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Paradiso
QUARTO CANTO
Le figure retoriche
Intra due cibi, distanti e moventi d’un modo, prima si morria di fame, che
liber’omo l’un recasse ai denti;sì si starebbe un agno intra due brame di fieri
lupi, igualmente temendo; sì si starebbe un cane intra due
dame = similitudine (vv. 1-6). Cioè: "Tra due cibi ugualmente distanti e stimolanti, un
uomo libero morirebbe di fame prima di portarsene uno alla bocca; ugualmente un agnello
rimarrebbe immobile tra la voracità di due lupi selvaggi, avendone paura nella stessa
misura; allo stesso modo farebbe un cane da caccia tra due daini".
D’i Serafin colui che più s’india = perifrasi (v. 28). Per indicare tutti coloro che si
affidano a Dio.
E l’altro che Tobia rifece sano = perifrasi (v. 48). Per indicare Raffaele.
A la sua stella riede = anastrofe (v. 52). Cioè: "torna alla sua stella".
In alcun vero suo arco percuote = metafora (v. 60). Cioè: "forse il suo ragionamento
colpisce una parte di verità, non è lontano dalla verità".
Ma fa come natura face in foco, se mille volte violenza il torza = similitudine (vv.
77-78). Cioè: "ma agisce come la natura del fuoco che tende a salire verso l'alto, anche se
mille volte la violenza del vento lo spinge in basso".
Per che, s’ella si piega assai o poco, segue la forza; e così queste fero possendo
rifuggir nel santo loco = similitudine (vv. 79-81). Cioè: "Dunque, se tale volontà cede
tanto o poco, asseconda la violenza; e così queste anime fecero quando ebbero la possibilità
di tornare al loro monastero".
Se fosse stato lor volere intero, come tenne Lorenzo in su la grada, e fece
Muzio a la sua man severo = similitudine (vv. 82-84). Cioè: "Se la loro volontà fosse
stata integra, come quella che mantenne san Lorenzo sulla graticola e quella che indusse
Si fé di quel che far non si convenne; come Almeone, che, di ciò pregato dal
padre suo, la propria madre spense, per non perder pietà, si fé
spietato = similitudine (vv. 102-105). Cioè: "si fece controvoglia ciò che non bisognava
fare; come fece Alcmeone, che, su richiesta del padre, uccise la propria madre, e
mostrandosi devoto diventò spietato".
Al voler si mischia = anastrofe (v. 107). Cioè: "si mescola alla volontà"
Cotal fu l’ondeggiar del santo rio ch’uscì del fonte ond’ogne ver
deriva = metafora (vv. 115-116). Cioè: "Questo fu il fluire abbondante e scorrevole del
santo fiume che sgorgò dalla sorgente da cui derivano tutte le verità".
Del fonte ond’ogne ver deriva = perifrasi (v. 116). Per indicare Dio.
O amanza del primo amante, o diva = perifrasi (v. 118). Per indicare Beatrice, la
prediletta, e il primo amante, cioè Dio.
Quei che vede e puote = perifrasi (v. 123). Per indicare Dio, cioè colui che tutto vede e
tutto può.
Posasi in esso, come fera in lustra = similitudine (vv. 127-128). Cioè: "Esso riposa in quella
verità, come una belva nella sua tana".
A guisa di rampollo = similitudine (v. 130). Cioè: "come il germoglio della pianta".
A piè del vero il dubbio = ellissi (v. 131). Cioè: "ai piedi della verità nasce il dubbio".
Parafrasi
QUINTO CANTO
Le figure retoriche
‘n terra si vede = anastrofe (v. 2). Cioè: "che si vede sulla Terra".
Che l’anima sicuri di letigio = perifrasi (v. 15). Per indicare la giustizia divina.
E sì com’uom che suo parlar non spezza = similitudine (v. 17). Cioè: "e come l'uomo
che non interrompe il suo discorso".
La sua bontate / più conformato = enjambement (vv. 20-21). Cioè: "più conforme alla
sua bontà".
De la volontà la libertate = anastrofe (v. 22). Cioè: "la libera volontà, il libero arbitrio".
Tu se’ omai del maggior punto certo = anastrofe (v. 34). Cioè: "sei ormai certo
riguardo la questione principale".
Convienti ancor sedere un poco a mensa, però che ‘l cibo rigido c’hai preso,
richiede ancora aiuto a tua dispensa = metafora (v. 37). Cioè: "è bene che tu ti sieda
un po' nella mensa per digerire meglio il cibo pesante... la mensa è il banchetto di sapienza
e ciò che si deve digerire è la difficile spiegazione".
Sanza lo ritenere, avere inteso = anastrofe (v. 42). Cioè: "l'aver ascoltato senza
ricordare".
Come saver dei = anastrofe (v. 51). Cioè: "come dovresti sapere".
Sanza la volta e de la chiave bianca e de la gialla= perifrasi (vv. 56-57). Cioè: "senza
il consenso della Chiesa".
Sodisfar non si può = anastrofe (v. 63). Cioè: "non può essere compensata".
E a ciò far non bieci, come Ieptè a la sua prima mancia = similitudine (vv. 65-66).
Cioè: "non siate sconsiderati, come fu Iefte nella sua prima offerta".
Non siate come penna ad ogne vento = similitudine (v. 74). Cioè: "non siate come
piuma esposta a tutti i venti".
Di voi tra = anastrofe (v. 81). Cioè: "tra di voi, in mezzo a voi".
Non fate com’agnel che lascia il latte de la sua madre, e semplice e lascivo seco
medesmo a suo piacer combatte = similitudine (vv. 82-84). Cioè: "Non fate come
l'agnello che lascia il latte della madre e, ingenuo e irrequieto, combatte da solo a suo
danno".
Che già nuove questioni avea davante = anastrofe (v. 90). Cioè: "che già si poneva
nuove domande".
E sì come saetta che nel segno percuote pria che sia la corda queta, così
corremmo nel secondo regno = similitudine (vv. 91-93). Cioè: ""e rapidi come una
freccia che colpisce il bersaglio prima ancora che la corda dell'arco abbia finito di vibrare,
con tale velocità salimmo al secondo Cielo.
Come ‘n peschiera ch’è tranquilla e pura traggonsi i pesci a ciò che vien di fori
per modo che lo stimin lor pastura, sì vid’io ben più di mille splendori trarsi
ver’ noi = similitudine (vv. 100-104). Cioè: "Come in una peschiera calma e limpida i
pesci si avvicinano al pelo dell'acqua, credendo che ciò che viene dall'esterno sia il loro
cibo, così io vidi più di mille luci venire verso di noi".
Del lume che per tutto il ciel si spazia noi semo accesi = iperbato (vv. 118-119).
Cioè: "noi siamo accesi della luce che si diffonde in tutto il cielo".
E che de li occhi il traggi = anastrofe (v. 125). Cioè: "e che la diffondi dagli occhi".
La spera che si vela a’ mortai con altrui raggi = perifrasi (vv. 128-129). Cioè:
"pianeta che si nasconde alla vista umana dietro i raggi del sole", per indicare Mercurio.
Sì come il sol che si cela elli stessi per troppa luce, come ‘l caldo ha róse le
temperanze d’i vapori spessi, per più letizia sì mi si nascose dentro al suo
raggio la figura santa = similitudine (vv. 133-137). Cioè: "Come il Sole che si nasconde
alla vista per la troppa intensità della luce, non appena il calore ha dissolto i densi vapori
che talvolta lo cingono e permettono di guardarlo, così quell'anima beata si celò al mio
sguardo per la sua accresciuta letizia".
Parafrasi