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RELAZIONE TRATTATI E METODI DI TOMMASO TARSI

GLI STRUMENTI A FIATO IN LEGNO

-Materiali utilizzati

Alla categoria strumenti a fiato in legno appartengono tutti i tipi di flauti, con un numero di fori
variabile tra i 3 e i 9.
In questa relazione tratterò solo il flauto diritto o dolce, ampiamente utilizzato e conosciuto questo
strumento appare in molti trattati, talvolta a causa dell'uso e del carattere popolare di quest'ultimo
veniva posto ai margini della musica colta.

Il flauto era costruito in legno o in avorio, quest'ultimo tipo di materiale era utilizzato
esclusivamente per un gusto estetico era inoltre molto costoso e facilmente deteriorabile.
I tipi di legno erano principalmente il bosso per gli strumenti più piccoli e l'acero per quelli di
dimensioni più grandi, va sottolineato il fatto che la qualità del legno non influiva sul risultato
sonoro , già da tempi antichi si conoscevamo le proprietà fisiche dei tubi sonori ma è solo nel
rinascimento che la tecnica viene affinata al punto di produrre strumenti perfettamente intonati.

-Principio di produzione del suono

Gli strumenti a fiato sono formati da un tubo chiamato cameratura che può essere cilindrica quando
il tubo mantiene sempre lo stesso diametro, o conica (bombarda,fagotto) quando il diametro
aumenta o diminuisce in maniera progressiva. Il suono fuoriesce dall'apertura inferiore. Nel caso del
flauto dolce si ha una conicità inversa ovvero che la cameratura si restringe dall'imboccatura verso
la campana, il principio di ottavizzazione di una nota avviene mediante la semiapertura del foro del
pollice detto anche portavoce, questo tipo di tecnica è possibile solo per il flauto dolce mentre in
altri strumenti quali il flauto traverso o strumenti ad ancia incapsulata questo principio viene
impiegato modificando l'assetto dell'imboccatura e variando la pressione del fiato.

E' interessante notare come la tecnica di esecuzione non prevedesse una particolare posizione delle
mani ma c'era una certa libertà che faceva decidere all'allievo se suonare con la destra sopra la
sinistra o viceversa.

Sei erano i fori per le dita in comune a tutti gli strumenti a fiato , (in epoche passate non era stato
introdotto il portavoce e il foro per il mignolo),i sei fori aperti in successione danno una scala
diatonica con un intervallo di mezzo tono tra il terzo e quarto foro, mediante l'uso di una posizione
detta “a forchetta” ottenuata chiudendo il primo foro e lasciando aperto il secondo si può abbassare
la terza note della scala fa di un semitono per ottenere il fa naturale. Sempre con la stessa tecnica
posso ottenere tutti i semitoni della scala.
L'utilizzo di chiavi ovvero di sistemi meccanici di chiusura dei fori venne impiegato (anche se
esisteva già da prima) nel 1500 per aumentare l'estensione verso il grave o verso l'acuto.
La coda di rondine con cui terminava la leva aveva lo scopo di fare azionare sia il mignolo destro
che quello sinistro, essendo uno strumento simmetrico nasce qui l'ambiguità tecnica di cui parlavo
sopra, a questo proposito nel suo tratto sugli strumenti musicali Sebastian Virdung (1511) spiega
chiaramente – I flauti diritti hanno al fondo due fori contrapposti, e sono così perchè alcuni
suonatori sono abituati a tenere lo strumento con la destra in alto e la sinistra in basso...Questi due
fori sono posti lungo i lati dello strumento cosicchè possano essere raggiunti dal piccolo mignolo.
L'altro foro inutilizzato veniva chiuso con la cera.
-La famiglia dei flauti

La famiglia dei flauti comprende il flauto diritto o flauto dolce, il flauto a tre buchi, il Russpfeiff,il
corno di camoscio,il flagioletto e i flauti traversi.

Nei primi anni del '500 la famiglia dei flauti comprendeva tre taglie : soprano in sol, tenore in do.
Basso in fa , l'unico ad essere dotato di chiave per l'ultimo foro.(Ganassi , Virdung, Agricola)
Queste note fondamentali sono quelle che si ottengono chiudendo tutti i fori. Va notato che le taglie
distano tra di loro una quinta mentre il rapporto tra la taglia del flauto basso e soprano è di una
nona. Questo ci permette di fare diverse considerazioni: il soprano avrà come alterazione nella scala
naturale un diesis mentre il flauto di taglio basso un sib, la necessità di trasporre musiche era molto
sentita nella prassi dell'epoca e il fatto che gli strumenti fossero equidistanti tra loro permetteva di
cambiare il registro di strumento senza dover cambiare per forza posizione strumentale, inoltre il
musicologo Bernard Thomas fa notare come nella scrittura standard rinascimentale la parte acuta
era la parte che nelle cadenze necessitava dell'uso della sensibile e quindi di una alterazione, in
ultima considerazione, il motivo per cui le taglie di uno strumento a fiato erano tre probabilmente
deriva dal fatto che la musica era scritta per tre voci, quando se ne aggiunse una quarta, la voce di
contralto venne affidata o al tenore o al soprano a seconda dei casi, (Virdung 1511) e “ chi saprà
cantare o suonare il primo saprà suonare anche l'altro”( Jambe de Fer – Epitome musical 1556). Nel
corso del '500 vennero aggiunte la quarta e quinta taglia mantenendo sempre gli stessi rapporti di
intervalli tra una taglia e l'altra: soprano in re, soprano in sol, tenore in do, basso in fa, contrabbasso
in sib. A questo punto iniziarono ad insorgere problemi legati all'intonazione visto che la musica
del 1600 era scritta facilmente a più di quattro voci,il rapporto che si veniva a formare tra il
contrabbasso e il soprano era di una decima, difficile da intonare, dunque Praetorius propose che gli
strumenti a fiato fossero costruiti a intervalli di quarte e di quinte alternate in modo che ogni due
taglie l'intervallo fosse di un ottava anziché di una nona.

In un inventario del cardinale Ippolito d'Este, (1520 circa) vengono elencati “tri flauti grandi, novi
da contrabbasso”. Con l'invenzione del flauto contrabbasso in fa , la nomenclatura si spostò
necessariamente verso il grave : contrabbasso o grande basso in fa o sol, basso in sib o do, bassetto
in fa.
Riguardo all'estensione della famiglia dei flauti verso le taglie più piccole, abbiamo scarse notizie
prima di Praetorius, la testimonianza più importante è dello scienziato e umanista lombardo
Gerolamo Cardano(1501-1576) che scrisse il trattato in latino De musica, oltre alle taglie già note
descrive un flauto soprano in re, con Praetorius si raggiunge la codificazione dell'intera famiglia
formata da otto taglie, da notare che Praetorius sposta di un ottava verso l'acuto tutte le note
fondamentali perchè si accorge che il flauto tenore suona un'ottava sopra di quello che legge e
questo ha una certa rilevanza quando il flauto suona assieme ad altri strumenti.

1 – klein flottilin- sol4- 21 cm


2- discani - re4 - 29cm
3- “ -do4 -32 cm
4- alt -sol3- 42cm
5-tenor -do3- 63 cm
6-bassett - fa2-98 cm
7-bass - sib- 140cm
8-grosbass -fa1 -196cm
-Il Flauto Dolce

Il flauto dolce più antico giunto fino a noi ha già otto fori per le dita, questo strumento delle
dimensioni di un soprano, è stato ritrovato tra le fondamenta di una casa del XV in olanda.
Per tutto il rinascimento i flauti furono costruiti in un solo pezzo, indipendentemente dalle loro
dimensioni, i primi flauti ad avere la parte superiore staccata furono probabilmene quelli costruiti
dall'artigiano tedesco Hieronimus Franciscus Kynseker (Norimberga 1636-86).
Il fattore di differenziazione tra i vari flauti è la forma della cameratura cioè il rapporto tra il
diametro interno e lunghezza dell'andamento della conicità. Silvano Ganassi nel suo trattato per
flauto “La Fontegara” raffigura flauti con andamento conico. Anche Virdun e Agricola dedicano
molte pagine nei loro trattati alla descrizione del flauto.

-La tecnica dell'articolazione

La musica e in particolare l'articolazione delle note erano concepite come imitazione della parola.
La tecnica dell'articolazione consisteva nel pronunciare con la lingua alcune particolari consonanti
in corrispondenza di ogni nota suonata, lo stesso Ganassi nel suo trattato raccomanda la voce umana
come unico esempio da seguire.
A questo proposito venivano utilizzate sillabe come te,de,le sui tempi forti, mentre un secondo tipo
di consonanti da porre sulle note dei tempi deboli, re ,ke; per le note di valore minore si usava una
articolazione doppia (croma biscroma ecc) : te-re, de-re,le-re,te-ke ecc.
Tutti i trattati concordavano nel rifiutare il legato assoluto, quello che Dalla Casa (1584) chiamava
“lingua morta”.

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