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LA RESIDENZA ESTENSE DI OSPITAL MONACALE UN GIOIELLO DEL NOSTRO RINASCIMENTO, PROSSIMO AL COLLASSO* Visita guidata a cura di Francesco Pertegato e Daniele Alberti

Guardando la villa
Siamo di fronte alla residenza dove Alfonso I (1476-1534), duca dEste, e la duchessa Lucrezia (1480-1519), figlia di papa Alessandro Borgia (1492-1503) potrebbero aver trascorso alcuni dei loro momenti migliori. Ci troviamo nel territorio argentano, tra Ospital Monacale e San Nicol. Alle nostre spalle il fiume Reno (un tempo Po di Primaro) nellalveo del quale ancora visibile lingombro dellapprodo (fig. 1) probabilmente utilizzato dalle imbarcazioni adibite al trasporto delle persone e dei prodotti agricoli da e verso la corte ducale.

Fig. 1

*Largomento stato oggetto di una relazione presentata alla sezione ferrarese di Italia Nostra (il 14. 01.2012). Saggi sullo stesso sono in corso di pubblicazione sulle riviste Ferrariae Decus e Kermes.

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Il complesso degli edifici di pertinenza della residenza comprende, oltre alledificio padronale (fig. 2), tre costruzioni a destinazione residenziale di servizio e la stalla-porticaglia, e la torre colombaia (fig. 3).
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Fig. 2

Fig. 3

Ci che colpisce immediatamente nelledificio residenziale apparentemente solo una grande casa di campagna - , pur nella sobriet del paramento murario in laterizio, lelegante e composito cornicione del 2 prospetto anteriore (fig. 4) , il quale presenta la stessa decorazione di quello dellabside del duomo di Ferrara, opera dovuta a Biagio Rossetti.

Fig. 4
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Denominata ex Vincenzi-Pasi attualmente propriet di Imelde Poggi. Bibliografia: U. Malag, Ville e delizie del Ferrarese, Ferrara 1972, pp. 62-4; D. Giglioli, Argenta e i suoi dintorni, Argenta 1984, II, pp. 146-7; W. Baricchi, P.G. Massaretti, Insediamento storico e Beni Culturali, II, Comuni di Argenta, Ferrara, Masi Torello, Portomaggiore, Voghiera, Ferrara 1993, 120, p. 68. 2 Il cornicione corrisponde perfettamente, sia nella composizione che nelle misure (h = 67 cm; aggetto 50 cm ca.) alla cornice Rinascimento del Tipo E, secondo la classificazione di E. Righini: Quello che resta di Ferrara antica, Ferrara 1911-1912 (ristampa anastatica, Ferrara 1983), vol. I, pp. 123-31. E ben esemplificato da quello dellordine superiore dellabside del duomo, che per alto il doppio (113 cm) e presenta nelle metope la tradizionale testa di cherubino, mentre la gola dritta della sommit liscia; C. Di Francesco, R. Fabbri, F. Bevilacqua, Atlante dellarchitettura ferrarese, Ferrara 2006, pp. 198-9, 201. Il cornicione del prospetto posteriore, in mattoni, corrisponde alla cornice di Tipo A descritta dal Righini, op. cit., pp. 113-5. Nei prospetti laterali sempre a quella del tipo A ma nella variante priva di mensole (modiglioni); ibidem.

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Ad uno sguardo pi attento (magari con lausilio di un binocolo) questa fastosa fascia ornata nasconde una sorpresa: tra le mensole (modiglioni), al posto della testa di cherubino che si trova in tutti i cornicioni della citt, compare una specie di mela con foglie che si rivela essere invece uno degli emblemi di Alfonso I: la famosa granata svampante (fig. 5). La torre colombaia invece decorata da tre ordini di archi ciechi su semipilastro con sottile imposta, scanditi 3 da altrettanti cornicioni (fig. 6) .

Fig. 5

Fig. 6

Nella facciata della villa (fig. 7) la distribuzione delle finestre, di dimensioni e livelli diversi, lascia indovinare larticolazione interna degli ambienti, caratterizzata da una netta divisione delle funzioni tra la sezione centrale, destinata ad uso della corte e degli ospiti, e le aree laterali adibite a servizio. Alle quattro grandi finestre corrispondenti allarea propriamente padronale, su un livello, si affiancano lateralmente quelle pi piccole delle ali di servizio, disposte sui due piani; fuori allineamento con queste e quelle risultano le due, ancora pi piccole poste ai lati del portale che danno luce al vano di accesso. Cinque piccole finestre ovali sul prospetto anteriore e tre su quello posteriore danno infine luce alla soffitta.

Fig. 7 - Grafico di Lia Gnaccarini (Studio Coatti), su rilievi degli autori.


Corrispondono al tipo E nella classificazione del Righini (vedi nota precedente). Nei due inferiori si susseguono, dal basso allalto: una gola rovescia e sovrapposto listello, una fascia a dentelli e listello sovrapposto, un ovulo (echino) decorato ad ovuli (tondeggianti) e sovrapposto listello, una gola dritta e relativo listello. Il cornicione superiore, pi aggettante, presenta sopra lovulo la mensola che regge un listello e una gola dritta, mentre le metope sono decorate da uninfiorescenza a quattro petali, incorniciata.
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I davanzali delle finestre che sopravvivono sono composti da un alto listello sormontato da un ovulo (fig. 8). Le cornici superiori presenti nelle finestre ai lati del portale (fig. 9) e in quella allestrema sinistra potrebbero anche non essere originarie.

Fig. 8

Fig. 9

Nel prospetto posteriore della villa (fig. 10) sono ancora chiaramente riconoscibili le quattro grandi aperture che fiancheggiavano, due a due, il portale centrale.

Fig. 10 Grafico di Lia Gnaccarini (Studio Coatti), su rilievi degli autori.

Il portale anteriore ad archivolto su pilastri (fig. 11). Lestradosso dellarco di cotto modanato con le tre membrature consuete a Ferrara; poggia su imposte, anchesse di cotto e modanate. Il portale posteriore ha le stesse dimensioni e forma di quello anteriore ma non ci sono evidenze che facciano pensare alla presenza di elementi decorativi. Il portone posteriore (perduto) di forma quadrata, aprendosi, si incassava nel muro; il portone anteriore ha invece la sommit centinata e, aprendosi, non si incassa nel muro. Il tetto a quattro spioventi, nella tipica conformazione ferrarese a smusso (fig. 12), con travi che vanno dal colmo alla gronda. Una particolarit costituita dalla trave posta sul punto di raccordo delle due sezioni del salone a T (fig. 13): per non insistere su questultima, quella corrispondente del tetto poggia su due muri

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portanti laterali (fig. 14), i quali si allargano progressivamente dalla base verso lalto in modo da ridurre sensibilmente la luce della trave stessa.

Fig. 11

Fig. 12

Fig. 13

Fig. 14

Situazione analoga a quella della di Ospitale per quanto riguarda la distribuzione delle funzioni su livelli diversi - si pu intuire, anche se con assai maggiore difficolt a causa dei numerosi e massicci interventi di ristrutturazione subiti, in un edificio in territorio di Consandolo, sulla strada per Portomaggiore, gi parte del 4 casino di caccia di Antonio Costabili (XVI sec.) e ancor oggi chiamato il palazzo .

Linterno della villa


Entrando, la prima impressione di monumentalit delledificio la si ricava dalla straordinaria altezza dei soffitti dellarea centrale e dalla raffinata decorazione della loro travatura. Grazie poi al fatto che ledificio, cessato luso originario, non stato riattato ma utilizzato come deposito di prodotti agricoli, la sua struttura e larticolazione degli spazi restano sostanzialmente inalterati. La struttura quella della villa che comprende una vasta sezione centrale ad un solo piano, con soffitti alti 5 528 cm, e due porzioni laterali a due piani, con soffitti di altezza inferiore ai 300 cm .
Malag, op. cit., p. 68; Baricchi, Massaretti, op. cit., 117, p. 66. Questa compresenza nello stesso corpo di fabbrica di locali adibiti ad ospitalit del signore e compiti di rappresentanza e di altri destinati a servizio e gi stata segnalata a proposito delle residenze di Medelana (inventario del 1458) e di Casaglia (inventario del 1467); M. Folin, Le residenze di corte e il sistema delle delizie fra Medioevo ed Et Moderna, in
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Fig 15 Grafico di Riccardo Cesari, su rilievi degli autori. La sezione centrale ci compone di un ambiente a T (fig. 15 A), in asse con i portali di accesso anteriore e posteriore, di due sale con camino (fig. 15 B) poste in posizione simmetrica e affacciate sul fronte. Due piccoli vani, anchessi laterali e simmetrici (fig. 15 C), contengono le scale di accesso al piano superiore delle ali laterali; quella a est (destra), di servizio e leggermente pi stretta, in legno e ancora praticabile fino alla soffitta. Le porzioni laterali del corpo di fabbrica (fig. 15 D) erano invece destinate: il piano terra ai servizi, il primo piano forse alle camere della corte e degli ospiti. Allintersezione tra i due bracci dellambiente a T posta una trave (fig. 13) che presenta unincassatura verso il fronte anteriore la quale, presumibilmente, alloggiava un sistema mobile (cortina tessile o altro) per dividere in due il grande spazio in due quando opportuno. Nelle due sale ai lati dellaccesso il centro della parete che d sullesterno impegnato dal camino e dalla canna fumaria (fig. 16), mentre le finestre originarie hanno, com nella tradizione ferrarese, le imposte incardinate agli angoli (fig. 17). Quando vengono aperte, verso linterno, si 6 incassano nel muro consentendo alla luce - come osserva Bruno Zevi - di penetrare radente i muri laterali, evitando di proiettarvi lombra delle stesse. Le quattro grandi aperture posteriori non presentano segni di 7 imposte .

F. Ceccarelli, M. Folin (a cura di), Delizie estensi. Architettura di villa nel Rinascimento italiano ed europeo, Firenze 2009, pp. 105-7 e nota 79. 6 B. Zevi, Saper vedere lurbanistica, Torino 1960. 7 Non si pu escludere che fossero schermate da grandi vetrate comerano quelle della loggia a Medelana; Folin, op. cit., pp. 123, 125 e nota 128.

Fig. 16

Fig. 17

Il soffitto ligneo dellampio accesso a T e dei due salotti con camino (fig. 13) del tipo detto a caselle e 8 9 cantinelle , con bussole dipinte, travi almeno in parte composte (fig. 18) sostenute da mensole intagliate e dipinte, oltre a cornici perimetrali e sottobussola. Nel braccio posteriore dellambiente a T le bussole decorate sono di qualit inferiore e mancano del tutto le cornici. La superficie totale dei soffitti decorati era originariamente pari a 260 mq; ne sopravvivono circa 160.

C. Cavicchi, I solai lignei decorati a Ferrara nel Rinascimento: Palazzo Garda, in M.R. Di Fabio (a cura di), Architettura e Restauro. Una citt: Ferrara, Ferrara 1999, pp. 146-56; Di Francesco, Fabbri, Bevilacqua, op. cit., pp. 22-3; R. Fabbri, Originalit tecnologica e aspetti costruttivi nellarchitettura del palazzo di Belriguardo, in Ceccarelli, Folin, op. cit., pp. 181-206. 9 Sulla tipologia della travi composte vedi in particolare: Fabbri, op. cit., pp.195-6, nota 2, p. 199, fig. 14.

Fig. 18 Mensole, bussole, cantinelle e cornici sono dipinte su una preparazione leggera a base di gesso; nelle mensole le crepe e le irregolarit del legno sono coperte da strisce di tessuto su cui stesa la preparazione. I colori utilizzati sono 4: rosso, nero bianco e verde. Le mensole (fig. 19) sono decorate sui fianchi da girali dacanto terminanti in una infiorescenza a cinque petali, sul fronte da un grande foglia di acanto, rivolta verso lalto. Le bussole residue del corridoio daccesso (fig. 20) sono 37. I soggetti sono diversi luno dallaltro: alcuni sono propriamente insegne estensi (il leone 10 rampante, laquila bianca, i delfini affrontati) , altri richiedono dessere interpretati. Le cantinelle presentano 11 decorazioni molto simili a quelli della loggia di palazzo Tazzoni , mentre i colori dei pigmenti sono gli stessi 12 rinvenuti nella casa Minerbi-Del Sale : su un lungo stelo si alternato tre infiorescenze, un tulipano (?) rosso, un garofano rosso (?), un tulipano bianco, alternate ad una formazione geometrica

Luso delle imprese personali o di famiglia nella decorazione dei soffitti era assai frequente. Insegne si trovano gi nelle bussole dei soffitti al piano inferiore di palazzo Schifanoia, risalenti allo scorcio del XIV secolo. Nel corso dellampliamento di Belfiore del 1447-1448, vengono segnalati 282 cassettoni dipinti da Nicol Panizzati con le arme et divise del Signore; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale: testimonianze archivistiche, Ferrara, I, 1993, pp. 307-8, doc. 606nn (31 dicembre 1448); cfr. Folin, op. cit., p. 97 e nota 50. 11 Di Francesco, Fabbri, Bevilacqua, op. cit., p. 186, particolare A. 12 Ivi, p. 20.

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Fig. 19

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consistente in un bollo bianco circondato da 8 piccoli bolli rossi; nello spessore sono triangoli bianchi e neri contrapposti. La decorazione delle cornici perimetrali e sotto bussola articolata in tre fasce: quella superiore a foglie di acanto orientate verso lalto; quella centrale a cespi dacanto alternati a cespi di altro vegetale; quella inferiore ad ovuli. Referenti dobbligo per questi soffitti sono quelli della casa Minerbi-Del Sale in via Giuoco del Pallone 23, e di palazzo Pendaglia in via de Romei, quelli della loggia di casa Romei e del loggiato di palazzo Rondinelli; la loro decorazione pittorica per in larga misura perduta. Simili e in condizioni migliori sono i soffitti dellappartamento della Vigna a Belriguardo; la decorazione delle bussole, ancora in larga parte presente, 13 ripete per un unico impianto, probabilmente realizzato a stampo . Per quanto riguarda i pavimenti restano in posizione ampie porzioni degli originati campi in laterizio, ad elementi quadrati (dimensioni 20x20x3,5 cm), posati a 45 gradi, entro una cornice perimetrale rettilinea.

Ospital Monacale: una castalderia estense?


A parte la segnalazione di Ospital Monacale tra le Ville del ferrarexe del 1475 - nella quale il termine villa indica probabilmente un agglomerato abitativo allinterno o nei pressi di un possedimento della casa dEste non sono noti al presente documenti darchivio relativi agli edifici di cui stiamo parlando. Proprio per la 15 presenza in loco di una propriet della corte tuttavia verosimile che abbiano fatto parte, fin dalla loro 16 costruzione, di una castalderia , cio uno dei centri operativi dellorganizzazione fondiaria estense che, in seconda istanza, potevano essere provvisti di una casa dominicale, adibita occasionalmente a residenza del 17 signore e dei suoi ospiti .
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Ivi, pp. 197-8, figg. 12-3. Analogo discorso vale per la loggia di palazzo Pendaglia in via de Romei, che per a travi intere; ivi, pp. 202-3, fig. 17. 14 Compare con la denominazione di Hospedale de Monacane nellelenco delle 78 Ville del Ferrarexe riportato dal cronista Ugo Caleffini, nel luglio del 1475. A ferragosto da queste ville venivano trasportati alle teze (fienili-porticaglie) ducali, in Ferrara, carri 655 e di paglia; Croniche 1471-1494, Ferrara, Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, Serie Monumenti, vol. XVIII, Ferrara 2006, pp. 117-8. Nellelenco figura anche la villa di Consandolo che nel 1490 viene segnalata tra i Palati in Contado de Ferrara; ivi, p. 759. In un documento del 15 novembre 1491 la villa di Ospitale viene chiamata Hospedale de le Monagine in Ferrarexe; ivi, p. 821. 15 Lo attesta il Caleffini in data 15 novembre 1491: il prefato signore duca [...] due possessione che havea a lHospedale de le Monagine in Ferrarexe, donoe in feudo li fioli del dicto Alberto, che prima erano libere; ibidem. 16 Nel 1415 le castalderie erano 19; F. Cazzola, Il sistema delle castalderie e la politica patrimoniale e territoriale estense (secoli XV-XVI), in Ceccarelli, Folin, op. cit. pp. 56-7. 17 Folin, op. cit., p. 126. Cazzola la definisce casa di caccia, villa rurale o delizia; op. cit., p. 51.

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Lunit agraria era gestita da uno o pi fattori delle possessioni sotto il controllo di un funzionario 18 19 amministrativo, il castaldo , e suddivisa in pi appezzamenti dati da lavorare a coloni . Limportanza di questi complessi nellamministrazione del ducato messa in luce dalle cospicue risorse 20 dedicate alla cura delle oltre 20 residenze extraurbane , costantemente sottoposte a manutenzione e 21 frequentemente rinnovate . Allepoca di Alfonso queste, comunemente chiamate delizie, avevano il loro prototipo in quella del bel vedere, realizzata da Biagio Rossetti tra 1513 e 1514 in unisoletta nel Po sopra 22 Castel Tedaldo . Frequentemente corredate di uno spazio alberato, di peschiere, di luoghi per lattivit 23 venatoria e il diletto , le residenze estensi erano ciononostante in primo luogo delle castalderie, forse con 24 lunica eccezione parziale di Belriguardo . A questa organizzazione si affiancava una politica di imponenti investimenti nellattivit di bonifica, intrapresa 25 fin dalluscita della grave depressione demografica, tra la met del XIV e quella del XV secolo , politica 26 finalizzata del pari allacquisizione di nuove propriet , allincremento della frazione coltivata e alla messa in sicurezza idraulica del territorio. Tra XV e XVI secolo ne viene investita anche la parte romagnola del Ducato, dislocata oltre il Po di Primaro (la Romandiola), dove impaludavano fiumi appenninici come il Santerno, il Senio e il Lamone, perseguendo insieme lobiettivo non secondario di creare fedelt al ducato. Lopera di risanamento continua con Alfonso, quando la necessit della sistemazione idraulica si fa pi pressante in quanto entrano a far parte del ducato le terre di Pieve e di Cento che la moglie Lucrezia aveva 27 28 ricevuto in dote dal padre , tanto che nellimpresa viene coinvolto Giovan Battista Aleotti . E dove la coltivazione non era possibile, la resa economica veniva incrementata con lallevamento del bestiame; tra i terreni di questo tipo, nei libri contabili sono segnalati anche: terre, prati e valli di Argenta e Riviera di Filo, 29 con cascina per vacche da latte, ottenuti con limpegno di bonificarli dal vescovo di Ravenna .

Il territorio argentano, cerniera tra Romagna e ducato Estense


Alcuni fondamentali eventi di questepoca che vedono coinvolta la politica ducale hanno luogo non lontano da Ospital Monacale, immediatamente a ridosso del Po di Primaro. Nelle comunicazioni da e verso il centro della penisola, ma anche nella difesa del ducato, uno dei punti nevralgici era infatti la Bastia dello

Gastaldo veniva chiamato, fin dal medioevo, il coadiutore amministrativo laico nellambito della circoscrizione plebana della chiesa di Ravenna; G. Pasquali, Insediamenti rurali e forme di economia agraria, in A. Vasina (a cura di), Storia di Ravenna, III, Venezia 1993, p. 93. 19 Cazzola, op. cit., p. 51. Nel 1451 lestensione dellarativo di queste andava da 44,4 a 544,1 ettari. In quello stesso anno i possedimenti di quella, non lontana, di Consandolo consistevano di 240,8 ettari, in mano al castaldo Alberto Dalla Grana, mentre lorganizzazione si avvaleva di 7 coloni; Cazzola, op. cit. pp. 56-7. 20 Nel 1490, allepoca di Ercole I, il Caleffini conta ben 23 palati in contado: Belfiore, Fossadalbero, Corbula, Belombra, Monestirolo, Benvegnante, Consandali, Medelana, Porto, Coparo, Belriguardo, Hostel, Quartesana, Verzenese, Figarolo seu Castelo, Stel seu Rocha, Mellara, Zenzalino, Ochiobello, Sabioncello, Ponte de Lacoscuro, Bontecchio, Villa marzana nova (op. cit., p. 759); cfr. Folin, op. cit., p. 115, nota 98. Nel 1540 il palazzo di Consandolo (vd. nota 4), viene donato da Ercole II alla moglie, Renata di Francia, che vi soggiorner ripetutamente e a lungo; Cazzola, op. cit. p. 58. 21 Folin, op. cit. Vedi anche la documentazione in: B. Zevi, Biagio Rossetti architetto ferrarese, il primo urbanista moderno, Torino 1960, pp. 555-687; A.F. Marcian, Let di Biagio Rossetti. Rinascimenti in casa dEste, Ferrara-Roma 1991, pp. 259-335. 22 2 A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, vol. IV, Ferrara 1848 (ristampa anastatica, Ferrara 1982), pp. 273-4; cfr. Marcian, op. cit., p. 190. 23 Nel settembre 1484 il Caleffini registra: et in questo tempo el duca de Ferrara era a Consandali a solazo; op. cit., p. 641. Nellagosto del 1495 si legge: el duca Ercole, che era a Medelana, de l se partite ed andosene in Romagna a fasanasi; et capitaneo a Consandali, villa del ferrarexe; ivi, p. 659 24 Folin, op. cit., p. 126. 25 Ivi, p. 64. 26 Terreni a canoni estremamente bassi, con esenzione dalle decime, oppure la propriet di met delle terre prosciugate (met pro-indiviso) si ottenevano dagli enti ecclesiastici che spesso ne erano i proprietari, in cambio degli investimenti necessari per il loro prosciugamento; ivi, pp. 67, 60-70. 27 Ivi, pp. 70-1. 28 La situazione viene denunciata nellopuscolo Difesa per riparare alla sommersione del Polesine di San Giorgio et alle rovine dello stato di Ferrara [...], Ferrara, per Vittorio Baldini, 1601; ivi, p. 71, nota 50. 29 ASMo, Camera Ducale, Amministrazione dei principi, bb. 1130-1136bis; cfr. Cazzola, op. cit., p. 73, nota 54.

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Zaniolo , una fortezza costruita alla confluenza tra lomonimo corso dacqua, il Santerno e il Po di Primaro , a due miglia da Argenta, nei pressi di S. Biagio. Due atti notarili del 1458 lasciano presumere che la Bastia avesse forma triangolare; era infatti munita di tre torri: una vecchia, una grande e quella del cantone 32 verso Filo (a est). Paolo Giovio la descrive circondata a torno a torno di mura e dargini, a uso di castello; 33 parla poi di bastioni e di merli . La sua conquista era considerata strategica per penetrare dalla parte della Romagna in quanto vi convergevano tutte le strade dello stato pontificio. Altrettanto importante la Bastia era per il controllo del traffico sul Primaro, imprescindibile per Venezia, oltre che uno snodo fondamentale per le comunicazioni e gli scambi commerciali, al punto che Nicol III nel 1403 vi aveva fatto collocare una catena per la riscossione 34 del dazio . Il Caleffini ci informa, ad esempio, che il 4 dicembre 1473, Don Federico dAragona, figlio del re di Napoli e fratello di Leonora, duchessa di Ferrara, arriva attraverso la marcha Anconitana et Romagna e si incontra con il duca Ercole I e tutta la famiglia al fossato del Zaniolo et lo accompagn il sabato sira a Consandolo 35 alozare . Similmente il 14 settembre 1479 giunge a Ferrara da Roma, sempre per la via marcha, Don Giovanni cardinale di Napoli in viaggio verso lUngheria. La duchessa sua sorella gli va incontro Insino a Consandoli, villa del ferrarexe e da qui vengono poi rapidamente trasferiti fino al ponte de San Zorzo [...] et 36 la sua persona alogi in castello vecchio et la fameglia sua a schivanoio . E evidente che larrivo di personaggi eminenti dallItalia centro-meridionale aveva come meta il palazzo di Consandolo. Non si pu tuttavia escludere per tirare un po lacqua al nostro mulino - che trasferimenti simili abbiano coinvolto anche la vicina residenza di Ospital Monacale che disponeva di un edificio di prestigio, se si pone mente alla grande quantit di persone, animali, effetti personali e vettovaglie che questi viaggi comportavano. Don Federico, ad esempio, nel 1473 arriva allo Zaniolo con 349 cavalli de lista e 490 37 boche de lista , probabilmente troppo per una sola residenza per quanto grande. Nellautunno del 1468 anche limperatore era andato ad alloggiare al palazzo della villa de Consandoli accompagnato prima degnamente dal prefato duca Borso et altri de la casa dEste; et a Regenta alloggi quella sera parte de 38 suoi famigli .
Eretta nel 1395 da Nicol III, viene rasa al suolo dai veneziani nel 1404, ricostruita nel 1425 messa a dura prova dalla guerra con Venezia del 1482-1484, ben documentata dal Caleffini; C. Zaghi, La Bastia dello Zaniolo baluardo estense (puntata seconda), in Gazzetta Ferrarese, Anno V, 3 luglio 1927; cfr. F. Renzi, San Biagio dArgenta (10601945). Storia di un paese tra la Romagna e Ferrara, Cesena 2009, p. 38 e nota 38, pp. 43-4 e nota 49. Nel 1487 viene fortificata da Biagio Rossetti (Documento del 21 aprile 1488; ASMo, Memoriale della Camera Ducale, reg. 4785/95, c. 62v); cfr. Zevi, Biagio Rossetti architetto ferrarese..., cit., p. 191. Si trova rappresentata in una cartografia veneziana del XV secolo (ASVe, Savi ed esecutori alle acque, Serie Po, Disegno 177); cfr. Renzi, op. cit. p. 40. 31 La descrizione della fossa Zaniola fatta da Paolo Giovio rappresenta efficacemente la situazione idrografica nei pressi della Bastia: Questo un ragunamento dacque tanto profondo, e tanto largo, che ei non pu passarsi a pi, ne a cavallo; ed fatto da una quantit di fiumi che scendendo per le valli del Apennino, e facendo nel piano alcuni stagni, sboccan di poi, per opera e industria de paesani, nel Po o nelle paludi vicine; La vita di Alfonso da Este Duca di Ferrara scritta dal vescovo Iovio (Tradotta in lingua Toscana, da Giovanbattista Celli Fiorentino), Firenze 1553, p. 68. 32 I due documenti erano conservati nellArchivio Comunale di Argenta, prima della seconda guerra mondiale; cos attesta A.F. Babini, in Dalla Bastia dello Zaniolo alla Bastia di Ca di Lugo, Piacenza 1959, I, pp. 265-7. Alla bastia probabilmente ispirata la fortezza di una miniatura del Breviario di Ercole I, ora alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena (Lat. 424=MS.V.G.11, c. 29v). 33 La vita di Alfonso..., cit., pp. 95-6. 34 Renzi, op. cit., pp. 36-7, nota 33. 35 Caleffini, op. cit., p. 88. 36 Ivi, p. 313. 37 Ivi, p. 88. 38 2 Diario ferrarese dallanno 1409 sino al 1502 di autori incerti, a cura di G. Pardi, in Rerum Italicarum Scriptores , XXIV/7, Bologna, 1928, p. 53; cfr. Folin, op. cit., p. 113, nota 95. Ad Argenta gli estensi dovevano avere una residenza almeno dal 1445, quando vengono poste in opera alcune colonne con basi e capitelli di costo ragguardevole (circa 100 ducati doro); Franceschini, op. cit., I: p. 252, doc. 535h; pp. 368-9, doc. 68200; p. 253, doc. 536f; p. 374, doc. 683gg; p. 333, doc. 654b; pp. 482-3, doc. 821a; cfr. Folin, op. cit., pp. 96-7 e nota 48. Nel 1474 Argenta figura tra le Castelle del duca in Romagna, insieme a Lugo, Fusignan, Conselexe, Bagnacavalo, SantAgata e Massa di Lombardi; Caleffini, op, cit., p. 92. Nel castello lanno successivo vengono ospitati: Pino Ordelaffi signore di Forl (18 ottobre); Giovanni Francesco Gonzaga, figlio del marchese di Mantova Ludovico, diretto a Napoli (23 novembre); Caterina, figlia del Signore di Mirandola (7-8 dicembre); ivi, pp. 125, 130. Nel 1482, allo scoppio della guerra con Venezia, documentato lOrdine de fortificare Arzenta. Riporta il Caleffini: Al di dicto [16 marzo] fureno commandato tuti li contadini de Ferrara ad Arzenta perch avessero a cavare de dreto et intorno lo castello de Arzenta del duca nostro, uno ramo del Po per redurlo in forteza, che non era; op. cit. p. 367. Il 28 dicembre larmata di Venezia ad Argenta: se scoperse una grandissima armata de la signoria de Vinesia a SantAlberto, suso la quale se dise essere dodicemila persone, che fureno galere sotile, borbote, fusti, barche armate et altri fusti de nave, suso la quale armata [...] in quella notte vene suso per Po per venirsene ad Arzenta et al fossato del
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La Bastia dello Zaniolo nella sanguinosissima guerra contro il papa


Lemblema della granata svampante, che occhieggia dal cornicione di Ospital Monacale (figg. 4-5), legato allimportanza assunta dallartiglieria, per la dinastia estense, con Alfonso I, il principe italiano che per primo organizza la produzione delle armi da fuoco di grosso calibro con un insediamento strutturato, che oggi definiremmo industriale, e ne fa un fattore propulsivo politico-economico che non ha eguali nellItalia 39 dellepoca . Di lui scrive Antonio Frizzi: [...] Si occupava spesso entro segreta bottega domestica in lavorare [...] alla fonderia dei metalli, alle manifatture in acciaio, ed altre simili meccaniche fatiche [...] Sopra tutto celebre si rese nel formare artiglierie, delle quali il numero, la perfezione, ed il maestrevole maneggio tanto gli 40 giovarono [...] . Questa passione si rivela strumento essenziale per la difesa di Ferrara nei primi due decenni del secolo, in una situazione di fragilit politica e militare per la citt, sottoposta comera da un lato ai progetti espansionistici del papa, dallaltro a quelli della Serenissima, sua secolare antagonista. Alfonso 41 punta tutto sulla difesa, realizzando il nuovo circuito delle mura e dando il massimo impulso allartiglieria. E ha una tale considerazione delle sue creature migliori, da attribuir loro veri e propri nomi di battaglia: 42 43 Giulia , Taramoto, Grandiavolo, Spazzacampagna, Regina (secondo alcuni dedicato a Lucrezia?), etc. . Una delle occasioni in cui questartiglieria esprime tutta la potenza delle sue bocche di fuoco la guerra che oppone, tra 1511 e 1512, il duca dEste a papa Giulio II, successo a papa Alessandro VI Borgia (1503), con le truppe spagnole schierate nella Lega Santa a fianco dellesercito del pontefice, e i francesi dello sfortunato Gaston de Foix-Nemours (1489-1512) alleati del duca. La fortezza della Bastia viene coinvolta nel conflitto per ben tre volte. Nel corso del pi cruento di questi scontri lo steso Alfonso viene colpito da un pezzo di pietra spezzatasi da un merlo che lo lascia a terra 44 tramortito; trasportato ad Argenta, nel castello ducale, si riprende solo dopo tre giorni . Nella battaglia finale, che sconfigge i papalini a Ravenna l11 aprile del 1512 - giorno di Pasqua - ma 46 probabilmente gi nella lunga contesa della Bastia , Alfonso esperimenta con successo la potenza distruttiva delle artiglierie di grosso calibro, grazie soprattutto allimpiego di un ordigno micidiale, che 47 scoppiava sprigionando il fuoco da tre lati , la granata svampante appunto. LAriosto rappresenta quasi visivamente il momento estremo dei combattimenti: Di qua la Francia, e di l il campo ingrossa / la gente ispana; e la battaglia grande. / Cader si vede e far la terra rossa / la gente
Zaniolo, per tuore la bastia del Zaniolo et Arzenta et la Romagna; ivi, p. 447. Il castello viene menzionato dal Caleffini fino al 1488. 39 Locatelli, La fabbrica ducale estense delle artiglierie, Bologna 1985, p. 42. 40 Frizzi, op. cit, pp. 222-3; ivi, p. 35. 41 F. Ceccarelli, Principi, citt e architettura. Ferrrara nel Cinquecento, in J. Bentini (a cura di), Este a Ferrara. Una corte nel Rinascimento, cat. della mostra (Ferrara 2004), Cinisello Balsamo, Milano 2004, p. 136. 42 Progettata e realizzata nel 1512, prende il nome dal fatto che era stata fusa col bronzo recuperato dalla statua di Giulio II, distrutta dopo la sconfitta subita dai papalini a Ravenna; i frammenti erano stati donati dai Bentivoglio di Bologna, amici fraterni di Casa dEste. 43 A.G. Brescanzin, I cannoni di Alfonso I dEste, in Bollettino della Ferrariae Decus, 13, 1998, pp. 42-4. 44 Fu portato cos tramortito Alfonso in Argenta [...] non si rihebbe, e torn mai in se, se non a fatica dopo il terzo giorno; La vita di Alfonso..., cit., pp. 101-3. Per quanto riguarda il castello di Argenta vedi la nota 36. 45 Sulla battaglia di Ravenna vd. in particolare: G. Rossi, La sanguinosissima battaglia di Ravenna; riportato in E. Baldini, N. Cani, P. Compagni, Pasqua di sangue. La Battaglia di Ravenna 11 aprile 1512, Ravenna 2012, pp. 143-55. Nel medesimo volume vedi anche le pp. 30-47. 46 Luso della granata nella presa finale della Bastia (gennaio 1512) non documentato; tuttavia molto probabile visto che precede la battaglia di Ravenna di soli tre mesi, fa parte della stessa campagna militare e si risolve anchessa in favore di Ferrara soprattutto per merito dellartiglieria. Lazione icasticamente descritta dallAriosto: Le genti di Romagna mal condotte / contra i vicini e lor gi amici, in guerra, / se navedranno, insanguinando il suolo / che serra il Po, Santerno e Zannolo. / Nei medesmi confini anco saprallo / del gran Pastore il mercenario Ispano, / che gli avr dopo con poco intervallo / la Bastia tolta, e morto il castellano, / quando lavr gi preso; e per tal fallo / non fia, dal minor fante al capitano, / che del racquisto e del presidio ucciso / a Roma riportar possa lavviso. / Costui sar, col senno e con la lancia, / chavr lonor, nei campi di Romagna, / daver dato allesercito di Francia / la gran vittoria contro Iulio e Spagna. / Nuoteranno i destrier fino alla pancia / nel sangue uman per tutta la campagna; Orlando Furioso, cap. 3, versi 53-54. Sulla battaglia dello Zaniolo vd. anche: Francesco Guicciardini, Storia dItalia (1561-1563), a cura di E. Scarano, Torino 1981, II, pp. 987-8; Giovambattista Giraldi, Commentario delle cose di Ferrara et de Principi di Este, Venezia, appresso Giovanni Rossi, 1597, pp. 121-3; Bonaventura Pistofilo, Espugnazione della Bastia dello Zaniolo, Ferrara, Tipografia Gaetano Bresciani, 1847; Frizzi, op. cit., pp. 255-7 e 261-2; cfr. Renzi, op. cit., pp. 46-9. 47 Frizzi, op. cit., p. 265; cfr. Locatelli, op. cit., p. 39.
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darme in ambedua le bande. / Piena di sangue uman pare ogni fossa: / Marte sta in dubbio u la vittoria mande. / Per virt dun Alfonso al fin si vede / che resta il Franco e che lIspano cede, / e che Ravenna 48 saccheggiata resta . Paolo Giovio dal canto suo descrive efficacemente la granata e il suo effetto: Alfonso, Duca di Ferrara, capitano di risoluta prodezza e mirabil costanza, quandegli and alla battaglia di Ravenna, port una palla di metallo, piena di fuoco artificiale che svampava per certe commissure, ed di tale artificio che a luogo e tempo, il fuoco terminato rompendosi farebbe gran fracasso di quegli che gli fussero incontro [...]. Mostrollo 49 in quella giornata sanguinosa perch drizz di tal sorte lartiglieria che fece grandissima strage di uomini . Il successo conseguito tale che Alfonso decide di fare della granata quello che sar il pi usato dei suoi 50 51 52 emblemi . Scrive in proposito il Frizzi: Affermano il Giovio ed il Sardi , che dalluso cos opportuno e meritevole che fece allora delle tremende sue artiglierie contro a tre lati del campo nemico, pigli il soggetto del corpo di questimpresa che di poi sempre us [...] alla quale poi lAriosto aggiunse il motto: LOCO ET 53 TEMPORE .

Alfonso committente di Ospital Monacale?


Oltre che utilizzata dal duca, limpresa viene concessa agli uomini darme che avevano preso parte alla battaglia di Ravenna, secondo quanto attestato sempre dal Frizzi, probabilmente basandosi sulla conoscenza diretta degli edifici: Noi la vediamo questimpresa scolpita o dipinta in molte fabbriche della nostra citt, e son davviso che sia un testimonio dellessere stato quelledifizio, innalzato, o donato da Alfonso, o dallaver ivi abitato alcuno di que cittadini che combatterono onoratamente nel fatto di Ravenna, e 54 che furono per ci, come dice il Sardi, creati Cavalieri . In quegli stessi anni losservazione condivisa da Giuseppe Mayr: e tanto ne fu leffetto delle artiglierie da lui stesso fabbricate, che molti cittadini per perpetuarne la memoria, ornarono le facciate delle proprie case con pale o granate di pietra, come ancora si vede in casa de Conti Oroboni sulla Ghiara. E ci fu contro gli Spagnoli e collegati, e non meno terribile si 55 mostr contro i Veneziani, i quali a 22 dicembre del 1509 sconfisse nella battaglia della Polesella . La verifica sui cornicioni di Ferrara ne ha messo in luce tre identici nella composizione a quello di Ospital Monacale (tranne che nel tondino, dove ci sono due perle tra una fusarola e laltra) in altrettanti edifici della 56 citt, finora ignorati: in corso Giovecca, al n. 153 (fig. 21); in via XX Settembre, al n. 46 ; in via Quartieri, al 57 n. 1 . Nessuno di questi presenta tuttavia i caratteri di monumentalit ed inserito in un contesto, paragonabili a quelli della residenza di Ospitale.
Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, cap. 33, versi 40-41; cfr. Toschi Cavaliere, op. cit., p. 378. Limpressione dellAriosto deve essere stata ben motivata se, mezzo secolo pi tardi, della battaglia di Ravenna cos scrive il Guicciardini: una grandissima battaglia, e senza dubbio delle maggiori che per molti anni avesse veduto Italia; op. cit., p. 1023. 49 Ragionamento di Monsignor Paolo Giovio sopra i motti et disegni darme, et damore, che communemente chiamano imprese, con un discorso di Girolamo Ruscelli, intorno allo stesso soggetto, Venezia, appresso Giordano Ziletti, al segno della Stella, 1560, p. 48. 50 P. Di Pietro Lombardi, Gli Este e i loro pi significativi emblemi, in Bentini, op. cit., pp. 86-7. Il termine impresa quello usato allepoca; la sua origine viene descritta nel testo di Girolamo Ruscelli a commento dellopera di Paolo Giovio: La onde un Principe, un Capitano, e un Cavaliere, che vada a qualche impresa di guerra o di particolare combattimento, volendo con qualche figura, e con motti insieme mostrare al mondo lintention loro, ritrovarono questa bella via di farlo con figure, et con motti insieme, e la chiamarono impresa, quasi che in essa fosse la meta, o lo scopo et il versaglio di tutto quello che principalmente essi, o dovevano, o disideravano, o speravano di fare; Ragionamento di Monsignor Paolo Giovio..., cit. p. 165. 51 Ivi, p. 48. 52 G. Sardi, Historiae ferraresi, Ferrara 1556, I, 11. 53 Frizzi, op. cit., p. 265; cfr. Locatelli, op. cit., p. 54. 54 Frizzi, op. cit., pp. 265-6; cfr. Toschi Cavaliere, op. cit., pp. 382-3, nota 7. 55 G. Mayr, Monete e medaglie onoraria ferraresi, Ferrara 1843, p. 52; ibidem. Nonostante quanto affermato da Paolo Giovio (vd. nota 51), probabilmente sulla scorta del Mayr che Di Pietro Lombardi ritiene che la granata fosse gi stata impiegata tre anni prima della battaglia di Ravenna, in quella contro i veneziani a Polesella; Le imprese estensi come ritratto emblematico del principe, in R. Iotti (a cura di), Gli estensi. 1: La corte di Ferrara, cat. della mostra (Modena 19971998), Modena 1997, p. 212 e nota 144. Lipotesi sembra confermata dal fatto che limpresa compare nelle pagine miniate dellOfficio di Alfonso, secondo alcuni ascrivibile agli anni 1505-1509. 56 Righini, op. cit., vol. IV, p. 118. 57 Ivi, pp. 118-9. A proposito del portale di questultimo Righini osserva: Nei pulvini dellarchivolto di marmo sono stati scalpellati i campi degli scudetti sul mezzo della fronte dei collari, che dovevano recare le imprese nobiliari; ibidem. In via XX Settembre e in via Quartieri la gola superiore non presenta decorazioni. Gola superiore con le infiorescenze di
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Fig. 21 La presenza ad Ospitale Monacale dellemblema preferito da Alfonso I, pur non costituendo in s n prova n indizio di un diretto intervento del duca nella realizzazione del complesso architettonico, ne suggerisce comunque il coinvolgimento, anche se modalit e ragioni vanno individuate. Voluta dal duca, o concessa ad un suo luogotenente, quellinsegna reiterata, resa pi evidente dalla tridimensionalit e dalla policromia, pu in ogni caso essere considerata un portato di quelle battaglie, soprattutto della vittoria di Ferrara su Ravenna di cui si celebrata l11 aprile scorso la ricorrenza del mezzo millennio.

Stato di conservazione della villa e della torre colombaia


ALTERAZIONI STRUTTURALI - La parte centrale non mostra alcun segno di manomissione strutturale se non un muro di sostegno costruito sotto la trave portante posto nel punto di intersezione tra i due bracci dellambiente a T (fig. 13), su cui grava un peso assai maggiore che sulle altre; il vano scale sinistro stato svuotato, creando un piccolo ambiente con soffitto alto cm 528.

Lala destra presenta una sopraelevazione parziale ben visibile nella fiancata destra (fig. 22) - che ha consentito di alzare il soffitto del piano terra (ad esclusione di quello del vano scale) al livello di quello della sezione centrale; il vano anteriore ha invece un soffitto di travi di cemento e tavelloni laterizi, un tempo celato da un contro-soffitto a voltini, che la famiglia dice di essere stata la cappella; il vano posteriore presenta un soffitto a caselle e cantinelle, anchesso con bussole dipinte (non a stampo) con due soli soggetti che si alternano: due sirene affrontate ad un vaso; due foglie di acanto che si dipartono da uninfiorescenza centrale. Una pi modesta trasformazione costituita dalla riduzione dampiezza delle finestre pi grandi sul fronte (fig. 23), dal tamponamento delle quattro grandi aperture posteriori e delle piccole finestre ai lati del portone anteriore. Lala di servizio a ovest stata ristrutturata, per predisporre lappartamento del fattore, nella seconda met del secolo scorso.
acanto si trova invece nei cornicioni di due edifici di via S. Romano - rispettivamente ai numeri 79-81 (che unepigrafe in facciata data al 1520) e 83-87- e nelle cornici poste sotto le finestre del secondo piano, nella facciata del palazzo di Ludovico il Moro che d su via Porta damore.

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Fig. 22

Fig. 23

CONDIZIONI DELLA VILLA La residenza (fig. 2) appare ancora relativamente solida nonostante il crollo parziale del tetto (quasi tutto lo spiovente a sud) che ha distrutto i soffitti della sala con camino verso est (fig. 16) e, solo per met, quello del salone centrale sul fronte anteriore (fig. 24); unampia porzione di quello del salotto a ovest, crollato a terra col recente sisma.

La maggiore preoccupazione per dovuta allo stato di uno dei travi portanti del tetto sul lato nord (fig. 25): il suo collasso prevedibilmente questione di mesi; il suo cedimento provocherebbe il crollo di gran parte dei soffitti dellala nobile ancora in posizione, dove si concentrano le decorazioni sopravvissute. Quasi completamente caduta inoltre la ghiera esterna del portale anteriore (fig. 11).

Fig. 24

Fig. 25

CONDIZIONI DELLA TORRE COLOMBAIA - Ancora pi grave la situazione della torre colombaia: non solo crollato per intero il tetto, ma anche uno degli spigoli del cornicione dellultimo ordine. Due lati di questo, fortemente aggettante (fig. 26), sono precipitati a terra con le scosse del recente terremoto (fig. 27). Linterno completamente svuotato e ci sono squarci anche ampi nella muratura, attribuiti allultima guerra (fig. 3).

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Fig. 26

Fig. 27

VINCOLI - Dal 1990 i due edifici sono sottoposti a vincolo della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici. La presente ricerca, che ne ha messo in luce sia gli aspetti strutturali e decorativi, sia lo stato di avanzato degrado, ha costituito un primo nucleo di informazioni resosi utile per lattivit di tutela da parte 58 della Soprintendenza e di studio da parte della Facolt di Architettura dellUniversit . I due enti, in accordo con i proprietari e in comunit dintenti con la sezione ferrarese di Italia Nostra, stanno adoperandosi per tentare di mettere gli edifici in sicurezza e individuare una soluzione che ne favorisca il riutilizzo unica via per unefficace salvaguardia futura - attraverso un recupero rispettoso delle loro peculiarit artistiche ed evidenze storiche.

I danni provocati nella regione dai recenti eventi sismici e lovvia priorit assegnata agli edifici pubblici nellopera di ricostruzione rendono la prospettiva di un recupero della residenza di Ospital Monacale estremamente incerta.

Filo (FE) 11 aprile 2012

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Il Laboratorio di restauro architettonico, del Dipartimento di Architettura dellUniversit degli Studi di Ferrara, con la Direzione scientifica del prof. arch. Riccardo Dalla Negra e della prof.ssa arch. Rita Fabbri, ha dedicato alla tutela e valorizzazione della villa un workshop; lo stato dei lavori e il business plan sono stati presentati al Salone del Restauro a Ferrara, il 31 marzo 2011.

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