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LA LUCE DELL’OSCURO(ERACLITO) GIUSEPPE FORNARI

Motivi di accesso problematico alla sua opera per:


- lontananza storica di questo pensatore e del suo milieu culturale
- la frammentarietà di quanto rimane della sua opera
- inaccessibilità oracolare di molti dei frammenti sopravvissuti
I frammenti e le testimonianze vengono comunque a formare un corpus considerevole
Il libro di Eraclito non toglierebbe difficoltà ma ne creerebbe di nuove
L'elemento singolare e ancora da valutare è che le intenzioni del pensatore con cui dovremmo
collaborare non appaiono benevole o sono addirittura definibili come malevole, perché veniamo
portati fuori strada dai doppi sensi o molteplici da lui escogitati
Illuminazione conoscitiva che ha a che fare con il fuoco,fuoco con la folgore di Zeus che tutto
governa
I lettori moderni hanno preferito non sentirsi presi in giro da un autore non riconducibile alle
loro categorie letterarie e sono ricorsi in maniera limitata al controllo incrociato dei dati
Schiere coinvolte di Eraclito:
• filologi
• filosofi
Costringendo noi moderni insipienti a interrogarci sulla vera natura dell'oggetto delle due
discipline anche sulla nostra idea di disciplinarietà
Il riconoscimento del polemos esploso e mai ricomposto tra filologia e filosofia vuole renderli
riconoscibili e conoscibili in una reciproca conoscenza che renda concepibile e praticabile la ri-
conoscenza
Delle figure che incontriamo sono Nietzsche ed Heidegger
Attualmente non viene più riconosciuto il conflittoDovremmo tutti recuperare il problema in
tutta la sua profondità ed estensione per riformularlo nei termini propri alla conoscenza e alle
competenze di ognuno
Tra le due schiere vi era necessità di un riconoscimento di polemos ovvero un dialogo
Si richiederebbe un giudizio sintetico a priori che nessuno sembra voler perseguire
Il lavoro di Serge Mouravivev potrebbe segnare l'inversione di tendenza, ricordando che
filosofia e filologia appartengono a un medesimo fiume
Principi:
•Principio di precauzione: tutti i testi attribuiti dalla tradizione ad Eraclito devono essere
considerati autentici finché non ci sono chiare prove di alterazione o falsificazione
•La presunzione di innocenza:una testimonianza deve essere ritenuta affidabile e
storicamente significativa finché non si dimostra il contrario
•Il principio di non identità:se ci sono testi simili ma dal contenuto differente essi devono
essere mantenuti sempre fino a prova contraria
Il principio di saggezza specifica è ripreso da Rodolfo Mondolfo
" io credo che incomba al critico l'onore della prova della supposta falsità anziché esigere
dalle testimonianze la prova della loro veridicità"
Bisognerebbe avere la capacità di smuovere acque fattesi nel frattempo sempre più ferme
per non dire insalubri
Considerazione Fornari concerne un principio di natura più ermeneutica che chiamerebbe
densità semantico storica
Riferimento non tanto e non solo all'evidente presenza di frammenti di Eraclito di più livelli di
discorso quanto alla compresenza nel linguaggio di Eraclito di potenzialità e risonanze che in
più casi rimandano a sviluppi concettuali successivi le cui premesse sono però ravvisabili in
questa fase incoativa e aurorale del pensiero filosofico
Secondo Macchioro tra la sapienza eraclitea e quella orfica vi sarebbe una secca identità
Una considerazione più approfondita e verosimile delle condizioni di formazione e di nascita
della razionalità filosofica greca conduce a un secondo e ultimo principio:la contestualità
religiosa: è impossibile raggiungere una comprensione adeguata del pensiero greco arcaico
prescindendo dalla componente religiosa sacrale che permaneva in sé l'intera società ellenica
Il punto davvero arduo,la sfida vera sta nel cercare di capire come funzionava effettivamente
ed efficacemente questa visione religiosa del mondo che è innanzitutto un'esperienza
collettiva prima che individuale
L'aspetto operazionale che ha consentito il passaggio dalle visioni religiose e sacrali alla nuova
visione della sapienza filosofica è quello che può definirsi magico,intendendo l'insieme di
pratiche e di conoscenze che trasformava le rappresentazioni e credenze religiose in
procedure di intervento sul mondo e in strumenti di comunicazione con una realtà superiore
Eraclito risente di una componente magica da lui desunta dalla religiosità del suo tempo
La magia non è una dimensione irrazionale ma è intrinsicamente dotata di una sua razionalità,
quella dimensione mediatrice intermedia che consentiva il passaggio dalla realtà quotidiana al
mondo del sacro e degli dei
Il logos filosofico greco si presenta e ha successo come strumento magico operazionale carico
di un nuovo potere dimostrativo e conoscitivo,la forza del logos promana dalla sfera sacrale e
realizza i suoi traguardi più alti allorché svolge interamente la sua funzione di potente tramite
col mondo divino
Tra le imprese più ambiziose del logos greco ci sono le prove dell'immortalità dell'anima
sviluppati da Platone e la prova dell'esistenza del motore immobile che è il culmine della
filosofia aristotelica
La funzione intermediatrice del Logos eracliteo si riverbera su tutti gli aspetti del reale e ne
determina l'unità sul piano che è insieme sacrale, ontologico e gnoseologico,di mediazione
La filologia eraclitea del XIX secolo si è da subito scontrata con la difficoltà di capire quale
fosse l'insieme e l'organizzazione interna del libro eracliteo, compito arduo che si è potuto
affrontare facendo leva su le uniche due risorse disponibili, le indicazioni esterne provenienti
dalle fonti e quelle interne provenienti dall’impugnabile sviluppo del pensiero di Eraclito ed alle
scarne indicazioni auto descrittive ravvisabili nei suoi frammenti
I tentativi si possono grosso modo raccontare in due tendenze: quella ambiziosa di una
ricostruzione testuale e quella della divisione per argomenti
Il risultato dell' egemonia esercitata dalla soluzione Diels-Kranz è stato di trasformare
l'insieme dell'opera eraclitea in un enorme crux desperatinios ed indurre per forza di cose
l'interprete filosofico a una lettura atomistica o addirittura impressionistica dei singoli
frammenti
Un altro effetto è stato quello di creare un eccessivo distacco rispetto alla parte
dossografica in assenza di criteri più contestuali che ne facilitasse una valutazione sia
complessiva sia analitica
La conseguenza di quello che chiamerei effetto Diels-Kranz è che si è venuta a creare una
sorta di blocco filologico,oggi movimento di sottrazione che da una parte e dall'altra ha fatto
ricadere un peso eccessivo sulle spalle degli interpreti filosofici poi facilmente rimproverati
per le loro soluzioni magari avventuristiche che sembravano confermare e quasi santificare il
rigorismo scientifico della filologia e le sue scelte astensionistiche
Miroslav ha risposto ricorrendo a due scelte intelligenti e relativamente semplici: la prima è
stata di rifarsi al criterio ottocentesco di disporre i frammenti per temi,la seconda è
consistita nel restituire i testi eraclitei almeno una parte del loro metà testo dossografico
analogamente a quanto potrebbe fare un abile restauratore
Ciononostante nemmeno questa fatica piena di dottrina superava lo scoglio dell’effetto Diels-
Kranz
In primo luogo,la crux desperationis dell'opera eraclitea nel suo insieme era sottilmente
confermata e quasi sancita una volta per tutte
In secondo luogo l apparato con-testuale opportunamente restituito a Marcovich risultava
quasi perdere e affogare i testi eraclitei,in mancanza i un criterio più organico che aiutasse a
riconoscere la presenza di motivi o termini del pensatore all’interno di questa eterogenea
ganca.
Secondo Moraviev Eraclito non segue lo stile poetico della tradizione omerica e lirica basata
sulla quantità vocalica bensì una prosodica poetica basata sul numero di sillabe e la
distribuzione degli accenti in modo analogo a quanto avviene nella poesia nella maggior parte
delle attuali lingue europee
La conseguenza di queste interpretazioni è che una versione italiana dei suoi frammenti deve
preoccuparsi di restituire in qualche modo le qualità artistiche ed espressive
Il pensiero eracliteo non voleva essere l'esatto corrispondente di un tempio e tuttavia il suo
posizionamento simbolico non se ne discosta di molto e va riletto con attenzione estrema
verso questa dislocazione e si comprende solo intendendone il rapporto col sacro che l'ha resa
possibile
Il punto di originalità di tale principio sta nel ruolo centrale che nella religione e nella cultura
celtica svolge il sacrificio
Il richiamo al sacrificio come esperienza storica e religiosa
La validità della scelta mi pare venir mostrata prima che dimostrata dall'approccio innovativo
che essa consente verso l'oggetto eracliteo più inaccessibile
Al rotolo,che dobbiamo concepire come dotato di una sua efficacia intrinseca,s'insinua il
sacrificio in quanto forza capace di dare significato a un simile oggetto
Il principio da me già enunciato in un certo che va innanzitutto applicato in quanto principio
euristico di osservazione e raccolta dei dati: la pervasività,nel mondo antico ,dell'istruzione
del sacrificio,al punto che non vi si può propriamente parlare di istituzioni anche politiche
sociali e culturali che non abbiano uno stretto rapporto con esso
La metafora del tempio ci conduce inaspettatamente l'oggetto misterioso e sfuggente del
rotolo che conteneva i detti,i pensieri di Eraclito
Eraclito dedica il suo rotolo come offerta nel Grande Tempio Efesio di Artemide
Per Kirk vi è l'inesistenza di un libro vero e proprio,a suo parere l'opera di Eraclito è una
raccolta di detti trascritti da qualche discepolo sulla base di un insegnamento orale
Ma l'interpretazione che fa é forzata e la supposizione di una sua scomparsa così precoce è in
netta contraddizione con l'evidenza storica e testuale successiva
L'istituzione sacrificale acquista il suo pieno il significato nei luoghi di culto, osservazione
apparentemente banale, e invece essenziale, su cui si tende a una certa evasività perfino in
testi di storia della religione antica
Il tempio di Artemide a Efeso ospitava un culto analogo a quello di altre divinità femminili
mediterranee ed asiatiche tutti caratterizzati da elementi orgiastici e violentemente
sacrificali
Non si può dubitare che Eraclito si riferisca a rituali di questo tipo a lui noti dalla massima
istituzione religiosa della sua città
Gli edifici Templari, i santuari, non erano esteriormente collegati al sacrificio, ne erano in
sostanza l'espressione e l'emanazione
Tipico sacrificio animale offerto alle divinità olimpiche a cui i principali edifici cittadini di
culto erano dedicati
Non è sbagliato riconoscere nella tipica struttura periptera del tempio greco una
reinterpretazione architettonica dei sacrificatori disposti intorno alla vittima con una
schematizzazione geometrica che testimonia un processo di purificazione trasformatosi infine
in coreografia liturgica e in razionalizzazione matematica e progettuale
L’interno del Tempio è puro perché davanti a esso scorreva il sangue delle vittime che
consentiva alla purità separata e sacrale di stabilirsi e di mantenersi
Accanto alla chiglia olimpica dobbiamo però pensare anche rituali meno ufficiali e composti
come sacrifici dedicati alle divinità infere e più ancora i sacrifici collettivi ed orgiastici,
contro i quali si appunta lo sdegno di Eraclito
I Templi potevano avere una funzione anche di biblioteca e di luogo di conservazione e
trasmissione culturale
La scrittura in quest'epoca non è un mero strumento e resta strettamente interrelata
all'oralità dalla quale proviene con l'integrazione e l'intermediazione mimetico evocativa della
componente gestuale.
La carica magica della scrittura appare come uno sviluppo e una condensazione del potere
evocatore e riproduttore della parola parlata così vivo nel termine greco logos
In diverse lingue dell'antico Oriente non vi è distinzione tra parola e fatto
Il nome, la parola sono essi stessi fatti, eventi carichi di risonanza e potenza,e tale risonanza
e potenza è collegata ai riti di cui le parole erano parte essenziale
Tra il VI e V sec a.C non esiste testo poetico che sia interamente disgiunto da quest'aura
magico sacrale e una considerazione analoga può essere fatta anche per la prosodia poetica
che secondo Moraviev caratterizza lo stile eracliteo
Il Logos dell’Efesio oltre che come suoi singoli detti e parole,viene in rilevante misura
equivocato se non se ne afferra la connotazione di parola evento dotata di efficacia
performativa ossia magico sacrale d capace per questo di attuare la convergenza di legomena
e dromena in un unico oggetto che veniva detto e mostrato trovando la sua origine e la sua
destinazione in ciò che veniva fatto
Con il suo logos evento Eraclito atto una sintesi originale tra il vecchio paradigma sacrale e la
comunicazione più personale
La lettura individuale presupposto da Eraclito va immaginata innanzitutto secondo le modalità
allora seguite ossia proferendo il testo oralmente
Un'opera complessa innovativa come quella di Efeso andava accostata ricorrendo a
un'autentica ruminatio rafforzata anche dalla facilità con cui si poteva imprimere nella
memoria formule solenni ed enigmatiche espressioni,antitetiche e disorientanti
Per Eraclito noi diventiamo intelligenti aspirando questo logos divino tramite la respirazione
Tale processo respiratorio corrisponde alla sostanza e alla forza dell'anima stessa,definita da
Eraclito esalazione
L'esalazione psicogonica è maggiore o minore a seconda del grado di consapevolezza del
singolo, a seconda cioè della sua capacità di connettere nel duplice senso del verbo italiano, in
qualche misura omologo al gioco di parole tra "ciò che è comune connesso" e "con
l'intelligenza"; l'essere capaci di collegarsi con la ragione del tutto e con la propria ragione al
tutto
Dal punto di vista di Eraclito la trasmissione del significato del suo rotolo si svolge sotto
forma di esalazione intelligente procedente dall'anima dell'autore all'anima del lettore
entrambi connesse al fuoco universale da cui tutte le anime e tutte le cose provengono
Il logos greco sottolinea il valore di forza d'origine divina dove divino nel mondo antico
significa in primo luogo rituale
La cura straordinaria che Eraclito pone nell’elaborare i suoi detti sviluppa le tecniche
dell'enigma oracolare evocato nei suoi frammenti dalla bocca delirante della Sibilla delfica e
intende realizzarne al nuovo livello del Logos sapienzale la potenza performativa,in virtù della
quale l'oracolo del dio realmente conteneva l'evento futuro
In Grecia si associava all'evento cruento del sacrificio presente a Delfi sotto forma di
smembramento di vittime sacrificali posti in appositi contenitori rituali
L'oracolo ambiguo del dio incombe sulla vicenda dell'eroe tragico e ciò equivale al sacrificio
del tragos della vittima dionisiaca a cui l'eroe tragico è assimilato
La scrittura racchiude in sé un rapporto genetico col rito e con la violenza che il rito doveva
veicolare e contenere
Frammento:
“Immortali mortali,
Mortali immortali:
Viventi nella morte di quelli,
ma, nella vita di quelli,morti”
In questo frammento vi é un estrema cura formale
Si tratta di un asintoto e vi è la possibilità di voltarlo in un polisindeto
Da il verbo essere a il verbo divenire
È una tecnica tipica dell'enigma disorientare con una serie di possibilità forvianti chi ha
l'onere di risolverlo, si tratta di individuare la pista significante che ne rende leggibile il
principio interno
Con ogni evidenza,egli vuole che noi contempliamo la massiccia e contrastiva unità del chiasmo
sempre partendo dall'esperienza visuale e sonora del testo,e che ne teniamo insieme le
risonanze e le suggestioni
La pista giusta da seguire è la pista semantica
Il testo pone problemi di traduzione più sottili di quanto non avvenga per molti altri
frammenti
Fra le molte versioni esistenti pertinenti quella di Vittorio Macchioro che esprime col
participio la portata trasformativa del rapporto di inversione continua fra vivere e morire
La resa letterale dei verbi al transitivo rimanda alla sua tesi centrale di un Eraclito al 100%
orfico e addirittura sganciato da ogni preoccupazione di tipo dottrinario ed intellettuale
La traduzione all’intransitivo ha il vantaggio di evidenziare la connotazione esplicativo causale
e non eliminabile
Ci deve essere un rimando di una struttura così serrata alla natura paradossale del sacrificio
in cui l'immortalità degli dei e la morte violenta delle vittime immolate si combinano
inestricabilmente e per rafforzare l'associazione possiamo immaginare un ipotetico lettore
del rotolo eracliteo in uno dei più importanti siti sacrificali dell'intera Grecia
Il nesso sacrificale rimanda all'associazione più immediata,quella secondo il cui il testo ci
parlerebbe del rapporto tra dei e uomini
Fink parla degli dei greci come un poeta neoclassico e in tal modo gli sfugge il formidabile
nesso transitivo che regge il rapporto immortali-mortali in Eraclito
Non tiene conto dello sfondo mitico rituale
Resta vero che nel testo di Eraclito ogni forma grossolana viene respinta ma non secondo gli
intendimenti intellettualistici di un filosofo del XX secolo,bensì secondo quelli di un sapiente
greco ancora imbevuto di ritualità e di magismo
Heidegger dichiara di condividere l'interpretazione di Fink e la sua esclusione dei sacrifici
animali, da Finck ricondotti alla religione popolare
Sia Heidegger sia Fink non mostrano di notare che Eraclito potrebbe condannare non la
religione popolare ma le sue degenerazioni cruente ed orgiastiche da lui giudicate non
conformi alla propria sapienza
Seconda linea interpretativa: il testo si inserisce nella spiegazione della dottrina eraclitea
delle anime, immortali eppure strettamente connesse coi corpi che sono mortali
La seconda linea interpretativa della storia esegetica del frammento è sicuramente più
sorretta dal contesto
In realtà è vero esattamente il contrario:le due linee interpretative non solo per nulla
incompatibili
Ci sono valide prove del rapporto dell’Efesio sia coi culti di Demetra sia con culti di tipo orfico
dionisiaco
Vicenda sacrificale di Dioniso fanciullo divorato dai Titani e poi fatto rinascere dal padre
Zeus_essendo plasmato dalle ceneri dei Titani fulminati da Zeus gli uomini ereditano la
ferocia ma alberga la scintilla divina derivanti dal corpo divorato di Dioniso che l'iniziazione
orfica ha il compito di liberare
Alla scintilla orfica corrisponde la scintilla stellare dell'anima sapiente secondo Eraclito, il
filosofo non si limiti affatto a riproporre le credenze orfiche bensì ne dia una profonda
rielaborazione in chiave conoscitiva
È codesta scintilla il Dio che risiede in seno agli iniziati e che si rivela immortale ma a prezzo
di rinnovare il mistero per cui gli immortali sono mortali e i mortali immortali.
Il significato mitico geologico della coppia immortali mortali era dunque implicito quanto
persuasivo ed era la risonanza che un lettore del tempo necessariamente sentiva
La legge del rapporto fra gli immortali mortali ci spiega le leggi che concernono l'anima ma
codeste leggi sono le stesse che presiedono al rapporto tra uomini e dei, tra le singole parti
del tutto e il principio dinamico che le regge.
Il mito rito orfico presuppone nel testo eracliteo un qualche riferimento al sacrificio nella sua
accezione più forte, quella delle immolazione e divinizzazione di esseri umani
I sacrifici animali ivi compiuti sembrerebbero aver poco a che fare col selvaggio evento del
mito orfico e con riti ancestrali di sacrificio umano
Tuttavia nel mondo antico il sacrificio animale è un'azione sacra che si avvale degli animali
come di una funzione idonea cioè magicamente adeguata, a stabilire o mantenere un rapporto
benefico con le divinità
Nell'antica Grecia allorché la situazione diventava più critica e si determinava una grande
emergenza gli stessi animali potevano non essere più sufficienti rivelandosi come funzioni di
una scala di misurazione più grande, che aveva nelle vittime umane la sua prima unità di misura
Passo di brano dove il sacerdote Temistocle comanda di preparare dei giovani per immortalarli
a Dioniso invocando la protezione per gli Elleni.
Passaggio dal sacrificio animale a quello umano con l'intermediazione dell'esperto di rituale
che però è abile a cogliere il desiderio della folla, circostanza che meglio spiega l'immediata
adesione della massa
Se non avesse aderito alla richiesta di Eufrantide avrebbe rischiato di perdere il suo
ascendente sui soldati
Non dimentichiamoci che Platone definisce l'atto di sacrificare come logos più bello e più vero
fra tutti
Il nucleo storico potrebbe essere l'immolazione di alcuni prigionieri persiani forse
semplicemente dotati di quella bellezza fisica a cui i Greci anche e specialmente in guerra
erano tutt'altro che insensibili, attributo poi amplificato in status aristocratico e manipolato
come motivo antitemistocleo
La prima caratterizzazione data del test e la straordinaria bellezza dei prigionieri, la folla dei
marinai in preda all'ansia per lo scontro incombente dapprima divora con gli occhi bellissimi
prigionieri e subito dopo decide di ucciderli, in un contesto meno civilizzato li avrebbero
divorati fisicamente
Episodio di Temistocle dal sacrificio di una vergine richiesto da un sogno profetico al
sacrificio sostitutivo di una bellissima puledra
Il culto di Dioniso menzionato in tutte queste vite è quello di Dioniso Omestes o Omasdios al
quale in alcune isole dell'Egeo si facevano sacrifici umani mediante il rito primordiale
dell'omofagia consistente nel divorare la vittima ancora viva esattamente come nel mito
orfico
Convincimento dell'utilità del sacrificio umano per propiziarsi l'esito della guerra
La cultura greca non ha mai rifiutato in blocco la logica purificatoria e esorcizzante a cui
rispondevano questi atti collettivi
Il rapporto di Ifigenia con la divinità, che è la stessa dia del tempio di Efeso, Artemide
Non si tratta di un rapporto di donazione in senso astratto o morale,ne di una vaga
dedicazione:la trasfigurazione in cui la ragazza sparisce segno residuo della sua uccisione
coincide con la luce che investe e definisce la divinità stessa,la medesima luce che
nell'episodio di Salamina si sprigiona come una fiamma dalle vittime animali indicando la
necessità della retroversione arricchito più primitiva.
Questa fiamma in Eraclito diviene la forza logoz da cui tutto nasce e in cui tutto muore
La divinità viene a coincidere con la vittima sacrificata in suo onore, come risulta anche dalle
indicazioni arcaiche del Dio con un suo animale sacrificale
Il fuoco è un principio extra cosmico ma anche questa definizione resta rigida è parziale,
dobbiamo pensare al fuoco come alla forza originaria e dinamica,intrinsicamente divina, di cui
la dimensione magico sacrale rappresenta il medium comunicante, a livello innanzitutto di logos
sapienziale e, insieme, liturgia ad esso conforme
Dietro Eraclito e attraverso di lui è ricostruibile un intero processo evolutivo che va da
antiche identificazioni del Dio con la vittima umana che lo consacrava, anzi lo istituiva, all'
identificazione con l'animale che la sostituiva fino a giungere alle razionalizzazioni più
teologiche che concepiscono la divinità come un'entità separata a cui rendere offerte dal
significato culturalmente più diversificato
Parlare di un'unica categoria di sacrificio non avrebbe senso perché dietro tale denominazione
si troverebbero comportamenti molto differenti
Gli indizi finora raccolti autorizzano l'ipotesi che la vittima sacrificale fosse originariamente
umana.
Questa vittima aveva una valenza espiatoria e purificatrice perché liberava la comunità dai
mali che la minacciavano oppure pericoli interni
Assistiamo al formarsi di tipologie sostitutive di vittime che rimpiazzano quelle più antiche ma
vi ritornano non appena le circostanze lo richiedano
Il detto di Eraclito..
-in prima battuta illustra la teoria delle anime
-a un secondo livello di lettura esso allude ai processi di trasfigurazione dionisiaca da cui
l'orfismo aveva sviluppato la sua concezione mitico magico rituale delle anime che dovevano
liberarsi dalla loro prigione titanica
Il logos magico performativo dell’Efesio rimanda a un implicazione potentemente reciproca
che non esclude affatto le distinzioni ma le fa scaturire da una legge complessiva di
produzione
L'immagine eraclitea alla quale ricorre è piuttosto quella del cerchio in cui il principio e la fine
coincidono
Eraclito non poteva assolutamente riferirsi a una teoria antropologica di tipo moderno
Manca la categorizzazione di un concetto unico di sacrificio e manca altresì la percezione di
una realtà specificamente storica e umana da cui dipendeva la vita collettiva;troviamo quindi il
riferimento a un unico tipo concreto di azione che va concepito e compiuto nel modo corretto
e non ricondotto a un piano descrittivo ed esplicativo autonomo e astratto,valido come
principio storico e antropologico universale
La realtà per Eraclito è un insieme vivo formato da coppie di opposti che il sapiente ricompone
nella sua visione tensionale,esistono quindi di conseguenza azioni rituali buone e azioni rituali
cattive a seconda che promuovino od ostacolino questa unità tensionale
Eraclito ha una consapevolezza per così dire proto evemeristica che si adatta perfettamente
allo sfondo orfico del frammento degli immortali-mortali e che trova altre conferme in altri
frammenti
Secondo Macovich il detto si riferirebbe alla trasformazione in eroi divini o semi divini dei
guerrieri di un altro celebre ma quanto denso frammento:gWli uccisi da Ares gli Dei li onorano
e gli uomini”
Eraclito esprimerebbe in forma enigmatica la sua visione politica ed eretica di stampo
aristocratico,in polemica contro la democrazia cittadina che stava compromettendo l'ordine e
la stabilità della polis
Questa decifrazione ha un limite infatti oltre a ignorare la specifica cornice della dottrina
dell'anima non tiene conto che ogni riferimento politico in Eraclito rimanda all'insieme della
sua visione sapienziale e cosmica
La corrispondenza fra micro e macrocosmo
Il rapporto tra uomini e dei, per il tramite sacrale degli uccisi da Ares e per Ares, rimanda la
forza cogente dell'ordine universale, che realizza in maniera perfetta quell'uso controllato
della coercizione che Eraclito chiaramente approva in campo umano e sociale
Il frammento racchiude un intero universo di rapporti sacrali, cosmici e sociali, e questo
microcosmo logico testuale anticipante il rapporto che il microcosmo della polis dovrebbe
instaurare col macro cosmo, trova una piena congruenza con la mia lettura sacrificale
La guerra e lo sviluppo istituzionale del sacrificio, che proietta all'esterno ogni pericolo di
violenza interna
Nesso diretto tra uccisioni in guerra, in una dimensione di gloria e una purificazione di natura
palesemente divina e rituale
Rapporto strettissimo, reciprocamente distruttore e generatore, fra i 3 membri della
apoftegma sui "trucidati da Ares": uccisi in battaglia/ dei/ uomini
È la presenza dei caduti in battaglia a determinare una differenzazione armonica fra uomini e
dei, in cui ciascuno dei due ordini si definisce in rapporto all'azione efficace degli eroi caduti
sul campo, e uccisi da Ares, ossia dal dio della guerra con cui vengono a identificarsi,
purificandosi e purificando
Il polemos è la guerra o conflitto corrispondente al principio del fuoco o della Folgore, la
forza ordinatrice e dotata di una componente inevitabilmente violenta che consente di
esistere all'ordinamento universale, cioè all'ordinamento da cui il nostro universo nasce e in
cui è destinato a perire, riproducendo al suo interno il medesimo andamento di tensione
feconda, generatrice e distruttrice
La guerra è un uso ordinato e controllato della forza che consente al tutto di sussistere
Il conflitto eracliteo è l'esplicarsi concreto del principio universale e popolare del fuoco in
eventi memorabili e carichi di potenza come morire impavidamente in battaglia,di cui logos del
sapiente celebra grandezza e la purità
Dall'azione,che è anche accettazione, della potenza ordinante di polemos deriva l'ordinamento
del Cosmos in cui troviamo popolarmente organizzati e distinti uomini e dei, liberi e schiavi,
con una gerarchizzazione che, nella sua molteplice valenza sacrale, speculativa e sociale,
ricorda le caste indiane
Prima parte del detto immortali mortali,mortali immortali è un chiasmo che condensa in
quattro parole l'intera visione del mondo in questo strano sapiente
Non mancano prove degli stretti rapporti di Eraclito con la sfera religiosa e magico sacrale
che aggiungono altri indizi sui suoi legami con il sacrificio
Eraclito conosceva benissimo il sacrificio
La competenza culturale del sapiente di Efeso e il suo utilizzo tematico sono ricavabili, oltre
che dai nessi del suo pensiero coi culti orfico dionisiaci, dai suoi frammenti di critica religiosa
e dal nuovo significato che egli conferisce alle figure della religione tradizionale
Tre tessere:
“Via morte vita-verità-Dio(niso) Orfico
Pace guerra-verità falsità-Dioniso
Dio(niso)-verità-psyche”
Le tavolette costituiscono una smentita alla tesi di chi contrappone dionisismo e orfismo e
altresì confermano lo stretto rapporto tra orfismo e dottrina dell'anima
Precisa e consapevole convergenza terminologica attuata dal sapiente di Efeso
I culti dionisiaci sono in Grecia per eccellenza i culti orgiastici che sfociano nel sacrificio
La ripulsa di questi rischi da parte di Eraclito è netta, e risulta da vari frammenti, di cui il più
memorabile è quello in cui biasima gli inni dionisiaci alle cose indecenti e le correlative azioni
rituali privi di qualunque decenza, concludendo che il Dioniso di tali risultati orgiastici è lo
stesso che Ade
Due punti da rilevare:
- indubbia allusione a rituali di sacrifici umani collegati con Dioniso, dato che nell'
identificazione finale Dioniso/Ade il dio del vitalismo inebriante si rileva dio dei morti, e non
di morti qualsiasi ma si tratta di vittime della violenza cruenta che costituiva il culmine dei
culti orgiastici del dionisismo
- valutazione della posizione d'insieme attribuibile a Eraclito, che non può essere appiattita su
una posizione tipicamente moderna di rifiuto totale, non solo nei confronti del dio Dioniso, di
cui Eraclito ripudia i culti menadici, non la divinità, ma anche nei confronti della dimensione
sacrale e culturale più ampia di cui la divinità era parte
Eraclito si opponeva ai sacrifici più violenti e in particolare ai sacrifici umani, continuando sulla
nuova strada l'opera di purificazione iniziatica e magica dalla violenza che aveva intrapreso
l'orfismo
Egli va collegato a Senofane ma le analogie con Senofane da cui Eraclito consapevolmente si
differenzia si affievoliscono davanti a sistemazioni speculative estremamente diverse
Le analogie si fanno invece più sistematiche se guardiamo alla riforma del mazdeismo attuata
da Zarathustra nella vicinissima Persia
Nel mazdeismo zarathustriano troviamo: opposizione sacrifici cruenti di tipo orgiastico, una
concezione accentuamente polare della realtà, un forte legame col fuoco, una visione
escatologica, destinata a compiersi tramite il fuoco alla fine di un grande ciclo cosmico,
implicante la resurrezione dei corpi, oltre che un particolare trattamento dei cadaveri per
abbandono
Sono elementi che troviamo in tutto in parte in Eraclito
L'opposizione dell'Efesio ai sacrifici non è da ritenersi totale,e non diversamente dallo
zoroastrismo
Eraclito probabilmente rifiutando l'orfismo matematizzante dei pitagorici vuole riformare il
dionisismo e lo stesso orfismo con ricorso la propria sapienza potentemente antitetica e
qualificativa,capace di includere in se le ragioni profonde del sacrificio
Egli riconosce le leggi di purificazione di cui il sacrificio è il veicolo tradizionale e che la
sapienza eraclitea intende realizzare in maniera più compiuta e perfetta
Eraclito sta alludendo a un sacrificio compiuto assai più facilmente da un singolo individuo
connesso che non dalla massa
Ritorna la figura luminosa di chi è ucciso e purificato da Ares, accompagnata da azioni più
regolarmente e formalmente rituali, senza dubbio collegati col fuoco che era già una
componente normale del sacrificio greco
Il filosofo avverte la necessità di quelle che potremmo chiamare leggi sacrificali per il
mantenimento dell'ordine cosmico e sociale
I sacrifici popolari, volgari esprimono, a livello culturale più basso perché non ho ancora puro,
una verità cosmica, quella di polemos, obbedendo alla quale dulce et dignum est pro patria
mori(è dolce e dignitoso morire per la patria ),e grazie a cui uomini e dei,liberi e schiavi si
dispongono nel loro inaffondabile ordine e chiasmo
L'interprete moderno effettua il movimento opposto della visione corpo unico sacrale e
tensionale di Eraclito al piano antropologico e storico della spiegazione sacrificale
La cosiddetta demistificazione moderna non è del tutto estranea al pensiero eracliteo, visto
che ne riprende delle componenti modificandone e rovesciandone l'intenzione, anche se al
prezzo di un impoverimento di cui non si dovrebbe scordare
Punto di partenza in entrambi i casi è la superficie testuale, che dobbiamo interrogare
intensivamente per strapparle la risposta accuratamente nascosta, eppure visibile una volta
che abbiamo raggiunto l'intuizione corretta
'Non lo srotolare in fretta intorno al perno il libro di Eraclito di Efeso:é cammino difficile a
percorrere
É tenebra e buio fittissimo ma se un iniziato ti guida risulterà più chiaro della luce del sole'
Il passo rimanda al disorientamento e all'alternanza di tenebre e luce che caratterizzano il
labirinto, il cui centro, rappresentato dal Minotauro,è il luogo ove viene il sacrificio,
originariamente umano.
L'immagine sta a significare che l'illuminazione giunge allorché si coglie l'analogia strutturale
fra il procedimento culturale delle iniziazioni misteriche, di cui il labirinto cretese è un
lontano antecedente, è il procedimento conoscitivo ed esistenziale della nuova iniziazione
sapienziale di Eraclito
L’iniziato ai misteri capisce Eraclito e vede la luce dove prima c'era oscurità, se riconosce
l'ispirazione sacrale dei suoi detti sapienziali e la conoscenza che il sapiente ne ha ricavato
É questa, io credo, la vera luce dell'oscuro, una luce non dimentica dagli antichi fuochi
sacrificali ma capaci di aprire prospettive conoscitive e spirituali fino a quel momento mai
viste
Se ci concentriamo sul passaggio teogonico e antropogonico sotteso alla dottrina eraclitea
delle anime possiamo osservare come il maschile plurale “quelli” riferito alla coppia immortali-
mortali restituisca al testo tutta la sua risonanza
Ekeinon va a rigorosamente mantenuta giacché trasforma la frase in un meraviglioso
palindromo,quasi una sorta di meta-chiasmo in verticale, a seconda del riferimento di quelli a
mortali o immortali
Se quelli è riferito a mortali allora il senso e che gli dei vivono se i mortali muoiono, mentre
muoiono se i mortali restano in vita
Se invece quelli è riferito a immortali il significato è che i mortali vivono se gli immortali
muoiono, mentre se gli immortali vivono, allora i mortali sono consegnati ai loro destini di
morte
Il palindromo si rivela ancora più diabolico se oltre al senso grammaticale normale sviluppiamo
la pista delle espressioni verbali che vi potrebbero essere sottintese, in modo analogo a
quanto già considerato per la prima parte del tutto
Il significato immediato del genitivo plurale ékeívwv e che si tratti della morte subita o della
vita goduta da quelli, ma la mia proposta è di riconoscere dietro il genitivo anche un'allusione
ala morte infilitta da quelli o alla vita da quelli procurata
Queste letture introduce fra anime corpi un dinamismo di lotte e contesa del tutto congeniale
alla visione tensionale di Eraclito e richiama più da presso lo strato orfico-dionisiaco del testo,
con la feroce azione titanica che lo innerva e da cui, secondo il mito orfico, sono derivati gli
umani
Se quelli sta per mortali il significato in tal caso è che gli Dei vivono precisamente nella morte
voluta dagli uomini, mentre sono morti quando costoro attribuiscono loro la vita, in quanto
vittime uccise e trasfigurate
Se quelli sta invece per immortali il significato viene ad essere che i mortali risultano vivi nella
morte inflitta loro in nome o per conto degli immortali, mentre nella vita procurata da loro
sono necessariamente morti
I due principali versanti del testo che possiamo così distinguere, quello psicologico
cosmologico e quello teologico sacrale, vengono a chiarirsi in un mondo che è reciprocamente e
inversamente implicativo, cioè olistico e circolare, risulta sostanzialmente conforme ai
caratteri del Logos antico e ai criteri di analisi logico linguistica moderna, disposti entrambi
nella nostra organizzazione verticale e metalinguistica
I due aspetti, quello moderno più demistificatore e concettuale e quello teofanico antico, si
escludono a vicenda, in quanto la demistificazione di per se contesta la validità della Teofania
sacrificale e la teofania non contempla l'elevamento concettuale di tipo antropologico
La questione ci costringe a un confronto con la nozione post antica dell'emancipazione degli
uomini antichi culti sacrificali che indubbiamente a noi viene dalla tradizione ebraica e
segnatamente cristiano
Eraclito si muove su un piano collegato col nostro eppure dal nostro profondamente diverso
infatti per lui la teoria delle anime rivela il vero senso del rapporto tra uomini e dei, con un
disvelamento che non intende rimpiazzare superare tale rapporto bensì riformarlo in chiave
conoscitiva
Dobbiamo riconoscere una terza posizione , quella di Eraclito in cui dobbiamo riconoscere
alcune premesse della nostra e insiemi i prodromi di un'alternativa rimasta ai nostri tempi
minoritaria o. esoterica , quella di una strada sapienziale del sacrificio
Risulta opportuno collegare anche il graduale modificarsi e svuotarsi del paradigma magico
performativo, così essenzialmente dipendente dalle dinamiche sacrificali, svuotamento che
negli ultimi secoli si è tradotto in una cancellazione inconsulta
Codeste leggi sono lo sviluppo speculativo dei Principi interno di funzionamento del rito, che
nel mondo antico vuol dire innanzitutto rito sacrificale
Il culto dionisiaco e in particolare quell' approfondimento iniziatico dei culti dionisiaci che era
l'orfismo hanno fornito ai primi pensatori ellenici il modello più chiaro di sapienza ancora
mitico-culturale con una connotazione eziologica che sarà sviluppata in senso cosmico e
ontologico e con una connotazione eziologica che resterà palese nel pensiero greco anche
dell'epoca classica ed ellenistica
Vi é infatti in Eraclito un'aporia di fondo che non manca di coinvolgere anche la concezione
degli altri presocratici
La presenza nel pensiero eracliteo di un sapere penetrante sui riti sacrificali e potenzialmente
destabilizzanti, giacché denuncia un ruolo dell'uomo e della sua società che la ricomposizione
collettiva del Cosmos non è in grado di spiegare né di sostenere
Detto in altre parole il cerchio ermeneutico, il sacrificio in Eraclito, ovvero la realtà
antropologica e rituale di cui egli è partecipe non può limitarsi a ruolo performativo di
exemplum da penetrare e da riformare, poiché esso lascia trasparire nelle sue versioni
degeneri e nel suo mancato funzionamento, la possibilità estremamente concreta che gli
uomini detengano in se l’inspiegabile forza di mettere in crisi lo stesso ordine universale, di
sovvertirlo all'interno di quella sua fedele immagine che dovrebbe essere la polis
Non c'è requie nell'universo spirituale del sapiente di Efeso
Questo ci impedisce sia di liquidarlo in qualche comoda sistemazione manualistica, sia di
assumere la presenza del sapere sacrificale come un' aggiunta che lasci il resto immutato
L'autentico seguito del pensiero di Eraclito dobbiamo cercarlo nel teatro tragico che avrebbe
toccato pochi anni dopo la sua piena fioritura ad Atene
Hermann Frankel osserva che il vero continuatore di Eraclito è Sofocle
Il quadro di un Eraclito in conflitto con la sua epoca e politicamente sconfitto, anzi divenuto
filosofo in seguito la sua sconfitta politica come ipotizza Moraviev,rende ancor più penetrante
il raffronto con l'arte tragica più audace, quella di Euripide
Il magismo secondo l' interpretazione che ne ha dato De Martino non veicola affatto una
visione del mondo luminosamente compatta e irrazionalmente indeterminata ma esprime il suo
sforzo grandioso di codificare e conquistare una realtà stabile e differenziata in cui all'
essere del mondo venga a corrispondere l'essere culturalmente determinato dell'uomo
Eraclito mostra così di riprendere l'intento di quello che De Martino chiama dramma magico,
trasponendolo in forme innovative destinate a codificare il pensiero occidentale
Il sapiente di Efeso affronto la fase storica, quella fattura ed i fermenti della polis
preclassica, in cui la tradizionale visione magico sacrale non è più sufficiente allo scopo e si
affaccia unaa nuova sapienza che potremmo definire magico concettuale,non meno feconda
che instabile
Eraclito contava di assicurare un nuovo ordinamento del mondo di cui i suoi stessi logoi
dovevano diventare lo strumento cooperante efficace
In questo autentico dramma culturale trova un'originale continuazione l'esperienza che più di
ogni altra traduceva l'attenzione da cui è sorto l'ordinamento del pensiero che noi
superficialmente tendiamo a dare per scontato, ossia il sacrificio, l'azione sacra per
eccellenza, vero punto focale delle antiche visioni magico sacrali e piattaforma di lancio per un
sapere che gradualmente si porrà come suo sostituto cognitivo e performativo

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