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Difesa:

 Da dove deriva l’odio per Socrate (introduzione): Storicamente, è la prima volta che Socrate
viene accusato, è un soldato valoroso che ha combattuto durante la guerra del
Peloponneso, e la sua scelta di non scrivere dimostra il carattere personale della sua
indagine, senza secondi fini o manipolazioni. Perciò, da dove arrivano tutte le diffamazioni
e le calunnie contro di lui? Avete mai parlato con Socrate? Sicuramente, Anito e Licone si.
Socrate afferma che l’odio nei suoi confronti derivi dal suo confutare le convinzioni interiori
dei suoi interlocutori, ed essi, invece che fare un esame di coscienza come i più saggi
Lachete e Nicia, che hanno accettato di buon grado di essere interrogati da Socrate e
hanno accettato anche la conclusione di non sapere davvero cosa sia il coraggio, si adirano
contro Socrate dicendo che è un odioso bugiardo e gli addossano tutte le colpe presunte e i
luoghi comuni addossati nella storia agli altri filosofi. Da questo odio infondato scaturiscono
tutte le altre accuse, altrettanto infondate, perché, come sappiamo, la verità fa male, sia a
chi se la sente dire sia a chi la dice: infatti, dicendo null’altro che la verità, Socrate in questo
momento potrebbe essere addirittura condannato a morte per l’orgoglio e la superbia dei
suoi interlocutori! E questi ultimi provengono dalle classi più disparate di poeti, artigiani,
politici, tutti arrabbiati perché Socrate ha solamente dimostrato loro di essere spesso
ignoranti, nulla di più e nulla di meno. Vi pare giusto?
 Diffamazioni prese da una commedia: I diffamatori, Meleto ma soprattutto Anito, accusano
giurando, e basandosi letteralmente su trafiletti estrapolati dalla commedia e dalla satira di
Aristofane, noto poeta comico. Sappiamo che ciò che è scritto nelle commedie è qualcosa
di falso, atto a far divertire il pubblico. In più, siamo anche a conoscenza del rapporto di
amicizia che intercorre tra Aristofane e Socrate. Se le parole di Aristofane fossero
calunniatorie, credete che questo rapporto esisterebbe? Oppure, se queste parole
esprimessero la verità, credete che Socrate non sarebbe un nemico giurato di Aristofane,
siccome, come sappiamo tutti, una calunnia bugiarda scivola addosso, ma una vera,
comprovata, fa male, perché porta alla luce i tratti più oscuri di noi stessi.
 Insegnare a pagamento: Socrate è accusato di insegnare a pagamento, ma su quale base?
L’accusa ha dei testimoni che possano confermare di avere pagato Socrate per qualsiasi
suo insegnamento? In caso contrario, sono solo parole vane, calunnie gratuite. Nemmeno
Aristofane, nelle sue Nuvole, avanza una critica così assurda, perché va persino oltre
l’infondato. Socrate ha sempre precisato il suo distaccamento da sofisti come Gorgia o
Protagora, Prodico di Ceo o Eveno di Paro, in moltissimi ambiti della loro filosofia, ma di
questo è costretto a difendersi solamente ora, perché mai aveva pensato che qualcuno lo
potesse accusare di una simile falsità. Giuria, ora vi chiedo: credereste se qualcuno oggi
accusasse Omero di aver VENDUTO la sua Iliade a carissimo prezzo? Dico io, è un’opera
che vale molto più, con tutto il rispetto, che una lezione di Socrate. Questa, come l’accusa
al nostro filosofo più illustre, appare infondata e priva di testimonianze, anche perché in
questo secondo caso i testimoni potrebbero essere morti, mentre nel primo caso sarebbero
VIVI e starebbero TACENDO PER NON SI SA QUALE MOTIVO. Al contrario, ci sono
moltissimi discepoli di Socrate che affermano di non aver mai pagato una singola moneta,
come il buon Platone e suo fratello Glaucone, Euclide di Megara eccetera…Come può
essere vera, dunque, questa assurda calunnia?
 Accusa di corrompere i giovani: Socrate, come sappiamo, si basa su una filosofia, la sua,
per a quale chi sbaglia è ignorante del bene. E corrompere i giovani è uno sbaglio, dico
bene? In secondo luogo, Socrate afferma che chi compie un’azione pensa sempre di fare il
bene. Quindi Socrate, secondo l’accusa, ignorante di fare il male, e anzi, volendo fare del
bene, che se non è quello comune, a questo punto è il suo bene, inculca nella mente dei
giovani pensieri orribili destinati a far crollare la società e distorcere la mente a tal punto da
inquinarla irrimediabilmente. Ma in tutto questo ragionamento, dove si trova il movente?
Perché Socrate dovrebbe fare qualcosa di così terribile, contro la patria che valorosamente
ha difeso con la spada e la lancia, contro la patria in cui vive e in cui è cresciuto, che gli ha
prestato asilo ed educazione, che lo ha reso uomo? L’unica spiegazione è che Socrate sia
un folle, sia impazzito improvvisamente e non sappia più distinguere il bene dal male, il
giusto dallo sbagliato. Però, analizzando i suoi ultimi ragionamenti che ha formulato,
perfettamente lineari e atti a dimostrare la falsità delle accuse rivolte contro di lui, si direbbe
che in realtà sia estremamente lucido e intento a difendersi da queste calunnie. L’ultima
possibilità rimanente è quindi quella che le accuse siano false e infondate. Inoltre, nessuno
uomo si è mai presentato davanti a un tribunale accusando Socrate di essere un corruttore
di anime, nessun individuo né giovane né anziano. Siccome Socrate opera ad Atene da
moltissimi anni, è possibile che nessuno si sia mai accorto di essere stato corrotto? No, non
credo. Ciò pone fine alla discussione, in quanto è dimostrato che Socrate non ha mai
corrotto nessuno.
 Socrate viene accusato di professare altri dei, diversi da quelli della città di Atene.
Analizziamo ciò che è risaputo Socrate dica ai suoi ascoltatori durante i suoi consueti
discorsi. Lui dice di ascoltare una voce, un dàimon (guida divina), in greco, che sin da
bambino lo aiuta a comprendere cosa sia il bene e cosa sia il male, lo dissuade dal
compiere delle azioni ma mai lo esorta a compiere atti di nessun genere. Questa figura è
effettivamente identificabile in una realtà divina? E se lo fosse, forse non le daremmo
ascolto tutti, o almeno tutte le persone giuste in questo tribunale? Questa non è una figura
divina, è solamente la nostra coscienza, che può effettivamente essere scambiata
erroneamente per una voce divina che si manifesta nell’immaginazione, ma in realtà è la
manifestazione della nostra moralità da parte dell’inconscio. Ora, potrebbe esserci
qualcuno nella giuria o nell’accusa che crede tuttavia si tratti di una credenza divina propria
di Socrate. Chiedo a costoro: non vi siete mai limitati nel compiere una qualsiasi azione,
dopo aver creduto che fosse sbagliata, anche avendola già avviata? Credo proprio di si.
Questo è ciò che Socrate vuole far intendere: la coscienza può essere interpretata come
una voce divina o come qualcosa di interiore, appartenente alla natura umana, e mentre
cambia il significante, il significato rimane il medesimo. Perciò Socrate, che ha sempre
parlato di questa sua convinzione, non può essere accusato né di credere a déi falsi né a
déi inesistenti. Per contro, gli déi veri ed esistenti sono certamente quelli in cui tutti noi
crediamo, consciamente o inconsciamente, allo stesso modo in cui tutti abbiamo una nostra
filosofia di vita, e Socrate crede che esistano, come abbiamo dimostrato. Ora, estendiamo il
concetto di déi cittadini a dei Greci, non hanno forse lo stesso valore? Socrate ha trascorso
la sua vita ubbidendo alla volontà del dio Apollo, che ha parlato tramite l’oracolo di Delfi,
come ha spiegato nella sua arringa: di questo episodio abbiamo persino un testimone,
fratello del defunto Cherofonte, a cui la pizia ha affidato il suo messaggio. Perciò, secondo
voi, un uomo che trascorre la sua vita a obbedire a un dio può non essere credente in quel
dio? E se è credente in quel dio, come può non credere che esista una realtà divina più
ampia, secondo la nostra religione? Ecco dimostrato che Socrate creda ai nostri déi come
tutti noi.

Accusa:
Buongiorno ateniesi, Voglio iniziare questo processo con una frase, a cui chiedo di prestare
attenzione: "C'è un certo Socrate, uomo sapiente, che strologa su quello che sta per aria e
investiga su quello che sta sottoterra, e che fa del discorso più debole il più forte": questa frase
rappresenta le accuse più antiche, che gli sono state mosse in passato, e che vogliamo muovergli
anche noi. Riflettiamo; quest’accusa può considerarsi vera? Io credo di sì. Analizziamola punto
per punto.
Socrate è un uomo sapiente, e su questo non c’è dubbio, a meno che la difesa non abbia
qualcosa in contrario.
Poi viene accusato di essere un fisico: a questo punto Socrate ribatte di non conoscere nulla della
fisica. Ma questo non è assolutamente vero, perché sappiamo che in gioventù Socrate fu allievo di
Anassagora e della sua teoria sui semi, che era una teoria puramente fisica, atta a spiegare
appunto l’arché. E quindi è dimostrato che Socrate mente, dicendo testuali parole: “E non lo dico
per disprezzare una simile scienza, ma io, Ateniesi, non ci ho niente a che fare.”. Inoltre, Socrate
dimostra la sua tesi affermando che non ha nessuno a testimoniare il suo interesse per argomenti
del genere. Ma certo! Probabilmente i suoi compagni testimoni di Anassagora e egli stesso sono
morti, per questo motivo non possono testimoniare! Se questa è una bugia, chissà quante altre
potrà averne dette, durante la sua difesa.
L’ultima accusa mossagli è quella di rendere il discorso più debole il più forte. Dipende da che
significato attribuiamo alla parola forza. Se reputiamo un discorso forte un discorso vero, basato
sulla verità o che porta alla verità, e uno debole uno falso, allora molto spesso è vera anche
questa sentenza. Prendiamo ad esempio l’esame che Socrate fa a Lachete e Nicia. Socrate
sostiene con la sua solita ironia che due tra i più grandi generali della storia della Grecia non
sappiano cosa sia il coraggio. A me pare un discorso davvero debole, perché davvero falso.
Invece, attraverso una lunga serie di ragionamenti, giramenti del discorso a piacimento,
confutazioni, confonde i due a tal punto che essi si ritrovano nel dubbio e non sanno più cosa sia il
coraggio. In questo modo Socrate ha trasformato il discorso più debole nel discorso più forte,
ovvero quello giusto. Questo perché la filosofia di Socrate si basa sulla dialettica e sul discorso, e
chi non sa parlare o interloquire al suo livello viene divorato da inutili fiumi di parole, che
confondono solamente e fanno precipitare gli uomini nel dubbio. In questo modo abbiamo
dimostrato quanto la frase iniziale sia costituita da accuse forti e fondate, e per questo affermo che
Socrate merita di essere punito.
 Socrate afferma di non vendere la sua conoscenza per soldi: è chiaro, non gli servono i
soldi per vivere perché è già ricco di suo, può corrompere i giovani anche senza prendere
soldi dai loro padri benestanti, e in questo modo ottenere sempre più giovani, perché chi
vuole pagare quando si può non farlo? Inoltre, afferma che solo i giovani ricchi vadano a
sentire i suoi discorsi, ma in verità uno dei suoi discepoli più famosi, Eschine, è nato e
cresciuto in povertà, e costretto a trasferirsi diverse volte per cercare delle opportunità di
sostentamento. Questo non ha alcuna rilevanza ai fini del nostro caso, ma è solo per
confermare di nuovo quanto Socrate stia mentendo spudoratamente, e abbia abbagliato il
povero Eschine tanto da fargli perdere la prospettiva dello studio e fargli inseguire la futile
strada dell’oratoria, di cui appunto Socrate è maestro. Come sappiamo, inoltre, Socrate è
figlio di uno scultore e di una levatrice, e il padre gli ha insegnato il suo mestiere tanto bene
che, come possiamo controllare, le Cariti vestite della nostra amatissima acropoli sono
opera sua. Lui insiste a dire di essere un uomo puro che non è attaccato ai vizi materiali,
ma indaga le persone per trovare qualcuno che finalmente sia più saggio di lui, anche se
non lo ha ancora trovato. Chi sa invece quanto sarà stato pagato per quell’opera, e se in
segreto ne abbia fatte altre? Inoltre, sappiamo che la famiglia di Socrate è di origine
aristocratica, quindi di certo i soldi non gli mancano. Forse non ha mai voluto entrare in
politica per non disturbare qualcuno con più potere di lui, per poter continuare nei suoi
perversi scopi di annichilire la nostra società confondendo i giovani. Non sono forse troppe
le coincidenze fortuite? Ma non tocca a me decidere la sentenza, spetta solamente alla
giuria. Decidete voi a chi credere.
 Socrate afferma di non corrompere i giovani: Meleto viene citato per dimostrare la propria
tesi, e Socrate, giunto a un punto di stallo nella sua dimostrazione, tenta di svicolare
paragonando i nostri brillanti giovani ateniesi a dei cavalli. Ma dico, a dei cavalli. La tua
similitudine, Socrate, non ha alcun fondamento, perché i giovani sono molto facili da
plasmare a proprio piacimento, con la giusta dose di maestria. I cavalli, invece, nascono
selvaggi, istintivi, e inadeguati a vivere nella società, quindi vanno addestrati. Semplificando
in altre parole, i cavalli nascono nel male e finiscono nel bene, mentre i giovani nascono
neutri e possono essere spinti sia nel bene che nel male. E nemmeno l’argomentazione
successiva a questa dei cavalli è valida, perché Socrate afferma di non voler corrompere i
giovani per poi vivere in una città corrotta. La verità, invece, è che lui tra pochi anni morirà,
ed è spinto ad agire nel male dal daimon, la vocina che egli stesso afferma parlargli nella
testa; anche se lui afferma che la vocina non gli suggerisca mai di compiere alcuna azione,
io credo che invece glielo suggerisca, anche perché sarebbe sin troppo impensabile
possedere una vocina che ti nega di fare alcune cose e non te ne propone mai altre. E
questo lo dimostra lui stesso, perché afferma anche che la voce lo avrebbe esortato a
votare contro nel periodo in cui lui apparteneva alla Pritania, quando seguire la massa e
non fare nulla sarebbe stato invece votare a favore. Potrebbe essere opera di Ade tutto
questo, rendiamoci conto. Non condannandolo, potremmo dare inizio a un periodo
veramente basso per la nostra Atene, perché sempre più ragazzi vorranno diventare come
Socrate, corrompendo sempre più la società, e la curva salirebbe in maniera esponenziale.
 Socrate afferma che nessuno dei giovani che ha corrotto lo accusa: Socrate qui si
contraddice da solo. Come fanno delle persone corrotte ad accusare il loro corruttore, se
esse stesse non sanno di essere corrotte? Sappiamo quanto sia forte la dialettica di
Socrate e quanto riesca a disorientare gli ascoltatori portandoli dalla sua parte, perciò da
questo deduciamo quanto i suoi discepoli siano come ipnotizzati dalla sua figura. Socrate
afferma anche, nella sua arroganza, perché di questo si sta parlando, che “una vita senza
ricerca non sia degna di essere vissuta”. Perciò deduciamo che, secondo il suo
insegnamento, una vita trascorsa a sacrificarsi per i bene della comunità e degli altri, a
prodigarsi verso il prossimo in maniera molto pratica, senza pensare troppo all’essere
umano o all’esistenza in generale, non è degna di essere vissuta? Giudicate voi quindi, se
la vita di un giovane soldato, che ha sacrificato la vita servendo il suo paese ed è morto sul
campo di battaglia, prima di arrivare all’età in cui sorgono domande e dubbi esistenziali,
non è degna di essere vissuta, è una vita sprecata? Questo intendo per “corruzione”;
Socrate inculca nella mente dei nostri ragazzi pensieri di questo tipo, pensieri errati, che
non possono essere tollerati in alcun modo. Perciò Socrate merita una sentenza con
condanna immediata. A voi il giudizio finale.

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