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Facoltà di Lettere e Filosofia

Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari

TESINA

IL PENSIERO GIURIDICO

di

JACOPO DA REVIGNY
1230 c. - 1296

Professoressa : Annalisa Triggiano

Specializzanda: Cristina Tombolillo

1
2
Finalità

Questa piccola ricerca ha il compito di fornire un approccio delle conoscenze di base

del diritto nell’Età Medievale che costituisce il fondamentale strumento tecnico,

formativo ed evolutivo per la comprensione e la consapevole utilizzazione degli

attuali assetti del diritto contemporaneo, di cui Jacques Revigny rappresenta uno dei

massimi protagonisti.

Revigny era ‘tormentato’ dalle due sponde legislative della sua epoca: quella del

diritto romano e quella della consuetudine.

La legge, infatti, è un testo scritto che ha come origine, come fonte di produzione

un’autorità pubblica, ovvero un titolare del potere legislativo che ha il compito di

emanare le leggi. Le consuetudini, al contrario, nascono dalla ripetizione nella pratica

di una determinata condotta; non essendo scritte possono essere soggette a variazioni

perché difficili da provare.

Il nesso tra potere politico e diritto, ossia il legame tra l'organizzazione ed i compiti

del sistema politico da un lato e le fonti del diritto dall'altro, è obbligatorio nella

ricerca dei caratteri peculiari fondanti le diverse esperienze giuridiche.

Per capire meglio il diritto attuale è fondamentale comprendere l’evoluzione storica

del diritto nelle sue varie fasi, tra cui quelle greche e romane 1, ed è anche l’unico

1
Per approfondimenti vedi: ANNALISA TRIGGIANO, Le prove giudiziarie nel mondo antico -
Tra retorica e diritto, Canterano 2017

3
modo per tentare di restituire il diritto alla persona che vive in una società organizzata

e complessa.

ALTO MEDIOEVO: BREVE STORIA DEL DIRITTO MEDIEVALE

L’Officina della Prassi 2

Il diritto segue la vita, in un clima di perenne incertezza. La pratica giuridica ha

sempre dominato e condiziona tuttora l’uomo e il mondo.

A leggere alcuni atti giudiziari della fine dell’XI sec., si rimane colpiti dal cambio di

strategia intervenuto nell'impostazione delle controversie: la conoscenza di regole

giuridiche romane si rivela fondamentale nella soluzione di cause importanti, relative

ai beni fondiari. Gli avvocati più abili, allegando le preziose leggi, riescono spesso a

vincere la causa, utilizzando tali fonti. A testi romani si rifanno anche notai eruditi,

preoccupati di giustificare l’utilità della scrittura per rendere stabili i diritti delle parti

o di far risultare la legittimità del loro operato. A Pavia 3, in una scuola in cui si

studiano con buone tecniche ermeneutiche le norme longobardo-franche per formare i

2
L’«officina della prassi» è l’officina nella quale operano gli interpreti del primo medioevo,
ovverosia, il giudice, il causidico (lo scrittore delle cancellerie laiche ed ecclesiastiche), il notaio
rogatario dei negozi.
3
Pavia nell'alto medioevo è la culla della cultura giuridica. Tra il X e XI secolo, Pavia si distingue
per la sua scuola di arti popolari, cui si affianca poi una Scuola professionale di diritto franco-
longobardo.

4
giudici, il diritto romano viene usato come legge generale per colmare le lacune degli

incompleti testi barbarici.

L’esperienza giuridica medievale scaturì da due vuoti: il primo vuoto fu quello

statuale, in seguito alla crisi e al crollo dell’impero romano d’occidente; il secondo

vuoto fu quello culturale, in seguito al declino della raffinata cultura giuridica

romana.

Protagonisti ed interpreti del diritto nell’alto medioevo sono il notarius, il iudex, lo

scriba ed il causidicus che, nella loro officina, affrontano i problemi legati alla prassi,

alla realtà, riprendendo gli schemi dei formulari giuridici romani, ma adattati e

modificati sulla base dei nuovi bisogni, tenendo in considerazione usi e consuetudini.

I dotti sapienti «sbarcavano» il quotidiano adattando alle necessità del momento

grezze regole consuetudinarie e semplici «raccoltine normative».

Basso Medioevo: il Laboratorio Sapienziale4.

Fra l’XI e il XII secolo la fucina in cui si forgia il diritto non è più l’officina della

prassi, ma il laboratorio sapienziale, in cui lavorano i giuristi dediti allo studio delle

4
Nel laboratorio sapienziale, instancabilmente lavorano ogni giorno i giuristi chini sulle pagine del
Corpus iuris giustinianeo, intenzionati a mettere a punto soluzioni giuridiche nuove e ardite.

5
pagine del Corpus iuris giustinianeo5, nell’intento di creare soluzioni giuridiche

innovative.

L’ausilio del diritto giustinianeo si rivela indispensabile anche nella Curia romana per

riorganizzare la Chiesa nelle sue fondamenta istituzionali e per sostenerne le ragioni

rispetto agli altri poteri, primo fra tutti quello imperiale 6.

Ed è proprio dal fervore della riforma gregoriana 7 che scaturisce la molla decisiva per

la ricerca del tesoro perduto. La riscoperta dei libri delle leggi è un aspetto della più

generale esigenza di appoggiarsi, nella disciplina dei fatti umani, a testi scritti di

particolare autorevolezza: necessità che ora non può ritenersi soddisfatta se non

attraverso il recupero delle fonti nella loro genuinità e integrità. Si concepisce un

ambizioso progetto editoriale, che tende a dare al testo romano volto certo e duraturo,

per via di un faticoso lavoro di costante accrescimento dei manoscritti esistenti.

5
E’la raccolta di materiale normativo e materiale giurisprudenziale di diritto romano, voluta
dall'imperatore bizantino Giustiniano I (imperatore dal 527 al 565) per riordinare il sistema
giuridico dell'impero bizantino.
6
Da ricordare la Constitutum Constantini (Donazione di Costantino),documento utilizzato per
giustificare la nascita del potere temporale dei pontefici romani. Il filologo italiano Lorenzo Valla
nel 1440 dimostrò in modo inequivocabile che il documento era un falso, facendo notare che il testo
era scritto in un latino non riconducibile filologicamente a quello in uso nel corso del IV secolo.
7
Gregorio IX occupa una posizione di primo piano nella storia della Chiesa e del diritto
occidentale. Sulla linea degli immediati predecessori rafforzò, con una rigida dottrina teocratica, il
primato pontificio nello scacchiere politico dell’Europa duecentesca. Attento osservatore dei coevi
movimenti religiosi, protesse la nascita degli ordini mendicanti volgendoli contro le sette ereticali.
Con l’emanazione del Liber extra (che seguiva a distanza di un secolo quella del Decretum di
Graziano), egli inaugurò la serie dei pontefici promotori delle raccolte ufficiali di decretali che, nel
loro insieme, formeranno il Corpus iuris canonici, vigente fino al 1918. Così costituito, il diritto
canonico dette vita, in simbiosi con il diritto romano giustinianeo, a quel ius commune (utrumque
ius) sul quale si è eretta la civiltà giuridica europea.
6
Le leggi servono a soddisfare bisogni concreti e non di mera conservazione di un

patrimonio esclusivamente storico.

Nel XII secolo inizia a cambiare la società, in un mondo nel quale l’economia è

lanciata nel pieno del suo sviluppo, grazie soprattutto all’affermarsi di intensi traffici

commerciali, ai quali si accompagna la nascita della realtà comunale8.

In questo clima, i Glossatori9, come si vedrà, sono coloro che offrono alla società

nuovi schemi giuridici nell’ambito del loro laboratorio sapienziale.

I due momenti, Alto e Basso Medioevo, sono intesi come un’unica costruzione, in

una prospettiva di profonda continuità.

Seppure la prima età è principalmente officina della prassi e la seconda laboratorio

sapienziale, va colta la compattezza dell’esperienza giuridica medievale.

Il compito del giurista, pertanto, è legato anche all’interpretazione del diritto grazie

allo studio e alla conoscenza del materiale normativo. Ogni decisione giuridica va

scelta e giustificata in modo ponderato, legata ad una lex.

8
I Comuni nacquero inizialmente come associazioni private tra cittadini (mercanti, artigiani, liberi
proprietari terrieri residenti in città, notai, medici) che stipulavano giuramenti per affermare le loro
rivendicazioni nei confronti dei signori (laici ed ecclesiastici). In seguito si svilupparono fino a
ottenere il riconoscimento da parte dell’autorità superiore: il signore stesso, il re, l’imperatore, il
papa.
9
Il fondatore della scuola di Bologna, operante tra il 1112 e il 1125, fu Irnerio che ha svolto una
straordinaria attività di interpretazione della compilazione giustinianea (Digesto, Codice, Istituzioni,
Novelle).
Irnerio esegue tre operazioni principali sui testi: allega al codice delle annotazioni, dette glosse, che
chiarivano in brevi proposizioni il significato del testo; le mette in relazione con altri passi paralleli;
discute delle applicazioni previste.
Con questo metodo nasce la scuola dei glossatori portata avanti da alcuni allievi di Irnerio; tra
questi Bulgaro è colui che lascia un’impronta più significativa, scrivendo un breve trattato di
procedura e discutendo in classe una serie di questioni legali.
7
JACQUES DE REVIGNY – BIOGRAFIA

Poche, fuorvianti e frammentarie le notizie biografiche su Revigny. Notizie si

apprendono da Friedrich Karl Von Savigny, nella sua Storia del Diritto romano nel

medio evo10.

Iàcopo (fr. Jacques) da Revigny (o Révigny), giurista (Revigny, Lorena, 1210/1230 -

Firenze 129611),fu discepolo a Bologna di Iacopo di Balduino 12. A Tolosa e a

Orléansfu il più eminente insegnante di diritto romano della sua epoca. Chiamato più

tardi a Roma come uditore di Rota 13 (1281), fu eletto da Nicolò IV vescovo di

Verdun in Lorena. È insieme a Pietro da Belleperche14, suo discepolo, il maggiore

rappresentante del metodo dialettico applicato allo studio del diritto, che dette in

Italia, nel secolo seguente, i frutti più cospicui con l'indirizzo dei Commentatori 15.

Si distinse per originalità di pensiero e capacità di sintesi. Il giurista e poeta italiano

Cino da Pistoia disse di Jacques che non c'era al mondo un polemista più intelligente.

Della sua opera ci sono giunti solo frammenti: scrisse Repetitiones al Digesto, al

10
FRIEDRICH KARL VON SAVIGNY, Storia del Diritto romano nel medio evo - Volume 2 –
1857, pp. 548-552.
11
Note attinte dall’enciclopedia online Treccani. Alcuni lo fanno morire a Ferentino, città della
Ciociaria (Manus online), ma sicuramente si tratta di Ferento, antica città etrusca a nord di Roma.
12
E’ stato un giurista italiano del Medioevo, facente parte della Scuola di Bologna.

13
Uditore di Rota è il termine che designa i prelati che compongono il tribunale ecclesiastico della
Sacra Rota Romana.

Giurista francese, fu discepolo di Iacopo da Révigny; contribuì al rinnovamento della scienza


14

romanistica sulle basi della scolastica. Insegnò con gran successo negli studi di Tolosa e di Orléans.
Recandosi a Roma per il giubileo nel 1300, tenne un'applaudita lezione a Bologna.

15
La scuola dei commentatori indica un gruppo di giuristi attivi nella penisola italiana tra il XIII ed
il XIV secolo, che raccolse l'eredità della scuola bolognese dei glossatori.
8
Codice, alle Istituzioni, un Dizionario legale16, una Summa de feudis, varie

Disputationes.

IL PENSIERO GIURIDICO DI JACQUES REVIGNY

Per comprendere pienamente il suo pensiero, è indispensabile conoscere le radici

personali di Jacques de Revigny che ha affrontato la «frastagliata» situazione

giuridica nella Francia del tredicesimo secolo.

Veniva da Revigny-sur-Ornain, che si trova nella parte occidentale della Lorena,

territorio con una tradizione giuridica consuetudinaria molto complessa.

Oggi il paese conta poco più di tremila abitanti. Ai suoi tempi doveva essere ancora

più piccolo. Jacques studiò legge ad Orléans, dopo aver conseguito il diploma di

magister artium17, probabilmente a Parigi.

I suoi insegnanti erano tutti francesi anche se uno di loro aveva conseguito il

dottorato a Bologna. Come ancora bacalareo 18, Revigny divenne noto come la

persona che aveva messo all'angolo il professor Francesco, figlio del glossatore

italiano Accursius 19 durante il dibattito riguardo una glossa a seguito di una

conferenza tenuta da quest'ultimo a Orléans. Ciò accadde intorno al 1260.

16
Vedi: D’AMELIO G., Il Dictionarium Iuris di Jacques de Revigny, in TR 40 (1972) 43-68: IX,
nt. 29.
17
Magister artium era il titolo accademico conferito a partire dal Medioevo a chi terminava con
successo gli studi presso la facoltà delle arti.
18
Bacalareo, studente che ha conseguito il primo grado accademico.
19
Accursio fu allievo a Bologna di Azzone e Iacopo di Balduino, e maestro lui stesso (1213-53) di
diritto civile. Ebbe quattro figli, di cui tre, Francesco, Cervotto e Guglielmo, anch'essi giuristi.
9
A partire dal 1265 iniziò, con grande successo, la sua carriera come professore di

diritto romano a Orléans.

Non sappiamo esattamente quando Revigny ha smesso di insegnare.

In ogni caso, deve essere stato prima del 1289, perché in quell'anno tornò in Lorena

come vescovo di Verdun, città a circa quaranta chilometri dal suo paese natio. La sua

permanenza in questa città non fu agevole.

Infatti, cittadini, signorotti e potentati locali,resero la sua vita una battaglia continua

per sostenere e difendere i diritti giuridici della Chiesa 20. Alla fine, decise di recarsi a

Roma per risolvere alcune delle controversie legali che aveva con i suoi avversari.

Mentre si recava nell’Urbe moriva.

I disguidi legali nella curia vescovile di Verdun continuarono anche dopo la morte di

Revigny.

Ciò che ha lasciato alla città di Verdun è stata una «carta»di diritto per i suoi

cittadini.

Questo è stato il coinvolgimento personale di Revigny con la legge locale,articolata

di consuetudines, usus e mos.

L'eredità giuridica di Revigny a Orléans fu incomparabilmente più duratura.

Abbiamo, in parte in manoscritto e in parte in stampa, le relazioni di molte delle

conferenze che ha tenuto sul corpo del diritto romano. Purtroppo per lui, la

20
Vedi nota n. 6 sulla Donazione di Costantino.
10
conoscenza di questi documenta svanirono dopo il XIV secolo, il che portò a una

quasi totale dimenticanza di Revigny; questo fino alla fine del XIX secolo, quando

alcuni storici francesi iniziarono a recuperare il glorioso passato delle università

medievali della Francia.

Fu il lavoro dello storico legale olandese Meijers 21, tuttavia, a riportare Orléans sulla

mappa come un importante centro di cultura giuridica medievale e far riemergere

dall’oblio la figura di Jacques Revigny.

LA LEGGE FRANCESE MEDIEVALE SECONDO REVIGNY

Non è ancora stato completato uno studio approfondito sulla distinzione tra le idee di

Revigny e quelle del suo allievo Belleperche, uno dei motivi per cui le ricerche in

questo settore sono ancora gratificanti; tra i due Revigny risulta essere la mente

originale.

La legge francese rivisitata da Revigny è prevalentemente di diritto consuetudinario.

La legislazione reale era grezza, rudimentale; altresì la legge statutaria delle città non

ebbe molta possibilità di svilupparsi sotto gli occhi degli ufficiali del re francese, che

difendevano ovviamente i diritti reali.

21
Eduard Maurits Meijers (den Helder, 10 gennaio 1880 - Piombo, 25 giugno 1954) era un olandese
giurista e fondatore dell'attuale (nuovo) Codice civile. Meijers è cresciuto in una benestante
famiglia ebraica, in quanto figlio dei medici navali Isidor Meijers e Julie Wolff.
11
Revigny menziona i costumi e le tradizioni “giuridiche” delle regioni, delle contee,

delle città e di vari luoghi, generalmente senza alcuna indicazione precisa del

territorio.

Di maggiore importanza sono le usanze apparentemente non limitate a un

determinato territorio.

Ci sono alcuni esempi giuridici che sembrerebbero appartenere al droit commun de

la France, la legge comune a tutti nel regno di Francia.

In questo senso Revigny è un precursore di Philippe de Beaumanoir 22, che ha usato

questo termine(droit commun) in modo esplicito. Questa è la prima e l'ultima volta

che qui viene menzionato il nome di questa sacra icona della storia giuridica francese:

il suo tempo sarebbe arrivato più tardi, quando Revigny aveva già esposto le sue

teorie e aveva trasferito la sua sfortunata carriera ecclesiastica a Verdun.

Come affrontò Revigny il diritto consuetudinario francese se il diritto romano fu la

materia del suo insegnamento?

L'opzione più estrema sarebbe stata quella di rifiutare qualsiasi legge che non

concordasse con il diritto romano, così come era concepito all'epoca.

22
Philippe de Beaumanoir chiamato anche Philippe di Rémi (1252/54 – 7 giugno 1296) è stato un
giurista francese. È considerato come uno dei più grandi giuristi del diritto consuetudinario
medievale francese. Fu l'autore del Coutumes de Beauvaisis, un’opera sul diritto francese medievale
in prosa francese antico.
12
Questo approccio antiquario poteva attrarre alcuni degli studenti del professor

Revigny, intrisi della tradizione classica di Chartres 23, ma la maggior parte di loro

l'avrebbero considerata del tutto impraticabile. D'altra parte, il diritto romano non era

solo una materia tecnica, ma rappresentava anche valori specifici non

necessariamente conformi alla pratica giuridica francese.

Doveva essere scelta una via di mezzo, realistica e critica allo stesso tempo.

Revigny lo sapeva molto bene e non affermò mai che una particolare usanza giuridica

non fosse valida.

In verità, non ci sono molte consuetudini giuridiche da lui bollate come corrotte.

Tre usanze, in particolare, hanno riempito Revigny di indignazione:

1. che nei tribunali laici la parte soccombente non dovesse pagare i costi del

contenzioso. Lo considerava una corruzione diabolica e un errore intollerabile.

La procedura nei tribunali laici era molto più breve e meno costosa della

procedura basata sul diritto romano e canonico;

2. che il tutore, di solito un parente, non fosse obbligato a rendere conto delle entrate

godute;

3. che il diritto inglese assegnasse solo al figlio maggiore l'intera eredità del padre

defunto. Revigny consultò su questa usanza (straniera) anche i teologi, ma questi

23
La scuola della Cattedrale di Chartres raccoglie nel secolo XII alcuni fra i più celebri maestri
giuridici del tempo. In essa si trovano le caratteristiche principali della rinascita culturale del XII
secolo, caratterizzati dalla preferenza per gli antichi e soprattutto per l'opera di Platone.
13
non furono d'accordo che questa prassi consuetudinaria fosse pericolosa per

l'anima del figlio primogenito. Revigny considerava questa norma una cattiva

abitudine.

Revigny suggerì che questo figlio privilegiato dovesse dare almeno alle sue

sorelle e ai suoi fratelli un po' di sostegno (finanziario) quando si fossero sposati.

Non si esclude che avesse in mente conseguenze politiche, essendo il re inglese un

vassallo del re francese per gran parte del Midi, il sud della Francia.

Queste cattive abitudini giuridiche hanno in comune il fatto che Revigny non era

molto incline a trattarle con i consueti metodi legali di argomentazione,

semplicemente cadevano fuori dal suo mondo legale per mancanza di una ragione

adeguata.

USANZE DI PRASSI - ESEMPI

1. Secondo il diritto romano una donna non poteva essere testimone di un

testamento.

La pratica in Francia era diversa.

Come conciliare questa pratica con il diritto romano?

Revigny usa un argomento a contrario (sensu): un testamento romano conteneva la

nomina di un erede. I testamenti francesi no.

14
Pertanto il testo sull'incompetenza delle donne non è applicabile alle ultime

volontà francesi. Poiché l'elemento essenziale del testamento romano è assente,

potrebbe valere un'altra regola. Può sembrare artificiale, ma è un modo efficace

per creare spazio per la pratica contemporanea.

Va notato che anche nel sud della Francia, dove il diritto romano aveva una forte

presenza, le persone usavano spesso il codicillo più semplice per disporre delle

loro proprietà.

2. L'usanza del retrait lignager (ritiro del lignaggio) era comune a gran parte della

Francia.

Permetteva ai parenti di qualcuno che aveva venduto la proprietà di famiglia, di

reclamare la proprietà entro un certo periodo, di solito un anno e un giorno, dietro

pagamento del prezzo di acquisto e delle spese effettuate.

Per impedire e ostacolare l'esercizio di questo diritto, gli acquirenti a volte

effettuavano spese eccessive e non necessarie per la proprietà. Questo era un

modello ben noto di frode. Era intollerabile per Revigny poiché vedeva il retrait

lignager come un'usanza con una buona ragione giuridica, cioè quella di garantire

i diritti di successione delle persone.

Allora, come si può usare il diritto romano, che non ha familiarità con questa

usanza, di proteggere questo diritto?

Questa volta, Revigny usa un argomento analogico: qualcuno che ha acquistato

una proprietà, passibile di retrait lignager, è come un pegno, situazione in cui c'è
15
una buona possibilità che il pegno debba essere restituito all’avente diritto che non

è obbligato a risarcire le spese non necessarie fatte sul pegno stesso.

Allo stesso modo, un acquirente di un patrimonio familiare non può pregiudicare

l'esercizio del diritto di retrait lignager. Si deve sottolineare che Revigny è stato il

primo giurista accademico che ha prestato molta attenzione a questa usanza, una

tradizione che è stata protratta sino alla fine del periodo delloius commune.

3. In Francia il tredicesimo secolo fu un periodo in cui molti servi (schiavi) furono

emancipati. Ciò ha causato molti attriti tra ex proprietari ed ex servi. Un caso

tipico è descritto da Revigny.

Un ex servo del capitolo della cattedrale di Chartres, che si era arricchito e liberato

dalla sua schiavitù, aveva, così si narra, offeso il decano del capitolo durante una

riunione. Il preside voleva che fosse ridotto in schiavitù, come prevedeva la legge

romana in caso di un liberto ingrato. Ma questa regola secondo Revigny non

poteva essere applicata a questo caso specifico in quanto i servi del capitolo di

Chartres non erano veri schiavi nel senso romano; potevano fare testamento,

comprare e vendere mobili ed immobili.

Quindi, il colpevole non poteva essere privato di questi diritti.

Di nuovo, vediamo l'applicazione di un argomento a contrario: poiché quest'uomo

non era uno schiavo nel senso del diritto romano, la punizione del diritto romano

non poteva essere inflitta.

16
Nel capitolo c'era persino qualcuno, ignaro del diritto romano, - dice Revigny -,

convinto che la giustizia naturale fosse contraria.

Anche Revigny potrebbe essersi sentito così, perché potrebbe essere stato un

discendente di persone di condizione servile.

Tuttavia, tali argomenti non gli piacevano perché non avevano una solida base nei

testi del diritto romano.

4. L'ultimo esempio riguarda una disputa accademica che mostra come a Orléans,

visioni contrastanti sul diritto consuetudinario, potrebbero scontrarsi con effetti di

lunga durata.

Quando Pierre de Belleperche - l'altro luminare d'Orléans -, era ancora un

bacalareo24, intorno al 1275, Revigny presiedeva una disputa accademica per la quale

aveva escogitato la seguente domanda.

“Una persona ha un debito di denaro. Muore, lasciando due eredi. Secondo la legge

romana, ciascuno degli eredi deve la metà dell'importo perché è un debito divisibile.

Quindi, c'è una soluzione molto semplice.”

Il controversia, tuttavia, prese una piega diversa. Solo uno degli eredi si offrì di

pagare la sua propria metà.

Il creditore è obbligato ad accettare questo pagamento?

24
Bacalareo, lo studente che ha conseguito il primo grado accademico.
17
Revigny difese l'opinione che non lo è. Sostenne che il debitore originario non fu in

grado di pagare totalmente il suo debito, a meno che questo non fosse stato

concordato, e che la posizione del creditore si fosse deteriorata, avendo ora due

debitori, invece di uno.

Belleperche, suo allievo,fiutò la possibilità di ottenere una vittoria sul maestro

Revigny e propose la soluzione con le norme di diritto romano.

Al contrario, fu il diritto consuetudinario francese che spinse Revigny a difendere

un'opinione contraria al diritto romano. Era una regola del diritto consuetudinario che

i debiti dovevano essere pagati con beni mobili (les meubles sont le siège des dettes).

Quindi il pagamento dei debiti dovevano essere estinto tra gli eredi.

Revigny sostennela tesi che colui che ha pagato un debito per suo fratello può

reclamare indietro i soldi da quel fratello.

CONCLUSIONI

Prima di formulare alcune conclusioni, credo sia necessario sottolineare che la cultura

giuridica di Revigny conteneva più degli argomenti presentati finora. Infatti Revigny

utilizzò la logica aristotelica, soprattutto quando voleva analizzare frasi poco chiare

nei testi di diritto romano.

18
Più importante, per Revigny, è il concetto di ‘linguaggio comune’ (usus communis

loquendi). Ad esempio, in Francia si era soliti parlare di proprietà quando si

intendeva proprietà immobiliare. Quindi, non nel senso del diritto romano.

Un altro modo per tenere conto dei modi locali era considerare la posizione sociale

delle parti di un contratto. Un commerciante di tessuti, ad esempio, doveva fornire

informazioni diverse: più informazioni sulla sua merce a un semplice studente; meno

a chi era un acquirente professionista di stoffa.

Un'ultima osservazione va fatta sull'errore che ne causa un altro. (errore ex errore).

Revigny utilizza questo argomento in particolare nel contesto del diritto pubblico.

Se si accetta l'esistenza di un ‘imperatore’ che non è un vero ‘imperatore’ nel senso

del diritto romano, non ci si dovrebbe stupire che questo presunto imperatore agisca

come se fosse un vero imperatore e assumesse i poteri a lui concessi dal diritto

romano.

L'esempio più evidente è, ovviamente, il re di Francia. È un tipo speciale di

argomento per analogia.

Revigny non ha usato il diritto romano per il suo significato intrinseco. Non era un

semplice filologo che voleva scoprire come esattamente gli antichi romani avevano

organizzato la loro società. In diversi casi, ha voluto mostrare come i testi di diritto

romano potrebbero essere utilizzati per difendere le regole, a volte molto diverse, del

diritto consuetudinario francese.

19
I romanisti giuridici classici vedevano questo come un abuso dei testi sacri del diritto

romano. Era un tentativo di creare spazio per un mondo legale che non poteva essere

ignorato.

Il metodo aveva i suoi svantaggi: il mondo parallelo del diritto consuetudinario

francese è stato costruito dall'esterno.

Gli argomenti utilizzati da Revigny per legittimare il diritto francese non formavano

necessariamente un insieme coerente.

Revigny fu attaccato da romanisti più ortodossi, come Belleperche, ma non ha

impedito che alcune istituzioni del diritto francese consuetudinarie resistessero con

successo alla pressione del diritto romano.

Alla fine di questa piccola ricerca si può affermare che l’opera giuridica di Jacques

Revigny, accostando e mescolando con maestria il diritto romano con la

consuetudine, ha lasciato un segno indelebile nella storia del diritto medioevale del

XIII secolo e che ha contribuito a scrivere alcune pagine importanti dell’attuale

diritto italiano ed europeo.

20
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