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dell'altra
domanda;
la
risposta
non
meno
ad
isprimersi
1[1] I numeri fra parentesi quadre, inseriti nel testo ripetono quelli delle pagine dell'edizione originale.
qual potenza dell'anima la voce si riduce, com' sua principale facitrice. Il che, per voler'io
con brievi e chiare parole dire, toglio quello che lascio scritto Galeno nel suo libretto della
dissettione de gli organi della voce, cio, ch'in tutte l'opere, ch'in questa vita si fanno,
forza, che queste tre cose vi concorrano; il maestro, l'instromento, e la materia, si come
dicendo per essempio; Per voler fare un vase di rame, v' necessario l'Artefice; il qual 'l
Fabbro. V' necessario l'instromento; il quale l'incudine, e lo martello; E v' necessaria la
materia; perche n lo maestro, n l'instromento fariano effetto alcuno, s'il rame non vi fusse.
Et applicando questo alla voce, come del nostro ragionamento radice; dico che gli Artefici
sono, le po[8]tentie dell'anima nostra; e l'instrumento, la Trachea o (per pi chiaramente
dire) la canna della gola, e la Materia, l'aria (quella dico,) che da noi chiamata spirito, o
fiato. Ma perche credo che V. S. habbia nell'animo suo pensiero di domandarmi, quante sono
le potentie dell'Anima; e da quale di quelle la voce si fa. Per questo, per dirne solo quanto
cotal ragionare s'appartiene, gli dico, che per hora, due sono le potentie dell'Anima,
lasciando da parte tante divisioni; che da Medici, e da filosofi si fanno; cio, la naturale, e la
sensitiva (si come nello libro delle cause, de gli Accidenti Gale.[no] disse) Et intendo per la
naturale, quella che fa l'ufficio suo senza nostra industria, et elettione, si com' la virt che
tira il nodrimento, la virt che lo ritiene, la potenza che lo diggerisce, e quella anchora che
manda fuora gli escrementi; le quali potenze, che possano senza nostra industria operare, il
sonno ci dimostra, nel quale elle per loro istesse operano. E per la sensitiva, intendo il
vedere, il gustare, l'udire, il toc[9]care, l'imagginare, il ricordare, et altre delle quali, non
necessario dire, si come non necessario anchora, dire dell' anima intellettiva, conciosia
cosa ch' questo proposito della voce non faccia. E di queste gi dette Potentie, la maggior
parte, volontaria, cio, st nel voler nostro di farsi, n. E volendo ridurre la voce alla sua
potentia baster per hora dire, che sia effetto dell'Imagginativa, come di Potentia volontaria;
il che ci sia in noi medesimi palese, poi che parliamo con imagginatione d'esser' intesi, et
all'hora quando che noi vogliamo. Ma perche si richiede la ripercussion dell'aria, come nella
diffinitione habbiam veduto; per questo far la voce, vi ancho necessaria la Potentia
motiva del petto, dalla quale l'aria si muova. Onde, perche prima s'imaggina quello che s'ha
da dire, e poi si muov'il petto far la voce; si pu veramente concludere, che la Potentia
motiva del petto, siano cause principali della voce. E che la Potentia motiva sola non possa
[10] far voce, la tosse ce lo dimostra, la quale fandosi senza imagginatione di significare,
quantunque vi concorra la motiva del petto, non pu n da Medici, n da Filosofi chiamarsi
voce: et questo per hora basti, per non generar confusione, che nel ragionar seguente, di
cosi bello magistero s'havra pi chiara luce. Soccede hora ch'io dica, per qual cagione sia ad
alcuni animali, e non a tutti conceduta la voce, et in qual modo, ella si formi? 2[2] E per voler
2[2]
Il Maffei espone qui una teoria fisiologica dell'emissione della voce, che, allo stato attuale delle
nostre indagini sull'argomento, non siamo in grado di dire se e da chi fosse gi stata formulata. facile
tacciare di ingenuit scientifica, come accade, il nostro medico-filosofo-musicista. Prescindendo dal
questo compitamente dimostrare, necessario dire quello ch' Aristotele nel suo secondo
libro dell' Anima; e Gal.[eno] ne' suoi volumi dell'uso delle parti del corpo humano dissero,
cio, che tutti gli Animali che caminano, et hanno sangue, hanno ancho il polmone, e sono
caldissimi; Perche havendo dato la natura lo polmone per cagione del core, ne siegue che
dove sia quello, si ritrovi questo. Et essendo il core principio e vase di calore, fu necessario
che gli fusse di due cose proveduto, cio, d'alcuno rifriggerio, acci che non s'havesse
infiammato per lo soverchio caldo, e d'alcu[11]no modo di poter isfogare, e mandar fuora le
superfluit, e fumi, ch'in esso per lo continuo fervore del sangue si generano. Onde furon
fatti duo contrarij movimenti; l'ispiratione dico, e l'espiratione cio (per dir pi chiaro)
l'allargare, e lo stringer del petto, l'uno, et l'altro effetto molto giovevoli, Percioche per la
dilatatione del petto si tira l'aere che raffredda, e tempra la soverchia caldezza del core, e
per lo stringere si manda fuora tutto 'l fumo, e tutti gli escrementi ch'ivi si trovano. E lascio
di dire le varie openioni d'Asclepiade, Prassagora, Diocle, Ephilistione, Erasistrato, e d'altri
molti sopra della caggione per la qual ci sia stato il respirar concesso, si come lascio anchora
di dire, in qual modo nodrisca gli spiriti del cerebro, (come cosa non dico saper non bella)
ma in questa occasione forsi soverchia. Habbiamo dunque fin' qui veduto quanto sia lo
respirar necessario gli animali. Ma mi potrebbe esser detto, s'il core per conservation della
vita, tien questi movimenti per qual causa lo [12] polmone gli fu messo attorno? per questo
rispondo ch'il polmone ministro del core; et accioche s'intenda in che cosa gli faccia
servigio deve saper V. S. che s'il core havesse tirar l'aria, che subbito subbito arrivasse ad
esso senza il mezzo del polmone, ne seguirebbono molti, e non piccioli danni e prima,
ch'essendo la respiratione necessaria alla voce (com'h inteso V. S. et appresso meglio
intender) non si potria lungo tempo continovare il ragionare; poi che per la molta necessit
c'havrebbe il core del refrigerio; bisognaria, molto spesso respirare; et usandosi questo
movimento cosi spesso, mancarebbe la voce, che gi (come chiaro si vede) quando si parla
non si respira, e questo sarebbe molto incommodo al ben vivere, poi che non potria l'huomo
il suo bisogno esprimere.
Dalla descrizione che il Maffei ora far della laringe si capisce che egli conosce perfettamente il
trattato del Vesalio; anzi addirittura egli si avvale delle parole dell'anatomico traducendole
letteralmente, in parte, o riassumendo le altre per brevit.
alla
diffinition
d'Aristotele,
dop
haver
tocco
quanto
per
differenze
dell'arte
stare insieme; che molte volte accade, ch'una medesima voce grande, e
grave, grande, et acuta, grave, e picciola, acuta, e picciola. E non entrando
nelle varie openio[24]ni de gli antichi sopra questo, ma solo alla pura verit
venendo in compagnia del mio Aristotele, veramente secretario della
Natura. Dico che la voce grande si caggiona dal tardo movimento dell'aere
nella canna, si come l'acuta dal veloce, che gi chiaro si vede che per la
velocit, questa assai piu che quella si sente e penetra. E volendo di questo
tardo, e veloce movimento raggionare, dico che due cause cio concorrono.
La prima l'aere, come cosa mossa dall'anima. La seconda, la detta
anima, come causa movente dell'aere, et hanno queste due cause tra loro
questa proportione, e corrispondenza, che quando l'aere mosso avanza e
resiste alla potentia movente, si fa il movimento dell'aere tardo, e
conseguentemente necessario; che si faccia la voce grave. E quando per
contrario, la forza dell'anima avanza e supere l'aere, di modo che
velocemente lo spinge, e muove, necessario che si faccia la voce acuta. E
di qui pu nascere la ragione, perche i fanciulli, e le fanciulle hanno la voce
picciola, et acuta; concio sia cosa, che essendo [25] piccola la canna,
necessario che l'aere ch'in essa si contiene sia poco; onde dalla potentia
dell'anima velocemente movendosi, fa la voce acuta, e picciola. E quando V.
S. mi dicesse, che se la detta ragione fusse vera, ne seguirebbe, che tutti gli
animali che sono nati di poco tempo, havrebbono la voce acuta. Ma
chiaramente si vede (oltre ch'Aristotele lo dice) ch'i vitelli, e le vacche,
hanno la voce grave, e non acuta. lo gli risponderei quello medesimo
dicendogli che dal medesimo Filosofo ne f scritto, cio ch'i vitelli, e le
vacche hanno la canna pi d'ogni altro animale grande e larga. Onde l'aere
ch'in essa si contiene, bisogna che sia molto, et hanno anchora le forze del
petto assai deboli; Il che avviene a' vitelli per caggione dell'et, nella quale
non troppo vigore, et alle vacche per cagione del sesso da perse debbole,
e fioco. E cosi stando nella medesima ragione si conclude, poi che per le
dette cause l'aere tardamente si muove, che questa, et ogni altra sorte di
simili animali, faccia la voce grave. [26] E se pi oltre considerando mi
della gola, e l'altra dalla propria materia, e sostanza della medesima gola,
lasciando Galeno da parte; il quale (forsi perche la riduce) non ne raggiona,
m'accosto ad Aristotele, dalquale di questa voce si fa mentione. Or dico
dunque, che queste voci nascono dalla propria materia della canna; et
intendo per la canna tutte le parti sopradette, che concorrono far la voce,
si che, se quella sar molle, fara la voce flessibile; pieghevole, e variabile.
Ma se per sorte sar dura, far la voce riggida, e dura. Percioche essendo
duro l'istromento; non pu (come bisognaria) piegarsi; si come essendo
molle, aggevolmente piegandosi, pu formare, e fingere ogni sorte di voce.
E di qui nasce; che molti sono, i quali non ponno altra voce ch'il basso
cantare. E molti anchora se ne veggono che non sono, se non ad una delle
voci del conserto [29] inchinati, e quella con grandissimo fastidio
dell'orecchia, appena cantano. E per il contrario, poi se ne trovano alcuni,
ch'il basso, il tenore, et ogni altra voce, con molta facilit cantano; e
fiorendo, e diminoendo con la gorga, fanno passaggi, hora nel basso, hora
nel mezzo, et hora nell'alto, ad intendere bellissimi. Vorrei (mi dir forsi)
hora ch'i passaggi nominati havete; che posto da parte il vostro Aristotele,
ragionaste alquanto, del modo di cantare con la gorga. Gli dico dunque, che
n da gli antichi, n da' moderni musici, stato mai scritto il modo di fare
idonea, et atta la gola passaggiar cantando. N sono per questo degni di
riprendimento; Percioche quelli come primi inventori, fero pur cosa
grandissima, dare alla musica principio e questi per esser stata la cosa
non poco difficile, non l'hanno voluto (o per dir meglio) potuto isprimere.
Che (nel vero) chi vuole con la ragione in mano, render conto di ci; fa di
mistiero che non solo Musico sia; ma anchora dottissimo medico, e filosofo.
Ma lasciando le belle pa[30]role, chi di cicalare si diletta, e togliendo
considerare con ogni diligenza la voce passaggiata. Dico; che tal voce; non
altro, ch'un suono caggionato dalla minuta, et ordinata ripercussione
dell'aere
nella
gola,
con
intentione
di
piacere
all'orecchia.
Dove
La prima dunque regola sia, che colui che vuole abbracciar questa
virt, debbia fuggire, come capital nemica, l'affettatione, percioche tanto
di maggior bruttezza nella musica, che nell' altre scientie, quanto con minor
pretendimento si deve la musica essercitare. N m'occorre sopra cio
addurre altra ragione, che l'isperienza istessa, laqual' ogni giorno ne
veggiamo; conciosia cosa che molti per saper cantare quattro notucce con
un poco di gratia, [33] mentre cantano, s'invaghiscono tanto di loro stessi,
che i circostanti se ne fanno beffe; e dop haver cantato, non meno per la
citt, con i piedi passaggiano di quello c'hanno con la gorga passaggiato, e
vanno tanto altieri, e fumosi, che sono da tutti pi tosto schivati, che
riveriti. Or fugga dunque la compiacenza di se stesso, senza dare ad
intendere che di cio faccia, o voglia far professione.
La seconda regola , che l'hora nella quale si deve far questo essercitio;
sia la mattina, overo quattro, cinque hore dop mangiare; perche nel
tempo nel quale lo stomaco pieno, non pu la canna della gola, esser cosi
forbita, e netta come si richiede mandar fuora la voce chiara, e serena,
laquale pi di qualsivoglia altra cosa, al cantare di gorga necesseria.
La terza regola , che lo luogo dove si deve far questo essercitio, sia in
parte nella quale, la solitaria Echo risponda, si come sono alcune ombrose
valli, e cavernosi sassi, ne' quali rispondendo ella a chi seco ragiona; e
cantando con chi seco canta, po[34]tr facilmente dimostrare, se buoni,
n i passaggi sono, e fare di viva voce, ufficio.
La quarta , che non habbia far movimento alcuno, altra parte del
corpo; fuor che la detta cartilagine cimbalare, perche se paiono brutti noi
coloro i quali cantano di gorga crollano la testa, o tremano con le labbra, o
[40] Queste sono le note, e sono a tal guisa composte, per dar' un facile
principio quest'impresa; dove m'occorre dire, che non debbia in modo
alcuno passare, da un passaggio l'altro, senza haver'il primo molto bene
inteso, et apparato; et dove m'occorre dire anchora, che s'io non ho posta
chiave in questi essempi; l'ho fatto accioche si possano cominciare in ogni
nome di voce, dico, ut, re, mi, fa, sol, la, Cosi ascendendo, come descendo, e
tanto in spatio, quanto in riga, et a tutte queste cose, aggiongo quest' altra,
che quantunque, questa quinta, e questa ottava, nelle quali tutt'i passaggi si
contengono, siano cosi variate, non dimeno si ponno tra loro mescolare,
togliendo hora il principio, e mezzo dell'un' passaggio col' fin dell'altro; et
hora per il contrario. Si porgono dunque prima le note dirette, et appresso
le raddoppiate, senza dir hora, in qual luogo, et in qual sillaba del madrigale
si debbiano far'il passagio, poi che sin qui, non iscrivo d'altro, che del modo
d'acquista[41]re la dispositione, et attezza della gorga. Ma perche poco anzi
niente sodisfatto si sentirebbe il discepolo, se dop haver'acquistata la
disposition della gorga, con l'industria, et ordine sopradetto, non sapesse
applicare, i passaggi al madrigale, ad altra cosa che cantasse; per cio
scrivendo qui sotto, questo madrigale, ragioner pi [sic. Ovviamente: di]
molte regole, che sono a' cotal proposito necessarie.
non attendono
di
coloro,
quali
nella
prima
sillaba
del
madrigale
4[4] in corso la ricerca per stabilire se la parola abbia un significato o se, semplicemente, si tratti di
un refuso. Nanie Bridgman scrive al suo posto: scrupolo, ma avrebbe senso anche: scempio.
6[6] Dopo averci inconsapevolmente informati sullo stato delle conoscenze sull'anatomia e la fisiologia
della fonazione ai suoi tempi, il Maffei ci fornisce ora quello sulla farmacologia.
7[7] Per un primo commento a questa affermazione si veda la comunicazione di Mauro Uberti
Dell'esercizio della voce, e prima della vociferazione e del canto al colloquio Hieronymus Mercurialis
forlivensis, organizzato dal Dipartimento di biologia animale e dell'Uomo dell'Universit di Torino in
omaggio al primo medico dello sport, Olimpiadi Invernali - Torino 26-28 gennaio.
8[8]
Antica misura di peso, equivalente all'ottava parte dell'oncia (Grande dizionario della lingua
italiana di Salvatore Battaglia, Torino, UTET, 1980-2004). Oncia: Unit di misura di peso, gi in uso nel
sistema ponderale siculo-italiota e adottata poi dai Romani, presso i quali equivaleva a un dodicesimo
della libbra; stata conservata in Italia e in altri Paesi con valori diversi, ma per lo pi oscillanti intorno
ai 30 g (Battaglia, op. cit.). Se ne deduce che la dramma aveva un peso corrispondente a circa 3,75 g.
9[9]
Calamento o Calaminta, nome volgare della Satureia calamintha. Erba aromatica delle Labiate,
in due principali variet (Satureia calamintha o Melissa calamintha e Calamintha officinalis), usata
come condimento o per le sue propriet officinali (depurative e lenitive) (Tesoro della Lingua Italiana
delle Origini. Per il suo uso nel medioevo cfr. appunto la voce calamento.
10[10] Scropolo o scrupolo. Unit di misura usata, dal Medioevo, in farmacia. Secondo il Battaglia (op.
cit.) corrisponde a g 1,296.
11[11] 278.
Gomma arabica off. Acacia vera. Will. Mimosa nilotica. Lin. cl. Poligamia. - 279. Gomma
arabica off. Acacia arabica. Will. Mimosa arabica. Lin. - 280. Gomma Senegal off. Acacia Senegalensis.
Will. Mimosa Senegal. Lin. - La gomma che trasuda da questi tre alberi raccolta col solo nome di
Gomma Arabica. [...] Al pari di tutte le sostanze mucillaginose, la gomma arabica nutritiva
ammolliente lenitiva e pettorale; si adopera perci nelle dissenterie, negli ardori delle vie urinarie,
nella blenorragia, nella tosse, nella raucedine (Michele Tenore, Saggio sulle qualit medicinali della
flora napolitana, Napoli, Giornale Enciclopedico di Napoli, 1820). Acacia senegal Willd., acacia del
Senegal [...] In farmacia la gomma arabica viene utilizzata come emolliente, bechico [= che combatte
la tosse e facilita l'espettorazione, n.d.r.], emulsionante e protettivo della mucosa gastro-enterica
(Elena Maugini, Manuale di botanica farmaceutica, Padova, Piccin, 1994).
12[12] La liquirizia, ricca di glucidi (glucosio, sacd'osio, mannitolo e soprattutto amido), contiene dei
principi attivi appartenenti a tre categorie direrse: saponoside a nucleo triterpenico (glicirrizina),
flavonoidi e un principio estrogenico scoperto recentemente. L'uso della liquirizia risale all'antichit.
Gi Teofrasto la prescriveva contro le ulcere, l'asma e per preservare dalla sete. I flavonoidi hanno
un'aione antispasmodica, utile nelle ulcere gastriche. La glicirrizina invece interviene nelle propriet
espettoranti e antitosse della liquirizia. Ha anche azione cicatrizzante, antinfiammatoria, utilizzata nel
trattamento delle angine, delle emorroidi, dei granulomi e delle cisti dentarie. La droga anche dotata
di attivit estrogenica. [...] In farmacia viene usata, sotto forma di estratto molle, come correttivo per
mascherare sapori sgradevoli, come bechico, espettorante e contro i bruciori di stomaco, le gastriti e le
ulcere gastriche (E. Maugini, op. cit.).
14[14]
Il Rob, overo robub (che robub li chiamano piu rob insieme nel numero del piu) ha quella
differenza dal siroppo: che quello succo composto con mele, overo con zuccharo, con materia altra
simile (intendendo per di que' siropi, che vanno fatti di succhi) & questo succo semplice inspissato
al Sole, al fuoco, & venuto quella consistenza, nella quale veggiamo la sappa [sappa = sapa, mosto
cotto e concentrato per mezzo dell'ebollizione, usato per lo pi come condimento (Battaglia, op. cit.)]
essere ridotta dalle donne, altro, che la faccia, nel cuocerla nel tempo dell'estate nelle vendemie, la
cui sappa essa ancora, come noto, detta rob, & assolutamente intesa per lo piu nobile d'ogni altro,
per la dignit del vino tra tutti i succhi: benche nella piu parte de robub vi si mescoli del mele, ouero
del zuccharo,o penidi, o cosa altra simile, ci fatto a sola cagione, che li succhi si conservino, n si
corrompino.(Gierolamo Calestani, Delle osservationi di G. C. parmigiano Parte seconda... Venezia, De
Franceschi, 1580, p. 1).
15[15] La medicina popolare attribuisce alle foglie del cavolo (Brassica oleracea) interessanti e
curiose propriet antinfiammatorie e cicatrizzanti; per esempio la foglia contusa viene anche applicata
sulle articolazioni dolenti. Oggi sappiamo che il cavolo ricco di vitamina C ed ha propriet
antiossidanti e protettive nei confronti del complesso fenomeno della carcinogenesi.
Cassia fistula o Cassia in canna. Albero del genere Cassia, originario dell'India e dell'Arabia,
coltivato nelle regioni tropicali, specialmente nelle Antille. La polpa nera del suo frutto (legume),
depurata costituisce la polpa di Cassia ad azione lassativa e decongestionante.
17[17]
Il lochsano di Mesoe corrisponde al Loch Sanum di Mesu il Giovane. Il Loch era un elettuario
con consistenza simile al miele che di solito veniva leccato per ottenere una lenta assunzione. Mesu il
Giovane, famosissimo medico e farmacologo contemporaneo di Avicenna (decimo secolo d.C.), scrisse
un antidotario che fu celebre per tutto il Medioevo ed il Rinascimento. Molte preparazioni
farmaceutiche da lui descritte furono usate sino all'inizio del XIX secolo, tra queste anche due Loch: il
Loch ad asma, a base di scilla, marrubio, issopo, iris, mirra e zafferano; il Loch Sanum, a base di
cinnamomo, issopo e liquirizia. Col tempo le formule di questi Loch sono state abbondantemente
variate e complicate dai diversi autori di trattati di materia medica, pertanto non agevole conoscere
esattamente le formule originarie. Ecco la formula del Loch Sanum di Mesu riportata nella usatissima
Farmacopea Universale di Nicolas Lemery nell'edizione parigina del 1761. Prendete uva passa,fichi
secchi recenti, datteri ana once due - Una trentina di giuggiule e di sebeste (frutti della Cordia
sebestena L.) - Semi di fieno greco dramme cinque - Semi di lino, di anice, di finocchio ana mezza
oncia - Cannella, iris, calaminta, liquirizia ana mezza oncia. - Fate bollire tutto questo in due pinte di
acqua sino a che essa si riduca alla met. Cuocete questa colatura con due libbre di zucchero d'orzo
sino a consistenza di miele e poi aggiungete le seguenti droghe polverizzate: Pinoli sbucciati dramme
cinque - Mandorle dolci sbucciate,liquirizia, gomma adragante, gomma arabica, amido, ana dramme
tre - Radici di iris dramme due - Un pugno di foglie di issopo e di capelvenere. Di tutto ci fate un Loch
secondo arte". (Centro di Informazione sul Farmaco - Societ Italiana di Farmacologia in collaborazione
col dott. Pierangelo Lomagno, storico della Farmacia).
18[18] (Sandaracca,
19[19] Lo squillitico aceto si fa cos. Togli la cipolla squilla e tienila per un d e per una notte in aceto e
cuoci e cola. (Piero de' Crescenzi, Trattato dell'agricoltura di P. de' C. traslatato nella favella
fiorentina... ridotto a miglior lezione da Bartolomeo Sorio..., Verona, Vicentini e Franchini, 1852, vol III,
p. 348). Squilla: Nome comune di alcune Gigliacee [sic] appartenenti al genere omonimo [sic] e, in
partic., dell'Urginea maritima (o Scilla maritima), nota anche come cipolla marina o scilla. (Battaglia,
op. cit.)
come
miele,
questo
s'inghiottisca
appoco
appoco,
20[20]
Stirace o storace Balsamo che si ricava in partic. dalla liquidambra (Liquidambar orientalis) la
cui corteccia viene bollita in acqua, spremuta attraverso sacchi di crine in modo da ottenere una
resina liquida, di colore verde-grigio che, col tempo,si ispessisce e diventa nera, gradevolmente
profumata, usata in medicina per curare alcune malattie della pelle e come antiparassitario contro gli
acari della scabbia e i pidocchi, e in profumeria per fissare il profume delle essenze (Battaglia, op. cit.).
21[21]
Calamento = Calaminta (Satureia calamintha). Del Calamento. Cap XXIIII. [(Calaminthe (in
caratteri greci)], Calaminthe, il calamento anche si chiama nepeta, calda et secca in terzo grado. Et
n' di due sorti, di quella delle pianure, et di quella de monti. quella de monti molto pi efficace. ma
contra la tosse et l'asma, et contra il dolor freddo del stomaco, et contra il catarro frigido, che
descende dal capo: tollendo della sua polvere in un ovo, bevendo la sua decottione. contra al
descendimento de l'uvole, si faccia gargarismo di di questa con aceto... (Bartolomeo Boldo, Libro
della natura et virt delle cose che nutriscono..., Venezia, Guerra, 1576).
22[22]
I fiori [di viola (Viola odorata)] contengono tracce di acido salicilico, mucillaggini, pigmenti
antocianici, olio essenziale costituito da aldeidi ed alcoli alifatici non saturi. La radice contiene dei
saponosidi ed un alcaloide (odoratina = triacetonamina) che avrebbe propriet ipotensive. I fiori sono
emollienti [attenuano e calmano l'infiammazione aumentando l'idratazione dei tessuti infiammati e
diminuendo certe sensazioni moleste (es. senso di bruciore nella laringe, necessit di tossire, ecc.)] e
bechici. In profumeria viene usata l'essenza dei fiori e delle foglie. Le radici sono espettoranti e, ad alte
dosi, emetiche [provocano il vomito] (Maugini, op. cit.).
23[23]
da osservare che il Maffei non cita ancora fra le erbe utili alla voce l'erisimo (Sisymbrium
officinale), che oggi considerato l'erba dei cantanti per antonomasia. Questa pianta, infatti, era gi
conosciuta e utilizzata nell'antichit, ma fu accuratamente studiata soltanto nel XVI secolo e,
verosimilmente, il nostro non la considerava ancora degna di essere presa in considerazione.