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Classificazione dei cambiamenti semantici Fin dall'antichit i mutamenti di significato sono stati descritti sulla base di figure retoriche, come per esempio, la metafora, la metonimia, la sineddoche. La metafora alla base del mutamento semantico che avviene per contiguit dei significati. La sineddoche ('la parte per il tutto') alla base dell'uso di focolare in luogo di casa; il focolare era infatti una parte, molto importante della casa. La si pu considerare un caso particolare della metonimia, perch anche qui lo spostamento di significato avviene per contiguit. Si parla ancora di restringimento e di allargamento di significato nel corso dell'evoluzione storica. Si potrebbe anche dire che il restringimento di significato comporta il passaggio da un iperonimo ad un iponimo, mentre l'allargamento il passaggio da un iponimo ad un iperonimo. Mentre i cambiamenti semantici metafora, metonimia, sineddoche, restringimento e allargamento di significato si basano su rapporti tra significati, altri mutamenti sono dovuti a fattori formali, riguardanti il significante. Abbiamo casi di elissi quando una combinazione sintagmatica abituale si riduce; cos, per esempio, dal latino via(m) strata(m) 'via lastricata' si passa all'italiano strada: il significato di tutto il sintagma viene trasferito al solo aggettivo. Qualcosa di simile accaduto in altre epoche della nostra lingua e ancora oggi: citt capitale > capitale, ecc. Un altro procedimento l'etimologia popolare; si tratta di una pseudo-etimologia, vale a dire della sostituzione, operata dai parlanti, di una parola poco conosciuta o poco chiara con un altra parola pi comune che presenta delle somiglianze dal punto di vista fonologico; cos per esempio, il latino villanus 'abitante della campagna, contadino' viene messo erroneamente in rapporto con vile (dal latino vilem 'di poco valore'), finendo con l'assumere il signifcato di 'persona rozza e incivile'. 26. Tendenze di cambiamenti semantici nell'ambito del fondo lessicale latino. Il cambiamento del lessico dal latino allitaliano riguarda la tendenza verso lespressivit, lunghezza e prevedibilit delle forme. Vengono preferite forme pi prevedibili ed espresssive. Lespressivit la tendenza pi importante dei cambiamenti semantici. Le parole che caratterizzano il lessico del latino legale sono concrete, espressive e semanticamente specifiche. C anche la corposit della parole (parole pi lunghe). Non possibile delineare una divisione netta delle parole per quanto riguarda la semantica. La concretezza, specificit, espressivit, corposit e la lunghezza e prevedibilit delle parole sono gli aspetti pi importanti. La corposit delle parole ha portato alluso nel campo dei sostantivi dei diminutivi. Vengono preferiti gli alterati verbali che sono pi lunghi ed espressivi rispetto al latino classico. Domus ha perso il significato di casa ed ha assunto il significato di cattedrale. I cambiamenti semantici accadono per diverse ragioni: per ragioni linguistiche della corposit delle parole, per la poca espressivit delle parole quindi vengono preferite quelle pi marcate dal punto di vista sia espressivo sia emotivo; molte parole cambiarono sotto linfluenza del cristianesimo o altri aspetti culturali. Una parola si riadatta alle esigenze espressive: virtus, salus, comunicare, peccare e gli vengono assegnati valori diversi da quelli che avevano nellantichit. Il verbo latino tradere=consegnare assunse cos il significato di tradire (si riferisce a Giuda); dal latino tradidit=tradire. Attraverso le locuzioni cristiane captibus diaboli =prigioniero del diavolo - la viene omesso "diaboli" e cos cambi il significato della parola che assunse il significato di malvagio. Cos nacque la parola italiana cattivo. Pagano per i latini era abitante della campagna mentre oggi ha tutto un altro significato. Talvolta una parola nuova viene presa per mancanza del materiale lessicale. La parola esistente pu dare un nuovo significato alla parola. 27. Che cosa la metafora (l'accezione tradizionale del termine)? Processo linguistico espressivo, e figura della retorica tradizionale, basato su una similitudine sottintesa, ossia su un rapporto analogico, per cui un vocabolo o una locuzione sono usati per esprimere un concetto diverso da quello che normalmente esprimono; cos, per es., una 'balena' un animale che vive negli oceani, si nutre di plancton, produce l'ambra grigia e ha dimensioni particolarmente grandi;

ma dicendo che una donna una 'balena' tralascio tutta una parte di significato relativa al mare, al plancton, all'ambra e anche all'animale e mantengo nella metafora solo le amplissime dimesioni ('una donna di straordinaria grassezza'). 28. Spiegare il funzionamento delle metafore antropomorfiche, animalesche. Metafore antropomorfiche - Ci sono molti traslati anche in senso opposto, parti cio del corpo umano che traggono i loro nomi da animali o da oggetti inanimati: muscolo, polipo, spina (dorsale), pomo d'Adamo, apple. Il corpo umano un potente centro sia di espansione sia di attrazione metaforica; nel complesso tuttavia sembrano essere molto pi comuni le metafore irradiate da questa sfera che quelle attratte. Metafore animalesche Un'altra perenne fonte di immagini il regno animale. Queste metafore si muovono in due direzioni principali. Alcune sono applicate alle piante o ad oggetti insensibili. Molte piante debbono il loro nome a una vaga rassomiglianaza, talvolta immaginaria o scherzosa, ad un animale: goat's-beard (barba di capra), dog's tail (coda di cane). Molti oggetti inanimati, compresi vari strumenti, macchine e ingranaggi, hanno anch'essi nomi di animale. Un altro folto gruppo di immagini degli animali sono trasferite alla sfera umana, dove acquistano spesso connotazioni umoristiche, ironiche, peggorative o persino grottesche. Un essere umano pu essere paragonato a un'infinita variet di animali: a un cane, a un gatto, a un maiale, a un asino, a un topo, a un'oca, a un leone, a una volpe, a una capra. Sebbene le immagini di animali siano tra i pi vecchi espedienti dello stile letterario esse non hanno perso nulla della loro forza espressiva ed evocativa. 29. Che cosa la catacresi? Metafora una figura retorica che consiste nel trasferire il significato di una parola o di un'espressione dal senso proprio a un altro figurato, che abbia col primo u rapporto di somiglianza. Metafore molto comuni, non pi avvertite come tali, sono: collo della bottiglia, piede del tavolo, denti della sega, dorso di una montagna, lingua di fuoco; in questi casi l'uso metaforico dei termini collo, piede, dente, dorso, lingua serve a colmare una lacuna della lingua, cio la mancanza di una parola specifica. Questa particolare forma di metafora prende il nome di catacresi. La catacrsi una figura retorica ormai normalizzata, impiegata per designare qualcosa per cui la lingua non offre un termine specifico. Si tratta soprattutto di antiche metafore e metonimie non pi avvertite come tali. Nella continua evoluzione della lingua e di fronte alla necessit di designare oggetti o anche situazioni nuovi, e dunque in caso di cosiddetta assenza di parole, possibile che la catacresi giunga in aiuto della lingua stessa, conferendo a un nuovo oggetto il nome di uno gi designato che ricorda o che rimanda in qualche modo a quello nuovo. Alcuni esempi: "la gamba del tavolo" "il collo della bottiglia" "bere un bicchiere" 30. L'approccio cognitivo alla metafora. Oltre a considerare ci che divide il senso primario da quello metaforico, si pu rivolgere l'attenzione anche a ci che li accomuna. questo il punto di partenenza della teoria cognitiva della metafora. I punti principali: 1) la metafora fa parte della lingua quotidiana e non affatto limitata a opere poetiche o legata a particolari intenzioni retoriche; 2) pi che essere un fenomeno strettamente linguistico, la metafora riguarda il nostro metodo di ragionare: il nostro pensiero stesso che metaforico.

3) la metafora non un procedimento isolato riguardante una singola espressione della lingua; 4) le metafore convenzionalizzate, che fanno ormai stabilmente parte del sistema della lingua, forniscono la base per comprendere espressioni metaforiche nuove e originali, anche di carattere occasionale. 31. Che cosa la metonimia? Quali tipi di rapporti coinvolge? Vi metonimia quando un aspetto facile da percipire, comprendere o ricordare viene a rappresentare l'intero oggetto (pars pro toto 'parte per il tutto') oppure quando una prima entit sta a indicare una seconda a cui legata tramite una relazione di 'contiguit'. Tale collegamento pu essere di tipo spaziale, temporale, funzionale o causale. Alcune forme di metonimia pi frequenti: il contenente per il contenuto (es. ho bevuto un bicchiere), l'autore per l'opera (es. ho letto Boccaccio), il produttore per il prodotto, il luogo per un evento che vi accaduto, il tutto per la parte, l'astratto per il concreto, il concreto per l'astrato, l'effetto per la causa, la causa per l'effetto. La differenza fondamentale tra metafora e metonimia nel fatto che la metafora comporta un 'trasferimento' da un dominio cognitivo all'altro (per es. dal concreto all'astratto, dal semplice al complesso), basato sulla similarit dei due ambiti dell'esperienza; con la metonimia, invece, si rimane fondamentale nello stesso dominio cognitivo. 32. Che cosa l'antonomasia? Figura retorica che consiste nella sostituzione di un nome proprio con un nome comune o, inversamente, di un nome comune con un nome priprio. In particolare si ha antonomasia quando si indica una persona celebre non col il suo nome proprio, ma con il suo appellativo pi noto: l'Astigano per l'Alfierio; o, viceversa, quando si indicano con il nome proprio di un personaggio o di un luogo famoso, persone e cose che possiedono le stesse qualit: essere un Adone o una Venere, cio un uomo o una donna di eccezionale bellezza. 33. Il passaggio dal nome proprio al nome comune e viceversa La deonomastica, cio lo studio dei modi in cui i nomi propri di persona o di luogo danno l'origine a nomi comuni, ha individuato tre procedimenti alla base del passaggio: l'antonomasia, la metonimia e l'elissi. Metonimia si ha nel caso del batezzare col nome di qualcuno o di una localit specie animali o minerali prima sconosciuti, sostanze o macchine nuove, unit di misura di fenomeni fisici. L'antonomasia il procedimento per cui un personaggio storico o mitico o letterario o un'opera vengono assunti a simbolo di una professione o di una qualit o di una vicenda e il loro nome proprio diventa il nome comune per indicare quella professione o una persona o una vicenda che manifesta la tale qualit. Dal mondo classico, biblico ed evangelico abbiamo adone, atlante, barabba, ciceronePi recenti e di varia provenienza sono: casanova, siberia, lolita. Casi quasi sistematici di passaggio dal nome proprio al nome comune si hanno per i nomi di formaggi e vini che traggono origine dal nome del luogo in cui vengono prodotti: marsala, gorgonzola In altri casi il nome dell'inventore o di un famoso artigiano o di un autore si lega a un tipo di prodotto o procedimento: sandwich, prusik, morse. 34. Tipi di deonimici. Il termine eponimo; per quali cambiamenti semantici si creano; aspetto formale derivazione da nomi propri; punto di vista contrastivo. I deonimici sono lessemi formati a partire da nomi propri. Possono essere di vari tipi secondo la base di derivazione (anche detta eponimo): si chiamano deantroponimici se la base un nome proprio di persona, etnici se la base un toponimo, e possono avere a loro volta funzione designativa per vegetali sono cio ecnimi.

35. Il cambiamento semantico dovuto al calco. Derivazione e composizione possono essere usate per realizzare i cosidetti calchi, in cui una parola straniera viene ''copiata'' o ''tradotta'' usando elementi lessicali esistenti nella lingua d'arrivo; ad esempio grattacielo un calco dell'inglese skyscraper (formato da sky ''cielo'' e scraper ''che gratta''); casi come grattacielo, in cui si crea una nuova parola che riproduce quella straniera, sono detti calchi traduzione o calchi formali o strutturali. Si parla invece di calco semantico quando un lessema gi esistente assume il significato di una parola straniera, conservando o perdendo il proprio; ad esempio realizzare ha mantenuto il significato attuare ma ha ascquistato dall'inglese to realize il significato ''capire, rendersi conto''. 36. Rapporti semantici di tipo sintagmatico: collocazione ristrette ed espressioni idiomatiche. I rapporti sintagmatici riguardano la successione lineare degli elementi linguistici lungo la catena del discorso. I rapporti sintagmatici sono dunque rapporti in praesentia, cio riguardano due o pi elementi effetivamente presenti in un atto linguistico concreto. Mentre i rapporti sintagmatici sono regolati dalla struttura della lingua e dalle regole grammaticali, che impongono dei vincoli all'ordine e alla combinatoria delle parole. I rapporti sintagmatici si creano tra lessemi compresenti sull'asse lineare del discorso o che, con un termine pi tecnico, cooccorrono nello stesso discorso. Tali rapporti includono praticamente tutto ci che rientra nell'ambito della sintassi, che appunto il settore della linguistica che studia le regole tramite le quali le unit lessicali si combinano per formare unit superiori. Le collocazioni sono combinazioni di parole che si trovano regolarmente vicine sull'asse sintagmatico, cio che tendono a cooccorrere molto spesso, come leccare/lingua, miagolare/gatto, biondo/capelli, rancido/burro; parole come miagolare presentano, dato il loro sigificato, forti limitazioni alla loro libert di combinarsi con altri lessemi. Un primo caso costituito da lessemi che tendono a cooccorrere solo con pochi altri por avendo un significato che non escluderebbe altre combinazioni; ad esempio l'aggettivo madornale nel senso 'enorme' potrebbe cooccorrere con molti lessemi, invece si usa solo in combinazione con alcuni lessemi che significano 'errore' (es. un errore madornale, una svista madornale, non una cultura madornale). Come nel caso di madornale, anche in questi casi non ci sono motivi strettamente semantici che impongono o vietano una certa combinazione di parole, cio non ci sono vere e proprie restrizioni semantiche alla combinazione dei lessemi; tuttavia una combinazione diversa produrrebbe un'espressione inappropriata o che i parlanti giudicherebbero come un'espressione che 'non suona bene' e che non il modo tipico di dire quella cosa. Si dice in tal caso che i lessemi in questione presentano delle restrizioni di collocazione o collocazionali.

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