Ci troviamo nella V e VI cornice e gli spiriti espianti sono: Avari , prodighi e golosi
Gli Avari e prodighi: sono distesi per terra con mani e piedi legati.
I Golosi invece soffrono fame e sete, ma non possono toccare i frutti degli alberi né bere.
Contrappasso Avari e prodighi: in vita non levarono mai lo sguardo dai beni terreni e ora, sono costretti a
guardare a terra; furono legati ai beni terreni e hanno ora mani e piedi legati.
Golosi: in vita furono dediti al vizio della gola, e ora, per contrasto, sono magrissimi, non potendo toccare il
cibo che pure desiderano fortemente
SALITA ALLA SESTA CORNICE Dopo che l’angelo della giustizia, custode della quinta cornice, gli ha cancellato
un altro segno P dalla fronte Dante procede nella salita più agevolmente, seguendo senza fatica le
anime di Virgilio e di Stazio e ascoltando il loro colloquio.
VIRGILIO PARLA DEL LIMBO vv. 94-114. Stazio apprende da Virgilio che nel Limbo dell’Inferno risiedono i
grandi scrittori greci e latini del mondo antico, insieme a molti dei personaggi cantati da Stazio nelle sue
opere e insieme spesso parlano di poesia.
LA SESTA CORNICE. L’ALBERO DALLA FORMA STRANA vv. 145-154. I tre poeti passano alla sesta cornice,
riservata ai golosi. I poeti proseguono il cammino guardandosi intorno; è la quinta ora del giorno (perciò
mattina inoltrata). Dante ascolta il colloquio dei due poeti dai quali trae ammaestramento. Ma il
colloquio viene presto interrotto perché arrivano nei pressi di un albero dalla strana forma di cono
rovesciato, carico di frutti profumati ma irraggiungibili e dalla roccia esce un'acqua chiara che irrora
l'albero da sotto in su. Virgilio e Stazio si accostano e odono tra le fronde una voce che grida: "Non
mangerete questi frutti" (richiamando il divieto di Dio ad Adamo). Poi la stessa voce espone cinque
esempi di sobrietà nel cibo; li invita ad imitare la generosità della Madonna durante le nozze di Cana (la
Madonna si preoccupava degli invitati e sposi, non a cibarsi) , li invita a seguire l'astensione delle
antiche romane dal vino, a seguire l’esempio di Giovanni Battista che nel deserto si era cibato di miele
e cavallette e del profeta Daniele che si è rifiutato di mangiare alla tavola di re Nabucodonosor, e gli
ricorda l'età dell'oro nella quale erano cibo saporito le ghiande e nettare le acque dei ruscelli.
Figure retoriche. Veggio latinismo, mei parola sincopata, stenderò la mano metafora e
perifrasi, seminata metafora, eterno regno metonimia, la tua parola metonimia toccata
metafora, la parola si consonava personificazione,
Vennermi poi parendo tanto santi,
che, quando Domizian li perseguette,
sanza mio lagrimar non fur lor pianti; 84
e mentre che di là per me si stette,
io li sovvenni, e i lor dritti costumi
fer dispregiare a me tutte altre sette. 87
Inziarono anche a sembrarmi santi a tal punto
che, quando Domiziano li perseguitò,
i loro pianti furono accompagnati anche dalle mie lacrime;
e fino all’ultimo giorno che trascorsi di là nel mondo terreno,
io li aiutati, ed il loro modo onesto di comportarsi
mi fece infine anche disprezzare qualunque altra setta religiosa.
E pria ch'io conducessi i Greci a' fiumi
di Tebe poetando, ebb'io battesmo;
ma per paura chiuso cristian fu'mi, 90
lungamente mostrando paganesmo;
e questa tepidezza il quarto cerchio
cerchiar mi fé più che 'l quarto centesmo. 93
Dal lato dove il nostro cammino era chiuso dalla parete del monte,
scendeva dall’alto della roccia un liquido chiaro
e si spandeva su per le foglie dell’albero.