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Breve storia dell’organo: dall’hydraulos all’organo Hammond

L’organo più antico è la hydraulis, che fu sviluppata dall’alessandrino Ctesibio nella seconda
metà del III secolo a.C.

Questo strumento possiede un meccanismo alloggiato in un contenitore a forma di colonna che


distribuisce l’aria alle canne; ai due lati del contenitore si trovano due pompe idrauliche azionate
da due uomini.

Sopra il contenitore, che possiamo per comodità definire somiere, sono disposte le canne.

La tastiera è assai elementare e può essere costituita da leve.

La hydraulis fu utilizzata nel corso di intrattenimenti pubblici a Roma e a Bisanzio.

Nell’antichità furono comunque conosciuti organi a mantice non controllati dalla pressione
dell’acqua.

Questo tipo di organo fece la sua ricomparsa nella cultura occidentale nell’VIII e nel IX secolo,
importato da Bisanzio e dagli arabi che avevano riscoperto alcuni antichi trattati greci.

Nonostante i meccanismi di fermo fossero conosciuti nell’antichità, essi furono recuperati in epoca
tardomedievale, nel XV secolo.

In questo periodo furono inoltre introdotte la pedaliera ed altre innovazioni tecniche.

Divennero inoltre comuni anche organi di piccole dimensioni, come l’organo portativo.

Quest’ultimo veniva sostenuto con una cinghia dall’esecutore e poteva così essere trasportato
con facilità.

Possedeva una sola fila di canne e l’esecutore doveva spingere l’aria nel somiere manovrando
con una mano un piccolo mantice, mentre l’altra mano premeva i tasti per produrre le note.

Inoltre va ricordato il regale, un piccolo strumento con un registro di canne ad ancia, dotato di un
inconfondibile timbro nasale.
Fra il XV e il XVIII secolo si svilupparono diversi stili nazionali per la costruzione degli organi.
Il carattere di maggior distinzione fra i vari stili è dato dalla presenza di diversi registri.

Gli organi tedeschi del XVII e del XVIII secolo sono strumenti di grande bellezza, caratterizzati da
una cura e una manifattura unici e in possesso di un timbro chiaro ma al contempo assai dolce.

I maggiori compositori di musica per organo di questo periodo furono Girolamo Frescobaldi,
Dietrich Buxtehude, Johann Pachelbel e, soprattutto, Georg Friedrich Händel e Johann Sebastian
Bach.
Nel corso del XIX secolo gli sforzi dei costruttori si concentrarono sulla creazione di canne che
permettessero l’imitazione degli strumenti dell’orchestra.

Ciò, assieme ad altre innovazioni, spinse alcuni compositori, come Felix Mendelssohn-Bartholdy,
Franz Liszt, César Franck e Max Reger, a contribuire alla letteratura dello strumento.

Nel XX secolo va ricordato a questo proposito almeno il compositore francese Olivier Messiaen.

Nel corso del XX secolo si è sviluppata una scuola che tende a costruire gli organi secondo le
direttive principali del XVIII secolo, spesso però incorporando alcune innovazioni del secolo
seguente.

Tra gli autori di musica contemporanei, si ricordano Paul Hindemith e Arnold Schönberg.
Gli organi elettrici ed elettronici, sviluppati nel corso del XX secolo, non dovrebbero rientrare nella
classificazione dello strumento perché non producono suono tramite canne nelle quali la
colonna d’aria è messa in vibrazione dall’aria.

Si tratta piuttosto di strumenti con caratteristiche costruttive del tutto autonome.

Uno dei tipi più noti di organo elettronico fu inventato nel 1933 dallo statunitense Laurens
Hammond, che utilizzò circuiti elettrici e amplificatori per produrre e diffondere il suono.
Un ambito all’interno del quale gli organi elettronici hanno avuto grande fortuna è stato quello della
musica rock, anche se oggi sono ormai sorpassati dai più recenti modelli di sintetizzatore.
Gli strumenti a tastiera nei quali l’aria è inviata direttamente contro ancie libere di metallo, come
l’armonica o l’accordion, sono detti organi ad ancia.

Fra questi strumenti vanno ricordati anche il melodeon, sviluppato negli Stati Uniti intorno al 1825,
e l’harmonium, perfezionato in Germania verso il 1810.

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