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I Memorabili di Senofonte:

una lettura sconvolgente


di Eleonora Heger Vita

Che la figura di Socrate quale emerge dalle opere di Platone e soprattutto dalla
Apologia, certamente tramandataci verbatim dagli atti del processo che lo condann a
bere la cicuta, sia una delle pi alte che lumanit abbia mai espresso, lo sapevo. Che
il personaggio che balza dal Simposio di Platone fosse accattivante, affascinante nella
sua originalit, humour, ironia e affettuosit noto a chiunque si sia divertito e
appassionato nella scintillante, irresistibile lettura di Platone.
Quello che non mi aspettavo era di trovare nella molto meno brillante e spesso
contorta prosa di Senofonte un Socrate vicino a un Dio che, pur nella razionalit che
caratterizza lanima attica, si avvicina molto di pi al Dio dellebraismo e di
conseguenza al Dio di Joshua ben Joseph di Nazareth che ai tradizionali dei, quelli
dellOlimpo.
Dai Memorabili di Socrate di Senofonte, i testi di letture greche per i licei citano
spesso motti di spirito, battute scherzose come quelle rivolte alla sua cara
Santippe, trattata certamente come una sciocchina dedita ai luoghi comuni e alle
comuni vanit piuttosto che come una stizzosa brontolona. Valga per tutte la risposta
di Socrate alleterno lamento femminile non ho niente da mettermi per le
Panatenee: Credevo che tu ci volessi andare per vedere, non per essere vista.
Oppure, a Santippe che si preoccupava della modestia della propria tavola in vista
dellarrivo di invitati di riguardo: Se vengono per stare con noi, sono i benvenuti; se
invece danno importanza alleleganza, non mi importa nulla di loro. Sono state
appunto queste simpatiche battute a farmi venire una gran voglia di leggere i

Memorabili di Socrate di Senofonte. Affascinata dalla personalit del Socrate che ci


incanta nei dialoghi di Platone, volevo sapere qualcosa di pi di quelleroe del
pensiero cos simile a un eroe antico e per certi aspetti a Pope, a Wilde, a Shaw, a
Wodehouse, cio ai miei idoli dellumorismo britannico e irlandese. Superata quindi
la poca simpatia per lautore dellAnabasi, cos piena di carduchi e parasanghe
che riempiono le pagine delle antologie per i ginnasi, mi sono fatta regalare da un
allievo il volumetto della BUR che contiene i Meemorabili, assieme a una buona
traduzione a fronte, utile per sbrogliare qui e l alcuni passi che nello stile non
sempre perspicuo del buon Senofonte presentano difficolt di comprensione non solo
in greco ma anche nella pur buona traduzione italiana.
Senofonte, infatti, non davvero un grande scrittore. Quello che non mi aspettavo
di incontrare, per, era un Socrate ben diverso dal Socrate di Platone, un Socrate la
cui concezione del Divino assomiglia in modo sconvolgente a quella dellebraismo:
buona parte del primo libro dei Memorabili infatti dedicata a riferire il pensiero di
Socrate riguardo al culto del divino. Senofonte inizia il suo trattato con la difesa del
suo maestro contro le accuse che mandarono a morte lormai vecchio matre
penser, che era stato lidolo delle folle ma era poi stato travolto dallo scandalo di
avere avuto per allievi due brutti figuri come Alcibiade e Crizia, che era poi divenuto
uno dei famigerati Trenta Tiranni (una specie di repubblica di Sal seguita alla guerra
del Peloponneso). E una delle accuse mosse contro Socrate era quella di empiet.
Quindi Senofonte si impegna con tutte le sue forze a dimostrare che Socrate non
era un miscredente, anziMa questa appassionata e accorata difesa dimostra ai nostri
occhi che la religione di Socrate, anche se le sue ultime parole dopo avere bevuto la
cicuta sono un omaggio a Esculapio, uno degli dei tradizionali, che laccusa aveva
sotto questo aspetto, ragione: Socrate aveva veramente introdotto nella politeistica
Atene un Dio diverso. Un Dio che a noi ebrei alquanto famigliare e che abbiamo
labitudine di chiamare appunto famigliarmente Adonai.

Il Socrate senofonteo, nel

suo discorso diretto principalmente a un discepolo, Aristodemo, che per sembra pi


un seguace di quelle idee che si attribuiscono a Epicuro e che sostiene che gli dei

esistono s, ma si occupano poco dei mortali, usa spesso gli dei come soggetto del
suo discorso, ma subito se ne dimentica e parla di ho theos, il Dio cui attribuisce
quella cura e quellamore per gli uomini che troviamo precipuamente nella religiosit
giudeo-cristiana. Ed essenzialmente sullamore di Dio per le sue creature che pone
laccento il discorso di Socrate. Non il caso, non la Tyche, ma una nous, una
mente che ha creato gli esseri viventi con tanta logica e preveggenza che ha dato loro
occhi per vedere le cose belle, orecchie per udire tutto quello che c da udire, narici
per annusare, la lingua per sentire i sapori (si noti che Socrate sa gi che la lingua
che sente i sapori e non il palato come vuole la tradizione popolare) e, particolare
divertente, ha collocato lo scarico delle sostanze divenute disgustose il pi lontano
possibile dalla sede delle sensazioni. E, dice Socrate ad Aristodemo, vorresti dire che
non si cura di te quel Dio che ti ha dato le mani per creare tutto quello che vuoi, e che
le ha date a te, mentre agli altri animali ha dato la forza ma non le mani, o le mani ma
non lintelligenza, che ti ha dato gli occhi e le palpebre che puoi alzare e chiudere per
proteggere gli occhi e difenderli dal vento, palpebre che puoi abbassare nel sonno e
alzare quando vuoi. Ma, dice Aristodemo, io non vedo questi demiurghi, questi
sublimi artigiani nel mondo di lass. Vedi tu forse la tua anima ribatte Socrate
eppure quella che nel tuo corpo e ti fa agire.
Socrate sottolinea il concetto che siamo abituati a considerare essenzialmente
monoteistico, estraneo alla religiosit comunemente attribuita al mondo classico
che anzi insiste su una pluralit di dei addetti singolarmente alle varie attivit umane
, della onniveggenza e onnipresenza divina, basandosi come suo costume
sullesperienza

umana.

Infatti,

per

convincere

Aristodemo

della

verit

dellonniscienza di Dio gli chiede se lui, pur stando ad Atene, non sa anche ci che
succede in Egitto e in Sicilia.
Quello che colpisce soprattutto in questa visione socratica di Dio il concetto
appassionatamente ribadito dellamore di Dio per le creature, t zo, e
particolarmente per gli uomini. Pi universalmente noto il concetto del Daimonion,
il che di divino che secondo altri passi socratici di Platone sconsiglia a Socrate di

commettere certe azioni. Del daimonion non si parla qui nei Memorabili, ma si d
molta importanza alla divina onniscienza come al concetto dellamore di Dio
Ma quello che colpisce per la sua conformit con la morale nostra la conclusione
cui giunge Senofonte dopo avere riferito quei discorsi sul divino cui abbiamo
accennato e che certamente avranno confermato i benpensanti ateniesi nella loro
convinzione di aver mandato a morte un pericoloso rivoluzionario: A me sembra
dunque che dicendo queste cose a quelli che lo seguivano Socrate insegnasse ad
astenersi dalle cose empie, ingiuste e disdicevoli quando erano visti dagli uomini, ma
anche quando erano in solitudine, in quanto convinti che nulla di ci che facevano
mai poteva sfuggire agli dei. Gli dei, dice in questultima frase, ma molto spesso
nella sua trattazione Senofonte ha detto Dio. Non importa, il concetto della grande
Nous demiurga e paterna quello del monoteismo ebraico. No, Socrate non era
ebreo, ma probabilmente un errore voler dividere il mondo del pensiero antico in
due met convenzionali, quella del politeismo da un lato, quella del monoteismo pi
elevato e filosofico dallaltra, mentre certamente le idee circolavano nel mondo
antico molto pi liberamente di quello che siamo disposti a credere e le grandi menti
si incontravano, se non in terra, certo nel mondo iperuranio.

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