiti in luoghi non deputati per consuetudine a libri e riviste), l'interesse e la concentrazione sull'utente/lettore (di qualsiasi tipo) e il linguaggio utilizzato negli articoli sia del sito che della rivista, fanno di

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questa casa editrice un altro saggio esempio di come un argomento apparentemente finalizzato ad una determinata categoria possa, invece, coinvolgere un pubblico pi vasto.

Touring club italiano: associazione fondata a Milano nel 1894 da


Federico Johnson e Luigi Bertarelli, con lo scopo di fornire ai propri associati sia servizi che informazioni culturali. Il TCI si differenzia dalle altre associazioni in quanto un'associazione collaterale dell'ambientalismo: essa nasce come associazione ciclistica (infatti la sua prima denominazione fu Touing club ciclistico italiano) e solo nel 1969 verr inserito nel suo statuto un paragrafo dedicato alla salvaguardia ambientale. Ad ogni modo nei suoi primi cinquant'anni di vita, il TCI stato un pioniere nel campo ambientale, dato che il concetto di ambiente in quel periodo non era ancora ben sviluppato e le istanze di tutela non erano rappresentate da organismi specifici. L'azione principale del Touring fu la pubblicazione delle guide turistiche (la prima nel 1896), uno strumento al contempo di divulgazione e patriottismo creato al fine di rendere gli italiani consapevoli del proprio patrimonio artistico e naturale, e la rivista mensile omonima che veniva inviata ai soci del club. Altre riviste vennero pubblicate tra il 1911 e il 1917: stiamo parlando di Il bosco, il Pascolo, il Monte, Il bosco contro il torrente e Le vie d'Italia. Oltre all'attivit editoriale e a quella legata alla produzione di cartografie, l'associazione intraprese un'azione conservazionista diretta per sopperire alla mancanza di organismi di tutela; nel 1913 venne costituito un Comitato nazionale per la difesa del paesaggio e dei monumenti italici presieduto da Luigi Rava. Tra gli anni Venti e gli anni Trenta il Touring fu uno dei promotori della costituzione dei quattro parchi nazionali storici: nel 1922 nacque il parco del Gran Paradiso, nel 1923 quello nazionale d'Abruzzo, nel 1934 il parco nazionale del Circeo e nel 1935 quello dello Stelvio. Subito dopo la fine della guerra, l'associazione tornava ad occuparsi nuovamente di promozione turistica e divulgazione, mentre Italia nostra registrava fedelmente passo dopo passo le trasformazioni e il progressivo degrado di paesaggio e monumenti; infatti di questo periodo sono alcune riviste volte alla promozione turistica della penisola, ossia la serie di Conosci l'Italia. Tuttavia il periodo vede alcune

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iniziative a scopo salvaguardistico che non riguardano solo il campo editoriale, ma anche quello della propaganda: l'associazione promuove campagne contro gli eccessi della pubblicit, contro l'inquinamento ottico, contro i rumori molesti ecc. Un miglioramento all'interno dell'associazione viene apportata dalla presenza di autorevoli personalit come Ghigi e Cederna i quali, verso la fine degli anni Sessanta, entrarono a farne parte. L'approccio conservazionista sar quello che caratterizzer sempre l'azione salvaguardistica promossa dal TCI tramite le guide, i bollettini e le riviste. Il TCI rimase, dalla fine degli anni Settanta fino ad oggi, un'associazione legata alla promozione turistica, alla tutela del patrimonio artistico e naturale, incrementando la propria attivit con l'utilizzo del mezzo internet.

Verdi: Sono considerati i Verdi l'insieme dei partiti e delle forze politiche
che si richiamano ai valori dell'ambientalismo. Il primo esordio di un candidato politico ecologista si ha in Francia nel 1974, mentre il primo partito verde si ebbe nell'allora Germania dell'Ovest nel 1983. In Italia i primi cenni politici nascono intorno agli anni Ottanta: nel 1986 a Finale Ligure nasce la Federazione delle liste verdi, al fine di raggruppare sotto un unico partito tutte le liste verdi esistenti, adottando il noto simbolo del sole che sorride, mutuato direttamente dai Verdi danesi. I movimenti e i partiti verdi hanno avuto ricambi rapidi e mutamenti interni di persone e denominazioni, che rendono difficile l'analisi delle dinamiche e dell'operato. Dopo i primi piccoli successi elettorali a livello amministrativo e regionale, si presentano per la prima volta alle politiche nel 1987 (ottenendo quasi un milione di voti e conquistando tredici deputati e due senatori). Il primo capogruppo dei Verdi alla Camera fu Gianni Mattioli, leader delle battaglie antinucleariste. Nel 1993 elessero come portavoce Carlo Ripa di Meana (riconfermato nel 1995, divent anche uno dei tre eurodeputati nel 1994) e nella seconda met del 1995 venne varata la prima campagna di adesione alla coalizione. Dal 1996 al 1999 Luigi Manconi fu il portavoce succeduto a Carlo Ripa di Meana; in seguito all'insuccesso delle elezioni europee del 1999 present le dimissioni e al suo posto, volendo apportare un certo rinnovamento, venne eletta Grazia Francescato (gi portavoce del WWF international). Dal 2001 al 2008 la Federazione elesse come suo presidente

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Alfonso Pecoraro Scanio, mentre nel 2009 fu il turno di Angelo Bonelli (tuttora in carica). Le iniziative dei Verdi sono sempre state molteplici e diversificate, mirate non solo alla tutela e salvaguardia dell'ambiente ma rivolte anche a tematiche strettamente politiche (o iniziative politiche che potessero riguardare l'ecologia, l'ambiente, le energie rinnovabili ecc.).
WWF:

nel 1961 un gruppo di naturalisti, scienziati ed esperti di fama internazionale decise di riunirsi a Morges in Svizzera nella sede dell'Unione internazionale per la conservazione della natura, al fine di stilare un documento (il manifesto di Morges) che divenisse uno strumento di propaganda, raccolta fondi e finanziamento per far fronte alle carenze in merito alla conservazione della natura. Alcuni mesi pi tardi la concretizzazione dell'idea port alla nascita internazionale del WWF, con sede legale in Svizzera: nel 1965 il segretario generale del WWF, Fritz Vollmar, condusse alcuni sondaggi per l'eventuale apertura di una sede anche in Italia; nel 1966 venne ufficialmente inaugurata la sede italiana con Fulco Pratesi alla presidenza e nacque la prima rivista dell'associazione, Panda (nel 1983 nascer Panda Junior, la versione dedicata ai pi piccoli e nel 1995 Attenzione, la quale godr di qualche anno di vita). Un grande merito dell'associazione fu quello di sensibilizzare la collettivit (di cui larga prova furono le costanti massicce adesioni) alla questione ambientale, grazie soprattutto a consistenti campagne pubblicitarie sui mezzi d'informazione ed attivit all'interno delle scuole. Come per Italia nostra, anche nel WWF si riscontravano parecchi rappresentanti della nobilt nel consiglio direttivo: oltre a nomi come quelli di Renzo Videsott, Giorgio Bassani, Alessandro Ghigi, presenti per merito, gli altri venivano dall'aristocrazia, sensibile alle problematiche legate all'ambiente. Il WWF, a soli tre anni dalla nascita aveva raddoppiato il numero dei propri soci: le prime battaglie cominciavano ad essere seguite anche dal settore dall'informazione pubblica e l'andamento del successo era cos favorevole che nel 1970 vennero istituite diverse sedi del WWF in Italia. Il tratto distintivo rispetto ad altre associazioni, fu quello degli incessanti appelli per la raccolta di fondi che sarebbero serviti per progetti di salvaguardia, in particolar modo di quella della fauna selvatica. Importantissima fu l'azione

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di gestione delle oasi naturalistiche: scegliendo di operare in maniera diretta, l'associazione intendeva incidere maggiormente sulla crescita culturale della popolazione italiana e su una sempre maggiore sensibilizzazione. L'uso massiccio dei mezzi di comunicazione gli accord un successo e una notoriet che le altre associazioni non riuscirono ad avere: la decisione di puntare su campagne pubblicitarie particolari (come quella degli adesivi con il notissimo logo dell'associazione, il panda), contribuiva a rendere familiare a milioni di italiani l'associazione e il suo operato. Vennero promosse diverse campagne rivolte all'infoltimento del manto boschivo, in quanto la distruzione dei boschi era stata individuata come causa dell'estinzione di molti uccelli e mammiferi. La discussione sui limiti dello sviluppo interess anche il WWF il quale, nonostante si occupasse di tutela di animali in via d'estinzione e natura, si espresse sul problema della crescita demografica in maniera pi chiara e incisiva rispetto a molte altre associazioni; organizz anche campagne di sensibilizzazione sugli effetti dell'utilizzo dell'energia nucleare.

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