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lOMoARcPSD|30450918

Paradiso

estadistica (Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura)

Studocu no está patrocinado ni avalado por ningún colegio o universidad.


Descargado por Ezequiel Nacusse (ezeq.nacusse@gmail.com)
lOMoARcPSD|30450918

QUARTO CANTO

Le figure retoriche

Intra due cibi, distanti e moventi d’un modo, prima si morria di fame, che
liber’omo l’un recasse ai denti;sì si starebbe un agno intra due brame di fieri
lupi, igualmente temendo; sì si starebbe un cane intra due
dame = similitudine (vv. 1-6). Cioè: "Tra due cibi ugualmente distanti e stimolanti, un
uomo libero morirebbe di fame prima di portarsene uno alla bocca; ugualmente un agnello
rimarrebbe immobile tra la voracità di due lupi selvaggi, avendone paura nella stessa
misura; allo stesso modo farebbe un cane da caccia tra due daini".

Due brame / di fieri lupi = enjambement (vv. 4-5).

Beatrice qual fé Daniello, Nabuccodonosor levando d’ira, che l’avea fatto


ingiustamente fello = similitudine (vv. 13-15). Cioè: "Beatrice si comportò come il
profeta Daniele quando placò l'ira di Nabucodonosor, che lo aveva reso ingiustamente
crudele".

Sé stessa lega = anastrofe (v. 18). Cioè: "frena se stessa".

Tornarsi l’anime = anastrofe (v. 23). Cioè: "l'anime ritornare".

D’i Serafin colui che più s’india = perifrasi (v. 28). Per indicare tutti coloro che si
affidano a Dio.

Sortita / sia = anastrofe e enjambemen (vv. 37-38). Cioè: "sia destinata".

E l’altro che Tobia rifece sano = perifrasi (v. 48). Per indicare Raffaele.

A la sua stella riede = anastrofe (v. 52). Cioè: "torna alla sua stella".

In alcun vero suo arco percuote = metafora (v. 60). Cioè: "forse il suo ragionamento
colpisce una parte di verità, non è lontano dalla verità".

Torse / già = enjambement (vv. 61-62).

Argomento / di fede = enjambement (vv. 68-69).

Ma fa come natura face in foco, se mille volte violenza il torza = similitudine (vv.
77-78). Cioè: "ma agisce come la natura del fuoco che tende a salire verso l'alto, anche se
mille volte la violenza del vento lo spinge in basso".

Per che, s’ella si piega assai o poco, segue la forza; e così queste fero possendo
rifuggir nel santo loco = similitudine (vv. 79-81). Cioè: "Dunque, se tale volontà cede
tanto o poco, asseconda la violenza; e così queste anime fecero quando ebbero la possibilità
di tornare al loro monastero".

Se fosse stato lor volere intero, come tenne Lorenzo in su la grada, e fece
Muzio a la sua man severo = similitudine (vv. 82-84). Cioè: "Se la loro volontà fosse
stata integra, come quella che mantenne san Lorenzo sulla graticola e quella che indusse

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Mucio Scevola ad essere drasticamente giusto con la sua mano".

Ricolte / l’hai = anastrofe ed enjambement. Cioè: "l'hai comprese".

Addivenne / che = enjambement (vv. 100-101).

Si fé di quel che far non si convenne; come Almeone, che, di ciò pregato dal
padre suo, la propria madre spense, per non perder pietà, si fé
spietato = similitudine (vv. 102-105). Cioè: "si fece controvoglia ciò che non bisognava
fare; come fece Alcmeone, che, su richiesta del padre, uccise la propria madre, e
mostrandosi devoto diventò spietato".

Al voler si mischia = anastrofe (v. 107). Cioè: "si mescola alla volontà"

Fanno / sì = enjambement (vv. 107-108).

Cotal fu l’ondeggiar del santo rio ch’uscì del fonte ond’ogne ver
deriva = metafora (vv. 115-116). Cioè: "Questo fu il fluire abbondante e scorrevole del
santo fiume che sgorgò dalla sorgente da cui derivano tutte le verità".

Del fonte ond’ogne ver deriva = perifrasi (v. 116). Per indicare Dio.

O amanza del primo amante, o diva = perifrasi (v. 118). Per indicare Beatrice, la
prediletta, e il primo amante, cioè Dio.

Quei che vede e puote = perifrasi (v. 123). Per indicare Dio, cioè colui che tutto vede e
tutto può.

Posasi in esso, come fera in lustra = similitudine (vv. 127-128). Cioè: "Esso riposa in quella
verità, come una belva nella sua tana".

Giunto l’ha = anastrofe (v. 128). Cioè: "l'ha raggiunta".

A guisa di rampollo = similitudine (v. 130). Cioè: "come il germoglio della pianta".

A piè del vero il dubbio = ellissi (v. 131). Cioè: "ai piedi della verità nasce il dubbio".

Pieni / di faville d’amor = enjambement (vv. 139-140).

Parafrasi

Tra due cibi ugualmente (d’un modo) distanti e stimolanti,


un uomo libero morirebbe di fame prima di portarsene uno alla bocca;
ugualmente (sì) un agnello rimarrebbe immobile
tra la voracità di due lupi selvaggi (fieri),
avendone paura nella stessa misura;
altrettanto farebbe un cane da caccia tra due daini (dame):
pertanto, se stavo zitto, non rimprovero me stesso,
stimolato in ugual misura (d’un modo) dai miei dubbi,
poiché era inevitabile, né mi lodo (commendo).
Io stavo zitto, ma traspariva sul mio volto (dipinto m’era nel viso) il desiderio

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e insieme (con ello) la domanda, molto più ferventi (più caldo)


che se fossero stati espressi (distinto) a parole.
Beatrice fece la stessa cosa del profeta Daniele,
quando aveva sollevato il re Nabucodonosor dall’ira
che lo aveva reso ingiustamente crudele (fello), e mi disse:
«Vedo bene come i tuoi due desideri ti attirino a tal punto,
che la tua preoccupazione si intralcia (lega) da sola
in modo che non riesce a esprimersi.
Tu fai questo ragionamento (argomenti):
‘Se un’intenzione buona continua, per quale motivo la
violenza degli altri può diminuire (scema) la quantità del merito?’.
Inoltre (Ancor) è per te motivo di dubbio il fatto
che sembri che le anime (dopo la morte) ritornino
sulle stelle, come afferma Platone.
Queste sono le domande che premono (pontano, puntano)
con ugual forza sulla tua volontà (velle); e perciò parlerò
per prima di quella che contiene più veleno (felle).
Il Serafino che più si profonda in Dio (s’india),
Mosè, Samuele, e quello dei due Giovanni (Battista Evangelista)
che tu voglia, dico tutti, non esclusa la Madonna,
non hanno la loro sede (i loro scanni) in un cielo diverso
da quello delle anime che ti sono appena (mo) apparse,
e la loro esistenza non ha una maggiore o minore durata;
tutte invece adornano il cielo più alto,
e godono di una diversa beatitudine (differentemente han dolce vita)
per la loro maggiore minore capacità di accogliere (sentir più e men) l’amore divino
(l’etterno spiro).
(Tali anime) ti sono apparse qui non perché a loro
sia destinata questa sfera, ma come simbolo sensibile
(per far segno) della loro più bassa condizione celeste.
All’intelletto umano è necessario parlare così,
perché solo dai dati sensibili (sensato) può cominciare
a conoscere le cose che poi eleverà (fa … degno) alla sfera intellettiva.
È per questo motivo che la Bibbia si adatta (condescende)
alle vostre capacità, e descrive Dio con mani e piedi,
ma vuole significare altre cose;
e la Santa Chiesa rappresenta con aspetto umano,
per voi, gli arcangeli Gabriele, Michele
e l’altro che guarì Tobia (Raffaele).
Ciò che Platone, nella sua opera Timeo,
afferma sullo stato delle anime non si accorda
con quello che si può vedere in questi cieli,
poiché sembra che egli creda veramente (senta) a quanto dice.
Egli afferma che l’anima torna alla propria stella,
poiché pensa che si sia staccata (decisa) da questa
quando la natura l’unì (al corpo) come suo principio vitale (forma);
e forse la sua opinione è di tipo diverso da come è espressa a parole,
e può avere un significato degno di non essere deriso.
Se egli intende far risalire ai diversi cieli i meriti
e le colpe (l’onor … e ’l biasmo) delle influenze celesti,
forse il suo ragionamento (suo arco) colpisce una parte di verità.
Tale principio, frainteso, traviò quasi tutte le genti,

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così che per molto tempo si giunse (trascorse)


a dare ai cieli i nomi (nominar) di Giove, Mercurio e Marte.
L’altro dubbio che ti turba (ti commuove) è meno pericoloso,
perché ciò che in esso vi è di male (sua malizia)
non potrebbe comunque allontanarti dalla vera dottrina (da me).
Il fatto che la giustizia divina (nostra) possa
apparire ingiusta alla mente degli uomini
è prova di fede e non di iniquità eretica.
Ma poiché l’intelligenza umana (vostro accorgimento)
può facilmente comprendere questa verità,
ti soddisferò in ciò che desideri.
Se la violenza vera è quando la persona
che subisce (pate) non asseconda minimamente (nïente conferisce)
l’azione di chi le fa violenza, queste anime non furono giustificate per tale violenza,
poiché la volontà, se non vuole, non si piega (non s’ammorza),
ma agisce come la natura nel fuoco (che spinge le fiamme verso l’alto),
anche se mille volte una forza violenta lo torce.
Dunque, se tale volontà (ella) cede tanto o poco,
asseconda la violenza; e così queste anime fecero (fero)
quando ebbero la possibilità di tornare in monastero (nel santo loco).
Se la loro volontà fosse stata assoluta (intero),
come quella che Lorenzo conservò sulla graticola
e che rese Muzio Scevola drasticamente giusto (severo) verso la sua mano,
questa le avrebbe riportate (ripinte) lungo la strada
da cui erano state rapite, non appena nuovamente
libere; ma una volontà così ferma è rara.
Attraverso queste parole, se le hai comprese
come devi (dei), sarà risolta (casso) la questione
che avrebbe potuto intralciarti in molte altre occasioni.
Però adesso un altro difficile passaggio si frappone alla tua vista,
tanto arduo che con le tue sole forze non riusciresti a superarlo:
ti troveresti esausto prima.
Io ti ho messo nella mente la certezza (per certo)
che uno spirito beato non potrebbe dire cose false,
poiché è sempre vicino alla suprema verità;
e poi hai potuto sentire da Piccarda che Costanza
conservò sempre l’intima fedeltà al velo monacale;
e così sembra che ella mi contraddica.
È già successo (addivenne) molte volte, fratello,
che l’uomo, per sfuggire a un pericolo, contro voglia (contra grato)
abbia compiuto qualcosa che non si dovrebbe fare;
come fece Alcmeone quando uccise (spense) sua madre,
perché richiesto di ciò dal padre, e divenne esempio (si fé spietato)
per non commettere empietà (disobbedendo al dovere filiale nei confronti del padre).
Quando si è in tale situazione (A questo punto) devi capire
che la violenza si unisce alla volontà, e fanno in modo
che i peccati (offense) non possano essere scusati.
La volontà quando è assoluta non cede al male (non consente al danno);
ma in tanto vi acconsente in quanto teme,
ritraendosi, di subire una maggior sofferenza.
Perciò quando Piccarda dice (spreme) quelle cose,
si riferisce alla volontà assoluta, io invece a quella relativa;

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pertanto tutte e due diciamo la verità».


Tale fu il fluire del santo ruscello (le parole di Beatrice)
che sgorgò dalla sorgente di tutte le verità;
e questo soddisfece entrambi i miei desideri.
«O donna prediletta (amanza) del primo amore, o
divina – dissi poi –, il cui parlare mi colma e riscalda talmente,
che sempre più si rinvigorisce, la mia forza di sentimenti (affezion)
non è così intensa da riuscire a ricambiare la vostra grazia
con pari gratitudine; ma colui che vede e può
compensi a questa insufficienza (a ciò risponda).
Capisco bene come la mente umana
non possa mai appagarsi, se non la illumina (illustra)
quella verità fuori della quale un’altra non può esistere (nessun vero si spazia).
E quando l’ha raggiunta si placa in essa
come la fiera nella tana (lustra); e la può (puollo) raggiungere;
altrimenti (se non) ogni desiderio sarebbe vano (frustra).
Per quel desiderio, come il germoglio della pianta,
nasce il dubbio dalle radici della verità: ed è la natura che ci spinge,
di ostacolo in ostacolo, alla cima (della verità).
E tale desiderio di conoscere (Questo) mi spinge
e mi rassicura a chiedervi rispettosamente, signora,
a proposito di un’altra verità a me non chiara.
Vorrei sapere se una persona può compensare (sodisfarvi)
i voti incompiuti con altre opere meritorie,
tali che non risultino insufficienti per la vostra bilancia (statera)».
Beatrice mi fissò con lo sguardo ricolmo
di faville d’amore così sublimi, che la mia facoltà visiva,
superata, voltò le spalle, e per poco non venni
meno (quasi mi perdei) con gli occhi abbassati.

QUINTO CANTO

Le figure retoriche

‘n terra si vede = anastrofe (v. 2). Cioè: "che si vede sulla Terra".

Viso tuo = anastrofe (v. 4). Cioè: "tuo viso".

Procede / da perfetto veder = enjambement (vv. 4-5).

Ne l’intelletto tuo = anastrofe (v. 8). Cioè: "nel tuo intelletto".

Amore accende = anastrofe (v. 9). Cioè: "infiamma d'amore".

Che l’anima sicuri di letigio = perifrasi (v. 15). Per indicare la giustizia divina.
E sì com’uom che suo parlar non spezza = similitudine (v. 17). Cioè: "e come l'uomo
che non interrompe il suo discorso".

La sua bontate / più conformato = enjambement (vv. 20-21). Cioè: "più conforme alla
sua bontà".

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De la volontà la libertate = anastrofe (v. 22). Cioè: "la libera volontà, il libero arbitrio".

S’è sì fatto / che Dio = enjambement (vv. 26-27).

Questo tesoro = perifrasi (v. 29). Per indicare il libero arbitrio.

Tu se’ omai del maggior punto certo = anastrofe (v. 34). Cioè: "sei ormai certo
riguardo la questione principale".

Convienti ancor sedere un poco a mensa, però che ‘l cibo rigido c’hai preso,
richiede ancora aiuto a tua dispensa = metafora (v. 37). Cioè: "è bene che tu ti sieda
un po' nella mensa per digerire meglio il cibo pesante... la mensa è il banchetto di sapienza
e ciò che si deve digerire è la difficile spiegazione".

Sanza lo ritenere, avere inteso = anastrofe (v. 42). Cioè: "l'aver ascoltato senza
ricordare".

L’essenza / di questo sacrificio = enjambement (vv. 43-44).

L’una è quella / di che si fa = enjambement (vv. 44-45)

Come saver dei = anastrofe (v. 51). Cioè: "come dovresti sapere".

Sanza la volta e de la chiave bianca e de la gialla= perifrasi (vv. 56-57). Cioè: "senza
il consenso della Chiesa".

E ogne permutanza credi stolta, se la cosa dimessa in la sorpresa come ‘l


quattro nel sei non è raccolta = similitudine (vv. 58-60). Cioè: "e giudica scorretta
ogni permutazione in cui la cosa lasciata non sia contenuta in quella scambiata come il
quattro è contenuto nel sei".

Pesa / per suo valor = enjambement (vv. 61-62).

Sodisfar non si può = anastrofe (v. 63). Cioè: "non può essere compensata".

E a ciò far non bieci, come Ieptè a la sua prima mancia = similitudine (vv. 65-66).
Cioè: "non siate sconsiderati, come fu Iefte nella sua prima offerta".

Ritrovar puoi = anastrofe (v. 69). Cioè: "puoi giudicare".

Il gran duca de’ Greci = perifrasi (v. 69). Cioè: "Agamennone".

Non siate come penna ad ogne vento = similitudine (v. 74). Cioè: "non siate come
piuma esposta a tutti i venti".

‘l pastor de la Chiesa = perifrasi (v. 77). Per indicare il Papa.

Uomini siate = anastrofe (v. 80). Cioè: "siate uomini".

Di voi tra = anastrofe (v. 81). Cioè: "tra di voi, in mezzo a voi".

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Non fate com’agnel che lascia il latte de la sua madre, e semplice e lascivo seco
medesmo a suo piacer combatte = similitudine (vv. 82-84). Cioè: "Non fate come
l'agnello che lascia il latte della madre e, ingenuo e irrequieto, combatte da solo a suo
danno".

Il latte / de la sua madre = enjambement.

Che già nuove questioni avea davante = anastrofe (v. 90). Cioè: "che già si poneva
nuove domande".

E sì come saetta che nel segno percuote pria che sia la corda queta, così
corremmo nel secondo regno = similitudine (vv. 91-93). Cioè: ""e rapidi come una
freccia che colpisce il bersaglio prima ancora che la corda dell'arco abbia finito di vibrare,
con tale velocità salimmo al secondo Cielo.

Donna mia = anastrofe (v. 94). Cioè: "mia donna".

E se la stella si cambiò e rise, qual mi fec’io che pur da mia natura


trasmutabile son per tutte guise = similitudine (vv. 97-99). Cioè: "E se il pianeta mutò
il suo aspetto e risplendeva, come divenni io che già per la mia natura sono mutabile sotto
tutti gli aspetti".

Come ‘n peschiera ch’è tranquilla e pura traggonsi i pesci a ciò che vien di fori
per modo che lo stimin lor pastura, sì vid’io ben più di mille splendori trarsi
ver’ noi = similitudine (vv. 100-104). Cioè: "Come in una peschiera calma e limpida i
pesci si avvicinano al pelo dell'acqua, credendo che ciò che viene dall'esterno sia il loro
cibo, così io vidi più di mille luci venire verso di noi".

Tranquilla e pura = endiadi (v. 100).

Folgór chiaro = anastrofe (v. 108). Cioè: "chiaro splendore".

O bene nato = apostrofe (v. 115).

Li troni / del triunfo etternal = enjambement (vv. 115-116).

Del lume che per tutto il ciel si spazia noi semo accesi = iperbato (vv. 118-119).
Cioè: "noi siamo accesi della luce che si diffonde in tutto il cielo".

E che de li occhi il traggi = anastrofe (v. 125). Cioè: "e che la diffondi dagli occhi".

La spera che si vela a’ mortai con altrui raggi = perifrasi (vv. 128-129). Cioè:
"pianeta che si nasconde alla vista umana dietro i raggi del sole", per indicare Mercurio.

Fessi / lucente = enjambement (vv. 131-132).

Sì come il sol che si cela elli stessi per troppa luce, come ‘l caldo ha róse le
temperanze d’i vapori spessi, per più letizia sì mi si nascose dentro al suo
raggio la figura santa = similitudine (vv. 133-137). Cioè: "Come il Sole che si nasconde
alla vista per la troppa intensità della luce, non appena il calore ha dissolto i densi vapori
che talvolta lo cingono e permettono di guardarlo, così quell'anima beata si celò al mio
sguardo per la sua accresciuta letizia".

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Ha róse / le temperanze = enjambement (vv. 134-135).

Si nascose / dentro = enjambement (vv. 136-137).

Parafrasi

«Se io risplendo a te con un ardore divino superiore


a quello che (di là dal modo che) si può vedere nel mondo,
così da vincere la forza della tua vista (del viso tuo),
non devi stupirti poiché questo deriva (procede)
dalla mia perfetta visione (di Dio) la quale, come lo percepisce,
così procede (move il piede) nel Bene conosciuto.
Vedo chiaramente quanto risplenda ormai
nella tua mente la verità divina (l’etterna luce), che,
una volta percepita, infiamma d’amore essa sola e per sempre;
e se un altro oggetto attrae traviandolo (seduce) il desiderio
di voi mortali, non può che essere una qualche apparenza (vestigio),
fraintesa, di quella verità, che ivi traspare.
Tu desideri sapere se si può, dopo aver mancato al voto,
con altre buone opere (con altro servigio) compensarlo in modo
che l’anima sia rassicurata da ogni contrasto (con la giustizia divina)».
Con queste parole (Sì, così) Beatrice iniziò il presente canto;
e come la persona (uom) che non interrompe il proprio discorso,
proseguì in tal modo il suo santo ragionamento (processo):
«Il regalo più prezioso che Dio nella sua liberalità fece (fesse)
nell’atto di creare, il più connaturale alla sua bontà,
quello che egli apprezza maggiormente,
fu il libero arbitrio (de la volontà la libertate):
di questo furono e sono dotate tutte le
creature fornite di intelligenza e soltanto esse (sole).
Adesso ti sarà chiaro (parrà), se ragioni partendo da ciò (quinci),
il grande valore del voto, se viene fatto in modo
che Dio lo accetti quando tu vi acconsenti;
poiché, nello stipulare il patto tra Dio e l’uomo,
si fa sacrificio di questo bene prezioso, del quale sto parlando;
e lo si fa di propria scelta (suo atto).
Dunque che cosa si può offrire di compenso (per ristoro)?
Se pensi di far buon uso di ciò che hai già donato,
vuoi fare del bene con qualcosa di rubato (maltolletto).
Tu hai ora chiara la questione principale;
ma poiché la Chiesa concede dispensa a questo proposito,
la qual cosa sembra contraddire le verità che ti ho rivelato,
dovrai fermarti ancora un momento a questo banchetto (di sapienza),
poiché il cibo duro che hai ricevuto ha ancora bisogno
di qualche aiuto perché tu lo possa digerire (a tua dispensa).
Rivolgi la tua intelligenza a quello che io ti rivelo
e fissalo in essa (fermalvi entro); perché l’avere ascoltato
senza ricordare (sanza lo ritenere) non costituisce conoscenza.
Due componenti costituiscono la natura del
voto (questo sacrificio): la prima è ciò che si sacrifica,

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la seconda è il patto in sé (convenenza).


Questa seconda componente non si può mai annullare
se non adempiendola (servata), e di essa abbiamo già parlato
prima con precisione: per questo fu stabilito (necessitato) comunque (pur)
per gli Ebrei l’obbligo delle offerte (l’offerere),
anche se l’oggetto di tali offerte veniva talvolta cambiato,
cosa che tu dovresti sapere.
L’altro elemento, che ti è stato spiegato (t’è aperta) esserne l’oggetto (per materia),
può ben essere di tale natura che se viene sostituito (si converta)
con altro oggetto non si compie peccato (non si falla).
Nessuno però osi cambiare di propria iniziativa (per suo arbitrio)
il peso che si è caricato, senza il giro (volta) della chiave bianca e della gialla (cioè: senza il
consenso della Chiesa);
e ritieni erronea ogni sostituzione (permutanza)
per cui l’offerta abbandonata (dimessa)
non stia (non è raccolta) in quella messa
al posto (sorpresa) come il quattro nel sei.
Perciò qualunque materia (di voto) sia così pesante
per il suo valore da far traboccare (che tragga) ogni bilancia,
non può essere compensata da altra offerta.
Gli uomini non prendano alla leggera (a ciancia) i voti;
mantenete fede e non siate irragionevoli (bieci) nel farli,
come nella sua prima offerta (mancia) fu Iepte (giudice d’Israele),
al quale sarebbe convenuto riconoscere di aver fatto male,
piuttosto che, mantenendo (il voto), fare peggio;
e altrettanto sconsiderato puoi giudicare il grande comandante dei Greci (Agamennone),
a causa del quale la figlia Ifigenia si dolse della propria bellezza,
e fece soffrire per lei stolti e savi,
che sentirono narrare di un simile (siffatto) atto di culto.
Siate, o cristiani, più prudenti (gravi) nell’agire:
non siate come piuma esposta a tutti i venti
e non pensiate che qualunque acqua possa purificarvi.
Avete il Nuovo e l’Antico Testamento
e il papa (’l pastor de la Chiesa) che vi guida;
questo sia sufficiente per la vostra salvezza.
Se passioni malvagie vi spingono ad altri comportamenti,
siate uomini e non pecore insensate, affinché un Ebreo
che viva in mezzo a voi (tra voi) non possa farsi beffe di voi.
Non comportatevi come l’agnello che si allontana dalle mammelle
della madre, e ingenuo e irrequieto mette in contrasto (combatte)
se stesso con il proprio interesse!».
Beatrice parlò proprio come io ho trascritto;
poi si volse ardente di desiderio verso quella parte
dove l’universo è più luminoso.
Il suo tacere e il suo mutato aspetto (’l trasmutar sembiante) imposero
di tacere anche alla mia mente desiderosa
che già si poneva (avea davante) nuove domande;
e come la freccia che colpisce il bersaglio prima ancora
che la corda abbia finito di vibrare (queta),
con tale velocità (così) giungemmo (corremmo) nel secondo cielo (regno).
Qui vidi Beatrice (la donna mia) così raggiante,
non appena giunse nella luce di quella sfera,

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che la stella stessa divenne più splendida per questo.


E se il pianeta mutò il suo aspetto e risplendeva,
come divenni io che già per la mia natura
sono mutabile sotto tutti gli aspetti!
Come in una peschiera placida e limpida
i pesci accorrono (traggonsi) verso quello che vi
giunge di fuori, purché lo credano cibo per loro (lor pastura),
così io vidi più di mille luci accorrere
verso di noi, e da ognuna di loro si sentiva dire:
«Ecco chi renderà più intenso il nostro spirito di carità».
E a mano a mano che ognuna di queste anime
si avvicinava a noi, se ne vedeva la figura (l’ombra) ricolma
di gioia nel limpido splendore che da essa emanava.
Immagina, o lettore, quanto sentiresti la dolorosa
mancanza (angosciosa carizia) di conoscere meglio (di più savere),
se ciò che sta per cominciare non continuasse;
e capirai da solo quanto fossi desideroso
di sentire da quelle anime la spiegazione della loro sorte (lor condizioni),
non appena mi si rivelarono agli occhi.
«O tu, destinato al bene (bene nato), al
quale la bontà divina (grazia) permette di vedere
i seggi del trionfo eterno prima di lasciare la vita
terrena (la milizia), noi risplendiamo della luce che
si diffonde in tutto il regno celeste; e perciò, se vuoi
sapere di noi, soddisfa il tuo desiderio».
Queste parole mi furono rivolte da uno di quegli spiriti santi,
e (queste altre) da Beatrice: «Parla, parla senza esitazione (sicuramente),
e credi a loro come in esseri divini (dii)».
«Io vedo chiaramente come tu stia chiusa come in un nido (t’annidi)
nella tua luce, e che la effondi (il traggi) dagli occhi,
perché essa scintilla (corusca) quando sorridi;
ma non conosco chi tu sia, e neanche perché tu,
o nobile spirito, abbia meritato la condizione (aggi… il grado) propria del pianeta
(Mercurio)
che si nasconde alla vista umana dietro i raggi del sole (altrui)».
Così mi espressi verso lo splendore che mi aveva prima parlato;
e per questo l’anima divenne molto
più luminosa di quello che già appariva.
Come il sole che per la sua stessa natura (elli stessi)
si nasconde a causa della grande intensità della luce,
quando il suo calore ha consumato (róse) la forza temperante dei vapori densi,
così quell’anima beata a causa della sua maggior letizia
si celò ai miei occhi nel suo rifulgere (dentro al suo raggio);
e così totalmente avvolta (chiusa chiusa)
mi rispose come il prossimo canto dice.

Descargado por Ezequiel Nacusse (ezeq.nacusse@gmail.com)

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