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IL SIMPOSIO

Nel simposio viene data una spiegazione filosofica dei vari tipi di
amore.
È un dialogo della maturità di Platone.
Lui scrisse soprattutto dialoghi, in questi dialoghi vediamo quasi
sempre la figura di Socrate (suo maestro) infatti sono detti
dialoghi socratici. Il simposio però non viene chiamato dialogo
socratico. In questo dialogo, in quanto svolto nella maturità di
Platone egli ha dei punti di vista già sviluppati, contrariamente ai
dialoghi precedenti in cui per lo più vi era il punto di vista di
Socrate.
SIMPOSIO: BANCHETTO.
Questo simposio è proprio una riunione festiva fatta per
celebrare un personaggio importante, AGATONE (padrone di casa
in cui si è svolto il banchetto). Platone quando presenta il dialogo
non lo fa in modo diretto. È ambientato ad Atene e comincia con
APOLLODORO (narratore) che viene fermato per strada e veniva
interrogato dalle persone sui fatti che sono avvenuti nel simposio,
banchetto di qualche anno prima. Ne aveva parlato con Glaucone
in precedenza, raccontando che il banchetto era avvenuto molti
anni prima e che era stato Aristodemo stesso a raccontargli di
quella notte. APOLLODORO, infatti, non era presente al banchetto
ma gli è stato raccontato da ARISTODEMO (ammiratore di
Socrate), successivamente egli chiede conferma a Socrate
presente al banchetto.
In questo dialogo il tema dell’amore è la tematica principale.
Nel dialogo in cui il protagonista è Socrate, con la presenza di altri
interlocutori si parla del loro punto di vista sull’amore.
In questo dialogo troviamo la presenza di cornici che ci
permettono di inquadrare la questione di cui stiamo parlando.
Gli uomini che parlano con APOLLODORO sono dei mercanti che
si trovano nell’agorà, ma appunto colui presente era Aristodemo
che lo racconta per come se lo ricorda (cioè vale a dire di non
prendere tutto ciò che dice non come assoluta certezza, infatti
queste cornici di Platone ci fanno capire di non prendere queste
cose come oro colato, lui pretende molto d noi lettori, però ci
aiuta interagendo con noi.)
Nel periodo tra il banchetto e quando lo si racconta sono
successe delle cose, quindi quello che è stato detto durante il
banchetto alla luce di ciò che succede dopo viene interpretato.
Tra i partecipanti di questo banchetto troviamo Aristofane, colui
che scrive un’opera in cui prende in giro i filosofi. Le persone che
si occupano di economia che si trovano nell’agorà dicono ad
Apollodoro che è uno sciagurato perché si occupava di filosofia
mentre loro li fanno affari. Lui risponde “io forse lo sono, voi lo
siete sicuro” in quanto li vede come persone che sono legati ai
soldi mentre lui si occupa di cose più elevate (filosofia).
Platone con questo dialogo fa capire come le persone che si
occupavano di filosofia venivano viste come persone non serie.
Uno dei presenti risponde ad Apollodoro è un cacodemon,
(ovvero colui che ha una cattiva coscienza, uno che si comporta
male) e gli dice che l’unica persona con cui si comporta bene è
Socrate. Quindi questi non avevano una buona reputazione di
Apollo d’oro in quanto si occupava di filosofia. Questo ci fa capire
anche che coloro che si occupavano di filosofia difendevano
Socrate.

L’antefatto del dialogo raccontato da Apollodoro: Aristodemo


stava camminando per strada quando incontra Socrate, ben
vestito (solitamente Socrate non era molto elegante ma sempre
trasandato) proprio per questo Aristodemo quando lo vede per
strada si stupisce. Socrate risponde “mi stai vedendo ben vestito
perché sto andando ad un banchetto, e questo banchetto in cui
sto andando è quello in onore del poeta AGATONE. Perché non
vieni anche tu con me?” Il fatto che sacrate invita anche
Aristodemo ci fa capire che non è una persona del tutto
convenzionale. Aristodemo accetta e nel frattempo che si
incamminano, egli si rende conto che Socrate resta indietro perso
in una meditazione (pag. 11 fine, passo 174e) ci accorgiamo che
Agatone rispetta le convenzioni sociali: quando arriva un ospite
anche se non invitato d lui stesso, lo accoglie.
Ci fa vedere che a casa di Agatone ci sono dei servi che fanno
accomodare il ragazzo arrivato.
Aristodemo giustifica Socrate per il fatto che fosse rimasto fuori a
meditare, dicendo di lasciarlo stare poiché era una cosa
importante. Aristodemo ammira Socrate. Socrate possiamo
vedere che è una persona rispettata, e in quanto si è vestito
elegante un minimo di convenzione sociale esiste in lui. Lui non
voleva distruggere la società per come invece era stato accusato,
perché alcune convenzioni sociali venivano da lui rispettate.
Troviamo in Socrate una doppia personalità tra distacco e
accettazione, da un lato accetta alcune regole della società altre
invece le rifiuta.
Agatone dice a Socrate “siediti vicino a me così iniziamo a parlare.
“fa parte di Socrate l’ironia proprio per questo risponde “se il
sapere si tramettesse come acqua sedendomi vicino a te
diventerei più sapiente” ovviamente è una presa in giro. Socrate
lo prende in giro in quanto poeta, poiché i poeti non dicono del
tutto la verità. Egli non lo insulta, semplicemente crea un distacco
tra ciò che ha fatto (la vittoria negli agoni delle linee. Le lenee
erano delle feste dell’antica Atene dedicate al dio Dioniso.) e quel
che è (poeta). Agatone se la prende sul serio. Agatone si sente
importante e Socrate cerca di ridimensionare tutto ciò facendo
capire che è tutto un’illusione. Quello che Agatone chiama sapere
infatti, lo dobbiamo prendere con le molle. Nel banchetto c’è un
momento di break nella conversazione e cominciano a parlare di
una cosa molto normale: le libagioni, ovvero il vino. C’è un
motivo tecnico per cui si parla di questo argomento ovvero il
fatto che vi era la presenza di un medico ERISSIMACO. Viene
domandato a quest’ultimo se secondo lui potevano continuare a
bere o fermarsi ecc.
il dialogo che stava avvenendo era tra persone lucide in quanto
Platone in questa parte racconta che loro si limitavano a bere
poiché era iniziato lo screzio tra Socrate ed Agatone (Platone ci fa
capire che bisogna prendere sul serio ciò che diranno)
Iniziano a parlare di cose importanti nel banchetto proprio per
questo mandano via la suonatrice di flauto in quanto donna e
non ritenuta in grado di capire (questa è un altro dettaglio che ci
fa capire che nel dialogo si parla di cose serie) quello che scrive
Platone non è mai un caso.

ERISSIMACO (il medico) propone il discorso di cui parlare: L’EROS.


L’amore. Questo argomento viene trattato come una cosa seria,
infatti non bisogna ubriacarsi quando si parla, e vanno mandate
via le donne. A questo punto comincia il vero discorso e ognuno
degli invitati parlerà. Dopo aver fatto questa premessa
appollodoro introduce il discorso di Fedro.

Fedro: (verso 178 e- 179a) fu il primo a parlare, la prima cosa che


dice è che Eros era un dio importante di cui non si parlava
abbastanza. Eros è un dio originale, uno dei primi. Il primo dio a
scaturire dal caos. l’amore è quella cosa da cui nasce tutto, una
forza primordiale. EROS è l’inizio di tutto.
Fedro ci vuole fare capire nel suo discorso che l’amore non è
questa cosa così selvaggia, caotica e primitiva, ma l’amore è la
fonte dei beni più grandi, l’origine delle cose più nobili.
(nel verso 178e) Fedro nomina un sentimento molto importante
ovvero la vergogna, perché quando qualcuno è innamorato si
vuole fare vedere perfetto, non vuole vergognarsi, infatti egli dice
l’amore stimola la vergogna che è la base di tutti i comportamenti
più nobili, ci spinge a comportarci bene, quindi l’amore non è
qualcosa che ci spinge a comportarci in modo caotico o selvaggio.
Questo discorso di Fedro è basato sulla civiltà della vergogna.
Fedro a partire dal verso 179 dice che l’amore stimola i
comportamenti nobili fino all’estremo, tanto che siamo pronti a
morire per chi amiamo. Fa degli esempi come quello di ALCESTI
che superò in amore i genitori di ADMETO, suo sposo, tanto da
farli apparire estranei alla sua vicenda e da suscitare
l’ammirazione degli dèi;
Un altro esempio che riporta è quello di ORFEO che tornò
indietro all’inferno per riprendersi sua moglie; Achille che per
amore di Patroclo supera la sua collera e va a combattere per
vendicarlo. Quindi Fedro fa questi esempi per far vedere come
l’amore spinge ad avere questi comportamenti nobili ed eroici.
Fedro era un retore, quest’ultimo era considerato un mestiere. Il
retore era colui che faceva dei discorsi che potevano convincere
l’avversario a determinate cose. Le due caratteristiche
fondamentali del retore sono 2:
-convincere gli altri
- raggiungere tutti
Egli utilizza il mito per parlare dell’amore, in quanto il mito è
qualcosa che conoscono tutti. C’è una caratteristica negativa nel
retore, può imbrogliare come vuole. Questo discorso di Fedro che
appare bello, lo dobbiamo prendere con le pinze perché in un
altro dialogo di cui è protagonista egli dice che l’amore è una
follia, ossessione. Entrambe le cose sono vere ma dipende dal
punto di vista. Quindi qui, Platone ci sta mettendo in guardia,
screditando la figura del retore, facendoci capire che ad avere
ragione non sono i retori che con le belle parole ci inducono ad
ascoltarli, perché potrebbero dire qualunque cosa. Ma i filosofi
sono coloro che hanno ragione. Il Mutos è un discorso non
filosofico ma affidato alla tradizione o alle arti retoriche, non
reale ma rappresentativo della realtà. Questo tipo di discorso
filosofico viene usato dai retori, come Fedro, per farsi
comprendere dalla gente attraverso delle storie esemplificative e
tradizionali che tutti possano capire. È un racconto di tipo
popolare, divulgativo che ha come scopo quello di raggiungere
tutti.
Fedro parlò del rapporto peuderastico (cosa secondo la
tradizione prevede il corteggiamento)
Il Logos è invece il discorso filosofico che prevede il ragionamento
che può attuare solamente chi ha competenze filosofiche (il vero
filosofo: Socrate) e che possono capire solo gli iniziati a questo
tipo di realtà.
Il logos è un discorso filosofico, il mutos no.
Dopo Fedro iniziano a parlare altri personaggi non filosofi, prima
di Socrate: Aristofane(commediografo), Arissiamco (medico)
Pausania (invitato del banchetto) inizia a palare non in termini di
logos ma con un approccio superiore a quello di Fedro, e fa una
critica a Fedro dicendo di aver parlato in maniera troppo generica
e che per parlare dell’eros bisogna scendere più nel dettaglio e
qui Pausania fa la cosiddetta tassonomia dicotomica, ovvero una
classificazione o descrizione tra due qualità o categorie opposte.
E attraverso questa classificazione si fa un paragone tra Afrodite
“celeste “o “urania”, figlia di Urano, e l'Afrodite Pandemia,
“pantenos”, “comune”, “volgare” nata dall’unione di Eros e
Dione.
Da queste caratteristiche dicotomiche (contrapposte) di Afrodite
nascono due tipi opposti di Eros anche qui uno celeste e quindi di
grado elevato e l’altro volgare quindi carnale. Eros era il figlio di
afrodite, quindi, pretendeva i tratti della madre corrispondente.
Pausania dice che l’eros che dobbiamo considerare e apprezzare
è solo quello celeste essendo questo più distinto. Inoltre, l’eros
celeste è quello che ci fa compiere nobili azioni e ci permette di
dimostrare la nostra virtù.
A seconda di quale eros noi portiamo avanti, sarà diverso il
nostro comportamento.
Se noi ci lasciamo trasportare da un eros volgare, anche il nostro
comportamento ne risentirà.
Pausania riprende in modo generale due casi di eros: uno tra
uomini di stesso sesso (pederastia) e uno di sesso opposto.
Pausania fa notare che nell’eros di tipo volgare l’oggetto
dell’amore è di tipo casuale, ci si può innamorare di chiunque
senza distinguere l’amore verso le donne da quello verso gli
uomini perché si tratta di un amore carnale legato solo a delle
caratteristiche fisiche. Passo 181
Pausania per riferirsi all’eros volgare usa spesso il termine
“indifferente”
Il sesso maschile era considerato il sesso superiore e la donna era
utile all’uomo esclusivamente per la riproduzione quindi l’unione
celeste era quello tra due uomini perché l’uomo è inteso come
più forte e superiore mentre l’unione tra uomo e donna è quello
volgare.
182 A sentimento nobile-generale a livello sociale e politico-crea
un regime superiore a tutti ma soprattutto alla tirannide, ovvero
la democrazia. Questo amore per la libertà si riflette dunque nel
dominio della città.
183d e «È cosa brutta quando si ha compiacenza per un abbietto
e in maniera abbietta, è bella invece quando la si prova per uno
meritevole e in maniera bella. Abbietto è l'amante volgare,
innamorato più del corpo che dell'anima: non è un individuo che
resti saldo, come salda non è nemmeno la cosa che egli ama.
Infatti, quando svanisce il fiore della bellezza del corpo del quale
era preso "si ritira a volo" ad onta dei molti discorsi e delle
promesse. Chi invece si è innamorato dello spirito quando è
nobile resta costante per tutta la vita perché si è attaccato a una
cosa che resta ben salda.»
Ad Atene vi era una predominanza culturale, un’ostilità e un
razzismo nei confronti di tutte le altre città e quindi degli
stranieri. Tutti coloro che non erano ateniesi venivano definiti
barbari e meteci (termine dispregiativo) e considerati inferiori
poiché non era portatori di qualità ed elementi elevati come ad
esempio le leggi o la democrazia al contrario degli atenesi. Un
meteco mancava di diritti tanto che non gli era possibile
nemmeno possedere una casa.
Famoso Meteco fu Aristotele, il quale (nacque a Stagira) essendo
straniero e non potendo avere una casa sua tenne le sue lezioni
nella casa di suo cognato.
182a-182c Pausania parla a favore della pederastia ovvero un
rapporto di tipo educativo, un’istituzione che serve a stimolare e
incoraggiare la virtù sia di chi ama(giovane) sia di chi è
amato(anziano). Lui dice che questo comportamento potrebbe
sembrare qualcosa di poco dignitoso riconducibile alla schiavitù
ma in realtà non lo è perché dietro ci sono dei sentimenti nobili
perché se una cosa viene fatta per amore diventa
automaticamente la cosa più bella e nobile (ovviamente sempre
con un amore celeste) Nonostante la società nobile, aristocratica
accettasse la pederastia nella situazione popolare i genitori
facevano controllare il giovane figlio da un domestico addetto, il
pedagogo, per accertarsi che non praticasse tale pratica proprio
perché era vista di buon occhio solo da persone di cultura, alto
ceto.
Pausania dice: quelli delle classi inferiori, barbari, che guardano
con sospetto questo rapporto così elevato, sbagliano poiché loro
riescono a vedere solo l’atteggiamento non dignitoso di un
vecchio che si innamora di un ragazzino non considerando i
sentimenti elevati e gli elementi nobili dell’eros celeste. Devono
piuttosto farlo per un riscontro utile e educativo finalizzato alla
virtù. Così facendo, andando oltre alle apparenze, si celebrerà e
si elogerà l’amore.
Quello di Pausania non è un ragionamento filosofico legato al
logos ma cerca comunque di elevarsi rispetto a Fedro dando info
più specifiche sull’amore e basandosi sulla tradizione.
Coltivare rapporto d’amore: coltivare sapienza- amore per
l’amato: amore per la conoscenza.
185b Tra il discorso di Pausania Platone inserisce una sorta di
intermezzo per far riflettere il lettore su ciò che ha appena letto.
Dice: sarebbe adesso il turno di Aristofane (commediografo che
scrisse “le nuvole” una commedia che va contro i filosofi) ma
mentre i commensali erano a tavola a bere del vino, ad
Aristofane venne il singhiozzo. Per loro fortuna lì si trovava anche
Erissimaco, il quale (era anche un medico) gli consigliò un rimedio
contro questo imbarazzante disturbo. Nel mentre Aristofane era
intento nel farsi passare il singhiozzo, proprio Erissimaco
continuò il discorso prendendo le sue parti.
C’è da considerare che tra gli invitati al banchetto ciascuno che
interviene apporta una conoscenza diversa al discorso, per cui il
mestiere condotto in questo senso ha molta importanza. Infatti,
Erissimaco interviene usando termini che sono consoni alle sue
competenze, quindi strettamente medici e biologici.
Erissimaco afferma innanzitutto che Eros agisce su uomini,
animali, su tutto allo stesso modo. Non ha particolari regole. Lui
studia l’eros in riferimento alla medicina e ci fa notare come in
qualche modo la medicina sia collegata all’eros perché la
medicina è la scienza del pieno e del vuoto (la medicina Di quel
tempo era limitata, rudimentale e si basava su concetti come
quello di ristabilire l’equilibrio all’interno del corpo che era stata
destabilizzata da degli umori maligni. Esempio: rimedio delle
sanguisughe che nel caso in cui ci fossero all’interno del corpo
degli umori maligni, succhiavano via il sangue per risanarlo).
186c-d Egli paragonò questi due elementi dicendo che così come
l’eros celeste porta virtù e sentimenti nobili, allo stesso modo la
medicina buona porta la salute. Lo scopo della medicina è quello
di riportare equilibrio e armonia all’interno del corpo e lo scopo
dell’eros buono è quello di apportare benessere quindi vi è una
similitudine tra i due. 186e Paragona poi la medicina dalla
musichè (musica nel senso più completo, l’insieme tra suono
della lira e la poesia-accordi e disaccordi\vs\ vuoto-pieno). Da
buon medico, considera l'amore un fenomeno naturale e ne
distingue gli aspetti normali da quelli morbosi.
Neanche il tempo di concludere il suo intervento che viene
interrotto da Aristofane, il quale con aria divertita lo prende in
giro dicendogli che nonostante lui stesse palando di equilibro,
quando poco prima era stato colto dal singhiozzo e quindi il suo
corpo non si trovava in uno stato di armonia, gli suggerì di
rimediare con il solletico, atto molto poco armonico che porta
aduno stato di discontinuità. Hai fatto il contrario di quello che
predichi.
Ed Erissimaco gli risponde di fare attenzione a metterlo in ridicolo
perché altrimenti sarò costretto a tenerti a bada, a farti da
custode (I filosofi come custodi degli altri, persino della
repubblica appartenevano al modo di pensare di Platone). E gli
dice inoltre di dare logos (ragione) a quello che dice.
Parla Aristofane (commediografo di satire per cui il discorso
diviene meno colto) e dice: 189e secondo la mitologia in origine
gli esseri umani erano composte da due persone unite tra di loro
dalla schiena formando un unico essere umano che poteva essere
o dello stesso sesso o diverso (uomo con uomo, donna con donna
e uomo con donna) che si chiamavano ermafroditi o androgino.
Questo mito ci dice che questo essere umano essendo così
completo stava diventando superbo e arrogante, per cui dato che
Zeus e gli altri Dei iniziarono ad infastidirsi dal fatto che potesse
elevarsi sopra la sua posizione lo punirono, lo castigarono non
con la morte ma dividendolo in due parti annullando la sua
completezza.190b-c 191b-c
Da quel giorno lo scopo dell’essere umano divenne quello di
ritornare al suo stato iniziale di completezza ricercando la sua
parte mancante.
Aristofane vuole simboleggiare lo scopo dell’eros di cercare la
nostra metà di noi, da qui nasce il concetto di anima gemella.
Quegli uomini che risultano con il taglio di sesso comune,
androgino è ancora amante delle donne e molti adulti derivano
questo genere. Invece tra le donne quelle che risultano dal taglio
della donna non pensano affatto agli uomini ma sono attratte
piuttosto dalle donne e da questo genere provengono le lesbiche.
Uomini: coraggio, nobiltà ricerca di gloria. Solo gli uomini simili
riescono nella vita politica. Non si interessano alle nozze o alla
procreazione di figli ma lo fanno solo perché dettato dalla
tradizione. Gli uomini potrebbero passare la loro vita insieme
senza la necessità di un matrimonio. Si tratta tuttavia di un
racconto basato sul mitos e sulla tradizione e non sul logos,
infatti, questo discorso ha dei limiti, dei difetti, che sono
sostanzialmente due: il primo è il regresso, mancanza di
progresso, dato che la perfezione era nel passato ma andando
avanti col tempo e separandosi queste due parti di un unico
essere si apporta un peggioramento. Ora si cerca di migliorare
una situazione che in passato era buona ma ora non lo è più. Il
progresso non è nel futuro ma nel passato.
Altro limite di questo racconto è il fatto che queste due parti
divise da Dio, per ritrovarsi e redimersi vanno contro la sua
volontà, il che va contro la legge divina e la religione, quindi
questa è una contraddizione grave della visione dell’amore di
Aristofane. Platone accentua questi difetti di Aristofane per
andargli contro, perché era in collera con lui dal momento che
quest’ultimo criticava lui, Socrate e tutti i filosofi.
Finisce di parlare e inizia la parte più filosofica e profonda ovvero
quella di Socrate.
Avviene il climax: si passa da una cosa meno importante ad una
importantissima.
194 a parla il festeggiato Agatone che dice: io sono abituato a
parlare ad un grande pubblico ma qui invece siamo in pochi e per
di più al contrario del mio pubblico, questa è tutta gente
acculturata. (aveva vinto una competizione religiosa di commedie
in onore del dio Diofeso) di fronte a pochi saggi ho più paura e
soggezione rispetto a quando parlo ad una grande massa.
(effettua questa prefazione per due motivi: da un lato lo sfrutta
come espediente retorico in modo tale che gli ospiti si
dispongano benevolenza verso di lui e in modo tale da acquistare
la simpatia del suo pubblico. Dall’altro lato attua questa strategia
per porre maggiore attenzione su di sé, risaltando il suo discorso
partendo dalla contrapposizione dei discorsi altrui partendo in
ordine da Fedro. Quando voglio fare capire una cosa di più
importante, risalto e contrasto alla mia opinione riferendomi a
qualcos’altro come sbagliato.
196 a Dice che eros è giovane, delicato, fluido (Eidos: idea,
forma, qualcosa che contraddistingue) e dotato di tutte le virtù.
Fedro non aveva detto chi era eros ma aveva detto solo quale
fosse l’effetto dell’eros (di far diventare nobili sacrificandosi per
la persona amata) quindi il discorso di Agatone è più elevato e più
scientifico, fondato quasi in modo filosofico perché ne elenca
delle caratteristiche. Dice che è un giovane perché il più delle
volte si rivolge ai giovani essendo che ha un legame con la
bellezza anch’essa legata al concetto di gioventù.
È aggraziato quindi cerca virtù delicate e nobili ed è fluido, non ha
un’unica forma, ma può acquisire più tipi di eros, più forme, più
aspetti. A questo punto arriva la vera e propria descrizione delle
qualità e delle virtù di eros. Dice eros possiede tutte quante le
virtù (4 virtù cardinali secondo la repubblica di Platone): giustizia,
prudenza, temperanza e fortezza.
196b giustizia: eros possiede questa virtù perché non fa
ingiustizie, problemi distinzioni, discriminazioni per favorire
qualcuno poiché l’amore essendo un sentimento, qualcosa di
spontanea è per forza giusto in qualunque sua forma (l’amore è
cieco).
196c Passa poi a descrivere la temperanza (moderazione)
dicendo che Eros possiede tale virtù poiché rispetto a tutti gli altri
piaceri è il più forte. Qui contrasto perché qualcosa di più forte
non può essere moderato. Questa è quello che si vuol dire in
gergo filosofico fallacia dunque un ragionamento fallimentare.
Agatone fa un errore nonostante Platone ci dice essere il più
intelligente e bravo di tutto il banchetto. Platone fa notare
l’errore fatto dal festeggiato per sottolineare che c’è qualcuno di
migliore, ancora superiore a lui che deve ancora parlare, nonché
il filosofo Socrate.
Per cui il migliore fra tutti è Socrate ma Agatone rappresenta il
migliore tra i peggiori, tra coloro che non sono filosofi.
196d coraggio: perché eros ha sconfitto lo stesso dio della guerra,
facendo diventare il più coraggioso di tutti, il guerriero per
eccellenza Ares, schiavo d’amore nei confronti di Afrodite. È stato
sconfitto dall’eros dovendosi arrendere alla dea.
Ma dato che esistono sempre almeno due versioni per ogni mito
c’è anche una versione che non vede eros come figlio dei due ma
come antecedente, più antico.
197 A e successivi Sapienza: anche qui si può scovare una fallacia
perché dice che eros dato che ha generato le cose ha generato a
sua volta anche coloro che conoscono e dispongono di arti e di
tecniche quindi avendole generate, stando alla base, ne dispone
di conseguenza anche lui. Genera tutte le cose- le conosce tutte.
(Errore perché un padre non sa tutto ciò che è conosciuto dal
figlio) fine del discorso di Agatone e inizio del discorso di Socrate.

198 a (Questo verso comprende le tre regole del discorso


socratico, il suo metodo: ironia, premessa, maieutica ovvero fa
domande che portano verso la verità.)
Il discorso di Agatone fu talmente bello che Socrate dinnanzi a lui
si trova in soggezione nell’ essere il successivo a prendere parola,
tant’è che dice di rimanere pietrificato da questo discorso
facendo un riferimento al discorso di omero su medusa
(quest’ultima aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse
dritta negli occhi). E dice che questo discorso è talmente bello da
essere degno di gorgia (sofista molto bravo nelle argomentazioni
logiche, che veniva pagato per le sue prestazioni di difesa).
Dobbiamo osservare il discorso di Socrate basandoci sugli altri
suoi dialoghi e delle sue maniere di fare ironia, la quale
prevedeva far credere al suo interlocutore di dare una definizione
corretta e di aver capito tutto per poi fargli capire che stava
sbagliando. Lo mette quindi in una posizione d’animo tale ma
poterlo fare ragionare. E aggiunge che al contrario di Agatone lui
riesce a fare soltanto tanti piccoli brevi discorsi brevi (chiamati
brachiologie, ognuno dei quali da delle definizioni precise e dice
la verità. Mentre i discorsi fatti dai retori e dai sofisti si chiamano
macrologie. Le macrologie sono così lunghe per buttare il fumo
negli occhi e convincere anche l’indifendibile come il discorso
gorgia in difesa di Elena).
Vi sono due momenti particolari che distinguono il passaggio tra
retorico e filosofico: il primo è il fatto che Socrate dice il vero.
Non ci saranno tutti gli orpelli sull’eros che c’erano in Agatone ma
ci sarà solamente la verità.
L’altra regola da cui dipende il passaggio della retorica alla
filosofia che è quella di stabilire una premessa per capire se si è
tutti su un terreno comune, per assicurarsi di sapere di cosa si sta
per parlare.
Questa premessa, come prevede lo stile di Socrate prevede il
porre delle domande che servono in mettere in moto il processo
socratico della maieutica. Fa quindi delle domande ad Agatone
per farlo condurlo, per farlo arrivare alla verità. Estrae la verità,
gli mette in bocca verità. Maieutica è l’arte delle levatrici (lo era
la madre di Socrate) di far partorire; lui a suo modo cerca di fare
la stessa cosa, cerca di far partorire la verità di bocca.
Attraverso questa pratica Socrate fa confessare ad Agatone un
dettaglio che nel suo discorso non aveva rivelato, ovvero quale
fosse la vera natura di Eros. 199b Prima cosa che fa ammettere:
fa dire ad Agatone attraverso varie domande in cosa consiste
eros: eros è una relazione.
Chiede in cosa comporta secondo lui il rapporto di eros e tanto lo
fa parlare che lo costringe a dirgli che le persone coinvolte in un
rapporto amoroso si trovano in una relazione. Eros non può stare
da solo ma devono necessariamente essere presenti un’altra
persona perché il sentimento dell’amore si prova rispetto a
qualcuno.
Seconda cosa che fa ammettere: domanda quale sia la natura di
tale relazione. 199c-d Socrate gli fa notare che la caratteristica
fondamentale che include due persone è il sentimento del
desiderio. A questo punto Socrate passa a descrivere che cosa è il
desiderio. Innanzitutto, quando parliamo di desiderio facciamo
intendere a qualcosa che non abbiamo già, si desidera qualcosa
che non si ha quindi è una relazione di tipo manchevole. In
secondo luogo, si desidera qualcosa perché in quella cosa si vede
bellezza, piace perché la si vede e per questo la si desidera.
Un elemento che accomuna la relazione, il desiderio e il bello in
eros è la mancanza.
A questo punto Socrate si toglie per un attimo il cappello da
filosofo, trascendendo alle regole sociali e si imbatte in un
discorso diverso dal suo solito facendo riferimento alla
sacerdotessa Diotima. Socrate aveva un’opinione diversa sulle
donne, che in quella società erano parecchio discriminate,
pensava che dovessero essere considerate maggiormente ed
istruite. Perdipiù Diotima era straniera, non originaria di Atene
ma di un paese molto remoto ovvero Mantinea. Il fatto che lei
fosse una sacerdotessa era molto importante perché all’epoca si
pensava che i sacerdoti fossero in contatto con le divinità, quindi
facendo da intermediari era come se fossero degli uomini divini.
Per cui davanti a tale caratteristica sovraumana quasi, veniva
tralasciato persino il fatto che lei fosse donna e a maggior ragione
non ateniese. Non è la prima volta che una cosa del genere
accade nei dialoghi di Platone (nel dialogo menone, ad esempio,
uno schiavo senza aver studiato riesce a scrivere un perfetto
teorema medico perché la verità si trova dentro chiunque), il suo
intento è quello di far conoscere la verità che può essere detta da
chiunque senza distinzioni e discriminazioni perché l’importante è
il contenuto.
Socrate riporta il suo discorso da un lato dimostrando umiltà
dall’altro facendo vedere questa sua ricerca del vero. Di umiltà
perché ammette di averlo confutato perché con la sua verità gli
ha fatto capire di stare sbagliando. Da questo si evince che anche
una persona sapiente come Socrate, davanti alla verità deve
arrendersi. Inoltre, dicendo questo afferma anche che il motivo
per il quale si stava festeggiando il banchetto era sbagliato dal
momento che viene celebrata competizione, la quale non è
spinta dalla verità ma solo dal desiderio di vittoria. Questa è così
una critica riferita a tutti i sofisti, i quali utilizzavano dei metodi
retorici non dialettici. Il loro scopo era quello di vincita e non di
ottenere la verità. In questo risiede la differenza tra i sofisti e
Socrate. Da 201 e 202 d: per riferire il discorso tra lui e Diotima
parte da una definizione, il discorso sul bello.
Diotina dice: tu mi dici che eros non è bello poiché essendo
desiderio del bello, quindi non lo possiede.
Socrate: io non ho detto che eros è brutto
Diotima: sì ma hai detto che non è bello
Questo lascia intendere che tra bello e brutto ci sono dei gradi
intermedi. Non è necessariamente bello ciò che non è brutto e
viceversa. Non essere belli non implica come effetto quello di
essere brutti. Bello e brutto non sono termini contraddittori, sono
solo contrari. Non tutte le cose sono bellissime o bruttissime. Ci
sono differenti tipi di bellezza. Non si fa un discorso di semplice
descrizione qualitativa come quello di Agatone ma si danno
piuttosto delle definizioni veritiere.
Diotima non si ferma però al discorso del bello e del brutto ma fa
un ulteriore esempio nonché quello della sapienza: non essere
totalmente sapiente non implica obbligatoriamente che io non
sappia nulla, posso sapere qualcosa ma non tutto e non
considerarmi comunque un ignorante. Posso però desiderare di
sapere qualcosa in più di quella che so già. Io posso desiderare la
sapienza solo se so cosa è la sapienza e quindi solo se ne possiedo
un po’. Coloro che non desiderano la sapienza sono due categorie
di persone: o i sapienti totali, che posseggono tutta la sapienza
possibile, o quelli che non ce l’hanno affatto e che quindi non
sanno nemmeno cosa desiderare. Eros è quindi una via di mezzo.
137 Il discorso di Diotima prosegue citando gli dèi dicendo che
loro sono belli, ma eros che desidera la bellezza non è un dio.
Perciò tutte le cose dette fino ad ora sono state contraddette
perché dicevano che eros fosse un dio. E non essendo né dio e né
essere umano (perché più potente) è una via dimezzo, un
qualcosa di intermedio, quindi è un demone (un semi-dio, una
sorta di divinità inferiore ma senza avere un’accezione negativa
come è stata attribuita dai cristiani e come è considerato oggi).
L’eros non è bello perché non si provò piacere nel desiderare
qualcosa di bello ma sento piuttosto un senso di oppressione e di
frustrazione nel non averlo e volerlo. Non fa stare bene ma è
parzialmente bello perché ti dona uno scopo a cui giungere.
Infatti, Socrate aggiunge che “tutto ciò che è demonico è
intermedio tra il divino e il mortale”. E chiede a diotima in cosa
consistono quindi i suoi poteri e diotima risponde che serve come
mediatore tra gli dèi e quello che accade agli uomini; attraverso il
demonico si crea una relazione tra gli dèi e gli uomini. L’accezione
di demone data non è negativa, quella negativa deriva
semplicemente dalla tradizione cristiana ma ha delle radici nella
filosofia neoplatonica (corrente filosofica affrontata dai discepoli
di Platone dopo la sua morte, uno di questi erano Plotino e
Broclo) a cui non andava bene mettere in contatto il divino dal
mortale, per non creare mescolanza e proprio per questo
introduce la figura del demone, la religione cristiana prende
molto dalla filosofia e soprattutto da quella neoplatonica.
Dopodiché Dioitma porta avanti il suo discorso parlando di un
altro banchetto, quello svolto per celebrare la nascita di afrodite
volgare (l’afrodite pantos, figlia da Zeus e Dione e non quella
celeste nata dalle acque) durante questo banchetto in onore di
afrodite, racconta Diotima, è avvenuto il concepimento di eros da
poros e pena (l’espediente o risorsa e la povertà) 203b da questa
legenda, guardando alle sue caratteristiche ereditarie, si
intuiscono ulteriori caratteristiche di eros, quali l’indulgenza
,ereditata da sua madre povertà, e l’ingegno ereditato dal padre,
il che gli consente di cercare espedienti per uscire dalla
condizione di indulgenza. 153d spunta la parola aporia: qualcosa
che rimane irrisolto come un dubbio filosofico: un metodo
scientifico di procedere tipico del filosofo. Quasi tutti i dialoghi di
Platone sono aporetici. Rimane irrisolto perché c’è sempre
qualcosa da verificare, se non ci si fanno costantemente
domande, se non si riformula e né si mette nulla in dubbio ma si
accetta e basta, ecco che non si parla più di filosofia ma di
religione perché nella religione Dio, perfettamente sapiente non
ha bisogno di farsi domande, quello che dice è così e basta
(“mistero della fede”). 203 204 a eros ha un amore e una ricerca
verso il sapere, per questo eros è simile ad un filosofo. A questo
punto si passa in una nuova fase, nuova parentesi del discoro tra i
due: perché ricerchiamo l’eros, a cosa ci serve? Chiede Socrate e
diotima 204e e 205c risponde: “a raggiungere la felicità”. Eros
ricerca il bello, la cosa più bella è la sapienza ma la cosa più bella
di tutte che ci dà anche la sapienza è il bene, il quale ci permette
di essere felici. Bellezza- sapienza- bene-felicità sono collegati in
una scala graduale. La felicità si può raggiungere quindi in vari
modi.

Diotima (sacerdotessa di Mantinea) era colei a cui Socrate fa


riferimento quando gli viene chiesto di dare la sua opzione
sull’amore. Lei comincia così a parlare dell’Eros (nel passo letto
nella lezione prec.) e ci fa capire come è vero che EROS è la
ricerca della propria metà, ma in realtà è riduttivo pensare
all'eros solo a livello di AMANTE E AMATO, a lei diceva (passo
205D) ma l'amore è qualcosa di molto più grande, molto più
generale che un semplice ricongiungimento con il proprio amato,
perché l'amore È DESIDERIO VERSO TUTTO CIÒ CHE SEMBRA
BELLO! Quando lei parla di bello fa riferimento inizialmente ai
CORPI BELLI, infatti quando qualcuno ama una persona
sicuramente gli sembra bella, e Diotima parte proprio da questo
dato per dire che sarebbe riduttivo considerare l'amore come
desiderio di un'altra persona, ma in generale l'amore è desiderio
di tutto ciò che ci sembra bello e ci sembra di poterci completare.
Infatti, nei verdi da 205E a 206A, lei fa un passaggio da AMARE
UNA COSA IN PARTICOLARE, AD AMARE IN GENERALE! DUNQUE,
FA IL PASSAGGIO DA QUELLO CHE un EROS VOLGARE, AD UN
EROS CELESTE. Diotima dice che in realtà l'amore non è detto che
sia rivolto ad una persona, ma può essere rivolta a qualsiasi cosa
(arte, la poesia). Dunque, avviene un passaggio DAL PARTICOLARE
AL GENERALE, DALLA PERSONA AMATA ALL'AMORE PER
QUALUNQUE COSA CI SIA DI BELLO O DI BUONO NEL MONDO.
Questo rappresenta il passaggio dalla conoscenza normale (alla
portata di tutti,) alla conoscenza filosofica (conoscenza in
generale.) Il passaggio dal particolare al generale è proprio il
metodo della filosofia. Infatti, il metodo della filosofia platonica è
la DIALETTICA (metodo dialettico) ovvero il passaggio dal
particolare all’universale, dal concetto singolo al concetto in
generale verso tutto ciò che ci sembra bella, cioè il passaggio
all'EROS, alla forma perfetta. Questo è proprio quello che succede
alla filosofia dal particolare all’universale attraverso la dialettica.
Qui riprendiamo il concetto inventato da Platone cioè il concetto
di EIDOS (IDEE). Platone ragiona in termini di Metafisica, lui fu
proprio l’inventore della METAFISICA. Lui era contro i sofisti
proprio perché loro si fermavano al caso particolare, facendo
riferimento solo alla realtà che avevano davanti, mentre Platone
vuole vedere quello che c’è oltre l’oggetto particolare cioè alla
sua forma e alla sua idea. Per fare filosofia occorre il metodo
DIALETTICO, cioè considerare quello che lui chiamava EIDOS (la
forma, e quindi l’idea). Nella spiegazione successiva Diotima
utilizza l’espressione “PROCREARE NEL BELLO”. PROCREARE=
creare qualcosa, NEL BELLO = perché il bello è tutto ciò che c’è di
armonioso, di positivo, e quindi lei parla di procreare intende non
solo nel senso materiale (fare figli), ma in generale quindi creare
arte, poesia dunque anche qui vediamo il PASSAGGIO DAL
PARTICOLARE AL GENERALE, cioè creare qualcosa di bello e
armonioso. Qui vediamo come questo procreare nel bello
riguarda due tipi di EROS, QUELLO VOLGARE E QUELLO ELEVATO
(celeste). Quello volgare, in senso terreno, (2 afroditi e 2 eros) è
procreare i propri figli, mentre l’eros celeste è anche il procreare
ma ci spinge a procreare qualcosa nell’anima, nello spirito e no
nel corpo (arte, leggi). Quindi questa idea di “procreare nel bello”
unisce i due tipi di eros (volgare e celeste) perché si può applicare
a creare sia materialmente un figlio, sia a creare qualcosa di bello.
Per Diotima procreare coincide con l’amare. Questo procreare è
un fare qualcosa per il futuro, vuol dire lasciare qualcosa dentro
di sé, o i propri figli o le proprie arti, leggi. Dunque sia l’eros
volgare che quello celeste hanno in comune un particolare
DESIDERIO che si soddisfa lasciando qualcosa dentro di noi, e
quindi questi due tipi di procreazione, quella fisica e spirituale,
corrispondono al desiderio di immortalità( non voglio che quando
io muoio nessuno si ricorda di me, e cosi o lascio una mia
discendenza oppure posso scrivere delle leggi, fondare una città,
cioè lasciare qualcosa dietro di me).tutto questo discorso di
Diotima viene affermato nei versi 206c,206e fino a 207°d. Questo
modo di lasciare una traccia di sé è l’unico modo che ha l’uomo di
partecipare all’immortalità perché altrimenti nessuno si ricorderà
di sé e dunque l’uomo muore.
Qui subentra un riferimento al filosofo. Eros era un uomo che
desiderava la sapienza perché un po’ la conosceva e quindi la
cercava e un po’ non ce l’aveva e lo desiderava e allo stesso
modo il filosofo si comporta nei confronti dell’immortalità e
questo viene detto in tutto il passo 208 (c.d.e). Qui Diotima inizia
a fare una distinzione tra il filosofo e l’uomo normale (22.18),
perché tutti e due vogliono l’immortalità, ma mentre l’uomo
normale o procrea dei figli oppure si accontenta se per esempio
parliamo di un soldato cerca la gloria e diventa un eroe dunque
una gloria personale, mentre il filosofo cerca la verità, qualcosa in
più, dunque un pensiero più generale, andare oltre la situazione
particolare e del singolo uomo, per esempio l’amore per la città,
per le leggi (Esempio :PLATONE) (ai filosofi verrà creata una
statua, una via).La cosa che per Platone diventa più importante è
operare a favore della propria città, e sviluppare una virtù che lui
considerava importantissima a livello politico: LA GIUSTIZIA. La
giustizia è questo passaggio dal comportarsi bene nelle cose
singole, a servire la città in modo generale. Oltre alla giustizia
Platone parlerà anche di altre virtù come, per esempio, la
TEMPERANZA (tutto il passo 209b, c, d). A questo punto quando
Diotima fa il confronto tra l’uomo normale, e il filosofo, e la
ricerca dell’immortalità per entrambi, è riuscita CONCILIARE LA
CONTRAPPOSIZIONE TRA EROS VOLGARE E CELESTE(poiché tutti
e due cercano l’immortalità e la bellezza) e poi vi è u n altro
superamento, ad un livello più elevato, che è quello tra il filosofo
e l’uomo normale perché anche quest’ultimo può cercare
l’immortalità procreando qualcosa di spirituale ma il filosofo lo
supera perché cerca non solo qualcosa di personale che lo rende
immortale, ma qualcosa che lo rende immortale in assoluto cioè
per le esempio le leggi, la verità, il sapere che è ancora più
generale. (PARTICOLARE-GENERALE). Il tentativo di Diotima di
spiegare cos’è la filosofia è una grande cosa e
contemporaneamente cerca di spiegare come vi sia un
superamento dell’eros volgare (cioè il procreare in senso
materiale) a quello spirituale (procreare nell’anima). In questo
discorso Socrate fa riferimento alle parole di Diotima in un
discorso che hanno fatto in passato loro due, dove l’interlocutore
era Socrate, quindi, sta riportando la versione del suo avversario
di quella che lo stava cercando di convincerla a pensare all’amore
nei termini che diceva lei. A questo punto Diotima dice a Socrate
una cosa che può essere considerata insultante (209e fino a
210°a) “Ora, o Socrate, fino a questo punto dei misteri d'amore
forse anche tu potresti essere iniziato” = io ti ho iniziato a questo
discorso del passaggio al particolare, ti ho iniziato al paragone tra
l’eros e il filosofo però ora devi continuare questa strada da solo.
Questo indica due cose importante
1) Da un lato Diotima ha persuaso Socrate, una persuasione
fatta, però, con la verità non con delle tecniche retoriche.
Qui Socrate è veramente persuaso e dice di averlo convinto
con la verità. Questo passaggio è importante per due motivi:
il primo motivo è che per Platone il compito del filosofo non
è qualcosa che finisce, ma un filosofo è colui che coltiva
sempre il proprio metodo e atteggiamento. Dunque, Diotima
dice a Socrate di continuare lui, dunque continuare per
sempre poiché un filosofo è tale per tutta la vita.
2) Platone (210a) fa notare che Diotima ha introdotto Socrate,
cioè che Socrate ha avuto bisogno di persone per capire le
cose, questo vuol dire che per PLATONE LA FILOSOFIA HA
UN CARATTERE COMUNITARIO= ciò vuol dire che l’uomo
non può essere filosofo da solo in un primo momento, ma ha
bisogno di confrontarsi, ha bisogno di un maestro, o meglio
di una scuola, infatti Platone aveva una scuola,
un’accademia, dove i filosofi si confrontavano tra di loro.
In tutto il passo 210 (a, b, c, d) Diotima elenca 6 momenti di
questo passaggio dal particolare all’universale.
- amare un bel corpo, che ispiri a produrre bei ragionamenti
(210a); AMARE UN CORPO BELLO
- capire che la bellezza di un singolo corpo è sorella di quella
di qualsiasi altro e che, se bisogna perseguire il bello
nell’Eidos, sarebbe mancanza d'intelletto non ritenere unica
e identica la bellezza in tutti i corpi: occorre dunque
diventare erastes di ogni bel corpo e svalutare l'amore per
un corpo solo (210b); AMARE NON SOLO IL PROPRIO
AMATO, MA TUTTI I CORPI BELLI (qualcosa di un po’ più
particolare)
- passare dall'apprezzamento della bellezza del corpo a quella
dell'anima, rendendosi conto che l'aspetto fisico è ben poco
rilevante (210b-c); PASSARE DALLA BELLEZZA DEL CORPO
ALLA BELLEZZA DELL’ANIMA (amore spirituale)
- nel creare e cercare i ragionamenti che migliorano i giovani,
scoprire la bellezza delle istituzioni e delle norme (nomoi) e
constatare che è dovunque affine a sé stessa (210c); AMARE
LE LEGGI
- passare alle scienze, liberandosi dalla schiavitù di un singolo
ragazzo, un singolo essere umano o una singola istituzione,
per rivolgersi al gran mare del bello e, contemplandolo,
generare molti bei ragionamenti e pensieri in un copioso
amore di sapienza (philosophia) (210c -d); AMARE LA
SAPIENZA, I BEI RAGIONAMENTI (qualcosa di ancora più
generale)
- comprendere quell'unica scienza che ha per oggetto tale
bello (210d). LA COSA PIU’ ELEVATA, LA SCIENZA DEL BELLO
IN SÉ= DOTTRINA DELLE IDEE.
[“…nel rendere i giovani migliori” tenere in considerazione per
due motivi: uno che Diotima identifica i giovani come coloro che
non conoscono bene questo argomento, dunque in senso
figurato, e poi poiché il processo di Socrate era dovuto al
corrompere i giovani. Socrate fu processato poiché corrompeva i
giovani]. L’ultima parte=Il bello in sé è l’idea del bello, l’idea della
conoscenza il sé, dunque il passaggio alla cosa più grande che c’è.
L’idea del bello per Platone concilia con la sapienza, con il sapere
in sé, poiché se uno non conosce non può coltivare una cosa così
elevata. Solo attraverso il sapere potrò non essere una persona
meschina ma una persona nobile. Questo è quello a cui vuole
arrivare Diotima cioè l’universale ovvero la conoscenza del bello
in generale, avere sapienza e conoscenza in generale. Tutto
questo nella vita quotidiana non è raggiungibile ma può essere
vista come una cosa mistica che ci porta ad un piano universale,
questo è il motivo per cui il discorso che Socrate ci riferisce è il
discorso fatto da una sacerdotessa. I sacerdoti erano uomini
divini, erano in contatto con la divinità, intermediari tra gli uomini
e gli dèi, dunque la sacerdotessa Diotima ci sta introducendo
verso qualcosa di spirituale. Quello che parla con la sacerdotessa
è il filosofo Socrate, ma prima di passare alla filosofia è necessario
essere introdotti a questo modo di vedere. Socrate dice a Diotima
di averlo convinto e persuaso (212c) e ribadisce che bisogna
imparare dagli altri ma poi perseguire da solo. Qui finisce il
discorso.
Dopo che Socrate ha concluso il suo discorso, irrompe nella sala
del banchetto Alcibiade(212c) ubriaco e, dopo una breve
schermaglia con Socrate, ne tesse il più splendido elogio.
Alcibiade era un personaggio storico, figlio adottivo di Pericle
(capo della democrazia Ateniese), era molto giovane, non
rispettava le regole, viziato, ricco, un rampollo di buona famiglia
che aveva studiato con i Sofisti. Era un giovane che però si stava
avviando per la vita politica che poi portò alla fine della
democrazia Ateniese (dopo di Alcibiade finirà il periodo d’oro di
Atene, poiché lui è stato quello che ha iniziato la guerra contro
Siracusa che ha portato Atene a perdere tutte le sue ricchezze e
potenze, e dopo di lui Atene andrò in rovina, e poi inizio il
periodo dell’età ellenistica). Qui nel Simposio, era ancora un
giovane, bellissimo e molto colto. L’entrata di Alcibiade ha un
effetto ANTICLIMATICO. Il climax sarebbe il punto più alto, quello
di Alcibiade è il punto più alto. Quando entra in scena questo
ragazzo il tono si abbassa, non ci sono più queste cose spirituali,
ma cose più mondane e banali e c’è questo effetto anti-climatico,
e si passa dall’ambito del filosofo a quello dell’uomo normale,
dall’ambito dell’eros celeste a quello dell’eros volgare poiché lui
quando arriva si mette a litigare con Socrate per una questione di
gelosia perché lo vede seduto vicino ad Agatone (al più bello della
compagnia) e si ingelosisce (213a-c). Questo succede poiché c’era
stato tra Socrate e Alcibiade un avvicinamento in passato e
questo discorso che Alcibiade fa a Socrate ci riporta ad un aspetto
dell’amore meno elevato ma soprattutto ci avvicina alla follia, o
come la chiama Platone la mania, l’amore come mania. Il
comportamento di Alcibiade ci dimostra proprio come lui, che era
innamorato di Socrate era geloso di lui, e qui avviene la scenata
di gelosia, la sua ossessione per Socrate. Alcibiade, nonostante
fosse un uomo bellissimo era lui ad essere pazzo di Socrate.
Alcibiade, come abbiamo detto era un uomo che non segue le
regole, e non segue neanche le regole del simposio ed infatti se
ne frega anche delle regole del Simposio. Quando arriva
Alcibiade, si stava parlando del tema dell'amore, e si chiede ad
Alcibiade se anche lui vuole partecipare, e fare l'elogio ad Eros.
Invece Alcibiade arriva in ritardo (che già è una maleducazione,
non obbedire alle regole) e appena arriva, inizia a fare una
scenata di gelosia per giunta al padrone di casa Agatone che era
seduto vicino a Socrate. Quando gli chiedono di partecipare
all'elogia di eros, lui rifiuta dicendo che lui farà l'elogio di Socrate
(214 d-e) dove lui fa proprio l'elogio di Socrate, perché lui era
innamorato di Socrate, per Alcibiade Socrate rappresenta
l'amore, ma, nonostante ciò, questo voleva dire trasgredire alle
regole. Alcibiade ha un comportamento molto irrispettoso,
rompendo questo clima pacato di conversazione, il tipico ragazzo
scapestrato.
(Ma perché Alcibiade viene descritto in questa maniera? Perché
Platone ce l’aveva con Alcibiade poiché Platone era un pensatore
politico e alla sua città ci teneva parecchio, e Alcibiade è stato
quello che successivamente manderà in rovina Atene, quindi
Platone era arrabbiato con Alcibiade, e se Alcibiade nel suo diario
fa una brutta figura, è per questo motivo. Qui c’è un riferimento
al fatto che Platone era molto arrabbiato con Alcibiade, per
questo fa una brutta figura ma nonostante questo ha comunque
una parte importante. Anche se Alcibiade è un personaggio così
deporvele, tuttavia dice su Socrate cose importanti. In realtà le
dice perché è innamorato, quindi vede le cose belle di Socrate.) In
realtà Alcibiade dice “ora vi parlo io della vera natura di Socrate,
poiché Socrate si nasconde dietro la sua ironia, e adesso io che lo
conosco perché lo amo vi parlo della sua vera natura. Infatti, nel
passo 215 a fino a 216c, Alcibiade ci dice che Socrate è ironico, ci
prende in giro, e adesso spiegherà Alcibiade stesso la vera natura
di Socrate, e qui inizia un discorso conosciuto come Elogio di
Socrate.: Alcibiade fa un paragone tra Socrate e statuette di
Sileno (i sileni sono una specie di creatura semidivina, poiché da
un lato non può essere una divinità perché sarebbe lontana dagli
uomini, e però non è un uomo normale ma qualcosa di più. Es:
META’ UOMO E CAPRA/ UOMO CAVALLO). Socrate viene
paragonato al Sileno per due motivi: il primo motivo è che anche
lui ha questa natura intermedia, divina e strano (Socrate era un
personaggio strano, si mette per strada a riflettere, non si vestiva
bene, era un personaggio strano e appariscente) e
secondariamente poiché i sileni durante quel periodo erano delle
statuette che si apriva e diventata un portagioielli che al suo
interno conteneva cose preziose. Alcibiade dice che Socrate è una
silene poiché anche lui in faccia non sembra bello, ma al suo
interno ha dei tesori, ha un livello superiore, ulteriore cioè un
livello interiore. Lo paragona, inoltre, al satiro flautista Marsia (la
paragona al suonatore di flauto Marsia poiché era una persona
strana, originale, con un aspetto selvaggio che però quando
suonava il flauto si dimenticava, e faceva vedere solo le cose
belle), come lui hybristes - aveva rivaleggiato con Apollo nella
musica - e incantatore (215b-c). A differenza di Marsia, Socrate
non ha bisogno di strumenti: gli bastano i «nudi discorsi» - non si
vale, cioè, della poesia e della sua manipolazione emotiva - per
produrre lo stesso effetto (215c). Nel verso 215e, Alcibiade dice
che lui diventa schiavo di Socrate, non pensando più alle cose a
cui dovrebbe pensare (in quanto politico alla sua città, dunque, e
questo gli provoca Alcibiade vergogna) ma la sua anima si agita e
non capisce più niente (fino al verso 216 b). Socrate dice ad
Alcibiade che lui deve avere cura di sé stesso, non si deve lasciar
andare, (Farsi prendere dalla follia) e questo con il senno di poi, ci
fa vedere come Platone non corrompeva i giovani, ma li spingeva
a comportarsi bene. (215e)
Ascoltando Pericle o qualche altro bravo retore, Alcibiade ne
ammira l'eloquenza; ascoltando Socrate, si sente l'anima in
tumulto e si irrita perché si rende conto di trovarsi in una
condizione simile a quella di uno schiavo (215e) e viene indotto a
pensare che non valga la pena vivere così, trascurando sé stesso
per occuparsi degli affari degli Ateniesi. Cerca dunque di evitarlo,
come ci si sottrae al canto delle Sirene, anche perché - cosa
straordinaria per una persona già nota per la sua spregiudicatezza
- egli, davanti a Socrate, prova vergogna (216b). Avvien e di
nuovo il contrasto tra EROS VOLGARE e quello CELESTE, tra uomo
normale e filosofo, e tornare a ciò che sembrava superato nella
retorica filosofica di Diotima, che si ripresenta in tutta la sua
virulenza nel racconto di Alcibiade. Alcibiade sa che la vita del
politico è una vita da schiavo, al servizio di chi gli offre il potere
che persegue. Se ne vergogna, perché i discorsi di Socrate gli
mostrano che si potrebbe essere più liberi - ma non è in grado di
risolvere il conflitto, se non tentando di ricorrere al suo fascino
per sottomettere il filosofo. Alcibiade ci invita a stare attenti a
Socrate, e non dobbiamo farci ingannare quando lui dice di non
saper niente poiché lui è ironico, Alcibiade fa notare come
sembra che lui sia stupido, e non sappia nulla, ma in lui ha una
bellezza, dei livelli superiori di bellezza di sapere, e lui ha dentro
di sé una bellezza interiore. Nel verso 216e fino a 214°, Alcibiade
ci racconta com’è nata questa ossessione per Socrate e il suo
amore per lui; racconta di averlo conosciuto durante la battaglia
di. Infatti, Alcibiade e Socrate si sono travati nella guerra del
Peloponneso (isole della Grecia). Alcibiade parla del presente e
dice “io mi sono innamorato di Socrate e ne sono stato respinto,
e mi è sembrata una cosa strana poiché lo vedevo solo
esteriormente. Esteriormente, infatti, Socrate è brutto ma in
realtà lui ha dentro di sé una potenza. Nel verso 218d Socrate
dice una cosa bruttissima ad Alcibiade cioè dice che lui gli ha
offerto una bellezza, che è solo una bellezza esteriore, e se lui
avesse preso questa semplice bellezza sarebbe stato uno scambio
SVANTAGGIOSO PER SOCRATE, poiché sarebbe stato come
scambiare armi di bronzo con l'oro. Quindi afferma che la bellezza
esteriore vale di meno di quella interiore, e se dunque se lui
avesse accettato non avrebbe avuto nessun vantaggio. Nel verso
218d-219a vi è uno strano atteggiamento da parte di Socrate; Da
un lato lo sta trattando male, lo rimprovera ( tu vuoi la mia
bellezza interiore, in cambio della tua semplice bellezza esteriore,
ma sei pazzo se pensi che io faccia una cosa del genere, poiché la
tua bellezza vale meno della mia ), ma da un secondo lato non lo
lascia completamente a sé poiché gli dice puoi sempre migliorare,
il fatto che lui non si ferma solo al semplice aspetto esteriore ed è
andato oltre, è un fatto da ammirare, e sottolinea la sua bravura
nell’essersi accorto che sotto il suo aspetto esteriore c’è altro.
Dunque, non lascia Alcibiade senza speranza poiché gli dice che
può pur sempre migliorare. Infatti, subito dopo, (verso 219 b)
Socrate gli dice che lui gli risponderà dopo, poiché pur
respingendolo gli dà speranza “STA DIFFERENDO LA SUA
RISPOSTA A UN FUTURO INDETERMINATO” ma perché fa questo?
Perché lui vuole educare Alcibiade, vuole che lui continui a
guardare oltre la bellezza del singolo corpo, vuole che diventi
migliorare (quel famoso passaggio che diceva Diotima) DUNQUE
NON È VERO CHE SOCRATE CORROMPEVA I GIOVANI, ANZI LUI
VOLEVA ELEVARE I GIOVANI, VUOLE MIGLIORARLI, QUESTO
VUOLE FARCI CAPIRE PLATONE. L'immagine dello scambio del
bronzo con l'oro viene da un episodio dell'Iliade (6.220-295):
Glauco e Diomede, che combattono in campi avversi, dopo aver
scoperto che le loro famiglie sono legate da un vincolo ospitale, si
astengono dallo scontrarsi e si scambiano - non avendo altri doni
a portata di mano - le armi (questo scambio non era equo poiché
colui che aveva le armi d’oro ci perdeva. Questo viene raccontato
per far capire che avvolte nell’amore qualcuno ci perde). Omero
non manca di osservare che la transazione di Glauco - regalare a
Diomede armi d'oro per riceverne di bronzo - è piuttosto
svantaggiosa. Nella metafora di Socrate, le grazie corporee fanno
la parte delle armi di bronzo, il sapere quella delle armi d'oro: lo
scambio è impari perché le prime - particolari, contingenti,
effimere, soggettive - stanno molto più in basso della ricerca della
sapienza, nella progressione esposta dal discorso di Diotima.
PERCHE SOCRATE DICE AD Alcibiade IO NON TI DO LA MIA
BELLEZZA INTERIORE CONTRO LA TUA BELLEZZA ESTERIORE? Non
solo perché ci perderebbe, non solo perché vuole che Alcibiade
continui a farsi questi ragionamenti e cerchi di andare contro la
bellezza esteriore, ma anche perché la bellezza interiore di
Socrate consiste nel suo sapere, e il sapere non è una merce, non
è materia di scambio, infatti Platone ce l’aveva con i sofisti che si
facevano pagare per dare il loro sapere; questo non è una cosa
nobile. In questo discorso che Socrate fa con Alcibiade c’è un
significato molto più profondo, cioè lui sta dicendo che Alcibiade
vuole il sapere di Socrate e lui non glielo può dare perché questo
sapere non è patrimonio di Socrate, ma di tutti, e io non posso
dare una cosa che non è mia. E a questo punto diciamo che
Socrate sfugge alla seduzione di Alcibiade.
Prossima registrazione
Alcibiade ci dice “io l’ho visto che lui, durante il campo di
battaglia, era temperante, saggio e soprattutto mi ha salvato la
vita, cioè ha fatto un gesto di eroismo, così Socrate ha fatto
vedere ad Alcibiade il suo valore.” Alcibiade sta facendo un
flashback, cioè sta parlando di una cosa avvenuta nel passato,
(quando ha conosciuto Socrate)

L’ultima volta era entrato un nottambulo (Alcibiade personaggio


storico), arriva tardi a questo banchetto con fare spavaldo
dicendo a Socrate “a sei seduto vicino ad (Agatone)…” diciamo
quindi che fu scortese, già appena arrivato si rivolge così, poi al
padrone di casa. Alcibiade viene nominato nei dialoghi di Platone
(es Alcibiade 1 e 2). Alcibiade era un giovane uomo, (ragazzo
scapestrato di buona famiglia) sta iniziando la sua carriera, (poi
sarà anche uno che porterà Atene alla guerra contro Siracusa) lui
rappresenta la nuova classe dirigente ad Atene, quella successiva
a Pericle, che poi sarà quella che porterà alla fine della
democrazia in Atene; porterà praticamente Atene alla rovina. Se
notiamo che Platone ce l’ha con lui è per questo. C’è un altro
particolare riferito ad Alcibiade importante che ha inciso su
quello che è successo dopo nella storia: (motivo anche per il
quale Platone ce l’aveva con lui) questi giovani di buona famiglia
avevano frequentato l’università, Alcibiade aveva studiato dai
sofisti, allievo di Protagora. Tra Platone e i sofisti c’è un rapporto
contrastato, i sofisti vengono considerati i … del sapere, davano il
sapere in cambio di denaro. Questa cosa a Platone però non gli
andava giù e nemmeno ad altri filosofi. I sofisti spiegavano la
filosofia e la retorica ai giovani sulla base di quello che volevano
ottenere, questa cosa Platone non la sopportava. Si parlava anche
della bellezza… Socrate possedeva la bellezza interiore, Alcibiade
quella esteriore, Socrate diceva ad Alcibiade che non gli
conveniva cedere la sua bellezza interiore in cambio di quella
esteriore, sarebbe come scambiare delle armi d’oro con quelle di
bronzo, poiché la bellezza interiore è più importante. Dunque,
Alcibiade ragazzo scapestrato ma privilegiato, atteggiamento
arrogante, spavaldo. Alcibiade aveva cercato di sedurre Socrate
ma non c’era riuscito, gli aveva resistito, “a me non conviene
questo scambio… perché…”. Socrate ha questo atteggiamento ma
è considerato strano: Socrate sta parlando con Alcibiade, ma sta
anche spiegando a tutti il perché l’ha respinto. Socrate dice ad
Alcibiade quelle cose ma alla fine dice in pratica però non ti sto
dicendo di no, “ti darò dopo la mia risposta”, questa è una cosa
strana, lo tiene sulla corda perché lui in realtà (rapporto tra
persona grande e giovane, non serviva al grande solo a
trasmettere il sapere ma aveva anche bisogno di qualcuno che lo
ascoltasse) vuole in realtà migliorare la conoscenza di Alcibiade,
inoltre Socrate ci tiene al fatto che Alcibiade amplifichi le sue
conoscenze. Questo rapporto un poco tormentato, perché
Socrate non ha proprio corrisposto i suoi sentimenti. Nonostante
ciò, Alcibiade e Socrate continuano a vedersi, una volta hanno
pure dormito assieme castamente (lo racconta Alcibiade e
continua a raccontare tutta la storia della loro conoscenza),
Socrate dormiva, Alcibiade ci va, lo copre con il mantello, lo
abbraccia e rimane lì steso tutta la notte (passo 219b, p.207) (io
sono innamorato e ci vado dietro, perché spero ancora di poterlo
convincere). Da questa descrizione dell’amore così appassionata,
sono schiavo umiliato e non desisto. Platone qui ci fa capire che
quello che a noi sembra il meglio, ricchezza, bellezza, giovinezza
ecc., per Socrate non è niente, c’è qualcosa di superiore, di più
elevato. Tutto questo ci fa pensare ai vari tipi di eros, EROS
CELESTE (l’amante educa e forma l’amato) ed EROS VOLGARE
(l’amante usa l’amato solo per piacere sessuale), vengono in
questo caso impiegati tutti e due, eros celeste-SOCRATE cioè
questo amore più elevato, più nobile, mentre eros volgare-
ALCIBIADE seduzione è più superficiale, più carnale. Diciamo che
qui si scontrano i due eros in un certo senso, vince quello celeste
perché quello volgare non sta riuscendo a conquistare l’oggetto
del suo desiderio. Alcibiade mentre parlava in questo brano c’è
una parola che ha usato più volte “giudici” almeno due volte lo
dice, questo è un linguaggio di tipo forense che si usa in tribunale,
un linguaggio di un avvocato, fatto usare da Platone in questo
linguaggio da Alcibiade perché Platone in questa circostanza fa
riferimento al processo di Socrate, quello che dopo è stato fatto a
Socrate. Platone non ha accettato la condanna di Socrate, questo
spunta in molti suoi dialoghi, siccome Alcibiade era un esponente
di questa classe dirigente che aveva condannato Socrate, anche
se della generazione successiva, questa cosa Platone gliela mette
a maggior ragione, ci tiene a questa cosa, la sottolinea, vuole far
notare come Socrate ha dovuto affrontare questa realtà. Questo
discorso viene fuori anche per un altro motivo; ovvero che
Socrate era stato accusato proprio di corrompere i giovani, quindi
questa storia è molto significativa, perché Alcibiade ci sta dicendo
qui che era lui che stava cercando di corrompere Socrate e non il
contrario. Quindi Platone attraverso questo sta dicendo che qui
sono i giovani a corrompere Socrate e che quindi la condanna è
ingiusta. Socrate non solo non corrompe i giovani ma cercava
anche di salvarli, infatti respinge Alcibiade perché gli sta
proponendo un rapporto che non è degno di lui l’eros volgare,
però non lo respinge perché ancora ha la speranza di tenersi
Alcibiade amico in modo da poter correggerlo e educarlo. Quindi
questo linguaggio giuridico serve da un lato a ricordarci che
Platone insiste sull’ ingiusta condanna a Socrate e dall’ altro per
farci capire che il motivo per cui Socrate era stato condannato
ovvero la corruzione dei giovani, non solo non era vero ma anzi
era al contrario perché lui cercava di risolvere questo problema
che i giovani erano corrotti. (nei passi successivi da 219E a 220B,
Alcibiade continua a parlare del rapporto con Socrate e di come si
erano conosciuti) il primo incontro: nel corso della battaglia di
Quotidea (paese del Peloponneso), questa battaglia faceva parte
di un insieme di battaglie che ha coinvolto Atene. è strano che
Socrate partecipava alle battaglie essendo anziano. Alcibiade fa
notare che Socrate si è arruolato perché eroico. (passo 220E) “era
così eroico che più volte mi ha salvato la vita”: qua già ci sta
raccontando perché si è innamorato di Socrate (nonostante fosse
anziano ecc.…) “perché io al di là del suo comportamento sul
campo di battaglia ho visto che è un eroe…” ci sta dicendo di
andare oltre l’aspetto esteriore di una persona, di guardare
dentro; (lui ha rischiato per salvarlo) lo sta descrivendo proprio
come un eroe. (Socrate aveva molti ragazzi che gli andavano
dietro, ma lui resisteva, voleva far vedere che era temperato, un
asceta, che non si lasciava andare agli istinti più bassi). Platone
utilizza il termine ATOPOS (con alfa privativa; senza luogo-non sta
né in cielo né in terra) per descrivere Socrate, infatti nel simposio
Socrate viene descritto proprio così, un personaggio strano,
eccentrico, diverso dagli altri, fuori dal comune (passo 221bod),
questo ha colpito Alcibiade. “non solo era ATOPOS, però dice
(passo222a) che anche i discorsi erano strani come Sileno;
apparentemente sono brutti ma rappresentano qualcosa di
importante”. I DISCORSI DI SOCRATE SONO BRUTTI PERCHE:
rappresentano delle brachilogie (discorsi brevi), in questo caso
non li abbiamo sentiti perché la casa era di Agatone e quindi li
faceva lui i discorsi; Però Alcibiade dice che i discorsi di Socrate
sono ridicoli come i sileni e all’ apparenza sembrano dei sileni,
però proprio come i sileni nascondano dei tesori.
Dunque, Alcibiade inizialmente parla di Socrate, del suo aspetto,
del fatto che fosse diverso, poi parla dei discorsi che nascondono
dei tesori, se si ascoltano bene nascondono il “kalos kai agatòs”,
dunque questi discorsi permettono di disporre l’animo verso
questo, dunque giungere a cose belle e buone. È significativo che
Alcibiade dica questo perché era stato educato dai sofisti che
tendevano ad insegnare ciò che era utile e non bello e buono (lo
attira qualcosa che fin ora non aveva visto). Qui si conclude l
‘elogio significativo di Alcibiade nonostante sia stato respinto da
Socrate. Alcibiade inizialmente cercava le cose superficiali quindi
il contatto carnale, adesso si eleva piano piano perché
inizialmente vede questi discorsi strani, poi arriva a capire che
bisogna guardare oltre. Socrate vediamo dunque che si comporta
apparentemente in modo brusco, ma andando oltre scopriamo
dei tesori, Socrate ci porta verso il “kalos kai agatos”. Alcibiade fa
un discorso sincero, che gli fa quasi fare una brutta figura, perché
lui è respinto da Socrate, questo discorso si chiama PARRESIA
(dire la verità), Alcibiade è stato sincero, ha parlato bene di una
persona che l’ha respinto e ha “trattato male” anche gli altri.
SOCRATE RISPONDE ALLA SINCERITA’ DI ALCIBIADE: lo insulta! Lo
tratta male! (passo 223c e d) “stai dicendo così perché vuoi
mettere zizzania tra me e Agatone”, (quando Alcibiade dice a
Socrate di essere geloso perché è seduto vicino ad Agatone,
Socrate risponde “ah tu ci vuoi fare bisticciare”) Socrate ancora lo
vuole rimproverare, si vuole elevare oltre questo eros di Alcibiade
che è ordinario, vuole superare questi complimenti che Alcibiade
gli fa. Dopo i complimenti di Alcibiade e la risposta di Socrate,
altre persone nottambule bussano alla porta di Agatone e sono
ubriachi e diciamo che questa riunione finisce un po' male,
cominciano a scherzare, si addormentano, Alcibiade se ne va.
Rimangono svegli solo Socrate e Agatone. Il simposio finisce così.
Con Socrate che fa un discorso non così elevato, in realtà dietro
questa apparenza da personaggio ordinario è un personaggio
straordinario (resiste anche al sonno, dunque anche fisicamente).
Finisce così il simposio, il dialogo.

Alla fine di questo dialogo deve rimanere in piedi soltanto


Socrate, che è comunque il protagonista di questo dialogo.
Socrate descritto come ATOPOS, eccentrico e strano i cui dialoghi
erano brevi, nonostante questa apparenza in realtà ci apre un
mondo, quello del vero “kalos kai agatos” ovvero quello della
bellezza vera. infatti, il dialogo si chiude con l’elogio a Socrate,
importante per due motivi, innanzitutto perché Alcibiade lo
elogia e lo descrive come un eroe, nonostante sia un innamorato
respinto e un giovane scapestrato educato dai sofisti, ma la cosa
più importante è che gli fa impersonificare l’eros (all’inizio del
simposio tutti devono elogiare l’eros), alla fine Alcibiade non fa
elogio di eros ma di Socrate e dunque questo vuol dire che
Socrate incarna l’EROS. C’è questo alternarsi tra eros celeste ed
eros volgare. Nel dialogo c’è questo alternarsi che poi ritorna al
eros celeste con l’elevazione di Socrate da parte di Alcibiade.
Diciamo dunque che il succo del simposio può essere questo: far
vedere i diversi aspetti dell’amore, i due tipi di eros.
INTRODUZIONE: inizia con le premesse di tipo “cornice”, iniziava
con Apollodoro che parlava e riferiva le parole di un’altra persona
che aveva parlato con lui Aristodemo. Dunque, la nostra fonte di
questo dialogo è Aristodemo, chi parla è Apollodoro al quale è
stato riferito il discorso da Aristodemo, ma bisogna capire come
si comporta questa fonte. ARISTODEMO (aristos-migliore, demos-
popolo), dunque questo è un personaggio che si distingue dagli
altri, ben disposto, con una sua elevatura morale, era uno di
questi giovani che Socrate amava (sempre in questa maniera
casta) giovane che andava dietro Socrate diciamo. Aristodemo ha
questa attrazione verso le cose buone e belle, ed è per questo
che è degno di seguire Socrate all’interno di questo banchetto
organizzato da Agatone e quindi di sentire queste cose che poi
riporterà. Vediamo dunque che Aristodemo viene introdotto a
casa di AGATONE (agatos-il bene), questo personaggio anche se
descritto con dei difetti nel simposio, è uno che fa cose buone,
portatore di cose buone, parla di cose buone. Questo suo
simposio (di Agatone) che ha come oggetto l’eros, ha un obiettivo
molto valido cioè che durante questa conversazione di portare
tutti coloro che parlano verso il bene. Vediamo che già la fonte
del dialogo è buona, Agatone anche esso buono. Platone in una
maniera un po’ deviante inserisce tutte le cose che gli
interessavano, non lo può dire esplicitamente. Questo Simposio è
avvenuto tanto tempo fa rispetto a loro che stanno parlando, anzi
non si sa proprio quando è avvenuto. Platone questa cosa la fa un
po' apposta perché vuole dare l’idea di eternità, di una cosa che
può avvenire in qualunque momento. Questo dialogo infatti parla
di cose eterne indistruttibili come amore, la conoscenza e
bellezza che non ha importanza quando se ne parla perché
rimangono sempre vero. Dunque, ci vuole fare notare: 1. La fonte
di questo racconto è buona: Aristodemo è bendisposto verso le
cose buone. 2.Aristodemo organizzatore di questo banchetto, è
già portatore di cose buone che porta all’interno del banchetto
stesso. Contemporaneamente però ci sono dei limiti: innanzitutto
questo discorso nonostante tratti di cose eterne che possono
essere trattate in qualunque momento, tuttavia è un discorso che
non è stato fatto in quel momento preciso. Anche se la fonte
(Aristodemo) e lo scopo (Agatone) sono buoni, tuttavia, Platone
fa notare che dato che questo banchetto è avvenuto tanto tempo
fa. Tutto in questo dialogo è significativo, la terminologia , i nomi
e anche il modo in cui si alternano le persone che parlano e
questo lo sottolinea Centrone, come prima cosa sottolinea questa
ironia del rapporto tra Socrate e Agatone; quando Aristodemo
incontra Socrate vestito elegante non lo riconosce, perché
Socrate non ci si vestiva mai, questo vestirsi elegante significa
due cose : anche se strano faceva capire che rispettava le leggi
della società (uno quando va fuori si veste bene), infatti fino alla
sua morte Socrate rispetta le leggi della società, però
contemporaneamente ci va in una maniera molto ironica da
Agatone, dunque vediamo che ci sono dei limiti in questa sua
accettazione delle regole sociali, sempre molto ironicamente lo
prende questo rapporto con la società, però la rispetta le regole ,
infatti lui si fa bello per andare da un uomo Agatone che era
anche lui un uomo bello (passo 17.4b), Agatonbuon, se uno ha già
un nome che significa buono ed è anche bello questo è
significativo, perché in qualche modo unifica il buono e il bello.
Quindi Socrate si fa bello per andare da un uomo bello. Ma tratta
questa bellezza di Agatone con ironia perché all’ inizio gli dice “mi
siedo vicino a te così mi trasmetti il tuo sapere”, vediamo che qui
c’è un atteggiamento simile a quello che abbiamo visto con
Alcibiade, perché Agatone bello, buono ecc., viene preso con
ironia da Socrate che da un lato si fa bello e accetta l’invito dal
altro però è molto distaccato e ironico (es prende in giro Agatone
“dopo questo discorso così bello cosa devo dire “). Centrone ci
sottolinea questo atteggiamento di Socrate che ci fa
comprendere lo spirito del dialogo. Lo spirito del Dialogo è che ci
vuole Fare capire che ci sono due atteggiamenti che si possono
tenere di fronte a ogni oggetto di conversazione, da un lato
accettarlo le regole, dall’altro cercare di fare capire che ci sono
anche altri aspetti. Centrone fa notare anche che Platone
sottolinea in molti passi (173a fino a continuare in tutti i passaggi
iniziali,) passaggi che raccontano il discorso prima tra appollodoro
e gli ateniesi, poi come appollodoro interagisce con Aristodemo
ovvero con quello che gli ha riferito il dialogo. Platone vuole
creare un distacco tra noi e questo racconto, gli ateniesi nell’
agorà che vogliono parlare di questo banchetto, Apollodoro che
dice che glielo ha riferito Aristodemo, Aristodemo che dice che
glielo ha portato dentro Socrate e per giunta che questa cosa è
successa tanti anni fa. Quindi Platone si sta prendendo una specie
di distanza, come se non si prendesse la responsabilità di quello
che sta dicendo. (questa cosa succede anche nel Fedone che
racconta della morte di Socrate, dove erano presenti tutti tranne
Platone) Platone prende un distacco da quello che ci sta
raccontando, quando riguarda Socrate fa così. Crea questo
distacco perché lui vuole che noi c arriviamo da soli, cioè che i
lettori facciano il loro lavoro, che ci ragionino, ci riflettano.
Questo lo fa anche quando descrive Apollodoro, primo narratore,
lo descrive come filecos’ filia-amore, amicia, ecos-ascoltare,
dunque uno che ama ascoltare. Platone da un lato ci dice
appunto che questo dialogo è avvenuto tanto tempo fa (fate
attenzione) Platone dice dunque anche dall’altro lato che
Aristodemo è una buona fonte, Agatone buon oratore, dice
anche che Apollodoro che ascolta Agatone è anche lui buono cioè
un buon ascoltatore. Tutti quelli coinvolti in questo dialogo sono
degni di fede. Platone è prudente, ci mette in guardia, vuole che i
lettori riflettano. Dialogo filosofico che è qualcosa che predispone
quelli coinvolti a conoscere verità filosofiche. Centrone dice che vi
sono delle differenze in questo dialogo con i dialoghi che
normalmente Socrate intraprende, perché solitamente Socrate
intraprende discorsi brevi brachilogie, (lui fa una domanda e
l’interlocutore risponde) stavolta ci sono dei dialoghi lunghissimi,
questo simposio è un dialogo atipico rispetto alla solita. Non è un
dialogo filosofico tipico. Bisogna sottolineare che questo simposio
è un dialogo filosofico ma atipico rispetto a Platone. Questo può
essere significativo perché ci fa capire che per Platone non
esisteva solo un modo di esprimersi o una sola forma di dialogo
filosofico. Notiamo che Platone fa notare nel simposio che anche
con discorsi lunghi si può fare un dialogo filosofico. Centrone dice
che probabilmente è lungo perché questa cosa dell’eros è un
discorso da approfondire particolarmente perché ha diversi
aspetti. Un’altra cosa importante è che tutti questi lunghi discorsi,
sono articolati e lunghi scritti da Platone, (noi così pensiamo siano
piccoli trattati, c’è qualcuno con cui lui è d’accordo? Condivide
l’idea di qualcuno? Appoggia qualcuno?) Il motivo per cui questi
discorsi sono così lunghi e articolati è che Platone vuole fare
vedere che ognuno di questi personaggi vuole fare vedere le sue
intuizioni le cose che pensava e che stava dicendo, però Platone
voleva fare vedere anche i limiti di questi discorsi, anche qui
Platone prende le distanze, lui riferisce questi discorsi, dunque, in
parte li approvava ma ne fa vedere i limiti. Ci vuole fare vedere
come ogni personaggio dia una fondazione a quello che sta
dicendo. Centrone, infatti, nell’introduzione analizza tutti i
discorsi che loro hanno fatto. Discorso di Edissimaco: (erissimaco
era un medico che fa passare con un trucco-il solletico- il
singhiozzo) Platone parla di questo edissimaco come uno che
risolve le cose in maniera pratica. Erissimaco è il possessore di
una tecnica, qualcosa di opposto alla scienza, a quel tempo la
medicina era una tecnica cioè non un vero sapere, quello era solo
la filosofia ovvero era qualcosa di universale, conosceva il
concetto. La tecnica guarda le cose particolari invece, cose buone
non generali. La prospettiva di Edissimaco sull’ amore è una
prospettiva tecnica. Nel simposio Platone parte dal basso, prima
parla della retorica di Fedro, poi della medicina, tecnica di
erissimaco. Platone ci sta dando una visione tecnica del, una
prospettiva tecnica. Prima quindi prospettiva retorica del, poi
scientifica, ma sempre tecnica, pratica, strumentale che
considerano un aspetto, non una cosa generale come la filosofia.
FEDRO considera aspetto retorico (mito e la ricerca della metà),
EDISSIMACO aspetto scientifico, infatti erissimaco fa un passo
avanti, aggiunge un’altra prospettiva, amplia la prospettiva di
eros dalla ricerca della metà a tutte le cose. Eros come equilibrio
e armonia. Musica e medicina armonizzano tutti gli elementi
coinvolti (es il corpo). Unione di elementi opposti che si
armonizzano tra loro. Riportare l’equilibrio.
Perché secondo erissimaco la medicina si basa sull’eros? Perché
la medicina prevede un equilibrio tra gli elementi, prevede di
riempire i vuoti, di riportare una situazione di stabilità e armonia
là dove c’era un problema. Nel corpo sano c’è l’equilibrio di tutti
gli elementi, nel corpo malato qualche elemento si comporta in
maniera diversa, allora la medicina cerca di portare nuovamente
l’equilibrio. Fondamentalmente, quindi, vi è una differenza tra gli
elementi e la medicina deve riorganizzarli, allo stesso modo
anche l’eros deve cercare di portare equilibrio e armonia, proprio
per questo viene fatto questo paragone.
Perché la musica viene paragonata all’eros? Perché la musica
deriva dall’armonia delle note.
Il contributo che viene dato da Erissimaco è un contributo che
riguarda la sua disciplina perché lui tratta l’eros proprio come lo
tratta un medico, quindi come qualcosa che non si limita al
rapporto tra gli esseri umani, ma riguarda il rapporto tra gli
elementi opposti (freddo-caldo), in modo tale da utilizzare questa
disciplina come esempio per far capire che l’eros ha a che fare
con tutto. Platone con il discorso di Erissimaco, competente in
medicina prepara il terreno per il discorso di DIOTIMA
competente in tutti gli ambiti, in quanto parla per bocca di
Socrate (il più competente in tutto).
“io amo quello che non ho” il dissille ama il dissimile. Ad esempio,
se ho la febbre e sono troppo caldo cerco il freddo ovvero
qualcosa che non ho.
In quanto Erissimaco sta spiegando la scienza, quindi una tecnica,
considera solo un aspetto. Considera questo discorso dei dissile
che cerca il dissimile, quello che non dice è che questa ricerca del
dissimile è qualcosa che completerebbe. Quindi in questo modo
le due parti diventano simili. ES: se sono calda e cerco il
freddo, dal momento in cui il caldo incontra il freddo subentra
l’ARMONIA. Quindi le due cose diventano simili, le due cose si
armonizzano e io sto bene. Sono simili perché entrambi cercano il
loro opposto per arrivare all’armonia. Erissimaco questa cosa non
la spiega perché la sua visione è limitata, nonostante sia un
discorso corretto coglie solo in parte la natura dell’eros. Per
renderlo competo bisogna integrarlo con gli altri discorsi fatti nel
simposio.
Platone, infatti, mette tutti questi discorsi all’interno del simposio
proprio perché nessun discorso è errato, nessun discorso dice
stupidaggini, ma vi sono diverse prospettive. Unendo i vari
discorsi all’interno del simposio possiamo arrivare a capire la
concezione che Platone dava all’eros.
Platone quado parla del discorso di Agatone, fa notare che ci
sono tanti dettagli interessanti e che Platone accetta nella sua
ottica. Il discorso di Agatone fa da introduzione a Socrate. Fa un
discorso più completo rispetto ai precedenti, ma non è il più
interessante (lo sarà quello di Socrate).
Platone per farci capire che non era il discorso più corretto e
interessante ci fa notare le cose sbagliate. Agatone dice di avere
paura di parlare davanti al pubblico davanti a lui, perché è un
pubblico di persone colte. Agatone cerca in questo modo di
raccogliere la simpatia del pubblico, ma Socrate fa notare che
quest’ultimo un atteggiamento sbagliato poiché si tratterebbe di
un sentimento di vergogna. Socrate dice “il discorso che tu fai è lo
stesso discorso che avresti fatto davanti ad un pubblico
ignorante, quindi è senza senso, e deve essere il tuo discorso a
non farti provare vergogna “. Secondo Socrate conta solo il
contenuto del discorso, non la sua forma, non da chi viene detto
o dove, e nemmeno dal pubblico, l’importante è che dica la verità
o meno. Quindi ciò che può fare vergognare è il contenuto del
discorso.
Socrate in tutti i dialoghi parla attraverso le brachilogie, ovvero
discorsi brevi: domande e risposte. Nel simposio non avviene ciò,
infatti nel rispondere ad Agatone utilizza la tecnica di Agatone
stesso, attraverso questo discorso così lungo (caratteristica del
simposio questa dei lunghi discorsi). Questo discorso di Agatone
secondo Platone non è totalmente una sciocchezza, e vi sono
degli elementi da lui apprezzati. Quindi anche se il suo discorso
viene corretto da Socrate come tutti gli altri discorsi, Platone
accetta degli elementi:
1)prima di elogiare qualcosa nel simposio la si deve definire, Ed
Agatone lo fa, Platone quindi accetta questo aspetto. (passo
199c3). Agatone definisce l’eros prima di elogiarlo, dicendo che è
giovane, virtuoso ecc., dunque descrive delle qualità di eros.
Socrate lo critica in questo caso perché quando Agatone parla
elenca le caratteristiche dell’eros elenca delle qualità, delle cose
accidentali, dunque non fanno parte del cuore ma sono cose
momentanee che possono cambiare. Quindi non è giusto
secondo Socrate definire EROS parlando delle caratteristiche
fisiche.
2)Agatone dice che si cerca ciò che è proprio. Quindi il filosofo
cerca la sapienza, in quanto è già predisposto verso di essa.
3)terzo elemento che Platone accetta è l’elenco delle virtù di eros
che Agatone elenca; giustizia, temperanza, coraggio e sapienza.
Platone crede sia una giusta descrizione dell’eros.
4)l’amore è amore per la bellezza, quindi questo amore verso il
bello Platone la considera valida.
5) l’amore è sempre giovane, ovvero si rinnova sempre, cerca
sempre qualcosa di nuovo.
6) l’amore è collegato alla creazione. Platone accetta molto
questa visione che viene condivisa anche da Diotima che afferma
che l’amore è procreazione.
7) il discorso deve essere un mix di scherzi e serietà. Serve a
riprendere l’atteggiamento di Socrate che aveva come
caratteristica l’ironia, non ci si deve prendere troppo seriamente.
Si deve parlare con lo scherzo mixato alla serietà. Platone
l’inserimento dell’ironia la tiene molto a cuore perché ci tiene a
sottolineare a non prendersi troppo sul serio per non diventare
troppo pieni di sé.
In conclusione: da una parte Platone critica Agatone su molte
cose, su altre le accetta in quanto devono essere solo migliorate.
Centrone dopo aver fatto un elenco di ciò che Platone approva
del discorso di Agatone, elenca anche le tesi di Agatone che
vengono rigettate da Platone.
1) EROS è delicato, Socrate invece afferma eros è duro e
resistente. 2) eros possiede
una tecnica, sa fare delle cose. Socrate invece dice che è un
filosofo eros, che è tutto il contrario di avere una tecnica che è
qualcosa di limitato. 3) il
comportamento degli Dei è malvagio. Questa affermazione è uno
dei motivi per cui Platone non sopportava i poeti e non aveva una
buona visione di essi, perché nella poesia gli dèi vengono trattati
male e vengono mostrate le loro caratteristiche negative.
Secondo Platone, infatti, si deve parlare sempre con rispetto degli
Dei.
4) Platone non accetta il fatto che Agatone non sappia
giustificare le proprie tesi. Questo accade perché è un poeta e
non un filosofo. Quindi non parla con il ragionamento, ma parla
come un poeta.
Platone accetta davvero il discorso di Diotima, rispetto a tutti gli
altri che posseggono una sola arte, dunque hanno una sola
prospettiva. Il discorso di Diotima (sacerdotessa) viene
considerato quasi un discorso mistico, che ha che fare con la
realtà divina. La prospettiva generale che Platone vuole
convalidare, ovvero il passaggio dal particolare al generale.
Diotima viene introdotta nel simposio come maestra di Socrate
sul concetto dell’eros.
Quindi attraverso la bocca di Socrate presenta questo discorso
molto ampio, l’insieme di tutti gli elementi detti prima. Diotima
parla della prospettiva della filosofia, dicendo che dopo il
ragionamento avviene qualcosa di superiore, qualcosa di mistico,
come l’amore che va oltre la logica. Centrone descrive
l’inserimento del discorso di Diotima che avviene attraverso tre
passaggi.
1. Purificazione; liberarsi dagli errori, sul discorso di eros
l’errore più grande è pensare che eros era bello, in realtà egli
cercava la bellezza, non la possedeva.
2. Iniziazione; L’iniziazione riguarda solo al filosofo e non
all’uomo comune. L’iniziazione del filosofo fa sì che egli si
concentra solo sull’eros celeste, mentre l’uomo comune
guarda solo l’eros volgare.
3. La visione finale; una conoscenza del bello che non è più
discorsiva scientifica ma intuitiva, qualcosa che non ha
bisogno di essere spiegata, la si intuisce tramite
l’illuminazione. “lo vedo così com’è”
Diotima quindi parla del bello quindi in maniera allusiva e non in
maniera logica come fanno i filosofi. Platone anche nella
repubblica dove il centro del discorso non era il bello bensì il
“bene”, infatti descrive nella repubblica il bene come qualcosa
che non si può spiegare con il ragionamento, si arriva con il
ragionamento ma va oltre. Il metodo di Diotima è un metodo
utilizzato da Platone, ovvero partire con il ragionamento per poi
lasciarlo da parte e passare alla conoscenza intuitiva qualunque
sia l’oggetto. Il metodo filosofico di Platone che viene ripreso da
Diotima prevede:
1. Confutazione dell’opinione dell’interlocutore. Contraddire
l’interlocutore quando dice qualcosa sbagliata. (l’opinione
che Platone aveva di EROS viene confutata, superata da
Diotima)
2. L’aiuto. Aiutare a dirigersi verso la cosa giusta. (come fa
Diotima con Socrate, facendo elevare la sua opinione oltre il
sapere filosofica. Aiuta a capire che L’eros non è solo cose
belle, ma creazione di cose belle; Se si parla dell’eros fisico si
fa riferimento alla creazione dei figli. Se si parla dell’eros
celeste si fa riferimento alla cultura, alla poesia, alla lettura.
L’immortalità si raggiunge con la creazione di cose belle,
creazione di figli in senso fisico, creazione di opere d’arti,
poesie ecc. in senso spirituale.
3. La meta finale. Visione mistica del bello in sé che non si può
avere con la ragione.
La visione del bello di Diotima è un assaggio della vita fuori dal
corpo, quindi della vita dopo la morte.
Con Diotima sembra arrivare al punto più alto del simposio e
sembra chiarire il discorso dell’eros, in realtà il punto più alto del
dialogo è l’elogio di Socrate fatto da Alcibiade, In cui Socrate
incarna L’eros stesso. Chi vuole possedere il bello, lo vuole
possedere per sempre, quindi non solo raggiungerlo ma di
mantenerlo, questo stesso discorso vale per il sapere. Socrate
dice che dobbiamo ricercare la sapienza perché non l’abbiamo. Il
desiderio di questa sapienza (forma più alta di bellezza) deve
essere mantenuta, CONSERVANDOLA E TRASMETTEDOLA AGLI
ALTRI, nel caso di Socrate ai discepoli. Trasmettendola si conserva
per sempre, diventa immortale, e questo è il senso della
procreazione del bello che diceva Diotima. La trasmissione di
sapere può avvenire solo nelle anime belle, anime predisposte
come appunto, dice Centrone nel passo del simposio 206C.
Centrone fa riferimento anche al rapporto maestro e discepolo,
facendo notare come il rapporto fra questi due viene interpretato
da Platone in maniera moto originale, Il maestro veniva inteso
come la persona che amava, la persona più giovane era l’amato
ovvero l’oggetto d’amore, secondo Platone invece: Nel rapporto
di maestro e discepolo all’interno della filosofia chi ama è colui
che cerca la sapienza (discepolo, il giovane) e l’oggetto dell’amore
è il vecchio (il maestro, il sapiente).. per Alcibiade l’oggetto
dell’amore è Socrate. Dunque, come nota anche Centrone, Se il
vecchio che possiede la sapienza è oggetto d’amore, allo stesso
modo anche il discepolo lo è, in quanto anima predisposta a
ricevere la sapienza per farla diventare immortale. Vi è un
rapporto di reciprocità. Entrambi le parti sono amante e amato.
Centrone fa notare che nel metodo filosofico di Platone il sapere
si rinnova sempre. Si rinnova nei vari ambiti, si rinnova anche
perché le persone a cui si insegna sono sempre diverse. Il sapere
è qualcosa di difficile, qualcosa che sfugge.
Al sapere si arriva con il ragionamento  si abbandona il
ragionamento e si arriva alla visione mistica tornare al
ragionamento per poter spiegare qualcosa agli altri, quindi
tramandare il sapere. (dopo averlo visto il sapere, devo spiegarlo
agli altri).
Conclusione del simposio: Socrate non doveva rinunciare ai
piaceri del corpo ma essere preparati alla vera vita, quella
dell’anima (fare meglio dal libro)

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