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Come si fa a non
innamorarsi di Socrate: era
buono d'animo, tenace,
intelligente, ironico, tollerante
e, nel medesimo tempo,
inflessibile. Di tanto in tanto
sulla Terra nascono uomini di
questa levatura, uomini senza i
quali noi tutti saremmo un po'
diversi: penso a Ges, a Gandhi,
a Buddha, a Lao Tse e a San
Francesco. C' qualcosa per
che distingue Socrate da tutti
gli altri ed la sua normalit di
uomo. Infatti, mentre per i
grandi che ho appena nominato
c' sempre il sospetto che un
pizzico di esaltazione abbia
contribuito a tanta
eccezionalit, per Socrate non
esistono dubbi: il filosofo
ateniese era una persona
estremamente semplice, un
uomo che non lanciava
programmi di redenzione e che
non pretendeva di trascinarsi
dietro torme di seguaci.
Tanto per dirne una, aveva
anche l'abitudine, del tutto
inconsueta nel giro dei profeti,
di frequentare i banchetti, di
bere e, se ne capitava
l'occasione, di fare l'amore con
un'etera.
Non avendo mai scritto
nulla, Socrate sempre stato un
problema per gli storici della
filosofia.
Chi era veramente? Quali
erano le sue idee? Le uniche
fonti dirette che abbiamo sono
le testimonianze di Senofonte,
quelle di Platone e alcuni
commenti "per sentito dire di
Aristotele; sennonch il ritratto
lasciatoci da Senofonte risulta
completamente diverso da
quello di Platone e l dove c'
coincidenza tra le due versioni
perch il primo ha copiato dal
secondo; per quanto poi
riguarda Aristotele permangono
fondati dubbi sulla sua
obiettivit.
Senofonte, detto tra noi, non
era un'aquila d'intelligenza
filosofica: al massimo possiamo
definirlo un generale di
bell'aspetto e un buon
memorialista. Da giovanotto
aveva frequentato la dolce vita
di Atene: simposi, palestre, gare
ginniche eccetera finch un bel
giorno incontra Socrate in un
vicolo stretto.1 Il filosofo lo
guarda fisso negli occhi, gli
blocca il passo mettendogli il
bastone di traverso e dice:
" Sai dove si vende il pesce?"
"S, al mercato.
"E sai dove gli uomini
diventano virtuosi?
"No.
"Allora seguimi.
E fu cos che Senofonte, pi
per darsi importanza con gli
amici che per amore della
saggezza, cominci a seguire
Socrate nelle sue passeggiate;
dopo un paio di anni, per,
forse esausto per il troppo
discutere, parte volontario per
la prima guerra che riesce a
trovare. Frequenta le corti di
Ciro il Giovane, di Agesilao re
degli Spartani e tanti altri
luoghi dove il suo maestro non
avrebbe mai messo piede.
Trascorre tutta la vita tra
battaglie e scaramucce,
militando quasi sempre in
eserciti stranieri. Quando parla
di Socrate, lo fa come se fosse il
suo difensore d'ufficio: cerca di
riabilitarne la memoria dopo il
processo e ce lo presenta come
un uomo integerrimo, bigotto e
ossequioso verso le autorit. Se
il ritratto di Senofonte un po'
convenzionale, quello di
Platone (genio creativo per
eccellenza) pecca dell'eccesso
opposto: in altre parole,
leggendo "i dialoghi, ci si
domanda se l'eroe platonico
esprima le idee di Socrate o
quelle del suo autore. Cos
stando le cose non mi resta che
raccontare tutto quello che so e
lasciare che il lettore si faccia
un'opinione personale.
Fisicamente Socrate
rassomigliava a Michel Simon,
l'attore francese degli anni
Cinquanta, e si muoveva come
Charles Laughton nel film
Testimone d'accusa. Nacque nel
469 nel demo Alopece, un
sobborgo a mezz'ora di
cammino da Atene alle pendici
del Licabetto. Per gli
appassionati di astrologia
diremo che doveva essere un
Capricorno, essendo nato nei
primi giorni dell'anno. La sua
era una famiglia
medioborghese appartenente
alla classe degli zeugiti (la terza
e ultima, in ordine
d'importanza, tra le classi di
Atene che contavano qualcosa).
Il padre, Sofronisco, era uno
scultore, o forse solo uno
scalpellino di periferia, e la
madre, Fenarete, una levatrice
2. Della sua infanzia non
sappiamo praticamente nulla e,
a essere sinceri, facciamo anche
un po' fatica a immaginarcelo
bambino: comunque, essendo
di famiglia benestante o quasi,
riteniamo che abbia seguito gli
studi regolari come tutti gli altri
ragazzi di Atene, che a diciotto
anni abbia prestato il servizio
militare e che a venti sia
diventato oplita dopo essersi
procurato un'armatura
adeguata.
Da giovanotto di sicuro
dette una mano in bottega al
pap scultore, finch un bel
giorno Critone, "innamoratosi
della grazia della sua anima, 3
non se lo port via per iniziarlo
all'amore della conoscenza.
Diogene Laerzio, nelle sue Vite
dei filosofi, racconta che
Socrate ebbe come maestri
Anassagora, Damone e
Archelao e che di quest'ultimo
fu anche l'amante 4 o, per
essere pi precisi, l'ermenos (a
quei tempi, quando c'era un
rapporto amoroso tra due
uomini, veniva chiamato
erasts l'amante pi anziano ed
ermenos quello pi giovane).
Su questa faccenda per degli
amori omosessuali dei filosofi
greci, prima di andare avanti e
di considerare Socrate un gay,
apriamo una parentesi e
chiariamoci le idee una volta
per tutte.
L'omosessualit a quei
tempi era cosa normalissima e
non a caso passata alla storia
come "amore greco.
Addirittura c' stato chi, come
Plutarco, l'ha definita
"pederastia pedagogica 5.
A ogni modo non era
oggetto di scandalo: quando
Gerone, tiranno di Siracusa,
s'innamora del giovanetto
Dailoco, commenta il fatto
dicendo semplicemente: "E'
naturale che mi piaccia ci che
bello; 6 che poi questo bello
fosse un ragazzino, un uomo o
una donna era un particolare da
poco. I veri guai per gli
omosessuali cominciarono con
il cristianesimo: la nuova
morale concep il sesso solo
come mezzo di procreazione e
consider peccaminoso
qualsiasi altro tipo di rapporto
sessuale, donde le persecuzioni
e i pregiudizi assai diffusi
ancora oggi.
Socrate spos Santippe
quando aveva quasi
cinquant'anni, forse pi per
avere un figlio che non una
moglie. Fino a quel momento si
era sempre tenuto alla larga dal
matrimonio e, a chi gli chiedeva
consiglio se doveva sposarsi o
meno, rispondeva
invariabilmente: "Fa' come
vuoi, tanto in entrambi i casi ti
pentirai. 7
Santippe, donna dal
carattere forte, passata alla
storia come lo stereotipo della
moglie rompiscatole e
possessiva: non escluso per
che lo stesso Socrate non le
debba qualcosa in termini di
popolarit.
Perfino il "Corriere dei
Piccoli, negli anni Trenta, le
dedicava ogni settimana una
striscia che iniziava sempre con
la stessa quartina:
Tutti sanno che Santippe
matta andava per le trippe.
Trippe a pranzo, trippe a
cena, Dio per Socrate che pena!
A proposito di guerre,
Socrate fu un buon soldato,
anzi diciamo pure un buon
marine: nel 432 viene
imbarcato insieme ad altri
duemila ateniesi e mandato a
combattere a Potidea, una
piccola citt nel nord della
Grecia che si ribellata allo
strapotere di Atene. Siamo in
piena guerra del Peloponneso:
gli ateniesi, temendo che la
rivolta possa estendersi a tutta
la Tracia, sono costretti a
inviare sul posto una
spedizione punitiva. E in questa
occasione che Socrate si
guadagna la sua prima medaglia
al valore salvando la vita al
giovane Alcibiade: lo vede ferito
sul campo di battaglia, se lo
carica a cavalluccio e lo porta in
salvo tra una selva di nemici.
Non tanto per il coraggio del
filosofo a sorprenderci, quanto
la sua totale indifferenza ai
disagi della guerra: in proposito
sentiamo che cosa ci racconta lo
stesso Alcibiade nel Simposio.
"Fummo insieme sul campo
di Potidea e avevamo il rancio
in comune. Tanto per
cominciare, non solo era
superiore a me nelle fatiche
militari, ma anche agli altri.
Quando ci capitava di dover
sostenere la fame, come spesso
avviene in guerra, tutti noi al
suo confronto non valevamo un
bel niente. Nelle baldorie invece
era lui solo a godere fino in
fondo. Non che lo volesse, ma
quando lo si forzava a bere era
capace di battere tutti senza
mai cadere ubriaco. Quanto poi
a sopportare l'inverno, che al
nord tremendo, faceva
addirittura miracoli. Un giorno
c'era un gelo da inorridire: tutti
si erano rintanati nei rifugi e
quelli che uscivano all'aperto,
avevano cura di avvolgersi in
una incredibile quantit di
panni e di fasciarsi i piedi con
feltri e pellicce; ebbene, lui se
ne and in giro con la
gabbanina di sempre e, scalzo,
cammin sul ghiaccio come se
niente fosse, tanto che alcuni
soldati pensarono che li volesse
mortificare.
Un'altra volta, tutto assorto
in una qualche idea, si piant
ritto in mezzo al campo, fino
all'alba, a meditare; e poich
non ne veniva a capo, continu,
sempre restando immobile, a
pensare anche durante il
giorno.
Quando si fece mezzogiorno
alcuni uomini, accortisi di
(questo suo) strano
atteggiamento, cominciarono a
dirsi l'un l'altro: "Socrate se ne
sta impalato dall'alba in un
qualche pensiero". Alla fine
alcuni loni scesa la sera, giacch
quella volta era estate,
portarono fuori i giacigli e si
misero a riposare all'aperto per
controllare se fosse rimasto
piantato l tutta la notte. Ed egli
vi stette finch non vide
spuntare di nuovo l'alba. 16
Questo racconto di Alcibiade
ci fa ritenere che Socrate fosse
capace di cadere in catalessi,
come accade ad alcuni sciamani
in India. Certo che l'uomo era
del tutto indifferente ai comfort
della vita moderna. Il suo
abbigliamento abituale, sia che
facesse caldo o freddo, era
costituito da una specie di
tunichetta chiamata chitone, o
al massimo da un tribon, un
mantello di stoffa che aveva
l'abitudine di portare
direttamente sulla pelle,
drappeggiandoselo sulla spalla
destra (ep dxia). Sndali o
maglie di lana, neanche a
parlarne. Per quanto riguarda
poi i generi di lusso, non c'era
nulla che lo potesse interessare.
Un giorno si ferm davanti a
un negozio di Atene e,
guardando la merce esposta,
esclam stupito: "Ma guarda di
quante cose hanno bisogno gli
ateniesi per campare!. 17
Otto anni dopo l'assedio di
Potidea, lo vediamo combattere
contro i Beoti. La battaglia si
mette subito male per gli
ateniesi: dopo il primo scontro,
le truppe di Atene vengono
sbaragliate e messe in fuga.
Anche Socrate e Alcibiade sono
costretti a ritirarsi.
lo ero tra i cavalieri e lui tra
gli opliti, racconta Alcibiade, "e
qui ammirai Socrate ancor pi
che a Potida: sembrava che
camminasse, guardando
superbamente a destra e a
sinistra.
Indietreggiava squadrando
con calma amici e nemici e
mostrando a tutti che se
qualcuno avesse osato toccarlo,
egli si sarebbe difeso
strenuamente. 18
"Giudicammo Auriloco, il
figlio di Damone racconta
Eutimaco. "Essendo io amico
del padre, avrei fatto di tutto
per salvargli la vita; ma le prove
a suo carico erano tali e tante
che sono stato costretto a
pronunciarmi per la condanna a
morte.
"Anche per Socrate temo che
non ci sia nulla da fare
sospira, sinceramente
dispiaciuto, Callione "Sono
troppi quelli che si sentono
stupidi al suo confronto, e
nessuno pi vendicativo di
colui che si accorge di essere
inferiore.
"Se verr condannato a
morte, pu prendersela solo
con se stesso: Socrate
l'individuo pi presuntuoso che
sia mai nato al mondo!
"Ma se dichiara a tutti di
non sapere nulla esclama
Callione, "di essere un
ignorante!
"Ed proprio questo il
colmo della sua presunzione!
ribatte Eutimaco. "E come se
dicesse a tutti gli uomini: "lo
sono un ignorante, ma tu che
non sai di esserlo sei ancora pi
ignorante di me! . Ora
naturale che, a forza di
insultare il prossimo, prima o
poi qualcuno reagisce e te la fa
pagare. Anzi, sai che ti dico? E'
davvero strano che il vecchio
sia arrivato fino a settant'anni
senza essere mai stato esiliato
una sola volta per ostracismo!
27
L'ostracismo era una strana
procedura molto in voga a quei
tempi, una specie di elezione
all'incontrario. Quando un
ateniese si convinceva che un
suo concittadino avrebbe
potuto nuocere in qualche
modo alla plis, non doveva
fare altro che recarsi all'agor e
scrivere il nome del suo nemico
su un'apposita pietra di
ceramica (strakon). Non
appena la persona presa di mira
totalizzava 6000 segnalazioni,
aveva dieci giorni di tempo per
salutare amici e parenti, dopo di
che era costretta a prendere la
via dell'esilio. La condanna
poteva durare dai cinque ai
dieci anni, a seconda del
numero di coloro che avevano
firmato. Nessuna
giustificazione era dovuta da
parte della cittadinanza.
Questa pratica era stata
voluta da Clistene, il vero
fondatore di Atene, come
espediente contro il mito della
personalit.
Plutarco la definisce "una
moderata soddisfazione
generata dall'invidia. 28
Se fosse in vigore oggi
chiss quanti politici (quanti
personaggi televisivi e quanti
campioni sportivi dovrebbero
espatriare! Non il caso di fare
nomi, ma ogni lettore libero
di compilare una sua lista di
indesiderati.
Appare Socrate. Ha un'aria
serena: indossa il solito tribon e
cammina appoggiandosi a un
bastone di rovere.
"Eccolo l, il vecchio
irriducibile esclama
Callione,"a guardarlo sembra
che, invece che a un processo
per empiet, si stia recando a
un simposio: sorride, si ferma a
parlare con gli amici e saluta
tutti quelli che vede!
E' il solito rompiscatole
protesta Eutimaco pi astioso
che mai, "fra l'altro non si rende
conto che il popolo lo considera
colpevole e lo vorrebbe
impaurito e supplicante.
Nel frattempo Socrate
salito sul palco: si messo alla
sinistra dell'arconte-re e
attende con pazienza che il
cancelliere dichiari aperto il
processo.
"Eliasti proclama il
cancelliere, "gli Dei hanno
scelto, i vostri nomi dall'urna,
perch voi possiate assolvere o
condannare Socrate, figlio di
Sofronisco, dall'accusa di
empiet che gli stata rivolta
da Meleto, figlio di Meleto.
Nei tribunali di Atene non
esisteva la figura del Pubblico
Ministero. L'accusa poteva
essere condotta da un qualsiasi
cittadino che lo faceva a suo
rischio e pericolo: se il
colpevole veniva condannato,
incamerava la decima parte del
suo patrimonio, se invece era
assolto pagava una multa di
mille dracme. 29 Cos pure non
esistevano gli avvocati
difensori. Gli imputati, colti o
analfabeti che fossero,
dovevano difendersi da soli e,
quando non se la sentivano,
avevano la possibilit, prima del
processo, di convocare un
logografo, ovvero un legale di
fiducia capace di scrivere un
testo di difesa da imparare a
memoria.
Eccezionali logografi furono
Antifonte, Prodico, Demostene
e Lisia. 30
"Mi ha raccontato
Apollodoro dice Callione "che
ieri sera Socrate ha rifiutato di
farsi aiutare da Lisia.
"Gli aveva scritto un
discorso di difesa?
"S, e pare che si trattasse di
un discorso straordinario.
"Lo credo bene: il figlio di
Cefalo il migliore di tutti ad
Atene! E perch mai ha
rifiutato? chiede Eutimaco.
"Non solo ha rifiutato, ma
ha anche rimproverato Lisia per
la sua offerta di aiuto. Gli ha
detto: "Tu con i tuoi trucchetti
verbali vorresti ingannare i
giudici per il mio bene. E come
pensi di perseguire il mio bene
se nello stesso tempo trami
contro le Leggi?".
"Il solito presuntuoso!
"Cittadini di Atene
proclama con solennit il
cancelliere, "questa la
sentenza emessa dagli Eliasti:
voti bianchi 220, voti neri 280.
Socrate, figlio di Sofronisco,
condannato a morte!
Un "oh di sgomento si leva
dal popolo assiepato dietro le
transenne. Critone si nasconde
il viso tra le mani. Il cancelliere,
dopo una breve pausa, riprende
la parola.
"E ora, secondo la legge di
Atene, chiediamo al condannato
di proporre lui stesso una pena
alternativa.
Socrate si alza di nuovo, si
guarda intorno e allarga le
braccia in segno di sconforto.
"Una pena alternativa? E
cosa mai ho fatto per meritarmi
una pena? Per tutta la vita ho
trascurato gli interessi
personali, la famiglia e la casa.
Non ho mai aspirato a
comandi militari n a pubblici
onori. Non mi sono
immischiato in congiure o in
altre sedizioni. Quali pene
spettano a chi ha fatto queste
cose? Non vorrei sbagliarmi,
ma credo di aver diritto solo a
un premio, quello di essere
ospitato nel Pritaneo 34 a spese
dello stato.
Perch Socrate fu
condannato a morte? A 2400
anni di distanza c' ancora chi
se lo chiede.
Gli uomini, per vivere,
hanno bisogno di certezze, e
quando queste non ci sono, c'
sempre qualcuno che se le
inventa per il bene comune.
Ideologi, profeti, astrologi, chi
in buona fede, chi solo per
interesse, sfornano di continuo
verit con cui lenire le angosce
della societ.
Se poi arriva un uomo a
sostenere che non c' nessuno
che sa veramente qualcosa,
ecco che quest'uomo diventa
improvvisamente il nemico
pubblico numero uno dei
politici e dei sacerdoti.
Quest'uomo deve morire!
Platone ha dedicato al
processo e alla morte di Socrate
ben quattro dialoghi:
- l'Eutifrone, dove vediamo
il filosofo, ancora libero, recarsi
in tribunale per conoscere le
accuse che gli sono state mosse
da Meleto; - l'Apologia, con la
descrizione del processo; - il
Critone, con la visita in carcere
del suo amico pi caro;
- il Fedone, con gli ultimi
istanti di vita e il discorso
sull'immortalit dell'anima.
Sono opere che gli editori
continuamente ripubblicano,
anche riunendole in un unico
volume, 36 e noi ne consigliamo
la lettura a tutti quelli che
volessero conoscere pi a fondo
il carattere e le idee del grande
filosofo.
La maieutica.
Quando Socrate dice "So di
non sapere, non nega
l'esistenza della verit (come
avevano fatto i sofisti) ma ne
incita la ricerca.
come se dicesse: "Guagli,
la verit esiste, anche se io non
la conosco; per, siccome non
posso credere che uno che l'ha
conosciuta non ne tenga conto,
penso che sia indispensabile
raggiungere la "conoscenza".
Solo cos, infatti, potremo
sapere con sicurezza da che
parte sta il Bene.
Cerchiamo adesso di
descrivere la mente umana
come deve essersela
immaginata Socrate: al centro
un enorme cumulo di erbaccia e
sotto di esso, ben nascosta, la
verit, ovvero la giusta
valutazione dei comportamenti,
il "senso delle cose. Che fare,
si chiede Socrate, per giungere
alla conoscenza? Innanzitutto
liberarsi dell'erbaccia e poi tirar
fuori la verit. Per la prima fase,
che potremmo chiamare
"operazione piazza pulita o
pars destruens per gli amanti
del latino, Socrate si serve
dell'ironia. La parola viene dal
greco e vuol dire "interrogare
dissimulando (da eiromai,
interrogare, e eirone uomai
dissimulare). Nessuno pi di lui
maestro in questa arte.
Manifestando la pi assoluta
ignoranza e sprovvedutezza,
finge sempre di voler imparare
dal suo interlocutore: gli chiede
continue precisazioni e alla fine
lo mette di fronte alle sue
stesse contraddizioni.
L'erbaccia infatti, di cui
parlavamo prima, l'insieme
dei pregiudizi, dei falsi ideali e
delle superstizioni che
occupano la nostra mente. Una
volta liberato il campo da
queste scorie, bisogna tirar
fuori la vera conoscenza ed
qui che interviene la maieutica,
ovvero "l'arte del far partorire le
menti. Socrate nel Teeteto,
ricordandosi della madre, ce ne
d una descrizione: "Il mio
lavoro di ostetrico rassomiglia
in tutto a quello delle levatrici,
solo che loro operano sulle
donne e io sugli uomini, loro
sui corpi e io sulle anime. 45
Socrate non si presenta
come depositario di una "sua
verit, al massimo aiuta gli
altri a cercarla in se stessi,
"giacch egli dice "sono sterile
di sapienza, ed per questo che
il Dio (Apollo) mi costrinse a
fare da ostetrico, pur
vietandomi di generare.
E' chiaro che, per esercitare
la maieutica, Socrate ha
bisogno del dialogo), ovvero
d'improvvisare il suo discorso a
seconda degli stimoli che gli
offre l'interlocutore. Nessuno
scritto, egli dice, potrebbe avere
un'eguale efficacia, anche
perch non sapendo nulla cosa
mai avrei potuto scrivere?".
Socrate, del resto, diffidava
profondamente della scrittura,
come risulta dalla favola che
Platone gli fa raccontare nel
Fedro. 46
L'universale.
Nei dialoghi platonici
Socrate solito chiedere ai suoi
interlocutori la definizione di
un valore morale, e
regolarmente costoro
rispondono citando un esempio
particolare. Al che Socrate si
mostra insoddisfatto e insiste
per ottenere una definizione
"pi universale. 48
SOCRATE: Sapresti dirmi, o
Menone, che cosa la Virt?
MENONE: E che ci vuole a
dirlo! La Virt dell'uomo sta
nell'essere capace di svolgere
bene un'attivit politica,
nell'aiutare gli amici e nel
danneggiare i nemici. La Virt
della donna consiste invece nel
sapere amministrare la casa e
nell'essere fedele al marito. Poi
c' la Virt del fanciullo, quella
del vecchio, quella. . .
SOCRATE: Ma tu guarda
che fortuna questa mattina!
Cercavo una Virt sola e ne ho
trovato uno sciame... A
proposito di sciame, o Menone,
secondo te esistono molti tipi di
api?
MENONE: Molti certamente
e ogni tipo differisce dall'altro
per grandezza, bellezza e colore.
SOCRATE: E tra tutte
queste diversit, c' qualcosa
che ci fa dire: "Oh, ecco,
un'ape!?
MENONE: S, il fatto che, in
quanto ape, non molto diversa
dalle altre api. 49
SOCRATE: Quindi sei
capace di riconoscere un'ape a
prescindere dal tipo a cui
appartiene E se ti chiedessi che
cosa la Bont?
MENONE: Ti risponderei
che vuol dire aiutare il
prossimo e dare del denaro a un
amico che non ne possiede.
SOCRATE: Mentre se aiuti
uno che non ti amico, non
un atto di Bont.
MENONE: Nossignore,
anche se aiuto uno che non
amico, una buona azione.
SOCRATE: E se nel dare il
denaro a un amico, tu sapessi
che lui se ne servir per
commettere una cattiva azione,
sarebbe ancora una buona
azione la tua?
MENONE: No, in questo
caso no di certo.
SOCRATE: Allora
ricapitoliamo: dare del denaro a
un amico potrebbe essere e non
essere una buona azione,
mentre potrebbe essere una
buona azione dare del denaro a
uno che non amico.
Il dmone.
"Un giorno accadde un fatto
molto strano: eravamo un
gruppo di amici e stavamo
ritornando ad Atene dopo
essere stati a pranzo a casa di
Andocide. Con noi c'erano
Socrate, il flautista Carillo,
l'indovino Eutifrone, Cebete e
alcuni giovani ateniesi. L'umore
della brigata era allegro, come
spesso accade quando si
appena smesso di bere: i pi
giovani cantavano in coro e
Socrate prendeva in giro
Eutifrone per le sue arti
divinatorie. Quand'ecco che
all'improvviso vediamo il
nostro maestro fermarsi,
restare per un attimo assorto e
poi cambiare strada: invece
d'imboccare via degli Ermoglifi,
come avrebbe dovuto fare per
raggiungere l'agor, gir per via
dei Cassai. A chi gli chiese il
perch di questa decisione, lui
rispose che cos gli era stato
consigliato dal dmone. I
giovani risero a questa battuta e
continuarono a scendere per via
degli Ermoglifi, insieme al
flautista Carillo, mentre noi
anziani, anche per non lasciarlo
solo, seguimmo Socrate per via
dei Cassai.
Quelli che presero la strada
pi breve, dopo un centinaio di
metri, proprio all'altezza del
tribunale, s'imbatterono in un
branco di scrofe che proveniva
in senso contrario. Il branco era
cos numeroso e cos compatto,
che molti di loro furono
costretti a tornare sui loro
passi. Il flautista Carillo, che
invece volle attraversarlo,
giunse all'agor con le gambe e
gli abiti tutti lordati di fango.
Questa storia si trova in uno
scritto di Plutarco intitolato per
l'appunto: Il dmone di Socrate.
50 Il personaggio che racconta
l'indovino Teocrito.
A parte le dicerie di
Plutarco, lo stesso Socrate,
durante il processo, dichiara di
possedere un dmone che lo
consigliava nei momenti
difficili.
". . . come una voce che ho
dentro di me fin da fanciullo; la
quale, ogni volta che si fa
sentire, sempre per
dissuadermi dal fare qualcosa,
mai per farmi agire. In
particolare, essa mi sconsiglia
di occuparmi di politica. 51
Le interpretazioni del
dmone sono innumerevoli: si
va dallo spirito guida, all'angelo
custode, alla coscienza critica,
al sesto senso, all'intuizione e
via dicendo. La mia opinione
che si tratti di un jolly, che
Socrate si era voluto riservare
per non essere costretto, ogni
volta, a motivare le sue
decisioni.
Il tema dell'Amore fu
l'argomento principale di una
celebre cena, tenutasi ad Atene
2407 anni fa (anno pi, anno
meno) in casa del poeta tragico
Agatone. Oltre al padrone di
casa erano presenti i seguenti
signori: Fedro, Eurissimaco,
Pausania, Aristofane, Socrate e
Aristodemo (quest'ultimo, in
verit, non invitato). Sul tardi
arriv anche Alcibiade con il
suo seguito. Tutto quello che
venne detto in tale occasione fu
trascritto fedelmente, parola
per parola, da Platone nel pi
bello dei suoi dialoghi: il
Simposio.
"Simposio", detto alla
buona, vuol dire banchetto.
Quello greco, in particolare,
aveva regole molto rigide:
prima ci si lavava le mani, poi
gli schiavi portavano il cibo,
quindi ci si lavava di nuovo le
mani e infine si ascoltava una
flautista suonare. Il clou del
simposio, per, stava tutto nel
finale, e per la precisione nel
momento in cui si cominciava a
bere e a parlare: i commensali
si mettevano in testa una
coroncina di alloro, forse in
onore di Apollo, e sceglievano il
tema della serata. Il vino, in
genere, era molto allungato, un
po' perch costava caro e un po'
perch bevuto allo stato puro
era considerato un veleno. La
misura degli annacquamenti
variava alquanto: si oscillava
dalle tre parti di acqua e una di
vino alle tre parti di acqua e due
di vino, e si arrivava a tanto
solo nel caso che ci si volesse
ubriacare.
Il dialogo inizia con
Aristodemo e Socrate che
s'incontrano per caso lungo una
strada di Atene, una di quelle
strade, precisa Platone, "che
sembrano fatte apposta per
parlare e camminare.
Il secondo a parlare fu
Pausania, un amico di Platone,
da non confondere con l'altro
Pausania, il viaggiatore, quello
che scrisse la Guida della
Grecia.
"Ho l'impressione, o Fedro,
che tu abbia parlato di Amore
come se si trattasse di un unico
Dio, laddove essi sono almeno
due, e noi tutti vorremmo
sapere quale dei due di questi
Dei sia il pi degno di essere
onorato. Esiste infatti l'amore
celeste di Afrodite Urania e
quello volgare di Afrodite
Pandemia. Ebbene, sapete cosa
vi dico? Che l'amore volgare di
Afrodite Pandemia davvero
volgare. Gli uomini che lo
praticano corrono dietro alle
donne, desiderano i loro corpi
pi delle loro anime e, intenti
come sono a raggiungere uno
scopo cos modesto, finiscono
col prediligere le persone pi
stupide, per l'appunto le donne.
Al contrario il vero amatore,
quello celeste, preferisce i
maschi, ammirandone la natura
forte e l'intelligenza pi viva.
Purtroppo da noi, in Grecia, la
norma non sempre chiara: in
Elide, in Beozia e presso i
Lacedemoni, onesto amare i
maschi, nella Ionia e nei paesi
barbari invece, proprio perch
governati da tiranni, la
pederastia considerata una
pratica vergognosa. Ad Atene,
infine, non si sa bene come
stiano le cose: a parole sono
tutti permissivi, mentre nei
fatti mettono i pedagoghi alle
costole dei figli per poterli
meglio controllare, vietano ai
ragazzi pi ambiti
d'intrattenersi con gli amanti e
inducono i loro coetanei a fare
la spia. Ora io penso che
l'amore in s per s non sia una
cosa n bella n brutta, ma che
tutto dipenda dal come viene
fatto: se fatto bene morale,
se fatto male vergognoso.
L'omosessualit, e in
particolare la pederastia, era
una pratica normale nella
Grecia classica: ne fanno fede le
poesie di Alcmane a Sparta e
quelle di Saffo a Lesbo. Non a
caso l'amore tra due persone
del medesimo sesso passato
alla storia come "amore greco.
Per i maschi, i primi approcci
sessuali avevano luogo nelle
palestre, mentre per le
femmine il luogo pi indicato
per l'iniziazione erano le scuole
di danza.
L'amante veniva chiamato
erasts, l'amato ermenos, i
bambini (sia maschi che
femmine) pas, e i ragazzini dai
quattordici ai diciotto anni
ephehoi. Il lottare insieme
completamente nudi offriva
molte occasioni d'incontro tra
gli adolescenti. Spesso le
palestre esibivano nei vestiboli
una statua di Eros, e non gi di
Ares, come sarebbe stato,
invece, pi lecito attendersi, dal
momento che Ares era il Dio
della Guerra.
"Quando lo si fa a fin di
bene precisa Socrate " lecito
ricorrere alle menzogne. Noi
dunque diremo ai nostri
cittadini: siete tutti fratelli, ma
la divinit, mentre vi plasmava,
ha mescolato dell'oro in quelli
che erano destinati a
comandare, dell'argento negli
ausiliari e del bronzo nei
lavoratori.
"E se un giorno un cittadino
di una classe superiore si
accorgesse di avere un figlio
fatto di bronzo, cosa dovrebbe
fare?
"Inserirlo senza piet tra i
lavoratori, cos come,
reciprocamente, se da costoro
nascesse un figlio con chiare
tracce d'oro e d'argento, sar
compito dei custodi sottrarlo ai
genitori per elevarlo al rango
dovuto
"E diventerebbe ricco?
"Nient'affatto risponde
Socrate, "nessuno dei guardiani,
sia esso filosofo o soldato,
dovr mai avere sostanze
personali. Solo il popolo potr
continuare a possedere
propriet terriere.
Per quanto riguarda invece
il cibo, i custodi riceveranno
tutto quello che sar necessario
al loro benessere. Vivranno in
comune e prenderanno i pasti
insieme, come se si trovassero
in caserma.
"E non pensi che cos
vivendo sarebbero infelici?
chiede Adimanto. "Pur avendo
in pugno lo stato, non ne
potrebbero ricavare alcun
profitto, n essere generosi con
le etere o avere case belle e
spaziose.
"Il fatto , mio caro
Adimanto, che lo scopo che ci
siamo prefisso non quello di
rendere felice una classe o un
individuo, ma tutto lo stato nel
suo insieme. Tieni conto che la
grande ricchezza e l'estrema
povert rendono l'uomo
infelice, in quanto l'una
produce lusso, pigrizia e moti
rivoluzionari, e l'altra grettezza,
lavoro scadente e moti
rivoluzionari.
"Ma in tutti gli stati che
conosco esistono ricchezza e
povert!
"S replica Socrate, "perch
invece di essere stati unitari,
sono costituiti da due classi,
quella dei ricchi e quella dei
poveri, l'una nemica dell'altra,
come nel gioco delle pleis. 53
ARISTOGAMO: Ogni
generazione ha i suoi feticci, i
suoi miti. Forse, carissimo
Socrate, tu sei semplicemente
vecchio.
SOCRATE: Tu piuttosto,
Aristogamo, che lavori
nell'industria automobilistica,
perch non ti dai da fare con la
tua societ per migliorare
questa tremenda cosa che
l'automobile?
ARISTOGAMO: Cosa vuoi
pi migliorare? Ormai l'auto ha
raggiunto il massimo della
perfezione.
SOCRATE: Nient'affatto. Io
penso che sia del tutto sbagliata
e sarei in grado di
dimostrartelo, sempre che tu
abbia per voglia di ascoltarmi.
ARISTOGAMO: Come ti ho
gi detto prima, sono qui in
attesa di Meneandro. Non
avendo nulla da fare, non vedo
un motivo per non ascoltare le
tue fantasticherie.
SOCRATE: Il maggior
difetto di tutte le auto il
paraurti.
ARISTOGAMO: Il paraurti?
E perch mai?
SOCRATE: Perch cos come
concepito non pi uno
strumento di difesa, come
immagino dovrebbe essere, ma
bens uno strumento di offesa,
al punto che sarebbe pi giusto
chiamarlo "provocaurti.
ARISTOGAMO: Spiegati
meglio, o Socrate!
SOCRATE: A mio avviso, per
legge, i paraurti di tutte le
macchine dovrebbero essere
posizionati alla stessa altezza da
terra proprio per svolgere al
meglio la loro funzione.
Altrimenti accade che il
paraurti di un'auto offende la
carrozzeria di un'altra auto, e
viene a sua volta offeso dal
paraurti di quest'ultima. Dico
bene. o Fedro?
FEDRO: Dici bene, o
Socrate.
SOCRATE: Di questi
argomenti se ne dovrebbe
occupare addirittura Pericle,
quando viene invitato a sedersi
tra i rappresentanti dell'Onu. E
dal momento che questa
organizzazione internazionale e
altre consimili nulla riescono a
combinare in materia di grandi
problemi, si occupino almeno di
queste piccole cose. Il paraurti,
per far bene il suo lavoro,
dovrebbe sempre scontrarsi con
un altro paraurti. In caso
contrario esso si comporterebbe
come uno di quei rostri che
Caio Duilio appose alle navi
romane per meglio sconfiggere
i cartaginesi. E dal momento
che dobbiamo disegnare l'auto
del futuro, consentitemi di
esporre tutte le mie
innovazioni.
FEDRO: Parla, o Socrate,
ch le tue riflessioni possono
essere molto di aiuto a chi,
come me, si appresta proprio a
comprare una macchina.
SOCRATE: Primo: un'auto
deve disporre di soli due posti e
non deve essere pi lunga di
quanto oggi non siano larghe le
altre auto, in modo da poterla
sempre parcheggiare con il
muso contro il marciapiede.
Molti credono che un'auto
grande sia pi comoda di una
piccola, laddove la vera
comodit di un'auto si misura
dalla facilit con la quale si
riesce a parcheggiarla.
ARISTOGAMO: E se uno
deve fare un viaggio con tutta la
famiglia?
SOCRATE: Si chiede in
primo luogo se effettivamente
deve fare questo maledetto
viaggio, dopo di che, in caso di
risposta affermativa, prende
treno o l'aereo con i soldi che
ha risparmiato comprando
un'auto pi piccola.
ARISTOGAMO: Temo, o
Socrate, che tu faresti fallire in
breve tempo l'industria
dell'auto.
SOCRATE: Secondo: la
velocit dell'auto non dovr mai
superare i sessanta chilometri
orari. Oggi vengono costruite
macchine in grado di superare i
duecento chilometri l'ora.
Adesso io vorrei sapere una
cosa dalle case costruttrici e
dalle autorit competenti: dal
momento che le Leggi dello
stato vietano di superare i
centoquaranta chilometri l'ora,
anche sulle autostrade, in quale
luogo della Terra queste auto
potranno mai sfruttare tutta la
loro potenza?
ARISTOGAMO: Le Leggi
vietano la velocit effettiva, non
quella potenziale.
SOCRATE: Tu sai come io la
penso sulle Leggi. Se un giorno,
percorrendo l'autostrada Atene
Maratona a duecento
chilometri l'ora, le Leggi mi
sorpassassero e, dopo avermi
fermato, mi dicessero: "O
Socrate, che cosa avevi in
mente di fare viaggiando in
codesto modo? Non mediti
forse, con questa tua velocit
eccessiva, di distruggere noi, le
Leggi, e con noi l'intera
nazione? Sai tu che ogni anno,
in questo paese, muoiono ben
ottomila persone in incidenti
automobilistici? Puoi dirci che
cosa ne farai tu adesso dei sette
minuti che hai guadagnato
viaggiando a duecento
chilometri l'ora?, ebbene,
Aristogamo, io ti chiedo: che
cosa risponderemmo noi a
queste e ad altre simili parole?
ARISTOGAMO: Tu ragioni,
o Socrate, sempre in termini
utilitaristici e sottovaluti il
piacere del superfluo, l'ebbrezza
della velocit, il brivido della
conquista del limite, la purezza
di un profilo aerodinamico.
L'auto che tu desideri un
carretto condotto da un somaro.
SOCRATE: Non proprio, e
adesso prover a descrivertela.
L'auto, che secondo i miei
intendimenti depositata nel
Mondo delle Idee del mio
allievo Platone circondata da
ogni lato da un robusto paraurti
di gomma, largo venti
centimetri e spesso altrettanto.
ARISTOGAMO: Ma codesta
macchina che tu descrivi gi
esiste nella realt e la si trova
negli autoscontri dei Luna
Park! Tutti si vergognerebbero
a farsi vedere su un'auto simile!
SOCRATE: Ma in compenso
migliorerebbe l'umore degli
automobilisti. Oggi tutti quelli
che guidano un'auto nel traffico
hanno costantemente
un'espressione truce dipinta sul
volto: temono il contatto con le
auto vicine e vedono negli altri
automobilisti altrettanti nemici
da cui difendersi. Con il mio
cordolo di gomma, invece,
fallirebbero i carrozzieri e
diminuirebbero i costi delle
assicurazioni. Potrebbe essere
addirittura divertente urtarsi
l'un l'altro durante le soste ai
semafori. Ma ecco Meneandro
che si avvicina con la sua
macchina.
FEDRO: O Meneandro,
eravamo in tua attesa e io, in
particolare, ero molto curioso di
vedere la tua auto. Dimmi tutto
quello che sai di questa
macchina, in modo che io me
ne possa fare un'opinione.
MENEANDRO: E una Land
Rover, una "fuoristrada.
SOCRATE: Che vuol dire:
"fuoristrada?
MENEANDRO: Sta a
significare che quest'auto pu
camminare agevolmente anche
quando non si trova su di una
strada asfaltata.
SOCRATE: E fino a oggi hai
molto camminato fuori strada?
MENEANDRO: No, mai.
SOCRATE: E allora perch
hai comprato una "fuori-
strada?
MENEANDRO: Perch
molto pi bella di una
macchina comune.
SOCRATE: Temo di non
capire i giovani d'oggi. Ma credo
che, come al solito, Parmenide
possa venire in mio aiuto.
MENEANDRO: Anche io
provo una qualche difficolt a
capirti, o Socrate. Cosa c'entra
adesso questo Parmenide con i
nostri discorsi?
SOCRATE: Parmenide un
vecchio filosofo italiano, mio
amico, che ha la strana mania
di classificare ogni azione
umana e ogni oggetto che vede,
tra le cose che sono o tra quelle
che non sono. Ebbene io, anche
senza interrogarlo in proposito,
sono sicuro che, se fosse qui
con noi, classificherebbe la tua
Land Rover tra le cose che non
sono.
MENEANDRO: Vuoi
scherzare? D al signor
Parmenide che la mia Land
Rover un'auto che
sicuramente , dal momento
che costa ben quattro talenti e
che tutti i giovani di Atene me
la invidiano. Infine, se gli fosse
rimasto ancora qualche dubbio,
venga con me a farsi un giretto
fuori citt e gli mostrer come
tiene la strada nelle curve e
come raggiunge facilmente i
centocinquanta chilometri l'ora.
SOCRATE: Non credo che
Parmenide misuri il valore
dell'essere con i talenti e meno
che mai con la velocit. Anzi, a
questo proposito, addirittura
convinto che la tua macchina
non riesca neppure a mettersi
in moto. Parmenide, infatti,
nega l'esistenza del movimento.
MENEANDRO: Questo
Parmenide deve essere un
pazzo. Se gli sei veramente
amico, portalo da Ippocrate
perch lo faccia rinsavire.
SOCRATE: La prima
domanda che ti farebbe, se
avesse modo di interrogarti,
sarebbe questa: "Che cosa
un'automobile?.
MENEANDRO: E io gli
risponderei: un mezzo di
trasporto semovente munito di
ruote e di alcuni accessori utili
alla manovra, come per
esempio il volante, il freno,
l'acceleratore e cos via.
SOCRATE: Benissimo. Ma
anche una piccola 126 Fiat, che
costa solo poche mine, ha tutti
questi accessori, o sbaglio?
ARISTOGAMO: Dici il
giusto, o Socrate.
SOCRATE: E allora perch
tu, Meneandro, hai speso
quattro talenti per comprare
un'auto che ha gli stessi
requisiti di un'altra macchina
che costa solo poche mine?
MENEANDRO: Ma che
discorsi vai facendo, o Socrate!
Hanno proprio ragione quelli
che ti chiamano "il pazzo di
Alopece Paragonare la mia
Land Rover a una 126! E come
dire che la tua Santippe e la Dea
Afrodite sono la medesima
donna solo perch hanno
entrambe lo stesso numero di
membra! Tu non tieni conto
della bellezza, del comfort e
soprattutto del prestigio che
un'auto come la Land Rover
pu dare al suo proprietario.
SOCRATE: Ed qui che ti
aspettavo, mio giovane amico.
Ho fatto come Orione che, di
notte, si acquatta nei pressi
dello stagno, per catturare il
cinghiale. In questo caso lo
stagno stato la parola
"prestigio. Se ho ben capito, tu
pensi che gli ateniesi, alla vista
della tua Land Rover,
dovrebbero tutti esclamare: "O
quanto bella questa
macchina! Chi sar mai il suo
proprietario? e che qualcuno
dir loro: "Ma Meneandro il
padrone di questa macchina, il
magnifico e illustre
Meneandro! E cos accadrebbe
che le maggiori qualit
dell'oggetto verrebbero riflesse
sul suo padrone. Ne deduco
quindi che tu hai speso quattro
talenti per sembrare migliore,
ovvero per apparire agli altri pi
degno di stima.
MENEANDRO: E cosa c' di
male nel voler desiderare la
stima del prossimo?
SOCRATE: Nulla, se la stima
per la tua persona, tutto il
male possibile, invece, se la
stima indirizzata verso la tua
auto. So che anche Aristippo ha
un'auto e che su di essa ha
montato un telefono...
MENEANDRO: S: ha una
Mercedes turbo.
SOCRATE: Ora io mi chiedo:
cosa se ne fa Aristippo di un
telefono in macchina, dal
momento che un debosciato,
che non lavora e che vive di
rendita?
MENEANDRO: Immagino
che se ne servir per telefonare.
SOCRATE: E deve
telefonare per forza mentre
guida? Non pu, come tutti i
mortali, fermare un attimo
l'auto e andare nel primo bar
che gli capita a tiro? E forse
Aristippo un agente di borsa, un
industriale, un medico, per il
quale ogni secondo di ritardo
potrebbe essere fatale? La
verit che il telefono in
macchina sostituisce agli occhi
degli altri quelle doti che
Aristippo sa di non possedere.
Qui il dilemma se sia
preferibile il sembrare o l'essere
e a me pare che Aristippo abbia
deciso per il sembrare.
MENEANDRO: Continuo a
non capirti, o Socrate Io so solo
che amo quest'auto sopra
qualsiasi altra cosa al mondo.
SOCRATE: E pensare che
Meleto accusa me,
pubblicamente, di fabbricare
nuovi Dei!
ARISTOGAMO: Tu, o
Socrate, commetti un grave
errore nel giudicare il prossimo:
pensi che tutti gli uomini
dovrebbero sempre avere degli
alti ideali da perseguire e per i
quali, magari, essere disposti a
sacrificare la vita. Orbene, sappi
che esistono persone semplici
che, senza fare del male a
nessuno, prendono la vita come
viene, vivendola alla giornata e
nutrendosi di piccoli obiettivi. Il
fatto che Meneandro in questo
momento si sia invaghito della
propria auto ti reca forse
qualche danno?
SOCRATE: A me nessuno,
ma a lui stesso moltissimi. Il
modo di vivere che tu mi
descrivi abbastanza diffuso tra
gli uomini. I filosofi di Torino
lo hanno classificato come
"teoria del pensiero debole.
Quelli di Neapolis, che sono
meno intellettuali, e che per
questo vengono criticati, lo
hanno messo addirittura in
versi: "Basta ca ce sta 'o sole /
basta ca ce sta 'o mare / 'na
nenna accore accore/ e na
canzone pe' cant /chi a avuto,
a avuto, a vuto/ e chi a dato, a
dato, a dato / scurdammoce o
passato / simme e Napule,
pais. Ci non toglie che una
vita fatta di piccoli obiettivi
allontani l'uomo dalla felicit.
MENEANDRO: Io sono
felice con la mia Land Rover.
SOCRATE: E' la prima auto
che possiedi?
MENEANDRO: No, prima
avevo una Porsche.
SOCRATE: E hai amato la
Porsche?
MENEANDRO: S, l'ho
amata.
SOCRATE: E perch l'hai
cambiata con la Land Rover?
MENEANDRO: O bella!
Perch trovo migliore la Land
Rover.
SOCRATE: E prima della
Porsche, avevi un'altra auto?
MENEANDRO: S, avevo
una BMW. Ma perch continui
a farmi queste domande senza
costrutto?
SOCRATE: Perch penso
che sia pi felice un uomo che
si serve sempre della stessa
auto, magari un'utilitaria, che
non un uomo posseduto da un
dmone che lo costringe
continuamente a cambiare. Tu,
Meneandro, non te ne sei
accorto, ma stai versando vino
in un orcio bucato. Versi
sempre e non bevi mai! Ora che
hai finalmente ottenuto la tua
nuova macchina, non senti
come un vuoto dentro di te?
MENEANDRO: E pensi che
se avessi solo una 126 sarei
felice?
SOCRATE: Basta una
piccola ciotola per bere e, a
volte, anche il cavo della mano.
FEDRO: Da quanto tu dici, o
Socrate, io allora non dovrei pi
comprare alcuna macchina,
perch, una volta soddisfatto il
mio desiderio, verrei subito
preso da un altro desiderio
ancora pi costoso.
SOCRATE: L'Avere non
concede tregue ai suoi seguaci.
Ciononostante, o Fedro, tu
puoi comprare lo stesso la tua
auto; l'importante che non ne
divenga schiavo. Sappi
comunque che non sar certo
un'automobile a farti fare il pi
importante dei tuoi viaggi:
quello che, partendo dal posto
in cui ti trovi ora, raggiunge
l'interno di te stesso.
(da Oi dialogoi).
Socrate e gli Ufo
(da Oi dialogoi).
Socrate e la Tv
SOCRATE: Riposiamoci
sotto questo cedro e poniamoci
il problema se gli uomini con il
passare del tempo diventano
migliori o peggiori dei loro
padri.
CRITONE: Non vorrei
essere giudicato un pessimista
come Antistene, ma ho paura
che le nuove generazioni non
abbiano quelle qualit che di
solito vengono attribuite alle
persone di buon senso, e che
comunque sono indispensabili
al filosofo.
SOCRATE: Mio buon
Critone, hai tu qualche esempio
da portare a difesa di questa
tesi?
CRITONE: lo ritrovo
addirittura in casa: parlo, ma
forse l'hai gi capito, di mio
figlio Trasbulo. Il ragazzo,
invece di dedicarsi alle buone
letture e allo studio della
natura, dorme per buona parte
della giornata e trascorre notti
insonni in un sotterraneo di
Atene chiamato "Dioniso
Night.
SOCRATE: E tu invece,
Critone, da ragazzo leggevi e
studiavi tutto il giorno? Perch
questo il vero problema: il
confrontare le qualit e i difetti
delle nuove generazioni con le
qualit e i difetti che noi
anziani avevamo alla loro stessa
et. Solo cos potremmo capire
se l'umanit diretta verso il
Bene o verso il Male.
CRITONE: Temo, o Socrate,
che la risposta sarebbe
ugualmente negativa. Anche
noi, a vent'anni, trascorrevamo
la notte per le strade, io ad
accompagnare te nel demo
Alopece e tu a riaccompagnare
me al Ceramico, ma grazie agli
Dei parlavamo tra noi, ed
stato appunto questo continuo
parlare e questo discutere a
formarci l'animo e la mente.
Che cosa invece pu imparare
un giovane dei nostri tempi, se
ogni sera si rintana in una buia
e fumosa discoteca, dove al
massimo potr ordinare a gesti
qualcosa da bere?
SOCRATE: E perch si
rifiutano di parlare tra loro?
CRITONE: Non potrebbero
farlo nemmeno se lo volessero:
il volume della musica cos
alto che non consente loro
alcun tipo di comunicazione. Se
ben ti ricordi, anche noi da
ragazzi eravamo soliti ballare il
kdax e la skinnis al chiarore
della luna, ma tra un pezzo e
l'altro ci riposavamo e avevamo
modo di conoscerci. Oggi invece
va di moda la disco music, una
specie di rumore non ispirato
da alcuna Musa, che viene
trasmessa di continuo e con la
quale tutti ballano da soli,
assorti in chiss quali lugubri
pensieri. Ecco perch io parlo di
figli degeneri, e quando dico
degeneri non mi riferisco solo
alla mia esperienza familiare,
ma penso anche ai figli di
Arstide, di Tucdide, di Cimone
e di Pricle e li confronto con i
loro padri.
SOCRATE: Concedimi, o
Critone, di dubitare di quanto
vai dicendo. Anche Temstocle,
e prima di lui Senfane, e prima
di lui Esodo, e prima di lui
Omro, si lamentavano dei
giovani.
A sentire costoro, ogni
generazione sarebbe stata
peggiore della precedente. Ora,
se cos fosse, i nostri figli
sarebbero dei mostri pi feroci
delle Ernni e delle Moire
messe insieme. Io temo invece
che ogni qual volta si torna con
la mente ai tempi della
giovinezza, un dmone bonario,
nascosto nella nostra memoria,
cancelli con un colpo di spugna
il Brutto per lasciar filtrare solo
il Bello e il Sublime. Basterebbe
infatti ricordarsi di Atreo che
dette in pasto al fratello Tieste i
propri nipotini, di Eracle che
uccise Telamne solo perch lo
aveva preceduto nell'entrare in
Ilio e dei gemelli Preto e Acrisio
che lottavano per interesse fin
da quando erano in attesa di
nascere nel grembo materno,
per non essere poi cos sicuri
della bellezza dei tempi andati.
CRITONE: Sar come tu
dici, o Socrate, ma ascolta il
consiglio di un amico che ti
vuol bene: se di notte per
avventura ti capiter
d'imbatterti in uno sconosciuto,
tranquillzzati se si tratta di un
uomo della nostra et e abbi
paura invece se un giovane
ateniese.
SOCRATE: Caro Critone,
ecco venire alla nostra volta
Simmia il tebano, chiediamo a
lui se anche in Beozia i giovani
sono tutti gaudenti e
fannulloni.
CRITONE: Caro Simmia,
siediti qui sull'erba e partecipa
ai nostri discorsi. Io e Socrate
stavamo parlando delle qualit
delle nuove generazioni. Che tu
sappia, in Beozia sono migliori i
giovani o i loro padri?
SIMMIA: Non saprei come
risponderti, mio buon Critone:
gli uni e gli altri non godono
della mia stima. A Tebe altro
non vedo che uomini e donne
seduti a guardare in silenzio la
televisione, siamo arrivati al
punto che in tutta la Grecia dire
"beoti" o dire "telespettatori"
diventato in pratica la
medesima cosa.
SOCRATE: Consolati,
Simmia: anche ad Atene la
maggior parte delle persone
adulte si rinchiude in casa a
guardare la televisione. Ti dir
di pi: a volte gli ateniesi
accendono la Tv anche quando
non desiderano vederla. L'altra
sera ero ospite di Cllia e notai
che durante la cena la
televisione restava accesa
bench nessuno le prestasse
attenzione. Tanto che chiesi al
padrone di casa: "Dimmi, mio
gentile amico, forse un lume
codesta scatola che tu accendi
ogni sera non appena metti
piede in casa?.
CRITONE: Io credo che tu,
Socrate, parli con tanto astio
della televisione perch a causa
di essa hai dovuto litigare con
Santippe. Mi ha detto Crizia, il
figlio di Callescro, che la scorsa
settimana la povera donna
stava seguendo una telenovela
di Aristofane, quando tu, in uno
scatto d'ira, le hai fracassato il
televisore lanciandogli contro
un sasso. Il giorno dopo,
nell'agor, tutti dicevano che
quel sasso tu avresti voluto
lanciarlo direttamente
sull'autore.
SOCRATE: Le cose non sono
andate in questo modo, o
Critone. Santippe stava
guardando un telefilm di
Aristofane, quando si aperta
la porta ed apparso Cllicle,
quel sofista da strapazzo che
una volta ebbi a umiliare in
pieno Pritano. Cllicle era
alterato in volto, aveva il naso
paonazzo e un sasso in mano:
evidentemente doveva essere
ubriaco. "Cosa vuoi, Cllicle, a
quest'ora della notte? gli ho
chiesto, e lui: "Voglio che tu mi
dia ragione almeno una volta
nella vita: se non mi dici entro
un secondo che ho ragione, ti
spacco il televisore!. Cosa
potevo fare io, povero vecchio,
contro un simile energmeno?
Ho guardato l'apparecchio, ho
visto che stavano trasmettendo
la duecentoventiduesima
telenovela di Aristofane e ho
risposto: "Credo proprio che tu
abbia torto, o Cllicle e lui ha
lanciato il sasso. Poi, per
calmarlo, gli ho detto: "Va' pure
felice per la tua strada, ch
questa sera, per la prima volta
nella vita, forse hai avuto
ragione.
CRITONE: Tu non hai
gettato il sasso, o Socrate, ma
come se lo avessi fatto: ti sei
servito della mano di Cllicle
per distruggere il televisore di
Santippe. Prima, quando
Simmia ci parlava dei Beoti che
trascorrono tutto il loro tempo
davanti alla Tv, ho intravisto
nei tuoi occhi il desiderio di
lanciare milioni di sassi! Dimmi
onestamente se ho colto il tuo
pensiero.
SOCRATE: Sei in errore,
mio buon Critone: io non ho
nulla contro la televisione, anzi,
apprezzo il telegiornale e tutte
le trasmissioni che mi
consentono di vedere il mondo
senza costringermi a fare e
disfare le valigie. Sono
contrario solo all'uso che tutte
le reti, sia di stato che private,
fanno del mezzo televisivo.
Esse trasmettono in
continuazione solo programmi
futili e ripetitivi: quiz, serial e
show. E come se, invitandomi a
un banchetto, tu mi offrissi da
mangiare come primo un dolce,
come secondo un dolce, come
frutta un dolce e, infine, come
dolce un dolce.
CRITONE: Perch non ne
parli agli altri e non li convinci
a mutare indirizzo, nei loro
palinsesti?
SOCRATE: Ho tentato di
farlo ma stata fatica inutile:
uno degli arconti voleva il
predominio sulle reti di stato e
l'altro proteggeva le
trasmissioni private. Il primo
ha favorito il secondo con un
decreto e ha ricevuto in cambio
maggior potere nelle reti della
polis, ma nessuno dei due ha
tutelato l'interesse degli
ateniesi.
SIMMIA: Come utilizzeresti
tu, o Socrate, la televisione, se
ne avessi il potere?
SOCRATE: Come prima cosa
eliminerei il monoscopio.
SIMMIA: Il monoscopio?
SOCRATE S: lo sostituirei
con un programma educativo di
bassissimo costo.
SIMMIA: E quale?
SOCRATE: Vedi, Simmia,
noi qui ad Atene abbiamo un
grande problema: il numero dei
criminali aumenta ogni giorno
a vista d'occhio e le nostre
carceri non sono pi sufficienti
a contenerli tutti. Per fare
entrare i nuovi malfattori
spesso si costretti ad
accordare la libert provvisoria
a quelli vecchi e ogni quattro o
cinque anni viene concessa
un'amnistia, il che non di
esempio al popolo.
SIMMIA: E questo, cosa ha
a che vedere questo con la
televisione?
SOCRATE: Un momento
ancora e lo saprai. Ascolta
questa storia di Solone il
Grande.
SIMMIA: Ti ascolto, o
Socrate.
SOCRATE Un giorno un
ladro entr in casa di un
vecchio cieco e gli rub tutto
quello che aveva; qualcuno per
lo vide uscire dalla casa dove
aveva commesso il furto e il
giorno dopo fu trascinato in
catene davanti a Solone. Disse il
saggio al mariuolo:
"Chiudendoti in carcere ti farei
un favore, perch ti aiuterei a
nascondere la vergogna. Io
invece preferisco che tu venga
esposto nella pubblica piazza:
solo cos potrai sapere che cosa
gli altri pensano delle tue
azioni e lo fece appendere in
una gabbia tra le colonne del
tempio di Zeus.
SIMMIA: Non riesco ancora
a vedere la conclusione del tuo
ragionamento, o Socrate.
SOCRATE: Sii pi paziente,
o Simmia, e capirai. Solone quel
giorno aveva inventato la
berlina, aveva cio capito che
l'esposizione in pubblico di un
criminale poteva essere una
pena pi educativa di qualche
anno di carcere. Oggi per, non
esistendo un'agor cos vasta da
poter contenere tutti i cittadini
dello stato, io propongo di
adottare in sua vece il video,
ovvero la piazza televisiva, e di
esporre la testa del reo al posto
dell'inutile monoscopio.
CRITONE: E pensi che i
colpevoli si vergognerebbero?
SOCRATE: Senz'altro, se il
loro caso venisse spiegato nei
minimi particolari. Vi faccio
degli esempi: la Finanza fa un
accertamento su Erissimaco il
chirurgo e scopre che ha
denunziato molto meno di
quanto non abbia guadagnato.
Allora il giudice lo condanna a
sette giorni di monoscopio e
alla seguente soprascritta:
"Questo Erissimaco, figlio di
Acumeno, evasore fiscale; come
chirurgo solito percepire due
milioni di mine per una
semplice operazione di
appendicite e nel contempo non
dichiara mai pi di un milione e
mezzo di mine al mese. Altro
caso: due teppisti scippano una
vecchia signora e vengono
arrestati. Il tribunale li
condanna alla tele-esposizione
per due mesi. Ogni sera gli
spettatori, accendendo la Tv,
vedrebbero uno dei due teppisti
con la testa infilata in una
gogna e sotto la scritta:
"Individuo particolarmente
vigliacco: in compagnia di un
compare picchiava una
vecchietta di settant'anni e le
sottraeva le duecentomila lire
della pensione; il volto del
complice verr trasmesso
questa sera alle 22.30 sulla
Rete Uno
CRITONE: E non hai paura,
o Socrate, che qualche
truffatore, pur di apparire in Tv,
incrementi i suoi delitti?
SOCRATE: Indubbiamente
esiste questo rischio, tuttavia
dobbiamo far ricorso ai residui
di onest che si annidano
nell'animo degli uomini per
migliorare il mondo.
CRITONE: E non pensi che
la televisione possa migliorare
il mondo pi di quanto tu non
riesca a fare parlando con gli
ateniesi, porta a porta?
SOCRATE: Forse potrebbe
farlo. Resta comunque il
problema che la televisione non
accetta domande, come un
uomo che parla in
continuazione senza mai
prestare ascolto.
CRITONE: Non quello, di
ascoltare il suo compito, bens
quello d'informare. Si presume
che, a seguito delle notizie
trasmesse, possa poi aver luogo
una discussione tra gli
spettatori.
SOCRATE: Mai vista una
famiglia ateniese spegnere il
televisore per dare inizio a un
dibattito. No, mio buon amico,
temo proprio che il nostro
secolo sia condannato alla
passivit! Donne che
trascorrono la vita in silenzio a
guardare la televisione, uomini
che vanno a vedere la partita di
calcio senza praticare uno sport,
ragazzi e ragazze che ballano da
soli senza mai sussurrarsi
poetiche frasi all'orecchio!
Dammi ascolto, o Critone, la
parola il vero dono di Dio, il
dialogo l'unica alternativa che
hanno i nemici per evitare la
contesa. Beati coloro che
parlano, anche quando parlano
troppo.
(da Oi dialogoi).
FINE
Note
1) Diogene Laerzio, Vite dei filosofi,
II, Vi, 48. Trad' it' di M' Gigante,
Laterza, Bari 1962; a ediz'
riveduta e accresciuta 1976.
2) Platone, Teeteto, 149 a. L'edizione
italiana delle opere platoniche qui
liberamente utilizzata : Opere, 2
voll', Laterza, Bari 1966, ora
anche in ediz' tascabile.
3) Diogene Laerzio, op' cit', II, V, 21.
4) Ibid', II, V, 19.
5) Plutarco, Dialogo sull'amore, 750
d. Cit' in Robert Flacelire,La vita
quotidiana in Grecia nel secolo di
Pericle, Rizzoli, Milano 1983, p'
147.
6) Senofonte, Jerone, 1, 33.
7) Diogene Laerzio, op' cit', II, V, 33
8) Ibid', II, V, 36.
9) Senofonte, Simposio, 2, 10,
in:Socrate. Tutte le
testimonianze: da Aristofane e
Senofonte ai Padri cristiani, a
cura di G' Giannantoni, Laterza,
Bari 1971. Cfr' Diogene Laerzio,
op' cit', II, V, 26.
10) Diogene Laerzio, op' cit', II, V,
36.
11) Aristotele, fr' 93 Rose. Cfr'
Diogene Laerzio, op' cit', II, V, 26.
12) Plutarco, Vita di Aristide, 27, in
Vite parallele, trad' it' di C'
Carena, Einaudi, Torino 1958.
13) Diogene Laerzio, op' cit', II, V,
26.
14) Brunetto Latini,:Fiori e vita di
filosafi e d'altri savi e
d'imperadori, cap' VII, La Nuova
Italia, Firenze 1979.
15) Dante Alighieri, Inferno, XV, 32.
16) Platone, Simposio, 219 e-220 d.
17) Diogene Laerzio, op' cit', II, V,
25.
18) Platone, Simposio, 221 b.
19) Platone, Apologia di Socrate, 32
c.
20) Ibid', 32 b.
21) Empiet: atto sacrilego,
vilipendio della religione di stato.
22) Jacob Burckhardt,:Storia della
civilt greca, Sansoni, Firenze
1955, vol' II, p' 27.
23) Ams (pl' amdes): il vaso che
necessario tenere in camera.
Cfr' Aristofane, Vespe, v' 935;
Tesmoforiazuse, v' 633.
24) Oscoforie: festeggiamenti in
onore di Dioniso. Le feste
iniziavano con un corteo di
ragazzi e ragazze (non orfani) che
portavano tralci di vite carichi
d'uva e terminavano con
un'ubriacatura generale al grido
di elele i i.
25) R' Flacelire, op' cit', cap' Ix.
26) Falero: antico porto di Atene,
prima dell'arcontato di
Temistocle.
27) Sull'ostracismo cfr' R' Flacelire,
op. cit, cap' Ix; J' Burckhardt, op'
cit' vol' I, p' 7; J' Carcopino,
L'ostracsme athnien, Alcan,
Paris 1935.
28) Plutarco, Vita di Aristide, 7.
29) L'accusatore veniva multato per
mille dracme solo nel caso che
non ottenesse almeno il quinto
dei voti a favore dell'accusa.
30) Sui logografi cfr' J' Burckhardt,
op' cit', vol' II, p' 43; R' Flacelire,
op' cit', p' 297.
31) Aristofane, Nuvole.
32) Maza: farina d'orzo.
33) Collegio di magistrati che
sovrintendevano alle prigioni.
34) Il Pritaneo era l'edificio sacro
dove venivano mantenuti, a
spese dello stato, i cittadini che
avevano conquistato l'alloro
olimpico.
35) Palamede fu accusato di furto e
lapidato, per colpa di quel figlio di
buonadonna di Ulisse che aveva
nascosto nella sua tenda l'oro di
Priamo. Aiace, figlio di Telamone,
si uccise per essere stato privato
ingiustamente delle armi di
Achille.
36) Platone, Opere, cit', vol' I
(1971;a);:Processo e morte di
Socrate, Lattes, Torino 1981.
37) Quando Teseo part per Creta
con le sette coppie di vergini e di
bambini da dare in pasto al
Minotauro, gli ateniesi fecero un
voto: se le vittime si fossero
salvate, avrebbero inviato a Delo,
ogni anno, un'ambasceria in
onore del Dio Apollo e ad Atene,
durante tutto il viaggio della
nave, nessuno sarebbe stato
ucciso per ordine dello stato.
38) Ermogene era noto come il
povero perch, oltre a essere
povero, era anche il fratello di
Callia, l'uomo pi ricco di Atene.
39) Dal Fasi alle colonne d'Ercole:
dall'estremit orientale del Mar
Nero allo stretto di Gibilterra.
40) Dodecaedro costituito da dodici
pentagoni, in pratica quasi una
sfera. Cos come la descrive
Socrate, questa palla doveva
essere simile ai nostri palloni di
calcio.
41) Oilloco, oilloco, fuitavenne!
non un'espressione greca, ma
napoletana, e vuol dire: Eccolo,
eccolo, fuggite!. In realt gli
ateniesi avranno gridato: :Ido
autn, ido autn, fughete!.
42) Platone, Lachete, 18 e.
43) Diogene Laerzio, op' cit' II, V, 21.
44) Platone, Fedro, 230 b-e.
45) Platone, Teeteto, 149 a-150 c.
46) Platone, Fedro, 274-275.
47) Plutarco, Vita di Aristide, 7.
48) Platone, Menone, 71-72.
49) Fin qui il Menone. Il secondo
esempio, quello della Bont,
stato aggiunto dall'autore per
meglio illustrare il concetto di
universale.
50) Plutarco,Il dmone di Socrate,
580 d-f. Trad' it' Adelphi, Milano
1982.
51) Platone, Apologia, 31 d.
52) Platone, Repubblica, IV, 433 a.
53) Qui Platone fa riferimento a un
gioco popolare (una specie di
Monopoli del IV secolo), dove su
una scacchiera di sessanta spazi
ogni giocatore doveva
conquistare quanti pi lotti
poteva.
54) gi tanto che Platone non
abbia consigliato di ammazzarli.
Nell'antica Grecia bambini, nei
primi giorni di vita, correvano
brutti rischi: a volte bastava una
crisi di pianto perch si accusasse
il neonato di scarsa virilit. Gli
spartani eliminavano anche i pi
gracilini e gli ateniesi avevano
l'abitudine di esporre i meno
riusciti, nel senso che li
deponevano sulla pubblica piazza
a disposizione di chi li volesse
allevare come schiavi.
55) Platone, Leggi, IV, 705 a.
56) Klein,:Platone e il suo concetto
politico del mare, Lumachi,
Firenze 1910, pp' 11 sgg'.
57) Platone, Leggi, IV, 704 b.
58) A titolo d'esempio riportiamo
una delle definizioni di
democrazia attribuite a Platone
nel libro di Popper,:La societ
aperta e i suoi nemici (Armando,
Roma, 1973): La democrazia
nasce quando i poveri, dopo aver
riportato la vittoria, ammazzano
alcuni avversari, altri ne esiliano,
e si spartiscono con i rimanenti il
governo e le cariche pubbliche.
59) Platone, Politico, 291 d.
60) Platone, Repubblica, VIII, 562 c.
61) Il dialogo era Liside; cfr' Diogene
Laerzio, op' cit', III, 35.