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Teoria microscopica della conduzione elettrica

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Figura 1
(6)
(17)
(20)

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(16)
(13)
(15)
(3) (7)(10)
Teoria microscopica della conduzione
ele rica(4)
(8)
(19)
(18)
(14)
(9)
(5)(11)
(12)

1. Un modello microscopico della conduzione ele rica


1.1 Modello classico della conduzione
1.2 Interpretazione classica di vm e di L
1.3 Dicolt dellinterpretazione classica

2.
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5

Teoria quantistica della conduzione ele rica


Quantizzazione dellenergia in una buca unidimensionale
6.
I fermioni ed il principio di esclusione Figura
di Pauli.
(a) Andamento della resistivit del potassio puro come funzione della temperatura;
Energia di Fermi
(b) Effetto di un piccolo ammontare di impurezze sulla resistenza residua
Fa ore di Fermi, temperatura di Fermi dellargento
e velocit di Fermi
(After
Dugdalequantistica
1977)
Sca ering delle onde ele roniche e interpretazione
della resistivit

Il primo modello microscopico della conduzione ele rica nei metalli fu proposto da P. Drude nel 1990 e
successivamente precisato negli aspe i statistici da A. Lorentz intorno al 1905.
Tale modello prevede corre amente le leggi di Ohm e la dipendenza della resistivit da quantit microscopiche
quali la velocit quadratica media vrms degli ele roni ed il loro cammino libero medio L. Tu avia, come
vedremo, quando tali quantit vengono interpretate classicamente, il modello non riesce a fornire risultati
corre i sia in relazione ai valori della resistivit dei metalli sia in relazione allandamento della resistivit al
variare della temperatura.
La teoria classica della conduzione, inoltre, non fornisce alcuna informazione sul perch i diversi materiali
possono essere condu ori, semicondu ori ed isolanti.
Una corre a e completa interpretazione delle propriet ele roniche dei solidi pu essere o enuta soltanto
nellambito della teoria quantistica.

1 Un modello microscopico della conduzione ele rica


Consideriamo un metallo che immaginiamo formato da un reticolo cristallino tridimensionale. Il metallo occupa
un volume V e contiene un numero N di ele roni liberi di muoversi a raverso il reticolo. In assenza di campo
ele rico esterno gli ele roni liberi si muovono in modo casuale, proprio come le molecole di un gas allinterno
di un recipiente (gas di ele roni liberi), e la corrente ele rica che a raversa il metallo nulla. In presenza di un
campo ele rico, il condu ore a raversato da una corrente ele rica I.
Da un punto di vista macroscopico, le propriet ele riche di un metallo possono essere descri e per mezzo delle
due leggi di Ohm:
1. lintensit di corrente ele rica proporzionale alla ddp applicata alle estremit del metallo:
I =V/R o V=RI

(1)

2. La resistenza ele rica del metallo R indipendente dal campo ele rico ed dir amente proporzionale alla
dimensione lineare L del metallo lungo la direzione del campo e alla sua sezione S perpendicolare al campo
ele rico:
R = r L/ A

(2)

r la resistivit del metallo che, a una data temperatura, una costante cara eristica del materiale indipendente
dal valore del campo ele rico E cui so oposto il condu ore.
Utilizzando le leggi di Ohm ed osservando che V = E L, lintensit di corrente ele rica pu essere espressa nel

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modo seguente:

1.1 Modello classico della conduzione


Lintensit di corrente ele rica pu essere anche espressa in termini di quantit microscopiche quali la velocit di
deriva vD degli ele roni liberi allinterno del metallo (cio il valor medio della velocit degli ele roni lungo la
direzione del campo), il numero di ele roni liberi n e per unit di volume del metallo e la carica ele rica e
dellele rone. Esprimendo I in funzione di tali quantit si ha:

che confrontata con la (3) fornisce:

Poich r indipendente dal campo ele rico, questultima equazione richiede che:
la velocit di deriva degli ele roni vD risulta costante e dire amente proporzionale allintensit E del campo ele rico.
Daltra parte un ele rone libero in presenza del campo E risente di una forza che produce unaccelerazione
costante eE/me. Se questa fosse lunica forza agente la velocit di deriva vD dovrebbe aumentare costantemente e
linearmente con il tempo. Pertanto, nel modello microscopico, si assume che lele rone venga accelerato dal
campo per un breve intervallo di tempo e che quindi urti con uno ione del reticolo. La velocit dellele rone dopo
lurto completamente scorrelata dal valore della vD (come vedremo pi avanti, la corre ezza di tale ipotesi
giusticata dal fa o che vD molto pi piccola delle velocit termiche degli ele roni). Lee o complessivo di tali
urti equivalente in media ad una forza resistente proporzionale alla velocit istantanea dellele rone, in grado
di controbilanciare lee o del campo e di garantire una condizione di regime di tipo stazionario.
Consideriamo, dunque, un ele rone scelto a caso e indichiamo con t il tempo medio trascorso dallultima
collisione dellele rone con il reticolo (t coincide con il tempo di volo, cio, con il tempo medio tra due collisioni).
Poich lele rone sogge o ad unaccelerazione a = e E/me, la velocit di deriva pu essere espressa come:

e usando lequazione (4) possiamo scrivere:

E inoltre evidente che, se vm indica la velocit media degli ele roni, la distanza media percorsa da un ele rone
tra due urti consecutivi :
L = vm t
che sostituita nella (6) perme e di esprimere la resistivit del metallo in funzione di L e vm, cio:

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In accordo alla leggi di Ohm la resistivit del metallo indipendente dal campo ele rico. Le uniche quantit che
nellequazione precedente possono dipendere dal campo sono la velocit media vm e il cammino libero medio L.
Tali quantit meritano dunque unanalisi pi approfondita, al ne di scoprire se esse possano o meno dipendere
dal campo ele rico. Per farlo utile precisare il signicato di tali grandezze nellambito del modello classico, per
passare successivamente alla pi corre a interpretazione quantistica.

1.1 Interpretazione classica di vm e di L


Nellambito della teoria classica della conduzione si assume che gli ioni del reticolo cristallino e gli ele roni
liberi del condu ore siano governati dalla statistica di Maxwell-Boltzmann. Ci signica che in condizioni di
equilibrio alla temperatura assoluta T sia gli ioni che il gas di ele roni liberi possiedono unenergia cinetica
media pari a 3/2 k T.
Cos, per esempio, a temperature ordinarie (T300 K) la velocit quadratica media degli ele roni, che di poco
superiore alla loro velocit media, :

Osserviamo che tale velocit di parecchi ordini di grandezza pi grande delle tipiche velocit di deriva,
dellordine di 10-510-4 m/s, cui sono sogge i gli ele roni di un metallo.
Pertanto, in condizioni ordinarie, il valore estremamente piccolo della velocit deriva non altera in alcun modo la
velocit media degli ele roni, il cui valore dunque pu essere considerato indipendente dal campo ele rico
esterno.
Da un punto di vista classico il cammino libero medio L dipende dalle dimensioni degli ioni e dal numero di ioni
per unit di volume nion.
Per ricavare lespressione di L consideriamo un ele rone, le cui dimensioni assumeremo trascurabili, che si
muove con velocit v in una regione in cui sono presenti degli ioni, che assumeremo essere sfere rigide di raggio
r.
Lele rone collider con uno ione se si muove lungo una traie oria la cui distanza dal centro dello ione minore
di r.
Per ricavare il cammino libero medio consideriamo un intervallo di tempo t 1. In tale intervallo lele rone copre
una distanza v t1. Se nel volume cilindrico p r2 v t1 vi uno ione lele rone collider con esso cambiando
direzione di moto (gura 1).

Analogamente in un intervallo di tempo successivo t 2 esso collider con un altro ione se il centro di questultimo
cade in un volume cilindrico p r2 v t2. Pertanto in un intervallo di tempo t = t 1 + t2 + .., lele rone urta con
tu i gli ioni i cui centri si trovano allinterno di un volume p r2 v t. Cos, se il numero di ioni per unit di volume
del condu ore nioni, in un tempo t lele rone ee uer un numero di collisioni pari a nion p r2 v t, percorrendo
una distanza totale v t. Il rapporto tra la distanza totale percorsa dallele rone ed il numero di urti rappresenta il
cammino libero medio:

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Dove S = p r2 la sezione durto di uno ione.


Poich n nion n S dipendono dal campo ele rico E, anche il camino libero medio L risulta indipendente da E.
Riassumendo, dunque, in accordo allinterpretazione classica, poich sia vm che L non dipendono dal campo
ele rico, la resistivit risulta indipendente dal campo ele rico, cos come previsto dalle leggi di Ohm.

1.2 Dicolt dellinterpretazione classica


Sebbene la teoria classica della conduzione fornisca una corre a (anche se soltanto qualitativa) interpretazione
delle leggi di Ohm, essa risulta in palese disaccordo con alcuni fa i sperimentali. Esaminiamo nel de aglio i
principali punti critici della teoria classica.
a. Dipendenza della resistivit dalla temperatura.
E noto che ha temperature ordinarie la resistivit di un metallo cresce linearmente con la temperatura. Tale
andamento non pu essere riprodo o a partire dalla teoria classica della conduzione. Infa i, sostituendo
lespressione (8) per L nella (7), o eniamo:

Da un punto di vista classico lunica quantit che in tale espressione dipende dalla temperatura vm, che risulta
proporzionale a
con essa.

, di modo che la resistivit cresce con la radice quadrata della temperatura e non linearmente

b. Disaccordo quantitativo con i valori misurati di resistivit


Lequazione (9) consente di calcolare il valore della resistivit dei metalli. Utilizzando i valori noti delle quantit
microscopiche che entrano nella (9) (e la distribuzione di Maxwell-Boltzmann per vm), si trova, ad esempio, che la
resistivit calcolata del rame a 300 K circa sei volte pi grande di quella misurata.

2 Teoria quantistica della conduzione ele rica


La teoria classica della conduzione fallisce per diverse ragioni. In primo luogo perch la natura quantistica degli
ele roni non pu essere trascurata. In particolare si deve tener conto del fa o che gli ele roni non obbediscono,
neanche approssimativamente, alla statistica di Maxwell-Boltzmann ma alla statistica di Fermi- Dirac. Inoltre, le
interazioni tra gli ele roni e gli ioni non sono assimilabili ad un urto tra sfere e rigide, in quanto implicano lo
sca ering di unonda ele ronica con un reticolo cristallino oscillante.
Per introdurre il modello quantistico della conduzione ele rica richiamiamo brevemente la teoria del gas di
ele roni liberi di Fermi.

2.1 Quantizzazione dellenergia in una buca unidimensionale


Per descrivere il comportamento degli ele roni liberi in un metallo,secondo la teoria di Fermi, opportuno
considerare preliminarmente il caso unidimensionale relativo ad un singolo ele rone connato in una buca di
potenziale a pareti innite (ele rone in una scatola).
Secondo la relazione di De Broglie, la lunghezza donda dellele rone :

essendo h la costante di Plank. Poich lele rone connato in una scatola unidimensionale di dimensione L,

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le lunghezze donda possono assumere soltanto linsieme discreto di valori:

corrispondente alla condizione di onda stazionaria.


Per la (11) ne risulta la quantizzazione del momento p e, di conseguenza, dellenergia dellele rone secondo la
relazione:

Mentre la funzione donda dellele rone corrispondente allautostato di energia En data da:

Nel caso tridimensionale, anzich un unico numero quantico n, necessario considerare tre numeri quantici,
ciascuno associato ad una delle tre dimensioni.

2.2 I fermioni ed il principio di esclusione di Pauli


Il principio di esclusione di Pauli governa la statistica dei fermioni, ossia delle particelle i cui autovalori di spin
possono assumere soltanto valore 1/2 e -1/2 (particelle a spin un mezzo), come gli ele roni e i nucleoni.
Secondo tale principio:
in un sistema costituito da pi fermioni (ad esempio ele roni) due particelle non possono trovarsi nello stesso stato
quantico, cio non possono assumere lo stesso set di numeri quantici.
Per esempio, considerando gli ele roni atomici, il principio di esclusione di Pauli prescrive che lo stato
fondamentale pu essere occupato soltanto da due ele roni, uno con spin up, laltro con spin down.
Analogamente, considerando un sistema di ele roni in una scatola, un dato autovalore En dellenergia pu essere
associato soltanto a due ele roni (con spin opposto).
E evidente che il principio di esclusione di Pauli inuenza in modo critico la distribuzione dellenergia di un
sistema di ele roni.

2.3 Energia di fermi


Consideriamo un sistema di N ele roni ( di cui trascuriamo linterazione colombiana) in una scatola
unidimensionale di lunghezza L. Alla temperatura di 0 K gli ele roni occuperanno il pi basso stato di energia
compatibile con il principio di esclusione. In queste condizioni la distribuzione dellenergia del sistema si pu
o enere ponendo due ele roni nel stato di energia pi basso E1, altri due nello stato cara erizzato dallenergia E2
e cos via. Gli N ele roni, dunque, riempiranno i primi N/2 livelli denergia. Cos il pi elevato livello denergia
occupato (da uno o due ele roni a seconda che N sia dispari o pari) sar quello corrispondente allenergia:

Tale valore dellenergia chiamato energia di Fermi EF.


Nel caso tridimensionale si dimostra che lenergia di Fermi :

Lenergia di Fermi dipende dunque dal numero di ele roni per unit di volume.

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Inoltre, utilizzando la distribuzione completa dellenergia degli ele roni (distribuzione di Fermi - Dirac), si trova
che lenergia media degli ele roni a T = 0 :

E importante so olineare che tale energia molto pi grande di quella prevista dalla statistica classica di
Maxwell-Boltzmann. Classicamente, infa i, lenergia media degli ele roni dellordine di kT, pertanto a T = 0 K
essa nulla. Secondo la statistica di Fermi- Dirac, invece, Em diversa da zero anche per T=0 K. Per il rame, ad
esempio, a T = 0 K essa pari a circa 4 eV, e dunque di parecchi ordini di grandezza pi grande dellenergia
termica, pari a circa 0.03 eV, ricavata dalla statistica di M-B a temperature ordinarie (300 K).

2.4 Fa ore di Fermi, temperatura di Fermi e velocit di Fermi


Il fa ore di fermi rappresenta la probabilit che un autostato dellenergia sia occupato. A T = 0 K t i gli stati
corrispondenti a energie inferiori ad EF sono occupati, mentre quelli con energia pi alta sono vuoti. Pertanto il
fa ore di fermi a 0 K (gura 2):

f
(E)
=
1
per
E<
EF
f(E)
a temperature pi elevate, alcuni ele roni, come conseguenza delle interazioni con il reticolo, acquistano energia
=
suciente per occupare livelli di energia superiori ad EF. Tu avia, bisogna tenere presente che un ele rone pu
0
muoversi verso uno stato di energia diversa soltanto se se questultimo libero. Daltra parte, poich lenergia del
per
reticolo cristallino dellordine di kT, lenergia che pu acquistare un ele rone grazie alle interazioni con il
E>
reticolo non pu essere pi grande di kT.
E
Possiamo cos concludere che soltanto gli ele roni le cui energie si trovano entro un kT dal livello di fermiF
possono guadagnare energia al crescere della temperatura. Cos, per esempio, a 300 K poich lenergia kT (pari a
circa 0.03 eV) del rame risulta molto pi piccola dellenergia di fermi (pari a 7.04 eV), soltanto una piccola
frazione di ele roni prossimi al livello di fermi potranno muoversi verso stati di energia un po pi elevati
dellenergia di fermi.
La gura 3 riporta il graco del fa ore di Fermi in funzione dellenergia per T > 0 K.

Poich per T > 0 K non vi una ne a distinzione tra livelli occupati e livelli non occupati, necessario modicare
la denizione di energia di Fermi:
lenergia di Fermi a temperatura T lenergia per la quale la probabilit di occupazione (ossia il f

ore di Fermi) pari a

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Si denisce inoltre la temperatura di Fermi come:

k TF = EF
Per temperature molto pi piccole di TF lenergia media degli ioni del reticolo (che dellordine di kT) molto
pi piccola di EF, e pertanto la distribuzione di energia degli ele roni dierisce poco da quella corrispondente a T
= 0 K.
In genere per i metalli la temperatura di Fermi molto elevata, cosicch anche a temperature ordinarie la
distribuzione denergia degli ele roni ben approssimata dal fa ore di Fermi corrispondente a T = 0 K.
In gura 4 riportato il graco del fa ore di Fermi in funzione della velocit degli ele roni nel caso
unidimensionale. Considerando il graco,
possiamo denire la velocit di Fermi a T 0 K come il valore uF della velocit che corrisponde a F(E) = .
In altri termini:

Quando al condu ore viene applicato un campo ele rico tu i gli ele roni liberi partecipano alla conduzione.
Essi infa i vengono accelerati dal campo e le loro velocit subiscono un incremento secondo il verso della forza
ele rica applicata.
La gura 4 riportata nella pagina seguente mostra come viene modicato il fa ore di Fermi quando gli ele roni
sono so oposti ad un campo ele rico esterno. Sebbene le velocit di tu i gli ele roni subiscono uno shi verso
valori pi elevati, lee o complessivo del campo equivalente ad uno shi dei soli ele roni che si trovano il
prossimit del livello di Fermi.

Figura 4

2.5 Sca ering delle onde ele roniche


Vediamo adesso come le idee introdo e consentono di superare le dicolt insite nella teoria classica della
conduzione.
Consideriamo a tal ne lequazione (7) per la resistivit, dove al posto di vm sostituiamo uF

Vi sono due problemi da risolvere. In primo luogo, poich uF praticamente indipendente dalla temperatura,
anche la resistivit risulter indipendente dalla temperatura, a meno che la dipende dalla temperatura non
provenga dal cammino libero medio.
Inoltre, abbiamo gi osservato che utilizzando la velocit media degli ele roni ricavata dalla statistica di

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Maxwell-Boltzmann, il valore di resistivit previsto dal modello classico a 300 K risulta sei volte pi grande del
valore misurato. Poich la velocit di Fermi risulta circa 16 volte pi grande di vm a 300 K, il valore della resistivit
calcolato con la formula precedente sarebbe circa 100 volte pi grande di quello misurato.
Entrambi questi problemi possono essere risolti interpretando quantisticamente il cammino libero medio degli
ele roni liberi.
Abbiamo visto che nellequazione classica L = 1/nA, A = p r2 rappresenta larea di uno ione vista dallele rone. Se
per si ee ua il calcolo quantistico, ci si rende conto che unonda ele ronica che a raversa un reticolo
cristallino perfe amente ordinato non subisce alcuno sca ering, con la conseguenza che il cammino libero
dellele rone risulta innito. Lo sca ering si verica soltanto se si considerano le imperfezioni del reticolo, cio le
deviazioni degli ioni reticolari da una congurazione perfe amente ordinata. Le cause pi comuni di tali
deviazioni consistono nelle vibrazioni termiche degli ioni e nelle impurezze.
Tenendo opportunamente conto di tali fa ori, possiamo continuare
ad utilizzare lespressione L = 1/nA, a condizione di interpretare in
modo diverso larea A.
In termini quantistici, gli ioni del reticolo vanno, infa i, considerati
come punti, con dimensioni nulle ma con una sezione durto A = p
r02, dove il raggio r0 proporzionale allampiezza delle vibrazioni
termiche dello ione.
Daltra parte sappiamo che lenergia di un oscillatore armonico
proporzionale al quadrato dellampiezza doscillazione e, dunque, ad
r02. Dunque la sezione durto A risulta proporzionale allenergia E
delloscillatore armonico.
Inoltre, dal principio di equipartizione dellenergia discende che
lenergia media doscillazione degli ioni (che a temperature ordinarie
obbediscono alla statistica di Maxwell-Boltzmann) proporzionale a
kT.
Quindi poich A risulta proporzionale a T, L risulta proporzionale a 1/T e la resistivit calcolata con la formula
(19) risulta proporzionale a T, in perfe o accordo con landamento osservato sperimentalmente.
Larea ecace A pu essere calcolata e risultati forniscono valori di resistivit in accordo con quelli ricavati
sperimentalmente.
La presenza di impurezze nei metalli causa delle deviazioni rispe o alla condizione di perfe a regolarit del
reticolo cristallino. Gli ee i conseguenti sulla resistivit sono quasi indipendenti dalla temperatura.
In generale, la resistivit di un metallo pu essere scri a come la somma di due termini:

Dove rT il contributo dovuto alle vibrazioni termiche del reticolo e ri allo sca ering degli ele roni da parte
delle impurezze.
Quando la temperatura tende a valori molto piccoli il termine rT tende a zero e la resistivit tende ad assumere
il valore costante ri dovuto alle impurezze (gura 6).

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