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Caduta la Repubblica (1512) i Medici rimossero Machiavelli da tutti gli incarichi: ridotto nella

condizione di cittadino privato, senza alcuna rendita, si trasferì con la famiglia nel suo podere di
Sant’Andrea. Qui all’Albergaccio, Machiavelli trascorse le sue giornate dedicandosi ai lavori della
campagna: unico punto di contatto col mondo restava Francesco Vettori con il quale scambiava
delle lettere. In una di queste Vettori aveva raccontato all’amico di una donna che abitava in
prossimità della sua casa e aveva una figlia di circa vent’anni. A casa di Vettori avvenne una cena
alla quale presero parte la donna, la figlia Costanza e due ospiti fiorentini (Filippo Casavecchia e
Giuliano Brancacci). Vettori tornò sullo stesso argomento in un’altra lettera nella quale dopo aver
consumato con Costanza, esprime i motivi per cui avrebbe dovuto astenersi: l’età, l’essere sposato,
l’avere figlie, il timore di perdere la tranquillità e il timore della gelosia. Molto del frasario delle
lettere scambiate tra il 1513 e il 1514 fra Machiavelli e Vettori lo troviamo trasposto nelle battute
della commedia. La Mandragola mette in forma di commedia una beffa finalizzata a una conquista
amorosa (una tipica storia boccacciana). Trama: a Firenze una coppia di coniugi non riesce ad avere
figli. Lucrezia è una donna giovane e bella, il marito Nicia è vecchio e sciocco. A Parigi vive un
giovane fiorentino, Callimaco, che, sentendo decantare le bellezze della donna, fa ritorno a Firenze
insieme al servo Siro per conquistarla. Callimaco ricorre all’aiuto di Ligurio che inventa uno
stratagemma: Callimaco fingerà di essere un medico a conoscenza di un metodo per far ingravidare
le donne sterili ovvero dare loro a bere una pozione fatta con succo di mandragola. Ma la
mandragola è una pianta velenosa e il primo uomo che si congiungerà con la donna dopo che lei ha
bevuto la pozione morirà. Nicia abbocca e Callimaco finto medico suggerisce di catturare un
giovane per strada e costringerlo a dormire con la donna per una notte. Nicia si convince e a
convincere Lucrezia sarà il suo confessore fra Timoteo, ricompensato da Callimaco. L’inganno va
in porto e Callimaco a metà della notte si rivela dichiarandole il suo amore. Vinta dai fatti, Lucrezia
si dà anima e corpo all’amante.

Nella capacità di fondere schema antico e materia moderna è la novità della commedia. La
commedia mette in scena i principi che regolano i rapporti nella vita privata e nella vita pubblica:
l’utile e il piacere. Machiavelli sfoga nella sua commedia una serie di sentimenti contrastanti circa
la sua situazione personale di alienato, inserendo nel testo una celata volontà di mettere in
discussione i valori morali e politici della Firenze dei suoi anni. Sul piano tecnico si mantiene fedele
alla divisione in 5 atti prevista dalla teorizzazione aristotelica. Il primo atto sarebbe servito ad
introdurre l'opera e a presentare gli antefatti, i tre atti centrali alla narrazione degli sviluppi e
l'ultimo alla conclusione della vicenda. I cinque atti sono preceduti da un prologo recitato da un
attore sotto forma di monologo.
Prologo: canzone con schema metrico AbCAbCcddEE. Le prime quattro stanze danno informazioni
sulla scena, la città, i personaggi; le altre quattro sono dedicate all’autodifesa dell’autore. Nella
prima strofa è presenta la scenografia: la vicenda è ambientata a Firenze. Nella seconda strofa è
presentata la casa di Nicia (dottore che ha studiato legge). Viene presentata la via dell'Amore, che
dà sulla Chiesa di Santa Maria Novella, e frate Timoteo. Nella terza strofa è presentato Callimaco
Guadagno (al nome grecizzante è associato il cognome dei Guadagni, una famiglia di banchieri
fiorentini del tempo di Machiavelli), un ragazzo venuto da Parigi che abita nella casa a sinistra della
via (persona degna di onore e rispetto, innamorato di Lucrezia che conquista con un inganno). Nella
quarta strofa vengono enumerati i personaggi e viene palesata la loro doppia natura: un amante
meschino (ossia infelice, Callimaco), un dottore poco astuto (Nicia), un frate malvagio (Timoteo) e
un parassita (Ligurio). La quinta, sesta e settima strofa costituiscono una digressione a carattere
etico: perdita di valori morali del popolo fiorentino, della sua inclinazione alla maldicenza, alla
falsità, all'ipocrisia. Lo stesso Machiavelli deve far fronte alla malignità degli invidiosi nonché alla
malasorte. Machiavelli rivela il suo intento poetico: essendogli stato negato qualsiasi compito nella
pubblica amministrazione, si è dilettato a scrivere una commedia che riassumesse vizi e virtù della
società contemporanea. L'ottava strofa riporta l'attenzione del pubblico all'opera: Callimaco esce
fuori di casa e con sé ha il suo servo Siro.

Atto I, Scena I: Callimaco racconta a Siro l'antefatto della commedia. All'età di dieci anni è stato
mandato a Parigi dal tutore che si occupava di lui dopo la morte dei suoi genitori. Qui ha trascorso
trent'anni. Da un mese si è trasferito nella casa a Firenze perché a Parigi aveva ospitato un
signorotto toscano, Cammillo Calfucci, e aveva saputo da questi che una sua parente di straordinaria
bellezza e virtù abitava a Firenze. Callimaco, per conquistare la donna, ricorre a Liguro, un sensale
di matrimoni, che aveva un buon rapporto con Nicia. Callimaco compra la complicità di Ligurio
assicurandogli una somma di denaro; in cambio Ligurio dovrà convincere Nicia a recarsi con la
moglie alle terme.

Atto I, Scena II: Ligurio cerca di convincere Nicia a recarsi con la moglie ai bagni termali per
aumentare le possibilità di una fecondazione ma Nicia si mostra restio ad abbandonare l'abitazione
cittadina e Ligurio lo incoraggia facendo leva sul suo spirito di avventura grazie al quale si era
trovato a viaggiare per le più belle città della Toscana: Pisa, Livorno e Prato. A proposito di Pisa,
Ligurio gli chiede se si fosse imbattuto nella carrucola (uccello che cova le uova del cuculo,
cornuto; il riferimento era al tradimento erotico che Nicia avrebbe poi subito). Nicia lo corregge con
Verrucola (nome di un monte ad est di Pisa). Nicia si convince di andare ai bagni termali e di
affidarsi al medico che gli consiglierà.
Atto I, Scena III: Ligurio racconta a Callimaco che Nicia si era mostrato restio a partire ma alla fine
l’ha convinto. Nicia lo investe del compito di trovare un medico affidabile. Ligurio mette in dubbio
l’efficacia del piano: Lucrezia si sarebbe potuta innamorare di qualche altro uomo. Allora
Callimaco gli chiede di indicargli un’altra via da percorrere. Ligurio gli promette che il suo
desiderio si avvererà prima dello scadere delle ventiquattro ore (indice che la commedia rispetta
l’unità di tempo). Lo raccomanda di assumere i panni di un medico e di imparare qualche frase in
latino e di presentarsi a Nicia come dottore parigino in grado di risolvere il suo problema di sterilità.

Atto II, Scena I: Ligurio inizia l’opera di convincimento per condurre Nicia da Callimaco. Gli dice
che si tratta di un medico esperto dei casi come il suo; non è conosciuto a Firenze perché ha
spostato i suoi affari a Parigi. I due si recano alla residenza di Callimaco. Ligurio chiede al servo
Siro se Callimaco è in casa. Nicia lo rimprovera per non aver preposto l’appellativo "maestro"
(termine riferito al medico, diverso da doctor usato per l'avvocato). Nicia dimostra una cura per la
forma e per le convenzioni sociali.

Atto II, Scena II: Callimaco chiede a Nicia la ragione della visita e gli risponde che soffre di
sterilità. Callimaco lo rassicura dicendogli che ha studiato medicina a Parigi per aiutare i signori
rispettabili come è lui. Questi modi rispettosi e l'ostentata conoscenza di termini latini conquistano
la fiducia di Nicia. Callimaco insinua che uno dei problemi potrebbe essere l'impotenza di Nicia, il
quale controbatte dicendo che in tutta Firenze non c'è uomo più focoso di lui. Nicia chiede se si
possa trovare un rimedio. Interviene Ligurio che allude a una pozione che favorirebbe la
fecondazione. Callimaco regge il gioco e Ligurio propone un’analisi dell’urina e dispone che Siro
accompagni a casa Nicia per produrre il campione necessario (in realtà è un pretesto per poter
istruire Callimaco sulla restante parte del piano).

Atto II, Scena III: Nicia e Siro si dirigono a casa di Nicia che coglie l'occasione per lodare
Callimaco ed elabora una filippica conto i malcostumi dei fiorentini, buoni solo a gozzovigliare ai
matrimoni e ai funerali e pronti a raggirare le persone.

Atto II, Scena IV: Siro esprime il suo scetticismo nei confronti della pazzia d’amore di Callimaco.
Siro si fa portavoce di una classe proletaria aliena al mondo borghese immerso in frivoli intrecci
amorosi. I comportamenti di Callimaco appaiono incomprensibili e ingiustificabili proprio perché
rispondono a un capriccio aristocratico.

Atto II, Scena V: Nicia parlando con la moglie, le rinfaccia la sterilità e le rimprovera la sua
indolenza a fare ciò che il dottore le ha ordinato di fare (produrre il campione di urina). Consegna il
campione a Siro e si dirigono verso l’abitazione di Callimaco.
Atto II, Scena VI: Siro cede il campione di urine a Callimaco e dopo averlo esaminato dice che c’è
una debolezza renale. Callimaco spiega che è normale che l'urina femminile sia più scura di quella
maschile dal momento che la vagina secerne altre sostanze. Asserisce poi che la donna viene mal
coperta di notte. Nicia non capisce a cosa vuole alludere e si giustifica dicendo che la coperta è
spessa ma la donna sgattaiola fuori di notte per recitare preghiere. Callimaco svela la strategia per
curare la sterilità della coppia: la donna dovrà assumere la mandragola (pianta alla quale vengono
attribuite due capacità: quella di curare l'insonnia e quella di favorire la fecondità). Callimaco dice
di averla somministrata a diversi nobili francesi. Lucrezia avrebbe dovuto prenderla la sera stessa.
Ma il primo uomo che si fosse congiunto sessualmente con la donna dopo aver assunto la pozione
sarebbe morto. Callimaco suggerisce di far giacere la donna con un garzone. Ligurio avrebbe fatto
recapitare il garzone a casa sua. Problema maggiore è convincere Lucrezia. Ligurio ritiene che con
il supporto di un confessore e della madre, Nicia vincerà ogni inibizione della moglie.

Atto III, Scena I: Nicia e Ligurio persuadono Sostrata (madre di Lucrezia) a dare il suo contributo
per favorire la riuscita del piano. Sostrata s’impegna a vincere ogni resistenza della figlia. Se il
tradimento è l’unico mezzo col quale la famiglia può ottenere la felicità, allora tanto meglio. Andrà
da Lucrezia per condurla dal confessore. Nicia e Ligurio anticiperanno l’arrivo delle due donne e
corromperanno fra’ Timoteo.

Atto III, Scena II: Nicia spiega a Ligurio perché sua moglie è così diffidente. Su consiglio di una sua
amica, Lucrezia fece voto di assistere per quaranta giorni di fila alla prima messa della giornata
nella Chiesa dei Servi in cambio di una gravidanza. Il voto si interruppe dopo venti giorni perché un
frate cominciò a farle delle avance. Da allora la moglie si mostra schiva verso tutti e tutto. Ligurio
gli fa delle raccomandazioni riguardo al colloquio con il frate: dovrà intervenire solo quando lui lo
riterrà opportuno. Nicia si dovrà fingere sordo e dovrà partecipare alla conversazione solo quando
Ligurio alzerà la voce e non dovrà intromettersi neanche quando Ligurio dirà cose in apparenza
disformi.

Atto III, Scena III: Una donna durante la sua confessione tocca diversi argomenti: la messa da dire a
favore del marito in cambio di denaro; la posizione dell'anima del marito nell'al di là; il pentimento
per la pratica di sodomia che il marito la costringeva a fare; la paura dell'avvento dei turchi sul
suolo italiano e delle torture che i turchi erano soliti perpetrare nei confronti dei conquistati
(l'impalamento). Il prete risponde con un invito alla pratica di penitenza, alla preghiera e alla fede
nella benignità di Dio.
Atto III, Scena IV: Ligurio dice al frate che Nicia è diventato sordo e non si deve prendere in
considerazione ciò che dice. La storia che racconta è miscellanea di verità e menzogna: Cammillo
Calfucci, nipote di Nicia, sarebbe partito per la Francia lasciando la figlia nel monastero fiorentino
la quale per trascuratezza delle badesse e per leggerezza mentale si è fatta mettere incinta. Bisogna
che egli la convinca ad abortire per salvare il nome della famiglia e del monastero e per sanare il
rapporto tra padre e figlia. In compenso Nicia avrebbe elargito una somma di duecento ducati. Il
prete cede.

Atto III, Scena V: Nel frattempo che Ligurio è lontano fra' Timoteo rivolge alcune domande a Nicia,
il quale finge di non capire. Il prelato rinuncia a ogni possibilità di conversazione e si consola
ragionando sugli usi che potrebbe fare di quel denaro. Ligurio torna.

Atto III, Scena VI: Ligurio la figlia di Cammillo ha abortito. Però il prete dovrà fare un altro
servizio. Ligurio gli fornirà maggiori informazioni a quattr'occhi; così lasciano da solo Nicia.

Atto III, Scena VII: Nicia ragiona tra sé e sé. È sconcertato per il modo in cui viene trattato: l'intera
questione sembra un incubo, Ligurio cambia continuamente le carte in tavola e teme di essere
l'unico a doverci rimettere. I suoi pensieri si interrompono quando scorge i due tornare.

Atto III, Scena VIII: Il frate dichiara di essere pronto a collaborare e Nicia non riesce a contenere la
felicità e chiede a Ligurio se suo figlio sarà maschio. Ligurio risponde affermativamente. Poi il frate
li invita a nascondersi ai lati della chiesa, mentre lui aspetterà le due donne.

Atto III, Scena IX: fra' Timoteo si sente beffato da Ligurio e Nicia (ha capito che la prima richiesta
era soltanto una messinscena per poterlo testare, ma sta al gioco perché sa che potrà ricavarne
dell'utile). Esprime perplessità sulla riuscita del piano: Lucrezia sarà difficile da persuadere, ma lui
cercherà di fare leva sulla bontà della donna.

Atto III, Scena X: Sostrata inizia l'opera di convincimento con la figlia. Le dice che se al frate starà
bene questo inciucio il senso di colpa non dovrà gravarle troppo sulla coscienza. Lucrezia le confida
che teme per la leggerezza di pensiero del marito che, pur di avere figli, sarebbe disposto a tutto.
Sostrata la prega di rimandare la decisione alla fine del colloquio con il frate.

Atto III, Scena XI: Il frate ammette di aver già parlato con Nicia e di aver già fatto una ricerca sui
libri sacri per giungere a una conclusione cristiana. Parte dal presupposto che è saggio ricercare un
bene certo anche a costo di incorrere in un male incerto. In questo caso il bene certo è la gravidanza;
il male incerto è la morte del garzone. Lucrezia avrebbe dovuto tenere a mente che ciò insozza il
corpo, non l'anima. Pertanto prendersi qualche libertà fisica non comporta la dannazione eterna;
piuttosto è peccato non far felice il marito. Per di più bisogna sempre considerare lo scopo per il
quale si fanno determinate azioni e il suo è il più nobile di tutti (voler mettere al mondo un
bambino). Le porta l'esempio biblico di Lot: egli, rimasto solo dopo la distruzione di Sodoma e
Gomorra, dovette accoppiarsi con le sue figlie per ripopolare la terra. Lucrezia accetta la piega
bizzarra che stanno assumendo gli eventi.

Atto III, Scena XII: Il frate comunica che l'opera di persuasione è andata a buon fine. Nicia esulta
per la gioia e il frate capisce che non è sordo. Il frate coglie l'occasione per chiedere qualche altra
elemosina votiva per l'avvenuta guarigione di Nicia, il quale reindirizza il discorso sull'imminente
gravidanza della moglie. Il frate gli augura un figlio maschio e i tre si separano.

Atto IV, Scena I: Callimaco esterna le sue paure e angosce. Teme che la fortuna gli volti le spalle,
che Lucrezia sia troppo ritrosa. Teme per l'anima sua e per la futilità della sua ricerca ostinata
dell'amore di Lucrezia. Rabbrividisce al pensiero di ciò che lo attende nell'al di là e si convince che,
se tanti uomini sono finiti all'inferno per un peccatuccio, la sua anima è destinata alla dannazione
eterna. Ma anche se volesse togliersi Lucrezia dalla mente, il suo cuore è troppo invaghito di lei.

Atto IV, Scena II: Ligurio scorge in lontananza Callimaco e gli porta la buona notizia: il frate è
riuscito a convincere Lucrezia e vuole trecento ducati. Ligurio chiede all'amico se si fosse procurato
la bevanda. Callimaco ha preparato un bicchiere di vino speziato per alleviare i disturbi di stomaco
e per distendere i nervi. Callimaco poi riflette sul fatto che i due hanno promesso a Nicia che
saranno loro a procurargli il garzone. Ligurio propone di far recitare al frate la parte del medico. Il
travestimento di Callimaco consisterà in una mantella, un liuto e un naso finto. Callimaco, sotto
mentite spoglie, avrebbe dovuto aggirarsi per la via di Calfucci suonando il liuto. Loro lo avrebbero
preso, stordito, portato in casa e buttato tra le braccia di Lucrezia.

Atto IV, Scena III: Callimaco ordina a Siro di prendere un bicchiere d'argento, coperto da un drappo
e di portarlo a Nicia, il quale doveva somministrare alla moglie la pozione dopo cena.

Atto IV, Scena IV: Callimaco è di nuovo solo e pianifica il suo suicidio nel caso il piano fosse
sventato per qualsiasi accidente (si getterà dall'Arno o da una finestra, si pianterà un coltello nel
cuore o si impiccherà). Poi scorge in lontananza Ligurio, Siro e il frate travestito.

Atto IV, Scena V: Siro chiede chi è l'uomo che ha accanto. Ligurio chiede a Callimaco di ammonirlo
affinché non dica qualcosa fuori posto. Callimaco gli ordina di seguire i comandi di Ligurio. Siro
riferisce che il bicchiere è stato recapitato a Nicia. Callimaco, Siro e Ligurio si allontanano per
travestirsi.
Atto IV, Scena VI: fra' Timoteo si lamenta della sua bontà che lo ha condotto in quel pasticcio. Ma
ha fiducia che andrà tutto bene, dal momento che tutti hanno a cuore il medesimo fine. Ligurio e
Siro, entrambi travestiti, tornano dal frate.

Atto IV, Scena VII: fra' Timoteo, Ligurio e Siro (travestiti) si dirigono a casa di Nicia.

Atto IV, Scena VIII: Nicia si lamenta dell'indole difficile e ostinata della moglie.

Atto IV, Scena IX: Nicia riconosce Ligurio e Siro, ma stenta a capire l'identità del medico (in realtà
è fra’ Timoteo) e quando Ligurio dice che è il medico Callimaco, Nicia lo paragona a "Va-qua-tu",
proverbiale carceriere fiorentino, divenuto famoso per la sua capacità a dissimulare se stesso e a
celare i più pericolosi segreti. Ligurio spiega che il mascheramento della voce è stato possibile
grazie al trucco delle noci in bocca. Nicia si offende perché Ligurio non aveva pensato di rendere
partecipe anche lui di questo trucco. Ligurio gli offre delle sfere di cera cosparse di aloe, una
sostanza amarissima. Nicia la sputa e Ligurio si scusa. Ligurio dispone la piccola brigata secondo
schemi bellici: Callimaco (il frate travestito) al corno destro, in mezzo il dottore, al corno sinistro
lui e dietro in retroguardia Siro. L'uso del termine "corno" segue l’intento di Ligurio di farsi beffa di
Nicia. Ligurio cita San Cuccù che, a suo dire, è il più onorato santo di Francia. In realtà deriva dalla
radice "cocu" che vuol dire cornuto. Ad un certo punto si ode il suono di un liuto e si manda Siro
per capire se il suonatore possa essere adatto al loro scopo. Siro, come da piano, porta ottime notizie
circa il ragazzo e appena Callimaco spunta nella via, questi gli si buttano addosso, lo stordiscono e
lo portano in casa.

Atto IV, Scena X: Il monologo di fra' Timoteo anticipa e riassume eventi che accadranno la sera.
Nessuno dormirà: lui svolgerà le sue mansioni di frate, Siro e Ligurio ceneranno, Nicia attenderà,
Callimaco e Lucrezia consumeranno l'adulterio.

Atto V, Scena I: fra’ Timoteo non ha chiuso occhio (ha letto un’agiografia, ha acceso una lampada
ad olio in chiesa, ha pulito un'immagine votiva). Si apre una digressione a carattere etico sulla
svogliatezza dei frati che non si riservano neanche più di pulire i quadri sacri per l'adorazione: a suo
dire, è riconducibile proprio a questa trascuratezza degli edifici sacri il calo di presenze in chiesa. Il
monologo si interrompe quando da casa Calfucci escono Nicia, Callimaco, Ligurio e Siro e lui si
apposta lì vicino per origliare.

Atto V, Scena II: Nicia, Ligurio e Siro portano fuori di casa il garzone. Nicia chiede a Siro e Ligurio
di andare a trovare Callimaco per dirgli che è andato tutto bene. Ligurio dice che loro non hanno
assistito a nulla, dato che quella notte si erano rintanati in cantina a mangiare e bere. Nicia gli
racconta che mentre Sostrata era davanti al camino e Lucrezia era nella camera da letto ad aspettare,
lui ha condotto il ragazzo in una dispensa e lo ha spogliato per accertarsi dello stato di salute: egli
non aveva bolle sul corpo, quindi non aveva contratto la sifilide. Aveva un corpo vellutato e
carnoso, ma in viso era assai brutto con la bocca storta e il naso pronunciato. Finita l’analisi del
fisico del giovane, Nicia lo porta nella camera di Lucrezia e poi raggiunge sua suocera davanti al
caminetto. I due parlano del carattere di Lucrezia e del bambino. A Nicia vengono i sensi di colpa
per aver causato la morte del povero garzone. Ligurio lo invita a ragionare d’altro e Nicia si
spazientisce per la lentezza del dottore. Decidono di incontrarsi alla chiesa dei Servi dove Lucrezia
avrebbe ricevuto la benedizione per il futuro figlio e Nicia avrebbe fatto un’offerta al frate per
ringraziarlo dei servigi del giorno prima.

Atto V, Scena III: Il frate decide di aspettarli in chiesa, dove avrebbe potuto ricavare più profitto.

Atto V, Scena IV: Calliamaco racconta che per le prime ore aveva avuto difficoltà a provare piacere
per una serie di angosce. Dopo aver rivelato alla donna il suo amore e il suo inganno e dopo il
beneplacito di Lucrezia, tra i due sboccia la passione. Lucrezia ritiene che se la stupidità del marito,
l'astuzia dell'amante, la sciocchezza della madre e la malvagità del prete l'hanno condotta tra le
braccia di Callimaco, allora doveva esserci un piano divino affinché i due divenissero amanti e non
poteva opporsi. Però aveva delle condizioni da imporre: Callimaco avrebbe dovuto amarla per
sempre e avrebbe dovuto prenderla in moglie nel caso in cui Nicia fosse morto prima del tempo.
Lucrezia gli chiede di diventare amico del marito e amico di casa a partire da quel pomeriggio.

Atto V, Scena V: Nicia propone di andare a trovare il frate per ricevere la benedizione sul futuro
nascituro e la suocera concorda con lui. Lucrezia è sempre scontrosa.

Atto V, Scena VI: Il frate vede le donne arrivare; arrivano anche Callimaco e Ligurio. Nicia
congiunge la mano di Lucrezia con quella di Callimaco e invita Callimaco e Ligurio a pranzo e
consegna a Callimaco la chiave di casa sua, da usare in caso di bisogno. Nicia fa delle elemosine al
monastero per ringraziare il frate dei disturbi. Fra’ Timoteo saluta il pubblico.

Per il carnevale del 1526 Guicciardini, presidente della Romagna, progettò di organizzare a Faenza
una rappresentazione della Mandragola. Machiavelli promise di essere presente all’evento e di
portare con sé un’amica, Barbara Salutati, che avrebbe cantato gli intermezzi che egli si prometteva
di comporre. Nel dicembre 1525 Guicciardini chiese a Machiavelli di comporre un altro prologo
essendo quello originario incomprensibile al pubblico romagnolo per le allusioni personali che
conteneva. Nel gennaio 1526 Machiavelli spedisce a Guicciardini in allegato a una sua lettera il
manoscritto di 5 canzoni per cantarle fra gli atti. In realtà due di esse erano già state utilizzate
l’anno prima come intermezzi della Clizia. Della rappresentazione faentina non abbiamo altre
notizie: se ebbe luogo né Guicciardini, richiamato d’urgenza a Roma dal papa, né Machiavelli vi
presenziarono.

Canzone I (prima della commedia): ballata di 3 strofe scritta in sostituzione del prologo originario
(“Idio vi salvi, benigni auditori”).

Canzone II (dopo il primo atto): madrigale che serve da commento allo stato d’animo di timore e di
speranza in cui si dibatte Callimaco.

Canzone III (dopo il secondo atto): frottola i cui versi mettono in risalto la stupidità di Nicia.

Canzone IV (dopo il terzo atto): madrigale già usato come intermezzo dopo il quarto atto della
Clizia.

Canzone V (dopo il quarto atto): madrigale con elogio della notte che accompagna i piaceri degli
amanti.

Come la commedia antica il servo aiuta il padrone affinché possa soddisfare i capricci amorosi;
l’ambientazione è moderna e i personaggi sono individuali. Il fatto di non dilatare né comprimere i
tempi della vicenda rappresentata rispetto al tempo reale della rappresentazione gioca a favore del
realismo della commedia. Suggerisce anche l’esistenza di un fuori scena dei personaggi e dunque la
loro autonomia rispetto alla stessa rappresentazione (anche questo a vantaggio del realismo).

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