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INTRODUZIONE AD HABACUC

Secondo una fantasia molto sciocca coltivata da alcuni rabbini giudei, questo profeta era il
figlio a suo tempo concesso alla Sunamita in modo miracoloso, per mezzo di Eliseo, e che
più avanti dallo stesso Eliseo era stato riportato in vita (2Re 4). Allo stesso modo, essi
sostengono che il profeta Giona fosse il figlio della vedova di Sarepta, a suo tempo
risuscitato da Elia. Un’ipotesi più probabile avanzata dai loro studiosi moderni, vuole che
costui vivesse e profetizzasse durante il regno di Manasse, quando abbondava l’empietà e
incombeva la distruzione che sarebbe stata provocata dai Caldei, considerati dal profeta
come strumenti dei giudizi di Dio. In quell’occasione, Manasse stesso sarebbe stato
deportato in Babilonia, come prima avvisaglia di ciò che sarebbe seguito. Nel racconto
apocrifo di Bel e il Dragone, si fa menzione di un certo Habacuc, profeta in terra di Giuda,
che viene trasportato da un angelo in Babilonia, per nutrire Daniele nella sua fossa. Coloro
che danno credito a quest’ultima teoria hanno difficoltà a riconciliarla con il fatto che il
nostro profeta visse prima della cattività e anzi la predisse. Huetius ritiene che si tratti un
altro profeta che portava lo stesso nome, ma della tribù di Levi (mentre il nostro è di
Simeone). Altri invece pensano che fosse vissuto tanto a lungo da vedere la fine della
cattività, anche se l’aveva profetizzata ancor prima del suo inizio. Alcuni hanno anche
immaginato che quel nutrire Daniele nella fossa si debba intendere in senso mistico.
Infatti, si considera che Daniele visse allora per fede, proprio come Habacuc aveva detto
che il giusto dovesse fare, e quindi, fu in qualche modo nutrito da quella parola. Hb 2:4
La profezia di questo libro è un misto di messaggi rivolti a Dio in nome del popolo, e al
popolo in nome di Dio. In effetti, il compito del profeta è rendersi latore di tali messaggi,
nell’una come nell’altra direzione. Qui abbiamo una vivida rappresentazione dei rapporti e
della comunione che intercorre fra un Dio di grazia e un’anima che è toccata dalla grazia.
Il tutto si riferisce in modo particolare all’invasione della terra di Giuda da parte dei Caldei,

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 1


che provocò desolazione sul popolo di Dio, come giusta punizione delle desolazioni delle
quali essi stessi si erano resi colpevoli. Tuttavia, essa è di utilità generale, e aiuta
specialmente a superare la grande tentazione che tutti gli uomini giusti hanno dovuto
affrontare in ogni età nell’osservare la potenza e la prosperità degli empi e le sofferenze
dei giusti.

Habacuc 1

In questo capitolo,

I. Il profeta si rivolge a Dio lamentandosi della violenza perpetrata con l’abuso della spada
della giustizia in mezzo al popolo e delle conseguenti avversità che molti giusti sono
costretti a subire. Hb 1:1-4

II. Per suo mezzo, Dio predice la punizione di quegli abusi, per effetto della spada della
guerra, e le desolazioni che l’esercito caldeo provocherà fra di loro. Hb 1:5-11

III. Anche di questo si duole il profeta, rattristandosi del fatto che i Caldei otterranno una
tale vittoria. Hb 1:12-17 In definitiva, non sa di cosa rattristarsi maggiormente, se del
peccato o della sua punizione, visto che a seguito di entrambe tali cose molte persone
innocenti subiscono grandi sofferenze. È bene che vi sia un giorno di giudizio e uno stato
futuro nel quale tutti i giusti, e loro soltanto, saranno eternamente felici, mentre agli empi,
e soltanto a loro, le cose andranno male. In tal modo le presenti circostanze
apparentemente disordinate saranno rimesse a posto e non vi sarà più luogo per
lamentele d’alcun genere.

Hb 1:1-4

Nel titolo di questo libro, che si trova nel primo versetto, ci è detto solo che il suo
redattore è il profeta, uomo divinamente ispirato e incaricato. Questo è sufficiente
(sapendo che è un profeta, non abbiamo motivo di fare indagini circa la sua tribù, casata o
località di nascita), insieme al fatto che il libro stesso è l’oracolo che ebbe per visione.
Habacuc era certo dell’autenticità della profezia come se già ne avesse visto la
realizzazione con gli occhi fisici. Qui, in questi versetti, lamenta accoratamente e
dolorosamente l’iniquità dei tempi, fortemente afflitto dall’infelice decadenza della religione
e della giustizia, adducendo i motivi che seguono.

1. Non v’era uomo che potesse dichiarare suo ciò che gli apparteneva. A dispetto delle più
sacre leggi di proprietà ed equità, colui che aveva il potere dalla sua parte otteneva tutto
ciò che voleva, anche se dalla sua parte non aveva anche il diritto. La terra era piena di
violenza, proprio come a suo tempo il mondo antico. Ge 6:13 Il profeta gridava violenza,
Hb 1:2 iniquità e perversità, rapina e violenza. Nelle famiglie e fra parenti, nel vicinato e
fra gli amici, negli affari e nelle corti di giustizia, ogni cosa veniva trattata con prepotenza
e nessuno si faceva scrupolo di far torto al prossimo, pur di prevalere su quest’ultimo, a
proprio vantaggio. Non abbiamo evidenza che il profeta avesse subito alcun torto
personalmente (in quei tempi di decadenza le cose andavano meglio proprio per quelli che

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non avevano nulla da perdere), ma si rattristava nell’assistere allo spettacolo di altri che
pativano angherie. Non poteva non miscelare le sue lacrime con quelle degli oppressi.
Notiamo: il torto fatto a persone indifese è di per sé una manifestazione d’iniquità, e oltre
a ciò, è motivo di tristezza per tutti quelli che sono interessati al bene della Gerusalemme
di Dio, che piangono e singhiozzano davanti ad abominazioni di questo genere. Il profeta
lamenta che l’empio raggiri il giusto. Hb 1:4 Una persona e una causa oneste avranno
nemici schierati d’ogni lato. Molti empi, alleati contro il giusto, riusciranno ad abbatterlo.
Anzi, anche un solo empio (infatti, qui si usa il singolare) metterà in atto tali espedienti
contro il giusto che alla fine riuscirà a prevalere su quest’ultimo e a rovinarlo del tutto.

2. Il regno era dilaniato in partiti e fazioni continuamente in lotta fra loro, che si
divoravano a vicenda. Per tutti i figli di pace, questo è un motivo di lamentazione: vi son
liti, e sorge la discordia, Hb 1:3 che fomenta divisione, allarga le fratture, eccita gli uomini
gli uni contro gli altri e semina dissidi tra fratelli, compiendo l’opera di colui che è
l’accusatore dei fratelli. Si risvegliavano e rinfocolavano ad arte quelle liti e contese che
erano state messe a tacere e che si cominciavano a dimenticare. Si riaccendevano le
scintille a suo tempo nascoste sotto la cenere. Se quelli che s’adoperano alla pace sono
benedetti, maledetti sono questi distruttori di pace, che creano divisioni e provocano
disastri che vanno oltre e durano più a lungo di quanto essi stessi possano immaginare. È
triste vedere dei malvagi che si scaldano le mani sulle fiamme che stanno divorando tutto
il bene di una nazione e che per giunta attizzano il fuoco.

3. Il corso della violenza e della prepotenza era così impetuoso da rendere inefficace ogni
repressione e tutte le regole imposte dalle leggi e dall’amministrazione della giustizia. Hb
1:4 Siccome Dio non si manifesta contro di loro, nessuno lo fa, e quindi la legge è senza
forza e ridotta al silenzio; non respira, non ha più pulsazioni (questo è il senso letterale).
Funziona a intermittenza, e quindi il diritto non fa strada come dovrebbe. Non si fa alcun
conto di quei crimini e non si esercita giustizia alcuna sui criminali. Al contrario, il diritto
n’esce pervertito. Se si presenta qualche citazione davanti a una corte di giustizia, il giusto
sarà condannato e l’empio otterrà vittoria, quindi, il rimedio si dimostrerà peggiore del
male. Il potere legislativo non si preoccupa di supplire alle deficienze della legge, per
mettere rimedio a questi disordini crescenti e minacciosi; il potere esecutivo non si
preoccupa di raggiungere i buoni scopi per i quali sono state fatte le leggi. Il corso della
giustizia viene prosciugato dalla violenza e quindi non può fluire liberamente.

4. Tutte queste cose erano notorie, pubbliche e sostenute con impudenza. Erano
sfacciate. Il profeta lamenta che quest’iniquità gli stia davanti. Cercava il modo di
distogliere lo sguardo, e non riusciva a farlo. Perché mi stanno dinanzi la rapina e la
violenza? Notiamo: l’incremento dell’empietà in una nazione è motivo di grande amarezza
per i buoni, e se loro non la vedessero con i propri occhi, non potrebbero credere che le
cose siano così mal messe come in effetti sono. Salomone lamenta spesso le vessazioni di
questo genere che egli ha visto sotto il sole. Il profeta sarebbe stato ben felice di
diventare un eremita, per non essere costretto a vedere. Gr 9:2 Ma noi siamo destinati a
uscire fuori del mondo, cosa che dunque dovremmo desiderare di fare, solo per trasferirci

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in quel mondo dove la santità e l’amore regneranno in eterno, e quindi non vi sarà più né
rapina né violenza davanti a noi.

5. Egli presentava queste lagnanze davanti a Dio, ma non riusciva a ottenere riparazione.
« Signore » esclamava « perché mi fai veder l’iniquità? Perché hai permesso che la mia
sorte fosse di vivere in un tempo e un luogo nei quali si devono vedere queste cose, e
perché devo continuare a soggiornare in Mesec e a Chedar? cfr. Sl 120:5 Io grido a te:
Violenza! Grido ad alta voce e lo faccio da molto tempo, ma tu non mi dai ascolto e non
salvi. Non ti vendichi degli oppressori e non fai giustizia agli oppressi, come se avessi il
braccio raccorciato o le orecchie indurite ». La fede dei buoni è scossa dal fatto che Dio
sembri essere complice degli empi, o addirittura, che li approvi, tollerandoli mentre
prosperano nelle loro empietà. Questa diventa una forte tentazione a esclamare: Invano
dunque ho purificato il mio cuore, Sl 73:13 e a rafforzare nella loro empietà quelli che
sostengono che Dio abbia dimenticato la terra. Non dobbiamo stupirci se si tollera che
l’empietà risulti vincente e prosperi a lungo. Dio ha le sue ragioni, e noi siamo certi che si
tratti di ragioni buone, sia per dilazionare la punizione dei cattivi che per mettere i buoni
sotto disciplina. Quindi, anche se ci lamentiamo davanti a lui e presentiamo degli umili
reclami relativamente ai suoi giudizi, dobbiamo dire: « In ogni cosa, egli è saggio, giusto e
buono ». Dobbiamo credere che, sebbene rimandato a lungo, verrà finalmente il giorno in
cui il grido del peccato sarà udito, a danno di quelli che fanno il male e il grido della
preghiera in favore di coloro che lo subiscono.

Hb 1:5-11

Qui abbiamo una risposta alle lagnanze del profeta, con l’assicurazione che sebbene lo
avesse già fatto a lungo, Dio non avrebbe sopportato all’infinito questa gente che lo
provocava. Infatti, il giorno della vendetta era già nel suo cuore e il profeta doveva
comunicarlo, di modo che col pentimento e la conversione potessero stornare il giudizio
del quale erano minacciati.

I. Il preambolo di questa sentenza è molto solenne. Vedete fra le nazioni, guardate. Hb


1:5 Poiché non sono stati indotti al pentimento dalla pazienza di Dio, nei loro confronti si
adotteranno altre misure. Nessun sentimento è così acuto e profondo come quello della
pazienza di cui s’è fatto troppo abuso. Il Signore infliggerà loro:

1. Una punizione pubblica, che sarà osservata e considerata davanti alle nazioni, della
quale avranno notizia i popoli circostanti, che ne rimarranno meravigliati. cfr. De
29:24,25 Questo renderà ancora più dolorosa la punizione d’Israele, perché di lui si farà
uno spettacolo davanti al mondo.

2. Una punizione stupefacente, inusuale e sorprendente, tanto diversa dalle consuete vie
della Provvidenza, che non se ne troverà simile fra le nazioni. Essa sarà più dura e pesante
di quelle che usualmente Dio ha inflitto alle nazioni che non lo conoscono. Risulterà
incredibile a quelli che da parte di Dio hanno avuto la rivelazione d’essa prima ancora del
suo arrivo, come pure a quelli che ne avranno notizia da parte dei suoi testimoni oculari,

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dopo il suo sopraggiungere. Sto per fare ai vostri giorni un’opera, che voi non credereste,
se ve la raccontassero. Sembrerà incredibile che tutti quei giudizi possano combinarsi in
uno solo, che ciascuna circostanza possa contribuire a rafforzarlo e ad aggravarlo, che una
nazione così grande e potente sia annientata e distrutta e che Dio agisca in modo così
rude con il popolo al quale è stato legato da un patto e per il quale ha fatto così tanto. La
punizione che Dio infligge al popolo che professa di appartenergli non può non essere
motivo di grande stupore.

3. Una punizione rapida. « Sto per fare quest’opera ai vostri giorni, adesso, presto. Questa
generazione non passerà prima che sia eseguito il giudizio ch’è stato minacciato. Sarà nei
vostri giorni che si chiederà conto dei peccati commessi in tempi passati. Infatti, adesso la
misura dell’iniquità è colma ». cfr. Mt 23:36

4. Una punizione nella quale si vedrà chiaramente la mano di Dio. Sarà un’opera compiuta
direttamente da lui, di modo che chiunque la vedrà, dirà: « Questa è l’opera del Signore ».
Allora si vedrà che è cosa spaventosa cadere nelle sue mani. Guai a quelli che avranno a
che fare con lui!

5. Una punizione che sarà tipo della distruzione inflitta a coloro che disprezzeranno Cristo
e il suo Evangelo, ai quali sono applicate queste parole: Vedete, o sprezzatori, e
meravigliatevi, e dileguatevi, perché io fo un’opera ai dì vostri, un’opera che voi non
credereste, se qualcuno ve la narrasse. At 13:41 La rovina di Gerusalemme a opera dei
Caldei a causa dell’idolatria prefigurò la rovina d’essa per mano dei Romani, a causa
dell’aver rigettato Cristo e il suo Evangelo, e fu cosa che provocò grande meraviglia, quasi
incredibile. Non sono gli accidenti strani per gli operatori d’iniquità? Gb 31:3 Diod.

II. La sentenza è di per sé molto grave ed eccezionale. Ecco, io sto per suscitare i Caldei.
Hb 1:6 V’erano state persone che fra di loro avevano fatto sorgere forti contrasti e
contese, il che era stato il loro peccato. Adesso, Dio solleverà contro di loro i Caldei, che
combatteranno e lotteranno contro di loro, e questa sarà la punizione. Notiamo: quando il
popolo che professa di appartenere a Dio si lascia andare a contrasti intestini e alle parole
aspre e quando ci si divora gli uni gli altri, è giusto che Dio scateni contro di esso il nemico
comune, il quale farà la pace provocando una devastazione generale. Le contrastanti
fazioni di Gerusalemme erano inveterate le une contro le altre, quando sopraggiunsero i
Romani che distrussero città e nazione. I Caldei saranno gli strumenti della minacciata
distruzione; anche se agiranno in maniera ingiusta, saranno esecutori della giustizia del
Signore, per punire l’ingiustizia d’Israele. Ora, qui abbiamo:

1. Una descrizione di quella gente che sarà suscitata contro Israele, per colpirlo.

(a) Sono una nazione aspra e impetuosa, crudele e feroce, e quello che fanno, lo fanno
con violenza e furia. Sono precipitosi nei consigli e veementi nelle passioni, perseguendo
con decisione i loro progetti; non mostrano misericordia e non risparmiamo sofferenze.
Ben triste condizione, quella di coloro che son dati in mano a questa gente crudele!

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(b) Sono forti e quindi, formidabili, tanto che non c’è modo di opporsi e neppure via di
scampo. È un nemico terribile, formidabile, Hb 1:7 famoso per il valore delle truppe che
schiera in campo di battaglia. I suoi cavalli son più veloci dei leopardi, Hb 1:8 per le
cariche e gli inseguimenti, e più agili dei lupi della sera. Si osserva che verso sera i lupi
sono più feroci, perché sono rimasti digiuni tutto il giorno, aspettando quell’oscurità sotto
la cui protezione tutte le bestie delle foreste si mettono in moto. Sl 104:20 I suoi
squadroni di cavalleria saranno molto numerosi: i suoi cavalieri procedono con fierezza, i
suoi cavalieri vengono di lontano, provengono da ogni regione del loro paese e si
spargeranno in ogni dove, nel paese che vanno a invadere, per saccheggiarlo e arricchirsi
delle sue spoglie. Quando si gettano sul bottino, volano come l’aquila che piomba sulla
preda, cfr. Is 8:1 come l’aquila che sorvola la terra quando è affamata e colpisce la preda
che ha adocchiato.

(c) Considerano legge la loro stessa volontà. Nella ferocia delle proprie imprese, non si
lasceranno condurre da alcuna legge di umanità, equità od onore. Il suo diritto e la sua
grandezza emanano da lui stesso. Hb 1:7 Sono governati dall’avidità e dalle passioni, non
dalla ragione e dalla coscienza. Il loro principio è quicquid libet, licet-la mia volontà è
legge. Sic volo, sic jubeo; stat pro ratione voluntas-questo è il mio volere, e quindi, questo
è il mio comando, esso sarà eseguito perché io voglio così. Quale grazia si può sperare da
un nemico del genere? Notiamo: coloro che sono stati ingiusti e spietati, per i quali la
legge è senza forza e il diritto non fa strada, saranno giustamente ricompensati con la
stessa moneta e cadranno nelle mani di coloro che a loro volta li tratteranno con
ingiustizia e senza misericordia.

2. Una profezia della spaventosa condanna che sarà eseguita da parte di questa terribile
nazione: marceranno per tutta la faccia della terra (è così che si potrebbe leggere). Poiché
le forze caldee avevano sottomesso in breve tempo tutte le nazioni di quella regione,
sembrava che avessero conquistato il mondo intero. In effetti, esse avevano ricoperto
l’Asia e parte dell’Africa. Altrimenti, si potrebbe trattare dell’intero territorio d’Israele, da
loro completamente devastato. Qui si predice che:

(a) S’approprieranno di tutto ciò su cui potranno mettere le mani, come se fosse di loro
proprietà. Verranno a occupare luoghi che non erano di loro dominio, sui quali non
avrebbero alcun diritto, ma che saranno stati acquistati dalla spada.

(b) Condurranno la guerra con ogni vigore. Tutta quella gente viene per darsi alla
violenza, Hb 1:9 non per risolvere con la spada un qualche diritto conteso, ma per
arricchirsi di un bottino, a diritto o a torto. Le loro facce bramose son tese in avanti, il loro
aspetto è di per sé così fiero e spaventoso che un solo sguardo basterà a renderli padroni
di tutto ciò che vorranno. In questo modo, inghiottiranno ogni cosa, proprio come il vento
dell’est distrugge e stermina i germogli e i fiori. Le loro facce guardano verso est (così
traducono alcuni): essi continueranno a pensare alla loro patria, che sta a est della
Giudea, ed è lì che porteranno tutto il bottino che avranno catturato.

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(c) Prenderanno un gran numero di prigionieri e li manderanno a Babilonia. Ammassan
prigionieri senza numero come la rena e non ci sarà mai un momento in cui penseranno di
averne avuti abbastanza, almeno finché ce ne saranno ancora da catturare.

(d) Annienteranno l’opposizione che si farà contro di loro. Hb 1:10 Forse gli spossati
Giudei s’affideranno ai loro grandi, perché possano opporre resistenza e perché con la
propria saggezza e audacia possano fermare le vittoriose armi caldee? Poveri loro: saranno
ridotti al nulla! Essi si fan beffe (ma l’originale usa la forma singolare, perché fa
riferimento a Nabucodonosor, il quale, gonfio dei propri successi, si sarebbe fatto beffe di
loro) dei re e dei comandanti di quelle forze che pensano di poter tenere loro testa. I
principi son per essi oggetto di scherno, tanto risulterà impari il confronto. Forse i Giudei
s’affidano a guarnigioni e città fortificate? Essi si ridono di tutte le fortezze; davanti a loro
esse diventeranno deboli: costoro ammontano un po’ di terra, e le prendono. Un po’di
terra ammonticchiata per formare un bastione sarà sufficiente a fornir loro tutto il
vantaggio che possano desiderare. Prenderle sarà per loro uno scherzo e un passatempo.

(e) Tutto questo avrà l’effetto di farli gonfiare di un orgoglio intollerabile, che sarà causa
della loro distruzione: allora si muterà per il peggio. Hb 1:11 K. J. Il sentimento di quel
popolo e del suo re diventerà più superbo e insolente. Coloro che non si accontentano
d’avere ciò ch’è l’oggetto del loro diritto non s’accontenteranno neanche dopo che si
saranno appropriati dei diritti degli altri popoli. Avendo incrementato la propria posizione,
aumentano anche le ambizioni. Questo re vittorioso passerà oltre la ragione, l’equità e la
moderazione, spezzandone ogni legame, e quindi si renderà colpevole. Farà di Dio il suo
nemico, e così apparecchierà la propria rovina, imputando la sua forza al proprio dio,
mentre invece quella forza gli viene dal Dio d’Israele. Bel e Nebo erano gli dèi dei Caldei,
ai quali essi davano la gloria dei propri successi. I Caldei erano induriti nella propria
idolatria e sostenevano in modo blasfemo che siccome avevano sconfitto Israele, i loro dii
erano troppo forti per il Dio d’Israele. Notiamo: è grave torto (ed è cosa comune fra i
superbi) prendere la gloria dovuta solo al Dio vivente e vero per darla a se stessi o alle
divinità di nostra fattura. Queste parole che chiudono la sentenza danno un barlume di
conforto al popolo di Dio afflitto, lasciandoci pensare che esso cambierà attitudine,
migliorerà e sarà pronto a ricevere liberazione. In effetti questo fu quello che avvenne. Al
contrario, i nemici muteranno per il peggio e si prepareranno alla distruzione che
inevitabilmente verrà, nel tempo deciso da Dio. Infatti, uno spirito altero che si leva contro
Dio precede la caduta. Pr 16:18

Hb 1:12-17

Dopo aver ricevuto da parte del Signore il messaggio da trasmettere al popolo, il profeta si
rivolge a Dio e gli si indirizza per ricevere sollievo alla propria mente oppressa da ciò che
ha visto. In effetti, abbonda in lamenti. Se si guarda intorno, non vede altro che violenze
perpetrate in Israele. Se guarda avanti, non vede altro che violenza perpetrata contro
Israele. È difficile dire quale delle due visioni sia la più dolorosa. Egli spande quindi davanti
a Dio i pensieri che riguardano entrambe. È nostro dovere affliggerci sia delle iniquità che

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delle calamità che affliggono la Chiesa di Dio e i tempi e luoghi nei quali viviamo. Però
dobbiamo stare attenti a non diventare amari nelle nostre riflessioni, andando troppo oltre,
fino a nutrire pensieri ingiusti contro Dio o a perdere il conforto della comunione con lui. Il
mondo è cattivo, lo è sempre stato e sempre lo sarà; non è in nostro potere cambiarlo, ma
siamo certi che Dio governa il mondo, e trarrà gloria da ogni cosa. Quindi, dobbiamo
essere decisi a sfruttare ogni cosa per diventare migliori, desiderando un mondo migliore.
La prospettiva della vittoria caldea spinge il profeta sulle sue ginocchia, dove prende la
libertà di invocare Dio al riguardo. In questa invocazione possiamo osservare:

I. Le verità che espone e sulle quali decide di riposare, con le quali si sforza di confortare
se stesso e i propri compagni, in vista della sempre crescente minaccia dei Caldei. Tali
verità ci forniranno gradevoli riflessioni, per sostenere anche noi in simili frangenti.

1. Comunque sia, Dio è l’Eterno, il mio Dio, il mio Santo. I Caldei vittoriosi attribuiscono la
loro forza ai propri idoli, ma a noi è stato insegnato a dir loro che l’Eterno è il vero Dio,
l’Iddio vivente. Gr 10:10,11

(a) Dio è l’Eterno, Jehovah, sorgente di ogni essere, potenza e perfezione. La nostra rocca
non è come le loro.

(b) « È il mio Dio ». In questo caso il profeta parlava a nome del popolo. Ciascun
Israelita può dire: « È mio. Anche se siamo così severamente colpiti e tutto questo ci è
avvenuto, non t’abbiam dimenticato, non abbiamo rotto la nostra relazione con te, non ti
abbiamo sconfessato così come tu non hai sconfessato noi. Sl 44:17 Noi siamo un popolo
disubbidiente; tu sei un Dio offeso dalla disubbidienza. Nonostante questo, ci appartieni, e
non nutriremo alcun pensiero malvagio né su di te, né sul servizio che ti spetta ».

(c) « È il mio Santo ». Con questo si sta a indicare che il profeta amava Dio in quanto Dio
santo, lo amava a motivo della sua santità. « È mio perché è Santo; dunque egli sarà colui
che mi santifica e il mio Salvatore, perché è il mio Santo. Gli uomini non lo sono, ma il mio
Dio è santo ».

2. Il nostro Dio è tale fin dall’eternità. Questa è l’invocazione che gli fa il profeta: Non sei
tu ab antico, o Eterno? Il fatto che il suo Dio abbia origine dall’eternità è materia di grande
e continuo conforto del popolo di Dio, in mezzo ai problemi di questa vita presente.
Questo indica:

(a) L’eternità della sua natura. Egli viene dall’eternità e rimarrà per l’eternità. Quando le
cose che si vedono e che sono solo temporanee sono fonte di scoraggiamento, dobbiamo
fare ricorso a questo principio primo, e cioè, al fatto che abbiamo aiuto e speranza
sufficienti in questo Dio che non si vede e che è eterno. « Non sei tu dall’eternità? E
dunque, non rivelerai il tuo braccio eterno, per conseguire i tuoi consigli eterni e farti un
nome eterno? ».

(b) L’antichità del suo patto. « Non sei tu ab antico, un Dio vincolato da un patto col tuo
popolo? ». (così alcuni). « Ai giorni antichi non hai fatto grandi cose per esso, cose che

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abbiamo udito con le nostre orecchie, che i padri ci hanno narrato? Non sei forse lo stesso
Dio che sei sempre stato? Tu sei Dio, e non muti! ». Ml 3:6

3. Finché dura il mondo, Dio avrà in esso una Chiesa. « Tu sei dall’eternità, e quindi noi
non morremo ». L’Israele di Dio non sarà estirpato, e il nome d’Israele non sarà
cancellato, anche se talvolta può sembrare che questo stia per accadere. È la stessa cosa
che dissero gli apostoli: « Siamo moribondi, eppur eccoci viventi; castigati, eppur non
messi a morte (2Co 6:9; cfr. Sl 118:18) ». Notate come il profeta deduce l’eternità della
Chiesa dall’eternità di Dio. Infatti, Cristo ha detto: perché io vivo, e quindi finché io vivo,
voi vivrete. Gv 14:19 Egli è la roccia su cui la Chiesa è così fermamente costruita, di
modo che le porte dell’Ades non la potranno vincere e non la vinceranno. Mt 16:18 Noi
non morremo.

4. Qualunque cosa i nemici della Chiesa possano fare contro di essa, questo avviene
secondo il consiglio di Dio ed è disegnato e condotto per fini saggi e puri. O Eterno, tu l’hai
posto, questo popolo, per esercitare i tuoi giudizi, tu, o Ròcca, l’hai stabilito per infliggere i
tuoi castighi. Era stato Dio a concedere potere ai Caldei e a farne un popolo formidabile;
quello che costoro avrebbero fatto era determinato nel suo consiglio. Non avrebbero avuto
alcun potere contro Israele se questo non fosse stato dato da alto. Gv 19:11 Era lui che li
aveva incaricati di darsi al saccheggio, di far bottino. Is 10:6 In tutto questo, Dio si
manifesta potente, visto che tutto il potere degli uomini forti deriva da lui, dipende da lui
ed è sotto il suo controllo. Riguardo a esso, egli dice: Fin qui tu verrai, e non oltre. Gb
38:11 Coloro ai quali Dio ha dato degli incarichi non andranno oltre i compiti ricevuti, e
questo è un grande conforto per il popolo di Dio che si trova nella sofferenza. Gli uomini
sono le mani di Dio, la verga nelle sue mani. cfr. 2Sa 7:14 Egli li ha stabiliti per esercitare
giudizi e per infliggere castighi. Il popolo di Dio ha bisogno di correzione e la merita.
Bisogna che se l’aspetti e che l’abbia. Quando dunque gli uomini gli si scatenano contro,
non è per la sua distruzione, perché sia rovinato, ma a fine di correzione, perché si
ravveda. Questi uomini non devono essere visti come una spada, per toglierlo di mezzo,
ma come una verga, per estirpare la stoltezza che c’è nel suo cuore. Tutto questo avviene
anche se essi non la intendono così e non così la pensano in cuor loro. Is 10:7 Notiamo:
nel considerare i problemi e le afflizioni della Chiesa, ci è di grande conforto sapere che
qualunque sia il male che gli uomini disegnano contro di essa, Dio si propone di trarne del
bene. E noi siamo certi che il piano dell’Eterno è quello che sussiste. Pr 19:21

5. Anche se per un certo tempo la malvagità dei malvagi può prosperare, Dio è comunque
un Dio santo, e non approva l’empietà. Tu hai gli occhi troppo puri per sopportar la vista
del male. Hb 1:13 Osservando quanto fossero malvagi ed empi i Caldei e come
nonostante questo riportassero grandi successi contro l’Israele di Dio, il profeta si sente
tentato a dire che servire Dio è inutile e che egli non tiene in alcun conto la qualità degli
uomini. Reprime però subito quel pensiero, facendo ricorso al suo primo principio, e cioè,
al fatto che Dio non è e non può essere autore o protettore del peccato. Non solo non può
commettere iniquità, ma ha gli occhi troppo puri per sopportar la sua vista e per darle
sostegno o approvazione. No, il male è cosa abominevole per l’Eterno, e ch’egli detesta.

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De 12:31 Egli considera tutto il peccato che viene commesso nel mondo e ne è offeso; si
tratta di cosa odiosa ai suoi occhi. Di conseguenza, coloro che lo commettono sono
detestabili davanti alla sua giustizia. Nella natura di Dio c’è un’intrinseca avversione a
quelle disposizioni e pratiche che sono contrarie alla sua legge santa. Sebbene sia stato
trovato un felice espediente per ottenere che egli sia riconciliato coi peccatori, resta il fatto
che non vorrà e non potrà mai essere riconciliato col peccato. Dobbiamo impegnarci a
coltivare questo principio, anche se per qualche tempo e in certi casi le determinazioni
della sua Provvidenza possono sembrare incoerenti con esso. Notiamo: il fatto che Dio
tolleri il peccato non deve mai essere interpretato come un’approvazione. Infatti, tu non
sei un Dio che prenda piacere nell’empietà. Sl 5:4,5 L’iniquità di cui qui si dice che Dio
non può tollerare lo spettacolo potrebbe consistere in modo particolare nei torti perpetrati
ai danni del suo popolo da parte dei suoi persecutori. Sebbene Dio abbia dei motivi per
permetterli, tuttavia non li approva, e in questo è d’accordo con Balaam: egli non scorge
iniquità contro Giacobbe, non vede (non approva) perversità contro Israele. Nu 23:21
Questa considerazione è di grande conforto per il popolo di Dio nelle afflizioni che egli
patisce per colpa della furia degli uomini, perché da tali circostanze esso non deve
necessariamente concludere che Dio sia adirato contro di lui. Anche se gli strumenti delle
sue afflizioni lo odiano, questo non vuol dire che lo odi Dio stesso. Al contrario, lo ama, ed
è nel suo amore che lo corregge.

II. I motivi di lagnanza che manifesta e che trova difficili da armonizzare con quelle verità.
« Visto che siamo certi che tu sei un Dio santo, perché si permette agli atei di essere
tentati a metterlo in dubbio? Perché guardi i Caldei che sono perfidi nei confronti del tuo
popolo e concedi loro vittoria negli attacchi che portano contro di noi? Perché permetti a
quei nemici giurati, che bestemmiano il tuo nome, di trattare così crudelmente e
perfidamente i tuoi amati sudditi che desiderano temere il tuo nome? Che diremo di tutto
questo? ». Questi eventi costituirono tentazioni anche per Giobbe, Gb 21:7 24:1 Davide
Sl 73:2,3 e Geremia. Gr 12:1,2

1. Dio permetteva il peccato ed era tollerante coi peccatori. Guardava i perfidi. Pur avendo
visto tutti i loro fatti e progetti empi, non li frenava e non li puniva. Sopportava che
andassero spediti per la loro via e che prosperassero, realizzando i loro piani. Anzi, il suo
sguardo posato su di loro lasciava intendere che non solo non li controllava e non li
riprendeva, ma addirittura forniva incoraggiamento e assistenza, come se li avesse in
simpatia e li volesse favorire. Mentre essi procedevano nella loro empia condotta, egli
taceva, non diceva niente contro di loro e non impartiva ordini per fermarli. Tu hai fatto
queste cose, e io mi son taciuto. Sl 50:21

2. Si faceva abuso della sua pazienza. Siccome la sentenza emessa contro quelle male
azioni e quegli operatori di iniquità non si eseguiva prontamente, il cuore di costoro era
pieno della voglia di fare il male.

(a) Erano bugiardi e ingannevoli. Non si poteva concedere loro alcun credito, né ci si
poteva fidare. Erano perfidi. Sotto un’apparenza di pace e amicizia, perseguivano e

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 10


realizzavano i progetti più criminali e non tenevano fede alla parola data in alcuna
circostanza.

(b) Odiavano e perseguitavano gli uomini perché erano migliori di loro, come Caino odiava
Abele perché le sue opere erano malvagie, e quelle del suo fratello erano giuste. 1Gv
3:12 L’empio divora colui che è più giusto di lui proprio per questa ragione: perché si
vergogna davanti a lui. Poiché nutrono malanimo contro l’immagine di Dio, distruggono gli
uomini buoni che di quella immagine sono portatori. Anche se molti Giudei erano malvagi
al pari dei Caldei, e forse anche peggiori, fra di loro ce n’erano alcuni che erano più giusti
e che tuttavia furono anch’essi divorati.

(c) Per loro, uccidere degli uomini era come catturare dei pesci. Il profeta lamenta il fatto
che poiché la Provvidenza aveva destinato i deboli a essere preda dei più forti, i primi
erano stati resi, praticamente, come i pesci del mare. Hb 1:14 Fra di loro s’erano
comportati proprio come i pesci, fra i quali il più grosso mangia il più piccolo, Hb 1:3 e
adesso venivano resi simili ai pesci nei confronti del nemico comune. Erano come gli
animali che brulicano Hb 1:14 K. J. o che nuotano (questo è il termine originale usato per
Pesci, Ge 1:20), che non hanno signore che li governi per impedire che si divorino a
vicenda o che li protegga dall’essere divorati dai nemici. Erano stati abbandonati ai Caldei,
come pesci destinati al pescatore. Quegli orgogliosi oppressori non si facevano scrupolo di
ucciderli, non più di quello che può provare uno che tiri dei pesci fuori dall’acqua. In tanto
poca stima tenevano la vita umana. Non avevano alcun problema a ucciderli, lo facevano
con la stessa facilità con cui si pescano i pesci, che non oppongono resistenza, perché
sono indifesi e disarmati, e la cui cattura, lungi dall’essere una fatica, è piuttosto un
passatempo. Fra di loro non facevano distinzione alcuna: erano tutti pesci buoni per la loro
rete. Consideravano come propria qualunque cosa su cui potessero mettere le mani. Il
Caldeo aveva molti sistemi per saccheggiare e distruggere, proprio come ci sono molti
modi di prendere il pesce. Alcuni, li trae tutti su con l’amo, uno per uno, Hb 1:15 altri, li
piglia nella sua rete tutti insieme e li raccoglie nel suo giacchio, la rete che dovrà
contenerli tutti. Molti sono i sistemi a disposizione di chi vuole distruggere il prossimo, dal
quale spera di trarre ricchezza per sé.

(d) Si vantavano di ciò che avevano conquistato e se ne congratulavano con se stessi,


anche se si trattava di acquisti compiuti con disonestà. La sua parte è grassa e il suo cibo
è succulento: Hb 1:17 prosperano nell’oppressione e nella frode. Godono di abbondanza
e delle cose migliori. La loro terra è buona, e ne hanno in gran copia. Di conseguenza: 1
Si compiacciono moltissimo di se stessi e se la godono. Vivono felicemente: il Caldeo si
rallegra ed esulta Hb 1:15 perché la sua ricchezza è ingente e i progetti che concepisce
per incrementarla hanno buona riuscita. Gb 31:25 Anima, riposati, mangia, bevi, godi. Lu
12:19 2 Tengono se stessi in gran reputazione, e sono grandi ammiratori di sé e delle
proprie capacità. Il Caldeo fa sacrifizi alla sua rete, e offre profumi al suo giacchio. Si loda
per il fatto di avere tanto denaro, anche se l’ha acquistato disonestamente. Notiamo: in
noi stessi si trova la disposizione ad assumerci il merito della prosperità esteriore, e a dire:
La mia forza e la potenza della mia mano m’hanno acquistato queste ricchezze. De 8:17

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 11


Questo è un idolatrare se stessi, sacrificando alla propria rete, perché ci appartiene. È un
esempio di idolatria assurdo quanto il sacrificare a Nettuno o a Dagon. Ciò che li spinge ad
adorare la propria rete è il fatto che la loro porzione è grassa. Coloro che si fanno un dio
del proprio denaro si faranno un dio anche della propria rete, se è in grado di procurar
loro quel denaro.

III. In chiusura, il profeta esprime umilmente la speranza che Dio non sopporti che questi
distruttori dell’umanità continuino a prosperare in questo modo e presenta a lui la sua
supplica al riguardo. « Dev’egli per questo seguitare a vuotare la sua rete? Continueranno
ad arricchirsi e a riempire gli otri di quello che hanno sottratto ai propri vicini con la
violenza e l’oppressione? Continueranno a vuotare la rete di quello che hanno preso, in
modo da gettarla nuovamente in mare, per catturarne ancora? Permetterai che continuino
nelle loro pratiche malvagie? Continueranno a massacrar del continuo le nazioni? Le
moltitudini e le ricchezze delle nazioni devono continuare a essere sacrificate alla loro
rete? Come se fosse poca cosa derubare gli uomini dei loro averi, deruberanno anche Dio
della sua gloria? Non è Dio il re delle nazioni? Non affermerà i suoi diritti che sono stati
negati? Non è egli geloso del proprio onore, non lo sosterrà? ». Il profeta rimette la
faccenda nelle mani di Dio e l’affida a lui, proprio come fa il salmista: Lèvati, o Dio, difendi
la tua causa! Sl 74:22

Habacuc 2

In questo capitolo abbiamo la risposta attesa dal profeta Hb 2:1 e fornita dallo Spirito di
Dio alle lagnanze che il profeta stesso ha presentato a conclusione del capitolo
precedente, riguardo alle violenze perpetrate e alle vittorie riportate dai Caldei. Il tenore
della risposta è il seguente.

I. Dopo che Dio avrà usato per i suoi fini lo strapotere dei Caldei, avrà provato la fede e la
pazienza del suo popolo e avrà fatto distinzione fra gli ipocriti e i fedeli che ci sono in
mezzo a esso, farà i conti con i Caldei, li umilierà e li abbasserà, non solo nella persona
dell’orgoglioso monarca Nabucodonosor, ma in tutta quell’arrogante monarchia, per la
sfrenatezza e l’insaziabile sete di dominio e ricchezza, a causa della quale alla fine essi
stessi diventeranno preda di altri. Hb 2:2-8

II. Non soltanto loro, ma insieme a loro, tutti i peccatori che li assomigliano periranno
sotto la maledizione divina.

1. Gli avidi, assetati di ricchezze e onori. Hb 2:9,11

2. I prepotenti e gli oppressori, che accumulano ricchezze con il delitto e la rapina. Hb


2:12-14

3. Coloro che incoraggiano l’alcolismo, per esporre il prossimo al vituperio. Hb 2:15-17

4. Quelli che adorano gli idoli. Hb 2:18-20

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 12


Hb 2:1-4

Qui,

I. Il profeta si dispone umilmente a prestare attenzione a Dio. « Io starò alla mia vedetta,
come una sentinella sulle mura di una città assediata o ai confini di un paese che subisce
invasione, molto attenta a percepire quello che accade. Guarderò in alto, attorno e
all’interno, e starò attento a quello che l’Eterno mi dirà. Ascolterò con attenzione le parole
della sua bocca e osserverò diligentemente i passi della sua Provvidenza, in modo da non
perdere neppure la più piccola parte delle sue istruzioni e direzioni. Io starò alla mia
vedetta, mi porrò sopra una torre, e starò attento a quello che l’Eterno mi dirà, quello che
mi ispirerà lo Spirito di profezia che è dentro di me, in risposta alle mie lamentele ». Hb
2:1 Anche ordinariamente, Dio non ci parla soltanto attraverso la sua Parola, ma anche in
noi, per mezzo della coscienza, sussurrandoci: Questa è la via, camminate per essa.
Dobbiamo stare attenti alla voce di Dio che si manifesta in entrambi questi modi. Il fatto
che il profeta se ne stia sopra una torre, un luogo elevato, sta a indicare l’avvedutezza con
la quale egli intenda avvalersi degli aiuti e degli strumenti che ha a sua disposizione per
conoscere il pensiero di Dio ed essere istruito al riguardo. Coloro che s’aspettano di udire
qualcosa da parte di Dio devono allontanarsi dal mondo ed elevarsi al di sopra d’esso,
concentrare la propria attenzione, fermare i pensieri, studiare le Scritture, esaminare le
esperienze e quelli che le hanno fatte e perseverare nella fervente preghiera. Così, sarà
come se stessero sopra una torre. Il suo stare di vedetta implica pazienza, costanza e
decisione. Aspetterà e manterrà la posizione, proprio come fa una sentinella, ma alla fine
avrà la sua risposta. Saprà quello che l’Eterno dirà, non solo per la propria soddisfazione
personale, ma anche per essere messo in condizione, in qualità di profeta, di dare risposta
ad altri e di rispondere alle loro contestazioni, quando dovesse essere attaccato o sfidato.
In questo il profeta ci è d’esempio.

1. Quando siamo scossi o nutriamo dei dubbi circa i disegni della Provvidenza, siamo
tentati a pensare che il mondo non sia governato da un Dio saggio, ma dal fato o dal
destino, oppure che la Chiesa sia abbandonata e che il patto di Dio col suo popolo sia
stato cancellato e messo da parte. In questi casi, dobbiamo avere cura di provvederci di
ragionamenti idonei a mettere in chiaro la faccenda. Dobbiamo stare di guardia contro la
tentazione, di modo che essa non guadagni terreno nei nostri confronti, e sistemarci sopra
una torre, per cercare di scoprire ciò che potrà metterla a tacere e risolvere le difficoltà in
questione. Come il salmista, dobbiamo ripensare ai giorni antichi e dobbiamo andare
investigando. Sl 77:6 Dobbiamo entrare nel santuario di Dio e lì cercare di considerare la
fine di queste cose. Sl 73:17 Non dobbiamo dare spazio ai nostri dubbi, ma cercare di
vincerli, trovando una via d’uscita.

2. Dopo essere stati in preghiera, esponendo le nostre lagnanze e richieste davanti a Dio,
dobbiamo attentamente vedere quali risposte Dio fornisca alle nostre umili richieste per
mezzo della sua Parola, dello Spirito e della Provvidenza. Dopo aver affermato di voler
dirigere a Dio la sua preghiera, come si farebbe di una freccia verso il bersaglio, Davide

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 13


aggiunge che aspetterà, starà attento a vedere l’esito della propria supplica, proprio come
un uomo osserva il tragitto della freccia che ha scoccato. Sl 5:3 Dobbiamo ascoltare quel
che dirà Iddio, l’Eterno. Sl 85:8

3. Quando ci apprestiamo a leggere e ascoltare la Parola di Dio, così consultando gli


oracoli viventi, dobbiamo disporci a esaminare con attenzione che cosa Dio dirà riguardo al
nostro caso e quale parola di riprensione, avvertimento, consiglio e conforto esporrà
all’anima nostra, affinché la riceviamo e ci sottomettiamo alla sua autorità, e affinché
esaminiamo con attenzione la risposta che dobbiamo dare e la reazione che dovremo
prestare alla Parola di Dio quando ne siamo ripresi.

4. Quando siamo attaccati da persone che si oppongono a Dio e alla sua Provvidenza,
proprio come sembra che fosse stato il profeta, che era messo all’estremo e assediato,
come in una torre, da schiere di contestatori, dovremmo esaminare che cosa rispondere,
attingendo da Dio le nostre istruzioni e ascoltando che cosa egli abbia da dire per
soddisfare le nostre perplessità, preparandoci a usare tali considerazioni per rispondere a
chiunque domanda ragione della speranza che è in noi. 1Pi 3:15 Dobbiamo chiedere a
Dio parola e saggezza, di modo che in quell’ora stessa ci sia dato di che rispondere. cfr.
Lu 12:11,12

II. Dio gli viene benevolmente incontro. Egli non deluderà le aspettative del suo popolo
che attende con fede di ascoltare quello che egli avrà da dire. Egli dirà delle buone parole,
delle parole di conforto. Za 1:13 Il profeta si era lamentato per la vittoria dei Caldei, della
quale Dio gli aveva dato rivelazione. Adesso, per ridonargli pace a questo riguardo, Dio gli
concede un’ulteriore visione della loro caduta e rovina. Lo stesso era già accaduto a Isaia,
che avendo predetto la cattività in Babilonia, predisse anche la distruzione della stessa
Babilonia. Poiché questo avvenimento grande e importante è stato reso noto ad Habacuc
per mezzo di una visione, ci si preoccupa che tale visione sia resa pubblica e tramandata
alle generazioni a venire, che sono destinate a vederne il compimento.

1. Il profeta doveva scrivere la visione. Hb 2:2 Allo stesso modo, quando ebbe la visione
della Nuova Gerusalemme, Giovanni ricevette l’ordine di scrivere. Ap 21:5 Doveva
scriverla, per imprimerla meglio nella propria mente e così averla lui stesso più chiara, ma
soprattutto, per fare in modo che essa fosse comunicata a persone distanti nello spazio e
trasmessa ai posteri. Ciò che viene trasmesso per via di tradizione può essere facilmente
frainteso e corrotto; al contrario, le cose scritte hanno il carattere della certezza e sono
preservate sicure e incontaminate. Abbiamo ragione di benedire Dio per le visioni scritte,
giacché egli ci ha trasmesso per iscritto le grandi cose rivelate ai suoi profeti, come pure la
sua legge. Egli doveva scrivere la visione e inciderla su tavole, scriverla in modo leggibile,
in caratteri grandi, perché si potesse leggere speditamente, di modo che anche quelli che
non volessero darsi la pena di leggerla intenzionalmente, non potessero evitare di dare
anche una rapida occhiata. Probabilmente, ai profeti si richiedeva che mettessero per
iscritto, su tavole, alcune delle loro più importanti predizioni, e le affiggessero nel Tempio.
Is 8:1 In questo caso, il profeta riceve la disposizione di scriverle in modo molto chiaro.

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 14


Notiamo: coloro che sono impiegati nella predicazione della Parola di Dio dovrebbero
sforzarsi di essere più chiari che possono, in modo da farsi capire anche dai meno dotati.
Le cose che attengono alla nostra pace eterna, che Dio ha messo in iscritto per noi, sono
rese chiare, son tutte piane per l’uomo intelligente Pr 8:9 e sono rese manifeste con
autorità. Dio stesso le ha fatte precedere dal suo imprimatur. È lui che ha ordinato di
scriverle chiaramente.

2. Il popolo doveva attendere il compimento della visione. Hb 2:3 « La visione è per un


tempo già fissato. Adesso ti verrà detto della liberazione che giungerà a seguito della
distruzione della potenza caldea, e ti sarà detto che il tempo d’essa è già stabilito nel
consiglio e nel decreto di Dio. C’è un tempo già fissato, ma non è prossimo, tarderà ancora
un bel pezzo ». Questa è anche la ragione addotta perché essa sia messa per iscritto:
affinché sia riletta in tempi futuri e messa a confronto con gli eventi. Notiamo: per le
opere che Dio ha stabilito, egli ha anche un tempo prefissato. Possiamo essere sicuri che
compirà la sua opera a suo tempo. A noi non è concesso anticipare ciò che ha stabilito, ma
soltanto di attendere i tempi. Siamo oltremodo incoraggiati ad attendere con pazienza,
perché anche se il favore promesso potrà essere rinviato a lungo, alla fine arriverà e sarà
ricompensa abbondante delle nostre attese. Alla fine per certo verrà; non tarderà. Non
saremo affatto delusi circa il suo avverarsi, perché giungerà al tempo stabilito. Non
saremo poi delusi dal suo avverarsi, perché corrisponderà pienamente alle nostre
aspettative di fede. Può sembrare che la promessa resti per molto tempo inefficace, ma
alla fine parlerà. Quindi, anche se essa tarda più di quello che potremmo aspettarci,
dobbiamo continuare ad attenderla, giacché siamo sicuri che arriverà e che il ritardo è
voluto. Il giorno che Dio ha fissato per la liberazione della sua gente e la distruzione dei
nemici suoi e del suo stesso popolo è un giorno che

(a) Alla fine arriverà sicuramente. Non sarà rinviato sine die senza scadenza. Arriverà
sicuramente al tempo fissato e al momento più opportuno.

(b) Non tarderà, perché il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come
alcuni reputano che faccia. 2Pi 3:9 Anche se essa è in ritardo rispetto ai tempi nostri, non
lo è rispetto ai tempi di Dio, che sono sempre i migliori.

3. Questa visione, per il cui compimento si sarà così lungamente aspettato, richiederà un
esercizio di fede e pazienza che consentirà di provare e rivelare gli uomini per quello che
sono. Hb 2:4

(a) Ci sono alcuni che disprezzeranno sdegnosamente la visione, i cui cuori sono così
altezzosi che riterranno umiliante tenerne conto. Se Dio agirà per loro senza indugio, lo
ringrazieranno, ma non intendono dargli credito. I loro cuori sono gonfi di vanità e, dal
momento che Dio li fa aspettare, si arrangiano da soli senza sentirsi indebitati a lui.
Pensano che gli bastino le loro mani; De 33:12 Diod. per loro la promessa di Dio è del
tutto insignificante. L’anima di quell’uomo è gonfia, non è retta in lui; non è retta davanti a
Dio, non è come dovrebbe essere. Coloro che non hanno fede nella piena sufficienza di
Dio o che la disprezzano non camminano rettamente davanti a lui. Al contrario,

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 15


(b) Quelli che sono veramente buoni e i cui cuori sono retti davanti a Dio, terranno da
conto la promessa e vi si affideranno. Confidando sulla sua veridicità, si terranno stretti a
Dio e al proprio dovere anche nei tempi di prova più difficili, e così vivranno serenamente
in comunione con Dio, dipendendo da lui e aspettandosi il suo aiuto. Il giusto vivrà per la
sua fede. Durante la prigionia, i giusti si sosterranno e vivranno serenamente, in forza
della fede in queste preziose promesse, anche se il loro adempimento sarà differito. Il
giusto vivrà per la sua fede, per quella fede che agisce sulla base della Parola di Dio.
Questo passo è citato nel Nuovo Testamento, Ro 1:17 Ga 3:11 Eb 10:38 a
dimostrazione dell’importante dottrina della giustificazione solo per fede e dell’influenza
che la grazia della fede esercita sulla vita cristiana. Coloro che sono resi giusti per fede
vivranno, e saranno felici adesso e per sempre. Qui sulla terra, vivono per fede; quando
saranno in Cielo, la fede sarà assorbita dalla capacità di vedere.

Hb 2:5-14

Dopo che il profeta ha ricevuto l’ordine di scrivere la visione e il popolo ha ricevuto quello
di attenderne il compimento, ecco che segue la visione stessa. Come diverse altre
predizioni nelle quali ci siamo imbattuti, anche questa riguarda il destino di Babilonia e del
suo re, quello stesso di cui già s’è detto che sarebbe passato oltre e si sarebbe reso
colpevole. Hb 1:11 Alcuni pensano che qui si tratti della fine destinata a Nabucodonosor,
che fu uno dei principali attori della distruzione di Gerusalemme, oppure di tutta quella
dinastia, o forse dell’intero regno dei Caldei, o ancora, di qualsiasi potenza altezzosa e
opprimente che tratti duramente qualsiasi popolo e, particolarmente, il popolo di Dio.
Osserviamo

I. L’accusa rivolta a questo nemico, sulla quale si fonda la condanna. Hb 2:5 La


concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita sono quei
tranelli che intrappolano gli uomini e, particolarmente, i grandi. Vediamo che colui che
condusse Israele in cattività era egli stesso prigioniero di ciascuna di queste cose. Infatti,

1. È sensuale e lussurioso, dato ai propri piaceri: pecca bevendo vino. Hb 2:5 K. J.


L’ubriachezza è di per sé una trasgressione, ed è a sua volta causa di molti altri peccati. Ci
viene detto di coloro che barcollano per il vino. Is 28:7 Baldassar (in capo al quale questa
profezia ebbe particolare adempimento) si trovava nel bel mezzo della sua trasgressione
proprio quando la mano che scrisse sulla parete firmò il decreto della sua condanna
immediata. Da 5:1

2. È altezzoso e prepotente: è arrogante, e tale arroganza è presagio sicuro della caduta


che incombe. Se gli uomini grandi sono arroganti, il Dio grande farà in modo che essi
comprendano che lui sta più in alto di loro. La dedizione al vino è riportata come causa
della sua arroganza e insolenza: proprio perché pecca bevendo vino è arrogante. Hb 2:5
K. J. Quando uno è ubriaco, sebbene si sia reso più vile di una bestia, pensa d’essere
grande come un re, e si vanta proprio di ciò che gli fa vergogna. Leggiamo di una superba
corona in capo agli ubriachi d’Efraim, e di una maledizione pronunciata su entrambi. Is
28:1

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 16


3. È ingordo e avido di ricchezze, e questo è un effetto del suo orgoglio. Pensa che sia suo
diritto godere di ogni cosa, e quindi si impegna ad aumentare tutti i suoi averi. La
monarchia caldea aspirava a essere universale. Egli non può starsene tranquillo, non è
contento del suo, delle cose sulle quali vanta un diritto incontestabile, perché pensa che si
tratti di troppo piccola cosa, e quindi non ne gode, non trova diletto nella sua reggia o nei
suoi domini. Il suo peccato è anche la sua punizione: l’ambizione gli procura una perpetua
agitazione. Anche se la sua casa fosse una reggia, per un animo scontento si tratterà
sempre di una prigione. Egli allarga le sue brame come il soggiorno dei morti, come il
sepolcro che ogni giorno riceve cadaveri e tuttavia continua a gridare: Dammi, dammi! È
come la morte che continua a inghiottire, ma non si può saziare. Notiamo: è peccato e
stoltezza degli uomini che posseggono grandi ricchezze in questo mondo il fatto di non
sapere quando ne hanno abbastanza. Infatti, più ne hanno, più ne vorrebbero avere e più
sono avidi. Davanti a Dio, è giusto che i desideri insaziabili restino insoddisfatti. Il destino
di chi ama l’argento è di non esserne mai appagato. Ec 5:10 Coloro che non sono
contenti di quello che hanno non avranno la gioia di godere dei propri acquisti. Questo
principe orgoglioso raduna presso di sé tutte le nazioni, raccoglie intorno a sé tutti i popoli,
appropriandosi dei loro diritti e delle loro proprietà. Essi non devono esistere a meno che
non appartengano a lui e non stiano sotto i suoi ordini. La conquista di una nazione non
potrà soddisfarlo fino a che ce ne sarà un’altra e poi un’altra ancora, e alla fine non siano
tutte sue. Lo stesso accade a quelli che, su un piano più basso, aggiungono casa a casa,
uniscono campo a campo, finché non rimanga più spazio. Is 5:8 È difficile dire che cosa
sia più degno di commiserazione, se la follia di questi principi ambiziosi che considerano
un punto d’onore l’ampliamento dei propri domini piuttosto che il loro buon governo, o la
miseria di quelle nazioni che sono sovvertite e fatte a pezzi per opera loro.

II. La sentenza pronunciata contro di lui. Non faranno contro di lui proverbi, sarcasmi,
enigmi? Hb 2:6 Questo è il suo destino.

1. Poiché il suo peccato è stato l’orgoglio, la disgrazia e il disonore saranno la sua


punizione. Egli sarà caricato di disprezzo, si riderà di lui e lo si befferà, proprio come si
conviene e accade a quelli che appaiono grandi e aspirano a stare in alto, quando sono
abbattuti e annientati.

2. Poiché è stato prepotente nei confronti dei vicini, quegli stessi ai quali ha fatto torto
saranno mezzi della sua disgrazia. Non faranno contro di lui proverbi, sarcasmi, enigmi?
Essi avranno la soddisfazione di farne oggetto di scherno e lui subirà la vergogna di
esserne calpestato. A quelli che si rallegreranno della caduta di un tale tiranno qui si
provvede un proverbio, un motto sarcastico da usare contro di lui. Colui che prenderà a
farsi beffe di lui, dirà: « Guai a colui che accumula ciò che non è suo! Cosa ne è accaduto,
adesso? ». Questo, se il detto dev’essere interpretato a mo’di scherno. Altrimenti, si può
pensare che sarà il giusto, colui che vivrà per la sua fede, per il quale è scritta e resa
chiara la visione, che sulla scorta d’essa predirà la caduta del nemico, anche quando lo
vede ancora prospero. Ben tosto ne maledice la dimora, anche mentre ancora lo vede
prender radice, Gb 5:3 e gli predice i guai.

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 17


(a) Qui c’è una minaccia pronunciata contro di lui, per il fatto che egli aumenta i propri
domini appropriandosi dei diritti dei vicini. Guai a colui che accumula ciò che non è suo,
ma degli altri! Hb 2:6-8 Notiamo: di tutto quello che abbiamo, nulla dev’essere
riconosciuto veramente nostro, se non quello che abbiamo guadagnato onestamente. Il
resto non rimarrà nostro a lungo, perché le ricchezze male acquistate andranno perdute.
Coloro che hanno dei guadagni in questo mondo, non siano troppo precipitosi nel
sentirsene benedetti, perché se tali cose non sono guadagnate legalmente, giacciono sotto
maledizione. Qui vediamo: 1 Cosa sta facendo questo ricco principe. Si ammassa addosso
dello spesso fango. Hb 2:6 Diod. Le ricchezze non sono che fango, fango spesso. Cosa
sono l’oro e l’argento, se non terra gialla e bianca? Coloro che viaggiano in mezzo al fango
ne sono impacciati e sporcati. Lo stesso accade a quelli che in questo mondo viaggiano in
mezzo all’abbondanza. E come se ciò non bastasse, che sciocchi sono quelli che se ne
caricano, come se tale immondizia fosse il loro tesoro! Si caricano di continue
preoccupazioni, rendendosi variamente colpevoli nel guadagnarle, risparmiarle e
spenderle, e aprendo un grave conto del quale dovranno rispondere in un giorno futuro.
Sovraccaricano la nave di questo fango pesante, per inabissarsi nella distruzione e nella
perdizione. 2 Cosa dice la gente di lui, mentre egli aumenta le sue ricchezze. Si grida:
« Fino a quando? Quand’è che si deciderà di averne abbastanza? ». Si grida a Dio: « Fino
a quando sopporterai che questo orgoglioso oppressore tormenti le nazioni? ». Altrimenti,
è un discorso che ci si fa gli uni gli altri: « Quanto tempo durerà questa cosa? Fino a
quando potrà conservare ciò che ha guadagnato in modo così disonesto? ». Non ci si
azzarda a parlare apertamente, ma sappiamo bene che cosa si intende quando ci si chiede
« fino a quando ». 3 Quale sarà la fine di tutto. Quello che egli ha estorto con violenza agli
altri, altri lo prenderanno con violenza a lui. I Medi e i Persiani faranno dei Caldei la loro
preda, proprio come questi ultimi avranno fatto di altre nazioni. Hb 2:7,8 « Vi saranno
quelli che ti batteranno e ti opprimeranno. Si leveranno, si desteranno e saranno per te
una piaga. Si leveranno proprio nel momento in cui tu ti sentirai sommamente sicuro e
meno preparato a stare in guardia e a parare il colpo. Non si leveranno essi a un tratto?
Sicuramente lo faranno, e tu hai ogni ragione per aspettarti d’essere trattato come tu
stesso hai fatto con altri. Tu diventerai loro preda, proprio come altri sono stati la tua, di
modo che, in applicazione di un principio retributivo, poiché tu hai saccheggiato molte
nazioni, tu sia spogliato a tua volta. Hb 2:8 Tutto il resto dei popoli ti saccheggerà ». Il re
di Babilonia pensava di avere ridotto tutte le nazioni circostanti in una condizione tale da
non potere effettuare alcuna rappresaglia contro di lui. Ma anche se ormai non si trattava
che di un resto, di un piccolo residuo, esso sarebbe stato sufficiente a spogliarlo, perché
Dio aveva una controversia contro di lui, a motivo, prima di tutto, del sangue umano
sparso e delle migliaia di vite umane sacrificate alla sua ambizione e volontà di potenza, e
specialmente a motivo del sangue degli Israeliti, in special modo prezioso davanti a Dio. In
secondo luogo, Dio gli si opponeva a motivo della violenza fatta ai paesi, delle devastazioni
portate avanti in molte contrade, con la distruzione dei frutti della terra e, specialmente,
della terra d’Israele. In terzo luogo, Dio lo contrastava per la violenza fatta alle città e a
tutti i loro abitanti, alle molte città che aveva trasformato in cumuli di rovine (specialmente
a Gerusalemme, la città santa) e a tutti gli abitanti di esse, da lui sterminati. Notiamo: in

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 18


un giorno futuro, colui al quale la vendetta appartiene, si ricorderà della violenza
perpetrata dagli uomini orgogliosi per innalzare e arricchire se stessi e ne chiederà conto.

(b) Qui c’è un’invettiva contro colui che continua a essere ingordo e mira a diventare
ancora più grande. Hb 2:9-11 Il crimine che dà luogo a questa maledizione è molto simile
a quello descritto nel punto precedente: l’insaziabile brama di ricchezze e onori. Si tratta di
avidità d’illecito guadagno per la propria casa, e cioè della bramosia d’acquistare ricchezze
alla famiglia. Notiamo: in una famiglia la cupidigia è un gran male, giacché provoca disagi
e contrasti interni. Chi è avido di lucro conturba la sua casa. Pr 15:27 Ma ciò ch’è peggio,
essa provoca la maledizione di Dio su di essa e su tutti gli affari che le appartengono. Guai
a colui che insegue un guadagno illecito (altri traducono cosí). C’è un guadagno legittimo
che, per la benedizione di Dio, può produrre del bene a tutta la famiglia (l’uomo buono
lascia una eredità ai figli dei suoi Figli, Pr 13:22), ma ciò che è conseguito con la frode e
l’ingiustizia è mal guadagnato, sarà un ben misero guadagno che non produrrà alcun bene
alla famiglia, anzi, sarà causa di povertà e di rovina. Osserviamo: 1 A che cosa aspira
questo miserabile ambizioso. Intende porre il suo nido in alto, innalzare la sua casa a un
alto rango mai raggiunto prima, oppure, metterla al riparo da qualsiasi pericolo, mettersi al
sicuro dalla mano della sventura, di modo che anche il peggior nemico non possa arrecare
alcun danno né disturbare la sua quiete. Notiamo: accade spesso che gli uomini
pretendano di scusare la propria ambizione e ingordigia con l’intento di trovare
semplicemente la propria sicurezza e stabilità. Tuttavia, si ingannano quando pensano che
i beni possano essere la loro città forte e alta muraglia. Infatti, tutto questo accade solo
nella loro immaginazione. Pr 18:11 2 Cosa ne caverà. Tu hai divisato non la sicurezza,
ma l’onta della tua casa, sterminando molti popoli. Hb 2:10 Notiamo: un patrimonio
acquistato con l’iniquità è uno scandalo per la famiglia. Coloro che distruggono o
danneggiano il prossimo per fare posto a se stessi e che impoveriscono gli altri per
arricchire se stessi, non fanno altro che progettare vergogna per la loro stessa famiglia,
gettando su di essa un marchio d’infamia. E comunque, questo non è neppure il peggiore
dei mali: « Hai peccato contro te stesso, la tua anima, che hai esposto alla colpa e all’ira,
mettendola in pericolo ». Notiamo: coloro che fanno torto al prossimo fanno un torto
ancora più grande alla loro stessa anima. E se il peccatore si proclama non colpevole e
immagina d’aver gestito le sue frodi e violenze con maestria e capacità tali da impedire
che ci siano prove contro di lui, sappia che se anche non ci fossero altri testimoni a suo
carico, la pietra grida dalla parete, e la trave le risponde dall’armatura di legname contro
di lui, confermando e testimoniando che i denari e i materiali con cui ha costruito la casa
sono stati acquistati illegalmente. Hb 2:11 Pietre e travi grideranno vendetta davanti al
Cielo, proprio come tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio a motivo dei peccati
dell’uomo e aspetta d’essere liberata dalla servitù della corruzione. Ro 8:21,22

(c) Qui abbiamo un’invettiva per il fatto che ha costruito una città e una rocca col sangue
e l’estorsione. Guai a colui che edifica la città col sangue, rendendosene signore, e fonda
una città sull’iniquità e poi vi stabilisce la reggia! Hb 2:12 Proprio questo fece
Nabucodonosor: « Non è questa la gran Babilonia che io ho edificata come residenza

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 19


reale? ». Da 4:30 Ma essa è costruita col sangue dei sudditi che egli ha oppresso e con
quello dei popoli confinanti, i cui territori ha invaso illegalmente. Quindi, essa è fondata
sull’iniquità, in forza di leggi ingiuste promulgate per la sua sicurezza. Guai a colui che fa
così, perché paesi e città costruite in tal guisa non potranno mai essere stabili. Cadranno,
e i fondatori saranno sepolti sotto le loro rovine. Babilonia, costruita col sangue e l’iniquità,
non durò a lungo. Il giorno della sua caduta venne ben presto, e allora si compì questa
maledizione, quando quella profezia esposta come evento storico già avvenuto dimostrò,
in effetti, la propria storicità: Caduta, caduta è Babilonia! Is 21:9 La distruzione di quella
città fu: 1 Un’onta per i Caldei, che s’erano dati gran pena e avevano speso ingenti
somme per fortificarla. Ecco, questo non procede egli dall’Eterno che i popoli che si sono
dati tutta questa pena per difendere la città s’affatichino per il fuoco, vedano date alle
fiamme le fortificazioni nella cui robustezza fidavano e si sforzino inutilmente di salvarle?
Hb 2:13 Altrimenti: nei loro sforzi per conseguire ricchezze e onori terreni, si impegnano
duramente e si espongono a grandi rischi, proprio come fanno quelli che lavorano da
presso al fuoco. Il peggio che si possa dire che accada agli operai impegnati nella vigna di
Dio è che portino il peso della giornata e il caldo. Mt 20:12 Invece quelli che sono
impazienti di raggiungere i loro obiettivi terreni si affaticano per il fuoco e si rendono
completamente servi delle loro cupidigie. Al mondo non v’è schiavitù peggiore di quelli che
sono soggetti al potere di desideri che li governano. E qual è la loro fine? Anche se si sono
dati un mondo di pena, ricevono una ben misera ricompensa. Infatti, alla fin fine si sono
affaticati per nulla. Erano stati avvertiti che si trattava di vanità, e quando rimarranno
delusi da tali e in tali cose, dovranno riconoscere che era ancor peggio che vanità:
addirittura tormento di spirito. Ec 1:14 D 2 Un onore per Dio, un Dio caratterizzato da
giustizia imparziale e potenza irresistibile. In occasione della rovina della monarchia caldea
(evento di cui tutto il mondo non potrà non prendere nota) la terra sarà ripiena della
conoscenza della gloria dell’Eterno. Hb 2:14 Il Signore è conosciuto per effetto di questi
giudizi da lui esercitati, soprattutto quando egli mira tutti i superbi e li abbassa, e in tal
modo dimostra d’essere il solo Dio. Gb 40:11,12 Vedi quale sia il bene che Dio produce
quando umilia e sommerge la gloria dei terreni: in tal modo egli manifesta e magnifica la
sua gloria, e così riempie la terra della conoscenza d’essa in modo completo, proprio come
accade per le acque che coprono il fondo del mare, recondito e distante, che non sarà mai
prosciugato fino alla fine dei tempi. Tale è la luce della conoscenza della gloria di Dio che
rifulge nel volto di Gesù Cristo e che ci viene trasmessa dall’Evangelo. 2Co 4:6 Tale fu la
conoscenza della sua gloria prodotta dalla rovina di Babilonia. Notiamo: molti che non
intendono imparare la conoscenza della gloria di Dio in forza dei giudizi della sua bocca,
saranno costretti a conoscerla e a prenderne atto per effetto dei giudizi della sua mano.

Hb 2:15-20

I tre punti precedenti sui quali sono fondate queste invettive sono molto simili fra di loro. I
criminali sotto accusa sono oppressori ed estortori, che acquistano ricchezze con la rapina
e l’ingiustizia. Qui si ripete esattamente Hb 2:17 quello che s’era detto più sopra, nel
versetto 8. Infatti questo è il crimine principale sul quale viene posta la maggiore enfasi, a

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 20


motivo del sangue umano sparso, sangue innocente sparso barbaramente e
ingiustamente, un fatto che grida vendetta. È a motivo del sangue umano sparso, della
violenza fatta ai paesi, alle città e a tutti i loro abitanti, una cosa della quale prima o poi
Dio chiederà conto, come assertore del diritto e vendicatore dei torti. Qui però abbiamo
altri due punti, di natura diversa, che comportano minacce per tutti quelli che in generale
ne sono interessati e particolarmente per i re di Babilonia, per opera dei quali il popolo di
Dio sarà catturato e reso prigioniero.

I. Qui vengono imputati e condannati i promotori dell’ubriachezza. Baldassar era uno di


questi. Si trovava in quello stato, particolarmente quella stessa sera in cui fu adempiuta la
profezia di questo capitolo, con la fine della sua vita e del regno, quando egli bevve del
vino in presenza dei mille, Da 5:1 cominciando i brindisi e costringendo gli altri a imitarlo.
Forse questa fu una delle ragioni per cui i monarchi di Persia, che vennero dopo, imposero
l’ordine di non forzare alcuno a bere, ma che a ciascuno si lasciasse fare secondo la
propria volontà (come vediamo in Et 1:8). Infatti, nei casi dei re di Babilonia, essi avevano
visto le perniciose conseguenze di forzare la gente a bere e a ubriacarsi. Tuttavia, questa
minaccia qui è ferma e tremenda contro tutti quelli che si rendono colpevoli di questo
peccato in qualsiasi tempo e luogo, e di chiunque si tratti, dalla reggia alla più squallida
birreria. Osserviamo

1. Chi è il peccatore contro il quale si indirizza questo punto. È colui che dà da bere al
prossimo e lo fa ubriacare. Hb 2:15 Dare da bere a un amico che ne ha bisogno, che è
assetato e povero, anche se fosse soltanto un bicchiere d’acqua fresca offerto a un
discepolo perché è discepolo, oppure a un viaggiatore assetato, e sì, dare una bevanda
forte a colui che sta per perire o del vino a quelli che hanno il cuore pesante, tutti questi
sono esempi di carità che ci vengono richiesti e per i quali riceveremo una ricompensa.
Ebbi sete, e mi deste da bere. Mt 25:35 Ma dare da bere a uno che già ne ha
abbastanza, dargliene più del dovuto, allo scopo di intossicarlo, perché possa fare cose di
cui vergognarsi, parlare sconnessamente, rivelare le sue segrete preoccupazioni, oppure
accettare un affare a suo danno, questa è un’odiosa empietà. Coloro che se ne rendono
colpevoli e ne fanno pratica usuale, che se ne inorgogliscono e ne traggono piacere, sono
ribelli contro il Dio che è in Cielo e le sue sacre leggi, agenti del diavolo dell’inferno e dei
suoi maledetti interessi, nemici degli uomini che stanno sulla terra, del loro onore e del
loro bene. Sono come il figlio di Nebat, che, con il suo peccato, aveva fatto peccare
Israele. 1Re 16:26 Diod. Spingere altri all’ubriachezza, mettere davanti a loro una
bottiglia affinché restino irretiti dal vino quando rosseggia e scintilla nel calice, Pr 23:31
oppure forzarli con le regole della compagnia (erigendosi in pratica a regole della
compagnia) a bere molti bicchieri, vuol dire fare tutto il possibile, e forse più di quanto ci
si renda conto, per uccidere l’anima e il corpo. Coloro che si comportano così hanno molto
di cui dover rendere conto.

2. Qual è la sentenza pronunciata contro di lui. Qui c’è una minaccia Hb 2:15 e una
punizione Hb 2:16 particolarmente conformi al peccato.

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 21


(a) Ha messo la coppa dell’ubriachezza in mano al suo prossimo? « La coppa dell’ira e del
tremore, la coppa della destra dell’Eterno farà il giro fino a te ». La potenza di Dio sarà
armata contro di te. Quella coppa che è andata in giro fra le nazioni, per farne una
desolazione, oggetto di stupore e di esclamazioni, che le ha fatte inciampare e cadere in
modo tale da non potersi più rialzare, alla fine sarà messa in mano al re di Babilonia,
secondo quanto è stato predetto. Gr 25:15,16,18,26,27 Allo stesso modo, alla Babilonia
del Nuovo Testamento, che ha fatto bere alle nazioni la coppa delle sue fornicazioni, sarà
dato da bere del sangue, perché di questo essa è degna. Ap 16:6 18:3,6

(b) Si è divertito a gettare il prossimo nel vituperio? Egli stesso sarà coperto di disprezzo.
« Tu sarai saziato d’onta anziché di gloria. Sarai colmato d’onta più di quanto non sia mai
stato colmato di gloria. Tutta la gloria della quale sei stato coperto servirà soltanto a
rendere la tua vergogna più odiosa a te e più vergognosa agli occhi altrui. Bevi anche tu la
coppa del tremore. Anche tu sarai esposto al terrore e alla codardia, il che sarà come
mettere allo scoperto le tue nudità, a tua vergogna. Tutti quelli che ti stanno attorno ti
colmeranno di disprezzo e l’ignominia coprirà la tua gloria, quella gloria della quale ti
vantavi: la tua dignità, ricchezza e potenza. Quelli che tu hai fatto ubriacare ci
vomiteranno sopra. Infatti, la violenza fatta al Libano e la devastazione che spaventava le
bestie ricadranno su te. Hb 2:17 Sarai cacciato e inseguito con furia, come si fa con le
bestie selvatiche del Libano, sarai colpito come loro e della tua caduta si farà un
passatempo. Poiché tu sei stato come una di quelle bestie che incutono paura, essi
trionferanno, quando avranno avuto ragione di te ». Altrimenti: « È per la violenza che hai
usato contro il Libano (e cioè, contro la terra d’Israele, De 3:25) e il Tempio, Za 11:1 che
adesso Dio fa i conti con te. Quello è il peccato che adesso ti copre ».

II. Qui sono imputati e condannati i promotori dell’idolatria. Anche questo era un peccato
del quale Babilonia era notoriamente colpevole, essendo madre delle meretrici. Ap 17:5
Baldassar, nelle sue gozzoviglie, diede gloria ai suoi idoli. Per tale ragione, ecco qui una
maledizione contro di lei, e in lei, contro tutti quelli che fanno lo stesso, e particolarmente
contro la Babilonia del Nuovo Testamento. Ora qui osserviamo,

1. Cosa fanno costoro per promuovere l’idolatria. Vanno in delirio per i loro idoli. Questo è
ciò che si dice dei Caldei. Gr 50:38 Infatti:

(a) Posseggono una gran varietà di idoli, immagini scolpite e fuse, in modo che ognuno
possa scegliere quella che gli piace di più.

(b) Hanno idoli bellissimi e originali nella fattura. L’artefice che li ha scolpite ha fatto il suo
lavoro in modo ammirevole; colui che ne ha concepito il modello, l’ha fatto in modo da
dargli il maggior significato.

(c) Affrontano ingenti spese per abbellirle e adornarle. Le ricoprono d’oro e d’argento.
Poiché queste sono cose che la gente ama e ammira dovunque le veda, essi ricoprono gli
idoli in questo modo, per attrarre nel modo più efficace l’adorazione dei figli di questo
mondo.

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 22


(d) Nutrono grandi aspettative su di loro. L’artefice confida nel suo lavoro proprio come se
si trattasse di un dio, ripone in esso la sua fiducia e gli rende onore come al suo dio. Gli
adoratori di Dio danno onore a lui, offrendo a lui le loro preghiere, e attendono istruzioni e
direttive da lui. Invece questi tributano tali onori ai loro idoli. 1 Li pregano. Al legno,
dicono: « Svegliati in nostro soccorso, destati per ascoltare le nostre preghiere ». Alla
pietra muta: « Levati e salvaci! ». Proprio come fa la Chiesa all’indirizzo del suo Dio:
« Risvegliati! Perché dormi, o Signore? Destati! ». Sl 44:23 Considerano le loro immagini
come delle divinità, pregandole. Salvami, poiché tu sei il mio dio! Is 44:17 Deos qui rogat
ille facit—L’oggetto al quale l’uomo rivolge preghiere, quello è per lui un dio. 2 Li
consultano come degli oracoli, e si aspettano d’esserne diretti e istruiti. Chiedono alla
pietra muta, che non può parlare, di istruirli. Cose che vengono proferite da demoni
immondi, o quanto meno, da preti empi che fanno parlare l’immagine, essi le ricevono con
ogni venerazione, come se fossero di autorità divina, e sono ben disposti a esserne
governati. In questo modo l’idolatria è piantata e propagata sotto le ingannevoli forme
della religione e della devozione.

2. Come sia smascherata la loro assoluta stupidità. Nel predire la liberazione del suo
popolo da Babilonia, Dio manifestò pienamente, per mezzo di Isaia, la vergognosa
stupidità e vacuità degli idolatri. Lo stesso fa il profeta in questo passo, essendo analoga
l’occasione.

(a) Una volta che siano state realizzate, le loro immagini non sono altro che materia
bruta, la categoria più bassa della creazione. Tutte le spese che affrontano non possono
farle avanzare di un solo passo. Sono assolutamente prive di sentimenti o ragione, senza
vita e senza parola. Gli idoli non sono che idoli muti, pietra muta, in essi non v’è spirito
alcuno, e dunque anche la bestia più piccola, in cui si trovi respiro e movimento, è più
eccellente di loro. Non hanno neanche lo spirito che può avere una bestia.

(b) Non hanno possibilità di fare alcun bene ai loro adoratori. A che giova l’immagine
fusa? Hb 2:18 Anche se si tratta di semplice materia, se si presentasse sotto qualche altra
forma, potrebbe avere qualche utilità alla vita; ma essendo formata sotto sembianze di
divinità, non serve proprio a nulla e non può fornire il minimo beneficio ai suoi servitori.
Anzi,

(c) Non solo è lungi dal poter essere di qualche utilità, ma per giunta li tiene sotto il
potere di un grande inganno. Costoro pensano che potrà dare insegnamenti, ma in realtà
essa insegna la menzogna, perché rappresenta Dio come se avesse un corpo, come un
essere finito, visibile e dipendente, mentre egli è uno Spirito infinito, invisibile e sufficiente
a se stesso. Al contrario, tali cose confermano quelli che si danno a vane immaginazioni
nelle false convinzioni che hanno di Dio, suggerendo l’idea che Dio sia qualcosa di
precario, secondo il piacimento dell’uomo. Se possiamo dire: « Tu sei Dio » all’opera delle
nostre mani, possiamo dire lo stesso a qualsiasi altra creatura di nostra invenzione, anche
se fosse stravagante come la chimera. Un’immagine non è altro che una dottrina di vanità,
menzogna, lavoro d’inganno. Gr 10:8,14,15 Dunque, è facile comprendere quale sia la

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 23


religione e quali siano gli scopi di quelli che raccomandano tali insegnanti di bugie come se
fossero libri di testo, da studiare e dai quale trarre direzioni, dopo che questi stessi hanno
relegato il libro delle Scritture a una lingua sconosciuta.

3. Come il popolo di Dio trionfi in lui, e quindi si sostenga, mentre gli idolatri gettano
vergogna su se stessi. Ma l’Eterno è nel suo tempio santo. Hb 2:20

(a) Poiché la ròcca loro non è come la nostra Ròcca. De 32:31 Le loro rocche non sono
che idoli muti, la nostra è Jehovah, un Dio vivente che è quello che è, e non, come i loro,
quello che piace agli uomini. Egli abita nel suo Tempio santo, in Cielo, la residenza della
sua gloria, al quale abbiamo accesso non nei modi che noi stessi abbiamo inventato, ma in
quello da lui stesso istituito. Il nostro Dio è nei cieli (Sl 115:3; cfr. Sl 11:4).

(b) La moltitudine dei loro dèi che essi hanno stabilito e che si prendono tutta questa
pena di sostenere, non può detronizzare il nostro Dio. Egli è e rimarrà sempre nel suo
Tempio santo, glorioso in santità. Anche se hanno devastato il suo Tempio di
Gerusalemme, egli ha un altro Tempio, in alto, fuori dalla portata della loro furia e
malvagità, ma raggiungibile dalla fede e dalle preghiere del suo popolo.

(c) Il nostro Dio ridurrà al silenzio tutto il mondo davanti a sé. Renderà gli idolatri muti
come le pietre che adorano, mettendo davanti a loro la loro stessa follia e coprendoli di
vergogna. Metterà a tacere l’ira degli oppressori e fermerà la loro furia contro il suo
popolo.

(d) È dovere del suo popolo stare davanti a Dio in silenziosa adorazione Sl 65:1 e
aspettare con pazienza che egli si manifesti per salvare, nei modi e nei tempi che sono
suoi. Ogni carne faccia silenzio in presenza dell’Eterno! Za 2:13

Habacuc 3

Continua il dialogo fra Dio e il suo profeta. Nel primo capitolo, era quest’ultimo che parlava
a Dio, poi Dio parlava a lui, e poi di nuovo lui a Dio. Nel secondo, c’è solo Dio che parla a
lui per mezzo dello Spirito di profezia. In questo ultimo capitolo, è solo il profeta che parla
a Dio per mezzo dello Spirito di preghiera. Infatti, non intende essere lui a interrompere la
comunicazione, da buon figlio di Abramo, il quale non tornò alla sua dimora, se non dopo
che l’Eterno ebbe finito di parlare con lui. Ge 18:33 In questo capitolo, la preghiera del
profeta è un’imitazione dei salmi di Davide, perché è sul tono delle lamentazioni (NR.) e
destinata a essere suonata con strumenti musicali. La preghiera viene messa per iscritto
per uso della Chiesa, e particolarmente, dei Giudei in cattività che avrebbero atteso la
liberazione promessa dalla visione del capitolo precedente.

I. Chiede con fervore a Dio di aiutare e soccorrere il suo popolo nell’afflizione, affrettarne
la liberazione e nel frattempo, confortarlo. Hb 3:2

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 24


II. Richiama alla mente le esperienze passate che la Chiesa ha fatto delle gloriose e
misericordiose manifestazioni di Dio in suo favore, quando egli li trasse fuori d’Egitto
attraverso il deserto, fino a Canaan, e operò per lui numerose liberazioni. Hb 3:3-15

III. Si affligge di santa preoccupazione per i presenti problemi della Chiesa, ma incoraggia
se stesso e altri a sperare che alla fine ogni cosa finirà bene e gloriosamente, nonostante i
mezzi visibili vengano meno. Hb 3:16-19

Hb 3:1,2

Questo capitolo è intitolato: Preghiera del profeta Habacuc. È una meditazione interiore,
un’intercessione per la Chiesa. I profeti erano uomini di preghiera, e anche questo lo era.
È profeta; ed egli pregherà per te. Ge 20:7 A volte essi pregavano anche in favore delle
persone contro le quali avevano profetizzato. Coloro che avevano un’intima conoscenza
del pensiero di Dio circa gli eventi futuri sapevano meglio di altri come dare ordine alle
proprie preghiere, per che cosa pregare, e in vista di tempi di travaglio, potevano lasciare
un deposito di orazioni che potessero ricevere benevola risposta. In questo modo, con le
loro preghiere potevano continuare a essere utili alla Chiesa anche dopo che la loro
profezia fosse cessata. Già in passato, questo profeta aveva trovato che Dio era pronto a
rispondere alle sue richieste e lamentele, e quindi, adesso torna a rivolgersi a lui. Poiché
egli ha inclinato verso noi il suo orecchio, noi dobbiamo risolverci a invocarlo per tutto il
corso dei nostri giorni. Sl 116:2

1. Il profeta prende in considerazione la risposta di Dio alle rimostranze che egli ha già
fatto, ed espone l’effetto che tale risposta ha avuto su di lui. « O Eterno, io ho udito il tuo
messaggio, oppure (secondo alcuni) ciò che tu mi hai fatto udire, il decreto che è stato
emanato riguardo all’afflizione del tuo popolo. L’ho ricevuto, ed esso sta davanti a me ».
Notiamo: coloro che intendono rivolgersi correttamente a Dio devono osservare con
attenzione e tenere presenti le sue parole. Habacuc aveva detto: « Io starò attento a
quello che l’Eterno mi dirà ». Adesso dichiara: « O Eterno, io ho udito il tuo messaggio ».
Se volgiamo un orecchio sordo alla Parola di Dio, non possiamo non aspettarci che egli
opponga un orecchio sordo alle nostre preghiere. Pr 28:9 L’ho udito e son preso da
timore. I messaggi che provengono direttamente dal Cielo usualmente gettano nella
costernazione anche gli uomini migliori e più integri. Mosè, Isaia e Daniele furono tutti
spaventati e tremanti. Eb 12:21 Ma oltre a questo, nel caso attuale ciò che intimoriva il
profeta era proprio il contenuto del messaggio, giacché egli udiva quanto sarebbe stato
gettato in basso il popolo di Dio, sotto lo strapotere dei Caldei, e quanto a lungo sarebbe
continuata quella sottomissione. Temeva quindi che il loro spirito venisse meno e che la
Chiesa, rimanendo tanto a lungo in così misero stato, fosse completamente distrutta,
annientata e perduta.

2. Prega con fervore che a cagion degli eletti quei giorni siano abbreviati, oppure che le
tribolazioni di quei giorni siano mitigate e addolcite, o ancora, che il popolo di Dio sia
sostenuto e confortato in mezzo a tali cose. Sa che il corso degli anni sarà lungo. Forse in
questo caso si riferisce ai settant’anni fissati per la durata della cattività. Quindi, così si

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 25


esprime: « Signore, fa’qualcosa in nostro aiuto, nel corso degli anni, gli anni della nostra
distretta. Anche se non saremo liberati e i nostri oppressori non saranno distrutti, non
lasciare che siamo del tutto abbandonati e scacciati ».

(a) « Fa’qualcosa a sostegno della tua causa, da’vita all’opera tua, alla Chiesa (questa
infatti è l’opera della mano di Dio, formata da e per lui), falla rivivere, anche in mezzo alla
distretta. Sl 138:7,8 Concedi al tuo popolo un po’di respiro in mezzo al servaggio. Ed 9:8
Sl 85:6 Mantieni in vita la tua opera (così, alcuni). Anche se la Chiesa è punita, non sia
uccisa del tutto. Anche se non avrà la sua libertà, che continui a vivere, che un rimanente
sia tenuto in vita, per essere seme di una generazione successiva. Ravviva in noi l’opera
della tua grazia, santificando per noi le prove e sostenendoci in mezzo a esse, fino a che
non giunga il tempo prefissato per la nostra liberazione. Qualunque cosa ci accada, anche
se dovessimo essere ossa morte e secche, Signore, fa che la tua opera possa rivivere, e
che non sia sommersa, annichilita e distrutta ».

(b) « Fa’qualcosa in difesa del tuo onore. Nel corso degli anni, fatti conoscere, renditi
noto, perché al momento, in verità tu sei un Dio che ti nascondi. Is 45:15 Fa’conoscere la
tua potenza, la tua pietà, le promesse, il tuo provvidenziale governo del mondo per la
sicurezza e il benessere della tua Chiesa. Se anche noi stessi siamo sepolti nell’anonimato,
tu, Signore, fa’conoscere te stesso. Qualunque cosa accada a Israele, il Dio d’Israele non
sia dimenticato nel mondo, ma si manifesti nel bel mezzo degli anni bui, già prima della
sua completa rivelazione finale ». Quando nel corso degli anni della cattività Dio custodì
miracolosamente i tre giovani nella fornace ardente e umiliò Nabucodonosor, allora questa
preghiera fu esaudita. Egli fece conoscere l’opera sua nel corso degli anni.

(c) « Fa’qualcosa per alleviare le sofferenze del tuo popolo. Nell’ira, ricordati d’aver pietà,
e questa pietà, falla conoscere. Mostraci la tua benignità, o Eterno! ». Sl 85:7 Nelle prove
che li affliggono, i figli di Dio vedono i segni della sua disapprovazione, che le aggrava.
Nella coppa d’amarezza, c’è dell’ira. Questo è quello che essi lamentano, e per questo
motivo pregano con fervore che nell’ira egli ricordi d’aver pietà di loro, che si manifesti
come Dio di misericordia, una misericordia di cui essi sono i recipienti. Notiamo: neanche
quelli che sono oggetto dei segni dell’ira di Dio devono disperare della sua misericordia.
Alla misericordia, alla pura misericordia dobbiamo fare ricorso per avere rifugio. Solo in
essa dobbiamo rifugiarci, come nostra unica risorsa. Il profeta non dice: « Signore, ricorda
i nostri meriti », ma piuttosto: « Ricordati d’aver pietà ».

Hb 3:3-15

Nota del traduttore: Si tenga presente che per i riferimenti al testo biblico di questa
sezione del libro di Habacuc è stata adottata la traduzione Nuova Diodati, che similmente
a quella utilizzata dall’autore (King James) rende al passato tutte le azioni descritte. In
tempi di distretta, e quando si sia prossimi a cadere nella disperazione, è stato uso del
popolo di Dio cercare aiuto nel rifarsi alle esperienze del passato e nel riviverle, ripensando
ai giorni antichi, agli anni dei tempi passati Sl 77:5 e ricordandole davanti a Dio, in
preghiera, così come talvolta egli stesso si compiace di ricordarle al popolo stesso. Allora il

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 26


suo popolo si ricordò dei giorni antichi. Is 63:11 Questo è ciò che fa il profeta in questo
passo, riguardando indietro, fino alla prima formazione del popolo, quando esso fu tratto
in modo miracoloso fuori dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù, attraverso il deserto, per
un paese d’aridità, Gr 2:6 fino a Canaan, che era allora dominio di potenti nazioni. Colui
che li condusse là, in mezzo a tali difficoltà, adesso li può trarre fuori da Babilonia,
nonostante i grandi ostacoli che possano frapporsi nel cammino. Queste opere
meravigliose anticamente eseguite vengono qui descritte nel modo più magnifico, a
maggiore incoraggiamento della fede del popolo di Dio nelle presenti distrette.

I. Dio apparve nella sua gloria, come mai fatto né prima né dopo. Dio veniva da Teman, il
Santo dal monte Paran. Hb 3:3,4 Questo si riferisce alla visibile manifestazione della
gloria di Dio dimostrata quando egli diede la legge sul monte Sinai, come si vede da De
33:2, le cui espressioni qui sono prese a prestito. L’Eterno dunque scese sul monte Sinai
in una nuvola Eso 19:20 e la sua gloria fu come un fuoco consumante, non solo per dare
forza alla legge che gli diede in quel luogo, ma anche per proclamare la liberazione che
aveva operato in loro favore e per magnificarla. Infatti, le prime parole che egli disse in
quel caso furono: « Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese d’Egitto. Io che
mi manifesto in questa gloria, sono l’autore di quell’opera ». Allora la sua gloria copriva i
cieli, che risplendettero del riflesso di quella gloriosa apparizione, mentre anche la terra fu
piena della sua lode, o del suo splendore, come altri traducono. Il popolo che stava a
distanza vide la nuvola e il fuoco sulla vetta del Sinai, e lodò il Dio d’Israele. Oppure
significa che la terra fu piena di quelle opere di Dio che dovevano essere lodate. Il suo
splendore era come la luce, come la luce del sole quando avanza nella sua forza. Dei raggi
(letteralmente, dei corni) si sprigionavano dalla sua mano; ivi era nascosta la sua potenza.
Hb 3:4 R Tutt’intorno a lui, dardeggiavano raggi di gloria, e fu proprio prendendo a
prestito alcuni di questi raggi che il volto di Mosè risplendette quando egli scese dal monte
della gloria. Per “corni” (i due corni, giacché il numero è di due) che si sprigionavano dalla
sua mano, alcuni intendono le due tavole della legge, che pur essendo di pietra, forse
irradiarono gloria quando Dio le consegnò a Mosè. Quelle tavole erano ornate di raggi
dorati, e la cosa concorda con De 33:2: dalla sua destra usciva per essi una legge di
fuoco. Si aggiunge che là, nei raggi che emanavano dalla sua mano, era nascosta la sua
potenza. Paragonate a tutto quello che Dio sarebbe stato in grado di fare, anche le
operazioni della sua potenza nascondevano il suo potere più di quanto non lo
manifestassero. I segreti della sua potenza, come quelli della sua sapienza, sono infiniti.
Gb 11:6

II. Dio mandò piaghe sull’Egitto, per umiliare l’orgoglioso Faraone e obbligarlo a lasciar
andare il popolo. Davanti a lui camminava la pestilenza, quella piaga che in una stessa
notte colpì a morte tutti i primogeniti d’Egitto, e dei carboni ardenti si sprigionavano ai
suoi passi, Hb 3:5 K. J. quando, nella piaga della grandine, del fuoco guizzava del
continuo tra la grandine stessa. Eso 9:24 Oppure, erano pestilenze ardenti (secondo la
nota al margine). In questo caso, alcuni pensano che ci si riferisca a quelle pestilenze che
devastarono l’Egitto, e altri, a quelle che furono lo strumento per la decimazione dei

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 27


Cananei davanti a Israele. Queste calamità stavano ai suoi passi, cioè, accompagnavano la
sua venuta, erano ai suoi comandi. Dio dice loro: « Venite! », ed esse vengono. Ordina:
« Fate questo! », ed esse lo fanno.

III. Assegnò la terra di Canaan al suo popolo Israele e cacciò i pagani davanti a loro. Egli
si fermava e misurava la terra, per assegnarla in eredità al suo popolo Israele. Hb 3:6
Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli di Adamo, egli
fissò i confini dei popoli, in base al numero dei figli d’Israele. De 32:8,9 Disperse le
nazioni che avevano il possesso di quella terra. Sebbene si fossero alleate contro Israele,
Dio le disperse e le sconfisse davanti al suo popolo. Oppure, esercitò una potenza tale da
mandare in frantumi tutte le nazioni della terra. Allora i monti eterni si disperdevano, i colli
antichi si abbassavano. I potenti principi e i notabili di Canaan, che sembravano così alti,
forti e stabili come monti e colline, furono fatti a pezzi e completamente vinti, insieme ai
loro regni. Oppure ancora, la potenza di Dio fu esercitata al punto da scuotere monti e
colli. In effetti, il Sinai tremò, insieme ai colli che lo attorniavano. cfr. Sl 68:7,8 A tutto
questo, si aggiunge che le sue vie sono eterne, il che sta a significare che le mosse della
sua Provvidenza sono secondo i suoi consigli eterni e che lui è sempre lo stesso, ieri come
oggi. Il suo patto è immutabile e la sua misericordia dura per sempre. Quand’egli disperse
le nazioni di Canaan, si videro nell’afflizione le tende di Cusan, e i padiglioni del paese di
Madian tremavano (ND.). Tutti gli abitanti dei paesi vicini erano in allarme, e anche se non
rientravano nell’incarico di distruzione dato a Israele e i loro territori non facevano parte di
quelli assegnati a Israele stesso, dato che la casa dei vicini bruciava, essi vedevano in
pericolo la loro, e quindi erano presi da grande tremore. Hb 3:7 Balac re di Moab si trovò
in quello stato. Nu 22:3,4 Alcuni pensano che il riferimento alle tende di Kushan, o Cusan
Hb 3:7 Diod. riguardi l’afflizione che le colse quando, ai tempi del giudice Otniel, l’Eterno
gli diede nelle mani Cusan-Risataim, Gc 3:8 e che quello ai padiglioni del paese di Madian
che tremavano riguardi il sogno in cui, ai tempi del giudice Gedeone, essi furono distrutti
da una pagnotta d’orzo. Gc 7:13

IV. Dio divise il Mar Rosso e il Giordano che erano d’ostacolo all’avanzata d’Israele, e allo
stesso tempo, fece sgorgare un fiume dalla roccia, quando Israele ne ebbe bisogno. Hb
3:8 Si sarebbe potuto pensare che Dio fosse adirato contro i fiumi e che il suo sdegno
fosse contro il mare, visto che li aveva costretti a fare largo e a fuggire onde avanzare sui
suoi cavalli, sui suoi carri di vittoria, come generale in capo del suo esercito, potente a
salvare. Notiamo: i carri di Dio non sono tanto carri da cerimonia a sua gloria, quanto carri
di salvezza per il suo popolo. È sua gloria essere il salvatore d’Israele. A questi stessi
eventi sembra che si riferisca anche il versetto 15: « Con i tuoi cavalli hai camminato
attraverso il mare, il Mar Rosso, nella nuvola e nella colonna di fuoco (questo era il suo
carro, guidato da angeli). In tal modo hai camminato al sicuro, e in modo da adeguarti al
passo lento che poteva tenere Israele, proprio come Giacobbe, che andava lentamente
perché teneva conto dei ragazzi e del bestiame. Tu hai camminato attraverso un mucchio
di molte acque, e allo stesso modo, Israele è stato condotto sull’abisso come un cavallo
attraverso il deserto ». cfr. Is 63:13,14 Quando essi giunsero alle porte di Canaan,

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 28


l’uragano d’acqua è passato, il che si riferisce al fatto che il Giordano, che a quel tempo
straripava oltre tutte le sue rive, fu diviso (Giosuè 3:15). Notiamo: quando le difficoltà che
si frappongono al compimento della salvezza d’Israele sembrano più insuperabili, quando
giungono al culmine e straripano, Dio può comunque averne ragione, attraversarle e
vincerle. Allora l’abisso ha fatto udire la sua voce, proprio come avvenne quando il Mar
Rosso e il Giordano furono divisi, allorché le acque ruggirono e fecero udire il loro fragore,
come se fossero consapevoli dell’impedimento che si frapponeva al loro corso naturale e
se ne dolessero. L’abisso ha levato in alto le mani (infatti, le acque si fermarono e si
elevarono in un mucchio-Giosuè 3:16), come se volesse opporsi agli ordini ricevuti. Esso
ha fatto udire la sua voce e i nnalzato i suoi flutti, ma invano. Infatti, l’Eterno è potente ne’
luoghi alti. Sl 93:3,4 Nel ricordare la divisione del mare e del Giordano, si fa di nuovo
cenno al tremore dei monti, come se il fermo imposto alle acque desse uno scossone
anche alle alture circostanti. Queste cose sono messe insieme: quando il mare lo vide e
fuggì, e il Giordano tornò addietro, i monti saltarono come montoni, i colli come agnelli. Sl
114:3,4 L’intera creazione dovette arrendersi, la terra e le acque tremarono alla presenza
del Signore, alla presenza dell’Iddio di Giacobbe. Ma, come parafrasa il signor Cowley,
fuggi dove vuoi, mare, e tu corrente del Giordano, cessa. Di voi non c’è alcun bisogno,
perché alla parola di Dio, non appena gli piaccia, le rocce daranno acque nuove, al posto
delle vostre. Tu hai diviso la terra con i fiumi. Hb 3:9 Nel deserto si formarono dei canali
che sembrarono fendere la terra, quando in essi corsero le acque sgorgate dalla roccia per
rifornire l’accampamento d’Israele, roccia che li seguiva in tutti i loro trasferimenti.
Notiamo: il Dio della natura può cambiare e controllare le forze della natura, come a lui
piace, trasformando l’acqua in cristalli di roccia e la roccia in acqua cristallina.

V. Fermò il corso del sole e della luna, per favorire e rendere complete le vittorie d’Israele.
Hb 3:11 In effetti, a seguito della preghiera di Giosuè, il sole si fermò, e la luna rimase al
suo luogo, di modo che i Cananei non godessero del favore della notte per fuggirsene.
Quegli astri rimasero fermi nella loro dimora in cielo, cfr. Sl 19:4 gettando lo sguardo su
Gabaon e sulla valle d’Aialon, dove stava prendendo corpo l’opera di Dio, e dove essi ne
contemplavano le mosse, sebbene da così grande distanza. Il sole e la luna sono rimasti
nella loro dimora; alla luce delle tue frecce si sono mossi veloci, al lampeggiare della tua
lancia sfolgorante. Il sole e la luna seguirono l’esercito d’Israele per favorirlo. Seguirono le
indicazioni fornite dalle frecce scoccate da Dio (in questa funzione, simili a quelle di
Gionatan, 1Sa 20:20) e qualunque fosse la via indicata dalla sua lancia sfolgorante (la cui
splendida luce essi riconoscevano essere ancora più forte della loro), in quella direzione
rivolgevano le loro influenze, benigne per Israele e malefiche per i nemici, proprio come
quando gli astri, nel loro corso, combatterono contro Sisera. Gc 5:20 Notiamo: anche i
corpi celesti sono al comando di Dio, proprio come la terra e il mare, e quando a lui piace,
sono anche al servizio d’Israele.

VI. Egli portò avanti e compì le vittorie d’Israele sulle nazioni di Canaan e sui loro re.
Uccise re potenti e famosi. Sl 136:17,18 Su questo punto si insiste ampiamente, come
argomento appropriato, davanti a Dio, per dare forza alla richiesta presente, perché egli li

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 29


ristabilisca in quella terra della quale erano a suo tempo venuti in possesso a prezzo di un
così alto numero di vite e per mezzo di tanti miracoli.

1. Qui si usano molti modi per ricordare la conquista di Canaan.

(a) Il suo arco fu messo interamente a nudo, tirato fuori dalla custodia per essere usato in
favore d’Israele. Potremmo dire che la sua spada fu sfoderata non solo per un momento,
per incutere paura al nemico e poi essere immediatamente riposta, ma totalmente, fino a
che tutti gli avversari non fossero distrutti.

(b) Percorse la terra, da un capo all’altro, indignato, considerando motivo d’offesa che
quell’empia generazione di Cananei dovesse continuare a possedere una terra così buona.
Egli marciò cum fastidio-con sdegno (così alcuni), spregiando quelle alleanze.

(c) Schiacciò le nazioni nella sua ira, le calpestò, o meglio, le gettò fuori, come frumento
gettato per terra, affinché fossero un cibo per il suo popolo Israele, insieme alle loro
ricchezze. Mi 4:13

(d) Abbatté la testa della casa dell’empio. Distrusse le famiglie dei Cananei e colpì i loro
principi, i capi delle casate. Anzi, recise quei capi, e così demolì quelle case dalle
fondamenta al collo. Sono degli edifici? Vengono rasi al suolo, fino dalle fondamenta. Sono
dei corpi? Saranno sprofondati nel fango fino al collo, di modo che non possano più
venirne fuori o salvarsi. Egli ridusse in pezzi il capo del leviatan. Sl 74:14 Alcuni
riferiscono questa espressione alle vittorie riportate da Cristo su Satana e sulle potenze
delle tenebre, visto che con esse egli esercitò il giudizio fra le nazioni. Sl 110:6

(e) Trafisse con le loro stanghe il capo dei suoi villaggi. Hb 3:14 K. J. Dio trafisse con le
stanghe d’Israele il capo dei villaggi nemici, fossero Egiziani o Cananei. Anche delle
stanghe possono servire come spade, se Dio si compiace di usarle così. « Il nemico s’era
presentato in tutta la sua forza e furia, come un uragano per disperdermi », dice Israele.
« Infatti, molte volte m’hanno oppresso, mi hanno assalito fin dalla mia giovinezza ». Sl
129:1 Quando inseguì Israele fino al Mar Rosso, Faraone si presentò proprio come un
uragano. Lo stesso fecero i re di Canaan quando si allearono contro Israele, mandando
gridi di gioia, come se già divorassero il misero in segreto. Erano assolutamente certi del
successo dell’impresa, come un potente sarebbe certo di annientare il povero che non può
opporgli resistenza. I loro disegni contro il misero erano condotti in segreto. Ma Dio li
disilluse e il loro orgoglio non servì che a rendere ancora più vergognosa la loro caduta, e
più gloriosa la cura di Dio per il povero che gli apparteneva.

(f) Coi suoi cavalli attraversò il mare, un mucchio di molte acque, e cioè, condusse le
vittorie di Israele fino al Mar Grande, che stava sul lato opposto di Canaan, rispetto a
quello attraverso il quale erano entrati nel paese. In tal modo, essi attraversarono tutto il
paese e se ne impadronirono, o meglio, fu Dio che li rese padroni d’esso. Infatti, essi non
conquistarono il paese con la loro spada. Sl 44:3 Ora,

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 30


2. Nel concedere a Israele tutte quelle sanguinose vittorie sui Cananei, Dio aveva in mente
tre cose:

(a) Realizzare la promessa fatta ai padri, secondo il giuramento delle tribù, e cioè, la tua
Parola. Hb 3:9 K. J. Dio aveva giurato di dare questa terra alle tribù d’Israele. Era stato
l’oggetto del giuramento fatto a Isacco, confermato a Giacobbe e tante volte ripetuto alle
tribù: vi darò la terra di Canaan. Era una parola che intendeva adempiere, anche se
Israele era immeritevole De 9:5 e i suoi nemici erano numerosi e potenti. Notiamo: quello
che Dio fa per le sue tribù è conforme al giuramento delle tribù, conforme a quello che egli
ha detto e giurato loro. Infatti, fedele è Colui che ha fatte le promesse. Eb 10:23

(b) Dimostrare benevolenza verso il suo popolo, a motivo della relazione che questo
aveva con lui e della cura che egli nutriva per esso. Tu sei uscito per salvare il tuo popolo.
Hb 3:13 Tutte le forze della natura sono scosse, il corso stesso delle cose è cambiato,
ogni cosa sembra gettata nel disordine, e tutto questo, per la salvezza del popolo di Dio.
Nel mondo, c’è un popolo che è il popolo di Dio, di cui egli ha a mente la salvezza in tutte
le opere della sua Provvidenza. Il cielo e la terra diverranno tutt’uno prima che si spezzi la
catena d’oro della salvezza, alla quale contribuiranno, per mano del governo supremo di
Dio, anche le cose che sembrano meno gradevoli. Fl 1:19

(c) Offrire un tipo e una figura della redenzione del mondo, operata da Gesù Cristo. Tu
uscisti fuori in salute del tuo popolo col tuo Unto, Hb 3:13 Diod Giosuè, che conduceva le
armate di Israele ed era figura di colui del quale portava lo stesso nome: Gesù, il nostro
Giosuè. Ciò che Dio fece in antico per il suo Israele fu eseguito avendo riguardo al suo
unto e per amore del Mediatore, fondatore e fondamento del patto concluso con loro. Fu
una salvezza operata con lui, perché in tutte le opere di salvezza svolte in loro soccorso,
Dio vedeva e riguardava la faccia del suo unto cfr. Sl 84:9 e le operava per mezzo di lui.

Hb 3:16-19

(In questa sezione, riprendiamo l’utilizzo della Riveduta - N. d. T.) In queste poche righe, il
profeta prova nello stesso tempo il massimo del tremore e del trionfo, conformemente alla
varietà delle situazioni e degli stati d’animo che il popolo di Dio può sperimentare in
questo mondo. Nel Cielo non vi sarà più alcun tremore, ma solo trionfi eterni.

I. Il profeta aveva già previsto il successo dei nemici della Chiesa e il lungo permanere dei
suoi guai. Quella vista lo faceva tremare. Hb 3:16 Qui continua con quello che ha già
detto nel versetto 2: « Io ho udito il tuo messaggio, e son preso da timore. Quando ho
udito quali tristi tempi stanno per venire sulla Chiesa, le mie viscere fremono, le mie
labbra tremano a quella voce. Le notizie mi hanno fatto un effetto tale da gettarmi nella
sofferenza più acuta ». Il sangue è refluito verso il cuore a prestargli soccorso mentre
stava per venir meno, e così le estremità del corpo ne rimangono prive, e le labbra
tremano. Anzi, si sentiva così impotente e incapace di reagire, che era come se un tarlo gli
fosse entrato nelle ossa. Non gli rimaneva più alcuna forza. Non riusciva a stare in piedi né
ad andare da alcuna parte. Io tremo qui dove sto: tutto tremava intorno a lui e dentro di

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 31


lui. Era preda dei suoi tremori e intensamente sofferente, come più avanti accadde anche
al nostro Salvatore. La mia carne rabbrividisce per lo spavento di te, e io temo i tuoi
giudizi. Sl 119:120 Immerso nell’accorata preoccupazione per le calamità della Chiesa,
tremava di paura, temendo che alla fine il popolo fosse lasciato in rovina e che il nome
d’Israele fosse cancellato per sempre. Non pensava di doversi vergognare di questo, né di
dover essere rimproverato di scarso coraggio. Sosteneva apertamente d’essere uno di
quelli che tremano davanti alla Parola di Dio, che poi saranno oggetto del suo favore. Io
tremo qui dove sto, per avere riposo nel giorno della distretta. Hb 3:16 K. J. Notiamo:
quando vediamo avvicinarsi un giorno di distretta, dobbiamo preoccuparci di agire di
conseguenza e di fare qualche provvista che ci aiuti a trovare allora riposo. Il miglior modo
per assicurarci tranquillità nei momenti di avversità è quello di tremare nell’animo di fronte
alla Parola di Dio e alle sue minacce. Colui che ha in serbo della gioia per quelli che
seminano con lacrime, Sl 126:5 conserva anche del riposo per quelli che tremano davanti
a lui. La buona speranza che ci è data per la sua grazia 2Te 2:16 è fondata su un santo
timore. Noè, mosso da pio timore, tremando nel suo animo a motivo dell’avvertimento del
diluvio imminente, preparò un’arca come luogo di riposo nel giorno della sciagura. Il
profeta ci comunica ciò che dice nei suoi tremori. Teme il momento in cui il nemico salirà
contro il popolo per assalirlo, il momento in cui i Caldei verranno contro il popolo d’Israele,
invaderanno il paese, lo circonderanno, faranno irruzione e lo faranno a pezzi. Il suo grido
è: « Siamo completamente distrutti. L’intera nazione dei Giudei è perduta per sempre ».
Notiamo: quando le cose sembrano andar male, siamo troppo proclivi a esagerarle e a
vedere soltanto il peggio.

II. Egli stesso aveva considerato le esperienze della Chiesa nei tempi passati, osservando
quali grandi cose Dio avesse fatto in suo favore, e così anche qui si riprende dalle sue
paure, e non solo ritrova pace, ma è trasportato in un impeto di santa gioia, con
l’attitudine di un “nonostante”, cioè a dispetto delle calamità che vedeva avvicinarsi.
Questi sentimenti non li esprime soltanto a titolo personale, ma anche a nome di ogni
Israelita fedele.

1. Immagina la rovina d’ogni conforto e di ogni gioia per tutte le creature, non soltanto di
tutte le delizie di questa vita, ma addirittura delle cose più essenziali. Hb 3:17 La carestia
è uno degli effetti naturali della guerra e coloro che la soffrono per primi e con maggior
forza sono proprio quelli che stanno tranquilli e quieti. All’arrivo dell’esercito caldeo, il
profeta e i suoi amici saranno derubati e privati di tutto ciò che hanno. Oppure, si
immagina nel bisogno a causa del clima avverso e inclemente, o per qualche intervento
diretto della mano di Dio. Oppure ancora, potrebbe riferirsi ai deportati in Babilonia, che
non godono di quell’abbondanza di beni che avevano nel proprio paese.

(a) Suppone che gli alberi da frutto appassiscano e divengano sterili. Il fico (che li forniva
di gran quantità di cibo, tanto che spesso leggiamo di schiacciate di fichi) non fiorirà
nemmeno. Non ci sarà più frutto nelle vigne, dalle quali traevano la bevanda che
rallegrava il loro cuore. Immagina che il prodotto dell’ulivo fallirà, l’olio che per loro era il

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 32


condimento essenziale, come per noi è il burro. Secondo la nota al margine, il prodotto
dell’ulivo mentirà, cioè le loro attese saranno deluse.

(b) Immagina che anche il frumento verrà meno. I campi non daranno più cibo. E poiché
anche il re alla fin fine dipende dai campi, cfr. Ec 5:9 se le produzioni vengono meno, tutti
ne soffrono la mancanza.

(c) Suppone che il bestiame perisca per mancanza di quel cibo che i campi dovrebbero e
che non riescono a produrre, oppure per qualche malattia, o infine, che sia distrutto e
portato via dal nemico. I greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saran più buoi
nelle stalle. Notiamo: quando stiamo godendo pienamente del conforto dei nostri beni,
dovremmo considerare che può venire il momento in cui ne saremo del tutto privati.
Quindi dovremmo goderne con moderazione, senza farne abuso. 1Co 7:29,30

2. Nonostante tutto, si risolve a trovare delizia e trionfo in Dio. Quando tutto è perduto, il
suo Dio non lo è: « Io mi rallegrerò nell’Eterno. Ho il mio Dio in cui rallegrarmi, e in lui mi
rallegrerò ». Hb 3:18 Distruggete le vigne e i fichi, e farete cessare tutti i motivi di gioia
di un cuore carnale. cfr. Os 2:11,12 Chi però nell’abbondanza era solito gioire in Dio per
ogni cosa, potrà continuare a rallegrarsi pienamente nell’Eterno anche quando è in
privazione e povertà. Potrà sedere accanto al miserevole mucchio di tutti i loro beni andati
in rovina, e tuttavia cantare a lode e gloria di Dio, il Dio della sua salvezza. Questo è il
fondamento principale della nostra gioia in Dio: il fatto che egli è il Dio della nostra
salvezza, la nostra salvezza eterna, la salvezza dell’anima. Se lo è davvero, possiamo
rallegrarci in lui anche nelle tribolazioni più gravi, perché per effetto di queste cose la
nostra salvezza non può essere impedita, ma piuttosto, può essere favorita. Notiamo: la
gioia in Dio non è mai fuori luogo. Anzi, è particolarmente indicata quando ci imbattiamo
nelle perdite e nelle traversie di questo mondo, di modo che si possa vedere che i nostri
cuori non sono attaccati a queste cose e che la nostra felicità non ne dipende. Ecco come
il profeta trionfa in Dio: il Signore è la mia forza. Hb 3:19 Colui che è l’Iddio della nostra
salvezza nell’altro mondo, sarà la nostra forza in questo, per condurci avanti nel viaggio e
sostenerci in mezzo a tutte le difficoltà e opposizioni nelle quali ci imbattiamo. Anche
quando finiscono le provviste, possiamo ottenere che la mancanza di pane sia sostituita
dalle grazie e dalle consolazioni dello Spirito di Dio e dal sostegno che ne deriva. In tal
modo, si dimostra che non di pane soltanto vivrà l’uomo. Mt 4:4

(a) Saremo forti per sostenere il combattimento e il lavoro spirituale. Il Signore è la mia
forza, la forza del mio cuore.

(b) Saremo veloci nella corsa spirituale: « Egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve.
Quando Dio mi avrà allargato il cuore potrò correre per la via dei suoi comandamenti e
superare ogni difficoltà ». Sl 119:32

(c) Avremo successo nelle nostre imprese spirituali. « Mi farà camminare sui miei alti
luoghi; cioè, raggiungerò i miei obiettivi, sarò ripristinato nella mia terra, calpesterò le
alture del nemico ». De 32:13 33:29 In questo modo, il profeta che ha iniziato la sua

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 33


preghiera con timore e tremore, la conclude nella gioia e nel trionfo, perché la preghiera è
il sollievo dell’anima toccata dalla grazia. Dopo aver pregato, Anna se ne andò per la sua
via, mangiò, e il suo sembiante non fu più quello di prima. 1Sa 1:18 Avendo fatto
feta la rende pubblica e la mette in mano al capo dei musici, per
quest’esperienza, il profeta
l’utilità della Chiesa, specialmente per i giorni della prigionia. Compone questo canto sopra
un tono delle lamentazioni, Hb 3:1 NR. usando strumenti a corda, perché anche se le
arpe saranno o appese ai salici, c’è la speranza che un giorno saranno e riprese e che le
destre ritroveranno l’abilità dimenticata. Colui che è afflitto, dopo aver pregato
efficacemente, può essere sollevato ed essere felice fino al punto di cantare Salmi.

( Commentario Biblico MATTHEW HENRY ) Pagina 34

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