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Le fonti dell’ordinamento britannico
• La company law
• I professional accountants
• I domestic factors (stock exchanges & taxation system)
• Centralità delle limited liability companies con bilanci depositati
(“Registrar of Companies”) e revisionati
• Grandi imprese di revisione, ancora sotto forma di studi associati a
responsabilità illimitata, con funzioni anche di consulenza fiscale e
aziendale
• Poche richieste dalle autorità di borsa, ancor meno dalla normativa
fiscale, per la quale da tempo non è possibile alcun inquinamento
• Poche influenze dall’estero, soprattutto UE
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La professione contabile
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L’elaborazione di “standard”
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Le fasi nell’elaborazione di standard
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Caratteristiche generali dell’accounting
britannico
• Forte patrimonialismo, tendenza a considerare i valori intrinseci dei beni
più che la loro determinazione correlata al reddito
• Propensione per i valori correnti, o di mercato, rispetto a quelli storici,
che comunque ammettono “rivalutazioni”
• Possibilità di compensazioni, addirittura dell’Avviamento con le Riserve
del netto
• Preferenza del consolidamento sintetico (metodo del patrimonio netto,
per il quale si rinvia) per valutare le controllate
• Netta separazione dalla rendicontazione sociale o ambientale, forte
polarizzazione verso la comunicazione di tipo strettamente finanziario
• Rapida convergenza verso i principi internazionali IAS/IFRS
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Ragioneria comparata
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Le fonti dell’ordinamento statunitense
• Il diritto societario, quello tributario e l’ordinamento delle professioni è
competenza degli stati; l’Unione si occupa “solo” dei bilanci delle aziende
quotate
• Anche qui l’esercizio della professione teoricamente non è legato
all’iscrizione all’AICPA, teoricamente…
• Per lungo tempo, in materia commerciale, lo stato leader è stato il New
York, ma le prime blande prescrizioni di bilancio si devono al Kansas (le
“Blue Sky Laws” del 1911), poi progressivamente diffuse negli altri
• Per “ritrovare” il corpus attuale delle norme si deve attendere la crisi del
1929, dalla quale sarebbero nate tanto la Securities Act del 1933, quanto
la Stock Exchanges Act con cui venne istituita la SEC
• Ancora oggi la norma di legge rinvia essenzialmente alla SEC, la quale, a
parte poche releases, rinvia a sua volta ai principi di emanazione
professionale
• Fuori da questo tutto è rimesso agli stati, nemmeno la pubblicazione del
bilancio per le società minori è obbligatoria (il Regno Unito l’ha resa
obbligatoria nel 1967)
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La professione e l’emanazione di standard
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L’invenzione del Conceptual Framework
• Dall’approccio empirico primitivo all’approccio deduttivo e razionale
• La “carenza” di una dottrina sui sistemi contabili (come in Italia) rendeva
necessaria l’istituzione di un quadro concettuale nel quale inserire i singoli
principi, ciò che fu prodotto in diverse “ondate” dagli anni ‘70 agli ‘80 del XX
secolo
• “Merito” del Conceptual Framework fu quello di definire gli obiettivi del bilancio
• Fornire informazioni utili alle decisioni economiche in generale, interne o esterne
all’azienda
• Informazioni patrimoniali e finanziarie utili in particolare a decisioni di investimento o di
concessioni di finanziamento
• Informazioni economiche, capaci di indicare la capacità prospettica dell’azienda di
produrre flussi di cassa
• Rendiconto sull’attività direzionale che facciano da “discarica” delle responsabilità
amministrative nei confronti della proprietà
• E le “caratteristiche qualitative” del bilancio
• Grande trade-off tra rilevanza e affidabilità dell’informativa di bilancio
• Dalla rilevanza derivano: valore previsivo, valore di feedback, tempestività
• Dall’affidabilità derivano: verificabilità, affidabilità interpretativa (congruità), neutralità
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I “Financial Statements” nell’impostazione
americana classica
• Balance sheet (più recentemente “statement of financial
position/condition”) a sezioni contrapposte e in ordine di liquidità
crescente
• L’income statement, o earning statement, o operation statement
(quasi mai “profit and loss account” come in UK), molto dettagliato, a
ricavi e costo della produzione venduta, e con dati comparativi
triennali
• Lo statement of cash flow, più recente, ha sostituito nel 1987 un
precedente rendiconto dei flussi finanziari totali (Statement of
changes in financial position)
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Principali criteri di valutazione
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Ragioneria comparata
Caratteri generali della dottrina anglo-sassone
a.a. 2019/20
Il decollo
• Dopo un lento intensificarsi del vecchio precettismo l’Accounting
“esplode” alla fine del XIX secolo (il cd. periodo pre-classico)
• Contributi importanti all’Accounting anche da non contabili, come l’ing.
F. Taylor nel Cost Accounting e l’economista I.Fisher negli studi di reddito
e capitale
• La prima indagine non precettistica è il Philosophy of Accounting di
Sprague (1907/08), preceduta da (1904) The Accountancy of Investment
in cui è abbandonato il personalismo (parallelo con Schär, Hügli e Besta)
• A questo testo rispose Hatfield (1909), uno dei primi docenti universitari,
considerato la prima discussione generale di teoria e pratica contabile
• Dello stesso autore (1938), in collaborazione con Saunders et al.
un’opera sui principi contabili
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Il consolidamento (1)
• Hatfield, Dicksee ed altri pre-classici (retrospettivamente definiti come
‘assets and liabilities view’) si basano sui due capisaldi della prudenza:
principio di realizzazione e costo storico – prevalenza dello stato
patrimoniale
• Successivamente nasce anche un redditualismo americano (Gilman,
1939), influenzato da Schmalenbach e Zappa, incertezza dei dati
contabili e prevalenza del conto economico: ‘revenues and expenses
view’
• A Dickinson si deve l’esclusione di fitti passivi e interessi passivi dal costo
di prodotto, altre proposte tecniche e l’attuale schema del conto
economico
• A Dicksee (uno dei non molti GB) si deve l’inizio di una letteratura sulla
Revisione aziendale e l’introduzione del ‘going concern principle’
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Il consolidamento (2)
• Sempre a Dicksee si deve la distinzione tra un ristretto ‘dirty surplus’ del
conto economico gestionale e il ‘clean’ surplus del conto economico
complessivo
• E sempre a Dickinson si deve la prima comparazione (tra USA e GB)
• Il conto ‘where-got, where-gone’ di Cole (1908/10) è l’antenato di un
rendiconto finanziario
• L’unico altro paese che mostra una letteratura contabile in questi anni è
il Canada (intermedia tra GB e USA)
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L’Accounting classico
• Dominato da alcune grandi figure: Paton e Littleton in America la LSE in
UK (Baxter, Solomons e Edey, chiamati il “triumvirato”)
• A Paton (Accounting theory: with special reference to corporate
enterprise, 1922) si deve un sistema contabile ’postulatorio’ e
redditualista: principale compito della Ragioneria è determinazione del
reddito attraverso la contrapposizione di costi e ricavi
• Insieme a Littleton il classico (1940): An introduction to corporate
accounting standards, dove si incontrano il pensiero analitico del primo
e l’approccio induttivo del secondo: la prima serie di principi sviluppati
deduttivamente ma a partire da generalizzazioni della pratica
• Moderato favore per i costi storici e sostegno alla entity theory –
teoricamente a favore del costo di sostituzione fondato sul “potere
d’acquisto”
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L’Accounting classico (segue)
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Le istituzioni dell’Accounting classico
• Alla base di questa produzione, una delle più numerose e autorevoli,
anche se non ancora riconosciute fuori dal mondo anglosassone, sta la
straordinaria espansione industriale e finanziaria americana della prima
metà del XX secolo
• A sua volta ciò esercitò una pressione per orientare il sistema educativo
a fornire esperti con una formazione universitaria
• La Wharton School of Finance and Economy fu fondata in Pennsylvania
nel 1881, seguono altre
• Tra queste (1908) la Harvard Business School
• In Inghilterra nel 1895 abbiamo la London School of Economics and
Political Science, mentre le università tradizionali qui restano un po’
indietro
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Il secondo Dopoguerra
• Il serio tentativo di fare della Ragioneria una scienza: apporto di
Economia, Finanza, Ricerca operativa, Scienze comportamentali,
Filosofia e Storia
• Progresso tutto sommato moderato perché comunque subordinata ad
esigenze pratiche, legali, economiche, sociali e politiche (natura
normativa o applicata)
• Varie aree di ricerca e pratica nuove si aprono
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Nuove aree di indagine
• Il “Rendiconto Finanziario”: a partire dagli studi pionieristici già visti,
Anton (1953) e Horngren (1956) sostengono che è il “terzo pilastro” del
bilancio
• L’applicazione di metodi statistici alla revisione aziendale
• Simulazioni matematiche e “computerizzate”
• Superamento o affiancamento del costo storico con altri metodi di
valutazione corrente
• Ma soprattutto elaborazione, a partire dal 1974, di un Conceptual
Framework (USA)
• Passaggio dal cost accounting al managerial accounting
• Il dibattito però non ha portato ad una visione paradigmatica comune
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La transizione negli anni ‘50
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La golden age dell’a priori accounting (gli
anni ’60)
• Gli approcci analitici e deduttivi da massimi sistemi
• Fra questi la Current Value Accounting di Edwards e Bell (The theory and
measurement of business income), parzialmente debitrice della dottrina
tedesca (Schmidt) e olandese (Limperg): sia aggiustamenti generali sia
specifici – Profitto aziendale “reale” (profitto operativo corrente + altri
risultati “realizzati” + altri risultati “realizzabili”), mantenimento del capitale
in senso fisico
• Moonitz (1961) ”The basic postulates of accounting” (14 proposizioni base)
• Altra impostazione logico-deduttiva derivata da postulati fu quella
dell’australiano Chambers, fautore (un po’ dogmatico) del Co.Co.A.
(Continuously Contemporary Accounting) e la sua polemica con il nostro
Onida: solo gli exit values sono significativi
• Importante (1966, A statement of basic accounting theory) la posizione
dell’A.A.A. a favore di un approccio multicriterio e similmente altri autori
arrivano all’accounting “purpose-oriented”
• La “corrente” dell’information economics, fusione con la teoria dell’agenzia
e richiesta di metodi rigorosi statistico-empirici che lentamente si fa strada, 25
La ”rivoluzione” neopositivista degli anni ‘70
• Neopositivismo e “fine della storia” verso una “scienza normale” fatta
solo di verifica di ipotesi con metodi statistici
• La Ragioneria dovrebbe essere una “scienza positiva”, priva di giudizi di
valore e di normatività (definita spregiativamente come una fase arcaica,
pre-scientifica, della disciplina)
• L’“ultima” monografia un manifesto della nuova scuola (1978): “Positive
Accounting Theory”, dove il manifesto scientifico, da allora indiscusso,
viene elaborato (Watt – Zimmermann)
• Pochi risultati concreti sulla scelta di metodi in funzione delle
caratteristiche delle imprese
• La corrente minoritaria, ma sostanzialmente mainstream, dell’agency
accounting
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Le ultime decadi
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Gli “altri” paesi anglosassoni
• Un dibattito prevalentemente USA e GB, con un ruolo attivo, ma secondario,
di Canada e Australia (Chambers qui, soprattutto)
• Gli altri paesi Commonwealth partecipano, ma con contributi poco
distinguibili dal mainstream, e che ricalcano grosso modo l’ex impero
britannico (ad esempio Cipro, N.Zelanda, Malta,…)
• Il caso India, contemporaneamente inserita appieno nell’Accounting
anglosassone, ma con una storia e tradizione “pre-occidentale” propria come
e più dei cinesi (a un ragioniere indiano del VII secolo si deve l’invenzione dei
numeri negativi, dello zero e della numerazione posizionale)
• Poi ci sono i paesi del tutto o quasi “anglicizzati” dove la produzione in lingua
nazionale ha quasi soltanto valore divulgativo o legale interno (es. Israele)
• Come per i paesi francofoni scarso o nullo appare il contributo dell’area
anglofona ”in via di sviluppo”: Africa, Pacifico, Caraibi (ma, a contrario, cfr. la
Annisette, di Trinidad, per la Critical Accounting)
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