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27/2/2020 Lisia - Contro Eratostene - www.latinovivo.

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Non iniziare l'accusa, o giudici, mi pare


difficile [essere difficile], ma (piuttosto)
smettere di parlare: tali e tanti delitti [tali
cose per grandezza e tante per quantità]
sono stati commessi da costoro (= i
Trenta), che (uno) non potrebbe,
nemmeno mentendo, imputarli di crimini
più gravi di quelli reali, né potrebbe
rivelare tutta la verità, (anche) volendo
(farlo); ma (sarebbe) inevitabile che o
l'accusatore rinunciasse, o il tempo (a
sua disposizione) venisse a mancare.
E mi pare che stia per accaderci il contrario di (ciò che
accadeva) in passato. Finora, infatti, erano gli accusatori a dover
dimostrare quale risentimento avessero nei confronti degli
imputati; adesso, invece, bisogna chiedere agli imputati che
(motivi di) risentimento avessero nei confronti della città, per
quale ragione [in cambio di che cosa] ebbero il coraggio di
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commettere simili atrocità nei suoi riguardi. Del resto, non (è)
perché io non abbia ragioni di risentimento e (non abbia subìto)
disgrazie personali (che) faccio questi [i] discorsi, ma perché tutti
abbiamo ragioni in abbondanza per essere indignati [essendo a
tutti molta abbondanza di indignarsi] per questioni private o
pubbliche.
Io dunque, o giudici, sono stato costretto adesso dalle
circostanze ad assumermi l'accusa contro costui (= Eratostene),
senza aver mai sostenuto cause né mie né altrui; cosicché più
volte sono piombato in un profondo sconforto, (per timore) di
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sostenere in modo inadeguato ed inefficace, a causa della mia
inesperienza, la causa in difesa di mio fratello e di me stesso; e
tuttavia proverò (ugualmente) a spiegarvi (la situazione) il più
succintamente possibile, (cominciando) dal principio

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