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I caratteri sociali
Possiamo dividere la lunga storia di Roma antica in tre periodi:
- il periodo monarchico (753-509 a.C.) in cui si successero i 7 re;
- il periodo repubblicano aristocratico (509- 31 a.C.) con l’espansione di Roma e le conquiste dei popoli che
si affacciavano sul Mediterraneo;
- il periodo imperiale (31 a.C.- 476 d.C.).
La musica rivestì un ruolo importante nella vita culturale e sociale di Roma. All’inizio della loro civiltà, i
Romani non avevano una propria cultura musicale: essi impararono l’arte della musica dalle altre civiltà con
cui furono a contatto e, in particolare, dagli Etruschi.
Da questo popolo impararono la tecnica musicale e conobbero i primi strumenti. Con il passare del tempo,
però, i Romani impararono un proprio stile musicale e crearono strumenti nuovi.
L’influenza greca divenne preponderante quando i Romani conquistarono la Grecia e la Macedonia (II sec.
a.C.) e ne adottarono gli elementi più caratteristici del sistema musicale.
Tuttavia, contrariamente ai Greci, i Romani non ritenevano la musica culturalmente formativa, anche se le
riconoscevano virtù terapiche, una sorta di medicina per curarsi da certe malattie.
Nella società romana la musica perse quell'aspetto di religiosità che aveva presso molti popoli più antichi e si
limitò a scandire le varie fasi della vita umana. Fu del tutto trascurata la musica melodiosa e patetica, intima e
personale.
In quanto popolo di condottieri e di dominatori, i Romani preferivano utilizzare la musica soprattutto per
incitare i soldati nelle battaglie, per solennizzare cerimonie ufficiali, di guerra o di pace, in occasione di parate
militari, feste civili, ma anche nei riti propiziatori a sfondo religioso.
Solo col tempo la musica cominciò ad essere adottata anche nei banchetti, nei matrimoni, nei funerali.
A Roma la musica ebbe per lo più un carattere popolare anche se si distingueva tra una musica di consumo e
una più colta, considerata quasi un distintivo sociale per le classi più elevate. Veniva impiegata anche nelle
spedizioni militari.
Nella società i musicisti occupavano un posto importante e facevano pagare prezzi abbastanza alti sia per le
lezioni private che per le esibizioni.
La musica a Roma aveva sia una funzione pubblica che una funzione folcloristica. Erano considerate
occasioni pubbliche le cerimonie religiose e quelle civili ufficiali. Erano occasioni di tipo folcloristico (cioè
legate alle abitudini del popolo) le feste popolari, i banchetti privati, le parate militari, i giochi pubblici, gli
spettacoli dei commedianti.
Nel periodo imperiale la musica era spesso usata per dimostrare la grandezza dell’imperatore. Spesso accadeva
che gli imperatori organizzassero grandi manifestazioni pubbliche (combattimenti di gladiatori, parate di
benvenuto per condottieri che tornavano vincitori dalle campagne militari, combattimenti di animali) che si
aprivano e chiudevano sempre con sontuosi concerti.
Ecco cosa scriveva lo storico romano Tito Livio negli Annali: “…Nel 284 d.C. l’imperatore Carino organizzò per i
Romani una serie di giochi nei quali cento trombe suonavano tutte insieme; vi erano inoltre un centinaio di suonatori di corno
e circa duecento suonatori di tibia e strumenti a fiato di vario genere.
Fu questo l’avvenimento più clamoroso dell’anno.”
Durante le feste, oltre ai musici si esibivano i commedianti. Tra essi c’erano attori, cantanti e danzatrici. Le
danzatrici si accompagnavano con il suono di cimbali e crotali.
La fine dello spettacolo era segnalata dal suono di uno strumento chiamato scabellum.
La musica nel teatro
Nella tragedia e nella commedia latina, ad esempio, sebbene il coro avesse importanza minore rispetto al
teatro greco, parti cantate si alternavano alla recitazione.
La diffusione della musica nel teatro produsse la convenzione per la quale il pubblico, prima dell’entrata del
personaggio, poteva già intuire lo svolgersi degli avvenimenti e spesso il musico restava in scena per tutto il
tempo della rappresentazione, muovendosi insieme ai personaggi.
Le melodie furono spesso d’accompagnamento anche alla danza.
Nel I sec. a.C. la musica e anche il coro cominciarono ad apparire in nuovi tipi di spettacolo, come ad esempio
la pantomima, che rappresentava scene di vita quotidiana o scene storiche e mitologiche.
Il primo teatro stabile a Roma fu fatto erigere da Pompeo nel 55 a.C.
Nel 17 a.C. il Carme Secolare di Orazio viene eseguito con canti e strumenti musicali.
Nel tardo impero si diffuse a Roma la moda dei concerti strumentali e vocali: i virtuosi erano ricercati e ben
pagati e occupavano un posto di prestigio presso le corti degli imperatori.
Gli strumenti
Dai Greci i Romani ripresero alcuni strumenti musicali, con medesime funzioni ma nomi diversi, e in
generale gli schemi, la grammatica e tutto il sistema teorico, trasmesso poi fino al Medioevo cristiano.
Rispetto alla semplice raffinatezza della musica greca, che utilizzava pochi strumenti per accompagnare il
canto, la musica dei Romani fu certamente più vivace ed eseguita con strumenti di dimensioni maggiori e di
suono più potente; questi erano a corda, a percussione e a fiato; principalmente quest’ultimi erano spesso
riuniti in orchestra.
Gli strumenti atti a scandire il ritmo della danza erano
soprattutto quelli a percussione come:
- i crotala, realizzati in argilla, legno o avorio e
corrispondenti alle moderne nacchere;
- il cymbalum, formato da due dischi di bronzo legati e
battuti l’uno contro l’altro, di provenienza orientale e
simile ai nostri piatti;
- il sistrum, formato da lamine metalliche che se agitate
tintinnavano, era utilizzato inizialmente dai sacerdoti
appartenenti al culto di Iside che si diffuse a Roma
soprattutto dopo la conquista dell’Egitto (31 a.C.);
- il tympanum formato da un cerchio di legno o di
bronzo sul quale veniva tesa una pelle di bue o di asino
battuta ritmicamente con le mani;
- lo scabellum, usato in genere per dare il tempo ai
danzatori e per annunciare la fine dello spettacolo. Lo
scabellum era come un grosso sandalo formato da due
tavolette di legno, nella faccia interna delle quali una
castagnetta battuta con forza al piede produceva il
suono; si suonava con il piede destro.
Strumenti a corda e ad aria:
- La syrinx o flauto di Pan, vista l’origine associata al dio come ci raccontano
Ovidio e Virgilio , era un piccolo strumento a fiato, progenitore dell’organo,
costituito da una serie di canne di misura decrescente allineate nel senso della
lunghezza, tenute insieme da cordoncini e otturate con della cera alle
estremità inferiori; soffiandoci dentro ogni canna emetteva una nota della
scala musicale.
- La tibia, strumento a fiato corrispondente al flauto greco, fornito di fori,
fabbricato in canna,
legno o avorio, ad
ancia semplice o doppia, veniva ampiamente
utilizzata per sostenere, accompagnare e talvolta
introdurre il canto nelle tragedie e nelle
commedie. La lunghezza e la modalità di
Rappresentazioni musive di giochi anfiteatrali fanno supporre che più musicisti associati in un’orchestra
dovessero suonare in alcuni momenti ben precisi anche durante il combattimento.